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Dettaglio seduta n.166 del 26/07/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.34 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1176 presentata dal Consigliere Rossi, inerente a "Grave situazione di pericolo costituita dalle condizioni di gestione della discarica di Ghemme, ubicata in località Fornace Solaria"


PRESIDENTE

Cominciamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1176, presentata dal Consigliere Rossi, che ha la parola per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Come già preannunciato dal titolo del question time, siamo di fronte direi per l'ennesima volta in questi anni - ad una situazione di pericolo che deriva dalle condizioni di gestione della discarica di Ghemme, ubicata in Località Fornace Solaria.
La storia di questo sito è molto vecchia, perché la discarica è composta da tre vasche: la prima è stata realizzata tra gli anni '70 e gli anni '80, quando ancora non c'erano le normative più moderne che garantiscono maggiore sicurezza, e altre due vasche sono state realizzate invece successivamente. Attualmente, la discarica non è più in uso in quanto tale, ma oramai è da anni che si parla di procedure per la chiusura e per il capping. Di queste tre vasche una, la prima, è già chiusa, mentre le altre due, nonostante diversi annunci di cronoprogrammi di chiusura l'ultimo risale, mi sembra, al 2012, quando era Presidente della Provincia di Novara e del Consorzio Medio Novarese per i rifiuti il collega Sozzani che annunciò che entro 28 mesi si sarebbe effettuato il capping della discarica - non lo sono. Ad oggi - siamo nel 2016 - questo capping non è stato ancora realizzato.
Qual è la situazione che mi porta ad interrogare l'Assessore? Nei giorni scorsi, dopo un sopralluogo e una relazione di ARPA, ASL e Corpo Forestale dello Stato, si è accertata una grave perdita di percolato dalle vasche di contenimento, cui ha fatto seguito un'ordinanza del Sindaco che ha dato tempo dieci giorni al gestore privato, la Daneco, per sistemare la perdita.
Al di là della questione del percolato e dell'inquinamento in corso su cui ci auguriamo il gestore privato intervenga, così come richiesto dall'ordinanza - si pone un tema relativo a questa discarica, perché la mancata chiusura delle due vasche sta aumentando il rischio di salute per i cittadini e sta continuando a procurare perdite di percolato: non chiudendo la discarica, infatti, ogni volta che piove chiaramente il percolato aumenta.
Vengo allora alla domanda all'Assessore. Premetto che è del tutto inaccettabile la situazione in cui ci troviamo, anche perché, Assessore, le aggiungo un ultimo particolare legato al fatto che, delle due fideiussioni a copertura di questo lavoro di gestione della discarica, la prima (da circa 1.200.000 euro) è stata escussa dalla Provincia, visto che il gestore privato non fa quel che ripetutamente gli è stato richiesto di fare - ma adesso la Daneco ha impugnato l'escussione al TAR, con richiesta di sospensiva - e, cosa ancora più grave, la seconda (che si aggira attorno ai dieci milioni di euro e riguarda la gestione post mortem della discarica) pare non sia escutibile perché sembra che l'Ente che l'ha emanata non riesca a coprirla (o ci sono comunque dei problemi per cui non è coperta).
Qui, dunque, siamo di fronte alla classica situazione in cui i profitti sono stati privatizzati in questi anni e i costi rischiano di cadere sulla collettività. Questa è una questione che va scongiurata e in questo senso interrogo l'Assessore per sapere, per quanto di competenza della Regione quali azioni si possono mettere in campo per cercare di pervenire in tempi rapidi ad una soluzione definitiva circa la messa in sicurezza e la chiusura della discarica di Ghemme.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Le informazioni che adesso comunico sono state raccolte anche grazie a verifiche puntuali e aggiornate effettuate direttamente con i funzionari della Provincia di Novara e del Consorzio gestione rifiuti Medio Novarese di Borgomanero, unitamente ad ARPA e al Corpo Forestale dello Stato.
La proprietà e la gestione di tutta l'area che è stata richiamata dall'interrogazione è della Daneco Impianti S.p.A. che svolge la sua attività con un'autorizzazione integrata ambientale del 2012. Con la determinazione del 2014 la ditta Daneco era già stata diffidata relativamente al rispetto del cronoprogramma di chiusura delle vasche 2 e 3, che ad oggi risulta non essere portata a termine. Anche il Consorzio Medio Novarese ha sollecitato la ditta Daneco, aggiungendo la necessità di individuare un Direttore dei lavori, nonché il ripristino dello strato di argilla di copertura.
Con nota del 2 marzo 2016, poi, la Provincia di Novara ha avviato un apposito avviso alla ditta Daneco e ad Allianz per comunicare l'avvio del procedimento di escussione della garanzia finanziaria relativa alla gestione e alla chiusura della discarica, cui era allegata a supporto la relazione effettuata dall'ARPA.
Successivamente, con determina n. 783 del 2016, la stessa Provincia di Novara ha disposto l'escussione della polizza fideiussoria per l'importo di 1.155.216 euro, mediante versamento entro 30 giorni alla Provincia. In quest'ultima determinazione viene precisato nelle premesse che la vasca n.
2 ha fuoriuscite di percolato che si accumula in una pozza del terreno; che tale vasca ha il telo di copertura lacerato e non coperto di argilla lasciando quindi allo stato attuale i rifiuti a vista; che due estrattori di percolato su tre sono non funzionanti; ed infine che, delle tre fosse di raccolta del percolato, una è piena, una quasi piena e una è a due quinti della capienza. Inoltre, è stato precisato che le note della ditta Daneco riguardanti le motivazioni della mancata copertura delle due vasche, non sono supportate da alcuna valida giustificazione.
Dalla relazione di ARPA condotta insieme al Corpo Forestale dello Stato di Novara su un sopralluogo effettuato il 28 e 29 gennaio 2016, risultano altri irregolarità, quali la mancanza di un Direttore tecnico (figura necessaria per la gestione dell'impianto), varie situazioni di conferimenti recenti di rifiuti, quali inerti, urbani e RAEE e teli di copertura della vasca n. 3 divelti (che quindi non garantiscono l'impermeabilizzazione).
Tutto ciò ed altre manchevolezze hanno indotto l'ARPA e il Corpo Forestale dello Stato a segnalare all'Autorità giudiziaria competente la situazione procedendo inoltre al sequestro dell'impianto.
L'ARPA segnala inoltre che tale area è soggetta a due distinti procedimenti di bonifica, uno imputato alla gestione della discarica ed oggetto di bonifica da parte di Daneco Impianti ed un altro su area vasta non imputato alla gestione della discarica.
Un recente sopralluogo effettuato dal Consorzio Medio Novarese aggiorna ulteriormente la situazione, evidenziando che al momento due vasche su tre risultano piene e la terza quasi piena; due estrattori risultano non funzionanti; la vasca n. 3 è praticamente piena di percolato.
Per quanto riguarda l'ultimo punto, il ruolo della Regione, va ricordato che in coerenza con le disposizioni delle l.r. 44/2000 e 24/2002 l'approvazione al rilascio di autorizzazioni alla realizzazione di impianti di recupero e smaltimento rifiuti, compresa la gestione delle garanzie finanziarie su gestione e post-gestione delle discariche, risulta in capo alle Province e alle Città metropolitane territorialmente competenti.
Chiudo dicendo che da parte della Regione c'è tutta l'attenzione e la disponibilità a collaborare con gli Enti proposti perché si tratta evidentemente, di un'inadempienza grave da parte del gestore dell'impianto.
Quindi, faremo tutto il possibile, in accordo con la Provincia e con il Consorzio, per costringere il gestore a recuperare e a riportare alla normalità questa situazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1181 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Situazione addetti pulizie nelle sedi della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1181, presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Ieri abbiamo affrontato il macro tema più generale del Palazzo unico però abbiamo rimandato ad oggi questa situazione più piccola, se volete che riguarda gli addetti alle pulizie nelle sedi della Regione Piemonte.
In vista del trasloco nella sede unica, gli Uffici del Patrimonio hanno dato avvio ad una fase di vendita di alcuni immobili, di cui abbiamo discusso ieri; tra l'altro, l'Assessore ci ha ricordato che parte di queste dismissioni verranno recuperate in un'unica nuova sede che è già in affitto della Regione Piemonte, cioè via Bertola, e il resto - sostanzialmente, i tre immobili di cui abbiamo parlato ieri - sarà dismesso. I ritardi accertati della conclusione del lavoro e del trasloco del personale hanno imposto questo ripensamento; di fatto, la riorganizzazione non riguarda solo il personale tecnico e amministrativo dell'ente, ma anche i servizi di supporto, tra cui quello delle pulizie.
Brevemente: il servizio di pulizie è stato assegnato all'impresa capogruppo Meranese S.p.A.; in seguito alla chiusura della sede di via Nizza non risultano più in servizio alcuni dipendenti, dai primi dati ne risultano due in particolare, e presto, con la chiusura di altre sedi, si stima che almeno una decina di dipendenti necessiteranno di una nuova destinazione.
Quindi, chiediamo alla Giunta se si sia attivato un confronto con l'impresa, in vista anche di questo ritardo dello spostamento nella sede unica e vista anche la ricollocazione degli uffici in via Bertola, per vedere se c'è la possibilità non solo di garantire gli stessi standand del servizio di pulizie, ma, soprattutto, di salvaguardare il personale attualmente impiegato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al patrimonio

Grazie.
Rilevo solo un'inesattezza verbale nell'intervento del Consigliere Grimaldi: quelli che abbiamo abbandonato non sono immobili che vendiamo, ma sono immobili che avevamo in locazione.
Gli standard del servizio di pulizia sono definiti nel contratto sottoscritto a seguito dell'appalto e prevede un importo di 11.074.803 euro, con durata dal 1° agosto 2013 al 31 luglio 2017, tra la Regione Piemonte e l'ATI avente come mandataria l'impresa Meranese S.p.A.
Tale contratto è basato su un appalto di servizi che quantifica le ore in base ai metri quadrati di superficie su cui viene realizzato il servizio.
A seguito della razionalizzazione degli spazi destinati a uffici in Torino, è prevista una riduzione, entro il 31 dicembre 2016, di circa 11.500 metri quadrati.
Al fine della salvaguardia dei posti di lavoro delle dipendenti dell'impresa a seguito della dismissione di alcune sedi regionali e visto il licenziamento di due dipendenti che prestavano servizio in una sede dismessa, in data 21 luglio 2016, su richiesta delle organizzazioni sindacali, si è svolto un incontro con l'Assessore Pentenero e un rappresentante dell'impresa Meranese.
Il capitolato speciale di appalto prevede la possibilità per l'appaltatore di incrementare il numero di ore rispetto a quelle previste dal contratto qualora le stesse non fossero sufficienti a garantire lo svolgimento del servizio senza diritto a maggiori compensi. Inoltre all'articolo 11 è prevista la possibilità di riduzione del numero di immobili elencati nell'allegato contratto, se adeguatamente motivata.
Il piano di razionalizzazione degli uffici elaborato in attuazione della disciplina in materia di revisione della spesa di cui al decreto legislativo n. 95/2012 ha consentito alla Regione Piemonte di risparmiare sulle spese di locazione passiva, ma anche sui costi dei servizi associati agli immobili.
Durante l'incontro con la ditta, la Regione ha sottolineato che conseguentemente alla chiusura delle sedi, sono stati autorizzati degli interventi di pulizia straordinaria necessaria alla riconsegna degli immobili alla proprietà.
L'Amministrazione regionale, recependo la richiesta dei sindacati, ha chiesto all'azienda di verificare la possibilità di distribuire meglio i carichi di lavoro sui restanti palazzi (ad esempio, evitando gli straordinari), utilizzando così le dipendenti a rischio di licenziamento.
L'Assessore Pentenero ha proposto di verificare la possibilità di concedere all'azienda due mesi di cassa in deroga (novembre e dicembre).
L'azienda si è impegnata a riesaminare il licenziamento delle due dipendenti e a comunicare una risposta entro questi giorni. Peraltro domani mattina è stato convocato un incontro presso la Prefettura di Torino, su richiesta delle organizzazioni sindacali, avente per oggetto il tema di questa interrogazione.
L'Amministrazione regionale, pur impegnata in un piano di riduzione e di qualificazione della spesa, sta verificando tutte le possibilità, tese sostanzialmente ad evitare che l'applicazione, peraltro doverosa, di questo piano non determini il licenziamento in capo al personale impiegato nello svolgimento del predetto servizio.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente.


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Interrogazione a risposta immediata n. 1174 presentata dal Consigliere Appiano, inerente a "Adeguamento dei percorsi di formazione degli operatori di Polizia locale alla luce dell'introduzione dei reati di omicidio colposo stradale e di lesioni colpose personali stradali"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1174, presentata dal Consigliere Appiano, che ha la parola per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
L'oggetto dell'interrogazione richiama l'adeguamento dei percorsi di formazione degli operatori di Polizia locale nella cornice specifica della nuova legge nazionale n. 41/2016, che ha introdotto nell'ordinamento italiano i delitti di omicidio colposo stradale e di lesioni colpose stradali personali.
Considerato che un'altra legge nazionale, la n. 65/1986, stabilisce che le Regioni provvedono con legge regionale a "promuovere servizi ed iniziative per la formazione e l'aggiornamento del personale addetto al servizio di Polizia municipale"; la legge regionale n. 58/1987 all'articolo 14, prevede che la Regione Piemonte, "tenuto conto delle esigenze degli Enti locali, direttamente o tramite organismi abilitati istituisce, per gli operatori di Polizia locale, corsi di aggiornamento e per coloro che sono inquadrati in livelli funzionali superiori, corsi di specifica qualificazione professionale"; la legge regionale n. 57/1991 all'articolo 3, chiarisce che la Regione, "al fine di promuovere il miglioramento dei servizi di Polizia locale, svolge o favorisce iniziative specifiche, studi, ricerche, convegni e seminari in materia"; ritenuto che questa legge recente in materia di circolazione stradale ha introdotto delle importanti e complesse novità normative, interrogo l'Assessore regionale competente per sapere, alla luce di quanto esposto, quali iniziative la Regione Piemonte abbia intrapreso o abbia intenzione di intraprendere per adeguare detti percorsi di formazione del personale di Polizia locale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
La parola all'Assessore Ferraris per la risposta.



