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Dettaglio seduta n.172 del 13/09/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.33 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Spesa socio - assistenziale

Interrogazione a risposta immediata n. 1214 presentata dalla Consigliera Batzella, inerente a "Pagamenti fondi regionali 2015 e acconto 2016 agli Enti Gestori delle funzioni socio-assistenziali della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1214, presentata dalla Consigliera Batzella, che ha la parola per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione riguarda i pagamenti dei fondi regionali 2015 e l'acconto 2016 agli enti gestori per le funzioni socio-assistenziali della Regione Piemonte.
Tutto è nato perché abbiamo ricevuto due lettere di segnalazione - che sono pervenute per conoscenza anche agli Assessori Reschigna e Ferrari e a tutti gli Uffici competenti - una delle quali dal Consorzio CISAS di Santhià e una lettera inviata dal Coordinamento regionale degli Enti gestori, nella quale segnalavano delle gravi criticità. I suddetti chiedevano e chiedono il sollecito del saldo del fondo regionale 2015 e l'acconto 2016 per la gestione del sistema integrato dei servizi sociali.
Per mancanza di liquidità di cassa, il CISAS di Santhià ha sospeso da oltre 12 mesi i pagamenti verso terzi, quindi l'integrazione delle rette dei minori, dei disabili, degli anziani e degli affidamenti familiari come gli assegni di cura, e sono anche a rischio i pagamenti degli stipendi del personale dipendente. Lamentavano il fatto che avevano le risorse solo per pagare gli stipendi del personale fino al mese di settembre 2016 quindi il mese in corso.
Tra l'altro, anche gli interessi per le anticipazioni bancarie sottraggono ulteriori risorse ai servizi, perché la mancanza di liquidità di cassa ha costretto gli enti gestori a ricorrere ad onerose anticipazioni bancarie che, in alcune realtà, hanno già raggiunto il tetto massimo di disponibilità. Quindi, tutto ciò contribuisce a peggiorare la qualità dei servizi e l'erogazione dei servizi.
Interrogo l'Assessore per conoscere se e con quali tempistiche si intenda saldare il dovuto.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Ho spiegato ieri in I Commissione e questa mattina, chiudendo il dibattito generale sul rendiconto per l'esercizio 2015, che oggi abbiamo alcune criticità. La più pesante è quella relativa al fatto che essere una Regione con tre miliardi di euro complessivi di disavanzo determina il fatto che in giro per il Piemonte c'è qualche decina di migliaia di creditori nei confronti della Regione, che complessivamente vantano crediti per quell'importo.
Se i provvedimenti che sono stati fatti sul piano nazionale hanno consentito e consentono di spalmare la copertura di questi due disavanzi in parte per un miliardo e 264 milioni di euro in dieci anni e la restante parte in trent'anni - e questo risolve il problema della competenza, cioè dell'individuazione delle risorse che annualmente vanno collocate sul bilancio della Regione a questo titolo - è evidente che non è pensabile che i debiti che la Regione ha possano essere saldati in un arco temporale di dieci o di trent'anni.
Però questa è la nostra condizione, rispetto alla quale in questi due anni qualche passo in avanti l'abbiamo fatto, in termini di miglioramento.
Però non è un passo in avanti che possiamo considerare oggi soddisfacente.
In modo particolare, oggi, per quanto riguarda le problematiche di liquidità, ci sono tre ambiti di intervento delle politiche regionali che soffrono più di altre. Il primo è il tema della direzione e coesione sociale, dentro al quale si collocano, come particolare criticità, i dediti nei confronti dei soggetti gestori delle politiche sociali. Il secondo riguarda i debiti nei confronti dei Comuni per la realizzazione di opere di difesa suolo, di interventi sul dissesto idrogeologico. Il terzo, di più limitata intensità, anche se rappresenta comunque una criticità, è quello sulla cultura e sul turismo.
Noi stiamo cercando di trovare una soluzione a questo tema. Voglio ricordare che, nel corso di questo 2017, abbiamo saldato tutta la parte residua del 2014 pari a 70 milioni di euro. In più, da alcuni mesi a questa parte stiamo trasferendo risorse e soggetti gestori con una previsione di dieci milioni di euro al mese. Questo ci porta, però, a non considerare ad oggi realistico l'obiettivo di chiudere il 2015 e di dare l'anticipo sul 2016.
Sotto questo profilo domani mattina, per cercare di individuare insieme le soluzioni, con l'Assessore Ferrari incontreremo tutti i soggetti gestori delle politiche sociali, perché oggi viene rappresentata nel question time la situazione del Consorzio di Santhià, però il problema è generale e non può vedere un unico soggetto a cui rivolgere liquidità altrimenti creiamo ingiustizie.
Nel frattempo, l'Amministrazione regionale ha presentato al Ministero dell'Economia e delle Finanza proposte che tendono a risolvere il tema della liquidità della Regione o che consentano di rendere meno complicata questa questione. Nelle prossime settimane, sulla base delle verifiche che stiamo facendo con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, sarò in grado di presentare un programma più preciso.
Ad oggi, l'impegno è che noi si riesca a trasferire in termini di liquidità almeno dieci milioni di euro al mese ai soggetti gestori delle politiche sociali, con la consapevolezza che questo non risolve il problema, rispetto a cui stiamo ricercando, lo ripeto, interventi di natura straordinaria.


Argomento: Associazioni intercomunali

Interrogazione a risposta immediata n. 1215 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Erogazione integrativa di contributi statali a sostegno della gestione associata da destinare alle Unioni di Comuni in conto anno 2013"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1215 presentata dal Consigliere Berutti, che ha la parola per l'illustrazione.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
La mia interrogazione è molto semplice.
Alla luce del fatto che è stato rilevato che su 56 Unioni collinari ammesse al contributo, 32 sarebbero state finanziate e 24 sarebbero state escluse, si poneva la questione su quelle escluse e sulle motivazioni dell'esclusione. Su questo il Vicepresidente sarà sicuramente chiaro.
Però era un dubbio che ci eravamo posti e, come tale, volevo sapere le motivazioni e, soprattutto, come s'intende intervenire a sostegno di quelle che sono state escluse, se vengono reinserite o se a questo punto rimangono escluse.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli Enti locali

Il tema è stato sollevato nel corso di quest'estate. La questione nasce dal fatto che, in sede di bilancio, noi non abbiamo potuto iscrivere sul 2015 risorse regionali che si accompagnassero alle risorse statali.
Pertanto, il bando sugli incentivi alla gestione associata delle funzioni è stato fatto unicamente avvalendoci delle risorse dello Stato stanziate a tale scopo.
Questo ha portato come conseguenza il fatto che si è accompagnata un'altra scelta, ossia che già con il bando del 2015 si è teso a privilegiare, in termini di trasferimenti economici, le gestioni associate che più avevano fatto progetti forti sul piano della riorganizzazione dei servizi.
Oggi, purtroppo, molte gestioni associate in Piemonte hanno ancora come uniche due funzioni in associazione quella della protezione civile e quella del catasto. Voglio ricordare che il catasto non è una funzione che oggi è esercitata dai Comuni. Quindi, si è fatto un bando che tende a privilegiare in termini di trasferimenti quelle gestioni associate.
Il problema si è posto e, proprio ieri, illustrando in I Commissione la relazione introduttiva del disegno di legge sull'assestamento di bilancio ho detto che, nell'assestamento di bilancio, abbiamo individuato le risorse e sono tutte allocate (c'è anche un articolo del disegno di legge a tale scopo), che consentono di fare tre operazioni: uno, di tipo più formale ma sostanziale, evitare le revoche sui contributi del 2014 per quelle Unioni di Comuni che hanno rendicontato con qualche giorno di ritardo, ma rispetto ai quali la rendicontazione era a posto; due, integrare le risorse sul bando 2015, per consentire di finanziarie tutte le Unioni di Comuni che hanno fatto domanda, quindi non ce ne sarà nessuna esclusa, comprese quelle che hanno fatto domanda sulle start up; tre, allocare già nell'assestamento di bilancio sul 2016 ulteriori due milioni di euro di risorse regionali, in modo tale che il bando sul 2016, che uscirà nel mese di settembre, possa contare su fondi trasferiti dallo Stato e su risorse regionali, non tantissime, ma comunque adeguate, sotto questo profilo, in relazione alle nostre situazioni.
Quest'ultima operazione è interessante perché, rimettendo una compartecipazione regionale a tale titolo, probabilmente avremo, nelle prossime ripartizioni statali, trasferimenti dello Stato maggiori rispetto a quelli di quest'anno.
Mi sembra, quindi, che con queste scelte, contenute nel disegno di legge di assestamento di bilancio, il problema venga risolto.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1212 presentata dal Consigliere Valetti, inerente a "Riattivazione della linea SFMA-Torino-Ceres"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1212, presentata dal Consigliere Valetti, che ha la parola per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Come sappiamo, la scorsa estate c'è stato un problema, per un incidente che ha coinvolto un camion ad un passaggio livello della linea ferroviaria Torino-Ceres, sulla linea del Servizio Ferroviario Metropolitano, che ha causato guasti ai sistemi di alimentazione, quindi picchi di tensione e diversi malfunzionamenti che ne hanno causato un'interruzione su una parte della linea, che continua ad esercire, ma con bus sostitutivi, almeno per l'estate, soprattutto nelle tratte in cui i treni non possono circolare.
Ovviamente, in questi casi, essendo anche il territorio particolarmente difficile come viabilità, gli autobus sostitutivi non fanno le veci del treno, causando anche diversi disagi che, per fortuna, essendo nel mese di agosto, sono minori rispetto a tutto il resto dell'anno.
Tuttavia, all'apertura delle scuole - quindi questo lunedì - la linea non era ancora stata aperta. Si è dovuto, quindi, incrementare il numero di autobus sostitutivi, sempre tenendo presenti le problematiche del traffico.
Sono stati particolarmente gli studenti a soffrirne di più, ma solo come quantità, perché anche i pendolari hanno avuto grandi disagi.
Quindi, essendo stata preannunciata la riapertura da GTT prima del periodo scolastico - circostanza che però non si è verificata - chiediamo alla Regione, e quindi indirettamente all'Agenzia della Mobilità che gestisce questi servizi, se ha avuto comunicazioni della data effettiva del ripristino completo della tratta Torino-Ceres.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Come sa, Consigliere, questa tratta è gestita da GTT e non dall'Agenzia, quindi è GTT ad avere anche la responsabilità della manutenzione degli interventi a seguito di danni della linea stessa, questo contrattualmente.
Il 9 maggio è avvenuto questo incidente, che ha reso indisponibile l'impianto ACEI e, di conseguenza, sono stati necessari degli interventi che sono comunque provvisori, perché gli interventi definitivi avrebbero richiesto un tempo ancora molto maggiore.
E' stato elaborato un progetto di impianto di segnalamento provvisorio capace di garantire le indispensabili funzioni di movimento in sicurezza.
Si tratta di un lavoro complesso che in queste settimane, anche con turni di lavoro notturno, GTT e le ditte preposte stanno svolgendo per permettere la ripresa del servizio. Alla conclusione dei lavori, che dovrebbe avvenire in settimana, seguirà una serie di verifiche e di collaudi indispensabili per testare la funzionalità e la sicurezza degli apparati.
La data di riapertura sarà decisa da GTT di concerto con gli uffici regionali e con l'USTIF, una volta concluse le prove e i collaudi di cui dicevamo.
Presumibilmente, la riapertura dovrebbe avvenire per la giornata del 26 settembre, quindi si tratterrebbe di due settimane di ritardo.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica - Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 1213 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Agevolazioni tariffarie a favore degli studenti"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1213, presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Torniamo su un tema che abbiamo sollevato già da diverso tempo. Siamo partiti dall'approvazione di un ordine del giorno, a prima firma mia e del mio collega Valetti, avvenuta il 29 aprile 2015, con cui abbiamo impegnato la Giunta a dedicare risorse per lo sviluppo di un abbonamento a prezzo ridotto per gli studenti delle scuole superiori esclusi dall'area Formula perché il grosso problema riguarda proprio quegli studenti, quindi di conseguenza quelle famiglie che devono raggiungere delle mete che sono al di fuori dell'area Formula o che partano proprio, come residenza, da località al di fuori del perimetro dell'area soggetta a tariffa ridotta.
Successivamente a questo ordine del giorno c'è stato un ulteriore ordine del giorno, questa volta a prima firma di un collega della maggioranza, approvato a settembre dello stesso anno, cioè 2015.
Abbiamo poi tentato, con un'interrogazione, di avere una presa di posizione chiara, per capire se effettivamente ci fosse l'intenzione di creare questo abbonamento a tariffa agevolata o, perlomeno, le intenzioni di trovare una soluzione al problema delle famiglie che si trovano a dover sopportare costi veramente incredibili per consentire ai loro figli di raggiungere le scuole.
In quest'interrogazione c'era stato un impegno, da parte dell'Assessore, di far sapere al più presto quale fosse la direzione presa dalla Giunta.
Parliamo di febbraio, ma al momento non c'è ancora stata data nessuna notizia in merito. Nel frattempo, abbiamo sentito alcune famiglie e sappiamo che, in particolare nella zona in cui risiedo io, ci sono voci per cui si sconsiglia di fare l'abbonamento annuale, nell'attesa di una soluzione definitiva da parte della Regione.
Noi crediamo sia doveroso dare delle risposte alle famiglie. Ormai purtroppo la scuola è iniziata: dico "purtroppo" perché è un bene che la scuola inizi, ma è un male che inizi senza che le famiglie abbiano certezze in merito ai costi che dovranno sostenere.
Per questo motivo, quindi, ritorniamo sull'argomento e chiediamo all'Assessore di darci finalmente una risposta chiara.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Spero chiarissima.
Ovviamente l'intervento che possiamo attuare non può riguardare semplicemente l'abbonamento Formula, ma a questo punto deve essere necessariamente un intervento a livello regionale, quindi lei capirà che si tratta di un intervento complicato, sotto diversi punti di vista soprattutto dal punto di vista delle risorse da definire, perché stiamo parlando di tutti gli studenti sotto i 25 anni.
In questi giorni è in corso l'interlocuzione con Trenitalia al fine di definire le regole per la compensazione del mancato introito conseguente all'introduzione di un abbonamento annuale studenti (fino a 25 anni) con un livello tariffario ridotto del 12% circa rispetto all'abbonamento annuale ordinario, con uno sconto analogo a quello già in vigore per i servizi automobilistici su gomma, ad esempio quelli previsti dal Formula.
L'ipotesi su cui si sta lavorando è quella di un abbonamento annuale valevole quindi per 12 mesi interi dall'acquisto e non solo per il periodo scolastico. Questo abbonamento, a differenza di quelli da dieci mesi che vengono commercializzasti ad inizio anno scolastico e sono validi da settembre a giugno, sarà invece possibile acquistarlo in qualsiasi momento dell'anno e varrà per i 12 mesi successivi all'acquisto.
Anche chi oggi acquista gli abbonamenti mensili potrà scegliere, se lo riterrà conveniente, di passare all'annuale studenti.
Questo giustifica quanto dicevamo.
Si sta concordando con Trenitalia una bozza di intesa che determini l'importo annuo da destinare all'iniziativa (sulla base dell'ipotesi massima di vendite annue) e una regola per il calcolo della compensazione da erogare a consuntivo sulla base del numero di abbonamenti annuali studenti effettivamente venduti e rendicontati, salvaguardando l'introito attuale del vettore.


