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Dettaglio seduta n.155 del 21/06/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 9.34 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Trasporti su ferro - Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 901 presentata dai Consiglieri Mighetti, Batzella, Bertola, Frediani e Valetti, inerente a "Disservizi ARFEA studenti rimasti a piedi"


PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo con l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 901, presentata dal Consigliere Mighetti, avente ad oggetto "Disservizi ARFEA studenti rimasti a piedi".
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Siccome mi pare di avere cinque interrogazioni e vedo l'Assessore Ferraris, che deve rispondere a due mie interrogazioni, chiedo se fosse possibile...



PRESIDENTE

Stavo cercando di andare per ordine e siccome avevo intravisto l'Assessore Balocco...



MIGHETTI Paolo

Se arriva, attendo.



PRESIDENTE

Grazie.
L'Assessore è arrivato.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione, seppur leggermente datata, è ancora attuale purtroppo, in quanto i disservizi relativi al servizio di bus che collega Ovada ad Alessandria sono all'ordine del giorno.
Questa interrogazione si basava su un fatto riportato dalla stampa di Alessandria in cui si citava il caso dell'11 febbraio 2016, quando alcuni studenti erano rimasti appiedati dai mezzi di trasporto ARFEA senza alcun preavviso e senza alcun mezzo per raggiungere i luoghi di destinazione nei successivi minuti e nelle successive ore, tant'è che gli stessi genitori hanno dovuto sostituirsi, in un certo modo, al servizio pubblico.
In quest'interrogazione chiediamo quali siano gli intendimenti della Regione nei confronti di un servizio che viene erogato attraverso la Provincia di Alessandria, ma con fondi che partono dalla Regione Piemonte che continua a generare dei disservizi sul territorio, il quale fino a pochi anni fa era collegato da una tratta ferroviaria locale che univa Ovada e Alessandria con un piccolo treno, che comunque dava un servizio essenziale per il territorio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Mighetti, la ringrazio peraltro per il rispetto dei tempi.
Ricordo ai colleghi che abbiamo tantissime interrogazioni; se riusciamo a rimanere nei tempi anche per le risposte, sicuramente riusciremo a far partire il Consiglio in un orario che ci permetta di smaltire tutti i punti che abbiamo all'o.d.g., o perlomeno di provarci.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Consigliere Mighetti, ho una relazione della Provincia di Alessandria che mi dice di non avere avuto segnalazioni dal Comune di Ovada circa questi disservizi, però di avere constatato, attraverso l'esame dei report che normalmente vengono effettuati, questo disservizio del 5 febbraio: la corsa di Alessandria FS delle ore 7.17, con arrivo ad Ovada ad 8.07, non è stata effettuata a causa di un guasto del mezzo.
In generale, la situazione del servizio in provincia di Alessandria è certamente non delle migliori, tant'è che la Provincia stessa ha deciso di chiudere definitivamente l'attuale contratto, che scade nel settembre 2016 con l'attuale Consorzio SCAT, con cui, tra l'altro, ci sono contenziosi ormai, costanti e continui già da diversi anni. Poi, la situazione è particolarmente complicata in quanto, nel 2013, in seguito alla sentenza del TAR, la Regione fu obbligata a compensare ARFEA con un compenso retroattivo di un milione e 290 mila euro, successivamente, anche su sollecitazione della Regione, dichiarato illegittimo dalla Commissione Europea. Quindi, in questa situazione si aggiunge quest'ulteriore contenzioso, che, tra l'altro, evidentemente, pone una condizione di precarietà almeno di una azienda in capo a questo Consorzio.
Certamente, la situazione è già stata affrontata ed è seguita direttamente dall'Agenzia della mobilità piemontese, insieme alla Provincia di Alessandria; evidentemente, dovrà portare, anche se in una prima fase ad espletare nuovamente una gara sul territorio.
Per quanto riguarda la questione della riapertura dell'Alessandria Ovada, le ricordo che già nella delibera 2015, in cui si ipotizzava l'organizzazione delle future gare ferroviarie, ancora con il Documento Unico di Programmazione (DUP) di pochi mesi fa, è stata ribadita l'intenzione che, in sede di procedura di gara, sia valutata la possibilità di inserire negli stessi lotti di gara, congiuntamente a quelli delle autolinee, anche servizi ferroviari da affidare ad un unico soggetto imprenditoriale, deve trattarsi di servizi facilmente enucleabili del rimanente servizio ferroviario, pur attualmente sospesi, e tra le altre si cita anche questa.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 999 presentata dai Consiglieri Frediani, Andrissi, Bertola e Mighetti, inerente a "Crono programma del piano di emergenza generale diga del Moncenisio" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 999.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ci siamo accordati per ricevere la risposta scritta.



PRESIDENTE

Benissimo, Consigliera.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione n. 984 presentata dal Consigliere Benvenuto, inerente a "Disagi ATC Vercelli" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Il Consigliere interrogante non è presente in aula, pertanto riceverà la risposta scritta relativa all'interrogazione n. 984.


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 745 presentata dai Consiglieri Mighetti e Bertola, inerente a "Ragioni del mancato svolgimento dei corsi di formazione per due vigili di Gavi (AL) e compatibilità della tesi avvallata dalla Prefettura con la l.r. n. 30 del 30/11/1987" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Per quanto riguarda l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 745, l'Assessore mi ha annunciato che al Consigliere Mighetti verrà recapitata risposta scritta.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Descrivo solo la questione.
Una nostra legge regionale prescrive l'espletamento di un corso per l'attività di vigile urbano, ma nel Comune di Gavi sono state contestate delle multe comminate da agenti che non avevano frequentato il corso. Da lì è partito un processo, conclusosi con l'archiviazione perché questi agenti non avevano potuto partecipare al corso in quanto la Regione in quegli anni non vi provvedeva.
Quindi, chiediamo alla Giunta regionale se questa tesi conferma l'interpretazione della nostra legge regionale; quanto tempo è trascorso dalla richiesta di frequenza ai corsi da parte dei due pubblici ufficiali all'attivazione del primo corso utile; quali sono le responsabilità della Regione in merito e come intende evitare che simili casi possano accadere in futuro.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1025 presentata dai Consiglieri Mighetti, Andrissi, Batzella e Valetti, inerente a "Riconoscimento della professionalità e inquadramento contrattuale per i giornalisti che operano negli Uffici Stampa della Regione"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1025.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, sarò veloce.
Visto che quest'interrogazione si basa su alcune informazioni a noi pervenute, ci siamo premurati di chiedere lumi su quest'attività, che è in corso da alcuni anni tramite sia il Consiglio regionale sia tramite la Giunta nella persona dell'Assessore competente.
L'ufficio stampa è un organo che diffonde notizie e quello dell'ufficio stampa è una funzione prettamente giornalistica. Già nel 2012, nella scorsa legislatura, il Consiglio regionale, con l'Associazione giornalisti degli uffici stampa e la Federazione Nazionale Stampa, aveva affrontato alcune questioni circa l'applicazione della legge n. 150 sulla comunicazione, il rispetto delle regole della Pubblica Amministrazione e l'inquadramento contrattuale della figura professionale dei giornalisti pubblici, il riconoscimento della soggettività professionale e contrattuale nella Pubblica Amministrazione.
A settembre 2015 le questioni erano nuovamente state riportate all'attenzione dell'Assessore Ferraris.
Per questo, chiediamo quale sia la posizione della Regione Piemonte rispetto al tema del riconoscimento della professionalità e dell'inquadramento contrattuale dei giornalisti che operano negli uffici stampa dell'Ente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
La parola all'Assessore Ferraris per la risposta.



FERRARIS Giovanni Maria, Assessore al personale e organizzazione

Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Consigliere per quest'interrogazione, che mi permette di mettere a fuoco questo argomento.
Con l'interrogazione i firmatari chiedono quale sia la posizione nostra rispetto al tema del riconoscimento della professionalità e dell'inquadramento contrattuale dei giornalisti che operano negli uffici stampa di questo Ente.
Nell'ordinamento giuridico della Regione Piemonte esiste un ruolo unico dei dipendenti regionali, sia pure distinto in virtù dell'autonomia statutaria del Consiglio regionale rispetto a quello della Giunta regionale; ruolo dei dipendenti della Giunta e del Consiglio regionale ai quali si applica, senza distinzione alcuna, il CCNL del comparto Regioni Enti Locali.
Lo stesso avviene nei confronti del personale con profilo e funzioni di "giornalista" in servizio presso la Regione Piemonte (addetti stampa in servizio presso le rispettive strutture deputate a coordinare l'azione informativa e promozionale esterna della Regione), ai quali attualmente si applica il CCNL del comparto Regioni-Autonomie Locali.
La legge 150 del 7 giugno 2000, recante "Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle Pubbliche Amministrazioni" all'articolo 9 "Uffici Stampa" prevede la possibilità per le amministrazioni pubbliche di dotarsi di uffici stampa costituiti da personale iscritto all'Albo nazionale dei giornalisti, dipendenti delle stesse Amministrazioni pubbliche.
Il comma 5 del medesimo articolo dispone che "negli uffici stampa l'individuazione e la regolamentazione dei profili professionali sono affidate alla contrattazione collettiva nell'ambito di una speciale area di contrattazione, con l'intervento delle organizzazioni rappresentative della categoria dei giornalisti".
L'atto di indirizzo quadro della Funzione Pubblica all'ARAN per la determinazione dei comparti e delle aree di contrattazione collettiva del 2012 aveva previsto un'area relativa ai giornalisti; tuttavia lo stesso non è stato poi seguito da un contratto quadro nazionale. Pertanto per gli stessi non è stata prevista, a livello nazionale, una specifica rappresentatività, se non quella relativa alla generalità dei dipendenti delle Regioni e Autonomie locali.
A livello regionale piemontese, la LR n. 25/2009, all'articolo 11 prevede che per la composizione degli uffici stampa previsti dall'articolo 9 della legge 150/2000 operanti nelle Direzioni competenti costituite presso la Giunta e il Consiglio regionale, attraverso le quali si articola l'attività di informazione e comunicazione istituzionale, la Giunta ed il Consiglio regionale si avvalgano di giornalisti iscritti all'Albo nazionale di categoria.
La legge sopra citata, al comma 5 dello stesso articolo 11, prevede che, in conformità con quanto previsto dalla normativa nazionale e regionale in materia contrattuale, sia demandata a specifica normativa di settore la determinazione in ordine all'applicabilità del contratto nazionale giornalistico al personale di cui trattasi.
Tale quadro normativo va correlato con le norme imperative del decreto legislativo n. 165/2001, modificato dal decreto legislativo n. 150/2009 che regolano, con competenza legislativa esclusiva, il sistema della contrattazione collettiva nazionale decentrata e disciplinano le modalità di costituzione dei comparti di contrattazione e della rappresentatività per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche.
Il testo vigente dell'articolo 40 del decreto legislativo n. 165/2001 che disciplina la contrattazione, prevede che nell'ambito dei comparti di contrattazione nazionale possano essere costituite apposite sezioni contrattuali per specifiche professionalità.
Per permettere l'avvio della imminente fase di contrattazione, il 5 aprile scorso a Roma, presso la sede dell'ARAN, è stata sottoscritta l'ipotesi di contratto quadro per la definizione dei nuovi comparti e aree di contrattazione 2016-2018, che devono includere in un numero ridotto i precedenti comparti.
La stessa ipotesi, che si applica a tutti i dipendenti delle Amministrazioni pubbliche elencate nell'articolo 1 comma 2 del decreto 165/2001, tra cui sono comprese le Regioni, stabilisce anche un modello di articolazione dei contratti di lavoro derivanti dalla prossima contrattazione nazionale, prevedendo una parte comune e parti specifiche dirette a normare aspetti peculiari del rapporto di lavoro non uniformabili.
Queste parti possono anche disciplinare specifiche professionalità che continuino a richiedere, anche nel nuovo contesto, una peculiare regolamentazione.
Trattandosi di un modello contrattuale che dovrà prendere in considerazione, come sembrerebbe, ambiti particolari oggi presenti nelle amministrazioni come la nostra, si auspica - e questo potrebbe essere il nostro impegno anche di seguirla e in qualche modo di incentivarne l'applicazione - che vengano considerate e si dia risoluzione uniforme in tale contesto alla problematiche peculiari della professione di giornalista e consenta di poter uniformare le situazioni ordinamentali e contrattuali della professionalità di giornalista differenti oggi tra ente ed ente.
Questo è quanto mi è stato detto e comunque sarà mia cura seguire gli sviluppi di questa nuova disciplina, auspicandone l'assunzione a livello nazionale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 934 presentata dai Consiglieri Mighetti, Andrissi, Bono e Valetti, inerente a "Criticità nel Piano d'Ambito dell'ATO-3 e situazione delle ATO piemontesi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 934.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione parte dal Piano d'Ambito dell'ATO-3 per fare alcune valutazioni in merito a quella che è la qualità dell'acqua e alla sua tutela in ambito piemontese.
Da questo Piano d'Ambito abbiamo enucleato alcune criticità, tra le quali quella delle captazioni e del riconoscimento di quelle che sono le aree di salvaguardia e di rispetto delle captazioni esistenti che verranno utilizzate nei prossimi anni. Dato anche il fatto che molte di queste captazioni, ad esempio nell'Area ATO-3, sono soggette a trattamenti di potabilizzazione per la presenza di inquinanti chimici che così vengono rimossi.
Inoltre, ci sono problematiche relative all'efficienza del trasporto della risorsa della rete idrica non del tutto trascurabili. E, in più abbiamo sollevato alcune problematiche relative alla effettiva congruità di una tariffa che, a nostro avviso, risulterebbe innalzarsi nei prossimi anni.
Conseguentemente, abbiamo evidenziato la problematica relativa al Piano di tutela delle acque e alla sua attuazione, in quanto l'articolo 24 dello stesso stabiliva che dovessero essere eseguiti degli studi di dettaglio per approfondire la conoscenza delle falde utilizzate ad uso umano.
Interroghiamo dunque la Giunta per sapere se, per quanto riguarda la qualità delle acque, l'uso efficiente della risorsa e le tariffe, la situazione della ATO-3 è comparabile con le altre ATO piemontesi; per sapere cosa la Regione intenda fare al fine di risolvere le criticità evidenziate nel Piano d'Ambito; per sapere come procede l'aggiornamento e la revisione delle aree di ricarica degli acquiferi profondi (la mappatura è affidata al Politecnico di Torino); per sapere se le ATO hanno avanzato proposte per la realizzazione di studi di dettaglio per definire le zone di protezione e le zone di riserva caratterizzate dalla presenza di risorse idriche superficiali, sotterranee e profonde non ancora destinate al consumo umano, ma potenzialmente destinabili a tale uso.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
La risposta è più articolata, ma l'interrogante potrà averla anche in forma scritta. Mi limiterò, sinteticamente, a rispondere ai diversi punti illustrati nell'interrogazione.
La prima questione riguarda la qualità delle acque destinate al consumo umano: sulla base degli oltre 21.000 campionamenti effettuati dalle ASL mediamente ogni anno a scala regionale, è possibile confermare la buona qualità dell'acqua distribuita agli utenti, con indici di potabilità mediamente alti. La situazione dell'ATO-3 è in linea con gli altri territori piemontesi.
Riguardo all'uso efficiente della risorsa, nel caso specifico della ATO 3 viene quantificato in circa 27% del volume di acqua prelevata la stima del valore medio di ambito per le perdite reali. Si tratta di un valore in linea con gli altri Ambiti piemontesi.
Per quanto riguarda la tariffa che viene determinata da parte di ciascun Ente di governo dell'Ambito in base alle stringenti disposizioni dell'Autorità per l'energia elettrica, la tariffa per l'ATO-3 - tariffa media del 2014 - è pari a 1,6 euro al metro cubo, che è in linea con i valori degli altri Ambiti piemontesi che presentano una forbice tra 1,2 e 2,6 euro al metro cubo.
La Regione, rispetto alle azioni che intende intraprendere per risolvere le criticità, segnala che la competenza per la scelta rispetto a queste criticità e per la garanzia di adeguati livelli di servizio spetta all'Ente di Governo. Tuttavia, la Regione indirizza e verifica l'operato dell'Ente di Governo per rendere coerente le rispettive programmazioni con gli obiettivi delle direttive comunitarie. Limitandosi all'ATO-3, rispetto agli investimenti significativi, si cita ad esempio l'acquedotto della Valle di Susa, finanziato dalla Regione Piemonte con oltre 11 milioni di euro, in fase di realizzazione e capace di dare soluzioni ai problemi di qualità (soprattutto elevati valori di solfati) e di quantità che negli anni hanno interessato tale vasta area.
In riferimento all'ultimo punto - revisione della mappatura delle aree di ricarica - è stato dato un incarico e si sta lavorando con il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Torino per approfondire, in scala 1:250.000 della cartografia, le potenziali aree di ricarica (adesso la scala è 1:500.000 e passerà a 1:250.000) degli acquiferi profondi sui quali sui quali si potrà poi procedere per fare ulteriori valutazioni nel merito.
Ad oggi, nessun Ente di Governo dell'ATO ha avanzato proposte per la realizzazione di studi di dettaglio per definire zone di protezione e zone di riserva caratterizzate dalla presenza di risorse idriche superficiali e sotterranee non ancora destinate al consumo umano, ma potenzialmente destinabili a tale uso.


Argomento: Musei

Interrogazione n. 925 presentata dai Consiglieri Frediani, Andrissi Bertola, Bono, Campo e Mighetti, inerente a "Sede distaccata del Museo Egizio a Catania"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 925, presentata dai Consiglieri Frediani, Andrissi, Bertola, Bono, Campo e Mighetti.
La illustra la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
E' un'interrogazione leggermente datata, perché risale al mese di febbraio, quando c'era ancora Fassino come Sindaco! Abbiamo letto sui giornali di un progetto o, meglio, di una proposta del Sindaco di Catania, che aveva pensato di portare parte del materiale conservato nei magazzini del Museo Egizio presso una sede della città di Catania.
All'epoca la notizia aveva destato qualche preoccupazione e qualche commento, ma successivamente sembrava che il tutto si fosse spento, perch non abbiamo più avuto notizie in merito.
Chiediamo, dunque, il parere all'Assessore, per capire se c'è stata qualche evoluzione in merito o se ci siano novità relativamente a codesto progetto.
Chiediamo un aggiornamento in merito.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessora Parigi; ne ha facoltà.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Novità su questo progetto pare non ve ne siano, nel senso che anche noi siamo rimasti alle intenzioni.
Il progetto, come lei ha ricordato, è stato proposto dal Sindaco di Catania, Enzo Bianco, e peraltro ha ricevuto l'avallo del Ministro Franceschini, che infatti lo annunciò nel corso di una conferenza stampa in occasione della mostra a Roma "Il Nilo a Pompei".
Successivamente, il Direttore Greco e la Soprintendente Micheletto hanno fatto visita alla presunta sede dell'ex Convento dei Crociferi a Catania.
Dal punto di vista della Regione Piemonte siamo favorevoli a questo progetto, che peraltro è in linea con le tendenze dimostrate da tutti i musei del mondo, a cominciare dal Guggenheim di Bilbao, dal Centre Pompidou Metz, dalle due sedi della Tate Gallery a Liverpool e nella città di Saint Ives in Cornovaglia, fino alla creazione del Louvre-Lens, poco lontano da Lille, città mineraria del nord della Francia, così come tutte le iniziative nei paesi arabi. Diciamo che questa è ormai una prassi di sviluppo dei musei, che non solo non mette a rischio quanto costruito nella sede principale, ma in realtà lo valorizza.
In conclusione - tra l'altro, avremo presto un Consiglio di Amministrazione, per cui chiederemo un aggiornamento in merito - noi riteniamo che questo progetto non sminuisca in qualche modo il nostro Museo, anzi lo ponga in linea con quella che è la dinamica internazionale dei musei.


