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Dettaglio seduta n.163 del 19/07/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(La seduta ha inizio alle ore 9.40)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Contributi alla cultura

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1084 presentata dai Consiglieri Frediani, Andrissi, Bertola e Mighetti, inerente a "Finpiemonte e cessione del credito"


PRESIDENTE

In merito al punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", iniziamo con l'esame dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1084.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente, e buongiorno, Assessora.
Sarò brevissima nell'illustrazione dell'interrogazione che fa riferimento ai contributi assegnati, ai sensi delle leggi regionali, in materia di cultura.
Ci troviamo di fronte ad una difficoltà per gli operatori di questo settore, che vivono sulla propria pelle le conseguenze dei ritardi nell'erogazione dei contributi. Cosa succede? Succede che i beneficiari dei contributi devono richiedere a Finpiemonte il versamento della quota di anticipo del contributo (tra l'altro, oggi abbiamo anche un question time relativo al disegno di legge 58) e sappiamo che i tempi di erogazione sono piuttosto dilatati.
Alcuni beneficiari del contributo si sono rivolti al proprio istituto bancario di fiducia per chiedere il riconoscimento di un prestito, fornendo in garanzia la determina di assegnazione del contributo 2015 emessa dalla Regione.
Attualmente, Finpiemonte non dispone di liquidità sufficienti all'erogazione degli anticipi dei contributi, pertanto ci troviamo di fronte al problema della mancanza di liquidità di Finpiemonte e dell'impossibilità, per i destinatari dei contributi, di accedere al credito.
Gli istituti, per poter accordare il prestito, chiedono una lettera di cessione del credito da parte della Regione, pertanto quest'interrogazione è volta a sapere se la Regione abbia intenzione di predisporre le lettere di cessione del credito richieste dagli istituti bancari di fiducia, dei beneficiari che abbiano manifestato tale esigenza, e di darne comunicazione a Finpiemonte, al fine di trovare una rapida soluzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Consigliera Frediani, naturalmente le risponderò anche oggi pomeriggio in merito al question time.
La situazione dei pagamenti, rispetto a tutto il mondo della cultura si trova da molti anni in questa situazione: da molti anni, chi riceve la determina del contributo va a scontarla in banca. Questo è il funzionamento del sistema contributivo, che non riguarda solo il mondo della cultura, ed è un sistema, peraltro, che vale per la Regione Piemonte, ma vale - tanto più - per la Città di Torino, che in taluni casi è anche più indietro di noi.
Stiamo parlando di una Regione che ha un indebitamento, come peraltro ha la Regione Piemonte, che ha delle problematiche di cassa, quindi è ovvio che noi stiamo cercando di recuperare una situazione disastrosa. Teniamo presente che nel 2014, quando ci siamo insediati, c'erano addirittura contributi non liquidati del 2011.
In ogni caso, oggi pomeriggio risponderò sulla parte riguardante la situazione di cassa.
Per quanto riguarda Finpiemonte, l'orientamento dell'Assessorato - di qui in poi - è quello di cercare di non utilizzare più Finpiemonte, nel senso che vorremmo riuscire a liquidare tutto noi, come Assessorato.
Come risposta dal punto di vista tecnico, voglio ricordare che solo il soggetto creditore beneficiario del contributo può cedere il proprio credito ad istituti bancari di fiducia. Fino ad oggi, tutti i soggetti ai quali è stato riconosciuto un contributo a valere sulle leggi della scrivente Direzione, se ne hanno avuto la necessità, hanno ceduto loro stessi il credito alla banca, comunicando l'avvenuta cessione agli uffici competenti della Direzione.
Per maggiore chiarezza, si esplicita che, se il contributo viene erogato direttamente dalla Tesoreria della Regione Piemonte, gli uffici della Direzione prendono atto dell'avvenuta cessazione del credito debitamente correlata da idonea documentazione della banca e comunicano alla Ragioneria centrale la variazione del conto corrente su cui accreditare il contributo.
Se, invece, il contributo viene erogato da Finpiemonte S.p.A., è onere esclusivo del beneficiario registrarsi sul sito Finpiemonte.info. Tale registrazione comprende l'immissione dei dati bancari corretti, affinché la finanziaria possa procedere al pagamento.
Gli uffici della Direzione, a seguito del ricevimento di comunicazione di cessione del credito da parte del beneficiario alla banca di loro fiducia, inviano una nota al beneficiario interessato, alla banca e a Finpiemonte, in cui dichiarano di aver preso atto della cessione e che si provvederà ad effettuare alla banca indicata i pagamenti dovuti.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 963 presentata dai Consiglieri Frediani, Bertola e Bono, inerente a "Quali azioni di contrasto alla concorrenza sleale e alla contraffazione a tutela delle micro, piccole e medie imprese artigiane piemontesi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 963.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente, e buongiorno, Assessora.
Quest'interrogazione risale a marzo (fa parte delle interrogazioni accatastate in magazzino!), quindi i dati non sono molto recenti, anche se credo che la situazione non sia cambiata di molto.
Nelle premesse, citiamo i dati rilevati da Confartigianato a livello nazionale, che dimostrano come l'economia illegale cresca del 6,9%: è il tasso più elevato di quello dei 28 settori dell'economia regolare.
L'artigianato è fortemente esposto alla concorrenza sleale del sommerso e dell'abusivismo, a tal punto che - nell'arco di un triennio - l'economia sommersa e illegale è cresciuta del 2,4%, mentre l'economia regolare è scesa del 2,4%.
La situazione piemontese è altrettanto preoccupante: quasi 84.500 imprese artigiane sono esposte alla concorrenza sleale, pari al 67,6% (dato superiore alla media nazionale: anche qui, come per la disoccupazione primeggiamo!), e sono prevalentemente concentrate nella Città di Torino (il dato riguarda 14.440 aziende).
Rientra all'interno della concorrenza sleale anche il fenomeno della contraffazione.
I settori maggiormente esposti sono molteplici: tessile, abbigliamento cuoio, borse, pelletteria, calzature, gioielleria, giochi, profumi cosmetici, saponi e occhialeria.
A fronte di questo dato preoccupante (nelle premesse ne citiamo molti altri, ma non voglio dilungarmi troppo, perché il tempo è limitato) l'interrogazione è volta a sapere quali siano le azioni messe in atto dalla Regione per combattere in maniera strutturale i fenomeni della concorrenza sleale e della contraffazione, che colpiscono principalmente le micro piccole e medie imprese artigiane piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Grazie, Presidente, e grazie, Consigliera.
Ricordo che la competenza in materia di azioni di contrasto alla concorrenza sleale e alla contraffazione, in realtà, è in capo alle Camere di Commercio e poi - naturalmente - agli organi dello Stato.
In particolare, la legge 580/93 legittima le Camere di Commercio nella proposizione dell'azione per la repressione della concorrenza sleale.
Questa norma è richiamata dalla legge regionale n. 1 del 2009, testo unico in materia di artigianato, che riprende l'impostazione della legge nazionale.
Sempre nelle competenze della Camera di Commercio vi è la segnalazione in materia di irregolarità; segnalazione cui sono tenute nei confronti dei Comuni e di altre Amministrazioni competenti in materia di vigilanza fiscale, previdenziale, assicurativa e contributiva.
Ciò che la Regione Piemonte ha fatto e continua a fare è, invece un'azione per la valorizzazione delle competenze e per la visibilità dell'Artigianato piemontese che si sostanzia in un insieme di iniziative fra cui il marchio "Piemonte eccellenza artigiana" e il marchio "Made in Piemonte" sui prodotti di questi artigiani per aiutare a rendere visibile la produzione legale e di buona qualità.
Il fenomeno della contraffazione, evidentemente, è diffuso e complicato, ma per quanto riguarda specificamente la Regione, ripeto, noi possiamo fare e più che altro facciamo azioni di tipo positivo per dare visibilità alle imprese buone.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1010 presentata dai Consiglieri Andrissi, Bertola e Mighetti, inerente a "Aziende piemontesi con unità di Cogenerazione ad Alto Rendimento e burocrazia dei certificati bianchi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1010.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Parliamo di Cogenerazione, un modo per produrre energia ad alto rendimento, in quanto, oltre all'energia termica, si produce energia meccanica o energia elettrica.
Credo che tutti conosciamo la vicenda del TOTEM, un impianto ricavato dal motore della 127, che consentiva di produrre energia elettrica da una semplice caldaia per il riscaldamento dei condomini. Purtroppo, questo tipo di brevetto ha lasciato l'Italia negli anni passati. Questo a dimostrazione di un'attenzione non molto elevata da parte delle Istituzioni italiane.
In questo caso, parliamo di un atteggiamento nei confronti delle piccole aziende piemontesi veramente fastidioso da parte di GSE.
M riferisco alle grandi aziende inquinanti, che producono grandi quantità di sostanze cancerogene; quando queste stesse aziende costruiscono l'impianto per il recupero energetico, i cosiddetti "certificati bianchi" quindi i fondi pubblici per l'aiuto all'investimento nel risparmio energetico, arrivano tranquillamente: basta vedere le graduatorie delle aziende che prendono i certificati bianchi dallo Stato italiano e si pu notare che queste aziende, fortemente inquinanti, non hanno problemi, hanno sempre la porte aperte.
Al contrario, non succede la stessa cosa se un'azienda non ha "padrini" politici in alto; quindi, si ritrovano in difficoltà, grazie ad espedienti burocratici da parte di questi signori, i burocrati del GSE, che parlano di coefficienti che devono essere misurati, magari anche al sabato e alla domenica, quando queste piccole aziende non possono permettersi di avere del personale. Tra l'altro, questi coefficienti vengono forniti ufficialmente dalle aziende che forniscono il gas. Inoltre, i dispositivi di legge non chiedono che questi coefficienti vengano valutati dalle aziende che installano impianti di cogenerazione.
Ci troviamo di fronte ad una situazione in cui le aziende, che magari fanno impianti compresi fra 50 kw o mw vengono messe in difficoltà; le grandi aziende italiane, sempre sostenute dal sistema pubblico, accedono anche a questi fondi, sebbene siano tra le più inquinanti e abbiano creato in Italia un danno ambientale elevatissimo e dovrebbero pagare loro per quello che hanno inquinato, però siamo in questa situazione.
Quindi chiedo alla Giunta regionale di accertare quante sono le società con un'unità di Cogenerazione ad Alto Rendimento che attualmente in Piemonte hanno accesso ai Titoli di Efficienza Energetica o Certificati Bianchi; di sapere quale valore del coefficiente C deve essere applicato per la determinazione del potere calorifico inferiore del combustibile.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora all'energia Grazie, Presidente.
Per quanto attiene il primo punto, la Regione non è in possesso delle informazioni richieste. Si tratta, infatti, di informazioni in possesso esclusivo di GSE e Agenzia delle Entrate e nonostante siano state più volte richieste da noi, come Regione, non le abbiamo mai ricevute.
Nel periodo in cui la Regione Piemonte è stata la coordinatrice a livello nazionale delle Regioni in materia energetico-ambientale (in Conferenza Stato-Regioni), fino a pochi mesi fa, l'Ente si era fatto promotore di un'iniziativa, condivisa con le altre Regioni, per avere queste informazioni ai fini istituzionali, naturalmente. Anche questa iniziativa condivisa a livello nazionale non ha fornito l'esito sperato.
Intendiamo comunque continuare in questa azione rivolta ad una maggiore conoscenza degli impianti di produzione energetica presenti sul territorio anche avvalendoci della possibilità offerta dalla presenza nell'ambito dell'Osservatorio creato a seguito dell'entrata in vigore del decreto cosiddetto burden sharing.
Per quanto riguarda il secondo punto, i coefficienti rientranti nella procedura per il calcolo del PES e nell'attribuzione dei Certificati Bianchi sono, in effetti, numerosi. Le metodologie per calcolare tali valori sono definite in decreti prodotti dal MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) e nelle schede tecniche approvate dall'Autorità per l'Energia.
Per quanto riguarda il calcolo del PES, descritto in particolare nelle "Linee guida per l'applicazione del Decreto del MISE del 5 settembre 2011" vi è la grandezza Ceff, rapporto tra energia e calore, calcolabile mediante una serie di complesse operazioni in cui, però, il potere calorifico non entra direttamente.
Mi fermo qui. Le darò la nota scritta.
Infine, per quanto riguarda il terzo punto, ossia se la Regione ritiene opportuna la restituzione dei certificati, si rimanda a quanto detto sopra.
Le procedure per l'ottenimento dei Titoli di Efficienza Energetica, la loro quantificazione in termini economici, le verifiche sulle misurazioni e sulle quantità in gioco, l'attestazione dei requisiti dei richiedenti sono di competenza degli organi centrali dello Stato e delle società, quali GSE ad essi direttamente collegate. Le procedure codificate per l'ottenimento dei benefici economici dei Certificati Bianchi trascendono pertanto ogni eventuale valutazione regionale, generica o specifica, in merito.


Argomento: Ricerca scientifica (Istituti regionali di studi e ricerche)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1050 presentata dai Consiglieri Andrissi, Batzella, Bertola, Frediani e Valetti, inerente a "(PISU) Novara - Polo di innovazione tecnologica e riqualificazione urbana. Allestimento del Centro di Ricerca applicata sulle Malattie Immunologiche Ipazia"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1050.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Questo è un progetto di riqualificazione aree degradate con un fondo di 12.800.000 euro che arrivano dal POR-FESR - Asse III - attività III.
Veramente grida vendetta questa operazione di tipo urbanistico, che è stata realizzata in uno dei quartieri più degradati di Novara. Tra l'altro, uno dei quartieri che ha sancito la vittoria dell'attuale Sindaco.
Si è pensato bene di "migliorare" il livello di degrado sociale urbanistico di un quartiere fortemente degradato, andando a cementificare un'area verde con la presenza di circa due milioni di metri quadri di aree dismesse.
E' stato fatto questo investimento di 12.800. 000 euro, giustamente parlando di un polo integrato di sviluppo urbano e si è voluto dare questi spazi a un centro per la ricerca sulle malattie immunologiche, dedicato a una filosofa greca dal nome Ipazia.
Al primo piano, oltre a questo centro, che non si capisce se l'Università ha interesse effettivamente ad occupare, vi sono circa 1.470 metri quadri destinati ad un incubatore; è previsto un canone di 45.600 euro annui più IVA, ed è stata fatta una gara per attribuire questi spazi oltre agli spazi al primo piano, al piano terreno, spazi commerciali eccetera.
La gara è andata deserta, a testimonianza del fatto che quest'opera oltre che realizzata nel posto sbagliato, oltre al fatto di aver aumentato il degrado urbanistico di una realtà con una forte carenza di aree verdi e come dicevo prima, con a fianco milioni di metri quadri di aree dismesse, è un'opera realizzata senza alcun tipo di progettazione, senza alcun tipo di pianificazione e senza alcun tipo di valutazione: 12 milioni e 800 mila euro spesi, molto probabilmente, inutilmente, che creeranno un problema di gestione a livello comunale.
Vorrei capire in che modo la Regione pensa di andare ad investire soldi e a migliorare le condizioni dei quartieri delle città piemontesi con un ulteriore consumo di territorio in un'area fortemente cementificata.
Dove c'è una carenza di aree verdi, si fa un intervento di questo tipo creando dei vuoti e delle "cattedrali nel deserto" senza senso.
Interrogo la Giunta regionale per sapere quando il Centro di Ricerca Applicata sulle malattie immunologiche Ipazia di Novara entrerà in funzione nel suo complesso; chi sosterrà i costi per allestire i locali dell'edificio, con tutti i macchinari e le attrezzature necessarie e se e quando verranno assegnati i locali all'Università.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessora De Santis; prego.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alla ricerca e connessione con Atenei e Centri di ricerca pubblici e privati Grazie, Presidente, e grazie Consigliere Andrissi.
Forse la situazione è un po' meno catastrofica di come lei la descrive.
Riassumo i passaggi più recenti Con una nota del 23 marzo 2016, l'Agenzia per la Coesione Territoriale al fine di deliberare il passaggio dell'intervento alla fase di cantierabilità, ha attivato una procedura di consultazione scritta fra i soggetti sottoscrittori dell'APQ, richiedendo al Ministero dell'Istruzione Università e Ricerca di esprimere il proprio parere al fine di concludere l'iter relativo.
Il 15 aprile 2016 Il MIUR ha espresso proprio parere favorevole e il 3 maggio l'Agenzia per la Coesione Territoriale ha espresso anch'essa parere positivo, dichiarando conclusa la procedura scritta avviata.
Con Determina Dirigenziale del 20 giugno 2016, la Regione ha preso atto dell'esito positivo della procedura scritta avviata e del conseguente passaggio allo stato cantierabile dell'intervento in oggetto, cui è stato dato avvio.
In applicazione della previsione di cui alla Delibera CIPE n. 21 del 30 giugno 2014, l'importo di contributo previsto per l'intervento in argomento, pari ad euro 600.000,00, è rimasto soggetto alla decurtazione ivi fissata di una percentuale pari all'1,5 ( meno euro 9.000) e conseguentemente, l'impegno assunto in favore del Comune di Novara è stato ridotto da euro 600.000,00 ad euro 591.000,00 per l'acquisizione di attrezzature ed arredi necessari per il centro di eccellenza sulle malattie autoimmuni.
Il 30 giugno 2016, il Comune di Novara, con propria determina, ha aggiudicato in via definitiva la gara per la concessione in comodato d'uso gratuito dei locali di proprietà comunale destinati all'istituzione e la gestione del centro per la ricerca traslazionale sulle malattie autoimmuni ed allergiche all'Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro".
Con lo stesso atto il Comune di Novara ha impegnato il contributo PAR FSC 2007/2013 "Centro per la ricerca traslazionale sulle malattie autoimmuni ed allergiche" di euro 591.000,00 per l'acquisizione di attrezzature ed arredi necessari per il centro di eccellenza stesso.
A quanto consta, per quanto è noto agli Uffici della Regione, è in corso l'iter per la sottoscrizione, da parte del Comune di Novara e UPO del contratto di concessione in comodato d'uso gratuito dei locali di proprietà comunale destinati al centro di eccellenza sulle malattie autoimmuni, nonché per l'avvio, da parte del Comune di Novara, delle procedure di gara volte all'acquisizione delle attrezzature e degli arredi necessari per i locali destinati al centro di eccellenza medesimo.
Grazie.


