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Dettaglio seduta n.177 del 11/10/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.36 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 1252 presentata dalla Consigliera Chiapello, inerente a "Assegnazione supplementare di gasolio agricolo"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1252, presentata dalla Consigliera Chiapello, che ha la parola per l'illustrazione.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Ho presentato questa interrogazione perché ho ricevuto diverse segnalazioni da parte di aziende agricole.
La siccità in questi mesi ha aumentato il fabbisogno di gasolio agricolo per i pompaggi dell'acqua ed altre lavorazioni. Gli agricoltori sono già piegati dalla crisi e se pensiamo che, per esempio, il grano è stato pagato 160 euro a tonnellata e il latte vale circa 31 centesimi al litro; oltretutto non c'è stata alcuna ricaduta in termini di benefici sui consumatori. Molte aziende hanno così terminato il gasolio con tariffa agevolata e quindi dovrebbero acquistare gasolio sul libero mercato con un prezzo che è all'incirca di 70-80 centesimi in più al litro.
So che la Regione ha autorizzato alcune aree ad un'assegnazione supplementare e quindi chiedo se è possibile estendere tale assegnazione anche ad altri Comuni che sono stati colpiti dalla siccità.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente e grazie, Consigliera Chiapello, per la possibilità di poterle rispondere su quest'interrogazione.
Il meccanismo con cui si concede gasolio agricolo penso sia chiaro: è tarato in base alla superficie che si ha e in base alle colture. Quando vi sono momenti siccitosi c'è un iter previsto per segnalare l'eventuale necessità di gasolio agricolo aggiuntivo; questo vale soprattutto per i soggetti che fanno irrigazione (perché chiaramente chi deve irrigare ha bisogno di avere più disponibilità di gasolio) e altre lavorazioni che sono richieste in caso di siccità.
E' previsto dall'iter che le richieste per avere gasolio aggiuntivo vengano fatte dai rappresentanti degli agricoltori (dalle associazioni di categoria) o dai Comuni. Questi, quindi, sono i soggetti titolati a presentare una domanda per avere gasolio agricolo in supplemento. Dopo che arriva questa domanda, si fa una verifica con le capannine metereologiche che sono sparse un po' in tutto il Piemonte - queste e anche quelle del servizio fitosanitario - e si confrontano i dati, calandoli sul territorio da cui provengono le richieste. In base a questo incrocio si può concedere un eventuale supplemento di gasolio agricolo: questo è il meccanismo.
Poi, se permette, le faccio le mie scuse personali: so che ha avuto una difficoltà con gli Uffici e mi premurerò che questo non accada più nelle risposte.
Per quanto riguarda l'iter, invece, quando si riceve questa segnalazione, si procede a fare la verifica dei dati. Posso quindi immaginare che in quelle zone dove non hanno fatto la segnalazione probabilmente non abbiano un riscontro dal punto di vista meteorologico.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1254 presentata dal Consigliere Valetti, inerente a "Liquidazione del trattamento di fine rapporto per gli ex dipendenti del complesso Pracatinat"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1254, presentata dal Consigliere Valetti, che ha la parola per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Come sappiamo, la società Pracatinat S.c.p.A., Partecipata di enti pubblici tra cui la Regione (con il 17%) e altri enti come la Città metropolitana e i Comuni di Torino e di Fenestrelle, è in fase di liquidazione su mandato della Regione quale socio con maggior peso.
Abbiamo seguito con attenzione le vicissitudini, tra cui il trasferimento di più di dieci dipendenti di Pracatinat S.c.p.A. ad un'azienda privata, dei quali otto hanno rifiutato il trasferimento alla nuova società in mancanza di un piano industriale credibile che garantisse loro il posto di lavoro. Parliamo quindi di persone che hanno rinunciato spontaneamente al proprio posto di lavoro.
La società, nel ventunesimo verbale del 4 aprile, ha approvato la liquidazione e l'indizione della procedura negoziale con un bando. A giugno 2015 viene pubblicato l'avviso di consultazione preliminare per l'acquisizione di manifestazioni di interesse. Da una verifica effettuata risulta che l'aggiudicazione provvisoria delle due strutture alberghiero ricettive facenti parte del complesso degli ex sanatori di Pracatinat sia stata conferita ad un soggetto di nuova costituzione, la Pracatinat Building Management, che è appunto il subentrante privato.
Nel mese di luglio si è verificata questa risoluzione del rapporto di lavoro per questi otto dipendenti, che non hanno opposto resistenza al licenziamento e che quindi hanno chiesto giustamente che sia loro riconosciuto il trattamento di fine rapporto per la conclusione del loro contratto. Ricordiamo che altri cinque dipendenti, invece, stanno ancora con funzioni amministrative e di promozione commerciale, dentro la vecchia società della Regione.
Quello che chiediamo all'Assessore in rappresentanza della Giunta quindi, sono le tempistiche e le modalità con cui verrà corrisposto il trattamento di fine rapporto per gli otto ex dipendenti di Pracatinat S.c.p.A., anche tenendo conto che altrimenti si andrebbe incontro a potenziali contenziosi legali che sono già stati annunciati da alcuni dei lavoratori, con ulteriori aggravi per la finanza pubblica.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessora De Santis.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale Grazie, Presidente e grazie, Consigliere.
Ricordo che la società Pracatinat in liquidazione è in questo momento amministrata, giustappunto, da un liquidatore, al quale compete gestirne debiti e crediti.
Per quanto riguarda il percorso che è stato deciso dai soci pubblici questo percorso era ed è tuttora - a quanto mi consta - una liquidazione in bonis, che implica che vengano pagati i debiti della società ivi compreso ovviamente, il TFR per quei dipendenti che hanno scelto - ripeto: scelto di non continuare a lavorare con il nuovo concessionario del ramo di attività alberghiero.
Regione Piemonte ha in parte anche liquidato e pagato il proprio debito e ha a bilancio le somme necessarie previste per concludere l'operazione.
Il 27 di ottobre è stata convocata e si terrà un'assemblea nella quale il liquidatore chiederà agli Enti soci del Consorzio, che in ogni caso considerata la natura giuridica della società - sarebbero chiamati a ripianare totalmente eventuale perdite, conferma degli impegni assunti nelle assemblee precedenti.
Confermo che Regione Piemonte farà fronte ai propri impegni. Confido naturalmente nel fatto che l'attenzione dei Consiglieri rispetto al destino dei dipendenti che, in sostanza, hanno scelto di licenziarsi sia rivolta con pari solerzia agli altri soci pubblici del Consorzio, che sono - a quote paritarie con la Regione - la Città di Torino e la Città metropolitana, che avevano assunto in assemblea impegni analoghi a quelli della Regione, nonché una serie di Comuni minori.
Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1255 presentata dal Consigliere Mighetti, inerente a "Quali azioni per la salvaguardia occupazionale del Gruppo IMT"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1255, presentata dal Consigliere Mighetti, che ha la parola per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione ha lo scopo di accendere ancora di più i riflettori sulla crisi aziendale della IMT, gruppo italiano nel settore delle macchine utensili. Negli anni passati, questo gruppo ha acquisito due stabilimenti storici che insistono sul Piemonte, Fravetto-Meccanodora di Riva Presso Chieri e la Tacchella macchine di Cassine.
Un percorso, quello della IMT, che è sempre stato scandito da corposi ridimensionamenti del personale e dell'attività culminati, proprio durante lo scorso anno, in una crisi vera e propria, un commissariamento.
Allo stato attuale, la situazione è effettivamente drammatica.
E' drammatica perché, da una parte, si è fatta avanti una cordata per l'acquisizione del gruppo, dall'altra si annunciano licenziamenti e mancati riconoscimenti dei compensi per i lavoratori. Siamo quindi di fronte a una situazione, dal punto di vista della gestione di questa attività, veramente drammatica. Oltretutto, non si è ancora giunti ad una soluzione che non scongiuri la chiusura definitiva.
Pertanto, abbiamo presentato quest'interrogazione proprio per capire oltre al tavolo ministeriale, che di qui a qualche giorno si riunirà, quali sono le azioni che la Regione intende intraprendere per far sì che questa crisi non porti agli effetti più nefasti che si potrebbero configurare.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Com'è già stato ricordato, la IMT-S.p.A., azienda del settore delle macchine utensili, è stata ammessa alla procedura di Amministrazione Straordinaria all'inizio del 2015 dal Tribunale di Bologna. Lo ricordo perché questo è un elemento che incide in tutta la trattativa.
Con successivo decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, è stato nominato Commissario straordinario il professore avvocato Umberto Tombari.
Il Commissario straordinario ha quindi messo in atto una procedura, ad evidenza pubblica, secondo i criteri di legge, di cessione dei complessi aziendali, facenti capo alla società, che a quel punto avrà tre lotti: il primo a Casalecchio, il secondo a Cassine e il terzo a Riva di Chieri.
Al termine della procedura, che ha visto inizialmente l'interessamento di diversi soggetti, è stata sottoposta all'Amministrazione straordinaria un'unica proposta irrevocabile di acquisto, ai sensi dell'articolo 1.329 del Codice Civile.
L'offerta è stata effettuata dalla cordata denominata "Jobs Automazione S.p.A. &Rosa Ermando S.p.A. - Grinding Technology S.r.l.". I soci della Grinding Technology S.r.l., società appositamente costituita per procedere all'acquisizione degli stessi della IMT S.p.A., sono due importanti realtà nel settore della progettazione, produzione e commercializzazione delle macchine utensili.
L'offerta definitiva ha previsto l'acquisizione dei tre lotti subordinata a una procedura, ex articolo 2.112, dei singoli rami d'azienda e limitata a dieci unità di personale per lo stabilimento di Casalecchio 60 per lo stabilimento di Cassine e 20 per lo stabilimento di Riva di Chieri.
La cessionaria ha motivato la riduzione del numero di unità di personale da assumere rispetto all'attuale organico, cioè passando dalla riduzione di 90 persone da assumere rispetto all'attuale organico di 219 con la scelta di esternalizzare alcune attività di lavorazioni meccaniche interne e di determinare sinergie operative e di supporto con le aziende azioniste, nelle attività amministrative, gestionali, commerciali manutentive, di approvvigionamento di beni e servizi e di marketing.
E' inoltre previsto un processo di riorganizzazione del nuovo complesso aziendale che, in futuro, potrà vedere anche la razionalizzazione degli spazi dove si possono svolgere le attività produttive. Verrà, pertanto chiesta l'ammissione al trattamento di cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale che prevede 12 più 12 mesi in favore dei lavoratori coinvolti.
Inoltre, fra le varie clausole, i dipendenti, che resteranno in forze alla Cedente (IMT-S.p.A. in Amministrazione straordinaria), dovranno sottoscrivere accordi individuali "tombali", di rinuncia al passaggio, ex articolo 2.112, alla Cessionaria, la nuova azienda, la Grinding Technology S.r.l., dichiarando di non aver nulla a pretendere da essa o dalle aziende sue socie.
Il 21 settembre 2016 si è svolto un primo incontro per l'esame congiunto fra l'Amministratore straordinario, la Grinding Technology S.r.l.
e le organizzazioni sindacali. In questa sede le OO.SS. hanno chiesto il passaggio alla Cessionaria di tutti i lavoratori che oggi sono presenti all'interno dell'azienda, ma la Cessionaria si è riservata di approfondire rispetto alla questione posta dai sindacati.
Il nuovo incontro si è tenuto il 30 settembre, ma le parti sono rimaste ognuna sulle proprie posizioni e la Cessionaria ha confermato il numero iniziale di possibili messi in mobilità.
In data 3 ottobre, le organizzazioni sindacali hanno chiesto un incontro urgente al Ministero dello Sviluppo Economico, anche perch stavano decorrendo i termini previsti dal 2112. L'incontro è stato fissato per venerdì 14 ottobre 2016. Purtroppo, da parte della ditta cessionaria non è stato preso in considerazione nessun strumento che la Regione Piemonte poteva mettere a disposizione per l'acquisizione dell'azienda in crisi e quindi non abbiamo potuto intervenire con nessuna opportunità che noi potremmo mettere a disposizione.
Pertanto, parteciperemo, risollecitando le opportunità che possiamo mettere a disposizione, ma ci pare che ci sia un elemento di poca attenzione rispetto a quello che l'Ente pubblico Regione può mettere a disposizione della nuova società che acquisirà il gruppo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.


Argomento: Ammortizzatori sociali

Interrogazione a risposta immediata n. 1253 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Ammortizzatori sociali in Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1253, presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Relativamente a questa vicenda, più volte abbiamo richiesto e sollecitato la Giunta per avere dati più aggiornati. Lo ricordo perché sono presenti sia l'Assessore Reschigna, sia l'Assessora De Santis, sia l'Assessora Pentenero. Penso che IRES-Piemonte possa, in qualche modo, se mettessimo in fascia A questo tipo di ricerche, aggiornare i dati sul tema degli ammortizzatori sociali.
Per quest'interrogazione ho citato semplicemente il comunicato stampa della scorsa settimana di un sindacato, la UIL, che sostiene che, secondo i dati diffusi recentemente, con 43.284.481 ore richieste ad inizio anno Torino si confermerebbe la provincia in Italia in cui vi è il maggior ricorso alla cassa integrazione.
Inoltre, la ricerca del sindacato dice che il Piemonte, a sua volta con 58.493.000 ore richieste in otto mesi, resta la seconda Regione italiana, con una diminuzione complessiva solo dello 0,1 per cento. Sempre secondo questo rapporto, nel mese di agosto in Piemonte, sono state richieste altri tre milioni e mezzo di cassa integrazione, solo il 2,5 in meno rispetto appunto a luglio.
Tra l'altro, in questo comunicato si dice che la Regione non è inserita nelle aree di crisi complessa, ovvero quelle destinate alla proroga di 12 mesi del trattamento di cassa integrazione straordinaria, che, come sapete non è più prevista, se non per le aree di crisi complessa.
Questo significa, secondo le fonti sindacali, che dal 2017, di fatto ci saranno tantissimi altri nostri concittadini in assenza di coperture.
Abbiamo presentato quest'interrogazione soprattutto per due motivi visto che la Giunta ha annunciato, ai primi mesi di quest'anno, che più di trentamila piemontesi rischiavano di non avere più coperture, ha annunciato la volontà di capire fra NASPI, ASPI, DIS-COLL e gli ammortizzatori ancora presenti, di provare a trovare una soluzione per i piemontesi non coperti da altri ammortizzatori sociali.
Si è detta disponibile a verificare, con il Ministero, la possibilità di integrare le misure solo per la povertà assoluta, con nuove misure regionali, magari a partire anche dall'utilizzo diverso dei fondi strutturali. Come sapete, noi siamo impegnati per una battaglia sul reddito d'autonomia, reddito minimo di dignità, per far sì che non ci sia più un piemontese che non abbia, il prossimo anno, gli ammortizzatori e a noi piacerebbe, intanto, conoscere questi dati e aggiornarli, perché non è detto che quelle delle fonti sindacali siano corretti.
Secondo. Se è possibile fare un'analisi più complessiva, visto che siamo anche a ridosso di un'altra rivoluzione, che doveva essere quella dell'APE, cioè dell'anticipo della pensione. Vorrei avere chiaro tutto il quadro e se è possibile, visto che oggi siete tutte e tre presenti, dare finalmente un mandato all'IRES perché insieme a INPS, ISTAT e gli altri grandi istituti di ricerca italiana possano riaggiornare il quadro della situazione degli ammortizzatori sociali e di chi oggi, purtroppo, è ancora fuori da qualsiasi misura.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

