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Dettaglio seduta n.156 del 21/06/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.34 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1105 presentata dalla Consigliera Chiapello, inerente a "Direttiva pluriennale dei servizi e delle politiche attive del lavoro"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1105, presentata dalla Consigliera Chiapello, che ha la parola per l'illustrazione.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Quello del lavoro è sempre un tema scottante e i recenti dati dell'IRES lo dimostrano. Molti lavoratori hanno paura di perdere il posto di lavoro nell'arco di tre anni, si è passati da un 29% a un 31% soprattutto nella provincia di Cuneo. E' importante quindi utilizzare, nel più breve tempo possibile, le risorse che sono a disposizione dal Fondo Sociale Europeo.
La Giunta si è già attivata: è stata fatta una delibera e c'è la disponibilità di circa 63 milioni di euro. Questi fondi, però, non si possono utilizzare. Pertanto, considerato che il problema del lavoro rimane comunque un tema molto importante, chiedo di agire con la massima urgenza e chiedo anche quando sarà possibile utilizzare questi fondi, perché senza le norme attuative questi fondi rimangono lì e i centri per l'impiego non li possono utilizzare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
In merito all'interrogazione che è stata formulata, occorre precisare alcune questioni. La DGR approvata il 14 marzo 2016 definisce le risorse e le azioni sulle quali insistono le progettazioni di politiche attive del lavoro all'interno della programmazione del FSE.
Quando viene approvato l'atto di indirizzo, intercorre sempre un po' di tempo per poter definire i soggetti destinatari della gestione delle attività previste dal Fondo Sociale. Vuol dire che deve essere preparata una serie di bandi legati alle azioni previste dall'atto di indirizzo, ed è il motivo per il quale, una volta approvata la DGR, le risorse non vengono immediatamente spese. Si tratta di fondi comunitari, quindi le risorse devono essere spese secondo i dettami delle norme comunitarie.
Oggi siamo nella fase di realizzazione e di definizione dei contenuti dei bandi. I bandi che dovranno essere attivati sono ben sei, per permettere a tutta la direttiva di essere operativa, e sono azioni rivolte alle persone che si trovano non in uno stato di disoccupazione, perché in termini tecnici la disoccupazione scatta nel momento in cui le persone passano da uno stato di occupazione attiva a uno stato di occupazione passiva, cioè sono soggetti ad ammortizzatori sociali. Quindi le azioni previste dalla Regione Piemonte sono azioni che intercettano le persone che stanno per completare il percorso di ammortizzatori sociali e quindi, a quel punto, entrano in una condizione di mobilità, oppure addirittura quando la condizione di mobilità è terminata, per cui è stato esaurito tutto il percorso legato agli ammortizzatori classici o agli ammortizzatori nuovi previsti dalla nuova legge.
In conclusione, sei bandi significano un'operatività molto complessa noi immaginiamo di poter concludere il periodo legato ai bandi prima dell'estate e di poter rendere operativa tutta l'azione dopo l'estate.
La dotazione di risorse è quella che è stata citata, cioè 62 milioni di euro, ripartiti in questo modo: 29 milioni per lavoratori disoccupati dieci milioni per i lavoratori svantaggiati, e per i laboratori impresa e occupazione tre milioni, divisi sulle priorità diverse previste dallo strumento della programmazione del POR.
Le azioni ammissibili sono: buoni servizi per lavoratori disoccupati servizi per lavori e incentivi alla trasformazione di tirocini in assunzioni superiori a sei mesi; buoni servizi per i lavoratori svantaggiati; un protocollo per i servizi per il lavoro e per la creazione di laboratori volti a implementare l'occupabilità delle persone.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interrogazione a risposta immediata n. 1104 presentata dal Consigliere Monaco, inerente a "Prescrizione farmaci salvavita da parte del medico di continuità assistenziale di Giaveno negli anni 2014-2015"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1104 presentata dal Consigliere Monaco, che ha la parola per l'illustrazione.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione nasce da una situazione che si è verificata in Val Sangone, dove è stato segnalato, da un medico della continuità assistenziale ex guardia medica, un grave disservizio - o almeno così riferito e ipotizzato - relativamente alla chiusura della reperibilità notturna delle farmacie in valle dalle 23 alle 8 del mattino.
Inizialmente questo ha creato oggettivamente un certo disagio intellettuale, perché si è immaginato che una popolazione in area montana potesse aver bisogno di farmaci importanti e salvavita e che la farmacia più vicina fosse, durante le ore notturna, su Cascine Vica.
Abbiamo fatto una breve indagine e abbiamo scoperto che negli ultimi due anni i farmaci e prodotti più gettonati e più richiesti nelle farmacie in quelle fasce orarie (dalle 23 alle 8 del mattino) erano: assorbenti interni, pannolini per bambini, fermenti lattici (tra le 3 e le 4 del mattino), per arrivare in quarta o quinta posizione alla tachipirina, che mi sembra un prodotto ormai quasi da banco e che è nel kit di tutte le mamme per la gestione del bambino, e gli antibiotici (sfido chiunque a prendere un antibiotico alle 3 del mattino per riproporlo nelle fasce orarie: di nuovo svegliarsi, mettere la sveglia e riprenderlo alle 3 del giorno successivo); poi arrivano gli anticoncezionali, la cosiddetta pillola del giorno, che - mi si scusi, Presidente - è indicato nella parola, la si prende il giorno dopo, la si può prendere anche il giorno dopo e non nell'immediatezza dell'assunzione del prodotto. Tuttavia questo ha generato comunque una scenografia in valle, laddove si prescrive della morfina farmaco per pazienti oncologici cronici, oppure laddove è necessario dell'ossigeno per pazienti gravi. Faccio notare sommessamente che le farmacie sono dotate di bombolette che più di mezz'ora, massimo un'ora non riescono a reggere.
Il pensare che queste farmacie forse debbano essere aperte la notte deriva dall'azione politica di qualcuno che addirittura ventila l'ipotesi di farne quasi dei bancomat per tossicodipendenti o altre figure. In realtà, la bassissima economia che producono di notte queste farmacie porta oggettivamente a un loro scarso utilizzo, e mi sembra irrispettoso pensare che si debbano sollevare delle questioni laddove non c'è prescrizione.
Allora la mia domanda è: ma quali e quanti farmaci in questi due anni sono stati prescritti dalla continuità assistenziale? Continuità assistenziale che ha sollevato il problema, per cui ha allertato e allarmato una popolazione gettandola nel disagio "non ho la farmacia di notte".
Chiudo, Presidente. Ho fatto una brevissima indagine e alle persone che ho incontrato per strada ho detto: "Sai, la farmacia di notte è chiusa dalle 23 alle 8 del mattino". Mi hanno guardato tutti sbigottiti. Poi ho domandato: "Negli ultimi 20 anni, quante volte sei andato in farmacia di notte e a prendere cosa?", e nessuno aveva memoria di essere uscito per andare in farmacia di notte. Ecco giustificati quei tabulati che le ho dato in premessa.
Questo per spegnere polemiche e per non accendere dei falsi allarmi sulla sicurezza di alcuni servizi, sulla necessità di avere comunque dei professionisti a disposizione di una popolazione che ha bisogno. Su quello ci siamo, ma credo che intervengano servizi come la guardia medica. Mi permetto di suggerire all'Assessore di verificare ed eventualmente di dotare le guardie mediche anche di alcuni farmaci che potrebbero somministrare, oltre che prescrivere soltanto, in caso di necessità. Poi c'è il 118, che evidentemente, subito dopo la continuità assistenziale interviene con ambulanze medicalizzate eventualmente trasportando anche in pronto soccorso.
Chiedo scusa se ho rubato un minuto in più del previsto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La ringrazio, collega Monaco, per aver chiesto un chiarimento attraverso questa interrogazione, sulla situazione che in qualche maniera mi pareva, dalle domande che sono state poste, lei avesse già intuito.
Ho fatto svolgere alcune verifiche, per essere preciso. L'ASL-TO3 ha effettuato un controllo analitico sulle prescrizioni spedite dalle sette farmacie del Distretto Val Sangone e in particolare dal servizio di continuità assistenziale di Giaveno (ex Guardia medica), nella fascia oraria notturna 23-8, con specifico riferimento all'eventuale urgenza. Sono state analizzate anche le ricette riferite alle prestazioni citate nell'interrogazione, come ad esempio la ossigenoterapia per problemi respiratori e la somministrazione di morfina per la terapia del dolore tenuto comunque conto che quest'ultima non costituisce farmaco salvavita.
Su un totale di 562.838 ricette spedite dalle sette farmacie del Distretto di Giaveno, quelle compilate dal servizio di continuità assistenziale di Giaveno durante la fascia oraria notturna sono in tutto 11: su 562.838 sono dunque 11, pari allo 0,002%, di cui cinque nel 2014 e sei nel 2015.
In particolare, con riferimento all'eventuale situazione d'urgenza, si rileva quanto segue. Prescrizione per ossigeno gassoso: su 512 ricette complessive spedite nel biennio dalle sette farmacie, solo sei ricette sono state compilate dall'ex Guardia medica di Giaveno in orario notturno (23 8), di cui nessuna avente carattere d'urgenza; si conferma dunque il dato già dichiarato dalle stesse farmacie e riportato nell'interrogazione.
Somministrazione di morfina: su 568 ricette complessive spedite nel biennio dalle sette farmacie, solo tre sono state compilate dall'ex Guardia medica di Giaveno in orario notturno, di cui nessuna avente carattere d'urgenza in quanto il farmaco è stato ritirato in farmacia uno o due giorni dopo.
L'orario notturno delle farmacie della Val Sangone, ai sensi delle norme vigenti (legge 21/1991), viene disciplinato dai Sindaci in accordo con l'Organo di gestione e sentito l'Ordine dei farmacisti. Tali farmacie avevano richiesto ai Sindaci la possibilità chiudere in settimana fra le 23 e le 8 - escludendo i mesi di luglio e agosto, nei quali continuano ad effettuare regolarmente i turni nella fascia notturna - alla luce delle necessità irrisorie accertate negli anni precedenti e tenuto conto delle farmacie aperte 24 ore su 24 nelle vicine Rivoli e Cascine Vica.
Tutti i Sindaci del Distretto avevano espresso per iscritto parere favorevole (Giaveno e Trana il 4 dicembre, Reano il 10 dicembre, Sangano l'11 dicembre, Coazze il 14 dicembre) e l'Ordine dei farmacisti aveva espresso l'assenso l'11 dicembre 2015. Il servizio farmaceutico dell'ASL TO3 aveva preso atto dell'indicazione ricevuta dai Sindaci, riorganizzando in tal senso i turni per il 2016. Si tratta di una riorganizzazione che, al di là di quanto singolarmente espresso da un medico di guardia, nei primi sei mesi di attuazione (gennaio-giugno 2016) non ha ricevuto alcuna segnalazione o reclamo da parte di cittadini o istituzioni.
Concludo precisando che la riorganizzazione è ritenuta sperimentale: se dovessero emergere criticità reali relative al servizio reso, il problema verrebbe affrontato dalla Direzione dell'ASL-TO3 con i Sindaci e le farmacie di riferimento.
Certamente è stato creato allarmismo e sicuramente inviterò il Direttore dell'ASL-TO3 ad intervenire con la necessaria determinazione perché occorrono prudenza e attenzione quando vengono pubblicate notizie che creano allarmismo e preoccupazione nell'opinione pubblica.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1112 presentata dal Consigliere Ottria, inerente a "Nuovi disservizi sulla linea ferroviaria Acqui Terme Ovada conseguenti all'introduzione del nuovo orario estivo 2016"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1112, presentata dal Consigliere Ottria, cui va la parola per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Ebbene, ancora una volta sono costretto a tornare sul tema della linea ferroviaria Acqui-Genova, a causa dei molti disservizi che ripetutamente si verificano su questa linea. In particolare, dal 12 giugno è entrato in vigore il nuovo orario estivo e, anziché migliorare, la situazione è, se possibile, peggiorata.
Come sapete, questa linea è inserita tra le dieci linee ferroviarie peggiori che abbiamo in Italia e con il nuovo orario estivo, appunto, a causa di lavori che si stanno compiendo lungo la linea nella tratta tra Genova Sampierdarena e Genova Brignole, su 26 collegamenti ferroviari ben 16 sono attestati - cioè arrivano e partono - su Genova Sampierdarena anziché su Genova Brignole. Questo costringe i numerosissimi pendolari della Valle Stura e del Basso Piemonte - Acqui e Ovada, tanto per intenderci - a fare dei trasbordi molto complicati, perché devono scendere e prendere altri treni che arrivano, in "teorica" coincidenza, da altri collegamenti. Tale situazione ha causato nei primi giorni parecchi disservizi e parecchie lamentele, che sono stati anche riportati in maniera molto evidente dagli organi di stampa.
Pensate che per una linea che è di meno di 60 chilometri la percorrenza necessita di più di un'ora e 45 minuti (quasi due ore), su treni tra l'altro molto affollati, con tutti i disagi che ne conseguono.
Vi sono poi altre problematiche, legate anche alla carenza di avvisi e alla mancanza di comunicazione nelle stazioni, che erano già state evidenziate precedentemente ma che ora, in questa nuova situazione acuiscono le già note difficoltà.
Su questa tematica, tra l'altro, devo dire che circa un mese fa avevo organizzato ad Ovada un incontro tra i tecnici della Regione Liguria e quelli della Regione Piemonte, proprio per cercare di analizzare il nuovo orario e venire incontro a queste esigenze. L'incontro, cui erano stati invitati anche i comitati dei pendolari e i Sindaci, era fissato per le 18.
A questo incontro i tecnici della Liguria, dopo avere approfondito dal punto di vista tecnico ed essersi confrontati con quelli della Regione Piemonte, hanno disertato l'appuntamento, contribuendo a creare disagio tra i pendolari, ma anche tra i numerosi Sindaci che erano presenti in quella sede.
Credo che le problematiche di questa linea debbano essere affrontate.
La linea è di competenza della Regione Liguria; però, visto che i pendolari sono prevalentemente cittadini del Piemonte, ritengo che anche noi come istituzione piemontese dobbiamo contribuire a cercare di alleviare i notevoli disagi che questi cittadini hanno sulle spalle. Per questo motivo interrogo l'Assessore Balocco - e credo che questa sia la quarta interrogazione che faccio - per sapere quali azioni si intenda proseguire nei confronti della Regione Liguria e di Trenitalia, al fine di tutelare i numerosissimi pendolari piemontesi vittime di una situazione giunta ormai al limite della sopportazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ottria.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Balocco.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Consigliere Ottria, lei conosce benissimo la situazione di questa linea, i cui ultimi problemi sono sostanzialmente causati dai lavori in corso sul nodo di Genova.
Mi dice l'Agenzia che con l'orario estivo, a causa dei lavori di potenziamento del nodo di Genova, è stato necessario attestare, dei 23 treni quotidiani di collegamento, 16 treni su Genova Sampierdarena. Il collegamento con le altre stazioni è garantito con l'interscambio sui servizi ferroviari regionali del nodo genovese.
I lavori che interessano la linea si protrarranno per il periodo estivo e saranno completati entro il mese di settembre per consentire il ripristino dell'intero servizio durante l'avvio del periodo scolastico.
L'introduzione della modifica di orario ha comportato - nelle prime due giornate di servizio - dei disservizi, che sono stati affrontati dalla Regione Liguria e da Trenitalia. Sono state individuate opportune attività correttive che si sono impegnati a realizzare tempestivamente.
Se non erro, questi impegni sono stati presi in un incontro di venerdì scorso, cui era presente anche un mio collaboratore dell'Assessorato.