Argomento: Artigianato

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1079 presentata dalla Consigliera Porchietto, inerente a "Contributi per la certificazione delle imprese artigiane"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta in differibile e urgente n.
1079, presentata dalla Consigliera Porchietto, che ha la parola per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Su quest'interrogazione faccio una breve premessa all'Assessore, perch in realtà arriva in Aula dopo circa due anni - mi permetto di sottolinearlo di tentativi di trovare, segnalandolo agli uffici dell'Assessorato, una soluzione.
Non trovandola, Assessore, la porto come interrogazione in Aula, perch ritengo sia importante per le imprese artigiane, soprattutto in un momento come questo, avere chiarezza di quello che la Regione fa, non fa o che permette di fare a terzi.
Un brevissimo excursus storico.
E' una delibera di Giunta che risale al 2012. C'è una serie di agevolazioni date attraverso un iter procedurale alle imprese artigiane, al fine di rilasciare certificazioni da parte di Enti accreditati.
La Regione sigla una convenzione con gli Enti che ritengono di convenzionarsi per seguire l'iter procedurale per queste aziende.
Il problema riguarda le segnalazioni giunte, sia agli Uffici sia a noi di alcuni soggetti accreditati e convenzionati con la Regione che non trattano in ugual modo il riconoscimento economico del lavoro fatto.
Traduco: abbiamo alcuni soggetti che decidono di aumentare la tariffa professionale, sapendo che poi viene scontato fino ad un 60%, attraverso il recepimento del contributo, così come soggetti che non danno, a tutte le imprese artigiane che seguono, l'informativa corretta sulle opportunità che la Regione Piemonte concede alle imprese artigiane.
C'è, quindi, una differenziazione di trattamento delle imprese artigiane sul territorio, che molte imprese hanno segnalato sia alla Regione Piemonte sia ai Consiglieri regionali che conoscono maggiormente.
Negli ultimi due anni, anche personalmente, la segnalazione agli Uffici dell'Assessorato è stata fatta - mi permetto di dire - anche in modo informale, affinché gli Uffici possano verificare procedure che potrebbero non essere corrette.
Non ci risulta - o, meglio, chiedo all'Assessore se gentilmente mi pu far sapere se invece negli ultimi due anni è cambiato qualcosa - che alcuni di questi soggetti siano stati richiamati.
Poiché la convenzione prevede una verifica anche da parte della Regione, per quanto riguarda l'attenersi, da parte dei soggetti convenzionati, alle regole del gioco prestabilite, non mi pare siano state chiuse le convenzioni con alcuni di questi soggetti che non hanno avuto un comportamento corretto rispetto alle imprese.
Mi permetto di interrogare l'Assessore chiedendo se a questo punto cosa che io non so - in funzione di queste irregolarità, alcune siano state sanate. Visto che sono state segnalate non soltanto dalla sottoscritta, ma da consulenti e da imprese con formali lettere inviate agli uffici dell'Assessorato, vorrei sapere se sono stati presi provvedimenti nei confronti di questi organismi di certificazione non adempienti.
Nel caso in cui sia previsto un nuovo bando, visto che questo bando è stato reiterato due volte e si è chiuso il 30 giugno 2016, vorrei sapere se si immagina - stante che comunque l'intervento da parte della Regione e chiaramente, delle imprese che hanno avuto modo di ricevere il contributo è stato apprezzato - di ricreare le condizioni per un ulteriore intervento di questo tipo, di adottare misure di attenzione e di monitoraggio nei confronti di soggetti che non sempre hanno perseguito quello che è stato un po' l'input della Regione, ossia supportare le imprese e non soltanto i consulenti che si aggiravano intorno alle stesse.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessora De Santis; prego.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Grazie, Presidente; grazie, Consigliera Porchietto.
Proverei a riassumere in questi termini.
A seguito del bando 2012/2014 "Convenzione per la certificazione di prodotto e/o di sistema e/o di personale addetto delle imprese artigiane piemontesi", alcune imprese artigiane hanno segnalato qualche caso di irregolarità o di errata applicazione dello sconto previsto, da parte di un Ente certificatore firmatario della convenzione stipulata con la Regione.
Tali segnalazioni sono state esaminate dagli Uffici preposti che appurata l'effettiva mancata applicazione dello sconto o l'errata interpretazione della convenzione, invitavano l'ente in questione a dare piena e corretta applicazione alla stessa.
Tutte le irregolarità segnalate agli Uffici risultano essere sanate.
L'ente in questione, riconosciuto l'errore e il conseguente disagio subito dall'impresa, veniva sollecitato dagli Uffici affinché si facesse carico di "risarcire a sue spese il beneficio dovuto e non corrisposto concordando con le imprese stesse le modalità e comunicando formalmente alla Regione gli esiti".
In occasioni di tali segnalazioni, gli Uffici regionali hanno puntualmente e formalmente richiamato l'Ente certificatore all'osservanza degli obblighi contrattuali. Nello specifico, in conformità a quanto stabilito dall'articolo 11 della convenzione citata, la struttura competente ha inviato richieste di chiarimenti, segnalato ad ACCREDIA (Ente Italiano di Accreditamento) il nominativo dell'Ente in questione e convocato incontri con responsabili e funzionari dell'Ente al fine di una pronta definizione delle problematiche segnalate.
Tutte le iniziative intraprese nei confronti dell'Ente certificatore sono state puntualmente portate a conoscenza dell'impresa interessata.
L'esperienza maturata nel corso delle precedenti edizioni della misura sarà certamente tenuta in debita considerazione affinché la misura stessa, che ha dato esiti positivi, in caso di eventuale nuova edizione, possa essere migliorata, in termini di semplificazione delle procedure e, dal punto di vista della pubblicizzazione, nei confronti di tutti i soggetti eventualmente interessati.


Argomento: Contributi alle attività produttive

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1085 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Quali ricadute in termini produttivi occupazionali e di valorizzazione del territorio si siano riscontrate per mezzo dell'erogazione dei contributi ai soggetti finora beneficiari del bando Misura 1.3 Valle di Susa, L.r. 34/04"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1085.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Parliamo del bando programma 2011-2015 per le attività produttive della regione Piemonte, la legge n. 34 del 22 novembre 2004, riferimento all'asse 1 misura 1.3, innovazione nelle PMI.
All'interno di questa misura si trovano gli interventi a sostegno dello sviluppo economico nei territori interessati alla realizzazione di grandi infrastrutture (Valle di Susa). Non elenco le finalità perché sicuramente l'Assessore le conosce perfettamente, riassumo soltanto - per chi ascolta la dotazione finanziaria iniziale pari a dieci milioni. I beneficiari sono piccole e medie imprese, e vari altri soggetti comprese le cooperative localizzate nel territorio della Valle di Susa.
Il bando prevede due linee di intervento. Vi è una linea A con una dotazione di cinque milioni, che prevede il sostegno allo sviluppo delle aree interessate dal cantiere ed è utilizzabile solo dalle imprese ubicate nei Comuni di Susa, Bussoleno, Chiomonte, Venaus, Mopantero, Mattie e Giaglione.
Vi è poi una linea B, Fondo di garanzia per lo sviluppo della Valle di Susa, con un plafond iniziale di cinque milioni di euro.
In riferimento a questo bando, chiediamo, attraverso questa interrogazione, quali siano le ricadute positive in termini produttivi occupazionali e di valorizzazione del territorio - soprattutto perché uno dei più grandi problemi della Valle di Susa, in questi anni, è proprio la disoccupazione, quindi la mancanza di posti di lavoro - riscontrate per mezzo dell'erogazione dei contributi ai soggetti fino ad ora beneficiari di queste misure.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Grazie, Presidente; grazie, Consigliera.
In effetti, la scarsità delle domande a valere sulla misura, nonostante essa fosse stata a suo tempo fortemente sollecitata dai territori interessati, è in linea con il significativo calo delle richieste di finanziamento sulle altre misure tradizionali di credito agevolato fenomeno non specifico su questa misura - causata dalla bassa propensione ad investire in un contesto di forte incertezza economica, almeno per quanto riguarda la linea A.2 che finanzia progetti di investimento. Sono comunque poche anche le richieste sulla linea A.1, che finanzia il capitale circolante.
Per una prima valutazione delle ricadute bisognerà attendere la conclusione degli investimenti.
Nella tabella allegata, di cui darò copia, sono indicati i dati riassuntivi.



PRESIDENTE

Scusi, Assessora, ma c'è un brusìo in Aula.
L'invito è sempre quello di uscire se non c'è interesse ad ascoltare le interrogazioni e le risposte.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Il bando prevedeva due linee di intervento.
La Linea A: sostegno allo sviluppo delle aree interessate dal cantiere della Torino-Lione, che promuoveva progetti di investimento, sviluppo e rilocalizzazione avviati da PMI insediata nei Comuni interessati. La natura dell'agevolazione era di finanziamento agevolato, garanzia fideiussoria e contributo a fondo perduto. Il valore della misura era cinque milioni di euro; le domande presentate sono state 23, quelle concesse nove, per un valore complessivo di 983.853 euro; respinte o archiviate 12 e in concessione ve ne sono due.
Sulla seconda misura - Linea B - che prevedeva Fondo di Garanzia per lo sviluppo della Valle di Susa, le risorse ammontano a cinque milioni di euro. E' stata presentata una sola domanda ed è stata archiviata.
Per valutare le ricadute dal punto di vista occupazionale, bisognerà attendere la conclusione degli investimenti fino ad ora effettuati che come abbiamo visto, sono scarsi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1098 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Amianto nel Comune di Viù nella struttura di proprietà della Città della Salute e della Scienza di Torino"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1098.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'interrogazione è molto semplice ed è contenuto il testo sia del quesito che delle premesse, che riguardano un sopralluogo effettuato da alcuni tecnici regionali mercoledì 15 giugno corrente anno. I tecnici hanno proceduto ad un controllo statico e al rilevamento della presenza segnalata dagli abitanti del Comune di Viù, di eventuale amianto sul tetto dell'edificio, di proprietà dell'ASO-San Giovanni Battista di Torino, sito in una frazione del Comune di Viù.
Tale edificio in passato era una colonia per i figli dei dipendenti dell'ospedale San Giovanni Battista di Torino.
Vorremmo sapere se i timori della popolazione circa la presenza di eternit, di manufatti contenenti amianto sul tetto dell'edificio sia reale o meno o se, in tal caso, ci sia bisogno di sostituzione, urgente o meno cioè se le lastre sono lesionate e possono rilasciare fibre di amianto.
Ricordo che le Valli di Lanzo con l'amianto hanno avuto molto a che fare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore all'edilizia sanitaria

Abbiamo chiesto notizia all'Azienda Sanitaria Città della Salute e l'avvocato Zanetta ci ha dato questi elementi di risposta.
Mercoledì 15 giugno due tecnici della struttura, accompagnati dal capo cantiere della ditta affidataria dell'appalto di manutenzione, si sono recati presso l'edificio di proprietà ospedaliera sito nella frazione di Col San Giovanni del Comune di Viù, per programmare alcuni lavori inerenti alla rimozione di pluviali pericolanti.
Durante una sosta sulla piazza, i funzionari sono stati avvicinati da un residente che li ha interpellati sostenendo la presenza di amianto nell'edificio. I tecnici hanno risposto negando la conoscenza del fatto.
Si precisa che nel 2010 sono stati svolti i lavori di rifacimento del tetto e anche in quell'occasione non sono risultati nella costruzione Manufatti Contenenti Amianto (MCA).
Ad oggi non risulta nell'edificio - in passato adibito a colonia per i figli dei dipendenti - presenza di materiale asbestosi in vista.


Argomento: Organizzazione scolastica

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 946 presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Istituto Comprensivo Racconigi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 946 presentata dal Consigliere Valle, che ha la parola per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Non so se devo rimproverare me stesso per non essermene accorto quando abbiamo discusso il provvedimento in Commissione o se fare i complimenti all'Assessore che non me lo ha fatto notare, però nel dimensionamento scolastico che ormai abbiamo approvato più di quattro mesi fa (data a cui risale anche l'interrogazione) abbiamo, peraltro giustamente, sottolineato la necessità di cambiare localizzazione all'Istituto Comprensivo Racconigi considerando che evidentemente i flussi di iscrizione non sono quelli che ci si attenderebbe.
In realtà, la risposta la conosciamo già ed è già stata oggetto di un'altra interrogazione. Questa scuola ha un problema, ancorché venga continuamente negato dall'autorità scolastica regionale: ci sono cinque classi in uscita ogni anno dalla scuola elementare, eppure nessuno si iscrive a quella media; quattro anni fa c'erano quattro sezioni di scuola media e, nel giro di pochi anni, si sono perse tutte. A quello che mi consta - ma magari l'Assessore può darmi informazioni più aggiornate - non ci sarà neanche una sezione di prima media l'anno prossimo e probabilmente il plesso di Via Bardonecchia verrà occupato dagli istituti delle scuole serali per adulti, di cui peraltro probabilmente la Preside assumerà la reggenza.
Tuttavia, queste sono voci di cui vorrei conferma. Ovviamente, per quanto riguarda tutto il resto, abitando nel quartiere, tenderei a escludere che ci siano state epidemie piuttosto che gravi cause sociali che hanno determinato questa incredibile riduzione dei numeri; nel caso interrogherò successivamente l'Assessore Saitta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

Grazie, Presidente.
Intanto il trasferimento della scuola secondaria di primo grado "Drovetti" dalla sede di Via Bardonecchia a Torino alla sede dell'Istituto Comprensivo di Corso Racconigi, in Via Luserna di Rorà n. 14, che al tempo stesso diventerà la nuova sede dell'Istituto Comprensivo per l'anno scolastico 2016-2017, è stato disposto dall'ente che ha competenza - la Città di Torino - con una deliberazione del mese di novembre dell'anno scorso e poi ripreso all'interno del Piano di dimensionamento approvato entro la fine dell'anno. Come ho detto, questa è una competenza che spetta ai Comuni; a noi spetta valutare se le proposte che vengono effettuate dai Comuni rientrano all'interno dei criteri deliberati dal Consiglio regionale.
All'interno della delibera comunale appena citata, preciso che l'Istituto Comprensivo è stato informato del trasferimento nel mese di luglio 2015, quindi dell'intenzione di trasferire l'edificio l'Autonomia era stata informata nel mese di luglio. Nella comunicazione si precisava che il trasferimento è motivato dalla necessità di utilizzare in modo più razionale gli spazi a disposizione, in quanto l'edificio di Via Bardonecchia risulta sottoutilizzato per il numero di classi attive, mentre l'edificio di Via Luserna di Rorà ha lo spazio sufficiente per ospitare le classi citate poc'anzi.
I dati che ci evidenziano una situazione di graduale calo degli iscritti (magari poi consegno al Consigliere la tabella con il numero degli alunni) evidenziano una situazione di progressivo abbandono dell'Istituto Comprensivo stesso.
Le ragioni per le quali avviene la riduzione del numero degli iscritti all'interno dell'Istituto Comprensivo sono sicuramente determinate dal contesto sociale e dall'organizzazione stessa della scuola alla quale si fa riferimento. Quindi l'autorità competente - il Comune, in questo caso dovrebbe cercare di comprendere tali ragioni e, con l'Ufficio Scolastico Regionale, mettere in atto tutti gli strumenti per far sì che quell'Istituto Comprensivo possa diventare punto di riferimento per l'offerta formativa del territorio al quale afferisce.
Credo che il lavoro fatto in questo periodo di tempo vada un po' in questa direzione, e l'Ufficio Scolastico Regionale comunicherà a breve i risultati ottenuti dall'analisi e dalle valutazioni specifiche all'interno dell'Istituto Comprensivo stesso.