E' evidente che per rispondere in modo compiuto ad una domanda così articolata, occorrerebbe un po' più di tempo. Provo a sintetizzare per punti e a dare una prima risposta rispetto ai dati che sono emersi dall'analisi della UIL, dove si evidenzia un incremento della cassa integrazione significativa sulla provincia di Torino.
L'incremento della cassa integrazione in provincia di Torino rilevato dal rapporto UIL, rapportato agli anni 2015-2016 tra i mesi di gennaio e agosto, si concentra, in realtà, interamente nella mensilità di gennaio quando la cassa integrazione straordinaria passa a Torino da 1,1 a 20,25 milioni di ore, ed è legato ad un fatto meramente tecnico. L'aumento dipende, infatti, dalla contabilizzazione a gennaio delle ore di cassa integrazione salariale richieste dalla FCA (ex FIAT) nell'intero biennio compreso tra il settembre 2014 e settembre 2016. Questo periodo, che fa riferimento a due distinte domande, avrebbe dovuto essere scorporato in due tranche, una conteggiata sul 2015, l'altra sul 2016, ma le domande sono state entrambe autorizzate con Decreto Ministeriale nel mese di novembre 2015, e le ore richieste sono state inserite a sistema in forma cumulativa a gennaio 2016, creando un forte effetto distorsivo nel confronto con l'anno precedente.
Ricordo, peraltro, che in Regione Piemonte esiste un Osservatorio sul mercato del lavoro, puntualmente aggiornato, che mette in rapporto i dati ISTAT e i dati nazionali con i dati regionali. Una fonte di dati utilizzata, spesso, da molti esperti, compreso l'IRES, sull'analisi dei dati del mercato del lavoro, quindi è una fonte assolutamente autorevole peraltro spesso un punto di riferimento per numerosi ricercatori. Non si ravvisa la necessità di avere un'ulteriore analisi dei dati poiché, così come previsto dall'organizzazione regionale e come previsto dalla legge abbiamo un Osservatorio sul mercato del lavoro che ci fornisce tutti questi dati.
Infatti, i dati della UIL quello che ha ricordato sono stati estrapolati dalla rilevazione strumentale e oggetto di un comunicato stampa effettuato circa un mese fa.
Mi rimetterei ad altre valutazioni che abbiamo fatto in forma scritta aggiungendo due considerazioni in merito al tema delle aree a crisi complessa, per la quale in Piemonte, quando furono definite le aree a crisi complessa, secondo i criteri dati dal Ministero, non vi erano aree che potessero rispondere a quei requisiti. Non essendo stata qualificata nessuna zona del Piemonte quale zona complessa di crisi, non possiamo usufruire delle opportunità di proroga previste dall'ultimo decreto approvato dal Consiglio dei Ministri.
Aggiungo un'ulteriore considerazione rispetto al fatto che, invece quello su cui ora si può lavorare è la definizione delle aree a crisi semplice, per le quali per il Piemonte, da questo punto di vista, alcune opportunità potranno essere intraviste e potranno essere utilizzate.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 1261 presentata dalla Consigliera Accossato, inerente a "Autorecupero degli alloggi ATC non immediatamente assegnabili per carenze di manutenzione"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1261, presentata dalla Consigliera Accossato, che ha la parola per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Grazie all'Assessore Ferrari, con il quale abbiamo condiviso l'intervento che ha portato alla legge n. 6 del 2015 e con il quale abbiamo condiviso, in un approfondito lavoro di Commissione, l'urgenza di dare strumenti alle ATC per mettere a disposizione il maggior numero di alloggi sfitti e il più delle volte sfitti perché con problematiche di manutenzione.
Come credo altri Consiglieri, ero quindi molto interessata e curiosa di capire gli effetti di questa norma e speranzosa di vedere un buon risultato rispetto all'aumento del numero di alloggi assegnati. Mi ha quindi stupito leggere su alcuni organi di informazione - ammetto, quindi, che le notizie sono di questo tipo, non sono da fonti ufficiali ATC - che, invece, anche con toni un po' pessimistici, i risultati sarebbero scarsi, ci sarebbero pochi alloggi assegnati attraverso questa procedura anche perché, e questa è la domanda, alcuni Comuni avrebbero chiesto alle ATC di ingessare o appesantire i criteri e le norme che consentirebbero l'accesso a questa possibilità.
Il quesito verte su quest'aspetto, se in qualche modo corrisponde al vero che gli intenti della legge n. 6 siano vanificati da norme restrittive di assegnazione o su cosa stia realmente succedendo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Grazie, Presidente; grazie, Consigliera Accossato, per quest'opportunità di fare il punto su un argomento che certamente ci impegniamo ad approfondire ulteriormente, come è nostro costume.
Lei sa che successivamente all'approvazione della legge che ha introdotto, nella legislazione regionale, la possibilità dell'autorecupero gli Uffici dell'Assessorato si sono impegnati, insieme all'Agenzia Territoriale per la Casa, di formulare un regolamento attuativo di quella norma.
Noi, con una nota di fine agosto, abbiamo chiesto alle Agenzie di fornirci dati precisi su come si stava svolgendo e su quale era l'andamento dell'applicazione di questa norma. Dall'Agenzia del Piemonte centrale abbiamo ricevuto, perché la domanda verte prevalentemente su questo ambito territoriale, riscontro a questa nota dalla quale - quindi noi facciamo riferimento a questa risposta - non emerge che i Comuni, in specie il Comune di Torino, abbiano formulato criteri più restrittivi rispetto alla norma per applicare l'autorecupero.
Faremo ulteriori approfondimenti su questo ma, ad oggi, noi possiamo dire, in base allo scambio ufficiale e formale delle informazioni, che questo dato non c'è, ma c'è un elemento vero in quello che lei ha sottolineato, ossia che nei primi due bandi fatti dall'Agenzia Territoriale per la casa, l'esito non è stato quello sperato.
Sono convinto che questo sia un processo che abbiamo avviato e che richiederà, comunque, più tempo anche per creare quel clima di giusta fiducia negli inquilini e negli assegnatari per convincerli che questa effettivamente, è un'opportunità utile e anche conveniente, cioè che non va a loro danno. Quindi, credo che questo richiederà un po' di tempo da questo punto di vista. Ma c'è un altro elemento: la norma attualmente approvata parla di persone utilmente inserite all'interno della graduatoria. Vuol dire che non dobbiamo fare riferimento soltanto al complesso delle domande per cui parliamo di migliaia di domande giacenti; dobbiamo fare riferimento all'elenco delle persone che sono già state vagliate dalla Commissione per le assegnazioni, quindi una serie di tranche rispetto a quel complesso di inquilini che hanno presentato domanda.
Allora, è probabile, in base a quanto abbiamo visto, che nei primi due bandi le persone utilmente in graduatoria per utilizzare questo strumento fossero un numero molto limitato, quindi si presumeva che, potendo giungere all'assegnazione per via ordinaria, non era opportuno e conveniente utilizzare lo strumento dell'autorecupero. Sappiamo, però, che il terzo bando, che sarà pronto a giorni, avrà un numero molto più ampio di persone credo 1.000-1.200 persone - che richiederà molto più tempo per l'assegnazione. Quindi, crediamo che in questo terzo bando ci sia qualche elemento in più, ma siamo pronti a verificarlo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrari.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 1256 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Convenzione Agenzia della Mobilità Piemontese Province"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1256, presentata dal Consigliere Berutti.
In assenza dell'Assessore Balocco, le risponderà l'Assessore Ferrari.
La parola al Consigliere Berutti per l'illustrazione.



BERUTTI Massimo

La legge regionale n. 23 del 29 ottobre 2015 prevede espressamente che l'Agenzia della Mobilità Piemontese debba avvalersi del personale delle Province per la gestione delle funzioni in materia di Trasporto Pubblico Locale, partecipando alle relative spese, e che entro novanta giorni dall'entrata in vigore della suddetta legge la medesima Agenzia, mediante apposita Convenzione, avrebbe dovuto definire con gli Enti interessati le modalità di utilizzo del personale e la misura della spesa a carico del proprio bilancio.
Considerato che l'Agenzia della Mobilità Piemontese ha a tutt'oggi stipulato con la quasi totalità delle Province le Convenzioni per il trasferimento del Contratto di servizio di TPL; le suddette Convenzioni demandano a una successiva specifica Convenzione l'individuazione delle modalità di utilizzo del personale provinciale, nonché la copertura dei costi.
Sottolineato che, nelle more della sottoscrizione dell'apposita Convenzione tra l'Agenzia della Mobilità Piemontese e le Province in merito all'utilizzo del personale addetto al TPL, lo stesso, pur essendo ancora in carico alle Amministrazioni provinciali, lavora già per conto dell'Agenzia dando cosi luogo a una situazione assolutamente non conforme sia al dettato normativo che a quanto pattuito negli accordi tra gli Enti.
A questo punto, si interroga il Presidente della Giunta e l'Assessore per sapere quali siano le intenzioni della Regione Piemonte in merito all'urgenza di fornire tutte le risorse economiche opportune e necessarie affinché l'Agenzia della Mobilità Piemontese possa sottoscrivere, senza indugio, le Convenzioni per l'utilizzo del personale delle Province addetto al TPL, ovvero possa direttamente assumerlo mediante l'istituto della mobilità fra gli Enti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Berutti.
La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

La riposta consegnatami dall'Assessore Balocco recita quanto segue.
Con la stipula delle convenzioni per il trasferimento dei contratti di servizio dalle Province all'Agenzia è stato previsto che l'Agenzia si avvalga del personale della Provincia e della Città metropolitana nelle more della stipula della convenzione prevista dalla legge regionale n.
23/2015. Pertanto, l'Agenzia sta richiedendo la collaborazione del personale così come previsto dalle singole convenzioni stipulate con le Province, contemporaneamente trasferisce alle Province quota parte delle somme di cui all'articolo 26 comma 3 della legge regionale 1/2000; inoltre la Regione sostiene gli oneri relativi alla quota parte del personale delle Province inserito nei ruoli regionali.
L'Agenzia ha inoltre avviato con la Regione Piemonte il percorso per la definizione di una convenzione quadro che completi l'iter procedurale di cui alla legge 1/2000 e alla legge n. 23/2015, che si prevede di completare entro il prossimo mese. Restando a disposizione per eventuale ulteriori chiarimenti, si porgono cordiali saluti.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrari.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interrogazione a risposta immediata n. 1251 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Atteggiamento della Regione Piemonte in merito alla sospensione da parte del TAR della DGR n. 30-3337 del 19 maggio 2016"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1251, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo inteso interrogare l'Assessore Saitta avvalendoci del question time anche perché era un'interrogazione che avevamo depositato la scorsa settimana, quindi volevamo avere una risposta abbastanza urgente e rapida almeno nelle more di una comunicazione e discussione più ampia da svolgersi magari in Commissione, magari anche più approfondita, proprio per capire quali possono essere le ricadute sulla Regione di questo ennesimo stop da parte di un Tribunale Amministrativo ad un'iniziativa amministrativa della Giunta regionale.
Sarebbe facile fare dell'ironia sul fatto che questa Giunta soprattutto quest'Assessorato alla sanità, sta inanellando una serie di ricorsi amministrativi, che forse non si erano mai visti prima in questa Regione. Però, non voglio buttarla sul politichese, mi piacerebbe rimanere sul tecnico, come stiamo cercando di fare, proprio per capire quali possono essere le scelte migliori per la Regione e per i cittadini.
Sostanzialmente, questa delibera, che porta il numero 30 - la cabala è un po' sfortunata - come un'altra delibera n. 30, però, dell'anno prima del 2015 - questa è la n. 30 del 2016, del 19 maggio - aveva come riferimento gli obiettivi per i direttori generali, per la riconferma, e la valutazione dei direttori generali.
Tra i vari obiettivi, al punto 8) c'erano delle norme definite sull'appropriatezza prescrittiva di una serie di categorie di farmaci suddivise per ATC, in particolare farmaci che vanno dalla cura della gastropatia e dell'ulcera al colesterolo, agli antidepressivi, alle malattie respiratorie, come asma, BPCO e quant'altro.
Il Tribunale Amministrativo, sollecitato da una serie di aziende ovviamente farmaceutiche, ma anche ad adiuvandum dai medici di medicina generale, che sarebbero direttamente colpiti dal provvedimento della Regione Piemonte nella loro libertà prescrittiva, decideva la sospensione della delibera proprio in merito a due dei dieci sub-indicatori relativi al punto 8, cioè quelli dell'appropriatezza prescrittiva dei farmaci, con le seguenti principali obiezioni, che a leggere la sentenza ho trovato abbastanza cogenti ("l'introduzione surrettizia di vincoli sulla libertà prescrittiva del medico curante"), che va contro i principi base della libertà dell'Ordine dei medici; e la "violazione sostanziale dell'articolo 15, comma 11 ter, del decreto legislativo n. 95/2012 (Balduzzi), che chiaramente subordina le Regioni a prendere decisioni in termini di terapia medicinale in favore dell'Agenzia italiana del farmaco. Cioè l'appropriatezza prescrittiva, in un'ottica di centralizzazione, di cui potremmo anche discutere quando esamineremo l'ordine del giorno nel Consiglio straordinario sul referendum costituzionale, spetterebbe di più al livello nazionale più che al livello regionale, soprattutto spetterebbe sulla base di criteri scientifici identificati da un'agenzia nazionale riconosciuta e non solo - sottolineo tre volte "solo" - sulla spesa, su criteri di economicità.
Mi spiego meglio: se a parità di spesa o, meglio, a divergenza di spesa, ci sono due risultati anche differenti dal punto di vista dell'indicazione terapeutica, dei risultati terapeutici, non si pu scegliere solo l'opzione più economica, perché - ed è stato anche abbastanza dimostrato - poi succede che magari i medici, nella loro libertà di prescrizione, vanno a scegliere farmaci che, magari alzando il dosaggio o aggiungendo farmaci ulteriori, finiscono per costare di più.
Pertanto, noi abbiamo delle preoccupazioni. Per questo - e chiudo veramente - la premessa non ha puntato tanto sulla critica all'Assessorato che giustamente fa degli atti amministrativi e valuta le proprie posizioni e quindi sul ricorso al TAR, quanto sulle conseguenze che ci saranno.
Cosa intende fare, cioè, la Regione? Intende aprire un altro contenzioso, intende ritrattare, intende valutare, intende prendersi del tempo? Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Per la verità, trattandosi di un tema complesso, che ha delle implicazioni molto più ampie, in questa interrogazione, ma soprattutto nella sua illustrazione, immaginavo una posizione più politica, che notarile - addirittura - della sentenza, per capire qual è la posizione del Movimento 5 Stelle sul tema dell'appropriatezza.
Sono interessato a capire se la posizione del Movimento 5 Stelle è come quella dei ricorrenti delle due Aziende e se condivide l'atteggiamento, che finora abbiamo assunto, di iniziare - qui in Piemonte - un'azione che finora non è stata condotta razionalmente, per quanto riguarda l'appropriatezza.
Il tema è questo, al di là degli aspetti.
BONO Davide (fuori microfono) E' competenza nostra o nazionale?



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Appunto. Voglio dire: per carità, noto che c'è una posizione pilatesca da parte del Movimento 5 Stelle, in ordine all'azione che noi abbiamo.
BONO Davide (fuori microfono) Risponda all'interrogazione! CAMPO Mauro (fuori microfono) Non sta rispondendo!