FERRARIS Giovanni Maria, Assessore alla polizia locale

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consigliere Appiano per il quesito posto.
In relazione a questa richiesta fornisco di seguito alcune risposte.
Allo scopo di programmare un'attività di formazione che sia in grado di seguire l'evoluzione nel ruolo della Polizia locale in Regione, dall'anno in corso si è stabilito di predisporre un piano annuale di formazione che individui percorsi di aggiornamento professionale in grado di proporre il modello formativo in un'ottica di confronto istituzionale e di rete tra le Autonomie locali del Piemonte. Si è partiti (lo si è fatto qualche mese fa) dalla ricognizione dei fabbisogni formativi provenienti dagli stessi addetti di Polizia locale, cui ha fatto seguito uno studio e una rielaborazione dei dati acquisiti, che ha tenuto conto delle recenti innovazioni normative, tra le quali le recenti modifiche al Codice della strada e le norme sulla sicurezza stradale.
È stata quindi predisposta la bozza del "Piano formativo regionale per la Polizia locale", che sarà sottoposta, prima di essere approvata, alla visione degli operatori di Polizia locale dei territori per un'ultima analisi di efficacia, e di seguito verrà proposta alla Giunta regionale per la sua approvazione.
Il Piano, così come proposto, contiene tra i tanti argomenti, quelli che adesso le elencherò: un corso di formazione in materia di nuovo Codice della strada di 42 ore, con l'obiettivo di fornire approfondimenti sulle tematiche introdotte dal nuovo Codice della strada, approfondendo, in particolare, le implicazioni operative derivanti dalle modifiche normative più recenti, tra le quali quella riguardante la depenalizzazione, la decriminalizzazione e il nuovo reato di omicidio stradale; un corso di specifica qualificazione professionale in materia di sicurezza stradale e prevenzione dell'incidentalità stradale di complessive 30 ore, avente l'obiettivo di avviare la formazione professionale basata sulla ricerca selezione e trasmissione degli aspetti più avanzati in materia di prevenzione dell'incidentalità stradale, tra gli operatori che, a vario titolo, possono contribuire alla sicurezza stradale, oltre a fornire conoscenze più approfondite per operare in modo professionale di fronte ad un incidente stradale; un corso di aggiornamento in materia di omicidio stradale e depenalizzazione dei reati minori di 12 ore, avente lo specifico obiettivo di fornire approfondimenti in materia di omicidio stradale e rispondere alle esigenze formative, ma anche a quelle interpretative legate alla legge da lei citata, la n. 41/2016, in tema di omicidi e lesioni personali stradali.
La struttura in questa fase è comunque disponibile ad accogliere eventuali ulteriori segnalazioni e sollecitazioni che sul tema specifico potranno essere proposte dagli stakeholder al momento della visione della bozza e del documento che a presto verrà fornito.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferraris.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1178 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Liquidazione Sandretto: quali azioni e controlli regionali sono stati attivati per garantire la continuità produttiva ed occupazionale"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1178, presentata dalla Consigliera Frediani.
L'Assessore Pentenero si scusa per l'assenza; risponderà in sua vece l'Assessore Ferrari.
La Consigliera Frediani può illustrare l'interrogazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente e grazie Assessore per la supplenza.
Parliamo della Sandretto: una storia che ricalca, purtroppo, quella di tante aziende in crisi nella nostra Regione.
Con deliberazione della Giunta regionale 11 settembre 2013 per la Romi Italia S.r.l. in liquidazione è stata deliberata la cessione del ramo d'azienda e il supporto regionale tramite acquisizione temporanea del marchio Sandretto e della proprietà industriale e licenza d'uso con mandato a Finpiemonte S.p.A.
La Regione, chiaramente, aveva tutto l'interesse ad evitare la cessazione dell'attività produttiva e l'estinzione del marchio "Romi ex Sandretto". Si era prevista una spesa complessiva massima presunta pari a 38.000 euro e l'affidamento è stato fatto, ovviamente, a Finpiemonte per le attività contrattuali descritte della delibera (ne ometto la lettura perch piuttosto lunghe).
Il 18 settembre 2013 sono stati formalizzati i contratti afferenti l'operazione di salvaguardia dei livelli occupazionali del ramo d'azienda Romi sul territorio piemontese per 138 dipendenti e mantenimento in uso della proprietà industriale Sandretto.
Sempre nelle premesse citiamo l'elenco delle operazioni concluse, le cito brevemente: cessione del ramo d'azienda relativo alla produzione e commercializzazione dei prodotti Sandretto, da Romi in liquidazione alla Newco Scout One; cessione dei marchi, dei brevetti e dei domini afferenti i prodotti Sandretto da Romi a Finpiemonte in funzione di garanzia dei livelli occupazionali e dell'uso del marchio storico piemontese; licenza in uso gratuito da Finpiemonte a Romi fino al 31 dicembre 2014 di utilizzare i marchi, i domini e i brevetti in alcuni Paesi dell'Europa continentale e non in Italia (ci sono stati, poi, ampliamenti verso altri Paesi).
Il 29 novembre 2013 è stato approvato lo schema di contratto finalizzato a disciplinare l'affidamento a Finpiemonte; è stata impegnata la somma di 46.360 euro e ci sono, ovviamente, delle attività contrattuali indicate all'interno di questo documento. In particolare, all'articolo 2 si indica che "spetta a Finpiemonte l'attività di monitoraggio dell'esecuzione dei contratti per ciò che concerne gli impegni e i vincoli in capo alle controparti nei confronti della Regione Piemonte e di Finpiemonte".
L'articolo 3 sancisce che "permangono in capo alla Regione tutti i poteri pubblicistici relativi al presente affidamento; l'adozione degli eventuali atti amministrativi connessi al presente affidamento".
Purtroppo, a luglio abbiamo appreso da fonti di stampa che la proprietà ha comunicato alla forza lavoro che l'azienda è ormai in fase di liquidazione, in quanto non è più in grado di garantire la continuità produttiva e gli obiettivi prefissati. Questo, purtroppo, comporta la perdita dei posti di lavoro e il licenziamento di tutti i dipendenti nel momento in cui andrà a scadere la cassa integrazione, cioè il prossimo 19 settembre.
Questa interrogazione è volta a sapere quali sono le azioni e le misure che la Regione e Finpiemonte hanno attivato dal 2014 per garantire la continuità produttiva e occupazionale nel rispetto dei prima citati articoli 2 e 3 del contratto siglato il 29 novembre 2013.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Ferrari; ne ha facoltà.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Leggo quanto l'Assessore Pentenero ha predisposto per la risposta a codesta interrogazione.
Nel 2013 il gruppo italo-belga Photonike Capital acquisì dalla brasiliana Romi, attraverso la Newco Scout One, il ramo di azienda delle presse ad iniezione e lo stabilimento di Pont Canavese, mentre il marco Sandretto e altri diritti di proprietà intellettuali erano stati depositati a titolo di garanzia presso Finpiemonte.
Nel settembre del 2014 Sandretto presentò istanza di cassa integrazione per ristrutturazione aziendale per l'unità produttiva di Pont Canavese intervento straordinario che il Ministero del Lavoro ha approvato e concesso dal 19 settembre 2014 al 18 settembre 2016.
Per quanto riguarda il suddetto ricorso, RSU e direzione aziendale affrontarono una serie di riflessioni circa la rotazione dei lavoratori interessati dalle sospensioni, il loro progressivo rientro in base alle specifiche del Piano industriale (redatto dall'azienda in data 12 settembre 2014) e le esigenze produttive.
In linea di massima, si immaginò un rientro medio di 30 lavoratori nel periodo settembre 2014-giugno 2015 e, successivamente, di 40 lavoratori nel periodo luglio-dicembre 2015; per i restanti 60 lavoratori il rientro fu previsto per il periodo gennaio-settembre 2016.
Un piano industriale articolato, che annunciò interventi sugli impianti, sui nuovi flussi produttivi, sulle certificazioni, la riorganizzazione della prima direzione e del management, delle strategie commerciali, nonché il potenziamento della rete estera. Ovviamente, tenuto conto anche degli investimenti sul prodotto, sulla comunicazione e sulle strategie di espansione, oltre che alla formazione del personale coinvolto.
Periodicamente, Regione Piemonte e Sandretto hanno tenuto una serie di incontri per verificare l'andamento del Piano di ristrutturazione e il rilancio delle attività produttive.
Intanto, in data 5 ottobre 2015 la società avviò una procedura di licenziamento collettivo per cinque eccedenze, conclusasi con un accordo sindacale dell'8 ottobre 2015, in cui le parti individuarono, come unici criteri sostitutivi a quelli di legge, il raggiungimento del trattamento di quiescenza e la volontarietà del lavoratore a non opporsi al recesso.
Il 29 giugno u.s. i vertici della controllante hanno annunciato di voler fermare la produzione di presse ad iniezione nel sito di Pont Canavese e di mettere in liquidazione la società, in quanto impossibile raggiungere gli obiettivi indicati nell'oggetto sociale nonché a causa delle difficoltà di ritagliarsi quote di mercato in un settore, quello dello stampaggio ad iniezione, molto concorrenziale e complicato.
Il dato delle difficoltà del settore emergerebbe, a quanto pare, anche dai dettagli di uno studio commissionato ad una società di consulenza esterna che, per redigere il proprio rapporto, ha preso in esame le possibilità del mercato, le capacità produttive del sito, le disponibilità ed attitudini dei lavoratori e, infine, la qualità del parco fornitori.
Riguardo alla liquidazione, l'intenzione del gruppo belga sembrerebbe essere quella di uscire dal business delle presse ad iniezione eventualmente cedendo il ramo di azienda a terzi, per concentrarsi sulla costruzione di stampanti 3D e attrezzature per la manifattura additiva.
Nel corso dell'ultimo incontro tenutosi presso gli Uffici dell'Assessorato al lavoro in data 19 luglio u.s., riepilogate le difficoltà aziendali e gli strumenti messi in atto per la salvaguardia occupazionale e la difesa della produttività, spiegate le ragioni della liquidazione in bonis come decisa dai vertici Photonike, l'amministratore delegato Fausto Ventriglia si è detto disponibile a rinviare ad altra discussione, che si terrà il prossimo 28 luglio, per appurare l'eventuale rientro della liquidazione, approfondendo anche la possibilità di un ulteriore ricorso ad un altro anno di cassa integrazione, con la sola causale disponibile in base alla normativa vigente, ossia crisi aziendale.
Secondo il riordino degli ammortizzatori sociali, infatti, finché la liquidazione non è revocata non è più possibile, dal 1° gennaio 2016 ricorrere alla CIGS per crisi aziendale per cessazione dell'attività.
Siccome la liquidazione di un'azienda si configura come la chiusura, se la Sandretto non dovesse revocare l'atto liquidatorio non avrebbe a disposizione alcun ammortizzatore sociale di tipo conservativo. Al contrario, se quanto detto fosse scongiurato, date le difficoltà economico finanziarie che la società negli ultimi incontri non ha mai nascosto Sandretto potrebbe far ricorso ad un anno di CIGS per crisi aziendale. Tale ricorso è subordinato alla sottoscrizione di un piano di risanamento volto al riequilibrio dei fattori economici e commerciali.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1175 presentata dalla Consigliera Accossato, inerente a "Nuove regole per i biglietti ferroviari regionali e interregionali"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1175, presentata dalla Consigliera Accossato, che ha la parola per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Il quesito verte sulle nuove regole che riguardano i biglietti per i treni regionali e interregionali, in vigore dal 1° agosto, peraltro oggetto di una campagna di comunicazione molto intensa in questi giorni.
In base alla decisione di Trenitalia, il biglietto emesso deve essere utilizzato entro le 24 ore dello stesso giorno, come già oggi avviene per i biglietti acquistati on line, a differenza della situazione attuale, che consente di usare questo strumento di viaggio nei successivi due mesi. Mi rendo conto che si tratta di una decisione assunta da Trenitalia su tutto il territorio nazionale, quindi non soltanto in Piemonte, ma vista l'immediatezza di questa informativa e campagna di comunicazione, ho voluto presentare questa interrogazione. Interrogazione nella quale ho evidenziato le mie perplessità e contrarietà, ma anche quello che ho raccolto da parte di molti utenti del trasporto ferroviario, rispetto a questa nuova modalità.
Modalità che ingessa ulteriormente l'uso del treno e ne limita la facilità di utilizzo dei mezzi su gomma per tutti noi che non siamo pendolari abituali, che non abbiamo l'abbonamento, ma abbiamo l'abitudine di avere o un carnet di biglietti o qualche biglietto nel portafoglio da poter utilizzare nel momento in cui vogliamo prendere un mezzo velocemente senza cercare la biglietteria.
E' chiaro che questa modalità, che sarà introdotta dal 1° agosto, rende più difficile questo utilizzo. Probabilmente, come sostiene Trenitalia avrà un effetto per limitare chi non paga il biglietto, per limitare chi viaggia senza biglietto, ma forse l'utilizzo dei controllori o di altri strumenti poteva essere più utile.
L'interrogazione verte nel chiamare in causa l'Assessorato regionale per capire se, sempre nella previsione dei prossimi rapporti con Trenitalia, si possa chiedere alla stessa di ripensare di riprendere in considerazione questa norma.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