Argomento: Questioni internazionali

Interrogazione a risposta immediata n. 1109 presentata dalla Consigliera Batzella, inerente a "Istituzione di un tavolo di lavoro per sensibilizzare i rappresentanti delle comunità straniere e dei servizi territoriali migranti sulla tematica della 'circoncisione rituale'"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1109, presentata dalla Consigliera Batzella, che ha la parola per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Voglio parlare di un tema molto importante, che anche la cronaca ha trattato, in questi ultimi giorni, per i gravi episodi che purtroppo si sono verificati.
La circoncisione è una pratica di origine antichissima, tuttora purtroppo - posta in essere, che consiste nell'asportazione totale o parziale dell'anello prepuziale, finalizzata a determinare una scopertura permanente del glande.
Ci sono diversi tipi di circoncisione: da quella terapeutica a quella profilattica, la circoncisione praticata per motivazioni personali o la circoncisione rituale, tipica nell'ebraismo e nell'islamismo.
Non sto a dirvi altro sulla circoncisione, dal punto di vista etimologico del termine. Voglio portare l'attenzione sulla motivazione per cui ho presentato questa interrogazione, perché la cronaca di questi ultimi giorni ci ha drammaticamente riportato due fatti importanti che riguardano la circoncisione praticata per motivi religiosi, effettuata a domicilio in ambiente non protetto.
Il primo caso riguarda un bambino ghanese di 50 giorni, che è deceduto in ospedale a Torino, in seguito ad un arresto cardiaco a pochi giorni dalla circoncisione effettuata in casa da un saldatore residente a Modena improvvisato chirurgo, che l'ha circonciso con un rasoio.
Il secondo caso, invece, riguarda un bambino marocchino di tre anni che, sempre a Torino, è finito in ospedale in seguito ad una grave infezione per una circoncisione anch'essa effettuata a domicilio.
Al di là degli excursus culturali, dobbiamo concentrarci su problemi su cui abbiamo l'obbligo morale di intervenire. Il nostro dovere è quello di evitare che la circoncisione rituale avvenga in clandestinità o in condizioni igieniche scadenti.
E' necessario mettere un punto fermo a queste pratiche e dare le giuste indicazioni alle comunità di stranieri e alle rappresentanze dei servizi territoriali che si occupano di immigrazione e accoglienza. Per questo motivo, chiedo all'Assessora se intende attivarsi per istituire un tavolo di valutazione con tutti gli attori coinvolti nel problema: dalle comunità di stranieri alle rappresentanze dei servizi territoriali, con lo scopo di farsi promotori per informare e sensibilizzare in modo adeguato le comunità interessate sulla corretta pratica della circoncisione, affinch quest'ultima avvenga in completa sicurezza, per la tutela dei minori interessati.
Questa è la richiesta e attendo la risposta dall'Assessora.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Cerutti per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessora ai diritti civili

Grazie, Presidente, e grazie, Consigliera. Rispondo a nome mio e dell'Assessore Saitta, per un lavoro comune che stiamo portando avanti.
La circoncisione rituale, come già ricordava la Consigliera Batzella, è presente tra le attività erogate dal servizio sanitario piemontese ormai da molti anni. Quello che purtroppo è capitato, ci permette di fare ordine.
La sua introduzione avvenne in forma sperimentale in seguito alla DGR del 20 marzo 2006, n. 39-2418 di approvazione di una sperimentazione presso l'Ospedale infantile Regina Margherita di Torino.
A fine sperimentazione, con la DGR 2/11/2009 n. 49-12479 di aggiornamento del nomenclatore tariffario regionale della specialistica ambulatoriale, vi fu l'inserimento tra le attività ospedaliere ordinarie con compartecipazione alla spesa (intervento previsto in regime ambulatoriale, ma anche di ricovero).
Il nomenclatore tariffario vigente mantiene tale previsione alla disciplina Urologia, con una tariffa pari a euro 100, a totale carico del paziente in quanto la prestazione è classificata come extra LEA.
La Direzione regionale della sanità invierà alle Aziende Sanitarie Regionali, nei prossimi giorni, una nota di precisazione per rammentare la necessità che tale prestazione venga assicurata ai soggetti che la richiedono. Occorre rilevare che, al momento, questa prestazione viene richiesta da un numero molto limitato di soggetti.
Sarebbe, quindi, auspicabile - come propone la Consigliera nella sua interrogazione - un ruolo diretto delle comunità religiose interessate affinché promuovano azioni di informazione e sensibilizzazione in grado di orientare il comportamento e garantire che questa pratica avvenga in condizioni di sicurezza.
In questi mesi l'Assessorato all'immigrazione ha avviato un processo partecipativo rivolto alle comunità di stranieri e alle loro associazioni volto alla riscrittura più in generale della legge regionale sull'immigrazione, che risale, per la Regione Piemonte, al 1989.
L'ultima riunione è avvenuta il 1° aprile di quest'anno. Fra le priorità da analizzare è stata individuata la maggiore difficoltà di accesso ai servizi sanitari da parte delle persone straniere residenti sul nostro territorio. Per costruire un piano di azioni concrete si avvierà a breve un tavolo interassessorile fra le Direzioni Coesione sociale e Sanità, che veda la partecipazione di rappresentanti delle comunità straniere. In questo contesto verrà affrontata anche la questione specifica della circoncisione.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione a risposta immediata n. 1108 presentata dal Consigliere Andrissi, inerente a "Variante non variante all'area A30 e A31 del PRG del Comune di Novara su Corso Milano - incompatibilità con la L.R. 56/77 e s.m.i."


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1108 presentata dal Consigliere Andrissi, che ha la parola per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Un tema che a noi sta molto a cuore è quello del consumo di suolo.
Crediamo che, nel momento in cui il Piano paesaggistico individua un suolo di seconda categoria per ottenere il quale occorrono minimo 3.000 anni questo non andrebbe consumato in modo del tutto facile. In ogni caso, gli strumenti urbanistici vanno rispettati.
Noi riteniamo che la variante non variante non sia lo strumento idoneo qual è stato adottato dall'Amministrazione comunale uscente (le recenti elezioni che si sono tenute non l'hanno premiata).
La normativa parla chiaro: l'articolo 17, comma 7, della legge regionale n. 56/77, come modificato dall'articolo 1 della legge regionale 29 luglio 1997, n. 41, all'interno delle categorie del comma 1 individua "ulteriori articolazioni delle destinazioni d'uso, il passaggio dall'uno all'altra delle quali costituisce anch'esso, anche in assenza di opere edilizie, modifica di destinazione d'uso da subordinare ad autorizzazione".
Così dice la legge. Pertanto, per cambiare destinazione d'uso, c'è bisogno di una variante parziale.
Nelle norme tecniche del piano regolatore non è prevista la lettera L1 che, invece, è una categoria del Piano commerciale. Pertanto, l'andare a prevedere che questa venga adottata dal piano regolatore comporta una variante del Piano regolatore stesso.
Quello che è stato fatto, in pratica, al fondo di Corso Milano di Novara, è che la categoria L1 del piano commerciale è stata aumentata come superficie, in quanto la relazione illustrativa dell'elaborazione dei criteri per l'amplificazione commerciale identifica una localizzazione di tipo L1 all'estremo urbano di Corso Milano. Anche in questo caso, "a coprire un'area densamente popolata e con insufficiente offerta commerciale, ma con nuove previsioni insediative più contenute, con superficie utile lorda commerciale di metri quadri 3.000". Questa superficie utile lorda non può essere superata, lo dicono le cartografie.
Ma quello che è stato fatto, in pratica, di quest'area, è che ne è stato modificato il perimetro e, di fatto, la superficie utile lorda è stata raddoppiata, rispetto alle indicazioni originarie.
Quindi, noi valutiamo che tutto ciò evidenzia una mancanza di rispetto della normativa vigente, in quanto è stata inserita una nuova destinazione d'uso (L1) non prevista e non descritta dalle norme tecniche in dotazione del piano, trasferendo e duplicando usi del suolo non previsti nello sviluppo del territorio in esame.
Quindi, interroghiamo l'Assessore competente, per sapere come sia stato possibile modificare gli ambiti A30 e A31 del piano regolatore del Comune di Novara, in localizzazioni commerciali, senza presentare una variante strutturale che, come è evidenziato dalle premesse, risulta la più consona vista la modifica sostanziale della natura degli ambiti e delle perimetrazioni e l'inserimento di una nuova destinazione d'uso non prevista dalle norme tecniche di attuazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'urbanistica

Grazie, Presidente.
In relazione all'interrogazione in oggetto, si premette che, per le "varianti non varianti", di cui all'articolo 17, comma 12 della legge urbanistica 56 del 1977 e s.m.i., questa stessa legge su questo articolo prevede che sia in capo al Comune l'intero iter di approvazione, senza la previsione per la Regione Piemonte di una specifica attività di controllo.
Il quesito risulta articolato e riguarda in particolare la disciplina del commercio del Comune di Novara per gli ambiti A30 e A31. In linea generale si specifica che la procedura di individuazione delle aree commerciali, siano esse addensamenti e localizzazioni commerciali, prevede ai sensi della normativa vigente, che i Comuni approvino, secondo il seguente ordine: primo, i criteri comunali di cui all'articolo 8, comma 3 del D.lgs. 114/1998 e all'articolo 4, comma 1 della legge regionale sul commercio; secondo, l'adeguamento del piano regolatore generale secondo i disposti della legge regionale 56/1977. Questo è l'iter che deve essere seguito.
Per poter fornire una valutazione compiuta sulla tematica occorrerebbe tuttavia effettuare un'istruttoria congiunta con l'Assessorato alle Attività Produttive ed inoltre, anche in considerazione con quanto espresso nella premessa, cioè il fatto che le "varianti non varianti" sono in capo al Comune, risulterebbe perlomeno necessaria un'attività di confronto con il Comune di Novara.
In relazione a quanto sopra espresso, tenuto conto anche delle competenze stabilite dalla legge urbanistica regionale in merito al procedimento in questione, non risulta possibile fornire ulteriori elementi conoscitivi relativi alla richiesta in oggetto.
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Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1111 presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Avviso pubblico per il conferimento di incarichi di guardie interdivisionali notturne presso l'Azienda Universitaria Città della Salute e della Scienza"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1111, presentata dal Consigliere Valle, che ha la parola per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Intervengo molto rapidamente. Il 10 giugno è uscito l'avviso pubblico per il conferimento degli incarichi di guardia interdivisionale notturne presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria della Città della Salute e da subito questo bando ha suscitato alcune perplessità. La prima è la retribuzione prevista per chi effettua la guardia, perché, ancorché non sia specificato il numero di ore costituenti il turno, ma per prassi si tratta di 12 ore, l'attribuzione fissata ammonterebbe a 140 euro lordi complessivi. Ovviamente, è una retribuzione molto bassa, che rischia di squalificare il nostro personale a tutto vantaggio di chi invece pu permettersi di retribuire meglio i migliori.
Peraltro, mi risulta che su questo si sia speso recentemente anche l'Ordine dei Medici, con una lettera inviata alla struttura; in ogni caso rientra in una più ampia questione, che sicuramente non risolviamo qui oggi e soprattutto con una semplice interrogazione di questo tipo, che è il riconoscimento da dare alle professionalità più giovani, alla modalità di reclutamento e di inserimento nelle nostre strutture e al modo di valorizzarne la capacità e le competenze in un percorso che possa ampliarne l'esperienza, su cui so che condividiamo, anche con l'Assessore, una certa sensibilità.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valle.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Nel suo intervento, il collega Valle ha richiamato ripetutamente i medici giovani. Questo è un tema che ci sta particolarmente a cuore e non per nulla, come Regione, su una proposta che abbiamo fatto c'è un confronto, devo dire, anche molto aspro con il Governo; noi siamo per fare in modo che i medici che decidono di fare la specializzazione, gli specializzandi, devono avere la possibilità di essere inseriti nel sistema sanitario ancora prima di arrivare al completamento della specializzazione anche perché normalmente vengono utilizzati nell'organizzazione ospedaliera a tutti gli effetti.
Detto questo, che è un tema in prospettiva, vengo alla domanda specifica che è stata posta.
Ho chiesto informazioni al Direttore generale della Città della Salute l'avvocato Zanetta, il quale mi informa che l'Azienda, nel corso dei primi mesi dell'anno 2016, anche a seguito dell'entrata in vigore delle disposizioni di cui all'articolo 14, comma 1 della legge 161 del 2014, in tema di orario di lavoro e di rispetto delle 11 ore di riposo giornaliero ha avviato un confronto con le organizzazioni sindacali della dirigenza medica al fine di individuare soluzioni organizzative da adottare per l'ottimizzazione dei turni di guardia notturni di reperibilità.
Il medico che svolge il turno di guardia, per garantire il rispetto dalla normativa citata, non può svolgere attività lavorativa nella giornata che precede e segue il turno notturno. Ciò comporta il rischio di contrazione delle attività diurne assistenziali e di sala operatoria.
In tale ottica è stata raggiunta un'intesa sindacale che prevede, in via sperimentale e soltanto per i mesi di luglio e agosto 2016, la possibilità di attribuire alcuni incarichi di prestazioni d'opera a medici non dipendenti per lo svolgimento dei turni di guardia notturni, con la finalità di recuperare due giornate lavorative in orario in orario diurno da parte dei medici dipendenti in concomitanza del periodo delle ferie estive, che di per sé stesso comporta una contrazione di attività.
Il progetto è rivolto esclusivamente all'ambito delle guardie interdivisionali che normalmente comportano un carico di lavoro aggiuntivo essendo i medici spesso inseriti sia nei turni di guardia che in turni di pronta disponibilità.
Il progetto prevede un costo che è stato indicato per un turno di 12 ore (lo stanziamento è di 30 mila euro complessivo). Tale tariffa è stata definita in coerenza e per le finalità di contenimento della spesa del personale ed è stata concordata, in sede di intesa sindacale, con la maggioranza delle organizzazioni sindacali rappresentative della dirigenza medica.
Queste sono le informazioni. Mi rendo perfettamente conto dei giudizi dati ma, in ogni caso, si tratta di un'intesa sperimentale, solo per questi mesi. E' chiaro che si tratta di una soluzione di emergenza. Dopodich superata questa fase, occorrerà ritornare alla normalità.
Questo è ciò che mi riferisce l'avvocato Zanetta.
L'elemento di novità aggiuntivo è che su questo era stata raggiunta un'intesa sindacale.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1106 presentata dalla Consigliera Ruffino, inerente a "Ambulanza materno/infantile Presidio Ospedaliero di Susa"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1106, presentata dalla Consigliera Ruffino.
La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera per l'illustrazione.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Come ben sa quest'Aula, dal 1° dicembre 2015 è stato chiuso il punto nascite dell'ospedale di Susa. Negli ultimi sei mesi c'è un'ambulanza che ha svolto 64 servizi; un'ambulanza avviata in via sperimentale per sopperire alla carenza legata alla chiusura dell'ospedale.
Chiedo il motivo per cui questa attività non viene rinnovata perché, se fosse per motivi economici, questo sarebbe tecnicamente inaccettabile.
Chiedo anche all'Assessore quali provvedimenti intende attuare, per quanto di competenza della Regione, al fine di confermare questo servizio in quanto consente di avere un'ulteriore ambulanza che funge anche da back up in situazioni di emergenza, in un contesto dove la prontezza e la professionalità sono essenziali, tenendo anche conto delle difficoltà viarie delle Valle e della distanza dall'ospedale di Rivoli.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Al fine di ottimizzare la qualità delle risposte sanitarie nella gestione di pazienti critici (traumatizzati, ad esempio), l'ASL-TO3 nel mese di dicembre ha deciso di implementare il già presente servizio di ambulanza in convenzione con la Croce Bianca, con una ulteriore convenzione sperimentale, di durata semestrale, con la Croce Rossa, determinando così la compresenza di due ambulanze dedicate al trasporto. Infatti nell'ospedale di Susa è storicamente presente un'ambulanza in convenzione per il trasporto sette giorni su sette per 24 ore al giorno.
Inoltre, l'implementazione del day service materno-infantile e la contestuale chiusura del punto nascita avevano comportato la necessità di utilizzare tale seconda ambulanza sperimentale anche per eventuali necessità di area materno-infantile valutandone, alla scadenza di giugno la necessità di una sua eventuale conferma o meno.
Ultimato il periodo sperimentale di sei mesi, tale ambulanza aggiuntiva, gestita in convenzione con la Croce Rossa, non si è ritenuta più necessaria, tenuto conto dei seguenti fattori.
Primo, la progressiva riduzione degli interventi effettuati: in sei mesi i trasporti in questione si sono ridotti di più del 50%, di fatto per l'area materno-infantile non hanno mai superato le venti unità mensili.
Secondo, l'attuazione del Documento Regionale in materia di riorganizzazione dei trasporti secondari urgenti in capo al sistema 118 ha decisamente migliorato la procedura di intervento e di gestione di casi clinici materno-infantile nei territori sede di chiusura di punto nascite esattamente com'è Susa. Si tenga conto che, oltre alle ambulanze in convenzione con la Croce Rossa, proprio a Susa sussiste una terza ambulanza gestita dal 118 con medico a bordo, nonché una a Oulx ed una ad Avigliana che permangono e permarranno in servizio.
Terzo, grazie alla formazione effettuata agli operatori sanitari del pronto soccorso segusino, nonché alla stesura di protocolli interni per la gestione dei casi clinici di area materno-infantile, sono state ampliate le possibilità di intervento diretto in ospedale.
Pertanto, il mantenimento delle due ambulanze (una del 118 ed una in convenzione), unitamente al miglioramento dell'organizzazione del 118 e del pronto soccorso di Susa, specificamente dedicati all'intervento nell'area materno-infantile, consentono di considerare conclusa la sperimentazione della terza ambulanza, senza alcuna minima ricaduta sulla qualità del servizio e sulla sicurezza per le pazienti, considerato anche l'ottima funzionalità dei nuovi percorsi assistenziali messi in atto dall'ASL-TO3.