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Io rispondo, ma poiché lei, oltre all'interrogazione, ha fatto un commento, dicendo che stiamo inanellando errori, io devo dire che.
BONO Davide (fuori microfono) Non ho detto errore.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Va beh, la cosa è evidente e capisco qual è la sua posizione. La capisco perfettamente.
Venendo, però, al tema generale, politico, che noi stiamo affrontando il tema è quello dell'appropriatezza. Mi pare, anche razionalmente - per quello che capisco - essere un tema che interessa molto il Gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, devo dire con una determinazione maggiore e con una posizione molto più chiara di quella espressa in questa interrogazione.
L'appropriatezza, in modo particolare l'appropriatezza dell'impiego delle risorse (tanto per essere molto chiari), in tutti i campi, ma in modo particolare in ambito pubblico, oltre che essere un dovere, riveste particolare importanza in campo sanitario anche dal punto di vista etico in quanto le prestazioni erogabili vengono commisurate alle risorse disponibili.
Relativamente alla spesa farmaceutica (lo dico, perché l'interrogazione fa riferimento a ciò che può essere utile per sostenere una posizione contraria all'azione intrapresa), ci tengo a dire che il Parlamento si è occupato ripetutamente della materia, sia per l'impatto che essa riveste dal punto di vista sanitario sia per l'impatto che riveste in termini di sostenibilità economica del sistema sanitario. Cito la legge 347 del 2001 la parte riguardante questo tema - secondo la quale "la spesa farmaceutica a livello nazionale e in ogni singola regione, non deve superare il valore dal 14 al 35% del fondo sanitario. A tal fine, le Regioni adottano, sentite le associazioni di categoria interessate, i provvedimenti necessari ad assicurare il rispetto delle disposizioni di cui al presente articolo".
Poi c'è la legge del 1997, articolo 32, comma 9, che per noi è un riferimento importante: "Le Aziende Sanitarie Locali esercitano funzioni di indirizzo e di coordinamento dell'attività dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, supportando i sanitari nell'individuazione di linee di intervento appropriate, al fine di ottenere il migliore rapporto costo/beneficio tra le opzioni eventualmente disponibili". Per arrivare al 2010, con la legge n. 78, del 31 maggio: "Entro 30 giorni dall'entrata in vigore del presente decreto, l'Agenzia Italiana del Farmaco provvede: alla predisposizione, sulla base dei dati resi disponibili dal Sistema Tessera Sanitaria di cui all'articolo. ", ecc. ecc., con la definizione delle soglie dell'appropriatezza.
Continuo con il Codice di deontologia dei medici, che è molto chiaro.
L'articolo 13 del Codice di deontologia medica della federazione degli ordini dispone in merito alle prescrizioni mediche, fra l'altro: "La prescrizione deve fondarsi sulle evidenze scientifiche disponibili sull'uso ottimale delle risorse e sul rispetto dei principi di efficacia clinica, di sicurezza e di appropriatezza".
Ci sono, poi, le determinazioni dell'Autorità dei Garanti, l'Autorità Nazionale Anticorruzione del 28 ottobre 2015. La cito, perché mi sembra importante, anche per le posizioni che noi abbiamo assunto e - mi auguro per le posizioni che saranno condivise anche dal Movimento 5 Stelle. La circolare recita: "Per quanto riguarda la prescrizione dei farmaci in ambito extraospedaliero, eventi rischiosi possono riguardare l'abuso dell'autonomia professionale da parte del medico all'atto della prescrizione, al fine di favorire la diffusione di un particolare farmaco e/o frodare il Servizio Sanitario Nazionale. Nel primo caso, una possibile misura consiste nella sistematica e puntuale implementazione di una reportistica utile a individuare tempestivamente eventuali anomalie prescrittive, anche con riferimento all'associazione farmaco-prescrittore e farmaco-paziente".
Queste sono le indicazioni dell'Autorità.
Quello che è stato fatto da parte della Regione, per quanto riguarda l'individuazione degli obiettivi contenuti nella delibera citata, è un'analisi dei gruppi dei farmaci a maggiore rischio di inappropriatezza.
E' stato fatto un lavoro Azienda per Azienda ed è stato notato che ci sono delle grandi differenze tra un'Azienda e l'altra, così come c'è una grande differenza, tra le Aziende a livello nazionale, riguardo all'uso di questi farmaci.
E' evidente che, avendo competenze in materia regionale, questo quadro di riferimento ci ha permesso di capire quali sono le parti del territorio del Piemonte dove c'è un minore uso di questi farmaci e dove ci sono dei tetti, delle punte molto alte.
Abbiamo definito un valore medio e, sulla base di questo valore abbiamo dato l'indicazione di lavorare per capire il motivo di tali punte che non sono giustificabili, perché, nelle zone in cui alcuni consumi sono molto bassi (anche a livello nazionale), non c'è una minore qualità della cura. Pertanto, c'è qualche problema e per questo i Direttori hanno ricevuto tale compito.
Abbiamo indicato puntualmente ai Direttori cosa capita in ogni ASL (abbiamo un report molto preciso), così come prescrive l'Autorità Nazionale Anticorruzione.
Ci siamo attenuti, quindi, alla normativa e alle indicazioni del Garante, perché è anche compito del Piemonte occuparsi dell'appropriatezza.
I ricorsi sono quelli che sono stati citati. Essi rientrano in un tipo di ricorso che risente di un particolare momento, del rapporto molto teso esistente tra sistema pubblico e aziende farmaceutiche. Non per nulla, i ricorsi con caratteristiche simili riguardano il tema del payback. Ricorsi che sono stati presentati.
BONO Davide (fuori microfono) Anche i medici...



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Come anche altre delibere.
In ogni caso, essendo questa la decisione che è stata richiamata stiamo valutando con gli Uffici regionali l'opportunità di opporci, in sede di Consiglio di Stato. Resta comunque indiscusso, qualunque sia l'opinione del collega Bono, il diritto-dovere, da parte delle istituzioni regionali e delle istituzioni aziendali tutte, di assumere tutte le iniziative tese a migliorare l'uso appropriato delle risorse.
Questo è il lavoro che abbiamo svolto, ma siamo disponibili a fornire tutte le informazioni in Commissione e devo dire che l'indicazione che noi abbiamo fornito ai Direttori, in termini di obiettivi, ha prodotto buoni risultati.


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Interrogazione a risposta immediata n. 1258 presentata dal Consigliere Vignale, inerente a "Approvvigionamento dei presidi di controllo glicemico"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1258, presentata dal Consigliere Vignale, che ha la parola per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Per certi versi, non è molto dissimile dalle considerazioni, non dal quesito, presentate precedentemente dal collega Bono, almeno come tema.
Uno degli aspetti più delicati rispetto alla cura dei pazienti diabetici è certamente quello dell'autocontrollo glicemico, essendo esso stesso un atto di cura e avendo necessità di differenziare, rispetto alle fasce d'età e ai bisogni, quelle che sono le attività di autocontrollo.
La Giunta regionale, nel settembre del 2015, ha approvato una delibera che, nella volontà di ridurre i costi della spesa complessiva, ha individuato un unico soggetto utilizzando la gara CONSIP, cioè il soggetto che in quel momento era vincitore di una gara CONSIP, ancorché la gara fosse in scadenza e già in via di proroga. La proroga è arrivata a conclusione, quindi questa gara non è più utilizzabile e la Giunta regionale, correttamente, ha approvato una DGR che dà mandato a SCR Piemonte di individuare le modalità con le quali, in qualche modo sostituire il precedente fornitore con chi vincerà la/le nuove gare.
Di tutto questo tema, che riguarda decine di migliaia di piemontesi e che ha investito in maniera importante il mondo delle farmacie piemontesi con la distribuzione per conto, noi non abbiamo mai avuto notizie in Commissione. Non che sia un atto obbligatorio, nel senso che è un atto squisitamente di governo, ma è un atto che noi crediamo importante, vista anche la delibera fatta.
E' per questo che abbiamo presentato l'interrogazione a risposta immediata: perché intendiamo sapere se l'Assessore vuole illustrare quelli che saranno i criteri che verranno dati a SCR per la gara, non soltanto quelli di una nuova delibera che la Giunta doveva fare, ma che - se non ho capito male - sono quelli legati al riconoscimento economico.
Nella delibera si fa riferimento ad un nuovo atto con SCR, ma per l'aspetto convenzionale: intendiamo sapere se l'Assessore vorrà venire in IV Commissione a indicare quali saranno queste attività e se, unitamente alla Commissione sanità, vorrà fare questo passaggio anche con una realtà consultiva che esiste per legge regionale (n. 34/2000), che è la Commissione diabetologia regionale, la quale - ricordiamo - esiste da molto tempo per la verità, ma necessita di essere rinnovata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
La delibera di Giunta del 3 ottobre integra la programmazione delle iniziative di acquisto della società di committenza regionale SCR-Piemonte assegnandole anche l'espletamento della convenzione centralizzata per la fornitura di presidi per l'autocontrollo glicemico, da erogarsi con le modalità della distribuzione per conto attraverso le farmacie aperte al pubblico e ai negozi autorizzati.
Tale procedura centralizzata è finalizzata a garantire la continuità nelle prestazioni di detti presidi attraverso le modalità previste dalla DGR n. 16-2070 del 7 settembre 2015, quindi continuità con quella, che ha consentito notevoli risparmi di spesa sanitaria, garantendo altresì la sostenibilità del servizio pubblico gratuito di assistenza ai malati di diabete nel rispetto della legge regionale n. 34/2000.
La circostanza dell'esaurimento dei glucometri già oggetto della gara CONSIP, cui la Regione ha aderito con la deliberazione prima citata, ha reso pertanto opportuna l'urgente indizione di un'ulteriore procedura centralizzata da parte di SCR, anche considerando che Consip non ha più rinnovato la medesima gara.
L'intempestiva attivazione di una procedura ad evidenza pubblica per l'approvvigionamento dei prodotti di autodeterminazione della glicemia avrebbe comportato l'interruzione dell'erogazione dei prodotti medesimi attraverso il canale distributivo delle farmacie aperte al pubblico, con la conseguente vanificazione degli ottimi risultati ottenuti dalla sperimentazione approvata nella delibera dell'anno scorso.
Solo per dare una cifra - ma poi avrò modo di parlarne in Commissione i risparmi ottenuti per quanto riguarda le modalità adottate vanno da 2,5 a tre milioni di euro. Come sopra specificato, la deliberazione del 3 ottobre 2016 (l'ultima) non ha fatto altro che riconfermare le procedure di acquisizione e di distribuzione dei presidi per il controllo glicemico di cui alla delibera del settembre dello scorso anno (ricordate la discussione che c'era stata, il Comitato che s'era riunito), quindi modalità a suo tempo approvate dalla Commissione diabetologia che non sono cambiate attualmente rispetto a prima.
In sostanza, è la conferma di una scelta che era già stata compiuta insieme alla Commissione diabetologia. In ogni caso, nulla osta da parte di quest'Assessorato rappresentare alla competente Commissione consiliare gli esiti sia in termini economici che sanitari delle procedure in questione.
Quando il Consigliere Ravetti e l'Ufficio di Presidenza riterrà, il dottor Giorni ci fornirà gli elementi utili per una riflessione.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1257 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Azzeramento del capitolo di bilancio per risarcimenti derivanti da danni da fauna selvatica"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1257, presentata dal Consigliere Graglia. Al posto dell'Assessore Valmaggia, risponderà l'Assessore Ferrero.
La parola al Consigliere Graglia per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
L'Assessore Valmaggia in Commissione, presentando il disegno di legge n. 222, aveva comunicato l'azzeramento degli stanziamenti per i risarcimenti derivanti dai danni alle produzioni agricole ed ai pascoli provocati dalla fauna selvatica all'interno delle aree protette per gli anni 2016-2017-2018.
Considerato però che negli ultimi 12 anni la Pubblica Amministrazione ha accertato per le aree protette regionali quasi sei milioni di euro per danni all'agricoltura causati solo dal cinghiale.
Tenuto conto che l'Assessore competente ha spiegato che l'azzeramento di questi fondi sarebbe dovuto al fatto che vi sarebbero scarse richieste di risarcimento presentate in Piemonte, allora l'interrogazione era per avere qualche dato e per sapere quanti eventi dannosi - e per quale ammontare complessivo - sono stati causati dalla fauna selvatica relativamente ad aziende agro-pastorali presenti all'interno di aree protette di istituzione nazionale, regionale e provinciale, sono avvenuti nel corso dell'ultimo biennio, con dati suddivisi per importi accertati attività, periodo e provincia.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Consigliere Graglia, spero di non dire stupidaggini, ma poi posso consegnare la risposta scritta.
Da quanto ho potuto intendere, sono definiti i dati in quantità per il 2013, che mi pare siano in corso di erogazione (mi pare 412.000 euro) e i danni per il 2014, che mi sembrano quantificati in circa 240.000 euro.
Credo che la differenza che riguarda il 2015, che forse è in corso di accertamento, sia dovuta anche al citato intervento in regime di de minimis. Cioè, i danni da caccia - ormai da normativa europea e si sono adeguate tutte le Regioni - possono essere risarciti agli agricoltori in regime di de minimis per un massimo di 15.000 euro nelle tre annualità e quindi, di fatto, è possibile che molti agricoltori abbiano già utilizzato il de minimis anche per altre vicende non legate al risarcimento danni.
Comunque - questo lo aggiungo io - per quanto mi è dato sapere all'interno di queste aree i singoli soggetti hanno spesso danni di importo elevato e quindi è possibile che in un solo anno vadano già a saturare queste richieste.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1259 presentata dal Consigliere Ferrentino, inerente a "Abbonamenti Frecciarossa sulla tratta Torino Milano" (ritirata)


PRESIDENTE

Comunico che l'interrogazione a risposta immediata n. 1259, presentata dal Consigliere Ferrentino, inerente a "Abbonamenti Frecciarossa sulla tratta Torino-Milano", è stata ritirata.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.35 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.40)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Balocco, Gancia e Gariglio.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo passare all'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Nomine".


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 188 "Comitato Regionale per le Comunicazioni CO.RE.COM" - (articolo 3, l.r. 1/2001 e successive modificazioni). Elezione di 3 componenti fra i quali il Consiglio stesso elegge il Presidente con successiva votazione


PRESIDENTE

Preso atto che nel corso della seduta antimeridiana il Consiglio regionale ha proceduto all'elezione di tre componenti del Comitato Regionale per le Comunicazioni - CORECOM, in particolare i signori Alessandro De Cillis Vittorio Del Monte e Gianluca Martino Nargiso, occorre ora procedere all'elezione del Presidente.
Si potrà votare un unico candidato: colui che riceverà il numero maggiore di preferenze sarà eletto Presidente del CORECOM.



PRESIDENTE

Si proceda alla distribuzione delle schede.
Nomino scrutatori i Consiglieri Segretari Molinari e Benvenuto.
Prego la Consigliera Segretaria Motta di procedere all'appello nominale.



