Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.15 del 14/10/14 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



(I lavori iniziano alle ore 14.36 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Turismo: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 103 presentata dalla Consigliera Motta, inerente a "Pagamenti dovuti all'Agenzia Turistica Locale AstiTurismo"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
103, presentata dalla Consigliera Segretaria Motta, che la illustra in qualità di Consigliera regionale.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Non mi dilungherò molto, perché credo che l'Assessore abbia letto attentamente l'interrogazione che ho presentato, che è relativa ai pagamenti dovuti all'ATL AstiTurismo. Peraltro, sono diversi i Comuni dell'Astigiano che hanno i medesimi problemi, ma del resto ritengo sia un aspetto diffuso e generalizzato in questo periodo. Poiché sia le ATL che gli Enti locali partecipano ai bandi, viene stilata una graduatoria che li vede magari anche ai primi posti, ma poi si sentono rispondere che non ci sono i fondi e che devono attendere o partecipare al bando successivo.
Il problema, però, è che molte volte, quando gli si comunica l'inserimento in graduatoria, vengono anticipate delle spese, sia per quanto riguarda le ATL, sia per i Comuni. Quindi gli enti vengono messi in sofferenza.
Per quanto riguarda l'ATL astigiana, i fondi sono molti: è dal 2009 che devono ancora ricevere i contributi, e l'ammontare comincia ad essere esorbitante per una piccola Agenzia di turismo locale come la nostra.
Ma perché ho presentato un'interrogazione e non mi sono limitata invece, a parlare direttamente con gli Uffici? In realtà, ci ho provato.
Quando l'ATL, con una mail del 29 settembre, mi ha sottoposto tutta la situazione debitoria nei confronti della Regione Piemonte, l'ho immediatamente trasmessa ai suoi uffici, che sono stati precisi, puntuali ed efficienti, e per questo li ringrazio. Lo stesso dottor Frascisco mi ha immediatamente risposto che, effettivamente, risultavano questi contributi già deliberati ma in attesa di essere liquidati dalla ragioneria, fermi per mancanza di fondi.
Allora la richiesta da parte dell'ATL è stata quella di poter ottenere un po' di "elasticità" da parte della Regione, poiché, per un ulteriore contributo, avrebbero dovuto rendicontare le spese con fatture quietanzate nell'ordine del 50% dell'importo che dovevano recuperare.
Il problema è che avendo una situazione creditoria così alta, non erano più in grado di quietanzare tali fatture. A questo punto, rendendosi conto della situazione economica della ragioneria, e vista la risposta del dirigente, chiedevano almeno un po' di elasticità nel ritardare gli atti di rendicontazione. Credo sia importante, in caso di nostra puntualità pretendere dagli altri enti altrettanta fiscalità. Quando invece siamo noi gli inadempienti, credo che alla fine si possano stipulare altri accordi.
Dunque, la richiesta era in questa direzione: avevo chiesto all'Assessorato e alla dottoressa Casagrande se questo era possibile e se si poteva venire incontro all'ATL artigiana, ma dal 7 ottobre continuo ad aspettare una risposta da quell'ufficio. Per questi motivi ho presentato l'interrogazione in oggetto. Grazie.



PRESIDENTE

Ricordo agli interroganti che per l'illustrazione sono previsti tre minuti.
Lo rammento per chi interverrà successivamente.
Risponde l'Assessore Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio

Quest'ultima parte, che pure è interessante, non era ricompresa nell'interrogazione, per cui su questo solleciterò l'attenzione e la sensibilità dell'Assessore al turismo.
Per quanto riguarda la prima parte, la Direzione Turismo ha fatto tutti i provvedimenti di liquidazione. In effetti, sono tutti provvedimenti giacenti presso la ragioneria, e tornano anche esattamente le cifre indicate all'interno dell'interrogazione. Purtroppo, in questo momento abbiamo dovuto, come Assessorato al bilancio, assegnare a ciascuna Direzione un tetto di possibile utilizzo della cassa della Regione, non tanto in relazione a problematiche di liquidità o di cassa all'interno della Regione, quanto in relazione al fatto che rischiamo di uscire dal Patto di stabilità. Abbiamo dovuto, quindi, assegnare dei tetti di possibile utilizzo della cassa sotto il profilo del bilancio.
Così è avvenuto anche per quanto riguarda la Direzione turismo: siamo un attesa di poter capire, sostanzialmente, quali sono le priorità che verranno affidate a questo ambito di possibile utilizzo della cassa da qui al 31 dicembre 2014.
La problematica - che mi rendo conto sta creando non pochi problemi perché complessivamente esprime un divario tra bilancio di cassa e di competenza di un miliardo di euro su tutte le Direzioni della Regione, per essere chiaro - si è resa ancora più complicata per il fatto che (sono le assurdità della vita!) da un lato vengono fatti provvedimenti per pagare giustamente i debiti contratti dalla Pubblica Amministrazione nei confronti dei fornitori, ma questi provvedimenti di cui tanto abbiamo discusso questa mattina in Consiglio regionale, per quanto riguarda i fornitori in ambito sanitario, non rientrano nel Patto di stabilità. Per quanto riguarda i fornitori non in ambito sanitario, rientrano all'interno del patto di stabilità: chi ha tetti di competenza, ha tetti di cassa. Per cui, alla fine, viene saldato sotto il profilo di cassa tutto ciò che entra all'interno del decreto legge n. 35, e rimangono inevitabilmente in stand by gli altri pagamenti che riguardano il complesso dei fornitori non rientranti all'interno di questo tipo di provvidenza.
Per quanto riguarda le proposte che la Consigliera ha avanzato nella sua interrogazione, circa il fatto di rendere meno complicata la vita da parte dei soggetti nei confronti della Regione, sicuramente le valuteremo con la massima attenzione.
Per quanto concerne il pagamento, da qui alla fine dell'anno cercheremo di liquidare qualcosa, ma lo sapremo nelle prossime settimane sulla base delle priorità complessive. Grazie.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 102 presentata dal Consigliere Appiano, inerente a "Fornitura gratuita o semigratuita dei libri di testo agli allievi delle scuole secondarie di primo grado"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 102, presentata dal Consigliere Appiano, che la illustra.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione è un po' il corollario dell'ampia discussione sul diritto allo studio che abbiamo affrontato in Aula la scorsa settimana.
Una delle pratiche che è entrata in crisi a seguito dei ritardi nell'emanazione dei bandi per assegni di studio è stata la possibilità per le famiglie di richiedere il rimborso parziale o totale dei libri di testo secondo la rispettiva fascia ISEE, per quanto riguarda le scuole secondarie di primo e secondo grado.
Fino a due anni fa, i Comuni, prima dell'inizio dell'anno scolastico avevano coscienza dell'elenco dei beneficiari e quindi, ove possibile introducevano dei meccanismi di anticipo di cassa con cui iniziavano a derogare alle famiglie i contributi, salvo poi recuperarli dal bilancio regionale quando e nella misura in cui la Regione era in grado di pagare.
Da due anni a questa parte questa procedura non è più possibile, in quanto il documento in cui la famiglia fa domanda è lo stesso con cui fa la domanda per l'assegno di studio. Dunque, pubblicando in ritardo questo bando si fa anche in ritardo la domanda di contribuzione sui libri di testo, e quindi i Comuni non possono più procedere alle anticipazioni. Il risultato è che l'anno scorso e quest'anno alcune famiglie, quelle più svantaggiate, sono costrette a mandare i propri figli a scuola senza i libri di testo. Peraltro, non sono neanche più previsti i fondi per favorire i prestiti d'uso all'interno delle scuole, né esistono fondi di emergenza.
Quindi, l'oggetto specifico dell'interrogazione, che viene presentata in Aula e non direttamente in Ufficio al fine di rendere edotto il Consiglio di una delle tante difficoltà che le famiglie affrontano oggigiorno, è volto a comprendere se e quali strategie si possono mettere in campo per ovviare a questo problema, così da permettere a tutti i ragazzi e a tutte le ragazze delle scuole secondarie di poter andare a scuola con i libri con cui poter studiare. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Grazie.
Il problema sollevato dal Consigliere Appiano riguarda tutte le questioni del diritto allo studio così come sono state programmate negli ultimi anni, che hanno creato una sorta di fase sfasata rispetto all'erogazione dei contributi stessi.
Ricordo soltanto che, con l'accordo siglato all'inizio dell'anno in Conferenza Stato-Regioni, oggi è ferma l'erogazione delle risorse alle Regioni; peraltro, nel nuovo riparto, che dovrebbe arrivare la prossima settimana, noi ci troviamo a dovere computare queste risorse all'interno del Patto di stabilità quando la norma finanziaria del 2013 ne prevedeva l'esclusione dal Patto di stabilità. Quindi, oltre alla questione specifica, si inserisce anche in un contesto complessivo ulteriormente aggravato.
Il tema sollevato riguarda i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado, che sono appartenenti a famiglie con reddito al di sotto dell'indicatore ISEE di 10 mila euro.
Rispetto all'acquisto dei libri esiste un contributo da parte dello Stato che viene richiesto contestualmente al bando per gli assegni di studio regionale, per evitare di avviare più procedure, quindi la domanda di erogazione al contributo avveniva in quel contesto; il contributo statale è relativo all'anno scolastico successivo.
Negli scorsi anni, una volta definito dalla Regione l'importo l'unitario del contributo, il Comune lo anticipava e lo versava alle famiglie. Però, oggi, non siamo ancora in questa fase, essendo riusciti a pubblicare solo oggi il bando 2012-2013. Oggi stiamo lavorando sul bando 2013-2014, che dovrebbe permetterci di avere le ulteriori domande, ma fino a quando non facciamo il bando, noi non riusciamo ad erogare, quindi a comprendere qual è il reale fabbisogno delle famiglie rispetto al nuovo anno scolastico.
Allora, consapevoli della situazione di grossa difficoltà che oggi vivono i Comuni, stiamo cercando di immaginare qualche soluzione che permetta di accelerare i tempi, ma oggi la situazione è ulteriormente complicata dal combinato disposto del patto di stabilità - lo comprenderemo dalla norma di stabilità che verrà approvata prossimamente - e del bando che non può essere redatto fino a quando non individueremo una soluzione rispetto alle procedure di informatizzazione, che - lo ricordo - hanno rallentato l'approvazione della graduatoria sul bando 2012-2013, pertanto non siamo in grado di trovare una soluzione.
Quindi, occorrerà trovare qualche altra alternativa, perché, davvero ci sono famiglie che, oggi, non sono in grado di acquistare i libri ai propri figli e che appartengono alle fasce più deboli della nostra popolazione scolastica.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Ammortizzatori sociali

Interrogazione a risposta immediata n. 104 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Rischio riduzione della durata della mobilità per i lavoratori della De Tomaso Automobili S.p.A."