In merito all'annunciata decisione di Trenitalia di introdurre nell'ambito di un piano antievasione il biglietto con scadenza giornaliera l'Assessore ai trasporti della Regione Piemonte Francesco Balocco condividendo le sue osservazioni, ha scritto in due occasioni il 6 giugno e il 27 giugno scorso a Trenitalia per rilevare come un biglietto con un'utilizzazione limitata al solo giorno prescelto e con un tempo di utilizzabilità di appena quattro ore dal momento della convalida indipendentemente dalle caratteristiche della tratta utilizzata, sia causa di pesanti disagi per l'utenza, chiedendo approfondimenti tecnici e la sospensione dell'applicazione del novo sistema di tariffazione.
Questa Amministrazione, in linea con le stesse previsioni del decreto interministeriale, ha avviato iniziative per la bigliettazione elettronica interoperabile, che trovano riferimento anche nell'ambito dello stesso contratto di servizio. Pertanto l'Assessorato ha richiamato Trenitalia, in coerenza con i programmi regionali già avviati, a semplificare l'accesso degli utenti regionali al sistema del trasporto pubblico locale, mentre si ha l'impressione che il nuovo sistema di bigliettazione rischi di andare nella direzione opposta, finendo per penalizzare l'utilizzo del treno.
Pur sostenendo ogni iniziativa volta a ridurre il fenomeno dell'evasione tariffaria, si ritiene che tale obiettivo possa essere efficacemente perseguito con altri strumenti, a partire da un ulteriore rafforzamento dei controlli.
Misure così restrittive e poco flessibili nell'utilizzo dei titoli di viaggio presentano, tra l'altro, il rischio di rendere meno attrattivo l'uso del treno nei confronti di altre modalità di trasporto, a partire dal mezzo privato ad uso esclusivo o condiviso.
A completezza dell'informazione si evidenzia che la risposta del Direttore di Trenitalia Divisione Passeggeri Regionale è arrivata il 18 luglio scorso. Nella nota, l'ingegner Raciti si dichiara disponibile a spiegare le ragioni della decisione, confermando l'entrata in vigore a livello nazionale dal 1° agosto prossimo.
Grazie.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1177 presentata dalla Consigliera Ruffino, inerente a "Automonitoraggio glicemico"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1177, presentata dalla Consigliera Ruffino.
Ricordo che a tutte le interrogazioni che hanno per oggetto la sanità verrà data risposta dall'Assessore Ferrari.
La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera per l'illustrazione.



RUFFINO Daniela

Grazie, Assessore, per la risposta.
Una preoccupazione legata intanto ai numeri. Ai 280 mila pazienti diabetici, ai 112 mila che si sottopongono al controllo glicemico, alle rilevazioni domiciliari che vengono fatte, ai trattati con tre o quattro somministrazioni di insulina, quindi sono numeri importanti, con pazienti che hanno uno schema terapeutico di somministrazione di insulina che si sono visti ridurre drasticamente i controlli. Siamo passati da 125 a 75 l'anno.
Mi sono preoccupata anche a fronte di alcune segnalazioni, perché se è vero che ci possono essere degli aggiustamenti e magari delle riduzioni immagino che una riduzione di 50 controlli sia davvero notevole e mi chiedo come questa possa rientrare nel mantenimento degli attuali standard di cura dei pazienti.
Se un paziente mal si cura, molto probabilmente genera un ulteriore costo. Ma, al di là del costo, devono essere primari il bene e la salute del paziente. Pertanto, la mia interrogazione va in questa direzione: il mantenimento degli standard di cura, a fronte di una riduzione così ingente.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Rispondo a nome dell'Assessore Saitta.
la Regione Piemonte, con DGR 123-1675 del 28 novembre 2005, avente ad oggetto "Erogazione dei presidi diagnostici e terapeutici per i cittadini diabetici ed interventi per la qualificazione della spesa relativa", aveva tra l'altro - incaricato la Commissione diabetologica, in base alla legge regionale 34/2000, di proporre, sulla base delle evidenze scientifiche di efficacia disponibili, le migliori pratiche sull'uso dell'automonitoraggio domiciliare della glicemia, con particolare riferimento alla periodicità in relazione alla tipologia di paziente diabetico.
A tale proposito, la Commissione diabetologica aveva predisposto un documento contenente le raccomandazioni sulla frequenza delle autodeterminazioni domiciliari della glicemia. Tale documento, recepito dall'Assessorato alla sanità, era stato diffuso fin dal 14 maggio 2007 a tutte le Aziende Sanitarie.
Nel documento di indirizzo, pur lasciando al prescrittore la libertà di adeguare la prescrizione della autodeterminazione al reale fabbisogno venivano definite quattro classi sulla base della gravità della malattia diabetica con la relativa individuazione della frequenza dei necessari controlli, ai quali di norma il paziente dovrebbe sottoporsi.
Con successive note del 1° aprile 2014 e del maggio 2014 sono state confermate le indicazioni di cui alla nota del maggio 2007.
Dal momento che le indicazioni sulla prescrizione dal 2007 ad oggi non hanno subito particolari variazioni, si presuppone che i casi di riduzioni nel numero delle strisce prescritte riportate nell'interrogazione siano da imputare esclusivamente a mirate scelte cliniche.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1179 presentata dal Consigliere Campo, inerente a "Quali garanzie occupazionali nella gara di affidamento del servizio di vigilanza armata e sicurezza interna presso le sedi dell'Azienda Ospedaliera S. Croce e Carle - Cuneo"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1179 presentata dal Consigliere Campo, che ha la parola per l'illustrazione.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Siamo alla fine di una lunga storia relativa all'appalto che originariamente riguardava la portineria, il servizio antincendio e la sorveglianza per l'ASO-Santa Croce e Carle di Cuneo. Era gestito da una ATI fra la COPAT, la REAR e la Telecontrol.
Questo appalto scadeva a ottobre dell'anno scorso e per vari motivi non si è arrivati alla predisposizione della gara per il nuovo appalto nei tempi previsti dalla legge, per cui c'è stato un rinnovo. Il contratto prevedeva la possibilità di rinnovare per un massimo di sei mesi e già con questo rinnovo ci sono state alcune difficoltà, salvate all'ultimo momento che avrebbero visto 14 persone che svolgono il servizio antincendio e di vigilanza interna all'ospedale correre il rischio di perdere il proprio posto di lavoro. Cosa salvata un po' in extremis negli ultimi giorni, prima della scadenza effettiva dell'appalto.
Adesso, si è arrivati ad una gara urgente per coprire quest'anno di interregno, perché la gara CONSIP per affidare il servizio di vigilanza armata e di sorveglianza antincendio non era disponibile: la parte di portineria è già stata sistemata internalizzando il servizio alla in house dell'ASO - l'AMOS - con la salvaguardia dei posti di lavoro.
Quello che viene da chiederci, relativamente a quanto è stato fatto in merito al servizio di sorveglianza e antincendio è perché non sia stata prevista la clausola di salvaguardia, posto che è già particolare il fatto che, su cinque aziende invitate a questa gara urgente, tre abbiano presentato l'offerta in ritardo e quindi siano state escluse, e le rimanenti due - tra cui la Telecontrol, già gestrice del sistema del servizio di sorveglianza armata - abbiano costituito un raggruppamento temporaneo di impresa aggiudicandosi, senza alcuna controparte, l'appalto.
Ma, pur essendoci stato in giugno un protocollo d'intesa tra Regione e parti sociali, "Linee guida in materia di appalti pubblici, concessioni di lavoro e fornitura di servizi", volto a garantire la salvaguardia dell'occupazione (si sarebbe stati in tempo per rispettare, relativamente a quest'ultima delibera), la clausola di salvaguardia, pur ventilata dal Direttore generale quando si parlò già nello scorso anno, non è stata inserita nel capitolato.
Poiché una delle fortissime attenzioni di quest'Ente è stata cercare di garantire la salvaguardia dei posti di lavoro per chi opera all'interno degli enti pubblici, ci domandiamo cosa s'intenda fare per garantire e tutelare l'occupazione di 14 dipendenti oggi a rischio licenziamento, a causa di una banale omissione della clausola di salvaguarda occupazionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

La direzione generale dell'Azienda sanitaria di Cuneo riscontra l'interrogazione presentata con le seguenti risposte.
1) Il servizio di vigilanza armata e sicurezza interna e le attività correlate non coincidono esattamente con l'oggetto dell'appalto in via di dismissione già gestito pro-quota da una società di servizi di accoglienza e portierato.
2) In questo contesto, su sollecitazione dei competenti servizi aziendali, la società aggiudicataria del nuovo servizio si è impegnata seppure informalmente, a subentrare nei contratti individuali dei dipendenti aventi le qualifiche e professionalità compatibili e indispensabili all'esecuzione del contratto.
3) In relazione alle apprezzabili linee guida in materia di appalti pubblici e concessioni di lavori forniture e servizi contenute nel protocollo d'intesa tra la Regione Piemonte e le parti sociali, si informa che tale documento è pervenuto in azienda il 23 giugno 2016, così da non consentire un intervento modificativo della procedura di gara, ormai giunta alla fase dell'affidamento.
Alla luce di questo, l'Assessore Saitta aggiunge che si solleciterà la direzione aziendale dell'Ospedale di Cuneo a farsi tramite e vigilare perché si faccia tutto il possibile per tutelare i posti di lavoro e i dipendenti con le qualifiche professionali necessarie al nuovo servizio.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrari.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1180 presentata dal Consigliere Mighetti, inerente a "Rispetto degli impegni relativi all'Ospedale di Acqui Terme"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1180, presentata dal Consigliere Mighetti, che ha la parola per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Sono qui a presentare un'interrogazione su una questione che pensavamo ormai conclusa. Invece nell'ultima settimana ci sono state delle novità che mi hanno spinto ad interrogare la Giunta in merito.
Sull'Ospedale di Acqui è inutile ripercorrere tutta la storia dalla deliberazione 1-600 in avanti. Per sommi capi, possiamo dire che l'Ospedale di Acqui, che era classificato come DEA, è stato declassato con la 1-600 ed è diventato un ospedale di territorio.
Nei mesi scorsi si sono fatte, oltre a delle proteste, delle valutazioni attraverso un tavolo tecnico tra Assessorato, amministratori locali e tecnici da loro incaricati, per superare alcune criticità e cesure che erano contenute nelle deliberazioni 1-600 e 1-924. Nei mesi scorsi si è giunti alla conclusione, traendo spunto dalle richieste dei Comuni, che fossero garantiti alcuni servizi, specie nella parte cardiologia.
In sostanza, dalle richieste dei Comuni, che chiedevano la permanenza della cardiologia e dell'UTIC e poi, in alternativa, la permanenza di letti di quattro-sei posti monitorizzati e del cardiologo in guardia attiva 24 ore, in questo tavolo tecnico si è giunti alla conclusione sulla permanenza della cardiologia come Struttura Semplice e di quattro posti letto di terapia sub-intensiva cardiologica.
Tuttavia, questa settimana abbiamo appreso, attraverso degli incontri avvenuti sul territori tra i Sindaci e a mezzo stampa attraverso le dichiarazioni del Sindaco di Acqui, che i quattro posti letto di terapia sub-intensiva saranno al servizio della Medicina, invece che di questo reparto con struttura semplice di cardiologia.
Praticamente, i cardiologi oggi presenti dovrebbero essere assunti come internisti all'interno di Medicina. Oltretutto, quello che è un qualcosa di scritto sulla deliberazione 1-924 è il riferimento dell'Ospedale di Acqui al DEA di Alessandria, specialmente per i servizi cardiologica.
Tuttavia, è stato riscontrato come gran parte del territorio dell'Acquese faccia riferimento per la maggior parte dei casi al DEA di Novi, con le difficoltà di trasporto che ne conseguono, mentre la Langa Astigiana, che faceva riferimento all'Ospedale di Acqui, fa riferimento all'Ospedale di Asti. Per chi conosce il territorio, capisce bene che attraversare una serie di valli verso l'Ospedale di Asti diventa cosa complicata.
A questo punto, chiediamo di conoscere il motivo di queste variazioni rispetto all'accordo raggiunto con i Sindaci.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
L'Assessore Saitta scrive quanto segue.
Spiace constatare come una certa strumentalizzazione politica autolesionistica insista nel danneggiare l'immagine dell'Ospedale di Acqui Terme: per mesi l'Assessorato alla sanità ha condotto un tavolo di confronto con i Sindaci dell'Acquese concordando le migliorie possibili per venire incontro alle loro richieste, in particolare sulla cardiologia.
Così come peraltro abbiamo fatto per l'Ospedale di Tortona.
Sempre rispettando la programmazione regionale - a partire dalla deliberazione 1-600 di revisione della rete ospedaliera, ma soprattutto in base ai successivi specifici accordi con le Amministrazioni comunali dell'Acquese - la Direzione dell'ASL di Alessandria ha proceduto ad implementare il programma di riorganizzazione della rete ospedaliera aziendale secondo il piano operativo che è stato condiviso (attraverso riunioni e comunicazioni organizzative) con tutti gli interessati, dai Sindaci alle Direzioni Sanitarie di Alessandria e di Asti, compreso il Dipartimento Interaziendale dell'Emergenza e del 118.
All'Ospedale di Acqui Terme, a far data dall'11 luglio 2016, le aree di decenza delle Strutture Complesse "Medicina Generale" ed ex "Cardiologia" di Acqui Terme sono state adeguate a quanto previsto dall'Atto Aziendale attraverso un passaggio organizzativo graduale e temporaneo.
In particolare, in attesa della conclusione dei lavori edili già in corso per l'allestimento previsto dei quattro posti letto monitorizzati presso la Struttura Semplice "Anestesia e Terapia Intensiva e Sub Intensiva", sono state attivate due aree di degenza a complessità clinico assistenziale differente come di seguito specificato: 20 posti letto a minore complessità ubicati presso il quarto piano dell'edificio; 12 posti letto a maggiore complessità, tra cui n. 4 posti letto monitorizzati ubicati presso il quinto piano.
I Medici Cardiologi sono in questa fase provvisoriamente assegnati alla Struttura Complessa "Medicina Generale Acqui Terme" e garantiscono tuttora la presenza attiva H24 e sette giorni su sette.
Al termine dei lavori edilizi citati (previsti circa quattro mesi dal loro inizio) i posti letto assegnati alla "Medicina Generale Acqui Terme" (che ricomprenderà anche la prevista Struttura Semplice "Organizzazione Attività di Supporto Cardiologico") saranno 36, di cui quattro monitorizzati per pazienti più complessi anche cardiologici, così come previsto dall'Atto Aziendale e dagli accordi definiti in sede regionale con la delegazione dei Sindaci dell'Acquese.
Le definizioni organizzative sono state messe in sicurezza attraverso il coinvolgimento operativo dei Centri Spoke aziendali di Casale Monferrato e Novi Ligure, la stretta collaborazione con il Centro Hub dell'Ospedale di Alessandria, nonché con la condivisione e attivazione di protocolli e procedure che consentano una progressiva implementazione della programmazione regionale.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrari.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 1182 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Convenzione tra Regione e Clinica Sant'Anna di Casale Monferrato"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1182, presentata dal Consigliere Berutti, che ha la parola per l'illustrazione.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Ribadito che la riconversione in psichiatria nella Clinica Sant'Anna di Casale Monferrato sarà attuata, malgrado l'opposizione di più parti coinvolte, al punto che era stata presentata anche una petizione popolare con oltre 7.500 firme.
Considerato il fatto che negli ultimi giorni la proprietà della Clinica Sant'Anna ha annunciato che il 31 luglio verrà cessata l'attività, che attualmente include l'Interventistica e Diagnostica, per essere sostituita da un'attività per Psichiatria, con l'intenzione di procedere con licenziamenti e drastiche riduzioni del numero di ore lavorate (da full time a part-time) e dei salari e preso atto delle proteste di numerosi dipendenti della Clinica alla vigilia della "'riconversione", che hanno scioperato nei giorni scorsi.
Si interroga l'Assessore (che non è presente) per conoscere tempi contenuti e indicazioni della delibera regionale che regola la convenzione tra la Regione e la Clinica, prima della chiusura dell'attività interventistica e diagnostica annunciata per il 31 luglio, al fine di evitare che la situazione di incertezza possa recare un grave danno per la sanità del territorio alessandrino, comportando di fatto un'ulteriore diminuzione dei servizi, nonché ricadute negative sul piano occupazionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali

In merito a quanto richiesto dal Consigliere Berutti relativamente alla riconversione della casa di cura S. Anna di Casale da struttura per acuti a struttura di post acuti, occorre ricordare, come già più volte puntualizzato, che - in base all'applicazione del Patto della salute nazionale del Regolamento attuativo che tutte le Regioni sono tenute a rispettare - il bacino di utenza di Casale Monferrato consente di avere un ospedale DEA di primo livello in deroga ai requisiti del DM 70/2015.
Quindi, un'altra struttura per acuti non era compatibile con i bacini di utenza richiesti dal decreto sopraccitato.
Per quanto concerne la situazione transitoria (necessaria alle procedure di riconversione), è stata predisposta per l'approvazione della Giunta regionale nelle prossime sedute una deliberazione che prevede all'interno del budget concordato con la proprietà della Clinica e già firmato - la possibilità di compensare fino al 31 ottobre 2016 le attività precedentemente svolte dalla casa di cura stessa senza nocumento per i pazienti ed il personale.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.36 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.41)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo la Consigliera Conticelli.
Non è presente l'Assessore Saitta.


Argomento: Province

Proseguimento esame disegno di legge n. 210, inerente a "Disposizioni di riordino e di semplificazione dell'ordinamento regionale nonché norme di prima attuazione dell'art. 21 della l.r. 23/2015"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 210, inerente a "Disposizioni di riordino e di semplificazione dell'ordinamento regionale nonché norme di prima attuazione dell'art. 21 della l.r. 23/2015", di cui al punto 4) all'o.d.g., prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Nella seduta antimeridiana sono stati votati gli articoli dal numero 5 al numero 11 ter.
Relativamente all'articolo 12 è stato illustrato l'emendamento rubricato n.
84) ed è iniziata l'illustrazione dell'emendamento rubricato n. 54) con gli interventi dei Consiglieri Mighetti e Bertola.
Se i Capigruppo acconsentono, convoco una riunione dei Capigruppo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.42, riprende alle ore 17.16)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che alle ore 19 la seduta sarà sospesa e riprenderà alle ore 20.30.
Inoltre, per problemi di spostamento, suggerirei di terminare la seduta serale alle ore 23.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.17, riprende alle ore 17.24)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Alla Conferenza dei Capigruppo è stato deciso di convocare la I Commissione domani, 27 luglio, alle ore 9.30 in sala A.
Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 210, inerente a "Disposizioni di riordino e di semplificazione dell'ordinamento regionale nonché norme di prima attuazione dell'art. 21 della l.r. 23/2015", di cui al punto 4) all'o.d.g.
ARTICOLO 12 Emendamento rubricato n. 85) presentato dai Consiglieri Vignale, Sozzani Pichetto Fratin, Graglia: "Alla lettera b), del comma 2, dell'articolo 4, della l.r. 2/2015, come sostituita dal comma 4, dell'articolo 12, del disegno di legge 210, dopo le parole: 'ai sensi del regolamento (CE) n. 1198/2014' sono aggiunte le seguenti: 'compresi gli aiuti di mercato e di integrazione al reddito'".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questo è tema, come i colleghi ricorderanno, l'abbiamo affrontato anche in altre occasioni, con la presentazione di un disegno di legge specifico e una serie di emendamenti.
Noi crediamo sia utile aggiungere, all'articolo 4, comma 2, della legge sulle discipline agrituristiche, le parole "compresi gli aiuti di mercato e di integrazione al reddito", di modo che sia previsto anche all'interno della norma quanto indicato nell'emendamento che, se non ricordo male riguarda l'apporto relativo alla prevalenza.
E' evidente, quindi, che riguarda, da una parte il fatturato e dall'altra, l'attività lavorativa. Si tratta, per il mondo agricolo in particolar modo, delle integrazioni al reddito, ma anche degli aiuti di mercato, l'unica fonte autorizzata dalla normativa europea come individuazione del reddito agricolo, anche se integrato da fondi europei tramite le Regioni.
Riteniamo opportuno, quindi, che nella prevalenza sia computato tutto al reddito, tanto quello derivante da fatturazione tradizionale, quanto quello derivante da aiuti di mercato ed integrazione al reddito.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 86) presentato dai Consiglieri Vignale, Sozzani Pichetto Fratin, Graglia: Dopo il comma 9, dell'articolo 12, del disegno di legge 210, è aggiunto il seguente: "Art. 9 bis. Al comma 5, dell'articolo 6, della l.r. 2/2015, dopo le parole: "cucina dell'abitazione.", sono aggiunte le seguenti: "Per l'ospitalità rurale è confermata la possibilità di utilizzo della cucina familiare".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questo è un articolo della norma che noi riteniamo importante; articolo che deve vedere ancora la sua attuazione, perché tanto la norma quanto il regolamento sono state approvate da poco.
Crediamo che aver introdotto l'ospitalità rurale all'interno di questa legge, che a tutti gli effetti si configura come un'attività connessa all'attività agricola, sia estremamente importante. L'importanza dell'ospitalità rurale è proprio quella di poter inserire ed individuare locali, che fanno parte dell'abitazione agricola, per garantire l'ospitalità rurale.
Per questo motivo inseriamo che per l'ospitalità rurale venga confermata la possibilità di utilizzo della cucina familiare come la legge prevede.
Ne approfittiamo per fare un riferimento alle norme vigenti e quanto indicato. Non è oggetto diretto di quest'emendamento, però nella legge soprattutto nel regolamento, si fa riferimento al fatto che si possono utilizzare le aree abitabili, o quelle che hanno una funzione abitativa.
Credo che da questo punto di vista vada poi pensato - lo dico come riflessione: se è necessario individuare una modifica della norma o ripensare ad una modifica del regolamento - a quelli che sono spazi attinenti e compresi all'interno dell'abitazione, ma che non hanno un vincolo meramente abitativo. E' un po' lo stesso concetto che abbiamo introdotto per i lavoratori salariati: se un imprenditore agricolo ha un piccolo magazzino che vuole utilizzare per l'ospitalità rurale, crediamo che, con la dovuta comunicazione come previsto dal regolamento, sarebbe da consentire.



PRESIDENTE

Grazie, consigliere Vignale.
La parola al Vicepresidente Reschigna per il parere della Giunta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

La Giunta dà parere favorevole agli emendamento rubricati n. 54) e 86) e parere negativo agli emendamenti rubricati n. 84) e 85).