(La Consigliera Segretaria Motta effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è terminata.
Sono stati effettuati due appelli nominali.
Si proceda allo spoglio delle schede.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame ordine del giorno n. 878 presentato dai Consiglieri Grimaldi Accossato, Allemano, Appiano, Baricco, Boeti, Chiapello e Conticelli inerente a "Piena applicazione della legge 194/1978 nei Consultori familiari"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 878, avente ad oggetto "Divieto dell'obiezione di coscienza nei Consultori familiari"", presentato dai Consiglieri Grimaldi, Accossato, Allemano, Appiano, Baricco, Boeti Chiapello e Conticelli, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire per l'illustrazione il Consigliere Grimaldi ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Avremmo voluto discutere quest'ordine del giorno con il Presidente e con l'Assessore Saitta e spero che entrino in Aula se sono presenti in sede.
Come scritto nell'ordine del giorno, con decreto del Commissario ad acta in data 12 maggio 2014, la Regione Lazio ha ridefinito e riordinato le attività dei consultori familiari regionali. Il decreto, vista la legge 194 del 1978, ribadisce come l'obiezione di coscienza riguardi l'attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell'interruzione volontaria di gravidanza e sottolinea che il personale operante nei consultori familiari non è coinvolto direttamente nell'effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione testimoniante la richiesta inoltrata dalla donna di ricorrere, appunto, l'IVG.
Pertanto, il personale operante nel consultorio è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post coitale, nonché all'applicazione di sistemi contraccettivi meccanici: di fatto, quindi, è contemplata la possibilità di prescrivere sia la cosiddetta pillola del giorno dopo, sia quella dei "cinque giorni dopo".
BATZELLA Stefania (fuori microfono) Presidente, non si capisce niente in quest'aula!



PRESIDENTE

Lei ha perfettamente ragione, collega Batzella. Colleghi! Prego, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Di fatto, i movimenti per la vita, poi, ricorrono contro questo decreto, ma il TAR dà appunto ragione alla stessa Regione Lazio, chiarendo le cose su cui non è possibile fare obiezione: la certificazione dello stato di gravidanza necessaria per l'aborto e la certificazione che attesta la volontà della donna interessata ad interrompere la gravidanza. Il TAR ha anche detto ai ricorrenti che le cosiddette pillole del giorno dopo non sono farmaci abortivi, ma semplicemente contraccettivi.
Infine, i giudici hanno contestato la definizione di consultorio meramente come luogo in cui fare tutto il possibile per evitare l'interruzione di gravidanza; anzi, come ricorda appunto la sentenza del TAR, tra le funzioni dei consultori rientrano sia l'educazione alla maternità responsabile e la somministrazione dei mezzi necessari per la procreazione responsabile sia, appunto, l'assistenza per l'interruzione volontaria della gravidanza. Inoltre, com'é stato ribadito anche dall'Unione europea, bisogna mettere le donne nelle condizioni di potere fare al meglio questo tipo di scelta.
Ricordiamo che la legge 194/78 sancisce che in caso di obiezione gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenute in ogni caso ad assicurare l'effettuazione degli interventi di interruzione di gravidanza e la Regione deve controllare e garantirne l'attuazione, anche attraverso la mobilità del personale. Si tratta di un oggetto assai delicato, che spero l'Assessore abbia voglia di chiarire un po', visto che la stessa Ministra Lorenzin pochi mesi fa ha ancora ricordato che in teoria tutte le Regioni dovrebbero fare un'analisi dello stato dell'IVG e che il Ministero ha invitato le Regioni ad approfondire il monitoraggio dei dati relativi all'IVG e ha reso noto, proprio per affinare i dati raccolti con l'obiettivo di monitorare l'applicazione della legge, di aver finanziato un fantomatico progetto; io non so con che finalità: mi fido così poco della Ministra Lorenzin che prendo con le pinze quanto poc'anzi ho citato, per da un testo ministeriale.
Con i miei colleghi nell'ordine del giorno ricordiamo ancora che la nostra legge regionale, la 39 del 1976 "Norme e criteri per programmazione gestione e controllo dei Servizi consultoriali", stabilisce che il servizio consultoriale ha, fra le altre finalità, quella di fornire alle donne l'assistenza nei casi di interruzione spontanea della gravidanza e in quelli di interruzione ammessa dall'ordinamento giuridico, avvalendosi delle strutture abilitate a tale scopo, nonché quella di divulgare le informazioni idonee a promuovere la gravidanza anche in presunta sterilità e quelle adatte a prevenirla.
Qual è il punto, quindi? Come Consiglio regionale noi vorremmo andare avanti, così come ha fatto la Regione Lazio, specificando ancor meglio che non esiste, appunto, l'obiezione di coscienza dentro i consultori perch l'attività ivi svolta non è materia della legge 194, impegnando il Piemonte ad aggiornare la legge 39 al fine di esplicitare ancor più nettamente il divieto all'obiezione di coscienza per gli operatori consultoriali.
Per questo invitiamo anche la Giunta a fare un'analisi di quel che succede nei nostri consultori, visto che i dati continuano ad essere secondo noi, allarmanti. Infatti, per quanto si siano stabilizzati gli aborti in Italia, continua ad essere assai grave il dato di tutte quelle operazioni che vengono fatte al di fuori del Sistema sanitario nazionale.
Una ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità ne ha fatto una stima inclusa tra i 12.000 e i 15.000 casi l'anno. Calcolate che la popolazione del Piemonte è considerata fra l'8 e il 12% di quella italiana, elemento da cui si evince che in teoria sarebbero tantissimi i casi anche qua. Lo studio riscontra sì una sostanziale stabilizzazione del fenomeno, ma ricorda che la popolazione più delicata è soprattutto quella giovanissima dai 20 ai 29 anni, e per lo più straniera, e che le difficoltà maggiori sono proprio quelle dell'inizio del rapporto con i consultori e con dei luoghi che possono accogliere queste istanze. E io credo che proprio per questo lì l'obiezione di coscienza con c'entri proprio niente. A quelle donne dev'essere permessa quella libera scelta; i medici devono riscontrare la presenza o no di quella gravidanza e registrare la scelta che la donna ha fatto.
Credo che questo tema sia molto delicato e molto complesso; e secondo noi ha fatto molto bene la Regione Lazio a chiarire il discrimine. Se guardate invece un altro dato, di cui non ho parlato nella mozione per non legare le due vicende, purtroppo il tema dell'obiezione di coscienza dentro i consultori e negli ospedali è in aumento anche per il personale non medico. Allora, bisogna iniziare a chiarire un po' questa vicenda, anche perché altrimenti si rischia che dietro questa scelta ci siano troppi alibi per non svolgere un lavoro - che certo è molto delicato e che crea di sicuro a molte persone anche dei conflitti con la propria etica - finendo per ledere il diritto delle donne a quella scelta in un momento così importante per la loro vita.
Quindi, spero che questo dibattito sia utile e anche che l'Assessorato alla sanità possa non soltanto registrare questa impegnativa, ma anche fare un quadro più aggiornato della situazione in Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Abbiamo seguito e analizzato con attenzione l'ordine del giorno presentato dal collega Grimaldi e abbiamo anche analizzato e letto con attenzione il Decreto del Commissario ad acta (12 maggio 2014) della Regione Lazio, che ha ridefinito e riordinato le attività dei consultori familiari regionali.
Rispetto alla legge regionale del Piemonte (n. 39/76), la Regione Lazio ha esplicitato in maniera più chiara e netta l'obiezione di coscienza.
Tuttavia, è vero anche che la nostra legge regionale parla chiaro: l'articolo 3, al comma 2, dice che "bisogna fornire alla donna l'assistenza nei casi di interruzione spontanea della gravidanza (IVG) e nei casi di interruzione ammessa dall'ordinamento giuridico avvalendosi delle strutture abilitate a tale scopo".
Noi concordiamo sul fatto che all'interno di un consultorio familiare non ci sia un'obiezione di coscienza, però è anche vero che l'obiezione di coscienza è prevista dalla legge n. 194 del 1978, all'articolo 13.
Bisogna precisare che l'interruzione volontaria di gravidanza è un atto che non viene svolto all'interno del consultorio familiare, ma in una struttura pubblica, una struttura convenzionata o una struttura che è stata autorizzata per la revisione della cavità uterina.
In questo caso, l'obiettore di coscienza è colui che dovrebbe svolgere l'atto; tutti gli altri possono anche essere obiettori di coscienza, ma per legge sono obbligati a prestare assistenza prima e dopo l'interruzione della gravidanza. In un consultorio familiare, i medici, così come tutti gli altri operatori che operano all'interno della struttura, sono obbligati per legge a prestare assistenza e a fornire informazioni. Un medico non pu assolutamente rifiutarsi di prescrivere la cosiddetta "pillola del giorno dopo" (detta in modo molto semplice), non può assolutamente rifiutarsi e nemmeno può rifiutarsi di dare delle informazioni inerenti all'atto che la donna intende portare avanti, perché è un diritto previsto dalla legge: ogni donna è libera di scegliere e decidere se portare avanti o interrompere la gravidanza.
Quindi, concordiamo sul fatto che la norma, visto che esiste la legge n. 194 del 1978, deve essere applicata e deve essere rispettata per tutelare e rispettare i diritti di tutte le donne.
Sicuramente possiamo apportare delle modifiche alla nostra legge regionale (la n. 39 del 1976), anche non soltanto da quel punto di vista perché la legge sui consultori familiari è obsoleta, sicuramente deve essere ripresa e aggiornata, anche in base ai passi da gigante che per fortuna la medicina ha fatto negli ultimi anni.
Quindi, concordiamo sul fatto che tutte le donne debbano avere lo stesso trattamento e che la legge venga applicata. In realtà non c'è tanta differenza tra la legge regionale piemontese e quella della Regione Lazio perché la Regione Lazio ha cercato di mettere i puntini sulle "i" e di rendere più chiaro e più netto il compito dell'obiettore di coscienza quindi ha affermato che in un consultorio familiare non ci debbano essere gli obiettori di coscienza. Nella Regione Piemonte, a livello consultoriale, che io sappia, la maggioranza dei medici non sono obiettori ma qualora fossero obiettori...



(Commenti fuori microfono)



BATZELLA Stefania

A me non risulta. Poi se risultasse a qualcuno di voi, vi prego di dirlo e di denunciarlo, perché se a una donna viene negato il diritto garantito per legge, allora noi dobbiamo essere i primi a denunciare questa persona che non svolge il suo lavoro come dovrebbe, perché un medico deve operare in scienza e coscienza e deve rispettare le normative di legge.
Dicevo, noi concordiamo e daremo un voto positivo a questo ordine del giorno, però in realtà, Consigliere Grimaldi e cari colleghi che avete presentato e firmato questo ordine del giorno, non c'è nessuna normativa che osta, che vieta alla donna di poter fare la sua scelta che le è, tra l'altro, garantita per legge.
Nella pratica, non cambia tantissimo, non cambia nulla! Questo è un ordine del giorno che noi condividiamo, ma tra la legge regionale del Lazio e quella del Piemonte, in sintesi, se andiamo ad analizzare i due testi non vi è differenza, perché un medico, anche qualora fosse obiettore di coscienza, è obbligato per legge, perché non rientra nell'obiezione di coscienza prescrivere un contraccettivo di emergenza, la cosiddetta "pillola del giorno dopo", e non si può assolutamente negare il cosiddetto "foglio dei sette giorni", che è quel foglio che serve alla donna per potersi recare nella struttura pubblica o nella struttura accreditata per essere poi sottoposta ad un intervento di interruzione volontaria di gravidanza, quindi non vedo quale sia il problema.
Noi siamo dalla parte della legalità. Vogliamo che venga riconosciuto il diritto a tutte le donne di poter scegliere e che soprattutto venga applicata la legge n. 194 del 1978.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Se dovessimo parlare delle sentenze che nel corso di questi anni si sono succedute relativamente alla possibilità di esercitare l'obiezione di coscienza all'interno dei consultori familiari, ognuno potrebbe citare la sua e anche la più o meno recente. Credo che il tema sia un altro.
All'interno della nostra Regione i medici obiettori, legittimamente esercitano un loro diritto, che anche la legge 194 sancisce, ma non solo perché è sancito anche nell'ambito della deontologia legata alla professione medica. Ora, se l'80 per cento di medici all'interno della nostra Regione sono obiettori, mettono a repentaglio il servizio nei consultori. Credo che il problema tema sia questo: ci troviamo di fronte ad una Regione che non è in grado di garantire il servizio alle donne che si rivolgono ai consultori familiari, perché la percentuale di obiettori di coscienza è talmente elevata per cui si ha difficoltà a fornire i servizi che vengono richiamati all'interno dell'ordine del giorno.
Tuttavia, visto che, salvo novità che, tra l'altro, non mi risultano essere mai neanche state comunicate (un tema come questo ha certamente un grande onore di stampa), faccio il cattolico: una vita che non nasce ne ha molto poca, una vita che non si interrompe ha grande dignità di stampa.
Detto ciò, che non riguarda quella che è la valutazione di un consesso come questo che, per sua definizione, è laico - ancorché le persone che lo compongono hanno valori differenti fra loro - il tema che noi ci dobbiamo porre rispetto a questo ordine del giorno è rispetto all'erogazione del servizio.
Se l'Assessore Saitta ci dice che in Piemonte esiste un problema per cui non riusciamo ad erogare i servizi che la legge n. 194 ha garantito ognuno pensi ciò che crede della legge n. 194: è una norma e, come tale, la dobbiamo applicare - allora facciamo una riflessione rispetto a ciò che l'ordine del giorno dice.
Se, invece, non esiste un problema reale - i problemi in sanità ci sono tutti i giorni - un problema strutturale, rispetto alla garanzia dell'ottemperanza della legge n. 194, allora credo che l'ordine del giorno abbia un presupposto legittimo, ma più di carattere politico-ideologico che non di erogazione di un servizio e di tutela di un diritto che la legge consente alle donne rispetto all'interruzione di gravidanza. Credo che questo sia il tema.
Non è l'unico caso, abbiamo molti altre situazioni in cui mondi professionali si possono rifiutare di esercitare, se previsto da norma, un aspetto che la norma sancisce. Su questo credo sia legittimo, allorquando la norma lo preveda, per esempio nella figura del medico, ma non vale soltanto per il medico, vale anche per il legale. Un legale ha la libertà di scegliere se difendere o meno una persona. Ci sono legali che hanno deciso di non difendere importanti imputati per associazione mafiosa. E' una libertà concessa a chi fa l'avvocato, o a chi fa il medico, che viene sancita da norma. Non casualmente ho fatto riferimento alla professione forense, perché, per esempio, in questa città ci fu un momento in cui non si riusciva a trovare una giuria popolare che sul processo BR riuscisse a costituirsi per far nascere il processo. Allora intervennero le istituzioni per garantire che un aspetto che la legge garantiva, cioè quello che un processo continuasse, fosse mantenuto. Questo è il tema. Ognuno si terrà le considerazioni proprie, di carattere valoriale, rispetto alla bontà o meno della legge n. 194.
L'istituzione Regione Piemonte deve vedere se oggi esiste un problema rispetto a quello che l'ordine del giorno pone, cioè rispetto all'ottemperanza della legge n. 194 tanto nell'erogazione del servizio passatemi il termine un po' brutto - quanto nella libertà di obiezione.
Questo è quello a cui noi siamo interessati, quindi anche rispetto alla risposta che l'Assessore Saitta fornirà.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Credo sia noto a tutti che la legge n. 194, sia la migliore legge in Europa rispetto alla tutela della salute della donna e alla promozione della maternità consapevole.
La legge n. 194 non è solo la legge sull'interruzione di gravidanza quello è al termine di un percorso. E' una legge che prevede percorsi precisi, che poi sono stati assunti all'interno delle leggi regionali, di educazione alla sessualità consapevole, alla maternità consapevole, di educazione rispetto al preservare la fertilità femminile, cosa su cui si è discusso tanto in questo periodo, oltre che di informazione corretta della contraccezione e dell'interruzione di gravidanza.
I consultori - anche se, purtroppo, con il tempo e un po' con un deinvestimento nei servizi territoriali - sono diventati non sempre il luogo dove questo avviene, ma spesso uffici dove operatori molto bravi lavorano, ma con grosse difficoltà.
Con le difficoltà di questi servizi, soprattutto nell'area torinese, ci si misura molto in particolare in quei territori dove si conta una notevole presenza di popolazione straniera, che è quella che non si può permettere il ginecologo privato.
Mi permetta il Consigliere Vignale di fare un'osservazione: la professione dell'avvocato, se viene svolta privatamente nell'ufficio, pu consentire di rispondere alla propria coscienza, così come il ginecologo privato può decidere.



