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Dettaglio seduta n.164 del 19/07/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.30 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1158 presentata dalla Consigliera Chiapello, inerente a "Fossano-Cuneo: quando il raddoppio della linea?"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1158, presentata dalla Consigliera Chiapello, che ha la parola per l'illustrazione.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
I recenti fatti di cronaca ci hanno riportato all'attenzione dei problemi delle ferrovie. Cuneo è forse l'unico capoluogo di provincia che è collegato con il capoluogo regionale con un solo binario.
Nel 2000 venne sottoscritto un protocollo di intesa fra Rete Ferroviaria Italiana e Regione per potenziare le linee, tra cui c'era anche la tratta Cuneo-Fossano. Una parte è stata realizzata (lo step n. 1) mancano però le altre due fasi: la Cuneo-Centallo, in cui c'è già il progetto definitivo, e la Centallo-Fossano, per cui c'era solo un progetto preliminare.
Anche se è stata realizzata la prima fase di due chilometri e mezzo nella stazione di Centallo, l'opera in questo modo è monca, ci chiediamo quindi quando e come queste opere verranno realizzate.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Rispondo a nome dell'Assessore Balocco, che non può essere presente.
Come già detto dalla Consigliera Chiapello, la linea Fossano-Cuneo è a binario unico, ma è stato previsto un intervento per il raddoppio del binario che è stato suddiviso in tre lotti. L'intervento complessivo ha un costo che si aggira intorno ai 92 milioni di euro. Il primo lotto, quello che riguarda il raddoppio del binario nella stazione di Centallo, con un costo di 15,4 milioni di euro, è già stato completato.
E' in corso la seconda fase, il secondo lotto, che ha un costo di circa 36 milioni di euro, che prevede il raddoppio tra Centallo e Madonna dell'Olmo (da Madonna dell'Olmo a Cuneo c'è già il doppio binario).
L'intervento prevede la realizzazione di un nuovo binario in affiancamento all'esistente. Di questo secondo lotto è già stata predisposta la progettazione definitiva.
La terza fase, il cui costo ammonta a 40 milioni, prevede il potenziamento, quindi il raddoppio, del tratto tra Fossano e Centallo.
Questa terza fase è ferma alla progettazione preliminare. Il fabbisogno finanziario per le fasi II e III è attualmente inserito nella Sezione II "Opere programmatiche dell'aggiornamento 2015", del contratto di programma parte investimenti, tra Ministero delle Infrastrutture dei trasporti e Rete Ferroviaria Italiana per un importo complessivo pari a 77 milioni di euro con una previsione di finanziamento successiva al 2016.
Sono in corso contatti per inserire il finanziamento nell'aggiornamento del contratto di programma 2017 e successivi.
Personalmente, sottoscrivo l'interpellanza e la necessità che questo raddoppio sia completato il più celermente possibile.
Grazie.


Argomento: Organizzazione scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 1159 presentata dalla Consigliera Ruffino, inerente a "Segnalazione avvio dimensionamento scolastico IC-Susa"


PRESIDENTE

Esaminiamo una mia interrogazione a risposta immediata, la n. 1159, che do per illustrata.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

Grazie, Presidente.
L'interrogazione è volta a sapere quali siano i provvedimenti che la Regione può adottare rispetto alla dislocazione delle scuole dell'infanzia e primarie della Città di Susa.
Il Comune di Susa, pur non avendo richiesto alcuna revisione della rete scolastica all'interno del piano di dimensionamento, ha previsto nell'ambito delle proprie competenze, una riorganizzazione nell'uso degli spazi a partire dall'anno scolastico in corso, prevedendo eventuali lavori che si rendessero necessari all'ottimale utilizzo dei locali.
La nuova allocazione prevede il trasferimento delle cinque sezioni della scuola dell'infanzia nell'edificio di Via Re Cozio ed il trasferimento delle sei classi con orario di 30 ore settimanali nell'edificio di Via Couvert, dove saranno ubicate tutte le classi di scuola primaria Nell'anno scolastico 2016-17, rimarranno formalmente attivi nel plesso di Via Couvert le due scuole primarie, contraddistinte da due diversi codici meccanografici, e - conseguentemente - nulla risulterà variato in termini di organico, in particolare non vi sarà riduzione nel numero dei collaboratori scolastici assegnati.
Il mantenimento della richiesta organica avanzata dalla scuola è determinata dal fatto che l'USR ha già effettuato le assegnazioni sulla base della situazione vigente, che rimarrà comunque invariata fino all'applicazione della formale revisione della rete scolastica (Piano di dimensionamento a. s. 2017-2018).


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1160 presentata dal Consigliere Rossi, inerente a "Spostamento treni Frecciabianca linea Torino-Milano a quella dell'Alta Velocità e conseguente abolizione delle fermate nelle stazioni di Novara e Vercelli"


PRESIDENTE

Esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1160, presentata dal Consigliere Rossi, che ha la parola per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Molto brevemente. Abbiamo appreso dai giornali di questi giorni che Trenitalia avrebbe preso la decisione di spostare la linea della Frecciabianca sulla linea dell'Alta Velocità. Questo implica l'impossibilità per Frecciabianca di fermarsi nelle stazioni di Vercelli e Novara, come invece attualmente avviene.
Questo comporterebbe, nel caso in cui questa cosa dovesse partire (i giornali riportavano che la modifica dovrebbe entrare in vigore da settembre), un aggravio nelle difficili condizioni dei pendolari che sia da Vercelli che da Milano utilizzano il Frecciabianca verso Torino e verso Milano per, in alcuni casi, coprire delle fasce che diversamente non sarebbero coperte dai treni del trasporto pubblico locale e, in altri, per sopperire a quelle che sono, soprattutto negli orari di punta, condizioni davvero difficili di bassa qualità dei vagoni di trasporto pubblico locale.
La domanda che rivolgo all'Assessore è quali azioni si vogliono mettere in campo da un lato per far fare un passo indietro a Trenitalia e dall'altro, per far sì che le condizioni dei pendolari non subiscano un'ulteriore diminuzione per quanto riguarda la qualità delle vita giornaliera, senza contare anche un danno da un punto di vista turistico.
I treni ad Alta Velocità che non si fermano più nelle stazioni di Vercelli e Novara significano anche un minore afflusso in termini di possibilità turistica per i territori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Presto la mia voce all'Assessore Balocco.
Ribadendo che le decisioni circa l'offerta di treni a mercato quali sono i Frecciabianca e i Frecciarossa competono esclusivamente all'operatore non essendo servizi contribuiti dalla Regione, questo Assessorato si è fatto portavoce delle preoccupazioni dei pendolari presso Trenitalia, ricevendo in tal proposito nei mesi passati rassicurazioni smentite poi dalle recenti notizie.
E' evidente che la decisione di Trenitalia di diminuire o, peggio eliminare le corse del Frecciabianca penalizzerebbe pesantemente una fascia di utenza importante che non utilizza l'Alta Velocità anche per la mancanza di fermate in importanti capoluoghi come Novara e Vercelli.
Inoltre, come giustamente rilevato, per gli utenti che utilizzano il servizio del Frecciabanica non sarebbe più possibile beneficiare della carta Tuttotreno, non prevedendo questa la possibilità di utilizzare i treni Frecciarossa.
La Regione opererà un'accelerazione sull'ipotesi di regionali che compiano solo tre fermate portando il tempo di percorrenza tra Torino e Milano a livelli paragonabili a quelli dell'attuale Frecciabianca, con un servizio competitivo e alternativo all'offerta a mercato.
Questa ipotesi, anche nelle more delle procedure per l'affidamento del servizio regionale (ricordo che il contratto con Trenitalia scade a fine anno) non dovrebbe comunque comportare un aggravio significativo degli oneri a carico della Regione, trattandosi di un servizio che (alle condizioni espresse in precedenza) avrebbe alte percentuali di carico e che quindi potrebbe necessitare di una contribuzione minima da parte della Regione.
A tal proposito, in data 30 giugno 2016, l'Assessorato ai trasporti ha scritto al MIT per richiedergli di intervenire nei confronti di Trenitalia affinché riveda una decisione che genererebbe disagi notevoli, per ipotizzare un'attività di coordinamento con RFI al fine di trasformare alcune delle tracce utilizzate dai Frecciabianca in tracce riservate ai nuovi servizi regionali e per concordare un aumento dei trasferimenti dal MIT alla Regione al fine di coprire i maggiori costi del servizio regionale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 1162 presentata dal Consigliere Ravetti, inerente a "Situazione primariati ASL e ASO di Alessandria"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1162, presentata dal Consigliere Ravetti, che ha la parola per l'illustrazione.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
All'inizio del mandato, la Giunta regionale ha avviato un percorso chiaro per restituire un futuro alla sanità pubblica piemontese (e non solo quella pubblica) con un insieme di atti che determinano sul territorio anche attraverso l'azione dei Direttori generali, delle azioni conseguenti.
Sono tutti atti che, per quanto mi riguarda, hanno medesima importanza.
Tra questi, nel luglio del 2015, la DGR "Principi e criteri per l'organizzazione delle Aziende Sanitarie Regionali e l'applicazione di parametri standard per l'individuazione di strutture semplici e complesse" nella sostanza è lo strumento che disciplina l'organizzazione e il funzionamento delle Aziende sanitarie regionali.
Successivamente, in una nota, l'Assessorato definiva o chiariva che il loro numero doveva essere conforme ai parametri fissati dal Patto per la salute, e cioè 17,5 posti letto per struttura complessa e 131 strutture semplici per ogni struttura complessa. Nella sostanza, in Piemonte i primariati - si leggeva nella nota - si ridurranno di circa il 30%, il che consentirà non solo di risparmiare a lungo termine, ma soprattutto - e questo era uno dei difetti del sistema regionale sanitario piemontese - di superare l'eccesso di frammentazione.
Allora, mettendo al centro - come al solito - gli interessi dei cittadini che hanno bisogno di reparti più forti e più sicuri, interrogo l'Assessore ovviamente sul territorio da cui arrivo, la provincia di Alessandria, l'ASL e l'ASO di Alessandria, non soltanto per questa motivazione, ma anche e soprattutto perché, come tutti sanno, quel territorio meritava particolari attenzioni.
A proposito di frammentazioni, le scelte sono state così incisive che hanno, per forza di cose, per evidenti ragioni, generato conflitto conflitto è una parola troppo grande, però in alcune zone vi sono evidenti esigenze di chiarimento. Allora, per questo chiedo all'Assessore a che punto siamo, qual è la situazione attuale relativa alle procedure di conferimento di incarichi di direzione di struttura complessa su ASL e ASO di Alessandria.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Il collega Ravetti, nel presentare tale interrogazione, ha giustamente richiamato le caratteristiche del territorio e le questioni che sono emerse in questi due anni. Colgo l'occasione per sottolineare - non c'è mai stata la possibilità di parlarne qui in Aula - che, con la dovuta attenzione e pazienza, siamo riusciti anche a trovare un'intesa con tutti i territori interessati, dove all'inizio del nostro mandato, soprattutto quando la delibera n. 1-600 ha preso corpo anche con le successive modifiche, siamo riusciti a trovare delle intese complessivamente soddisfacenti con tutte le Amministrazioni comunali, le quali hanno ritirato i loro ricorsi. Ci tenevo a dirlo perché il ritiro del ricorso non è un fatto automatico, ma evidentemente è frutto di un'intesa che è stata raggiunta. E' chiaro che bisogna continuare a fare in modo che le intese raggiunte siano attuate.
Ma il collega, giustamente, pone un problema di tipo generale, al di là della questione di Alessandria, nel senso che il quesito, pur partendo da Alessandria, in qualche maniera chiede conto dello stato di attuazione delle decisioni che abbiamo assunto con gli atti di programmazione (delibera n. 1-600, ecc.).
E' stata ricordata la riduzione del numero dei primariati, com'è noto che non deriva soltanto da un problema economico, ma anche da un problema di maggiore sicurezza per i cittadini, perché la frammentazione vuol dire questo. In tutto il territorio regionale si sta dando attuazione a quelle decisioni. Noi avevamo tanti primariati con scarsa attività, ma c'erano anche primariati scoperti, perché nel tempo la cosa era rimasta un po' a "bagnomaria" per motivi diversi. In tutto il territorio si sta procedendo ed è chiaro che la copertura dei primariati necessari (quelli che abbiamo indicato) sta diventando un elemento di sicurezza, di certezza per quanto riguarda le strutture sanitarie, questo evidentemente è abbastanza logico.
Negli obiettivi già assegnati lo scorso anno, ma in modo particolare quest'anno, i Direttori hanno avuto modo di completare entro l'anno (questo è uno degli obiettivi dati) le indicazioni contenute nella delibera n. 1 600 e nella modifica. Quindi stanno procedendo; c'è ancora evidentemente un'altra meta dell'anno e credo che si completerà, però il ritmo mi pare che sia un buon ritmo.
Ai Direttori che ho incontrato anche ieri e che incontro periodicamente quello che mi sento di dire, fermo restando l'autonomia di ogni Direttore generale, è che l'operazione che abbiamo fatto con la delibera n. 1-600 era ispirata non soltanto a questioni economiche, ma anche di qualità, com'è stato ricordato. La qualità, che vuol dire anche avere qualità dei primari diventa l'elemento fondamentale per recuperare attività sanitaria, quindi per fornire maggiori servizi, perché se questo non avviene attraverso le persone, noi possiamo fare i migliori disegni possibili, ma poi, se non c'è il primario che ha le grandi competenze, rischiamo di illuderci.
Quindi in passato mi ero raccomandato ai Direttori (e l'ho fatto ancora) di procedere sempre con grande attenzione, di resistere a tutte le preoccupazioni che possono nascere a livello locale, perché è chiaro che ridurre primariati genera molti problemi, poiché le aspettative si riducono, ecc. Ho detto loro di stare molto attenti, perché scelte sbagliate vogliono dire che quel disegno difficilmente potrà trovare attuazione. Mi pare che si stia procedendo in questo senso.
Per quanto riguarda in modo particolare Alessandria, la situazione è praticamente la seguente (la domanda era sulle strutture complesse).
Nell'Azienda ospedaliera (ho il dato dell'Azienda ospedaliera), dove quattro procedure selettive si sono già concluse (oncologia, neurologia malattie infettive e radiodiagnostica), altre sei sono in corso tra quelle espletate e quelle avviate e pubblicate; ne restano vacanti ancora otto.
Ad ogni modo, ho il quadro preciso della situazione che consegno al collega, così ha le informazioni per una lettura puntuale, però la situazione è questa. Quindi siamo a metà dell'opera, possiamo dire così.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1163 presentata dal Consigliere Pichetto Fratin, inerente a "Quale futuro per l'ospedale Oftalmico"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1163, presentata dal Consigliere Pichetto, che ha la parola per l'illustrazione.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione si mette in luce come nella recente campagna elettorale - certamente parlando in qualità di candidati, ma credo anche a nome delle loro maggioranze (poi una ha vinto e l'altra ha perso al Comune di Torino) e comunque non a titolo puramente personale - entrambi i competitor si siano espressi sul tema: l'attuale Sindaca di Torino Appendino dichiarò che "in questi mesi abbiamo supportato la raccolta firme per evitare la chiusura dell'Ospedale Oftalmico e soprattutto l'assurdo dannoso e costoso spezzatino tra Molinette e Giovanni Bosco"; il Sindaco uscente Fassino dichiarò, credo a nome della sua coalizione, che "a proposito dell'Oftalmico, come Amministrazione comunale siamo impegnati a garantire che questo complesso di professionalità e di servizi ai cittadini venga salvaguardato, perseguendo l'unitarietà e ricercando la più ampia condivisione".
Allora, appurato che entrambi si erano impegnati a salvaguardare l'unitarietà dell'Ospedale Oftalmico, chiediamo alla Giunta regionale quali siano le eventuali novità e o se invece essa intenda continuare ad andare avanti con lo smantellamento del presidio e con lo "spezzatino" della relativa struttura. Questo non mette in discussione l'eventuale trasferimento del presidio ospedaliero.