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 84), sul quale il Vicepresidente Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Preciso per il verbale che il Consigliere Campo voleva dare la presenza.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 54), sul quale il Vicepresidente Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 85), sul quale il vicepresidente Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 86), sul quale il Vicepresidente Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 12, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione palese sull'articolo 13.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Emendamento rubricato n. 87) presentato dai Consiglieri Vignale, Sozzani Pichetto Fratin, Graglia: "L'articolo 14, del disegno di legge 210, è soppresso".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questo è uno degli articoli che abbiamo avuto modo di contestare maggiormente anche in sede di Commissione consiliare. E spieghiamo brevemente il motivo.
L'articolo 14 prevede che la Regione si possa avvalere di dipendenti delle Aziende Sanitarie senza ulteriori oneri a carico del bilancio regionale. Questo, nella nostra Regione, è sempre avvenuto, vi sono sempre stati dei dipendenti delle Aziende Sanitarie Regionali che, a comando hanno operato all'interno della nostra Regione.
Il comma 2, però, prevede che i dipendenti che lavorano all'interno della Regione mantengano lo stesso stipendio che avevano nella ASR di appartenenza; stipendio che, giusto per evitare dubbi, è quasi sempre maggiore rispetto agli stipendi della nostra Regione. Questo può essere comprensibile, perché altrimenti con difficoltà avremmo dei dipendenti disposti a operare all'interno della Regione.
Il vero problema è però quanto indicato al comma 3, e noi crediamo che non sia legittimo. Il comma 3 dice: "Nell'espletamento della suddetta collaborazione, i dipendenti delle Aziende sanitarie regionali sono inseriti, sotto il profilo organizzativo e funzionale, nell'ambito dell'Amministrazione regionale". Ora, nella Pubblica Amministrazione, com'è noto, le modalità per trasferirsi e operare da un Ente all'altro sono due: c'è il comando, per cui io rimango in capo alla ASL-TO2 (lo dico perché è quella in cui risiedo), ma lavoro presso la Regione Piemonte, il Consiglio regionale o presso l'Assessorato alla sanità della Regione Piemonte e mantengo lo stipendio di provenienza, ma non posso essere inserito in maniera organizzativa e funzionale nell'ambito dell'organizzazione; in caso contrario, c'è un altro strumento che garantisce questo, che è quello del trasferimento, cioè nel nostro piano occupazionale abbiamo la possibilità di trasferire dei dipendenti dalle Aziende Sanitarie Regionali alla Regione. Ne abbiamo anche un caso recente: nel 2014, un dipendente dell'ASL si è trasferito alla Regione Piemonte con un salario ovviamente differente nel senso identico a quello degli altri dipendenti regionali, organizzato in modo funzionale.
Questo articolo sostanzialmente garantisce la necessità di alcuni, cioè non è un articolo fatto per rendere più efficiente la struttura regionale ma è un articolo fatto per garantire alcune persone che dalle ASL vogliono venire a lavorare in Regione mantenendo lo stesso stipendio e l'Assessorato di competenza vuole anche inserirli in modo strutturale nell'organico regionale. Non è possibile. Semplicemente non è possibile, nel senso che si deve fare un trasferimento; anche qualora fosse possibile, sarebbe comunque una violazione rispetto alle modalità di utilizzo del personale, perché io devo capire per quale motivo, inserito nella pianta organica regionale devo prendere un dipendente e pagarlo di più.
Questo non è un mistero, ma è facilmente spiegabile: ci saranno dei nomi e cognomi che, approvata questa norma, si trasferiranno dalle Aziende Sanitarie Regionali in alcuni Assessorati regionali, guadagneranno di più rispetto a coloro i quali lavorano nello stesso ufficio e saranno inquadrati allo stesso modo come pari dipendenti. Questo è ingiusto; poi da un punto di vista della legittimità, noi abbiamo certamente dei timori ma è sicuramente ingiusto.
Dal nostro punto di vista, non vi è alcun tipo di giustizia nel trattamento del personale. Non è l'unico caso, ne vedremo anche altri all'interno di questa legge, ma è certamente un articolo ingiusto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 23) presentato dai Consiglieri Bono, Bertola Valetti, Andrissi, Campo e dalla Consigliera Frediani: L'articolo 14 è così riscritto: "1. Per le finalità proprie del Servizio sanitario, la Regione, il Consiglio regionale e i Gruppi consiliari, ai sensi della legge regionale 8 giugno 1981, n. 20, possono avvalersi di personale dipendente delle Aziende sanitarie regionali (ASR), senza ulteriori oneri a carico del bilancio regionale.
2. Con apposito accordo quadro tra le ASR e i soggetti di cui al comma 1 sono disciplinati i rapporti di collaborazione finalizzati all'utilizzo dei dipendenti delle Aziende, senza modifiche dei trattamenti economici corrisposti dalle Aziende di appartenenza".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anche noi condividiamo le perplessità sollevate dal collega Vignale sulla fattività del comma 3 dell'articolo 14 e, in generale, sulle finalità di tale articolo.
Indubbiamente, l'Amministrazione regionale ha delle difficoltà, dal punto di vista del personale, a coprire i ruoli, le esigenze e le necessità di un ente in piano di rientro - questo l'abbiamo detto tante volte - e non ci risulta che gli uffici dell'Assessorato alla sanità siano stati rinforzati con dipendenti, ma piuttosto ci risulta che siano stati chiamati dei consulenti esterni. Tali consulenze hanno fatto non solo lievitare i costi della macchina burocratica, ma soprattutto fanno sì che ci sia sostanzialmente una perdita delle competenze che vengono acquisite durante questa legislatura, a meno che la consulenza esterna diventi poi una pseudo consulenza interna, nel senso che si decida che tale consulenza diventi fissa anche nella prossima legislatura, per i prossimi anni, cosa che non credo sarà fattibile.
Noi siamo d'accordo nel voler potenziare gli uffici dell'Assessorato regionale, proprio perché la nostra è una Regione in piano di rientro con tutte le difficoltà che ci sono in questo momento; momento in cui, tra l'altro, si sta mettendo mano, anche con la riforma costituzionale, alla revisione dell'architettura complessiva delle competenze concorrenti residuali e comunque proprie dello Stato e delle Regioni.
Tuttavia vorremmo capire meglio quali sono gli schemi dietro le norme legislative che si vogliono andare a percorrere. Perché, appunto, viene un po' il dubbio che ci siano delle persone già con nome e cognome designate per spostarsi in un ufficio dell'Assessorato ai sensi del comma 3, per essere inseriti sotto il profilo organizzativo e funzionale nell'ambito dell'Amministrazione regionale, quindi mantenendo uno stipendio più alto e magari con la possibilità di fare carriera all'interno dell'Amministrazione regionale.
Quindi - ribadisco - siamo d'accordo a potenziare le competenze degli Uffici regionali però, da un lato, ci deve chiarezza rispetto alle consulenze esterne e, dall'altro, rispetto anche a quelli che sono i costi.
Noi abbiamo fatto per questo un emendamento, che da un certo punto di vista è un emendamento parzialmente provocatorio, anche in relazione alla riforma costituzionale, che potrebbe dare una batosta definitiva alle possibilità di fare attività legislativa da parte dei Consigli, ma anche con un contenuto concreto, quello cioè di dare la possibilità agli Uffici - sia del Consiglio regionale che, soprattutto, dei Gruppi consiliari - di potersi avvalere della stessa norma che spetterebbe alla Giunta regionale.
Quindi, visto che si presuppone che dietro questa noma ci sia un chiaro intento di dare un supporto agli Uffici regionali, noi crediamo debbano avere la stessa dignità anche gli Uffici dei Gruppi consiliari e che ci sia dunque la possibilità che i dipendenti delle Aziende Sanitarie Regionali possano trasferirsi, senza modifica dei trattamenti economici corrisposti dalle Aziende Sanitarie agli Uffici dei Gruppi consiliari.
Ribadisco pertanto che noi riteniamo questa una richiesta che, da un certo punto di vista, può anche andare incontro al fatto che, se dovesse passare - noi crediamo e speriamo che non passi - la riforma costituzionale, sicuramente tutti i dipendenti esterni dei Gruppi consiliari salterebbero. E c'è ancora un punto interrogativo, invece, sui dipendenti interni della Regione o di Enti equivalenti.
Chiediamo con ciò, dunque, di accogliere questa modifica.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Emendamento rubricato n. 88) presentato dai Consiglieri Vignale, Sozzani Pichetto Fratin, Graglia: "Il comma 1 dell'art. 14 del disegno di legge n. 210 è soppresso".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sozzani l'illustrazione; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Come vedete, questo è un emendamento abbastanza semplice perché vuole porre l'attenzione su tutto l'articolo 14, dove ci sono dei grossi dubbi sull'aspetto della scrittura dell'articolo stesso; e cercheremo adesso di chiarire, nei pochi minuti che ci toccano, quali sono questi dubbi.
E' vero che è possibile prendere dei dipendenti delle Aziende Sanitarie Regionali e portarli a rapporti di collaborazione finalizzati all'utilizzo da parte della Regione. Qui, il primo caso dice "senza modifiche ai trattamenti economici corrisposti dalle Aziende di appartenenza". Questo cosa vuol dire? Vuol dire che se si percepisce un certo emolumento e si viene a lavorare, entrando in Regione, con un collega che prende di meno si fa lo stesso identico lavoro che fa un altro collega della Regione Piemonte con una discrasia sotto il profilo economico, perché dall'Azienda sanitaria regionale si percepiva di più (o di meno); questo è l'elemento di primo dubbio.
Il secondo elemento è rappresentato dal comma 3, che dice che "nell'espletamento della suddetta collaborazione i dipendenti delle ASR sono inseriti, sotto il profilo organizzativo-funzionale, nell'ambito dell'Amministrazione regionale". Qui viene un dubbio grosso. Di fatto cioè, vi è una collaborazione a comando: trattandosi di Aziende pubbliche si è comandati da quell'Azienda nell'organizzazione della Regione, ma si è di fatto, parificati ad un consulente, ad una posizione provvisoria all'interno della Regione e non nell'organizzazione funzionale nell'organigramma dell'Ente. Questo va a creare una serie di problematiche difficilmente comprensibili.
Noi chiedevamo quindi, con la soppressione di questo articolo, di andare ad intervenire sotto il profilo del rapporto con il personale innanzitutto in modo equo: qualora una persona accetti di lavorare in Regione, lo fa alle condizioni economiche di tutti gli altri che svolgono quella stessa mansione o che sono a quello stesso livello, che siano più o meno vantaggiose rispetto a quelle dell'organizzazione di appartenenza (in questo caso le ASR).
Il secondo elemento verte sul fatto che - va bene - entrerà a comando espleterà quel tipo di servizio e lo farà per un tempo dedicato (perch probabilmente il tipo di incarico sarà a tempo), ma non entra nell'organigramma della Regione, cosa che andrebbe a creare confusione sull'aspetto su cui noi abbiamo sollecitato la discussione.
Con un cambiamento delle parole e della modalità in interpretazione dell'articolo 14, quindi, è possibile raggiungere gli stessi obiettivi, ma in una situazione più chiara rispetto a ciò che è scritto nel testo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
Emendamento rubricato n. 89) presentato dai Consiglieri Vignale, Sozzani Pichetto Fratin, Graglia: "Il comma 2 dell'art. 14 del disegno di legge n. 210 è soppresso".
Ha chiesto di intervenire per l'illustrazione il Consigliere Vignale ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Guardi, è talmente semplice giustificare quanto stiamo dicendo che in qualunque testo di interpretazione dell'articolo 56 del testo unico della legge n. 3 del '57, relativa al dipendente del pubblico impiego, si dice chiaramente cos'è la figura del comando - e anche del distacco, pur se il distacco non è una figura giuridica - e si dice chiaramente come il titolare di un posto di ruolo presso una Pubblica amministrazione "viene temporaneamente a prestare servizio presso altra Amministrazione o presso altro ente pubblico e importa, da un lato, l'obbligo di prestare servizio presso un ufficio od un ente diverso da quello di appartenenza e dall'altro, la dispensa dagli obblighi di servizio verso l'Amministrazione di origine. Tali esigenze temporanee ed eccezionali giustificano la concessione al dipendente della medesima posizione giuridica".
E' pertanto evidente che - se non vi fosse il comma 3 noi non porremmo delle questioni su questo articolo - pure il comma 2 trova, anche nella norma nazionale, una sua giustificazione.
L'aspetto in questione, però, è quello che sancisce in modo assolutamente evidente che queste esigenze devono essere temporali ed eccezionali e soprattutto non devono modificare la funzione del dipendente.
Pertanto, cioè, il lavoratore non può essere inserito in una posizione come dice invece la norma - "sotto il profilo organizzativo-funzionale nell'ambito dell'Amministrazione regionale". Questo non è previsto all'interno della norma nazionale e non è mai stato previsto nella legislazione regionale. Questa, cioè, è una novità e visto che i comandi o, comunque, il trasferimento, che è una fattispecie ancora diversa esistono dal 1957, ci sarà un motivo se dal '70 ad oggi il legislatore regionale non ha mai ritenuto di introdurre una fattispecie assolutamente nuova! Per questa ragione noi chiediamo, con questo emendamento, l'abrogazione del comma 2, ma noi crediamo sarà fondamentale anche l'abrogazione del comma 3, perché certamente sanerebbe una situazione che non è giustificabile, né - secondo noi - per via della norma né, tanto meno, per un aspetto di correttezza nel trattamento dei dipendenti.
Qualora l'emendamento verrà approvato, noi vorremmo poi approfondire se vi siano dei profili di legittimità all'interno della norma e anche rispetto alle persone che la utilizzeranno. Vedrete, infatti, poi con molta semplicità che dietro ogni stortura normativa c'è sempre un interesse legittimo o meno. Allora, a legge approvata - se sarà approvata in questo modo - noi capiremo chiaramente quali saranno le due, tre, quattro, cinque persone che beneficeranno di questa modalità organizzativa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 90) presentato dai Consiglieri Vignale, Sozzani Pichetto Fratin, Graglia: "Il comma 3, dell'articolo 14, del disegno di legge 210 è soppresso".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Come dicevamo precedentemente, questo per noi è l'emendamento fondamentale: noi chiediamo l'abrogazione dell'articolo perché contiene il comma 3 e, poi, l'abrogazione dei commi, proprio perché esiste questo comma 3.
Ripeto, per le motivazioni che abbiamo appena indicato, crediamo non sia assolutamente corretto inserirlo in questo modo, tant'è che, sempre la norma dello Stato, prevede che "la posizione di comando di un pubblico dipendente, pur non comportando alcuna alterazione dei rapporti di impiego ne implica una rilevante modificazione in senso oggettivo, giacch l'impiegato viene destinato a prestare servizio in via ordinaria e abituale presso un'Amministrazione diversa da quella di appartenenza, fermo restando il cosiddetto rapporto organico che continua a intercorrere tra il dipendente e l'ente di appartenenza o titolarità".
Questo è il tema, e noi, inserendolo in modo organico e funzionale nell'organizzazione dell'Ente Regione, facciamo venire meno il principio stesso del comando, che ha carattere di temporaneità, di eccezionalità, per cui chi ne è interessato mantiene il proprio rapporto fiduciario con il soggetto da cui proviene, che è lo stesso che gli paga lo stipendio.
Ricordiamo che noi, in questo caso, riconosciamo all'ASR di competenza lo stipendio che l'ASL ogni "x" giorno del mese paga al dipendente. E' evidente che quanto stiamo dicendo è quanto prevede la legge dello Stato.
Allora, ci pare, come dicevamo prima, che non si interpreti correttamente - chiamatela come volete - una legge dello Stato, ma soprattutto, ci pare che si utilizzi una modalità non corretta rispetto a quanto le leggi dello Stato prevedono.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Vicepresidente Reschigna per il parere della Giunta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Solo trenta secondi per spiegare l'articolo e per esprimere parere contrario agli emendamenti.
Giustamente, il Consigliere Vignale nel suo intervento faceva riferimento alla funzione di controllo che il Consiglio regionale eserciterà qualora sarà applicata questa norma, ed è assolutamente legittimo che ciò avvenga, appartiene alla natura e al ruolo del Consiglio regionale.
La ratio di quest'articolo, però, è molto semplice e parte da una considerazione: siamo una delle Regioni d'Italia che, all'interno dell'organizzazione dell'Assessorato alla sanità, ha pochissime figure professionali sanitarie, non ci sono medici all'interno dell'organizzazione...



(Commenti fuori microfono)



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Lasciatemi terminare.
Non ci sono medici all'interno dell'Assessorato alla sanità e credetemi - l'Assessorato alla sanità non è solo un Assessorato che deve affrontare il tema dell'organizzazione, della programmazione, dell'analisi dei costi, dell'eliminazione degli sprechi, deve intervenire anche su tematiche che attengono alla dimensione sanitaria. Così com'è strutturata oggi, senza questo tipo di norma - ed è la ragione per cui in Piemonte l'Assessorato alla sanità ha assoluta carenza di figure sanitarie - non c'è nessun dipendente medico/sanitario delle Aziende Sanitarie disposto a venire a lavorare in Assessorato.
Altre Regioni hanno percorso questa strada e hanno risolto questo problema. Quindi, la norma avrà questo obiettivo, non prevede nessun trasferimento di personale, non prevede nessun inserimento giuridico (il riferimento al terzo comma ha natura unicamente organizzativa funzionale e non di rapporto giuridico di lavoro) ed è evidente che questo articolo qualora approvato, verrà usato con estrema parsimonia.