Argomento: Contributi alla cultura

Interrogazione n. 1064 presentata dai Consiglieri Frediani, Batzella Bertola, Bono e Valetti, inerente a "Sostegno Flowers Festival"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 1064 presentata dai Consiglieri Frediani, Batzella, Bertola, Bono e Valetti.
La illustra la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Parliamo di un festival musicale nato nel 2015, che si tiene nel Parco della Certosa di Collegno nel mese di luglio e che dura due settimane.
E' un festival molto apprezzabile, che riscuote grande successo e vede un'enorme affluenza di pubblico.
E' realizzato dalla Società Cooperativa Culturale Biancaneve A.r.l. di Torino e prevede artisti di fama nazionale e internazionale, oltre ad attività collaterali, come la programmazione di film e di workshop.
Sempre da fonti di stampa e anche dal sito del Flowers Festival apprendiamo che la Regione ha contribuito o comunque ha sostenuto il festival; abbiamo infatti letto sul sito ufficiale della Regione Piemonte nella sezione Piemonte Informa, il seguente articolo datato 4 maggio 2016 (non sto a leggerlo tutto perché impiegherei troppo tempo): "Realizzato dalla Cooperativa Biancaneve con il sostegno della Regione Piemonte e della Fondazione Piemonte dal Vivo, della Città di Collegno, della Città Metropolitana, della Fondazione CRT e Compagnia di San Paolo, della Camera di Commercio di Torino, Flowers Festival ha il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e della Città di Torino".
L'articolo prosegue: "Come ha spiegato l'Assessore regionale alla cultura, nella programmazione culturale del Piemonte si distingue il lavoro svolto dal Flowers Festival, la cui edizione 2016 conferma la bontà di un format di successo, alla cui realizzazione la Regione Piemonte è lieta di contribuire".
Noi siamo rimasti un po' incuriositi da questa dichiarazione, sapendo che non è ancora uscito il bando relativo alla legge 58, quella attraverso la quale si dovrebbero finanziare attività di questo tipo, quindi chiediamo all'Assessora chiarimenti in merito alle sue dichiarazioni e in merito al sostegno che la Regione intende dare o ha dato a questa manifestazione culturale che si svolge nella città di Collegno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Come lei sa, Consigliera Frediani - tra l'altro, oggi andremo a presentare gli Stati Generali della Cultura - la nostra è sicuramente una legislazione datata e quindi all'interno della legge 58 confluiscono manifestazioni molto diverse fra di loro (per esempio, nella 58 sono finanziati festival che sono continuativi da anni). E' probabile che, in un'evoluzione della discussione nell'ambito della cultura, si debba poi trovare una soluzione per differenziare chi partecipa alla 58 e quindi distinguere tra i progetti continuativi, i progetti fatti e che hanno nella continuità il loro valore, e invece le iniziative estemporanee.
Naturalmente la 58, come lei mi fa giustamente notare, è un bando. E' un bando, però, che ha dei criteri molto precisi, tra cui rispondere agli obiettivi strategici della Regione Piemonte, la capacità di fare sistema la sostenibilità economica, la ricaduta e promozione territoriale l'innovazione e di fatto il valore qualitativo del Festival, non solo la rilevanza nell'ambito.
Allora, sulla base di questi criteri, l'anno scorso la Società Cooperativa Biancaneve ha presentato istanza di contributo per un progetto complessivo, omogeneo per programmazione e contenuti, ma articolato su tre fasi di attività: il Festival Flowers a Collegno il Festival "Si sale" nella provincia di Alessandria la stagione di concerti presso lo spazio Hiroshima di Torino.
A fronte del progetto e del relativo bilancio, è stato assegnato un contributo di 50.000 euro. Tale contributo è stato assegnato perché vi era una perfetta corrispondenza ai criteri da noi individuati, soprattutto per quanto riguarda l'elevata sostenibilità economica, e infatti le spese effettivamente rendicontate sono state 760.000 euro.
Quest'anno il Festival Flowers e tutto questo pacchetto di cui le sto parlando rifarà domanda e, poiché il progetto stesso è un progetto che ha qualitativamente un livello altissimo, ovviamente si presume, come per altre situazioni, che possa essere sostenuto dalla Regione Piemonte; si presume, perché naturalmente sarà la Commissione tecnica a stabilirlo.
Il 4 maggio scorso è stata presentata pubblicamente in conferenza stampa l'edizione 2016 del Festival Flowers. Poiché tutte le manifestazioni se vuole andare a vedere, gliene posso dire tantissime altre solitamente si svolgono prima che noi usciamo col bando, e forse questa è la vera domanda che dobbiamo porci, per consuetudine noi lasciamo (e naturalmente partecipiamo alle conferenze stampa per dare un supporto istituzionale) che mettano il marchio della Regione Piemonte sul loro materiale informativo perché questo dà autorevolezza e fa capire che si tratta di un progetto di importanza territoriale. Naturalmente questa è una consuetudine.
Il bando uscirà - credo - a fine giugno, ma i risultati li avremo a ottobre e novembre e quindi, almeno per le grandi manifestazioni, cerchiamo comunque è sempre stato così - di concedere l'utilizzo del marchio e la dicitura in attesa dei risultati, anche se questo non va assolutamente a influire sui risultati stessi.
Ad ogni modo, credo che una manifestazione come Flowers, così come il Festival delle Colline, per la sua qualità eccezionale e per la capacità di promozione territoriale rispetto ai criteri che insieme abbiamo approvato non possa che posizionarsi ai primi posti.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 926 presentata dai Consiglieri Mighetti, Bertola e Frediani, inerente a "Autoequip Lavaggi solidità del piano di rientro economico e garanzie produttive e occupazionali nel territorio langarolo"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 926.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
L'Autoequip Lavaggi è una storica azienda della Langa astigiana fondata nel 1963 a Vesime (AT) e tuttora localizzata in questo piccolo centro della Val Bormida.
Negli ultimi anni hanno incominciato a sorgere dei problemi, che sono poi più o meno degenerati nel corso della fine del 2015, inizio 2016 tant'è che dal gennaio 2016 si sono succeduti incontri ed è stato convocato in Prefettura un tavolo tecnico. In questo tavolo tecnico si è giunti alla soluzione di un piano di rientro che prevede l'affitto del ramo d'azienda della parte commerciale e di assistenza tecnica alla Degama di Occimiano (AL).
L'accordo con la Degama prevede una durata decennale ed è previsto che la produzione rimanga a Vesime per i prossimi cinque anni. Tuttavia, una trentina dei 50 addetti ha presentato, nel mese di febbraio, un esposto alla Guardia di Finanza e alla Procura di Alessandria, in opposizione al piano di salvataggio presentato. Le parti sociali, inoltre, chiedono che l'affitto non sia l'affitto di un ramo d'azienda, ma coinvolga l'intera azienda, includendo anche la produzione, poiché il piano di rientro economico del passivo presentato non sembra convincere né le maestranze n le parti sociali.
Per questo motivo, interroghiamo la Giunta per sapere se e come intenda monitorare e sulla solvibilità del passivo dell'azienda e sulla solidità del piano di rientro presentato, al fine di salvaguardare la produzione e l'occupazione dell'azienda Autoequip Lavaggi di Vesime.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Come è stato ricordato dal Consigliere Mighetti, l'Autoequip Lavaggi che ha sede in Vesime, opera su tutto il territorio nazionale, quindi è un tavolo che è stato gestito anche sul piano nazionale e, in via prevalente sui mercati internazionali. Si occupa della produzione commercializzazione, movimentazione e trasporto di beni per il settore degli autolavaggi.
Il 23 marzo 2015, la società aveva avviato una procedura di licenziamento per 22 dipendenti. In questa fase amministrativa della procedura, la Regione ha valutato ogni strumento che potesse essere di supporto all'azienda per gestire la complicata situazione che si era verificata. In quell'occasione, le RSU e le organizzazioni sindacali avevano richiesto all'azienda di esaminare la possibilità di individuare misure atte a ridurre l'impatto sociale derivante dalla decisione aziendale, anche attraverso il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale.
L'azienda ha valutato positivamente queste richieste, pertanto, in data 18 maggio 2015, presso la Regione Piemonte è stato sottoscritto l'esame congiunto inerente al ricorso alla cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale, a decorrere dal 3 giugno e per 12 mesi e l'accordo inerente al licenziamento collettivo, in un numero massimo di 18 lavoratori entro il 2 giugno 2016, termine di scadenza anche della cassa integrazione straordinaria, individuati tra coloro in possesso dei requisiti per accedere, entro il periodo di mobilità, alla pensione anticipata o di vecchiaia o tra coloro che non si oppongano al recesso operato dall'azienda.
Rispetto all'affitto d'azienda, a quanto risulta dagli organi di stampa, la società, nella persona dell'Amministratore delegato Michele Murialdi ha ribadito l'impegno a mantenere la produzione a Vesime.
L'azienda sembrerebbe aver stipulato con la ditta Degana di Occimiano un contratto d'affitto per dieci anni, con l'impegno espressamente previsto di produrre i vari tipi di autolavaggio nella sede storica, condizionando l'apposizione del marchio Autoequip al fatto che i macchinari siano prodotti nella zona di Vesime.
In merito al monitoraggio sulla solvibilità del passivo dell'azienda e sulla solidità del piano di rientro presentato, si precisa che la Regione Piemonte - come tutte le Regioni - non ha alcuna competenza in materia finanziaria né è nelle condizioni che permettono di conoscere e valutare compiutamente gli elementi di natura gestionale ed economica richiesti.
Questa non è una competenza con la quale possiamo interfacciarci con l'azienda: possiamo raccogliere delle informazioni attraverso gli enti preposti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 962 presentata dai Consiglieri Frediani e Bertola, inerente a "Criteri di trasferimento dei lavoratori nella Società Unica attualmente in forza presso il Consorzio Covar 14, Petaso 03, Cados e Cidiu Servizi Spa"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 962.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Come si può vedere nelle premesse dell'interrogazione, si tratta di una vicenda piuttosto lunga e complicata, che si trascina da diverso tempo.
In sintesi, stiamo parlando del percorso di aggregazione che andrà a coinvolgere diversi soggetti che lavorano nell'ambito della gestione dei rifiuti, quindi parliamo principalmente dei Consorzi Covar 14 e Cados coinvolgendo le società Pegaso 03 e Cidiu Servizi.
Le preoccupazioni che abbiamo esposto nell'interrogazione sono relative al destino dei lavoratori impiegati all'interno dei vari soggetti coinvolti.
A febbraio 2014 è stata pubblicata da parte del Consorzio Covar 14 la procedura di gara ristretta per l'individuazione del socio privato operativo industriale della società unica. Questo procedimento dovrebbe portare alla creazione di una società unica che vedrà una compartecipazione di pubblico e privato.
Sappiamo che ci sono dei lavoratori in capo a diversi soggetti che, al momento, vivono uno stato di grave incertezza. Al momento è un eufemismo nel senso che la situazione si trascina da diversi mesi.
Il Consorzio Covar 14 non ha un direttore da circa due anni e, di fatto, al suo interno non è presente un interlocutore formale nel percorso di creazione della società integra.
I dipendenti attualmente in forza presso il Consorzio Covar 14, Pegaso 03 (società partecipata al 100% di Covar 14), Cados e Cidiu non sono a conoscenza di quanti di loro faranno parte del nuovo ente, di quali saranno le mansioni e le funzioni ricoperte e se siano previsti esuberi.
Ci risultano, inoltre, dei licenziamenti nell'azienda Cidiu, che hanno destato, in questo clima di incertezza, numerose preoccupazioni tra i lavoratori.
Con l'interrogazione chiediamo di conoscere il numero dei lavoratori che verranno trasferiti nella società unica, i ruoli e le mansioni ricoperte dagli stessi e se all'interno delle società suddette siano previsti degli esuberi. Nel caso, di quale entità.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
In merito all'interrogazione presentata dalla Consigliera Frediani, al di là delle informazioni acquisite direttamente presso il Cidiu, agli Uffici della Regione Piemonte non è stata effettuata alcuna segnalazione né informale né formale. Come succede in alcune situazioni, informalmente i sindacati avvisano in merito ad una situazione problematica dal punto di vista occupazionale. Non è stato segnalato assolutamente nulla, quindi non è stata evidenziata nessuna procedura di licenziamento collettivo.
Dalla banca dati percettori non risultano licenziamenti da parte di Cidiu legati a causali di crisi, ma determinati, in alcuni casi, da pensionamento anticipato o da licenziamento per giusta causa, accanto ad alcune assunzioni a tempo determinato di operatori ecologici.
Questo è quanto a noi risulta dalla banca dati e dai dati in possesso della Regione, da un punto di vista formale, ma anche di informazioni informali, che spesso giungono all'Assessorato e che permettono di avviare un lavoro preventivo.
In questo momento, non abbiamo alcuna informazione in merito.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1009 presentata dai Consiglieri Frediani, Andrissi, Bertola e Batzella, inerente a "Quali azioni per garantire le funzioni e l'organico dei Servizi per l'Impiego piemontesi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1009.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Questa interrogazione risale al mese di aprile: nel frattempo ci sono state delle evoluzioni anche in merito a questo tema, pertanto chiediamo all'Assessore di fornirci degli aggiornamenti in merito. Parliamo dei servizi per l'impiego piemontesi, quindi di tutte le modifiche che si sono verificate rispetto all'erogazione e alla riorganizzazione di questi servizi.
Nell'interrogazione, in particolare, poniamo l'attenzione sul personale impiegato all'interno degli sportelli dei servizi per l'impiego e degli uffici destinati a gestire il servizio.
Le domande sono le seguenti: quali sono le azioni che la Giunta regionale intende adottare per colmare la carenza di organico, che ci è stata riferita interagendo con il personale impiegato nel servizio, e la mancanza di un dirigente responsabile nei servizi dell'impegno - qui ovviamente, avremo degli aggiornamenti - quali e quante siano le strutture inidonee per il regolare svolgimento dei servizi per l'impiego e se - come è stato più volte annunciato - siano previsti esuberi tra l'organico dei servizi, di quale entità e per quali mansioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
In merito all'interrogazione, svolgo due premesse.
La convenzione firmata dalla Regione con il Ministero del Lavoro indica, tra le voci comprese tra le attività che dovranno essere esercitate (previste dalla convenzione), il potenziamento dei Centri per l'Impiego potenziamento che oggi si sta trasformando nel piano delle politiche attive previsto dal Ministero e dalla nuova legge sul Jobs Act.
In merito alla questione più strettamente legata alle vicende piemontesi, usando come premessa la convenzione stipulata con il Ministero e facendo riferimento alla nomina del direttore dottor Claudio Spadon, che ha preso servizio dal 1° maggio, si sta lavorando sull'attività di riorganizzazione e valutazione dello stato delle strutture che le Province ci hanno messo a disposizione, con il personale che è stato a sua volta comandato presso l'Agenzia Piemonte Lavoro e i Centri per l'Impiego.
In termini generali, non risultano situazioni di esubero; risulta semmai, una situazione di carenza di personale che dovrebbe trovare risposta all'interno del punto della convenzione che stabilisce che il Ministero, in collaborazione con le Regioni, definirà il Piano di potenziamento delle attività previste dai Centri per l'Impiego, così come si parla della definizione delle spese per l'attività dei Centri per l'Impiego stessi.
Attualmente, come dicevo, rispetto al tema legato alle strutture soprattutto in alcuni territori dove si sta per avviare la gara per il rinnovo della sicurezza delle strutture attraverso i controlli sulla sicurezza dei Centri per l'Impiego, si sta definendo il piano di riorganizzazione dell'attività stessa, che immaginiamo da qui a un mese di poter approvare in modo definitivo.
Per quello che riguarda il piano del rafforzamento dei Centri per l'Impiego, è un piano che è stato presentato dal Ministero, ma ancora in fase di discussione e di definizione.