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 104, presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
La mia interrogazione si riferisce alla situazione della De Tomaso Automobili, che l'Assessore sicuramente conosce benissimo, quindi evito di fare un lungo riassunto, riprendo soltanto i temi principali.
La De Tomaso si trova in procedura di fallimento a partire dal 5 luglio 2012. Al 23 dicembre 2013, risultavano ancora in forza presso l'azienda 984 unità lavorative. La forza lavoro in essere è stata chiamata fino al 31 gennaio 2014 a sottoscrivere l'accordo di post-erogazione del trattamento di fine rapporto maturato in costanza della cassa integrazione in deroga.
Dal fallimento in avanti, i lavoratori hanno usufruito della cassa integrazione straordinaria nel periodo dal 5 luglio 2012 al 4 luglio 2013 successivamente, della cassa integrazione in deroga dal 5 gennaio 2014 al 4 maggio 2014; poi il trattamento è proseguito, attraverso un decreto, dal 5 maggio 2014 fino al 4 settembre 2014.
Il 4 settembre 2014 è stato firmato al Ministero del lavoro un accordo.
In questa occasione le parti hanno concordato il ricorso alla cassa integrazione in deroga, con decorrenza dal 5 settembre al 31 dicembre 2014.
Oltre a questo, si stabilisce di attivare una procedura di mobilità basata sull'unico criterio della non opposizione del lavoratore al licenziamento.
In pratica, i lavoratori saranno coperti fino al 31 dicembre, dopodich dovranno licenziarsi.
Sappiamo che la cosiddetta legge Fornero ha definito una riorganizzazione dei periodi di mobilità che spettano ai lavoratori. Se i lavoratori si licenzieranno al 31 dicembre, potranno usufruire di un periodo di mobilità inferiore rispetto a quello a cui avrebbero diritto se si licenziassero prima.
Quindi, vorremmo conoscere qual è la situazione attuale dei lavoratori e se è possibile, in qualche modo, un intervento da parte della Regione per fare in modo che possano ancora usufruire di condizioni per loro "più vantaggiose", tra virgolette, perché di vantaggioso qui non c'è nulla.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero, per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie.
Intanto, questa è una comunicazione che è stata data ai lavoratori anche questa mattina: il Ministero del lavoro sta per firmare l'ultimo accordo siglato, poiché la De Tomaso appartiene ad una short list particolare, con la quale, malgrado non ci fossero le condizioni per concedere un'ulteriore proroga della cassa in deroga, è stata ulteriormente concessa. Com'è stato ricordato, questa avrà scadenza il 31 dicembre, per ai lavoratori abbiamo comunicato che il decreto sta per essere firmato da parte del Ministero del lavoro, dopodiché dovrà ancora passare al Ministero dello sviluppo economico, per poi essere finalmente erogata e, quindi permettere ai lavoratori di ricevere l'indennità mensile.
Questo in termini generali sulla vicenda. Però, forse è utile contestualizzare la questione. Tutte le procedure di licenziamento collettivo, anche quella che riguarda i lavoratori della De Tomaso seguono norme comuni, che prevedono la sottoscrizione di un accordo, o di un mancato accordo, a fronte di un avvio di procedura di licenziamento collettivo.
Nel caso della De Tomaso Automobili in fallimento la curatela fallimentare e le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto un accordo il 4 settembre, cioè quello che vi dicevo un attimo fa, è il decreto che oggi è alla firma del Ministro.
Nell'intesa citata è stato convenuto che la curatela fallimentare, a seguito di idonea comunicazione da parte dei diretti interessati, anche tramite le organizzazioni sindacali, avrebbe provveduto a porre in essere i relativi licenziamenti, con iscrizione nelle liste di mobilità, anche prima del termine della scadenza della CIG in deroga. Tutti coloro che non avrebbero fatto pervenire la comunicazione sarebbero stati licenziati alla scadenza della CIG in deroga, ovvero il 31 dicembre 2014. Quindi, è evidente che le parti hanno inteso salvaguardare anche quei lavoratori che intendano interrompere il rapporto di lavoro in data anteriore al 31 dicembre 2014.
E' giusto precisare che sta nella libertà delle parti che sottoscrivono l'accordo definire i criteri e i termini entro cui operare i licenziamenti pertanto né il Presidente della Giunta né l'Assessore competente hanno titolo di intervenire per modificare tale decisione.
Quindi, mi auguro che le parti interessate scelgano la soluzione migliore per i lavoratori, nel momento in cui si arriverà alla fase di licenziamento collettivo, sperando magari di non arrivarci.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 106 presentata dal Consigliere Campo, inerente a "Chiarezza sugli investimenti sostenuti e da sostenere per l'ospedale di Verduno"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 106 presentata dal Consigliere Campo, che ha la parola per l'illustrazione.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione nasce da un percorso nel quale abbiamo cercato in diversi modi di scoprire informazioni sui costi effettivi della struttura.
Adesso non sto a ripercorrere tutta la storia, però negli ultimi 20 giorni si è parlato spesso di questo tema e ne abbiamo parlato in un incontro ad Alba con tutte le parti coinvolte, nel quale stranamente la Regione era assente.
Pur essendo venuti a conoscenza direttamente dal responsabile unico del progetto che l'opera era sostanzialmente a metà, anche per quanto riguardava l'investimento economico, nessuno aveva voluto parlare di cifre nonostante io avessi fatto un intervento, unico rappresentante di questo Consiglio a quell'evento organizzato dal Rotary di Alba, al quale era presente tutta la direzione generale dell'ASL CN2, la Fondazione per l'ospedale di Verduno eccetera.
Tra l'altro, noi qualche giorno prima avevamo chiesto all'Assessorato proprio un accesso agli atti per avere queste informazioni e per sapere quanto fosse stato speso dalla Regione fino ad oggi e quanto si prevedesse di spendere al completamento, visto che gli annunci erano che l'opera si sarebbe completata a settembre dell'anno prossimo, mentre oggi si parla del mese di dicembre.
Voglio solo ricordare che questa opera originariamente sarebbe dovuta costare 126 milioni, comprensivi di 12 milioni per le apparecchiature.
Dalle voci sui costi, che ormai sembrano incontrollate, si parla di non meno di 152 milioni; in ogni caso le apparecchiature verranno pagate con gli 11 milioni raccolti da una Fondazione benemerita che è andata a chiedere soldi ai cittadini.
Quindi, è un progetto che è andato ben oltre i suoi costi, per cui riteniamo che costituisca un danno alla parte economica di questo progetto di cui ci piacerebbe anche capire le responsabilità.
Siamo arrivati a quest'ultimo fine settimana dove a margine dell'inaugurazione della Fiera del Tartufo il Presidente Chiamparino ad Alba ha dichiarato che siamo praticamente alla fine, basta trovare 35 milioni. Il che, se devo fare il raffronto con quanto detto dall'architetto Bianco, responsabile unico del progetto che diceva che eravamo a metà, vuol dire che l'ospedale ci costa solo 70 milioni.
Direi che su questa vicenda è venuta a mancare un'informazione e questo ci sembra veramente scorretto nei confronti di un territorio che sta subendo questa opera un po' come un insulto e una presa in giro.
Speriamo quindi finalmente di sapere direttamente dalla fonte qualche dato preciso ed ufficiale. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore all'edilizia sanitaria

Innanzitutto, gli atti richiesti sono a disposizione, nel senso che è stato preparato tutto il pacco necessario per dare le informazioni; quindi quando ritiene, può chiedere alla segreteria.
Questa vicenda spesso è richiamata con cifre diverse. Io ho qui i dati di una relazione, che mi hanno fornito gli Uffici che si occupano di edilizia sanitaria, che è della fine di settembre.
Solo per fare riferimento al quadro economico, parliamo del 2005, anno in cui venne programmato l'intervento, per un importo complessivo di 145 milioni. La cifra era questa.
Il finanziamento di quest'opera è un finanziamento articolato; c'è un finanziamento dell'articolo 20 per un accordo del 2000 (edilizia sanitaria tanto per intenderci), dell'importo di 44 milioni e 549 mila euro.
Poi c'è una quota regionale pari a due milioni e 344 mila euro ulteriori finanziamenti regionali per 57 milioni, poi c'è una parte relativa al finanziamento derivante dalla vendita dei due ospedali dall'alienazione dei due ospedali, di Alba e Bra, per l'importo di 26 milioni. Inoltre, c'è ancora un'altra parte prevista dall'ASL per 14 milioni.
In tutto, il piano finanziario del 2005 era di 145 milioni.
L'intervento venne aggiudicato con un ribasso d'asta del 12,25%, quindi per un importo di 16 milioni e 73 mila euro. Tale importo venne utilizzato per apportare migliorie al progetto.
In seguito, sono state fatte altre quattro perizie - anche queste sono contenute nella documentazione che avrete a disposizione - e l'importo è stato rideterminato con un aumento della spesa.
L'importo complessivo dell'intervento rideterminato è 159.566.148,84.
Successivamente, il 10 febbraio 2014 vengono riconosciute da parte dell'azienda delle riserve, a seguito di un accordo bonario.
Erano state iscritte tante riserve e l'importo complessivo che qui mi viene indicato è di 12 milioni e 597 mila, che trovano copertura in un capitolo di spesa dedicato. Quindi, la situazione è questa.
Qui ho anche l'indicazione sugli importi che sono stati liquidati, che sono pari a 89 milioni, pari al 62,88% dell'importo complessivo del finanziamento pubblico; restano da liquidare importi di 52 milioni, che sono quelli a carico della Regione.
Quindi, sostanzialmente soltanto considerando le liquidazioni, è il 62,88% dell'opera. Poi è chiaro che ci sono le anticipazioni, quindi probabilmente è ancora più avanti.
Pertanto, non escludo che le indicazioni che sono state date per quanto riguarda il completamento possano essere quelle.
Colgo invece quest'occasione per dare un'opinione per quanto riguarda il tema del finanziamento derivante dall'alienazione degli immobili (26 milioni).
E' chiaro che, immaginando un flusso - e speriamo che sia così costante nei pagamenti, resterà poi il problema che, se in questo periodo (da qui al completamento), non ci saranno le risorse derivanti dall'alienazione, l'opera si fermerà. Perché era un impegno esplicito nel quadro economico approvato dal Governo.
Per questo motivo, la preoccupazione che ho avuto anche modo di esprimere in Commissione è quella di immaginare o una certezza nella vendita - però questo punto mi sembra complicato - oppure immaginare un'anticipazione, perché se non si vogliono bloccare i lavori a questo punto della vicenda, bisogna immaginare un'ulteriore anticipazione della Regione in attesa della vendita degli immobili.
Questa è l'unica maniera per non interrompere i cantieri. Quindi, noi abbiamo, tra le altre questioni, anche il tema di trovare un'anticipazione pari a 26 milioni di euro. Ed è la questione che è stata sollevata, e credo che il Presidente Chiamparino l'abbia indicato nell'incontro di Alba perché il tema è questo: se non ci sono queste risorse ulteriori rispetto a quelle impegnate avremo il problema del cantiere che si ferma.
Quindi, dobbiamo trovare queste risorse. Vedremo strada facendo, perch ad oggi queste risorse non ci sono.
Poi c'è l'altra questione sulla quale bisogna avere una maggiore certezza, che è tutta la parte della dotazione di apparecchiature.
Ho chiesto agli Uffici di verificare se le stime fatte in allora hanno senso e se ha ancora senso immaginare che le apparecchiature dei due ospedali possano convergere nel nuovo ospedale.
Obiettivamente, quello mi sembra più un atto di volontà, perché sono molto spesso apparecchiature vecchie.
L'idea è di trovare le risorse per anticipare quello che un giorno l'ASL ci darà vendendo i due ospedali, e fare una stima più precisa per quanto riguarda le apparecchiature, in modo da avere con certezza il percorso che eviti interruzioni. Diversamente, potremmo dire che l'ASL ha previsto l'alienazione, che andiamo avanti ugualmente e poi ci fermeremo.
E' una preoccupazione doverosa per chi realizza un'opera pubblica.
In ogni caso, la documentazione è disponibile.


