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Dettaglio seduta n.157 del 28/06/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 9.38 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni - Contributi alla cultura

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1083 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Rendiconto esercizio Expo 2015"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 1083, presentata dalla Consigliera Frediani, avente ad oggetto "Rendiconto esercizio Expo 2015".
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Mi sono accordata con l'Assessore per ricevere risposta scritta, poich pare che la risposta sia piuttosto lunga e densa di dati. Non so se devo illustrare comunque.



PRESIDENTE

Se desidera, può illustrare l'interrogazione e poi l'Assessore le darà la risposta scritta.



FREDIANI Francesca

Con quest'interrogazione chiediamo semplicemente conto di quanto avvenuto durante lo svolgimento di Expo 2015, soprattutto dal punto di vista del ritorno per la Regione Piemonte.
In base a quanto letto nelle varie delibere e a quanto riferito dall'Assessore prima dello svolgimento di Expo Milano, sappiamo che la Regione ha investito più di due milioni di euro in tale evento prevedendo tutta una serie di attività: c'erano dei pacchetti base di servizio che tra le altre cose, prevedevano la partecipazione alla Mostra sull'Italia delle Regioni, uno spazio espositivo dedicato, servizi per rappresentanza istituzionale e relazioni internazionali e la settimana di protagonismo.
Quindi sappiamo perfettamente che cosa la Regione intendeva investire e quali risorse intendeva mettere a bilancio relativamente a questo evento.
Meno sappiamo, invece, rispetto al ritorno riferito a queste risorse quindi l'interrogazione è semplicemente volta a visionare e ad analizzare i dati relativi alla partecipazione della Regione Piemonte all'evento di Milano, anche alla luce di quanto riportato da diversi giornali relativamente ai rendiconti sulla gestione in generale dell'Expo.
Sappiamo che è stato un evento che non ha portato effettivamente i vantaggi e le ricadute che ci si aspettava, anzi pare che i conti non siano esattamente positivi e quindi vediamo, in riferimento alla nostra Regione che cosa può dirci l'Assessore.



PRESIDENTE

L'Assessora mi chiede di rispondere; prego.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
In realtà, Consigliera Frediani, lei aveva già presentato un'interrogazione in merito, se non sbaglio la n. 538 del 1° luglio 2015 in cui noi avevamo già fornito tutti i dati relativi al nostro intervento a Expo. Adesso quello che possiamo fare è non solo riconsegnare la relazione dell'anno scorso, ma ribadire la nostra partecipazione, che, peraltro ricordo che è stata quella di tutte le Regioni italiane; con una battuta diciamo che forse non c'è stata proprio una scelta, nel senso che tutte le Regioni italiane hanno più o meno opzionato una settimana o due di protagonismo, se non di più. Noi abbiamo limitato la nostra presenza a una settimana di protagonismo completa e una settimana con solo alcuni spazi.
Le ricordo, come già l'altra volta avevamo spiegato, se ci chiede quali sono i risultati che abbiamo avuto rispetto alla partecipazione a Expo 2015, sicuramente - dal mio punto di vista, dal punto di vista del turismo l'aspetto più importante è quello legato ai contatti presi con tour operator, in particolare modo con il mondo cinese. Come lei rammenterà, noi abbiamo avuto una settimana di presenza all'interno del padiglione cinese e questo naturalmente, sia per noi che per coloro che sono venuti insieme a noi (per esempio, Confcommercio e Ascom), ha avuto un impatto positivo perché questo lavoro sulla Cina lo stiamo portando avanti, anzi Expo è proprio stato utile per far partire questo lavoro sotto il profilo turistico. Noi abbiamo comunque coinvolto tutte le altre categorie e anche loro, partendo da questo contatto, hanno continuato questo lavoro che riguarda l'import/export con la Cina.
Le consegno tutto, Consigliera.


Argomento: Turismo: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1053 presentata dal Consigliere Bertola, inerente a "Problemi di adesione dei proprietari dei terreni all'azienda agri-turistico-venatoria di Solonghello (AL)"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1053.
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo a un anno fa, perché il 29 giugno 2015 è stata fatta richiesta di istituzione dell'azienda agri-turistico-venatoria denominata Solonghello ricadente nei Comuni di Solonghello, Mombello Monferrato e Pontestura, zona faunistica della provincia di Alessandria.
Con determina dirigenziale del 14 gennaio 2016, la Regione ha autorizzato l'istituzione dell'azienda agri-turistico-venatoria denominata Solonghello, rilasciando una concessione fino al 31 gennaio 2025.
Va detto che l'articolo 20 della DGR 8 marzo 2004 n. 15-11925, indica che "il territorio dell'azienda agri-turistico-venatoria può comprendere anche terreni che non sono nella disponibilità del soggetto titolare della concessione; in tal caso, i proprietari e/o conduttori e/o possessori interessati possono costituire apposito consorzio o conferire altrimenti i terreni dell'azienda, anche mediante apposite convenzioni".
La DGR indica che può essere fatta domanda di costituzione dell'azienda agri-turistico-venatoria alla Direzione regionale competente in soli tre casi: 1) aziende in cui i proprietari e/o conduttori e/o possessori dei terreni hanno conferito gli stessi ai fini venatori mediante singole convenzioni 2) aziende in cui i proprietari e/o conduttori e/o possessori dei terreni hanno conferito gli stessi ai fini venatori mediante la costituzione di un consorzio 3) aziende in cui ci sia identità assoluta tra proprietario e direttore concessionario.
La stessa DGR prevede anche la possibilità di comprendere nell'azienda agri-turistico-venatoria "anche terreni di cui non è stato possibile risalire ai proprietari e/o conduttori e/o possessori".
Va detto però che in questo caso risulta che siano stati inclusi dei fondi i cui proprietari non hanno prestato adesione al consorzio, non hanno espresso la volontà di conferire le aree di loro proprietà ai fini della costituzione dell'azienda e non hanno in alcun modo espresso un consenso.
Ebbene, risultano come non rintracciabili, mentre non sono nemmeno stati contattati. Ovviamente, per questo motivo, hanno presentato un ricorso al TAR, del quale ovviamente ad oggi non conosciamo l'esito. Ricordo che hanno presentato ricorso il 27 novembre 2015.
Viste le premesse, poiché si dice che vengono fatti controlli a campione, chiediamo alla Giunta regionale quale sia la qualità e la quantità dei controlli messi in campo. Ripeto, vogliamo sapere la qualità e la quantità dei controlli messi in campo dalla Direzione regionale sull'adesione dei proprietari dei fondi delle aziende agro-turistiche venatorie e sapere se si ritiene che tali controlli siano sufficienti.
Visto quanto premesso, chiediamo se si è valutata anche la possibilità di ritirare la determina dirigenziale citata al fine di autotutela.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore alla caccia

Grazie, Presidente; grazie, Consigliere Bertola.
Io le lascerò la risposta scritta, perché è piuttosto articolata.
Nell'interrogazione vengono citate tutte le modalità che lei ha già citato nella premessa.
Ricordo solo che dopo il ricorso al TAR, il 13 aprile 2016, gli Uffici hanno fatto un sopralluogo e hanno visionato i quattro casi, qui riportati con l'esito, di cui credo siano oggetto del ricorso. In effetti, non sempre la proprietà coincide con il conduttore, quindi c'era il conduttore che aveva dato l'assenso, in altri due casi erano terreni recintati, quindi automaticamente già esclusi dall'attività venatoria, quindi, di fatto rientravano in quella casistica.
Nel quarto caso, c'era stato un scambio verbale con il concessionario e non aveva mandato alla fine alcun diniego formale rispetto all'inclusione.
Nell'interrogazione troverà l'esito del sopralluogo, gli Uffici scrivono infine che stando così le cose, non ci sono i presupposti per annullare il provvedimento.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1011 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Forte di Exilles"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1011.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Questa è la mia interrogazione annuale. Come tutti gli anni, torno a chiedere cosa intendiamo fare al Forte di Exilles. Siamo quasi a luglio e il Forte al momento è ancora chiuso. Ho visto girare qualche programma di attività, ma non abbiamo ben capito chi abbia preso in carico il programma di attività e, soprattutto, con quali modalità.
C'erano alcuni soggetti, alcune associazioni culturali che l'anno scorso avevano partecipato garantendo anche il servizio di guida all'interno del Forte. Non dimentichiamo che il Forte non è un contenitore o uno sfondo per spettacoli, ma un monumento ad alto valore culturale che dovrebbe contenere al suo interno un museo delle truppe alpine. Ci chiediamo quest'anno che tipo di programmazione si sia scelta e come si siano scelti soprattutto i soggetti che dovranno farsi carico di organizzare gli eventi, ma anche come verrà conservato tutto quell'aspetto culturale che il Forte deve mantenere, proprio per il discorso che facevo poc'anzi.
So che la Regione ha predisposto un protocollo con il Comune di Exilles, ma sappiamo anche che i fondi relativi all'anno passato, non sono ancora stati erogati all'amministrazione. Ci chiediamo con quale coraggio il Sindaco vada a sottoscrivere un protocollo, non avendo ancora incassato quanto dovuto l'anno passato. Abbiamo visto una modifica nella DGR che approvava il protocollo, che non prevedeva più l'acconto in fase di firma e ci sembrava più realistico ma, da quanto ho capito, invece, la modifica prevede che ci sia l'anticipo in fase di sottoscrizione del protocollo sempre ricordando che c'è ancora un debito relativo all'anno precedente. Ci sembra un'utopia pensare che il Comune possa ricevere un acconto in fase di sottoscrizione.
Detto ciò, aspettiamo la risposta dell'Assessore e speriamo che sia soddisfacente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
La riposta all'Assessore Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Consegnerò una risposta scritta preparata dai miei Uffici, ma desidero rispondere anche a braccio.
Ripartiamo dall'inizio. Il Forte di Exilles era in gestione al Museo della Montagna, con numeri molto bassi e, soprattutto, con un grande dissidio, che lei conosce meglio di me, con l'intera valle.
Si è deciso di fare una gestione più partecipata. L'idea di questa gestione partecipata era, visto anche l'immensità del Forte, di avviare anche delle attività private. Abbiamo capito che per dare un risvolto più definitivo, bisognava sdemanializzare il bene. Sono riuscita ad attivare il tavolo che porterà questo bene alla Regione Piemonte (la lettera è partita due mesi fa).
La gestione attuale è una gestione provvisoria, nell'attesa di costruire un piano di valorizzazione approvato dal demanio, che porti il bene alla Regione Piemonte. Essendo il bene in carico alla Regione Piemonte, noi potremmo anche affidare, con un contratto di 30-50 anni parte del Forte a dei servizi turistici.
Ripeto, questa è una gestione provvisoria in attesa della desmanializzazione. Naturalmente ci siamo confrontato con il Comune di Exilles e con le Unioni Montane e abbiamo capito che la strada migliore sarebbe stata quella di dare la gestione al Comune di Exilles e la gestione, chiamiamola di attività, al Circolo dei Lettori.
Ho letto anche un suo comunicato stampa, Consigliera. Ricordo che il Circolo dei Lettori, oltre ad essere il mio precedente lavoro, è un ente in house della Regione Piemonte. Se vuole possiamo discutere se chiuderlo o meno ma, al momento attuale, è un ente in house della Regione Piemonte. Non ho scelto un privato, un amico personale, ma un ente in house della Regione Piemonte che, nella trasformazione che stiamo dando, ha lo scopo di fornire contenuti per la valorizzazione culturale di edifici e di luoghi. Vale la Maison Musique, vale il Broletto di Novara e valgono altre iniziative che stiamo pensando di fare.
Credo che il fatto di dare la valorizzazione al Circolo dei Lettori sia conforme a quello che oggi è la natura che noi stiamo pensando di dare al Circolo, che è molto meno quella di un ente torinese, ma di un ente regionale che si occupa di valorizzare dei beni culturali.
Anche quest'anno, per la parte di affidamento tecnico-gestionale, al Comune di Exilles è stata pagata la prima parte del 2015 e pagheremo l'acconto 2016 in attesa che rendiconti il 2015. La programmazione culturale andrà al Circolo che, come sempre, lavorerà con una serie di associazioni del territorio, compresa quella delle guide, che ho sentito telefonicamente l'altro giorno e che sono pronte a mettersi all'opera.
In conclusione, mi piacerebbe che almeno dove c'è un'evidente volontà di fare bene e di costruire, anche con delle sintonie, ci fosse anche un riconoscimento del lavoro che stiamo compiendo per fare di Exilles un bene importante per la valle.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Province

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1049 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Agenzia della mobilità piemontese - Bacino del sud-est del Piemonte - Provincia di Alessandria - Tempistiche certe per il trasferimento contratto di servizio e personale provinciale" (risposta scritta)

Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Comunita' montane

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1023 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Trasferimento alla Regione del personale delle Comunità montane per l'esercizio delle funzioni in materia di agricoltura" (risposta scritta)

Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1080 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Gestione acquedotti dei piccoli comuni piemontesi" (risposta scritta)

Argomento: Montagna - Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1008 presentata dai Consiglieri Porchietto e Berutti, inerente a "Attuazione ODG n. 419 'Fiscalità di vantaggio per le zone montane'" (risposta scritta)


PRESIDENTE

In assenza del Consigliere Berutti - il quale ha comunicato che tarderà alle interrogazioni a risposta indifferibile e urgente n. 1049, n. 1023 n. 1080 e n. 1008 verrà fornita risposta scritta.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 9.56 la Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 9.58)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 21 giugno 2016.