Argomento:

Interrogazione a risposta immediata n. 1113 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Ritardi nei pagamenti premi PAC 2015"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1113, presentata dal Consigliere Graglia, che ha la parola per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Ufficialmente ho presentato quest'interrogazione, ma ne stavo parlando con l'Assessore, poiché ne segue già altre relative ai pagamenti della PAC 2015.
Poiché ricevo sollecitazioni da parte di aziende in difficoltà, volevo essere aggiornato sui pagamenti.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Ferrero; prego.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente; grazie, Consigliere Graglia.
Come già dicevamo prima per le vie brevi, quest'anno è l'anno di attribuzione dei titoli e quindi, a livello europeo, è stata un'annata difficile per i pagamenti della PAC (della domanda unica, per capirci).
Cosa che si riversa a livello nazionale e poi, naturalmente, dato che paghiamo, come ente pagatore, dopo l'input dell'ente pagatore nazionale anche a livello regionale.
Questo è messo in chiaro dal fatto che il Commissario all'agricoltura Hogan ha spostato il tradizionale termine del 30 giugno al 15 ottobre 2016.
Detto questo, noi abbiamo mantenuto le tempistiche da quando AGEA ci ha mandato gli elenchi. Le fornirò i decreti dei pagamenti che partono dal 6 maggio ed arrivano fino agli ultimi due che sono del 15 e 16 giugno, per un totale complessivo di 123 milioni e sei, che si aggiungono ai 121 milioni e otto, dati come anticipo a novembre.
Per quanto riguarda la parte rimanente, nonostante la proroga dei termini da parte dell'Unione Europea, abbiamo un accordo con l'ente pagatore che ci sono le condizioni per chiuderla, così come se non ci fosse stata proroga, entro giugno.


Argomento: Sistema informativo regionale

Interrogazione a risposta immediata n. 1107 presentata dal Consigliere Campo, inerente a "Sospensione della gara per la privatizzazione del CSI per valutazione benchmarking"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1107, presentata dal Consigliere Campo, che ha la parola per l'illustrazione.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione vorremmo avere qualche chiarimento su una serie di attività condotte negli anni, sul discorso del CSI-Piemonte.
Sappiamo che l'anno scorso è iniziata questa procedura competitiva perché la Regione si è ritenuta non in grado di definire le proprie esigenze in termini di strategia digitale, in particolare sul tema dell'ente attuatore, e quindi, proprio per questo motivo, si è proceduto a questa specie di gara competitiva di proposte, su cosa fare del CSI e sulle politiche digitali piemontesi verso i privati.
Questo tema, però, è andato in parallelo ad altre procedure, quali quella relativa ad una valutazione di benchmarking, ossia cercare di capire quale fosse il posizionamento, rispetto all'erogazione di servizi informatici del CSI, rispetto ai principali operatori di mercato ove ovviamente, ci fosse la possibilità di tale paragone. Questa procedura è stata avviata alla fine del 2014 e doveva concludersi nel giro di alcuni mesi.
Ad oggi non abbiamo avuto notizia degli esiti di questa procedura, che ci sembrerebbe centrale anche come ulteriore elemento di inquadramento delle problematiche relative alla sorte del CSI che, ricordo, ormai naviga da quasi cinque anni in una situazione di vuoto strategico, di assenza di piano industriale e, parallelamente, mostra la mancanza di obiettivi e di una strategia da parte degli Enti consorziati, in particolare dagli enti più grossi, quali la Regione e il Comune, che versano anche in significativi problemi economici. Ci sembrerebbe che tra le informazioni che dovrebbero permettere di valutare la strategia che si è scelta verso una possibile privatizzazione di parte o tutta la parte produttiva del CSI Piemonte, proprio questo studio riguarda il posizionamento rispetto al mercato dei servizi offerti dall'ente stesso.
Sotto questo profilo chiediamo, visto che abbiamo avuto sentore che ci siano stati esiti da questa procedura, se non sia prudente e consigliabile valutare prima questi esiti, presentarli e magari discuterli un po', prima di procedere con ulteriori passi, nel senso della possibile privatizzazione del CSI, dei servizi o di parte di esso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale Grazie, Presidente; grazie, Consigliere.
Il cosiddetto benchmarking sui servizi CSI non ha, in effetti assolutamente nulla a che vedere con la procedura di dialogo competitivo deliberata dai soci di CSI in assemblea.
La procedura cosiddetta di benchmarking è stata realizzata dagli Uffici della Regione, in collaborazione con Città metropolitana, Comune di Torino e, naturalmente, in collaborazione con lo stesso CSI, allo scopo di effettuare il confronto con i prezzi di mercato che la legge impone che venga fatto, nel caso in cui un soggetto pubblico affidi servizi ad una società, ad un consorzio, ad un soggetto in house.
In secondo luogo, la procedura è naturalmente rivolta al fine più generale di individuare aree di miglioramento possibile nell'attività di CSI; ripeto, attività svolta in collaborazione con i tre Enti, ma anche con CSI medesimo Dell'esito di quest'attività si dà atto nella delibera di Giunta, in cui è stato definito il contenuto della convenzione fra Regione e CSI. Di qui al 31 dicembre 2016, una delle cose che si è deliberato di fare, in accordo con CSI, è quella di lavorare sul catalogo dei servizi di CSI medesimo. Uno degli esiti del benchmarking è la difficile comparabilità fra l'esposizione dei servizi di CSI e i metodi comunemente utilizzati dalle società private che operano nel mercato. Si sono valutati alcuni casi in cui vi erano, sul sito CONSIP, disponibilità di servizi forniti da CSI ad un costo minore di quello di CSI e si è motivata la ragione per la quale fino al 31 dicembre, si continua ad affidare questi servizi a CSI e ci si prende l'impegno, di qui al 31 dicembre, di lavorare con CSI, da un lato sull'efficientamento di alcune aree e, dall'altro, su una impostazione dei costi, tali da rendere più facilmente e più agevolmente comparabile il costo di CSI con i costi di mercato.
Tutto ciò, ripeto, non ha assolutamente nulla a che vedere con la procedura di dialogo competitivo, che segue il proprio percorso e rispetto a cui l'esito del benchmarking non ha connessione.


Argomento: Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 1103 presentata dalla Consigliera Gancia, inerente a "Stato avanzamento lavori PSR 2014-2020"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1103, presentata dalla Consigliera Gancia.
La Consigliera Gancia la dà per illustrata.
La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente; grazie, Consigliera.
Approfitto per dare due dati sulla dinamica. I pagamenti che hanno effettuato alcune Regioni italiane in questo periodo sul Piano di Sviluppo Rurale si riferiscono, come peraltro anche i nostri, a trascinamenti. Sono risorse che vengono pescate dalla nuova programmazione, ma che fanno capo a misure riferite agli anni delle precedenti programmazioni, quelle che noi chiamiamo in gergo "trascinamenti".
Anche noi, per la verità, ne abbiamo alcuni, su alcune misure che ho elencato anche per importo. La parte più grande che abbiamo di questi trascinamenti, riguarda l'apertura della misura sull'agro-ambiente e sul biologico nel 2015, che è stata aperta nel 2015, ma che verrà pagata con le risorse a luglio - appena finiamo i pagamenti della domanda unica - con le risorse del nuovo Piano di Sviluppo Rurale. Questa è la dinamica per cui alcune Regioni fanno pagamenti in questo periodo, che può sembrare un'accelerazione dei bandi, ma in realtà sono pagamenti riferiti ai "trascinamenti".
Ne approfitto per dare un segnale sulle misure aperte che ho elencato.
Noi abbiamo 350 milioni di euro già impegnati in bandi che sono stati aperti e chiusi, oppure altri che sono ancora aperti. Contiamo, entro fine anno, di impegnare circa il 49% delle risorse dell'intero piano, che dura sette anni. Ripeto, a fine anno contiamo di impegnare circa il 49% delle risorse.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.33 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.36)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Ferrentino.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Relazione annuale 2015-2016 delle attività svolte da parte del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, ai sensi dell'articolo 6 della legge regionale 28/2009


PRESIDENTE

Proseguiamo gli interventi sulla relazione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Sono iscritti i Consiglieri Campo, Appiano, Grimaldi e Marrone.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Prima di tutto, volevo intervenire su una questione di ordine generale: la relazione del Garante è stata molto interessante, ma decisamente oceanica. Forse sarebbe interessante proporre degli appuntamenti più cadenzati per poter trattare le questioni in maniera un po' più specifica o per poterle presentare più approfonditamente, altrimenti, magari, sarebbe meglio che venissero evidenziate le tematiche di maggiore criticità da affrontare in maniera più cogente.
In particolare, mi ha colpito la parte relativa alla chiusura degli OPG, quindi la questione delle REMS. E' un tema su cui sono già intervenuto diverse volte in Consiglio regionale proprio perché la mancata attivazione delle REMS, come previsto dalla legge, ha portato all'individuazione della prima REMS temporanea presso una clinica privata in quel di Bra, in provincia di Cuneo.
Questa situazione ha presentato significative criticità e ha fatto nascere in noi numerose perplessità sia in merito all'uso dei cospicui fondi che erano stati destinati a tal fine (parliamo di circa sei milioni e mezzo), per non addivenire ad alcuna soluzione concreta secondo norma di legge, sia in merito alla soluzione pseudo-temporanea adottata, perch nella convenzione con la Clinica San Michele di Bra si parla comunque della possibilità di estendere tale soluzione anche oltre il 2018, e comunque per cominciare, parliamo già di tre anni.
Anche il commissariamento - per commentare quanto affermato dal Garante, che, peraltro, ci sarebbe piaciuto fosse rimasto anche ad assistere alla discussione - troviamo che non abbia al momento...



(Commenti fuori microfono)