PRESIDENTE

Grazie.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il collega, soprattutto nelle premesse, fa riferimento a dichiarazioni rese non soltanto da parte dell'Amministrazione regionale, ma anche da parte di altri Enti. E' chiaro che - come il collega sa, avendo svolto ruoli importanti - la competenza sanitaria è competenza esclusiva della Regione e credo che nessuno abbia mai immaginato di rinunciare a questa responsabilità, anche in passato; e quindi ce la assumiamo anche noi.
Non ho nulla da aggiungere, nel senso che le decisioni sono state assunte e ci stiamo lavorando. Non si tratta di uno smantellamento, ma di una distribuzione delle attività attualmente svolte in quel presidio, per garantire più sicurezza ai cittadini. Si procede, quindi, in questo senso.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Presidi socio-assistenziali pubblici e privati

Interrogazione a risposta immediata n. 1164 presentata dal Consigliere Andrissi, inerente a "Calci e schiaffi nel centro diurno disabili di Galliate"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1164, presentata dal Consigliere Andrissi, che ha la parola per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
L'interrogazione è molto semplice. Abbiamo letto recentemente un quotidiano on line, dove il 1° luglio è apparso un video veramente raccapricciante nel quale alcuni ospiti del centro diurno per disabili Villa Varzi di Galliate sono stati oggetto di calci, schiaffi e spintoni molto evidenti nel filmato. Purtroppo, quindi, in Regione Piemonte il caso di Borgo d'Ale non è sicuramente un caso isolato, ma anche in provincia di Novara purtroppo si sono verificate scene di violenza in una clinica.
Sappiamo - in quanto l'abbiamo approvata in Aula con il disegno di legge n. 210 - della modifica, nella l.r. 1/2004, al Regolamento attuativo della vigilanza, che per 12 anni non era pervenuto. E quindi speriamo che almeno su questo fronte si adottino delle soluzioni che siano efficaci.
L'interrogazione è presentata, appunto, per avere delucidazioni in merito ai fatti di Galliate.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Ferrari.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali

Grazie.
Noi abbiamo articolato la risposta sostanzialmente in due punti, che poi lei potrà vedere direttamente, guardando innanzitutto alla struttura (dando alcune notizie in merito) e all'ultimo aspetto che lei ha toccato proprio inerente all'articolo sulla riforma della vigilanza.
Allora, noi parliamo di una struttura - quella di Villa Varzi - la cui proprietà è del Comune di Galliate, ma il cui titolare dell'autorizzazione al funzionamento è il CISA-Ovest Ticino, quindi il Consorzio che coinvolge diversi Comuni di quell'area e di quella zona. L'autorizzazione al funzionamento è avvenuta da parte dell'Azienda sanitaria di Novara nel 2008, identificando questa struttura come centro diurno per disabili da 20 posti, con un nucleo di residenzialità notturna di dieci posti letto. Il CISA, il consorzio titolare dell'autorizzazione, per la gestione del servizio si avvale delle cooperative associate Elios ed Elleuno, alle quali appartenevano gli operatori che sono stati oggetto della denuncia per quello che è avvenuto.
La Commissione di vigilanza dell'ASL di Novara ha regolarmente effettuato sopralluoghi nella struttura, l'ultimo dei quali è stato effettuato in data 16 giugno 2015: quindi, prima che avvenissero i fatti che, se ricordo bene, sono accaduti nel novembre di quell'anno. Da tali verbali di sopralluogo si evince la conformità della struttura agli aspetti gestionali, organizzativi e strutturali, nonché la presenza della documentazione tecnica ai sensi di legge. Sono state date prescrizioni unicamente di tipo strutturale, come per esempio l'imbiancatura dei locali.
Gli operatori che sono stati individuati dalle telecamere sono stati licenziati e non risultano a carico del titolare dell'autorizzazione al funzionamento - quindi del Consorzio - procedimenti penali né, tanto meno condanne che comporterebbero la revoca del titolo autorizzativi ai sensi dell'articolo 24 della legge 1/2004. Riferisco questo per quanto riguarda la situazione in questo momento: ovviamente c'è stato un intervento diretto sugli operatori responsabili di quanto accaduto e non ci sono elementi che inducano a togliere il titolo autorizzativo al relativo gestore, cioè al Consorzio.
Per quanto riguarda l'articolo della legge 1 del 2004, lei sa che sono passati 12 anni; si sono avvicendate tre Amministrazioni regionali diverse e non vi si è mai messo mano. Noi, con il provvedimento "omnibus" in discussione abbiamo voluto intervenire. Può essere che si tratti di un intervento insufficiente, ma comunque riteniamo che da parte del Consiglio sia stato fatto un buon lavoro, che consente intanto di precisare in capo a chi è la titolarità dell'esercizio della vigilanza - cosa che la legge 1 non definiva, avendo avviato un regime transitorio - ma soprattutto di definire le sanzioni. In questo senso noi siamo impegnati, con la tempistica definita dal provvedimento "omnibus" - non appena questo sarà votato -, a fare gli atti conseguenti come Giunta, in modo tale che si dia attuazione esattamente a questo indirizzo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1165 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Ricalcolo del finanziamento del Parco della Salute, della Scienza e dell'Innovazione"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1165, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
In merito al primo incontro del tavolo cosiddetto tecnico, riguardante il Parco della Salute della Città di Torino, alla presenza della Città di Torino, della Regione e dell'Università, abbiamo avuto ampia relazione da parte dell'Assessore presente, in quanto rappresentante della Città di Torino, a seguito delle risultanze del combinato disposto della nuova normativa del codice degli appalti. Questa prevede una riduzione della compartecipazione pubblica nei casi di partenariato pubblico-privato per la realizzazione di opere ad un tetto massimo del 30%, mentre in precedenza doveva essere inferiore al 50%, poiché lo studio di fattibilità del progetto riguardante la realizzazione del Parco della Salute e della Scienza della Città di Torino nell'area ex Avio parlava di un finanziamento 50 e 50. C'erano 250 milioni, ex articolo 20 della legge 69, e 255 milioni (arrotondando) da parte del privato, quindi 49 e 51.
Alla luce del nuovo Codice degli appalti, vorremmo sapere se è in previsione una modifica del finanziamento del progetto, perché se i 505 milioni di euro erano stanziati per la realizzazione della sola parte sanitaria - cioè dell'ospedale - ed era previsto (da quanto sappiamo dallo studio di fattibilità) un secondo lotto che riguardava, invece, la realizzazione delle residenze universitarie, del centro di ricerca dell'incubatore, delle aule studio e quant'altro, vorremmo sapere se, alla luce di questo sviluppo, ci sono delle risposte da parte della Giunta, nel senso di rivedere il finanziamento, quindi una riduzione del finanziamento pubblico, oppure un accorpamento dei due lotti, quindi una risposta in questo senso penso sia importante.
Una nota: è ovvio che aumentare il finanziamento da parte del privato significa aumentare il canone di concessione, quindi o la durata o l'importo, e visto che la Città della Salute e l'Azienda Ospedaliera non veleggiano in buone condizioni finanziarie (sappiamo che quell'Azienda è una delle più indebitate, sicuramente del Piemonte, ma forse anche a livello nazionale), vorremmo avere lumi anche su questo, perché alla fine e abbiamo presentato degli ordini del giorno in Commissione, che dovrebbero tornare in Aula - dovremmo cercare di fornire un quadro complessivo su cosa si vuole fare in merito ai grandi progetti di partenariato pubblico-privato e di edilizia sanitaria in Piemonte.
Non esiste solo Torino: c'è anche Novara, c'è l'ipotesi dell'ospedale unico dell'ASL TO5, e c'è l'ipotesi politica (è un po' più di un'ipotesi) dell'ospedale unico del VCO.
Pertanto, una regia di insieme e delle informazioni complessive sull'edilizia sanitaria le stiamo attendendo in maniera specifica, chiara e incontrovertibile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore all'edilizia sanitaria

Il nuovo Codice degli appalti ha modificato - all'articolo 180 - una parte importante, sulla quale è stato costruito lo studio di fattibilità.
Com'è stato ricordato dal collega Bono, il nuovo testo prevede un massimo di contributo pubblico a fondo perduto, che non deve superare il 30% del valore dell'investimento. Il conteggio che noi abbiamo fatto nello studio di fattibilità era del 50%, rispetto alla normativa di allora.
Ci stiamo muovendo in una doppia direzione: una, di carattere nazionale e, l'altra, di carattere locale. Nazionale, perché questo è un tema che riguarda parecchie Regioni che avevano ricevuto il finanziamento del 50 il nucleo di valutazione - che successivamente si è ridotto. Nazionale perché da una valutazione che abbiamo fatto, come Regioni, questo sistema di finanziamento, cioè la modalità di realizzazione dell'opera attraverso il partenariato pubblico-privato, permette di realizzare investimenti senza incidere sul debito pubblico. Cioè, viene finanziato con la parte corrente (c'è qualche assurdità), senza incidere sul debito pubblico.
Noi pensiamo che ritornare al 50% sia la modalità più utile, perché il contributo è maggiore, quindi la presenza pubblica è più importante rispetto al 30%, pertanto stiamo proponendo una modifica (non so in quale provvedimento arriverà e se arriverà). In ogni caso - come Regione - stiamo lavorando per tornare alla situazione precedente del 50%. Questo, anche forti del fatto che una modalità di questa dimensione (e abbiamo trovato un po' tutti i riferimenti) viene applicata un po' in tutta Europa, proprio in questo sistema dell'off-balance (fuori bilancio). In questo senso, ci sono documenti molto precisi da parte di Eurostat.
Questa, pertanto, è una linea sulla quale stiamo lavorando in termini generali.
L'altra linea è quella della concretezza e del pragmatismo. Se non dovesse cambiare la situazione, occorre lavorare su entrambe.
Noi pensiamo che le ipotesi possano essere diverse e articolate.
Innanzitutto, con una riduzione al 30%, il canone che noi abbiamo immaginato subirebbe un aumento dal 20 al 25% e questo - in base allo studio che abbiamo fatto - è sopportabile, poiché i costi di gestione verrebbero ridotti. Quindi, sul piano della copertura finanziaria questo aumento starebbe ancora in piedi. Basti pensare che soltanto 24-25 milioni sono la parte relativa alla manutenzione; c'è, poi, tutta la parte sul riscaldamento e il raffreddamento, la pulizia, ecc., quindi è ancora possibile sostenere quei costi, anzi avremo ancora dei margini di riduzione degli stessi.
Al di là di questo aspetto, stiamo lavorando per utilizzare completamente il finanziamento pubblico, articolandolo in modo diverso. Una modalità potrebbe essere l'allungamento della concessione che il collega richiamava; l'altra è l'introduzione di nuove componenti di investimento (penso ad arredi, tecnologie, ecc.), che potrebbero essere acquistate direttamente, attraverso una gara della Regione Piemonte.
Pertanto, stiamo valutando anche questa possibilità.
In ogni caso, ci poniamo l'obiettivo di utilizzare completamente i 250 milioni, come risultato della valutazione del Ministero della Salute.
Ripeto, i livelli sono due: uno è ritornare al 50% con qualche provvedimento (speriamo quanto prima), perché questo tema è generale in tutta Italia. Noi riusciamo a sopportare l'aumento del canone, ma altre Regioni non ce la fanno, quindi si tratta di un tema generale. In ogni caso, se la situazione dovesse restare così com'è, il canone si riesce a finanziarlo attraverso le economie, e stiamo lavorando per l'utilizzo completo dei 250 milioni per altre componenti dell'investimento complessivo, prevedendo appunto delle gare precise e dedicate.
Questo è il lavoro che si sta effettuando attraverso chi, per noi studia l'articolazione di carattere finanziario, cioè Finpiemonte.