Argomento: Artigianato

Interrogazione a risposta immediata n. 1216 presentata dalla Consigliera Porchietto, inerente a "Chiarimenti in merito a reale situazione contributi per Certificazione delle imprese artigiane ed eventuale riproposizione del bando"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1216, presentata dalla Consigliera Porchietto. In assenza dell'Assessora De Santis, risponderà l'Assessore Balocco.
Prego, Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Naturalmente ringrazio l'Assessore Balocco, che so non occuparsi di questi temi e che quindi mi dirà che ambasciator non porta pena. Io però le chiederò gentilmente di fare altrettanto: la sarò grata se poi lei avrà modo di far presente alla sua collega di Giunta alcune riflessioni rispetto a ciò che solleva questa iniziativa di interrogazione a risposta immediata perché riguarda una situazione molto delicata e io auspicavo, sapendo che prima l'Assessora De Santis era qui presente per un'audizione, che potesse esserci, più che altro perché ritengo che non si tratti di una questione che si possa risolvere soltanto con una riposta scritta o attraverso la grande disponibilità di un collega. Mi scusi solo la premessa, Assessore, e poi ci mancherebbe! Più che altro mi sono permessa di fare io una premessa per i colleghi che sono in Aula, perché credo sia importante.
Perché questa interrogazione? Già il 19 luglio io avevo ricevuto da parte dell'Assessora De Santis una risposta rispetto ad un'interrogazione in cui si chiedeva come mai erano state segnalate parecchie anomalie definiamole così - su questo bando dedicato alla certificazione delle imprese artigiane, dove già la riflessione che avevamo fatto nasceva dal fatto che pochissime imprese artigiane avevano avuto sia la possibilità sia l'informazione per poter partecipare a questo bando e quindi avevano avuto la possibilità di un contributo.
In tale frangente, l'Assessora aveva ammesso che c'erano state delle irregolarità rispetto all'applicazione corretta del sistema individuato da questo bando, ma che non solo queste irregolarità erano state sanate ma che non se n'erano più verificate e che tutte quelle segnalate erano state testé risolte. Dopodiché ci ritroviamo il 4 settembre con un bell'articolo su La Stampa, in cui candidamente gli Uffici della Regione ammettono che avevano ricevuto ulteriori segnalazioni e che in data 12 luglio - vale a dire ben prima (una settimana prima) che l'Assessora rispondesse - c'era stata l'ennesima segnalazione da parte di un'azienda.
Allora, premetto che ho fatto anch'io l'Assessore e so benissimo che non sempre siamo informati di ciò che accade negli Uffici, ma so anche che molto spesso le risposte ai question time o alle interrogazioni vengono redatte sì sotto l'egida degli Assessori, ma dagli Uffici; quindi mi pare veramente alquanto bizzarro che gli Uffici abbiano detto che non c'erano più irregolarità quando solo una settimana prima le irregolarità erano state evidenziate, tant'è che gli Uffici stessi davano ai giornalisti proprio questo elemento.
Il fattore ulteriore che mi preoccupa - ed è l'oggetto della domanda che vado a fare - è che noi ci apprestiamo, probabilmente, a promuovere un'altra iniziativa, nel senso che il bando potrebbe essere nuovamente presentato. Allora, il tema che io pongo, Assessore, è quello di capire se la Regione - e in questo caso l'Assessorato alle attività produttive abbia preso in seria considerazione l'idea di promuovere dei correttivi a questo bando, che non ha funzionato - visto che le percentuali di imprese che hanno partecipato ed usufruito di questi contributi sono bassissime soprattutto per avere la speranza che, stanti le numerose segnalazioni concrete e attendibili - tant'è che poi sono state risolte successivamente non si possano nuovamente ripresentare queste criticità perché il bando non sarà stato corretto da parte degli Uffici.
Chiedo pertanto alla Giunta regionale di sapere se questa iniziativa verrà eventualmente ulteriormente perpetrata, però attraverso dei correttivi, nel caso in cui venga riproposto il bando.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Porchietto.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Balocco.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Sì, Consigliera, lei avrà certamente modo - e l'Assessora De Santis si scusa per non aver potuto essere presente - di approfondire direttamente con lei la mia ovviamente esile risposta, che però parte proprio da questa sua ultima domanda.
In vista di una prossima nuova convenzione, cioè, che potrà essere adottata per l'annualità 2017, i competenti Uffici della Direzione competitività hanno intrapreso alcuni approfondimenti per l'introduzione di correttivi.
In ordine alla sanzione degli enti certificatori che non dovessero dare una corretta attuazione alla convenzione, si opererà tramite: a) riduzione in misura percentuale del rimborso spettante all'Ente; b) inibizione - a fronte di accertati comportamenti non rispettosi delle disposizioni contenute nella Convenzione - alla partecipazione ad analoghe future misure; c) risoluzione contrattuale nelle fattispecie più gravi, da individuare puntualmente.
In ordine alla pubblicizzazione dello strumento presso le imprese artigiane, si interverrà tramite: a) potenziamento dell'informazione da parte della Regione - peraltro fino ad oggi sempre attivata, attraverso gli strumenti multimediali (sito, istituzionale/portale artigianato), articoli di stampa, nonché per il tramite delle Associazioni imprenditoriali - con l'attivazione di forme di comunicazione diretta alle imprese stesse; b) vincolo esplicito in Convenzione per i soggetti attuatori di predisposizione/diffusione di una comunicazione ai potenziali beneficiari.
Circa il segnalato mancato interesse degli Enti di certificazione a promuovere l'iniziativa, invece, si osserva che ciò contrasta con il fatto che gli Enti hanno sempre aderito ai bandi proposti e che nel corso degli anni il numero delle certificazioni rese è andato via via crescendo. In particolare, in occasione dell'estensione del bando, fino a giugno 2016 hanno aderito 18 Enti sui 21 originari e tuttora i medesimi Enti richiedono informazioni circa la possibilità di ulteriori analoghe iniziative.
Infine, la segnalazione cui si fa cenno nell'interrogazione rispetto alle anomalie verificate, si precisa che queste sono ascrivibili ad uno solo degli Enti certificatori. Tutti gli altri hanno correttamente operato consentendo alle imprese artigiane di ottenere certificazioni ad un costo scontato rispetto a quello normalmente praticato, senza l'aggravio burocratico di presentazione di apposita istanza.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.
Ci sono ancora due interrogazioni per le quali attendiamo l'arrivo imminente dell'Assessora Pentenero.



(La seduta, sospesa alle ore 15.01, riprende alle ore 15.05)


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 1211 presentata dalla Consigliera Ruffino, inerente a "Contributi annuali scuole paritarie"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1211, presentata dalla Vicepresidente Ruffino che, in qualità di Consigliera, ha la parola per l'illustrazione.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
La mia interrogazione è relativa ai contributi annuali alle scuole paritarie. Il problema, purtroppo, è annoso e ritengo che in qualche modo debba assolutamente essere risolto.
Ci sono dei gravi ritardi sui pagamenti per i contributi da parte della Regione Piemonte, ma anche da parte dello Stato (del Ministero). Sono ritardi che si sommano ed è semplice immaginare le difficoltà che si creano sia alle scuole materne paritarie sia agli Enti di formazione professionale.
Sappiano anche che con la ripresa dell'anno scolastico ricomincia tutta una serie di costi importanti, legati non soltanto al pagamento degli stipendi. Questa realtà è già stata riportata più volte in quest'Aula: in questa situazione, oltre ad essere in sofferenza, alcuni presidi sono a rischio chiusura.
Ieri, in I Commissione, il Vicepresidente Reschigna ci parlava dell'obiettivo importante che il governo regionale vuole raggiungere nella riduzione dei tempi di pagamento. Ritengo importantissimo che quest'obiettivo venga raggiunto anche in questi contesti perché immagino che tutti noi si voglia avere una scuola di qualità. Per fare questo, per ovviamente occorre ci sia questa puntualità.
In questo senso, quindi, interrogo l'Assessore, ma mi permetto anche di chiedere un impegno per cercare di ridurre i tempi, non soltanto per quanto riguarda la Regione ma anche per quanto attiene al Ministero.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Ruffino.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessora Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione e formazione professionale