Argomento:

b) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Accossato, Baricco, Cerutti Chiamparino e Ferrero.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 10 maggio 2016.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Richiesta, da parte del Consigliere Sozzani, di comunicazioni della Giunta regionale relativamente alla situazione dell'ATC di Novara


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Avanzo una richiesta eventuale di comunicazioni.
Non so se lo avete visto, ma dalle notizie giornalistiche abbiamo appreso che l'ATC di Novara ha un debito di 26 milioni di euro rispetto allo stato patrimoniale e allo stato di bilancio. Il peso specifico di questo debito rispetto all'eventuale consolidato della Regione ci sembra notevole. Non conosciamo il debito complessivo di tutte la ATC, che incide in modo assolutamente sostanziale rispetto al consolidato dell'intera Regione, quindi del bilancio dell'intera Regione. Allora, chiedevo se era possibile avere comunicazioni in questo senso, perché questa situazione ci preoccupa rispetto allo stato delle finanze della Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Nella giornata le daremo una risposta in merito.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'ex Assessore e Consigliere regionale Nereo Croso deceduto il 19 giugno 2016


PRESIDENTE

E' scomparso il 19 giugno scorso, all'età di 77 anni, Nereo Croso Assessore al bilancio nella IV legislatura e Consigliere regionale nella V legislatura. Nato il 28 settembre 1938 a SerRavalle Sesia, geometra e imprenditore; è stato un esponente di spicco del Partito Socialista in Valsesia. E' stato, inoltre, Consigliere comunale e Vicesindaco di Serravalle, dal 1975 al 1980. Nel 1975 era stato anche eletto Consigliere provinciale a Vercelli e sino al 1980 ha ricoperto l'incarico di Assessore ai lavori pubblici. Dal 1980 al 1985 è stato presidente della Provincia di Vercelli.
Eletto per la prima volta nel 1985 Consigliere regionale nella Circoscrizione di Vercelli con il PSI, è stato componente delle Commissioni Urbanistica e Affari istituzionali e ha ricoperto la carica di Presidente della Commissione Ambiente sino al 1987, quando è stato nominato Assessore al bilancio e finanze.
Nella V Legislatura è stato rieletto in Consiglio regionale ed è diventato Presidente della Commissione Agricoltura, oltre che componente delle Commissioni Urbanistica e Sanità.
Di Nereo Croso desidero ricordare le qualità umane e politiche, la dedizione e l'impegno con cui ha ricoperto i suoi incarichi istituzionali sono stati sempre apprezzati dai cittadini della sua terra, la Valsesia, e anche da coloro che hanno collaborato con lui nei momenti più rilevanti dell'attività consiliare e della vita amministrativa della nostra Regione.
I funerali si sono svolti mercoledì 22 giugno scorso nella Chiesa di Pieve Santa Maria di Naula. Ai suoi figli, Leonardo, Fabrizio e Silvia, e alla signora Marzia desidero rinnovare a nome dell'Assemblea regionale le più sentite condoglianze e i sensi della nostra più sincera vicinanza.
Invito i presenti a osservare un minuto di silenzio in memoria del già Assessore e Consigliere regionale Nereo Croso.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.10, riprende alle ore 10.14)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)

Argomento:

c) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato in data 20 giugno 2016, la seguente legge regionale ed ha deliberato la non impugnativa: legge regionale n. 8 del 2 maggio 2016 "Ulteriori modifiche alla legge regionale 7 agosto 2006, n. 30 (Istituzione del Consiglio delle Autonomie locali (CAL) e modifiche alla legge regionale 20 novembre 1998, n. 34 (Riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti locali) e disposizioni di coordinamento normativo"; legge regionale n. 9 del 2 maggio 2016 "Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico".


Argomento:

d) Ricevimento delegazione lavoratori azienda PFE


PRESIDENTE

Ricordo che oggi alle ore 13 in sala Viglione verrà ricevuta una delegazione di lavoratori che chiedono di affrontare i problemi dell'appalto pulizie operato dall'azienda PFE per committenza dell'ospedale di Rivoli.
Informo inoltre che alle ore 18 è convocata la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari in sala A.


Argomento: Varie

Saluto dell'Aula alla dottoressa Bertini, Direttore della Direzione Processo Legislativo del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Sono sicuro e certo di interpretare il sentimento dei colleghi dell'Aula derogando per un momento al Regolamento.
Vi comunico che oggi è l'ultimo giorno che la dottoressa Bertini ci tiene compagnia nelle sedute consiliari. Intanto partirei con un caloroso ed affettuoso applauso.



(Applausi provenienti dall'emiciclo dell'aula consiliare)



PRESIDENTE

Inoltre, a livello personale, voglio esprimere i miei più sentiti ringraziamenti. Personalmente sono riuscito, sbagliando sicuramente perché la perfezione non mi appartiene - a gestire l'Aula e la struttura grazie ad un apporto sostanziale che è stato coordinato dalla dottoressa Bertini fin dal mio primo giorno d'insediamento.
Ho intercettato e ho riscontrato delle qualità straordinarie: l'eccellenza dell'onestà, l'eccellenza di una persona che si dedica alla cosa pubblica e tratta la cosa pubblica come se fosse effettivamente propria, ma in termini di buon padre di famiglia. Spero che la Pubblica Amministrazione possa avere ed incontrare persone di questa portata.
La dottoressa Bertini ha dato tanto a tutta la struttura, ha dato tanto a me, ha dato tanto a tutti voi, anche se, a volte, ci sono stati dei contrasti interpretativi. I classici contrasti interpretativi tra la struttura e la Giunta, tra la struttura e il Consiglio.
Ci tenevo a dirlo, non sto esagerando con il mio linguaggio, perché è una delle poche persone che è riuscita a farmi percepire che effettivamente non avevo un buon giudizio nei confronti dei dipendenti pubblici. Per persone come la dottoressa Bertini e tante altre persone che lavorano nel pubblico riescono comunque a mandare il messaggio che le cose possono cambiare e possono cambiare sempre in meglio. E il tutto dipende dagli uomini, perché le istituzioni e gli uffici camminano sulle gambe degli uomini e delle donne.
Ancora grazie, dottoressa Bertini.



(Applausi provenienti dall'emiciclo dell'aula consiliare)


Argomento: Difensore civico

Dibattito su "Relazione annuale 2015 del Difensore civico" ai sensi dell'articolo 8, della legge regionale 50/1981


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del "Dibattito su relazione del Difensore civico Anno 2015", di cui al punto 2) all'o.d.g.
Invito l'avvocato Augusto Fierro ad entrare in aula.
Interrompiamo formalmente i lavori per dare spazio alla relazione del Difensore civico della Regione Piemonte. La seduta sarà riaperta per il relativo dibattito.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 11.20)



PRESIDENTE

La parola all'avvocato Fierro.