Argomento: Sistema informativo regionale - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 105 presentata dal Consigliere Bono inerente a "Sospensione affidamento novennale della fornitura di integrazione, standardizzazione ed aggiornamento tecnologico dei sistemi medtrak/trakcare in uso presso l'Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino - importo complessivo euro 25.254.000,00 - IVA compresa"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 105, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Nelle premesse ho ricostruito la storia molto complicata dell'affidamento al nostro settore informatico in house - il CSI (Consorzio Informatico) - dell'informatizzazione in sanità.
Ricordo che negli anni precedenti c'era stata una volontà, esplicata in un disegno di legge che poi non ha trovato uno sbocco in Aula, di spezzettare il CSI, lasciando solo una testa progettuale e affidando ai privati tutta la parte esterna, in quanto generalmente si dice che il CSI è pletorico di personale (1.300 dipendenti).
Il problema, però, è soprattutto che non sono mai state affidate, al di là delle funzioni già esistenti, delle commesse certe e sicure, soprattutto in tema di sanità. La sanità, infatti, potrebbe rappresentare una parte corrente sicura al CSI e si avrebbe, in questo modo, un utilizzo efficace ed efficiente nel nostro Consorzio Informatico in house, ottenendo risultati positivi sulla gestione informatica delle nostre ASL.
Nella scorsa legislatura abbiamo approvato una legge, la 20/2013 "Ulteriori modifiche alla legge regionale 6 agosto 2007, n. 18 (Norme per la programmazione socio-sanitaria e il riassetto del servizio sanitario regionale)", che dava mandato alla Giunta di individuare l'organismo che doveva occuparsi di informatica in sanità. Inoltre, con la deliberazione della Giunta regionale del 2 aprile 2014 è stato individuato il CSI come ente che doveva occuparsi di questa precisa funzione.
Precedentemente - il 21 gennaio 2014 - il Direttore dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino prevedeva, con una delibera, l'affidamento della fornitura di integrazione standardizzazione e aggiornamento tecnologico dei sistemi medtrak/trakcare in uso presso l'Azienda Ospedaliera della Città della Salute e della Scienza di Torino, per l'importo citato nell'oggetto: più di 25 milioni di euro.
Pochi giorni fa abbiamo letto sui giornali quest'informazione, poich si parlava, in toni trionfalistici, dell'accorpamento dei sistemi informatici tra le varie realtà dell'Azienda Ospedaliera delle Molinette tramite l'adozione di un software unico entro 30 mesi.
Ci siamo chiesti se quella deliberazione sia stata valutata dalla nuova Giunta, in contraddizione con la delibera dell'aprile 2014 e la legge regionale, e pertanto se ci siano gli estremi per attivarsi affinché ci possa essere un coordinamento di tutte le ASO (non solo una), per evitare di sprecare nuovi soldi e quindi avere un unico software che gestisca tutte le partite informatiche della sanità regionale. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta, per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Premesso che concordo sulle considerazioni iniziali, perché è la giusta ricostruzione di quanto è accaduto in passato, cioè decisioni assunte da parte della Regione nei confronti dei direttori per evitare che ci fosse uno "spezzatino", riguardo al sistema informatico. La risposta, pertanto era quella logica, riguardante gli atti che qui vengono richiamati. Questo ahimè - di fatto non è capitato e io non posso che registrarlo evitando di fare riferimenti al passato, così come oggi il Presidente Chiamparino ci ha spiegato.
Venendo alla questione puntuale e precisa, anch'io, quando ho letto sul giornale (mi pare la Repubblica) di questo nuovo sistema adottato nell'Azienda Sanitaria Città della Salute, sono rimasto preoccupato e mi sono premurato di sentire immediatamente il Direttore Generale dell'Azienda, per capire come, nonostante le precise indicazioni che avevamo fornito, fosse stata fatta una scelta in senso contrario. Mi è stato spiegato - e qui ho le informazioni puntuali che mi ha fornito il Direttore Generale Zanetta - com'è la situazione, che in parte è contenuta anche nell'interrogazione, poiché viene citata la delibera del 25 gennaio 2014.
Tale delibera nasce da un'iniziativa della precedente amministrazione dell'Azienda Ospedaliera Universitaria. Si ricorda che fu fatta richiesta di parere in relazione al progetto in oggetto - del 10 luglio 2013 quindi, nonostante le indicazioni generali, che vengono date nei comportamenti, fu dato un parere al progetto da parte dell'Assessorato, un parere dell'ingegner Fregonara Medici quale responsabile del Settore Servizi Informativi e dal Direttore Generale di allora, Morgagni.
Con lettera del 3/9/2013, a firma dell'ingegner Fregonara Medici (sempre responsabile dei Servizi Informativi della Regione), avente ad oggetto "Parere su progetto di unificazione", l'Azienda ha ricevuto il parere positivo alla sua attuazione in relazione agli aspetti tecnici e tecnologici del progetto, coerenti con le previsioni del sistema integrato regionale di sanità elettronica, come si legge nella nota stessa.
Pertanto, non posso che constatare due posizioni: una, di tipo politico generale e l'altra, invece, puntuale su quel dato, perché c'è un parere positivo.
La nuova Direzione (quella attuale) sin dal suo insediamento (che è dell'aprile 2014) ha preso in mano le fila del discorso, ricontrattando la suddetta fornitura, che era di nove anni, a condizioni vantaggiose rispetto agli accordi iniziali. Infatti, si precisa che l'accordo vale per i prossimi cinque anni.
Il nuovo Direttore ha ricontrattato tutto (il contratto era già stato siglato, la delibera era stata assunta) e ha ridotto l'accordo per i prossimi cinque anni e non nove, come era stato concordato inizialmente, e ad una cifra in proporzioni (così mi dice il Direttore) più conveniente rispetto al passato.
Si sottolinea, inoltre, come la cifra (sempre su ciò che mi fa sapere il Direttore) sia significativamente concorrenziale per il prodotto garantito aggiornato, perché c'è la sostituzione in toto dell'applicativo informatico in essere nei tre Presidi ospedalieri, per un totale di circa 11 mila dipendenti (6.000 stazioni di lavoro), con copertura totale dei reparti, che avrebbe comportato ben altre spese, impegni, ecc.
Pertanto, secondo le informazioni, il nuovo accordo garantisce altresì risparmi sulla manutenzione ordinaria dell'intero sistema informativo aziendale e una quota inferiore rispetto a quella in essere fin dal 2014 (10% in meno).
In seguito, la comunicazione riporta altre informazioni, ma la situazione è quella che vi ho raccontato: delibera, fatta a suo tempo, e assegnazione. Il nuovo Direttore ha ridotto la durata del contratto portandolo a cinque anni e ha ricontrattato. Anch'io non posso che constatare che c'è stata una contraddizione tra le cose dette (quando si parlava di CSI) e i comportamenti concreti, ma (non per giustificare il direttore precedente) c'è un'approvazione di quel percorso da parte del Direttore della sanità della Regione Piemonte.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 107 presentata dal Consigliere Vignale, inerente a "Virus Ebola: il Piemonte è preparato?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 107, presentata dal Consigliere Vignale, che ha la parola per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Questa interrogazione non vuole intervenire sulle modalità discutendo su come arginare o frenare il virus, quanto piuttosto sulle comunicazioni che la Regione ha fatto, o non ha fatto, almeno questo ci risulta, nei confronti di chi si occupa di primo intervento.
Ad oggi ci risulterebbe che né operatori di primo soccorso legati al mondo, per intenderci, del 118 né tanto meno forze di polizia, abbiano ricevuto una comunicazione in tal senso. Oltre ad avere una comunicazione si seguono delle procedure e si attua una verifica sui protocolli da attuare.
E' sufficiente vedere in Spagna il caso zero. In realtà sul caso zero è nata una polemica, perché l'ambulanza che ha portato in ospedale l'infermiera che ha contratto il virus è stata poi utilizzata, nello stesso giorno, come se si fosse trasportato un paziente non con una malattia particolare.
Ci domandiamo, anche rispetto a quelle che sono non solo le dichiarazioni, ma rispetto ad una verifica che abbiamo fatto con il mondo dei volontari del 118 e con quello di altre associazioni e con le forze dell'ordine, qualora la Regione abbia trasmesso una comunicazione alle stesse, devo dire che la comunicazione si è fermata ai vertici e non è stata fatta alcuna attività di protocollo. Ci risulterebbe che non sia arrivata neanche una comunicazione.
Ricordo che noi viviamo, come altri Stati, un'allerta rispetto alla pericolosità di questo virus; è assolutamente evidente che, avendo alcune decine di migliaia di persone che dal continente africano ogni giorno arrivano all'interno del nostro Paese, anche nelle città del Nord, spesso come transito magari per altri Stati europei, è da tenere particolarmente in considerazione una modalità di protocollo, quella dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che è stata attuata, anche se con modalità molto diverse l'una dall'altra.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Avevo già avuto modo di dare delle informazioni su come la struttura regionale sta affrontando questo tema (mi pare di averlo fatto circa un mese fa). Tuttavia, mi viene rivolta una domanda diversa, cioè sulle modalità di comunicazione e di relazione del sistema.
La volta scorsa, parlando di questi temi, avevo fatto riferimento oltre al quadro nazionale e alle indicazioni precise che sono state fornite dal Ministero della Salute, a che cosa vuol dire per la Regione Piemonte questo tema, considerato che nel nostro territorio abbiamo delle comunità su cui è necessario avere l'attenzione necessaria. Ma non sto a ripeter questioni già affrontate.
Per quanto ci riguarda, il 27 agosto vi è stata una riunione del gruppo tecnico regionale, con la presenza di tutti i soggetti che prima lei ha richiamato, compreso il 118. Tutti quei soggetti che svolgono un ruolo all'interno del protocollo definito dal Ministero della Salute.
Questo gruppo tecnico si è riunito e ha emanato una serie di raccomandazioni organizzative che sono state messe a punto in incontri tecnici con le singole Aziende Sanitarie, quindi tutto il sistema sanitario, compreso il 118 e gli operatori interessati. Non solo hanno ricevuto tutte le informazioni, ma hanno anche partecipato (così mi è stato riferito). Se c'è qualche questione particolare che non conosco, la ringrazio se mi riferisce cosa è capitato: vuol dire che bisogna intervenire.
Le raccomandazioni del gruppo tecnico, dopo questi incontri, sono state: adozione da parte del sistema di emergenza territoriale 118 delle medesime procedure di screening raccomandate per il pronto soccorso e per le segnalazioni territoriali; in caso di sospetto si procederà direttamente ad attivare la consulenza infettivologia; dotazione di dispositivi di protezione per tutte le ambulanze del sistema 118; utilizzazione per il trasporto di mezzi adeguati e personale non volontario; presa in carico dei casi protetti a basso rischio presso gli ospedali, sede dei servizi di malattie infettive di riferimento, che possiedono strutture in grado di garantire l'isolamento dei soggetti e l'effettuazione degli accertamenti di laboratorio di urgenza.
La volta scorsa, avevo indicato quali erano gli ospedali che hanno queste caratteristiche e li ripeto: Regina Margherita per i casi pediatrici, Amedeo di Savoia, Ospedali di Novara, Vercelli, Cuneo Alessandria, Asti e Casale Monferrato.
Per quanto riguarda l'attivazione di un sistema di reperibilità infettivologica da parte delle strutture ospedaliere di malattie infettive per garantire gli accessi e le consulenze previste dalla procedura di gestione dei sospetti, la struttura di malattie infettive pediatrica dell'ospedale Regina Margherita garantirà la consulenza per gli eventuali casi pediatrici solo attraverso gli altri servizi di infettivologia.
Ulteriori indicazioni: dotazione dei dispostivi di sicurezza necessari per eventuali accessi territoriali; emanazione di raccomandazione ai servizi di laboratorio per l'effettuazione di accertamento diagnostici di urgenza; emanazione di raccomandazioni sull'adozione dei mezzi di protezione individuali.
Mi risulta che tutto questo sia stato attuato. Il sistema è in allerta per eventuali casi che potessero nascere anche soltanto per verificarli: mi pare che funzioni. Questo è quello che mi è stato riferito e non ho motivo di dubitare che non sia così.
Se al Consigliere Vignale risulta che c'è qualcosa che, rispetto al protocollo, non rispetto alle opinioni generali, non è stato rispettato, è chiaro che sono il primo interessato a conoscere cosa non ha funzionato.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 108 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Fondi edilizia sanitaria. A rischio il cantiere per il completamento ospedale Verduno-Alba-Bra"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 108, presentata dal Consigliere Graglia, che ha la parola per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione nasce dalle stesse dichiarazioni che abbiamo sentito dall'Assessore Saitta sull'utilizzo di 150 milioni accantonati dalla passata amministrazione per l'edilizia sanitaria, che andrebbero a ricoprire i debiti dell'ASL. Era emerso anche un accenno sul fatto che potrebbero essere bloccati i lavori al cantiere dell'Ospedale Verduno-Bra Alba, con un grave danno per il nostro territorio.
La scorsa settimana, ad Alba, il Presidente Chiamparino avrebbe rilasciato delle dichiarazioni un po' diverse. Il succo sarebbe: bisogna usare il buon senso, un cantiere così inoltrato non può essere interrotto.
Vorremmo capire qual è l'utilizzo di questi 150 milioni che sono indispensabili per l'ospedale di Verduno-Bra-Alba.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Per la verità, in parte la risposta l'ho data, ma, rispetto a queste puntualizzazioni, l'utilizzo delle risorse per la copertura del disavanzo si vedrà quando, tra un po' di tempo, avremo il bilancio del 2013. E' chiaro che il sistema deve essere in equilibrio, bisogna trovare le modalità di finanziamento. Era stata immaginata, da chi mi ha preceduto, la possibilità di utilizzare un fondo che è quello che lei ha citato, ma ripeto - lo vedremo con il bilancio del 2013.
Le preoccupazioni che ho avuto modo di esprimere con un certo anticipo non erano tanto sul fatto che quel fondo potrebbe essere tutto o in parte impegnato, ma derivanti dal fatto, come ho ricordato prima al Consigliere Campo, che non è stata fino ad ora affrontata l'altra questione, che è l'alienazione degli immobili per il finanziamento dell'ospedale, perché era prevista la vendita di Alba-Bra per 26 milioni.
Poiché mi pare che quello sia un tema in alto mare, e non mi pare che la soluzione sarà immediata, la preoccupazione che ho avuto immediatamente trattandosi di uno dei cantieri più importanti, quindi bisogna dedicarvi il massimo dell'attenzione - è stata quella di evitare l'interruzione dei lavori.
Per quanto riguarda l'articolo 20, c'è già il finanziamento; da parte della Regione c'è il finanziamento, ma quello che oggi non è coperto sono quei 26 milioni, perché non è stato venduto nulla. Se non decidiamo subito qualcosa, cosa capita? Che tra un po' ci diranno: non si può andare avanti.
Cosa faranno i Comuni? Verranno in Regione e diranno: bisogna intervenire.
Noi cosa possiamo fare? Dobbiamo immaginare qualche anticipazione. Noi stiamo sollecitando affinché si proceda a fare la vendita, così com'era stato indicato nell'intesa, nell'accordo di programma. E quindi c'è questa preoccupazione.
La seconda preoccupazione, come ho detto al collega Campo, è quella relativa anche al tema delle attrezzature. Siccome gran parte dei lavori sono stati eseguiti, bisogna completare. Qualcuno parla di un anno, io non so bene quanto tempo ci vorrà, vedremo, però bisogna garantire flussi continui. Per avere flussi continui, bisogna pensarci in tempo anche per la parte delle apparecchiature, che alla fine è una delle questioni importanti. Parliamo di un ospedale importante, almeno questo è l'obiettivo, e bisogna avere con certezza la dimensione dei finanziamenti necessari. Qualcosa può essere di anticipazione, ma tutto evidentemente non può non tenere concretamente conto delle risorse. Comunque l'impegno, come ha detto il Presidente Chiamparino, c'è.