Faccio una premessa di carattere generale: la scelta della Giunta - e ovviamente in primis dell'Assessore al bilancio - è una scelta secondo la quale tutte le attività che noi eroghiamo e che implicano stipendi - per le quali, cioè, in ultima analisi il processo che la Regione innesca determina degli stipendi - abbiano priorità rispetto alla cassa che noi andiamo a erogare.
La situazione di sofferenza della cassa nella sua complessità è una situazione che il collega Reschigna ha più volte rappresentato, ma più volte ha evidenziato come una scelta che noi abbiamo fatto è quella di dare priorità ai pagamenti degli stipendi.
Detto questo, la situazione delle scuole materne paritarie, in termini di cassa e non in termini di competenza, presenta due questioni diverse: la prima, com'è stato evidenziato, è la questione dei pagamenti regionali; la seconda è la questione dei pagamenti nazionali.
Per quello che attiene la questione dei pagamenti nazionali, il Ministero ha interrotto la liquidazione delle somme spettanti per un semplice motivo: è stato fatto ricorso da alcuni soggetti aventi titolo all'erogazione dei contributi, cosa che - appunto - ha interrotto il processo di liquidazione delle somme spettanti alle scuole paritarie. Su questo il Ministero sta cercando di trovare una soluzione, ma al momento attuale non sono riusciti ad individuare nessuna soluzione, per cui i pagamenti legati all'anno 2015-2016 (mentre tutto il pregresso è stato liquidato), sono attività sospese in virtù di un ricorso presso il Tribunale che (se non ricordo male, in prima istanza è stato vinto dai ricorrenti) che non ha ancora completato il proprio iter. Ovviamente su questo aspetto possiamo essere più puntuali.
Invece, relativamente al tema dei pagamenti e delle spettanze regionali, per quanto attiene i contributi ex articolo 14 della legge regionale n. 28/2007 (contributi al funzionamento delle scuole dell'infanzia paritarie non dipendenti da enti locali territoriali), tutti i contributi relativi all'anno scolastico 2014-2015 (7.700.000,00 euro) sono stati erogati, fatta eccezione per i casi in cui il DURC era irregolare. Tutti i contributi liquidati destinati direttamente alle scuole dell'infanzia paritarie sono già stati fisicamente erogati. Mentre la prima parte è stata erogata, la seconda è stata liquidata per un totale di 915.113,48 euro.
Restano quindi fisicamente da liquidare 1.498.396,19 euro a favore dei Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti e 1.458.378,71 euro a favore dei Comuni con popolazione superiore ai 5.000 abitanti (a fronte di liquidazioni per complessivi euro 4.262.586,47).
Rispetto ai contributi per le "Sezioni Primavera" (erogati tramite Finpiemonte), è stata completata l'erogazione degli acconti del 30% e si sta procedendo all'erogazione dei saldi per l'anno scolastico 2013-2014.
Si sta procedendo al pagamento degli acconti per il secondo anno, cioè 2014-2015.
Per quanto riguarda i bandi anticipatari per l'anno scolastico 2014 2015 (erogati tramite Finpiemonte), è stata completata l'erogazione degli acconti per un importo totale del 30%.
Per quel che concerne il bilancio 2016 e quindi l'anno scolastico 2015 2016, si sta procedendo con l'impegno e quindi con l'erogazione delle somme spettanti, facendo riferimento ai criteri che da sempre vengono utilizzati.
Questo è lo stato dell'arte, consapevoli che alcune scuole dell'infanzia sono in una situazione di difficoltà; peraltro, alcune situazioni specifiche sono state erogate proprio per la gravità. Ovviamente la cosa migliore sarebbe quella di poter liquidare tutte le risorse spettanti, ma come ho detto, e credo di poter assicurare da questo punto di vista, là dove si tratta di stipendi viene data priorità rispetto a una situazione di cassa, che è quella che anche i Consiglieri di minoranza credo conoscano benissimo.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 1217 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Entrata in vigore del regime misto per i pasti nelle scuole piemontesi"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1217 presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come sapete, da ieri, con la riapertura delle scuole, per la prima volta l'introduzione del diritto al pasto da casa pone problemi inediti. Il regime misto dovrebbe cominciare ufficialmente dal 3 ottobre, ma nel frattempo ogni scuola si è trovata a dover decidere come organizzare il servizio nel mese di settembre.
Come sapete, in Piemonte questa vicenda è nata nel 2013 dal ricorso di un centinaio di genitori di una scuola primaria torinese, dopo l'aumento delle tariffe della refezione, calcolate per fasce in base ai parametri ISEE. Ricorderete che il TAR aveva inizialmente respinto il ricorso affermando che il Comune aveva diritto di modulare le tariffe; tuttavia aveva rinviato al Tribunale la seconda questione posta dai ricorrenti ossia l'eventuale diritto di portarsi il pasto da casa. La città di Torino all'inizio negava questa possibilità, stabilendo che chi avesse scelto di non usufruire del servizio di mensa dovesse andare a prendere i figlia a scuola e riportarli dopo pranzo.
Con l'ordinanza 2 febbraio 2015, in primo grado il Tribunale di Torino negò il diritto a portarsi il pasto da casa; poi, in data 21 giugno 2016 con sentenza 1049 della Corte d'Appello, ha ribaltato questa decisione affermando che il tempo trascorso in mensa fa pienamente parte dell'offerta didattica ed è quindi un diritto restare a scuola pur non usufruendo della mensa.
I giudici si basano su una circolare del Ministero dell'Istruzione (la n. 29 del 5 marzo 2004), emessa a seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 59/2009, ove viene sottolineato come il primo ciclo della durata di otto anni e avente carattere unitario costituisca la prima fase in cui si realizza il diritto-dovere non solo all'istruzione, ma anche alla formazione, e pertanto prende atto di come la scuola sia cambiata e di come quello spazio che viene definito tempo-scuola non comprende solo l'attività strettamente didattica, ma anche un momento di socializzazione come il pranzo.
A questo punto, l'introduzione del regime misto pone alle scuole problemi igienici, sanitari e logistici, secondo me, di difficile soluzione. La novità introdotta solleva infine, a mio parere, questioni etiche legate al rischio di produrre discriminazioni e separazione fra bambini che dovrebbero godere degli stessi diritti e degli stessi servizi sperimentando di fatto la socialità e la convivialità.
In una prima interpretazione della sentenza, l'Assessore Pentenero e l'Assessore alle politiche educative del Comune di Torino, dopo un incontro avvenuto il 22 luglio, avevano concluso che il diritto al pranzo al sacco sarebbe stato di fatto garantito ai ricorrenti, mentre successivamente (se ho capito bene) il Direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale ha tuttavia riconosciuto il pasto da casa come un diritto di tutti gli studenti e convocato un nuovo incontro con i due Assessori. A questo punto, mi pare che nel frattempo sia emersa l'interpretazione finale, cioè che questo principio vale non solo per i ricorrenti, ma per tutti quelli che ne faranno richiesta.
Nell'interrogazione, visto che le sentenze mettono in discussione (lo prevedevo già, in realtà) l'universalità del servizio mensa così come garantito all'interno della nostra Regione, si chiedeva all'Assessore come intenda muoversi per evitare che ciò avvenga. La dico così: credo che dietro quel pasto ci sia qualcosa di più dello spinacio bollito o del pesce che ognuno di noi ha sempre odiato (io ne sono diventato anche un po' intollerante, visto che lì mi obbligavano ogni pomeriggio), credo che quella funzione pedagogica del sapere cosa prendere e sapere in qualche modo che i cibi non fanno schifo, al massimo non ti piacciono, quell'idea assai strana, ma del tutto educativa del dire che non sei al centro del mondo, che in qualche modo quella fettina, quella pasta scotta te la devi gestire da solo, fa parte del sistema educativo.
Allora è chiaro che le sentenze vanno rispettate, Assessore; detto ci però, è compito della Regione e della politica evitare che la loro applicazione metta in discussione in generale l'universalità del servizio mensa, ma secondo me anche del servizio educativo in quanto tale. E questa sperimentazione della socialità che prevede gli stessi servizi e gli stessi disagi per il figlio che viene dalle alte classi e che è abituato a mangiare benissimo, magari anche con la filiera corta, a chi, invece proviene da classi meno agiate, perché la cosa ancora più insidiosa di questa discussione - ho finito - è che magari qualcuno l'ha anche fatta per evitare di pagare il massimo. E spesso pagare il massimo vuol dire anche pagare un po' per gli altri, perché è questo il principio, e la dico così: allora, a livello nazionale bisognerebbe intervenire per definire dei criteri stringenti di autorizzazione di questa pratica.
Capisco il principio per cui, ormai, si dice che non si può ledere il principio di chi vuole portarsi un pasto differenziato da casa, posto che ormai, mi risulta che la gran parte delle scuole faccia di tutto per avvicinarsi alle esigenze di chi ha problemi religiosi, di intolleranza o di chi non può consumare tutti i tipi di pasti. Però, allora, se i giudici hanno detto una cosa, credo che la politica non possa stare zitta e riorganizzare il servizio secondo quanto detto dai giudici. Credo che il livello nazionale debba essere coinvolto in una riflessione su questa vicenda, che non può essere solo locale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Vi invito a rispettare sempre i tempi.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

Grazie, Presidente.
Intanto occorre precisare un aspetto: la questione del ricorso presentato da un numero di genitori che via via è andato crescendo (si è partiti con circa 22 genitori e, oggi, sono arrivati a una settantina) si insinua all'interno delle norme che abbiamo a disposizione nel nostro Paese, per il quale il servizio mensa è un servizio a domanda individuale gestito ed erogato dai Comuni piemontesi e dell'intero Paese; mentre la legge sulla buona scuola ha introdotto un principio che riassume il processo avvenuto nel Paese - quindi non solo all'interno della nostra regione, ma nella nostra regione con particolare attenzione - inserendo il tempo mensa non solo all'interno di un tempo educativo, ma riconoscendone l'aspetto legato alla sorveglianza che gli insegnanti e il personale ausiliario sono tenuti ad effettuare durante il momento della mensa.
Quindi, l'ordinanza si insinua all'interno di questo contesto giuridico, che noi non possiamo non tenere in considerazione per quanto riguarda le competenze di carattere regionale.
Ci tengo a svolgere un'ulteriore precisazione: io non ho mai detto che l'ordinanza potesse essere applicata soltanto ai ricorrenti. E' stata una circolare dell'Ufficio Scolastico Regionale che ha precisato, in prima istanza, che l'ordinanza dovesse essere applicata soltanto per i ricorrenti.
Io ho detto, fin dall'inizio, che noi dovevamo salvaguardare quell'esperienza, che racchiude valori diversi: quello di carattere educativo, quello sanitario (intendendo con questo anche gli aspetti della prevenzione), quindi quello della prevenzione, e quello legato all'educazione alimentare che caratterizza gli anni di crescita di un bambino. In qualche modo caratterizzerà tutto il percorso di vita di quella persona, di quel bambino o di quella bambina dal punto di vista alimentare e delle conseguenze da un punto di vista sanitario, senza dimenticare gli aspetti di universalità che sono stati garantiti all'interno dei nostri servizi mensa: tutti i bambini hanno una medesima offerta, salvo gli aspetti di carattere sanitario e salvo gli aspetti legati alla singola persona, tale per cui esiste una definizione chiara con strumenti che sono stati individuati. Ad esempio, il bambino diabetico - nella Città di Torino è stato affrontato in questo modo - ha un vassoio con il quale pu identificare il cibo che deve essere posto. Così come all'interno dell'organizzazione delle mense di tutte le città e di tutti i paesi della nostra regione sono state rispettate le richieste di carattere religioso o etico rispetto ad un'alimentazione particolare che quel nucleo familiare e quel contesto hanno eventualmente scelto.
La questione di fondo che ha caratterizzato la motivazione per la quale i genitori hanno ricorso presso il Tribunale penso sia legata a un tema di costi, che spesso, in alcune situazioni, in alcuni comuni, hanno raggiunto cifre molto elevate per le famiglie; però, anche il tema dell'onerosità del servizio mensa credo non possa essere affrontato immaginando soluzioni che in qualche modo andranno verso uno "smontamento" del servizio mensa così come pensato.
Ricordo anche che, da un punto di vista normativo e di attribuzione di competenze, la Regione, sotto il profilo della governance, non ha alcuna responsabilità o alcuna attività di regolamentazione; i Comuni provvedono ad una richiesta di SCIA nel momento in cui affidano ad un soggetto "x" legato a quel territorio l'attività di mensa.
Certamente, il vulnus di carattere giuridico di cui ho detto all'inizio, per il quale parliamo, da un lato, di un servizio a domanda individuale e, dall'altro, di un servizio che si è strutturato garantendo una prestazione universale, dove le discriminazioni sono state annullate perché ad ogni bambino veniva garantito un pasto secondo le proprie caratteristiche, rappresenta una situazione di rischio complessa, che si sta verificando.
Da oggi in poi, noi dobbiamo cercare di comprendere, intanto, quali sono le difficoltà perché il provvedimento di oggi indica un'immediata esecutività dell'ordinanza, quindi i Comuni all'interno dei quali sarà notificata sono tenuti ad applicare una sentenza, sono tenuti ad applicare quanto il Tribunale loro dice. Credo che noi dovremo iniziare innanzitutto, con un incontro con gli enti locali per comprendere quale soluzione si possa adottare.
Secondo aspetto: c'è un tema di responsabilità dei dirigenti scolastici e degli insegnanti, ai quali noi dobbiamo dare la massima disponibilità a individuare soluzioni di copertura, dobbiamo individuare il modo perché la questione "responsabilità" legata a dirigenti scolastici e insegnanti stia all'interno di un ragionamento complessivo che noi dovremmo fare.
Infine, aggiungo che il vulnus di carattere giuridico all'interno del quale noi ci troviamo necessita di trovare una sintesi in una qualche norma nazionale che ci permetta di risolvere la questione. Lo abbiamo detto in molti incontri - lo ripeteremo e diventerà un elemento sempre più cogente con il quale doverci misurare - perché, davvero, l'aspetto di carattere gestionale e l'aspetto educativo, di carattere complessivo e valoriale come ho detto prima, devono trovare una sintesi e tutelare anche il personale scolastico (dai dirigenti al personale ATA), che oggi si trova in una condizione di difficoltà.
Chiudo dicendo che faremo un incontro con gli Assessori per comprendere quali sono le loro esigenze. Ho già programmato una serie di incontri con i dirigenti scolastici, nonché ho il contatto costante e quotidiano con l'Ufficio Scolastico Regionale, per comprendere cosa possiamo concretamente e realmente fare, al di là del richiedere un intervento da parte del Ministero, per continuare a riaffermare il valore di un percorso che è stato realizzato all'interno della nostra regione, ma penso di poter dire all'interno di molte altre regioni del nostro Paese, in cui si riaffermi l'importanza e, soprattutto, l'universalità del servizio mensa così come oggi strutturato e così come oggi pensato, senza dimenticare che tutto è migliorabile, ma in un contesto di questa natura.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.
Con questa risposta, dichiaro chiuso lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Il numero legale c'è; prego i colleghi Consiglieri che ancora non l'hanno fatto di apporre la loro firma, per poter dare inizio alla seduta ordinaria.
Grazie.



(Alle ore 15.26 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.31)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Benvenuto e Marrone.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Nuovi modelli dei LEA"


PRESIDENTE

Questa mattina, il Consigliere Pichetto ha chiesto comunicazioni da parte dell'Assessore Saitta, il quale, come sempre, tempestivamente, si è recato in Aula. E' qui di fronte a voi disponibile per le comunicazioni però, l'Assessore può essere presente solo per un'oretta, credo, avendo un impegno che non può derogare. Lui svolge la comunicazione, ma è preoccupato perché se va via, magari, qualcuno dall'Aula dice che non ascolta. Va bene così, procediamo ugualmente?