Argomento: Previdenza

Interpellanza n. 1024 presentata dalla Consigliera Porchietto, inerente a "D.Lgs. 150/2015 - Istituzione di ANPAL e attuazione delle politiche del lavoro"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interpellanza n. 1024.
La parola alla Consigliera Porchietto per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Come già riportava la mia collega Frediani precedentemente, diventa anche difficile esaminare le interrogazioni dopo che sono passati almeno un paio di mesi, perché le situazioni nel frattempo si sono evolute.
Mi permetto di sottolineare che, pur essendo alcuni passaggi di questa mia interrogazione un po' superati per quanto riguarda gli accadimenti, per quanto riguarda il contenuto ritengo assolutamente di no, ed è il motivo per cui ho mantenuto questa interpellanza.
Riprendo anche la risposta che l'Assessore ha appena fornito alla collega Frediani, perché in parte contiene già delle informazioni che erano richieste anche all'interno della mia interpellanza, ma faccio un piccolo passo indietro per quanto riguarda l'Agenzia Nazionale per il Lavoro.
All'interno di quest'interpellanza - spero che anche il Vicepresidente Reschigna voglia cogliere le valutazioni che stiamo facendo - mi permettevo di sottolineare che il Consiglio d'Amministrazione è stato sì nominato, ma non è operativo, mi corregga se sbaglio, perché in realtà tutti quelli che sono gli iter procedurali a livello nazionale da parte del Ministero del Lavoro non sono stati avviati. Quindi, in realtà, oggi abbiamo un'Agenzia che non può operare e continuiamo a rimanere in questo limbo.
Assessore, se non erro, è circa un anno che si lavora all'Agenzia Nazionale per il Lavoro ed è circa un anno che noi abbiamo "Italia Lavoro" che in qualche modo sta interpretando le politiche che dovrebbe attuare l'Agenzia e che il Presidente del Consiglio ha più volte annunciato.
Così com'era stato riportato in precedenti verbali e anche in precedenti affermazioni del Ministro del Lavoro, si era immaginato che le Regioni nominassero dei tecnici all'interno del Consiglio d'Amministrazione. Non vorrei togliere nulla alla sua figura, ma che ci fosse lei o qualche altro Assessore, mi pare che in Conferenza Stato Regioni le Regioni abbiano fatto una scelta di natura politica: la nomina di una figura politica anziché quella di una figura tecnica. Mi permetto di sottolineare che se l'ANPAL dovrà e potrà funzionare, necessiterà anche di un'iniezione di figure tecniche che abbiano sì sensibilità politiche rispetto, invece, a figure politiche con solo sensibilità tecnica.
Fatta questa digressione, mi permetto di risottolineare alla Giunta regionale che ANPAL non sta funzionando.
Lei parlava prima di una convenzione firmata con Ministero del Lavoro.
Esiste una convenzione firmata, ma in realtà il Ministero del Lavoro non ha ancora fornito l'operatività di questa convenzione. Mi pare che sulle politiche attive del lavoro, non tanto per il lassismo della Regione quanto per il lassismo a livello centrale, non si stia operando e nel contempo i Centri per l'Impiego continuano a manifestare una forte difficoltà nel lavorare, perché non stanno arrivando input strategici.
Spero che il suo sorriso non sia il segno della disperazione del caso in quanto non si sta assolutamente muovendo nulla a livello nazionale.
Pertanto, rispetto a quello che era il nostro interpello, Assessore, le chiederei gentilmente - sono sicura che lei lo farà, perché sicuramente sarà in grado di fornirle - le dovute informazioni richieste in questa interrogazione, ma mi permetto di sottolineare alla Giunta che sarebbe importante, stante il ruolo che ha avuto nella scelta del Consiglio d'Amministrazione, di sollecitare affinché l'ANPAL possa partire. Ormai arrivano da tutti i territori segnali rispetto all'impossibilità di utilizzare i fondi programmati e alla mancanza di politiche nazionali.
Abbiamo voluto centralizzare o, meglio, la Presidenza del Consiglio ha voluto centralizzare le politiche attive del lavoro, ma ora le faccia funzionare, perché queste politiche in questo momento non stanno funzionando in Italia.
In un articolo di ieri apparso su La Stampa su "Garanzia Giovani", si parla dell'ennesimo tentativo di far funzionare tale piano a livello nazionale, sapendo che ci sono Regioni in cui funziona e Regioni in cui non funziona e sapendo che il voler centralizzare le politiche sul lavoro porterà ad un abbassamento dell'asticella della qualità delle stesse.
Poiché la Regione Piemonte è stata una Regione che su questo, anche a livello nazionale, ha sempre avuto il suo peso, non solo sulle nomine, ma anche sulle politiche del lavoro, Assessore, le chiedo di fare uno sforzo: di essere pesantemente presente dal punto di vista fattivo su quella Commissione, perché la IX Commissione oggi non sta lavorando.



PRESIDENTE

Grazie, collega Porchietto.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Rispondo volentieri a quest'interpellanza, perché è interesse comune immaginare che l'ANPAL possa funzionare per far sì che quello che è stato un periodo, devo dire non troppo lungo, di applicazione di una legge molto complicata, che sostanzialmente riforma il mercato del lavoro, qual è la legge sul Jobs Act, possa partire e si possa lavorare nella direzione che è stata anche da lei indicata. Nel senso che la convenzione che la Regione Piemonte ha stipulato con il Ministero ha un'operatività con il Ministero e un'operatività dell'ANPAL, che è in fase di definizione. Il Presidente attende l'approvazione definitiva da parte del MEF; le Regioni hanno espresso il proprio rappresentante e hanno individuato in me la persona che rappresenta le Regioni all'interno dell'Agenzia ANPAL, come la legge prevede. Peraltro, la Conferenza delle Regioni, prima di procedere alla nomina del proprio rappresentante, ha fatto un'attenta verifica per capire se la legge indicasse un tecnico oppure una figura politica.
La nomina è stata preceduta da un ragionamento per far sì che quello che lei chiedeva si potesse scongiurare, ovvero che la creazione di un'Agenzia nazionale, quindi il trasferimento di una competenza sul livello nazionale, potesse abbassare l'asticella in quelle Regioni che negli anni avevano investito, attraverso le Province, nei Centri per l'Impiego.
La scelta di nominare un Assessore è stata una scelta ponderata studiata e valutata, che ha trovato concorde la maggioranza delle Regioni proprio perché si vuole, all'interno dell'ANPAL, far sì che ci sia la definizione di livelli essenziali di carattere nazionale, e quindi ci sia un'omogeneità su tutto il territorio del nostro Paese nell'individuazione di obiettivi e di convergenze intorno alle quali lavorare, senza per perdere la specificità e le caratteristiche di ogni singola Regione. Ci è sembrato che avere una presenza di carattere politico e non una presenza di carattere tecnico potesse garantire questo tipo di attività.
E' evidente che in questo momento, fino a quando l'Agenzia non avrà operatività, sia necessario immaginare, all'interno del bilancio dello Stato, lo spostamento dei capitoli dall'attività del Ministero ai capitoli della nuova Agenzia; questo implica, attraverso il Ministero delle Finanze un processo un po' complicato, che avrà ancora la necessità di qualche mese per poter essere perfezionato.
Nel frattempo, all'interno del Ministero è stato previsto un decreto che definisce la mobilità di buona parte della struttura del Ministero del Lavoro, che dovrebbe essere il braccio operativo, oltre a "Italia Lavoro" che oggi sta portando avanti le politiche che il Ministero del Lavoro affida a "Italia Lavoro" stessa. Come dicevo, nello stesso momento è stato previsto un decreto per la mobilità dei lavoratori dal Ministero all'ANPAL anche in questo caso, non appena l'ANPAL avrà la possibilità di funzionare con le sue gambe, avrà anche una struttura operativa all'interno della quale poter operare.
Il Piano delle politiche attive ovviamente non si può interrompere e non si può immaginare che quello che sta all'interno della convenzione abbia una propria definizione e una propria configurazione all'interno di ogni Regione. Infatti, quello che oggi l'ANPAL non è ancora in grado di fare - perché non è ancora operativa pur essendoci una nomina ufficiale pur essendoci stati i decreti del Ministero, ma manca ancora l'autorizzazione del Ministero delle Finanze - oggi viene effettuato dal Ministero del Lavoro.
Quindi, sia sul piano del potenziamento dei Centri per l'Impiego sia sul piano delle politiche attive, in modo specifico sul tema del piano dell'assegno per la ricollocazione, stiamo lavorando con il Ministero per poter dare attuazione.
Per quanto riguarda i tempi, sia il Ministero sia il Governo immaginavano fossero tempi più contenuti, ma, purtroppo, la situazione contingente, legata al bilancio e soprattutto all'articolazione della nuova Agenzia nazionale, sta rallentando un po' la sua attuazione. Immaginiamo occorra ancora qualche mese, ma, nel frattempo, il Ministero è operativo.
Lo dico solo come ulteriore elemento di informazione e di chiarezza: oggi l'ANPAL ha i tre membri del Consiglio di Amministrazioni nominati; ha il Presidente, il rappresentante delle Regioni ed il rappresentante del Ministero; ha il Direttore della struttura nominato, che trova riferimento nella persona del dottor Pirrone, che contestualmente continua a lavorare e a svolgere la funzione di Direttore all'interno del Ministero.
In questa fase di passaggio, quindi, le politiche sono gestite dal Ministero. Di conseguenza, per quanto riguarda la competenza che oggi le Regioni hanno in materia di politiche attive del lavoro, e di quello che sarà la definizione dei nuovi Piani, è un'attività che in questo momento è svolta all'interno del coordinamento della IX Commissione, con il Ministero del Lavoro, esattamente secondo quanto previsto dalla legge sul Jobs Act approvata nello scorso anno.


Argomento: Organizzazione scolastica

Interpellanza n. 1031 presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Chiusura scuola primaria Neruda (Rivoli) e succursale Tetti Neirotti Istituto Comprensivo Gobetti (Rivoli)"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 1031.
La parola all'Assessore Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

Comunico che a quest'interrogazione, in sede di question time qualche seduta fa, il Consigliere si era dichiarato soddisfatto rispetto alla risposta data.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1073 presentata dai Consiglieri Bono, Andrissi, Batzella, Bertola, Campo, Frediani e Valetti inerente a "Mancato rinnovo dei contratti di solidarietà da parte della catena Media Market - Rischio licenziamenti al Media World di Torino"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione indifferibile e urgente n. 1073.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anche quest'interrogazione riguarda una crisi lavorativa annunciata che interessa tutta la Regione Piemonte, non solo la città di Torino, anche se abbiamo visto manifestazioni soprattutto a Torino.
Media Market è una catena di distribuzione tedesca specializzata nell'elettronica e negli elettrodomestici di consumo. Appartiene, insieme a Saturn, al gruppo Media Saturn Holding, una filiale del gruppo Metro. E' presente in diversi Paesi nel mondo, quindi è una multinazionale. Ci sono 900 megastore nel mondo, di cui 117 in Italia, quindi una concentrazione notevole: un ottavo è in Italia.
E' in Italia dal 1991; ha oltre 8.500 collaboratori e un fatturato di oltre 2,5 miliardi di euro.
Nel tempo c'è stato un rebranding dei punti vendita ad insegna Saturn che sono diventati Media World e poi, a settembre 2013, il brand Saturn ha abbandonato tutti i punti vendita italiani, di cui l'ultimo sito a Beinasco dove, dopo la chiusura, si è verificato un cambio di sede ed una parziale riassunzione dell'organico con i nuovi contratti di lavoro targati Jobs Act, quindi a tutele crescente, si fa per dire.
Ad aprile 2015, venendo al sodo dell'interrogazione, la catena Media World annuncia la chiusura di sette punti vendita in Italia, per un totale di 700 esuberi che, considerato l'alto numero di assunzioni part-time riguardava 1.000 persone, quindi 1.000 potenziali licenziamenti, con le solite motivazioni di un trend negativo delle vendita e l'assottigliamento dei margini per la vendica soprattutto di prodotti hi-tech, cellulari tablet e quant'altro.
In seguito a questi annunci si sono svolti diversi scioperi in tutta Italia. I lavoratori e le parti sindacali hanno chiesto una riduzione del 15% del monte ore, quindi la realizzazione dei cosiddetti "contratti di solidarietà", sostenendo, forse, più la prospettiva del gruppo di avere sgravi fiscali per delle assunzioni con il Jobs Act, piuttosto che la formula degli sgravi fiscali della finanziaria del 2015.
Si sono fatti, quindi, questi contratti di solidarietà, ma scadono il 30 giugno del corrente anno. In tutto il Piemonte ci sono otto punti vendita dei 117 nazionali, di cui cinque in provincia di Torino e tre fuori, e gli esuberi dichiarati riguarderebbero 40-50 lavoratori.
Il 7 maggio si sono svolte nuove manifestazioni e nuovi scioperi proprio perché il 30 giugno terminano questi contratti di solidarietà e l'azienda sembrerebbe non voler procedere al rinnovo di questi contratti e passare ai licenziamenti che, come ho detto, sono di più, in quanto i contratti di lavoro sono a part-time dei singoli posti.
Chiediamo alla Giunta regionale, quindi, se ha informazioni in merito visto che immagino che il tavolo sia attivo sia a livello regionale sia a livello nazionale, e se ha novità che possiamo trasmettere ai lavoratori e alle parti sociali e sindacali, su cosa si può fare per tutelare i lavoratori della catena.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Pentenero; prego.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Com'è stato ricordato dal Consigliere, la Media Market commercializza grandi e piccoli elettrodomestici e prodotti dell'elettronica di consumo attraverso una rete di punti vendita distribuiti su tutto il territorio nazionale, tanto che questo è stato un tavolo, in prima battuta, nazionale.
A fronte di 906 esuberi dichiarati nel maggio 2015, le parti avevano convenuto di ricorrere al contratto di solidarietà, che dura fino al 30 giugno 2016, a trasferimenti volontari incentivati e a procedura di mobilità, secondo il criterio della "non opposizione".
A seguito della persistenza dello stato di crisi generalizzato del mercato del settore, l'azienda e le OO.SS. nazionali si sono incontrate più volte, al fine di definire tutti gli strumenti utili a risolvere in maniera non traumatica il problema degli esuberi, ad oggi ancora esistenti sui punti vendita interessati dalla solidarietà.
In data 31 maggio 2016, le OO.SS. nazionali e Media Market hanno sottoscritto un accordo quadro che definisce gli strumenti utili a fronteggiare i 28 esuberi sui punti vendita sparsi su tutto il territorio nazionale (incentivazione all'esodo volontario, riduzione di orario e trasferimento).
Sono previsti incentivi per il trasferimento pari a 5.000 euro aggiuntivi al rimborso spese, secondo quanto previsto dal CCNL. Questi incentivi potranno essere ridotti qualora il trasferimento possa dare l'opportunità di aumento dell'orario di lavoro stesso.
Nel corso degli incontri è emerso anche che l'apertura delle unità produttive di Arese, Brindisi, Foggia, Palermo e Verona potrebbe rappresentare, qualora il trasferimento venisse accettato dai lavoratori una soluzione alla gestione degli esuberi ed un'opportunità di ricollocazione.
E' prevista la possibilità per alcuni lavoratori di essere ricollocati sui punti vendita già esistenti. A tal fine l'impresa comunicherà l'insieme delle posizioni aperte, i lavoratori formalizzeranno le proprie disponibilità e i trasferimenti saranno reciprocamente confermati alla definizione delle condizioni.
Gli strumenti utilizzabili, compresa la procedura di licenziamento collettivo, saranno tutti su base volontaria. E' prevista, ed è stata condivisa, la proroga del contratto di solidarietà fino al 30 aprile 2017.
L'accordo quadro stabilisce incentivi alla non opposizione al licenziamento, nonché per le lavoratrici ed i lavoratori full-time che si renderanno disponibili alla riduzione oraria.
In base a quanto previsto dall'accordo quadro, siglato il 1° giugno 2016, la società ha avviato anche una procedura di licenziamento collettivo che interessa 318 lavoratori impiegati nei vari punti vendita sparsi sul territorio nazionale, di cui n. 42 lavoratori nei punti vendita siti sul territorio piemontese (n. 8 Beinasco, n. 11 Torino Via Nizza, n. 13 Torino Corso Giulio Cesare, n. 6 Moncalieri e n. 4 Grugliasco).
In data 6 giugno 2016 è stato sottoscritto un accordo, in sede sindacale, che prevede il licenziamento dei lavoratori ancora risultanti in esubero nei vari punti vendita, anche qui secondo il criterio della non opposizione.
Come ho detto in premessa, ma lo ripeto, questa procedura è sempre stata trattata a livello nazionale. Sia le OO.SS. sia l'Azienda non hanno mai richiesto un intervento dell'Assessorato regionale, ma hanno chiuso i tavoli di trattativa su base nazionale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1074 presentata dai Consiglieri Frediani, Andrissi, Batzella, Bertola, Bono, Campo e Valetti inerente a "Dr. Fischer, quali soluzioni per garantire una continuità produttiva-occupazionale ed efficace delle azioni attivate di ricollocazione e inserimento lavorativo per le ex maestranze"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1074.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Più che di un'interrogazione, si tratta di "come è andata a finire?".
Si tratta di un'azienda che si trovava in una situazione difficile meglio, i lavoratori si trovavano in una situazione difficile già qualche mese fa, tant'è che ci siamo incontrati con l'Assessore e con diversi esponenti della maggioranza davanti ai cancelli della fabbrica per un'assemblea aperta. In quell'occasione, si era promesso un impegno per salvaguardare i lavoratori che rischiavano di rimanere a casa. Un rischio che poi, purtroppo, pare essersi realizzato.
Chiediamo rispetto per quanto avvenuto per questa storica azienda di Alpignano, un'azienda con una storia veramente importante per tutta la comunità. Chiediamo di sapere com'è andata a finire, quali lavoratori sono riusciti a trovare un inserimento lavorativo e quanti, invece, non sono riusciti a rimanere né all'interno della nuova azienda e nemmeno hanno trovato successiva ricollocazione. In quale situazione si trovano questi lavoratori?



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
La Dr. Fischer è un'azienda nota alla Regione. Ha avuto, prima come azienda legata alla Philips e poi come trasformazione della dr. Fischer una storia lunga e complicata.
L'accordo è stato chiuso sul 2015. L'azienda aveva annunciato il trasferimento dell'attività in Francia. Questo trasferimento non è stato effettuato e, con un po' di stupore da parte del territorio, ma anche della Regione stessa, l'azienda ha riaperto i battenti riassumendo una parte dei lavoratori.
Ricordo alcuni dati. Il 3 dicembre 2015 hanno sottoscritto un accordo che prevedeva il licenziamento di 60 lavoratori, quindi la totalità dei lavoratori stessi, a fronte di un incentivo all'esodo - peraltro anche un incentivo abbastanza significativo - che avrebbe avuto il suo effetto dal 21 dicembre 2015.
Non è emerso nessuna intenzione di rimanere all'interno del sito, anzi quello che era stato detto dalla società stessa è che avrebbero trasferito la loro società in Francia. Tutto questo non è avvenuto, in data 16 dicembre è stata costituita la nuova Alpignano Lamps, che ha sede in provincia di Bolzano e che si è insediata nell'area occupata dalla Dr.
Fischer.
Risulta che la nuova società, dall'11 gennaio 2016, ha assunto 11 lavoratori, di cui due risultano occupati a tempo indeterminato e i restanti nove con contratto a termine fino al 30 giugno 2016, quindi di prossima scadenza.
Intanto una quarantina di lavoratori sono stati presi in carico dal Patto Territoriale Zona Ovest: una ventina di loro hanno avuto contatti (in realtà non sono 20, ma 13) con agenzie interinali e ad oggi una decina ha ottenuto contratti di lavoro a termine, mentre un paio di persone hanno avviato un'attività di lavoro autonomo. I contratti interinali sono contratti a tempo determinato, dei quali 12 a tempo determinato e uno a contratto con vaucher, mentre per gli altri contiamo, non appena sarà pronto l'assegno di ricollocazione sulla quale stiamo lavorando, che potranno entrare all'interno delle misure regionali.
In ogni caso, come dicevo, ci auguriamo che gli ex dipendenti della Dr.
Fischer, beneficiari di ammortizzatori sociali non conservativi, possano accedere alle misure di politica attiva del lavoro che la Regione sta predisponendo.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1033 presentata dal Consiglieri Berutti, inerente a "Agenda di gravidanza" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Su richiesta del Consigliere, Berutti, all'interrogazione n. 1033 verrà data risposta scritta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 937 presentata dai Consiglieri Bertola e Andrissi, inerente a "Quali azioni concrete sono previste per risolvere i disagi ambientali e sanitari causati da Ambienthesis"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta a indifferibile e urgente n.
937.
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Si tratta di un'interrogazione un po' datata, che parte da una storia ormai nota e che ha avuto diversi passaggi in Consiglio regionale. Il principale è a luglio 2015, quando è stata approvata all'unanimità la mozione n. 100 a mia prima firma che impegnava la Giunta regionale ad emanare e ad adottare celermente ogni atto necessario alla delocalizzazione dell'impianto Ambienthesis S.p.A. e a promuovere uno specifico accordo di programma.
L'impegno era di mettere in campo immediatamente, insieme agli Enti interessati preposti, misure di mitigazione compensative di riduzione della pressione ambientale, quindi misure volte alla protezione della salute umana nella zona interessata, fino all'avvenuta delocalizzazione definitiva dell'azienda in questione.
Successivamente, in autunno, abbiamo chiesto conto dell'attuazione di questa mozione e, in pratica, l'Assessore Valmaggia ci aveva detto che da parte della Regione non c'era la possibilità di darvi attuazione. Forse doveva essere letto più attentamente il dispositivo nel momento in cui è stato approvato l'atto di indirizzo in Aula. Atto di indirizzo che poi è stato riproposto dalla maggioranza.
Il discorso è che c'è un problema sul territorio relativamente all'attività di quell'azienda che, non a caso, doveva essere delocalizzata.
Sono stati segnalati ulteriori problemi - siamo a novembre 2015 - che poi hanno portato a dei sopralluoghi e a dei campionamenti a camino, che hanno rilevato dei superamenti dei valori limite che sono, comunque, eventi gravi, se già si verificano indipendentemente dalla situazione. Se parliamo poi di un'azienda che doveva essere delocalizzata, ma per la quale, invece è stata rinnovata addirittura, da parte dell'allora Provincia di Torino l'autorizzazione integrata ambientale, sono assai più gravi. Addirittura il 15 giugno 2016 è stato emesso un provvedimento di diffida da parte della Città metropolitana. Dopo la manifestazione avvenuta a febbraio 2016 è stata anche ricevuta una delegazione di cittadini che hanno formato un comitato che vuole segnalare all'amministrazione i problemi causati da questa azienda. Anche lì, sono state fatte delle promesse, sono stati presi degli impegni da parte della Giunta regionale.
A questo punto vogliamo sapere, poiché sono passati un po' di mesi quali azioni concrete siano state intraprese da parte della Giunta regionale per risolvere il problema. Lo sappiamo, non è solo una questione relativa della Regione, anzi, a maggior ragione, mi farò personalmente latore della questione anche presso la nuova amministrazione della Città Metropolitana di Torino, ma la Regione aveva preso un impegno ai tempi, ha rinnovato il suo impegno a luglio 2015, vogliamo adesso sapere cosa vuole fare nel concreto.