Argomento: Trasporti aerei

Interrogazione a risposta immediata n. 109 presentata dalla Consigliera Porchietto, inerente a "Situazione aeroporto di Caselle - Alitalia"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 109, presentata dalla Consigliera Porchietto, che ha la parola per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Molto velocemente, credo che in questi giorni e anche in questa mattina, nel dibattito di carattere generale, abbiamo avuto modo di toccare il tema legato alle notizie non confortanti che stanno arrivando in questi giorni sull'aeroporto di Caselle; notizie che, chiaramente, non sono legate soltanto alla preoccupazione per i più di 100 lavoratori che in questo momento rischiano, comunque, il posto di lavoro, perché è vero che l'Alitalia ha dato la disponibilità a trasferirli e a dare almeno due scelte su un nuovo luogo in cui poter adempiere al proprio lavoro, ma diventa difficile immaginare che persone che hanno anche una famiglia a Torino possano pensare di trasferirsi tout court senza poter in qualche modo condividere altri percorsi.
Credo che però il tema sia un po' più articolato e complesso e che vada affrontato anche in merito alle strategie che noi vogliamo porre come Regione Piemonte sul tema dell'aeroporto di Caselle.
Ne stiamo parlando da tempo. E' una situazione difficile, anche perch a seconda di chi è il Ministro, Caselle diventa un hub strategico oppure no. Ultimamente abbiamo parlato anche qui in Regione di poter vedere una sinergia tra l'aeroporto di Levaldigi e quello di Caselle, ma mi sembra che, dalle affermazioni fatte sia questa mattina che nei giorni scorsi da parte del Presidente Chiamparino, questa sia una strada non percorribile.
Ritengo però che sia importante sapere quali sono gli interventi che sia il Presidente della Giunta regionale che l'Assessore che ne ha le competenze vogliono attivare.
Mi permetto di chiudere soltanto con una chiosa. Sia il Sindaco di Torino sia la Presidenza della Regione si sono ritrovati molto spesso, in questi ultimi anni, a dover in qualche modo rincorrere le dichiarazioni che i vertici, in particolare Alitalia, o comunque anche i Ministeri, facevano rispetto al futuro del nostro aeroporto.
Personalmente credo che oggi sia necessario mettere anche un punto fermo su quella che vuol essere la strategia di un hub, a parer nostro estremamente importante. Dopo aver visto la dipartita di FIAT, sappiamo che, tra le altre cose, il fatto di non avere più qui il cuore pulsante e il cervello di FIAT, ha voluto dire per l'economia subalpina, dal punto di vista delle location usate dai dirigenti e anche dei trasferimenti su altri aeroporti, una perdita significativa.
Ecco, non vorrei che anche questo venisse in qualche modo legato al fatto che, non avendo più qui i vertici di FIAT, ci si possa permettere di perdere per noi un hub strategico qual è l'aeroporto di Caselle, per uno sviluppo anche dal punto di vista economico del nostro territorio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Consigliera Porchietto, mi pare che la sua interrogazione sia assolutamente mirata alla preoccupazione per il destino degli occupati Alitalia presso l'aeroporto di Caselle. Su questo io non ho dati precisi in questo momento, se non il fatto che la SAGAT, il suo Amministratore delegato (che, tra l'altro, è stato in audizione pochi giorni fa presso la II Commissione) mi rassicuri sul fatto che una parte delle tratte gestite da Alitalia e che in un primo momento parevano dover esser tolte dall'aeroporto di Caselle, in realtà sono state confermate, almeno una parte (tutti i collegamenti su Roma Fiumicino, il Tirana, il Napoli con sei frequenze alla settimana, il Reggio Calabria, il Lamezia Terme e l'Alghero). E' chiaro comunque che questo significa in ogni caso una riduzione degli impegni Alitalia sull'aeroporto di Caselle, e ciò potrà avere delle conseguenze a livello occupazionale e più che altro nel gioco dei trasferimenti.
Su quest'aspetto, però, non c'è stato modo - per ora - di avviare una trattativa con Alitalia. Il cambio di assetto societario della stessa società (tra l'altro, in questa prima fase ancora da collaudarsi nei rapporti istituzionali) ha per ora impedito un confronto approfondito su questo aspetto. Ovviamente ci ripromettiamo nei prossimi giorni di tentare ancora una volta un approccio con la società Alitalia, in modo da verificare, assieme alla Giunta e all'Assessore competente, quali potrebbero essere i destini dei lavoratori Alitalia.
Per ora, la situazione pare comunque congelata.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.33 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.35)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Chiamparino, Corgnati, Rostagno Ottria e Ravetti.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Situazione economico patrimoniale della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo riprendere il dibattito in merito alle Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Situazione economico-patrimoniale della Regione Piemonte" dal punto in cui l'avevamo interrotta.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Vorrei fare alcune riflessioni sul giudizio di parifica, anche rispetto alla situazione delle Partecipate, leggendo alcune parti di questo giudizio.
"Dall'analisi delle partecipazioni regionali sono emerse diverse criticità, quale l'aumento delle partecipazioni dirette ed indirette, il proliferare disorganico di partecipazioni in settore di attività analoghe il mancato coordinamento e la mancata valorizzazione di una gestione congiunta ed integrata tra le diverse aree regionali, la mancanza di adozione di strumenti regionali di monitoraggio e di controllo delle attività societarie".
E ancora: "In relazione alle società partecipate, pur prendendo atto che l'ultimo rendiconto prodotto contiene anche, per ogni partecipata, la misura del costo del personale e del risultato di esercizio, nonché la situazione dei crediti e dei debiti verso le controllate Regione Piemonte si auspica che in futuro il rendiconto esponga, con completezza l'effettiva incidenza delle singole situazioni finanziarie delle società partecipate su quella regionale".
Il giudizio di parifica ci dà importanti spunti di riflessione.
Prima si è parlato dell'IPLA: poi il Presidente Chiamparino ha fatto l'esempio delle Terme di Acqui, su cui vorrei porre l'accento.
E' una situazione che si è protratta negli anni; una situazione su cui io da neo eletto, ma anche con altri Consiglieri regionali - abbiamo puntato subito il dito, portandola all'attenzione della Regione con interrogazioni e varie uscite sui giornali.
L'intervento che si deve fare su queste partecipate deve essere un intervento mirato e non mi è sembrato, almeno nella prima fase, che relativamente alle Terme di Acqui, ci fosse stato un intervento giudizioso.
Ovviamente, il contributo di tutti, anche delle realtà della zona, ha permesso di correggere abbastanza il tiro.
Ritengo che questa preoccupazione, che ha coinvolto questa partecipata della Regione, in qualche modo si è specchiata anche sulla questione IPLA.
Sul sito della Regione ho letto alcuni bilanci di quest'istituto, per niente rassicuranti. Ora saliamo sulla barca di salvataggio di quello che può apparire un cambio della funzione di quest'istituto.
Traslare il personale forestale su quest'istituto, per sé già problematico da gestire, potrebbe causare ulteriori problemi. Mettere in campo un salvataggio pensando ad un piano industriale ambizioso in un momento del genere, è un rischio che va valutato e ponderato in maniera decisa.
Non vorrei che questa operazione fosse semplicemente un metodo per utilizzare l'IPLA e i fondi strutturali europei come non vanno utilizzati: cioè non per andare ad incidere sul tessuto economico, ma per andare ad incidere sugli istituti e apparati parastatali.
Nella relazione abbiamo sentito dire che è necessario chiudere gli impegni in atto, per i programmi di finanziamento europeo. Ci saranno lacrime e sangue, ma porteremo a termine gli impegni.
La domanda che sorge spontanea è che cosa faremo dopo. Si chiude un settennio, si chiude con questo esercizio, ma c'è un nuovo settennio alle porte.
Vorremmo quindi capire come andremo a cofinanziare.
Questo è un nodo cruciale.
Se pensiamo di andare avanti nella stessa maniera di come siamo andati avanti negli anni scorsi, probabilmente ci troveremo di fronte ad un muro perché, sì, i finanziamenti europei sono un'occasione, ma sono anche un'occasione per spendere dei soldi in maniera impropria. Prendiamo esempio dagli anni scorsi: prendiamo esempio da quello che non andava fatto e soprattutto, assumiamo delle decisioni coraggiose in questo senso.
Proprio qualche giorno fa - non ricordo il giorno preciso - abbiamo audito Finpiemonte in Commissione, e abbiamo appreso che non ci sono monitoraggi sull'effettiva incidenza dei finanziamenti europei sulle aziende.
Sappiamo quanto la Regione spende; sappiamo quanti finanziamenti vengono generati nel lingotto, ma non sappiamo, alla fine di tutto il programma di finanziamento negli anni successivi, se le aziende hanno effettivamente beneficiato di questo finanziamento, in termini di aumento del prodotto, in termini di aumento dell'occupazione e in termini di aumento del reddito dell'azienda.
Cosa non sappiamo, quindi? Non sappiamo se ne hanno beneficiato le aziende, se ne ha beneficiato il tessuto economico o se ne ha beneficiato lo Stato, mediante ulteriori introiti, dal punto di vista fiscale.
Se facciamo dei piani, che sono la fotocopia di quelli di sette anni fa, sicuramente non facciamo del bene all'economia del Piemonte, perch sette anni fa avevamo una situazione economica, oggi ne abbiamo una completamente diversa, sia in campo nazionale sia nell'area piemontese vista comunque la crisi economica generale e, in particolare, della Regione Piemonte.
E' essenziale, quindi, cambiare il paradigma.
E' essenziale capire quali sono gli interventi prioritari e quali non lo sono.
Se ci sono Enti inutili, occorre avere il coraggio di chiuderli; se le partecipate non sono più un mezzo per perseguire fini economici e strategici per la Regione, bisogna venderle, ma non svenderle.
Alla fine bisogna valutare quanto sia necessario questo intervento della Regione, che negli anni scorsi è stato massivo: quanto la Regione spende non è un metro per individuare quello che la Regione dà al tessuto produttivo. Probabilmente, se il tessuto produttivo avesse meno tasse a carico e meno interventi pubblici con finanziamenti spot, potrebbe viaggiare molto più leggero.
Non vorrei, quindi, andare a spendere soldi e a programmare piani di investimento faraonici, quando non avremo la capacità di reggerli come cofinanziamenti. E' questo il vero problema.
Sentivo alcuni Consiglieri che si rammaricavano del fatto di non poter utilizzare i fondi europei.
Ricordatevi che non ci sono fondi per cui non c'è un cofinanziamento quindi dobbiamo mettere a disposizione dei soldi, e quando non si hanno i soldi per la normale amministrazione, è molto più problematico andare a cercare i fondi per il cofinanziamento.
Con questo, chiudo e vi ringrazio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
"Benvenuti nel mondo reale" verrebbe da dire, in questa commedia anche di numeri, dopo che la sentenza di parifica di venerdì mattina davanti alla Corte dei Conti ha messo a nudo il fatto che in questa Regione c'è un indebitamento assolutamente significativo, che è triplo rispetto a quello di altre Regioni, come ricordavano il Presidente o il Vicepresidente. Non è così, nel senso che venerdì mattina, davanti alla Corte, abbiamo assistito in modo puntuale (poi non è sempre semplice) ai numeri che da molti, molti anni si conoscevano.
Il Presidente e il Vicepresidente dicono: "Ci assumiamo la responsabilità del risanamento". Ci mancherebbe! Quando si vincono le elezioni ci mancherebbe ancora che non ci si assuma la responsabilità davanti ad una situazione così drammatica! Forse non sarà il leitmotiv di questa legislatura, ma lo sguardo verso il futuro subito non mi viene di lanciarlo. Perché è importante che i colleghi o chi ci sente ricordi qualche numero e ricordi qual è stata la posizione della maggioranza di oggi (prima era l'opposizione) durante gli anni drammatici dal 2010 ad oggi. Nel 2009 la sanità regionale costava 400 milioni di euro: è arrivata a costare otto miliardi e mezzo, 400 milioni dei quali li metteva la Regione Piemonte con fondi integrativi. Le politiche sociali costavano il doppio rispetto ad oggi; il Trasporto Pubblico Locale costava circa 150 milioni di euro in più.
Insomma, dal 2010 in poi si sono risparmiati sostanzialmente più di tre miliardi di euro. O, meglio, la Regione ha incassato più di tre miliardi di euro, che non sono stati spesi. Una parte sì, una parte no. Una parte è stata spesa, perché se noi dicessimo che in questi quattro anni non abbiamo creato neanche un euro di disavanzo, diremmo una bugia, semplicemente perché, sempre per guardare al futuro ma con uno sguardo anche al passato va ricordato che ci sono delle responsabilità per cui oggi noi ci troviamo in questa situazione. Cioè va bene guardare al futuro, però se oggi noi non siamo come la Toscana, l'Emilia, il Veneto o la Lombardia, se siamo la Regione più indebitata d'Italia, non si tratta di sfiga! Sono state scelte.
Nel 2009, nel 2008 e nel 2007, questa Regione, che aveva un miliardo di euro in più di trasferimenti da parte dello Stato, fa quasi tre miliardi di euro di indebitamento aggiuntivo. Quindi oltre al miliardo di euro dello Stato, accende ancora mutui per avere quasi due miliardi di euro di liquidità in più da spendere. Per cui, il giorno in cui vorremo fare una valutazione sul perché siamo in questa situazione, certamente le responsabilità sono collettive, ma all'interno di quelle responsabilità collettive c'è chi ne ha molte di più e chi ne ha un po' di meno.
Se oggi il Vicepresidente e il Presidente possono recarsi a Roma con la lobby del Parlamentari piemontesi, o quello che sia, chiedendo una misura che consenta alla nostra Regione di salvarsi, è perché negli anni precedenti è stata fata un'opera di razionalizzazione della spesa non omogenea. Quando si dice che spesso il taglio è stato più lineare rispetto al singolo intervento, si dice una cosa giusta. Ma senza quel taglio, noi oggi avremmo una sanità che costa 400 milioni in più, e invece ricordo che dal 2014 (non so perché diceva il Vicepresidente dal 2015) la sanità costerà zero. Con il trasferimento del fondo nazionale noi non dobbiamo integrare altre risorse. Dunque, i processi di razionalizzazione della spesa regionale sono già cominciati.
Ciascuno di noi parlerà delle proprie esperienze e di quello che ha conosciuto o che conosce meglio. Rammento che solo la chiusura dei palazzi di via Belfiore di qualche settimana fa (non avviene certo per caso, ma è la terza sede che viene chiusa) garantisce alla Regione un risparmio netto di un milione e mezzo di euro, fra servizi e affitto.



(Commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

Basta vedere i numeri. È la terza sede che è stata chiusa.
E potremmo proseguire con un'altra serie di indicazioni che noi ci auguriamo che procedono. È stato fatto un grande lavoro di internalizzazione dei servizi che venivano svolti da soggetti terzi (numero verde, bollo auto e altro). Non mi sembra che in questo periodo si sia proceduto in questo senso.
Ma, al di là di questo, come diceva questa mattina il Consigliere Pichetto, da parte nostra c'è certamente una modalità diversa di approcciarsi ad una situazione di difficoltà.
A differenza di quanto ha fatto il centrosinistra (o il Vicepresidente o il Capogruppo dell'opposizione) noi mettiamo l'interesse dei piemontesi di fronte all'interesse del partito. Perché oggi sarebbe semplicissimo magari qualche volta lo faremo, giusto per ricordare che chi racconta le bugie almeno gli cresce il naso - ricordare in quante e in quali situazioni voi siete intervenuti rispetto a quelle che erano delle riduzioni di spesa (pensiamo a tutto il mondo della sanità). Perché ovviamente riaprirete la neonatologia di Domodossola e di Carmagnola; trasformerete in presidi territoriali dei centri che sono stati convertiti in presidi non territoriali, tutto ciò su cui avete speso (è tutto a verbale, con filmati e documenti). Su tutti questi interventi è evidente che interverrete come avete detto.
Queste sono le linee guida della finanziaria del 2013 del Partito Democratico, che chiede: "no" al dimezzamento delle risorse sulle politiche sociali; "no" a tagli a formazione professionale; maggiori risorse per il diritto allo studio; maggiori risorse per assegni di studio; aumentare le risorse a disposizione della formazione professionale; non smantellare il sostegno alla cooperazione internazionale. e potrei andare avanti. Cioè la politica del "più uno" in quest'Aula l'abbiamo vista per quattro anni altro che interventi a costo zero! L'intervento a costo zero è la razionalizzazione delle ATC, che garantiva 600.000 euro.
La cosa che più volte io e altri colleghi dicevamo, era proprio questa: "Quando avete una misura che fa 100 milioni di euro, ci sediamo ad un tavolo e discutiamo di questa misura". La nostra è differente dalla vostra ma deve fare 100 milioni. Perché è vero che noi abbiamo chiuso il bilancio almeno per tre esercizi con una passività (perché veniva ricordato ancora oggi da lei, Presidente, la differenza fra le somme delle spese rigide e quelle libere sono quei 70 milioni). Invece se ne spendevano di più.
Noi significhiamo il fatto che verosimilmente si è anche avuto poco coraggio rispetto ad alcune dismissioni. Lo dico perché io presentai anche all'interno della maggioranza una proposta di dismissione e di vendita.
Possiamo fare alcuni esempi: noi abbiamo alcune partecipazioni azionarie che valgono dei soldi. Allora, in un momento di difficoltà, io non posso voler vendere al meglio possibile le quote. Allora, il 50% di Sito, l'8 dell'Aeroporto di Caselle, Barricalla, Strambino, Solar. Cioè, abbiamo tutta una serie di società che possiamo vendere, non al prezzo migliore possibile, pazienza! Avevamo stimato in 150 milioni di euro i terreni delle ASL di Vercelli e di Novara: lo possiamo fare, non è stato fatto ed è una responsabilità ma lo possiamo fare. Per cui, in realtà, risorse ce ne sono e noi staremmo in una logica - come abbiamo avuto modo di dire al Presidente quando ha detto di non volere un'opposizione aprioristica - che però - permettetemi di dire - non sia quella di questi mesi.
Ricordo che i colleghi della maggioranza hanno respinto un emendamento relativo alla legge sulla casa, quello che prevedeva la non obbligatorietà dei rinnovi dei contratti di affitto, nove milioni di euro da spartirsi tra le ATC e i cittadini che dovranno rinnovare i contratti: nove milioni, lo avete respinto! Voi ci chiedete senso di responsabilità, ma, oggi, avete governato a colpi di maggioranza. Allora, il senso di responsabilità lo si chiede senza confondere i ruoli: voi governate e noi facciamo l'opposizione. Il senso di responsabilità lo si chiede dove non ci sia un "no" aprioristico, perch se il "no" è aprioristico, per noi è più semplice prendere le dichiarazioni del Vicepresidente; del Capogruppo Gariglio (incidentalmente, uno è il Vicepresidente della Giunta e l'Assessore al bilancio, mentre l'altro è il Capogruppo del principale partito); del collega Boeti, rispetto agli ospedali e ad altri interventi, e di molti altri. In questo momento, penso che i comitati, per esempio, saranno tutti lì ad aspettare il vostro intervento salvifico rispetto al potenziamento della sanità territoriale.
Se volessimo porci in una logica, che sarebbe difforme dalla modalità con cui abbiamo operato, anche in modo, a volte, non omogeneo, perch cercavamo sempre di dire: "Dovremmo inserire in una lista gli aspetti indispensabili e prioritari, e badiamo a quelli".



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



VIGNALE Gian Luca

Ho terminato.
Non sempre questo è stato fatto, ma credo non si possa non riconoscere che, senza un senso di responsabilità, che la precedente maggioranza ha assunto, con un'evidente impopolarità - infatti ridurre di quasi due miliardi di euro (diciamo uno, però non si fa il mutuo, quindi sono due) i trasferimenti, cioè quando non c'è più la legge n. 18 che finanzia le opere pubbliche sui Comuni, quando si taglia di circa 600 milioni di euro la spesa sanitaria o quando si tagliano le spese di politica sociale non fa prendere voti, ne fa perdere tanti.



PRESIDENTE

Consigliere, sono costretto a chiederle.



VIGNALE Gian Luca

Però, ci teniamo che almeno ci sia serietà nella richiesta di responsabilità anche rispetto alle posizioni che si sono assunte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Volevo ricordare alcuni aspetti e riprendere alcuni interventi svolti questa mattina, perché ho sentito un grande atto di compassione per la situazione della Regione, ma anche delle popolazioni, che, comunque, in base ai servizi della Regione, basano il loro stile di vita.
Allora, di fronte alle parole che ho sentito pronunciare, che a questo punto si devono fare scelte dolorose e ci si deve preoccupare del futuro dei propri figli, ribadisco anche il concetto espresso da altri colleghi: comunque, questo problema non viene dal nulla, per cui occorrerebbe anche ricercare le motivazioni di questi problemi di bilancio nella continuità politica che ha determinato questa situazione.
Quindi, gli atti di responsabilità devono venire, prima di tutto, dalle forze in campo che hanno prodotto questo risultato e dal momento che si parla di figli che devono pagare gli errori dei genitori, allora i primi che ne devono rispondere sono i "figli politici", tra virgolette, di quella classe che ha generato questo problema. Innanzitutto, possiamo ritenerci dal punto di vista politico, dei privilegiati, quindi tutti i discorsi di grande compassione che ho sentito, anche da parte del Capogruppo del PD, mi sono sembrati atti leggermente ipocriti e un po' buonisti sul volere, a questo punto, aiutare a creare imprese. Allora, mi auguro che siano imprese veramente meritocratiche e che si aiuti il territorio a creare delle attività produttive sulla base della bontà di queste idee e della bontà di quanto si vuole fare e non sulla base delle vicinanze o dei rapporti tra politica e impresa, che spesso condizionano le scelte economiche della Regione e anche del Paese.
Chiuso questo incipit, volevo commentare alcune parti del giudizio di parificazione da parte della Sezione regionale di controllo per il Piemonte della Corte dei Conti. In particolare, sugli aspetti di formazione del bilancio, ricordiamo che per l'anno finanziario 2013 il bilancio pluriennale è sempre stato approvato tardivamente, quindi dopo la scadenza dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio.
Inoltre, l'assestamento di bilancio 2013 è stato approvato con legge regionale del 6 agosto 2013, proprio quando si approvava il rendiconto del 2012. Quindi, questa approvazione tardiva trasferisce sempre di anno in anno la copertura dei disavanzi, pertanto questa criticità continuerà a ripetersi anche nel 2014.
Il nostro auspicio è che le prassi cambino, anche per consentire innanzitutto, una stesura di bilancio più chiara, che non finisca per nascondere nei suoi anfratti delle situazioni che poi non riusciamo più a ricostruire, visto il protrarsi di debiti accumulati dalle Regioni relativi a pagamenti non effettuati, che spesso sono nascosti oppure non esplicitati adeguatamente.
Dall'esame delle variazioni del bilancio, è rilevante lo scostamento tra le previsioni iniziali e lo stanziamento definitivo e quanto successivamente accertato.
Quindi, per le spese lo stanziamento definitivo dovrebbe essere maggiormente prossimo agli impegni, invece se ne discosta in modo sostanziale.
Un altro elemento piuttosto importante riguarda la perenzione amministrativa. Qui abbiamo a che vedere con i debiti della Pubblica Amministrazione: malgrado le norme contabili non prevedano espressamente l'istituzione di un fondo residui, il debito non è prescritto, ma viene considerato un residuo passivo, che concorre comunque a formare il risultato del bilancio.
La giurisprudenza contabile e quella costituzionale hanno sancito l'obbligatorietà e la necessità di individuare un finanziamento per i debiti pregressi, quindi una violazione di questa norma per il finanziamento dei residui perenti costituisce una violazione dell'articolo 81 della Costituzione. Praticamente, la Regione non ha pagato debiti che doveva ai fornitori e su quanto accumulato in diversi anni si sono costruiti i bilanci successivi. Quindi, mi sembra ci siano tutti i presupposti per cercare di correggere questo brutto andazzo degli ultimi anni. Già le tempistiche di approvazione dei rendiconti del 2014 non sono di buon auspicio, quindi ci aspetteremmo che una prassi più formale e precisa delle tempistiche dia una mano a non ripetere gli errori del passato, altrimenti tutti i buoni auspici che prima sono stati fatti dall'Assessore e dal Presidente diventerebbero più che altro promesse.
Grazie.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Credo fermamente che l'obiettivo comune a tutti i presenti,e a tutti i Consiglieri sia quello di lavorare per la Regione, com'è stato detto, e per il futuro che dobbiamo costruire tutti insieme.
Ho ascoltato con grande attenzione e anche interesse tutte le opinioni e i pareri espressi dai Consiglieri, dall'Assessore, dal Vicepresidente della Giunta, dal Presidente Chiamparino riguardo il nostro piano di risanamento e la riorganizzazione per il disavanzo di bilancio.
Ho appreso già da ieri e anche stamattina leggendo i quotidiani questa grave situazione che si sta verificando nella Regione Piemonte.
Come consuetudine le notizie vengono sempre apprese prima dai quotidiani e poi in Commissione o in Consiglio, e credo che questo non dovrebbe accadere, in quanto abbiamo il sacrosanto diritto di sapere le informazioni prima noi Consiglieri e poi i giornalisti.
Detto questo, ho anche sentito parlare e ribadire il concetto di cercare di non lasciare nessuno indietro, cercare di non lasciare da soli quelli che hanno bisogno.
Ebbene, signori, io mi sono stancata di questo falso buonismo, perch in realtà non accade così. Infatti dei Consiglieri regionali che guadagnano 8-9-10 mila euro al mese non riescono a comprendere coloro che ne guadagnano appena mille o anche al di sotto dei mille euro al mese, oppure coloro che non hanno il lavoro o che l'hanno perso.
E' una mancanza di rispetto, è una violazione della dignità di queste persone che tutti i giorni fanno dei grossi sacrifici e non riescono ad arrivare a fine mese.
Questo è vergognoso! Io mi vergogno di essere stata amministrata finora da politici e da amministratori che dovevano tutelare i cittadini, fare il bene dei cittadini. Invece, come ha ribadito il Capogruppo Bertola, tutto questo è accaduto negli ultimi 15 anni, e tutti coloro che hanno amministrato sono tutti colpevoli, tutti quanti. Perché se la Regione Piemonte si trova in questa situazione non è certo una casualità, non è certo stata una scelta dei cittadini, ma è stato imposto da chi amministrava, è stato imposto da voi, amministratori.
E' la prima volta che svolto un incarico pubblico e sinceramente mi vergogno, provo una grande vergogna, un grande rammarico nei confronti di coloro che hanno creduto in voi e che credono in noi e che democraticamente ci hanno eletti e che ci chiedono di rappresentarli tutti i giorni. Io signori, mi vergogno! Si parla di continui tagli, i quali sono sempre a carico delle stesse persone, delle classi più deboli e dei più bisognosi.