(Il Consigliere Pichetto Fratin acconsente)



PRESIDENTE

Grazie, collega Pichetto, lei è veramente un signore! La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
E' stato chiesto un aggiornamento. Io non mi riferirò alla cronaca perché i colleghi hanno avuto modo di seguire la vicenda dei nuovi LEA.
Colgo questa occasione per illustrare il significato e il valore dell'operazione che è stata compiuta con l'accordo tra Governo e Regioni e soprattutto per indicare gli spazi ancora possibili per un ulteriore miglioramento.
La prima informazione dovuta è che l'attuale sistema dei LEA è contenuto in un Decreto del Presidente del Consiglio del 2001. Sono ormai tantissimi anni che viene giustamente richiesto un aggiornamento dei LEA perché sono obiettivamente datati. L'aggiornamento dei LEA è stato inserito nel Patto per la Salute che abbiamo firmato nel 2014. Successivamente, la Legge di Stabilità scorsa ha indicato in modo preciso e puntuale non soltanto l'esigenza di arrivare a un aggiornamento che contenesse alcuni obiettivi come la riformulazione dell'elenco delle malattie croniche, delle malattie rare e dell'assistenza ai soggetti affetti da ludopatia (queste sono le indicazioni di carattere legislativo), ma anche le risorse necessarie per l'aggiornamento dei LEA, che ammontano a 800 milioni.
Pertanto, oltre al Fondo Sanitario Nazionale di 111 miliardi, per questi nuovi livelli di assistenza sono stati previsti ancora 800 milioni.
Negli ultimi due anni è stato compiuto un lungo lavoro dal punto di vista tecnico ed anche economico. Ad essere sinceri, la proposta che il Ministero ha formulato per i nuovi LEA è stata stimata insufficiente. Le stime sono diverse: qualcuno ha ritenuto che il valore di questi nuovi livelli di assistenza fosse di 800 milioni, qualcuno ha stimato un miliardo e 200 milioni, qualcuno addirittura un miliardo e mezzo.
La discussione è avvenuta non soltanto nei rapporti tra Regioni e Ministero della Salute, ma anche tra Ministero della Salute e Ministero dell'Economia, perché il Ministero dell'Economia ha ritenuto - avendo evidentemente una visione diversa - che il valore fosse superiore.
Dopodiché, i due Ministeri hanno trovato una modalità per proseguire ma il problema è che - lo dico in partenza - questi 800 milioni molto probabilmente non sono sufficienti.
Come Regioni, ci siamo trovati anche in questa situazione a non perdere l'occasione dell'aumento di 800 milioni del Fondo Sanitario, anche in considerazione di ciò che si preannuncia riguardo al Fondo Sanitario Nazionale. Mi pare che, oggi, il Ministro Padoan, parlando di una rivisitazione delle stime, quindi del PIL, abbia riconosciuto che, in qualche maniera, si incomincia a immaginare che i due miliardi di aumento previsti per il 2017 per il Fondo sanitario e il miliardo previsto. Chi lo sa? Pertanto, evidentemente, abbiamo tutti deciso di accelerare il percorso riguardante i LEA, però avendo dei dubbi. Per quanto riguarda la stima abbiamo ritenuto che la modalità più corretta fosse quella di dire di sì e cominciare ad avere il trasferimento, quindi prenotare quelle risorse e versarle alle Regioni. Ma, contemporaneamente, avviare - e questo l'abbiamo fatto inserire nel Patto ed anche nella norma finale - un tavolo di monitoraggio tra Regione e Ministero dell'Economia e del Tesoro, per una valutazione attenta. Quindi, un monitoraggio puntuale sui nuovi LEA, con l'obiettivo di una valutazione attenta, una stima del valore, in modo che nel caso in cui le risorse siano insufficienti, anche i Ministeri della Salute e dell'Economia siano disponibili a rivedere le stime, basate su una misurazione.
Il tavolo di monitoraggio dovrà verificare anche un'altra questione importante: l'applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale. Posso dire che, come Regione Piemonte, stiamo conducendo la battaglia dell'uniformità, per evitare che si verifichi un sistema un po' da giungla.
Un altro elemento per il quale abbiamo dato un sì condizionato, a seguito del tavolo di monitoraggio, è l'aggiornamento di questi nuovi LEA di cui vi dirò qualcosa; alcune Regioni, di fatto, lo offrono già ai pazienti. Devo dire che anche noi diamo già qualcosa ai pazienti che non era previsto, pertanto la stima di 800 milioni è una stima che probabilmente si avvicinerà a questo valore, ma tutto dipenderà concretamente anche da una lettura precisa dei nuovi LEA, offerti attualmente dalle singole Regioni. Penso alle Regioni che non sono in piano di rientro e che già offrono i nuovi LEA, quindi è un sistema molto frastagliato.
I tempi sono questi: la Conferenza Stato-Regioni ha dato parere favorevole, lo strumento normativo per l'avvio dei nuovi LEA è un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Per una norma contenuta nella legge di stabilità, il DPCM verrà firmato soltanto dopo il parere delle due Commissioni di Camera e Senato. Mi pare abbiano 20 giorni di tempo. Noi stiamo spingendo affinché il parere venga espresso dalle due Commissioni salute in modo congiunto. Pertanto, tra un mese, massimo due, si arriverà al DPCM.
Questo passaggio, dunque, sarà espresso in un DPCM: dobbiamo essere molto chiari.
Il provvedimento dei nuovi LEA aggiorna completamente quello che era previsto in un precedente decreto del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001. Il nuovo schema di decreto (e questo è il lavoro sul quale non soltanto noi, ma tutte le Regioni, hanno dato un contributo, in questi anni) definisce puntualmente le attività, i servizi e le prestazioni garantite ai cittadini con le risorse pubbliche messe a disposizione dal Servizio Sanitario Nazionale. Mentre prima questa descrizione era di dubbia interpretazione, adesso c'è un maggiore elemento di dettaglio. Il decreto descrive, cioè, con maggiore dettaglio e precisione prestazioni e attività già oggi incluse nei livelli di assistenza, al fine di garantire uniformità. Ridefinisce e aggiorna gli elenchi delle malattie rare e delle malattie croniche e invalidanti che danno diritto all'esenzione, poich oggi ci sono delle malattie rare per cui non è assolutamente prevista l'esenzione, pertanto c'è stato un aggiornamento.
Inoltre - elemento importante che non sempre è stato seguito con grande attenzione da parte dei media - vengono rivisti e innovati i nomenclatori della specialistica ambulatoriale e dell'assistenza protesica, introducendo nuove prestazioni tecnologicamente avanzate ed escludendo prestazioni obsolete.
Il nuovo nomenclatore della specialistica ambulatoriale introduce numerose procedure diagnostiche e terapeutiche che erano state introdotte addirittura nel 1966 come procedure sperimentali e che dovevano essere eseguite in regime di ricovero, per sicurezza. Anche qui, avviene un aggiornamento: per quello che è possibile, tale modalità sperimentale viene superata.
Il nuovo nomenclatore della specialistica ambulatoriale introduce le prestazioni di procreazione medicalmente assistita (PMA), che saranno erogate a carico del Servizio Sanitario Nazionale, fino ad oggi erogate solo in regime di ricovero. Rivede profondamente l'elenco delle prestazioni di genetica e, per ogni singola prestazione, fa riferimento a un elenco puntuale di patologie per le quali è necessaria l'indagine su un determinato numero di geni. Introduce la consulenza genetica, che consente di spiegare al paziente l'importanza e il significato del test al momento dell'esecuzione, le implicazioni connesse al risultato al momento della consegna del referto, ed eventualmente fornire allo stesso il sostegno necessario per affrontare situazioni spesso emotivamente difficili.
Introduce prestazioni ad elevatissimo contenuto tecnologico: ne abbiamo discusso qui attraverso interventi di molti colleghi, per alcuni casi che sono esplosi nella nostra regione. Penso all'adroterapia (Pavia) e alla protonterapia, che non erano dei LEA. Noi ci siamo assunti la responsabilità quasi personale di procedere, introducendole come terapie nuove all'interno dei LEA, quindi evidentemente possibili a carico del Servizio Sanitario.
Viene aggiunta anche l'enteroscopia con microcamera ingeribile.
Il nuovo nomenclatore dell'assistenza protesica introduce componenti fortemente innovativi e include, tra i destinatari degli ausili protesici anche le persone affette da alcune malattie rare e gli assistiti in assistenza domiciliare integrata.
Qualche informazione flash. Il nuovo nomenclatore dell'assistenza protesica consentirà, tra l'altro, di prescrivere ausilii informatici e di comunicazione, inclusi i comunicatori oculari e le tastiere adatte per persone con gravissime disabilità; apparecchi acustici a tecnologia digitale; attrezzature domotiche e sensori di comando e controllo per ambienti, allarmi e telesoccorso; posaterie, suppellettili adatti per le disabilità motorie; barella adattata per la doccia; carrozzine con sistema di verticalizzazione; arti artificiali a tecnologia avanzata e sistemi di riconoscimento vocale e di puntamento con lo sguardo.
Altri elementi di novità. Vengono aggiunte 110 nuove malattie rare quelle che erano definite tali. Questo Consiglio sa perfettamente che le malattie sono le più diverse e che non erano oggetto di attenzione perch riguardavano pazienti di numero limitato. Sono inserite, ad esempio, la sarcoidosi, la sclerosi sistemica progressiva, la miastenia grave. Tutte queste prestazioni rare sono erogate in regime di esenzione.
Sono state ancora introdotte nuove malattie croniche che non erano considerate tali nel decreto di 16 anni fa. Sono state introdotte sei nuove patologie esenti: la sindrome di Talidomide, l'osteomielite cronica, le patologie renali croniche, il rene policistico e via di questo passo. Tra queste c'è anche l'endometriosi (dell'endometriosi negli stadi clinici moderato e grave abbiamo parlato in Aula in diverse occasioni) e anche la broncopneumopatia cronica ostruttiva negli stadi clinici moderato, grave e molto grave.
Vengono spostate tra le malattie croniche alcune patologie già esenti come malattie rare (passaggio non rilevante agli effetti anche di alcune esenzioni). Penso alla malattia celiaca, alla sindrome di Down e alla connettivite indifferenziata.
Per la maggior parte delle malattie incluse nell'elenco sono individuate una serie di prestazioni fruibili in esenzione. In più, in questo DPCM, è stata inserita - è stata data anche una completa informazione da parte dei giornali - a carico del Servizio Sanitario Nazionale, anche la parte relativa alle patologie da gioco. E' stato sicuramente compiuto un grande passo avanti, con tutte quelle preoccupazioni e quegli strumenti che ci siamo dati.
E' chiaro che al momento della disponibilità abbiamo dato questo assenso. Nella Conferenza Stato-Regioni abbiamo voluto richiamare, in accordo con il Governo, quello che era stato promesso per quanto riguarda il Fondo Sanitario, cioè l'aumento di due miliardi nel 2017 e il miliardo nel 2018. Questo è il lavoro svolto.
Non vi nascondo che questo lavoro - credo che sia intuibile - è complesso e richiede un po' di tempo. Bisogna entrare con precisione nel merito, molti di questi nuovi LEA sono già fruibili da parte di alcuni cittadini. Ripeto, è un lavoro che richiede tempo e bisogna fare in fretta.
Appena il DPCM sarà firmato, inizieremo a lavorarci anche come Regione Piemonte perché è evidente - lo abbiamo detto al Ministro - che nel momento in cui c'è una firma, noi abbiamo bisogno di avere certezze, cosa che ci è stata data. Nel momento in cui c'è un diritto previsto nel DPCM, il giorno dopo verranno a chiederci i servizi. Bisogna essere nelle condizioni di poterli garantire. Per questo abbiamo immaginato un percorso comune insieme ai Ministeri in modo che ci sia una sorta di gradualità, in modo che questi servizi siano forniti veramente, non perché esistono soltanto in un decreto, altrimenti si rischia, per forza di cose, di suscitare delle aspettative, oppure, come potrebbe capitare (penso all'adroterapia di Pavia o alla protonterapia di Trento), si potrebbero replicare lunghe liste di attesa mentre noi abbiamo chiesto, per quanto riguarda soprattutto alcune situazioni complesse come l'adroterapia o la protonterapia, che ci sia una definizione più precisa non soltanto per evitare l'inappropriatezza, ma anche per evitare liste di attesa.
Questo è il quadro. Sicuramente era possibile fare meglio, ma agli effetti dei cittadini sicuramente questo è un grande cambiamento.
Vedremo se le risorse sono sufficienti, ma vi posso garantire che da parte di tutte le Regioni, di centrosinistra e di centrodestra, c'è una forte determinazione a seguire con precisione questo percorso. Dobbiamo garantire questi nuovi servizi che rispondono ad una domanda nuova e diversa rispetto al passato. L'applicazione dei nuovi LEA richiede anche cosa che è stata fatta al Ministero e che noi vogliamo anche fare - una sorta di listing dei vecchi LEA. Il Ministero ha svolto un lavoro fatto in fretta, ma dobbiamo farlo anche localmente con una certa precisione. Ci aspettano due o tre mesi veramente impegnativi sul piano del lavoro. Man mano che andremo avanti, la Commissione sarà informata, ma a quel punto avremmo il DPCM e potremmo procedere a questa grande innovazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Non so se chiedere l'apertura del dibattito e svolgere, se mi concede la parola, alcune considerazioni.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Ringrazio l'Assessore per la comunicazione e per l'ampiezza degli elementi sotto l'aspetto tecnico. L'Assessore ha manifestato quello che manifesto anch'io, ossia la necessità, sentita da tutti, di mettere mano ad una questione datata nel tempo dove le tecnologie, la ricerca, le condizioni e, ahimè, le patologie sono molto cambiate. La necessità di migliorare l'attuale base di valutazione per i livelli essenziali di assistenza, quindi migliorarli, innovarli e razionalizzarli era sentita da qualche tempo.
E' chiaro che dalle parole espresse dall'Assessore emergono, in modo inconfutabile, tutte le riserve che hanno gli operatori, e che devono avere le Regioni, sulla risposta finanziaria che deve esserci alla modifica, in questo caso all'ampliamento, dei livelli essenziali di assistenza.
Peraltro, è un ampliamento con indirizzi costosi là dove si va su strumentazioni e malattie rare che richiedono interventi di cura molto costosi.
Noi non siamo in grado di giudicare - non ho gli elementi - se gli 800 milioni siano sufficienti o meno. Mi auguro solo che, in questo intervento per quanto riguarda la Regione Piemonte, ma io dico per tutto il nostro Paese, questa forma di monitoraggio si avvierà in seguito. Adesso c'è l'intesa, ci sarà il decreto, ma credo che l'avvio vero e proprio sarà a partire dal 2017 (ormai siamo a settembre), purché non diventi un'operazione puramente velleitaria.
Ho apprezzato quando l'Assessore ha detto che sarebbe opportuno evitare liste di attese inutili e creare condizioni di aspettativa per alcune patologie e per alcune strumentazioni, perché queste aspettative creano liste d'attesa senza poi essere in grado di dare risposte. E' meglio andare con cautela, essere chiari subito per evitare situazioni nocive per un corretto funzionamento della sanità, con conseguenze finanziarie non irrilevanti, perché sappiamo com'è facile, sul settore sanitario, non controllare il "rubinetto d'uscita".
D'altra parte, vorrei ricordare che, nel momento in cui si discute ci che è LEA, si crea una condizione d'abitudine per cui, se si dovesse andare a restringere i confini, perché non si è in grado di sopportarla, per ragioni finanziarie o per ragioni organizzative, si sarebbe creata un'aspettativa che diventerebbe un'aspettativa di bilancio ordinario della Regione, ma sappiamo bene quante difficoltà abbiamo già avuto. Ricordo che questa Regione è una di quelle che, da un paio di anni, dal 2013 (primo tentativo) sta tentando di dividere ciò che è LEA da ciò che non era LEA (solo sui vecchi); a maggior ragione, con il nuovo provvedimento avremo la necessità di essere molto chiari nella distinzione tra ciò che è sanità pura e quello che, invece, si avvicina alla sanità, ma che non lo è e quindi, non può essere coperto con i fondi del Sistema Sanitario Nazionale cioè con la quota degli otto miliardi a noi spettanti dei 111.
Questo ci permette anche di dire - e poi concludo - che 111 miliardi (anche se è vero che sono stati promessi due miliardi per il prossimo anno) sono comunque una cifra inferiore rispetto all'accordo che i Governi precedenti avevano raggiunto con le Regioni per il Fondo Sanitario Nazionale. Quindi è un ampliamento delle prestazioni con uno stanziamento complessivo che non è quello parametrato correttamente.