Argomento: Corsi e scuole musicali

Interrogazione a risposta immediata n. 1166 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Liquidazione fondi l.r. 58/78 anno 2015"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1166, presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Abbiamo letto un comunicato del Comitato Emergenza Cultura Piemonte che penso sia arrivato anche nelle mani dell'Assessore. Leggo uno stralcio di questo comunicato, che è la fonte da cui siamo partiti per presentare l'interrogazione.
Cito il virgolettato: "L'Assessore al bilancio non intende procedere al pagamento dei contributi 2015 alle associazioni dei settori arti visive musica, mostre, danza".
Con quest'interrogazione chiediamo cosa ci sia di fondato nei timori che vengono denunciati attraverso questo comunicato del Comitato Emergenza Cultura e quali siano i tempi previsti per la liquidazione degli anticipi dei contributi per l'anno 2015: parliamo ancora di anticipi per l'anno 2015, quindi siamo sicuramente in ritardo. Vediamo però se è vero se si intende non pagarli del tutto.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Prima di rispondere puntualmente, intanto vorrei testimoniare la mia personale solidarietà con le richieste fatte dal Comitato Emergenza Cultura, perché capisco e conosco perfettamente le difficoltà. Mi permetta una battuta, Consigliera Frediani, perché adesso noi siamo messi così, ma il Comune non è messo molto meglio, forse, anche molto peggio. Vedremo nella pratica, quanto riusciremo a recuperare di cassa anche da parte del Comune.
In ogni caso, mi permetta una battuta. Spero che lei mi faccia questa domanda fra un anno e io le dirò quanto ha pagato il Comune e quanto abbiamo pagato noi.
Le ricordo anche che noi quest'anno stiamo arrivando a mettere in sintonia il bilancio di competenza con il bilancio di cassa. Quindi contrariamente agli anni passati, quelli della Belle Epoque, noi non possiamo deliberare, se non abbiamo la cassa disponibile. Naturalmente questo genera un difficile equilibrio rispetto agli anticipi. Intanto relativamente al 2014, abbiamo pagato quasi tutto; poi, le dirò il dettaglio del 2015.
Dicevo, questo genera un equilibrio delicato tra il 2015 (anticipo e saldo) e la deliberazione del 2016. Perché la deliberazione del 2016 verrà immediatamente pagata, come acconto 2016, grazie alla legge n. 58.
Per quanto riguarda la sua domanda, al momento, abbiamo già provveduto a liquidare i contributi, per il tramite di Finpiemonte, dei seguenti capitoli: teatro, musica, cinema, patrimonio linguistico, rievocazioni storiche, valorizzazione espressioni artistiche di strada, iniziative speciali di rilievo regionale, come per esempio "Giovedì scienza", teatro di prosa e professionale, ovverossia "Sessantotto" e le arti visive che abbiamo pagato ieri.
Quindi, credo che manchi solo qualche capitolo: mi sembra danza e non ricordo esattamente che altro. Naturalmente, andremo avanti a pagare compatibilmente con le nostre disponibilità di cassa.
Mi permetta di concludere che mi sembra veramente che, per una Regione come la nostra, di cui tutti noi portiamo la responsabilità, giudico un ottimo risultato il fatto di avere un ritardo di pagamento di sei mesi, a questo punto, perché pagheremo l'anticipo 2016.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Parigi.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione a risposta immediata n. 1161 presentata dalla Consigliera Accossato, inerente a "Provvedimento di ulteriore proroga e di creazione di nuove Posizioni organizzative in ARPA-Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1161, presentata dalla Consigliera Accossato, che ha la parola per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Un breve quesito relativo a una questione che riguarda ARPA, Agenzia regionale di cui questo Consiglio, soprattutto in Commissione, si è occupato lungamente in questo anno con un provvedimento legislativo che ha concluso il suo iter in Commissione e che sta per arrivare in Consiglio.
Voglio anche ricordare che, contestualmente al nostro percorso di lavoro, è stata approvata in Parlamento la nuova legge nazionale, che disciplina tutte le Agenzie regionali e il ruolo di ISPRA.
Siamo quindi all'interno di una fase interlocutoria, un momento di grandi trasformazioni che coinvolgeranno la nostra Agenzia; questa situazione, dal mio e dal nostro punto di vista, richiederebbe una certa cautela negli interventi di riorganizzazione interna in attesa che vadano a regime sia la nuova legge nazionale sia l'approvanda legge regionale.
In questo frangente, siamo venuti a conoscenza, invece dell'approvazione di nuove posizioni organizzative all'interno di ARPA Piemonte, che sono passate da 79 a 87. Peraltro ricordo come il personale di ARPA sia diminuito forse di qualche centinaia di unità in questi ultimi anni; riteniamo quindi questa scelta contraddittoria, sia in termini di merito sia temporali. Ecco perché l'interrogazione all'Assessore ovviamente consapevoli delle autonomie gestionali e organizzative dell'Agenzia e della sua dirigenza, ma altrettanto del ruolo di indirizzo e di controllo che questo Consiglio ha.
Pertanto, domando all'Assessore quale sia la sua valutazione rispetto alla scelta gestionale che è stata assunta in questi giorni. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Accossato.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Vorrei precisare che, ad oggi, non sono stati istituiti nuovi incarichi di posizioni organizzative o incarichi di coordinamento, essendo stati quelli in essere prorogati fino al 30 settembre prossimo venturo.
E' stato invece redatto un quadro riepilogativo delle richieste di incarichi in sostituzione, ovvero a conferma di quelli esistenti, avanzate su invito della Direzione generale dei Dirigenti dell'Agenzia alla luce della variata macro-organizzazione.
Il provvedimento del 29 giugno 2016, citato nell'interrogazione, quindi la ricognizione effettuata su invito della Direzione generale dei Dirigenti e detta ricognizione, come correttamente ha ricordato la Consigliera Accossato, ha rilevato l'esigenza di 87 posizioni organizzative.
Attualmente sono 79 PO e 18 incarichi di coordinamento, per un totale di 97 incarichi. L'insieme delle richieste prevede 87 incarichi di PO e 16 incarichi di coordinamento, per un totale di 103, sei in più rispetto agli attuali 97, tuttavia senza incremento di spesa, trattandosi di una rimodulazione delle indennità di alcuni degli incarichi esistenti.
Si tratta dunque di un processo di micro-organizzazione, attualmente pendente, teso a regolamentare lo svolgimento di funzioni operative di natura specialistica che non variano le attuali attribuzioni dell'Agenzia.
E' noto, infatti, che nelle more dell'approvazione dei provvedimenti legislativi sono stati parallelamente avviati dei cambiamenti organizzativi, imposti dalla legge regionale 1 del 2015, e dalla ristrutturazione della rete dei laboratori oltre che dal regolamento di organizzazione approvata da ARPA nel giugno 2015 e passati al vaglio del Comitato di indirizzo regionale e della vigilanza del Presidente della Giunta regionale.
L'Assessorato condivide le decisioni adottate di proroga degli incarichi in essere anche in vista dell'approvazione della legge in quest'Aula e, come Assessorato, seguiamo il processo di riorganizzazione mediante confronti e incontri periodici.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 1167 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Fondi statali e metropolitana"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1167, presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
La vicenda è apparsa sui giornali, anche nelle ultime settimane.
Come sapete, il 4 febbraio del 2006 viene inaugurata la prima tratta della linea 1 della metropolitana automatica di Torino. Una seconda parte viene ultimata nel 2007, nella parte tra Piazza XVIII Dicembre e Porta Nuova; nel 2011 viene inaugurato il tratto fra Porta Nuova e Lingotto.
Come si diceva, il finanziamento statale a sostegno della metropolitana ammonta a 15 milioni annui; tra l'altro, è una vicenda che nel 2013 ne prevedeva più o meno 17, mentre il finanziamento del tratto fra Porta Nuova e Lingotto non è finanziato, se non autonomamente, con i fondi GTT e in parte con quello che viene ridato dal nostro fondo regionale.
Da qualche anno, il Fondo Nazionale Trasporti non prevede più specifiche risorse per il trasporto metropolitano. Non vengono riconosciuti questi finanziamenti, così come in altre metropolitane italiane.
Quello che chiediamo è se l'Assessorato, oltre ad aver sollecitato questo ripensamento delle politiche nazionali, non abbia intenzione di interloquire con le Regioni più interessate (penso alla Lombardia e al Lazio, anche perché le vicende di Milano e di Roma non sono tutto dissimili: ma penso anche alla vicenda bresciana, per esempio) e magari fare un tavolo Stato-Regioni che metta al centro il tema del finanziamento di queste parti di linee metropolitane, anche perché è incredibile essere ancora a quel livello di finanziamento, come se la metropolitana fosse ancora ferma a Porta Nuova.
Tra l'altro, a breve avremo nuovi tratti: speriamo piazza Bengasi sicuramente c'è la discussione sulla linea 2 di metropolitana, anche in termini di investimento, però è assai incredibile che la parte di finanziamento ordinario non sia più adeguatamente sostenuta dal Fondo Nazionale Trasporti.
Per questo chiediamo, non solo all'Assessore, ma al Presidente Chiamparino, di convocare una riunione con queste tre Regioni interessate e magari con i Sindaci di queste aree, proprio per fare pressioni verso il Governo, affinché vengano riconsiderati questi parametri.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; prego.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Il Fondo Nazionale Trasporti prevede specifiche risorse per il trasporto su gomma e per il trasporto su ferro, ma non prevede specifici trasferimenti per la gestione delle linee metropolitane.
Solo quelle linee realizzate prima del 1996 beneficiano di specifici finanziamenti. Un caso analogo alla metropolitana di Torino, come ha già ricordato il Consigliere Grimaldi, è, ad esempio, la metropolitana di Brescia, che denuncia un passivo annuo non coperto da risorse statali. Come Regione, in più occasioni abbiamo avanzato al Ministero richieste di integrazione di tale fondo, per contribuire ai costi di gestione della linea di metropolitana. I 15 milioni di euro menzionati nell'interrogazione fanno riferimento ad una quota di risorse che, a partire dal 2014 (nel 2013 erano di 17 milioni), possono essere assegnate a tale modalità.
Lo stesso Assessorato, in più occasioni ha sollecitato la realizzazione del servizio di superficie sovrapposto a quello della metropolitana, al fine di evitare duplicati e recuperare, almeno in parte, le risorse per la copertura dei costi di gestione della metropolitana.
In ultimo, non risulta, agli atti della Regione, nessun tipo di finanziamento diretto del servizio metropolitano da parte del Comune di Torino.
Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.24 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Balocco, Ferrentino e Laus.
Il numero legale è 25.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Presidente, chiedo una sospensione di cinque minuti per radunare il mio Gruppo che si è disperso in riunioni collaterali.
Grazie.



PRESIDENTE

Se non ci sono problemi particolari.
Sì? Perfetto, ditemi.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Vi ho comunicato che il numero legale è 25, quindi.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Come faccio di solito.
Perfetto, allora possiamo iniziare il Consiglio e chiedo ai Consiglieri, per cortesia, di accomodarsi al loro posto, per una questione di serietà.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Volevo solo rinnovare, come ci eravamo detti ad inizio della seduta mattutina, di verificare la possibilità, come da mia richiesta.



PRESIDENTE

Le chiedo scusa, Consigliere Marrone, ma non la sta ascoltando nessuno.
Bisogna aspettare un attimo.
Io la ascolto volentieri, però credo sia importante che lei venga ascoltato dall'Aula.
Chiedo ai Consiglieri di accomodarsi al proprio posto.
Prego, Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Grazie a lei, Presidente.
Era solo per rinnovare la richiesta, già avanzata ad inizio della seduta mattutina, di riservare, visto che altrimenti sarà quasi impossibile farlo, l'ultima ora della seduta pomeridiana per l'approfondimento e il voto degli atti di indirizzo.



PRESIDENTE

Certo, infatti, ci eravamo detti di riproporre la sua richiesta ad inizio pomeriggio.
Chiedo all'Aula di esprimersi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Presidente, noi non abbiamo nessun'ostilità ad affrontare gli atti di indirizzo, ma le modalità e i tempi con cui stiamo procedendo al disegno di legge di semplificazione, accompagnati dall'urgenza di arrivare alla pubblicazione del provvedimento entro gli ultimi giorni del mese corrente ci impediscono di farlo in questa sede.
Chiederò, nel corso della seduta, una breve sospensione della nostra attività per ricalibrare il calendario dei lavori ed, eventualmente immaginare ulteriori sedute di Consiglio per portare a casa il provvedimento e quindi, in quella sede, calendarizzare anche gli atti di indirizzo. Farlo così perentoriamente oggi mi pare non funzionale al buon andamento dei lavori.



PRESIDENTE

Quindi, se ho ben capito, Consigliere Gariglio, lei chiede una breve sospensione?



GARIGLIO Davide

Nel corso della seduta, se si andasse come si è andati in mattinata cioè con un ostruzionismo molto pesante, chiederei una breve sospensione per fare il punto. La Conferenza dei Capigruppo è convocata per le 18, ma io la anticiperei, piuttosto che replicare disastrosamente la mattinata e a quel punto pianifichiamo i lavori per la prossima settimana.
Decidiamo se si vuole convocare adesso una Conferenza dei Capigruppo oppure se affrontare il disegno di legge n. 216.



PRESIDENTE

La proposta all'Aula è passare al punto 3) all'o.d.g., relativo al disegno di legge n. 216, dopodiché fare la sospensione.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame disegno di legge n. 216 inerente a "Ricapitalizzazione SCR-Piemonte S.p.A. "


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 216, inerente a "Ricapitalizzazione SCR-Piemonte S.p.A.", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Gallo, che ha facoltà di intervenire.