Argomento: Sicurezza sul lavoro - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 947 presentata dal Consigliere Barazzotto, inerente a "Gestione dei proventi delle sanzioni comminate dalle ASL quali organi di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro" (risposta scritta)


PRESIDENTE

All'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 947 del Consigliere Barazzotto viene fornita risposta scritta da parte dell'Assessore Saitta.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.20 la Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



(La seduta ha inizio alle ore 10.20)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
A tal proposito, comunico che il disegno di legge n. 216 "Ricapitalizzazione SCR-Piemonte S.p.A.", è stato licenziato nella giornata di ieri da parte della I Commissione e verrà trattato in avvio di seduta pomeridiana, alla presenza del Vicepresidente Reschigna.
Chiedo se vi siano ulteriori proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne fa facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Io non propongo integrazioni o aggiunte all'ordine dei lavori, ma chiedo che si possa prevedere un'interruzione dell'approfondimento degli atti legislativi a un certo orario per consentire almeno un po' di discussione e votazione di atti di indirizzo, magari verso le 17, nel corso dell'ultima ora dei lavori odierni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne fa facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Nessuna difficoltà da parte nostra a esaminare atti di indirizzo chiediamo però che venga, come da o.d.g., messa in cantiere prima l'attività legislativa. Non è che non vogliamo andare verso la direzione auspicata dal collega Marrone, ma non ci pare utile definire fin d'ora il momento in cui si interrompono i lavori. Vediamo come vanno i lavori e, nel corso della seduta pomeridiana, se ci siamo portati avanti adeguatamente con i lavori, saremo disponibili in quel caso a sospendere l'attività legislativa e ad un passaggio a punti ulteriori all'o.d.g., come auspicato dal collega Marrone.
Se mette in votazione in questo momento la richiesta del collega Marrone, Presidente, noi voteremo in senso contrario.



PRESIDENTE

Consigliere Marrone, se è d'accordo, riprendiamo questo aspetto alle 15.30, dopo la discussione delle interrogazioni a risposta immediata. Va bene? Vi ringrazio.
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Accossato, Ferrentino, Ferrero Monaco, Reschigna e Gancia.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 12 luglio 2016.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 5 luglio 2016.
Chiedo ai Consiglieri di accomodarsi per procedere alla commemorazione delle vittime dello scontro ferroviario in Puglia e delle vittime e dei feriti di Nizza. Leggerò i due testi e osserveremo poi un minuto di silenzio.
Grazie.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione delle vittime dello scontro ferroviario in Puglia del 12 luglio 2016

Argomento: Commemorazioni

Commemorazione delle vittime e dei feriti dell'attentato terroristico di Nizza (Francia) del 14 luglio 2016


PRESIDENTE

Martedì mattina 12 luglio, poco dopo le 11, lungo la linea ferroviaria che collega i Comuni di Andria e Corato, in Puglia, due convogli che viaggiavano in direzione opposta si sono scontrati frontalmente: l'impatto violentissimo ha distrutto quasi tutti i vagoni di entrambi i treni.
Nel tragico incidente sono morti 27 passeggeri, tra i quali il torinese Enrico Castellano, e una cinquantina sono rimasti feriti.
Le cause della strage sono tuttora in fase di accertamento.
Con profondo dolore, esprimiamo vicinanza ai familiari dei deceduti e un augurio per una pronta guarigione ai feriti, rinnovando un sempre più tenace impegno delle Istituzioni per garantire maggiore sicurezza e scongiurare il ripetersi di incidenti di tale gravità.
Alle 22 e 30 di giovedì 14 luglio, a Nizza, la Promenade des Anglais è stata teatro di una strage: un camion, da cui sono stati anche esplosi colpi di pistola, è piombato sulla folla che assisteva ai fuochi d'artificio in occasione della Festa Nazionale francese.
Ottantaquattro sono i morti, tra cui tanti bambini, e altre cento persone sono rimaste ferite.
Non ci sono parole per esprimere il profondo senso di sgomento e di dolore che questo folle attacco terroristico ha provocato in tutta l'opinione pubblica internazionale.
Al popolo francese desidero manifestare la nostra partecipazione e la nostra solidarietà, convinto di interpretare la sensibilità dell'intera comunità piemontese in questo terribile momento.
Per entrambi gli episodi chiedo pertanto al Consiglio regionale di voler osservare un minuto di silenzio



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

Riprendendo il punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)

Argomento:

c) Comunicazioni Assessora Parigi in merito alla situazione della Fondazione Salone del Libro


PRESIDENTE

Come da richieste del Consigliere Pichetto Fratin (datata 12 luglio 2016) e della Consigliera Frediani (pervenuta in data 18 luglio 2016) l'Assessora Parigi svolgerà, all'inizio della seduta antimeridiana, una comunicazione in merito alla situazione organizzativa e gestionale della Fondazione Salone del Libro.


Argomento:

d) Corrispondenza dal CAL


PRESIDENTE

E' pervenuta, da parte del CAL, una nota in merito alla richiesta di parere sulla rideterminazione del tributo per il deposito dei rifiuti in discarica.
Tale nota, con allegate le osservazioni di ANCI Piemonte, è disponibile sul supporto "Sedute d'Aula".


Argomento:

e) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato in data 14 luglio 2016 la legge regionale n. 10 del 16 maggio 2016 "Attuazione dell'art. 118, comma 4 della Costituzione: 'Norme per la promozione della cittadinanza umanitaria attiva'", deliberandone la non impugnativa.


Argomento:

f) Impugnativa del Governo avverso legge approvata dal Consiglio regionale


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri in data 14 luglio 2016 ha esaminato la legge regionale n. 11 del 16 maggio 2016 "Norme per l'esercizio delle funzioni in materia farmaceutica", deliberandone invece l'impugnativa ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, determinandone in particolare l'incostituzionalità, in quanto il provvedimento disciplina una materia di competenza legislativa esclusiva dello Stato.



PRESIDENTE

Ricordo ai Capigruppo e ai Consiglieri che oggi, alle ore 18, è convocata la Conferenza dei Presidente dei Gruppi consiliari in Sala A.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Situazione organizzativa e gestionale della Fondazione Salone del Libro"