PRESIDENTE

Grazie, collega Pichetto.
La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Ribadisco ancora una volta l'importanza di considerare tutta questa discussione in un'ottica anche referendaria. Mi spiego meglio.
Teniamo sempre presente che, in base all'esito del referendum, queste discussioni potrebbero essere completamente e totalmente sterili.
Ribadisco poi la necessità - in questo mi unisco alle parole del Presidente Pichetto - di considerare quello che è realmente fattibile viste le condizioni in cui versa la sanità piemontese (so che questo non è addebitabile soltanto a questa Giunta) e visto anche quello che sta succedendo; penso, per esempio, alle liste d'attesa per l'Epatite C.
Ho letto con molto interesse le sue dichiarazioni dell'agosto scorso e ritengo che sarebbe necessario fare un'importante azione sulle aziende farmaceutiche e sulle aziende dei brevetti, anche su questo aspetto e non solo su questo.
Quindi, pure in Piemonte, l'aspetto dei costi standard - di cui lei Assessore Saitta, è sempre stato promotore - credo abbia una valenza anche all'interno della Regione stessa, perché le disparità ci sono e sono ampie.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Gancia.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ovviamente il dibattito sui LEA è un dibattito che interessa fortemente le Regioni, ma al momento è una partita che viene giocata dagli Assessori e dalle Commissioni parlamentari, come ha ricordato giustamente l'Assessore Saitta, che danno un parere sul decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri riguardante appunto i nuovi LEA. Quindi, come Assemblea legislativa, noi possiamo indirizzare l'Assessore a portare eventualmente delle proposte all'interno dell'assemblea degli Assessori alla sanità nella Conferenza Stato-Regioni.
E' ovvio che è anche difficile avere contezza di quello che si dice in queste assemblee, in quanto, da quello che mi risulta, non esistono i verbali, o comunque i verbali non sono pubblici, quindi è un po' un atto di fiducia verso l'Assessore, un atto di fiducia che ovviamente può porre più in atto la maggioranza rispetto all'opposizione.
Al riguardo, ad esempio, dopo un lungo dibattito, che tra l'altro va avanti da anni, la scorsa settimana, quest'Assemblea ha approvato due ordini del giorno, uno addirittura a firma del Presidente del Consiglio Laus, di sicuramente si ricorderà. E' stato approvato un ordine del giorno sulle "non autosufficienze" e sulle "prestazioni non professionali" ricordo che questo ordine del giorno è stato votato anche dalle opposizioni.
Con questo ordine del giorno si chiedeva all'Assessore Saitta di farsi latore di questa istanza, o comunque di portare almeno al tavolo dell'assemblea degli Assessori della Conferenza Stato-Regioni il tema del riconoscimento degli assegni di cura anche per le prestazioni non sanitarie, non professionali, che vengono erogate ai pazienti accuditi a casa. Quindi, sostanzialmente, le cosiddette badanti o i caregiver, parenti o familiari, che assistono le persone a casa e che permettono un risparmio notevole sui costi sanitari.
Sappiamo che, se anche dovessimo erogare circa 600 euro al mese per mantenere le persone a casa, sarebbe comunque un risparmio rispetto ai 1.500 che la sanità spende per ricoverare un paziente in una RSA o rispetto ai molti di più - in media, 3.000 - per ricoverare un anziano in un reparto di geriatria. Più o meno il costo è quello, anche senza particolare interventi, con il rischio, tra l'altro, di infezioni nosocomiali e multichemioresistenti, quindi con notevoli conseguenti ricadute sul costo per la sanità.
Quindi, avendo approvato questi ordini del giorno, per non far sì che tutte le nostre attività in Consiglio rimangano solo discussioni un po' sterili al nostro interno, come prima questione volevamo sapere dall'Assessore Saitta se era stato affrontato questo tema nel dibattito.
Noi ci rendiamo conto benissimo della contingenza difficile di bilancio del nostro Paese, non viviamo in un altro pianeta. Dai nostri calcoli, ci rendiamo conto che soltanto questo "cuberebbe", a livello nazionale, circa due miliardi di euro, e intendo solo il riconoscimento di queste figure.
Abbiamo fatto queste stime e ci dica se lei ha fatto stime diverse e se sono sbagliate le nostre.
Poi, è vero che gli 800 milioni sono il dato precedente per quanto riguarda i nuovi LEA; la Ministra Lorenzin parlava di due miliardi, dicendo addirittura che avrebbe difeso con il coltello fra i denti, nel nuovo DEF nazionale, i due miliardi...



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio (fuori microfono)

Si fa quel che si può!



BONO Davide

Infatti. Poi magari sono espressioni...



(Commenti dell'Assessore Reschigna)



BONO Davide

Subito dopo, c'è stata l'intervista del Ministro Padoan che "gelava" la Ministra, dicendo di rivedere le stime al ribasso della crescita, che sarà dello 0,1%, quindi dovremo rivedere al ribasso le stime del DEF.
Probabilmente, ci saranno ulteriori difficoltà, oltre alla partita della previdenza che si sta giocando su più campi con diverse richieste. Insomma ci sono difficoltà di bilancio nazionale, però vorremmo sapere se, almeno è stato portato il tema in dibattito, visto che è stato incaricato dal Consiglio regionale, all'unanimità, con due ordini del giorno.
Vorremmo sapere se questo mandato l'ha poi portato fino in fondo, non dico, anche lei con il coltello fra i denti, ma almeno con un po' di verve e con un po' interesse, anche perché è un tema che, ribadisco, non dal nostro punto di vista, ma per evidenza scientifica, è una spesa immediata che poi comporta un risparmio nel corso dell'anno.
Sul resto, ovviamente dobbiamo ancora approfondire tutti i temi. Il lavoro, come è stato detto, è stato molto importante; forse si poteva fare meglio - magari sì - ma dovremo ancora studiare bene quali sono le nuove patologie croniche e le nuove malattie rare inserite. Tuttavia, se non ci sono le risorse, i nuovi LEA rappresentano un incompiuto, nel senso che si parla di 800 milioni di euro, ma già una grossa fetta - più della metà - se ne andrebbe solo per la cura e la radicazione dell'HCV del virus dell'epatite C.
Questa, quindi, insieme al tema del payback farmaceutico e della rivalutazione dei prezzi dei farmaci sulla quantità degli stessi venduti con la riduzione, ovviamente, a seconda della quantità dei farmaci venduti è comunque una partita molto importante per il bilancio sanitario complessivo.
Siamo in una situazione di federalismo, ma vedremo come andrà il referendum sulla riforma costituzionale. Mi sembra che il Governo nazionale abbia preso un altro indirizzo, quindi mi sembra anche difficile portare delle istanze regionali in questa situazione di politica nazionale. Siamo però d'accordo sul fatto che ci debba essere uniformità dei LEA tra le vari Regioni, perché non è possibile che all'interno di una Regione ci sia uno standard e in un'altra uno totalmente diverso, più alto o più basso.
In questo senso, quindi, occorre impegnarsi anche nella valutazione nel senso che bisogna valutare correttamente le prestazioni erogate presidio per presidio, in modo che si possa avere, non solo una carta delle eccellenze per permettere la mobilità sanitaria - perché sappiamo che la mobilità crea anche problemi non indifferenti - ma anche per stimolare al miglioramento continuo le varie strutture ospedaliere, grazie al confronto.
Il confronto tra le équipe mediche e paramediche permette il miglioramento e, quindi, il raggiungimento dei LEA.
L'Assessore ha parlato anche dell'enorme problema dei tempi di attesa delle liste di attesa. Anche questo discorso rientra nei LEA, nel senso che avere una prestazione che viene erogata dopo un anno, non significa che se non la si eroga dopo un anno siamo nei LEA. Non siamo nei LEA, perché non basta solo la qualità della prestazione e fare la prestazione, ma anche i tempi, perché se uno ha un problema - ovviamente, al netto delle urgenze che tendenzialmente riescono ad essere smaltite, anche tramite passaggi di pronto soccorso, in tempi ragionevoli - tutto il resto (e le cronicità in primis) diventa un problema di rilevanza nazionale.
Su questo, quindi, pongo la prima domanda; su tutto il resto, ne discuteremo in Commissione, magari in maniera più approfondita, con un testo in mano, una volta che sarà uscito dalle Commissioni parlamentari.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Gran parte delle mie osservazioni sono state appena pronunciate dal collega Bono, ma ci tenevo e ci tengo a fare le mie considerazioni in merito, anche perché proprio una settimana fa, qui in aula, abbiamo votato all'unanimità due atti di indirizzo, uno da parte della maggioranza, prima firma il Presidente del Consiglio, ed un secondo da parte di una forza di opposizione, il Movimento 5 Stelle, prima firma Consigliere Bono.
Tra l'altro ricordo che lei, Assessore, non era presente, perch giustamente impegnato a Roma.
Proprio martedì scorso ho ricordato all'Aula - e lo ricordo ancora oggi che già a fine 2014 era stato approvato un atto d'indirizzo dove il Consiglio regionale impegnava l'Assessore e la Giunta a farsi portavoce per inserimento, nei LEA, di tutte quelle prestazioni di assistenza tutelare alla persona, fornite da familiari o da terze persone, ad anziani non autosufficienti.
Dobbiamo ancora valutare, ma avremo modo di farlo analizzandolo e studiandolo attentamente, questo decreto del Consiglio dei Ministri, anche perché, come ha detto l'Assessore, deve passare ancora nelle due Commissioni della Camera dei Deputati e del Senato, e deve ancora ricevere il parere.
Quando avremo questo decreto, lo analizzeremo.
L'Assessore, prima della pausa estiva e delle vacanze, in Commissione sanità aveva citato i famosi 800 milioni, dicendo anche che c'era questa diatriba tra il Ministero della Salute e il Ministero dell'Economia e delle Finanze, perché quest'ultimo sosteneva - e ancora sono state le critiche negli ultimi giorni, che tutti quanti abbiamo letto sui giornali - che 800 milioni di euro sono pochi per i LEA, sono pochi come risorse per i livelli essenziali di assistenza.
In realtà, è vero che sono pochi, ma è anche vero che se riusciamo a portare a casa quel poco o quel minimo, intanto portiamo a casa un minimo di risultato.
Ora, 800 milioni non sono sicuramente sufficienti, soprattutto se consideriamo tutta la parte legata ai farmaci salvavita, ai farmaci, come già citato dai colleghi che mi hanno anticipato, per le epatite C, che hanno un costo notevole e che finora non siamo riusciti a coprire gran parte dei fabbisogni e delle richieste pervenute anche nella nostra Regione.
Analizzeremo poi tutte le malattie rare e croniche che sono state inserite all'interno dei nuovi LEA.
Ho colto con gran piacere la buona notizia del riconoscimento dell'endometriosi ed il suo inserimento nei livelli essenziali di assistenza, perché sono anni che ci battiamo per il riconoscimento di questa malattia.
Ricordo che in quest'Aula sono stati approvati diversi atti di indirizzo: uno, approvato all'unanimità, riguarda il riconoscimento della fibromialgia come malattia vera e propria, e c'era stato l'impegno, da parte dell'Assessore, di farsi portavoce anche di questa richiesta.
Visto e considerato che viene rivisto il nomenclatore della specialistica ambulatoriale, dovrà essere rivisto anche il nomenclatore della protesica. Anche in questo caso, l'Assessore ci ha detto che sono state inserite tutte quelle apparecchiature digitali ed informatiche necessarie in caso di disabilità grave (mi vengono in mente i malati di SLA e i malati di sordocecità).
In Aula era stato approvato un atto di indirizzo in cui chiedevamo l'inserimento delle protesi digitali acustiche nel nuovo nomenclatore perché a questi pazienti non veniva riconosciuto l'esenzione per l'acquisto di queste nuove protese digitali acustiche.
Mi chiedo, quindi, se queste protesi sono state inserite, perché in quel caso - e me lo auguro - comporterebbe un grande risparmio per la sanità, perché queste stesse persone sarebbero disposte a vivere una vita più dignitosa e a svolgere le normali attività quotidiane - normali tra virgolette, se si possono così definire, o almeno ci provano - piuttosto che avere un minimo di indennizzo o un minimo di riconoscimento economico e poi non poter vivere una vita dignitosa perché non riescono ad essere inclusi all'interno della società, e naturalmente non riescono a sentire come dovrebbero.
Mi auguro che all'interno di questo nomenclatore della protesica siano state inserite anche queste protesi.
Per il resto, credo di non dover dire altro, anche perché siamo in attesa che venga espresso il parere delle due Commissioni del Senato e della Camera dei Deputati. Quando potremo visionare il Decreto del Consiglio dei Ministri sarà nostra cura farlo con attenzione ed andare a capire tutto ciò che è stato inserito nei nuovi LEA.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Mi sono state poste alcune domande e sono state svolte alcune considerazioni.
Per le domande puntuali in ordine alle posizioni espresse dal Consiglio che, giustamente, il collega dice che devono essere rappresentate, mi attengo sempre a questa coerenza tra le posizioni che esprimo nella riunione degli Assessori rispetto alle decisioni. Pertanto, anche quest'ultima decisione che è stata presa per quanto riguarda l'assistenza domiciliare è stata espressa e sostenuta con le stesse motivazioni di fondo che puntualmente i colleghi hanno espresso in Aula.
Evidentemente non sono il Ministro e non ho responsabilità di governo: il mio è un compito di coordinamento di tutti gli Assessori, ed è anche il compito di trovare il punto comune in un Sistema Sanitario Nazionale che è una sorta di giungla, nel senso che le esigenze sono diverse da Regione a Regione.
Credo che il tema che il collega pone e che è l'opinione del Consiglio regionale, che condivido, sia un tema politico più generale, che va posto al di là di questo strumento, il DPCM sui LEA. Nella mia introduzione ho detto che i nuovi LEA partivano da un finanziamento vincolato e stabilito nella legge di stabilità di 800 milioni, che prevedeva malattie croniche malattie rare, ludopatia ed altro. E' chiaro che occorre fare un passo successivo e questo, evidentemente, è un compito della politica, delle istituzioni e del Governo, quindi continueremo a essere attenti in tutti i passaggi successivi.
Rispetto ad una posizione di rigore per la decisione che abbiamo preso e che avete preso qui in Consiglio, è chiaro che la posizione dei colleghi delle altre Regioni è, come sempre succede oggi nei rapporti con il Governo, una posizione interlocutoria, ma sempre tenendo conto dei reali rapporti di forza che esistono tra Governo e Regione, soprattutto in un momento così complesso e delicato, per via anche della riforma costituzionale.
Però i colleghi che cosa hanno detto agli altri Presidenti? Che alla fine questa operazione che introduce nuovi LEA, ma in modo particolare dei LEA che già vengono forniti e che sono considerati extra LEA - di fatto anche noi alcuni di questi li forniamo già e sono degli extra LEA - nel momento in cui vengono finanziati è un'operazione evidentemente a favore di quel tipo di pazienti. In ogni caso, libera delle risorse, perché sono già finanziati - e parlo del nostro bilancio - che possono essere utilizzate per altre attività. Questo è il tema.
Quello che manca in Italia è questa definizione, perché è tutto un po' a macchia di leopardo. Quindi, sicuramente questa operazione dei nuovi LEA con tutti i limiti che può avere, finanzia già dei livelli di assistenza che vengono garantiti. Quanti, come e in che misura, lo vedremo.
La misura, che sarà determinata attraverso l'analisi, ci permette di dire quante risorse vengono liberate dal Fondo Sanitario che noi possiamo utilizzare per le altre attività. Mi rendo conto che non è l'obiettivo però in qualche maniera stiamo andando in quella direzione. Tuttavia, sono certo e convinto che, a partire dal Presidente del Consiglio, attraverso la Conferenza dei Presidenti, le forze politiche qui presenti che faranno parte della Commissione avranno sicuramente una determinazione uguale a quella che abbiamo avuto come Regione per riprendere questo argomento nelle due Commissioni alla Camera e al Senato, perché il tema è condivisibile.
Credo che per questa e per altre decisioni valga sempre un principio di carattere generale, cioè che un miglioramento continuo è meglio della perfezione in ritardo.
Mi pare che questo sia un miglioramento, dal momento che libera risorse e fornisce servizi migliori. E' chiaro che il lavoro continua.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame proposta di legge n. 92, inerente a "Nuova disciplina dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale del Piemonte"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di legge n. 92, inerente a "Nuova disciplina dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale del Piemonte", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatrice di maggioranza è la Consigliera Accossato, che ha facoltà di intervenire.