GALLO Raffaele, relatore

Grazie, Presidente.
Abbiamo già affrontato il tema di SCR con l'approvazione dell'articolo 13 della legge regionale n. 26 del 2015, nella quale abbiamo rivisto le funzioni di SCR, ampliato le sue funzioni e adeguato lo statuto e le funzioni di SCR alla normativa nazionale europea in merito alle centrali uniche di committenza.
In quella sede abbiamo inserito, come attività di SCR, anche quella di organizzare iniziative di procurement pubblico innovativo, proprio per dare un impulso in questo ambito anche al nostro tessuto imprenditoriale economico. Oggi riaffrontiamo il tema di SCR con questo disegno di legge che mira alla sua ricapitalizzazione.
Perché oggi riportiamo in Aula e all'attenzione del Consiglio regionale la ricapitalizzazione di SCR? SCR ha chiuso il bilancio 2015 con una perdita di bilancio di circa 3.365 mila euro che impone, ai sensi della normativa del Codice Civile, di porre in essere le azioni conseguenti quindi la sua ricapitalizzazione per continuare ad operare. Infatti, il Codice Civile ci dice che quando una perdita supera un terzo del capitale sociale è necessario, per gli amministratori soci, la sua ricapitalizzazione per continuare ad operare.
Oggi portiamo in Aula un disegno di legge di due articoli, più la dichiarazione di urgenza, per una ricapitalizzazione pari a 2.782.499,00 euro, che permetterà alla centrale unica di committenza SCR di continuare ad operare e di continuare a svolgere la sua importante funzione all'interno del panorama regionale.
A cosa è dovuta questa perdita e quali sono le cause? Se noi analizziamo la gestione caratteristica di SCR, il principale indicatore ci segnala come, nell'ultimo anno, siano state poste in essere relazioni gestionali importanti, che hanno migliorato sensibilmente il margine operativo lordo, seppure ancora negativo, e aumentato il valore della produzione. Due segnali che, connessi alla riduzione parziale del numero delle risorse impiegate, quindi anche il costo del lavoro, ci fanno evidenziare che si è imboccata la strada giusta per SCR.
Al di là della gestione caratteristica, SCR ha dovuto, in questo anno portare a rettifica le partecipazioni che aveva, e che ha ancora attualmente, in due aziende partecipate: la CAP-S.p.A e Villa Melano S.p.A.
Svalutazioni dovute, nel primo caso (CAP-S.p.A.) in quanto la società partecipata risulta in perdita per il secondo anno consecutivo ed è avviata verso un processo di liquidazione che porterà ad esaurire l'oggetto sociale di quella società e quindi ad essere chiusa. Si impone, quindi, anche a seguito della perdita di esercizio della CAP-S.p.A., ma anche a seguito del cambio dell'orizzonte di questa azienda, la svalutazione della partecipazione per circa 452 mila euro. Stessa cosa per Villa Melano S.p.A.
CAP è la società che gestisce il collegamento viario della pedemontana piemontese tra la A4 e la A26. Villa Melano S.p.A. è una società che gestisce un patrimonio immobiliare a Rivoli, che è in fase di ristrutturazione dal 2011 e di cui, ad oggi, non risulta del tutto attendibile il suo completamento. Per questo motivo Villa Melano S.p.A, che ha una perdita di bilancio anch'essa, viene svalutata nel bilancio della SCR S.p.A. e le due svalutazioni portano ad una perdita complessiva di 3.300 mila euro.
La perdita è dovuta ad operazioni non caratteristiche, ma a svalutazioni di partecipazioni, e oggi, per continuare ad operare come SCR si impone la sua ricapitalizzazione che è all'oggetto del disegno di legge che oggi portiamo all'attenzione del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto Fratin, relatore di minoranza.