PRESIDENTE

Come preannunciato, l'Assessora Parigi è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Situazione organizzativa e gestionale della Fondazione Salone del Libro" Prego, Assessora.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Oggi vorrei ripercorrere un racconto sul Salone del libro, evitando un eccessivo tecnicismo, ma cercando invece il sapore - permettetemi il termine - dell'autenticità. E quindi ripercorrerò le tappe di questa situazione così aggrovigliata, che immagino abbiate visto anche dai giornali, lasciando però aperti degli interrogativi nodali e delle domande cui cercherò di rispondere a conclusione di questa informativa.
Parto dal giugno 2014, ovviamente: Da quando sono diventata Assessora alla cultura e al turismo, naturalmente mi sono subito confrontata con le difficoltà in cui versavano i conti della Fondazione. Mi sono immediatamente resa conto di un disequilibrio strutturale, che variava di anno in anno da 200 a 300.000 euro sul conto economico - un disequilibrio che si trascinava da alcuni anni, evidentemente anche in virtù del venir meno di alcuni finanziamenti pubblici -ma soprattutto di una grande sofferenza dal punto di vista finanziario, ovverosia un debito che si aggirava sui cinque milioni, naturalmente coperto in parte da crediti, ma che ammontava poi, nella differenza tra debiti e crediti, a due milioni.
Tra le altre iniziative, si era proceduto a patrimonializzare il marchio, operazione assolutamente corretta sul piano contabile, ma secondo me del tutto azzardata sul piano della realtà. E permettetemi in questo caso un inciso: questo tipo di operazione è anche uno dei motivi per cui talvolta le nostre banche navigano in acque difficili, perché naturalmente abbiamo molta formalità nei conti, ma poca realtà. Vendere un marchio di una fondazione culturale, quindi, è una cosa piuttosto complicata.
Ma torniamo alla Fondazione. Quando siamo arrivati erano scaduti gli organi collegiali dell'Ente e, come Regione Piemonte, nominammo Giulia Cogoli, una seria professionista, una manager di successo nel mondo della cultura, una persona capace a leggere i conti: facemmo, quindi, una scelta di merito. Come i verbali del C.d.A. dimostrano, il suo impegno per risanare i conti e per ridurre i costi fu massimo.
Eppure io voglio ricordare che in quel momento chi osava dire che c'erano dei problemi sui conti era additato come nemico del Salone, finendo sui mezzi di comunicazione come un invasato - o, meglio, un'invasata - e incapace di stare al mondo.
Oltre a chiedere una radicale revisione dei conti, ovviamente, un mutamento della formula, auspicando un'alleanza fra pubblico e privato. In altre parole, si chiedeva di innovare.
Veniamo, quindi, alla prima domanda, cui risponderò in seguito: di chi è la colpa del dissesto economico del Salone? Nel frattempo, era scaduto il contratto d'affitto per gli spazi del Lingotto Fiere ed era necessario rinnovarlo. A parte i primi anni a Torino Esposizioni, il Salone si è sempre fatto al Lingotto, come peraltro è normale che sia: una fiera non può che svolgersi nell'unico polo fieristico della città e normalmente le città hanno un unico polo fieristico.
Comincia così la trattativa per l'affitto del Lingotto, ma i margini erano minimi, stante anche (e questo, naturalmente, è un parere personale) una pochezza di visione dello stesso management del Lingotto, che, nel momento in cui il mercato delle fiere è andato contraendosi, invece di rilanciare ed innovare, si è aggrappato a quanto aveva.
Venni ad apprendere dai giornali che il Presidente Picchioni cercava un'altra sede e, successivamente, ci fu mostrata un'ipotesi di allestimento al Pala Alpitour: un'ipotesi assolutamente incompatibile con una fiera internazionale, un'ipotesi che - peraltro - ci avrebbe fatto correre il rischio di perdere il Salone già allora, invece che oggi. Gli editori non l'avrebbero mai accettata. Fu unanimemente bocciata.
Come dimostra peraltro la storia del Salone del Gusto, non si pu cambiare sede senza cambiare formula. Il Salone del Gusto - come sapete ha scelto di abbandonare il Lingotto, ma ha scelto anche di non fare più il Salone. Fa un'altra cosa.
Alla fine, tornando indietro nella storia, la Fondazione firmò un contratto di affitto di tre anni, per un milione e 200 mila euro.
Per la prima volta, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione per il Libro si pose la domanda di affidare i servizi connessi tramite bando. Per 28 anni (e dico 28) mai è stata fatta una gara per assegnarli.
Sembrava naturale che i servizi di commercializzazione e di biglietteria fossero affidati direttamente, ma prima di allora mai nessuno si era posto tale dubbio.
Si perse un po' di tempo perché la Fondazione era indecisa se gestirli direttamente e, alla fine, per questioni di urgenza, anche questa volta il C.d.A. affidò direttamente, impegnandosi a far uscire a breve un bando per l'affidamento di tali servizi per tre anni.
E qui viene la seconda domanda: ma quelli che non hanno fatto un bando per 28 anni erano tutti in malafede? Nel maggio 2015 arriva la bufera giudiziaria e il Presidente del Salone del Libro, Rolando Picchioni, viene indagato per peculato. L'inchiesta parte da una vicenda privata, ma si allarga velocemente a tutta la gestione del Salone. Si decide di rinnovare la governance e la Città di Torino indica Giovanna Micella come Presidente, mentre la rappresentante regionale Giulia Cogoli - diventa nuova Direttrice.
Questo assetto dura pochi mesi: Giulia Cogoli si dimette, poich ritiene che non ci siano le condizioni professionali per lavorare con Giovanna Milella. Il Salone è di nuovo in crisi, pertanto, per riportare un giusto equilibrio, nel settembre 2015 viene richiamato Ernesto Ferrero e vengono nominati - come Consiglieri di Amministrazione - Piero Gastaldo per la Città di Torino, e Massimo Lapucci, per la Regione Piemonte.
Sotto la Presidenza di Giovanna Milella si porta a termine un'importante opera di risanamento dei conti del Salone e di trasparenza, a cominciare dalla scelta di comunicare i veri numeri di pubblico del Salone.
Inoltre, per salvaguardare il Salone, intervengono sia Regione Piemonte sia Città di Torino, con un contributo straordinario e si fanno entrare nuovi soci, come Intesa San Paolo, il MIUR e il MIBAC. Unicredit garantisce un appoggio esterno.
I nuovi soci rappresentano innanzitutto la volontà di investire sulla parte culturale del Salone, facendone un punto di riferimento non solo nazionale.
Nel dicembre 2015, Massimo Lapucci si dimette, poiché ritiene impossibile fare l'edizione del 2016 e far ripartire la macchina. Al suo posto viene nominato Luciano Conterno, Capo Gabinetto della Regione Piemonte.
Nonostante i pessimi auspici, l'edizione 2016 si fa e si svolge con ottimi risultati di pubblico, questa volta reali, dopo la scoperta dei dati artefatti delle edizioni precedenti.
Non solo: nell'ultima Assemblea dei Soci svoltasi qualche giorno fa, si approva un bilancio consuntivo 2015 con un piccolo avanzo e si ricostituisce il fondo di rotazione. Il bilancio finalmente è in equilibrio.
Nel frattempo, due nuove bufere. Viene alla luce l'intenzione dell'AIE (l'Associazione Italiana Editori), che - tra l'altro - si era dimessa dal Consiglio di Amministrazione, ma che permane socia della Fondazione, di fare una manifestazione sul libro alla fiera di Milano.
Contemporaneamente, un'inchiesta giudiziaria coinvolge direttamente un dipendente della Fondazione (Valentina Macrì) e altre tre persone dirigenti di GL-Events - Lingotto Fiere. A quanto sembra, sono contestati il mancato bando del 2015 e una supposta turbativa d'asta nella gara di assegnazione dei servizi per il triennio 2016-2018.
Noi, ovviamente, delle contestazioni sappiamo quanto sapete voi, perch anche noi apprendiamo le notizie dai giornali. Sembrerebbe che ci sia stata una fuga di notizie per favorire GL-Events. Naturalmente, di più non possiamo aggiungere, proprio perché non abbiamo informazioni dirette, ma solo quelle riportate dai mezzi di informazione.
Nell'ultima Assemblea dei Soci, così com'era già stabilito, il Consiglio di Amministrazione del Salone e la Presidente Milella hanno rimesso il mandato. Rimane in carica il Consiglio di Amministrazione solo per l'ordinaria amministrazione.
Con il Presidente Chiamparino, con la Città di Torino e con la sua Sindaca Chiara Appendino, nonché con Francesca Leon, Assessore alla cultura della Città di Torino, nella passata settimana abbiamo incontrato il Presidente Motta, dell'Associazione Italiana Editori. L'AIE richiede un maggiore coinvolgimento nel Salone e per questo motivo, in pieno accordo con la Città di Torino, abbiamo ipotizzato un iter progettuale per aprire un dialogo, che però - voglio ricordare - stante i nostri vincoli di Enti pubblici, non potrà che essere di evidenza pubblica. Un iter che prevede innanzitutto l'alleanza tra pubblico e privato, come peraltro avevamo sempre auspicato nella gestione del Salone, e prevede la salvaguardia del patrimonio cultura della Fondazione.
La nostra Regione è all'avanguardia nella promozione della lettura: ha costruito delle progettualità che oggi sono modello nell'intero Paese quali "Nati per leggere", "Lingua madre", il lavoro con le biblioteche e le scuole, con le start up e con i piccoli editori. Infatti, abbiamo una legge sui piccoli editori.
Riteniamo, quindi, che questo sia un patrimonio che in nessun modo vada disperso.
Pertanto, lascio in sospeso una domanda: c'è futuro per il Salone? Adesso tornerei alle domande che ho lasciato indietro.
La prima chiedeva di chi fosse colpa il dissesto economico del Salone e io voglio rispondere che c'è stato un tempo diverso, un tempo in cui il denaro pubblico sembrava illimitato, in cui la crescita di questo Paese sembrava illimitata; un tempo in cui la politica pensava di poter risolvere tutto. E, a testimonianza di quel tempo, noi oggi abbiamo un debito che è un debito anche della nostra Regione. Noi stessi, oggi, abbiamo una legge per ogni cosa.
Ecco, quel tempo, naturalmente, ha costruito piccoli privilegi e oggi siamo obbligati a tornare indietro rispetto a quei piccoli privilegi accumulati nel tempo. Tra l'altro, questa è una ragione dell'impopolarità di chi oggi governa.
Nelle istituzioni culturali è successa la stessa cosa: c'è stato un tempo in cui c'era molto denaro ed è assolutamente innegabile che abbiamo costruito cose belle e importanti, ma è altrettanto innegabile che, come avviene in tutte le situazioni, abbiamo talvolta eccessivamente largheggiato.
Dopo la grande crisi del 2008, c'è stato un tempo in cui sarebbe stato necessario fermarsi e capire che la situazione era cambiata. Molte delle nostre istituzioni sono cambiate, trasformandosi completamente, ma alcune sono rimaste indietro, incapaci di rinnovarsi, ma soprattutto di assumere un nuovo stile di gestione che doveva sopperire al venir meno dei contributi pubblici.
Allora, vorrei citare l'Ecclesiaste: "C'è un tempo per ogni cosa e una cosa per ogni tempo". La colpa che io vedo è questa grande difficoltà che abbiamo, in generale come classe dirigente, di capire lo spirito del tempo ed accettare la sfida del cambiamento.
La seconda domanda: "Erano tutti in malafede quelli che non hanno fatto una gara per 28 anni?". Evidentemente, no. Assolutamente, no.
Naturalmente, non entro nel merito dell'inchiesta dei Magistrati, per vorrei farvi riflettere su un tempo diverso, in cui le istituzioni culturali si muovevamo con la logica del diritto privato e, quindi, con affidamenti diretti. Solo negli ultimi anni si è assimilato il concetto dell'evidenza pubblica anche per le fondazioni culturali che, almeno teoricamente, sono di diritto privato. La nostra sensibilità verso la trasparenza è sicuramente mutata, ma le vicende vanno sempre contestualizzate in un preciso periodo storico: porta con sé anche un diverso livello di maturazione giuridico-amministrativo.
A qualcuno verrà facile parlare di "sistema Torino", ma queste sono semplificazioni da campagna elettorale, che però non aiutano a comprendere in profondità i problemi. Vorrei dire vivamente con forza che questa etichetta sminuisce il lavoro che è stato fatto, non solo dalle istituzioni, ma anche dai tanti lavoratori e operatori che hanno partecipato e creduto alla trasformazione di questa città. Certo, oggi è più semplice assumere atteggiamenti esasperati che danno risposte immediate al disagio sociale del nostro tempo, ma che lasciano assolutamente intatti i problemi.
Quindi, credo che il nostro compito sia quello di salvaguardare quanto c'è di positivo e avere il coraggio di cambiare e di innovare laddove necessario.
Infine, l'ultima domanda: "C'è un futuro per il Salone del Libro?".
Abbiamo fatto una proposta. Abbiamo fatto una proposta all'AIE capiremo se può servire come base di trattativa. In ogni caso, noi andremo avanti, fidandoci del dono più prezioso che questa Regione e questa Città hanno: la capacità di inventare, la capacità di creare nuovi modelli, la capacità di creare nuovi percorsi.
Quindi, credo che oggi cominci una fase di crisi, ma anche una fase di rinascita basata solo sulla forza delle nostre idee. Una sfida.
Grazie, comunque, per l'attenzione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Parigi.
La parola al Consigliere Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Assessore, la ringrazio per la sua relazione a 360 gradi; di fatto, la nostra richiesta di comunicazione non era per il completo dibattito sul "sistema Torino" o sul Salone del Libro. Peraltro, si tratta di una questione che ha assunto una rilevanza notevole negli ultimi otto giorni.
La nostra prima domanda era come la Giunta o, meglio, il nuovo "direttorio" del Comune di Torino, volevano intervenire in merito agli arresti a seguito di comportamenti ritenuti non corretti per quanto riguardava la location del Salone del Libro; naturalmente, bisogna sempre attendere la fine del procedimento.
Vorrei esprimere un paio di considerazioni sul complesso della sua relazione e devo dire che lei ha fatto un excursus, peraltro, corretto e veritiero.
Partirei da un elemento importante. Il Salone del Libro era partito come soggetto privato; successivamente, il pubblico è intervenuto per salvarlo e questo è avvenuto all'inizio degli anni Duemila, perché di colpo erano subentrati problemi.
E' chiaro che l'intervento pubblico e il ruolo della Fondazione, quindi degli attori fondamentali, Regione e Comune di Torino, è fondamentale per la salvaguardia del messaggio culturale e - vorrei dire - dell'integrazione finanziaria per poter mantenere il Salone del Libro a Torino.
Vorrei ricordare che in quel momento il Salone del Libro stava per chiudere perché non rendeva al proponente privato; quindi, il ruolo dei soggetti pubblici (Regione e Comune di Torino) era ad integrazione per un'azione che aveva comunque un beneficio di una ricaduta non tanto sul gestore, ma sul sistema. Non per niente, la valutazione che viene fatta solo per quanto riguarda il primo "ribaltamento" dell'effetto Salone del Libro su Torino e quindi sul commercio, il turismo e la promozione della città, è di circa 50 milioni.
Di fatto, questo è il trend della maggior parte delle iniziative fieristico-culturali, quindi credo sia opportuno l'intervento pubblico proprio perché esso può dare quell'integrazione per avere una ricaduta successiva. Infatti, credo che una parte delle imposte di tutti in questo caso siano a beneficio di tutti, perché i 50 milioni danno automaticamente posti di lavoro e promuovono lo sviluppo della città.
E' chiaro che i tempi sono cambiati e non è più il tempo dell'assegnazione diretta, però dobbiamo stare attenti e mi riallaccio all'ultima parte dell'intervento dell'Assessora: anzitutto bisogna troncare con coloro che, se ci sono, hanno tenuto una gestione disinvolta. Io mi auguro sempre di no, ma sta a chi ha il timone e a chi governa la situazione fare immediata chiarezza ed utilizzare il più possibile le procedure trasparenti.
Inoltre, bisogna stare attenti (mi riallaccio al dibattito di questi giorni sui giornali): gli editori rimangono a Torino piuttosto che andare a Milano se gli conviene rimanere a Torino. Quindi dobbiamo creare le condizioni per fare in modo che a loro convenga stare a Torino.
Non possiamo limitarci a dire che il messaggio che vogliamo dare è questo, oppure che il soggetto che deve caratterizzare il Salone del Libro è l'Arabia Saudita o l'Ucraina. Può essere che il tavolo della cultura valuti tutto ciò, ma se è un'operazione non puntualmente pubblica, e non sarebbe giusto se fosse totalmente pubblica, ossia se si deve creare una condizione di interesse privato - per creare condizioni di interesse privato deve esserci, naturalmente, l'interesse degli editori a partecipare devono esserci le condizioni perché i privati possano assolutamente essere presenti.
Sulla questione del "marchio", l'espressione "Salone del Libro" è comunque un brand della manifestazione; saranno poi gli esperti che valuteranno come valorizzarlo e quanto vale. Peraltro, credo che la valutazione fosse per patrimonializzare e, quindi, avere automaticamente finanziamenti, altrimenti l'evento lo si chiama "Fiera del Libro" e si è superata la questione del marchio.
Vorrei dire che quel marchio, negli ultimi vent'anni, ha dato molto a questa città; basta calcolare la ricaduta, che ho richiamato prima, in termini di occupazione. E' una somma di cose, ma quello che è stato propagandato come un cambio del volto della città di Torino, perché se andate a prendere i dati statistici da quando FIAT aveva 150 mila dipendenti al numero attuale, che sta sotto i 10.000, comprendendo anche la parte esterna alla città, non si è creata una condizione di estrema miseria, ancorché ci sia una condizione di abbandono di alcune realtà.
Questo è dato anche da tutta una serie di azioni che ci sono state però le azioni vanno contestualizzate nel momento in cui siamo. Nel momento in cui siamo, mi auguro che Regione e Comune, quindi la Fondazione, possano davvero, in un confronto serio con il sistema degli editori, creare, da un lato, condizioni di massima appetibilità, cioè evitare che l'operazione vada a Milano, tanto per essere chiari (anche perché, stando a quel che leggo, andrebbe a Milano, Roma e altrove, quindi si creerebbe un'alleanza nazionale - questo è il primo dato - con un danno di immagine ed economico immediato per questa città); dall'altra, creare subito una governance in grado di dare sostenibilità al sistema.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Io credo, Presidente Chiamparino, che lei un giorno debba mettersi d'accordo con i suoi Assessori e con i suoi collaboratori. O questo sistema Torino, di cui lei, io ricordo, in diverse occasioni ha vantato con orgoglio di essere padre, esiste, oppure non esiste. Non può esistere quando ci sono le archiviazioni e le assoluzioni processuali e invece quando iniziano le indagini, per magia il sistema Torino diventa una chimera agitata dalle opposizioni.
Qual è il problema per cui noi dobbiamo affrontare il tema sistema Torino, nel caricarci la responsabilità di dare una speranza di futuro a questa importantissima rassegna culturale, forse l'unica che unisce veramente tradizione, ma anche respiro, in questa nostra città? Il problema è che oggi abbiamo sentito ancora una volta l'apologia dei luoghi comuni connaturata a questo sistema, ovvero, la dottrina della piccola città.
Non si cercano altre location perché non ce ne sono; si nominano sempre le stesse persone perché quelle valide sono solo quelle lì. Siamo sempre una città piccola e, tutto sommato, le persone sono sempre quelle; le location sono sempre quelle e i partner sono sempre gli stessi.
Il problema, però, è che questa visione da piccola città stride con la realtà metropolitana e, soprattutto, con una realtà di concorrenza con altre metropoli, in questa globalizzazione della cultura e dell'imprenditoria.
Vedete, non si può pensare di dare delle speranze al mantenimento del Salone del Libro a Torino, e su questo mi permetta un' altra critica. Oggi abbiamo sentito un Assessore Parigi abbastanza pessimistica dire in alcuni passaggi: "Ce lo stanno portando via".
Questo stride di nuovo un po' con alcuni titoli trionfalistici del Presidente Chiamparino che invece, per l'ennesima volta, ha venduto la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, un giorno prima che gli editori andassero a Milano a bacchettare Torino e il Piemonte sul ritardo nell'invio di una proposta progettuale che, se non sbaglio, consta di tre paginette abbastanza vaghe, e allo stesso tempo si sperticassero in lodi nei confronti di Milano, cui avevano già garantito massimo sostegno.