PRESIDENTE

Ha tre minuti a disposizione.
Chiedo un po' di silenzio ai colleghi, soprattutto anche nelle barcacce, c'è troppa confusione! La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Nel corso del 2014, in occasione del rinnovo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, avvenuta con determina dirigenziale, la Città metropolitana di Torino, che è l'Ente autorizzante, ha prescritto l'effettuazione di una campagna di monitoraggio delle emissioni odorigene derivanti dall'impianto, considerando sia le emissioni diffuse che le emissioni convogliate.
A seguito della campagna di monitoraggio prescritta ed effettuata a novembre 2015, è stato riscontrato che le emissioni diffuse derivanti dalle poche strutture ancora scoperte dello stabilimento non destano particolare preoccupazione e possono dirsi trascurabili; mentre le emissioni convogliate derivanti dal camino E1 hanno un impatto odorigeno non trascurabile; pertanto, la società Ambienthesis S.p.A. ha proposto la riqualificazione del camino E1 con l'invio della relazione conclusiva sulle indagini olfattometriche, trasmessa a novembre 2015.
Successivamente, sono stati fatti diversi incontri da parte degli Uffici della Direzione Ambiente, Governo e Tutela del Territorio sia con i funzionari della Città metropolitana sia con i responsabili del Dipartimento territoriale di Torino dell'ARPA per avere ragguagli sulla situazione autorizzatoria dell'impianto e avere riscontri sulle attività di vigilanza effettuate.
La stessa ARPA, attraverso l'ingegner Lorenzoni, responsabile del Servizio Vigilanza del Dipartimento ARPA di Torino, ha confermato quanto già riferito dalla Città metropolitana di Torino, ossia la sostanziale conformità dell'impianto alle prescrizioni contenute nell'autorizzazione integrata ambientale rilasciata nel 2014.
Negli ultimi anni le criticità dell'azienda, infatti, sono andate via via riducendosi sia per le dismissioni di alcuni trattamenti di particolari rifiuti pericolosi che manifestavano le maggiori problematiche di gestione sia per una serie di attenzioni all'ambiente che l'azienda ha dimostrato di adottare, sia, infine, per la pressione che la Città metropolitana e l'ARPA hanno esercitato sulla società al fine di migliorare l'efficacia dei trattamenti alle emissioni.
L'azienda si è inoltre dimostrata collaborativa in merito condividendo negli incontri avuti presso la Città metropolitana, con ARPA e la stessa Città metropolitana, la necessità di pianificare nei prossimi mesi interventi risolutori dei fenomeni verificatisi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1029 presentata dai Consiglieri Bertola, Batzella, Bono, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti inerente a "Stato di attuazione della mozione n. 87 'Risoluzione problemi di trasparenza e di adempimento normativo nella sezione Ambiente-Bonifiche del sito 'regione.piemonte.it', quale fonte primaria di informazione ai cittadini'"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1029.
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Anche quest'interrogazione chiede conto alla Giunta regionale dello stato di attuazione di una mozione, anch'essa approvata all'unanimità il 16 giugno 2015, la n. 87.
Qual era l'impegno? La mozione sopra citata impegnava la Giunta a modificare la sottosezione "Anagrafe dei siti contaminati", in modo da rendere nota la mole di informazioni mancanti, così come prescritto nell'articolo 251 del decreto legislativo n. 152/2006, e successive modifiche, e secondo le indicazioni dell'Autorità Nazionale Anticorruzione e aggiornare la sottosezione "Piano regionale di bonifica delle aree inquinate". Infatti, nell'approvazione di questo atto di indirizzo, in qualche modo, si è riconosciuto che le modalità con cui vengono pubblicati attualmente i dati sul sito della Regione non sono conformi all'articolo 251 del testo unico ambientale; quindi, in quella occasione si è assunto un impegno preciso non tanto per accondiscendere a una richiesta del Movimento 5 Stelle ma per rispettare una normativa nazionale.
La questione legata all'inquinamento di tutte le matrici ambientali è ben presente anche alla Giunta regionale non solo per via degli atti di indirizzo e delle proposte che nel tempo abbiamo avanzato, perché è noto a tutti che abbiamo ben 1.476 siti inquinati nella nostra regione; quindi, è importante, non solo perché lo dice la legge, informare correttamente i cittadini al riguardo.
Visto che alla data in cui abbiamo redatto l'interrogazione non avevamo riscontrato ancora alcuna modifica sul sito della Regione, abbiamo inteso interrogare la Giunta per conoscere lo stato di attuazione della mozione n.
87, approvata all'unanimità da quest'Aula.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Come già evidenziato in altre occasioni, non ultimo durante il dibattito in Aula sulla mozione n. 87, approvata con modifiche nel giugno 2015, sussistono dei dubbi legati alla diffusione massiva e indiscriminata quale la diffusione a mezzo internet, delle informazioni contenute nella banca dati "Anagrafe dei siti contaminati".
In allora, la Direzione Ambiente aveva proceduto così alla proposizione di un articolato quesito all'ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) quesito che è stato successivamente sollecitato all'ANAC e al Garante per la protezione dei dati personali nel novembre 2015.
Purtroppo, a nessuna delle sopraindicate richieste di interlocuzione veniva fornita risposta.
Si è cercato, quindi, il confronto con il Settore regionale Trasparenza ed Anticorruzione, anche in conseguenza della presentazione di richieste di accesso civico, ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n.
33/2013. In due successivi incontri si esaminava la questione con il Responsabile Trasparenza ed Anticorruzione della Regione Piemonte.
Nell'ultimo incontro, il 6 aprile 2016, si condivideva una linea d'azione per la progressiva messa a disposizione delle informazioni contenute nella banca dati.
Si è così attuato un aggiornato fino al gennaio 2016 dei dati contenuti in banca dati.
Si è attuata, altresì, la messa a disposizione degli stessi dati in formato aperto sul sito regionale open data.
Attualmente, si sta eseguendo la georeferenziazione del dato inerente alla puntuale localizzazione dell'intervento di bonifica, che dovrebbe essere concluso a breve.
Nel frattempo, per i siti all'interno dei quali la bonifica è già stata conclusa, è pubblicata una scheda di sintesi contenente le seguenti informazioni: tipo di atto che ha attivato la procedura; superficie contaminata da progetto; destinazione d'uso vigente e prevista, sorgenti dell'inquinamento; tecnologie utilizzate per la bonifica; eventuale monitoraggio previsto per il periodo post-certificazione; costo dell'intervento.
Si è anche chiesto, in incontri specifici, alle Province che hanno la competenza per il caricamento e l'aggiornamento dei dati di procedere ad aggiornare questi dati e dare indicazioni inerenti all'armonizzazione delle informazioni contenute.


Argomento: Volontariato - Protezione civile

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1030 presentata dai Consiglieri Ruffino, Berutti, Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e Vignale inerente a "Attività dei Vigili del Fuoco volontari"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1030.
La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera per l'illustrazione.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
In quest'Aula abbiamo già parlato altre volte di questo tema, pertanto non parlo più di numeri e dell'attività che viene garantita dai Vigili del Fuoco volontari quanto piuttosto di questo problema, che perdura e che non ha soluzioni, e, sicuramente, della difficoltà dei distaccamenti che faticano ogni giorno di più a vivere. Per quale motivo? Per mancanza di risorse e per difficoltà a inserire i nuovi volontari.
Voglio soltanto ricordare all'Assessore il servizio che è stato prestato fino ad oggi dai Vigili del Fuoco volontari: la nostra Regione ha sicuramente beneficiato di questo prezioso servizio e io credo sia importante che la politica dia una risposta. Credo sia importante venga preso in considerazione questo problema, anche per non umiliare ulteriormente questi uomini generosi.
Ricordo che il costo della gestione dei distaccamenti è risibile e che si susseguono incontri, ormai anche promossi da parte dei vari responsabili, ma senza risposta alcuna. E questo silenzio - ripeto diventa ogni giorno più imbarazzante, se pensiamo a quanto questi volontari hanno dato alla Regione e - speriamo non succeda mai - a quanto oggi, in caso di emergenza, potrebbero ancora dare.
Grazie.



PRESIDENTE

Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Valmaggia; prego.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla protezione civile

Grazie, Presidente.
Il Piemonte vanta una consolidata tradizione di efficienza e tempestività degli interventi di soccorso effettuati dai Vigili dei fuoco resa possibile dalla sinergia tra la componente permanente e la componente volontaria del Corpo. I Vigili del Fuoco operano con una propria struttura autonoma, suddivisa nella componente volontaria e nella componente permanente, ma sotto il comando complessivo da parte del Ministero dell'Interno.
In ordine a questa situazione la Regione Piemonte non interviene direttamente rispetto ai distaccamenti o ai reparti operativi, ma attraverso una convenzione, un accordo di programma quadro, fra la Regione Piemonte e il Ministero dell'Interno - Dipartimento dei Vigili del Fuoco rinnovato per il triennio 2015-2018. Specificatamente in questo accordo all'articolo 12, la componente volontaria è stata prioritariamente tenuta in conto per l'estensione delle iniziative e dei benefici proprio ai distaccamenti dei Vigili del Fuoco volontari presenti sul territorio regionale.
A seguito di questa convenzione nel mese di dicembre 2015, utilizzando disponibilità aggiuntive di risorse da parte della Regione, si è organizzata una sessione di corsi di ingresso di primo livello, finalizzata alle nuove decretazioni di Vigili del Fuoco volontari da destinarsi ai distaccamenti operativi piemontesi. Inoltre, va sottolineato come la Legge di Stabilità 2016 abbia superato, anche per effetto degli interventi di sollecito avanzati da questa Amministrazione, la grande criticità rappresentata dall'onerosità delle visite mediche - quello dell'inserimento di nuovi volontari e quello delle visite mediche erano i due problemi agli aspiranti volontari, ora nuovamente effettuate con oneri a carico dello Stato.
Apprezzamento per l'operato regionale a sostegno della componente volontaria dei Vigili del Fuoco è stato recentemente manifestato nel corso di specifici incontri avvenuti con gli esponenti delle organizzazioni di coordinamento rappresentative della categoria.
Grazie.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1001 presentata dal Consigliere Bertola, inerente a "Partecipazione dell'Ente Parco del Po della collina torinese al 4° Congresso mondiale delle Riserve MAB"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1001 per illustrare la quale ha la parola il Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione parte da una buona notizia, perché il Parco del Po e Collina di Torino, unitamente al Gruppo IREN e all'Istituto SiTi, ha candidato il geomarchio "Collina del Po" al programma MA quale riconoscimento internazionale UNESCO, allo scopo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente e ridurre la perdita di biodiversità attraverso programmi di ricerca attivabili precipuamente dalle aree protette di tutto il mondo.
Questa candidatura è stata esaminata durante il 4° Congresso mondiale delle Riserve MAB-UNESCO che ha avuto luogo a Lima, in Perù, dal 14 al 19 marzo 2016. Il Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano è stato chiamato a rappresentare l'Italia sotto la delega del Ministero.
Si è appreso il 19 marzo che il Parco del Po e della Collina torinese è entrato - e questa è la buona notizia - nell'elenco delle riserve di biosfera dell'Agenzia ONU per la Cultura. Si tratta del primo caso in Italia di un riconoscimento di un comprensorio naturalistico in un'area metropolitana, con 120 chilometri di corso del Fiume Po, colline ricche di boschi con crescente presenza di flora e di fauna in un territorio di 85 Comuni.
Qual è l'oggetto dell'interrogazione? Il Presidente del Parco del Po il Direttore dell'Ente ed una collaboratrice hanno partecipato al Congresso, così come stabilito dal Consiglio dell'Ente. Il Parco - a quanto ci risulta - è in difficoltà nel pagamento dei propri dipendenti fissi e ha dovuto lasciare a casa quattro lavoratori con contratto di lavoro a tempo determinato. Come risulta dalla nota della Regione 24557 del 30 luglio 2015 di verifica amministrativa verso il Parco del Po e Collina torinese, si invitava l'Ente al rispetto della normativa vigente, a causa di comprovate disfunzioni sul conferimento di incarichi retribuiti.
Relativamente a questo evento, quindi, vogliamo sapere se la partecipazione dei dirigenti del Parco al Congresso di Lima è avvenuta per incarico e a spese dell'Ente Parco del Po e Collina torinese e, in tal caso, in base a quale atto amministrativo dell'Ente. Vogliamo poi conoscere la spesa sostenuta dall'Ente per la partecipazione dei suoi rappresentanti e collaboratori al Congresso che si è svolto a Lima e per sapere se la Giunta regionale reputi opportuna questa scelta di far partecipare tali persone.
Grazie.



PRESIDENTE

Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Valmaggia; prego.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Alle prime due domande rispondo facendo riferimento alla nota fornita dall'Ente di gestione delle aree protette del Po torinese con lettera n.
879 del 12 aprile 2016.
In ordine al primo punto, la partecipazione è avvenuta su determinazione dell'Ente, in quanto soggetto capofila responsabile del territorio candidato a Riserva della biosfera nel Programma MAB-UNESCO, con un'apposita delegazione, come da decisione comunicata dal Presidente ed esaminata in seno al Consiglio dell'Ente in data 11 marzo 2016 e riportata a verbale della stessa seduta.
La spesa sostenuta è stata a carico delle risorse assegnate all'Ente di gestione dal Gruppo IREN, sulla base dell'accordo approvato con decreto del Presidente n. 28 del 12 maggio 2015, che ha previsto per spese di missione 5.500 euro complessivi per le annualità 2015-2016. L'importo della spesa della missione tecnica di rappresentanza amministrativa è stata di 4.866.37 euro, di cui 3.001,80 per spese di viaggio, 1.233,20 e 631.37 rispettivamente per hotel e soggiorno, per otto giorni e per tre persone.
Sul terzo punto, invece, non faccio riferimento alla nota dell'Ente, ma affermo che sull'iniziativa in oggetto la Giunta regionale non può che essere soddisfatta dell'esito positivo di questa candidatura, avviata fin dal 2014, e dal riconoscimento MAB-UNESCO che è intervenuto nel marzo scorso. Arrivano così ad essere tre le realtà piemontesi che hanno raggiunto questo titolo: il MAB-UNESCO del Ticino (in ordine di tempo il primo), il MAB-UNESCO del Monviso e, ultimo, questo che è anche il primo che ha una valenza di tipo urbano.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.
Invito i colleghi che non avessero ancora firmato per la presenza a farlo e a prendere posto. Comunico inoltre che il cicalino, cioè l'allarmino che avverte i colleghi della necessità di rientrare in Aula non è in funzione: quindi, attivatevi voi.



(Alle ore 11.16 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



(La seduta ha inizio alle ore 11.16)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Ordine del giorno n. 750 presentato dai Consiglieri Frediani, Andrissi Bertola, Bono, Mighetti, Valetti inerente a "Bando servizi Consorzio Venaria" (inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Chiedo l'inversione dell'ordine del giorno n. 750, "Bando servizi Consorzio Venaria".



PRESIDENTE

La Consigliera ha richiesto l'inversione. A quale punto?



FREDIANI Francesca

Appena possibile; considerata l'urgenza, chiederei l'inversione al primo punto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valle; ne ha facoltà.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Noi, appoggiando la richiesta dei colleghi del Movimento 5 Stelle chiederemmo l'iscrizione dell'ordine del giorno inerente a "Nuovo bando per attività di gestione, promozione e valorizzazione della Venaria Reale" depositato presso l'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

E' attratto, perché l'ordine del giorno n. 750 del Movimento 5 Stelle è già registrato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Non voglio chiedere nessuna inversione di o.d.g. ma pongo una questione. Avendo visto l'o.d.g. ed essendoci anche un blocco di ordini del giorno che risalgono al bilancio - e tutti sanno, quindi non la ripeto qual è la mia opinione sugli ordini del giorno, in particolare quelli della maggioranza - e tralasciando la mia opinione personale su questa questione se ribaltiamo continuamente l'o.d.g. e rimane il molo di trenta ordini del giorno (o venti che siano) di collegato al bilancio, che senso ha fare ancora un elenco con un o.d.g. al Consiglio regionale? La domanda la pongo non tanto a lei, Presidente, ma ai colleghi, in particolare a quelli di maggioranza. Poi capisco e non entro nel merito della singola richiesta, perché la singola richiesta può essere valida, ma se ce n'è una, non se ognuno ne presenta una. Altrimenti arriveremo ai prossimi Consigli dove ognuno di noi arriva in Aula con la propria desiderata da discutere.
Non mi sembra un modo corretto di agire per il Consiglio regionale. Poi la democrazia è dove si vota, è stato dimostrato l'altro ieri.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno citato dal Consigliere Valle è stato attratto.
Il Consigliere Pichetto Fratin ha fatto un'osservazione di carattere generale, non nel merito della proposta.
Consigliera Frediani, la sua richiesta è ancora valida?