PICHETTO FRATIN Gilberto, relatore

Grazie, Presidente.
Bene ha detto chi mi ha preceduto. È un atto, ai sensi dell'articolo 2.447 del Codice Civile, obbligatorio, altrimenti l'alternativa potrebbe solo essere, senza indugio, la messa in liquidazione, che non è interesse di questa Regione. Anzi, SCR, è, come abbiamo avuto modo di dire proprio mettendoci le mani qualche tempo fa, il soggetto che può diventare importante anche a livello nazionale. Nella trentina di soggetti nazionali che svolgono l'attività di società di committenza, forse il mercato piemontese, quindi il suo utilizzo, non solo da parte del pubblico, ma anche da parte del privato, offre ad SCR la possibilità di svolgere un ruolo rilevante, quello di legge, ma anche quello nell'ambito di mercato.
E' chiaro che tutto questo impone alla Giunta regionale di dare gli indirizzi opportuni per regolamentare l'attività caratteristica, o portarla alla pura attività caratteristica di SCR. Peraltro, questo significherebbe portarlo in linea con gli indirizzi delle norme nazionali. Quindi sfrondare da due partecipazioni che non avrebbe dovuto avere: la prima - CAP essendo che SCR fino a cinque sei anni fa si occupava solo di appalti stradali, forse era stata collegata lì; la seconda - Villa Melano - era già incomprensibile perché fosse finita con quel tipo di partecipazione.
Condivido l'affermazione del relatore che mi ha preceduto, non risulta attendibile il suo completamento per Villa Melano. E' una frase molto educata, sottile, ma significativa.
Proprio perché c'è quell'indirizzo, chiederei al Governo regionale se sta bene una relazione di legge, ma questa è anche l'occasione per riaffermare la necessità di portare SCR alla gestione caratteristica facendo la ricapitalizzazione, e poi arrivare a sfrondare, passando la partecipazione ad altri. Nel passarla ad altri, c'è una posizione anche politica, significa passarla al mercato.
Rivolgo solo una domanda all'Aula: immaginate, rispetto alla previsione di spesa complessiva che c'è nell'intervento su Villa Melano, a quanto dovrà affittarla il soggetto pubblico per avere un minimo di ristoro dall'investimento? Una cifra veramente fuori da ogni logica; peraltro finirla come soggetto pubblico sta diventando praticamente impossibile.
Ecco perché ho introdotto questa considerazione rispetto ad un atto che invece, è l'articolo 2.447 del Codice Civile, atto a questo punto obbligatorio da parte della proprietà, che in questo caso è la Regione.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Pichetto per la relazione.
Possiamo aprire la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Si tratta di un provvedimento su cui non c'è molto altro da aggiungere rispetto a quanto detto dai colleghi relatori di maggioranza e di opposizione. Noi siamo intervenuti anche in Commissione ricordando che questa è ovviamente, da un certo punto di vista e ai sensi del Codice Civile, una ricapitalizzazione dovuta; infatti, il già citato articolo 2.447 del Codice Civile ricorda proprio come sia necessaria una ricapitalizzazione da parte degli Enti che partecipano nell'assetto societario qualora ci sia una perdita superiore a una definita quota.
Noi abbiamo voluto sottolineare soprattutto le mancanze di questa Amministrazione; Amministrazione che ormai amministra la Regione Piemonte da due anni (e anche qualche mese oltre i due anni) e quindi ha delle precise responsabilità nella gestione di quelle che sono le sue partecipazioni.
Come detto oggi nelle comunicazioni sul Salone del Libro da parte della collega Frediani, non è una scoperta quella che questa Giunta fa quando le arriva la bozza del bilancio del 2015: erano notizie già note all'Amministrazione precedente e a questa Amministrazione. Ad ogni modo, il sapere e la conoscenza rimangono all'interno dei funzionari e dei dirigenti della struttura burocratica e amministrativa della Regione, ovviamente anche al cambiare delle maggioranze, quindi la Giunta eredita, diciamo, la situazione lasciata dalle Amministrazioni precedenti e deve dimostrare una certa celerità ad intervenire. Non dico che sia facile: non è facile, per è un compito che avete assunto con il risultato delle elezioni del 2014.
Avevo citato in Commissione la relazione di un advisor per quanto riguarda la perdita sia di CAP che di Villa Melano. Su Villa Melano, come Gruppo consiliare, abbiamo presentato delle interrogazioni a prima firma se non sbaglio, della collega Frediani. Ebbene, non abbiamo avuto risposte e non sappiamo qual è il futuro di questa struttura; struttura su cui sono stati investiti dei soldi e che rischia di diventare l'ennesimo elefante di cemento abbandonato sul nostro territorio.
Sicuramente è lodevole l'intervento del Comune di Rivoli - anche il Vicepresidente Boeti e l'Assessore Saitta sono di quel Comune - per cercare di trovare una via d'uscita che possa in qualche modo salvare gli investimenti fatti. Noi, però, crediamo che oggi questa via d'uscita non sia percorribile: la dimostrazione è che non abbiamo i fondi per l'ordinaria amministrazione e non possiamo permetterci di investire milioni di euro, pur per salvare un patrimonio sicuramente di pregio e di valore indiscutibile, e a maggior ragione anche perché abbiamo difficoltà a pensare a una ricollocazione o a un utilizzo successivo.
In ogni caso, le svalutazioni erano annunciate da tempo. Noi chiediamo ancora alla Giunta regionale di dare seguito al piano per la rivalutazione delle partecipazioni: è giusto far sì che SCR diventi a tutti gli effetti una società di committenza regionale, che faccia quello e che non faccia altro, quindi non abbia partecipazioni in compagini societarie poich appunto, non è il suo compito, non è la sua funzione; quella potrebbe essere al massimo una funzione di Finpiemonte, ma anche su Finpiemonte bisognerà fare un'analisi molto attenta per evitare che la Regione continui a investire milioni e milioni di euro in un momento in cui due, tre quattro o cinque milioni di euro possono fare la differenza su settori fondamentali come le politiche sociali, i trasporti, la cultura e l'elenco potrebbe andare avanti (non li cito tutti, ma solo quelli che hanno più difficoltà a reperire fondi di provenienza magari europea).
In sostanza, noi non voteremo questo provvedimento pur riconoscendo che si tratta di un atto dovuto ai sensi del Codice Civile e riconoscendo una responsabilità politica delle Amministrazioni precedenti, ma imputando a questa Amministrazione, ancora dopo due anni, l'incapacità di invertire la rotta o intervenire comunque prima di arrivare al bilancio del 2015 bilancio che dimostra questa svalutazione attesa, annunciata e quindi il dovere di ricapitalizzare con soldi regionali.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
E' evidente che la discussione sulla legge va fatta prendendo in esame la relazione di accompagnamento, perché è assolutamente necessario, non soltanto ai sensi del Codice Civile, ma anche ai sensi della nuova normativa sul bilancio, che ci si faccia carico della necessità di una ricapitalizzazione della partecipata regionale derivante dalle perdite di esercizio dell'anno 2015, in particolar modo legata a CAP e a Villa Melano.
Credo che siano questi i due temi principali sui quali già nella scorsa legislatura, ancorché la Giunta regionale, nel 2011 o 2012 scelse di acquisire Villa Melano, alcuni esponenti dell'allora maggioranza, fra cui il sottoscritto, ritennero che fosse un errore. Ma al di là di quello che è avvenuto, noi crediamo sia stato anche un errore arrivare alla necessità di questa legge, nel senso che CAP fosse da alienare era noto da tempo.
Ricordiamo che CAP è la società - forse per certi versi anche con TNE - che riesce in qualche modo ad avere il grande record di non essere stata creata durante l'Amministrazione di Mercedes Bresso e di non aver mai operato se non nel creare dei debiti nei confronti dell'Amministrazione regionale.
Un tema molto diverso è quello legato a Villa Melano, perché su Villa Melano la valutazione che venne fatta in più occasioni - ed è una valutazione che è stata fatta anche recentemente in sede Commissione - era se sostanzialmente, dopo i milioni di euro che l'Amministrazione regionale aveva speso per realizzarla, fosse più corretto provare a cederla e quindi in qualche modo perdere con certezza una parte delle risorse investite oppure se continuare a investire all'interno della stessa. Da questa seconda scelta derivò l'acquisizione di Villa Melano come partecipazione di SCR.
E' evidente che nel frattempo non si sono prodotti dei risultati, nel senso che il cantiere di Villa Melano è fermo da molto tempo (mi pare dal 2011), per cui è avvenuta un'inevitabile svalutazione, ma credo che nell'arco di questi due anni - e questo non vale, per esempio, nella valutazione che noi facevamo sull'alienazione del patrimonio o sulla cessione di società partecipate - questo sia un chiaro esempio di come fosse indispensabile la cessione delle partecipazioni di SCR. Lo era per due motivi.
Il primo è un motivo finanziario, nel senso che è evidente che il mantenimento "in pancia" della Regione Piemonte di tutta una serie di partecipazioni che fruttano debiti e non utili è un errore. Dopodiché noi crediamo sia utile anche cedere ciò che frutta a fine anno dei dividendi perché in molti casi, come farebbe qualunque famiglia o qualunque impresa in una situazione di difficoltà ci si libera e si cede non soltanto ciò che crea una perdita ma anche e soprattutto ciò che crea un dividendo e che pu quindi essere messo più facilmente sul mercato.
Vi è poi un secondo aspetto, sul quale credo interverrà con maggior dovizia il collega Sozzani, che è la natura stessa di SCR e riguarda anche le modifiche normative che sono intervenute. SCR può vivere anche ai sensi della normativa Monti - quindi dal 2013 in poi non fu fra quelle società per cui si paventava la messa a gara - perché la norma nazionale diceva chiaramente che le società di committenza (e altre) erano quelle fatte salve dalla norma. E' evidente, però, che una società di committenza non può essere spuria; tant'è che lo stesso articolo della norma individua come non caratteristica - ancorché straordinaria e non ripetibile - la gestione per cui si interviene all'interno del disavanzo. E' assolutamente ovvio infatti, che una società di committenza regionale può certamente espletare le gare per la Regione Piemonte (le può fare per l'ASL o, in convenzione per altri soggetti pubblici), ma con estrema difficoltà può essere un soggetto gestore di società partecipate.
Noi crediamo quindi che degli errori si siano commessi. Un errore è certamente stato commesso per ciò che riguarda Villa Melano, quando nel 2011 si ritenne utile acquisirla. Villa Melano dovrebbe diventare un importante albergo e credo sia più utile cedere questa struttura a chi davvero vuole realizzare un albergo piuttosto che scegliere la strada per la quale il pubblico diventa un imprenditore alberghiero, perch tendenzialmente, quando lo fa, lo fa con ritardo e pure con una capacità anche realizzativa e costruttiva, che non è quella di chi fa questo lavoro.
L'errore, dunque, riguarda questa e anche molte altre realtà in cui noi siamo ancora possessori - direttamente o indirettamente come Regione Piemonte - di attività che potrebbero essere cedute.
Questo, quindi, è l'esempio più evidente, come molte altre volte è accaduto sulle società partecipate - adesso questo caso ne rappresenta un pezzo piccolo - di come molto spesso l'estrema cautela nell'approcciarsi ad una vendita - o, per contro, il non trattare le società partecipate come dovrebbe essere fatto, cioè con la necessità della loro stessa dismissione sia uno degli errori che ha portato, a più di due anni dall'insediamento di questa Amministrazione, a dover arrivare alla ricapitalizzazione di SCR.
E' evidente, dunque, che questo era un DDL che la Giunta doveva presentare, ma noi riteniamo che abbia tutte queste criticità. Per contro è chiaro quello che la Giunta intende fare, o almeno lo è dalla relazione relativamente al CAP, che ha una svalutazione di 452 mila euro ed è destinata ad essere messa in liquidazione; non è in liquidazione: è destinata ad essere messa in liquidazione. Lo dico perché questo Consiglio regionale ha assunto o ha letto, negli ultimi anni, tutta una serie significativa di provvedimenti che indicavano che alcune società erano in corso di liquidazione, ma non mi risulta che ve ne sia alcuna che è stata veramente ceduta o veramente chiusa.
Invece, torno a ciò che riguarda Villa Melano. Noi affrontiamo il tema del disavanzo 2015, ma avremo un bilancio del 2016 e altri per gli anni a seguire, fintanto che Villa Melano sarà una partecipata di SCR; e dubito che nell'anno in corso o in quelli che verranno il soggetto possa garantire invece delle attività di gestione positive: magari non avrà il disavanzo dei sette milioni di euro del bilancio 2015, ma certamente non distribuirà dei dividendi. Credo quindi che da questo punto di vista sarebbe importante non soltanto, come puntualmente riprende la relazione, indicare qual è il valore, ma pure quale risulta essere la volontà da parte dell'Amministrazione, anche relativamente a Villa Melano.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Siamo ritornati sul tema di SCR più volte in questi due anni o oggi ci torniamo ancora, dopo averne discusso a più riprese in questi due anni di attività, anche durante la discussione del bilancio della Regione, nella quale più volte avevamo detto e affermato che aspettavamo un piano di dismissione, soprattutto delle società, oppure una loro riorganizzazione; e oggi ci troviamo ad andare ad approvare una ricapitolazione ai sensi dell'articolo 2.447 del Codice Civile: nel momento in cui non vi è più il capitale garantito, cioè il capitale sociale è sotto la soglia prevista dal Codice Civile, questo dev'essere reintegrato dai soci. Ed ecco perché oggi andiamo ad analizzare questa cifra che dev'essere utilizzata per il ripristino del capitale sociale.
L'elemento che è già stato accennato dal collega Vignale poc'anzi però, riguarda "cosa fa da grande" SCR, cioè cosa ne vogliamo fare. Più volte lo abbiamo detto in termini di riorganizzazione della stessa. E' chiaro infatti che - se, come il collega Pichetto ha detto nel suo intervento e più volte è stato ribadito anche dall'Assessore Reschigna, il ruolo è quello di Ente che svolge funzione di centrale unica di committenza si deve sapere che oggi c'è il nuovo Codice degli appalti (Decreto del 18 aprile 2016, n. 50), che va a definire che le centrali di committenza possono fare con chiarezza solo alcune specifiche attività che poi, per semplificare, sono essenzialmente tre: le aggiudicazioni degli appalti (la stipula e l'esecuzione dei contratti per conto delle Amministrazioni e degli Enti aggiudicatori), la stipula (seconda attività che le centrali di committenza possono svolgere) degli accordi quadro ai quali le stazioni appaltanti qualificate possono ricorrere per l'aggiudicazione dei propri appalti.
Terza ed ultima cosa che può fare (altro non può fare), è gestire sistemi dinamici di acquisizioni e mercati elettronici. Altro non può fare se non andare all'articolo successivo (quello che vi ho citato era l'articolo 37 del decreto n. 50 del 18 aprile 2016). L'articolo 38 va a identificare la qualificazione (viene citata, peraltro, anche dalla norma che andiamo ad approvare oggi) delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza. Si cita l'articolo 9 del decreto legge del 24 aprile 2014 n. 66, approvato con la legge del 23 giugno del 2014, n. 89, dove si va a identificare cosa fa questa società rispetto alle leggi che vi ho citato.
Se è così, occorre fare attenzione. Io lo dico perché il fatto che questa società faccia altro (altro vuol dire l'imprenditore, come nel caso specifico di Villa Mellano), sappiate che potrebbe venire meno - lo diciamo oggi in Aula, lo mettiamo a verbale - la qualificazione come centrale unica di committenza, perché questa società fa anche altro.
Quindi, attenzione! Lo mettiamo come un elemento di guardia, perché nel momento in cui, nell'applicazione, dopo che l'ANAC avrà emanato tutte le linee guida che sono in attesa di completamento (sono oltre 40 le linee guida che dovrà emanare, sono state 25, mi pare, quelle emanate sino a questo momento), al termine dell'emanazione delle linee guida evidentemente ci sarà la procedura, ai sensi dell'articolo 38 della qualificazione. Se uno fa anche impresa, non può fare la centrale unica di committenza: non può essere imprenditore, da una parte, e giudice ai fini delle gare d'appalto, dall'altra.
Questo è un elemento di dramma rispetto al futuro, se è questa la strada che vogliamo intraprendere e attribuire a SCR questa mansione come principale, unica e sicuramente importante, per il prossimo futuro. Poi andrebbe analizzata anche la struttura dell'azienda, perché è un'azienda che costa - come centrale unica di committenza - oltre sei milioni all'anno, con un numero di dirigenti pari a cinque - per quanto vedo io dal sito Internet dell'azienda - e una cinquantina di dipendenti. Questo vuol dire un dirigente ogni dieci dipendenti, circa, per questa azienda.
Pertanto, oltre a cosa vogliamo fare in futuro, occorre anche valutare se i costi di una centrale unica di committenza sono sostenibili rispetto ad un'attività che deve essere condotta (può anche essere che lo siano) affinché diventi una centrale unica di committenza, ad esempio, di più enti pubblici dell'intera regione. Può essere che questa diventi una società interessante rispetto a questo tipo di obiettivo. I costi sono sostenibili rispetto al fatto che quest'opera, per gli enti pubblici della Regione Piemonte - come è nel diritto e come è nelle possibilità del Codice degli appalti - viste anche le difficoltà delle piccole amministrazioni di diventare centrali uniche di committenza, possa avvalersi di una società unica (SCR), anche per il prossimo futuro.
Vorremmo capire se la Giunta ha analizzato gli elementi di cui stiamo parlando, se sono stati analizzati anche dal punto di vista giuridico - e vi è la certezza che non incorriamo in incombenze di questo genere rispetto all'applicazione dell'articolo 38 - e, qualora non ci fossero problemi di questo genere, fare in modo che la strada maestra di questa società, per il futuro, possa essere SCR come elemento di promozione attraverso gli enti di area vasta, ad esempio le Province.
Vedremo quale sarà l'esito del referendum costituzionale, ma, qualora vincesse il sì, ci sarebbe l'abolizione delle Province, quindi verrebbero meno tutte le centrali uniche di committenza delle cosiddette aree vaste.
Ci sarà una riorganizzazione che dovrà essere vista anche alla luce di società di questo genere.
Occorre capire se una società di questo genere sia ammissibile rispetto al fine legislativo, e questa è la più grossa preoccupazione che si ha, al di là della ricapitalizzazione della stessa, perché mi sembra di comprendere che Villa Mellano sia l'elemento di de profundis economico di questa società, per la dismissione di quella porzione, o comunque rispetto alla nuova applicazione del Codice degli appalti (prima non c'era: era possibile svolgere le due attività, non c'era l'elemento di qualificazione). Qualora la Giunta ha valutato se questo elemento ha un aspetto giuridico fondamentale rispetto al futuro, o se - invece - è possibile continuare l'attività come è stato fino ad oggi, a questo punto occorre valutare se vi è un contenimento dei costi, un'analisi dei costi per utilizzare il dispositivo dell'articolo 2447 del Codice Civile e quindi, con questo dispositivo, andare a fare un altro aumento di capitale per ripristinare il capitale sociale minino della società.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Boeti, che interviene in qualità di Consigliere.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Ritengo sia doverosa la ricapitalizzazione di SCR e credo anche che Villa Mellano non rientri all'interno della missione che SCR si è data pertanto il provvedimento che il Consiglio regionale adotterà è corretto e mi trova d'accordo.
Poiché credo che i Consiglieri regionali presenti non conoscano la storia di questa Villa, ed essendo stato io, in qualche modo, il responsabile (essendo allora Sindaco di Rivoli) di questo progetto, sento la necessità ed il bisogno di spiegare ai Consiglieri regionali come sono andate le cose. Poi, naturalmente, il Governo regionale prenderà le proprie decisioni.
E' un progetto nato nel 2004, quando il Presidente della Regione Piemonte era l'Onorevole Enzo Ghigo e io ero il Sindaco della città di Rivoli. Il Comune era proprietario di questo convento del '600, circondato da un grande parco, una parte del quale è già stata recuperata - peraltro con fondi pubblici - spendendo 900 mila euro. Non si sa bene per quale ragione sia una villa all'interno della quale nel Nord Italia si svolgevano messe nere: c'erano cippi con delle catene, cui probabilmente venivano legate le vittime, ed arrivavano persone anche dal Lombardo-Veneto.
Non si sa bene come mai si verificasse questo fatto, che comportava qualche pericolo anche per le case che erano state costruite a ridosso della villa.
Si era ipotizzato questo percorso: un convento del '600 da recuperare.
E' vero, erano gli anni in cui si pensava che ci fossero disponibilità economiche importanti, ma erano anche gli anni in cui il patrimonio storico ed architettonico della nostra regione è stato recuperato. Se oggi Torino e il Piemonte sono diventati luoghi per milioni di turisti, lo si deve al fatto che si è investito sul patrimonio storico ed architettonico della regione.
Pertanto, un convento del '600 da recuperare, di proprietà esclusivamente pubblica, perché Villa Mellano è di proprietà del Comune così come lo è il Castello di Rivoli. Ricordo ancora ai Consiglieri regionali che il Castello di Rivoli è stato acquistato dai rivolesi alla fine del XIX secolo, facendo i BOC, cioè un'emissione pubblica, e pagandolo 120 mila lire ai Duchi di Modena, che allora erano i proprietari del Castello.
Si era ipotizzato, d'accordo con il Comune di Rivoli e la Regione Piemonte, di trasformare questo convento del '600 in un albergo, che avrebbe potuto portare 30 mila persone nella città, L'Amministrazione aveva svolto, sia quelle precedenti sia la mia sia quelle successive, un importante lavoro di recupero del centro storico investendo decine di milioni di euro, operando in modo che si potesse dare in qualche modo anche a questa città un'impostazione di tipo turistico, con 30 mila turisti che visitano il Museo patrimonio dell'umanità, Residenza Sabauda. Avrebbe dovuto essere, e lo sarà ancora, se l'opera si realizzerà, l'unico albergo accanto ad una residenza reale. Si era ipotizzato appunto che il circuito delle Residenze reali che avrebbe dovuto essere realizzato nella nostra Regione in qualche modo partisse da Rivoli, perché non c'era un altro albergo accanto a ad una Residenza reale.
Con questo accordo si cercò con un bando pubblico un privato che fosse disponibile ad entrare nella società e a realizzare materialmente l'opera e si cercò anche un privato disponibile a fare la gestione.
Allora il privato disponibile a fare la gestione era stata la Cisalpina Tours, che aveva una sede con 400 dipendenti a Rosta e che pensava di riempire l'albergo soltanto con i suoi clienti. E' vero che erano altri tempi e quindi si pensava che tutto fosse possibile.
I lavori sono cominciati con la legislatura Bresso; è stato fatto circa il 44 per cento dei lavori; nei quattro anni in cui ha governato il Presidente Cota i lavori si sono interrotti completamente - completamente! ed io capisco il fatto che il Presidente Cota non avesse nessun interesse, diciamo così, a completare un'opera pubblica a Rivoli e veniamo ai tempi nostri e agli ultimi due anni.
I lavori sono stati interrotti, tant'è che l'impresa, che credo nel frattempo sia anche fallita, ha smontato anche la gru e quindi siamo arrivati all'attuale Amministrazione.
Oggi c'è un nuovo gestore. La Cisalpina Tours non era stata più disponibile; peraltro, il titolare della Cisalpina Tours, che era anche avanti negli anni, nel frattempo è morto; quando passano più di dieci anni questo può naturalmente succede. Oggi c'è un nuovo gestore che ha partecipato ad un bando di gara con il Comune, che è disponibile a pagare 300 mila euro all'anno di affitto, e che è disponibile anche, con una lettera che ha inviato alla Giunta regionale, a finire materialmente l'opera, con un'impresa di costruzioni a lui vicina, che credo appartenga alla sua società. Naturalmente, non ho mai incontrato né l'uno né gli altri, perché è una questione di cui si occupa la società che gestisce Villa Melano, che naturalmente è in perdita dal momento che comincia a guadagnare quando i lavori sono finiti; fino a quando continuano i lavori è chiaro che non ci può essere nessun profitto.
Concludo. Credo che l'opera vada finita. Sarà perché faccio l'ortopedico, ma credo che tutte le opere che si cominciano vadano completate.
Si tratta di recuperare un patrimonio pubblico, un convento del '600 di proprietà dell'Amministrazione comunale. Credo che si spenderebbero più soldi nei contenziosi tra l'Amministrazione comunale ed il privato piuttosto che utilizzare le risorse. Mi rendo conto che la difficoltà in questo momento è recuperare le risorse per finire l'opera, ma credo che avrebbe buonsenso. La città, peraltro, non capirebbe una scelta diversa, se il Governo regionale, con gli strumenti a disposizione nel tempo che è necessario, fosse disponibile a completare quest'opera.
Sarebbe l'interesse del Castello di Rivoli, che avrebbe 30 mila visitatori in più all'anno; sarebbe un interesse della città, che potrebbe contare su un numero di turisti che magari possono fare anche qualche investimento nella città; sarebbe, alla fine, una cosa di estremo buonsenso, perché salvaguarderebbe un bene prezioso che è pubblico dell'Amministrazione comunale e all'interno dell'ambito regionale.
Mi auguro che non sia stata scritta la parola "fine" con il provvedimento di oggi, provvedimento doveroso, che condivido e che naturalmente voterò, ma chiedo all'Amministrazione regionale di occuparsi di questa questione.
Se ci sono privati interessati ad acquistarla, ovviamente non c'è problema; basta che sia, diciamo così, rispettato e tutelato il patrimonio pubblico.