PRESIDENTE

Grazie.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 87), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 23), sul quale il Vicepresidente Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 88), sul quale il Vicepresidente Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 89), sul quale il Vicepresidente Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento rubricato n. 90) sul quale il Vicepresidente Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 55 Consiglieri votanti 42 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Comunico, per il verbale, che la votazione comprende la presenza di tutti i componenti del Gruppo Movimento 5 Stelle.
Indìco la votazione palese sull'articolo 14, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 15 Emendamento rubricato n. 91) presentato dai Consiglieri Vignale, Sozzani Pichetto Fratin, Graglia: "Al comma 5, dell'articolo 2, della l.r. 5/1987, come modificato dal comma 3, dell'articolo 15, del disegno di legge n. 210, dopo le parole: 'di propria competenza' sono aggiunte le seguenti: 'entro il termine massimo di 45 giorni dall'entrata in vigore della presente legge. Trascorso inutilmente tale termine l'autorizzazione si intende concessa.'".
Ha chiesto la parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Chiedo scusa per l'attesa.
L'emendamento introduce un principio che a noi pare saggio rispetto ad una Pubblica Amministrazione paritaria nei confronti dei cittadini.
Sostanzialmente, l'emendamento prevede che sull'articolo 5, dopo le parole "di propria competenza" siano aggiunte le parole "entro il termine massimo di 45 giorni dall'entrata in vigore della presente legge. Trascorso inutilmente tale termine, l'autorizzazione si intende concessa".
Si vogliono introdurre dei principi di silenzio-assenso, nel senso che ai cittadini piemontesi, giustamente, chiediamo il rispetto delle scadenze indicate dalla Regione: gli esempi più semplici riguardano il pagamento di canoni, tasse, sanzioni e quant'altro. Se qualunque cittadino supera tale termine, in qualche modo si vede riconoscere una sanzione. Non c'è sempre questa procedura all'interno della Pubblica Amministrazione. Noi crediamo che in questo caso - perché la fattispecie non riguarda tutte le leggi regionali - si possano concedere 45 giorni di tempo alla Pubblica Amministrazione per espletare la pratica, trascorsi i quali si introduce una sorta di silenzio-assenso e l'autorizzazione si intende concessa. A nostro avviso, sono troppi i casi in cui, anche attraverso quelli che dovrebbero essere strumenti di facilitazione, i tempi di autorizzazione sono decisamente superiori a quelli previsti da legge.
Faccio presente come sia evidente che questa è una Regione che non riuscirà (se non con molta difficoltà) a ridurre nei prossimi anni la pressione fiscale. Potrà certamente semplificare la vita a cittadini e ad imprese ricordando come l'attività di semplificazione - la norma, peraltro porta in calce al titolo esattamente questo soggetto - in molti casi corrisponde anche ad un'attività di risparmio economico. Perch un'autorizzazione più celermente concessa consente di operare prima e quindi, di affrontare meno spese, avendo anche un ritorno economico.
Credo sia questo il tema verso il quale dovremo andare. Forse, come facemmo già due anni fa, varrebbe la pena dedicare una sessione normativa rispetto a tutte le modalità di semplificazione normativa che potremmo introdurre. Crediamo che quest'emendamento, anche rispetto al titolo della legge, sia utile per raggiungere quello scopo.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per il parere della Giunta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

La Giunta esprime parere favorevole a condizione che venga modificato il testo (probabilmente si tratta di un mero errore di chi lo ha presentato) laddove recita "entro il termine massimo di 45 giorni dall'entrata in vigore della legge". Infatti, le parole "dall'entrata in vigore della legge" devono essere sostituite dalle parole "dalla presentazione dell'istanza". Se così è, la Giunta esprime parere favorevole.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Sì, sì.



PRESIDENTE

Consigliere Vignale, può avvicinarsi al banco della Presidenza per controfirmare la modifica.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 91), come modificato, sul quale il Vicepresidente Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva. (voto esteso al nuovo articolo) ARTICOLO 16 Emendamento rubricato n. 24) presentato dai Consiglieri Bono, Mighetti Bertola, Valetti, Andrissi, Campo e dalle Consigliere Batzella e Frediani: L'art. 16 (modifiche alla legge regionale 5 novembre 1987, n. 55) viene abrogato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Su questo articolo permane una forte contrarietà da parte del nostro Gruppo consiliare, in quanto non ne capiamo l'utilità. O, meglio, capiamo l'ipotetica utilità pensata nella scrittura di questo articolo, ma ne siamo contrari. E spiego perché.
Si va a modificare la legge regionale 55/87, riguardante i requisiti minimi dei laboratori di analisi.
Al comma 1 bis dell'articolo 5 - chiedo l'attenzione anche del Vicepresidente Reschigna - si parla dei casi di aggregazione di più laboratori di analisi. Fino ad oggi si parlava di aggregazione di laboratori di analisi autorizzati e accreditati. Quindi al nuovo laboratorio risultante dall'aggregazione gli si dava ovviamente le stesse funzioni precedenti, compresa l'autorizzazione di un numero complessivo di punti di prelievo pari a quelli in funzione all'atto della domanda di aggregazione.
Eliminando le parole "già autorizzati e accreditati" andiamo a permettere l'aggregazione di laboratori di analisi anche privati, e quindi andiamo a fare una sorta di "accrocchio" o di "minestrone" che francamente, non comprendiamo bene.
Non comprendiamo bene neanche come possa funzionare un insieme di laboratori di analisi privati autorizzati e accreditati con privati non autorizzati e non accreditati. Penso che ci sia anche una differenza piuttosto sostanziale.
Dunque, eliminare questa parte del dettato normativo stravolge totalmente la normativa. Noi pensiamo che questo articolo debba essere espunto dal disegno di legge, a meno che il Vicepresidente Reschigna, visto che non c'è l'Assessore Saitta, ci spieghi, cosa che non è accaduta in Commissione, qual è la ratio dietro a questo provvedimento. Perché noi francamente non abbiamo capito quale utilità ne discenderebbe, se non quella di allargare ulteriormente l'aggregazione dei laboratori di analisi anche a quelli non autorizzati e non accreditati, che sono a carico totale del cittadino.
Si parla spesso di sanità pubblica e di sanità privata in termini molto manichei, e il primo a farlo in quest'Aula è proprio l'Assessore Saitta che dice "io sono assolutamente per la sanità pubblica! Guai a chi dice l'opposto, perché io ho fatto di tutto e di più", non tanto verso la sanità pubblica ma contro la sanità privata (perché anche la sanità pubblica non è che abbia ricevuto particolari attenzioni da parte dell'Assessore Saitta se non attenzioni in ottica di tagli!). Non è facile ironia o dura polemica, tenuto conto che le richieste dal livello nazionale, negli ultimi cinque o sei anni, sono state queste. Ma forse si poteva fare meglio.
In questo senso, anche se non è presente l'Assessore Saitta, visto che la sua linea è sempre stata quella di dire "prima la sanità pubblica, poi tutto il resto", e visto che si deve adeguare a dare un'offerta complementare, non capiamo la ratio di questa norma sui laboratori di analisi non autorizzati e non accreditati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Abbiamo proposto un emendamento abrogativo dell'articolo 16, proprio perché diversamente non avremmo saputo come migliorarlo. Il testo è piuttosto semplice, elimina le parole "autorizzati" ed "accreditati" quindi la sostanza è quella. Non comprendiamo come si possano equiparare queste misure ai laboratori privati.
Vediamo il venire meno il principio della tutela in primo luogo della sanità pubblica, quindi rimarchiamo la nostra forte contrarietà all'articolo 16 del disegno di legge n. 210.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Vogliamo sottolineare particolarmente questo emendamento all'articolo 16, in quanto non ne capiamo la ratio. Considerando che siamo anche in una fase delicata, con accorpamenti con i laboratori di riferimento degli ospedali hub.
Questa norma, che va ad equiparare anche i laboratori non autorizzati ed accreditati, ci sembra un po' una forzatura e non ne capiamo il senso.
Ci rivolgiamo al Vicepresidente Reschigna se può chiarire questa cosa. Noi ce la mettiamo tutta per chiedere una possibile abrogazione considerato che, effettivamente, crea una situazione che, in altri settori, sarebbe intollerabile, cioè quella di unificare laboratori autorizzati ed accreditati, perché potrebbero esserci anche laboratori autorizzati, ma non accreditati, quindi un'altra sottospecie.
Se bypassiamo tutta questa normativa, effettivamente, c'è il rischio di creare un gran pasticcio a livello regionale in un momento molto delicato in cui si ha l'accorpamento dei laboratori e quindi si potrebbe creare una grande confusione in Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con questa richiesta di abrogazione chiediamo di ripensare un attimo a quello che si sta facendo, intervenendo su una legge dell'87 che riguarda un elemento importante. È una legge che disciplina l'autorizzazione all'apertura all'esercizio dei laboratori privati, volta anche a far sì che ci possa essere una vigilanza sugli stessi, al fine di garantire prestazioni affidabili, standard.
E' chiaro che, di nuovo, ci sembra di trovarci di fronte ad un rilassamento del controllo regionale su una delle sue competenze principali nella materia, in particolare sanitaria, cioè quella di garantire che tutto ciò che opera sulla salute dei cittadini funzioni in maniera efficace ed efficiente e, soprattutto, rispettando le regole.
Sotto questo profilo, veramente, ci stupisce che vengano soppresse le parole "già autorizzati" ed "accreditati", in quanto si andrebbe a creare la possibilità di mettere insieme realtà che sono pienamente rispondenti quindi anche controllate, agli standard vigenti, con realtà che non vi rispondono e che, magari, proprio per il fatto di aggregarsi a realtà più blasonate, ottengono una legittimazione che non gli spetterebbe.
Sotto questo profilo, manifestiamo profondissimi dubbi all'articolo 16.
Ci chiediamo quale sia il motivo - non ci è stato illustrato né in Commissione né ce ne sarà l'occasione qui, perché l'Assessore è assente per cui è stato introdotto questo articolo.
Ci chiediamo, inoltre, perché si vada ad intervenire su una legge del 1987 in maniera così puntuale e non per una correzione di coordinamento normativo, ma per un vero e proprio intervento di merito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Questo è un altro emendamento di merito a prima firma del Consigliere Bono. Chiediamo l'abrogazione dell'articolo 16 in base alle modifiche della legge regionale del 5 novembre dell 1987 che riguarda tutto il riordino dei laboratori analisi, delle aggregazioni dei centri convenzionati o non convenzionati, quindi pubblici, dei laboratori. Ad esempio in caso di aggregazione di più laboratori analisi che sono già autorizzai ed accreditati, oppure in seguito ad un nuovo laboratorio che risulta dall'aggregazione in cui può essere autorizzato un numero complessivo di punti prelievo.
Ci possono essere più punti prelievo, quindi compresi anche tutti quelli che sono presenti nelle sedi operative che prevedete di chiudere.
Noi siamo decisamente contrari. Per questo motivo, noi chiediamo l'abrogazione dell'articolo e anche l'eventuale trasferimento dei punti prelievo che sono derivanti da un'aggregazione e soggetto alla verifica ai sensi dell'articolo 8 ter del decreto legislativo n. 502 del 1992, che riguarda il riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992.
Peccato sia assente l'Assessore Saitta, ci avrebbe fatto piacere la sua presenza. Pertanto chiediamo all'Assessore Reschigna se ci dà maggiore informazioni in merito ai laboratori analisi e quello che intendete fare in base alla nostra proposta di abrogazione dell'articolo. Ricordo che questo è un emendamento di merito, perché noi pensiamo sempre al bene e alla salute dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per il parere della Giunta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

La ratio della norma è molto semplice: consentire di procedere ad un'aggregazione di laboratori di analisi esistenti, sia di natura pubblica che di natura privata. Sotto questo profilo, l'obiettivo è quello di rendere più semplice, meno rigido, il percorso della norma.
Voi sapete che uno degli elementi che la direttiva nazionale prevede, è quello della riduzione dei numeri dei laboratori. Questo riguarda tutte le Regioni e il senso di questo articolo è proprio quello. Daremo parere contrario a tutti e due gli emendamenti.