ACCOSSATO Silvana, relatrice

Grazie, Presidente.
Mi rivolgo alle colleghe e ai colleghi dell'Aula per la presentazione della proposta di legge n. 92 come relatrice di maggioranza.
Quella che portiamo oggi in discussione è una proposta di legge che introduce una profonda riforma dell'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente (ARPA), perché si sostituisce integralmente alla precedente legge istitutiva di tale Agenzia che, in caso di approvazione, verrà completamente abrogata. In realtà, probabilmente ci sarà una fase transitoria in attesa dell'entrata in vigore della legge nazionale, e dovremo mantenere in vita una piccola parte della legge n. 60, che è la questione relativa alle funzioni ispettive del personale dell'ARPA.
Tornando alla presentazione generale, è ovvio che questo lavoro, di stesura di una nuova legge è nato dall'esigenza di aggiornare il testo precedente, una legge che risaliva al 1995 e che sta dimostrando alcune pesantezze dovute al tempo e al fatto di essere nata nel periodo seguente al referendum che tolse alle ASL la competenza di controllo ambientale e in un contesto normativo generale di tipo diverso. Soprattutto era necessario introdurre degli strumenti idonei a definire al meglio le competenze dell'ARPA stessa, entrando nel merito di quelle che sono le funzioni obbligatorie e che devono trovare l'adeguata copertura finanziaria e quelle che, invece, sono funzioni di natura facoltativa, in un quadro di sostenibilità economica dell'agenzia sempre più difficile.
Quindi, un intervento in questo senso era opportuno e si riteneva necessario, ragion per cui abbiamo affrontato con altri colleghi questo percorso con la predisposizione di questo testo, che ha poi trovato in Commissione ampio confronto e condivisione.
Consentitemi una nota molto personale: abbiamo iniziato il lavoro su questa proposta di legge nei primissimi mesi di insediamento del Consiglio e forse l'inesperienza, ma anche l'incoscienza del neofita mi ha portato ad affrontare un lavoro che si è rivelato molto faticoso e molto complesso, ma sicuramente molto interessante. Chissà se, una volta maturata un po' di esperienza, l'avremmo affrontato nello stesso modo.
Dicevo appunto che si tratta di un provvedimento di natura complessa perché è composto da 6 Capi e 29 articoli e interviene su tutti gli ambiti di disciplina dell'Agenzia (le funzioni, l'organizzazione, la dotazione organica, il finanziamento); e poi ovviamente contiene le disposizione transitorie che accompagnano il passaggio al nuovo regime.
Nel corso dell'esame in Commissione è stata approvata dal Parlamento la legge di revisione del sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente. Pertanto il disegno di legge ha potuto essere coordinato con la disciplina statale, rappresentata dalla legge n. 132 del 2016 che, come molti colleghi ricorderanno, è stata recentemente approvata; anzi, noi abbiamo un po' rallentato l'iter in Commissione proprio per fasare il nostro lavoro con l'iter nazionale. Voglio ricordare a tutti, prima di passare all'illustrazione dei singoli Capi, che quando siamo partiti con la redazione di questo testo la proposta di legge nazionale era ferma in uno dei due rami del Parlamento e giaceva lì da un po' di tempo. Poi, per fortuna, c'è stata un'accelerazione nazionale e noi riusciamo quindi oggi ad essere in perfetto allineamento con la nuova legge statale; anzi, forse con un leggero anticipo che ci comporta alcune cautele normative.
Il Capo I contiene le disposizioni generali. Quindi, oltre al dovuto adeguamento alla normativa statale, qui si sostanzia la necessità di dotare l'ARPA di una nuova disciplina, al fine di assicurare efficacia all'esercizio dell'azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell'ambiente, a supporto delle politiche di sostenibilità ambientale e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica (art. 1). Ovviamente viene ribadito all'art. 2 che l'ARPA è un Ente di diritto pubblico posto sotto la vigilanza del Presidente della Giunta regionale dotato di personalità giuridica, a cui viene affidato il compito di garantire l'attuazione degli indirizzi programmatici della Regione nel campo della tutela ambientale e del coordinamento delle attività di prevenzione promuovendo sviluppo sostenibile e miglioramento sostanziale e misurabile dell'ambiente.
L'ARPA svolge le attività di controllo, supporto, consulenza tecnico scientifica e altra attività utile alla Regione e agli Enti locali, nonch alle Aziende sanitarie, per lo svolgimento dei compiti loro attribuiti dalla legge nel campo della prevenzione e della tutela ambientale. La vigilanza giuridico-finanziaria sull'ARPA è esercitata dal Presidente della Giunta regionale e - cosa particolarmente importante che viene anche ben declinata nella norma nazionale - l'ARPA garantisce l'imparzialità e la terzietà nell'esercizio delle attività ad essa affidate; e questo è stato un punto su cui abbiamo ovviamente prestato particolare attenzione.
All'articolo 3 si è ritenuto poi opportuno elencare anche alcune puntuali definizioni dei concetti, quali "pressione sull'ambiente", "stato dell'ambiente", "controllo ambientale", anche in questo caso in coordinamento con la norma statale.
IlII Capo della proposta di legge, invece, è dedicato alle funzioni dell'Agenzia e in particolar modo l'art. 4 è un po' il cuore della proposta di legge perché è dedicato all'individuazione delle attività istituzionali di ARPA di natura tecnico-scientifica, che sono quelle che devono assicurare il raggiungimento dei livelli qualitativi e quantitativi di attività stabiliti dalla norma sta- tale: quelli che la legge statale, la n. 132, chiama LEPTA. Sono disciplinate inoltre ulteriori attività in favore di soggetti pubblici e privati, con l'attenzione a garantire il pieno raggiungimento, appunto, dei livelli essenziali delle prestazioni e sempre l'imparzialità dell'Agenzia nell'esercizio delle sue attività istituzionali.
Con l'articolo 5 si definisce poi il ruolo di ARPA nel sistema informativo territoriale ambientale regionale e si prevede anche che ARPA collabori, garantendo coerenza e interoperabilità delle proprie banche dati e assicurando l'informazione al pubblico; questo della piena trasparenza dell'attività di un Ente che ha una rilevanza così importante e fondamentale per la salute e la garanzia ambientale sul nostro territorio infatti, è un altro elemento importante. E' anche previsto che l'ARPA collabori all'attuazione dell'infrastruttura geografica regionale, quale sistema della conoscenza geografica condivisa delle Pubbliche amministrazioni, e che poi gestisca il punto focale regionale per il Piemonte della rete informatica nazionale ambientale, il SINAnet; questo su proposta dei Consiglieri del movimento cinque stelle all'interno dei lavori di Commissione.
Agli articoli 6 e 7 troviamo un'importante novità, che è appunto quella della Carta dei Servizi a cui accennavo in apertura, cioè lo strumento che indica "chi fa che cosa", con quali tempi, con quali modalità e con quali risorse. La Carta dei servizi, predisposta dall'Agenzia ma che dovrà essere sottoposta all'approvazione della Giunta regionale, ha essenzialmente questo scopo, quello di individuare la natura obbligatoria o meno delle attività istituzionali dell'ARPA. La Carta individua anche le prestazioni tecnico-scientifiche per le quali i soggetti privati sono tenuti in via esclusiva ad avvalersi dell'ARPA. Inoltre, individua le attività istituzionali connesse alla tutela della salute che l'ARPA è tenuta a svolgere e consistenti, appunto, in attività di controllo ambientale e di supporto tecnico-scientifico a favore della Regione e delle strutture del Servizio sanitario regionale.
Passo velocemente - perché il tempo scorre - al Capo III, dedicato all'organizzazione dell'ARPA. I vari articoli, quindi, individuano gli organi dell'ARPA, che sono il Direttore regionale e il Collegio dei revisori, e disciplinano com'è organizzato l'Ente: una struttura centrale di livello regionale e strutture periferiche che devono essere nel numero massimo di quattro. Allo Statuto, poi, che viene sottoposto all'approvazione della Giunta regionale, è demandata la definizione delle competenze degli Organi, dell'ambito territoriale delle strutture periferiche, le forme di collaborazione con gli Enti operanti nel campo della ricerca ambientale e così via; questo in una logica di redazione di un testo per quanto possibile leggero, che non risolve tutto all'interno della norma ma che demanda a strumenti quali Statuto, Regolamento e Carta dei Servizi la declinazione più puntuale delle diverse competenze. Tali strumenti saranno sottoposti comunque all'approvazione della Giunta regionale e al parere della Commissione consiliare competente, ma alleggeriscono il testo di legge in modo da renderlo un testo forse valido noi speriamo - per i prossimi vent'anni, com'è stato per la legge n. 60 fino ad oggi.
Vado velocemente sugli altri articoli del Capo III dell'organizzazione che disciplinano le competenze del Collegio dei revisori e il ruolo della Direzione tecnica e amministrativa dell'ARPA, per cui sono predisposti un Direttore tecnico e un Direttore amministrativo. Ovviamente, l'articolo disciplina che questi debbano essere nominati, la durata dell'incarico e anche il trattamento economico, perché ci sembrava giusto intervenire anche in merito a questo.
Il Capo IV è invece quello relativo alle relazioni istituzionali e consultive e quindi disciplina i rapporti con i Dipartimenti di prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali, per assicurare l'integrazione e la collaborazione tra ARPA e le strutture del Servizio sanitario regionale (non dimentichiamoci che ARPA è anche finanziata in buona parte dalla Sanità, proprio per le sue competenze); questo nello svolgimento delle attività previste dalla Carta dei servizi e di quelle contemplate nell'articolo 18. La Giunta disciplina poi i rapporti tra i Dipartimenti di prevenzione delle ASL, la Città metropolitana, le Province e l'ARPA.
L'articolo 19 disciplina i rapporti con gli altri Enti pubblici e in particolar modo con l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il Ministero dell'Ambiente e altre istituzioni di questo tipo.
Vengono poi declinati all'articolo 20 il funzionamento e la composizione del Comitato regionale di indirizzo, già presente nella legge n. 60, che viene ripreso sostanzialmente con le stesse modalità, con la novità della rappresentanza del sistema diffuso delle Autonomie locali, che in questo caso viene affidata al CAL, il quale dovrà individuare al suo interno quattro componenti che si accompagneranno, nel Comitato di indirizzo, al Presidente della Giunta regionale, agli Assessori regionali all'ambiente e alla sanità, ai Presidente delle Province o delle Aree vaste che avremo a disposizione e della Città metropolitana.
Il Capo V è relativo alle dotazioni dell'ARPA e alle norme finanziarie.