PRESIDENTE

Grazie, collega Boeti.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Abbiamo già parlato di Villa Melano in Commissione. Tornerei su alcuni punti che avevo esposto durante la discussione.
In primo luogo, farei di nuovo notare che il Piano partecipate che ci è stato presentato quasi un anno fa è totalmente inaffidabile e inattendibile. Relativamente a Villa Melano, nelle varie slide che possiamo vedere, troviamo un diagramma di Gant, che si conclude a dicembre 2015 con "ripresa lavori", "chiusura cantiere". Siamo già più di sei mesi oltre questo termine e al momento non abbiamo ancora nessuna notizia in merito quindi mi chiedo prima di tutto quale serietà ci sia nel presentare un Piano partecipate che poi non viene assolutamente rispettato, o perlomeno per quale motivo non si diano delle spiegazioni del fatto che non venga assolutamente rispettato.
Ho ascoltato il riepilogo delle vicende che dal 2004 ad oggi hanno riguardato Villa Melano. Sono vicende spaventose e messe tutte insieme fanno più paura delle leggende che circolano rispetto a questa villa, che parlano di voci, di fantasmi, di bambini incatenati. E' veramente una storia che mette i brividi.
Tuttavia, come ha detto bene il Consigliere Boeti, diciamo che si è dichiarato responsabile di quanto è successo, quindi di un progetto che è partito nel 2004 e che ancora oggi non ha trovato la sua conclusione, anzi viaggia decisamente in alto mare. Come del resto anche l'altro progetto sempre relativo all'area intorno al castello, la risalita non ha avuto maggior successo. Forse, c'è una maledizione su quell'area, quindi forse bisognerebbe evitare di investire troppi fondi pubblici su quella zona.
Bisogna anche considerare che tra poco nella collina morenica passerà anche... O, meglio, ci auguriamo che non capiti, ovviamente, ma sarebbe ora di spiegare ai rivolesi che la collina morenica diventerà sede di un nuovo tunnel del TAV, come sanno bene l'Assessore ed il Presidente Chiamparino.
Dicevo, sarebbe bene spiegarlo ai rivolesi che la collina morenica, così friabile e adesso meta di passeggiate, diventerà un ulteriore cantiere neanche tanto a cielo aperto, perché si andrà proprio a perforare la collina.
Siamo andati in sopralluogo in questa villa, qualche tempo fa, anche con il collega Giorgio Bertola, il Sindaco Dessì ed altre persone che a vario titolo sono intervenute in questi anni nei lavori. Mi sono confrontata con il collega Bertola, perché è passato un po' di tempo e magari ricordo male, però tutto ho visto, tranne che un intervento di recupero! Per intervento di recupero io immagino di vedere una splendida villa seicentesca - qual è villa Melano, veramente suggestiva, effettivamente anche un po' inquietante, ma è vero che sta cadendo a pezzi, quindi mette ancora più inquietudine - circondata da impalcature, con un cantiere lasciato lì, recintata, con i cartelli di divieto d'accesso e allarme. Al contrario, quello che abbiamo visto, se la memoria non mi inganna, ma il collega Bertola me l'ha confermato, è una villa seicentesca abbandonata a sé stessa, con accanto un'orribile costruzione lasciata lì a metà, mezza allagata con dentro vario materiale lasciato dagli operai, un po' già acquistato e mai utilizzato, quindi ormai soggetto ad atti vandalici.
Quindi un vero e proprio monumento allo spreco.
Spreco che tra l'altro i soggetti privati hanno chiaramente dimostrato di non volere assolutamente condividere, perché sono scappati a gambe levate, ma io li capisco. Quale privato andrebbe ad investire in una roba del genere? Non venite a dirmi che Cisalpina pensa di fare fortuna su Villa Melano.
Può darsi che in passato abbia avuto questa intenzione, ma da quanto ne so io, al momento Cisalpina Rosta gestisce soltanto viaggi di lavoro, perch ho avuto modo di parlare anche con alcuni lavoratori. Tra l'altro non naviga neanche in ottime acque, quindi non capisco a quale business ci dobbiamo agganciare per proseguire quest'opera.
Tornando al discorso iniziale, parliamo di responsabilità.
Qui lo dico: stiamo approfondendo per vedere se riusciamo a capire di chi siano queste responsabilità. Stiamo raccogliendo materiale e noi ovviamente non riusciremo a fare completamente chiarezza, ma faremo in modo che questa vicenda sia sottoposta all'attenzione di qualcuno. Perché se c'è stato un uso scorretto di fondi pubblici in questi anni, è giusto che i cittadini siano informati e chi ha veramente delle responsabilità ad un certo punto paghi e non faccia come il privato che prende, scappa e porta via i suoi soldi, perché gli enti pubblici non gestiscono soldi propri, ma soldi pubblici e dei cittadini.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Non essendoci altre richieste di intervento, ha chiesto la parola il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Molto sinteticamente, solo per riassumere alcuni dei problemi sollevati nelle due relazioni e negli interventi dei colleghi.
Primo punto.
Il disegno di legge si occupa ed ha come obiettivo la ricapitalizzazione di SCR. Deve essere chiaro a tutti che noi facciamo questo sforzo e questo impegno perché la gestione ordinaria di SCR è una gestione economicamente positiva.
Il fatto che SCR chiude il bilancio del 2015 con un patrimonio netto sotto zero è dovuto al gravame che due partecipazioni assunte da SCR stessa nel corso degli anni - Villa Melano e CAP - sono state svalutate e portate a valore zero all'interno del bilancio dell'Ente.
Noi crediamo nel ruolo della Società di Committenza Regionale e, anzi crediamo che, con il Codice degli appalti, la Società di Committenza Regionale potrà crescere ancora di più, proprio perché uno degli obiettivi è ridurre il numero dei soggetti aggregatori che si occupano di committenza all'interno del territorio complessivo.
Avere al proprio interno una società che, per una serie di ragioni, ha un patrimonio netto negativo, è una disgrazia, ma, nella disgrazia, questa ricapitalizzazione ci consente di affrontare e di risolvere uno dei problemi che abbiamo, che è quello dell'incardinamento di una quota di partecipazione di Villa Melano in capo a SCR.
Consigliere Sozzani, prima di contravvenire al Codice degli appalti quella partecipazione cozza con l'oggetto sociale di SCR.
Obbligare SCR ad acquistare una quota di partecipazione all'interno di Villa Melano, atteso il fatto che la Regione Piemonte vi partecipava già indirettamente attraverso Finpiemonte Partecipazioni, è stato un atto sbagliato, da parte della precedente Amministrazione regionale.
Parliamo di razionalizzazione del sistema delle partecipazioni, ma due soggetti, su cui la Regione Piemonte esercitava ed esercita una funzione di controllo, partecipavano, in misura maggioritaria, al capitale sociale di Villa Melano.
Perché può rendere più semplice l'operazione? Perché è un errore aver fatto comprare una quota di Villa Melano a SCR, ma qual è quell'amministratore che, di fronte alla condizione della società Villa Melano, compra le quote detenute da SCR in Villa Melano? Chi è quell'amministratore incauto, al di fuori della logica della responsabilità nei confronti degli azionisti, che, di fronte ad una società in grandissima difficoltà, sofferenza e con perdite rilevanti, decide di comprare le quote di partecipazione che un altro soggetto aveva all'interno di Villa Melano? Nessuno.
E allora, siccome a questo punto abbiamo la necessità e l'urgenza, per le cose dette, di fare in modo che questa partecipazione esca da SCR perch ripeto - prima che con il Codice degli Appalti, stride con l'oggetto sociale di SCR, avendo svalutato totalmente la quota di partecipazione di SCR in Villa Melano, quindi valendo zero, per un euro (questo è il ragionamento che sta facendo l'Assessore De Santis) o per 50 centesimi Finpiemonte Partecipazioni rileverà le quote che SCR aveva ed ha in Villa Melano.
Almeno questo ci risolve un problema; non ci risolve la questione Villa Melano, ma ci risolve un problema non di poco conto, sotto questo aspetto.
CAP, invece, è più semplice; o CAP, secondo le intese raggiunte, viene assorbita direttamente e totalmente da ANAS, oppure verrà messa in liquidazione. Non si può pensare di vendere CAP, perché non c'è nessuno così "gonzo" da rilevare una società di fatto anche inoperosa, sotto il profilo della propria attività.
Nessuno farebbe un'operazione di questo tipo.
Così facendo, abbiamo faticosamente, con qualche sacrificio economico raggiunto l'obiettivo di riportare la Società di Committenza Regionale a quella che è la sua mission originaria.
Rimane il problema di Villa Melano, che è un problema grosso, ce ne rendiamo perfettamente conto, che sta fortemente impegnando l'Assessore De Santis.
Questo è un problema non semplice, perché, per essere chiari, ci sono patti para-sociali che legano i soggetti costruttori entrati nel capitale sociale di Villa Melano (e sono patti para-sociali che devono anche essere valutati attentamente sotto il profilo dell'interesse pubblico, che l'amministrazione regionale ha il dovere di perseguire).
C'è una situazione complessa, relativamente all'andamento dei lavori c'è una situazione complessa relativamente al soggetto finale che dovrà gestire questo tipo di intervento.
Noi oggi non siamo in grado di dire concretamente come si affronterà e si risolverà questo problema. Saremo in grado di farlo nelle prossime settimane o, meglio, sarà in grado di farlo nelle prossime settimane la collega De Santis, sicuramente perché saranno già stati fatti molti ragionamenti con il Presidente e con il sottoscritto.
L'obiettivo e, se posso dire, l'impegno dell'Amministrazione regionale è di contribuire a fare in modo che questo cantiere si chiuda. Con che modalità? Possono anche esserci modalità che non necessariamente prevedano o debbano prevedere il mantenimento della società Villa Melano, anche perché - e vorremmo essere chiari su questo punto - è corretto il tema del recupero di un bene di valore architettonico e storico, però vorremmo evitare di consolidare quote di partecipazione, come proprietà dirette o indirette, all'interno di società che hanno come unico obiettivo positivo quello di recuperare un patrimonio con valenze storiche e culturali, non necessariamente strategico per un'amministrazione regionale, come quello di dover affittare una struttura alberghiera, perché credo vi siano molte altre cose più rilevanti.
Come stiamo concretizzando questo? Non vogliamo lasciare da sola la città e l'amministrazione di Rivoli. Non vogliamo che Villa Melano diventi un "bagno di sangue" per le casse pubbliche e vogliamo anche una situazione di forte chiarezza in questo senso.
Come ho già avuto modo di anticipare ad una richiesta presentata quando abbiamo discusso il disegno di legge in Commissione, credo che con la ripresa dei lavori dopo la pausa feriale di agosto, l'Assessore De Santis sarà nelle piene condizioni, in Commissione, di relazionare in merito alle modalità con cui l'amministrazione intende affrontare e risolvere il tema di Villa Melano.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Non essendoci altre richieste di intervento, procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 3.
Il Consiglio approva.
Non essendoci richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 9 Consiglieri Il Consiglio approva.
Era stata chiesta una sospensione dei lavori dopo l'approvazione di questo testo per una Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.37, riprende alle ore 17.19.)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Nella Conferenza dei Capigruppo si è deciso di passare il tempo rimanente del Consiglio agli atti di sindacato ispettivo.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame mozione n. 528 presentata dai Consiglieri Valle, Accossato, Allemano Appiano, Boeti, Caputo, Conticelli, Corgnati, Giaccone, Molinari, Ottria e Ravetti, inerente a "Creazione di una rete virtuosa di soggetti formati all'uso del defibrillatore e mappatura apparecchi DAE sul territorio regionale"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 528, avente ad oggetto "Creazione di una rete virtuosa di soggetti formati all'uso del defibrillatore e mappatura apparecchi DAE sul territorio regionale", di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Valle per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
E' curioso arrivare in ritardo alla votazione di questa mozione, otto mesi della sua presentazione.
Lo dico perché, nel frattempo, la mozione è diventata quasi un po' pleonastica nella misura in cui la Giunta ha già proceduto in questa direzione opportunamente, imbastendo un progetto che recepisce gran parte della proposta della mozione stessa. Meglio così.
La Giunta regionale, sia in questa tornata che in quella precedente così come tante altre amministrazioni locali, si è impegnata nel corso di questi ultimi anni nella promozione e nella diffusione delle tecniche salvavita e nell'installazione di queste apparecchiature negli impianti sportivi, pubblici, in località inaccessibili, in particolare nei Comuni più distanti dai presidi di primo soccorso.
Questo è un lavoro importante, ma le nuove tecnologie ci consentirebbero di rendere molto più efficiente questa presenza mappando questi presidi sul territorio e rendendo disponibile la mappatura di questi apparecchi che sono installati da soggetti anche diversi, che non sempre e necessariamente hanno contezza l'uno dell'installazione dell'altro collegando la presenza di questi apparecchi alle persone che sono formate al loro utilizzo e che risiedono nelle vicinanze.
Anche questo, ovviamente, diventa necessario affinché le apparecchiature vengano utilizzate bene, ancorché si tratti di strumentazioni molto semplici. Con le moderne tecnologie e con gli smartphone, questo è un percorso decisamente abbordabile e anche altre Regioni l'hanno già fatto.
E' notizia di qualche mese fa che anche il nostro Assessorato ha incaricato le strutture di pronto soccorso e 118 di studiare la realizzazione di un'applicazione in questo senso, ed è per questo che, con questa mozione, ancorché presentata decisamente prima, sosteniamo la Giunta regionale in questa direzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Solo ad integrazione di quest'iniziativa buona e giusta.
Volevo informare la Presidenza del Consiglio che mi sono fatto portavoce di un'istanza affinché questi defibrillatori automatici esterni venissero forniti anche per le strutture dove noi lavoriamo e passiamo le giornate. Questo mi risulta che sia stato oggetto di una delibera della Giunta. Mi sembra importante che, nel momento in cui ci facciamo promotori di un'azione di buona prassi, di tempestività di un trattamento di un evento tragico com'è l'arresto cardiaco, che può portare morte improvvisa (abbiamo avuto esempi purtroppo molto vicini anche in questo ambiente), mi sembra fondamentale che, oltre a parlare, ci rendiamo noi attori di questi comportamenti.