(Commenti del Consigliere Vignale)



CONTICELLI Nadia

Certo, il servizio pubblico può essere semmai correttamente paragonato all'avvocato d'ufficio.
L'ordine del giorno intende portare l'attenzione sul fatto che è ora di esplicitare meglio e di tornare a quello che, forse, una volta era scontato e oggi non lo è più, a qual è il valore - visto che si parla anche nel riordino del piano sanitario, di ridare forza ai servizi territoriali - del consultorio rispetto ai servizi territoriali. In effetti, il servizio che lì si svolge ha ben poco a che vedere con l'obiezione o meno di coscienza.
Un tempo era previsto, nel percorso di accompagnamento alla contraccezione anche di fornire, soprattutto per le donne straniere in casi dove il medico lo ritenesse utile, degli strumenti di contraccezione, cosa che da qualche anno, insieme ai fondi, è stata tagliata.
Sono stati tagliati i fondi di educazione alla sessualità responsabile nelle scuole, in particolare nelle scuole medie, anche, ce lo diciamo, per la difficoltà di confrontarsi spesso con situazioni di culture diverse.
Tutto questo va recuperato e, uscendo dalla retorica, è quello che un po' l'ordine del giorno richiama a fare. Naturalmente questo è un ordine del giorno, e non un disegno di legge. Ci siamo anche detti che forse era meglio lasciarlo così, molto generico, in modo da poter lavorare meglio in questo contesto. Non serve una legge nuova, va meglio specificata e rivista la funzione del servizio territoriale, per uscire da questo meccanismo che diventa un po' demagogico, ma qui si tratta della salute delle persone e quindi, come al solito, ci richiamiamo, e dovremmo farlo, ad abbandonare un po' alcune abitudini e a guardare la realtà dei fatti.
Naturalmente questo comporta anche il coinvolgimento di altri enti ed istituzioni, le scuole in primo luogo. I dati dell'obiezione di coscienza anche negli ospedali, in alcuni situazioni sono drammatici, ma abbiamo detto che questo non è il tema di cui parliamo oggi, ma quando c'è una legge dello Stato, va rispettata, e lo sa bene questa Regione, perché sotto amministrazioni di altri colori politici alcuni provvedimenti sono stati impugnati e sono decaduti proprio perché contrari alla legge n. 194, che è una legge legata ai principi costituzionali.
Anche su questo, magari, ci sarà modo di parlare. Noi vorremo tornare a parlare di prevenzione, di salute delle persone, soprattutto a livello dei servizi territoriali, anche a proposito della nuova istituzione delle case della salute di cui parla il Piano sanitario; riprendere il servizio dei Consultori come un servizio di qualità.
Si tratta di un nodo importante per la prevenzione della salute delle donne e crediamo sia un dovere per questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Il mio intervento sarà breve perché, in realtà, penso che non sia neanche opportuno e sensato ragionare nel merito legislativo di questa proposta, per un semplice fatto. Mi fermo al fatto che si stia chiedendo di scrivere, nero su bianco, in una legge che è vietata l'obiezione di coscienza. E' una mostruosità di per sé non solo da un punto di vista di onestà intellettuale, ma anche normativo. L'obiezione di coscienza è per definizione una coscienza che si sottrae all'applicazione di una legge.
Questa è l'obiezione di coscienza.
Volendo sdrammatizzare un po', ricordo una battuta di Guareschi, nelle parole di Don Camillo: "Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede e Stalin no". Era una battuta e riguardava delle elezioni, in realtà sottolinea una grande verità, cioè che la coscienza è una questione personale, che non è sottoponibile a nessun dettato normativo. Per cui posso anche capire ed è anche giusto che ci sia la preoccupazione, che è più amministrativa che non politica, di garantire l'effettiva erogazione di un servizio previsto da una legge, ma dire che l'obiezione personale di coscienza è sostanzialmente impedita, e scriverlo normativamente, è semplicemente un atto di barbarie, qualunque sia l'argomento o l'ambito legislativo, politico o gestionale in cui vogliamo calare questo assunto.
Semplicemente, non si fa. Il paradosso è che, se anche lo vogliamo scrivere, di sicuro non si potrà mai applicare perché a chiunque si appelli, magari per via giudiziaria, impugnando magari un ordine o un obbligo ad andare avanti - penso, se ancora esiste un minimo di serietà giurisprudenziale - verrà oggettivamente data ragione. Sinceramente, mi fermerei a questo.
Concludendo, nel merito mi permetto un unico passaggio: non ho verificato la data di presentazione di questo atto di indirizzo, però, se guardo la data di discussione, mi salta all'occhio che avviene, guarda caso, nel periodo in cui c'è un dibattito internazionale politico che nasce da quella proposta di legge di, diciamo, inasprimento di divieto di aborto che si è discussa in Polonia. Non so, sarà un caso, non lo sarà? Perché si discute oggi? Sinceramente, continuo a pensare che su questi temi di estrema delicatezza una certa sinistra, con i 5 Stelle, che anche su questi temi sono molto affini, stia procedendo con una sorta di banalizzazione disarmante. Cioè, se la discussione sui giornali avviene perché in Polonia c'è un dibattito politico, che con c'entra assolutamente con la nostra realtà normativa, allora bisogna discuterne in Parlamento italiano, in Regione Piemonte, magari anche in Comune di Torino e magari anche nelle Circoscrizioni, invece di fare politica veramente, di pensare alle priorità di questo territorio! E' un po' disarmante perché, alla fine, si finisce per discutere all'infinito di temi che, oltre ad abbassare magari un po' il livello del dibattito, sostanzialmente, non creano conseguenze politicamente efficaci non dico neanche apprezzabili, nell'erogazione dei servizi in Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marrone.
Non essendoci richieste di intervento, replicherà brevemente il Consigliere Grimaldi e, successivamente, interverrà l'Assessore, anche perché deve andare via.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Consigliere Marrone - solo su questo punto perché ci tengo a precisarlo evidentemente non esistono solo i reazionari che istigano, quelli che applaudono e i Salvini che liberalizzano le licenze d'odio, ma anche chi lo dico con tutta la sua onestà intellettuale - in nome della libertà di coscienza lascerebbe commettere qualsiasi tipo di reato.
Allora, non è un caso che la legge n. 194 definisca cosa è la libertà di coscienza, perché, altrimenti, in nome della libertà di coscienza legittimiamo anche il sindaco che non vuole celebrare le unioni.



(Commenti fuori microfono)



GRIMALDI Marco

Appunto. E per me deve essere... In qualche modo glielo dico già appunto.
Allora, la volta dopo, Consigliere Marrone, dovremmo giustificare un giudice che non vuole affidare un bambino a una famiglia nera, una dottoressa che non vuole curare una bambina rom...



(Commenti del Consigliere Marrone)



GRIMALDI Marco

Guardi, Consigliere Marrone, è così! E' proprio per questo che per noi è giusto precisare il punto sulla libertà di coscienza.
Il punto è che la legge n. 104 spiega che cos'è! E se iniziano ad esserci molte persone nelle Istituzioni che la pensano come lei, cioè che l'obiezione di coscienza si può fare ovunque...



(Commenti fuori microfono)



GRIMALDI Marco

Certo, si può fare dovunque, peccato che, poi, ci sono le conseguenze e ci devono essere delle conseguenze anche di tipo amministrativo o penale in alcuni casi.
Allora, ancora di più il suo intervento è stato utile per chiarire il punto, che esiste la libertà di coscienza, esiste l'obiezione di coscienza è scritto bene nella legge n. 194. Credo che, come ha fatto la Regione Lazio, come ha detto poc'anzi benissimo la Consigliera Conticelli, vada registrata nuovamente la nostra legislazione regionale, o con decreto del nostro Assessore, spiegando bene che quella che si fa nei consultori non vale come obiezione di coscienza o, meglio, che deve essere vietata perch quel lavoro è propedeutico, in qualche modo, alla salute e alla scelta di quelle donne che, in qualche modo, devono avere tutte le attenzioni di quel personale che in quel momento deve essere al loro servizio.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Ho chiesto al Presidente di parlare subito perché devo andare via per un impegno istituzionale, però ci tenevo in qualche maniera ad esprimere un'opinione rispetto anche alle questioni che sono state poste.
E' fuor di dubbio che l'oggetto rispetto al contenuto è forte - posso dire - sul piano estetico? Però, le questioni estetiche in qualche maniera poi contano. Cioè, un divieto all'obiezione di coscienza mi sembra proprio...
No?



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

MARRONE Maurizio (fuori microfono)



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Se sembra a lei, Assessore Saitta!



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Adesso io adopero sempre, quando è possibile...
Però, mi sembra che questo titolo sia...
Poi, il contenuto richiama le norme e lo fa anche con una certa precisione, nel senso che prevede quando e come l'obiezione di coscienza....
I colleghi che hanno firmato quest'ordine del giorno concludono partendo da quello che è capitato nel Lazio, che era un atto del commissario per riordinare l'attività dei consultori.
Ad ogni modo, quest'ordine del giorno si conclude con un invito alla Giunta, anzi con qualcosa in più, chiedendo un impegno alla Giunta ad aggiornare la legge regionale, per esplicitare ancora più nettamente il divieto all'obiezione di coscienza per gli operatori consultoriali.
GRIMALDI Marco (fuori microfono) Il Consiglio si impegna...



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Si impegna, chiedo scusa.
Sono stato sollecitato dal Consigliere Grimaldi.
Credo di poter fornire al Consiglio, se lo ritiene utile, l'occasione di una riflessione un po' più ampia perché, se si deve porre mano alla legge n. 39 in quanto magari si ritiene che i servizi sono insufficienti e che ci sono dei problemi, è chiaro che si pone mano alla legge n. 39 con un'operazione in termini di potenziamento e miglioramento dei servizi.
Cioè, mi sembra che noi ci limitiamo ad un aspetto.
Ora, se i servizi sono insufficienti, è chiaro che io ho un'opinione ma devo dire che non ho dedicato molta attenzione, nel senso che occasioni di approfondimento non ne ho avute tante, però ho avuto modo di incontrare gli operatori nei nostri consultori. Devo dire, innanzitutto, che c'è una grande passione in questo lavoro. C'è una grande convinzione e la storia dei consultori familiari nella regione Piemonte è legata ad un momento particolare della vita economica, sociale e anche politica del nostro Paese. Cioè, qui c'è una storia notevole, che è iniziata negli anni Settanta quando l'apertura di un consultorio pubblico non era così scontata. Qui è stata compiuta la sperimentazione di una modalità di attenzione al problema veramente originale e nel quadro - per quello che ho capito - anche a carattere nazionale non siamo proprio gli ultimi. C'è una bella storia - posso dire così - che è fatta di operatori sanitari capaci che hanno una forte determinazione e, poi, c'è un sistema - l'ho verificato per quanto riguarda in modo particolare Torino - di relazioni positivo, con delle attività che fa la Città di Torino.
Detto questo, se mi chiedete se ci sono alcuni problemi particolari non sono in grado di dirlo, però, se il Consiglio e i firmatari ritengono al di là del titolo e delle conclusioni, se si vuole fare - di iniziativa del Consiglio o di iniziativa della Giunta, quello che è - qualcosa che affronti in termini più complessivi il problema in termini di servizi, il modo migliore forse è partire chiamando in Commissione i responsabili degli operatori affinché ci delineino un quadro dei problemi di chi è in prima linea. Così abbiamo un quadro più preciso dal punto di vista dell'organizzazione, dei servizi, dei problemi e saremo in grado, nel momento in cui si modifica la norma, per garantire quegli obiettivi che si pongono il collega Grimaldi e gli altri colleghi firmatari, di fare un'operazione completa, perché - alla fine - c'è una sorta di relazione (posso dire così) tra tipologia, qualità del servizio e i problemi che sono stati sollevati.
Il nesso è forte, per forza di cose: più i servizi sono diffusi, più la qualità è migliore, più sono le persone alle quali si rivolge, è chiaro che il servizio cambia. Cioè il tema è quello dei servizi.
Questo problema richiede servizi pubblici forti, di qualità. Se il Consiglio ritiene, possiamo spostare la trattazione di quest'ordine del giorno dopo il confronto che ci sarà (possiamo organizzare tra un paio di settimane) con gli operatori. Credo che questo potrà arricchire e che potremo avere un quadro più completo, che eviterà quei problemi che normalmente si presentano.
Questo è un tema che ha sempre unito o diviso, però non vorrei che noi partissimo da un titolo per creare delle divergenze, perché i passi avanti su questo tema sono sempre stati fatti quando lo scontro ideologico è stato contenuto. E' meglio partire dai servizi, perché i passi avanti si fanno sempre sui servizi.
Questa è la mia opinione. Dopodiché, evidentemente, non posso che rimettermi alla volontà del Consiglio e chiedo scusa se devo andare via.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Posto che mi sembra che l'Aula si stia già comportando come se ci fosse una sospensione.



PRESIDENTE

Le sto dando la parola solo per facilitare i lavori. Cerchi di stare nei 15 secondi.



MARRONE Maurizio

Sì, infatti.
Dall'Assessore Saitta è venuta una proposta interessante, di approfondimento nel merito. Se i colleghi sono disponibili - sottraendo questo scontro ideologico - a effettuare un approfondimento del tema, mi unisco all'Assessore Saitta proponendo di ritirare l'atto di indirizzo e fare una discussione seria, senza titoli tipo: "Vietiamo l'obiezione di coscienza".



PRESIDENTE

Può essere una buona idea? Sembra strano, ma ho un'ottima suggestione! RAVETTI Domenico (fuori microfono) Possiamo sospendere la seduta per qualche minuto?



PRESIDENTE

Ma certo: cinque minuti di sospensione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.34, riprende alle ore 16.36)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Accogliamo l'idea di approfondire in Commissione tutto quello che sosteneva l'Assessore Saitta, ma successivamente al voto di questo atto.
Nel senso che, vista la sua disponibilità ad audire i Consultori, da una parte, e fare un'analisi della legge 39/76, dall'altra, con gli altri firmatari e con il Consigliere Ravetti siamo d'accordo su un approfondimento.
Siamo anche convinti di quanto affermavano gli Assessori Saitta e Ferrari, e cioè che rispetto al testo non ci siano controindicazioni.
Preferiamo che l'oggetto sia meno fraintendibile, poiché esiste un'obiezione di coscienza individuale che si può svolgere in altri luoghi al di fuori dei Consultori. Questa frase, però, rischia di essere fraintesa anche nell'altro campo della legge 194, pertanto l'oggetto è semplicemente "Piena applicazione della legge 194 nei Consultori familiari".
L'impegnativa, le premesse e le considerazioni rimangono le stesse.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Balzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Scusi, ma non ho capito. Detto in questo modo, non abbiamo capito se lo ritirate o lo lasciate così. Ma quale parte togliete?