L'articolo 21 individua le fonti di finanziamento: una quota del fondo sanitario regionale de- stinata alla prevenzione, contributi integrativi annuali e risorse aggiuntive della Regione e di altri enti, proventi dovuti di soggetti privati verso i quali ARPA effettua prestazioni tecnico scientifiche (nei limiti previsti dalla legge stessa), eventuali rendite patrimoniali o altre risor- se, anche derivanti dalla partecipazione a progetti regionali, nazionali e comunitari.
Particolare attenzione è rivolta agli aspetti finanziari della gestione dell'Agenzia, il cui controllo viene affidato al Collegio dei Revisori questa è una novità rispetto alla legge precedente - che esprime il parere di congruità e attendibilità contabile sugli atti di bilancio dell'ente (articolo 22).
Viene disciplinata la dotazione organica dell'ARPA e viene precisato che costituiscono patrimonio dell'ARPA i beni mobili e immobili, nonché le attrezzature trasferite all'Agenzia anteriormente all'entrata in vigore della legge.
Viene infine disciplinato il trattamento giuridico ed economico del personale (articoli 23-25). L'ultimo Capo contiene norme transitorie e finali.
Con la norma transitoria viene confermata la dotazione organica e il patrimonio di beni mobili e immobili, comprese le attrezzature. Vengono inoltre fissati i termini per la redazione da parte dell'ARPA dei nuovi atti previsti dalla presente legge: lo statuto, il regolamento di organizzazione e la carta dei servizi e delle attività e per la loro approvazione da parte della Giunta regionale. Una norma di rinvio prevede che, per quanto non espressamente disciplinato dalla presente legge valgono per l'ARPA le norme applicabili alla Regione, in quanto compatibili con le disposizioni di cui alla presente legge (articoli 26 e 27).
L'articolo 28 prevede l'abrogazione della precedente legge istitutiva dell'ARPA e di tutte le leggi e disposizioni che l'hanno modificata. Qui introduco una novità: ho presentato un emendamento proprio oggi. In realtà quello che si propone è di abrogare la legge 60 e tutte le modi- ficazioni con l'eccezione del comma 3 dell'articolo 20, che riguarda il ruolo del personale ispettivo, che decadrà soltanto all'entrata in vigore del regolamento attuativo della legge nazionale 132/2016, ritenendo opportuno intervenire in questo modo per risolvere l'eventuale soluzione di continuità tra l'entrata in vigore della proposta di legge 92 e l'entrata in vigore della legge nazionale. Quindi, per evitare qualunque equivoco o rischio di mettere in discussione le funzioni ispettive dell'ARPA, rispetto alle quali non c'è sicuramente alcuna volontà politica di declassare, o allentare l'intensità e la tensione, con l'Assessore abbiamo individuato questa formulazione, che - ovviamente vedremo anche nel corso del dibattito ci sembra essere la più coerente per garantire sia una continuità normativa che una sostanziale continuità di funzioni.
Infine, la norma finanziaria (articolo 29) prevede che, in una fase di prima attuazione, al finanziamento del contributo regionale annuale di parte corrente di cui all'articolo 21, comma 1, lettera a), si faccia fronte nell'esercizio finanziario 2016 con le risorse di parte corrente della legge regionale 60/1995 di cui all'Allegato A della legge regionale 6 aprile 2016, n. 6 (Bilancio di previsione finanziario 2016-2018), già iscritte all'interno della missione 13 (Tutela della salute), programma 01 (Servizio Sanitario Regionale-finanziamento ordinario corrente per la garanzia dei LEA), e della missione 09 (Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente), programma 09 (Politica regionale unitaria per lo sviluppo sostenibile e la tutela del territorio e dell'ambiente) del bilancio di previsione finanziario 2016. Per ciascun anno del biennio 2017 2018, nell'ambito degli stanziamenti di cui al comma 1, si fa fronte con le modalità previste all'articolo 38, comma 2 del decreto legislativo 118/2011.
La V Commissione ha esaminato compiutamente, con grande attenzione e disponibilità di tempo e anche di confronto, questa proposta di legge (quindi un percorso anche lungo), modificandola in più parti allo scopo di perfezionarla e renderla il più possibile coerente al testo allora in corso di approvazione della legge nazionale presso il Parlamento italiano e che ora è realtà, in un confronto che ha visto coinvolti innanzitutto l'Assessore e i suoi Uffici, tutti i Commissari, i Consiglieri e le Consigliere della V Commissione e gli Uffici del Consiglio. Io penso si possa dire che oggi arriviamo in quest'Aula con una tempistica molto veloce rispetto all'iter di attuazione della legge nazionale, anzi forse in leggero anticipo, perché la legge nazionale entrerà in vigore nel gennaio del 2017 e dà poi 180 giorni alle Regioni per adeguarsi, ma noi possiamo dire di essere pronti, e in Commissione abbiamo deciso di concludere il nostro lavoro e di portarlo in Aula. Sicuramente gli approfondimenti svolti dai Commissari per cercare di arrivare alla condivisione di più punti possibili tra tutte le forze politiche presenti in Commissione, sono stati molto utili e anche molto produttivi.
Con la convinzione di aver svolto un lavoro proficuo, ne raccomando ora una sollecita approvazione da parte di questa Assemblea consiliare.
In conclusione, essendo anche stata firmataria del provvedimento voglio ringraziare tutti gli interlocutori che in questo percorso hanno dato il loro contributo, sia interlocutori esterni (penso agli Enti locali ai lavoratori dell'ARPA, ai sindacati), ma soprattutto, all'interno della nostra istituzione, ai colleghi Consiglieri, all'Assessore Valmaggia e ai suoi uffici, che hanno accettato di confrontarsi su una proposta di legge del Consiglio che diventerà una legge fondamentale della nostra Regione, e agli uffici del Consiglio regionale che hanno dato una grandissima collaborazione.
Grazie dell'attenzione.



PRESIDENTE

Ringraziamo la Consigliera Accossato.
Adesso ha la parola il relatore di minoranza, Consigliere Bertola prego.



BERTOLA Giorgio, relatore

Grazie, Presidente.
Inizia oggi in Aula l'esame di una proposta di legge che, com'è già stato richiamato dalla relatrice di maggioranza, ha avuto un percorso anche piuttosto lungo, perché era nata come proposta di legge consiliare indipendente dalla modifica in corso al Parlamento nazionale della disciplina riguardante l'ISPRA e le ARPA, quindi nasceva come proposta di legge indipendente.
Da subito avevamo contestato questa impostazione in Commissione, perch in qualche modo pensavamo che approvare subito una nuova legge sulla disciplina dell'ARPA mentre in Parlamento era in discussione una normativa completamente diversa ci avrebbe portato ad avere in breve tempo una legge che diventata vecchia. Ai nostri occhi, quel voler a tutti i costi fare una nuova legge, appariva più come un tentativo di giustificare o magari avallare di cambi di guida rispetto alla direzione dell'ARPA. In quel momento, la proposta di legge nazionale era già stata approvata dalla Camera, ma era all'esame del Senato.
La Commissione ha accettato di sospendere la trattazione di quella proposta di legge per vedere se, nel tempo, l'iter della legge nazionale proseguiva, e così è stato. Quindi, in un certo senso, si è lavorato anche un po' in parallelo per armonizzare questa proposta di legge alla disciplina nazionale che stava per vedere la luce. Riconosco che è stato fatto un buon lavoro anche di collaborazione tra la Giunta, gli esponenti della maggioranza e anche il nostro Gruppo, con la riscrittura di buona parte della proposta di legge.
Sono stati approvati diversi emendamenti del Movimento 5 Stelle, sia nella loro presentazione diretta sia attraverso delle riscritture concordate; tra tutti, cito due esempio particolarmente importanti, che riguardano gli articoli che permettono una maggiore trasparenza dell'attività dell'ARPA e anche l'articolo fatto inserire da un nostro emendamento, che riguarda il ruolo dell'Arpa nel sistema informativo territoriale e ambientale regionale, dove diventa il punto focale per questa rete nazionale denominata SINAnet.
Uno degli aspetti più importanti della nuova normativa nazionale - che giova ricordare, nasce con un testo condiviso proveniente da diverse proposte di legge parlamentari, una delle quali era a firma di parlamentari del Movimento 5 Stelle - è l'introduzione dei LEPTA (Livelli Essenziali delle Prestazioni Tecniche Ambientali), particolarmente importanti nel momento in cui nella nostra Regione - immagino anche in altre Regioni problemi e contingenze di bilancio determinano tagli di risorse rispetto alle agenzie regionali per la protezione dell'ambiente. Quindi, in qualche modo, definire livelli minimi sotto i quali non si può scendere è una forma di tutela rispetto alle attività dell'ARPA.
E' chiaro che non è sufficiente una nuova legge, ci si deve impegnare anche qui, tutti insieme - faccio riferimento soprattutto al Consiglio regionale - per proteggere l'ARPA dai tagli e per permettere che attività molto importanti per la tutela della salute e dell'ambiente possano essere portate avanti. Lo dico perché il nostro Gruppo, nel corso di quest'anno più di una volta, ha sollevato dei dubbi su come poi in questo momento si riescano a portare avanti le attività.
Rimangono forti perplessità rispetto ad alcune parti di questa proposta di legge, che, in realtà, noi avremmo voluto non molto snella, ma un po' più ricca di elementi, elementi che erano presenti nella legge passata e che abbiamo voluto in qualche modo riportare all'interno di questa nuova legge. Ad esempio, a nostro avviso, rimane troppa discrezionalità in capo ai direttori generali rispetto ai contenuti della carta dei servizi e anche rispetto ad altri elementi; avremmo voluto una legge che definisse qualche principio e qualche norma in più. Per questo motivo, abbiamo riproposto per l'Aula solo alcuni degli emendamenti che avevamo portato all'esame della Commissione.
Ultima, non per ordine di importanza, la questione della funzione ispettiva dell'ARPA. Da parte nostra - ovviamente, parlo per il nostro Gruppo consiliare, non posso parlare per la maggioranza, del resto lo ha già fatto la Consigliera Accossato - non c'era alcuna intenzione di fermare o di impedire l'attività ispettiva, semplicemente si è creato un vuoto normativo, perché, ovviamente, il comma presente faceva riferimento alla disciplina passata.
Anche noi, accogliendo e ascoltando le preoccupazioni espresse da gran parte dei dipendenti dell'ARPA, abbiamo inteso proporre all'esame dell'Aula un emendamento che, in qualche modo, introduce una norma transitoria, che permette di portare avanti questa attività, nell'attesa che, come previsto dalla legge n. 132 del 28 giugno 2016 (nuova disciplina nazionale), venga emanato il regolamento che riguarda queste funzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani, secondo relatore di minoranza.