Disporre di questi apparecchi negli ambienti dove si lavora e si passa la giornata e avere un numero di persone addestrate all'utilizzo degli stessi, oltre che darci garanzia di sicurezza, diventa una condivisione delle prassi che vogliamo estendere a tutto il territorio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Questa è una mozione che tocca un tema di particolare rilevanza. Si tratta di strumentazioni che oggi hanno costi sempre più contenuti, ma vengono, il più delle volte, utilizzate o erogate ai territori mediante donazioni o gruppi di volontari che raccolgono fondi per arricchire dei territori. Ad oggi, la Regione Piemonte non si era ancora dotata, e non si è ancora dotata, di uno strumento organico che possa arricchire tutto il territorio, con consapevolezza e cognizione di quello che succede. Possono esserci territori o strutture che hanno strumentazioni ubicate relativamente una vicina all'altra, oppure un deserto lungo chilometri, di cui nessuno ne ha consapevolezza e coscienza.
E' importante quello che sta facendo la Giunta, è importante quella mozione. Credo che sia importante il punto di partenza da cui è cominciato dando un segnale assolutamente innovativo rispetto al passato. Credo che bisogna investire molto sulla formazione e sull'informazione di questi strumenti, che sono facilissimi da utilizzare.
Ci sono dei corsi e dei formatori specifici che vanno aiutati e sostenuti ma, soprattutto, occorre che la Regione si faccia carico, in prospettiva, di costruire una vera rete con una logica di dove allocare e come allocare queste strumentazioni sul territorio. Il passaggio è fondamentale e importante, ma molto spesso può capitare che la macchina sia in un posto dove le persone non sanno che esiste, oppure non hanno idea di come si possa utilizzare.
Bisogna anche, secondo me, arricchire, informare e andare oltre ricordando che è accaduto che uno di questi strumenti fu rubato in una nostra cittadina in provincia di Torino. Il segnalatore che per qualche ora continua a dare le informazioni di dove si trova l'apparecchio indicava esattamente la logistica del posto, ma - ahimè - purtroppo le forze dell'ordine non hanno potuto fare irruzione perché non c'era un mandato e in quel momento non c'era un giudice che poteva emetterlo. Poi il segnalatore si è spento e quando sono potuti entrare, l'apparecchio non c'era più.
Ecco, credo che questi atti di vandalismo siano pericolosi, ma bisogna anche individuare degli strumenti per poter intervenire laddove esistono fenomeni che non so nemmeno se definire di vandalismo o di sciacallaggio: non hanno alcun senso; tra l'alto, sono strumentazioni che non hanno nemmeno un mercato, quindi è fuori da ogni logica. In sostanza, determinati atti arrecano solo un danno al territorio e ai cittadini che potrebbero avere bisogno di tali strumentazioni, che credo rappresentino delle vere e proprie assicurazioni che garantiamo ai nostri cittadini sui territori.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Abbiamo analizzato la mozione presentata dal Consigliere Valle e dagli altri firmatari. Condividiamo la mozione presentata dal collega, anche se in realtà bene ha detto bene il collega Consigliere Monaco, che mi ha preceduto, su quanto sia importante creare veramente un sistema di rete perché se non abbiamo un sistema di rete funzionante, è inutile che posizioniamo dei defibrillatori senza avere le persone in grado di utilizzarli.
Innanzitutto non si conosce dove sono posizionati i defibrillatori, e vi faccio un esempio.
Adesso nelle stazioni metro tutti abbiamo visto che hanno installato dei defibrillatori. Proprio qualche giorno fa, ero lì in attesa di salire sulla metro e mi guardavo attorno pensando: se accade qualcosa qui, le persone non sono in grado di intervenire. Io ero lì al momento e magari avendo fatto un corso - come sanitario, ho la formazione e l'istruzione anche se per fortuna non ho avuto mai modo di mettere in pratica quello che mi è stato insegnato e quello che ho imparato - avrei potuto intervenire però valutando tutto lo scenario che mi stava attorno, veramente la stazione era molto trafficata quel pomeriggio. La stazione di Porta Nuova era strapiena di persone e pensavo, appunto, che se dovesse capitare che qualcuno sta veramente male e si deve utilizzare il defibrillatore, se in quel momento non ci sono dei medici o non ci sono degli operatori formati per l'utilizzo del defibrillatore, in realtà quel defibrillatore lì non ha senso di esistere. Se nessuno è in grado di poterlo utilizzare, non ha senso che quel defibrillatore sia posizionato lì.
Noi del Movimento 5 Stelle avevamo già portato all'attenzione il caso: prima di questa mozione ne abbiamo parlato all'inizio della nostra legislatura e ne abbiamo parlato anche l'inverno scorso. Siamo pienamente convinti che ci debba essere una formazione a livello popolare, perché non solo i professionisti devono essere formati, ma tutti coloro che lavorano nei centri di aggregazione, nei centri sportivi, all'interno di stazioni ferroviarie, di autobus, metropolitane e comunque in tutti quei luoghi che sono affollati e che sono centri di aggregazione, in cui si riversa tanta folla.
Sul fatto di predisporre un sistema integrato delle Maps, che attraverso le moderne applicazioni consente di completare la mappatura dei defibrillatori presenti e funzionanti sul territorio regionale e rende conto del personale formato all'uso del defibrillatore, siamo pienamente d'accordo; naturalmente iscritti in appositi registri, perché poi si deve andare a verificare: se si ha una mappatura, bisogna avere anche un registro dove verificare se nelle vicinanze c'è un defibrillatore vicino.
Invece ho dei dubbi sul soccorso e sull'emergenza immediata al di fuori del 118. Lasciamo perdere il 118, che è un servizio di emergenza sanitaria però sull'avere il personale pronto, a disposizione, raggiungibile, ecco su questo ho dei seri dubbi. Non che non si possa mettere in pratica o non si possa provare a metterlo in atto, però bisogna anche valutare se in quel momento quelle persone sono disponibili, perché se noi parliamo di un servizio di emergenza sanitaria - il 118 - noi componiamo il numero del 118 e sappiamo che, nell'arco di breve tempo, verrà presto un'ambulanza con personale competente e specializzato. Invece, sul resto del personale bisognerebbe individuare una metodologia, fare veramente un buon lavoro di rete per poter includere il gran numero di persone preparate e formate.
Comunque, noi del Movimento 5 Stelle voteremo a favore di questa mozione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 528, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 797, presentato dai Consiglieri Mighetti Bertola, Alemanno e Grimaldi, inerente a "Deliberazione legislativa 8 giugno 2015, recante 'Disposizioni per la sistemazione temporanea dei salariati agricoli stagionali nelle aziende agricole piemontesi. Modifica della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela e uso del suolo)' Vademecum per la progettazione di interventi di adeguamento igienico sanitario di strutture esistenti nell'ambito delle aziende agricole per la sistemazione temporanea salariati stagionali"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 797, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Questo ordine del giorno è uno tra i più illustrati nella storia del Consiglio regionale, probabilmente, perché già in fase di approvazione del provvedimento è stato più volte discusso. Tratta la discussione della cosiddetta legge sul caporalato che abbiamo redatto nelle scorse settimane legge sul caporalato che, in realtà, verte essenzialmente sulle sistemazioni temporanee per i salariati agricoli all'interno delle aziende agricole piemontesi nei periodi in cui è necessaria molta manodopera come durante le raccolte della frutta e le vendemmie.
Questo ordine del giorno chiede che sia redatto, a cura dell'Assessorato competente, un vademecum che accompagni questa proposta di legge; proposta di legge che prevede, appunto, la possibilità di trasformare, con adeguamenti igienico-sanitari, i fabbricati esistenti oppure installare delle strutture temporanee per accogliere i salariati agricoli.
Noi, appunto, chiediamo questo vademecum perché questi adeguamenti e queste strutture temporanee devono sottostare ad un certo numero di norme regionali e nazionali: norme che non sempre sono di facile interpretazione e che devono essere, per così dire, raccolte in un vademecum per essere meglio interpretabili, sia dai professionisti che si trovano a fare progettazione sia dai tecnici comunali che si trovano a far applicare questa nuova legge. Nondimeno, ricordiamo che questa legge va ad incidere sulla l.r. n. 56, nella parte della normativa che prevede l'attuazione delle norme urbanistiche all'interno dei Piani regolatori, e quindi dev'essere accolta dai Piani regolatori vigenti.
Tutte le spiegazioni del caso, quindi, debbono essere raccolte in un vademecum che sia da traccia e di aiuto per l'attuazione di questa nuova legge regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Come ricordava il collega Mighetti, discutiamo e illustriamo quest'atto di indirizzo oggi in Aula perché dobbiamo andare a coprire una sorta di vuoto normativo - o, meglio, probabilmente un difetto - del Regolamento interno del Consiglio regionale: com'è noto, infatti, all'approvazione di provvedimenti legislativi possono essere accompagnati degli atti di indirizzo; avendo approvato quella proposta di legge molto importante in Commissione in sede legislativa, non si è potuto equiparare l'accompagnamento del provvedimento con un atto di indirizzo, come invece è possibile fare in Aula; quindi abbiamo dovuto in ogni caso tornare in Aula.
Si tratta di un provvedimento di legge che - ci fa piacere ribadire - è molto importante relativo alla sistemazione dei salariati agricoli, che permette non solo di prevenire - così com'è stato messo in legge - ma anche di contrastare, per una piccola parte, un fenomeno che nella nostra Regione è purtroppo presente - se n'è avuta la prova l'estate scorsa - che è quello del caporalato. Ho voluto sottolineare il verbo "contrastare" perch appunto, un articolo di questa proposta di legge è stato modificato inserendo il verbo "prevenire" in luogo di "contrastare". Invece, siccome non dobbiamo negare a nessuno e nemmeno a noi stessi che il fenomeno in Piemonte esiste già, è bene utilizzare anche il termine "contrastare".
Riteniamo che questo provvedimento approvato sia solo un primo passo e vada a coprire solo uno degli aspetti problematici della questione, per confidiamo che il Consiglio - ma anche la Commissione speciale per la promozione della legalità, che ha inizialmente non dico ispirato il provvedimento, ma avviato una discussione sul tema, e la Giunta regionale con i suoi provvedimenti - possa proseguire su questa strada.
Il contenuto dell'atto di indirizzo è relativo ad elementi che noi volevamo fossero inseriti in legge, ma che poi si è ritenuto più utile inserire come indirizzi per la Giunta regionale. Con oggi, quindi, si va a completare questo primo passo verso la prevenzione e il contrasto del caporalato in Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Abbiamo da sempre avuto un approccio differente a questa legge, che per noi è la legge che favorisce l'accoglienza dei salariati stagionali agricoli. Ciò detto, quel che conta è il risultato e sono contento che siamo qui, il Gruppo del Movimento 5 Stelle e noi, a prendere atto di una legge importante che - posso dire - per quanto riguarda il territorio saluzzese sta producendo degli effetti molto significativi.
Noi abbiamo attualmente un accampamento che supera già i 300 braccianti, ma la situazione si è molto rilassata, perché comunque è passato il messaggio che si tratta di una manodopera che è qui per cercare lavoro e di cui le aziende hanno bisogno; e non essendoci più l'alibi della difficoltà all'alloggiamento in cascina, tutti si stanno preparando - chi già quest'anno con interventi fattibili, chi con strutture amovibili, chi pianificando gli atti che consentiranno di essere pronti dalla prossima stagione - per andare in questa direzione. E, credetemi, l'aria che si respira è veramente un'altra, perché non c'è più una contrapposizione e non c'è più una delega, ma una situazione in cui ognuno è chiamato a fare i passi che gli competono nel reciproco interesse.
Premesso questo, noi voteremo a favore, pur sottolineando la differenza che è fin dall'inizio stata palese nell'approccio alla legge; ma - ripeto conta il risultato, che è positivo. Votiamo a favore di questa moral suasion nei confronti della Giunta - ma mi risulta che l'Assessore ne sia pienamente consapevole e abbia già predisposto gli Uffici affinché adottino delle linee guida che consentano di prendere il capitolo "Alloggiamento salariati stagionali", inserirlo nei regolamenti edilizi dei Comuni che hanno questa necessità e normare tutte le fattispecie degli interventi di recupero - che sono possibili e alla portata di chiunque, ma che vanno sicuramente disciplinati - che prevedono situazioni diverse da una zona all'altra e che vanno a modificare leggi che non sono evidentemente trasferibili dal tema dell'edilizia classica a quello dell'accoglienza temporanea. Si tratta indubbiamente di un passaggio opportuno, che porta a compimento una buona legge e sono certo che l'Assessore, nei tempi previsti, provvederà ad agevolare i Comuni in quest'operazione che completa l'impianto della legge regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Allemano.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno 797, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Esame ordine del giorno n. 724, presentato dai Consiglieri Molinari Allemano, Appiano, Baricco, Boeti, Conticelli, Giaccone, Grimaldi, Monaco Motta, Ottria, Ravetti e Rossi, inerente a "Adozione di una disciplina nazionale in materia di biotestamento"; mozione n. 791 presentata dai Consiglieri Batzella, Andrissi, Bertola, Bono, Campo e Valetti, inerente a "Registrazione della Dichiarazione Anticipata di Volontà (DAV) sulla tessera sanitaria e sul FSE (Fascicolo Sanitario Elettronico)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame congiunto dell'ordine del giorno n. 724, recante "Adozione di una disciplina nazionale in materia di biotestamento", e della mozione n. 791, recante "Registrazione della Dichiarazione Anticipata di Volontà (DAV) sulla tessera sanitaria e sul FSE (Fascicolo Sanitario Elettronico)", di cui al punto 7) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Molinari in qualità di Consigliere per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 724; ne ha facoltà.