Secondo me, il problema riguarda in particolare il rapporto tra pubblico e privato.
In questi anni ho personalmente assistito al paradosso per cui si cerca sempre di più l'utilizzo di strumenti privati, come le fondazioni, per cui gli Assessorati dei diversi enti locali e della Regione si sono privati della direzione del mantenimento del dibattito, anche programmatico, sulle politiche culturali, per esternalizzare tutto a soggetti esterni di diritto privato, ma controllati dal pubblico. Questo consentiva di rimanere in un clima molto salottiero, da buoni rapporti davanti ad un the e a pasticcini con partner selezionati quando poi, dopo aver scelto strumenti di diritto privato, si cerca sempre di impostare il rapporto con i veri soggetti privati attraverso un'imposizione del pubblico sul privato.
Vedete, sinceramente non mi aspettavo nessun grande mea culpa, da parte di questa Giunta regionale; d'altronde, difende un sistema consolidato e sa che non può che proseguire sui binari di questo sistema, al limite dando piccole impressioni di rinnovamento che, però, vengono ancora ribadite in questa sede come minimali.
Sono sinceramente sbalordito - lo voglio dire ai colleghi del Movimento 5 Stelle - del rapporto che la Città, in partnership con la Regione, sta assumendo.
Se è vero che gli editori hanno colto un'occasione, data dalla debolezza manifestata da questo sistema, con l'avvio dell'inchiesta penale degli arresti e della messa sotto indagine dell'ex Assessore comunale alla cultura, dall'altra parte è chiaro - è clamorosamente chiaro - che l'unica speranza di mantenere gli editori a Torino poteva consistere nella garanzia di un radicale e profondo rinnovamento. Cosa che non è avvenuta, perch siamo passati dall'alternativa chiara alle note congiunte tra la Sindaca Appendino e il Governatore Chiamparino, verso di cui voi dovreste incarnare l'opposizione.
Allora c'è qualcosa che non torna, che non può essere derubricato sotto la voce "responsabilità".
Intanto - perdonatemi una battuta per sdrammatizzare - andate a vedere che fine ha fatto Enzo Ghigo, il "profeta" della concordia istituzionale, e forse potreste anche considerare che la storia insegna.
Al di là di questo, non è neanche una questione di timore di assumersi responsabilità. E' infatti incredibile che, a fronte del fatte che una kermesse venga messa a rischio da un sistema che l'ha appesantita con zavorre che hanno portato all'apertura di inchieste penali e con privati che fuggono, la soluzione sia rifugiarsi nell'abbraccio mortale di chi ha creato quel sistema che sta appesantendo la rassegna culturale.
E' semplicemente un controsenso. Tutta la Torino che ha votato Chiara Appendino Sindaco nella speranza di un radicale cambiamento e di una grande alternativa al sistema di potere del centrosinistra, adesso sta vedendo - e se ne sono accorti addirittura i media più di sistema - un'assoluta simbiosi politico-istituzionale, senza alcun stimolo di vero cambiamento.
Questo è davvero un elemento che fa perdere speranza, perché è ovvio che gli editori cercheranno qualsiasi possibile alternativa ad un sistema che gli impone quel solito e reiterato connubio di enti istituzionali dicasteri, Enti locali e banche: tutti insieme, con le stesse facce e con gli stessi nomi, a dettare regole agli editori che portano la vera linfa vitale a questa rassegna, perché - ditemi - se così non è, perché li state corteggiando così tanto? Perché il Salone del Libro sono gli editori e se gli editori scappano potete inventare qualsiasi espediente, ma il Salone del Libro è finito.
Motivo per cui, sinceramente, ritengo che chi è stato elemento di continuità di questo sistema fino ad oggi dovrebbe avere, sì, senso di responsabilità di fare un passo indietro e di smetterla di cercare di dettare legge ed imposizioni, ma, dall'altra, chi si candidata ad incarnare un radicale cambiamento, dovrebbe garantire quel cambiamento e smetterla di creare questo tandem abbastanza grottesco con chi invece, non a livello personale ma politico, ha pesanti responsabilità su questi anni di passata gestione in diversi e differenti ruoli.
Questo per dire che, in realtà, se vogliamo davvero ragionare nell'interesse di questo territorio, bisognerebbe far cadere il tabù del controllo pubblico. C'è stata un'epoca in cui, evidentemente, quando non c'era una crisi di erario pubblico, il pubblico poteva essere anche un sostegno per un privato in difficoltà; adesso è, oggettivamente, una zavorra e un domani poco varranno le lacrime di coccodrillo una volta che l'ennesima punta di eccellenza - una delle poche rimaste alla città di Torino e al capoluogo piemontese - dovesse di nuovo prendere il volo e trasferirsi a quella Milano che ci ha già "rubato" tanti valori aggiunti di sviluppo, di promozione del territorio e, soprattutto, di ricaduta occupazionale, al di là del merito culturale, perché anche di questo stiamo parlando, quando parliamo del Salone nel Libro.
L'auspicio è davvero che ci sia un bagno di umiltà e che si capisca che chi ha delle responsabilità non può semplicemente dire: non potevamo sapere, abbiamo appreso dai giornali, perché da quegli stessi giornali leggiamo che il nominato della Regione se n'era andato in aperta critica con quello che avveniva, con toni molto pesanti, e la reazione della Giunta regionale è stata di rimpiazzarlo e sostituirlo con un'altra figura più di struttura della Giunta.
Ecco, allora, non dite che avete ignorato i campanelli d'allarme questo sistema deve terminare, altrimenti i privati fuggiranno perché gli editori non stanno scappando da Torino. Torino ha un grande valore aggiunto, ha un grande potenziale, ma gli editori stanno scappando dal sistema di potere che regna a Torino, dall'appesantimento di questo sistema di potere. Da una zavorra che impone sempre dei canali obbligati, e sono dei canali antieconomici.
Un privato non li accetta più questi diktat, motivo per cui l'unica speranza per il Salone di Torino è un radicale cambiamento, un mea culpa sugli errori passati, ma, soprattutto, un orizzonte in cui il privato sia il protagonista e non debba essere sempre sottoposto alle imposizioni delle unioni istituzionali tra i diversi Enti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valle; ne ha facoltà.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Forse più di tanti altri posso capire le parole dell'Assessore quando dice che è finito il tempo dei denari abbondanti. Ho iniziato ad impegnarmi in politica in un tempo in cui mi si diceva: quello che c'era prima di te ne aveva di più, ne dava di più, poteva fare di più, facevamo di più. Di questo sono pienamente consapevole.
Tuttavia, mi sento anche di dire che il tempo in cui i denari vengono meno nella disponibilità dell'Ente pubblico sono anche i tempi delle scelte. Dico subito chiaro e tondo: la nostra scelta e il nostro impegno forte è che il Salone del Libro resti a Torino. In questo non vedo il male anzi, vedo assolutamente positivo il fatto che oggi Regione e Comune ancorché guidati da colori politici differenti, si muovano come un solo uomo su questo obiettivo. Penso che sia uno dei presidi culturali più importanti della nostra Città e della nostra Regione, sia una di quegli eventi che caratterizzano fortemente Torino, la sua comunità e il Piemonte in Italia e anche nel mondo. Ragion per cui noi dobbiamo fare di tutto per tenerlo qui.
Mi rendo conto che, dicendolo, indebolisco la trattativa. Sappiamo che chi ci trova di fronte oggi, ha un interlocutore che è pronto a qualsiasi cosa, a qualsiasi compromesso, pur di mantenere questo presidio sul nostro territorio. Non mi sembra, pur se difficile, una situazione disperata. E' vero che abbiamo un contraltare potente che è la Città di Milano, sulle cui capacità spesso ci interroghiamo nei nostri dibattiti politici, ma altrettanto vero è che, intorno al sistema di Fiera del Libro a Torino, al Salone del Libro abbiamo costruito un sistema di attori importanti che tutelano questa scelta. Si è espresso il Ministro della Cultura, abbiamo la presenza di due Ministeri dentro la Fondazione, abbiamo la presenza della Regione insieme al Comune, abbiamo la presenza delle fondazioni bancarie la presenza della banca di sistema del nostro Paese. Non siamo soli in questa battaglia e non possiamo darci per vinti solo perché il contraltare di questo match è la Città di Milano.
E' evidente che con questa potenza di fuoco, con gli attori istituzionali che noi abbiamo radunato intorno a questo progetto e la necessità che l'evento resti a Torino, siamo in grado di offrire qualcosa che per gli editori è veramente conveniente e convincente.
Partendo dal fatto che in questi giorni riscopriamo di colpo quanto sono fondamentali gli editori per il Salone del Libro, ricordo che quando in Commissione cultura due anni fa abbiamo avuto modo di audire il Presidente Picchioni e il Direttore Ferrero, per tutta l'audizione hanno ripetuto pedissequamente che l'aspetto fondamentale, l'obiettivo principale, l'atout che Torino offriva in quel momento, era il rapporto stretto con gli editori. Rapporto stretto che, da quel momento in poi, è andato deteriorandosi e che, invece, oggi, dobbiamo necessariamente recuperare.
Che ci fossero delle velleità di spostarsi anche con la passata gestione, non è un mistero, lo sappiamo. Ciclicamente riaffiorava sui giornali. Ma è anche vero che avevamo costruito delle condizioni tali per cui era impossibile cercare di andarsene; anche quando importanti player dell'editoria nazionale rifiutarono di venire al Salone per qualche anno in seguito furono costretti a ritornare sui loro passi (ricordate il caso Mondatori).
Sulla ricostruzione sostanzialmente perfetta dell'iter accidentato di questi anni che ha fatto l'Assessora, mi permetto di fare alcune considerazioni. La prima è quella che riguarda la colpa del dissesto e che sicuramente, attiene al mutato periodo di disponibilità economica che stiamo conoscendo. Anche questo abbiamo avuto modo di analizzarlo e, al di là del dibattito emerso sui giornali, quello che è emerso dalla nostra Commissione, dalle Commissioni in Comune e dal lavoro che, di fatto, hanno sicuramente impostato i Magistrati - partito molto prima del bando di gara di cui oggi leggiamo sui giornali - è: primo, c'erano dei cospicui ritardi sui pagamenti da parte degli Enti pubblici, e questo crea la sofferenza finanziaria; secondo, alcuni enti pubblici come Provincia, Camere di Commercio e altri ancora, sono venuti meno; terzo, l'onerosità del contratto di affitto.
Tre cause importanti ma che, difficilmente, e forse è questo che ha viziato il dibattito quando si parlava delle cause del dissesto qualche anno fa, sembravano doversi imputare necessariamente a chi gestiva il Salone in quel momento, mentre invece avrebbero colpito chiunque. Il ritardo dei pagamenti ha colpito il Salone, ha colpito tutte le altre istituzioni culturali e avrebbe colpito chiunque lo avesse guidato in quel momento, tant'è vero che qualche mese fa la Presidente Milella è venuta a rendicontare in Commissione sui risultati della spending review che ha potuto impostare in Fondazione: sicuramente ha portato a risultati positivi, ma, francamente, ha disdetto un contratto di affitto di un appartamento, un'auto in leasing, qualche utenza telefonica; non ha trovato il paese di Bengodi, ma una situazione, tutto sommato, ben amministrata.
Adesso siamo in un momento importante, dovremmo nuovamente definire il Presidente e il Direttore editoriale delle Fondazione. Questa è una scelta importante. Importante perché se c'è una colpa che, invece, possiamo assumerci, anche in parte, è che forse abbiamo individuato due figure singolarmente all'altezza, ma non abbiamo lavorato bene e non le abbiamo assortite bene. Il fatto che questo tandem si sia rotto dopo pochi mesi è una responsabilità che ricade tanto sui di noi, quanto su chi con noi ha scelto per la parte del Comune di Torino.
Forse sarebbe il caso di riprendere lo schema originario. Fino a qualche anno fa, il Presidente della Fondazione Fiera del Libro era a turno il Presidente della Regione, il Presidente della Provincia e il Sindaco di Torino.
Non vedo perché non ritornare a quel modello, riscoprendo un Direttore editoriale che fa il Direttore editoriale e un Segretario non più dipendente della Fondazione a tempo indeterminato, ma un Segretario che viene scelto con bando pubblico e che ogni tot anni viene sostituito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che sarebbe utile ricordare un po' come è stata raccontata la storia relativamente al Salone del Libro. Sarebbe semplicissimo usare non gli articoli dei giornali, ma i titoli dei giornali. Tanto a partire dal 2014 fino alla recente chiusura del 2016, sostanzialmente, lo dico in modo schematico, si è raccontata una favola. Questa favola è stata raccontata dalla Giunta e dalla Presidenza del Salone del Libro. Si è raccontato che negli anni passati, partendo dal dato dell'indebitamento del Salone o della scarsa efficienza presunta del Salone, tutto ciò era imputabile a chi il Salone del Libro l'aveva gestito fino al 2014.
Ovviamente abbiamo dimenticato il fatto che se oggi Torino è la capitale del libro da un punto di vista fieristico e da un punto di vista culturale, è grazie a quelle persone, mica solo il Presidente Picchioni e il Direttore Ferrero, ma a tutta una struttura, soprattutto grazie agli Enti pubblici che hanno creduto in quell'istituzione. Quindi c'è stato certamente un periodo lungo in cui le Amministrazioni hanno creduto che quella fosse una grande scommessa per la città: è avvenuto per il Salone, è avvenuto per La Venaria, è avvenuto per tante iniziative che hanno fatto di questa una città, almeno dal punto di vista della narrazione che un pezzo di centrosinistra ha provato a fare, cambiata, dimenticando che esisteva un'altra città dimenticata, ma questo non è materia della comunicazione di questa mattina.
Ripeto, dal 2014 in poi invece viene raccontata una favola che dice che chi aveva gestito prima il Salone l'aveva gestito in modo scellerato, per cui, ovviamente da un punto di vista giornalistico e scandalistico, si è badato di più, com'è avvenuto anche in questo consesso nello scorso mandato, rispetto al tema della gestione complessiva, all'utilizzo dei 10.000 euro da parte di alcune persone.
Legittimamente le Amministrazioni di centrosinistra, in Regione e in Comune, hanno ritenuto di cambiare il Presidente e il Direttore e rispetto questo evento che avevano inventato, espresso, creato, mantenuto negli anni il Salone - non erano in grado di esprimere due persone che fossero capaci di gestirlo. Ripeto, se usassimo gli articoli di giornale, sarebbe estremamente semplice dire: "Torna l'efficienza all'interno del Salone.
C'erano troppi sprechi all'interno del Salone".
Credo che il collega Valle abbia fatto un pezzo di ricostruzione che potrei sottoscrivere rispetto al problema dell'indebitamento, ma l'ha fatto mi permetto di dire - anche in qualità di Presidente della VI Commissione. Chi ha assistito - io non ho assistito a tutte - alle audizioni che sono state fatte in sede di VI Commissione, si è reso conto che la storia e la vulgata erano altro rispetto a quanto raccontato sui giornali. E, badate, questa vulgata continua fino a maggio-giugno di quest'anno, cioè fino alla conclusione del Salone: grande successo, abbiamo trovato i privati, ma dimenticandoci che erano privati un pochino istituzionali. Sono entrati i Ministeri - va tutto bene, benissimo dimenticando un aspetto, che è l'aspetto più stucchevole che emerge dalla lettura dei giornali di questi giorni, che a me non appassiona. Non mi appassionava per niente la discussione sulle colpe, ma se c'è qualcosa di stucchevole in ciò che leggiamo in questi giorni, è quello che potremmo definire comodamente il "nuovo" rispetto al cosiddetto sistema Torino.
Non mi interessa l'aspetto giudiziario, ma mi interessa l'aspetto gestionale, in particolare la gestione di GL. Non vorrei che qualcuno si dimenticasse che, anche all'interno di questa Commissione, di questo Consiglio e anche delle maggioranze di centrosinistra del Comune e della Regione, ci fu un'indicazione precisa quando si provò a individuare (certamente in Comune, perché io ricordo di nuovo gli articoli di giornale mai smentiti) un'indicazione precisa rispetto al fatto che GL dovesse rimanere in questa città. Certamente quella modalità di gestione un po' anomala (io mi tengo tutta una cosa che è di proprietà degli Enti, mi tengo tutta l'attività gestionale, mi prendo tutto lo sbigliettamento e ne restituisco solo un pezzettino) veniva in qualche modo condivisa, tant'è che quando la Presidenza del Salone provò a individuare un soggetto diverso venne in qualche modo fermata, cosa che avviene ancora oggi.
Posso dire che è anche stucchevole la difesa altrui. Siamo sempre un po' in casa del centrosinistra, perché credo che, quando si difende l'altro grande soggetto torinese, forse la persona che l'ha difeso con maggiore foga doveva farlo fare a qualcun altro per una questione di delicatezza. In sostanza, stiamo continuando a trattare una delle più grandi istituzioni culturali della nostra Città come se fosse una cosa di famiglia, la cui discussione avviene all'interno del Partito Democratico e del centrosinistra, come se fosse una cosa che appartiene al centrosinistra e non a questa Città e a questa Regione.
Insomma, io credo che si farà un buon lavoro se noi riporteremo il Salone alla Regione e alla Città, dopodiché se gestisce GL o meno, chi se ne frega! Lo posso dire? Cioè abbiamo necessità di una manifestazione che sia certamente all'interno di questa Città, per cui si faccia una gara seria e la vinca il migliore. Questo è il tema, ma posso dire che, quando è stato affrontato, non è stato proprio il passaggio più condiviso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Per iniziare, vorrei rassicurare il Consigliere Marrone: il Movimento 5 Stelle in quest'Aula farà opposizione finché sarà all'opposizione, quindi continueremo a portare avanti la nostra attività con lo stile di opposizione che ci caratterizza, uno stile che si può vedere negli atti che depositiamo.
L'Assessora Parigi sicuramente ricorderà un'interrogazione che risale a febbraio e che fa proprio riferimento alle dichiarazioni rilasciate da Ferrero, in merito alle quali abbiamo chiesto dei chiarimenti. Chiedevamo chiarimenti in particolare rispetto a quello che Ferrero aveva definito un "contratto capestro".
Nel rispondere all'interrogazione, l'Assessora ha ripercorso un po' tutti i passaggi che hanno riguardato l'affidamento e il bando. La risposta, in sintesi, alla fine è stata: "Dal nostro punto di vista, tutto regolare". Tuttavia, noi vediamo in questi giorni che in realtà - adesso lasciamo fare ovviamente alla Magistratura il suo lavoro - probabilmente tutto non era regolare. In questi anni comunque non è stato il primo segnale di qualche problema relativamente al Salone del Libro: abbiamo già visto relazioni della Corte dei Conti che denunciavano una grave difficoltà finanziaria. La domanda che nasce spontanea è: dove eravate in tutti questi anni? E' vero che da due anni siete al governo, però in due anni io credo che avreste potuto farvi un'idea, o perlomeno farvi nascere un dubbio.
Mi chiedo come mai non nasca un dubbio nelle menti di chi gestisce il governo della Regione, ma anche nelle menti di chi dà i contributi agli eventi e poi va a leggere i rendiconti. Come mai chi vede certi movimenti all'interno delle Fondazioni non si fa mai domande? Deve sempre intervenire la Magistratura perché apriamo gli occhi? Nel momento in cui interviene la Magistratura, diciamo: "Va beh, non ci siamo accorti di niente", oppure: "Cerchiamo di rinascere e pensare che, da adesso in poi, cambierà tutto". Ma il "sistema Torino" non è un'etichetta inventata da noi, in realtà esiste, non l'abbiamo tirata fuori in campagna elettorale. In realtà ci sembra che questo "sistema Torino", che noi abbiamo denunciato negli ultimi anni, sia un qualcosa di ben presente e che purtroppo emerge spesso, soprattutto in ambito culturale. Quindi io credo che non possiate dire "non ci siamo accorti di nulla", perché è anche vostro compito controllare e monitorare.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura (fuori microfono)