PRESIDENTE

Consigliera Balzella, hanno cambiato il titolo. Non è più "Divieto dell'obiezione di coscienza", ma "Piena applicazione della 194 nei Consultori familiari".



BATZELLA Stefania

L'impegno rimane quello?



GRIMALDI Marco

L'impegnativa rimane uguale.



BATZELLA Stefania

Ma allora - scusate - nell'impegno voi scrivete che s'impegna ad aggiornare la legge regionale n. 39 del 9 luglio '76, al fine di esplicitare ancor più nettamente il divieto all'obiezione di coscienza per gli operatori consultoriali? Non è così? Perché voi non potete vietare ad un operatore sanitario di decidere se essere obiettore o non essere obiettore.
E poi, nei servizi consultoriali.



PRESIDENTE

Ha ragione. Ha ragione, perché occorre modificare anche l'altra parte.



BATZELLA Stefania

Si deve modificare anche quella parte, perché nel servizio consultoriale l'obiettore di coscienza non ti nega niente. Forse non avete capito questo! Non può farlo, perché viola la legge! Voi mi dovete trovare i casi in cui succede, perché li denunciamo tutti! Questo non è da modifica di legge, è da denuncia! Un medico che si rifiuta di prescrivere la contraccezione di emergenza o di firmare il foglio dei sette giorni che servono per l'interruzione volontaria di gravidanza, va in galera! E' da denuncia e deve andare in galera! Quest'ordine del giorno non regge! Ve lo dico con tutto il cuore, tra l'altro come professionista, perché è il mio lavoro. Sono vent'anni che svolgo questo lavoro, forse qualcosina capisco: non potete, veramente! Sono d'accordo sul fatto che tutte le donne debbano avere pieni diritti, sono d'accordo con tutto quello che volete, però davvero questa frase non regge.
Noi vogliamo votare questo documento, ma non così. Veramente! Pensateci bene! Siamo il Consiglio regionale!



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo scusa, colleghi. Collega Batzella.
C'è una cosa bella in quest'aula: comando io, quando sono seduto qua! L'unica cosa bella! Collega Batzella, ha finito l'intervento? La sua posizione è chiara.
Ha chiesto di intervenire il collega Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Presidente, mi rendo perfettamente conto che dovrei chiedere, ancora una volta, una sospensione, ma lo evito. Evito la sospensione e, quindi corro un rischio: quello di fare una proposta, a microfoni aperti, al primo firmatario dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Posso concedere la sospensione senza problemi.



RAVETTI Domenico

No, se il collega mi ascolta.
Il punto è questo: poiché l'argomento è di assoluta importanza e considerato che il confronto con i consultori è un confronto dirimente rispetto all'ordine del giorno, ritengo opportuno fare la proposta di inserire all'o.d.g. di una IV Commissione (la prossima settimana, se possibile), l'audizione. Lo stesso giorno, porre il suo documento in votazione in Commissione, per poi tornare in Aula, come è già accaduto per altri ordini del giorno, su altri argomenti.
La prego di comprendere le ragioni della mia proposta e possibilmente di accettarla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Assolutamente no, Presidente.
Se si vuole chiarire, citiamo il TAR e l'oggetto della discussione altrimenti non ci capiamo.
Sostanzialmente, è da escludere che l'attività di mero accertamento dello stato di gravidanza richiesto al medico di un consultorio si presenti come atto a turbare la coscienza degli obiettori, trattandosi, per quanto sopra chiarito, di attività meramente preliminare e non legata in maniera indissolubile.
Questo è l'oggetto che vogliamo chiarire.
Se vogliamo esplicitare nell'impegnativa che vogliamo - come è scritto adesso nell'oggetto - la piena applicazione della 194, e vogliamo garantire che sia chiarito più esplicitamente nella legge che non è oggetto di obiezione di coscienza la frase che ho appena detto, non credo ci sia più da registrare niente.
Lo metto esplicitamente, così evitiamo fraintendimenti, perché non stiamo dicendo che quella persona non può fare l'obiettore di coscienza.
Non può fare l'obiettore di coscienza su questi due punti.
Se ci siamo chiariti, credo che si possano evitare ulteriori discussioni.



PRESIDENTE

Collega Grimaldi, credo che non abbia convinto i colleghi.



GRIMALDI Marco

Io credo di sì, comunque non è che devo convincere tutti: è un ordine del giorno, non deve esserci la...



PRESIDENTE

No, no, bisogna capire se ci tiene a far approvare l'ordine del giorno o no.



GRIMALDI Marco

Ci tengo e credo che l'oggetto sia stato chiarito, Presidente.



PRESIDENTE

Collega Ravetti, mi dica se ho interpretato bene il messaggio. Il suggerimento che è stato dato al collega Grimaldi da parte del Partito Democratico è il seguente: riportiamo questo ordine del giorno in Commissione; ci sarà l'audizione, seguirà la votazione, tanto comunque verrà votato in Aula.
Interpreto che se il Consigliere Grimaldi insiste perché, giustamente vuole porre in votazione l'ordine del giorno, il voto del Partito Democratico sarà contrario, non nel merito ma sulla questione di metodo.



(Commenti del Consigliere Ravetti)



PRESIDENTE

Con le modifiche votate a favore? Ma deve modificare anche la parte dell'impegno.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.45, riprende alle ore 16.48)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento:

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 3) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti delle seguenti nomine: Proposta di deliberazione n. 188 "Comitato Regionale per le Comunicazioni CO.RE.COM - (articolo 3, l.r. 1/2001 e successive modificazioni). Elezione di 3 componenti fra i quali il Consiglio stesso elegge il Presidente con successiva votazione Proclamo eletto, quale Presidente del Comitato regionale per le Comunicazioni CO.RE.COM., il signor Alessandro De Cillis.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.49, riprende alle ore 16.53)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame ordine del giorno n. 878 presentato dai Consiglieri Grimaldi Accossato, Allemano, Appiano, Baricco, Boeti, Chiapello e Conticelli inerente a "Piena applicazione della legge 194/1978 nei Consultori familiari" (seguito)


PRESIDENTE

A questo punto, possiamo riprendere l'esame dell'ordine del giorno n.
878.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Nel ringraziare il suo intenso lavoro di Presidente, e ringraziando altresì i colleghi Allemano, Ravetti e Batzella, riformuliamo l'impegnativa affinché sia più chiara, così come dicevo da sentenza sopra citata.
Il nuovo testo risulta il seguente: "Il Consiglio regionale si impegna ad aggiornare la legge regionale n. 39 del 9 luglio 1976 al fine di esplicitare ancor più nettamente che sia da escludere che l'attività di mero accertamento dello stato di gravidanza richiesto al medico di un consultorio si presenti come atto a turbare la coscienza dell'obiettore e allo stesso modo, la richiesta di effettuare IVG inoltrata dalla donna e/o delle eventuali richieste di pillole contraccettive di emergenza".
Vi ringrazio. Visto che adesso credo che il tema sia poco fraintendibile (o meno fraintendibile), chiederei il vostro voto.



PRESIDENTE

Possiamo porre in votazione l'ordine del giorno n. 878, così come modificato.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Chiediamo l'appello nominale.



PRESIDENTE

D'accordo.
Indìco la votazione per appello nominale sull'ordine del giorno n. 878, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 29 Consiglieri hanno votato NO 6 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio approva.
Diamo atto che il Vicepresidente Reschigna ha sbagliato a votare: pertanto il suo voto è da considerarsi a favore.


Argomento: Previdenza

Esame mozione n. 772 presentata dai Consiglieri Berutti, Graglia, Pichetto Fratin, Ruffino e Vignale, inerente a "Attuazione della sentenza n. 70/2015 della Corte Costituzionale"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 772, avente ad oggetto "Attuazione della sentenza n. n. 70/2015 della Corte Costituzionale" presentata dai Consiglieri Berutti, Graglia, Pichetto Fratin, Ruffino e Vignale, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Berutti, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
L'articolo 24, comma 25, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 ("Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici"), convertito, con modificazioni, dall'art. 1, comma 1 della legge 22 dicembre 2011, n. 214 ha escluso per gli anni 2012 e 2013 la rivalutazione automatica di tutte le pensioni di importo superiore a tre volte il trattamento minimo INPS dell'anno rivalutato, ovvero 1.443 euro mensili lordi.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere.
Colleghi del Partito Democratico, vi informo che il Consigliere Berutti sta intervenendo e credo che voglia farsi ascoltare anche da voi.
Prego, collega.



BERUTTI Massimo

Tutti i trattamenti pensionistici di importo superiore sono stati esclusi da rivalutazione; sul totale di 16.533.152 pensionati, 5.242.161 sono stati esclusi da rivalutazione, un pensionato su tre (fonte INPS).
La Corte Costituzionale, con sentenza 30 aprile 2015, n. 70 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 24, comma 25, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 ("Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici"), convertito con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 22 dicembre 2011 n. 214, nella parte in cui prevede: "In considerazione della contingente situazione finanziaria, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, secondo il meccanismo stabilito dall'art. 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è riconosciuta, per gli anni 2012 e 2013 esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo INPS, nella misura del cento per cento".
Per effetto di tale pronuncia di incostituzionalità, i titolari dei trattamenti pensionistici esclusi hanno riacquistato retroattivamente il diritto alla rivalutazione dei propri trattamenti pensionistici e quindi ad ottenere il pagamento degli arretrati con interessi dalla maturazione al saldo e rivalutazione; il ricalcolo della pensione, a valere sugli trattamenti successivi e sulla determinazione degli assegni futuri.
Il Governo è intervenuto con il decreto legge 21 maggio 2015, n. 65 convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2015, n. 109, procedendo solo ad una parziale e molto limitata restituzione degli arretrati e ad una ancora più irrisoria ricostruzione dei trattamenti pensionistici, con grave pregiudizio per i pensionati.
In concreto, gli importi restituiti oscillano tra lo 0% e il 21% di quanto spettante, con un danno pari ad almeno il 79% (e al 100% per le pensioni superiori ai 2.810 euro mensili lordi).
In base al provvedimento del Governo gli arretrati liquidati nel cedolino pensione di agosto 2015 hanno oscillato tra i 150 e gli 800 euro (0 euro per i titolari di pensioni superiori a 2.810 euro mensili lordi) con la impropria e ingannevole descrizione "credito sentenza c.c. 70/2015" non conforme all'effettivo calcolo che applica, in realtà, il decreto legge n. 65/2015 convertito dalla legge n. 109/2015.
Come espressamente dichiarato dall'INPS (circolare 25 giugno 2015, n.
125), "Il riconoscimento della perequazione nei termini sopra indicati opera esclusivamente ai fini della determinazione degli importi arretrati relativi agli anni 2012-2013".
Gli arretrati, cioè, non si consolidano nell'assegno pensionistico ovvero, in altri termini, non producono effetti sulle pensioni future, se non in minima parte e, ancora una volta, non per tutti. La rivalutazione (già ridotta) riconosciuta per il 2012-2013 è infatti ulteriormente ridotta ai fini del calcolo degli assegni 2014-2016.
Come rilevato dall'INPS, l'incremento perequativo attribuito per gli anni 2012 e 2013, che costituisce la base di calcolo per poi determinare gli importi mensili delle pensioni, a partire dal 2014, viene riconosciuto per gli anni 2014 e 2015 nella misura del 20% e per il 2016 nella misura del 50% dell'incremento perequativo ottenuto nel biennio 2012-2013 (che, a seconda degli scaglioni, ammonta al 40%, al 20% o al 10%).
L'effetto "trascinamento" implica che i titolari di pensioni superiori a 1.443 euro mensili lordi percepiranno, vita natural durante, un assegno pensionistico inferiore a quello che sarebbe loro spettato (ad esempio: circa 90 euro mensili in meno per i titolari di pensioni pari a 1.500 euro mensili lordi; circa 160 euro mensili in meno per i titolari di pensioni pari a 3.000 euro mensili lordi; circa 330 euro mensili in meno per i titolari di pensioni pari a 6.000 euro mensili lordi.
Trattandosi di diritti già entrati nel patrimonio dei titolari di assegni di pensione, il DL n. 65/2015 sarebbe da considerarsi illegittimo e comunque irrilevante sia per quanto attiene agli importi maturati prima della sua entrata in vigore, sia per quanto riguarda gli arretrati sia per quanto riguarda la ricostituzione.
Detto ciò, si chiede alla Giunta di intervenire nei confronti del Governo affinché sia approvato nel più breve tempo possibile un provvedimento di legge che dia piena ed effettiva attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale, n. 70 del 2015, prevedendo a favore dei titolari di pensione colpiti dal blocco previsto dall'articolo 24, comma 25, del DL 6 dicembre 2011, n. 201, convertito in legge il 22 dicembre 2011, n. 214, l'integrale restituzione degli importi maturati per effetto del ripristino della perequazione e la ricostruzione del trattamento pensionistico, con effetti sugli importi degli assegni pensionistici vita natural durante, inclusa la rivalutazione sull'importo rivalutato per gli anni successivi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Berutti.
La parola all'Assessora Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
In merito alla mozione che è stata presentata, credo sia utile fare qualche precisazione. Ovvero, il decreto legge che è stato presentato nel maggio 2015 (n. 65), come è stato ricordato all'interno della mozione, e che è stato convertito in legge il 17 luglio 2015 (n. 109), ha inteso dare applicazione alla sentenza n. 70 della Corte Costituzionale. L'obiettivo della legge convertita dalle Camere è quello di ripristinare il rispetto dei principi costituzionali che risulterebbero violati a seguito dell'articolo 24 del "Salva Italia" approvato durante il Governo Monti.
Questo articolo era stato approvato in considerazione della particolare contingenza economica all'interno della quale si trovava il nostro Paese.
Il decreto n. 65 del 2015 ha inteso, quindi, rispondere alla sentenza della Corte Costituzionale, trovando una soluzione soltanto per quei redditi più bassi e, quindi, andando a privilegiare le pensioni al di sotto di 1.250 euro. Considerando che siamo ancora in un periodo difficile e considerando che per dare piena attuazione a quello che la sentenza della Corte aveva previsto sarebbero occorsi 17 miliardi e 400 milioni, cifra assolutamente non reperibile all'interno del bilancio e delle casse soprattutto dell'INPS, nella fattispecie, la scelta che è stata fatta con la conversione del decreto 65 è una scelta che risponde a quanto previsto dalla sentenza della Corte, ovvero introdurre il principio di ragionevolezza e proporzionalità. Quindi, in base al criterio di ragionevolezza e proporzionalità, partendo dai redditi più bassi, è stata sbloccata la rivalutazione favorendo appunto i redditi più bassi.
La spesa sostenuta dal Governo per la rivalutazione dei redditi più bassi è stata ritenuta una spesa sostenibile. Ovviamente, non era pensabile potessero essere reperti 17 miliardi; peraltro, su nuove impugnative effettuate presso la Corte, la Corte stessa ha ritenuto il decreto m. 65 idoneo in risposta alla sentenza n. 70; pertanto, mi sembra che la mozione sia superata e che sia ampiamente giustificata dal decreto n. 65, così come approvato e convertito in legge, dalla legge 109.
In conclusione, propongo all'Aula di non approvare la mozione, poich ampiamente superata rispetto alle scelte, con un principio - ricordo, così come è stato risposto dalla Corte - di ragionevolezza e di equilibrio rispetto a quanto determinato dalla sentenza stessa.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Intervengo, anzitutto per annunciare il voto di astensione da parte del Gruppo, poi per esprimere l'invito al primo firmatario, per le ragioni prima espresse dall'Assessora, di ritirare l'ordine del giorno in quanto superato da nuovi impegni del Governo in materia.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ravetti.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 772, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Telecomunicazioni