PRESIDENTE

Grazie,Vicepresidente Reschigna.
Emendamento rubricato n. 92) presentato dai Consiglieri. Vignale, Sozzani Pichetto Fratin, Graglia: L'articolo 16 del disegno di legge n. 210 è sostituito dal seguente: "Art. 16 (Modifiche alla legge regionale 5 novembre 1987, n. 55) 1. Al comma 1 bis, dell'articolo 5 della legge regionale 5 novembre 1987 n. 55 (Requisiti minimi dei laboratori di analisi di cui al DPC: 10 febbraio 1984) le parole "ed accreditati" sono soppresse.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Buona parte delle cose le hanno dette i colleghi e L'Assessore ha già replicato.
Noi capiamo la ratio e la condividiamo anche. Vi è solo un aspetto: la legge del 1987 - ancora vigente - disciplina l'apertura e l'esercizio dei laboratori, pertanto il rischio che si può introdurre, in caso di aggregazione di più laboratori di analisi già autorizzati ed accreditati, è esattamente quello che stavamo dicendo.
La legge, cioè, stabilisce giustamente che se ci sono dei laboratori già autorizzati, non accreditati (com'è noto, per aprire qualunque prestazione sanitaria è necessaria un'autorizzazione al funzionamento), il rischio reale è che si vada oltre a quelle che sono le intenzioni condivise dalla Giunta. Cioè, non solo il fatto di mettere insieme chi è già stato autorizzato, ma il fatto che un laboratorio già autorizzato può portare con sé un soggetto che non c'era.
Ripeto: condividiamo la finalità, ma, scritta com'è scritta, significa che al comma 5, in caso di aggregazione di più laboratori di analisi, il nuovo laboratorio risultante dall'aggregazione può essere autorizzato. Io cioè, laboratorio oggi in attesa di autorizzazione, in termini ipotetici ma neppure tanto - unendomi a un secondo laboratorio posso essere autorizzato.
Dico questo, perché - attenzione - l'articolo 1 prevede che vi siano anche sedi distaccate, quindi oggi si può trascinare l'autorizzazione di chi non è autorizzato. Cioè: io non sono autorizzato, mi unisco ad un soggetto già autorizzato e lo divento anch'io. Pertanto, la finalità è assolutamente condivisa.
Ritengo che, così com'è scritta, non raggiunga questo obiettivo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 24), sul quale il Vicepresidente Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 92), sul quale il Vicepresidente Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 16, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 16 bis Emendamento rubricato n. 9) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Reschigna: Nel disegno di legge n. 210 è inserito il seguente articolo: Art. 16 bis (Sostituzione dell'articolo 9 della l.r. 10/1995) L'articolo 9 della legge regionale 24 gennaio 1995 n. 10 (Ordinamento organizzazione e funzionamento delle Aziende sanitarie regionali), è sostituito dal seguente: "Art. 9 (Organi dell'azienda sanitaria regionale) 1. Sono organi dell'azienda sanitaria regionale il direttore generale, il Collegio di direzione ed il Collegio sindacale.".
Emendamento rubricato n. 10) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Reschigna: Nel disegno di legge n. 210 è inserito il seguente articolo: Art. 16 bis (Inserimento dell'articolo 12 bis nella l.r. 10/1995) Dopo l'articolo 12 della l.r. 10/1995, è inserito il seguente: "Art. 12 bis (Collegio di direzione) Presso ogni azienda sanitaria regionale è istituito, quale organo dell'azienda, il Collegio di direzione.
Il Collegio di direzione esercita le seguenti funzioni: concorre al governo delle attività cliniche partecipa alla pianificazione delle attività, incluse la ricerca, la didattica, ed i programmi di formazione indica le soluzioni organizzative per l'attuazione dell'attività libero professionale intramuraria.
La partecipazione alla pianificazione delle attività di ricerca e didattica avviene, in seno alle aziende ospedaliero universitarie, nell'ambito di quanto definito dall'Università.
Il Collegio di direzione concorre, inoltre, allo sviluppo organizzativo e gestionale delle aziende, con particolare riferimento all'individuazione di indicatori di risultato clinico-assistenziale e di efficienza, nonché dei requisiti di appropriatezza e di qualità delle prestazioni. Partecipa altresì, alla valutazione interna dei risultati conseguiti in relazione agli obiettivi prefissati ed è consultato obbligatoriamente dal direttore generale su tutte le questioni attinenti al governo delle attività cliniche.
La Giunta regionale definisce la composizione ed il funzionamento del Collegio di direzione, in modo da garantire la partecipazione di tutte le figure professionali presenti nell'azienda, prevedendo la partecipazione del direttore sanitario e del direttore amministrativo, dei direttori di dipartimento e dei direttori di presidio, fatte salve le disposizioni, in materia di aziende costituite da un unico presidio, di cui all'articolo 3 comma 7 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502.
La composizione del Collegio di direzione nelle aziende sanitarie locali è integrata con la partecipazione dei direttori dei distretti alle stesse afferenti.
Le modalità di funzionamento, la convocazione periodica, nonché i rapporti tra il Collegio di direzione e gli altri organi delle aziende sanitarie regionali sono disciplinati nei rispettivi atti aziendali, in conformità alle indicazioni generali impartite dalla Giunta regionale.
Ai componenti del Collegio di direzione non spetta alcun emolumento compenso, indennità o rimborso spese.".
La parola al Vicepresidente Reschigna per l'illustrazione congiunta degli emendamenti.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Velocemente. Negli emendamenti n. 9) e 10) si recepisce, nella legislazione regionale, un qualcosa che esiste già nella pratica ed anche nella legislazione nazionale, cioè la definizione e la previsione che negli organi delle Aziende Sanitarie Regionali, oltre ad esserci il Direttore generale e il Collegio sindacale, ci sia anche il Collegio di direzione.
Questo per quanto riguarda l'emendamento 9).
L'emendamento n. 10) prevede la definizione delle funzioni e dei compiti del Collegio di direzione.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
L'emendamento rubricato n. 172) è ritirato dai proponenti.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10).
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 17 Emendamento rubricato n. 229) presentato delle Consigliere Batzella e Frediani e dai Consiglieri Bono, Mighetti, Bertola, Campo, Andrissi Valetti: Nell'articolo 17 del disegno di legge n. 210 comma 4 la somma: "5.000,00" viene modificata in: "3.000,00".
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento modifichiamo l'articolo 17, comma 4, del disegno di legge 210. La somma, da 5.000, viene modificata in 3.000.
Abbiamo presentato una serie di emendamenti alquanto propositivi perché questo fa parte della nostra idea di riorganizzazione dei trasporti che mira all'efficienza e al contenimento della spesa.
Pertanto, malgrado, come sappiamo, il contesto sia stato un po' ostruzionistico, cerchiamo di svolgere un lavoro di contenimento, perch sappiamo anche che siamo in una fase piuttosto delicata, dove si stanno discutendo i bandi di assegnazione del servizio di trasporto pubblico specialmente quello ferroviario, che forse è il nodo più complicato per la Regione, in questo momento storico.
Infine, le varie efficienze che - volenti o nolenti - si stanno chiedendo agli Enti locali, qualche volta meritate, perché la spesa non è stata molto oculata negli ultimi anni, qualche volta, purtroppo, abbiamo visto subire dei tagli che probabilmente non andavano fatti, in un momento in cui vi è una maggiore domanda di trasporto pubblico da parte dei cittadini. Lo dicono anche studi e statistiche, in proposito.
Noi crediamo che ogni tipo di efficienza, sia all'interno del sistema per quanto riguarda l'esercizio dei trasporti pubblici, sia su altri apparati attinenti a questo settore, sia un atto dovuto, ancorché cerchi di minimizzare i disagi sul servizio.
In questo senso, ovviamente, rinnoviamo le nostre osservazioni anche sulle questioni delle grandi opere, perché intendiamo minimizzare l'esposizione degli enti pubblici su degli assi e degli asset che consideriamo in questo momento non prioritari, quando talvolta addirittura non supportati da dati scientifici, quindi del tutto opinabili.
Di questo abbiamo già visto il risultato in numerose sessioni di dibattito, tra cui quella che abbiamo avuto qui in Consiglio straordinario sulla logistica, dove abbiamo palesato i nostri intenti: era il momento in cui si cominciava a discutere anche di questi articoli del disegno di legge in questione che stiamo dibattendo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
Emendamento rubricato n. 230) presentato delle Consigliere Batzella e Frediani e dai Consiglieri Bono, Mighetti, Bertola, Campo, Andrissi Valetti: Dopo il comma 5 dell'articolo 17 viene inserito il comma 5 bis, nel disegno di legge n. 210: "5.bis. Alla conclusione delle procedure di approvazione, la Giunta si impegna ad informare il Consiglio sui dettagli della partecipazione al GECT 'Alleanza Interregionale per il Corridoio Reno Alpi' ed a relazionare periodicamente sull'andamento della cooperazione territoriale".
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento n. 230), dopo il comma 5 dell'articolo 17, inseriamo il 5 bis, dove specifichiamo che alla conclusione delle procedure di approvazione, la Giunta si impegna ad informare il Consiglio sui dettagli della partecipazione al GECT "Alleanza interregionale per il Corridoio Reno Alpi" e a relazionare periodicamente sull'andamento della cooperazione territoriale.
Questo perché le cooperazioni transnazionali specialmente quelle che riguardano i territori transalpini e i Paesi che ci sono più affini anche come condizioni morfologiche e culturali, noi le accogliamo benevolmente.
Tuttavia, in certi meccanismi transnazionali qualche volta sfuggono un pochino le logiche democratiche di controllo della popolazione, se non vi è un collegamento diretto tra le Istituzioni democratiche e i vari comitati anche tecnici istituiti all'occorrenza per supportare la creazione di opere transfrontaliere o, comunque, di progetti che riguardano più Paesi.
Questo per ribadire che ovviamente le cooperazioni sono necessarie.
Fare dei progetti congiuntamente è un ottimo esempio di collaborazione specialmente se nasce dagli Stati, quindi dalle Istituzioni democratiche per poi estendersi ai Paesi che lavorano insieme; questo è sacrosanto, per non dimentichiamoci di vigilare sui processi democratici con cui queste decisioni vengono prese. Cosa che ultimamente vediamo poco su Istituzioni consolidate, come ad esempio l'Unione Europea, su cui il controllo democratico ha un peso marginale, mentre invece gli apparati tecnici e quindi le loro influenze delle lobby sono prevalenti rispetto all'influsso che la popolazione può avere, essendo istituzioni sentite molto lontane e poco vigilate, se pensiamo che già il Parlamento romano è sentito dai cittadini come un'Istituzione molto lontana e anche la stessa Regione, per cui l'unica istituzione che ancora vanta di un certo credito è quella dei Comuni, con il Sindaco che ha più contatti con le persone.
Quindi immaginiamoci che quando si tratta di lavorare con altri Paesi su grandi progetti, ma non vi è un collegamento diretto anche con i parlamenti e i consigli regionali, cessa un pochino lo scopo di essere di utilità per la collettività.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 229), sul quale l'Assessore Balocco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 230), sul quale l'Assessore Balocco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 17, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Per il verbale, l'intero Gruppo del Movimento 5 Stelle ha votato contrario.
ARTICOLO 18 Emendamento rubricato n. 231) presentato delle Consigliere Batzella e Frediani e dai Consiglieri Bono, Mighetti, Bertola, Campo, Andrissi Valetti: Al comma 3 dell'articolo 4 della l.r. 1/2000 come modificato dall'articolo 18 comma 2 del disegno di legge n. 210 le parole: "di indirizzo e di sintesi" vengono sostituite con: "d'orientamento e approfondimento sintetico".
Emendamento rubricato n. 232) presentato delle Consigliere Batzella e Frediani e dai Consiglieri Bono, Mighetti, Bertola, Campo, Andrissi Valetti: Al comma 3 dell'articolo 4 della l.r. 1/2000 come modificato dall'articolo 18 comma 2 del disegno di legge n. 210 dopo le parole: "di sviluppo economico e sociale e del territorio" vengono aggiunte: "e tutela ambientale e sviluppo naturalistico:".
Emendamento rubricato n. 233) presentato delle Consigliere Batzella e Frediani e dai Consiglieri Bono, Mighetti, Bertola, Campo, Andrissi Valetti: Al comma 3 lettera b) dell'articolo 4 della l.r. 1/2000 come modificato dall'articolo 18 comma 2 del disegno di legge n. 210 dopo le parole: "costituisce lo strumento di indirizzo e coordinamento" vengono aggiunte: "e approfondimento".
Emendamento rubricato n. 234) presentato delle Consigliere Batzella e Frediani e dai Consiglieri Bono, Mighetti, Bertola, Campo, Andrissi Valetti: Al comma 3 lettera c) dell'articolo 4 della l.r. 1/2000 come modificato dall'articolo 18 comma 2 del disegno di legge n. 210 dopo le parole: "delinea l'assetto" vengono aggiunte: "l'orientamento, la programmazione e lo studio scientificamente comprovato".
Emendamento rubricato n. 235) presentato delle Consigliere Batzella e Frediani e dai Consiglieri Bono, Mighetti, Bertola, Campo, Andrissi Valetti: Al comma 3 bis dell'articolo 4 della l.r. 1/2000 come modificato dal comma 3 articolo 18 del disegno di legge n. 210, alla fine del periodo vengono inserite le seguenti parole: ", della ciclabilità, della sostenibilità ambientale dei servizi di trasporto".
Emendamento rubricato n. 236) presentato delle Consigliere Batzella e Frediani e dai Consiglieri Bono, Mighetti, Bertola, Campo, Andrissi Valetti: Al comma 3 ter dell'articolo 4 della l.r. 1/2000 come modificato dal comma 3 articolo 18 del disegno di legge n. 210, dopo le parole: "apportando i contenuti tecnici" vengono inserite le seguenti: "scientifici".
Emendamento rubricato n. 237) presentato delle Consigliere Batzella e Frediani e dai Consiglieri Bono, Mighetti, Bertola, Campo, Andrissi Valetti: Al comma 3 ter dell'articolo 4 della l.r. 1/2000 come modificato dal comma 3 articolo 18 del disegno di legge n. 210, alla fine del periodo vengono inserite le parole: "avvalorando con studi di settore tecnicamente e scientificamente validi".
Emendamento rubricato n. 238) presentato delle Consigliere Batzella e Frediani e dai Consiglieri Bono, Mighetti, Bertola, Campo, Andrissi Valetti: Al comma 3 quater dell'articolo 4 della l.r. 1/2000 come modificato dal comma 3 articolo 18 del disegno di legge n. 210, alla fine del periodo vengono inserite le parole: "sviluppando delle analisi sintetiche che mostrino gli scenari futuri delle scelte effettuate e ne comprovino le decisioni".
Emendamento rubricato n. 239) presentato delle Consigliere Batzella e Frediani e dai Consiglieri Bono, Mighetti, Bertola, Campo, Andrissi Valetti: Nel comma 4 dell'articolo 4 della l.r. 1/2000 come modificato dal comma 4 dell'articolo 18 del disegno di legge n. 210, dopo le parole: "è adottato dalla Giunta regionale" sono inserite le seguenti: "con parere obbligatorio e vincolante".
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
All'articolo 18, comma 3, articolo 4 della legge regionale 1 del 2000 come modificata, sostituiamo le parole "di indirizzo e di sintesi" con "d'orientamento e approfondimento sintetico".
Questo perché riteniamo che comunque il documento debba essere maggiormente specificato nei termini in cui noi vogliamo indirizzare politicamente delle opere pubbliche che non sono semplicemente delle decisioni tecniche. Come abbiamo visto nei numerosi tavoli e confronti, se lasciamo lo spazio alla certezza scientifica non ne usciamo, anche perch trattasi di argomenti difficilmente inquadrabili in logiche di certezze matematiche e quindi si finisce allo scontro perché ci sono visioni molto diverse sulle scelte che devono essere prese.
Pertanto, quello che conta è che sia fatta evidenza anche della volontà politica e qualora, come avevamo già chiesto e tentato in più sedi di approfondire e rimandare sempre la documentazione tecnica esistente relativa a certe scelte infrastrutturali, questo talvolta è stato accettato, ma il più delle volte non è stato accettato perché ritenuto un argomento troppo estensivo e poco pertinente ad un testo di un disegno di legge che non deve entrare troppo nel merito di queste decisioni, ma demandare a documentazioni che poi vengono forniti di volta in volta qualora si tratti di approfondire un dossier rispetto ad un'opera o a un progetto di grande portata.
Con l'emendamento n. 232) modifichiamo sempre l'articolo 4 della legge regionale 1/2000. Dopo le parole "di sviluppo economico e sociale e del territorio" aggiungiamo anche "e tutela ambientale e sviluppo naturalistico:".
Noi pensiamo ad un contesto di opere infrastrutturali e di viabilità che, al contrario delle grandi opere che abbiamo visto molto impattanti sul territorio, qualora abbiano evidentemente dei vantaggi economici agevolando le vie di comunicazioni principali, lo siano molto meno. Ora siamo in un periodo storico dove una maggiore interconnessione può essere ponderata con gli aspetti ambientali, anche perché abbiamo raggiunto un certo livello di sviluppo che ci consenta perlomeno di essere un pochino più tutelanti nei confronti dell'ambiente naturale, se non altro perch l'impatto è già stato abbastanza pesante, se pensiamo ai grandi corridoi ferroviari e autostradali che attraversano le nostre pianure e anche le nostre montagne talvolta con impatti paesaggistici non proprio irrilevanti.
Allora si capisce che non solo dobbiamo essere più tutelanti e non aumentare l'impatto delle infrastrutture sia sulla natura che sull'ambiente in cui viviamo anche dal punto di vista estetico, ma quasi verrebbe voglia di rientrare un pochino da questa cementificazione che comunque ha impattato fortemente.
Allora, ecco che lì andiamo ad investire solo sulle opere strettamente necessarie e alcuni principi abbiamo potuto inserirli in precedenza anche nelle leggi regionali sui trasporti e anche negli statuti delle varie Agenzie, secondo cui la priorità va sempre al potenziamento e all'adattamento di opere esistenti, per non aumentare l'impatto. Pensiamo ad esempio ad alcuni viadotti ferroviari, alcuni addirittura nelle Langhe nelle terre dell'UNESCO, che sono stati costruiti nei periodi di maggiore espansione anche edilizia e cementifera. Pensiamo, ad esempio, al viadotto della Asti-Alba, che è un viadotto molto alto che però attualmente è inutilizzato; malgrado abbia lasciato le tracce e l'impatto sul paesaggio attualmente non esercisce alcuna linea.
Quindi, è chiaro che quando ci troviamo di fronte a delle opere compiute e ormai il danno è fatto, per lo meno vogliamo che queste opere siano usate. Questo è piuttosto logico, perché non vogliamo buttarle giù perché l'opera ha una sua utilità trasportistica. Con questo emendamento quindi inseriamo questo aspetto all'interno del testo.
Nell'emendamento n. 283), dopo le parole "costituisce lo strumento di indirizzo e coordinamento" vengono aggiunte le parole "e approfondimento".
Secondo noi, è mancata un po' la fase di confronto sui temi specifici anche perché alcuni iter progettuali di grandi opere, che sono tuttora in dibattito ed in esecuzione, hanno una storia lunga, che ovviamente precede questa legislatura e anche quelle precedenti. Tuttavia le pure brevi occasioni di confronto che abbiamo avuto non sono state sfruttate molto bene da questa Assemblea e dalle Commissioni tecniche. Abbiamo chiesto più volte che fossero approfondite dal punto di vista tecnico le scelte politiche sia prese in precedenza da altre Giunte e da altre sedi, come quella nazionale, ma ripetutamente avallate da questo consesso in una linea di continuità completa.
Quindi, seppure queste scelte vengano da lontano, anche da altre sedi istituzionali, sono state avallate pedissequamente, senza essere messe troppo in discussione dalle parti politiche che le hanno sempre sostenute.
Pertanto, è mancato uno spazio per rimettere in discussione certe scelte e rivedere anche un pochino le decisioni prese inizialmente, a fronte dei numeri e della congiuntura economica che è cambiata da quando certe opere e certi progetti sono stati lanciati.
Noi vorremmo che il testo di legge richiamasse la necessità di approfondimenti, qualora parlassimo di opere impattanti dal punto di vista sociale, ambientale, viabilistico e soprattutto economico per le tasche dei cittadini. Quando si arriva a certi livelli di complessità è molto difficile riuscire a coinvolgere la cittadinanza sulla necessità o meno di fare alcune cose. Quindi, si va un po' per slogan.
Se già cominciamo così nelle sale dove vi è un dibattito tra persone bene o male informate e competenti, e si è incapaci di superare lo spazio degli slogan e della contrapposizione ideologica, immaginiamo che, quando queste questioni raggiungono il grande pubblico, sia molto difficile che le persone possano fare le loro scelte, votare o comunque esprimersi con consapevolezza su opere che riguardano tutto il Paese.
L'emendamento rubricato n. 284) modifica sempre l'articolo 4; dopo le parole "delinea l'assetto" aggiungiamo le parole "l'orientamento, la programmazione e lo studio scientificamente comprovato". Ritorniamo nuovamente all'elemento scientifico che viene perlomeno introdotto e citato, perché questo deve essere sempre presente anche nei dibattiti politici, qualora si sostenga un'idea piuttosto che un'altra. La programmazione ovviamente determina delle scelte di lungo periodo, che non ricadono semplicemente sulla testa della generazione precedente o di quella successiva, ma di molte generazioni, e ancor più non si limitano all'arco di una o più legislature. Questo è piuttosto importante.
Però programmazione non vuole dire tracciare una linea che poi viene seguito in modo univoco e non può essere rimessa in discussione, qualora le condizioni economiche e i fatti abbiano superato le idee che hanno portato inizialmente a certe decisioni. Quindi, è molto importante fare della programmazione, ma anche tenere conto degli scenari alternativi che prevedano il variare delle condizioni iniziali.
Noi abbiamo sempre sostenuto che, qualora si debba intervenire su un'opera piuttosto impattante, con delle previsioni seppur opinabili che ne giustificano con numeri.