CAMPO Mauro

Ah, c'è, perfetto. Grazie.
Su questo tema sarebbe interessante provare a sviluppare le varie argomentazioni, soprattutto per quanto riguarda le possibilità di intervento regionale in generale sul tema della garanzia per i detenuti.
Per quanto concerne il discorso delle REMS, ci sembra che anche la gestione commissariale - in un nostro intervento l'avevamo salutata come potenzialmente benefica perché, forse, finalmente, volta ad ottemperare alle disposizioni di legge - alla fine non abbia fatto altro che cercare di individuare una soluzione analoga a quella temporanea individuata inizialmente nel Cuneese in un'altra struttura piemontese.
Sottolineiamo le criticità della soluzione della clinica San Michele di Bra, che ha portato anche a due evasioni e all'evidenziazione di inadempienze dal punto di vista regionale rispetto a quanto previsto dall'accordo Stato-Regioni sul tema in materia di organizzazione della sicurezza delle REMS.
Sotto questo profilo, avevamo anche interrogato l'Assessore Saitta chiedendogli perché si ritenesse dovesse essere di competenza delle ASL l'organizzazione della sicurezza all'interno delle REMS, ottenendo sostanzialmente, una non risposta.
Il Garante ha evidenziato come l'intento del legislatore (anche un po' ambizioso) fosse, in realtà, quello di offrire una varietà di possibili interventi sulla tematica degli ex OPG; in realtà, in questa Regione si è giunti a soluzioni tampone che hanno mostrato la corda fin da subito e che evidenziano una forte difficoltà di intervento e di rispetto di queste norme, che davano obiettivi importanti nell'affrontare una tematica così complessa e potenzialmente articolata.
Sicuramente, la situazione è critica: per la norma, le REMS dovrebbero essere strutture pubbliche e oggi gli affidamenti avvengono a strutture private, sebbene sotto la supervisione dell'ASL. E' critica tutta la questione della gestione della sicurezza, perché nel documento di accordo Stato-Regioni erano dettagliate abbastanza chiaramente le competenze e le necessità di coordinamento. Quanto accaduto nei primi mesi di vita della REMS privata di Bra è stato evidenziato attraverso la fuga di due personaggi, per fortuna senza rischi per l'incolumità né degli operatori n dei cittadini, però ci interesserebbe capire, e magari sarebbe interessante approfondire, quale possa essere il percorso (anche in un dibattito con il Commissario) per affrontare questa tematica sia per la tutela dei pazienti ex OPG, che, comunque, hanno diritto a quanto previsto dalla legge in termini anche di percorsi di riabilitazione, ma anche per la tutela degli operatori.
Infatti, non sono operatori, come previsto dalla legge, all'interno di una struttura pubblica con certe caratteristiche, è una soluzione tampone che è stata affidata ad un privato che, per quanto competente, non è costruito per affrontare quella tematica. Dall'altra parte, c'è la questione dell'incolumità della popolazione e del pubblico in generale che si trova nell'immediata prossimità di queste soluzioni tampone.
Sotto questo profilo, abbiamo trovato interessante l'esposizione perché ci ha presentato il quadro di come avrebbe dovuto essere; ha sottolineato l'evidente inadempienza della Regione e dell'organizzazione sanitaria che si sarebbe dovuta occupare di organizzare il discorso REMS.
D'altra parte, però, la soluzione commissariale, ad oggi, non sta proponendo un percorso che porti in tempi certi all'attuazione effettiva di quanto prevede la norma.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo.
La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente. Cercherò di essere breve.
Intanto, ci tenevo anch'io a ringraziare il Garante per la relazione sia quella esposta questa mattina sia quella che abbiamo potuto leggere sul nostro portale, e richiamare uno dei tanti aspetti approfonditi nella relazione, quello forse più pertinente rispetto alle competenze della nostra Regione e delle Regioni in genere, cioè il tema della salute, perch dalla lettura della relazione dobbiamo ricavare gli spunti per agire, per mettere in campo attività ed obiettivi.
Se prendiamo la relazione depositata l'anno scorso, leggiamo che "la situazione della salute in carcere è uno dei principali problemi denunciati e, comunque, la sicurezza sanitaria percepita dai reclusi appare oggi persino diminuita con il passaggio alla responsabilità del servizio sanitario nazionale".
Se prendiamo la relazione depositata quest'anno e illustrata questa mattina leggiamo che, tra le diverse problematiche, sono emerse gravi inadeguatezze nel trattamento sanitario, che vanno dalla mancanza di visite specialistiche alle problematiche inerenti alla cartella clinica dei detenuti e via dicendo.
Questo significa che il passaggio dal campo del Ministero di Grazia e Giustizia al campo del Ministero della Salute, quindi alle Regioni, con la competenza in materia sanitaria, che risale al 2009 (il DPCM è del 2008 ed è entrato in vigore nel 2009), in realtà, deve ancora essere attuato nella sua interezza e nasconde ancora diverse problematiche che vanno assolutamente affrontate e risolte, innanzitutto per una questione di civiltà, perché si tratta di diritti di persone, e già solo questo basterebbe per indicare la necessità di un intervento rapido ed efficace.
Dall'altro lato, è anche utile, come veniva ricordato dal collega Rossi questa mattina, anche per la collettività, perché solo un monitoraggio un'osservazione, un intervento sulla salute delle persone, un percorso riabilitativo, ossia una piena attuazione dei precetti della nostra Costituzione, può attenuare o ridurre il pericolo di recidiva, il pericolo di problematiche ancora più complesse per la comunità stessa. Quindi, è interesse proprio di tutti.
Qualche mese fa, a seguito di una serie di tavoli di lavoro che ho condiviso personalmente con l'Ordine degli Psicologi della nostra Regione ci siamo soffermati su uno dei tanti temi che può essere connesso alla salute dei detenuti e della popolazione carceraria, che è anche la funzione della psicologia penitenziaria. La cito e volevo cogliere questa occasione per due ragioni: intanto perché, come tanti altri ordini del giorno, è stato depositato alcuni mesi fa, ma non abbiamo ancora avuto la possibilità di discuterlo in Aula e viene ripetuto in ogni o.d.g. del Consiglio, per l'accumularsi degli ordini del giorno fa sì che non si riesca mai ad arrivare al punto.
Ricordo questo per sottolineare il fatto che in quel famoso passaggio delle competenze funzionali dal Ministero della Giustizia al Ministero della Sanità, in realtà, non tutte le fasi sono state compiute, perché ad esempio la figura dell'esperto psicologo penitenziario non è passata sotto gestione del Servizio Sanitario e quindi sotto competenza delle Regioni.
Questo ha creato tutta una serie di problematiche, una delle quali è la periodica perdita di possibilità di avvalersi di esperti che si sono formati sul campo, quindi perdita di un'esperienza fondamentale nella conoscenza diretta delle problematiche della popolazione carceraria.
Tra l'altro, è un fatto questo che si ritiene essere una delle ragioni della denuncia che il Garante stesso ha fatto, cioè della percezione di un'insufficienza del Servizio Sanitario della tutela della salute da parte dei carcerati medesimi. Si pensi che nel carcere di Torino è attivo un servizio di accoglienza che, entro le 48 ore, deve proprio fare il monitoraggio e la valutazione della persona che varca le porte del carcere.
Se questo servizio non è dotato a sufficienza di esperti in numero, ma anche in numero di ore, anzi soprattutto in numero di ore, e di ambienti adeguati e strutturati per svolgere il servizio, fa venire meno uno dei cardini della strategia di intervento all'interno del carcere medesimo.
Fa molto piacere avere appreso che uno dei punti qualificanti dell'anno scorso, cioè il fatto che la nostra Regione abbia recepito un accordo nazionale sulla traduzione in pratica degli interventi sulla salute dei carcerati, abbia trovato di recente la traduzione pratica in convenzione con accordi in merito alla rete sanitaria.
Ricordo che quelle linee guida nazionali, recepite un anno fa all'articolo 8 nella "Norma finanziaria", recavano che "a decorrere dall'esercizio finanziario 2016 i criteri di riparto delle risorse finanziarie assegnate alle Regioni e Province autonome per la sanità penitenziaria tengono conto dell'attuazione del presente accordo".
Questo mi fa dire - e chiudo su questa osservazione per non farla troppo lunga - che l'occasione annuale della relazione del Garante può e deve essere l'occasione nostra di sollecitare intanto un'adeguata dotazione di risorse per svolgere e realizzare quegli obiettivi che ci si è prefissi a livello nazionale, ma anche a livello regionale con il recepimento dell'accordo; dall'altro lato, l'occasione per imprimere il piede sull'acceleratore dei nostri interventi e dei servizi che mettiamo in campo, immaginando di passare integralmente sotto l'egida della sanità e di sollecitare quindi anche lo Stato, il livello centrale, affinché questo sia possibile per tutti gli interventi che afferiscono alla salute delle persone, di cui l'importante servizio dell'esperto di psicologia penitenziaria è uno degli esempi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Brevemente sul tema, anche per ringraziare Bruno Mellano per l'impegno nello svolgere il ruolo di Garante con attenzione, puntigliosità e anche forte passione.
I dati emersi servono anche a sensibilizzare, ancorché non siano di competenza regionale, ma è necessario conoscerli per porre la nostra attenzione sui temi che poi sono di competenza regionale, perché è interessante per il dibattito avere il quadro dei 53 mila detenuti a livello nazionale, della condizione delle nostre carceri e del sovrannumero dei detenuti, e conoscere quanti di questi detenuti sono in attesa di giudizio (un numero altissimo) e quanti sono gli stranieri, con la relativa manifestazione di disagio. Infatti, quando si dice che è oltre il 50 diventa per il Ministero di Grazia e Giustizia un problema di lettura per rispondere burocraticamente ed anche organizzativamente alle esigenze.
Tuttavia, per la lettura politica di chi ha, nelle sue funzioni proprie o delegate ai Comuni, le politiche sociali e la formazione professionale quindi tutto il fronte dell'inserimento e del dover combattere il disagio questi sono dati che devono essere analizzati, affrontati e sviscerati perché sono la base che va oltre ogni valutazione ideologica che possiamo fare su queste questioni. Questo è un ambito, ma sarebbe interessante affrontare l'altro ambito su cos'è, ma questo forse è più convegnistico, e che cosa significa "pena" (perché parliamo di Codice Penale), come si deve scontare una pena e quale deve essere la sua funzione.
Brevemente, voglio solo fare ancora alcune considerazioni. La prima riguarda la necessità e l'invito al Garante di un controllo sui centri di identificazione e di espulsione, perché - lo vediamo dagli organi di stampa non possono essere un semplice campo di raccolta e di smistamento, come purtroppo, invece, sono attualmente.
Secondo: dalla relazione del Garante emerge in modo chiaro l'inadempienza della Giunta regionale per quanto riguarda gli ospedali psichiatrici giudiziari. Forse è questo il tema corretto. C'era un termine addirittura c'era un primo termine del 2014, erano stati individuati due siti. Questi siti sono stati disattesi dalla nuova Amministrazione, con la più assoluta legittimità e libertà. Quindi, sono stati individuati altri siti e altre localizzazioni che, scopro, sono di natura temporanea: una di quel di Bra in una struttura privata; l'altra in quel di Grugliasco, dove vi sono state anche polemiche in merito all'individuazione.
Siamo in questa situazione: quelli che li volevano e accettavano di buon grado di avere l'ospedale psichiatrico ed erano disponibili ad agevolare anche tutta una questione, non l'hanno avuto; quelli che non lo volevano, invece, l'hanno avuto imposto. Per la verità, imposto totalmente no, perché a danno della Regione Piemonte pesa l'onta di essere commissariata, di avere un commissario di nome Corleone che dovrebbe sostituirsi alla Giunta regionale per gestire la questione riguardante i detenuti con malattie psichiatriche e per andare ad individuare i due siti piemontesi, su cui la Regione ha le disponibilità finanziarie da parte del Governo nazionale per poter intervenire e, quindi, risolvere un impegno delle Regioni italiane. Infatti, alla maggioranza di questo Consiglio dico che è bello, aulicamente, predicare il "bene comune". Ma, poi, chi governa ha il dovere delle azioni, e tra le azioni c'era anche quella scaduta due anni fa (o uno) per dare una risposta seria e dignitosa a malati che, ahimè per loro, hanno anche il gravame di essere detenuti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Ovviamente, rivolgo un ringraziamento anche al Garante, che, con passione, ha esposto questa relazione molto articolata punto per punto.
Sono già state dette moltissime cose e i colleghi sono intervenuti su tanti punti, ma credo che vada rimarcato il lavoro che ognuno di noi svolge. Come sapete, uno dei modi per aiutare i Garanti, è svolgere in primis le stesse funzioni di controllo, di vigilanza e di ispezione: ogni istituzione democratica chiamata a rappresentare un territorio non deve dimenticare che anche quelli sono nostri concittadini.
Confermo, purtroppo, anche l'analisi iniziale, molto asciutta, che evidenzia che per quanto alcuni dati siano migliori, talvolta le nostre carceri sono ancora luoghi generalmente sporchi, spesso umidi e insalubri ovviamente, non sono solo logorati dal tempo, ma soprattutto dalle persone.
Lo dico perché nei miei viaggi nelle case circondariali e nelle carceri spesso la cosa più drammatica è "capire il tempo", soprattutto quello diurno, in cui si svolgono le attività.
Certo, in questo territorio ci sono esperienze positive, sia di laboratorio che di lavoro, e di attività del terzo settore. Ma, come mi pare evidenzi chiaramente questa analisi e questa relazione, molte cose si possono ancora fare, soprattutto sulla parte non detentiva delle misure per arrivare a quella che dovrebbe essere, in fondo, la missione del sistema carcerario, anzi del sistema giudiziario italiano.
Fatevelo dire da un figlio di assistente sociale nelle carceri minorili piemontesi e valdostane. L'esperienza che giustamente il Garante definisce "un fiore all'occhiello" dovrebbe essere la condizione generale di tutte le carceri italiane: mi riferisco alle misure alternative e a tutto quello che, in generale, è una percezione più chiara nei giovani. Si capisce che lo spazio detentivo può essere anche un momento per la "riscrittura" di una parte della propria vita. Ma se è normale ed è accettato per la parte minorile, purtroppo per gli adulti è meno considerata. Proprio per questo motivo farei ancora due considerazioni: la prima riguarda la parte sanitaria.
Spesso le persone detenute in carcere - credo che questa analisi tenti in qualche modo, di farlo comprendere a tutti noi - tentano di "rimettere in bolla" la propria vita - la dico così - cercando uno spazio di riabilitazione e di ricostruzione della propria vita.
E' un paradosso, ma la parte sanitaria è importantissima. Molte di quelle persone per la prima volta si prendono cura anche della propria vita sanitaria, della propria cartella clinica. E sebbene si dica, giustamente che i tempi della sanità sono lunghi anche fuori dal carcere, là dentro diventano ancora più lunghi, talvolta perché non ci sono visite specialistiche, spesso perché si tende a mettere davanti i costi (parlo per esempio, del fatto che portare fuori un detenuto ha dei costi enormi anche solo in termini di sicurezza per gli spostamenti).
A tal riguardo, rivolgo un invito al Presidente Laus: sarebbe utile organizzare un incontro fra i Direttori delle carceri e i Direttori delle ASL in sede di Commissione sanità (ovviamente se il Presidente è d'accordo), anche solo per capire il lavoro che c'è da fare in tutti i territori. In secondo luogo, credo che le ASL e la sanità si debbano rendere corresponsabili di alcuni aspetti (mi riferisco, ad esempio, a quello che è successo a Torino sulla chiusura notturna delle porte blindate). A me è successo ad Asti: è un aspetto che genera molta ansia e logora ancora di più i rapporti già tesi all'interno delle carceri piemontesi. Immagino che la relazione sia stata scritta prima, ma so che dopo l'intervento del Garante torinese, del Garante regionale e di quello nazionale si sono riaperte quelle porte.
Io chiederei al Presidente del Consiglio e al Presidente della Regione di rivolgere un appello a tutti i Direttori delle carceri, affinché quelle porte rimangano aperte di notte. Sembrerà una stupidaggine, ma è una delle richieste che avanzano tutti i detenuti. E guardate che non succede qualcosa di più grave con le porte aperte! E' semplicemente un modo per alleviare un pochino la pressione, diciamo così, nei rapporti già difficili.
L'ultima considerazione riguarda la formazione e il lavoro, tema più volte trattato, anche lì stando attenti a non generare "cose strane".
Ovviamente, sono favorevole al fatto che si facciano delle esperienze che possano servire per il futuro. Ma bisogna stare attenti a non generare ulteriore "lavoro povero", togliendo lavoro ad altre persone. E' giusto quindi, che queste esperienze seguano dei percorsi professionalizzanti, che diano dignità e futuro a queste persone. Diverso è il tema del lavoro, che alla fine, non è accessorio: anche in questo caso, bisogna fare attenzione ai protocolli che gli Enti locali stipulano con i carcerati, perché al centro deve esserci non solo il tema della riabilitazione, ma anche quello della qualificazione professionale di queste persone.
Spero che possa proseguire il lavoro che abbiamo intrapreso con il Garante e spero che tutti i Presidenti di Commissione, se riscontrano in questa relazione qualche attinenza con le loro competenze, ritengano opportuno sviluppare un lavoro con la Giunta sulle tante riflessioni che questa relazione annuale ci ha in qualche modo fatto scoprire.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Anch'io comincio unendo il mio ringraziamento a quello già espresso dagli altri colleghi al Garante, perché effettivamente ci fornisce dati molto preziosi per sviluppare dei ragionamenti anche in termini di legislazione e futuro intervento, se non normativo, quanto meno deliberativo o di stimolo nei confronti del Governo centrale sul tema delle carceri.
Invece di ripetermi su argomenti già espressi da molti altri colleghi sulla discussione in termini più generali, devo confessare che un dato in particolare mi ha colpito, e non lo sospettavo per quanto sia abbastanza interessato al tema: il capitolo dedicato alla radicalizzazione islamica nelle carceri, che è un problema su cui penso che strategicamente tutte le istituzioni dovranno sempre maggiormente ragionare e soffermarsi.
Sappiamo benissimo che la minaccia terroristica di matrice islamista in occidente passa più attraverso internet e uno spontaneismo che trova radici nel disagio sociale e nella predicazione fai da te, che spesso trova spazio tra i più disperati in cerca di identità, piuttosto che attraverso canali più tradizionali e anche più ipoteticamente controllabili come potremmo pensare a proposito delle moschee. Effettivamente, il fatto che una situazione carceraria non controllata da un punto di vista multireligioso e multiculturale possa portare a un'azione di proselitismo e quindi di deviazione criminale addirittura terroristica in luoghi che dovrebbero invece puntare al recupero sociale e all'integrazione di chi probabilmente per altro genere di reato, ha invece scelto la delinquenza rappresenta una sfida che qualunque istituzione attenta alla sicurezza nazionale e anche all'integrazione delle seconde generazioni nel tessuto dei nostri territori non può mancare di prestare attenzione.
Il problema, però, è che io ritengo che i dati segnalati siano già allarmanti; in particolare, cito una comunicazione del 4 febbraio 2016 del DAP, in cui risulterebbe che in Piemonte ci siano già nove detenuti monitorati, ovvero di fatto già ristretti per reati connessi al terrorismo internazionale e/o per attività di proselitismo, radicalizzazione e reclutamento, e 11 soggetti già detenuti attenzionati, ovvero - come dice la relazione - soggetti che in carcere hanno comportamenti che ne rivelano la vicinanza all'ideologia jihadista. Parliamo di una ventina di individui che verosimilmente, per aver commesso reati collegati a questa matrice davvero pericolosissima o invece attratti da questa ideologia jihadista, si ritrovano come possibili vettori di diffusione, di proselitismo di questa ideologia di odio.
Tuttavia, quello che maggiormente mi preoccupa non è solo il dato segnalato, ma la strategia annunciata. Io vorrei che qualcuno mi spiegasse perché, quando c'è un fattore di criminalità particolarmente pericoloso vuoi dal punto di vista del messaggio culturale e sociale di cui è portatore, vuoi dal punto di vista organizzativo e logistico (penso alla mafia, alla criminalità organizzata), le risposte che giustamente dà l'ordinamento giuridico e l'ordinamento giudiziario sono misure di carcere duro, con isolamento, con misure di prevenzione di qualsiasi contatto col resto dei detenuti.
Invece mi chiedo perché sul fronte del terrorismo internazionale dell'odio jihadista le misure siano di mediazione culturale, diciamo di accompagnamento. Perché, vedete, quando si tratta della realtà islamica realtà particolarmente articolata e che, nonostante la grande diffusione in termini quantitativi delle persone legate a questo culto in Italia, sia quasi l'unica a non aver ancora stipulato un'intesa e quindi uno strumento di relazione con assunzione reciproca di diritti e di doveri nei confronti dello Stato italiano, non c'è spazio che si possa lasciare all'irresponsabilità , non c'è spazio che si possa lasciare al caso, non c'è spazio che si possa lasciare all'improvvisazione.
E allora, proprio per questo motivo, sentire che il ruolo di mediazione culturale rivolto a questi soggetti a rischio di radicalizzazione non sia esplicitato da soggetti magari culturalmente omogenei e quindi, diciamo, di origine araba, ma laici (associazionismo magari improntato a una visione laica occidentale e compatibile con i nostri valori costituzionali della vita e dello Stato), bensì sia affidato a delle realtà che sono oggettivamente ed espressamente islamista.
Guardate, voglio parlare con riferimenti molto precisi. Devo dire che un'altra sorpresa - ahimè, negativa - che ho riscontrato nella relazione è il fatto che questo ruolo di mediazione culturale si scopre essere stato affidato in virtù di un protocollo d'intesa risalente al 5 novembre 2015 firmato tra il Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, da un parte, e dal Presidente dell'UCOII, dall'altra parte. Ebbene, io credo che non sia un bel segnale, che non sia una scelta assolutamente indovinata.
Vorrei ricordare che l'UCOII è un'associazione espressione dei Fratelli Musulmani in Italia, un'organizzazione che nella gran parte dei Paesi in cui è radicata professa e attua la lotta armata ed è per questo classificata come organizzazione terroristica e quindi messa fuori legge in diverse nazioni come l'Egitto, la Russia e altri Paesi del Medio Oriente.
Proprio per questa ragione, pensare che un'organizzazione islamista, che peraltro è responsabile del fallimento (una decina di anni fa, all'indomani dell'11 settembre) dell'unico tentativo concreto portato avanti dal Governo italiano di pervenire a un'intesa finalmente anche con il culto islamico sia il soggetto con il quale l'Amministrazione penitenziaria, in nome del Governo, instaura un protocollo d'intesa per la mediazione culturale rivolta alla prevenzione del rischio di radicalizzazione nel carcere mi sembra una scelta irresponsabile e folle, ai limiti del paradosso: è quasi come affidarci a un'organizzazione estremistica per lottare contro la diffusione dell'estremismo. E' un controsenso logico.
Io posso sperare semplicemente - ma non so se è un auspicio - che scelte di questo tipo siano portate avanti dall'ignoranza e non dalla malafede. Anche in questo caso, la responsabilità di ogni istituzione è contrastare decisioni di questo tipo, perché se c'è il rischio che si diffonda l'odio islamista a partire dalle carceri nella nostra società passando attraverso individui che sono del tutto estranei alla possibilità di controllo dei nostri apparati di sicurezza nazionale, a maggior ragione chi è individuato dalle istituzioni come un soggetto a rischio e addirittura sconta già pene per reati connessi al terrorismo islamista queste persone, esattamente come i mafiosi, vanno isolate e vanno represse non vanno affidate alle amorevoli cure di mediatori culturali che fanno riferimento a organizzazioni islamiste, che peraltro in tutta una serie di Paesi che sono impegnati in prima linea nella coalizione di lotta internazionale contro l'ISIS vengono viste come organizzazioni fuorilegge in quanto terroristiche.
Io mi chiedo veramente se un aspetto di questo tipo fosse conosciuto a livello internazionale quali potrebbero essere le reazioni di quegli Stati che hanno schierato, a differenza del nostro che si limita alla formazione militare dei volontari in loco delle popolazioni curde o delle popolazioni maghrebine, cosa potrebbe pensare invece uno Stato che stia inviando il proprio esercito a combattere il Califfato del fatto che noi affidiamo la formazione e l'integrazione della popolazione islamica residente in Italia a organizzazioni da loro ritenute terroristiche e messe fuori legge.
Mi limito a segnalare questo aspetto perché ritengo che la Regione Piemonte, pur non avendo una competenza diretta in merito, perché è stato un protocollo d'intesa assunto evidentemente dal Ministero della Giustizia abbia il dovere di prendere una posizione e ribadire che questo è un problema e un'emergenza che non va tenuta sotto ombra, ma va di sicuro discussa, meditata e anche presa di petto.
Pensare che il buonismo della collaborazione con realtà associative islamiche, qualunque sia la loro matrice e la loro collocazione all'interno dell'universo arabo, sia la risposta giusta per magari strappare qualche foto pittoresca con interlocutori etnici e disinteressarsi di quelli che sono i rischi per la sicurezza nazionale che questo comporta è oggettivamente, una scelta assurdamente irresponsabile in un momento in cui il terrorismo internazionale miete vittime all'interno delle nostre capitali europee, soprattutto in una Regione il cui capoluogo è una delle porte - porte intasate, permettetemi di aggiungere - di transito nei confronti delle masse di disperati che sbarcano sulle nostre coste e cercano di dirigersi verso Paesi dell'Europa continentale, soprattutto alla luce degli avvisi che arrivano dai servizi segreti di mezzo mondo, oltre che dalle autorità statali laiche di Libia, Egitto e Algeria, secondo i quali su questi barconi c'è un'altissima probabilità di infiltrazione anche jihadista. E noi non possiamo non considerare tutti questi elementi perché il rischio - e vado a concludere, Presidente - è che diventi una tendenza, ahimè sin troppo consolidata, ignorare la responsabilità di prevenzione di simili tragedie terroristiche, per poi adagiarsi nel comodo ruolo di officianti delle celebrazioni e delle commemorazioni delle vittime, a tragedia già avvenuta.
La politica ha un altro compito.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marrone.
Il dibattito sulle relazione del Garante dei detenuti, dottor Mellano è terminato.
Chiedo ai colleghi di rientrare e - come domandavo questa mattina poiché i componenti della Giunta hanno dei problemi e devono allontanarsi (anche il Vicepresidente Reschigna sulla questione IRES) - metterei in discussione prima le proposte di deliberazione.
Svolgiamo quindi i punti 4), 5) e 6) all'o.d.g. e poi le comunicazioni dell'Assessore Saitta.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 167, inerente a "Approvazione del nuovo statuto della Fondazione ISI - Istituto per l'Interscambio Scientifico"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 167, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessora De Santis per una breve illustrazione.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alla ricerca e connessi con Atenei e Centri di ricerca pubblici e privati Grazie, Presidente.
Questa proposta di delibera, che è stata votata dalla Giunta e proposta come tale al Consiglio, approva le modifiche allo Statuto della Fondazione ISI, soggetto di rilevante importanza sul piano dell'attività scientifica.
In origine la Regione era fra i soci fondatori e da molti anni non è più in grado di contribuire alle sue attività. Per conseguenza, i soci che oggi consentono l'operatività della Fondazione sono Fondazione CRT e Fondazione Sviluppo e Crescita CRT.
La proposta di deliberazione propone una serie di modifiche allo Statuto, semplificando la governance dell'Ente, ma soprattutto indicando che il Consiglio di Amministrazione della Fondazione, composto di tre soggetti, viene a questo punto nominato da Fondazione CRT e Fondazione Sviluppo e Crescita CRT. Comune di Torino e Regione Piemonte perdono quindi il diritto di nomina di uno dei Consiglieri di Amministrazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 167, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 165, inerente a "Approvazione del programma annuale di ricerca 2016 dell'Istituto di Ricerche Sociali del Piemonte (IRES-Piemonte)"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 165, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 165, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Ordinamento regionale