Esame ordine del giorno n. 830 presentato dai Consiglieri Gariglio Molinari e Rostagno, inerente a "Azioni per la realizzazione del Piano regionale per la banda ultra larga"; ordine del giorno n. 897 presentato dai Consiglieri Valetti, Bertola, Bono, Campo, Frediani e Mighetti inerente a "Banda ultralarga per riabitare le zone alpine e ritornare ad investire nelle aree svantaggiate"; ordine del giorno n. 896 presentato dai Consiglieri Campo, Batzella, Bertola, Bono, Frediani, Mighetti e Valetti inerente a "Piano Banda ultralarga non commettiamo errori del passato davvero strategico se l'obiettivo è l'accesso alla rete per tutti"; ordine del giorno n. 888 presentato dai Consiglieri Berutti, Ruffino e Vignale inerente a "Superamento del digital divide nelle aree montane e interne del Piemonte grazie al piano di Banda Ultralarga e all'Agenda Digitale"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 830, avente ad oggetto "Azioni per la realizzazione del Piano regionale per la banda ultralarga" presentato dai Consiglieri Gariglio, Molinari e Rostagno, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Ci sono altri ordini del giorno collegati sullo stesso argomento. Uno è stato presentato dal Consigliere Valetti e altri; un altro è stato presentato dal Consigliere Campo e altri, infine, un altro ordine del giorno è stato presentato dal collega Berutti e altri.
Iniziamo ad illustrare il primo.
La parola al Consigliere Rostagno per l'illustrazione.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Circa sei anni fa, l'Unione Europea, con "Europa 20-20", ha di fatto proposto l'Agenda digitale europea, con l'obiettivo che il maggior numero di cittadini europei fosse raggiunto dal segnale digitale.
L'Italia, dal canto suo, ha successivamente predisposto sia il Piano nazionale sulla banda ultralarga, sia il Piano sulla crescita digitale.
Questo Piano pone, per il 2020, un obiettivo molto ambizioso e cioè che il 100 per cento della popolazione abbia una dotazione di 30 megabit, che l'85 per cento abbia la dotazione di 100 megabit e che vi sia una dotazione di oltre 100 megabit per tutti gli edifici pubblici.
Per fare questo sono state fatte delle indagini, individuando quattro cluster e si sono individuati dei finanziamenti che vanno a sostenere economicamente gli investimenti nei cluster C e D, che sono quelli denominati "a rischio fallimentare", cioè quelle aree che hanno una basso quantitativo di popolazione e quindi vi è un minore interesse da parte dell'operatore privato.
Il Piemonte ha il 72 per cento dell'area nei cluster D e il 26 per cento nell'area di cluster C, per circa il 30 per cento della popolazione totale, quindi, un numero basso di possibili fruitori.
Per quanto concerne il Piemonte, sono disponibili i finanziamenti per 284 milioni, quindi un'ingente somma, che sono in buona parte finanziamenti pubblici.
L'oggetto del nostro ordine del giorno è porre l'attenzione sugli investimenti che già il Piemonte aveva fatto in passato in quella direzione. Teniamo conto che il Piemonte non parte dall'anno zero, ma ha fatto degli investimenti, tra l'altro con società partecipate.
Quindi, nelle conclusioni chiediamo che intanto sia salvaguardato e valorizzato quanto già realizzato in passato; secondo, che vi sia un coinvolgimento dei soggetti pubblici - intendiamo quindi le nostre Partecipate - affinché possano essere parte attiva in questo processo; poi c'è un terzo elemento, non indifferente, che è quello di promuovere l'interesse dell'utenza; e un quarto, quello di porre l'attenzione a quei Comuni che sono più disagiati e che rischierebbero, senza una particolare attenzione, di aumentare il divario digitale.
Questo, quindi, è l'oggetto del nostro ordine del giorno.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 896 di cui è primo firmatario, do la parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Il mio ordine del giorno è volto ad integrare su alcune linee il discorso appena fatto dal Consigliere Rostagno; questo perché lo sviluppo del piano della banda ultralarga lascia in realtà alcune significative zone grigie per l'attuazione.
In primo luogo registriamo la disparità di obiettivi rispetto all'Europa. L'Europa chiede il raggiungimento del servizio al 100 per cento dell'utenza, anche con un bilanciamento un po' diverso delle percentuali da raggiungere con il 100 mega o con il 30 mega (quello non è così fondamentale); però si parla di servizio, il che vuol dire che si porta la banda "accesa": si può collegare qualche apparecchio, navigare e sfruttare quella banda ultralarga che viene portata nel 100 per cento delle utenze sia essa a 30 sia essa a 100 o più megabit. Il piano italiano, purtroppo ha il vizio di puntare esclusivamente ad una realizzazione dell'infrastruttura "spenta"; e c'è una cosiddetta Fase 3, che però non è nell'attuale obiettivo di piano, che poi sarebbe quella dell'attivazione del servizio su tutta l'infrastruttura.
Questo elemento, in particolare, pone l'evidente problema - li cito visto che se n'è parlato - dei cluster C e D, che sono le cosiddette zone a fallimento di mercato, cioè i luoghi dove non si riesce ancora oggi a raggiungere il 100% delle utenze perché non c'è l'interesse commerciale degli operatori ad offrire il servizio in quelle aree. Dico questo dopo un decennio e anche più di attività nel ridurre il digital divide con investimenti continui, citati anche in questo caso, su infrastrutture e servizi addirittura già esistenti. Parliamo infatti, per esempio, del piano per portare l'ADSL a tutte le utenze, facendo leva sul patrimonio di collegamenti telefonici e di rame già disponibili sul territorio: piano che ad oggi non ha ancora raggiunto il 100 per cento delle utenze. Parliamo di una serie di iniziative legate all'attivazione di operatori locali wireless per riuscire a raggiungere le aree più disagiate. Parliamo della realizzazione di una dorsale in fibra ottica e di un'iniziativa che da un certo punto di vista è unica anche in Europa, il Topic, cioè un punto di contatto neutrale per gli operatori distribuiti sul territorio su una dorsale a fibra ottica, il tutto realizzato con significative risorse pubbliche.
Tutte queste cose, ad oggi e in tanti anni, non hanno portato al risultato di riuscire ad avere non dico 30 mega, ma neanche sette mega di banda (neanche la banda cosiddetta larga), nel 100 per cento delle utenze.
L'obiettivo della banda larga in tre anni sarebbe quello di raggiungere il 100 per cento delle utenze, o con 30 o con 100 megabit: un obiettivo ambizioso, dal mio punto di vista (dopo 15 anni di lavoro nel settore delle telecomunicazioni) e leggermente irrealistico, ma comunque sfidante.
Il nostro ordine del giorno è mirato a cercare di stimolare degli impegni a che effettivamente tutte le risorse che saranno dedicate a questo tipo di obiettivi vengano effettivamente a portare un risultato. Ricordo infatti che abbiamo fatto convergere con degli accordi con il Ministero 90 milioni di euro dai Fondi strutturali PSR e FESR per integrare circa 200 milioni del Fondo di coesione sociale nazionale per raggiungere questi obiettivi; ma si tratta di 90 milioni che rimarranno nella responsabilità della Regione per il raggiungimento degli obiettivi posti dall'Unione europea per cui questi fondi erano stati conferiti alla nostra Regione: obiettivi che, se non venissero centrati, potrebbero vedere la richiesta di restituzione di questi fondi. C'è quindi un problema oggettivo di responsabilità.
Sotto questo profilo, quindi, già da un lato ci preoccupa un pochino la discrasia degli obiettivi: l'infrastruttura richiesta dall'Italia contro il servizio richiesto dagli obiettivi europei. E quindi chiediamo fortemente come primo punto di impegno che si lavori per la progettazione e l'attuazione della terza ed ultima fase della strategia della banda ultralarga, che riguarda l'attivazione del servizio all'utenza finale, in particolare all'intermo delle aree bianche e del cluster D, le cosiddette case sparse, che sono quelle che oggi prevedono che neanche l'infrastruttura arrivi a tutte le utenze, ma semplicemente che questa attraversi la via principale del centro abitato e si attesti da qualche parte su un terreno comunale con un casotto sede del punto di distribuzione; ma poi esse richiederanno un operatore che realizzerà di fatto il collegamento del cosiddetto "ultimo miglio", il cosiddetto customer premises, cioè il collegamento all'utenza effettiva.
E questo comporterà - tra l'altro per aree particolarmente disagiate e di scarso interesse dal punto di vista del mercato - un onere maggiore per gli operatori, che invece troveranno, per esempio nelle Aree C (pur essendo queste a fallimento di mercato), un'infrastruttura che tendenzialmente sarà più capillare all'interno di centri abitati, con una relativamente maggiore densità abitativa.
Affrontiamo dunque di nuovo il solito problema che le aree più marginali sono quelle che avranno anche la maggior difficoltà dal punto di vista dei privati ad essere adeguatamente attrezzate perché ci sia l'effettiva offerta del servizio. Sotto questo profilo, quindi, la terza fase è da progettare fin da oggi e comporta importanti e significativi cambiamenti di politica e implica anche un tentativo di ridefinire le politiche del lavoro. Infatti, se da un lato nella mozione di maggioranza si parla di stimolare l'interesse dell'utenza perché si richiedano i 30 o i 100 megabit - sia che si sia un'azienda, un Ente pubblico o un privato cittadino - il servizio deve servire a qualcosa di più che scaricare un film, guardare uno streaming o fare la telefonata on line, perché questo lo si fa con un'ADSL che funzioni decentemente. Servirebbe poter avere l'effettivo "on line" di qualità del servizio di video bi-direzionale, che oggi con l'ADSL non è possibile, per reggere videoconferenze e la possibilità di un effettivo telelavoro con la presenza costante on line cose che ad oggi non esistono in questa Regione per mancanza di politiche verso questo tipo di argomenti. E questo è solo un esempio.
Così come non esiste l'artigianato 2.0, quello che dovrebbe decentrare le attività ad alta intensità di utilizzo di internet; che si tratti dell'e commerce, ma anche della progettazione on line, per esempio il design di prodotti per le stampanti 3D (digital maker). Ne abbiamo parlato, per esempio, quando abbiamo trattato il piano per l'artigianato; ma si tratta di cose su cui si baseranno l'effettivo sfruttamento e l'esigenza di realizzazione di questo tipo di servizi.
Di conseguenza, la nostra prima richiesta è quella di pianificare appunto, l'attivazione del servizio: solo questo, infatti, giustifica l'investimento di un significativo numero di miliardi a livello nazionale.
Altrimenti - e ne abbiamo esempi sparsi ovunque - avremo l'ennesima infrastruttura "spenta" distribuita in giro per la nostra Regione e per il resto d'Italia: infrastruttura che non è che resti lì in eterno, in attesa che qualcuno la usi, perché si deteriorerà e anche perché le tecnologie andranno ulteriormente avanti.
Inoltre chiediamo - questo in parallelo a quanto già fatto nella mozione di maggioranza - che vengano fortemente coinvolti gli operatori locali nella realizzazione delle fasi 1 e 2 per l'infrastruttura dei cluster C e D, perché quello che ci preoccupa è l'estrema centralizzazione dell'operazione con l'affidamento a Infratel dell'intera gestione di tutta la fase realizzativa attraverso bandi di dimensioni notevoli, che potranno vedere per la parte realizzativa solo grossi attori interessati alla realizzazione dell'infrastruttura.
Questo, a nostro parere, è già un problema, perché i grossi attori andranno a lavorare meglio e anche più intensamente per la fase successiva solo laddove vedranno uno sbocco di mercato. E qui veniamo agli ultimi impegni che riguardano sostanzialmente il fatto di garantire una soluzione di ultima istanza. Cioè, cosa succederà se, fatto tutto questo lavoro posto che riusciamo a realizzare l'infrastruttura nei tempi e nei costi stabiliti, poi il mercato non sarà in grado di attivare effettivamente i servizi al 100% dell'utenza? Significherà il fallimento dell'intera operazione.
Quindi chiediamo - e qui facciamo una vaga proposta - che ci sia una scadenza oltre la quale qualcuno si prenderà l'impegno di attivare comunque quei servizi, sia esso un operatore pubblico, un consorzio pubblico-privato o una qualche forma di incentivazione che permetta di sostituire, ad esempio, l'ADSL con il collegamento a banda ultralarga, supportato dal pubblico. Altrimenti stiamo creando l'ennesimo digital divide tra aree che avranno la banda ultralarga perché interessa al mercato e aree che avranno una infrastruttura spenta, che nessuno vorrà mai accendere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 897.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno ricalca quello che è stato detto dai colleghi, ma ho tenuto a precisare che, ad oggi, abbiamo due problemi diversi, che sicuramente riflettono la crescita della velocità nei territori già coperti da infrastrutture di rete minime, quindi parliamo di città e paesi che devono passare dalla banda larga ADSL convenzionale alle reti in fibra ottica che veramente ci possano consentire di utilizzare flussi di dati in modi nuovi e anche applicazioni di telelavoro, nonché intensive di streaming molto più alte di quelle che abbiamo ad oggi.
Tuttavia, pensiamo anche ai territori che non hanno neppure un accesso minimo alla banda larga, nessun tipo di accesso, quindi non parliamo di un doppione telefonico, ma dell'impossibilità di avere qualunque servizio ADSL e tanto meno la fibra ottica, perché la maggior parte del territorio piemontese è a bassa densità abitativa, è a fallimento di mercato e molto di esso è in zone alpine, anche disagiate, dove è fisicamente difficile collocare infrastrutture di rete.
Quindi pensiamo che, per come è stato impostato il Piano della banda ultralarga nazionale, non vi è nessuna garanzia, negli obiettivi che questo Piano si pone - come ha giustamente ricordato il collega Campo - del raggiungimento finale delle utenze. Questo Piano predispone i finanziamenti per il raggiungimento dell'infrastruttura principale, ma con fibra ottica spenta, quindi senza il collegamento finale alle case.
Allora, a prescindere che gli obiettivi del BUL (Piano nazionale della banda ultralarga) siano rispettati o no e che venga posta in essere un'azione che nel BUL non è specificata, ovvero la copertura finale alle utenze, specialmente in zone a bassa densità, io chiedo che l'obiettivo del Piano sia comunque valutato ed economicamente attuato in un modo o nell'altro.
Avendo avuto alcuni contatti col territorio e anche contatti coi Topix ho appreso qualcosa sui punti di accesso in fibra ottica già posata, ad esempio, per delle borgate o dei piccoli Comuni. Ricordiamo che abbiamo un'infrastruttura, la Bakbone view pay, che ha 28 punti di raccolta del traffico internet ed è una rete regionale. Ebbene, questi punti, per essere attivati, richiedono, di volta in volta, poche decine di migliaia di euro quindi si parla - se ho capito bene - di circa 30 mila euro dal punto centrale di attivazione a 10 mila euro per fare uscire fisicamente una fibra ottica e collocare un punto di accesso in rete ponte-radio. Parliamo dunque di accessi a due-tre chilometri di distanza, con antenne che coprono le borgate a costi di attivazione del punto che sono di 10 mila euro.
Quando viene realizzato questo tipo di intervento, che non deve necessariamente essere fatto da un Piano nazionale, o meglio, quando si pu fare diversamente, non aspettiamo il Piano nazionale, se ci sono le utenze sul luogo che sono disposte a raccogliere i fondi per fare delle attivazioni, ma semplicemente non sanno di questa possibilità, perch esiste la possibilità di raccogliere 10 mila euro tra Comune, Regione e operatori privati o cittadini comuni che vogliono attivarsi 10, 20, 30 punti di accesso a una fibra ottica che c'è.