FREDIANI Francesca

Proprio perché è un'osservazione di carattere generale, chiedo invece di valutare il merito. E' una situazione, quella dei lavoratori della Reggia, che si protrae da diversi mesi. E' una situazione di grave incertezza e siamo quasi al dunque, nel senso che oggi dovrebbe esserci l'apertura della busta e l'affidamento dei servizi.
Mi sembra che ci sia anche una sostanziale concordia tra maggioranza e opposizione su questo tema. Abbiamo partecipato qualche settimana fa ad un Consiglio aperto a Venaria. Credo che non ci si dovrebbe neanche dilungare più di tanto su questo tema, visto che credo che si arriverà ad una votazione convergente.
Quindi, non mi sembra che ci sia particolare motivo di opporsi a questo inserimento, considerando che, in numerose altre occasioni, si è acconsentito a diverse richieste di inserimento, anche da parte del Gruppo che si trova all'opposizione con noi.
Quindi, chiederei di non accanirsi su questo punto in particolare e sul merito; poi possiamo fare mille discorsi sulle modalità anche sul futuro.



PRESIDENTE

Propongo quindi di accogliere la richiesta di inversione, sapendo che dobbiamo evitare, per quanto è possibile, le inversioni a carattere di un Gruppo, perché stravolge l'impostazione degli ordini del giorno.
Se l'Aula acconsente, darei per accolta la richiesta.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'inversione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Quindi, il punto 22) diventa il punto 8 bis) all'o.d.g.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Ferrero, Gallo e Ferraris.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 10 maggio 2016.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 3 maggio 2016.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'ex Consigliere regionale e Onorevole Luca Buonanno deceduto il 5 giugno 2016


PRESIDENTE

E' scomparso il 5 giugno scorso, all'età di 50 anni, l'Onorevole Gianluca Buonanno, che era stato Consigliere regionale nella IX Legislatura.
Nato il 15 maggio 1966 a Borgosesia, si era avvicinato alla politica da giovanissimo, iscrivendosi, all'età di 16 anni, al Movimento Sociale Italiano.
Nel 1990 era stato eletto consigliere comunale di Serravalle Sesia per l'MSI, quindi sindaco nel 1993, in una lista civica, e poi riconfermato nel 1997.
È stato Consigliere provinciale per Alleanza Nazionale, a Vercelli, dal 1995 al 2009, e Vicepresidente della Provincia dal 2007.
Nel 2002 era stato eletto Sindaco di Varallo Sesia per la Lega Nord con una conferma nel 2007.
Nel 2009 aveva lasciato l'incarico di Vicepresidente della Provincia di Vercelli dopo essere stato nominato Assessore al Comune di Borgosesia.
Un anno dopo entrò per la prima volta in Consiglio regionale, eletto nella circoscrizione di Vercelli, con la lista della Lega Nord.
Nel 2014, di nuovo a Borgosesia, era diventato il primo cittadino.
E' stato Deputato nella sedicesima Legislatura per la circoscrizione Piemonte 2, eletto nella lista della Lega Nord. Rieletto alla Camera dei Deputati nel 2013, era entrato a far parte del Consiglio direttivo del Gruppo parlamentare della Lega Nord.
Da Sindaco, aveva intrapreso la sua carriera di parlamentare europeo per la Circoscrizione Italia nord-occidentale, sempre con la Lega.
Ai funerali, che si sono svolti martedì 14 giugno scorso presso la chiesa parrocchiale di Bornate, una frazione di Serravalle Sesia, erano presenti rappresentanti delle istituzionali nazionali, regionali e locali.
In rappresentanza del Consiglio regionale del Piemonte era presente il Consigliere Giovanni Corgnati, unitamente ad altri consiglieri regionali.
Alla moglie e ai suoi due figli desidero rinnovare, a nome dell'Assemblea regionale, le più sentite condoglianze e i sensi della nostra più sincera vicinanza.
Invito i presenti a osservare un minuto di silenzio in memoria del già Consigliere regionale Onorevole Gianluca Buonanno.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione delle vittime dell'attentato terroristico avvenuto il 12 giugno 2016 a Orlando, Stati Uniti d'America


PRESIDENTE

Domenica 12 giugno, alle due del mattino, una discoteca a Orlando negli Stati Uniti, è stata teatro di una spaventosa sparatoria: 40 persone hanno perso la vita e altre 53 sono rimaste ferite per mano di un folle che ha fatto fuoco all'interno del locale.
Si è trattato di un episodio di violenza cieca che ha coinvolto non a caso un luogo simbolo per la comunità GLBT in Florida, riportando alla mente non soltanto il fantasma del terrorismo - gli inquirenti infatti stanno indagando su possibili legami con l'ISIS - ma soprattutto la piaga dell'omofobia, indegna di qualunque Paese civile.
Un profondo senso di sgomento e di dolore accomuna l'opinione pubblica internazionale ed è lo stesso sentimento che ci accompagna nel voler esprimere la più sincera vicinanza ai familiari delle vittime.
Al popolo americano rivolgo idealmente altrettanta solidarietà convinto di interpretare la sensibilità dell'intera comunità piemontese in questo difficile momento. E spero che non solo oltreoceano l'orrore di Orlando scuota le coscienze.
Pertanto, chiedo al Consiglio regionale di voler osservare un minuto di silenzio.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

Scusate, colleghi: comunico che ai funerali del Consigliere Buonanno era presente anche il Presidente della Giunta regionale, l'Onorevole Sergio Chiamparino.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)

Argomento:

c) Comunicazione relativa all'articolo 30, comma 9, del Regolamento interno


PRESIDENTE

In data 8 giugno 2016 la III Commissione consiliare, riunita in sede legislativa, ha approvato all'unanimità la deliberazione legislativa avente ad oggetto "Disposizioni per la sistemazione temporanea dei salariati agricoli stagionali nelle aziende agricole piemontesi. Modifica della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)".


Argomento:

d) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato rispettivamente in data 16 maggio 2016, 31 maggio 2016 e 10 giugno 2016 le seguenti leggi regionali e ha deliberato la non impugnativa: legge regionale n. 5 del 23 marzo 2016 "Norme di attuazione del divieto di ogni forma di discriminazione e della parità di trattamento nelle materie di competenza regionale"; legge regionale n. 6 del 6 aprile 2016, "Bilancio di previsione finanziario 2016 2018"; legge regionale n. 7 del 22 aprile 2016, "Riordino delle funzioni amministrative conferite alle Province in attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56".


Argomento:

e) Nomine e designazioni effettuate dalla Giunta e dal suo Presidente


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 37, comma 2 bis dello Statuto, si dà atto che sono state trasmesse le informative da parte del Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale in merito a n. 2 decreti di nomina della Presidenza della Giunta regionale e a n. 1 deliberazione di nomina della Giunta regionale.
Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

f) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ricordo che oggi, alle ore 13, in Sala dei Presidenti, così come convenuto nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari del 15 giugno scorso, si svolgerà un incontro con la delegazione della Federazione Italiana Tabaccai in merito all'attuazione della legge 9/2016, "Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico".
Informo che oggi, nel primo pomeriggio, dopo lo svolgimento del punto relativo a "Interrogazione a risposta immediata", l'Assessore Saitta riferirà in merito alle vicende giudiziarie relative alla gestione dell'ASL TO1, come richiesto dal Consigliere Pichetto Fratin e come stabilito nella scorsa Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari.
Informo, inoltre, che oggi, alle ore 18, è convocata la Conferenza dei Presidente dei Gruppi consiliari, in Sala A.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Relazione annuale 2015-2016 delle attività svolte da parte del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, ai sensi dell'articolo 6 della legge regionale 28/2009


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della "Relazione annuale 2015-2016 delle attività svolte da parte del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, ai sensi dell'articolo 6 della legge regionale 28/2009", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Invito il dottor Bruno Mellano ad entrare in aula.
Interrompiamo formalmente i lavori per dare spazio alla relazione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte.
La seduta sarà riaperta per il relativo dibattito.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 11.32)



PRESIDENTE

La parola al dottor Bruno Mellano.