I sacrifici e tutte le rinunce dobbiamo farli tutti, dobbiamo dare il buon esempio noi, qui, in questo Consiglio. Il Movimento 5 Stelle l'ha dato fin dal principio il buon esempio, riducendosi lo stipendio. E, tra l'altro, come diceva il nostro Capogruppo siamo stati derisi e continuiamo ad essere derisi, perché siamo dei cretini che rinunciamo ai nostri soldi rinunciamo a guadagnare 8.500-8.700 euro al mese e prendiamo soltanto 2.500 euro. Il resto lo restituiamo, perché per noi sono sufficienti; 2.500 euro sono sufficienti per vivere in maniera dignitosa, perché ci sono delle persone che non ne guadagnano nemmeno la metà.
Quindi, iniziamo a dare il buon esempio in questo Consiglio, iniziamo a dimostrare ai cittadini che forse anche noi, e soprattutto noi, ci interessiamo a loro.
Mi chiedo: si parla di garantire lavoro, di garantire occupazione, di garantire o di aiutare le persone che non hanno una casa, che hanno un reddito minimo. Si parla di garantire una sanità pubblica uguale per tutti quindi una sanità meritocratica, trasparente e pulita.
Si parla di politiche sociali; queste politiche sociali, questa classe di persone, queste categorie protette che sono state dimenticate per anni dalle istituzioni. Sono stati tagliati tutti i fondi e ci sono persone che da anni aspettano gli assegni di cura, ci sono delle persone che non hanno i soldi per poter circolare liberamente e in autonomia nella propria casa perché non ci sono più i fondi per l'abbattimento delle barriere architettoniche ad uso privato.
Tra l'altro, ho anche presentato un'interrogazione a tale proposito. I soldi non ci sono, ma le persone aspettano e oltre alla loro malattia sono anche abbandonati e si sentono emarginati da coloro che dovrebbero aiutarli e tutelarli. E noi non lo facciamo, perché c'è stato lo stop ai contributi a fondo perduto.
Si parla di un risparmio di 50 milioni di euro l'anno e visto che la legislatura dura cinque anni, avremo un risparmio di 250 milioni di euro che non so a cosa porterà.
Come sappiamo tutti, oltre l'80% del bilancio regionale è tutto sulla sanità. Il Vicepresidente Reschigna ha dichiarato che dal 2015 non si spenderà un solo euro di più rispetto a quello che il fondo nazionale versa.
Mi chiedo: ma come finiremo? Questa sanità non cambierà mai, non ci sarà nessun cambiamento, perché i soldi non ci sono. Non ci sarà un miglioramento, non verranno potenziate le risorse umane. Noi non garantiremo una sanità non dico a livelli ottimali, ma per lo meno ai livelli minimi di assistenza.
Volevo a tale punto citare una frase che mi viene sott'occhio del Procuratore Floreali, che ha espresso il giudizio di parificazione. Dice che "è seriamente discutibile che possa essere approvato il rendiconto regionale dell'esercizio 2013, in assenza dell'approvazione dei rendiconti delle Aziende Sanitarie dello stesso esercizio, perché da alcuni anni la spesa sanitaria regionale si svolge nell'ambito del piano di rientro che ha consentito, sia pure in mezzo a nuove difficoltà, di contenere e razionalizzare i costi in relazione alle effettive ripartizioni del Fondo Sanitario Nazionale. Nel 2013, a fronte di entrate destinate al settore sanitario accertate" - si parla di un importo complessivo di otto miliardi di euro - "le risorse regionali per pareggiare i conti e sostenere la corrispondente spesa sono state pari a 179 milioni e oltre di euro".
Quindi, si tratta di un importo elevato.
Mi vengono anche sott'occhio le conclusioni del Magistrato Mario Mezzapesa sulla gestione finanziaria del settore della Regione, quando dice, per quanto riguarda la programmazione della sanità, che non siamo in grado di programmare, che "anche nel 2013 sono emerse poi delle carenze nella programmazione finanziaria del settore".
Questo è stato più volte sottolineato da me e anche dai colleghi, in particolare dal Consigliere Bono: il problema è sempre legato alle ASL, ai bilanci delle ASL e quindi ai Direttori generali, eccetera.
"Un forte impedimento in questa direzione è rappresentato anche dai ritardi persino superiori all'anno nell'adozione ed approvazione dei bilanci delle aziende sanitarie, perfezionandosi soltanto in questi giorni in procedura dei bilanci per il 2012. Non risultano ancora adottati i bilanci 2013 delle Aziende Sanitarie. Si tratta di una criticità quest'ultima, ormai cronicizzata nel sistema sanitario piemontese".
Quindi, noi ribadiamo il concetto che le ASL vanno controllate e che i bilanci vanno tenuti sotto controllo (attenzione ai falsi bilanci o a coloro che chiudono in parità di bilancio!), perché è nostro compito e l'Assessorato regionale ha il sacrosanto dovere di controllare i bilanci e lo sperpero di denaro pubblico, perché - come è stato dichiarato - le ASL hanno già speso oltre 3-400 milioni di euro in più nel primo semestre 2014.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Restituirò i tre minuti in più che ha utilizzato il collega Vignale così rimaniamo - all'interno del Gruppo - nei minuti concessi.
Mi spiace che in questo momento non sia presente il Capogruppo Davide Gariglio, perché sarebbe importante poter condividere anche con il Capogruppo del PD alcune riflessioni svolte questa mattina. Mi fa piacere invece, che ci sia il Vicepresidente Reschigna, perché voglio approfondire alcune riflessioni che ha già espresso il collega Vignale, chiedendo scusa ai tanti Consiglieri di maggioranza ed opposizione che sono alla loro prima esperienza in legislatura, perché oggi hanno sentito più volte ripetere soprattutto da parte dei miei colleghi di Forza Italia, una serie di passaggi che si rifacevano ad una legislatura precedente.
Spero veramente che le mie osservazioni vengano interpretate (ma ne sono certa, conoscendo l'intelligenza del Vicepresidente Reschigna) con uno spirito costruttivo.
Vicepresidente Reschigna, mi corre l'obbligo di ricordare alcuni passaggi, perché quando lei era seduto ai banchi dell'opposizione le cose erano un po' diverse. Lo dico come ex Assessore al lavoro, che si è ritrovata, per quattro anni, centinaia di lavoratori che venivano a chiedere giustamente gli ammortizzatori sociali, ma non sempre erano lavoratori di imprese private: molto spesso erano lavoratori o operatori di settori o di partecipate della Regione Piemonte, che, accompagnati da Consiglieri dell'allora opposizione, venivano a dire le cose che oggi sento dire esattamente al contrario. Non c'era lei, Vicepresidente, ma le garantisco che qualche suo collega, che faceva parte dell'opposizione, del partito del PD, si è presentato un po' di volte accompagnando quei lavoratori, tant'è che - mi permetta la battuta - io sono contenta, da questo punto di vista, perché lavorare con l'angoscia di avere sistematicamente sotto le finestre persone che giustamente manifestano, ma manifestano anche perché sono stati utilizzati come strumento, non è sicuramente un modo di lavorare sereno.
A me fa molto piacere che oggi ciò non avvenga, tant'è che - guardi ho il mio ufficio vicino a via Magenta e quando passo in via Magenta n. 12 e vedo che, a differenza di quando ero io Assessore, non ci sono più manifestazioni di alcune rappresentanze sindacali (o ce ne sono molte meno), mi permetta, Vicepresidente, non posso che esserne contenta.
Torno, però, al tema. Io le chiedo - se possibile - di confrontarci su alcuni passaggi che questa mattina lei e il Presidente Chiamparino avete illustrato, perché credo siano importanti per poter lavorare bene e con serenità nei prossimi mesi.
La prima questione si ricollega all'intervento di questa mattina del Consigliere Pichetto, il quale ha evidenziato correttamente come anche la Corte dei Conti abbia ribadito i numeri che già lui, nel suo ruolo di Assessore (prima della copertura di questo ruolo da parte sua), aveva diffuso.
Ci tengo a sottolineare nuovamente che l'interpretazione che in questo momento due autorevoli organismi stanno dando rispetto - come si diceva ad anticipazioni, debiti o impegni che ha la Regione, saranno comunque questa diatriba e il risultato di questa diatriba sarà un punto di partenza rispetto agli impegni che la Regione potrà mantenere nei prossimi mesi ed anni. E non credo sia una cosa di poco conto, perché si è parlato di due miliardi, due miliardi e mezzo, sette miliardi e mezzo, nove miliardi (mi pare che anche il collega Grimaldi abbia sottolineato come il rimpallo, in queste ore, delle cifre non faccia stare nessuno sereno), però ritengo che alcune cifre che voi avete esplicitato questa mattina vadano ricordate.
Mi pare che il Presidente Chiamparino (ma lei concordava) abbia detto che 64 milioni non possono di certo accompagnare la crescita e la coesione sociale. E quindi, cosa facciamo? Io mi aspetto una risposta dalla nuova Giunta, conoscendo molto bene la situazione che anche noi abbiamo dovuto governare nei quattro anni precedenti.
Come ricordava il collega Vignale, con oltre un miliardo di euro in meno diventa veramente difficile governare. Voi avete ragione: lasciamo perdere chi ha portato a questa situazione. Il problema è che quando noi assumiamo una responsabilità in Regione, che si sia maggioranza od opposizione, la responsabilità ce l'abbiamo. Oggi l'avete voi, ieri l'avevamo noi, ma intanto le cifre sono quelle. I tagli sono stati quelli.
Anche quando abbiamo governato noi i margini di manovra erano così risicati (lo erano anche un anno e mezzo, due anni fa): noi indicavamo 70-80 milioni, voi ci state dicendo 64 milioni. E quindi? Cosa facciamo? Penso che occorra incominciare a dire cosa facciamo e dove tagliamo.
In merito all'addizionale IRPEF, guardate, io sono una di quelle che non "gufa", perché sarei molto preoccupata se domani mattina il Presidente Chiamparino entrasse in quest'aula dicendo: "Non posso garantire ciò che ho detto ieri mattina riguardo all'IRAP, ergo andiamo a casa". Sarei preoccupata per molti motivi, e quindi non sono una di quelle che "gufa" affinché ciò avvenga. Il tema, però, è un altro. Oggi la quota imputabile alla Regione, per quanto riguarda l'IRAP, è una cifra sicuramente importante, ma non così tanto significativa. Io mi chiedo se voi siete già in grado di dire oggi se manterrete lo stesso impegno, così come era riportato questa mattina da un autorevole organo di stampa, rispetto all'addizionale IRPEF o rispetto ad altre imposizioni che dipendono dalla Regione. Cosa facciamo? Le tocchiamo o non le tocchiamo. Credo che questo sia un impegno che occorre assumersi e ritengo che occorra dichiararlo chiaramente.
Mi aspetto, poi, alcuni passaggi in merito al tema delle partecipate.
Ringrazio il collega Maurizio Marrone che questa mattina ha avuto l'onestà intellettuale di riconoscere, anche da parte di una rappresentanza più vicina a lui, che se ci sono state delle difese ad oltranza di alcune partecipate, occorre assumersene la responsabilità.
Nella passata legislatura io facevo parte di quel pezzo di Giunta che non concordava sul fatto di non accelerare un intervento sulle partecipate.
Mi permetto di ricordare che anche nelle partecipate lavorano delle persone che sono legate alla Regione Piemonte. Quando ci ritroveremo - per dirla molto chiaramente - i dipendenti delle varie partecipate sotto gli uffici regionali (cosa che è successa negli ultimi quattro anni), la Giunta regionale si assumerà la responsabilità di guardarli negli occhi e dire che, così come abbiamo detto che razionalizziamo, dobbiamo razionalizzare anche - ahimè - sul capitale umano? Oppure direte di no? Sono scelte che vanno fatte, sono scelte che oggi spettano a voi. Noi magari abbiamo sbagliato nei quattro anni precedenti, tant'è che non stiamo governando. Ci sarà un motivo se non stiamo governando! Siamo stati cornuti e mazziati, ma ci sarà un motivo! Bene. Questi cinque anni devono essere accompagnati da prese di posizione che non compaiano soltanto sui giornali o che non siano solo da buoni padri di famiglia! Non posso fare la battuta al collega Gariglio, ma la faccio a tutti voi: se ricordate, il tema del buon padre di famiglia il Capogruppo Gariglio lo aveva già utilizzato quando sono nate le due bimbe e lo sta usando giustamente anche oggi. Tutti quanti siamo buoni padri e buone madri di famiglia, ma governare una Regione è una cosa un po' diversa! Vediamo, allora, come ci assumiamo le responsabilità.
Chiudo, poiché voglio rimanere nei tempi in cui devo rimanere per aver concesso qualche sforamento al collega Vignale, ricordando un altro passaggio: il collega Vignale ha parlato di alcuni impegni che, con serietà, abbiamo preso già nelle scorse settimane. Vorrei capire se questa Giunta è pronta a scommettere sul rilancio della Regione Piemonte accogliendo anche le istanze di un'opposizione seria, che fa un'opposizione costruttiva. Vogliamo giocare una partita tutti insieme, con i giusti ruoli? Io voglio vedere se nei prossimi provvedimenti...
Il Consigliere Vignale ha ricordato un provvedimento, io ricordo quello della sanità: emendamenti presentati, emendamenti che vanno discussi emendamenti che vanno accompagnati in una riforma seria e consapevole della sanità.
Giochiamo una partita e la giochiamo tutti insieme. Crediamo quindi che ci debba essere un impegno serio e costruttivo da parte della Giunta per rendere partecipi le opposizioni.