FIERRO Augusto, Difensore civico

Buongiorno a tutti. Ringrazio il Presidente Laus che mi dà la parola e lo saluto particolarmente, visto che in questo primo anno di esperienza come Difensore civico, è stato per me l'interlocutore privilegiato, cui in più occasioni mi sono rivolto, rappresentando egli l'istituzione Consiglio regionale che mi ha affidato l'incarico.
L'occasione della relazione è un passaggio istituzionale rilevante per il mio Ufficio e mi riferisco alla relazione scritta, cioè all'esposizione dell'attività svolta, il resoconto di quello che si è fatto, degli interventi effettuati, dei risultati che si sono conseguiti o che si vorrebbero conseguire come Ufficio. Non meno importante è però anche il momento dell'esposizione orale. Sarà che la mia esperienza come avvocato penalista mi induce a dare maggior rilievo alla persuasività dell'argomentazione orale ma ho fiducia, in questo momento, di poter maggiormente contribuire a focalizzare la Vostra attenzione sui temi che tratterò, segnalandoVi che mi allontanerò, nell'esposizione orale, dal canovaccio della relazione scritta, che peraltro avete già a disposizione e potrete consultare in qualsiasi momento. Spero che la consultiate, a maggior ragione, dopo l'intervento che farò oggi, incuriositi, magari dalle cose che riuscirò a dirvi.
Il momento dell'esposizione orale è soprattutto il momento in cui, con maggior forza persuasiva, si possono e si devono, da parte del Difensore civico, segnalare quelle eventuali aporie, quelle eventuali contraddizioni rintracciate sia nella normativa sia nel concreto operare della macchina regionale.
Dunque non sono quelle di cui vi parlo le sole questioni di cui mi sono occupato, ma sono le questioni che ritengo siano di maggiore interesse ai fini della sollecitazione di un vostro intervento, ai fini dunque di una doverosa interlocuzione tra Consiglio regionale che ha nominato il Difensore civico e quest'ultimo che a questo Consiglio regionale è chiamato a rispondere.
Ho preparato quattro fascicoletti. Il primo si intitola "TSO. La morte di Andrea Soldi, un paradosso". Nell'agosto scorso ero stato appena nominato, ero appena insediato nell'incarico e ricorderete tutti che la cronaca cittadina dette estremo rilievo alla vicenda di questo giovane uomo che, in occasione dell'esecuzione di un trattamento sanitario obbligatorio perse la vita. Un paradosso che ha scosso l'opinione pubblica.
E' attualmente in corso, come sapete, un procedimento penale, ma non posso non sottolineare l'aspetto paradossale della vicenda: mentre pu capitare che, in occasione di una cura, per un errore o per una tragica fatalità, il paziente possa non sopravvivere - perché questo è il nostro destino di esseri umani - colpisce particolarmente il fatto che ciò sia avvenuto in occasione di una cura imposta, perché il trattamento sanitario obbligatorio non se l'era era scelto Andrea Soldi, lo subiva. Credo quindi, che l'attenzione dell'opinione pubblica sia stata determinata dal fatto che tutti sentiamo come irragionevole quella morte e tutti ci chiediamo se sia stato fatto il possibile e il necessario per evitarla visto che tutti noi -come comunità- avevamo il dovere di garantire il signor Soldi nella sua incolumità.
Approfittando, dunque, della normativa regionale che prevede il diritto di iniziativa autonoma del Difensore civico in casi di particolare rilievo ho interpellato in data 25 agosto scorso gli Uffici regionali competenti chiedendo di conoscere quali fossero le fonti regolamentari e le prassi applicative adottate nella nostra Regione con riferimento all'esecuzione dei trattamenti senza consenso. Ho ricevuto risposte puntuali da parte del Direttore della sanità, dottor Moirano, e da parte del Comandante dei Vigili Urbani, Gregnanini, cui mi ero contestualmente rivolto.
Devo fare una premessa (straordinariamente sintetica, perché mi sono impegnato con il Presidente Laus a contenere nei trenta minuti questa mia relazione) ma è una premessa necessaria per accennare allo stato attuale della normativa che riguarda il trattamento sanitario obbligatorio per verificare se nella nostra Regione vi siano delle insufficienze, delle carenze, delle anomalie o delle contraddizioni.
La norma di riferimento è quella introdotta dalla legge del 1978, la n.
180, conosciuta come "Legge Basaglia", anche se Basaglia disse sempre che non aveva messo mano a quella legge, ma è una semplificazione che va perdonata. E' la legge che abolì i manicomi in Italia e che si propose di eliminare, una volta per sempre, l'uso della forza nei trattamenti psichiatrici, l'uso della forza nei manicomi e la contenzione (ne parleremo ancora fra poco).
La legge, però, dovette necessariamente contemplare, nell'interesse della cura delle situazioni patologiche di particolare gravità, questo momento del trattamento sanitario obbligatorio e lo fece prevedendo un meccanismo rigoroso di garanzia.
La legge, infatti, prevede una doppia certificazione medica, una motivata e tempestiva convalida giudiziaria, ed esige che vi siano tre condizioni: l'urgenza terapeutica (non si può intervenire con un TSO se non è urgentissimo), il rifiuto di cure da parte del paziente (non si pu intervenire con il TSO se il paziente accetta le cure, com'è ovvio) l'impossibilità di adottare tempestive misure extraospedaliere.
Ma con quali modalità, con quali accorgimenti, con quali prescrizioni l'uso della forza (che può accompagnare il trattamento sanitario obbligatorio) può essere declinato nei confronti della persona che è soggetta all'esecuzione del provvedimento? Questo il legislatore non lo disse. Non lo fece probabilmente perché era un legislatore che voleva superare quella situazione patologica di uso della forza che era il "male oscuro" dei nostri manicomi. Quindi, piuttosto che regolamentare, tacque lasciando all'interpretazione dei soggetti chiamati ad operare la definizione delle procedure.
Credo che la scelta non sia stata felicissima, ma il problema che pongo alla vostra attenzione adesso è la situazione normativa nella nostra Regione, proprio nella fase applicativa dei trattamenti sanitari obbligatori, tenendo presente che il "faro" della materia è contenuto nell'articolo 32 della Costituzione, al secondo comma, laddove recita, e lo ricordo a me stesso: "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge". Quindi esprime una riserva di legge. Precisa ancora: "La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". Questa è una riserva assoluta.
I padri costituenti ebbero un'approfondita discussione su quale fosse il termine più efficace: il risultato è che questo è uno dei soli due casi in cui il termine utilizzato dal legislatore costituente è quello "diritti inviolabili": non si possono violare limiti imposti dal rispetto della persona umana. Dunque, fortissimo, il richiamo alla persona umana, il richiamo alla dignità della persona umana.
Come osserva condivisibilmente Rodotà, questa norma vuol dire che l'inviolabilità della dignità della persona si concretizza anzitutto nella inviolabilità del corpo. Questo è il faro e il contesto alla luce del quale possiamo e dobbiamo leggere la problematica del trattamento sanitario obbligatorio.
È un faro che ci consente di dire a quali condizioni possa essere utilizzata la forza nel trattamento sanitario obbligatorio. Uso qui un'espressione che non è mia, ma è del Comitato Nazionale di Bioetica, che è un organismo preziosissimo che il nostro Governo ha messo a disposizione di tutti noi, di tutti voi e del legislatore nazionale, e che esprime documenti di straordinario approfondimento sulle tematiche bioetiche e che anche in materia di TSO, si è espresso nel senso di ritenere che i comportamenti corretti siano quelli che fanno ritenere l'eccezionalità, la residualità e la massima riduzione possibile della invasività dell'intervento nei confronti del corpo della persona trattata.
La Regione Piemonte nel 2010 produsse - e il documento mi è stato inviato in risposta a quell'interpello che avevo fatto nei confronti della Direzione della sanità - una deliberazione di Giunta (siamo al 29 marzo del 2010): un documento in cui si dichiarava di recepire innanzitutto le raccomandazioni che nel 2009 la Conferenza Stato-Regioni aveva fatto in merito all'applicazione di accertamenti e di trattamenti sanitari obbligatori per malattia mentale, con cui si dava poi mandato alla Direzione sanità di garantire una diffusa conoscenza di quelle raccomandazioni e di favorire l'attivazione di protocolli applicativi locali e programmi di formazione interprofessionale finalizzati alla partecipazione di tutte le istituzioni coinvolte in un unico coordinamento.
Sono stati due, quindi, i momenti fondamentali: da un lato l'attivazione di protocolli, dall'altro la formazione interprofessionale.
Devo segnalarvi che purtroppo questa deliberazione della Giunta regionale è rimasta lettera morta, cioè non ha poi trovato una concreta applicazione. E questo lo faccio proprio sulla scorta del compito che mi viene affidato dalla legge e per il quale sono oggi qui davanti a voi.
Tocca certamente al Difensore civico vigilare sul concreto rispetto di questa previsione, ma tocca anche a voi fare ancora di più nella Vostra attività di Consiglieri regionali. Io segnalo a voi - non ho altri poteri se non quello di segnalare a voi - e quindi sotto questo profilo non posso che sottolineare l'importanza del tema, a prescindere da quel che ci dirà il processo o dalla circostanza che il processo possa o meno arrivare ad un'affermazione di penale responsabilità per i Vigili urbani che hanno eseguito quel trattamento.
Allora, da questo punto di vista, vi segnalo che il Direttore della Sanità regionale ha risposto, con la lettera del 26 gennaio 2016 contenuta come allegato alla mia relazione, facendo presente che è stato attrezzato ed è operativo un gruppo di lavoro a cui partecipano rappresentanti dei dipartimenti di salute mentale piemontesi, del servizio di pronto intervento 118 e del Corpo di Polizia municipale di Torino. Questo tavolo non ha ad oggi ancora concluso i propri lavori perché la materia è davvero di estrema delicatezza e di estrema complessità. Pensate che, mentre il documento del 2009 della Conferenza delle Regioni (che era stato fatto proprio dal Piemonte e dava delle linee guida per tutte le Regioni in materia di trattamento sanitario obbligatorio) riferiva che la titolarità della procedura nella fase esecutiva del TSO appartiene alla Polizia municipale in tutte le fasi di ricerca e del trasporto dell'infermo, una regola del tutto dissimile - anzi, opposta a questa - è contenuta in una circolare del Ministero degli Interni del 1996, in cui si dice che il prelievo e il trasporto del malato di mente sono di competenza del medico e del personale paramedico, tenuto conto del carattere precipuamente sanitario della procedura di trasferimento del predetto.
Vi è stata per anni una diatriba, una forte discussione tra la psichiatria che non era d'accordo con questa norma e il Ministero dell'Interno. Adesso abbiamo due norme diverse che convivono: questa, che dice che tocca allo psichiatra dirigere le operazioni di TSO - e io credo che sia quella giusta, condivisibile e che può essere in grado di impedire che si manifestino e si verifichino episodi di danno ai pazienti - e un'altra, quella fatta propria dalla Conferenza delle Regioni, secondo la quale questa attività dovrebbe essere tutta delegata alla Polizia municipale. Ma anche se questa seconda tesi fosse quella condivisibile, o se anche dovesse essere quella da far prevalere, se non si fa formazione dei soggetti chiamati ad intervenire i rischi sono evidentemente quelli che abbiamo avuto tutti quanti sotto gli occhi. Non si può pretendere, infatti di trattare allo stesso modo la cattura di un soggetto che ha commesso reati con l'esecuzione di un trattamento sanitario: si tratta di una cosa diversa, che deve tener conto delle caratteristiche della patologia e del soggetto che subisce questo trattamento. Questo è il primo dei quattro argomenti che ritengo utile siano sottoposti alla vostra attenzione e al vostro intervento.
Il secondo, che è collegato e che discende dal primo, affronta il problema della contenzione degli anziani nelle strutture e nei luoghi dove essi vengono ricoverati e la questione dei maltrattamenti - che è anch'esso, ahimè, un tema che, come sapete, non sfugge alla cronaca - a cui a volte sono sottoposte le persone ricoverate. E' un tema fondamentale per un Difensore civico, per questa istituzione di garanzia che la Regione ha introdotto nell'anno 1981, perché è il tema dei diritti fondamentali della persona e, di nuovo, il tema della concreta applicazione del secondo comma dell'art. 32 della Costituzione che prevede e obbliga all'inviolabilità del corpo; soprattutto del corpo dei più deboli e delle persone che non hanno voce, soggetti che magari sono indementiti, magari affetti da Alzheimer o per altri motivi, disabili. E' la legge nazionale (la legge quadro del 1992) che, come vi dicevo, affida al Difensore civico compiti e competenze in materia di soggetti disabili, ma siete anche voi, Consiglio regionale del Piemonte, che ancora recentemente, con quella legge che prevede un'attività di prevenzione nei confronti di attività ed atti discriminatori, avete chiamato il Difensore civico della vostra Regione a questa attività di controllo.
Allora, anche sul tema della contenzione degli anziani non posso che richiamare fonti che ho consultato, che sono innanzitutto - di nuovo - un documento della Conferenza Stato-Regioni (questa volta del 2010) che parla della contenzione come di una pratica diffusa. Guardate che l'espressione "pratica diffusa" è un'espressione purtroppo molto forte ma evidentemente se è stata formulata, chi l'ha fatto aveva ragioni per farlo. Essa si impone all'attenzione - dice questo documento - per lo più in forma tale da suscitare un grande allarme in occasione della pubblicizzazione di eventi tragici. Se andate a cercare in Internet, sotto il nome di Francesco Mastrogiovanni trovate un documento di grandissima impressione, un film intitolato "87 ore", riguardante le ultime 87 ore di vita del signor Mastrogiovanni, che fu ricoverato con un trattamento sanitario obbligatorio e fu contenuto per 87 ore consecutive, senza che ve ne fosse alcuna necessità. I fatti avvennero a Vallo della Lucania nel 2009. Come accertato dalla sentenza del tribunale di Vallo della Lucania del 2012, questo signore decedette a seguito della prostrazione fisica e psichica cagionata dall'immobilizzazione forzata.