Esame proposta di deliberazione n. 170, inerente a "Designazione di un componente, con funzioni di Presidente, dell'Organismo indipendente di valutazione di cui all'articolo 36 quinquies della legge regionale 28 luglio 2008, n. 23 (Disciplina dell'organizzazione degli Uffici regionali e disposizioni concernenti la dirigenza ed il personale)"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 170, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 170, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Vicende connesse all'ASL TO1"


PRESIDENTE

L'Assessore Saitta è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Vicende connesse all'ASL-TO1", di cui al punto 6 bis) all'o.d.g.
Prego, Assessore.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Colleghi, il Presidente Laus mi ha pregato di fare una comunicazione sulle vicende che hanno riguardato un appalto dell'ASL-TO1, per le quali ho raccolto il materiale dell'Azienda Sanitaria e su cui riferisco in termini sintetici; eventualmente, poi, una discussione può essere utile per dare qualche risposta più articolata.
Il 9 giugno la Procura della Repubblica di Torino ha comunicato alla Direzione dell'ASL-TO1 l'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari per due dipendenti, Gioacchino Bolzano (Dirigente amministrativo) e Monica Bosso (funzionaria). I due sono sospesi dal servizio fin dal settembre dello scorso 2015, un mese dopo essere stati raggiunti da due avvisi di garanzia a seguito di perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza, sia al Mauriziano sia all'ASL-TO1, durante le quali furono sequestrati tutti i documenti di una gara per l'affidamento del servizio di manutenzione, assistenza tecnica e noleggio di tecnologie informatiche. I due dipendenti erano ancora sospesi dal servizio quando, ai primi di giugno, la Procura ha applicato nei loro confronti la nuova misura cautelare degli arresti domiciliari, di cui abbiamo tutti letto la cronaca sugli organi di informazione.
Fin dalla prima notificazione dei due avvisi di garanzia, quindi dall'estate dello scorso anno 2015, per garantire la continuità del sistema informativo la Direzione generale dell'ASL-TO1 ha avocato a sé tutte le funzioni del servizio che sono tuttora presidiate dai Direttore amministrativo, il quale ha instaurato un costante lavoro di collaborazione con le Procure interessate. Nel contempo, la Direzione dell'ASL-TO1 ha svolto un'analisi del patrimonio informatico aziendale, che ha permesso di giungere ad una visione completa e dettagliata dei sistemi applicativi presenti in Azienda e necessari a supportare le decisioni strategiche per l'evoluzione del sistema informativo aziendale. Forse qui è utile indicare una data: mi pare fosse alla fine del mese di aprile 2015 che si erano insediati i nuovi Direttori.
L'analisi fatta dalla nuova Direzione dell'ASL-TO1 ha evidenziato essere presenti in Azienda un elevato numero di fornitori di sistemi informativi: cinque grandi fornitori e un insieme di ulteriori fornitori per specifici sistemi. Da qui muove il duplice obiettivo aziendale di integrazione tra i vari sistemi e di razionalizzazione del loro utilizzo mi sembra la questione dei sistemi informatici delle Aziende Sanitarie sia arcinota e riguarda quindi anche l'ASL-TO1.
Aggiungo che all'ASL-TO1 è in corso di pubblicazione il bando per la ricerca di un ITC manager, che avrà il compito di riprogettare tutto il sistema informativo, sia nella sua componente applicativa sia in quella infrastrutturale.
Per quanto riguarda la gara, preciso che nel 2014 l'ASL-TO1, all'epoca diretta dalla dottoressa Briccarello, aveva aderito ad una procedura aperta per l'affidamento del servizio di manutenzione, assistenza tecnica e noleggio di attrezzature informatiche. L'Azienda ospedaliera Mauriziano risultava capofila della procedura di gara, considerata all'epoca l'imminente scadenza dei contratti di assistenza in essere con CSI-Piemonte e Publidata s.r.l. Nel dicembre 2014 la Direzione del Mauriziano individuava la relativa gara per l'affidamento del servizio relativo alle Aziende: Mauriziano - Lotto 1 - (Azienda capofila), la TO3 - Lotto 2 - e la TO1 - Lotto 3.
Il capitolato tecnico del Lotto 3 è stato predisposto dall'ASL-TO1 e inviato al Mauriziano nel mese di ottobre 2014. E' stato predisposto dai funzionari che sono stati oggetto degli avvisi e poi degli arresti domiciliari.
Per il Lotto 3, quindi per la TO1, venivano presentate due offerte da parte delle ditte Venco e Zucchetti. Risultava migliore l'offerta della ditta Zucchetti.
Prima di procedere all'aggiudicazione, il 1° luglio 2015 (ricordo che i nuovi direttori sono arrivati alla fine di aprile e c'è stato l'insediamento a maggio) veniva richiesto dalle nuove Direzioni Generali da poco insediate di rivalutare le considerazioni a suo tempo fatte sull'inopportunità all'adesione all'accordo quadro CONSIP, relativamente ai servizi in oggetto.
Parallelamente, l'Azienda Mauriziano annullava, in autotutela, la procedura di gara, mentre l'ASL-TO1 procedeva necessariamente alla proroga tecnica dei fornitori incaricati (CSI Piemonte e Publidata).
In applicazione del decreto 78/2015 sulla spending review l'ASL-TO1 provvedeva a una rinegoziazione dei contratti in essere con un risparmio su base annua, del 4,75% e nel contempo aderiva alla gara SCR "Fornitura in noleggio di personal computer e stampanti e manutenzione del parco macchine esistente per le Aziende TO1, TO2, TO4, Città della Salute e Mauriziano".
La gara è stata aggiudicata e la relativa convenzione è stata sottoscritta il 13 giugno scorso, in esecuzione anticipata per l'ASL-TO1 per motivi di urgenza.
Queste sono le informazioni. Vedremo, poi, il lavoro che sarà compiuto da parte dell'autorità giudiziaria. E' certo che l'Amministrazione regionale, man mano che emergeranno questioni particolari, deciderà cosa fare in termini di autotutela dell'Amministrazione stessa.
Ci tengo a ricordare qualche data. Sicuramente i nuovi direttori quando hanno incominciato a gestire questa gara, hanno assunto tutte le iniziative di autotutela, e mi sembra sia stato sicuramente utile. Non voglio tornare su polemiche antiche riguardanti i direttori precedenti poiché abbiamo già fatto questa discussione, quindi lasciamo perdere questa questione.
In ogni caso, questo è il quadro: sospesa dal Mauriziano, avviata la procedura di gara per quanto riguarda SCR. Questi sono gli elementi che mi pareva utile fornire come informazione al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
Apriamo il dibattito sulle comunicazioni dell'Assessore Saitta.
La parola al Consigliere Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Brevemente, avevamo chiesto questa comunicazione a seguito delle notizie apparse sui giornali e ringrazio l'Assessore per l'excursus dei fatti e di quanto è a conoscenza dell'Assessorato.
Questa è anche una delle occasioni che abbiamo per ribadire (ma non è un ribadire d'appartenenza) che non dobbiamo mai abbassare la guardia, in particolare su un sistema dove circolano tanti soldi, come gli otto miliardi e 100 milioni della sanità e - mi sia permesso - anche su alcuni settori che si prestano e che, per responsabilità collettive, sono stati talmente frazionati nel tempo da creare uno stato di estrema confusione.
E' importante arrivare a dare una regola unica a tutto il sistema delle ASL piemontesi, evitando la moltiplicazione dei soggetti fornitori e gestori che fa sì che ci sia una moltiplicazione di software che non si leggono l'uno con l'altro tra le varie ASL, dove questo fai da te, che pu essere giustificato con tanta libertà d'iniziativa e di fantasia, rischia poi di fare dei danni al sistema (su questo la responsabilità risale a quando è nata l'informatica, non è un puntare il dito contro l'Assessore attuale, è da quando si è cominciato a maneggiare sul sistema). Tutto ci permetterebbe di dare un grande servizio ai piemontesi, rendendo scambiabili una serie di informazioni che in questo momento non lo sono ancora.
Lo accenno, perché è una sfida che avevano le vecchie Giunte, che ha la nuova Giunta e che mi auguro si riesca a raggiungere il prima possibile proprio in un momento dove (guardando il collega Giaccone) dovrebbe esserci un collegamento complessivo anche con il sistema di gestori privati nei servizi pubblici, quali sono le farmacie. Naturalmente, sarebbe anche molto utile per evitare tutti questi rivoli d'interesse e di commistioni che ogni tanto fanno emergere fatti come quelli che lei, Assessore, ha rappresentato, e di cui la ringrazio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Rivendico un po' la primogenitura del nostro Gruppo, del Movimento 5 Stelle, nell'aver segnalato la questione, perché nel febbraio 2015 precisamente il 24 febbraio, abbiamo presentato un'interrogazione in merito, durante la parte della seduta riservata al question time.
In quell'occasione, l'Assessore Saitta ammetteva candidamente l'impossibilità o l'incapacità dell'Assessorato, in quel momento - a Direttori ancora da nominare - nel controllare il sistema degli appalti delle Aziende Sanitarie.
Noi chiedevamo, in quell'occasione - per quella gara, ma anche in generale - che ci si affidasse alla piattaforma CONSIP oppure a SCR, con il semplice scopo di avere delle procedure trasparenti e anche, ovviamente, di poter realizzare delle economie di scala, perché nel caso specifico ci sembrava un po' assurda quella spesa che si doveva sostenere a favore di chi già gestiva il servizio.
Non c'eravamo fermati lì: avevamo inviato delle segnalazioni a tutti i Direttori delle ASL, paventando il rischio e il pericolo di turbative d'asta. Avevamo anche scritto all'ANAC, l'Autorità Nazionale Anticorruzione.
In seguito, tutte le ASL avevano preferito rivolgersi ad SCR e, solo dopo la nostra segnalazione all'ANAC, anche l'ASL-TO3. Faccio presente che in quel periodo, quando abbiamo inviato la segnalazione all'ANAC, c'era già l'attuale Direttore dell'ASL-TO3 Pertanto, ora ne parliamo volentieri, però pensiamo che su questo ci sia stato, da parte della Giunta regionale, un certo ritardo nell'intervenire e pensiamo che tutto questo potesse essere evitato con una maggiore attenzione.
Ci auguriamo veramente che per il futuro ci sia un controllo maggiore da parte della Giunta regionale su questi processi.


Argomento: Contributi alla cultura

Esame disegno di legge n. 199, inerente a "Nuove disposizioni per l'erogazione di contributi ad enti, istituti, fondazioni e associazioni di rilievo regionale. Abrogazione della legge regionale 3 settembre 1984, n. 49 (Norme per l'erogazione di contributi regionali ad enti, istituti fondazioni e associazioni di rilievo regionale)"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 199, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Sono relatrice di minoranza la Consigliera Frediani e relatore di maggioranza il Consigliere Appiano.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Appiano, che ha facoltà di intervenire.