Penso al caso esemplare dell'anello olimpico delle Valli Chisone e Germanasca, dove la fibra ottica è posata, è spenta e i Comuni - come sa anche il collega Rostagno, che è della zona - non vedono e non possono sfruttare questo tipo di opportunità, data da un'infrastruttura che è posata lì, a due passi da casa. Questo è veramente paradossale.
Non credo che dobbiamo aspettare il BUL per fornire perlomeno un servizio di pari dignità a coloro che si trovano adesso nei centri medi come la cittadina più vicina, che è Pinerolo, che comunque ha accesso alla banda larga normale su tutta la cittadina e in alcuni punti anche alla fibra ottica, ma con questo modo noi possiamo dare un analogo servizio a paesi che probabilmente non vedranno la banda ultralarga prima di 10-20 anni, quindi parliamo di accesso minimo a un'infrastruttura che sia decente e anche a costi ragionevoli, senza potenziamenti, senza Piani nazionali.
In sostanza, quello che si chiede al Consiglio regionale e alla Giunta è l'impegno, se già non vi è uno studio economico di fattibilità, a fare questo studio per capire come coprire con una banda larga la più semplice tutti i territori marginali del Piemonte, a partire dalle zone montane più disagiate, che sono poi quelle della categoria cluster D con meno di 2.500 unità abitative, quindi a fallimento di mercato, valutando le migliori soluzioni di rapporto qualità/prezzo anche senza fili, perché non ci illudiamo di poter cablare tutte le vallate alpine e tutte le colline del Piemonte. Inoltre, l'impegno a valutare la predisposizione ed integrazione del progetto nelle fasi 1 e 2 dell'Accordo con il Ministero, quindi l'impianto strutturale definito nel punto precedente che ho appena illustrato.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berutti per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 888.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Parliamo di banda larga e ultralarga e parliamo di qualcosa che diciamo così, in gergo tecnico e operativo sta a significare che ormai sono autostrade telematiche, e questo credo che sia qualcosa di importante, che quindi questa iniziativa sia assolutamente importante e condivisibile.
Naturalmente si parla di numeri significativi, perché si parla comunque (mi sembra) di oltre 280 milioni di euro di investimenti, si parla comunque ormai di una capillarizzazione, seppur graduale, di tutto il sistema di copertura, di cablaggio e di tutto quello che riguarda - io non sono un tecnico, sicuramente i colleghi che mi hanno preceduto hanno fatto degli interventi puntuali e apprezzabile - l'entità dell'iniziativa dell'opera.
E' naturale che di fronte ad interventi di questa entità e soprattutto, con gli effetti positivi collaterali che possono dare, non dimentichiamo che se oggi non sei strutturato e attrezzato e non hai la possibilità di muoverti all'interno di queste strutture, non sei più in grado di lavorare sia a livello azionale che a livello internazionale a velocità adeguate.
Detto ciò, noi chiediamo alla Giunta di mettere in atto tutte le azioni necessarie a salvaguardare e valorizzare quanto già realizzato negli anni indietro, ad attivarsi affinché nella progettazione e nel monitoraggio del piano siano coinvolti tutti i soggetti pubblici e privati del territorio ad assicurare la copertura con la banda ultralarga attraverso la realizzazione della rete pubblica, anche delle situazioni meno ad alta densità. Come sempre succede, le zone ad alta densità vengono fuori in termini positivi, hanno sempre benefici e quelle a bassa densità, sempre di più, rimangono penalizzate e non solo in termini di banda ultralarga.
Chiediamo di intervenire affinché all'interno dei capitolati tecnici del piano banda ultralarga sia garantito il collegamento tra la rete primaria e secondaria, di rendere noto il cronoprogramma. Il cronoprogramma è un elemento fondamentale, perché o c'è un piano definito con gli stati di avanzamento, quindi un processo costante, oppure rischiamo di finire nei soliti proclami e poi alla fine ci trasciniamo per qualche decina di anni.
Mi auguro di no perché, ribadisco, queste sono necessità, ormai, non sono più situazioni innovative semplicemente perché siamo più bravi e più belli degli altri. Qui siamo in un sistema come potevano essere cento anni fa le strade.
Chiediamo di attivarsi affinché le operazioni operative con il MISE/Infratel e la Regione possano essere firmate dalle Unioni montane dei Comuni, ad intervenire per garantire massima trasparenza nei criteri di selezione delle imprese; ad avviare immediatamente un tavolo regionale nazionale di monitoraggio; ad attivarsi perché sia garantito alle Regioni di poter visionare il capitolato tecnico sulla quale si baserà l'offerta ad intervenire perché sia assicurata efficacemente la neutralità tecnologica del bando; a proporre per la posa delle fibre ottiche alle infrastrutture esistenti, comprese le condotte fognarie oggi in uso, grazie a sistemi tecnologici che evitano di scavare, evitano di spese ulteriori e di risparmio sull'investimento.
Chiediamo che si avvii, a livello regionale, la concertazione in vista della pubblicazione del bando per l'uso dei 45 milioni di euro disponibili per l'agenda digitale, e che si avvii un programma regionale all'interno dell'agenda digitale.
Ci sono molte proposte. Naturalmente, quello che è importante, è che in ogni caso ci sia un percorso graduale e definito, chiaro e trasparente.
Alla luce di questo, riteniamo che possa essere una di quelle riforme epocali che possono dare una mano allo sviluppo del Paese, delle imprese della Pubblica Amministrazione e, soprattutto, a molti risparmi che, ad oggi, per necessità di movimento alternativo, purtroppo non ci possono essere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Solo per fare alcune considerazioni relativamente non tanto al testo degli ordini del giorno, quanto alle considerazioni che sono state espresse in accompagnamento e in illustrazione degli stessi.
Considerazioni che, al di là della soluzione finale che viene proposta all'interno di ciascun ordine del giorno, colgono l'essenza dei problemi.
Vorrei sinteticamente cercare di fare il punto sulla situazione.
Il progetto per la copertura di tutto il territorio piemontese attraverso la progettazione di banda ultralarga, è l'obiettivo che l'Unione Europea ha posto e che lo Stato italiano ha posto. Attorno a questo obiettivo c'è stato un insieme di risorse economiche, in gran parte statali e in parte regionali attraverso l'utilizzo di due dei tre fondi strutturali dell'Unione Europea, al fine, soprattutto, di garantire la copertura in quelle aree che brutalmente vengono definite a fallimento di mercato, ma che io preferisco definire a fragilità di mercato. Mi sembrerebbe anche un po' più adeguato.
L'obiettivo che ha questo progetto è sostanzialmente quello di portare la banda ultralarga in ogni punto della realtà piemontese e gli investimenti, circa 284 milioni complessivi, non verranno destinati in quelle zone dove sono previsti programmi di investimento da parte degli operatori privati, perché lì il mercato sostanzialmente regge.
Giustamente il Consigliere Campo nel suo intervento - almeno dimostro di averlo ascoltato - metteva in evidenza una discrasia tra un obiettivo dell'Unione Europea di attivazione del servizio e un obiettivo dello Stato italiano di copertura del servizio. Due cose completamente diverse, anche perché abbiamo visto, anche alla luce di investimenti fatti nel corso degli anni passati all'interno del territorio regionale piemontese, che la fibra è stata portata in molte località, ma questa fibra non è accesa sostanzialmente, quindi non c'è un'attivazione del servizio.
E' chiaro che nelle politiche della Regione Piemonte l'obiettivo non è quello di dare copertura a tutto il territorio a fragilità di mercato, a forza di mercato attraverso l'estensione della banda ultralarga, ma di fare in modo che ci sia un'attivazione effettiva della stessa.
Questo - apro e chiudo una parentesi immediatamente - è un tema che deve occupare le attività dei prossimi mesi. Le attività dei prossimi mesi non solo nel ruolo di soggetto di programmazione della Regione, ma anche nell'attivazione delle comunità locali perché più servizi verranno collocati, e più servizi utili alle imprese e alle persone verranno collocati all'interno della banda ultralarga, più c'è l'interesse da parte di imprese e di persone di attivare effettivamente questo servizio.
Se posso dire, bisogna che si lavori - questo è un po' il senso del messaggio che, ripetutamente, soprattutto l'Assessore De Santis ha rivolto nei mesi scorsi alle comunità locali - affinché vengano messe meno procedure su questo sistema e vengano messi più servizi all'interno di questo sistema.
Noi non escludiamo nemmeno che, all'interno della programmazione della Regione Piemonte, ci possa anche essere l'attivazione di misure finanziarie a sostegno, soprattutto, della fase iniziale, di start up, soprattutto nelle aree a fragilità di mercato. Senza un sostegno nella fase di start up, ben difficilmente il sistema si mette in moto.
E' certamente condivisibile il ragionamento che è stato fatto, ed è riportato credo in tutti gli ordini del giorno, relativamente al fatto che questo investimento deve avvenire a neutralità tecnologica. Soprattutto perché non possiamo immaginare, date le caratteristiche morfologiche del territorio della Regione Piemonte, che si porti fibra ovunque, quando anche recenti esperienze degli anni scorsi all'interno di parti della Regione Piemonte, soprattutto nelle zone di montagna, hanno dimostrato che è certamente più conveniente sotto il profilo dell'investimento utilizzare il sistema dei ponti radio, piuttosto che portare fibra ovunque.
E' certamente un obiettivo quello di fare in modo che venga utilizzato il sistema di infrastrutturazione e le reti di urbanizzazione esistenti all'interno della nostra regione come veicolo, affinché questa fibra possa essere ospitata dove la si deve collocare.
Questo è un ragionamento che può riguardare i tralicci dell'ENEL; pu riguardare il sistema fognario; può riguardare tutto ciò che oggi è parte di una infrastrutturazione esistente all'interno del nostro territorio. Ci sono esperienze - non a caso in uno degli ordini del giorno veniva riportata la questione legata all'utilizzo dei prodotti fognari - in città europee dove i condotti fognari sono stati lo strumento attraverso il quale, sostanzialmente, fare arrivare la fibra ottica.
Dai conteggi e dalle previsioni effettuati, con le risorse messe a disposizione, i 294 milioni di euro complessivi sulla Regione Piemonte da destinare essenzialmente e totalmente - sottolineo questi due avverbi alle zone a fragilità di mercato, noi riteniamo che venga coperto tutto il territorio regionale. Peraltro, in recenti momenti di confronto con il MISE la quota statale è costituita da fondi di sviluppo e coesione sociale c'è una quota che non è stata ancora attribuita alle singole Regioni, che è trattenuta a livello nazionale e che verrà ripartita se al momento effettivo delle gare queste risorse saranno sufficienti per consentire la copertura di tutto il territorio regionale. Quindi, sostanzialmente, c'è ancora un margine a livello nazionale per quanto riguarda i fondi di sviluppo e coesione sociale, che possono essere destinati a questo scopo.
Certamente, indipendentemente dal fatto che la gara nazionale venga condotta da Infratel (gara che, poi, dovrà prevedere una fase successiva quale la progettazione dell'intervento), l'obiettivo è un forte ruolo di protagonista da parte della Regione Piemonte e delle comunità locali quando si procederà sostanzialmente alla progettazione effettiva della copertura dell'intero territorio regionale attraverso la banda ultralarga.
L'interesse è duplice: innanzitutto, nella progettazione deve essere effettivamente garantita la questione della neutralità tecnologica; in secondo luogo, non si deve buttare a mare quanto compiuto in termini di investimento nel corso degli anni, perché sarebbe veramente una brutta cosa, è un lusso che non possiamo permetterci, né nella normalità, né nella specificità dei nostri tempi.
Sotto questo profilo, l'Amministrazione regionale sta lavorando in relazione agli elementi essenziali forti che sono contenuti in quasi tutti gli atti di indirizzo e nei documenti. Quindi, sotto questo profilo, leggo alcuni minimi comuni denominatori collocati in ciascuno degli stessi, così come abbiamo avuto modo di ascoltare poche settimane fa, in sede di Giunta regionale, dalla relazione dell'Assessore De Santis sullo stato dell'arte dell'utilizzo delle risorse relative all'Agenda Digitale in relazione al FESR: in gran parte queste risorse saranno destinate all'interno del sistema sanitario piemontese, in modo particolare relativamente alla cartella elettronica e al documento elettronico.
Sotto questo profilo, questa è la posizione della Giunta. Se posso esprimere una considerazione e un rilievo, che chiederei comunque indipendentemente dalle valutazioni che i Gruppi faranno in relazione al voto su ciascuno di questi documenti, chiederei che l'ultimo punto del documento presentato dal Consigliere Campo venga espunto perché non è attraverso la proposizione di un nuovo consorzio pubblico-privato che si può immaginare di risolvere il problema di un'effettiva attivazione dei servizi, anche perché gran parte degli ordini del giorno già ricordavano che il Piemonte è ricco di società, enti e agenzie molto rilevanti su questi aspetti. Personalmente, non ravvedo la necessità di immaginare la costituzione di un nuovo soggetto; poi, ci sono anche gestori locali che si sono fatti carico, soprattutto nelle aree più deboli sotto il profilo della logica di mercato, di essere un po' protagonisti di sviluppo di quel sistema delle reti.
Pertanto, sotto questo profilo, cogliamo come elemento certamente positivo e condivisibile da parte della Giunta regionale il senso dei documenti presentati, il dibattito e le motivazioni portate nell'illustrazione delle stesse; chiederemmo comunque, come valutazione della Giunta, che l'ultimo punto dell'ordine del giorno illustrato dal Consigliere Campo possa essere tolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

In merito alla richiesta relativa all'ultimo impegno, ovviamente sono disposto a toglierlo, però sottolineo che, al di là della soluzione proposta, si dovrà ragionare su un piano B, perché nella progettazione tutto sommato, è compresa nel primo punto - della cosiddetta terza fase che è quella della commercializzazione dell'infrastruttura per l'attivazione del servizio, sarà necessario individuare le strategie per evitare che anche solo parte dell'infrastruttura rimanga spenta.
Quindi, sotto questo profilo accolgo la richiesta, però sottolineo l'impegno che porteremo avanti nei prossimi mesi perché si attivino politiche che impediscano il ripetersi degli errori passati, cioè la realizzazione di infrastrutture che poi rimangono non utilizzate.



PRESIDENTE

Consigliere Campo, la prego di venire a sottoscrivere la modifica.



(Il Consigliere Campo si avvicina al banco della Presidenza per la sottoscrizione delle modifiche)



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 830, il cui testo come modificato, verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 897, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 896, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 888, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Sia riportato a verbale il voto favorevole del Consigliere Vignale.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.53)



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