Ritengo che questi fatti non possano lasciare indenni le nostre coscienze dal desiderio di porre in essere condotte, comportamenti ragionamenti e iniziative che siano in grado di evitare che fatti del genere si ripetano.
Un infermiere, chiamato a rispondere del fatto insieme al primario del reparto e ai medici che avevano in cura il signor Mastrogiovanni, nel processo si difese dicendo: "Non dipendeva da me, c'era qualcuno sopra di me che doveva decidere".
E' la stessa difesa di Eichmann - lo ricordate - che Hannah Arend sintetizza, nel suo bellissimo libro, come espressione della "banalità del male". Quella banalità del male che può riaffiorare in qualsiasi momento e che è nostro compito e fortissimamente vostro compito - come legislatori regionali - prevenire, prevenire e prevenire.
In Piemonte c'è una psichiatria di eccellenza, e non si registra l'uso della contenzione nei confronti dei malati di mente se non nei casi di un effettivo stato di necessità. Ma siamo sicuri che la contenzione, invece non si presenti come un fenomeno più diffuso, più esteso, nelle case di riposo, nei confronti dei soggetti più deboli? A Vercelli, nel febbraio scorso sono state arrestate (credo che il fatto vada ricordato) 18 persone. Guardate che è un numero impressionante: 18 persone fra operatori sanitari e infermieri, tutti imputati di sevizie nei confronti degli anziani. Le sevizie sono facilissime da porre in essere nei confronti dei soggetti che non possono difendersi e a volte, per quel fenomeno della banalità del male, non ci si rende neanche conto di quanto si può fare del male, perché in fondo la persona che si sta trattando, la persona anziana indementita, che non ha voce, che non ti guarda con l'occhio vigile, che non può protestare, si può anche pensare che non sia una vera e propria persona, nel senso di quel soggetto-oggetto di quel diritto previsto dal secondo comma dell'articolo 32 della Costituzione.
Non è un pensiero così fuori dal mondo. La pensava così John Locke, il grande filosofo inglese, alla fine del '600: diceva che la qualifica di persona umana non spetta al bambino piccolo e neppure all' "l'anziano privo di senno",questo era il termine da lui utilizzato. Si sono fatti tanti passi avanti. John Locke è stato grande filosofo e grande giurista, ma la nostra coscienza giuridica e la nostra coscienza etica, ad oggi, hanno fatto ancora passi grandissimi, però dobbiamo vigilare, vigilare, vigilare.
Per questo, mi permetto di sottolineare che l'attività dell'Ufficio del Difensore civico può avere un grande rilievo anche sotto questo profilo tanto è vero che (la circostanza mi ha fatto un enorme piacere) proprio la responsabile dell'ASL di Vercelli ha fatto pervenire alla mia persona una lettera di condivisione dell'impegno che avevo assunto come ufficio, sotto il profilo della tutela e della prevenzione di eventi come quelli che si sono verificati a Vercelli. Che sia la direttrice dell'ASL di Vercelli mi sembra estremamente sintomatico, perché un fatto del genere che avviene nel proprio territorio deve essere vissuto in termini particolarmente drammatici, ma ritengo che tutti noi dobbiamo saper raccogliere l'esigenza che parte da Vercelli e che non è soltanto un'esigenza di repressione penale - la repressione è certamente importante e ne parlerò fra un attimo ma è un'esigenza anzitutto di prevenzione.
Sotto questo profilo, mi permetto di segnalare all'attenzione del Consiglio regionale - questa è la sede in cui posso fare delle proposte naturalmente nel rispetto più assoluto dell'indipendenza di questo consesso che sarebbe opportuno concedere al Difensore civico anche una facoltà di visita senza preavviso nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie afferenti al servizio sanitario nazionale, insistenti sul territorio regionale, con lo scopo di vigilare sulle eventuali violazioni della dignità della persona, con riferimento a soggetti ivi ricoverati e affetti da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali, oggetto della tutela prevista dalla legge quadro per l'assistenza e l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.
Perché? Direte: "Ci sono già gli accertamenti che vengono esperiti dalle commissioni di vigilanza". E' vero, però sono accertamenti di natura più formale, sul rispetto delle normative. Ci sono gli accertamenti posti in essere dai NAS, in funzioni di Polizia giudiziaria, e sono quegli accertamenti che hanno consentito, attraverso l'installazione di telecamere, che un Difensore civico certamente non potrebbe mettere in campo, di scoprire quello che è stato scoperto a Vercelli, ma che era stato scoperto un anno prima a Milano e a Sanremo e quattro anni prima a Mestre.
Questo, per dire che non si tratta di fenomeni isolati, ma per dire anche che un Difensore civico può vigilare sul mantenimento del benessere sul rispetto della persona morale, anche quando non sono stati commessi fatti di reato ai danni dell'anziano ma solo cattive pratiche. Perché, come rileva e sottolinea una direttrice infermiera di un'ASL triestina (lì la presenza di Basaglia, anche se non c'è più, continua a dare i suoi effetti attraverso i suoi discepoli, continua a motivare gli operatori più attenti che ci sono in Italia) in una pubblicazione cui ho attinto e che è citata nella relazione scritta, si possono citare ad esempio fenomeni e atteggiamenti come quello di fare una gastrostomia percutanea - così si chiama quel buco (i medici qui presenti lo sanno dire certamente meglio di me) che consente di alimentare forzatamente un paziente indementito togliendogli anche quell'unico residuo piacere che ha, che è anche solo quello animale (nel senso che lo condividiamo con gli animali), del gusto mentre mangiamo. Oppure il pannolone messo costantemente, perché è più facile mettere il pannolone che accompagnare il paziente in bagno.
Queste sono violazioni che non realizzano reati, ma costituiscono violazioni della personalità umana. Credo che anch'esse debbano essere represse e che l'ufficio del Difensore civico possa avere le risorse culturali per vigilare.
Il terzo argomento - e mi avvio rapidamente alle conclusioni, perch avevo preso l'impegno di stare nei trenta minuti - riguarda la costituzione di parte civile del Difensore civico prevista della legge 104 del 1992.
Come vi dicevo, questa legge prevede un intervento, da parte del Difensore civico, a sostegno dell'accusa pubblica come soggetto esperto di diritto antidiscriminatorio e prevede che il Difensore civico si possa costituire parte civile, non per richiedere un danno nei procedimenti penali, ma per portare nel processo la cultura antidiscriminatoria.
Questa previsione di legge stabilisce, all'articolo 36 della legge 104/92, primo comma, un'aggravante ad effetto speciale, per i casi in cui le persone offese siano soggetti disabili è prevista un'aggravante da un terzo alla metà della pena, mentre al secondo comma si prevede la facoltà di costituzione di parte civile del Difensore civico.
Tuttavia devo dirvi che, purtroppo, questa norma è rimasta disattesa sia nella parte in cui prevede un'aggravante sia nella parte in cui prevede la costituzione di parte civile del Difensore civico.
Ho scritto, facendomi forte dell'esperienza da penalista, ai Procuratori della Repubblica del Piemonte e ho trovato una risposta ed un'interlocuzione nella Procura della Repubblica di Torino, nella persona del dottor Spataro, che nell'occasione ringrazio pubblicamente.
Al dottor Spataro avevo chiesto che al Difensore civico fosse dato avviso della pendenza, quando viene esercitata l'azione penale con il rinvio a giudizio, dei processi in cui l'Ufficio si può costituirsi parte civile.
Dopo un'interlocuzione con il dottor Spataro e con il Procuratore Aggiunto che si occupa della sezione specializzata "Fasce deboli", siamo arrivanti ad una situazione in cui stanno incominciando ad arrivare gli avvisi. Primo caso in tutta Italia in cui il Difensore civico regionale riceve l'avviso, che la legge non prevede espressamente, ma solo implicitamente..
Ottenuto questo risultato, mi rivolgo di nuovo alla stessa vostra attenzione e sensibilità per segnalare che, a questo punto, per consentire concretamente al Difensore civico di esercitare la facoltà che gli viene riconosciuta dalla legge - direi anche qualcosa in più di una facoltà direi quasi che la legge del 1992 gli riconosce un dovere - occorre mettere l'Avvocatura regionale in condizioni di assistere il Difensore civico nel processo penale, nella costituzione di parte civile.
Anche se io ho fatto l'avvocato tutta la vita, in qualità di Difensore civico non sono più iscritto all'Albo e non potrei farlo, essendo incompatibili le due funzioni, quindi l'intervento normativo che vi richiedo è una norma molto semplice e molto breve nella sua formulazione già assunta nel 2009 dalla Regione Toscana, che prevede che il Difensore civico, in relazione alla costituzione di parte civile per i reati previsti dalla legge 104/92, si avvale del patrocinio dell'Avvocatura regionale.
Il tema delle opposizioni alle dimissioni.
E' presente l'Assessore Saitta, che saluto. Ho inviato a lui all'Assessore Ferrari e, per conoscenza, al Presidente Laus e al Presidente Chiamparino, molto recentemente, una riflessione sul drammatico problema su cui so che si tenta di fare l'impossibile, delle liste di attesa per l'ingresso nelle residenze assistenziali.
In questo contesto mi sono permesso di sottolineare un aspetto etico dopo aver letto queste lettere di opposizione alle dimissioni, che quotidianamente pervengono al mio ufficio, in cui si dice: "Ci opponiamo non vogliamo.". Per la verità, sono i familiari che parlano e questo evidenzia una possibile contraddizione: sono i familiari che parlano, non gli anziani, i familiari assistiti, come sapete, dalle associazioni che svolgono un'opera importantissima di assistenza, prevista dalla legge.
In queste lettere ricorre una frase che mi colpisce molto e che ho indicato come espressiva di una particolare difficoltà. E' una frase in cui si dice: "Lo scrivente non è in grado di assicurare le necessarie cure al proprio congiunto, anche perché assolutamente sprovvisto delle occorrenti competenze sanitarie e non intende - non intende, fate attenzione assumere oneri di competenza dell'ASL".
Mi sembra che qui vi sia la manifestazione del dramma che vivono tanti familiari di anziani non autosufficienti in conseguenza del fatto che sono da soli, che le famiglie a Torino sono ormai prevalentemente mononucleari.
Le famiglie, spesso con grandi sacrifici, fanno quello che possono, ed il ritardo nell'ingresso e nella presa in carico provocano un fenomeno secondo me rilevante, anche e soprattutto, dal punto di vista etico.
Bisogna combatterlo, perché è un fenomeno in grado di minare quella cooperazione tra generazioni, indispensabile per il buon funzionamento di una società.
Bisogna evitare che i figli si mettano contro i padri, quindi oggi è necessario aiutare i figli e fare il maggior impegno possibile per risolvere il problema delle liste di attesa, tenendo presente che lo sforzo che sta facendo la Giunta, in tema di domiciliarità, mi sembra veramente meritevole di encomio, quindi credo sia essenziale continuare anche su questa strada.
Direte: caro Difensore civico, hai parlato soltanto di sanità.
Potrei riferirVi anche dell'accesso civico; della nuova legge sull'accesso civico; potrei parlarvi di quello che fa il Difensore civico in tema di accesso documentale; potrei parlarvi dei molti casi, fondati e non fondati di soggetti che si rivolgono all'Ufficio. Sottolineo, anche casi non fondati, e con questa considerazione concludo il mio intervento.
Credo che troppe volte il Difensore civico sia erroneamente ritenuto dai cittadini - e non sembri un paradosso che a dirlo sia proprio io l'avvocato di tutti, ma invece non è così: per essere in grado di stimolare nella Pubblica Amministrazione pratiche virtuose il Difensore civico deve essere (ed apparire) imparziale e indipendente, sia nei confronti dei cittadini che dell'amministrazione stessa.
Per questa ragione ho ritenuto doveroso mettere al primo posto della relazione annuale la riflessione che segue, la trovate nella seconda pagina, e spero che dopo questa ultima citazione avrete più interesse a leggerla.
"E' sempre più in ombra nella nostra cultura civile il collegamento cruciale - l'espressione non è mia, ma è di Gianfranco Pasquino - operato dall'articolo 2 della nostra Costituzione, fra diritti inviolabili e doveri inderogabili. Il senso della norma è che il legame tra Stato e cittadini passa attraverso un impegno reciproco: da un lato, quello dello Stato a riconoscere che esistono diritti inviolabili; dall'altro, quello dei cittadini ad agire tenendo conto della inderogabilità di alcuni doveri non ultimo quello fiscale, aggiungo io - volti a realizzare la solidarietà politica, economica e sociale il cui adempimento è fondamento del nostro vivere associati".
Tra i vari compiti del Difensore civico vi è dunque anche quello di rammentare agli utenti dell'Ufficio che la cittadinanza comporta non solo diritti ma anche doveri.
Concludo ringraziandovi per la fiducia che avete voluto affidarmi con la nomina. Mi ha onorato l'adesione numerica che avete espresso alla mia persona e vi assicuro che essa sarà motivo di sprone per bene operare.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Grazie al Difensore civico, avvocato Augusto Fierro, per la sua relazione.