APPIANO Andrea, relatore

Grazie, Presidente.
La legge regionale 49/1984 recante "Norme per l'erogazione di contributi regionali ad enti, istituti, fondazioni e associazioni di rilievo regionale", fino ad oggi vigente, prevede che la Regione Piemonte sostenga e valorizzi il patrimonio culturale di quegli enti che, con continuità e con elevato livello scientifico, operano in ambito regionale per la promozione di attività educative e culturali; tali enti compongono un'apposita tabella e, in base a tale circostanza, sono ammessi a beneficiare di contributi.
La formulazione della composizione della tabella spetta ad oggi al Consiglio regionale, il quale stabilisce altresì la determinazione dei contributi da assegnare a ciascuna istituzione. Annualmente la Giunta regionale provvede, con propria deliberazione, all'erogazione dei contributi agli enti e per gli importi indicati in tabella.
La tabella originariamente allegata all'attuale legge n. 49/1984 è stata approvata dapprima con deliberazione del 1984 e successivamente revisionata con DGR del 1994, senza subire ulteriori variazioni successive.
Quindi, è ben chiaro il punto di partenza. Il punto di partenza è una situazione sclerotizzata, una situazione per cui da parecchi anni abbiamo una deliberazione con criteri e indicazione nominale di quelli che sono gli enti beneficiari dei contributi della legge regionale.
Al fine di rispondere alle numerose richieste di ingresso nella tabella presentate negli anni da svariate istituzioni culturali che, nel frattempo si sono costituite, e al fine altresì di porre rimedio al ritardo nell'aggiornamento della tabella, si è avviato, anche attraverso l'istituzione di un tavolo di lavoro presso l'Assessorato competente, cui hanno partecipato in via trasversale rappresentanti delle varie forze politiche consiliari, un processo di revisione della legge regionale 49/1984, finalizzato a semplificare e snellire le modalità per l'ingresso in tabella, la definizione della composizione della stessa e la quantificazione dell'ammontare dei contributi da assegnare a ciascun ente facente parte della tabella.
Il disegno di legge oggi sottoposto all'Aula per l'approvazione ha avuto una fattiva e costruttiva fase di discussione in sede di VI Commissione che, anche con l'ausilio delle memorie pervenute in fase di consultazione, ha apportato al testo originario significativi arricchimenti di merito tesi a valorizzarne i contenuti.
Ne cito uno per citarli tutti. Nel testo originario del disegno di legge era previsto che la nuova tabella con i nuovi criteri e le nuove indicazioni dei fondi passasse attraverso l'approvazione della Giunta mentre oggi è competenza del Consiglio regionale. Ovviamente la competenza del Consiglio è molto più complessa per produrre delle modifiche e delle rettifiche.
In Commissione abbiamo inserito il parere vincolante della Commissione competente propedeutico all'approvazione da parte della Giunta dell'articolato con l'indicazione degli enti e dei contributi.
Nel dettaglio, il testo si compone di nove articoli.
L'articolo 1 definisce le finalità dell'intervento legislativo individuandole nel sostegno e nella valorizzazione del patrimonio culturale di tutti quegli enti che operano a livello regionale per la promozione di attività di studio e ricerca, divulgazione formativa, educativa e culturale.
L'articolo 2 pone in capo alla Giunta regionale l'istituzione della tabella dei potenziali beneficiari dei contributi regionali e definisce le condizioni per l'ingresso nella suddetta tabella, che, rispetto alla formulazione originaria, sono state, con apposito emendamento ulteriormente precisate e delineate, nel senso che dicevo prima.
L'articolo 3 riconduce alla Giunta l'approvazione dei criteri per l'accesso alla tabella, nonché la definizione di modalità per l'accesso al contributo regionale. Sul documento contenente i criteri è prevista l'acquisizione del parere della Commissione consiliare competente. Tale parere, proprio per l'emendamento approvato, assume natura vincolante.
Nella nuova formulazione della legge, la tabella ha validità triennale.
L'articolo 4 prevede che la Regione, per la realizzazione del proprio programma di attività culturali, possa avviare, mediante specifici provvedimenti, collaborazioni con gli enti facenti parte della tabella ed avvalersi dei loro servizi.
L'articolo 5 stabilisce che le biblioteche e i centri di documentazione degli enti che comporranno la tabella partecipino al Servizio bibliotecario nazionale tramite l'adesione ad uno dei poli presenti sul territorio regionale, condividendo con la Regione il patrimonio di conoscenza prodotto attraverso progetti di catalogazione, inventariazione e digitalizzazione.
L'articolo 6 prevede l'onere, a carico dei beneficiari inseriti in tabella, di presentare i documenti statutari, di bilancio, nonché la relazione sulle attività svolte annualmente, ferma restando la possibilità per l'amministrazione di richiedere ulteriore documentazione inerente l'attività dell'ente.
L'articolo 7, come riformulato a seguito del parere richiesto al Comitato per la qualità della normazione e la valutazione delle politiche contiene la clausola valutativa che circostanzia le informazioni che la Giunta è tenuta a presentare al Consiglio al fine di garantire un adeguato e costante monitoraggio delle ricadute conseguenti all'intervento legislativo. Abbiamo individuato due periodi: una verifica certamente triennale, ma in prima battuta una verifica annuale dopo il primo anno di applicazione dei nuovi criteri.
L'articolo 8 dispone l'abrogazione integrale della legge regionale 49/1984.
L'articolo 9, infine, contiene la norma finanziaria, per i cui contenuti si rinvia all'analisi finanziaria, che non starei qui a dettagliare in sede di relazione introduttiva.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Appiano.
Relatrice di minoranza è la Consigliera Frediani, che ha facoltà di intervenire.



FREDIANI Francesca, relatrice

Grazie, Presidente.
Il collega Appiano ha già analizzato nel dettaglio il contenuto di questo disegno di legge che abbiamo già esaminato in Commissione e sul quale abbiamo proposto diversi emendamenti, alcuni approvati. Tanto per citarne uno, l'emendamento relativo al possesso della sede in cui l'associazione opera, perché ci sembrava troppo limitante nei confronti di quegli enti e soggetti che non hanno a disposizione un locale di proprietà ma comunque portano avanti la loro attività, magari pagando un canone d'affitto. Questo è uno degli emendamenti accolti.
La finalità di questo disegno di legge, che va ad abrogare la legge 49 è mettere mano alla normativa in ambito culturale avviando un percorso che verrà portato avanti in modo partecipato, speriamo, con gli Stati generali che sono stati illustrati oggi e che dovranno sfociare in proposte e spunti che verranno recepiti nell'elaborazione di una nuova normativa. Quindi, si parte dalla legge 49, che in realtà viene abrogata su iniziativa della Giunta, con la nostra collaborazione, con il confronto in Commissione.
Le criticità che abbiamo rilevato durante la discussione erano principalmente legate all'eccessivo accentramento delle decisioni nelle mani della Giunta. L'accentramento è stato in parte corretto per alcuni aspetti da emendamenti accolti dalla Commissione, che prevedono che ci sia una sorta di controllo e approvazione da parte delle Commissioni competenti. Quindi, da quel punto di vista, direi che possiamo ritenerci soddisfatti, anche se abbiamo presentato qualche emendamento che porteremo in discussione oggi in Aula.
Uno in particolare è relativo all'anzianità dei soggetti che operano nel settore. Ci siamo già confrontati in Commissione e c'è stato uno scambio di battute su questo punto perché la legge 49, come spiegava l'Assessore in Commissione, va proprio a dare sostegno a tutti quegli enti istituti, fondazioni e associazioni che operano con continuità in ambito culturale.
E' vero che la continuità è un requisito richiesto, però è anche vero che ci sono dei soggetti che hanno magari operato con continuità, ma sotto forme diverse, che in un dato momento della loro storia, per qualche motivo, possono iniziare ad operare congiuntamente, quindi ci sembra che l'esperienza delle persone che decidono ad un certo punto di collaborare dovrebbe essere valorizzata e si possa consentire, derogando a questa regola dell'anzianità di tre anni, a questi soggetti di poter accedere ai fondi legati alla tabella di questa legge.
Ovviamente, bisognerà valutare i criteri, come saranno scelti e quale tipo di accesso sarà garantito ai soggetti che desiderano essere inseriti in questa tabella. Infatti, abbiamo visto che ci sono diversi soggetti che al momento sono esclusi dalla tabella e che "bussano" con una certa insistenza per essere inseriti in questo elenco.
Quindi, proseguiremo, con un paio di emendamenti depositati, il confronto nell'Aula consiliare e per il momento non ho altro da aggiungere.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Non essendovi interventi in discussione generale, procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 1) presentato dai Consiglieri Frediani, Bertola: Modifica al comma 2 dell'art. 2, alla lettera a), dopo le parole: "da almeno tre anni", sono aggiunte le seguenti: "gli enti, gli istituti, le fondazioni e le associazioni che svolgono servizi e attività di rilevante valore scientifico e culturale da meno di tre anni possono essere iscritti nella tabella se composti e diretti da studiosi e ricercatori dotati di curriculum comprovante alto valore scientifico e culturale".
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani per l'illustrazione; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Questo è proprio l'emendamento che pone il tema che ho accennato precedentemente, cioè quello che fa riferimento al fatto che si possano inserire in tabella anche enti, istituti, fondazioni e associazioni che svolgono servizi e attività di rilevante valore scientifico e culturale da meno di tre anni, qualora siano composti e diretti da studiosi e ricercatori dotati di curriculum comprovante alto valore scientifico e culturale.
Ovviamente sarebbe un'eccezione, ma verrebbe riservata a studiosi e a ricercatori, quindi persone con alto profilo, che sicuramente potrebbero portare un valore aggiunto alla ricerca in ambito culturale e quindi sicuramente, un vantaggio al patrimonio storico e culturale della nostra Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
La parola all'Assessore Parigi per il parere della Giunta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Noi siamo contrari, come abbiamo già detto in Commissione, ad estendere a tutti questo requisito dei tre anni. Suggeriamo invece di aggiungere al punto a) del comma 2 dell'articolo 2, dopo le parole "da almeno tre anni" le parole "per gli enti, gli istituti, le fondazioni e le associazioni derivanti da fusioni e accorpamenti, il requisito dei tre anni deve essere posseduto da almeno uno dei soggetti".
Incentiviamo, quindi, il mettersi insieme per poter.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Assessore, forse sarebbe meglio che la Consigliera Frediani si avvicinasse al banco dell'Assessore e, nel caso fosse poi disponibile alle modifiche, dovrebbe recarsi al banco della Presidenza per le opportune firme sul nuovo testo.
Colleghi, l'emendamento è stato modificato, così come l'ha illustrato l'Assessore Parigi.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1), sul quale l'Assessore Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Emendamento rubricato n. 2) presentato dai Consiglieri Frediani, Bertola: Il comma 1 è sostituito dal seguente: "1. Il Consiglio regionale approva ogni tre anni, in osservanza delle disposizioni dell'articolo 2, comma 2, i criteri per l'ammissione alla tabella degli Enti, degli istituti, delle fondazioni e delle associazioni di rilievo regionale, nonché le modalità di accesso al contributo regionale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Frediani per l'illustrazione; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

E' un disperato tentativo di mantenere in capo al Consiglio regionale l'approvazione dei criteri per l'ammissione alla tabella, ma ho come il sospetto che non verrà accolto, neanche con una piccola modifica.
In questo caso, sostituiamo il comma 1) del DDL n. 199. Adesso, nella riformulazione, è previsto l'intervento esclusivo della Giunta, noi invece proponiamo: "Il Consiglio regionale approva ogni tre anni, in osservanza delle disposizioni dell'articolo 2, comma 2, i criteri per l'ammissione alla tabella degli enti, degli istituti, delle fondazioni e delle associazioni di rilievo regionale, nonché le modalità di accesso al contributo regionale".
Anziché affidare alla Giunta questo potere di decisione sui criteri per l'ammissione, noi chiediamo che venga mantenuto nelle mani del Consiglio regionale per consentire un migliore confronto e dibattito.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2), sul quale l'Assessora Parigi, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 3, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 45 Consiglieri votanti 29 Consiglieri hanno votato SÌ 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 16 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Privacy

Esame testo unificato delle proposte di deliberazione n. 75 e n. 164 inerente a "Regolamento per il trattamento dei dati sensibili e giudiziari di competenza della Regione, delle aziende sanitarie, degli enti ed agenzie regionali e degli enti vigilati dalla Regione, ai sensi degli articoli 20 e 21 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali)"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il testo unificato delle proposte di deliberazione n. 75 e n. 164, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sul testo unificato delle proposte di deliberazione n. 75 e n. 164, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame ordine del giorno n. 750 presentato dai Consiglieri Frediani Andrissi, Bertola, Bono, Mighetti, Valetti, inerente a "Bando servizi Consorzio Venaria"; ordine del giorno n. 805 presentato dai Consiglieri Valle, Allemano, Appiano, Caputo, Conticelli e Rossi, inerente a "Nuovo bando per l'attività di gestione, promozione e valorizzazione della Venaria Reale"; ordine del giorno n. 804 presentato del Consigliere Grimaldi inerente a "Bando per l'attività di gestione, promozione e valorizzazione della Venaria Reale"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 750, cui sono attratti gli ordini del giorno n. 805 e n. 804, tutti sul tema della Venaria Reale di cui al punto 8 bis) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 750.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Finalmente, arriviamo a discutere questo atto di indirizzo, depositato ad aprile; tra vari rinvii e le elezioni, che hanno imposto l'interruzione dell'attività, purtroppo, è rimasto sospeso, lasciando, effettivamente, i lavoratori in una condizione di incertezza, poi sfociata in diverse iniziative, a partire dai numerosi scioperi che si sono verificati soprattutto durante i ponti per le festività degli ultimi mesi, che hanno attirato un po' l'attenzione anche del pubblico sulla situazione di questi lavoratori, che temono soprattutto di vedere ridotto il lavoro che svolgono all'interno della Reggia e alcuni temono proprio di perderlo del tutto.
Come accennavo prima, abbiamo affrontato questo tema anche durante un Consiglio aperto, che è stato convocato dal Sindaco di Venaria qualche settimana fa, al quale hanno partecipato anche il Consigliere Appiano, la Consigliera Accossato e il Consigliere Valle. Abbiamo avuto modo di confrontarci con i lavoratori e con i sindacati, ascoltando tutti i loro timori. Da questo confronto è emerso che c'è una sostanziale convergenza rispetto al tema delle condizioni di questi lavoratori, cioè che è assolutamente necessario salvaguardare questi lavoratori, che, alla fine sono la più grande ricchezza della Reggia di Venaria, perché sono persone altamente competenti e con una lunga esperienza maturata proprio all'interno di questo importante sito piemontese.
Il nostro atto era antecedente a questo Consiglio, è stato depositato qualche tempo fa, se non sbaglio lo stesso giorno o il giorno successivo al primo incontro con Turetta, forse la famosa giornata in cui l'Assessora Parigi si è fermata con i lavoratori, con la macchina, in piazza Castello.
Vedendo che oggi sono stati associati altri due atti di indirizzo, questo ci rassicura. Ci sono contenuti leggermente diversi proprio perché c'è incertezza in merito alla definizione esatta nel documento di gara del tipo di contratto che si intende applicare ai lavoratori. Il nostro atto di indirizzo chiede di rendere cogente la clausola di salvaguardia ed esplicitare il mantenimento del contratto Federcultura.
Secondo le indicazioni dell'Assessore, che evidentemente ha verificato questa possibilità non è ammessa, pertanto dal confronto con i colleghi (già ne abbiamo parlato anche informalmente nei giorni scorsi) valuteremo se è vero che non si possa esplicitare la forma contrattuale, anche alla luce delle ultime novità in merito al protocollo per gli appalti che il Presidente Chiamparino ha firmato con i sindacati. Nel caso, sono ovviamente disponibile a modificare l'impegno, anche su indicazione dei sindacati che hanno partecipato al suddetto Consiglio aperto, indicando semplicemente le condizioni contrattuali, quindi il mantenimento delle condizioni contrattuali più favorevoli per i lavoratori - condizioni che ricordiamo, erano state una conquista del precedente Direttore della Reggia al fine di salvaguardare livelli occupazionali e reddituali del personale attualmente in essere che svolge i servizi oggetto del bando.
Tra l'altro, per una curiosa coincidenza temporale, proprio oggi pare che abbiano aperto le buste e che si sappia più o meno chi ha vinto l'appalto, questa volta non la REAR - vedremo che tipo di contratto verrà applicato, credo si tratti del "Multiservizi".
Comunque, noi riteniamo importante approvare questo atto di indirizzo e fare in modo che venga anche rispettato in fase di assegnazione definitiva.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Valle per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 805.