Non l'ho detto!



FREDIANI Francesca

Non l'ha detto, però dire che il "sistema Torino" non esiste anche alla luce di diversi avvenimenti che ci sono stati e non solo riferiti al Salone del libro è un qualcosa che fa sorridere, ma non troppo.
Ovviamente anche per noi è fondamentale mantenere il Salone a Torino.
Noi riconosciamo l'importanza fondamentale che può avere un simile evento per questa Città e sicuramente siamo anche a fianco al nostro Sindaco nel momento in cui mette in campo tutte le sue armi a sua disposizione per rendere Torino più appetibile di altre location.
Detto ciò, noi chiediamo alla Regione come intenda rendere Torino effettivamente competitiva, per esempio rispetto a Milano, che è il nostro principale competitor. Ci chiediamo quindi se veramente si voglia creare un nuovo polo fieristico che non finisca nelle mani di qualche altro soggetto che lo detenga poi in regime di monopolio e, dunque, quali investimenti si intendano davvero mettere sul piatto. E ci domandiamo quale valore aggiunto la Città di Torino sia intenzionata a dare e in che modo la Regione voglia sostenerlo per mantenere l'interesse degli editori su Torino.
Noi abbiamo tenuto qualche giorno fa una Commissione editoria e abbiamo parlato con alcuni editori, anche a livello informale. Riteniamo che uno dei possibili punti su cui andare a mettere il carico per cercare di rendere Torino più appetibile possa essere il valore culturale di questa Città. Quindi, al di là del grande evento, dei grandi numeri, del grande pubblico e dei grandi nomi che magari tengono conferenze ed eventi - ci sta tutto, va bene: bisogna richiamare il pubblico - teniamo conto, però, che il valore culturale è quello che Torino può sicuramente offrire molto più di altre città, che magari hanno più vocazione fieristica ma meno retroterra culturale e meno humus fatto proprio da editori e da operatori.
E infatti un'altra esigenza emersa durante questa Commissione è quella di creare, magari all'interno di queste giornate di Salone, uno spazio che sia rivolto agli operatori. Noi crediamo che sia molto importante consentire, magari anche a porte chiuse e senza la presenza di pubblico, la partecipazione di operatori che possano incontrarsi tra loro, confrontarsi e creare una vera e seria offerta culturale.
Mi fa piacere, poi, il riferimento ai lavoratori che ha fatto l'Assessore, quando ha ricordato che i lavoratori, alla fine, sono quelli che determinano il successo di un evento o di una manifestazione. Spero che questo valore aggiunto dato ai lavoratori emerga anche nella discussione che avremo fra due giorni in Commissione, per esempio relativamente ai lavoratori della Venaria Reale. Io vorrei infatti che questo riconoscimento dell'importanza dei lavoratori fosse poi effettivamente attribuito anche a livello di condizioni contrattuali.
Chiudo - anche se molti colleghi hanno sforato molto più di me soltanto ricordando che quando la Presidente Milella ha tenuto la sua conferenza stampa, l'Assessora Parigi era al suo fianco (faceva riferimento alla conferenza stampa anche il collega Vignale). Si sono decantati i grandi successi. Cito un virgolettato: "La risposta entusiasta degli editori, il supporto costante delle istituzioni pubbliche storiche e nuove la presenza di Intesa San Paolo che darà vita ad un Salone del futuro che ha già cominciato a muovere i primi passi". Al vostro fianco c'era anche l'ex Sindaco Fassino e qui vorrei citare la sua ennesima profezia. In quell'occasione, infatti, Fassino ha detto: "La strada intrapresa e la prova entusiasmante di questa edizione porteranno altri successi e altri traguardi". Questa, quindi, è la terza profezia di Fassino. Io direi dunque di evitare di invitarlo alle conferenze stampa, in futuro.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Ho due richieste di intervento, la prima delle quali è del Consigliere Grimaldi.
Vi chiedo veramente il rispetto dei cinque minuti a testa perché sono le 11.31.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Non ho colto molto il flusso di questa discussione, nel senso che credo questa sia l'occasione per ribadire il senso dell'investimento di questo territorio su una storia: una storia con tanti successi, con tante luci e anche con alcune ombre che abbiamo visto non solo negli ultimi tempi.
Credo che bisognerebbe ripartire da quello che ha funzionato in questi anni. Di sicuro non centrerei tutta la discussione su quello che è stato il rapporto con gli editori, che ha avuto spesso delle frizioni, ma sul grande lavoro che per tutto l'anno hanno svolto Regione e Comune, insieme alla Fondazione, sul tema del libro e sul tema generale dell'educazione a leggere. Credo sia questo l'oggetto che non bisogna perdere: non solo il tema di mantenere un'apertura alle piccole case editrici che hanno fatto un po' la storia di questo Salone rispetto ad altri a livello mondiale, le collaborazioni internazionali e le grandi possibilità, che poi ne hanno generate tante altre in questo territorio: parlo cioè di quei momenti - non solo le presentazioni di libri, ma in generale le alte discussioni - che hanno fatto parte anche della storia democratica e civile di questo territorio. Lo dico perché senza quella Fiera non ci sarebbero poi state tante altre cose, come la Biennale della Democrazia e forse la stessa Torino Spiritualità, come cultura di un territorio che ha voglia di aprirsi tutto l'anno ad una discussione ampia sui grandi temi della letteratura della vita civile, sociale e scientifica di questo Paese.
Per questo credo che sia un po' inutile la polemica del Consigliere Marrone: ci mancherebbe altro che, per fare un dispetto a chi veniva da tanti anni di governo, l'Amministrazione di Torino voltasse le spalle ad una storia, giusto per prendersi una rivincita! E credo che la collaborazione fra il Presidente Chiamparino e la Sindaca Appendino sia una nota positiva, così come la collaborazione tra gli Assessorati alla cultura.
Credo che il nome di Bray riassuma bene quel che cerchiamo di fare cioè avere una persona forse fra i massimi esponenti della cultura italiana; ma non tanto perché ha fatto il Ministro della Cultura - tra l'altro riconosciuto da diverse parti come un uomo che ha saputo, anche in quel breve tempo, dare delle giuste chiavi di lettura a quello che manca nel sistema culturale torinese - ma perché, per esempio, è anche rappresentante di una casa editrice come la Treccani, che credo sia anche un po' super partes in questo sistema in cui spesso gli editori hanno usato la Fiera per farsi la guerra e per dirsi altre cose.
Penso che Bray sia anche la figura che bene incarna quel che deve fare questo territorio, cioè far sì che restino le persone che sono state attratte anche dalla nostra capacità - e credo che Massimo Bray abbia espresso più volte il fatto che questa Città ha saputo fare innovazione proprio nella cultura - e che sia la persona giusta che può rilanciare questa Fiera, riportando al centro della discussione il fatto che la parte fieristica può tenere degli equilibri di bilancio e la parte culturale no.
A me pare abbastanza chiaro che ci sia una parte che può realizzare economie positive e invece una parte di lavoro della Fondazione, che dura tutto l'anno e che, ovviamente se non sorretta da grandi contributi pubblici, ha anche delle difficoltà economiche.
L'elemento che mi è sembrato più strano in questa discussione, però, è l'omissione dell'oggetto di fondo, cioè del fatto che non è per grazia ricevuta o per un automatismo che l'unico polo fieristico della Città non è partecipato dal pubblico. Si è trattato di una scelta, secondo me sbagliata, fatta tantissimi anni fa. E mi fa un po' ridere che la politica si accorga dopo vent'anni che in un sistema monopolistico privato ci sia questo tipo di contraddizioni. Fatevelo dire da una persona che ha una cultura socialista e che vorrebbe almeno avere la detenzione pubblica di quelle partecipate: fosse per me, cioè, il Lingotto sarebbe almeno a grande partecipazione pubblica, se non a quota maggioritaria pubblica, proprio per evitare questo tipo di situazione. Non è questione, solo, di scongiurare l'ultimo scenario, quello tracciato dalle inchieste. Dico in generale che quando si ha un unico polo fieristico forse sarebbe bene che il pubblico vi fosse dentro, anche a co-investire e anche a partecipare.
Allora, lo dico così: è chiaro che la suggestione della Sindaca Appendino di dotare la Città di un secondo polo fieristico, cioè Torino Esposizioni, può anche essere interessante, posto che poi vedremo se la vicenda della Biblioteca Civica rientra in questo disegno in cui, come sapete.



(Commenti fuori microfono)



GRIMALDI Marco

No, ma guardate che non stiamo.



PRESIDENTE

Le posso chiedere di terminare, Consigliere Grimaldi? Grazie.



GRIMALDI Marco

Certo, certo.
Non stiamo attaccati agli oggetti, perché l'importante sono le funzioni: la Biblioteca Civica può stare a Torino Esposizioni, così come poteva stare in altre aree della città.
Il punto, come diceva l'Assessora Parigi, è che Torino Esposizioni anche qualora venisse ristrutturato, cambierebbe il modello di fiera. Ne dovremmo fare un'altra, con un'altra tipologia e un altro tipo di pensiero dietro.
A me pare che sia questo lo scenario che lasciamo al nuovo C.d.A. e agli Enti locali, sapendo che il tema del Lingotto non può essere lasciato lì, ai margini di un'inchiesta che ha toccato anche il rapporto tra gli enti pubblici e questo soggetto privato.



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi, termini il suo intervento, per cortesia.



GRIMALDI Marco

Ripeto: secondo me questo è uno degli scenari di cui dovremmo discutere, non solo per la Fiera del Libro, ma per tante manifestazioni che vogliamo attrarre e continuare a creare su questo territorio. Credo che il rapporto con quel privato e con quella struttura debba essere ridisegnato nei prossimi anni.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
L'Assessore, nel suo intervento, ha posto tre domande, sulle quali è già intervento, per il nostro Gruppo, il collega Valle, Presidente della Commissione competente.
In questo momento a noi interessa ritornare alla terza domanda posta dall'Assessore Parigi: c'è futuro per il Salone del Libro di Torino? A questa domanda, Assessora Parigi, noi rispondiamo in modo netto e lapidario: deve esserci un futuro! Deve esserci un futuro per questo Salone. Riteniamo impossibile pensare di perdere questa manifestazione.
E' vero, Assessore Parigi, lei ha ricordato la capacità straordinaria che c'è stata in questa città e in questa Regione, di inventare eventi, ma purtroppo, nei decenni abbiamo avuto anche una capacità straordinaria di perderli: mi ricordo quando da bambino andavo con mia mamma al SAMIA salone della moda, una delle tante manifestazioni inventate in Piemonte e poi in qualche modo scippate da un sistema Milano che è iper-attrattivo sul fronte economico.
Noi riteniamo che il Salone del Libro di Torino sia un elemento fondamentale per l'economia, il turismo e la cultura di questa città ed apprezziamo gli sforzi fatti dall'amministrazione regionale, d'intesa con l'amministrazione comunale, per salvaguardare questa realtà.
Qualcuno ha parlato del fatto che il centrosinistra se la canta e se la suona da solo.
Ecco, mai nulla è stato più lontano dalla realtà di questa affermazione: noi stiamo collaborando con l'amministrazione comunale di Torino e continueremo a collaborare. Può piacere o meno, e a noi ovviamente non piace, ma la Sindaca Appendino è la Sindaca dei torinesi, rappresenta la città, ed avendo noi la responsabilità di governare la Regione, ci sentiamo impegnati per difendere un asse di questo territorio, perché è in gioco un valore importante per il Comune, per la Città metropolitana, per la Regione e per questa comunità.
Sosteniamo, quindi, gli sforzi che l'amministrazione regionale sta facendo, ma non esistono subordinate, Assessora Parigi, bisogna creare le condizioni perché questo Salone stia qui.
Il Salone è un aspetto economico di mercato ed ha chiaramente ragione il Consigliere Pichetto: gli imprenditori vanno, essendo imprenditori, dove loro conviene. Quindi bisogna far sì che ci siano condizioni economiche che rendano attrattivo ed incentivante l'uso della città di Torino per questo Salone. Non sto qui a riprendere il discorso fatto dal collega Grimaldi sul fatto che il polo fieristico sia totalmente privato oppure no (ormai è privato e prendiamone atto), ma è certo, come ci hanno insegnato a suo tempo i liberali piemontesi, che tutto deve essere privatizzato tranne ci che rappresenta un monopolio.
In tal caso, il monopolio è una realtà che deve rimanere pubblica tant'è che questa cosa è avvenuta, quindi è inutile, in questo momento riprendere questo percorso, piuttosto cerchiamo di creare le condizioni economiche affinché la manifestazione in Torino, nell'unico polo espositivo in cui è possibile farla, sia conveniente per gli imprenditori.
Cerchiamo di capire come raccordarci con il sistema imprenditoriale.
Lei, Assessora Parigi, ha detto che il rapporto con gli imprenditori deve essere fatto attraverso una procedura ad evidenza pubblica. Io vorrei capire meglio - ma non è questa la seda, potremmo magari parlarne in Commissione - per quale motivo ci deve essere un'evidenza pubblica, nel senso che se il Salone è un aspetto di mercato, questo aspetto di mercato può essere auto-organizzato dagli imprenditori; c'è un problema di un marchio che possediamo noi e di elementi culturali che sono a lato della fiera e dell'happening economico, che vanno trattati separatamente, quindi mi chiedo se sono necessari rapporti di evidenza pubblica tra la Regione e l'AIE, oppure se non sono superabili attraverso un'architettura diversa del sistema, che vede una parte economica auto-organizzata, con un gestione del logo che viene affittato alla manifestazione, a fronte del fatto che gli aspetti culturali di promozione sociale e di invito alla lettura sono direttamente finanziati e coperti dalla mano pubblica che, a lato della parte della kermesse economica, organizza eventi culturali.
Il sistema è più complesso, non c'è una soluzione unica da dare a questa domanda. Credo che in Commissione potremmo capire bene come far coesistere le varie opzioni.
In più, Assessora, conoscendo lei bene la materia, credo che dobbiamo provare anche noi, nella nostra proposta, a rilanciare rinnovando: Milano pare proporre rapporti con altre città, non ci paiono idee fuori dal mondo.
Credo che il sistema Torino e gli attori culturali, che il Piemonte ha siano in grado di fare e di offrire molto di più di quanto può offrire una città che non ha questa esperienza che abbiamo noi e, soprattutto, che nel tempo non ha mai messo insieme tutti gli attori come abbiamo messo insieme noi.
Quindi, ci sentiamo parte dello sforzo condotto dall'Amministrazione regionale per garantire la continuità di questa manifestazione a Torino.
Non ci scandalizziamo che altri sistemi territoriali cerchino di attrarla a sé, fa parte delle dinamiche dei territori. Siamo convinti di avere più capacità e risorse, quindi siamo convinti di poterla spuntare. Noi saremo solidali e a fianco di ogni sforzo dell'amministrazione che vada in questo senso.
Negli anni passati abbiamo ereditato una gestione.



PRESIDENTE

Le chiedo di terminare, Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Termino.
Abbiamo ereditato una gestione del Salone importante, che ha ottenuto grandi successi ed ha avuto grandi meriti. E' un qualcosa che ci è stato passato da altre amministrazioni.
Personalmente non credo che ciò che è avvenuto prima di me sia sempre male e ciò che faccio io sia sempre bene. No, abbiamo ereditato, dalla storia di amministrazioni passate, un bel prodotto. Penso che sia nostro dovere consegnare, a quelli che verranno dopo di noi, una manifestazione più forte, più radicata e di maggior successo, quindi andiamo avanti su questa linea.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie.
Alcune brevissime precisazioni, prima di lasciare la parola anche al Presidente Chiamparino, che mi preme fare sul documento che abbiamo consegnato.
Consigliere Marrone, noi abbiamo incontrato mercoledì mattina il Presidente Motta. Noi non siamo una ditta privata, siamo un'istituzione pubblica, quindi credo che due giorni e mezzo per scrivere dei concetti che abbiano una validità giuridico-amministrativa non siano esagerati.
Ovviamente, noi non abbiamo queste tre paginette scarne, come lei le definisce; in realtà, indicano un iter progettuale e concettuale molto preciso che, peraltro, ha avuto bisogno di verifiche profonde, dal punto di vista giuridico. Ricordiamoci che, nel nostro caso, la superficialità nel dire e nel proporre delle cose potrebbe avere dei risvolti anche negativi.
Ora, in questo iter progettuale, che quasi sicuramente dovremo mettere a evidenza pubblica, perché l'AIE non rappresenta tutti gli editori esistono anche delle altre sigle, ma questo non credo sia un problema abbiamo ipotizzato un cammino - lo voglio sottolineare - che non è un cammino di concessione di servizi, è un cammino per trovare un partner che ha delle caratteristiche e noi ne abbiamo delle altre. Quindi, riconosciamo ad AIE capacità imprenditoriale, know how commerciale, eccetera, ma riconosciamo anche una parte culturale che ovviamente fa parte di quel mondo; al tempo stesso, rivendichiamo con forza la nostra storia - e torno a ribadire che è un modello per tutto il Paese - che è, tanto più, una storia culturale.
Tra l'altro, io non ho mai parlato di "morte del Salone"; anzi, devo dire che nella stessa proposta che abbiamo fatto ad AIE parliamo di un ulteriore format che vorremmo affiancare - naturalmente parliamo di format culturale - per ulteriormente aumentare la capacità attrattiva del Salone stesso.
Voglio ribadire con forza che il Salone del Libro ha fatto comunque grandi numeri (sono d'accordo con tutti quelli che hanno detto che è una gran cosa), perché non era una semplice fiera commerciale: dietro c'era un progetto, c'era della cultura, c'erano degli Enti locali che investivano in progettualità culturale.
Allora, questa realtà, ovviamente, non solo non possiamo e non vogliamo perderla, ma rilanciarla: diciamo che noi siamo così forti nella capacità progettuale che rilanciamo sul piano delle idee.
Questo è il senso del mio intervento.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Parigi.
La parola al Presidente della Giunta, Chiamparino.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Intervengo pochissimi minuti, non perché sia necessario aggiungere a quanto ha detto l'Assessora Parigi, che ringrazio per il lavoro svolto in questi giorni e che, soprattutto, ancora di più faremo nei prossimi.
Colgo solo l'occasione di questo dibattito per fare un paio di puntualizzazioni, spero utili all'Aula e anche all'opinione pubblica.
La prima. Non voglio fare il "giochetto" di contrapporre Vignale e Marrone, perché sarebbe troppo facile. Il Consigliere Marrone, dall'alto delle sue percentuali elettorali, cerca sempre di spiegarci come dovrebbe essere il mondo: peccato che il mondo vada in un'altra direzione e questo effettivamente è un problema, ma per lui! MARRONE Maurizio (fuori microfono) Se l'è un po' presa!