(Il Difensore civico termina la sua relazione alle ore 11.46)



(La seduta riprende alle ore 11.48)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Apriamo la discussione sulla relazione del Difensore civico.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Innanzitutto ringrazio il Difensore civico per la sua relazione all'Aula - relazione che ovviamente ha messo a disposizione di tutti e che tutti abbiamo letto con attenzione - e anche per aver citato il caso di Andrea Soldi, un caso che ha colpito molto tutti quanti. Le modalità con le quali è avvenuto il tragico evento della morte di Andrea Soldi devono indurre a fare delle riflessioni a ciascuno per le proprie parti di competenza rispetto a ciò che può fare per evitare che accadano di nuovo episodi simili. Nessuno deve morire per un trattamento sanitario obbligatorio, ma io dico che, anche se fosse stato un pericoloso criminale nessuno deve morire nemmeno quando viene arrestato, quindi a maggior ragione quando avviene un trattamento sanitario obbligatorio. E' il caso di interrogarsi se siano state seguite le giuste procedure in quel caso - e lì ovviamente c'è un'inchiesta della Magistratura - ma è bene interrogarsi anche in generale se le procedure in atto siano quelle corrette o se si pu fare qualcosa per migliorarle.
Ho letto poi con particolare attenzione la parte che riguarda le tematiche che maggiormente seguo in Consiglio regionale, soprattutto quelle ambientali. Ho visto una parte che mi ha molto interessato perché riprende un po' delle lamentele che riceviamo spesso anche noi dai cittadini infatti spesse volte i cittadini segnalano dei possibili rischi per l'ambiente e per la salute (salute collettiva). Vi è il caso che accade sovente, segnalato anche nella relazione del Difensore civico, di molestie olfattive o di inquinamento acustico che colpisce magari solo una parte di cittadini (pochi cittadini, se non solo una famiglia), rispetto al quale il Difensore civico è intervenuto spesso.
Tuttavia molte volte ci sono segnalazioni che invece riguardano proprio la salute collettiva rispetto a delle emergenze ambientali, dove anche noi abbiamo ricevuto la segnalazione relativamente a una difficoltà da parte dei cittadini. Ebbene, è importante far arrivare a buon fine queste segnalazioni, perché le normative in vigore prevedono che siano i Comuni a decidere se attivare o meno le procedure di controllo e dunque se richiedere o meno l'intervento delle Amministrazioni competenti, per cui i cittadini sono costretti a scrivere un esposto al Sindaco sperando ovviamente, che poi lui si muova.
Le criticità che il Difensore civico segnala - ripeto, sono quelle che abbiamo riscontrato anche noi - sono in particolare due: spesse volte il Comune non fa intervenire l'ARPA, oppure addirittura l'ARPA formula un parere favorevole circa la fondatezza dell'esposto, ma poi il Comune non interviene e in qualche modo spesso capita che i cittadini si rivolgano non so se correttamente o meno - magari al portavoce nelle istituzioni, in questo caso al Consigliere regionale che ritengono un po' un loro referente perché magari gli hanno accordato il voto, per intervenire. In questo senso, anche noi non possiamo fare molto, anzi spesse li mandiamo proprio dal Difensore civico, quindi ritengo sia importante l'attività di coordinamento che il Difensore civico ha intrapreso con la nostra Agenzia regionale per l'ambiente proprio per cercare innanzitutto di ovviare a questo problema in qualche modo di incomunicabilità o di difficoltà a segnalare dei problemi che poi sono reali, ma magari anche per dare degli strumenti più cogenti d'intervento nel caso di segnalazioni che hanno una loro fondatezza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Allemano, ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Penso che l'avvocato Fierro abbia rappresentato in modo eccellente la sua funzione, vale a dire di uomo che funge da tramite tra il cittadino e le istituzioni.
Faccio un brevissimo passaggio su tutti e quattro i punti che ha toccato, ad iniziare dal trattamento sanitario obbligatorio. Penso che essendo quello della psichiatria un tema di particolare rilievo ed essendo in specifico il TSO il luogo dove sistema si misura con la persona in sofferenza - una sofferenza che a volte si esprime in modo drammatico l'averci ricordato il fatto che la Regione, già dal 2015, si fosse assunta l'impegno di produrre dei protocolli e di andare ad una specifica formazione professionale - superando la diatriba di chi deve fare che cosa che è del tutto fuori luogo - ci dà modo di rinvigorire questo impegno.
Sono sicuro che l'Assessore saprà dare operatività all'unica risposta che ha una situazione così drammatica, ed è quella di fare le cose secondo procedure stabilite e formando adeguatamente le persone che si trovano a doversi misurare con la sofferenza mentale acuta.
Molto apprezzabile anche il richiamo alle prassi nelle case di riposo che sono i luoghi dove noi misuriamo il nostro grado di civiltà. Se non ci chiediamo tutti i giorni chi ci chiuderà gli occhi e come, noi veniamo meno alla nostra dimensione di essere umani.
Stiamo lavorando su questo tema, l'Assessore si è fatto portavoce di una riforma sostanziale del tema della vigilanza risolvendo contenziosi su gestione, funzioni e quant'altro e facendo in modo che i controlli vengano esercitati in modo incrociato, in modo che non ci sia la sovrapposizione tra controllore e controllato e quindi si vada, insieme con gli altri enti proposti, al controllo del funzionamento delle case di risposo, citato dal Difensore civico; si vada ad un'umanizzazione completa e alla totale eliminazione di queste forme che umiliano tanto gli assistiti quanto le persone che non dimostrano quel livello minimo di umanità.
Credo anche che ci siano tutte le condizioni, vista la sensibilità che dimostra questa Assemblea con tutti gli organi che ha insediato a tutela della legalità e dei diritti delle persone, perché il suo appello a far sì che l'Avvocatura regionale sostenga il difensore civico nei procedimenti che promuovono la cultura antidiscriminatoria, venga raccolto, altrimenti saremmo su un piano di non connessione con la società civile, ci limiteremmo all'enunciazione di proposizioni. Ben venga, quindi, la sua volontà di incidere su questo settore e l'opportunità che ci offre di essere presenti come istituzioni in quelle sedi.
Ultimo punto. Ho apprezzato molto il taglio culturale che ha dato al tema del ".non intende assumere oneri.", che è la frase di rito con la quale situazioni di potenziale abbandono, frutto di quel gap generazionale che lui ha citato, vengono ribaltate tali e quali sul sistema sanitario. E' evidente che così non può essere, è evidente che ci allacciamo al punto di prima, quello del livello di umanità. Giusto il richiamo a come cambia il panorama delle famiglie, come aumenta la solitudine e la difficoltà di far fronte a queste situazioni, ma - di nuovo - o c'è un patto generazionale c'è una cultura che ci consente tutti insieme di riconoscere patrimonio assolutamente non negoziabile in alcun modo, quello della persona anziana condizione cui tutti siamo destinati, se siamo fortunati - altrimenti finiamo in una cornice dove si litiga sul chi fa che cosa, ma si dimentica il valore della persona umana.
Le azioni che facciamo per migliorare la capacità di accoglienza delle RSA e per rendere flessibili e aperte altre forme di servizi devono incontrare un patto tra generazioni che è esattamente quello che è stato richiamato.
Quattro punti sui quali siamo pronti a lavorare e su cui è arrivato opportuno il suo sollecito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Il Consigliere Allemano ha appena detto molte cose che avrei citato anch'io, oltre ovviamente il ringraziamento al lavoro svolto dal dottor Fierro.
La parte che, in qualche modo, ci fa aprire di più gli occhi della sua relazione è quella su cui si è soffermato maggiormente: tutto il tema della non autosufficienza e, in qualche modo, l'inquadramento delle nuove povertà. Se avrete tempo e voglia di leggere la parte dettagliata della sua relazione che oggi, anche per brevità, non è stata letta, credo che si capisca bene quanto la vicenda della non autosufficienza stia portando in Italia, non solo certo in Piemonte, un fenomeno molto grave, quello dell'impoverimento in generale delle famiglie che spesso hanno a carico una persona non autosufficiente.
E', di fatto, anche il fenomeno più crudo di questa vicenda. Basta dire che se sono 190 mila le abitazioni che sono passate in nuda proprietà in Italia nell'ultimo anno e sono 150 mila quelle che, di fatto, sono state vendute, questo ci fa dire che, se il Piemonte è più o meno sull'8-10% di queste cifre, tantissime persone si sono purtroppo indebitate anche per far fronte alle cure dei propri cari.
Questo lo vediamo non solo dalle lettere che sono state mandate al Difensore civico ma, di fatto, dalle storie che tanti piemontesi ci raccontano, cioè di quanto questo passi dall'incremento delle spese, quelle ordinarie, per cui si arriva alla richiesta di non dimissioni, poi nel caso di ricoveri - quelle opposizioni di cui parlava il dottor Fierro prima - ma dall'altra quell'aumento di tempo dedicato all'assistenza dei famigliari.
Cosa genera quell'aumento di tempo? Spesso genera, e si traduce, in riduzione della capacità lavorativa.
Credo che questi due fenomeni insieme siano quelli che, giustamente, un Difensore civico restituisce alla politica. Sono contento che nell'ultimo anno la gran parte di questi casi che ci sono stati segnalati a noi Consiglieri, siano stati girati al Difensore civico. Anche perché è giusta questa divisione dei ruoli. L'ho detto anche l'anno scorso: come ci dimostra la tradizione europea, i Consiglieri dovrebbero fare meno gli ombudsman e preoccuparsi maggiormente di raccogliere le istanze generali che vengono dai singoli cittadini, per farle diventare politiche diverse.
Credo che il ruolo che i Difensori Civici hanno, che è quello di capire se dietro alle istanze dei cittadini ci sono delle violazioni, ci sono dei ritardi, ci sono dei comportamenti non consoni della Pubblica Amministrazione, possa servire a noi per far sì che quelle strutture abbiano sempre di più degli uffici rivolti al pubblico.
Non ne abbiamo parlato tanto, ma io lo dico soprattutto all'Assessore Saitta: credo che la sanità pubblica si debba dotare di strumenti sempre più efficaci di ascolto, non tanto delle lamentele, ma di un rapporto con i cittadini più trasparente. E' vero che molti non si accorgono dell'alta qualità del nostro servizio pubblico, se non quando le vite vengono salvate, quando si trovano davanti dei professionisti che, in qualche modo cambiano il corso di una vita in positivo. Spesso vengono alla cronaca come l'Assessore sa, più le esperienze negative che quelle positive.
Credo ci sia quella giusta intermediazione, che è fatta di ascolto anche semplicemente prendendosi carico degli sfoghi di rabbia dei nostri cittadini: può essere un utile cuscinetto che serve, in qualche modo, a ridare equilibrio alle due visioni contrastanti, quella dei salvatori di vite e quella del malfunzionamento delle nostre strutture. Lì in mezzo si colloca la qualità dei nostri servizi, vale per le ATC, vale per le ASL vale per tutti i luoghi dove c'è un conflitto tra i tempi e le azioni di Governo.
Ricordo quanto è successo l'altra settimana (l'Assessore Ferrari ha partecipato da poco ad una riunione) e quanto succede anche nelle nostre grandi città, cioè, comunque, occorre intermediazione anche nelle conflittualità, ma ci si deve anche accorgere che non tutti scelgono la strada del conflitto, spesso gran parte delle persone sono in quelle liste d'attesa - penso alle 10.000 persone che aspettano nel capoluogo - senza trovare sistemi alternativi anche di sistemazione.
Lo si vede nella relazione: anche lì, il tema delle relazioni con gli sportelli ATC nella ricerca della casa è fondamentale.
E' chiaro che spesso non si possono dare grandi risposte; è chiaro che questi uffici possono semplicemente dire che, purtroppo, per il numero basso di case a disposizione, i tempi di attesa sono molto lunghi. A noi però, allora, spetta un altro compito, lo dico così, soprattutto all'Assessore Ferrari, al Vicepresidente e, se ci fosse, anche al Presidente Chiamparino. Da quella relazione emerge un dato: quando la media europea delle case popolari rispetto alle case private viaggia a due cifre (in Europa la media è del 7-8-10%, mentre la media italiana è solo del cinque, quella piemontese sale a metà di quella cifra e quella torinese per intenderci, è al 2,5), la retorica per cui, per tanti anni, si è detto che questo Paese non aveva più bisogno di case popolari è una narrazione con il fiato corto, lo si vede sempre di più in queste relazioni, ma in generale da quanto ci dicono tantissimi cittadini impoveriti che non hanno la possibilità di affittare una casa privata.
Allora, credo che questa relazione sia stata molto utile per dirci che comunque, occorre uno stimolo verso i Governi nazionali e verso anche l'Unione Europea per determinare un nuovo programma quadro generale di case popolari, che possa, in qualche modo, ridurre le distanze fra chi è in attesa e quelle tante persone che anche dal diritto alla casa possono riavere dignità e serenità anche nel cercare una nuova occupazione.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Difensore civico per la relazione dettagliata che ha illustrato qui in aula.
Oggi, il Difensore civico ha fatto un elenco e, ancora una volta, ha ripetuto quali sono le gravi problematiche che riguardano la nostra regione. Credo che, oggi, la politica sia ben distante dalle problematiche dei cittadini.
Non mi associo ai colleghi che hanno elogiato l'Assessore alla sanità e questa Giunta per il grande lavoro, perché, sinceramente, nel campo della sanità e anche nel campo del welfare e delle politiche sociali abbiamo gravi emergenze, gravi problematiche e vuoti normativi che devono essere colmati.
Vorrei parlare dei trattamenti sanitari obbligatori, su cui il Difensore civico si è soffermato a lungo. Su questo trattamento dobbiamo riflettere, dobbiamo soffermarci a riflettere e a ragionare affinché in futuro non possano più accadere certi episodi che si sono verificati, dove delle persone sono decedute per manovre scorrette, a causa di negligenza e incompetenza da parte di operatori.
A livello sanitario sono stati svolti dei corsi di formazione; ancora sono in atto dei corsi di formazione e ci sono anche dei nuovi protocolli.
Credo, Assessore - mi rivolgo a lei - che soprattutto le Forze dell'Ordine debbano essere formate per i trattamenti sanitari obbligatori. Vorrei ricordare la morte di Andrea Soldi: l'autopsia ha parlato chiaramente, ha detto che Andrea Soldi è morto a causa di uno strangolamento atipico.
Andrea Soldi fu ammanettato, così come vengono ammanettati tutti coloro che sono sottoposti a un trattamento sanitario obbligatorio. Ci sono ancora famiglie che cercano giustizia e, magari, questa giustizia non la troveranno mai, proprio a causa di manovre errate. Poi, queste persone magari, non verranno nemmeno condannate, perché si fanno indagini su indagini senza arrivare a capo di niente; si identificano i soggetti, tra virgolette, "responsabili", ma, alla fine, a rimetterci la vita sono sempre quei poveri pazienti sottoposti a un trattamento sanitario obbligatorio, e naturalmente, le loro famiglie.
Io conosco una famiglia che ha perso un congiunto a causa di un trattamento sanitario obbligatorio. Mi vengono i brividi quando ci penso mi sembra ancora di sentire le parole disperate della figlia che ha perso il padre, della sorella che ha perso il fratello e della mamma che ha perso il figlio, però, ad oggi non c'è stata ancora giustizia. Quindi, su questo dobbiamo lavorare perché noi in futuro non vogliamo più morti, non dobbiamo seminare morte, dobbiamo seminare salute e benessere psicofisico per tutti i cittadini, soprattutto per questi pazienti con problemi mentali. Sappiamo benissimo che il mondo della psichiatria è difficile; è un mondo che è stato abbandonato; il paziente psichiatrico è sempre stato messo in un angolo ed emarginato; quindi, credo sia giunto il momento di ridare dignità e di ascoltare questi pazienti e le loro famiglie, che vivono veramente un calvario quotidiano da anni e per anni.
Analizzando la relazione, il Difensore civico ha affermato che in un suo anno di mandato ci sono state oltre duemila segnalazioni, in gran parte provenienti da Aziende Sanitarie Locali, Ospedali, strutture socio sanitarie e anche consorzi socio-assistenziali. Per quanto riguarda il problema della residenzialità, conosciamo benissimo le grandi criticità, ne abbiamo parlato e continueremo a parlarne.
Sappiamo che ci sono tantissime persone non autosufficienti in lista d'attesa nella nostra regione, che aspettano di essere chiamate e di avere un posto in una struttura residenziale.
Vogliamo concentrarci sull'assistenza domiciliare e sulle cure domiciliari; esiste una normativa regionale, la legge n. 10/2010, che parla di assistenza domiciliare e di assegni di cura. Vorrei ricordare che, dopo che l'Associazione dei malati e gli stessi malati avevano presentato ricorso al TAR, per avere ciò che per legge spetta loro di diritto, la stessa Regione Piemonte, non avendo a disposizione dei fondi, ha ben pensato di aiutare questi pazienti affondando questi pazienti e le loro famiglie che richiedevamo aiuto e che continuano a chiedere disperatamente aiuto! La Regione Piemonte ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, il quale combinazione, ha dato ragione alla Regione Piemonte, dando torto a tutte quelle categorie di pazienti disperati e di famiglie che non ricevono l'assegno di cura, perché la Regione Piemonte non ha saputo amministrare non ha saputo utilizzare al meglio le risorse. E non parlo solo della Giunta Chiamparino che si è insediata da due anni: questo è frutto di una politica malata, fallita, di anni e anni, una politica che ha sbagliato che da oltre 20-30 anni non fa altro che commettere degli errori e chi ci rimette è sempre il cittadino. Sono sempre i cittadini che devono pagare la conseguenza di una politica fallita e sbagliata.
Allora credo sia giunto veramente il momento di porre fine a questo scempio, perché non è più possibile. Dobbiamo rispettare, si parla di rispetto, si parla di dignità e di tutela dei diritti umani. Credo sia giunto il momento di rispettare e tutelare i diritti umani e ridare dignità a queste persone, perché si tratta di persone disperate.
Il Difensore civico parla della grave problematica delle non autosufficienze e, in particolare, degli anziani non autosufficienti. Il numero degli anziani e l'età media continua a crescere; sono sempre più gli anziani presenti nella nostra Regione e nella nostra nazione. Siamo una Regione e una nazione vecchia. Ben venga, perché invecchiare vuol dire vivere, però bisogna anche vivere in maniera dignitosa, perché un anziano che non è autosufficiente ha bisogno di essere assistito.
Inoltre, Assessore, vogliamo ridurre gli accessi impropri nei pronto soccorso di anziani che hanno paura, che sono soli, che non sanno a chi affidarsi; quindi, vanno nei pronto soccorsi e li intasano.
Benissimo, non vogliamo intasare i pronto soccorsi, e questo sarebbe un risparmio notevole per le tasche del bilancio regionale e anche per le ASL.
Cerchiamo quindi di potenziare ed incrementare l'assistenza domiciliare però per fare questo abbiamo bisogno di risorse economiche e anche di risorse fisiche, cioè di personale sanitario che si prenda cura di questi pazienti.
Inoltre il Difensore civico ha anche trattato - e ne hanno parlato anche i colleghi che mi hanno preceduto - della grave emergenza abitativa.
Bisogna fare qualcosa e mi rivolgo all'Assessore Ferrari, che è una persona sensibile nel campo e su certi temi. Bisogna far sì che tutte le persone possano avere un tetto sopra la loro testa, un tetto sotto il quale dormire e vivere quel minimo di dignità.