(Commenti fuori microfono)



VALETTI Federico

Non stiamo a discutere, ma se non possiamo stabilire inizialmente che un'opera o qualche cosa sia sicuramente utile, chiaramente questo non ci può ingessare nelle scelte. Le scelte devono essere fatte comunque, ma a quel punto apriamo degli scenari possibili, perché non possiamo prendere delle decisioni sulla base di un solo scenario creato a tavolino, perch poi sembra che questi scenari sono giustificati per fare una scelta piuttosto che un'altra.
Qualora vi sia proprio l'impossibilità tecnica di prevedere che cosa succederà da oggi a dieci, venti o trent'anni, si fanno diversi scenari. Se poi le condizioni di partenza sono cambiate, uno deve anche sapersi mettere in discussione. Quindi, programmazione non vuol dire essere vincolati per sempre ad una decisione che, ad un certo punto, è superata dai fatti.
Con l'emendamento rubricato n. 285) si passa al comma 3 che modifica l'articolo 4 della legge 1/2000. Al comma 3 bis, a fine periodo aggiungiamo le parole "della ciclabilità, della sostenibilità ambientale dei servizi di trasporto". Inseriamo questo, perché tutto il contesto trasportistico deve tenere conto della grande opera, dei grandi assi viari e anche delle infrastrutture locali e della mobilità sostenibile. Quindi abbiamo aggiunto queste parole, perché, secondo noi, tutte le reti di trasporto si devono integrare perfettamente. Pertanto vediamo una grande continuità, un grande disegno che si esplicita nei numerosi atti di indirizzo che abbiamo espresso in questa legislatura e che hanno spesso trovato l'accordo della maggioranza e con la Giunta.
Questo è inevitabilmente il principio che deve guidare le scelte infrastrutturali di trasporto. Si parla tanto di reti, che forse sono un po' il concetto innovativo e preponderante di questo millennio, perch riguardano non solo la circolazione delle informazioni, ma anche l'ottimizzazione degli spostamenti di merci e di persone. Ottimizzazione non vuol dire creare sempre più strade, più ferrovie e più reti fino a che ci saranno più spazi per lo spostamento che luoghi fisici da visitare perché più o meno stiamo andando in questa direzione - ma significa semplicemente pensare, quando si progetta, anche alle reti più locali di mobilità dolce, di mobilità lenta, che consentono di creare un efficientamento anche dal punto di vista energetico e dal punto di vista ambientale, oltre che dello spostamento di merci e persone.
Nell'emendamento n. 236), dopo le parole "apportando i contenuti tecnici" aggiungiamo la parola "scientifici". Siccome nelle sedute di Commissione i tecnici che hanno accompagnato l'Assessore hanno motivato alcune impossibilità di inserire riferimenti scientifici all'interno della legge, noi siamo rimasti su termini generici e vogliamo comunque inserire il concetto di principio che sulle scelte un qualche fondamento ci deve essere, sia pure in un ambito di scenari possibili e non di giustificazione tout court di un'opera in base a studi, perché lo studio univoco non esiste, ma esistono molti pareri, molte opinioni e teorie diverse dal punto di vista scientifico. Questo è pacifico: la scienza non è sempre esatta perché comprende anche scenari molto diversi, a volte incompatibili tra di loro.
Con l'emendamento 237) al comma 3 ter articolo 4 della legge 2000 modificata dal presente disegno, alla fine del periodo aggiungiamo "avvalorando con studi di settore tecnicamente e scientificamente validi".
In questo modo, è possibile allegare alle varie fasi progettuali e di studio delle opere, per quanto possibile, tutta la documentazione scientifica inerente al tema.
A livello europeo ci sono ricerche e studi sugli spostamenti di merci e persone. Spesso, prima di prendere posizioni anche piuttosto dure e contrastanti in questo Consiglio rispetto alle scelte della maggioranza e della Giunta, abbiamo valutato gli studi sui flussi delle merci non solo che valicano le Alpi, ma anche gli Stati europei e i continenti. Si tratta delle grandi rotte marittime che dall'Asia vengono verso l'Europa attraverso il canale di Suez, recentemente ampliato, fino ai porti del nord Europa, o approdando nei porti dei Balcani, di Trieste e del Mediterraneo (quindi Marsiglia e Genova).
E' sicuramente paradossale il fatto che quasi tutti i grandi flussi seguono rotte che conducono da nord verso sud, ossia che attualmente importiamo merci dall'Asia e da altri continenti che prima arrivano nel nord Europa, per poi approdare in Italia percorrendo l'Europa all'incontrario.
E' sicuramente una contraddizione.
E' altrettanto una contraddizione che noi investiamo su rotte che hanno potenzialità e domande di spostamento di merci di almeno un ordine di grandezza, se non di più, inferiore a quelli dei grandi assi che, partendo prima di tutto dagli assi ovest-est (attualmente fortemente depotenziati perché gli scambi tra i Paesi d'Europa ormai sono minimi), si limitano ad un mercato saturo, mentre abbiamo grandi spostamenti da paesi in via di sviluppo e con condizioni di lavoro economiche, per ora, più svantaggiate ma probabilmente per poco, perché il divario si sta affievolendo sempre di più, come testimonia la frenata del gigante cinese, anche perché in Cina vi è un miglioramento delle condizioni di lavoro e una crescente percezione dei propri diritti da parte dei lavoratori cinesi.
Noi pensiamo, comunque, che questo comporterà necessariamente un riequilibrio dello spostamento di merci.
I più ingenti flussi di spostamenti di beni materiali sono destinati a ridimensionarsi in seguito ad un - noi auspichiamo - riequilibrio delle condizioni di vita sociale e lavorative dei lavoratori anche nei paesi che ad oggi, consideriamo in via di sviluppo o, comunque, meno sviluppati di noi.
E' logico che non possiamo pensare che vie marginali di transiti possano incrementarsi se la tendenza è sicuramente verso un ridimensionamento delle grandi vie.
Questo non significa che quelle vie si annullino o che torniamo all'Ottocento, ma che, con i mezzi tecnologici ormai a portata di mano, che consentono di produrre in piccola serie e in loco, o in strutture molto piccole o quasi casalinghe, non possiamo pensare di continuare a spostare milioni di tonnellate di merci da un paese all'altro, tanto meno da un paese europeo a un altro, visto che l'industria che ha più trainato la crescita economica dell'Occidente è sicuramente quella automobilistica.
Da questo paradigma stiamo lentamente uscendo usandolo con più moderazione, come testimoniano i mutamenti delle grandi città europee che essendo un po' più avanti di quelle italiane, hanno già ridotto di molto le mobilità private nei grandi centri urbani.
Nell'emendamento 238), sempre al comma 3 quater, articolo 4 legge 1/2000, a fine periodo aggiungiamo "sviluppando delle analisi sintetiche che mostrino gli scenari futuri delle scelte effettuate, ne comprovino le decisioni".
Questo è quello che noi chiamiamo l'effetto feedback per verificare la bontà delle scelte fatte dalle passate amministrazioni. Questo è un qualcosa di assolutamente non impegnativo, per cui si verrà giudicati solo quando non saremo sarà più in queste sale, probabilmente, o forse neanche più in questo mondo, perché se pensiamo alla durata di certe grandi opere i giudizi buoni o cattivi saranno emessi quando sarà troppo tardi.
Questo può comunque insegnare a non ripetere gli stessi errori in futuro e, magari, a lavorare su processi decisionali e con metodi scientifici, per non allocare più grandi quantitativi di denaro pubblico su opere che, una volta finite, sono già vecchie e non servono più. Allora noi vorremmo andare a richiamare e a prendere per la giacchetta chi queste opere le ha scelte e progettate, ricordandogli che qualcuno venti o trent'anni fa gli diceva che erano già vecchie allora. Ormai le condizioni sono mutate, quindi cambiamo ed investiamo in un altro modo; certo, quello che si è speso si è speso, però almeno non insistiamo su questo progetto se è evidente che sta andando male.
Questa è un'ammissione di responsabilità, ma non è un'ammissione di colpa; non è un reato, ma è molto peggio perseverare su una scelta decisamente sbagliata.
Mi dicono che sono passate le 19 e che la seduta dovrebbe terminare.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.04)



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