PRESIDENTE

Grazie, collega Porchietto.
Ci scusiamo con la collega, perché probabilmente è sfuggita la sua mano alzata questa mattina.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Riparto dal documento sempre ad uso e consumo dei cittadini, in modo che possano poi accedere a queste informazioni che verranno messe a verbale, quindi riparto dal giudizio di parificazione, in particolare, nel passaggio in cui si dice: "Nel corso del 2013, le riscossioni sono state maggiori dei pagamenti effettuati, sintomo di un ritardo nei pagamenti ascrivibile ad una scelta gestionale dell'Amministrazione. Anche nel bilancio di cassa si evidenzia uno scostamento tra le previsioni, le riscossioni e i pagamenti, mediamente del 30% in entrambi i casi, sintomo di una errata formazione delle previsioni di cassa".
Poi, poco più avanti: "In proposito occorre rilevare che il mancato pagamento di somme, in particolare per spesa corrente, sulle quali le Amministrazioni pubbliche fanno affidamento, può determinare una crisi di liquidità degli enti creditori e nei casi più gravi la ridotta o mancata erogazione di taluni servizi".
Quindi, direi che questa mattina abbiamo parlato di senso di responsabilità. Questa parola è stata ripetuta più volte. Noi il senso di responsabilità lo mettiamo, ce l'abbiamo, siamo qui apposta e siamo disposti e pronti a collaborare per uscire da questa situazione.
Questa mattina il Consigliere Gariglio ha detto che non è questo il momento di cercare le responsabilità. Ecco, io mi chiedo quando sarà il momento. Non è mai il momento, ma per quale motivo non è mai il momento? Se siamo in questa situazione la colpa sarà di qualcuno e da quello che ho appena letto direi che non dobbiamo andare a cercare tanto lontano.
Verranno a mancare dei servizi, i fornitori non riceveranno i loro pagamenti e tutto questo ricadrà suo lavoratori e ricadrà sui cittadini e questo lo sappiamo benissimo.
Il Consigliere Gariglio (che è rientrato adesso) questa mattina ha fatto riferimento alle sue figlie, ha detto che ha due gemelle. In questo mi sento di poter intervenire a ragion veduta. Normalmente, non parlo della mia famiglia, ma in questo caso direi che possiamo condividere le nostre esperienze: io di figli ne ho tre. Sono molto piccoli, per fortuna, per il momento e quindi forse non si rendono ancora conto che cresceranno in una Regione che versa in queste condizioni disastrose.
Spero non se ne rendano conto, spero che quando saranno un po' più grandi, sempre che riescano a studiare, sempre che riescano poi a trovare un lavoro... Nel caso così non fosse, verranno prima o poi a chiedermi di chi è la colpa e perché siamo ridotti così. Quindi, questa famosa parola "responsabilità" alla fine tornerà alla ribalta Devo dire che faccio già un po' fatica a spiegare ai miei figli per quale motivo le persone con le quali molto spesso ci ritroviamo per le manifestazioni, ad esempio, ci siamo ritrovati insieme a tanti nostri valligiani il 3 luglio di tre anni fa, in questo momento siano sotto processo, perché? Diciamo che un bambino che cresce con una visione del mondo in cui le persone che si oppongono ad uno spreco di danaro pubblico finiscono sotto processo in aula-bunker, mentre non riusciamo ad individuare i responsabili di questo disastro, diciamo che questi bambini potrebbero crescere con una visione del mondo un po' sfalsata.
Molto spesso uso l'espressione "mondo alla rovescia", quindi potrei iniziare ad inventare una serie di favole per i miei figli, per permettere loro di decifrare questo mondo in cui dovranno crescere.
Ora vado a concludere, perché il mio intervento sarà veramente breve.
Quindi, oltre a questo paradosso, per cui i veri responsabili di questa situazione non saranno né individuati, né tanto meno puniti perché non è possibile farlo, questa sera potrò raccontare una nuova storia, la storia secondo la quale i castagneti secolari che c'erano a La Maddalena e i vigneti recuperati con finanziamenti europei, tra l'altro, erano in realtà natura abbandonata a se stessa, quindi estremamente pericolosa e quello che può sembrare a prima vista ad un occhio di bambino, un po' ingenuo, come un cantiere terrificante che ha devastato un'intera valle in realtà è un intervento di tutela del territorio. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Vorrei aggiungere alcuni elementi alla discussione, piuttosto ampia già fatta fino a questo momento.
Devo dire che, in questa mia prima esperienza in Aula regionale l'assenza su un argomento così importante del Presidente Chiamparino, che pure è impegnato in un nobile giro nell'ambito dell'Alessandrino, è sicuramente un'assenza pesante, perché vi è una grossa differenza tra coloro che hanno parlato questa mattina di fronte a lui rispetto a quelli che parlano oggi pomeriggio.
Questa è un'Aula in cui 42 Consiglieri su 50 sono nuovi, quindi apprendono, apparentemente solo oggi, qual è lo stato dell'arte del bilancio della Regione dopo i primi cento giorni di legislatura.
Normalmente i media parlano dei cosiddetti "cento giorni" e delle attività iniziali. Quando ero Presidente della Provincia dopo tre mesi mi hanno chiesto che cosa avessi fatto. Uno non fa in tempo a sedersi e deve aver già fatto chissà che cosa nei primi cento giorni. Oggi, apprendiamo dalle parole del Presidente Chiamparino che il programma vero della Giunta regionale viene presentato oggi.
Il che offre lo spunto alla mia prima considerazione.
E' come se, leggendo le carte della Corte dei conti, scoprissimo tutti quanti a quanto ammonta il debito della Regione Piemonte. Ora, magari i 42 "nuovi" possono essere anche giustificati, ma gli 8 "vecchi" no.
Tutti citano questi Magistrati della Corte dei Conti, ma io mi domando una cosa molto semplice: si accusa sempre e solo la politica, ma questi Magistrati hanno mai controllato? Cosa hanno mai fatto questi signori? Pensate che in Italia vi sono delle disparità anche di trattamento: in Calabria Scopelliti ha una condanna di sei anni per aver cancellato con una deliberazione 87 milioni; qua in Regione Piemonte con una deliberazione del 29 marzo 2010 si sono cancellati 800 milioni e non c'è neanche un'indagine in corso.
C'è una sostanziale differenza di trattamento. Noi piemontesi ci vantiamo di essere in una Regione del Nord, ma abbiamo un debito non di 14 miliardi di lire, che sarebbe tanto, ma di 14 miliardi di euro, che è una cosa assolutamente incredibile da questo punto di vista.
Penso che la Regione Piemonte sia quella messa peggio fra le venti Regioni italiane.
Da un punto di vista amministrativo, la Regione Piemonte è da Terzo Mondo. Ricordo che, nel secondo dopoguerra, dal Veneto emigrarono moltissime persone, quindi ci fu un'emigrazione non solamente dal Sud al Nord, ma anche da Est verso Ovest.
Oggi, ci troviamo in una situazione finanziaria da Terzo Mondo.
Inoltre, continuiamo a non capire come mai in cento giorni, ed è questo l'elemento sul quale insisto, abbiamo prodotto così poco all'interno del Consiglio regionale: la legge sui funghi, la legge sull'accorpamento delle ATC e poco altro! Scopriamo oggi questi 14 miliardi, ma non abbiamo un'idea di trasformazione dal programma elettorale ad un programma amministrativo ad un programma di sviluppo successivo, nel quale non ci è chiaro quali sono le linee guida, se non quelle dette questa mattina, che io esemplifico dal punto di vista informatico, in modo molto semplice: un foglio excel, in cui è già scritta tutta la partita doppia del dare e dell'avere.
Chi comanderà nei prossimi cinque anni - non credo bastino cinque anni perché facendo un calcolo matematico anche solo degli interessi che ci costerebbero questi 14 miliardi, non bastano i cinque anni - vuol dire decidere dal punto amministrativo quali debiti pagare. Non c'è più un'azione amministrativa. Oggi tocca a voi governare, nei prossimi anni vedremo, è solo una decisione di chi pagare. Quali sono i capitoli che dobbiamo spostare, quali sono gli elementi che dobbiamo analizzare ai fini del bilancio, ma senza un'azione amministrativa come si fa?. Questa mattina sono stato molto attento alle parole del Presidente Chiamparino, che è stato molto bravo nel dare un'indicazione di dimissioni eventuali sull'IRAP.
Il fatto che sia stato così preciso sull'IRAP, vuol dire che aprioristicamente, ha già aperto l'aumento dell'IRPEF, vi è già la testimonianza questa mattina - probabilmente a breve lo vedremo - che ci sarà un aumento dell'IRAP, delle tasse che pagheranno i cittadini piemontesi (ovviamente proporzionali al loro reddito). E' stato chiarissimo nel dirci che ci saranno le dimissioni se ci sarà l'aumento dell'IRAP, ma non ha detto una parola, che sia una, che lui ci possa mettere la faccia davanti ad un aumento dell'IRPEF. Questo è l'elemento di certificazione della Giunta di oggi pomeriggio.
A breve avremmo la comunicazione dell'aumento dell'IRPEF per i cittadini piemontesi, questo è il regalo dei primi cento giorni dell'attività amministrativa di questa Giunta. Lo leggevo oggi dai giornali, abbiamo tre notizie che ci riguardano che non sono edificanti non è colpa di questa Giunta, ma di un complesso di decisioni.
Ad esempio il decreto Lupi che diventa operativo oggi con il declassamento di Caselle, e noi non abbiamo fatto nessuna azione di protesta rispetto ad un'attività di cambiamento gestionale degli aeroporti (tra l'altro, Caselle non fa parte degli aeroporti strategici previsti dal Ministro Lupi) e ieri la quotazione fuori dall'Italia, dopo 110 anni, della FIAT. Immaginiamo, quindi, che quadretto oggi ci troviamo a discutere nell'ambito dell'attività futura di questa Regione.
Un altro esempio è l'Oreal. La fabbrica che il Presidente del Consiglio Renzi ha visitato solo pochi giorni fa, oggi annuncia 50 esuberi. Quindi a casa altri 50 dipendenti. Questo è il quadro su cui noi ci troviamo a lavorare.
Chiedo una decisione forte della Giunta, molto più forte della visione che questa mattina ci ha dato, una visione che sapevate subito, il primo giorno. Immagino che lei, Vicepresidente, che è stato Capigruppo del PD nel cinque anni precedenti, conoscesse benissimo quali erano i conti. Ci sembra incredibile che oggi ci si venga a dire di fare uno sforzo, quando si conoscevano subito queste linee guida, ma devono anche essere subito spiegate, con precisione, quali sono le attività previste dalla Giunta. Se ci devono essere degli elementi di rottura - mi sembra che questa mattina siano state indicate informazioni in questo senso - rispetto al passato questi elementi devono essere noti. Noti e indicati in modo assolutamente chiaro.
Altro elemento: la ridiscussione del debito. E' stato detto dal Consigliere Gariglio che non si debbono lasciare debiti alle generazioni future, ma dobbiamo iniziare a lavorare sulle riduzioni. La revisione del debito, la trattazione del debito è un elemento di allungamento negli anni dell'attività che noi dobbiamo pagare, è un elemento contrario a quello che è stato detto. Questo è un elemento che va ad allungare i tempi di restituzione, come è stato detto questa mattina dal Presidente Chiamparino che sarà messa sui conti dei nostri figli.
Queste sono le considerazioni che spero di poter sentire quanto prima con delle decisioni molto più forti di quelle che abbiamo sentito questa mattina.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Provo a stare nei tre minuti per inviare tre messaggi.
Il primo è che oggi non credo si scopra nulla. Era chiaro a molti di noi che sarebbe stata una legislatura molto particolare. Credo che oggi si faccia un'operazione "verità". Quindi più che essere la X Legislatura, sarà la prima di una nuova era. Questo o sarà, oppure penso che la Regione perderà la sua natura di istituzione politica.
Cosa occorre fare? Mi sembra del tutto evidente che l'operazione "verità", che oggi è emersa da molti interventi, rende assolutamente ineludibile che si rispetti questa griglia. Assoluto equilibrio e simmetria tra spese ed entrate, non c'è spazio per le mezze verità, cosa che stiamo facendo oggi dicendo la verità completa: non ci sono margini per approssimazione di bilancio, non saranno tollerati livelli di inefficienza.
La seconda idea che condivido con voi, ed è una conseguenza della prima, è la necessità di un nuovo paradigma. Qualcuno, mi sembra il Consigliere Mighetti, ha parlato di paradigma. Se dobbiamo entrare in un paradigma nuovo, e questo è, lo sento come una cosa assolutamente certa.
Ringrazio tutti i Consiglieri che oggi si sono astenuti dal fare il gioco del rimpallo delle responsabilità, della divisione dei buoni e dei cattivi.
Potremmo farlo, ma penso che sarebbe veramente fare un passo indietro sarebbe un compromettere questa operazione di verità che stiamo facendo tornando ad una liturgia che dobbiamo lasciarci da parte.
Non è che non sia necessario individuare delle responsabilità, lo farà il giudice laddove questa è individuale, lo fanno gli elettori laddove ci sono le scadenze elettorali come ha ricordato la Consigliera Porchietto.
Non temo questo discorso, ma lo ritengo inutile e non proprio nella cornice del paradigma nel quale stiamo vivendo.
La terza idea che mando è che, a fronte delle tre opzioni nette che ha portato alla nostra attenzione il Vicepresidente Reschigna stamani rinunciare al ruolo politico, che vuol dire commissariamento; tagliare teste (mi è venuto in mente il bellissimo film "Tra le nuvole" di Clooney) o fare le riforma - è di tutta evidenza che noi scegliamo la terza strada.
E' altrettanto evidente che scegliere questa strada vuol dire riaffermare il ruolo della politica.
Io non farò nessuna corsa al pauperismo, al togliere dignità a questa Assemblea, perché se noi non ridiamo dignità alla politica, noi non abbiamo nessuna possibilità di uscire vincenti da questa partita.
Cosa deve fare la politica? L'operazione "verità" la stiamo facendo oggi e la continuerà sicuramente la stampa, ma noi andremo in molti luoghi a parlare di queste cose, ma andremo a parlare anche del fatto che occorre ripensare, in modo nuovo, il modello di sviluppo del Piemonte: andremo a far sentire vicina a chi più soffre, ma anche al comparto produttivo, la Regione, cosa che è leggermente mancata in questi anni.
Andremmo a discutere delle azioni, perché abbiamo fatto molte proposte questa mattina, ma prima di dire che vanno bene ci vuol il feedback con il territorio, con i Sindaci, con le popolazioni: queste cose le fa la politica.
Non farò la gara a scendere da 2.000 a 1.500, io vengo a lavorare gratis. Mi lasciate lavorare come ho sempre fatto, con qualcuno che mi paga anche i contributi previdenziali, ma se vengo qui, e sono uno di quelli che ha messo in discussione fin dall'inizio le indennità, voglio che la politica abbia il ruolo che le compete, altrimenti senza dignità della politica noi non daremmo a nessuno la percezione che il Piemonte possa cambiare e che possa giocare la partita in modo vincente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Leggendo la relazione della Corte dei Conti, si capisce che il debito si è creato nelle legislature che si sono succedute negli ultimi 15 anni.
Come si diceva questa mattina, avevano di fronte a sé due strade possibili: ridurre le spese o aumentare le entrate. Purtroppo per noi tutti si è scelta un'altra strada: aumentare l'indebitamento.
Praticamente, si è fatto un po' come - qualche volta capita anche nelle migliori famiglie - quando la signora delle pulizie nasconde la polvere sotto lo zerbino, anziché tirarla su con la paletta. Insomma, nascondere quelle che erano le situazioni intollerabili di debito crescente.
Questa purtroppo è la realtà del Piemonte, perché la relazione parla di opacità e di poca trasparenza nella gestione del bilancio.
Mi fa piacere che il Consigliere Allemano parla di operazione verità però questa operazione verità non nasce per impulso delle forze politiche ma nasce da un giudizio di parificazione della Corte dei Conti. E' questo che lascia un po' perplessi.
Lascia anche un po' perplessi, sinceramente, quando noi con grande responsabilità abbiamo aderito all'iniziativa del rinegoziazione del conto dei debiti contratti dall'Amministrazione Bresso. Mi riferisco al miliardo e 800 milioni che aveva appunto di debito della Giunta Bresso, che prevedeva anche il credit default swap all'interno di questo tipo di indebitamento, un tipo di derivato che va a "giocare" sul default dell'Amministrazione regionale. Crediamo che queste cose facciano male alla Regione.
Se andiamo a leggere nel dettaglio la relazione della Corte dei Conti ci accorgiamo che il disavanzo regionale previsto per il 2012 era di un miliardo e 100 milioni, ma la Corte dei conti ha poi accertato un disavanzo reale di due miliardi e 800 milioni. La stessa cosa, come dicevo prima viene segnalata per quanto riguarda i residui in perenzione. Infatti andando a leggere quanto riportato dalla Corte dei Conti, tale circostanza appare singolare non solo rispetto al trend registrato negli anni precedenti, ma anche in considerazione dell'ammontare del fondo cassa alla chiusura dell'esercizio 2013.
Quindi, nonostante ci fossero risorse in cassa, la Regione ha deciso di andare in prevenzione a fondo per chiudere il bilancio. Questo poi porta anche sul bilancio del 2013 a un risultato che viene considerato ben diverso rispetto a quello comunicato dall'Amministrazione regionale, cioè si parla di un disavanzo di bilancio di due miliardi e 200 milioni rispetto ai due miliardi e 800 milioni del 2012. Se pensiamo al bilancio statale, si parla in questi giorni di stare all'interno del 3%, ma qui, nel caso del 2012, siamo ben oltre: siamo al 25%.
D'altra parte, se guardiamo le entrate, nel 2010 erano di 11 miliardi e sono passate a dieci miliardi e 200 milioni nel 2013, quindi un miliardo di entrate in meno. Tuttavia, nonostante questa riduzione di entrate e una riduzione di spesa, si è avuto un disavanzo, come dicevo, decisamente elevato, tanto è vero che queste nuove passività, sommate a quelle già rilevate nel 2012, come dicevo, ammontano a complessivi euro due miliardi e 290 milioni e si aggiungono al disavanzo di amministrazione risultante dal conto di bilancio, la cui esatta determinazione è strettamente collegata alla questione relativa all'anticipazione di liquidità della quale si è già detto, portando il disavanzo sostanziale ad un importo non inferiore ad euro due miliardi e 600 milioni, che potrebbero salire a euro cinque miliardi e 200 milioni.
Siamo consci che anche la Corte dei Conti, in questo meandro di numeri faccia fatica a mettere a fuoco la realtà, però, di fatto, sappiamo, come hanno detto alcuni Consiglieri, che il debito della Regione è di oltre 14 miliardi, quindi parliamo di dieci miliardi di entrate e di oltre un 140 di debito sulle entrate. Una situazione davvero difficile.
Questa mattina ho ascoltato attentamente il discorso del Presidente Chiamparino, però io non credo che basterà - sicuramente aiuta, per carità risanare le Terme di Acqui, chiudere Finpiemonte Partecipazioni e riorganizzare quel CSI che è stato presentato come un fiore all'occhiello ma che si cercherà di mettere sul mercato. Credo che la sostanza del bilancio regionale sia la sanità, considerando che l'82% del bilancio riguarda la sanità. E' in questo settore che si giocherà la partita più importante per il prossimo futuro e per il risanamento di questa Regione.
Spero che la partita non abbia conseguenza veramente nefaste per questa Regione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
In generale, quello che emerge oggi, ma che bene o male conoscevamo già, perché pur essendo nuovi, noi i bilanci delle scorse legislature siamo andati a vederceli, quindi sapevamo già dove si stava andando a parare. Mi pare che nella scorsa legislatura il Consigliere Bono abbia fatto più di un intervento sul tema.
Abbiamo di fronte un disastro che era annunciato. E' stupefacente che nel giro di tre legislature, l'ultima delle quali neanche completata e, tra l'altro, poco attiva, siamo riusciti a demolire il sistema economico della Regione Piemonte. Per arrivare a un dissesto tale, l'Italia ci ha messo quarant'anni! Qui sono bastate quasi tre legislature dalla riforma del Titolo V della Costituzione e abbiamo una Regione in caduta libera, perch non si può dire niente di diverso.
Per più di dieci anni si sono fatti bilanci con previsioni fantasiose ben sapendo che le entrate erano assai inferiori alle uscite e ricorrendo anche a strumenti finanziari che hanno portato solo danni, tant'è che non più di qualche settimana fa eravamo in Commissione a discutere e a votare l'autorizzazione alla Giunta di rinegoziare i famosi derivati della Giunta Bresso. Ricordo che, se non riusciremo a rinegoziare, vi sarà un incremento esponenziale delle rate, visto che, tra l'altro, il valore di mercato di tali prodotti finanziari si è ridotto di oltre un terzo.
Quindi, questa roulette del giocare sulla credibilità economica e quindi sui risultati amministrativi di una Regione, che si sapeva già dove andava a parare, ci sta rovinando, anzi, ci ha rovinato! Allora, oggi il Presidente Chiamparino e anche il Vicepresidente Reschigna hanno detto chiaramente che se non interviene qualche Santo, o meglio lo Stato, non ce la possiamo fare. Però, signori, questo lo sapevamo già! Così come possiamo benissimo immaginarci, visto che, come Regione, ci siamo - mi metto con voi, perché comunque anche essendo di minoranza le conseguenze delle vostre relazioni con il Governo centrale le viviamo tutti già presi qualche schiaffone. Ve lo siete presi quando non vi hanno dato neanche un centesimo per l'edilizia sanitaria. Quando avete fatto la variazione di bilancio per ottenere qualche risorsa in più, vi hanno detto: "No, ci spiace, ma questa variazione di bilancio non è corretta e non potevate farla in questo modo". Allora, lo sapevamo.
Così possiamo aspettarci niente dal Governo, perché non si può andare a chiedere che ci faccia un "salva Piemonte". E' lo stesso giochino che sta facendo Renzi con l'Europa: salvateci il sederino e noi, fino al 2020 risparmieremo 50 milioni l'anno.
No! Certo che ormai siamo malmessi, siamo come quel tipo della barzelletta che sta volando giù dal quarto piano e dice: "Beh, fino adesso tutto sommato, ce la stiamo cavando, magari qualcosa succederà".
GRIMALDI Marco (fuori microfono) E quindi, se lo chiediamo al Governo?