Ci sono delle liste d'attesa lunghissime, di anni e anni; quindi dobbiamo cercare di trovare un sistema per abbattere le liste d'attesa anche perché, come già ampiamente ribadito - e non smetterò mai di ripeterlo, anche perché è un dato di fatto - sono incrementate le nuove forme di povertà. Abbiamo delle famiglie che prima riuscivano a vivere dignitosamente, oggi non riescono più a vivere, non riescono più a pagarsi un affitto o perché hanno perso il lavoro o perché si sono separati. Le separazioni e i divorzi hanno creato le nuove forme di povertà. E anche la malattia, perché quale ci si ammala non si hanno i soldi neanche per potersi curare e queste sono nuove forme di povertà. Addirittura, a causa della malattia, per potersi curare o perché non si è più in grado di lavorare, si perde anche il lavoro. Ecco che si creano le nuove forme di povertà.
Quindi, lavoriamo tantissimo nel campo della sanità, abbiamo tanti miglioramenti da fare e anche per quanto riguarda le politiche sociali e il welfare abbiamo tanta strada da fare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Innanzitutto intendiamo ringraziare l'avvocato Fierro per il lavoro svolto. Credo che la relazione annuale dovrebbe essere utile non soltanto per la discussione in Aula questa mattina, come prassi e norma prevede, ma perché, in qualche modo, le più di 2.800 domande pervenute al Difensore civico ci fanno capire quali sono i punti di debolezza nell'erogazione dei servizi di questa Regione o, comunque, le doglianze che i cittadini hanno nei confronti di questa Regione.
Se si legge la relazione presentata ci si rende conto che è utile nelle valutazioni approfondite che la relazione fa, per una considerazione complessiva che quest'Aula dovrebbe fare, non soltanto oggi, ma anche nelle settimane e nei mesi a venire, rispetto ad una serie di dati. Certamente ce n'è uno che è il più emblematico ed è ben rappresentato dalla torta che divide i motivi per cui un cittadino piemontese si rivolge al Difensore civico, peraltro con un incremento degli accessi assolutamente significativo, perché passiamo dai 1.200 del 2011 ai 3.000 del 2014.
Quindi, è evidente che se si sono triplicati gli accessi non è soltanto perché i piemontesi conoscono l'esistenza di questo sportello in più, ma è perché verosimilmente sono aumentati i motivi per cui rivolgersi.
Ed è altrettanto evidente che, andando poi a vedere quali sono i motivi e i soggetti per i quali si ricorre al Difensore civico, non possiamo non tenere conto di quello che, prima in modo più generale e poi in modo più puntuale, viene indicato all'interno della relazione. Il 56%, quindi più della metà di coloro i quali accedono agli uffici del Difensore civico sotto le modalità più differenti, riguarda temi di carattere socio sanitario. Fra tutti gli altri temi, da quello delle finanze all'edilizia alle partecipazioni al processo amministrativo - quindi nel lamentare una lentezza magari della macchina burocratica - il secondo soggetto che ha il maggior numero di domande - che riguarda la dinamica burocratica, i tempi di attesa di risposta ad una domanda - è al 10%.
Pertanto, ci rendiamo conto che i motivi di lamentela/accesso ad un soggetto o ad una figura terza riguarda in modo assolutamente significativo l'ambito socio-sanitario. Se poi vediamo i soggetti verso i quali si lamenta la mancanza o di informazioni o tutto quello che viene indicato (mancanza di risposte ed informazione, ritardo ingiustificato e quant'altro), notiamo che la quasi totalità riguarda Enti pubblici o strumentali della Regione. Diciamo la totalità, perché quasi il 50% sono ASL od ospedali, il 20% sono Enti territoriali, fra cui anche la Regione Piemonte, il 18% sono enti strumentali. Dunque, una percentuale che supera l'85% delle domande riguarda il sistema della Regione Piemonte e, in minima parte, degli Enti locali (Provincia e Comune), rispetto alla totalità delle domande che arrivano davanti al Difensore civico. Negli anni passati la situazione era diversa: erano molte di più le controversie fra privati, per aspetti che riguardavano non certo questi temi.
Entrando, poi, nel dettaglio - credo che, come dicevo precedentemente questa analisi sarebbe da utilizzare a partire da oggi, e non nella giornata di oggi e basta - si vede come vi sono alcune valutazioni assolutamente puntuali. Ne ricordo una, perché in più di un'occasione non soltanto ne abbiamo discusso, ma abbiamo lamentato il fatto che, ancorch fosse per esempio nel Piano Socio Sanitario, non si sa come sarà attuata negli anni a venire (vedremo dall'attuazione della delibera dell'anno scorso): mi riferisco all'assistenza domiciliare. Noi, in molti casi abbiamo detto in modo trasversale (nel Piano Socio Sanitario dell'Assessore Monferino, nelle dichiarazioni dell'Assessore Saitta e nella volontà di riorganizzazione della riforma della rete ospedaliera) che ci dovrebbero essere risorse per finanziare il sistema territoriale e la rete domiciliare. Ma ci rendiamo conto che, al di là delle tante dichiarazioni il Piemonte è, ahimè, ampiamente sotto la media rispetto a quelle che sono le percentuali nazionali dell'assistenza domiciliare sanitaria e anche socio-assistenziale. E' un aspetto particolarmente significativo.
Un altro aspetto significativo - perché rientra sempre nella competenza regionale (ne abbiamo discusso nel disegno di legge n. 210) - è quello relativo alle verifiche che la Regione Piemonte dovrebbe fare o dovrebbe far fare in modo puntuale.
La relazione del Difensore civico dice che, fra le altre cose, vi sono una serie di servizi, rispetto a quella che è l'offerta residenziale, che vengono imputati alle famiglie ma che non avrebbero titolo per essere imputati (spese sanitarie aggiuntive, spese alberghiere aggiuntive rispetto a quella che dovrebbe essere la spesa per una famiglia). Un altro tema è legato alla compartecipazione.
Insomma, nella relazione troviamo molti spunti rispetto a molte discussioni che abbiamo fatto. Qual è l'aspetto importante? Che troviamo spunti che non provengono da uno studio dell'IRES, o da una ricerca rispetto a quelli che sono i punti di forza e i punti di debolezza della nostra Regione. Noi troviamo una serie di spunti che provengono dalle lamentele che, in qualche modo, i cittadini piemontesi hanno mosso accedendo nelle modalità più differenti al Difensore civico.
Certamente, l'opposizione alle dimissioni, le liste d'attesa, le problematiche connesse ai ricoveri e quant'altro sono aspetti che, secondo noi, anche per la puntualità con cui sono stati affrontati, andrebbero poi seguiti anche successivamente.
C'è un ultimo aspetto - lo dico per il tempo a mia disposizione - che si dovrà affrontare. Noi crediamo in un'ipotesi di riforma della norma che dia al Difensore civico un termine o una capacità che non sia solo più quella di ascolto, ma che sia anche quella di intervento. Perché altrimenti il rischio è che il Difensore civico svolga un'opera meritoria, che è quella che svolge oggi, al termine della quale non sempre vi è un ristoro anche laddove il cittadino ha, evidentemente, ragione nei confronti della Pubblica Amministrazione.
Penso, per parlare di questa istituzione, all'evoluzione che ha avuto il CORECOM. Il CORECOM, da quando si è trasformato da soggetto che, in qualche modo, faceva da Difensore civico sui problemi della telefonia, a soggetto in cui ha avuto la potestà per dirimere le vertenze fra privato e imprese di erogazione di servizi di telefonia, ha registrato un numero esorbitante di crescita in termini di domande, ma perché il cittadino ha avuto un servizio che la Pubblica Amministrazione gli rendeva che si chiudeva in quasi tutti i casi in quell'ambito.
Credo, allora, che da questa relazione si debba partire non soltanto per i contenuti, ma anche per fare una riflessione su quali competenze perché la norma nazionale lo consente - si possano affidare al Difensore civico, affinché possa diventare un soggetto davvero terzo, ma che abbia anche la possibilità, laddove si ravvisa una reale mancanza, di "sanzionare" il soggetto che ha compiuto la mancanza. Riusciremmo davvero ad avere uno strumento che non solo ascolta, non solo fa relazioni precise come questa, ma riesce anche a dare risposte puntuali ai cittadini.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Questo importante rito della relazione del Difensore civico credo sia un segno di attenzione: lo dimostra il fatto che questa istituzione esista ormai da anni, e che gli organismi politici prestino attenzione e studino poi, questa relazione, prendendone degli spunti.
Convengo con quanto è stato affermato poc'anzi da tanti, sia sui numeri che sulle percentuali: è evidente che risultano delle segnalazione imputabili a quelle che sono ritenute e percepite come delle "disfunzioni" dell'Ente pubblico, in particolare della Regione Piemonte (perch evidentemente, eroga più servizi).
Ma rispetto ai numeri che sono stati evidenziati credo che sia necessario stigmatizzare alcune critiche, sia per mancanza di pubblicità perché forse nessuno conosce il Difensore civico, sia perché rapportate alla popolazione, e non ai servizi erogati dagli Enti: si parla grossomodo, di 2.200 segnalazioni, che corrispondono allo 0,042% della popolazione del Piemonte (e non dei servizi prestati, che, che evidentemente, sono tanti di più, perché ogni cittadino utilizza l'ASL l'ente pubblico e la Regione). Ora, 2.200 segnalazioni mi inducono a pensare che o nel complesso si tratta di un'attività che non funziona ancora al meglio nel suo aspetto marginale, oppure c'è scarsa pubblicità del ruolo del Difensore civico e dei suoi compiti.
Credo, quindi, che un'attenzione della politica ci sia, e ci sia anche in funzione di prendere spunto di cosa si dovrà fare.
Al contrario di come, forse, è stato fatto, penso che sia altresì importante stigmatizzare il fatto che, laddove si evidenziano delle situazioni critiche, che hanno portato ahimè perfino alla morte di soggetti (uno) per un trattamento sanitario obbligatorio, si sia data dignità di stampa e di massima eco mediatica a fronte di tutti quei casi che sono stati correttamente trattati e disegnati.
Non è irrilevante ricordare - lo sa chi ha avuto la possibilità di fare quello che io chiamo un "viaggio" in quello che potrebbe essere, lancio un'idea, un museo della storia della nostra psichiatria nell'ex manicomio di Collegno - che, per abitudini consolidate, fino a non moltissimi anni fa prima di andare a dormire i pazienti, se qualche inserviente o qualche addetto se ne fosse dimenticato, andavano dal medico o dal personale preposto, chiedendo: "Per favore, mi legate? Se no non riesco a dormire.".
Prassi consolidata, infatti, era che il paziente fosse legato al letto e in quello che è un museo degli orrori che abbiamo alle porte della nostra Città sono ancora esistenti i cancelli.
Evidentemente qualcosa è cambiato; e dico "qualcosa" ironicamente perché tanto è cambiato, tanto si sta facendo e tanto si sta cercando di fare.
Io credo infatti che anche gli accessi impropri al pronto soccorso e ai servizi rappresentino un tema culturale e - ahimè - non credo di poter dare delle responsabilità, anche laddove sono stato e sono critico su tanti aspetti, agli Assessori competenti sia sulla sanità sia sulle politiche sociali. Credo sia un tema culturale e non sarà facile vincere sul piano della medicina domiciliare o territoriale. Se, infatti, l'atteggiamento di gran parte della popolazione e anche di soggetti che possono utilizzare con cognizione di causa le strutture esistenti è quello di rivolgersi ad un pronto soccorso per delle tracheiti o delle febbri, dimenticando che esistono la continuità assistenziale e molti altri strumenti, immagino che la popolazione che ne sa meno dell'organizzazione dei sistemi evidentemente faccia ciò che si fa normalmente: che si rivolga al posto dove immagina che esista la sanità, cioè il luogo preposto, cioè l'ospedale e cioè il Pronto soccorso.
Credo pertanto che, al di là di tutta l'azione che si potrà e si dovrà fare - ahimè, con risorse che è ricco pensare limitate - bisognerà fare molto un lavoro culturale, in termini di atteggiamento e di proposta, su come bisogna approcciarsi alle nostre strutture. E' vero che questa importantissima azione di denuncia che è stata segnalata e viene rilevata attraverso il Difensore civico chiede un'attenzione alla politica; e credo che le stiamo dedicando del tempo. Ma è evidente che questa non dev'essere un'azione solo di oggi, ma dev'essere percepita come un'azione di continuità successiva e di proposta che seguirà.
Inviterei dunque a dare massima pubblicità all'azione del Difensore civico e al suo ruolo: chi vi si può rivolgere, dove, come, quando e per quali motivi. Molto spesso, infatti, bisogna considerare quali sono le frazioni di intervento e di richiesta al Difensore civico di elementi percepiti come disservizi e che, caso mai, non lo sono. Abbiamo notato qualche settimana fa come la chiusura della reperibilità notturna delle farmacie su un territorio abbia sgomentato le popolazioni. Intervistando le persone singolarmente, però, nessuno si era mai rivolto alle farmacie né le guardie mediche avevano mai prescritto farmaci. Un dato è quello che è percepito come disservizio, un altro è quello che poi realmente lo è.
Non mi sembra nemmeno il caso di mettere la croce né sulle spalle della Giunta né dei singoli Assessori, laddove la giustizia fa il suo corso e i giudici decidono con i tempi che la giustizia permette loro e con le modalità che decide la legge di emettere sentenze nel caso in cui siano identificati dei responsabili. Un tema, infatti, è quello dell'identificazione a monte di un possibile responsabile; altro è - e dubito possa dipendere dalla politica e tanto meno della politica regionale intervenire rispetto al giudice e stabilire che quel soggetto identificato come responsabile è "il" responsabile. Le sentenze le fanno i giudici nei tempi e con le modalità prescritti dalla legge e che sono loro propri e di competenza. Non so quindi cosa possano fare né il Presidente Chiamparino né l'intera Giunta né gli Assessori competenti per dipanare temi come quello della giustizia.
Va rivolta la massima attenzione per quello 0,04% di disservizio segnalato; occorre vedere dove sono effettivamente risolvibili delle questioni che rischiano oggettivamente di essere croniche e che possono essere e diventare di sistema. Mi sembra che tanto si sia fatto e che tanto ci sia da fare, anche e soprattutto in virtù del fatto - e concludo Presidente - che obiettivamente in una condizione di disagio sociale come quello che si vive oggi si chiede sempre di più, per un nostro atteggiamento culturale, che ci sia dovuto qualcosa sempre per diritto diritto, diritto.
Io ho avuto l'occasione di incontrare in questo recente passato delle persone che mi dicevano "Ma possibile che mi abbiano revocato il diritto ad andare gratuitamente sull'autobus?", perché avevano delle inabilità riconosciute che, a visite di revisione, erano state riconsiderate e quindi non cadevano più nei parametri degli aventi diritto. Queste persone si lamentavano e dicevano: "Ma come? E' un diritto acquisito quello di avere l'autobus gratis garantito dalla Regione Piemonte, perché io con la piccola pensione adesso devo farmi carico anche dell'autobus.". La reazione è comprensibile, ma credo non sia possibile immaginare che tutto sia un diritto acquisito e quindi non più modificabile, anche laddove siano intervenuti dei cambiamenti sostanziali rispetto allo stato di partenza.
Credo che questa sia una cosa sulla quale lavorare molto sul fronte culturale e della persuasione e che vada alimentato poco il fuoco sociale anche perché i rischi possono poi essere gravi, sia per la collettività e lo dico sommessamente - anche per chi lancia questi allarmi, che possono tornare come dei boomerang pericolosi e difficilissimi da governare.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Monaco.
Ha chiesto la parola l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Premesso che ritengo estremamente utile la relazione che ha fatto il Difensore, come Assessore evidentemente il mio compito non è tanto quello di commentarla, ma di dire concretamente come stiamo affrontando col tempo necessario alcune questioni che non ci hanno stupito, perché ovviamente conosciamo le difficoltà del sistema sanitario. Tenevo però subito a dare un'informazione, perché il tema del TSO è stato ripreso ripetutamente.
Come Regione Piemonte, abbiamo avuto modo in questi mesi di interloquire con il Prefetto di Torino. Ho chiesto di poterlo fare e ho partecipato ad una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza e abbiamo avviato una discussione, attraverso i nostri tecnici per arrivare alla stesura di un protocollo unico che coinvolga Questura Carabinieri e Vigili di Torino. Questo protocollo è già stato predisposto e avrebbe dovuto essere firmato a breve. Nel frattempo c'è stato il cambio del Prefetto, ma credo che nei prossimi giorni o nelle prossime settimane sarà sottoscritto.
Il documento è un po' il frutto del lavoro, ma devo dire anche delle considerazioni di ciò che è emerso non soltanto nel caso qui richiamato ma anche a proposito di altre questioni. Si cerca quindi di compiere un passo avanti per evitare quei problemi che tutti quanti abbiamo denunciato e che ci hanno non soltanto amareggiato ma ci hanno fatto male. Questa è la prima cosa: avremo un protocollo unico, anche in grado di definire con una certa precisione il ruolo delle Amministrazioni comunali, cosa che i Sindaci sanno.
E' chiaro che non voglio ripercorrere la vicenda di Torino perché non ha molto senso, ma in ogni caso avremo un protocollo che alla fine sarà condiviso con tutte le Forze dell'Ordine e, in modo particolare per Torino abbiamo avuto una grande disponibilità da parte del Questore e anche del Comandante dei Carabinieri che riconoscono entrambi la necessità di avere delle procedure definite. E' evidente infatti che l'intervento delle Forze dell'Ordine è un lavoro estremamente delicato, svolto con il supporto dei servizi sanitari.
La seconda questione che è stata sollevata - anche questa è nota al Consiglio perché ne abbiamo parlato - è quella della vigilanza sulle case di cura. Voglio solo ricordare che, dopo la discussione che è stata fatta abbiamo assunto anche una proposta, che è contenuta nel provvedimento omnibus (il Vicepresidente Reschigna mi dice che arriverà in Aula la prossima settimana), che ci consente di fare quell'operazione che abbiamo annunciato e che il collega Allemano ricordava - quella dei controlli incrociati - rivedendo la modalità con la quale viene fatta la vigilanza con l'obiettivo di non occuparci soltanto e prevalentemente degli aspetti strutturali, ma anche organizzativi e di qualità del servizio.
Pertanto, appena il provvedimento sarà approvato dal Consiglio, daremo immediatamente corso a una modalità fortemente innovativa, per controllare e vigilare.
Il terzo tema è quello delle liste d'attesa. Anche qui, devo dire ai colleghi (lo sanno, per la verità) che si tratta di un tema che la Giunta e il Consiglio hanno affrontato con la deliberazione sulle case di cura aperte. Questa deliberazione - richiamata dai Consiglieri di maggioranza ha un valore di 15 milioni, presi dal Fondo Sanitario Nazionale, ed ha l'obiettivo di aumentare l'offerta sanitaria, immaginando che sia possibile cosa che credo tutti sappiamo - in alcuni casi ricorrere all'assistenza domiciliare. Cioè, le attività che le case di cura svolgono nella propria struttura, vengono svolte a livello domiciliare.
Nel momento in cui questa troverà concreta applicazione, per forza di cose non potrà che ridurre le liste d'attesa, perché ritengo che molte persone opteranno per l'assistenza domiciliare, con tutte le modalità che non sto qui a ripetere.
Pertanto, in merito alle tre questioni richiamate con una certa evidenza dal Difensore civico, non siamo stati con le mani in mano, ma è intercorsa un'attività tesa ad aggredire (nei termini che bisogna sempre fare di più, per forza di cose) tre grandi questioni.
Riguardo alla terza tematica (ci tengo a parlarne per dire che non è vero quello che ho sentito), sono stati richiamati la sentenza del TAR, il Consiglio di Stato, gli assegni di cura. E' una questione che abbiamo dibattuto lungamente, al di là delle modalità di carattere giuridico e delle motivazioni che abbiamo utilizzato per fare ricorso al Consiglio di Stato, richiesto in modo esplicito dal Tavolo di monitoraggio del Ministero dell'Economia e del Tesoro, perché in Piano di rientro è così. Sembra che questa cosa sia indifferente, ma credo che pian piano, quando la cultura di governo si diffonderà anche in tutta l'opposizione, ci potremo confrontare con più serenità.
La collega sa perfettamente che non c'è stata alcuna riduzione delle risorse per gli assegni di cura.