MOLINARI Gabriele

Grazie, Presidente.
Quest'ordine del giorno nasce da una presa di coscienza relativa al fatto che l'Italia non dispone di una disciplina nazionale in materia di biotestamento; questo malgrado diversi articoli della Carta Costituzionale conferiscano a ciascuno il diritto individuale di decidere a quali trattamenti sanitari sottoporsi o non sottoporsi, in ossequio ad un più esteso principio di autodeterminazione di ogni persona.
L'articolo 3 della Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea conferma l'essenzialità del consenso informato per chiunque voglia sottoporsi a trattamento sanitario e, appunto in discendenza di questo fondamento, diverse Nazioni hanno legiferato prevedendo norme rispettose di questo principio cardine, tant'è che oggi, normalmente, chiunque decida di sottoporsi ad un trattamento sanitario deve essere informato e deve dare atto di questo stato di consapevolezza e di informazione rilasciando al soggetto curante il consenso debitamente firmato. Senza quella firma è evidente che nessuno può essere sottoposto ad alcun trattamento, salvo che ci si trovi in casi di eccezionalità, relativi alla sopravvivenza del soggetto interessato.
In questo quadro e contesto normativo è emersa la necessità, per il personale sanitario, per le strutture sanitarie, per i medici, o quanto meno l'opportunità, che siano facilmente accessibili alle medesime strutture e ai medici le volontà che un soggetto manifesta nel momento in cui ha consapevolezza e capacità di intendere e di volere, circa il proprio intendimento di essere sottoposto o meno a trattamento sanitario, nel momento in cui questa consapevolezza e capacità non sia più nella disponibilità del soggetto medesimo.
E' proprio con questo spirito e per venire incontro ad un'esigenza che non è mai stata affrontata in sede nazionale, che la Regione Friuli - con legge del 13 marzo 2015, n. 4 - ha ritenuto di istituire presso le ASL regionali un registro regionale per le libere dichiarazioni anticipate del trattamento sanitario - il cui acronimo è DAT - prevedendo ulteriormente anche disposizioni per favorire la raccolta delle volontà di donazione degli organi e dei tessuti. In questo modo, rispondendo all'esigenza di supportare l'attuazione, che fino ad oggi è stata solo parziale e frammentaria, della legge 91/99 che disciplina la donazione di organi e tessuti.
Il punto è che, avverso l'esercizio di questo potere legislativo, si è registrato l'intervento del Governo nazionale, che ha contestato la sussistenza di quel potere nella predetta materia, ritenuto invece esistere in capo al solo legislatore nazionale. Pertanto, è seguita un'impugnazione avanti alla Corte Costituzionale, incardinando un procedimento che allo stato è ancora pendente e per il quale risulta che la prossima udienza fissata sia al 6 ottobre p.v.
Questa vicenda ha diverse implicazioni. L'implicazione principale è che questo è un tema aperto, rispetto al quale c'è un'esigenza della collettività, di molte persone che chiedono chiarezza e chiedono alle istituzioni di prendere una posizione chiara, e quindi di poter - ogni singolo individuo - procedere personalmente al rilascio di una propria dichiarazione anticipata. Dall'altra parte, c'è il conflitto istituzionale che ne è scaturito, perché non si ha un quadro chiaro - e la vicenda lo testimonia - rispetto a chi abbia effettivamente il potere di legiferare.
La Regione Friuli ha deciso di produrre una legge, che peraltro è stata anche superata a fronte delle osservazioni che sono state emarginate nel primo ricorso del Governo. Ha emanato una seconda legge, ma anche questa è stata conseguentemente impugnata.
Pertanto, ci troviamo in una situazione in cui il Governo rivendica una competenza nazionale e una Regione resiste in giudizio sostenendo che la medesima competenza può essere anche della Regione. Quello che ne discende è uno stallo, di cui - ovviamente - ne fanno le spese i cittadini.
Ed è proprio con questo spirito, visto che il tema è assolutamente sentito e visto che anche numerosi Comuni piemontesi hanno scelto di istituire un registro per la dichiarazione anticipata di trattamento e che diversi cittadini sul territorio piemontese hanno deciso di rivolgersi ad un notaio per garantire e conservare le loro volontà sul tema, che ho redatto e sottoscritto, insieme ad altri colleghi, quest'ordine del giorno perché non ci sembra il caso, nella misura in cui è pendente un giudizio che deve stabilire di chi sia la competenza (se della Regione o dello Stato), di produrre un'ennesima norma che avrebbe verosimilmente medesimo esito, quindi sarebbe evidentemente impugnata, con ciò configurandosi una nuova fase giudiziaria.
D'altro canto, intendiamo dare un segnale, perché riteniamo che, nel momento in cui il Governo nazionale decide di attrarre a livello nazionale la competenza su un tipo di materia come questa, allora ci sia - nel volgere, ci si augura, di poco tempo - una presa di coscienza e conseguentemente, l'adozione di una disciplina nazionale.
In questo possiamo dire che la nostra richiesta va abbastanza in linea con l'oggetto della medesima legge regionale del Friuli: che si vada a prevedere l'istituzione, presso ogni Regione, del Registro per le libere dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (il predetto DAT) altresì dettando disposizioni idonee a favorire la raccolta delle volontà di donazione degli organi e dei tessuti, rispondendo, appunto, all'esigenza di supportare l'attuazione della legge 91/99, e ulteriormente prevedersi anche il deposito delle predette DAT presso le Aziende Sanitarie e la conservazione nella tessera sanitaria, allo scopo di utilizzare strumenti e strutture già presenti sul territorio, rendendo così anche facilmente accessibile la volontà del paziente agli aventi diritto.
Questo è un invito che rivolgiamo alla Giunta: ad attivarsi presso il Governo per fare in modo che queste cose si facciano, si facciano per tutti e nel più breve tempo possibile.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione della mozione n. 791.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Prenderò tutto il tempo che sarà necessario, ed anche di più, perché si tratta di un tema molto importane, quindi i dieci minuti che mi spettano di diritto, da Regolamento, li utilizzerò.
In questa mozione parliamo di DAV (la Dichiarazione Anticipata di Volontà) e chiediamo la sua registrazione sulla tessera sanitaria e sul FSE (il Fascicolo Sanitario Elettronico) per chi lo ha già o per tutti coloro che lo avranno quando sarà attivato.
Con l'espressione "testamento biologico" (detto anche testamento di vita, dichiarazione anticipata di trattamento), si fa riferimento ad un documento contenente la manifestazione di volontà di una persona che indica in anticipo i trattamenti medici cui essere o non essere sottoposta, in caso di gravi malattie o di traumatismi cerebrali che determinano una perdita di coscienza definibile come permanente ed irreversibile. Quando una persona si trova in uno stato definito "irreversibile", non è più in grado di intendere e di volere, quindi di fare delle scelte in piena autonomia.
Pertanto, finché la persona si trova in uno stato di salute che permetta alla stessa di scegliere, è giusto che faccia la propria scelta in quel momento e non quando non è più in grado di intendere e di volere.
La persona che redige il testamento biologico nomina un fiduciario che diviene, nel caso in cui la medesima diventi incapace, il soggetto chiamato a dare fedele esecuzione alla volontà della stessa per ciò che concerne le decisioni riguardanti i trattamenti sanitari da svolgere.
La persona che lo redige nomina un fiduciario per le cure sanitarie nel caso in cui la persona diventi incapace. Il soggetto che poi è chiamato ad intervenire sulle decisioni riguardanti in trattamenti sanitari stessi.
La dichiarazione di volontà anticipata per i trattamenti sanitari è stata introdotta per legge negli Stati Uniti nel 1991 - siamo indietro e siamo nel 2016! - e in molti Paesi dell'Unione Europea negli anni successivi. Dove non esiste ancora una legge specifica, vi è una giurisprudenza che riconosce valore ai testamenti biologici.
In Italia, l'articolo 32 della Costituzione stabilisce che nessun individuo può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge e che la legge, in nessun caso, deve violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Questa norma costituzionale configura per tutti i cittadini quello che i giuristi definiscono un "diritto perfetto", cioè non ha bisogno di leggi applicative per essere esercitato.
Parimenti, l'articolo 13 della Costituzione afferma: "La libertà personale è inviolabile". Anche questo è un principio molto importante perché rafforza il riconoscimento alla libertà e all'indipendenza dell'individuo nelle scelte personali che lo riguardano e nei casi in cui per diverse ragioni, il malato perda la capacità di esprimere la propria volontà in ordine all'esecuzione o meno di determinate terapie.
La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea sancisce che il "consenso libero ed informato" del paziente all'atto medico venga considerato come un diritto fondamentale del cittadino afferente i diritti all'integrità della persona. Questo è il Titolo I, che parla di dignità (articolo 3) del diritto dell'integrità personale.
La Convenzione sui diritti umani e la biomedicina - Convenzione di Oviedo - che è stata ratificata dal Governo italiano, ai sensi della legge n. 145 del 28 marzo 2001 sancisce, all'articolo 9: "I desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell'intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà saranno tenuti in considerazione.". Questo è molto importante e dobbiamo tenerlo in considerazione.
Poi, abbiamo valutato anche il nuovo Codice di deontologia medica che è adottato dalla Federazione nazionale dei medici chirurghi e odontoiatri precisamente all'articolo 16, che sostiene: "Il medico deve astenersi dall'ostinazione in trattamenti diagnostici e terapeutici da cui non si possa attendere un beneficio per la salute del malato". Inoltre, l'articolo 35 sancisce: "Il medico non deve intraprendere attività terapeutica senza l'acquisizione del consenso esplicito ed informato del paziente". In ogni caso, in presenza di un documento "rifiuto di persona capace" il medico deve desistere da atti curativi, non essendo consentito alcun trattamento medico contro la volontà della persona, così come afferma il Comitato nazionale di bioetica, che si è espresso in merito nel dicembre 2003.
Nel suo intervento, mi ha anticipato il Consigliere Molinari, che di professione fa il giurista, quindi la più recente giurisprudenza - entriamo nel merito - ha riconosciuto la rilevanza della volontà precedentemente espressa dal soggetto incapace in merito ai trattamenti sanitari, cui deve essere sottoposto. E' stata significativamente confermata...
Per favore, un po' di silenzio. Capogruppo Gariglio, si segga.



PRESIDENTE

Consigliera Batzella, c'era una nota tecnica da definire.
Prosegua tranquillamente.
Il Capogruppo Gariglio si è accomodato.



BATZELLA Stefania

No, è ancora in piedi.



PRESIDENTE

Però non parla.



BATZELLA Stefania

Presidente, se lei non stesse al telefono e osservasse i comportamenti dei componenti dell'Aula...



PRESIDENTE

Consigliera, l'ho fatto per tutto il giorno.
Proseguiamo, così giungeremo alla conclusione.



BATZELLA Stefania

Parlavo di giurisprudenza.
La più recente giurisprudenza in merito ha riconosciuto la rilevanza della volontà che è stata precedentemente espressa dal soggetto che è incapace in merito ai trattamenti sanitari cui può essere sottoposto è stata significativamente confermata dalla Suprema Corte di Cassazione questo dice tutto - in varie pronunce, che pongono il seguente principio di diritto: "Ove il malato giaccia da moltissimi anni (nella specie, oltre quindici) in stato vegetativo permanente, con conseguente radicale incapacità di rapportarsi al mondo esterno, e sia tenuto artificialmente in vita mediante un sondino nasogastrico che provvede alla sua nutrizione ed idratazione, su richiesta del tutore che lo rappresenta, e nel contraddittorio con il curatore speciale, il giudice può autorizzare la disattivazione di tale presidio sanitario (fatta salva l'applicazione delle misure suggerite dalla scienza e dalla pratica medica nell'interesse del paziente), unicamente in presenza dei seguenti presupposti: (a) quando la condizione di stato vegetativo sia, in base ad un rigoroso apprezzamento clinico, irreversibile e non vi sia alcun fondamento medico, secondo gli standard scientifici riconosciuti a livello internazionale, che lasci supporre la benché minima possibilità di un qualche, sia pure flebile recupero della coscienza e di ritorno ad una percezione del mondo esterno e (b) sempre che tale istanza sia realmente espressiva, in base ad elementi di prova chiari, univoci e convincenti, della voce del paziente medesimo tratta dalle sue precedenti dichiarazioni ovvero dalla sua personalità, dal suo stile di vita e dai suoi convincimenti".
Rilevato che è in corso in Parlamento un approfondito dibattito sul tema, che ha proprio per obiettivo la legge in materia, la tematica del testamento biologico, ormai da anni, si pone al centro di un articolato dibattito, sia in ambito scientifico che giuridico e tenuto conto che riveste trasversalmente anche questioni di ordine clinico-medico, etico religioso e di inquadramento generale nell'ordinamento giuridico, noi chiediamo che il Consiglio regionale impegni la Giunta regionale affinch sia reso possibile per tutti i cittadini e le cittadine residenti nella Regione Piemonte registrare sulla tessera sanitaria, sulla carta nazionale dei servizi, nonché sul fascicolo sanitario elettronico (se posseduto) la dichiarazione anticipata di volontà depositata presso il Comune di residenza o, se non è depositata presso il Comune di residenza, presso un notaio.
Inoltre, chiediamo che tale servizio venga attivato anche presso tutti gli sportelli di tutte le Aziende Sanitarie Regionali e le Aziende Sanitarie Ospedaliere, e anche on line alle strutture regionali sanitarie pubbliche e a tutte quelle convenzionate. Devono essere date istruzioni e tutti gli strumenti per accedere a tali documenti in caso di necessità.
Infine, chiediamo di sollecitare il Governo e il Parlamento affinch venga finalmente colmato il vuoto legislativo in materia.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Ci sono altri interventi?



(Commenti del Consigliere Bono)



PRESIDENTE

Ha ragione, collega Bono, sono le ore 18.01.
Concludiamo i lavori, quindi l'ordine del giorno n. 724 e la mozione n.
791 verranno ancora esaminati durante il prossimo Consiglio di martedì prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.02)



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