MELLANO Bruno, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale

Grazie, Presidente.
Egregi Consiglieri, mi accingo a svolgere la seconda relazione da quando sono stato nominato Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte, o Garante dei detenuti, nella sintesi giornalistica, che però non rende giustizia ad un'attività che è ad ampio raggio e ad ampia possibilità di intervento.
Nel tentare di definire su cosa puntare l'attenzione, presentando una relazione che è già di per sé una sintesi del lavoro svolto e delle relazioni intercorse in questo anno di attività, mi è venuto in mente quella sintesi assoluta del pensiero di Karl Popper, secondo il quale nella società aperta il ruolo importante delle interlocuzioni di essere fedeli alle proprie visioni e ai propri punti di vista è utile per l'intera società, perché riesce a porre l'attenzione in un dibattito e in un confronto rispetto ai temi salienti di una società aperta.
Io sono qui a parlare, quindi, di una società aperta che deve per forza tener conto di una parte di comunità, che è quella ristretta nelle carceri ma non solo. Il Garante, appunto, ha come compito della legge regionale istitutiva anche quello di attenzionare, come dicono gli esperti in campo penitenziario, rispetto alle persone ristrette negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, adesso nelle REMS o nei percorsi di esecuzione delle misure di sicurezza restrittive della libertà personale, oppure rispetto ai Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE). Il campo di attività possibile è molto ampio, se pensiamo anche alle celle di sicurezza dove si può rimanere in attesa di esecuzione di un arresto: mi riferisco, quindi, alle celle di sicurezza all'interno delle caserme di Polizia o dei Carabinieri, oppure alle celle in cui si staziona negli aeroporti internazionali o nei porti nel momento in cui si viene fermati in attesa di identificazione o definizione di un percorso giudiziario.
L'obiettivo che mi do oggi è molto semplice, forse addirittura banale: riuscire a trasmettere a quest'Aula, a questo Consiglio regionale l'urgenza e l'importanza di un'attenzione mirata ad una comunità di cittadini che, in questo momento, vive condizioni di ristrettezza della libertà personale; un'urgenza e un'importanza che va molto al di là del diritto singolo soggettivo.
La comunità italiana e piemontese ha un interesse specifico di occuparsi dell'epifenomeno del carcere, dell'epifenomeno del CIE o delle REMS, semplicemente perché dal punto di vista dei diritti si avverte la necessità e l'urgenza di usare quella cartina di tornasole dei posti di reclusione come elemento per misurare, quantificare e analizzare la piena cittadinanza, la piena possibilità e fruibilità, in un contesto democratico, di vivere appieno i propri diritti soggettivi.
Ma anche perché la società ha l'interesse specifico affinché, se funzionano quelle strutture, si possano intercedere e intercettare problematiche di vastissimo respiro che incidono sulla vita quotidiana di ciascuno di noi.
Tratterò tre punti di analisi: il primo è il contesto entro cui mi sono mosso in questi due anni; il secondo è la cornice operativa in cui si inserisce l'Ufficio regionale del Garante; il terzo è la rappresentazione la fotografia e il quadro di insieme, per sommi capi (su questo rimando ovviamente, alla relazione scritta che è stata resa disponibile attraverso la rete interna del Consiglio e che è stata messa a disposizione dei giornalisti dal sito del Consiglio regionale).
Partirei, appunto, dal contesto.
Questo anno di attività del Garante si è inserito in un'attività nazionale molto importante, significativa e potenzialmente molto interessante, rappresentata dagli Stati Generali dell'Esecuzione Penale voluti dal Ministro Andrea Orlando, che hanno coinvolto oltre 200 personalità di vari aspetti e varie attività del nostro Paese, da avvocati a giuristi, da professori a volontari, da esperti del diritto a esperti delle politiche attive del lavoro e delle politiche sociali.
Gli Stati Generali di Esecuzione Penale come risposta messa in campo dalla società italiana e dalla comunità politica istituzionale e sociale del nostro Paese si sono attivati per fronteggiare le famose sentenze di condanna - prima la Sulejmanovic e poi la Torregiani - che hanno sancito come pene inumane e degradanti, quelle che il nostro Paese ha erogato negli ultimi dieci anni in modo sistematico (questa era la gravità dell'accusa che arrivava dalla Corte di Strasburgo rispetto alle esecuzioni della pena).
Ma sarebbe davvero riduttivo pensare che le sentenze della Corte abbiano in qualche modo colpito una singola Amministrazione del nostro Paese, abbiano in qualche modo posto all'attenzione soltanto la gestione puntuale e quotidiana della giustizia e dell'amministrazione della pena nel nostro Paese.
L'analisi che traspare, sottostante alla valutazione che la Corte europea ha fatto del nostro Paese, ma anche di altri Paesi europei, è proprio la non corrispondenza fra il dettato costituzionale e ordinamentale del nostro Paese con l'effettiva quotidiana realtà della vita dei cittadini nelle carceri italiane. Questa discrasia, questa dissonanza, questa distanza è stata sancita e ha portato l'Italia a condanna anche pecuniaria e poteva essere propedeutica a sanzioni pecuniarie molto pesanti da pagare.
Ciò ha portato ad una vasta riflessione, a una condivisione, penso di poter dire generale, del Parlamento italiano e dei Governi che si sono succeduti con una serie di interventi legislativi e gestionali che hanno obiettivamente cambiato - fermo restando le norme attuali, l'ordinamento penitenziario attuale - per molti aspetti l'esecuzione della pena nel nostro Paese.
Vi fornisco un dato (cercherò di non darvi troppi dati, anche se i dati sono essenziali): nel 2010 l'Italia aveva una popolazione carceraria di oltre 67 mila detenuti; a fine 2015 si registrava una popolazione di detenuti di 53 mila persone. Nello stesso momento, la popolazione cittadini italiani e non in esecuzione penale esterna (quindi sempre sottoposta a misure restrittive della libertà personale) è aumentata da circa 10 mila a 33 mila persone. Queste misure alternative alla pena non sono non pena, non sono carcere, ma sono esecuzione penale esterna, hanno i loro vincoli, i loro compiti, la loro funzionalità e obiettivamente la riflessione che si deve fare in questo momento (in parte è stata fatta con gli Stati Generali) è che occorre spostare il baricentro dell'attenzione gestionale dal carcere al complesso delle misure di esecuzione di penale.
A fine 2015, lo Stato italiano (e quindi anche l'amministrazione penitenziaria piemontese) spendeva il 97% del proprio budget per assicurare l'esecuzione penale in carcere, e solo il 3% per le misure alternative. I numeri sono così cambiati che occorre - in parte lo si sta facendo molto lentamente - spostare il baricentro dell'investimento dall'interno carcere all'esterno carcere, in modo tale che i servizi sociali, gli uffici di esecuzione penale esterna (UEPE), i servizi sociali del territorio e le comunità territoriali possano avere reali e concreti strumenti di intervento su una popolazione che adesso non è in carcere, ma che se non è seguita, se non è ricondotta in progetti di inserimento individuale rischia di essere la popolazione detenuta dei prossimi anni, e i numeri purtroppo sono quelli che ho detto e quindi consistenti.
La fase che viviamo, per definire il contesto in cui si inserisce questa relazione, è una fase di grande dibattito, di grandi proposte elaborate per intervenire sui vari temi degli Stati Generali. La relazione che ho illustrato presenta anche in fondo, come appendice, le 18 schede di sintesi dei 18 tavoli tematici istituzionali perché di lì sono nate una serie di proposte concrete per avere un'esecuzione penale diversa da quella sanzionata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Occorre, su questo, che la società civile e le istituzioni presidino il territorio e il tema proprio per poter esigere che ci siano quei cambiamenti di legge nell'ottica, certo, di maggior sicurezza, ma nell'ottica di una reale e piena attuazione dell'articolo 27 della Costituzione e dell'ordinamento penitenziario italiano, che ha festeggiato lo scorso anno i 40 anni di vita, ma che per molti aspetti è ancora in fase di attuazione. Questo è il contesto in cui si è inserita la riflessione e l'attività del Garante.
Come cornice più specifica del lavoro dell'Ufficio del Garante, segnalo invece le riflessioni e l'operatività concreta che è nata non solo con l'istituzione dell'Ufficio del Garante della Regione Piemonte, ma con il quasi completamente della rete dei Garanti territoriali piemontesi. Le città sedi di carcere del Piemonte hanno tutte provveduto (tranne Novara) a nominare il Garante comunale: era un'iniziativa che sin dall'inizio avevo posto all'attenzione dei Comuni, nell'attesa di maggiori risorse e maggiori attività e anche di risorse personali per poter rispondere alle tante richieste e alle tante istanze che arrivano dal mondo penitenziario, e non solo da parte dei detenuti.
Avere la rete dei Garanti comunali territoriali è stata una risorsa indispensabile per un'operatività concreta che possa permettere ad un Garante di entrare in azione immediatamente, in base all'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario, che dà al Garante (comunque denominato) la facoltà di ingresso e di visita ispettiva senza nessuna autorizzazione e senza nessuna comunicazione e di poter fare colloqui riservati personali con i detenuti che abbiano presentato reclamo, ricorso o una semplice segnalazione di volontà di colloquio.
La rete dei Garanti si è definita e sta operando obiettivamente in modo egregio; abbiamo anche formalmente costituito un coordinamento dei Garanti piemontesi per poter fare dei gruppi quasi di mutuo aiuto, ma soprattutto per socializzare competenze e capacità diverse delle singole persone che hanno accettato quel ruolo. Devo dire - e lo voglio sottolineare - che quasi tutti, tranne il sottoscritto e la Garante comunale di Torino operano in regime di puro volontariato, quindi sono davvero contento e voglio ringraziare gli operatori e i Garanti che hanno accettato questo compito su richiesta e su indicazione dei Consigli comunali, perché è un ruolo di assoluta responsabilità, anche di assoluta pesantezza soggettiva ma che riveste una funzione importante per definire quella rete complessiva delle garanzie, quella rete terza di garanzie che anche la Corte europea dei diritti dell'uomo ha segnalato come mancante nel nostro Paese.
Per quanto riguarda l'amministrazione penitenziaria, non può essere il Ministero di Giustizia a dire che tutto va bene, ma deve essere una realtà esterna che può andare a controllare, vedere, monitorare, interloquire laddove si riscontrano delle inadempienze o anche delle violazioni di legge, ma assolutamente deve essere un soggetto esterno. In questa logica del soggetto esterno, è entrata anche la legge nazionale che ha istituito l'Ufficio nazionale del Garante, nominato effettivamente nel febbraio di quest'anno. E' stato individuato il collegio, che è composto da tre giuristi, che ha cominciato a lavorare proprio in coordinamento coi Garanti regionali e che ha la forza assoluta e importante di avere alle spalle la legge nazionale istitutiva, ma anche di essere emanazione di una convenzione internazionale (quella contro la tortura, per la prevenzione della tortura) che riconosce nell'Ufficio nazionale del Garante un elemento cardine dell'esecuzione nel nostro Paese delle risoluzioni ONU e delle convenzioni europee sui diritti dell'uomo.
Questa prospettiva fa sì che (spero nell'arco solare del 2016) anche i Garanti regionali saranno riconosciuti come un pezzo del meccanismo internazionale - ripeto, con bandiera ONU - di prevenzione e quindi con un riconoscimento e un potere molto significativo di intervento, non solo di moral suasion come in questi casi capita molte volte nell'attività quotidiana, ma anche con un potere effettivo di intervento.
Quindi una rete di Garanti comunali, Garanti regionali e Garante nazionale, cappello assolutamente preziosissimo e indispensabile della Corte europea dei diritti dell'uomo e della convenzione ONU sui diritti umani.
Veniamo alla rappresentazione e alla fotografia delle problematiche e dei temi su cui voglio richiamare l'attenzione del Consiglio regionale.
Parliamo di diritti. La declinazione dei diritti può ovviamente essere molto ampia e anche molto discussa. Noi abbiamo, credo, l'interesse sociale complessivo di rendere l'esecuzione penale un'esecuzione penale utile al singolo, alla persona che incappa, volutamente o necessariamente rispetto al contesto in cui è vissuto, nella giustizia e nella carcerazione.
Il trauma della carcerazione deve essere volto al positivo nell'ottica della rieducazione, come dice l'articolo 27 della Costituzione, ma anche nell'ottica del recupero, ossia del reinserimento di un percorso personale e individualizzato di recupero alla società. Ma ci deve essere un'attenzione chiara, netta ed esplicita all'interesse della società a vedere funzionare in modo efficace questi strumenti, che sono comunque costosi. L'Italia spende per un sistema che è stato dichiarato fallimentare dalla Corte europea dei diritti dell'uomo molti, molti milioni di euro.
Obiettivamente credo che ci debba essere un interesse collettivo affinch l'esecuzione della pena, quando è utile e quando è necessaria, sia anche finalizzata in modo efficace al recupero della persona.
Torno sui dati che sono assolutamente conosciuti, ormai di dominio pubblico, sull'altissimo tasso di recidiva che c'è nel nostro Paese. Nel contesto europeo, l'Italia è il Paese che spende di più in modo percentuale rispetto all'esecuzione penale interna al carcere, ma è anche lo stesso Paese che a livello europeo ha una recidiva più alta di tutti gli alti; il 70 per cento delle persone che vivono in carcere fino all'ultimo giorno della condanna accumulata torna a delinquere, torna a in carcere nel 70 per cento dei casi (sette detenuti su dieci), quando invece sappiamo che con le persone inserite in percorsi, in progetti, in un'attenzione mirata all'uscita e al recupero, la percentuale si abbassa tantissimo anche voglio sottolineare, con un taglio drastico dei costi rispetto alla giustizia, rispetto alla polizia, rispetto alla struttura penitenziaria.
Vorrei evidenziare alcuni temi di lavoro, i più importanti, quelli di più diretta competenza del Consiglio regionale e della Regione Piemonte: sicuramente, il tema della sanità, del lavoro e della formazione professionale. Sono temi sui quali si misura l'effettività dell'esecuzione della pena, su cui si misura la capacità delle Istituzioni di interagire e di interloquire.
Il carcere non è, non può essere e non è più in modo anche programmatico da parte dell'Amministrazione penitenziaria un mondo chiuso ma è un mondo che necessariamente si deve aprire al territorio e alle Istituzioni. Lo deve fare, per esempio, perché la sanità penitenziaria è passata con legge del 2008, entrata in vigore nel 2009, alla diretta competenza del Servizio Sanitario Nazionale, quindi abbiamo un percorso lungo, troppo lungo, ma lungo in tutta Italia di assunzione diretta da parte della Regione del SSN e quindi della fornitura del servizio delle prestazioni mediche dentro il carcere o sul territorio in accordo fra il carcere gli ospedali e le ASL.
Questa dinamica ha avuto nell'ultimo anno alcuni passaggi importanti che voglio segnalare. La Regione ha preso atto e fatto proprio l'accordo della Conferenza unificata Stato-Regioni, ha definito il percorso, il livello di prestazioni e la rete territoriale che deve farsi carico del servizio sanitario in carcere; all'inizio di giugno c'è stata la deliberazione che ha recepito e fatto entrare in vigore la definizione della rete, che sarà uno strumento quanto mai prezioso per i Garanti, per me in primo luogo, proprio per andare a spingere, a sollecitare e a chiedere che quello che è scritto sulla carta e sulla deliberazione regionale diventi realtà.
Noi avevamo, fino all'anno scorso, ma purtroppo ce l'abbiamo ancora adesso, realtà in cui alcuni detenuti sono saliti sul tetto per chiedere prestazioni sanitarie come, per esempio, la visita di un dentista. Abbiamo contenziosi continui fra la Direzione, il medico del presidio e i detenuti su questioni legate - lo dico da Garante, per cui ognuno può fare le proprie valutazioni e avere opinioni diverse - al diritto del detenuto alla prestazioni. C'è anche un interesse collettivo e specifico della comunità penitenziaria ad un presidio preciso e puntuale, perché laddove c'è una tranquillità e una sicurezza rispetto alla questione fondamentale della sanità in carcere c'è anche una vivibilità, un'operatività. Anche gli operatori della sicurezza e del trattamento, della direzione del carcere possono svolgere al meglio e con più tranquillità i propri compiti laddove si riesce a risolvere e a portare a sistema l'assistenza sanitaria.
Su questo il ruolo della Regione è decisivo ed importante. Siamo ad uno svincolo, che credo sarà fecondo, di buone iniziative e di buoni risultati.
Il percorso è stato lungo, ma siamo a questa svolta: la deliberazione che ha recepito la rete è appunto dell'inizio di giugno. La rete, con la definizione del presidio, dell'assistenza sanitaria, dell'assistenza infermieristica; la differenziazione anche fra istituti. E' chiaro che non si possono mettere sullo stesso piano le prestazioni sanitarie che pu fornire Le Vallette di Torino con il carcere di Verbania, che è il più piccolo che abbiamo in Regione. Ci sarà sicuramente una differenziazione ma all'interno di un discorso territoriale, i servizi devono essere comunque offerti e garantiti.
La dinamica del lavoro è fondamentale per rendere la detenzione un periodo utile per il recupero e per il reinserimento.
Sappiamo che il lavoro è terreno delicatissimo nella società italiana e nella società occidentale in questa fase. Ci sono riflessioni negli Stati generali, ma anche a livello nazionale e parlamentare rispetto a nuove forme organizzative per poter permettere che la dimensione lavoro diventi un pezzo sostanziale dell'esecuzione della pena e del trattamento.
Al momento, dobbiamo registrare che su 53 mila detenuti nel nostro Paese appena 14.500 hanno una qualche attività lavorativa dentro il carcere, meno di un terzo. Questa attività lavorativa in molti casi ha poco a che fare con un lavoro vero e proprio. Sono quelli che gli stessi detenuti chiamano "lavoretti": la pulizia del corridoio, la pulizia della cella, i porta vitto, i portatori dei beni del sopra vitto comprati dai detenuti dentro la dinamica carceraria. Hanno poco a che fare con il lavoro vero, perché non hanno le regole, le tempistiche, la verifica, la quantificazione dell'impegno, tanto meno la retribuzione di un lavoro vero.
Questo fa sì che coloro che lavorano davvero in carcere siano un'esigua minoranza, in qualche modo quasi dei privilegiati. Questa situazione, tra l'altro, crea anche dinamiche non positive di contenzioso e di conflittualità; per esempio, c'è una rincorsa davvero anche senza esclusione di colpi bassi per poter lavorare nella cucina, uno dei pochi posti dove obiettivamente il lavoro è una dimensione tipica di una ristorazione di grande dimensione, quindi c'è una rincorsa per poter fare il cuoco, l'aiuto cuoco o l'inserviente di cucina.
In Piemonte, lavorano effettivamente alle dipendenze di ditte esterne cooperative o ditte tradizionali, appena 161 uomini e sette donne, un numero veramente molto basso rispetto ai 3.600 detenuti piemontesi.
E' vero che ci sono altri 904 detenuti maschi e 28 donne che sono inserite nelle lavorazioni interne. Quindi, alcuni - dicevo, pochissimi nel lavoro vero, effettivo, duro della cucina, altri nella MOF (servizio di mantenimento della struttura penitenziaria), ma nella gran parte dei casi appunto, in questi famosi "lavoretti" dell'esecuzione penale interna.
Significativo, importante e molto richiesto, ma quando si parla di lavoro a livello europeo, c'è l'esempio della Spagna e della Germania.
Senza inseguire esempi internazionali, su cui si possono aprire ampie discussioni, ci sono esempi di delega e di coinvolgimento di società private, ma anche pubblico (come in Spagna) per garantire lavorazioni eseguite dentro il carcere a numeri molto significativi di popolazione detenuta, tenendo conto che, davvero, quella è una risorsa umana che rischia di essere sprecata. Gli stessi detenuti chiedono di lavorare perché sanno che può essere un pezzo del loro percorso trattamentale e sanno che può essere un pezzo del welfare della famiglia. Non dimentichiamo che, con un marito o un padre di famiglia in carcere, anche la famiglia paga costi molto importanti dal punto di vista della gestione familiare o delle dinamiche d'inserimento e di inclusione.
Per quanto riguarda la formazione, è indubbio che la Regione Piemonte ha una tradizione positiva e significativa di presenza degli enti formativi regionali dentro il carcere. A volte sottolineiamo poco questo aspetto andando in giro per l'Italia, nelle riunioni di coordinamento con gli altri Garanti, nelle relazioni con le altre realtà territoriali.
Devo dire che questo è un aspetto evidenziato come un'eccellenza. E' inutile dire che si è trattato di un'eccellenza molto importante quando, su questo settore, come sui settori del lavoro o dei cantieri, la Regione è riuscita ad investire le risorse in modo significativo. Su questo mi permetto di fare un appello e una richiesta di attenzione, perché ritengo che quel patrimonio storico, che ha visto il modello Piemonte essere molto significativo nel contesto italiano, possa in qualche modo essere almeno parzialmente ripreso e non disperso.
Ho chiesto più volte gli Assessorati competenti di individuare delle persone del loro staff che possano seguire in modo concreto questi percorsi, perché c'è una sedimentazione di conoscenze e di relazioni che possono essere utili anche rispetto ai progetti europei, ed a trovare altre forme d'investimento su un terreno che non deve essere visto come il privilegio per chi ha sbagliato, ma deve essere visto come un necessario e doveroso investimento per evitare la recidiva e il ritorno a ulteriori costi del sistema penitenziario, rispetto a persone sicuramente deboli anche nel loro percorso di vita. Pertanto, la previsione del ritorno a delinquere o al compiere reati è sicuramente reale, soprattutto se queste persone non sono seguite.
Questi sono i tre punti su cui mi volevo soffermare - sanità, lavoro e formazione professionale - perché sono elementi cardine della politica regionale dell'istituzione Piemonte.
E' chiaro che, su questi temi, mentre vado a fare le pulci all'Amministrazione penitenziaria rispetto all'esecuzione penale interna lo voglio dire chiaramente - l'Amministrazione penitenziaria chiede a me (alla Regione) di fare un intervento in più, di essere più presente, più forte nel settore penitenziario.
E' altresì chiaro che le risorse sono scarse, che l'Amministrazione penitenziaria ha un mandato relativo alla custodia rispetto alle strutture che è fondamentale, ma, sempre di più, per far funzionare in modo efficace il carcere, il carcere si deve aprire - e in parte si è aperto - alle istituzioni territoriali, ai Comuni, al privato sociale, al volontariato.
Anche su questo il Piemonte ha una realtà, una storia e una tradizione molto significativa che può essere valorizzata ulteriormente. Ho potuto verificare, però, toccando con mano, che questi gruppi di lavoro, queste attività del territorio hanno forza e consapevolezza laddove possono contare su un sostegno o delle risorse.
Se c'è il progetto dei cantieri di lavoro, si trovano, attorno al Direttore o attorno al Comune, tutte le forze importanti del territorio. Se c'è l'intervento o la progettualità proveniente, per esempio, dal privato sociale che investe nel carcere (le fondazioni bancarie), c'è un'attività di coesione del territorio per cercare di rendere il carcere un pezzo vero della politica del territorio. Se così non è, il carcere tendenzialmente è dimenticato. La battuta è facile, ma tendenzialmente le ultime carceri sono state ricostruite tra il canile e la discarica, nell'ultimo pezzo del Comune, il più lontano possibile dalla vista e dal cuore, anche - a volte dei cittadini.
Questo è il rischio che abbiamo: il rischio di un carcere, di cui abbiamo un po' parlato in questi anni, rispetto al quale è un po' calata l'attenzione da parte della Corte europea o delle politiche governative.
C'è il rischio che si dia per scontato che la macchina ha ripreso a funzionare in termini più accettabili.
I numeri che vi dicevo prima rispetto all'esecuzione penale interna e all'esecuzione penale esterna sono la base per cui, se i progetti di esecuzione penale esterna non funzionano, possiamo dire che avremo almeno 33 mila candidati ad essere detenuti nei prossimi anni, oltre ai 50 mila che abbiamo. Peraltro, vi è un dato che, in questi ultimi mesi, ha visto una leggera risalita della popolazione detenuta nel nostro Paese, che segnala che alcune norme che erano temporanee sono scadute e che, quindi c'è la necessità di un ragionamento di efficacia per evitare ricadute di medio-lungo periodo.
Sovraffollamento: si è parlato e si è attenzionato il carcere rispetto al sovraffollamento in modo necessario, doveroso: oltre 5.000 detenuti in Piemonte, nel 2010. Anche il carcere di Torino aveva una popolazione di 1.550 detenuti, con persone messe a dormire anche nella palestra, sui materassini per terra.
Nel complesso della realtà piemontese, quasi tutte le carceri sono tornate ad avere una popolazione corrispondente alla capienza regolamentare. Segnalo, perché pone problemi molto ampi - ma la segnalo la discrasia del carcere di Asti, che è stato trasformato da Casa circondariale, quindi per persone in attesa di giudizio per pene brevi, a Casa di reclusione, quindi per pene definitive, ad alta sicurezza.
La popolazione detenuta nel carcere di Asti è al 99% costituita da detenuti di lungo, lunghissimo periodo, ad alta sicurezza, quindi attenzionati dal punto di vista anche della pericolosità o - comunque - con danni molto significativi. La capienza è di 207 persone, ma al momento sono oltre 290. Pertanto, 140% di sovraffollamento.
L'ho segnalato più volte al Dipartimento Nazionale dell'Amministrazione Penitenziaria, con cui - come ufficio - abbiamo un dialogo e un contatto quotidiano, proprio per indicare le crisi e le esigenze di intervento immediato.
L'attenzione sul carcere di Asti è stata confermata anche da Roma.
Posso preannunciare che a breve dovrebbe finalmente entrare in funzione il nuovo padiglione del carcere di Saluzzo, uno degli ultimi tre padiglioni costruiti dall'Amministrazione penitenziaria, insieme a Cuneo e Biella, che però sono diventati subito operativi oltre tre anni fa. Il carcere di Saluzzo - padiglione nuovo - ha vissuto, invece, la tragedia del fallimento della ditta nell'ultimo miglio della costruzione, quindi è rimasto bloccato per circa quattro anni, con il rischio e la realtà concreta di un depauperamento, di un logoramento prima di incominciare ad essere utilizzato.
Adesso, su stimolo e forza del Dipartimento e del Provveditorato regionale, sono stati ripresi i lavori per portarlo ad operatività. Mi è stato assicurato che, entro l'estate, diventerà operativo proprio nell'accoglienza dei detenuti in alta sicurezza, per poter fare scendere il numero dei detenuti ad Asti, ma anche in altre regioni limitrofe (Lombardia e Liguria), che sono molto sovraffollate rispetto a detenuti dal percorso detentivo significativo.
Anche Ivrea ha un dato di sovraffollamento significativo (236 detenuti su 192 posti), in parte anche Torino, che ha 1.164 detenuti su 1.000 posti e Vercelli (223 detenuti su 208 posti).
La media nazionale è di un sovraffollamento medio di 108%, che ci fa dire che siamo in linea, ma - come dimostrano i dati piemontesi - la media si fa tra le varie carceri. Erano oltre 210 le carceri in Italia prima degli interventi CEDU e del Governo e Parlamento; adesso sono state chiuse alcune carceri piccole e sono 195 le carceri in Italia, ma i posti disponibili sono sempre sotto i 50 mila e abbiamo oltre 53 mila detenuti.
In questa fase in Piemonte abbiamo - lo voglio segnalare - la Casa di Alba chiusa per una ricorrente - ricorrente, lo sottolineo - epidemia di legionellosi, che fra Natale e Capodanno ha portato ad avere quattro detenuti in gravi condizioni in ospedale e, già nell'estate, anche un agente di Polizia penitenziaria (la caserma è collegata alla stessa rete idrica del carcere). Questo ha portato un Direttore pro tempore - e segnalo anche questo -, che sostituiva la Direttrice che era in ferie, a scegliere sotto propria responsabilità e con provvedimento del Provveditorato, di chiudere e di evacuare immediatamente il carcere di Alba perché non si riusciva a garantire la sicurezza fisica dei detenuti.
Adesso il contenzioso è aperto e proprio in questi giorni sono in contatto anche con il Garante comunale di Alba, per poter esigere dal Ministero (in primo luogo dal Dipartimento) e dal Provveditorato regionale piemontese che ci sia un percorso chiaro e definito sul recupero e sui lavori di risistemazione della struttura, che è una struttura importante e che si inserisce in modo assolutamente fecondo all'interno del territorio albese, che è sicuramente uno dei territori ricchi del Piemonte che sul carcere ha fatto molti investimenti anche di reti, di relazioni, di lavoro e di volontariato. Credo, insomma, che le rassicurazioni che arrivano da Roma riguardino un investimento di oltre due milioni e mezzo per poter permettere una progressiva riapertura, magari per fasce e per fasi, della struttura penitenziaria di Alba.
Le strutture penitenziarie piemontesi, che sono 13, hanno però tutte una loro storia specifica e un loro progetto specifico. Come Garanti, con il collega del Comune di Torino abbiamo molto insistito con l'Amministrazione penitenziaria per essere coinvolti nella definizione dei progetti di istituto. Capirete che un carcere, se da casa circondariale diventa dal giorno alla notte casa di reclusione ad alta sicurezza o si trasforma in casa a custodia attenuata come il carcere di Fossano, richiede un progetto differente, formazione, istruzione e lavori assolutamente diversi, tarati rispetto alla popolazione detenuta ospitata in quella struttura.
Vado avanti perché ho ancora alcuni punti significativi da esporre.
Dicevo del sovraffollamento, che nella Regione Piemonte ha visto le strutture penitenziarie recepire meglio che in altre Regioni italiane il deflazionamento. Abbiamo molte persone che sono inserite nella messa alla prova, nei percorsi alternativi al carcere, nell'affidamento ai servizi o in quello familiare. Abbiamo una popolazione detenuta che quindi, in questi ultimi due anni, è cambiata significativamente. Capirete che il percorso di inserimento e di pena alternativa - ed è questo il vero limite di questa fase - fa leva su alcuni requisiti base, per cui il detenuto può essere messo nelle condizioni di fare un percorso alternativo al carcere laddove ha una rete familiare, sociale e territoriale, una casa, una famiglia e i servizi sociali che lo prendono in carico. Finisce per rimanere in carcere il detenuto di lunghissimo periodo con pene significative o la fascia marginale della nostra società. Moltissimi detenuti sono ancora in carcere in forza della legislazione sulla droga: sulla sua assunzione e sulla vita illegale connessa al consumo clandestino di stupefacenti (quindi i furti e tutto il meccanismo tipico del consumo in clandestinità e della tossicodipendenza).
Dall'altro punto di vista, la popolazione detenuta è anche caratterizzata da extracomunitari, da persone che non hanno rete territoriale e sui cui è praticamente impossibile - in questa fase, con queste risorse e con questi servizi sul territorio - o davvero molto difficile riuscire a costruire delle reti che permettano, in sicurezza, di garantire percorsi alternativi al carcere. Questo ha fatto sì che la popolazione detenuta piemontese sia, negli ultimi anni, significativamente cambiata. La media nazionale di popolazione detenuta straniera è del 33 in Piemonte negli ultimi due anni abbiamo una popolazione detenuta in carcere che è straniera al 44% perché, essendosi liberati dei posti ed essendo sceso il numero della popolazione complessivamente detenuta, dalle altre Regioni italiane l'Amministrazione penitenziaria ha spostato, laddove possibile e quindi anche in alcune carceri piemontesi, detenuti che non avevano reti territoriali o familiari.
C'è una norma poco applicata, o di difficile applicazione, che prevede l'esecuzione penale territoriale: si ha in qualche modo il diritto - ma ripeto, vi è anche un interesse soggettivo della società - di ottenere l'esecuzione della pena nel carcere del territorio, anche proprio per garantire i contatti familiari (laddove questi non siano negativi rispetto alla sicurezza), ma anche quelli col territorio. Dal resto d'Italia sono state spostate in Piemonte essenzialmente persone che non avevano contatti familiari, quindi stranieri. La media piemontese di popolazione detenuta straniera, dunque, è del 44% e abbiamo anche realtà molto significative in termini di presenze: il carcere di Fossano è al 60%, quello di Alessandria "Don Soria" al 59%, quello di Vercelli al 59%, quello di Biella al 52 quello di Verbania al 52% e quello Cuneo al 51%. Segnalo questo aspetto perché, da un punto di vista dell'amministrazione del territorio e delle reti istituzionali territoriali, sapere di avere una popolazione detenuta al 60% straniera presuppone di avere dei progetti, delle reti territoriali e dei contatti con i servizi di un certo tipo anziché di un altro.
Svolgo ancora una riflessione sulla struttura penitenziaria. Noi abbiamo superato - lo dicevo - il picco del sovraffollamento almeno nei grandi reparti delle carceri piemontesi, ma tendenzialmente abbiamo avuto in eredità dal sovraffollamento delle strutture penitenziarie logore che in generale, al di là del caso di Alba, sono state usurate dal consumo e dall'utilizzo in molti casi più che doppio rispetto alla capienza da parte della popolazione che è stata ospite in quelle strutture negli ultimi anni.
Questo ha fatto sì che l'Amministrazione penitenziaria sia stata più volte sollecitata a operare interventi strutturali, ad investire nella logistica della detenzione, sia per l'uso degli spazi sia per costruire alternative possibili dentro il carcere.
Per esempio, su Torino dovrebbe partire a breve, speriamo, un grosso progetto di riutilizzo significativo e virtuoso di alcuni passeggi interni che erano, di fatto, dei cubi di cemento a cui mancava semplicemente il tetto e dove si svolgeva esclusivamente l'ora d'aria e quindi la passeggiata in alcune ore del pomeriggio. Si dovrebbe riuscire ad investire su quei locali - anzi, l'Amministrazione penitenziaria ha annunciato che investirà - per poter fare delle strutture polivalenti dove il detenuto possa avere non solo degli elementi di socialità ma degli elementi formativi, di contatto con la realtà esterna, di sviluppo di competenze e di risorse che pur nelle carceri ci sono - e, anzi, sono molto significative - e che in molti casi non riescono ad essere messe in campo anche proprio per mancanza di spazi, di strutture, di aule per fare formazione, di laboratori per svolgere attività lavorativa o di insegnamento.
Si tratta quindi di innescare una dinamica che può essere virtuosa, ma che dev'essere presidiata e che prevede - lo ripeto anche in questo caso e mi permetto di fare questo appello e di sottolinearlo - la possibilità di un intervento significativo della Regione nel momento in cui si vanno a valorizzare percorsi di formazione professionale, ma anche di politiche attive del lavoro. Un'esperienza importante su Torino, ma anche su Cuneo, è stata quella degli "Sportelli lavoro", nei quali si svolgevano proprio veramente attività di politica attiva del lavoro per poter prendere in carico, costruendo dei percorsi, soprattutto le persone che erano in fase di dimissione, persone che comunque, nel breve giro di qualche mese o di qualche settimana, saranno rimesse nella società. C'è un interesse specifico della società di mettere gli ex detenuti nella condizione di non tornare sui propri passi.
Faccio ancora un passaggio per dire che, obiettivamente, parlare di diritti di persone detenute è argomento molto ampio e la declinazione della dignità della persona, in una situazione di reclusione, è sicuramente un elemento quasi filosofico di valutazione. La stessa detenzione, in sé, è elemento molto difficile rispetto alla condizione che mira a garantire diritti e percorsi.
Credo che tutti insieme dovremmo avere un'attenzione ai diritti innegabili ed inviolabili, dell'uomo, ma volta all'utilità e all'efficacia dell'esecuzione e della dimensione penale, in chiave di una sicurezza complessiva.
Ancora un paio di riflessioni.
La prima riguarda la rete internazionale a cui ormai fa riferimento, di fatto, anche l'Ufficio regionale del Garante piemontese.
L'Italia, nella legge esecutiva del Garante nazionale, ha fatto chiaro riferimento ai protocolli ONU rispetto alla prevenzione della tortura e per la prevenzione dell'esecuzione di pene inumane e degradanti. L'obiettivo che l'Ufficio nazionale del Garante, composto da Mauro Palma, Daniela De Roberti ed Emilia Rossi (tra l'altro, un avvocato di Torino) è di riuscire ad avere una rete che faccia forza sui Garanti regionali, come elemento territoriale indispensabile, perché un ufficio nazionale non pu controllare in modo capillare le 200 carceri piemontesi.
Se riusciremo a definire quel percorso, l'Ufficio regionale del Garante potrà essere parte del meccanismo ONU di prevenzione della tortura, quindi con un significativo riconoscimento del ruolo dell'Ufficio regionale del Garante ed anche con una possibilità di intervento e di risoluzione dei problemi che, al momento, è ancora tutto in costruzione, più legata a relazioni, solleciti e contatti quotidiani con l'amministrazione penitenziaria, sia romana sia territoriale, con le Direzioni e con la Magistratura di Sorveglianza (elemento decisivo nell'esecuzione della pena ma anche lì soggetta ad un numero molto ristretto di Magistrati e di personale dell'amministrazione burocratica della Magistratura).
Mi fermo qui rispetto al carcere, mentre voglio fare ancora due considerazioni.
Sul tema carcerario, nella relazione è riportata un'attenzione indispensabile e significativa sulla giustizia minorile.
Sappiamo tutti che a Torino c'è lo storico Ferrante Aporti, Istituto penale per minori. L'esempio del Ferrante Aporti e della giustizia minorile piemontese ed italiana è un esempio, al contrario dell'esecuzione penale per adulti, un fiore all'occhiello della nostra amministrazione. Ha funzionato e sta funzionando bene, anche perché è riuscito a costruire una rete significativa, per cui in carcere davvero ci finisce soltanto chi è irriducibile o difficilmente contenibile. Al momento sono una quarantina i detenuti ristretti al Ferrante Aporti.
Due anni fa, una legge ha modificato il target di riferimento, quindi si parla di Istituto penale per minori, ma in maggioranza sono giovani adulti fra i 18 e i 25 anni, e soltanto un terzo sono minorenni effettivi.
Il percorso è, ovviamente, di aver commesso il reato da minorenne e quindi c'è una corsia specifica e speciale che prevede l'esecuzione penale non in carcere per adulti, ma nel carcere minorile.
Sono significativi anche i numeri delle persone ammesse ad eseguire la pena in comunità: 1.987 in Italia nel 2014 e 3.261 la messa alla prova, un meccanismo positivo che ha funzionato, tant'è vero che è stato preso da modello per l'esecuzione penale adulti.
Sono 16 le carceri minorili in Italia, per un totale di 457 detenuti (pensiamo che nel 1940 erano 8.500 i detenuti minorenni nel nostro Paese).
Due considerazioni necessarie.
La prima riguarda il CIE, Centro di Identificazione ed Espulsione. E' un momento molto delicato e difficile, anche proprio in questa fase rispetto ad una presenza, una delle poche in Italia, di un centro di identificazione come quello di Torino.
La struttura ha una capienza teorica di oltre 210 posti (sono sei aree per 35 posti l'uno); danneggiamenti, rivolte e danni connessi all'usura hanno fatto ridurre più volte la capienza. Al momento, la capienza prevista è di 180 posti; la capienza effettiva, in questi giorni, è di una novantina di persone.
L'accordo fatto dal Ministero dell'Interno con l'ente gestore è proprio su una soglia di 90 posti, con una capienza possibile di 180. Negli ultimi mesi la capienza è stata molto variabile: da 60/70 a 90. Come ufficio del Garante abbiano innescato una collaborazione molto significativa - lo voglio segnalare - con un'associazione di avvocati ed esperti giuridici di diritto internazionale (l'ASGI) e con un'associazione di medici per i diritti umani, la MEDU, storicamente molto presente nel monitoraggio e nella valutazione della vita e della gestione dei CIE.
La prossima settimana ci sarà anche un convegno pubblico di riflessione su questo. Il tema è molto delicato e si tratta - lo ricordo - di detenzione amministrativa, quindi di un fermo amministrativo, ma l'esecuzione di questa misura di sicurezza per soggetti in attesa di identificazione pone indubbiamente anche dei problemi giuridici e costituzionali.
E' una realtà con cui ci dobbiamo misurare; tra l'altro, anche il Consiglio regionale a suo tempo aveva approvato un atto di indirizzo proprio nella valutazione di un possibile superamento del CIE in Piemonte.
Temo che le valutazioni e l'andamento ci obblighino a porre un problema sulla gestione, perché credo che non sia all'ordine del giorno la chiusura ed il superamento, almeno in questa fase, del CIE. Io dico purtroppo.
Ultima riflessione, anch'essa molto complicata, la cui sintesi forse non sarà utile per capire, essendo argomento molto delicato, riguarda gli