(Commenti della Consigliera Batzella)



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Mi lasci finire. Lei deve lasciar finire: la campagna elettorale è finita! C'è un aspetto importante (il collega Ferrari non c'è, ma lo potrebbe confermare): tutta la parte della componente socio-sanitaria che in alcune Regioni non in piano di rientro è finanziata attraverso il Fondo Sanitario nella Regione Piemonte, non potendo ricorrere al Fondo Sanitario, viene finanziata attraverso il resto del bilancio regionale. Le risorse assegnate per gli assegni di cura sono state, nel 2015, e saranno anche nel 2016 identiche a quelle degli anni passati.
Questo, per essere precisi: sono identiche e i numeri sono numeri, non sono un'opinione politica.
Pertanto, ciò che abbiamo stanziato al Comune di Torino per gli assegni di cura è identico a quello che abbiamo assegnato l'anno scorso. Cambia il titolo del bilancio: anziché il capitolo del Fondo Sanitario è il capitolo del Fondo Sociale.
Pertanto, non ci sono assolutamente problemi. E' chiaro che bisogna potenziare, ma il bilancio sapete qual è, anche per il resto della parte del Fondo Sanitario. Tutto quello che accumuleremo nei risparmi, uscendo dal piano di rientro ci permetterà di aumentare tutti gli interventi.
Questo lo dovremo fare con una certa uniformità in tutto il Piemonte perché è un problema diffuso in zone anche importanti del Piemonte (potrei citare Cuneo, ma anche Novara), dove ad esempio è prevista la possibilità per molte attività di tipo socio-sanitario di avere una compartecipazione attraverso l'ISEE, quando è possibile. Tutto il resto non può che essere a carico del servizio sanitario nazionale.
Ci tengo, però, a dire che abbiamo fatto questa operazione ed è stato possibile farla con grandi sacrifici, dando la prevalenza al mantenimento degli assegni di cura, e questo ha voluto dire, per molti colleghi della Giunta, di non poter fare altri interventi, perché abbiamo scelto di dare priorità a questa parte sui servizi sociali.
Questa è una precisazione che c'entra poco, ma, poiché è stata ripresa ritengo che sia onesto anche dal punto di vista intellettuale precisarlo se può avere ancora questa opinione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
Con il suo intervento, chiudiamo il dibattito sulla relazione del Difensore civico.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame proposta di deliberazione n. 166, inerente a "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2015 del Consiglio regionale"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 166, di cui al punto 3) all'o.d.g.
E' stata presentata dall'Ufficio di Presidenza e licenziata a maggioranza dalla I Commissione, il 14 giugno 2016.
Ricordo che, in quella sede di discussione, avevamo deciso di destinare l'avanzo del rendiconto in fase di assestamento, con un atto di indirizzo da presentare, poi, alla Giunta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Svolgo alcune considerazioni, poiché si tratta del primo dei due documenti di rendiconto del 2015 che andremo ad analizzare: quello più corposo sarà attinente all'intero bilancio regionale, ma quello che più ci compete - come Aula - riguarda il funzionamento del Consiglio. Pertanto fare un monitoraggio dell'andamento delle spese, non tanto da un punto di vista tecnico (non credo che questo sia il nostro ruolo), quanto da un punto di vista politico, anche se dobbiamo riconoscere e ringraziare l'Ufficio di Presidenza, ma anche gli uffici per l'importante lavoro tecnico svolto per redigere questo documento così complesso.
Per il primo anno si è applicato il principio della competenza finanziaria potenziata, pertanto il documento che oggi leggiamo è sicuramente un documento molto più analitico e attendibile, da certi punti di vista, in quanto frutto o prodotto a valle di un riaccertamento sostanziale straordinario e poi ordinario di tutti i residui attivi e passivi. Quindi, è un documento più attendibile, da questo punto di vista.
Innanzitutto, possiamo leggere, tra i vari dati, che la parte attiva di residuo accantonata è una cifra in riduzione e si attesta intorno ai 900 mila euro. Perché cito questo dato? Perché è evidente che, se si conservano residui attivi, cioè crediti non ancora riscossi molto significativi, più passano gli anni più l'esigibilità è messa a rischio e più, quindi, il documento finanziario è un documento che ha una difficile sostenibilità.
Il fatto che dopo il riaccertamento si conservi iscritta a residuo ante 2015 una cifra inferiore al milione (circa 900 mila euro), secondo me è indice di una buona amministrazione e di una buona gestione del bilancio così come il fatto che nell'ultima annualità i pagamenti siano stati superiori alle riscossioni, nonostante il fondo cassa accantonato e conservato al 31 dicembre sia di quasi cinque milioni di euro. Questo significa che, con le nostre risorse, abbiamo provveduto a smaltire una parte dei pagamenti in arretrato, per allineare almeno un po' - del tutto non è possibile - il dato di competenza al dato di cassa.
Ma, dal punto di vista politico, non possiamo non entrare nel merito delle risorse e delle spese e tracciare un andamento pluriennale che nella relazione è datata, come data più antica, al 2011 e noi possiamo anche leggere rispetto a quella che è la nostra stretta competenza, cioè il 2014 2016.
Noi stiamo proseguendo in un trend che, nel giro di cinque anni, ha portato le risorse complessive richieste alla Regione per il funzionamento del Consiglio regionale da 76 milioni a 51,3 milioni (nel 2015), con una riduzione forte della spesa di funzionamento di questo organismo, che è spesa per costi della politica, ma è anche spesa per il funzionamento dell'apparato tecnico e di tutto ciò che compete al Consiglio regionale.
Allo stesso tempo, l'avanzo di amministrazione che si è prodotto a seguito di questo rendiconto è nell'ordine dei 13 milioni e 600 mila, che al netto dei vincoli che sono stati appostati su queste voci, consegnano un avanzo netto, quindi una cifra da restituire alla Giunta per essere impiegata nel bilancio, di circa sei milioni e 700 mila euro.
Pertanto, nonostante tutte le difficoltà connesse all'applicazione dei nuovi principi contabili al nostro bilancio, abbiamo un significativo avanzo di amministrazione, perché sei milioni e 700 mila su 50 milioni di bilancio rappresentano sicuramente una cifra significativa.
Di questo si dovrà tener conto nel momento in cui andremo a discutere del bilancio di assestamento, quindi dopo l'approvazione del rendiconto della Regione. Se anche, dal punto di vista tecnico, l'avanzo va restituito senza vincoli (ovviamente vincoli dal punto di vista tecnico) certamente un'osservazione politica della necessità di allocare le risorse risparmiate, soprattutto dai costi della politica, a voci di spesa che abbiano un impatto sociale significativo, sarà un nostro intendimento.
Un solo esempio per citarli tutti: in assestamento dovremmo rimettere mano alla discussione sugli assegni di studio, in quanto le risorse attualmente iscritte a bilancio servono per coprire il bando biennale in corso, mentre non ci sono risorse fresche per il futuro bando, che è uno dei nostri obiettivi per completare, nel più breve tempo possibile, quel percorso di riallineamento.
Qualche risorsa dovrà essere allocata.
Questo potrebbe essere uno dei campi, ma certamente il nostro interesse è di non annacquarlo all'interno del bilancio, ma di dare un segnale, anche politico, al fatto che ci si è impegnati a risparmiare delle risorse.
Andiamo allora a vedere da dove arrivano questi risparmi. Nei cinque anni precedenti, le spese per il costo politico del Consiglio regionale si sono ridotte del 36%.
E' certamente un percorso nato prima dell'inizio di questa legislatura ma, in questo percorso, questa legislatura ha voluto lasciare un segno anticipando anche uno degli aspetti contenuti nella proposta di riforma costituzionale, ossia l'allineamento delle indennità dei Consiglieri al parametro del Sindaco del Capoluogo della Regione. Questo permetterà, anche negli anni futuri, di continuare in questa riduzione del costo di funzionamento.
In cinque anni abbiamo anche una riduzione del 62% per tutte le spese di affitto dei locali e di noleggio di autovetture; abbiamo un 34% in meno di spese per l'acquisto di beni e di prestazioni di servizio; abbiamo un 31% di riduzione delle spese del personale del Consiglio, dei Gruppi e delle spese di comunicazione ed un 19% di risparmio su consulenze, convegni e spese di trasferimento.
Tutto questo comporta una riduzione dai 76 milioni del 2011 ai 51,3 milioni di funzionamento attuale.
Se analizziamo anche le rendicontazioni annuali dei Gruppi consiliari che sono uno degli allegati al documento che stiamo discutendo, ormai la rendicontazione consiste nelle sole spese di personale del Gruppo. Il rendiconto, quindi, corrisponde ai fondi trasferiti dal Consiglio per pagare i collaborati, ossia il personale a servizio dei Gruppi. Anche questa è un'anticipazione dell'indicazione contenuta nella riforma costituzionale, a livello nazionale, anche se qui - come abbiamo già detto in I Commissione - sarà necessario non esagerare, nel senso che il principio per cui il personale è necessario affinché un Gruppo e i Consiglieri possano lavoro, è un principio che va assolutamente difeso e riaffermato anche nell'eventuale ipotesi dell'entrata in vigore della riforma costituzionale, che sul punto contiene degli elementi.
Un ultimo allegato, già richiamato durante la relazione del Difensore civico, riguarda l'attività e il costo del CORECOM, uno dei nostri organismi connessi al funzionamento del Consiglio.
Credo che, al di là delle funzioni storiche e tradizionali, emerge in modo molto chiaro l'importante funzione, paragiudiziaria a costi molto contenuti, che il CORECOM effettua nel risolvere, o nel tentare di risolvere, le controversie tra gli operatori della comunicazione (gli operatori telefonici) e gli utenti, siano essi persone fisiche, persone giuridiche o imprese.
442 sono le istanze di definizione dell'ultimo anno presentate. 250 le udienze svolte, con una percentuale molto significativa: 42% di istanze di definizione riferite alle utenze commerciali, quindi a servizio degli operatori economici ed un 21% riferito alle utenze fisse residenziali quindi alle famiglie.
Nell'ultimo anno si sono conclusi 405 procedimenti e in 204 casi si è addivenuti ad una transazione, quasi tutti in sede di udienza (solo uno in sede successiva all'udienza). In questo caso, la metà delle cause, che hanno poi determinato una transazione, riguardano le spese e le fatturazioni non giustificate che gli operatori telefonici inviano alle imprese o alle famiglie.
Credo che questo sia un elemento da tener conto, essendo elemento sicuramente positivo nel funzionamento del nostro Consiglio.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Anche quest'anno, uno dei dati principali che emergono dal rendiconto è la riduzione dei costi del Consiglio regionale.
Si rileva certamente una riduzione dei costi della politica, dovuta all'abbassamento delle indennità spettanti ai Consiglieri regionali abbassamento che, come abbiamo detto più volte, non è nella forma e nella quantità che noi avremmo auspicato e che abbiamo proposto, ma mi sento di poter dire che è un abbassamento dovuto anche alla nostra attività e alla nostra insistenza, nonostante la maggioranza non abbia mai avuto la compiacenza e la volontà di approvare una nostra proposta.
Stona ancora fortemente - questo lo ricordiamo sempre e lo ricorderemo tutti gli anni finché non si farà qualcosa in merito - il dato che si riferisce ad oltre sette milioni di euro all'anno dei cittadini piemontesi spesi per gli assegni vitalizi; assegni vitalizi che non si sono voluti cancellare. Non ci sono i più vitalizi per i Consiglieri attualmente in carica, ma per il passato non si è fatto nulla. Ricordo che noi avevamo una proposta per abrogarli in senso retroattivo, ovviamente restituendo la parte di trattenute che i Consiglieri negli anni avevano versato, ma tale proposta non è stata approvata.
La maggioranza, guidata dal Partito Democratico, non ha voluto nemmeno diversamente da quanto aveva detto prima, approvare il divieto di cumulo.
E' utile ricordarlo, perché magari i cittadini piemontesi non hanno sempre il tempo di seguire le nostre sedute o di aggiornarsi su ciò che succede (quindi ogni tanto repetita iuvant), ossia che ci sono nostri concittadini piemontesi che percepiscono più di un vitalizio. Con cinque anni di Consiglio regionale, un ex Consigliere costa ai cittadini piemontesi 3.150 euro al mese; invece coloro che hanno fatto anche mandati al Parlamento nazionale o europeo possono addirittura avere più di un vitalizio.
Questo, lo ripetiamo, è semplicemente indecente: a parole era stata dichiarata la volontà di agire su questo aspetto, ma nei fatti la nostra proposta non è stata approvata.
Qui parliamo di costi della politica. Certo, si sono ridotti, ma forse non nella misura in cui si potevano ridurre.
Un altro capitolo riguarda i costi della democrazia. Quelli sì, quelli il Governo Renzi li vuole eliminare. Nella riforma costituzionale che viene fatta passare viene vista - quella sì - come una riduzione dei costi della politica, perché si cancella il Senato, si cancella un organo elettivo mentre probabilmente bastava dimezzare complessivamente il numero dei parlamentari o - cosa mai voluta, mai fatta - ridurre le retribuzioni dei parlamentari.
Si riduce il costo della democrazia, quindi da una parte si cancella il Senato e lo si fa diventare un organo consultivo e non elettivo (ci sarà qualche fortunato Consigliere regionale che farà delle gite a Roma).
L'altro aspetto di progetto antidemocratico di Matteo Renzi è l'eliminazione della possibilità dei Consigli regionali di incidere e di legiferare, quindi ci si riprendono quasi tutte le competenze, viene eliminata qualsiasi forma di provvidenza per i Gruppi consiliari regionali che poi non si capisce bene cosa dovrebbero venire a fare in Consiglio magari ad approvare degli atti di indirizzo che la Giunta ignorerà, e con quali risorse, con quali possibilità.
Quindi qui stiamo parlando di costi della democrazia, per cui ovviamente si addensano delle nuvole grigie sul Consiglio regionale e sulla possibilità di poter continuare a operare dal punto di vista del bene per i cittadini, dal nostro punto di vista regionale.
Dal momento che abbiamo sentito in questa occasione - ma anche in occasioni precedenti, anche in discussioni più ristrette, che magari abbiamo fatto nella Conferenza dei Capigruppo, dove il Presidente del Consiglio regionale si è impegnato a scrivere una lettera alla Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali - voci critiche verso la riforma costituzionale, se veramente crediamo che questa riforma costituzionale vada a minare la democrazia nel nostro Paese, allora anche voi del Partito Democratico fate qualcosa di concreto, perché questo è solo uno dei tanti motivi che ci spingeranno a dire "no" alla riforma costituzionale del governo Renzi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intervengo, in realtà, per fare alcune considerazioni non tanto e non solo sui numeri del bilancio che alcuni colleghi hanno già rammentato, ma diciamo un po' sull'esito dello stesso o sugli atti successivi che, secondo noi - abbiamo avuto già modo di dirlo in sede di Commissione - il Consiglio doveva fare.
L'abbiamo detto molte volte, l'abbiamo detto quando abbiamo affrontato l'ennesima legge di riduzione dei costi della politica: se il resto della Regione avesse fatto l'efficienza che ha fatto questa parte di Regione cioè il Consiglio regionale, oggi probabilmente avremmo certamente ancora delle difficoltà economiche, ma decisamente meno marcate rispetto a quelle che stiamo affrontando. Perché ogniqualvolta c'è stato un taglio non soltanto sui costi della politica - ricordava correttamente anche il collega Bertola i costi della democrazia - questi sono sempre stati visti in qualche modo, come benefit quasi illeciti del Consiglio regionale, molto utilizzati in termini mediatici, e che erano le disponibilità che i Gruppi consiliari avevano per fare in modo lecito attività politico amministrativa.
Ricordiamo che possibilmente dovremmo produrre buone leggi per i piemontesi, i quali, grazie alle loro tasse, riconoscono a ognuno di noi una retribuzione mensile per fare leggi, non solo per fare interrogazioni ordini del giorno e atti di indirizzo. Ma se ci vogliamo distinguere per essere, assieme al Parlamento nazionale, un'assemblea che produce atti normativi, la vera distinzione fra un Consiglio comunale e una ex Provincia è esattamente questa: tutto è diventato sempre più complicato, sempre più difficile perché il Consiglio regionale nel tempo ha ridotto una serie di attività, mentre la Giunta le ha mantenute dalla prima all'ultima.
In Consiglio regionale abbiamo ridotto le spese generali relativamente agli Uffici di comunicazione e al budget che i Consiglieri avevano ricordiamo che nell'ultima legge, al di là del taglio sugli stipendi, il Consiglio ha ridotto, se non ricordo male, da 8.000 a 3.500 euro le disponibilità annue per ogni Consigliere regionale - mentre in Giunta regionale il taglio sugli uffici di comunicazione e rispetto a spese terze non è avvenuto, se non per una disposizione di norma che il Consiglio ha posto e che la Giunta si è data in misura decisamente inferiore.
Detto ciò, è evidente che se tutto questo ha fatto sì che oggi il Consiglio regionale costi più di 30 milioni in meno rispetto a un po' di anni fa (20 milioni e rotti rispetto a cinque anni fa), in realtà si tratta di un processo di riduzione costante dei costi iniziato già due legislature fa. Quindi i piemontesi beneficiano attualmente di 30 milioni di euro in più ogni anno (o di minor costo, che è assolutamente la stessa cosa) trasformando quelle che erano spese in molti casi utili per il Consiglio regionale in servizi che vengono erogati ai piemontesi.
Sarebbe bene ricordare questo, perché le cattive notizie fanno certamente più rumore delle buone, però io credo che vada rammentato il fatto che questa forse sia - immagino - l'assemblea legislativa italiana che ha introdotto principi di riduzione delle spese maggiori in termini percentuali a livello italiano. Non che questo sia un bene, ma lo dico in termini di dati, cioè in termini statistici; non che questo sia un bene perché un conto è intervenire sui costi complessivi della macchina Regione compreso quello che afferisce alle retribuzioni dei Consiglieri, un altro conto è intervenire invece sugli strumenti indispensabili per fare attività non solo di produzione normativa, ma anche - per chi, per esempio, come noi sta all'opposizione - una doverosa attività di controproposta politica rispetto a chi governa, oltre ad esercitare un sacrosanto dovere di controllo che i cittadini, in qualche modo, ci hanno dato votandoci ancorché risultando perdenti.
Tuttavia c'è un tema, secondo noi centrale: noi avevamo chiesto che la discussione del rendiconto non arrivasse prima che ci fosse un documento condiviso dal Consiglio regionale (non dall'opposizione) sull'utilizzo dei 6,7 milioni di euro. Noi vogliamo affermare un aspetto (il Gruppo di Forza Italia, non il Consiglio regionale): che quei 6,7 milioni appartengono al Consiglio regionale, nel senso che (l'abbiamo già visto negli anni passati), come il Vicepresidente dice correttamente, per norma, a rendiconto, l'avanzo torna nel bilancio della Giunta regionale, chiamiamolo così, nel bilancio della Regione Piemonte. Pertanto, quando la Giunta regionale predispone (come sarà nelle prossime settimane) l'assestamento usa quei 6,7 milioni per dare garanzia di copertura a una serie di temi su cui mancano alcune disponibilità.
Il collega Appiano faceva un esempio calzante, peraltro rispondente a un atto di indirizzo di questo Consiglio, nonché rispondente a una modifica normativa di questo Consiglio rispetto alla legge 28 sul diritto allo studio. Ricordo che quella legge prevedeva che entro il 30 maggio la Giunta avrebbe dovuto pubblicare il bando per l'anno 2016-2017, ma non abbiamo il bando né le risorse né nulla di quanto c'era scritto all'interno della norma.
Vi sono un'altra serie di interventi che dovremmo finanziare certamente abbiamo più idee che soldi a disposizione. Questo è assolutamente evidente come accade, ahimè, da molti anni. Ma almeno che quei sei milioni e 700 di risparmio della politica che il Consiglio regionale ha fatto, si trasformino in due o tre atti, unitamente agli altri che si tenterà di fare in assestamento! Ricordo che è sempre il Consiglio che vota le leggi, ancorché vengano presentate dalla Giunta e lo dico ai Consiglieri, non al Vicepresidente Reschigna che fa il suo lavoro nel dire che sono tornati in Regione, ma su quei milioni crederei fosse utile un atto di indirizzo di tutto il Consiglio regionale che individui alcuni punti di incontro, che credo vi siano.
Abbiamo, al di là delle differenti posizioni politiche, punti su cui c'è condivisione. Faccio un esempio: il piano amianto. Abbiamo detto in più di un'occasione che è un piano, ancorché ognuno abbia votato in modo distinto, che ha almeno un aspetto condivisibile, che è quello che individua le risorse, ma le risorse individuate nel piano non sono quelle che ci sono al bilancio. Su quel tema ci fu una valutazione complessiva. Su molte altre politiche, come il turismo, la cultura, le politiche sociali vi sono una serie di temi che sono patrimonio collettivo di questo Consiglio.
Credo che dovremmo scegliere due o tre, non di più, punti su cui qualificare i nostri risparmi per far comprendere ai cittadini piemontesi che se è stato possibile - faccio l'esempio, così lo raccolgo in modo trasversale, che faceva il Consigliere Appiano - finanziare la legge n. 28 è stato possibile grazie ad un impegno che questo Consiglio ha fatto riducendo le risorse che erano a sua disposizione. Credo che questo sia un fine importante, in qualche modo anche non dico restituzione - perché non vorrei pagare il copyright a qualcuno - ma che sia chiaro che politiche condivise o meno di riduzione della spesa complessiva del Consiglio, dentro alla quale c'è anche quella della democrazia, si trasformino in politiche per i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Graie, Presidente.
Ho atteso la fine degli interventi per vedere se si fosse verificato un evento, cioè la presenza del Presidente Laus. Si è discusso il rendiconto in Commissione e il Presidente Laus non c'era, non ha illustrato il rendiconto del Consiglio regionale. Adesso lo si deve votare in Aula, e il Presidente Laus è di nuovo assente.
Nessuno di noi pensa che il Presidente Laus sia obbligato a presiedere la seduta per tutto il tempo ed è degnamente sostituito. Tuttavia sarebbe stato più corretto se fosse venuto ad illustrarlo in Commissione, cosa che non ha fatto - probabilmente, essendoci una campagna elettorale in corso aveva altri impegni - o almeno se fosse stato presente oggi, nel momento in cui si discute e si vota in Aula. A maggior ragione che la campagna elettorale è finita.
E' vero che per qualcuno c'è qualche problemino post elettorale da risolvere, ma non è la campagna elettorale.
Rilevo l'assenza del Presidente Laus.