VALLE Daniele

Grazie Presidente.
Anche noi abbiamo ritenuto di presentare un documento sulla questione altresì a seguito del confronto richiamato poc'anzi che abbiamo potuto avere con alcuni colleghi di maggioranza e di opposizione in occasione del Consiglio aperto che si è tenuto a Venaria e di una serie di incontri che abbiamo avuto con le parti sindacali e con alcuni amministratori della città.
E' evidente che il cambio di rotta politica che questo nuovo bando per i servizi ha inaugurato - quindi, lo spostamento da un bando di mero appalto ad una combinazione di appalto e concessione, di cui peraltro avevamo già anche parlato in Aula - può prefigurare all'orizzonte una situazione di incertezza almeno per una parte dei lavoratori impegnati nella Reggia, che, peraltro, con l'avvicendarsi dei contratti e degli appalti, sono ormai impegnati da diversi anni.
Scommettiamo anche noi, come ha fatto il Consiglio d'Amministrazione della Reggia e anche l'Assessore quando ha riferito in Aula, che i servizi dati in concessione, sicuramente, in prospettiva, garantiranno una crescita in termini di ore impiegate, quindi un riassorbimento anche dei lavoratori che, eventualmente, nella prima parte di applicazione di questo nuovo bando potranno rimanere inoccupati.
Questo è già avvenuto in altre istituzioni culturali che hanno adottato questo metodo, cioè distinguere alcuni servizi in appalto da altre parti più remunerativi, che danno un maggior margine all'operatore privato di intestarsi i rischi e anche i vantaggi della parte che, invece, viene data in concessione; peraltro, tale modalità provoca immediatamente un risparmio all'ente sulla parte di appalto, ma in prospettiva anche maggiori introiti sulle percentuali che, invece, sono garantite sui servizi in concessione.
Abbiamo concordato da subito, visto che il bando di gara prevedeva sul tema della clausola di salvaguardia una formulazione non abituale e che lasciava margini di ambiguità, già nella sede del Consiglio aperto di Venaria, di richiedere alla Giunta di impegnarsi affinché nel Consiglio di Amministrazione venga portata la posizione per cui questa clausola di salvaguardia venga applicata nella maniera più rigida possibile, cercando di garantire il riassorbimento della maggior parte dei lavoratori.
Altrettanto con chiarezza, già in quella sede, abbiamo avuto modo di rappresentare, per le informazioni in nostro possesso, l'impossibilità già nel bando di stabilire quale contratto dovesse essere applicato ai lavoratori. E' per questo che, a maggiore ragione oggi che le offerte sono depositate, e peraltro in fase di apertura, è impossibile poter chiedere l'applicazione di un contratto piuttosto di un altro, perché è evidente che dal contratto discendono condizioni economiche che sicuramente sono state determinanti per colui che ha formulato l'offerta e che la definiscono rispetto ad un'altra. E' per questo che, invece, ci siamo concentrati nella nostra richiesta a impegnare nuovamente la Giunta, attraverso il suo rappresentante nel Consiglio d'Amministrazione, a vegliare su altri aspetti di tutela dei lavoratori, pur passando attraverso la necessaria interruzione del contratto (quindi, licenziamento e riassunzione), e a superare, tramite accordi sindacali, alcuni ostacoli, quali il periodo di prova e l'anzianità di servizio, che, invece, possono essere garantiti ai lavoratori.
In ultimo, questo è un accordo esclusivamente politico, ma di cui noi possiamo essere registi, come Regione, coinvolgendo anche le altre realtà del Consorzio, ovviamente il Consorzio stesso, ma immagino il Comune e il Ministero. E' già avvenuto in altri appalti, che hanno comportato, almeno in una fase iniziale, degli esuberi. Penso, per esempio, a diversi appalti in ambito sanitario; deve essere un accordo forte affinché chi dovesse rimanere eventualmente escluso venga in qualche modo ricollocato nelle successive finestre che si apriranno.
Noi sappiamo che, prossimamente, il Consorzio metterà sicuramente a bando degli altri servizi; sappiamo che sicuramente la parte di concessione questa è una nostra previsione - crescerà, quindi necessiterà di nuovo personale; sappiamo anche che alcune intenzioni in ambito turistico e culturale ci sono da parte del Comune. Quindi, tutti gli operatori possono farsi carico con un impegno forte, di volta in volta, di riassorbire gli eventuali esuberi che si determineranno nelle prossime ore.
E' chiaro che può rimanere un periodo scoperto da questo momento fino alla riassunzione, ma sappiamo anche che alcune nuove opportunità si apriranno e una di queste l'ha rappresentata, ad esempio, il Sindaco di Venaria con lo stesso Consiglio aperto quando parlava del parcheggio della Reggia, che effettivamente può essere l'occasione almeno per tutelare una parte dei lavoratori. Ci sembra un'idea estremamente ragionevole, ma che richiede un forte impegno politico da parte di tutti.
Per quello che riguarda il nostro documento, Presidente, verrò a fare una piccola modifica, perché effettivamente non è il nostro rappresentante nel Consiglio di Amministrazione che può garantire che cosa farà il Consiglio di Amministrazione, ma noi possiamo vincolare il nostro rappresentante a sostenere quella posizione nel Consiglio stesso. Quindi ho dato un passaggio per scontato e metteremo questa specificazione.
Per quello che riguarda il documento del Movimento 5 Stelle, su cui abbiamo già espresso la nostra opinione anche nel Consiglio aperto di Venaria - perché il loro è di gran lunga antecedente il nostro - noi siamo d'accordo su tutto, meno sulla questione del contratto, sulla quale pensiamo non ci siano i margini tecnici per poter intervenire, perché penso che chi ha presentato la domanda abbia già detto con quale contratto vorrà operare e, a sua volta, nel bando invece non era impossibile specificarlo con nettezza.
Quindi, al netto di questa piccola difformità che, se si vorrà, si potrà superare, potrà portarci a condividere l'approvazione anche del documento del Movimento 5 Stelle.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 804.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come ricorderanno entrambi le Assessore qui presenti, il 5 aprile vi è stata in Aula una comunicazione da parte dell'Assessora Parigi proprio sul tema dei lavoratori del Consorzio della Venaria Reale. E, se vi ricordate in quel momento parlavamo del fatto che l'ATI, che gestiva i servizi, aveva avviato i licenziamenti collettivi, non avendo richiesto né tanto meno ottenuto la proroga dell'appalto.
Ricorderete che abbiamo iniziato una discussione proprio sul tema del bando di gara 2 del 2016, relativo al contratto dei servizi di biglietteria, accoglienza ed assistenza al pubblico, attività didattiche e laboratorio. E lì ricordavamo già all'Assessora che non vi era nessun riferimento al mantenimento del contratto di riferimento del settore, che era Federcultura, né esplicitamente, se non negli allegati, la cosiddetta "clausola sociale", ovvero la richiesta al nuovo vincitore di assumere prioritariamente i lavoratori e le lavoratrici già impiegati nell'appalto.
Inoltre, nel nuovo capitolato non era presente quella che noi chiamiamo "clausola di salvaguardia per i licenziamenti illegittimi", cioè quella clausola che avevamo già inserito nella mozione n. 229 del 3 marzo 2015 che prevedeva l'obbligo del riferimento al dato dell'anzianità convenzionale, cioè ai fini della determinazione della normativa applicabile in caso di licenziamento illegittimo, valeva la data di assunzione della prima azienda operante nell'appalto.
Cos'è successo successivamente? Intanto venerdì 10 giugno - e questo per noi è un dato positivo e nuovo - dopo la deliberazione della Giunta regionale del 30 maggio, è stato sottoscritto il protocollo sugli appalti con la firma del Presidente della Regione Chiamparino e dei Segretari Generali di CGIL, CISL e UIL.
L'accordo, di fatto, ripropone la nostra tesi. Non so se vi ricordate il dibattito che abbiamo avuto con le Assessore in Aula, ma io ricordavo che la mozione n. 229 impegnava tutte le stazioni appaltanti, compresa la Regione Piemonte, proprio tutte le stazioni appaltanti che ricevono fondi ed erogazioni dalla Regione Piemonte, l'applicazione delle clausole sociali negli appalti regionali, che impegnano la Giunta ad adoperarsi perché i committenti, attraverso procedura pubblica dei soggetti a cui affidare rispettino la "clausola di trattamenti economici e normativi complessivi di maggior favore per i lavoratori". Questa era la dicitura della mozione n.
229.
Cos'è successo, invece, nel protocollo? Il protocollo dice esattamente che "ai sensi dell'articolo 30, comma 4, del 2016 a tutti i lavoratori e le lavoratrici che si trovano e troveranno ad operare nel servizio nello svolgimento di attività oggetto dell'appalto dovrà essere applicato il contratto collettivo nazionale e territoriale di miglior favore". Questo è successo non più di qualche settimana fa: protocollo siglato con CGIL, CISL e UIL e Regione Piemonte.
Per questo ho sottoscritto i due ordini del giorno del Consigliere Valle e della Consigliera Frediani, ma ho voluto aggiornare il testo ad un protocollo che non può non prevedere anche l'inclusione di tutti i lavoratori della Reggia.
Per questo nell'impegnativa si dice semplicemente: "Il Consiglio impegna la Giunta, attraverso l'interlocuzione con i propri rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione, ad applicare ai lavoratori della Reggia il testo dell'accordo sindacale siglato dalla Regione Piemonte" - così come sarebbe già dovuto succedere con la mozione votata da quest'Aula - "e a garantire altresì ai lavoratori della Reggia le clausole sociali, in base al medesimo accordo, laddove stabilisce che, ai sensi dell'articolo 50 d.lgs. 50/2016, per gli affidamenti dei contratti di concessione di appalto lavoro diversi da quella di natura intellettuale, con particolare riguardo ai contratti ad alta densità di manodopera, è previsto in capo all'appaltatore subentrante l'obbligo di assorbire nel proprio organico con carattere di continuità e condizioni normative e retributive di tutela del lavoro non peggiorative rispetto a quelle preesistenti".
Quindi, semplicemente credo che sia importante che l'Assessore Reschigna, che è stato l'ideatore con Gianna Pentenero di questo accordo con CGIL, CISL e UIL a livello regionale, faccia quello che, in qualche modo, l'accordo chiede, cioè di dire a tutte le stazioni appaltanti che i lavoratori sono tutti uguali, e che quindi bisogna prendere le condizioni di maggior favore del contratto nazionale e territoriale di riferimento.
Spero che questo, in qualche modo, aiuti nella discussione; se c'è bisogno di una pausa per armonizzare i tre testi e farne uno solo, va benissimo, altrimenti sono disponibile a votarli tutti e tre, anche perch di fatto, sostanzialmente vogliono arrivare alla medesima conclusione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente. Voglio portare anch'io un piccolo contributo.
Questo tema è già stato dibattuto in Aula e - come è stato ricordato prima - insieme ad alcuni colleghi ho partecipato al Consiglio comunale aperto di Venaria, che ha trattato entrambe le facce della medaglia della situazione di cui parliamo oggi: da un lato, la congruità delle valutazioni che sono state fatte a monte del disciplinare di gara e, dall'altro, i requisiti, i contenuti e le caratteristiche dei disciplinari di gara degli appalti pubblici e concessioni, ivi compresi quelli oggetto della discussione odierna.
Ritengo che da questo incontro, da questa seduta e dall'auspicata approvazione degli ordini del giorno se ne uscirà anche con l'impegno di un monitoraggio di quello che accadrà, poiché le due situazioni (quella antecedente all'attuale gara e quella successiva) sono un punto di partenza incomparabili.
Prima vi era un appalto onnicomprensivo di tutti i servizi afferenti alla Reggia, quantificato in circa 110 mila ore. Nelle 110 mila ore, cioè (poco meno) vistavano tutti i servizi di vigilanza, ma anche quelli delle visite guidate, di biglietteria, di assistenza dei laboratori, e tutto era oggetto di appalto. Nel nuovo modello, invece - quello oggetto di gara - si sono divisi i servizi in due blocchi: uno, oggetto d'appalto, riguardante i servizi di biglietteria e di guardiania, l'altro oggetto di concessione riguardante i laboratori e le visite guidate.
Come è stato detto, è evidente che la scommessa è che l'impresa aggiudicatrice, attraverso lo strumento della concessione e la remunerazione dei servizi, abbia tutto l'interesse a espanderli il più possibile e, con tale espansione, avere ovviamente la necessità di quanto più personale possibile, in modo tale che rientri il più possibile - fino ad azzerarlo - il rischio che qualche lavoratore attuale non abbia lavoro nella futura concessione o nel futuro appalto.
C'è, però, un dato di partenza: che all'interno di quelle 110 mila ore sono state quantificate in numero massimo 76 mila le ore addette o deputate ai servizi di vigilanza e guardiania. In quella sede, ma anche in altre, si è discusso sul fatto che questo numero di ore sia congruo, perché è chiaro che la Reggia e i servizi connessi alla Reggia possono esplicare tutte le potenzialità del caso, se ci sono servizi di vigilanza, di biglietteria, di guardia dei giardini, piuttosto che delle sale, adeguati e conformi alle necessità.
Su questo sarà necessario fare un monitoraggio, perché secondo altri punti di vista 76 mila ore sarebbero troppo poche per garantire tutto.
Secondo alcune tesi, ad oggi, quelle 76 mila ore corrisponderebbero ad almeno 90-95 mila delle 110 mila ore complessive, quindi questo è sicuramente un tema su cui dovremo fare un monitoraggio.
In seconda battuta, invece, voglio rilevare che nella proposta di ordine del giorno che ho sottoscritto e che vede come primo firmatario il collega Valle, anche noi, nelle premesse, ci siamo preoccupati di richiamare il nuovo accordo Giunta-sindacati rispetto agli appalti e alle concessioni pubbliche. Mi verrebbe da dire, con una battuta, che se questo accordo fosse stato antecedente alla gara di cui parliamo, probabilmente molti problemi che sono stati segnalati e denunciati non ci sarebbero.
Infatti, in materia di costo del lavoro e di clausole sociali, questo accordo - che considero importantissimo - dice delle cose ineccepibili rigide e assolutamente innovative, volte a perseguire un obiettivo fondamentale: che non si crei precarietà con gli appalti pubblici, che non si crei cattivo lavoro pagato con soldi pubblici, attraverso la forma dell'appalto o della concessione.
E' vero, e lo ribadisco (è stato detto da più fonti): non è possibile precisare la tipologia specifica di contratto da applicarsi a seguito di una gara, ma è altresì vero che in questo accordo è scritto che dovrà essere applicato il contratto collettivo nazionale territoriale di miglior favore, in vigore per il settore e per la zona nella quale si eseguono le prestazione di lavoro stipulato dalle associazioni dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative e quelli il cui ambito di applicazione sia strettamente connesso con l'attività oggetto di appalto o concessione svolta dall'impresa anche in maniera prevalente.
Tra l'altro, in caso di aggiudicazione a cooperative, quanto sopra dovrà essere applicato integralmente anche ai soci lavoratori con rapporto di lavoro subordinato per sanare un'altra delle anomalie forti e tipiche degli appalti pubblici, cioè che il socio lavoratore ha meno garanzie del lavoratore non socio e spesso è costretto a diventare socio se vuole partecipare all'attività lavorativa.
Pertanto, ritengo che, così com'è formulato, questo documento rappresenti un'ottima mediazione tra il non indicare nulla e l'indicare cosa che la legge non permette - lo specifico contratto in questione. Tra l'altro, questo protocollo individua elementi qualitativi di valutazione delle gare molto interessanti. Per esempio, l'assorbimento, nel numero maggiore possibile, dei lavoratori oggetto dell'appalto precedente, la valorizzazione delle professionalità conseguite nell'appalto e nella concessione precedente.
In ultimo, voglio richiamare il modo in cui le clausole sociali vengono descritte, citando il decreto legislativo 50/2016, estese sia agli appalti sia alle concessioni: "Per gli affidamenti dei contratti di concessione e di appalto di lavoro e servizi diversi da quelli aventi natura intellettuale, con particolare riguardo ai contratti ad alta intensità di manodopera - come potrebbe essere il caso di specie - è previsto in capo all'appaltatore subentrante l'obbligo di assorbire nel proprio organico con carattere di continuità, a condizioni normative, retributive e di tutela del rapporto di lavoro non peggiorative rispetto a quelle preesistenti, ivi compreso quanto previsto dall'articolo 1, comma 42, della legge 92/2012, senza periodo di prova, con riconoscimento dell'anzianità economica maturata e maturanda, il personale che risultava direttamente impiegato dall'appaltatore uscente nelle prestazioni del servizio oggetto di appalto".
Più chiaro di così, più efficace di così, più rigida di così, la clausola sociale non saprei come descriverla.
Mi auguro che, così come richiamato negli ordini del giorno, e cioè che si superi quell'indeterminatezza con cui la clausola è stata indicata nell'appalto in essere, quindi si faccia attento monitoraggio affinché la clausola venga applicata nel modo più rigido possibile, noi in realtà non dobbiamo inventare nulla, perché la trattativa dei mesi scorsi ha prodotto un accordo importante tra la Giunta regionale (cioè noi, un pezzo della Regione) e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative che dice esattamente quanto noi chiediamo.
Peccato che l'accordo sia successivo alla gara, ma io credo che, pur essendo un fatto sopravvenuto, non possa e non debba essere non tenuto in considerazione. Costituisce un fatto sopravvenuto importante e sarebbe curioso che si aggiudicasse un appalto con una clausola sociale povera di contenuti e senza precise garanzie di mantenimento delle condizioni contrattuali precedenti, proprio nel momento in cui entra in vigore un accordo della Regione che punta all'obiettivo contrario.
Confido che, anche per questo fatto sopravvenuto, quanto chiediamo nelle diverse mozioni ed ordini del giorno trovi concreta applicazione al caso di specie e costituisca davvero un momento di svolta per tutti gli appalti e le concessioni future nei servizi, nei lavori e nelle forniture pubbliche.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Prima di depositare la modifica, come concordato con la Giunta e con i colleghi Valle e Frediani, dopo l'impegnativa - ovviamente non essendo noi la stazione appaltante - si modifica in "a richiedere di applicare" e nel secondo punto "a richiedere di garantire".
Mi avvicino al banco della Presidenza per sottoscrivere la modifica.