SOZZANI Diego, relatore

Grazie, Presidente.
La relazione di minoranza completa quanto è stato precedentemente detto. In effetti, con il lavoro lungo e articolato che la Commissione ha svolto rispetto alla proposta di legge n. 92 si addiviene sicuramente a un testo completo e articolato, che è stato anche complesso nella sua stesura al fine di dare nuova identità all'ARPA dal punto di vista non solo giuridico, ma anche funzionale.
Nei due interventi che mi hanno preceduto sono già stati espressi alcuni elementi. In Commissione noi avevamo posto l'attenzione su una serie di accenti: pur accettando in termini positivi una legge - come dicevano i colleghi, c'è stato questo tempo piuttosto lungo di attesa della legge nazionale, questa legge regionale è una delle prime in Italia che si adegua alla legge nazionale - la preoccupazione riguardava il campo di applicazione dell'ARPA e il funzionamento della stessa. Più volte abbiamo parlato, anche con l'Assessore e la Presidente Accossato, della preoccupazione sostanziale sotto il profilo del completamento delle attività in termini ambientali che vengono svolte in campo regionale.
Questo significa che deve esserci un'uniformità degli intenti e soprattutto, una chiarezza degli intenti nell'applicazione delle varie leggi ambientali che la Regione emana perché poi vengono interpretate a più livelli con differenze di interpretazione tra le varie ex Province, o attuali Province (sino al referendum), ed enti di Area vasta, secondo le indicazioni che la Regione sta dettando a seguito dei provvedimenti adottati. Certa è l'importanza di questa legge; con un controllo da parte della Regione, l'ARPA deve funzionare in modo univoco su tutto il territorio regionale, perché lo sappiamo che, a volte, le interpretazioni date sull'applicazione delle leggi regionali in una Provincia sono diverse più leggere o più pesanti - mi riferisco alle stesse interpretazioni rispetto allo stesso argomento e con valutazioni sempre da parte di organi tecnici, tra cui l'ARPA - in altre Province.
Ora, nell'ambito della discussione svolta all'interno di questo Consiglio regionale, mi sembra di avere colto più volte da parte della Giunta un tentativo - immagino - di semplificazione amministrativa rispetto a coloro che utilizzano i servizi o per quanto riguarda gli adempimenti che le leggi regionali dettano, sia in campo ambientale che in campo urbanistico o di altro genere.
La presenza di un Assessorato con un solo Assessore e una sola Direzione per le competenze dell'urbanistica e dell'ambiente diventa importante, perché sicuramente vi è un confine che dobbiamo determinare sulle attività. L'ARPA ha competenze ambientali; l'articolo 2 e soprattutto, l'articolo 4 - la Presidente Accossato ha dato indicazione determinano con chiarezza quali sono le competenze, entro le quali si deve fermare, deve dare i parametri. Più volte vedo che l'ARPA dà pareri, ad esempio, di tipo urbanistico, ma l'ARPA non ha né le competenze né le professionalità per poter esprimere pareri di questo genere.
Ma cosa sta succedendo? Al di là dell'approvazione di questa legge forse il Consiglio, ma anche e soprattutto la Giunta dovrà stare attenta non vorrei che ci sia un'esondazione di competenze da parte di taluni soggetti per l'assenza di altri - è questa la preoccupazione.
Cosa vuol dire? Nell'ambito degli enti di area vasta, come le Province che in questo momento hanno problemi di organico, ancorché vengano lasciate una serie di competenze anche rispetto alla legge regionale. Attenzione perché questo problema di organico ai fini del rilascio dei pareri viene sopperito da altri enti: in questo senso, l'ARPA.
Io lo so, perché ad esempio nelle Province di Novara e di Verbania vicino a Vercelli, dove ho potuto vedere tutta una serie di parametri, le Province, non avendo organico, demandano all'ARPA una serie di compiti che non sono propri.
Ora, è il caso di chiarire - mi sembra che oggi sia stato detto in termini assolutamente chiari dalla relatrice di maggioranza - quali sono le competenze. Queste competenze devono rimanere anche in futuro come le competenze che la Regione attribuisce ai RUP (i Responsabili Unici del Procedimento), che sono titolati a seguire gli iter burocratici dei progetti, che si assumano anche le responsabilità su delle indicazioni precise della Regione, perché evidentemente l'ARPA dovrà presentare una serie di richieste alla Giunta regionale e la Giunta regionale le dovrà analizzare (ad esempio, la carta dei servizi e tutta una serie di iniziative che sono già state dette dai relatori che mi hanno preceduto).
Attenzione, però, che questo sia un confine che deve essere rispettato.
E allora - sì - vi è una serietà del lavoro che lo stesso ente svolge, cioè la sua specializzazione, perché sappiamo che l'ARPA ha al proprio interno una serie di specialisti, ma anche una serie di persone arrivate per effetto della mobilità nella Pubblica Amministrazione. Pertanto, non tutti sono dei mega esperti: di tutto e di più, di quanto è possibile.
E' bene andare a definire questo tipo di competenze e specializzazioni e, per effetto degli accordi che l'ARPA farà con le Università, con il Politecnico, con tutti gli elementi indicati espressamente nella legge, ci sarà uno scambio di informazioni e una crescita culturale per un Ente di questo genere, affinché ci sia un'autorevolezza.
Mi sembra questo il senso della legge: cogliere un'autorevolezza da parte dell'ente, tale per cui vi sia anche una riconoscibilità del parere finale. E questo parere, quanto più tecnicamente viene vincolato e supportato dall'autorevolezza per effetto della capacità di assunzione di informazioni, tanto più sarà difficile poterlo contrattare.
Questo è il principio con il quale noi, oggi, abbiamo presentato l'avevamo già fatto in Commissione - 13 emendamenti (non sono molti) riguardanti gli articoli - soprattutto i primi - della legge, che vanno a sancire, semplicemente con la sostituzione di alcune parole, questo tipo di sconfinamento.
Questo, perché ci preoccupa che non ci sia, da parte della Giunta regionale, una regia sulla successione delle Province come noi le conosciamo rispetto ad altri enti (come ARPA), che possono incidere profondamente sotto il profilo dell'aspetto burocratico e quindi, invece di entrare - come dicevo all'inizio della disquisizione - in un ambito di semplificazione amministrativa, andiamo verso una complicazione amministrativa.
Voi sapete come noi ci teniamo alla competitività di questi territori nell'ambito di una legge, nell'ambito della serietà della legge nell'ambito della trasparenza della stessa, ma sicuramente deve essere competitivo il Piemonte rispetto ad altre parti d'Italia, altrimenti, in una difficoltà economica come quella che stiamo vivendo, potremmo perdere delle attrattività, e quindi delle possibilità di lavoro e sviluppo dell'intero territorio.



PRESIDENTE

Possiamo iniziare la discussione generale sul provvedimento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
La Commissione ha lavorato per un lungo periodo, anche perché c'è stata un'interruzione su questo testo di legge: parallelamente - come diceva il collega Bertola - a livello nazionale è stato approvato un nuovo testo su ARPA e ISPRA (il testo di legge 132), che finalmente è uscito dall'aula in modo definitivo. La problematica maggiore era il riconoscimento dei LEPTA (i Livelli Essenziali di Protezione Ambientale), che finalmente sono stati inseriti e potranno essere riconosciuti anche nel testo regionale. Almeno noi lo auspichiamo.
Riconosco che la problematica maggiore è che questo testo di legge non ci garantisce dal punto di vista della discrezionalità dell'attività dell'ARPA, nel senso che è rimandato a una Carta dei Servizi, della quale ovviamente non possiamo conoscere il contenuto.
Voglio entrare un po' in questo discorso facendo degli esempi pratici.
La funzione principale dell'ARPA è quella di andare a valutare l'impatto delle attività antropiche sull'ambiente, dal punto di vista dell'inquinamento dell'acqua, dell'aria e del suolo. Ma se prendiamo solamente l'inquinamento dell'acqua, sappiamo che la falda acquifera superficiale è fortemente inquinata e l'inquinamento - così ci dicono i tecnici dell'ARPA - è dovuto fondamentalmente all'attività agricola.
Ritorniamo, cioè, ai cosiddetti fitofarmaci - così definiti in modo eufemistico - e ad una forte presenza di queste sostanze che, in buona parte, hanno un'azione pericolosa per la salute. E' stato riconosciuto che alcune - mi riferisco al glifosato - sono probabili cancerogeni; non solo hanno un'azione cancerogena, ma provocano anche altri tipi di disturbi alla salute umana.
Purtroppo, attualmente, è la sostanza più utilizzata in Piemonte (è presente in decine di "fitofarmaci" utilizzati in agricoltura), comunque i quantitativi sono i maggiori, ma non viene valutata la sua presenza nelle acque. Tanto più, non viene neanche valutata la presenza delle sostanze chimiche nel terreno, perché vengono eseguiti solo 30 campionamenti di terreni agricoli all'anno - non dall'ARPA, ma dall'ASL - in tutta la regione. Capite che 30 campionamenti fanno veramente ridere, considerando che abbiamo situazioni di difficoltà.
Se penso al mio territorio, penso subito alla vicenda del falso riso bio.
Qual è il problema? Il riordino del sistema laboratoristico di ARPA, e qui entro nella discrezionalità dei dirigenti ARPA, che a Vercelli avevano un Centro fitofarmaci che ha messo a punto un sistema per valutare la presenza del glifosato a basso costo. Questo Centro fitofarmaci è stato sciolto, smembrato, e i tecnici che avevano raggiunto questo know-how non hanno più quel ruolo, ma ne hanno altri.
Capite che ci troviamo in una situazione di difficoltà, perché ritengo che ARPA, fondamentalmente, abbia il compito importantissimo di fare una grande valutazione di impatto sanitario regionale. Ma se tralasciamo la sostanza di origine chimica più utilizzata in agricoltura che viene considerata potenzialmente pericolosa per la salute umana, capite che ci sono delle grosse falle in questo sistema. Non capisco se in questa legge tali falle verranno in qualche modo limitate e si andrà a sopperire.
Possiamo anche fare l'esempio del Centro microinquinanti, anche questo depotenziato, o possiamo fare l'esempio dell'ARPA di Casale Monferrato, cui è stato fornito un microscopio a scansione elettronica che, però, non pu essere utilizzato perché non ci sono locali adeguati per il suo utilizzo.
Pertanto, la situazione sul territorio è veramente delicata e l'ARPA ha un ruolo fondamentale per cercare di limitare l'inquinamento dell'ambiente che la scienza ci dice avere un ruolo importantissimo sia nelle malattie degenerative importanti (carcinomi), sia nelle malattie neurodegenerative (penso all'Alzheimer e al Parkinson). Sempre più si parla della presenza di microinquinanti nel sistema nervoso centrale che provocano queste malattie.
Credo che la delicatezza di questo ruolo imponga alla Commissione una grande attività di vigilanza su quella che sarà la Carte dei Servizi di ARPA, al fine di evitare che nei prossimi anni si verifichino situazioni come quella del glifosato, che credo sia la pecca maggiore che si è creata a livello regionale per quanto riguarda l'attività dell'ARPA.
Detto questo, ritengo che tale testo di legge possa dare dei benefici superato anche il qui pro quo che è avvenuto sull'attività di politica di polizia giudiziaria da parte dei funzionari dell'ARPA, che mi era già stata segnalata prima del comunicato del sindacato.



PRESIDENTE

Ci sono richieste di intervento in discussione generale? Se non ci sono altri Consiglieri che desiderano intervenire, possiamo continuare, se i Consiglieri lo ritengono, con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 1) presentato dalla Consigliera Accossato: in fondo al comma 1 sono aggiunte le seguenti parole: ", anche in coordinamento con la legge 28 giugno 2016, n. 132 (Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale").
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Chiedo scusa, non ero presente alla Conferenza dei Capigruppo, tuttavia mi era parso di capire dal Consigliere Pichetto che c'era un accordo per cui, alle ore 17, si sarebbe passati alla trattazione degli ordini del giorno.
Non vorrei dire una cosa non corretta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Alla Conferenza dei Capigruppo non si è definito nulla. Ci sono stati alcuni interventi ad inizio seduta, il Presidente non ha tratto la sintesi degli interventi e a noi va bene qualsiasi soluzione.
Tuttavia, facciamo solo notare che, come abbiamo già detto alla Conferenza dei Capigruppo e come abbiamo ripetuto questa mattina nell'esordio dei nostri lavori, se si parte dagli ordini del giorno, si parte dal primo, quello di solidarietà alle forze dell'ordine in Val di Susa e via dicendo.
Decida la Presidenza, ma va da sé che la priorità sugli ordini del giorno parte dagli astronomi e dalle altre forze sociale della Val di Susa.



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri Capigruppo ad avvicinarsi al banco della Presidenza per fare il punto.
Vi prego di avvicinarvi un attimo, altrimenti decido io come continuare.



(I Presidenti dei Gruppi consiliari si recano presso il banco della Presidenza)



(La seduta, sospesa alle ore 17.04, riprende alle ore 17.10)



PRESIDENTE

Prego i Consiglieri di riprendere il loro posto.
Abbiamo ipotizzato questo percorso. Si discute sull'articolo 1, si vota l'emendamento e l'articolo 1, dopodiché i lavori del Consiglio si chiuderanno e facciamo la Conferenza dei Capigruppo.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione dell'emendamento n. 1).



ACCOSSATO Silvana

L'emendamento n. 1), all'articolo 1, semplicemente integra l'articolo facendo riferimento al coordinamento necessario con la legge n. 132 del 28 giugno 2016.
Era necessario integrare l'articolo anche con un suggerimento tecnico.



PRESIDENTE

Grazie, collega Accossato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 1, così come emendato.
Il Consiglio approva.
Sia messo a verbale che il Consigliere Bono intendeva votare a favore.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.13)



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