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Dicevo, se ha ragione Vignale, e devo dire che mi riconosco abbastanza in quel che ha detto, così come ovviamente mi riconosco, oltre che nella ricostruzione fatta da Valle e da Gariglio sul passato, nel fatto che noi ereditiamo una manifestazione di elevato profilo nazionale e internazionale costruita in trent'anni di lavoro assiduo, difficile, complesso e anche con degli errori, com'è naturale che sia quando si lavora - ma quello ereditiamo - la domanda che mi viene spontanea è: "Ma se così è", questo sistema, che non chiamo "Torino", che sembra adesso una specie di mostro oscuro che ha partorito chissà quali altri mostri, evidentemente non è stato così nefasto, altrimenti non avrebbe consentito di costruire in trent'anni un evento che ha tali dimensioni nazionali e internazionali.
Ripeto, non io, ma il Consigliere Vignale lo ricordava.
Questa è la prima questione: se non è così, allora non preoccupiamoci tanto.
Se è così, allora è giusto lo sforzo che stiamo facendo, e nel dire questo ringrazio il Consiglio per le parole di incoraggiamento che complessivamente sono venute sul lavoro che stiamo facendo per garantire che il Salone resti a Torino. Se non fosse così, allora non stiamo a preoccuparci tanto. Io credo sia così, per questo andremo avanti su questa strada e sono convinto che raggiungeremo il risultato.
Collaborazione con la Sindaca Chiara Appendino. Ci mancherebbe, sarebbe strano il contrario! Io non mi stupisco dello stupore, cioè sarebbe curioso il contrario, ossia se, di fronte al fatto che il Sindaco del capoluogo della nostra Regione è un esponente del Movimento 5 Stelle che ha vinto la campagna elettorale, il Presidente della Regione non dovesse, così come ha fatto quando era Sindaco e qui sedevano esponenti di un'altra parte politica, cercare il massimo di collaborazione politica, nell'interesse della nostra comunità.
Lo ricordo sempre: non si governa Torino senza un rapporto con il Piemonte, ma vale anche il contrario.
Quindi, credo sia reciproco interesse a convergere. Ci sono delle cose sulle quali non siamo d'accordo? Sì. L'esempio più facile è la TAV, ma ce ne saranno anche altre. Questo non vuol dire che non si debba fare uno sforzo da entrambe le parti per cercare il massimo di cooperazione e collaborazione istituzionale possibile.
Sul futuro, poche parole.
Ringrazio Daniele Valle e Davide Gariglio, perché sentire il sostegno pieno del principale partito di opposizione, come immagino tutte le altre forze di opposizione...
GARIGLIO Davide (fuori microfono) Principale partito di maggioranza...



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Di maggioranza, sì.
GARIGLIO Davide (fuori microfono) Altrimenti i giornalisti ci "ricamano" sopra.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Perché pensavo al Comune. Il mio è stato un lapsus freudiano, non riesco a dimenticare il Comune.
Ripeto, ringrazio per il sostegno anche da importanti forze dell'opposizione.
Dicevo, il futuro. Due cose. La prima. E' chiaro che senza gli editori il Salone sarebbe a rischio, ma non confonderei gli editori con l'AIE. Sono due cose diverse, perché l'AIE è una struttura di rappresentanza, come ce ne sono tante altre, più piccole, meno rilevanti, che è la ragione per la quale, comunque, qualsiasi procedura che tenda a dare un ruolo più diretto nella gestione e nell'organizzazione ad AIE o agli editori deve passare per una procedura pubblica. Gli editori sono un mondo complesso e variegato.
Non vorrei introdurre dei cunei all'interno di quel mondo. Dico solo che noi il dialogo - e questo è un messaggio molto chiaro - lo teniamo aperto con tutti per la ragione che dirò dopo.
Noi faremo ogni sforzo per rendere competitiva la nostra offerta anche dal punto di vista economico. Non vi nascondo che molto è nelle mani del Comune di Torino, perché è chiaro che molto di tutto ciò che riguarda il centro fieristico, quello che c'è ed eventuali alternative, è nelle mani del Comune di Torino. Qui c'è un'altra ragione per potenziare al massimo la collaborazione istituzionale, se vogliamo cercare di rilanciare insieme una nuova stagione con un profilo innovativo, ma sempre molto alto, di dimensione nazionale e internazionale del Salone del Libro.
Ultimo punto.
Abbiamo una risorsa fondamentale, che è quella, lo dico così: il nostro è stato, è e sarà un evento culturale. Non è, non è mai stato e non sarà mai una fiera.
Credo che a chiunque di voi sia chiara la distinzione fra una fiera che io rispetto tantissimo, ma che è un evento commerciale, e un evento culturale; spero che sia chiaro anche all'Assessore Del Corno, le cui affermazioni in un'intervista pubblicata di recente su un quotidiano ho trovato, francamente, stucchevoli e anche un po' sgradevoli.
Non intendo affatto polemizzare con Del Corno; intendo solo rimarcare e sottolineare che quello che, se non sbaglio, diceva da ultimo Gariglio, e cioè che il Salone del Libro è un modello di evento culturale nazionale con forti proiezioni internazionali: questa è la risorsa di fondo che noi abbiamo. Questo lo dimostra il fatto - e concludo - che una personalità di profilo culturale così denso, così nazionale e internazionale come Massimo Bray abbia dato la disponibilità ad impegnarsi per rilanciare il Salone del Libro di Torino. Lui non si è impegnato a fare il Presidente di una Fiera del Libro, ma si è impegnato per dare un contributo a rilanciare quel prodotto, quel modello nazionale che è il Salone del Libro di Torino.
Sono convinto che se noi lavorassimo per questa strada e mettessimo le necessarie procedure di trasparenza, così come i necessari investimenti economici per renderlo competitivo, potremmo aprire una stagione forte del passato e innovativa affinché il Salone del Libro continui ad essere una delle eccellenze torinesi e piemontesi.



PRESIDENTE

Essendo terminato il dibattito sulle comunicazioni della Giunta possiamo passare al punto successivo.
Devo comunicare all'Aula che è pervenuta una richiesta da parte dei lavoratori di IBM che manifestano davanti a Palazzo Lascaris: 156 dipendenti licenziati che chiedono di essere ricevuti.
Se l'Aula acconsente, propongo di incontrarli alle ore 13 in Sala Viglione con l'Assessore competente, con il Presidente di Commissione e con tutti i Consiglieri che desiderano essere presenti. L'orario può essere dalle 13 alle 13.30, perché poi ci sono diversi impegni da parte dei Consiglieri.
Va bene per tutti? L'appuntamento è alle ore 13 in sala Viglione.


Argomento: Province

Proseguimento esame disegno di legge n. 210 "Disposizioni di riordino e di semplificazione dell'ordinamento regionale nonché norme di prima attuazione dell'articolo 21 della legge regionale 29 ottobre 2015, n. 23" (Riordino delle funzioni amministrative conferite alle Province in attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56)


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame del disegno di legge regionale n. 210, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Il relatore di maggioranza era il Consigliere Valle. Sono stati relatori di minoranza i Consiglieri Bono e Vignale. Vi ricordo che, nella seduta pomeridiana del 12 luglio, sono stati votati gli articoli 2 e 3.
Proseguiamo con l'esame dell'articolato e dei relativi emendamenti.
ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 143) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: L'articolo 4 del disegno di legge 210 è soppresso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 143) è un emendamento soppressivo dell'intero articolo. Come avevamo avuto modo di dire nella scorsa seduta di Consiglio non è tanto e solo un emendamento presentato relativamente all'articolo in sé. L'articolo 4 non è uno di quelli "più critici" del provvedimento. Il disegno di legge n. 210, dal momento in cui è stato approvato in Commissione al momento in cui è arrivato in Aula, ha portato tali e tante modifiche che crediamo ci debba essere un ripensamento da parte della Giunta.
Nella riunione della I Commissione che si è svolta nella giornata di ieri - poi arriveremo agli emendamenti presentati alla Giunta - la totalità delle organizzazioni sindacali, oltre a buona parte del Consiglio regionale, hanno espresso una contrarietà non ad un merito, ma ad un metodo di lavoro che non troviamo solo negli emendamenti sulla modifica della legge n. 23, ma in molti emendamenti presentati.
Crediamo che questo, in qualche modo, debba indurre la Giunta ad una riflessione: riportare questa norma all'aspetto originario che aveva.
Individuare alcuni articoli come importanti da modificare, come spesso avviene nei disegni di leggi collegati alla finanziaria, anche articoli non di grandissimo impatto normativo e sui quali non dico che ci debba essere necessariamente una condivisione, ma sui quali non c'è una grande contrarietà e che, possibilmente, non riguardano proposte di legge che sono in discussione in Commissione.
Potremmo fare l'elenco di una serie di norme interessate, in particolar modo dagli emendamenti che sono stati presentati in Aula, che interessano in realtà, norme che noi stiamo discutendo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 144) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: Il comma 1, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
In questi emendamenti, inevitabilmente, ripeteremo un po' il profilo di richiesta di un metodo che non vuole necessariamente essere condiviso, ma vuole essere un metodo che si è sempre tenuto all'interno dell'Aula.
Di per sé, il comma 1, dell'articolo 4, e l'articolo 4 stesso cercano di apportare delle modifiche alla legge n. 49 del 1991 "Norme per il sostegno delle attività nel settore informativo, bandistico, corale e strumentale delle associazioni scuole e istituti musicali della Regione Piemonte".
E' stato uno di quegli articoli che, in sede di discussione della legge in Commissione, è passato in modo abbastanza agevole. Era oggettivamente una modifica normativa che non comportava, al di là del voto che poi ognuno andrà ad esprimere, un grande impatto.
Tuttavia, è sul resto della norma che vi sono modifiche sostanziali.
Immagino che, da questo punto di vista, sarebbe utile che tornassimo ad una discussione della legge sulle parti che ci possono anche distinguere, sulle parti importanti della legge stessa, come quella che introduce un appesantimento in termini di costi per le Amministrazioni comunali rispetto all'ecotassa, stravolge la legge sul personale o apporta altre modifiche significative, a legge licenziata dalla Commissione.
Negli ultimi giorni sono stati presentati altri emendamenti riguardanti il settore forestale, pertanto è evidente che diventa difficile discutere di una norma presentata in questo modo.
Ripeto: nel metodo, più che nel merito.
Per questo motivo, abbiamo ritenuto opportuno emendare relativamente al merito di quanto - in questo caso - recita il comma 1 dell'articolo 4, ma anche in termini generali, per segnalare la nostra contrarietà rispetto a questa procedura, che non riteniamo corretta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Riprendo quanto accennato dal Consigliere Vignale, poiché il dispositivo di legge che stiamo per andare ad approvare presenta una serie di problematiche assai complesse, nelle varie articolazioni. Nel caso specifico, c'è un elemento di modifica da parte dell'Assessore competente che rispetto alla formazione delle bande piemontesi modifica le parole "corsi professionali" - che andavano ad identificare la possibilità per coloro che vi partecipavano in modo piuttosto generico - con le parole "corsi a carattere pre-accademico".
Il termine "pre-accademico" incide in modo assolutamente complesso e dà un altro tipo di prospettiva al corso professionale, incide sul profilo di un'attività culturale più complessa e va ad identificare le scuole successive, che vengono frequentate da coloro che intraprendono il corso professionale. Infatti, il termine "pre-accademico" presuppone una continuità nell'ambito della frequentazione del corso, mentre in precedenza questi erano finalizzati ed esaustivi nel loro complesso.
In questo senso, chiediamo la soppressione dell'articolo in questione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
Emendamento rubricato n. 145) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: Articolo 4 Il comma 2, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso.
La parola al Consigliere Pichetto per l'illustrazione.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Prendo spunto dall'emendamento n. 145) per svolgere una considerazione.
In questo grande caos nazionale abbiamo scadenze tutti i giorni.
Abbiamo un Presidente che ha fatto il Sindaco, quindi lo sa bene: i Comuni sono impegnati a mandare monitoraggi, questionari, rispondere alla stessa domanda, ripetuta in modi diversi da Provincia, Regione, Ministeri, Corte dei Conti e così via.
La formulazione dice: "Nel periodo stabilito dall'Assessorato". In realtà, dovrebbe essere il periodo stabilito dalla Giunta regionale. La cosa che bisognerebbe fare, anche a livello regionale, è indicare due o tre date, dei riferimenti (il 30 giugno e il 31 dicembre, ad esempio), in modo che tutti sappiano qual è la scadenza. Sarebbe un vantaggio economico e comporterebbe minori tasse per i cittadini, perché si eviterebbe di avere continuamente bandi, scadenze le più svariate e, naturalmente, persone che nei 1.200 Comuni (in questo caso riguarda i Comuni, ma quando riguarda i privati è peggio ancora ), perdono il proprio tempo a cercare la data giusta di scadenza del bando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Aggiungo ulteriori elementi a quanto affermato dal collega Pichetto.
Se ci fosse solo la data di scadenza del bando, sarebbe comunque complesso rispetto alla mole dei bandi. Nei piccoli Comuni gli amministratori fungono anche da Segretari dell'attività quotidiana amministrativa, che probabilmente sarebbe complessa di per sé - come diceva il Consigliere Pichetto - ma, se non ci fossero una serie di adempimenti burocratici aggiuntivi che vengono continuamente inseriti nelle singole leggi, sarebbe un vantaggio.
Verrebbe da dire "evviva la semplificazione!", nell'ambito del dispositivo di legge che andiamo ad approvare, ma questo lo vedremo anche su altre tipologie di leggi, specialmente quelle ambientali, nelle quali tutti gli anni si produce una grande mole di carta rispetto a ciò che è stato realizzato nei singoli Comuni, nei singoli Consorzi, nelle singole autorità d'ambito.
Sempre più, gli amministratori e gli impiegati dei singoli Comuni passano la giornata a riempire moduli di carta e tutto ciò che la fantasia inserisce nelle leggi regionali e statali, dimenticando qual è il fine ultimo, cioè il servizio ai cittadini.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
Emendamento rubricato n. 146) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: Articolo 4 Il comma 3, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 146) riprende il comma 1 dell'articolo 4, della legge n. 49/91, che prevede che i corsi di tipo bandistico siano articolati in cicli di tre anni ("la durata non può essere inferiore a sette mesi") e che si svolgano almeno 150 ore di lezione all'anno.
Se guardiamo la tempistica, cioè le ore del corso, vediamo che si tratta di corsi di importante formazione, nel senso che le 150 ore di lezione all'anno sono superiori a quelle svolte da molti executive che fanno le Università.
Tutto ciò (ma questo riguarda un po' in generale l'articolo) deve essere anche collegato alle disponibilità finanziarie, perché è evidente che noi abbiamo aggiornato la legge 49 (sono disposizioni nuove che si sono create nel corso del tempo), però va anche ricordato che questa norma è nata quando la Regione Piemonte contribuiva con centinaia di migliaia di euro al sostegno del settore bandistico piemontese, per un motivo molto semplice: perché era la modalità più diffusa e meno costosa per l'insegnamento musicale a giovani, e non soltanto giovani, piemontesi.
Pertanto, questa rimane una legge estremamente significativa, ma - vado a memoria, ovviamente mi posso sbagliare - credo non sia finanziata da un buon numero di anni. E allora, bisogna fare attenzione ad appesantire norme oggi esistenti che, se quando nate ponevano sulla bilancia maggiori regole ma una dotazione economica, per evitare che quelle risorse andassero a soggetti che non avevano i requisiti per definirsi tali, oggi il rischio vero è che - con la modifica che introduciamo nella norma - i corsi di formazione musicale che alcune bande fanno sul territorio non possano essere più riconosciuti come attività formative a tutti gli effetti perch non rispondono al comma 3 dell'articolo 4. Quindi non gli diamo un soldo ma gli imponiamo degli obblighi maggiori rispetto a prima.
Allora su questa bilancia, che una volta si reggeva sulla contribuzione economica e pertanto su una giusta puntualizzazione di chi potesse ricevere contributi, credo che oggi si debba fare un'attenzione maggiore, perché se sappiamo che su questo tema non investiremo delle risorse, credo che non sia una priorità quella di normarlo in modo più puntuale e più rigido rispetto a prima.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento che apparentemente sembrerebbe di ostruzione ma non è così, perché vi è una considerazione dal punto di vista culturale della salvaguardia delle tradizioni all'interno dei nostri paesi, poich normalmente la banda, i cori e le varie attività strumentali condotte all'interno dei nostri paesi rappresentano un modo di preservare anche la cultura storica che normalmente questi luoghi hanno.
Ora, il fatto che ci debbano essere almeno sette mesi di corso e 150 ore (vuol dire come minimo due giorni al mese di corso), significa che si va a definire un elemento che è in contrasto rispetto a un'attività di salvaguardia culturale come poc'anzi dicevamo, ed è per quello che con l'emendamento noi chiediamo l'abolizione di questo particolare comma: ci sembra assolutamente non pertinente rispetto a una cultura che questa regione deve sostenere soprattutto in ambito locale con le bande, che sono una delle espressioni più popolari che il Piemonte ha, e non solo il Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
Emendamento rubricato n. 147) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: "Il comma 4, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso".
L'emendamento è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 148) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: "Il comma 5, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso".
L'emendamento è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 149) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: "Il comma 6, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
E' un po' quello che si diceva precedentemente. Non che la norma del 1991 non avesse indicazioni puntuali rispetto alle modalità con cui si dovevano svolgere i corsi, però riprendiamo il ragionamento fatto precedentemente. E' evidente che una norma che eroga contributi - poich anche per questo nasceva la norma - è corretto che sia quanto più puntuale possibile o che sia sufficientemente puntuale per fare in modo che i contributi dei cittadini piemontesi che vanno a sostegno del mondo bandistico vadano a quelle realtà che hanno dei requisiti minimi o medio alti (questo lo decide la norma) per poterli ricevere. Oggi, come dicevamo questo non c'è più.
Con questa norma avevamo due opportunità: quella di regolamentare con maggiore dettaglio l'attività o, per contro, quella di renderla più agevole, nel senso che non avevamo più il timore di un'erogazione di contributi destinata a soggetti che non avessero i sufficienti requisiti.
Il comma 6 è uno di questi esempi. Recita: "L'incarico è conferito dal Comune con apposito provvedimento amministrativo, su indicazione dell'associazione musicale nel caso in cui il Comune si avvalga delle associazioni musicali".
E' una modalità di istituzionalizzazione di un sistema che, come ricordava il collega Sozzani, è presente in moltissimi dei nostri Comuni anche se molto meno di una volta, perché va ricordato che il sistema bandistico - bandistico da una parte, corale dall'altra - piemontese quando era adeguatamente supportato, ha consentito a moltissime persone di potersi avvicinare al mondo della musica per motivi diversi, oppure perch vi era un costo inferiore al suo avvicinamento poiché la diffusione era più capillare.
Era evidente la differenza tra un Comune in cui la prima scuola di musica o il primo insegnante era a molti chilometri invece che avere all'interno del proprio Comune il corso musicale fatto dalla banda, con lezioni di solfeggio e dove c'era e c'è l'attività strumentale. Era un modo per imparare questa attività. Va detto - e penso che molti di noi le conoscano - che ci sono molte realtà in cui l'attività è molto meno regolamentata rispetto a quanto prevede la legge, ma è comunque un'attività utile per imparare i rudimenti (o più dei rudimenti) della cultura musicale.
In sostanza, crediamo che tutte le parti che in qualche modo vanno a irrigidire la norma - questo ne è un caso assolutamente evidente - siano fuori luogo e fuori tempo rispetto a quello che la stessa legge disciplina.
Sarebbe sufficiente leggere la legge finanziaria del 1991 o vedere gli ultimi impegni fatti sulla legge 49 per capire come si debba, laddove non riusciamo a dare più denaro, almeno a rendere il più semplice possibile l'attività.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 150) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: "Il comma 7, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso".
L'emendamento è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 151) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: "Il comma 8, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso".
Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani per l'illustrazione; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Questo emendamento è in linea con quanto abbiamo detto sino a ora e anche con quanto il nostro Presidente di Gruppo ha già indicato, e cioè che entro 90 giorni dal termine della presentazione della domanda, sentita la Commissione istruita, la struttura regionale competente approva il piano dei corsi di orientamento musicale di tipo bandistico, corale, ecc. e l'assegnazione dei contributi ai Comuni che abbiano presentato nei termini regolare domanda della richiesta della documentazione.
Nel suo programma di legislatura, il Governatore Chiamparino aveva detto: "Ci sarà un'attività di semplificazione normativa nell'ambito di questa Regione". Ebbene, se la semplificazione normativa passa attraverso iniziative di questo genere, voi capite che non se ne esce più; non se ne esce più perché diventa veramente difficile, come dicevamo all'inizio della discussione di questi emendamenti nella giornata odierna sul fatto che i Comuni debbano passare il proprio tempo, innanzitutto definire quali sono i tipi di bando ai quali debbono partecipare, poi alla domanda che debbono avanzare, al fatto che ci sia una Commissione regionale che valuti questa domanda e che poi magari la domanda sia incompleta.
Insomma, vediamo che le disposizioni legislative che stiamo discutendo sono un eccesso di burocrazia, un eccesso di carta e di elementi per ovviare ai quali basterebbe probabilmente l'utilizzo di portali informatici. In altre Regioni, le smart card sono utilizzate per tutti i servizi a livello regionale. Chissà perché non è attuabile informatizzare quanto più possibile il sistema: esistono dei bandi ed esistono delle modalità di compilazione. Questo potrebbe essere un elemento che però ci manca nell'analisi e nella discussione su un ammodernamento delle prassi regionali e delle modalità burocratica di gestione della cosa pubblica quotidiana da parte delle Amministrazioni, come pure da parte dei cittadini.
Vedo però che questa discussione di ammodernamento, di semplificazione e di riduzione dell'attività burocratica è completamente assente anche nel contesto di iniziative legislative come quelle che stiamo discutendo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sozzani.
Emendamento rubricato n. 152) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: Il comma 9 dell'art. 4 del disegno di legge n. 210 è soppresso.
L'emendamento è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 153) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: Il comma 10 dell'art. 4 del disegno di legge n. 210 è soppresso.
L'emendamento è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 154) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: Il comma 11 dell'art. 4 del disegno di legge n. 210 è soppresso.
La parola per al Consigliere Sozzani l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Questo emendamento, in realtà, è conclusivo rispetto agli altri che precedentemente non abbiamo discusso. Alla fine vedete che, partendo da un'iniziativa sul territorio, in cui vi sono dei corsi di musica che si configurano come attività non professionali (svolte da questi soggetti che andavano a rinnovare le cosiddette bande dei paesi), stiamo trasformando quello che, soprattutto nei piccoli Comuni, era essenzialmente un esempio di cultura per persone che avevano passione e dedizione per la musica e la insegnavano ai giovani e andiamo a strutturare un sistema che diventa quasi universitario o da pre-Conservatorio. Da come leggo, alla fine, si interviene sul corso delle bande, che tutti sappiamo essere nella tradizione popolare di questo Piemonte e soprattutto dei piccoli Comuni.
Ora, dunque, dopo un corso di 150 ore, dopo l'analisi burocratica da parte dei Comuni che debbono presentare tutte le domande, al termine del ciclo gli allievi che abbiano fatto almeno i due terzi delle lezioni sono ammessi alle prove finali, dove c'è un esperto con funzione di Presidente un rappresentante del personale didattico e uno del Comune. Insomma andiamo a creare quasi un esame finale confacente ad una scuola di alto livello e non c'è più il prosieguo di quello che era anche una sorta di divertimento e non solo di mantenimento delle tradizioni popolari.
Ci preoccupa in modo particolare la chiusura definitiva o l'impossibilità di prosecuzione dell'attività delle bande dei paesi qualora ci dovesse essere una mole così prevista di attività. Sappiate che i giovani già tendono ad allontanarsi dalle tradizioni popolari e noi dovremmo indurli a mantenerle. Al contrario, un giovane che deve fare 150 ore di corso due giorni la settimana e l'esame finale o va al conservatorio o altrimenti con la banda non suona più.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sozzani.
Emendamento rubricato n. 155) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: La lettera a) del comma 3 dell'art. 9 della l.r. 49/1991, come sostituito dal comma 11 dell'art. 4 del disegno di legge n. 210 è soppressa.
L'emendamento è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 156) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: La lettera b) del comma 3 dell'art. 9 della l.r. 49/1991, come sostituito dal comma 11 dell'art. 4 del disegno di legge n. 210 è soppressa.
L'emendamento è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 157) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: La lettera c) del comma 3 dell'art. 9 della l.r. 49/1991, come sostituito dal comma 11 dell'art. 4 del disegno di legge n. 210 è soppressa.
L'emendamento è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 158) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: Il comma 12 dell'art. 4 del disegno di legge 210 è soppresso.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che l'emendamento n. 158), che cassa il comma 12 della norma, sia quello che rende più evidente la modalità con cui in realtà normiamo, non rendendoci conto della situazione finanziaria del nostro bilancio.
Il comma recita: "'Entro il 30 settembre di ogni anno gli Istituti e le Scuole di musica civiche e private che intendono ottenere il contributo regionale per i corsi professionali, devono fare pervenire all'Assessorato Istruzione della Regione Piemonte-Settore Istruzione, domanda in carte legale con la seguente documentazione:' è sostituito dal seguente: 'Nel periodo individuato dalla Giunta regionale con propria deliberazione, gli istituti e le scuole di musica civiche e private che intendono ottenere il contributo regionale per i corsi di formazione musicale a carattere pre accademico, fanno pervenire alla struttura regionale competente la domanda con la seguente documentazione:'"; segue poi una serie di dati.
Vorrei evidenziare due aspetti. Ce n'è uno a monte: noi, questa Regione, abbiamo votato una norma che si chiama "Piemonte digitale" all'articolo 38 - vado a memoria - di una legge finanziaria, che prevede che nel tempo questa Regione cerchi di utilizzare sempre meno procedure cartacee e sempre più procedure elettroniche. E' evidente, allora, che questa norma - la Giunta e gli Uffici regionali dovrebbero ricordarla - in parte viene utilizzata e in parte abbiamo una serie di domande.