PRESIDENTE

Assessore Parigi, vuole intervenire? Prego, ne ha facoltà.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Vorrei ripercorrere un attimo con voi l'iter che si è intrapreso sebbene sia stato sufficientemente illustrato dai Consiglieri Appiano e Valle.
E' stato deciso dal Consorzio di Venaria di dare vita ad un nuovo tipo di gara, in sintonia con quelle che sono oggi le evoluzioni nella gestione dei Musei. In pratica, la tendenza è quella di dare tutti i servizi possibili in concessione, e non in appalto. Ovviamente, la finalità è quella di stimolare l'imprenditorialità e, quindi, di accrescere le ore fatte.
Nella valutazione fatta dal Consiglio di Amministrazione l'ipotesi peggiore prevista, per quanto riguardava questa gara, era un ridimensionamento del 10%. Ma poiché l'obiettivo era quello di far crescere Venaria, in realtà il risultato atteso è esattamente l'opposto, ovvero una crescita, nel tempo, di queste ore.
Vorrei anche precisare che sono stati organizzati diversi incontri con i lavoratori aderenti ai diversi sindacati, cui peraltro ero presente (quindi non solo li ho incontrati in macchina, ma anche personalmente, nel mio ufficio).
Tra l'altro, le dinamiche sono state spiegate ai lavoratori e sono stati messi in contatto con gli avvocati. Naturalmente, tutti gli avvocati che hanno preparato e redatto questo bando erano presenti a questi incontri e hanno prodotto la relativa documentazione, per dimostrare come fosse impossibile scrivere nel bando la determinazione di un contratto.
In pratica, non si poteva scrivere l'applicazione del contratto Federcultura, perché ormai una letteratura di sentenze di Cassazione rigetta questo tipo di impostazione di gara, perché lede la concorrenza.
Ricordo che, comunque, il Consorzio di Venaria è un Ente di diritto privato, ha un Consiglio di Amministrazione che ha una sua autonomia (ovviamente, la Regione Piemonte è un componente di questo Consiglio di Amministrazione).
Per venire alla sostanza di questi ordini del giorno, preciso alla Consigliera Frediani che non possiamo scrivere l'indicazione del contratto ma siamo disponibili a portare la letteratura legislativa che è stata prodotta in merito.
Relativamente alle modifiche del Consigliere Valle e del Consigliere Grimaldi, faremo presente al Consiglio di Amministrazione le richieste del Consiglio regionale, fermo restando che il bando è già scaduto - oggi si aprivano le buste - e quindi anche quanto previsto dalla nuova disciplina sui contratti d'appalto non ha valore retroattivo; si tratterà, quindi, di far pesare le indicazioni come una richiesta da parte della Regione Piemonte.
In sintesi, le richieste della Consigliera Frediani sono dunque impossibili da accettare, perché non previste dalla legge, mentre sugli altri due ordini del giorni siamo favorevoli con le correzioni che i colleghi Valle e Grimaldi hanno apportato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Come accennato prima durante l'illustrazione e come concordato successivamente con i colleghi Valle e Grimaldi, avevo proposto una modifica all'impegno, proprio per ovviare a questa impossibilità di definire il contratto.
L'impegno è modificato scrivendo "ad intervenire per rendere effettivamente cogente la clausola di salvaguardia ed esplicitando il mantenimento delle condizioni contrattuali più favorevoli", eliminando il riferimento al contratto Federcultura, perché non si può indicare direttamente.



PRESIDENTE

L'Assessore esprime il proprio assenso a queste modifiche.
Consigliera Frediani, può avvicinarsi al banco della Presidenza per sottoscriverle.
Se non vi sono ulteriori richieste di intervento, possiamo procedere con le votazioni degli ordini del giorno.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 750, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 805, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 804, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Ora dovremmo trattare il punto 9) all'o.d.g, ma la Giunta chiede di poter avere un po' di tempo in più per qualche verifica ancora da fare e quindi di sospenderne la trattazione.


Argomento: Difesa idrogeologica

Proseguimento esame ordine del giorno n. 20 presentato dai Consiglieri Andrissi, Batzella, Bertola, Bono, Campo, Corgnati, Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Ritardo di quarant'anni nella sistemazione spondale e nella risoluzione di sovralluvionamento del Torrente Elvo in prossimità del comune di Casanova Elvo"


PRESIDENTE

Procediamo riprendendo l'esame dell'ordine del giorno n. 20, di cui al punto 10 all'o.d.g.
Riassumo l'iter precedente del documento.
Nella seduta del 24 novembre 2015 l'atto era stato illustrato dal Consigliere Andrissi ed era seguito l'intervento del Consigliere Corgnati.
Il Consigliere Andrissi, però, aveva chiesto in quella sede di poterne rinviare l'esame ed è per questo che oggi siamo nuovamente su questo testo.
Successivamente, i Consiglieri Andrissi e Corgnati hanno apportato delle modifiche e quindi chiedo se desiderano illustrarle in modo che tutti ne siano a conoscenza o se, invece, non vi sono interventi su questo ordine del giorno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Ho trovato un completo accordo sulle modifiche con il Consigliere Corgnati, quindi credo che il documento si possa votare tranquillamente considerato che porta il numero 20.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 20, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame mozione n. 615 presentata dai Consiglieri Vignale, Berutti, Graglia Pichetto Fratin e Sozzani, inerente a "Moratoria e referendum popolare sul Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e investimenti-2" ordine del giorno n. 785 presentato dai Consiglieri Valetti, Batzella Bertola, Bono, Frediani e Mighetti, inerente a "Trattati internazionali TTIP e CETA" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 615 e dell'ordine del giorno n.
785, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Se i colleghi del Movimento 5 Stelle, che hanno presentato un ordine del giorno analogo, sono d'accordo, posso chiedere di rinviare il punto?



PRESIDENTE

Con l'assenso del Consigliere Bertola, rinviamo la trattazione del punto n. 11) all'o.d.g.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.) - Tutela dagli inquinamenti idrici

Esame ordine del giorno n. 52 presentato dai Consiglieri Bertola, Bono e Valetti, inerente a "Presenza di Idrocarburi Policiclici Aromatici (PHA) tra cui il Benz[a]pyrene, l'Anthracene ed il Chrysene (cancerogeni), di metalli pesanti (Mercurio), di Policlorobifenili (PCBs), nei pesci del fiume Po e Tanaro, in preoccupante eccedenza rispetto alle soglie dettate dalla legislazione Europea"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 52, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola per l'illustrazione il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Questo ordine del giorno è ormai un reperto archeologico. Nel frattempo mi si passi la battuta - quei pesci sono già anche morti; ma tant'è.
Ovviamente il problema - al di là delle battute - è ancora attuale. Per questo atto di indirizzo noi siamo partiti da uno studio scientifico, del quale naturalmente vi risparmio i contenuti nel particolare, perché si tratta di una pubblicazione in lingua inglese di diverse pagine, pubblicato sul proprio sito dalla Commissione Europea, sotto la Sezione "Research Innovation - News Alert" in un supplemento che riguarda la presenza di idrocarburi policiclici aromatici nei fiumi del Nord Italia e in particolare nel Po.
Come sappiamo, gli idrocarburi policiclici aromatici sono il risultato del ciclo incompleto della combustione: alcuni sono estremamente tossici altri comprovatamene cancerogeni. Tutti gli organismi viventi e quindi anche l'uomo vengono esposti a questi composti, soprattutto attraverso l'inquinamento atmosferico, ma non di meno è importante la loro assimilazione attraverso gli alimenti, ovviamente soprattutto di origine animale. Come spesso accade in questi casi - succede anche per le diossine l'animale che si trova in cima alla catena alimentare, come l'uomo accumula grandi quantitativi di questi ed altri composti.
E' stato individuato che quando gli idrocarburi policiclici aromatici entrano nell'acqua tendono a rimanere vicino alla fonte di inquinamento perché si legano a sostanze già presenti e si depositano principalmente sul fondale. I ricercatori dicono che l'inadeguato trattamento degli scarichi industriali e delle acque reflue più un'altra densità di traffico e quindi l'elevata presenza di gas di scarico sono le principali cause di inquinamento da idrocarburi policiclici aromatici.
Adesso scorro velocemente l'atto di indirizzo, perché poi nel testo ci sono dei dati specifici che riguardano, appunto, i nostri fiumi: il Po, ma in particolare il Tanaro, che risulta il suo affluente più contaminato. Il documento, poi, parla anche dei policlorobifenili, composti non meno dannosi: un gruppo di persistenti contaminanti che include 209 composti.
Con questo atto di indirizzo - ovviamente coordinato con le normative nazionali e comunitarie - noi chiediamo al Consiglio regionale di impegnare la Giunta a prendere atto di questi studi, poiché sono pubblicati su un sito ufficiale della Commissione europea. Vogliamo impegnare la Giunta regionale a seguire le raccomandazioni individuate dai ricercatori nel mettere in atto azioni finalizzate al miglioramento degli scarichi industriali che entrano in corpi idrici, di individuare zone di pesca ad una distanza adeguata, di istituire il monitoraggio continuo degli idrocarburi policiclici aromatici, dei metalli e dei policlorobifenili indicati dal regolamento europeo, e di evitare il consumo di alimenti contaminati, qualora se ne rilevi la presenza.
Vorremmo impegnare la Giunta affinché vengano rispettati i limiti posti dai diversi regolamenti europei, al fine di tutelare la salute dei cittadini, dell'ambiente e della vita che permette la vita degli stessi; a prendere in considerazione la possibilità di stipulare degli accordi con le altre Regioni interessate dal bacino del fiume del Po per raggiungere gli obiettivi sopra descritti, perché ovviamente è emerso, ma questo lo dice il testo unico ambientale.
Se ne parlava quando si discuteva sull'inquinamento dei corpi idrici perché anche relativamente alla direttiva acque (direttiva 2060 CE), il ragionamento va fatto come bacino del Po e ovviamente, non solo come Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Intervengo per porre l'accento su un fatto. Vediamo nelle premesse a questo ordine del giorno come, oltre al Po e al Tanaro, tra i fiumi analizzati ci sia anche il fiume Bormida.
Mi corre precisare quanto sollevato anche dai nostri Gruppi del Movimento 5 Stelle dell'alta Valle Bormida, la Valle Bormida savonese, che anche negli anni passati hanno posto all'attenzione la problematica della cokeria collocata a San Giuseppe di Cairo, che per anni, essendo attigua al fiume Bormida, ha lasciato che anche reflui di dilavamento dei piazzali finissero piano piano nel fiume.
Questo non ha causato solamente lo sversamento nell'alveo del Bormida di questi idrocarburi, ma anche l'accumulo in un posto molto particolare.
Infatti, poco a valle di San Giuseppe di Cairo il fiume Bormida ha una deviazione a scopo idroelettrico, che porta le acque del fiume nella diga di Spigno Monferrato.
In questa diga, costruita nel ventennio fascista, si sono depositati per circa ottant'anni questi idrocarburi, che si trovano nei sedimenti della diga e ogniqualvolta si rilascia l'acqua per turbinare e produrre energia elettrica, il fondale della diga viene rimescolato e gli idrocarburi vanno a valle.
Questo causa anche dei fenomeni di invasione degli idrocarburi nei terreni coltivati, perché nei periodi di grande magra del fiume Bormida essendoci un notevole prelievo idrico, ogni volta che si turbina l'acqua va a invadere parzialmente le coltivazioni specie nell'area più attigua alla zona di Spigno.
Pertanto, abbiamo un doppio problema: un problema di inquinamento del corso, ma anche un inquinamento delle aree coltivate attigue al corso d'acqua. Chiaramente tutte queste sostanze vanno nel ciclo dell'alimentazione sia animale che umana ed è un problema non trascurabile tant'è che anche molto più a valle, nella zona di Alessandria, abbiamo questo tipo di problema in aree attigue al fiume Bormida, in aree coltivate che recentemente, in una caratterizzazione dell'ARPA, sono state classificate aree neanche in tabella B relativa al D.lgs. n. 152, ma con valori superiori alla tabella B, che attualmente sono coltivate.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola alla Consigliera Accossato.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Stavo cercando un po' di materiale in proposito, perché, come è stato detto anche dal presentatore, questo ordine del giorno è lì da molto tempo ed ho provato anche ad approfondire e a verificare.
Chiederei agli Assessori competenti, Valmaggia e Ferrero, di provare a fare un punto, magari anche sospendendo per qualche minuto il Consiglio perché nel merito sicuramente la questione che viene posta e l'allerta come tutte le allerte di natura ambientale, sono degne di attenzione e di rispetto, vanno prese in considerazione.
Devo dire che dalla lettura, che ho fatto in questi mesi, dei documenti sono rimasta un po' stupita di come una ricerca condotta dai ricercatori dell'Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, in qualche modo non sia stata oggetto di attenzione dei nostri sistemi sanitari e ambientali piemontesi, ma sia stata poi ripresa da note della Commissione europea.
Quindi dobbiamo evidentemente interrogarci su come un sistema utilizzi e valorizzi certi dati, sia su come si muovono i ricercatori e su come funziona la filiera tra gli studi, le ricerche e il sistema d'allerta.
Detto questo, noi abbiamo comunque un'Agenzia per la protezione ambientale che periodicamente consegna relazioni agli Assessori competenti e l'ha fatto anche in questo caso. Mi dicevano gli Assessori che il coordinamento tra le Regioni del bacino del Po è un coordinamento già esistente.
Credo di poter parlare anche a nome dei colleghi del Gruppo. Non voglio trascurare l'allerta, ma non essendo nelle condizioni per prendere atto e come dire, ritenere assolutamente motivate e giustificabili tutte e le tante e anche approfondite annotazioni che sono in premessa, vorrei provare a verificare comunque una soluzione mediata che metta il Consiglio regionale nella condizione di allertarsi e di dare come indirizzo alla Giunta quello di lavorare al meglio con le Agenzie di controllo che già esistono e con il coordinamento delle Regioni del Po, attivo e funzionante.
Io chiederei, se anche gli Assessori sono disponibili e d'accordo, e lo sono i Consiglieri, qualche minuto di sospensione per poter fare questa verifica, se i proponenti sono d'accordo e disponibili ad un'eventuale correzione.



PRESIDENTE

Consigliera, però sono le ore 18. Se sospendiamo, il Consiglio è finito.
La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Senza polemica, ovviamente, faccio notare che avendo questo atto di indirizzo due anni, secondo me, visto che era a sistema da due e visto che era anche nell'ordine dei lavori già da un paio di sedute, probabilmente il tempo per visionarlo da parte della Giunta c'è stato. Parimenti, c'è stato il tempo per la maggioranza anche di fare delle valutazioni. Tuttavia ovviamente la direzione verso la quale andiamo noi è la stessa di quella che ha proposto la Consigliera Accossato, nel senso di andare verso la definizione di un atto di indirizzo che, oltre ad essere approvato, possa trovare attuazione.
Siamo quindi disponibili ad approfondire ed, eventualmente, ad apportare delle modifiche, purché non stravolgano il senso dell'atto di indirizzo. Chiediamo, però, che a questo punto la maggioranza faccia delle valutazioni, che la Giunta regionale faccia delle valutazioni e che questo atto di indirizzo sia posto al primo punto in discussione nella prossima seduta di Consiglio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Poiché non credo ci siano le condizioni per fare le opportune valutazioni in due minuti, potremmo terminare la seduta di Consiglio e rinviare questo ordine del giorno al primo punto del prossimo Consiglio regionale.
Tra due minuti è prevista la Conferenza dei Capigruppo; il Consigliere Bertola potrà nuovamente richiederlo come impegno, da parte dei Capigruppo e del Presidente del Consiglio, per il prossimo o.d.g. del Consiglio regionale.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.01)



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