PRESIDENTE

Prima di mettere in votazione la deliberazione n. 166 "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2015", vorrei ringraziare, per l'aiuto e il supporto a tutto l'Ufficio di Presidenza, il dottor Panté, il dottor Mignosi e della dottoressa Carmela Russo.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Mi permetto di fare un appello alla maggioranza.
Mi sembra che alcuni Consiglieri di opposizione abbiano fatto presente che si poteva fare una valutazione rispetto ad un metodo di ragionamento che, in qualche modo, superava quello che noi stiamo mettendo in votazione.
Era già stato chiesto in Commissione.



PRESIDENTE

Consigliera, forse non aveva sentito all'inizio, ma avevo detto che in Commissione avevamo deciso che in sede di assestamento avremmo fatto la discussione e formulato l'atto di indirizzo.



PORCHIETTO Claudia

Infatti, stavo dicendo: in sede di Commissione si è detto. Questa mattina sia il collega del Movimento 5 Stelle che il Consigliere Vignale hanno fatto ulteriori valutazioni, quindi pensavo che la maggioranza riprendesse questo ragionamento in Aula e prendesse una posizione, a prescindere, Presidente, da quello che ha detto in apertura.



PRESIDENTE

Grazie, collega Porchietto.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 166, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Volontariato

Esame proposta di deliberazione n. 169, inerente a "Nomina dei componenti del Comitato regionale di gestione del Fondo speciale per il volontariato presso la Regione ai sensi della legge regionale 19 agosto 1994, n. 38 (Valorizzazione e promozione del volontariato). Individuazione delle associazioni maggiormente rappresentative ai sensi della legge regionale 23 marzo 1995, n. 39 (Criteri e disciplina delle nomine ed incarichi pubblici di competenza regionale e dei rapporti tra la Regione Piemonte ed i soggetti nominati)"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 169, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Presidente, intervengo solo per dirle quanto è successo in Commissione due settimane fa.
Noi abbiamo avuto come riferimento l'articolo 15 della legge n.
266/1991, che impegna le fondazioni bancarie e gli istituti di credito a destinare quote specifiche dei propri proventi per la costituzione di fondi regionali speciali per il volontariato.
L'articolo 2 del decreto ministeriale dell'8 ottobre 1997 impegna la Regione Piemonte (e le Regioni) a individuare tra i componenti il Comitato quatto soggetti delle organizzazioni di volontariato, perché la legge n.
39/1995, in particolare l'articolo 5, impegna il Consiglio regionale, su proposta della Commissione competente, la IV, a procedere alla loro individuazione.
Con nota del 7 giugno, l'Assessore ha posto all'attenzione dei Commissari della IV Commissione la proposta, pervenuta dal Consiglio regionale del Volontariato, di dodici associazioni tra loro. All'interno di quell'elenco noi ne abbiamo individuate quattro seguendo quattro criteri quello della rotazione, quello della territorialità, quello dei voti espressi dal Consiglio regionale del Volontariato e i differenti ambiti d'azione tra le associazioni proposte.
In tal senso, Presidente, le quattro associazioni individuate dalla Commissione e da questo Consiglio, sulle quali il Consiglio dovrà esprimersi, sono le seguenti: il Servizio Emergenza Anziani di Torino, il Gruppo ASSEFA di Alessandria, l'Associazione Volontari Italiani Sangue di Vercelli e l'Associazione Italiana Donatori di Organi di Cuneo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Voglio cogliere questa occasione per intervenire non tanto e non solo già lo si è fatto in Commissione, sui criteri e su quella che è stata tutto sommato, una scelta di maggioranza rispetto alla composizione del Comitato di gestione, perché - ci saranno colleghi dopo di me che lo ricorderanno - non è stata comunque una scelta condivisa trasversalmente vorrei riprendere una sollecitazione che avevo già sollevato in Commissione.
Se individuiamo all'interno di una rosa di componenti del Consiglio regionale del Volontariato una rosa proposta dal Consiglio stesso dovremmo, in realtà, a monte, ragionare su quanto sia inclusivo e quanto sia realmente rappresentativo del variegato mondo del volontariato lo stesso Consiglio regionale del Volontariato, che è stato nominato con delibera di Giunta sulla base di un'interlocuzione che, alla fine, si è confermata limitata solo al dialogo con le già sciolte Province e la rinata, almeno per quanto riguarda Torino, Città metropolitana, enti che agli occhi dei cittadini - almeno così era stato loro promesso - non dovrebbero nemmeno più esistere e sono di fatto - lo sappiamo benissimo congelati per assenza di fondi ed enorme caos di inquadramento normativo e di disciplina.
Riscontro, come effetto di questo dialogo del tutto autoreferenziale che mancano nel novero del Consiglio regionale del Volontariato dei soggetti che sono, in realtà, in prima linea, anche soggetti importanti e molto attivi nel campo del contrasto, per esempio, delle nuove povertà. Su Torino abbiamo degli enti - non voglio fare riferimenti precisi - delle associazioni e delle onlus che sono in prima linea sul contrasto alla mancanza di reddito, addirittura alla carenza di alimenti, che, ahimè, come in un Paese del Terzo mondo, ferisce anche il nostro capoluogo con numeri che fanno davvero impressione.
Allora, vedete, sono dell'idea che, dovendo immaginare di nuovo il Consiglio di rappresentanza del mondo del volontariato, soprattutto per un tema così delicato come il rapporto con le fondazioni bancarie - voglio sottolineare questo passaggio perché è un rapporto che ha a che fare, per carità, con soggetti formalmente privati ma con un'ingerenza, o un protagonismo, decisamente importante e pesante anche da parte degli enti pubblici; è di oggi la polemica sull'autonomia o meno (sottolineo il "meno", almeno dal mio punto di vista) del mondo delle fondazioni bancarie dalla politica, quando sappiamo benissimo che la nomina dei vertici di importanti e fondamentali fondazioni bancarie del nostro territorio sono di nomina politica - per quello che è il nostro ruolo, la definizione degli organi rappresentativi del mondo del volontariato non può che proseguire su dinamiche fallimentari e del tutto autoreferenziali svincolate dalla reale quotidianità di trincea - perdonatemi il termine, ma rende l'idea - del mondo del vero volontariato, se continua a rimanere un circuito chiuso.
Si deve consentire un'apertura non tanto del Comitato di gestione, ma del Consiglio regionale! Si deve riaprire le possibilità di adesione! Si devono stabilire dei criteri di evidenza pubblica oggettivi, per valutare la rappresentatività o meno di un ente associativo e non il legame più o meno stretto che si ha con certi ambienti politici o con certi partiti! Infatti, se si prosegue su questa strada, continuerà a prendere corpo una verità scomoda, che, addirittura, è stata portata alla luce della cronaca, quanto meno locale, dal Vescovo nella celebrazione della recente festività di San Giovanni: ci ritroviamo di fronte ad un mondo del volontariato che impiega più risorse nella continuità delle proprie strutture e nella tutela dei propri operatori che non per i destinatari della loro azione di volontariato - questa è la fotografia dolorosa. Se lo dice il Vescovo, insomma, che del tutto alieno a quel mondo non è, allora vorrà dire che, ormai, è una verità troppo ingombrante per tenerla coperta e nascosta.
Se questa è l'amara verità, è nostra responsabilità, per quelle che sono le nostre competenze, rivoluzionare questo sistema, altrimenti la rabbia sociale dei destinatari di un mondo del volontariato, che non sta funzionando - perché non c'è un rapporto virtuoso tra canali di finanziamento e strutture veramente operative, con risultati riscontrabili soprattutto nei contesti metropolitani, dove la crisi ha morso di più non potrà che proseguire e crescere. Invece, è nostra responsabilità non privilegiare il singolo soggetto, perché, qui, inevitabilmente, stiamo deliberando nomine "ad associationem" - perdonatemi il falso latinismo perché stiamo andando ad individuare, fingendo criteri generali, delle nomine molto particolari, questa è la situazione. Questo, per carità, è corretto ed è legittimo, la politica è giusto che compia delle scelte, ma non le può fare se a monte non pone dei criteri molto generali, molto inclusivi e, soprattutto, terzi ed equi, altrimenti continueremo a creare dei castelli di carte del tutto svincolati dalla reale, quotidiana e concreta verità dei bisogni sociali a cui il volontariato deve dare delle risposte e dalle risposte che il mondo del volontariato è chiamato a mettere in campo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marrone.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai rappresentanti dell'Associazione "Alma Mater"


PRESIDENTE

Saluto l'Associazione "Alma Mater", gruppo formato da persone provenienti da Somalia, Nigeria e Costa d'Avorio, alle quali auguro buona giornata e porgo un saluto da parte del Consiglio.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Volontariato

Esame proposta di deliberazione n. 169, inerente a "Nomina dei componenti del Comitato regionale di gestione del Fondo speciale per il volontariato presso la Regione ai sensi della legge regionale 19 agosto 1994, n. 38 (Valorizzazione e promozione del volontariato). Individuazione delle associazioni maggiormente rappresentative ai sensi della legge regionale 23 marzo 1995, n. 39 (Criteri e disciplina delle nomine ed incarichi pubblici di competenza regionale e dei rapporti tra la Regione Piemonte ed i soggetti nominati)" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 169.
La parola all'Assessore Ferrari.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali

Grazie, Presidente.
Un breve intervento per precisare come abbiamo costruito il percorso che ci ha condotto a questa deliberazione.
L'intervento del Consigliere Marrone ha delineato uno scenario più complessivo, che certamente va tenuto in considerazione, anche per fare in modo che i luoghi rappresentativi del volontariato possano essere sempre più in sintonia con le questioni, con i problemi e con i bisogni e che sia sempre meno autoreferenziale.
Se questo è un problema che abbiamo bisogno di affrontare, nello stesso tempo abbiamo dovuto operare dentro le condizioni e dentro i vincoli che in questo momento, abbiamo, tenendo conto che c'è stata anche una legge regionale approvata dal Consiglio regionale che ha modificato le competenze e se le competenze relative al Consiglio del volontariato fino a prima erano in ambito provinciale, oggi sono diventate tutte in capo alla Regione. Quindi, ci siamo fatti carico noi di riattivare il percorso e le procedure, ma l'abbiamo fatto con una scelta ben precisa.
Su questo vorrei fare una precisazione: la scelta è stata quella di interpellare tutti i territori e tutte le associazioni iscritte all'Albo.
Abbiamo interpellato circa 3.000 associazioni per fare in modo che attraverso le Province, si potessero esprimere e potessero esprimere i propri rappresentanti.
Quindi, comunque, pur dentro i vincoli che in questo momento abbiamo abbiamo cercato di fare un'operazione ampiamente rappresentativa di tutte le realtà associative.
Dopodiché il Consiglio regionale del Volontariato, una volta insediato ricordo che è avvenuto a fine maggio - e una volta votato l'ufficio di presidenza, ha scelto, attraverso una votazione democratica, le dodici associazioni all'interno delle quali, in base alla legge vigente, dovevano essere individuate dal Consiglio regionale le quattro che poi entrano a far parte del Co.d.G. Questo è il senso.
Avremmo potuto fare un'operazione verticistica, come ci consentiva la legge, ma abbiamo fatto, in ogni caso, un'operazione che fosse la più ampia e la più rappresentativa possibile. Questo non toglie nulla alla sostanza del ragionamento e dell'intervento del Consigliere Marrone, che richiede una diffusione più di sistema, che occorre comunque fare e che siamo ben disponibili a fare.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrari.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 169, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Non sono riuscita a votare, quindi volevo dichiarare che il mio voto è favorevole.



PRESIDENTE

Sia riportato a verbale il voto favorevole della Consigliera Batzella.
Ricordo che in sala Viglione sarà ricevuta una delegazione di lavoratori che chiedono di affrontare i problemi dell'appalto pulizie operato dall'azienda PFE per committenza dell'ospedale di Rivoli.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.59)



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