OPG - Ospedali Psichiatrici Giudiziari - e il loro superamento. E' una

vicenda su cui anche il Consiglio regionale si è più volte occupato con interrogazioni ed interpellanze.
Sappiamo che la Regione Piemonte è stata, con altre Regioni commissariata dal Governo su questo specifico tema. C'è stata prima una diffida per otto Regioni e poi un commissariamento con un Commissario unico, tra l'altro nella figura del Garante regionale della Toscana l'Onorevole Franco Corleone, che da aprile ha preso in mano questa patata bollente. Si tratta di mettere in campo le famose strutture REMS residenze per l'esecuzione della misura di sicurezza - che sono una parte dell'alternativa all'OPG. Dico una parte, perché è mio interesse e mia volontà sottolineare, anche con pedanteria, il fatto che non necessariamente chi stava, o era inviato all'OPG, è candidato unicamente ad essere contenuto in una struttura come la REMS, che ha un taglio sanitario e non penitenziario.
La sfida della legge 81 del 2014, ma anche della legge della 2012, è di offrire una platea ed un'alternativa di servizi, affinché le Magistrature competenti - la Magistratura dell'esecuzione e quella di Sorveglianza - nel momento della difficoltà e della certificazione del disagio mentale connesso ad un reato commesso, o ad una pericolosità sociale in corso possano scegliere alternative diverse, che non quella dell'OPG, che era l'unica strada. Storicamente il problema dei manicomi criminali nel nostro Paese è stato risolto così: lontano dagli occhi, lontano dal cuore collocando certi soggetti in un deposito-discarica umana in cui venivano di fatto, reclusi.
La Regione Piemonte ha provveduto ad individuare una REMS provvisoria a Bra, la Clinica di San Michele. C'è stata molta discussione sull'individuazione di una seconda REMS nella provincia di Torino; ad aprile di quest'anno il Commissario unico, Corleone, concordandolo con l'Assessorato competente, ha reso pubblica la sua sostanziale contrarietà a perseguire la scelta della clinica Barocchio di Grugliasco ed è stata individuata un'altra struttura, il Fatebenefratelli a San Maurizio Canavese, come seconda REMS provvisoria con la progettualità di farla diventare REMS definitiva, quindi con l'acquisizione della proprietà e la costruzione attorno a quella struttura molto significativa, molto presente già molto attiva nel campo del disagio psichiatrico legato alla clinica forense, per provare a diventare un pezzo di quel percorso alternativo all'OPG.
Segnalo come la Regione Piemonte, con l'Assessorato competente, abbia poi istituito il tavolo sulla sanità penitenziaria e il sottotavolo proprio per il superamento degli OPG. Abbiamo fatto già alcune riunioni, l'ultima delle quali è stata interamente dedicata alla selezione di progetti individuali personali per permettere a persone provenienti dalle OPG di Castiglione delle Stiviere, da Reggio Emilia e da Montelupo Fiorentino di essere inseriti in percorsi seguiti e finanziati con i fondi della legge n.
81, affinché si possano offrire delle risorse significative e concrete anche di rafforzamento territoriale dei servizi. Su questo, credo che sia davvero significativo l'investimento della Regione e, in qualche modo propedeutico ad una gestione alternativa e efficace del superamento degli OPG.
Segnalo solo che mentre noi ci siamo occupati della necessaria chiusura degli OPG esistenti - erano sei, adesso sono, di fatto, due, più Castiglione delle Siviere, che è una forma diversa di ospedale psichiatrico sono ancora attivi Barcellona Pozzo di Gotto e Montelupo Fiorentino mentre gli altri sono stati progressivamente chiusi. Per poter recuperare come prevede la legge, sul nostro territorio, i pazienti piemontesi già ospiti degli OPG, è stato messo in campo un percorso di conoscenza di presa in carico materiale, singola dei pazienti per portarli nelle REMS piemontesi e dalla REMS piemontese essere presi in carico dai servizi territoriali, con l'aiuto e il sostegno dei fondi della legge n. 81 del 2014.
Questo percorso virtuoso deve andare a regime ed essere messo a sistema. In questo meccanismo, subentra una difficoltà relazionale fra le varie istituzioni, per cui mentre la Regione, secondo me in modo opportuno cercava di farsi carico di portare a casa tutti i piemontesi ancora presenti a Castiglione delle Stiviere (circa una quarantina all'inizio del percorso), sono subentrate le nuove misure di sicurezza a livello provvisorio, con cui la Magistratura di Sorveglianza affidava alle REMS nuove persone che non erano quelle conosciute e già presenti agli OPG.
Rischia di essere un po' una tela di Penelope, per cui mentre si cerca di superare un problema, se ne stanno alimentando le fonti con altri canali.
Su questo credo di aver fatto un'opera utile e interessante, avendo organizzato un incontro fra i responsabili dell'Assessorato alla sanità sanità penitenziaria e territoriale, con l'intero pool dei Magistrati di sorveglianza dell'Ufficio di Torino, perché ci si deve parlare per capire quali sono i problemi in campo, le prospettive e le possibilità.
Chiudo qui. Sono stato lungo - lo sapevo - ma la sintesi della sintesi non è così facile da fare.
Voglio chiudere come ho iniziato. Se il Consiglio e l'amministrazione regionale piemontese potessero cogliere da questo intervento e da questa relazione la nuova e feconda possibilità di un intervento della Regione su questi temi, credo che sarebbe un dato importante, pur nella difficoltà e nella consapevolezza del momento storico e delle dinamiche generali della collettività italiana e piemontese.
Credo che lo si debba fare non tanto e non solo per i diritti soggettivi dei detenuti reclusi o sottoposti a misure di sicurezza, ma per i loro familiari, per il territorio, per la società, per gli operatori, in primo luogo gli agenti di polizia penitenziaria, ma anche per gli educatori e i direttori che rischiano di fare un lavoro che, in molti casi, finisce per sembrare senza senso.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, dottor Mellano, per la sua approfondita relazione.
La seduta riprende.