PRESIDENTE

Consigliere, le chiedo scusa. Domando a chi si trova nelle barcacce di parlare sottovoce, oppure di uscire dall'Aula. Fate come desiderate: l'importante è che ci sia silenzio in Aula e che chi deve esporre gli emendamenti lo possa fare possibilmente ascoltato. Grazie.
Prego, continui, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Dicevo che abbiamo questa norma regionale che andrebbe rispettata, per fare in modo che in Regione arrivi sempre meno carta e che l'attività per le Amministrazioni pubbliche sia semplice. C'è un dovere che hanno tutte le Amministrazioni pubbliche, quello del possesso della PEC. Credo che noi dovremmo - come dice la norma - ricevere soltanto più domande via PEC.
Teniamo conto che si tratta di soggetti che avanzano anche una richiesta economica: non si tratta di cittadini piemontesi che scrivono per lamentarsi dei trasporti. Credo allora che in questi casi sarebbe doveroso prevedere che vi sia solo questo tipo di domande e nella norma questa previsione non c'è.
In più, s'introduce questo concetto che - seppure modificato - prevede chiaramente in norma la possibilità di ottenere un contributo per i corsi di formazione musicale a carattere pre-accademico.
Noi ci auguriamo che nell'assestamento di bilancio, per esempio, si possano stanziare delle risorse per questo tipo di attività. Crediamo che non sarà semplicissimo, però - anche da questo punto di vista - ritengo che si debba avere la sobrietà di modificare le norme che attengono all'ottenimento di risorse, quando queste sono vigenti anche da un punto di vista finanziario.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Voglio solo sottolineare (cosa già detta, se non vado errato, dal Capogruppo Pichetto) che - ancora una volta - sostituiamo delle date certe relativamente ai periodi in cui dovranno essere presentate le domande, con delle date che definirà la Giunta regionale, con propria delibera.
Se parliamo di processi di semplificazione, ritengo che sarebbe opportuna, tra le semplificazioni, la certezza non dico perpetua, ma possibilmente per un certo periodo di tempo, delle date in cui presentare le istanze, anche perché parliamo di soggetti che non possono stare sempre a guardare le deliberazioni di una Giunta regionale (seppure si tratti di contributi). Sarebbe opportuno - come diceva il collega Pichetto immaginarsi date certe e tempi certi in cui questo avviene.
Mi pare che la sostituzione da "entro il 30 settembre" ad un periodo individuato dalla Giunta regionale porti nuovamente ad una poca certezza delle date, pertanto suggerirei alla Giunta di valutare attentamente l'emendamento presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berutti.



BERUTTI Massimo

A seguire su quello che affermava la collega.
Noi constatiamo tutti i giorni che le varie realtà territoriali chiedono esplicitamente se ci sono le deliberazioni rispetto ad ogni singola tematica o Assessorato, e questo dimostra - a 360 gradi, senza puntare il dito contro nessuno - quanto siano necessarie la certezza e la funzionalità di un sistema ben definito.
Il fatto di toglierlo, quindi di rimettere tutto ad una deliberazione di Giunta, complica la vita, crea dei punti interrogativi a delle strutture che hanno una funzionalità organica, una programmazione. Questo non deve essere visto sempre solo ed esclusivamente da una parte, dalla parte superiore dell'Ente locale, ma anche dall'altra, quella dei soggetti fruitori.
Poi, possono esserci delle coperture o possono non esserci, ma l'elemento essenziale è certamente il fatto che si possa presentare l'istanza, dopodiché, se ci sono le coperture, bene. Se ci sono le coperture, ci saranno delle giustificazioni di carattere finanziario ed economico, però la certezza di un meccanismo, di un percorso, secondo noi è necessaria.



PRESIDENTE

Grazie, collega Berutti.
Emendamento rubricato n. 159) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: Articolo 4 Il comma 13, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso.
L'emendamento è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 160) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino.: Articolo 4 Il comma 14, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso.
La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Illustro congiuntamente gli emendamenti n. 159) e n. 160).
Siamo alla fine dell'articolo 4, nell'ambito della soppressione del comma 14, che va in linea con gli emendamenti presentati precedentemente poiché non riusciamo a comprendere se, dietro ad una riorganizzazione della scuola di musica, così come viene sancito nell'articolo 4, prevalga il fatto che tali scuole siano, poi, riconosciute.
Come dicevamo poc'anzi, all'interno dell'articolo 4 del dispositivo di legge che stiamo discutendo, in merito alle bande, l'insegnamento ancorché il finanziamento venisse dato direttamente all'associazione che sovrintendeva la banda stessa - veniva fatto nell'ambito dell'associazione medesima, quindi non era una scuola con tanto di titoli, come invece è scritto nel provvedimento, perché c'erano - normalmente - i maestri di musica o coloro che andavano a sostituire, per tutta una serie di ragioni chi suonava taluni tipi di strumento rispetto ad altri.
Nel provvedimento, invece, sembra che, dopo aver indicato un corso addirittura con caratteristiche diverse da quelle culturali che noi stiamo indicando, vi sia anche un privilegio (così ci sembra di comprendere dall'articolo) per gli istituti e le scuole di musica civiche e private.
Quindi, queste scuole devono essere strutturate, riconosciute ed individuata, ma queste - voi lo sapete - nei paesi non ci sono: le scuole di musica, piuttosto che il conservatorio, sono quasi sempre presenti nelle grandi città.
Mi chiedo come si collochi, come si vada ad indirizzare un finanziamento "popolare" - a sostegno della cultura popolare - quando l'articolazione che ci viene proposta oggi comporta l'omicidio di questo tipo di realtà, presente in quasi tutte le province piemontesi, in particolare quelle più distanti dalle grandi città, che hanno una tradizione ben definita e conosciuta da tutti i Consiglieri regionali.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sozzani.
Emendamento rubricato n. 161) presentato dai Consigliere Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: Articolo 4 Il comma 15, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso.
L'emendamento è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 162) presentato dai Consigliere Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: Articolo 4 Il comma 16, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso.
L'emendamento è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 163) presentato dai Consigliere Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e dalle Consigliere Porchietto, Ruffino: Articolo 4 Il comma 17, dell'articolo 4, del disegno di legge 210 è soppresso.
L'emendamento è dato per illustrato dai proponenti.
Possiamo procedere con la votazione degli emendamenti e dell'articolo.
Ha chiesto la parola l'Assessora Parigi; ne ha facoltà.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Due brevissime considerazioni.
Noi abbiamo modificato l'articolo 4 del disegno di legge 210/2016 relativo alle modifiche alla legge regionale 49/91, con l'intento della semplificazione e della delegificazione delle scadenze, perché tutte le volte che le mettiamo in legge andiamo a correggerle successivamente, per dare dei tempi certi e - infine - per effettuare un aggiornamento che ci veniva richiesto proprio dai Comuni, che naturalmente è la conseguenza di un cambiamento amministrativo.
Pertanto, il parere della Giunta è negativo su tutti gli emendamenti presentati, perché metterebbero completamente in discussione l'impianto che abbiamo costruito.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Parigi.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 143), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 144), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 145), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 146), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 147), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 148), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 149), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 150), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 151), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 152), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 153), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Per il verbale, i Consiglieri Batzella e Bono dichiarano la loro non partecipazione al voto.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 154), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 155), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 156), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 157), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 158), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 159), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 160), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 161), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 162), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 163), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) Ha lasciato solo 20 secondi per votare, Presidente. Stavo proprio guardando.



PRESIDENTE

Controllavo, Consigliera Batzella, in puro spirito costruttivo, chi aveva votato. Prima di chiudere sto cercando di vedere che abbiate votato tutti. Qualcuno non ha potuto votare?



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Lo sto facendo semplicemente perché sono le ore 13 e volevo arrivare alla votazione dell'articolo, quindi era in puro spirito costruttivo.
Procediamo alla votazione dell'articolo 4.
Indìco la votazione palese sull'articolo 4, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Preciso che i Consiglieri Andrissi, Mighetti, Vignale e Graglia hanno espresso voto di astensione.
Ricordo ai Consiglieri che tra pochi minuti ci sarà l'incontro con i lavoratori IBM in sala Viglione e alle ore 14.30 riprenderemo i nostri lavori con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.02)



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