(La seduta riprende alle ore 12.33)



PRESIDENTE

Chiedo ai colleghi se vogliono decidere nella Conferenza dei Capigruppo se aprire un dibattito sulla relazione del Garante, o se qualcuno chiede di intervenire adesso.
Ha chiesto di intervenire la Consigliere Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Ringrazio il dottor Mellano, Garante dei detenuti, per la sua relazione minuziosa, completa ed esaustiva.
Vorrei iniziare il mio intervento riprendendo alcune importanti parole chiave che ha citato lo stesso Garante. Credo che vi sia una grande urgenza e un'importanza immediata da parte delle istituzioni, in particolar modo da parte della Regione Piemonte, del Consiglio regionale e della Giunta regionale, nel trattare le tematiche relative alla popolazione carceraria.
Mi appello all'articolo 27 della Costituzione italiana, che ha come obiettivo il recupero dell'individuo, il recupero della persona all'interno della società, quindi la rieducazione sociale. Vorrei concentrare il mio intervento su due criticità importanti e gravi che abbiamo riscontrato.
Io stessa ho fatto diversi sopralluoghi e diverse visite all'interno delle carceri piemontesi. E' un tema che mi sta a cuore, e ho potuto constare personalmente alcune criticità che adesso vi illustrerò.
Una delle criticità importanti è l'assistenza sanitaria, come ha bene detto il Garante. Ci sono delle gravi inadeguatezze nel trattamento sanitario per quanto riguarda l'assistenza e per quanto riguarda la cartella clinica dei detenuti.
A proposito dell'assistenza sanitaria, il Garante ha citato il caso del detenuto nel carcere di Biella che, per protesta, era salito sul tetto. Il detenuto aveva un dolore continuo ai denti e chiedeva di essere visitato da un dentista, ma i tempi di attesa si allungavano e per protesta è salito sul tetto. Non è l'unico caso che ho riscontrato, ma lo scorso anno sono stato in visita al CIE, dove anche ho riscontrato diverse criticità dal punto di vista sanitario. Anche lì c'erano degli ospiti - mi piace chiamarli così, perché le persone che sono all'interno del CIE non sono persone che devono espiare una pena, ma sono lì in attesa della lunga macchina burocratica del nostro Paese e della nostra Regione; sono lì in attesa di essere identificati e sono in attesa di essere riconosciuti perché non hanno commesso un reato per cui si trovano in quelle condizioni e ho potuto constatare in prima persona che c'erano più persone che si lamentavano in continuazione e da giorni, che chiedevano di essere visitate da un medico. C'era un ospite che aveva mal di denti, un altro che aveva mal di pancia, un altro ancora che aveva male a una gamba che da giorni non riusciva a muovere, però il medico non arrivava. Tra l'altro, abbiamo anche sollecitato affinché queste persone venissero visitate in breve tempo.
Ancora, mi ha colpito il caso di un detenuto al carcere delle Vallette che aveva un piede in cancrena. Tutti sapete cos'è la cancrena, se non si interviene tempestivamente si rischia l'amputazione dell'arto. Questa persona era lì sofferente in attesa di essere ricoverata ed essere sottoposta ad intervento. Le liste di attesa sono lunghissime, come tutti ben sappiamo. Lo stesso Assessore alla sanità dovrebbe essere a conoscenza dei tempi di attesa lunghissimi del nostro sistema sanitario regionale e anche di quello nazionale, tant'è vero che, anche se con grandi sacrifici alcune persone - tante persone, purtroppo - si rivolgono al privato pur di essere visitate in tempi brevi.
All'interno del carcere i tempi di attesa sicuramente sono più lunghi perché stiamo parlando di persone che si trovano in uno stato di detenzione, persone che sono chiuse lì dentro a prescindere dal reato che hanno commesso o dal fatto che comunque stanno espiando la loro pena queste persone si trovano lì ad attendere tanti mesi per avere l'assistenza medica. Tra l'altro, ci sono anche dei contrasti tra la parte sanitaria e la parte amministrativa; mi sono accorta che ci sono un po' delle divergenze soprattutto all'interno del carcere Lorusso e Cotugno tra sanitari e amministrazione.
Per quanto riguarda la cartella clinica, ci sono delle problematiche.
Adesso, in attesa della realizzazione di una cartella clinica informatizzata, accade che al detenuto trasferito in un altro carcere o comunque ricoverato all'interno della struttura non viene data la cartella clinica ma soltanto un foglio in cui, magari, c'è scritta una diagnosi o poche informazioni; tra l'altro, a volte, la scrittura è illeggibile quindi quando il detenuto arriva in ospedale, o comunque quando viene trasferito in un altro carcere, non si conosce nulla della sua vita clinica.
Questo è un ulteriore spreco di risorse pubbliche e di denaro! Noi lo diciamo da sempre che è importante l'informatizzazione dell'attività clinica del paziente e il lavoro in rete; si dovrebbe lavorare in rete dal carcere verso le istituzioni pubbliche, le Aziende sanitarie locali e ospedaliere. Quindi, è un continuo sperpero di denaro pubblico, perch magari, quel detenuto non necessita di determinati esami, avendoli già fatti, ma si trova in una struttura nuova dove non conoscono nulla della sua vita clinica, quindi c'è un susseguirsi di esami che a volte sono anche inutili. Anche qui, dobbiamo cercare di razionalizzazione le risorse e di riorganizzare l'assistenza clinica nei confronti di questi pazienti.
Noi dobbiamo cercare di convergere, di creare armonia, sintonia e un lavoro in rete, il compito delle Istituzioni e della Regione Piemonte è proprio quello. Dal momento in cui la sanità è di competenza regionale, la Regione Piemonte deve intervenire anche nei confronti di questo tipo di utenza, senza sottovalutarla, perché i problemi sono veramente importanti.
Guardate che abbiamo veramente spese notevoli e risorse che vengono sprecate, dove c'è un esubero passiamo da un limite ad un altro, da un esubero di risorse all'assenza di risorse. Quando parlo di risorse mi riferisco a risorse economiche e anche a risorse umane, perché all'interno delle carceri sono necessari anche vari professionisti, che, tra l'altro sono in numero molto ridotto.
Vorrei anche parlare del lavoro, che è lo strumento principale del trattamento rieducativo e di inserimento sociale; il lavoro non deve rappresentare un inasprimento della pena; il lavoro penitenziario non ha carattere afflittivo ed è remunerato.
Per quanto riguarda la remunerazione - sono esattamente 23 anni che la normativa non viene adeguata all'interno delle strutture carcerarie - nel corso degli ultimi anni, le inadeguate risorse finanziarie non hanno consentito la formazione di una cultura del lavoro all'interno degli istituti penitenziari.
Come vi dicevo, la retribuzione dei detenuti non viene aggiornata dal 1993, quindi sono trascorsi esattamente 23 anni. Per meglio farvi capire quanto vi sto dicendo, vorrei farvi degli esempi: un detenuto con il ruolo all'interno dell'istituto penitenziario di scopino (cioè che si occupa delle pulizie) riceve 2,23 euro all'ora; chi fa le spese per conto degli altri riceve 2,12 euro all'ora; invece uno scrivano che scrive le lettere per gli analfabeti - vi ricordo che all'interno del mondo carcerario il tasso degli analfabeti è altissimo - riceve 2,74 euro all'ora.
Credo che il nostro compito sia di ridurre al minimo le recidive perché determinano un risparmio notevole per le casse della Regione Piemonte e della nostra Nazione. Vi ricordo, come ha già detto anche il Garante, dottor Mellano, che c'è un rischio del 70% dei casi di recidiva quindi il 70% dei detenuti che hanno scontato la loro pena e che escono hanno il 70% di possibilità di ritornare in carcere, che è una percentuale altissima. Se queste persone non vengono seguite non vengono reinserite nel mondo del lavoro: ecco perché è importante il recupero e la rieducazione dell'individuo.
Tra l'altro, ho depositato oggi anche una mozione dove chiedo alla Giunta l'attivazione del cosiddetto Sportello Carcere, per la realizzazione di concreti elementi e di politiche attive del lavoro, politiche di inclusione sociale pubbliche e di sostegno individuale e familiare.
Abbiamo bisogno di sostegno! Queste persone hanno bisogno di sostegno all'interno del carcere, hanno bisogno di sostegno al di fuori dal carcere non solo loro ma anche tutti i familiari! Presidente, concludo dicendo che vorrei spezzare una lancia a favore delle donne detenute, che vivono in uno stato di alta discriminazione all'interno del carcere, perché spesso sono donne sole o abbandonate e isolate dalla stessa famiglia, poiché è una vergogna per una donna commettere un reato e per questo viene punita due volte. Quindi, chiedo una maggiore attenzione nei confronti delle donne, che sono fortemente discriminate all'interno del carcere.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Il mio sarà un intervento breve per lasciare anche agli altri colleghi lo spazio.
Prima di tutto, vorrei cogliere questa occasione per ringraziare il Garante dei detenuti, che ho avuto modo di accompagnare nella visita, per esempio, alla Casa circondariale di Novara. Alla luce della relazione che oggi ci ha sintetizzato, mi sento di poter dire che fa questo lavoro in maniera instancabile e con passione, prendendo profondamente sul serio il suo compito istituzionale, nonostante le difficoltà anche di natura organizzativa o economico che non mancano, come si evince in un passaggio della relazione. Lui, da signore, non l'ha sottolineato, ma per chi, come noi, ha potuto prendere parte alla relazione, credo che sia corretto fare un appello per cercare di mettere gli uffici nella condizione migliore di lavorare.
Siamo tutti consapevoli delle ristrettezze economiche, ma visto che nella relazione il passaggio c'è e vista la passione e l'instancabilità del Garante, mi sentivo di fare questo passaggio.
Non entrerò nel merito delle questioni già presentate dal Garante. Mi limito a due passaggi. Il primo è che credo che, in maniera carsica, ci sia un pregiudizio quando affrontiamo questo tema nei nostri discorsi e quando lo affrontiamo con le persone. Si tratta di un pregiudizio culturale che più o meno, recita così: "Per i detenuti non serve attenzione, ce n'è già abbastanza; forse, peggio stanno, meglio è, perché in fondo se lo meritano".
Questo, che è un pregiudizio culturale, che in realtà è in contrasto con quella che è la nostra cultura giuridica, costituzionale ma anche civile, va prima di tutto svelato e smascherato, anche perché dietro questo pregiudizio noi dimentichiamo - come invece ci ha ricordato bene il Garante che qui non parliamo solo dei detenuti, ma quando parliamo del sistema parliamo delle loro famiglie, dei loro figli, delle loro mogli e dei loro cari, che probabilmente non hanno commesso alcun reato, così come parliamo dei direttori delle carceri, della polizia penitenziaria, degli operatori e di tutto un sistema che ruota attorno alla figura del detenuto e al sistema della detenzione.
Quindi, migliorare ed investire in questo sistema significa migliorare la qualità della vita di tutte queste persone.
Il gap che c'è ancora - anche se accolgo con favore i miglioramenti rispetto alla relazione dell'anno scorso sottolineati dal Garante dei detenuti - tra il dettato costituzionale e la realtà non va accettato come immodificabile, ma va colmato come tutti i gap e tutti i divari (non è solo questo quello a cui assistiamo) che ci sono tra quanto prevede la nostra Costituzione e quella che, invece, è la realtà in cui viviamo. Questo prima di tutto perché è giusto, ma anche perché è ciò che ci distingue da altri sistemi in cui la persona che sbaglia, la persona che sta ai margini o quella che non ce la fa da sola viene trattata diversamente.
Ciò che distingue la nostra civiltà e il nostro senso di intendere la democrazia tra le tante cose è anche questo. Quindi, direi che a questo dobbiamo essere affezionati.
Prendo con molto favore anche quanto ci ha riferito il Garante relativamente al piano nazionale, agli Stati generali indetti dal Ministro di Grazie e Giustizia, che mi sembra riconoscano finalmente quello che da anni si dice quando affrontiamo questo tema, cioè che l'Italia è un Paese che non aveva fatto abbastanza e che per questo è stata anche sottoposta a sanzioni da parte dell'Unione Europea e che quindi si rende necessario un cambiamento, che deve partire inevitabilmente da un'analisi e che deve mettere in gioco idee nuove. Idee nuove che abbiamo ascoltato, che vanno soprattutto nella direzione di aprire il carcere e di metterlo in comunicazione con le altre componenti della società. Cosa che, dove avviene e quando avviene, provoca risultati positivi.
Su questo fatto ritornerò brevemente, perché l'altra domanda fondamentale che ci siamo fatti anche l'anno scorso, intervenendo sulla prima relazione del Garante, è: "Conviene tutto questo? Che cosa provoca il sistema attuale?", Quindi, già l'anno scorso parlammo del doppio costo citando Foucault, perché investiamo delle risorse per creare questo sistema, ma se poi c'è il 70% di recidiva, significa che queste risorse le abbiamo buttate, perché vuol dire che la maggior parte delle persone che avrebbero dovuto seguire un percorso rieducativo, alla fine tornano a delinquere. Quindi, non abbiamo assolto il nostro compito e, oltre a non aver assolto il nostro compito, ci troviamo di fronte alla necessità di rimettere in carcere le persone e di ricominciare daccapo il giro.
Non conviene per questo, ma non conviene, se mi permettete, anche per altri rischi cui andiamo incontro quando non ci occupiamo seriamente di questo tema. Se voi leggete la relazione, ad un certo punto si fa riferimento ad un tema, che è stato anche trattato a livello di cronaca nazionale, che è quello del rischio della radicalizzazione, ad esempio all'interno di quella che è la comunità musulmana detenuta, con riferimento al terrorismo.
E' chiaro che una mancanza d'investimento in una logica di prevenzione e di messa in comunicazione di questi mondi con l'esterno ai fini di una rieducazione alimenta il rischio di pagare costi economici e sociali elevatissimi anche in questa direzione.
Abbiamo però degli esempi positivi, uno dei quali è quello di alcune strutture a livello nazionale che hanno fatto dell'apertura, che hanno fatto delle misure esterne e della collaborazione con il volontariato e altri mondi la ragione d'essere del carcere. Queste case circondariali e questi sistemi funzionano meglio, per la qualità di vita dei detenuti e delle famiglie, e funzionano meglio per l'efficacia della pena, per la funzione rieducativa e per i percorsi fondamentali che i detenuti affrontano nel post pena.
Questi sistemi che, oggi, sono dei casi isolati e virtuosi, a fronte di una situazione di sistema, invece, non virtuosa devono generalizzarsi. In Italia abbiamo gli elementi - e lo dimostrano questi casi - per trasformare anche il sistema della detenzione in un sistema che produce positività.
Quindi, dobbiamo farlo e prendere i casi positivi e renderli sistema.
Lo vediamo anche benissimo - e ha fatto bene il Garante a ricordarlo nel caso dell'attenzione verso i minorenni. Su questo, se non ricordo male cito a memoria - la relazione parla di una recidiva del 3% contro una recidiva del 70% degli adulti.
E' chiaro che, al di là della giovane età di chi commette reati in età da minorenne, sicuramente un elemento è dato dall'attenzione e dall'intenzionalità, che è diversa nel caso dei minorenni, che prevede fin da subito tutte misure alternative, un investimento educativo e sociale che coinvolge la famiglia e che sicuramente ha poi effetti nel risultato finale e nell'efficacia della pena. Credo che questo sistema debba diventare di ispirazione anche per gli adulti.
Un ultimo passaggio lo faccio sulle tre questioni che poneva il Garante quando parlava di sanità, lavoro e formazione professionale. E' chiaro che sul sistema generale e sull'impostazione non possiamo fare molto come Regione per quanto riguarda il sistema penitenziario. Possiamo, invece fare molto in questa direzione, perché sono temi che afferiscono anche alle nostre competenze. Su questo sono contento di sentire che abbiamo già delle eccellenze.
Credo che dobbiamo continuare a crescere e ad investire in questa direzione, perché si tratta di un investimento che riguarda le fasce più deboli della nostra popolazione. Se ci occupiamo di queste fasce più deboli evitando - come già accennava il Garante - di trattare chi non ce la fa come uno scarto e come un rifiuto, ma come investimento affinché nessuno rimanga indietro, credo che miglioreremo non solo le nostre politiche sociali, ma daremo anche un contributo alla nostra concezione della democrazia e della civiltà.
Grazie.



PRESIDENTE

Visto che siamo in chiusura e ci sono ancora sei-sette interventi e considerato che nel pomeriggio l'Assessore De Santis ha un impegno istituzionale, chiedo se possiamo mettere in votazione la deliberazione n.
167, inerente a "Approvazione del nuovo Statuto della Fondazione I.S.I.
Istituto per l'Interscambio Scientifico".
Essendoci in programma altri iscritti a parlare in sede di dibattito sulla relazione del dottor Mellano, è possibile procedere alla votazione della delibera.
La parola, pertanto, al Consigliere Andrissi per l'ultimo intervento della mattinata.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche il Garante dei detenuti, il dottor Bruno Mellano, per la sua relazione, che anche quest'anno è molto interessante e piena di spunti.
Il quadro nazionale che ha esposto il Garante è certamente degno di attenzione: la sentenza della Corte europea ha portato ad una decisa riduzione del sovraffollamento delle carceri italiane, e, di conseguenze anche di quelle piemontesi. Il numero di carcerati a livello nazionale è sceso, per cui anche quello piemontese. Credo, dunque, che gli effetti della sentenza e l'attivazione degli Stati Generali nazionali sulle carceri siano sotto gli occhi di tutti.
Il sovraffollamento era un male endemico di questo Paese, e quindi anche della Regione Piemonte: sicuramente non si rispettano i diritti umani di una persona laddove non gli si concede la possibilità di vivere in uno spazio vitale minimo. Purtroppo, nelle carceri italiane questo capitava quotidianamente.
Come si evince dalla relazione di Bruno Mellano, da questo punto di vista la situazione di emergenza è limitata ad un solo carcere piemontese.
Speriamo, ovviamente, che anche questa situazione si risolva velocemente.
Il tema forte evidenziato anche l'anno scorso nella relazione è quello del "senso della pena": ci si chiede, cioè, se ha un senso meramente punitivo o anche rieducativo.
Sotto questo profilo, il nostro Paese (e quindi anche la nostra Regione), considerati gli investimenti per limitare la libertà alle persone e i risultati ottenuti (il livello di recidiva si aggira intorno al 70%), a livello europeo non siamo sicuramente tra le migliori realtà. Sappiamo purtroppo, che il numero di soggetti che lavorano nelle carceri italiane e in quelle piemontesi è decisamente basso; questo dato, come dicevano i Consiglieri che mi hanno preceduto, è emblematico: su circa 5.000 detenuti in Piemonte, solo 171 uomini e sette donne.
Come ho detto, i numeri sono decisamente bassi: parliamo di persone che effettivamente lavorano e che riassaporano un reinserimento sociale. E' quanto mai essenziale, quindi, tornare ad avere un lavoro, che garantisce indipendenza economica e consapevolezza di farcela.
Sempre secondo i dati, 904 uomini e 28 donne svolgono lavori interni che, come diceva prima la collega Batzella, sono scarsamente remunerati.
Per questi, il riconoscimento sociale non è garantito.
Credo che la Regione debba prendere dei provvedimenti e lavorare molto sotto questo aspetto. Bruno Mellano ha citato Karl Popper e la cosiddetta "società aperta", ma la Regione, come istituzione pubblica, deve prendere in seria considerazione la possibilità di riconoscere un'opzione lavorativa ai detenuti che possono usufruire di tale scelta, pensando, magari, ad interventi in settori come quello agricolo, dove vi sono grandi possibilità lavorative; si potrebbe chiedere, ad esempio, anche la collaborazione alle associazioni di categoria: mi riferisco in modo particolare al mondo biologico. Recentemente ho avuto modo di riscontrare che, attraverso il coinvolgimento dell'associazione Bionovara, è stata possibile l'attivazione di un progetto di agricoltura biologica sul territorio della Provincia di Novara (nel Comune di Oleggio) con i profughi, che spesso sono "parcheggiati" in strutture private prese in affitto da cooperative appaltate dalla Prefetture. Si potrebbe lavorare molto anche sul fronte carcerario.
A mio avviso, si dovrebbe compiere uno sforzo di inventiva, magari chiedendo alle associazioni di categoria dei vari settori di trovare delle soluzioni, per lavorare su questo fronte.
Non possiamo accettare un rapporto costi/benefici così sproporzionato non possiamo accettare che il 97% delle spese in questo settore sia rivolto solamente alla detenzione.
Per non ritrovarci fra un anno a ripetere le stesse cose, dobbiamo seguire gli esempi sul territorio nazionale ed europeo che hanno dato i migliori frutti: su questo fronte la Regione deve impegnarsi di più.
Grazie.



PRESIDENTE

Ricordo ai colleghi che l'incontro con la delegazione della Federazione Italiana Tabaccai in merito all'attuazione della legge n. 9, "Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico" si terrà ora non nella Sala Viglione, ma, come ho detto in apertura di seduta, nella Sala dei Presidenti, quindi all'ingresso del Consiglio.
Grazie a tutti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.05)



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