CAMPO Mauro

No, quindi occorre ragionare, perché il problema è che se anche qualcuno ci salva, se non cambiamo il modo di lavorare, il modo di fare le cose e non cambiamo l'impostazione.
Ha detto bene il Consigliere Allemano: ci vuole un cambio di paradigma ma, per adesso, questo cambio di paradigma non c'è.
Abbiamo visto nuove strategie su qualcosa? Sulla sanità? Sui trasporti? Sull'energia? Sulle politiche sociali? No, per tre mesi abbiamo fatto "leggine" giusto per far vedere che si faceva qualcosa. Riformiamo la governance delle ATC e ci impegniamo in 120 giorni, eventualmente, a rivedere tutto il discorso ATC.
Qui si parla di bacini; svendiamo le Partecipate; l'idea per il CSI è la stessa che aveva la Giunta Cota; magari anche per la sanità ci inventeremo qualcosa di analogo a quello che ha fatto la Giunta Cota, che è stata una Giunta inefficace, che magari non ha peggiorato di tanto i danni però non ha fatto nulla per risolvere le questioni, perché comunque l'operazione verità l'ha fatta la Corte dei Conti e l'aveva già fatta l'anno scorso.
"Per le entrate emerge un rilevante scostamento tra le previsioni iniziali, lo stanziamento definitivo e quanto successivamente accertato".
Anche per le spese e lo stanziamento definitivo, che dovrebbe essere quello più prossimo all'impegno, se ne discosta invece in modo sostanziale. E poi stiamo a giocare su cosa significheranno quei due miliardi e mezzo.
Siamo andati a chiedere due miliardi e mezzo per pagare i fornitori che la Regione non pagava, e ci importa se finiscono nel debito o nel deficit? Sono due miliardi e mezzo, su otto miliardi del bilancio della Regione: che sia deficit o debito è una mazzata inesorabile? Come le paghiamo queste cose? Andrà bene che sia debito, va bene, però a quanto ammonteranno le rate per gli anni 2014-2015-2016? La seconda voce del bilancio della Regione.
E' chiaro che è un problema lavorare con i 64 milioni che ci avanzerebbero se non ci aiuta qualche santo a smuovere qualcosa, per bisogna andare ad incidere sulle cose che contano.
Non ditemi che non è possibile trovare qualche centinaia di milioni di sprechi. Questi ci sono. Li abbiamo visti e li abbiamo denunciati negli anni. Siamo populisti, però i conti li sappiamo fare. Abbiamo avuto solo un Consigliere negli anni scorsi, ma l'indice l'ha puntato su tante cose.
La nostra speranza, quindi, è che effettivamente ci sia l'apertura alla discussione, perché noi di proposte ne abbiamo: abbiamo tante idee e abbiamo anche tante idee di cambio di paradigma.
L'ho già detto in Commissione quando si parlava di attività produttive: non possiamo pensare di puntellare un sistema che si sgretola e che fa acqua da tutte le parti. E' un sistema produttivo, ma anche un sistema politico: un sistema di intreccio tra la politica e l'economia. Non è la privatizzazione tout court o la svendita, perché di questo si tratterebbe come al solito: i creditori sono alla porta e dobbiamo svendere tutti i beni di famiglia.
Non sono queste le soluzioni.
Per quanto riguarda le partecipate, mi sento parte in causa, perch lavoro in CSI e ne sono orgoglioso. E' uno strumento che esiste dagli anni '70 e ha costruito il sistema informatico della Regione Piemonte. Sono quattro anni che galleggia senza un piano industriale e l'unica idea che avete è quella di tenere la parte pensante e lasciare il resto al privato? Ma sapete cosa succede, quando si fanno queste cose? Che la parte pensante contiene raccomandati e amici di famiglia che prendono gli stipendi più alti, ed è un costo, mentre la parte produttiva viene presa dal privato finché ci sono le commesse che vengono garantite magari per alcuni anni e poi viene svenduta, con tutte le sue competenze.
Lo stesso si può dire per tante altre cose.
Sono contento di avere almeno sentito che per le partecipate si discuterà voce per voce, una per una. Spero che ci sia l'apertura ad un vero confronto, perché, ad oggi, anche nelle Commissioni su tante cose siete andati a rullo: portate il provvedimento per la variazione di bilancio in Commissione e il giorno dopo deve essere votato in Consiglio regionale, senza dare tempo alle opposizioni di valutare e di fare proposte. E poi ci si risente se l'opposizione presenta emendamenti perch vi rallenta il lavoro.
Quindi, cari signori, il mio invito è di lavorare veramente insieme.
Vogliamo fare questo cambio di paradigma, ma che sia un cambio di paradigma che cambi veramente qualcosa, che si facciano delle politiche, e non provvedimenti uno in fila all'altro per tirare a campare un altro anno sperando che qualcuno ci salvi.
Non aspettiamoci niente dallo Stato, perché Renzi vuole fare bella figura con un intervento sulle tasse e chiedendo soldi alle Regioni. L'ha già detto: ci saranno dei tagli alle Regioni e voi pensate che verrà a dare una mano a noi? Se vogliono dare una mano a noi, la devono dare anche al Lazio, alla Lombardia e a tutte le altre Regioni. Quindi addio al 3%.
O violiamo, come vuole fare la Francia, tutti i parametri europei oppure queste cose non sono possibili e aspettiamoci che comunque ci dicano "aumentate l'IRPEF al massimo perché siete rovinati" e magari anche "aumentate l'IRAP" e il signor Chiamparino diventerà il Commissario della Regione.
Quindi, prima di arrivare a questo, assumiamo iniziative politiche decenti, che dicano, da qui alla fine della legislatura: "Io trovo gli sprechi e li tolgo e questi sono i soldi che reinvesto nella riduzione del debito, o del deficit, ma nell'ordine di centinaia di milioni l'anno".
Questo è possibile e vi faremo anche vedere come.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere breve, anche perché molto è stato detto e occorre passare più in fretta possibile alla fase operativa.
Appartengo al novero di quei 42 Consiglieri che sono stati eletti - tra l'altro molti di noi eletti dopo un'esperienza amministrativa sui territori, dove in questi anni abbiamo sperimentato le riduzioni di welfare, l'aumento delle ineguaglianze e i drammi derivanti dalla perdita o dal ridimensionamento di alcuni importanti servizi pubblici locali - per provare a portare, in forma di discontinuità, un apporto a livello regionale, misurandoci con una situazione finanziaria certificata in questi termini.
Probabilmente neanche certificata in termini definitivi, perché dalla stessa relazione - che ho iniziato a leggere, ma avrò bisogno di tempo per comprendere fino in fondo - stante il non allineamento dei bilanci delle ASL rispetto al bilancio regionale, rischia di non essere la parola definitiva, anzi, questa mattina nel dibattito è già stata preannunciata questa possibilità, che è quasi certezza.
Ovviamente mi riconosco al 100% nelle parole del Presidente e del Vicepresidente. Noi siamo stati eletti, subentriamo, ci assumiamo la piena responsabilità politica della situazione della nostra Regione e dovremo lavorare, speriamo con la massima trasversalità possibile, per le scelte più importanti, per risanare il Piemonte, senza annientare le imprescindibili politiche sociali e del welfare.
Personalmente avrò bisogno di un'operazione di verità forte, partendo da questa relazione, ma andando ben oltre.
In molti interventi si è ironizzato dicendo che nei primi 100 giorni si sono fatte leggine e si sono rinviate le scelte fondamentali.
Mi chiedo come si potessero immaginare seriamente delle scelte fondamentali fintanto che l'ultimo rendiconto disponibile, uno degli atti fondamentali nella gestione di un ente, è quello del 2013, che riportava una cifra di disavanzo smontata dal giudizio di parificazione della Corte dei Conti.
Ho sentito molti commenti, ma nell'operazione di verità non mi interessa se si individueranno responsabilità di un'amministrazione regionale piuttosto che dell'altra, di un colore politico piuttosto che di un altro: se operazione di verità deve essere, operazione di verità deve essere, però negli ultimi 15/20 anni le condizioni sono notevolmente cambiate.
Questa relazione parla addirittura di crediti di dubbia esigibilità antecedente al 2005, quindi davvero ce n'è per tutti.
Negli ultimi anni, in particolare, i trasferimenti che lo Stato ha riservato alle Regioni si sono drasticamente ridotti. Anche questo veniva ricordato, ed è sicuramente vero: lo abbiamo vissuto nei Comuni, lo hanno vissuto le Province (fino ad essere stravolte anche nel loro assetto istituzionale) e lo hanno vissuto sicuramente le Regioni.
Però mi chiedo come mai - in questo dovremmo recuperare del tempo - non si sia, con coraggio e razionalità, razionalizzato il funzionamento della Regione proprio negli anni in cui le entrate venivano meno in modo così radicale.
Cito solo un passaggio della relazione: "In relazione alla spesa nel quadriennio 2010-2013, si evidenzia una riduzione della stessa da euro 11 miliardi e otto del 2010 a 10 miliardi e otto - dato corretto - del 2013 con una differenza di euro 1 miliardo e 57 milioni, che corrisponde quasi al 9%. Tale riduzione non è stata sufficiente a compensare la riduzione delle entrate e ha comportato, anche per il 2013, la formazione di un disavanzo di competenza".
E' chiaro che le scelte governative imposte sicuramente dal quadro europeo e dalla situazione economica generale sono state pesantissime. Ma questa azione di razionalizzazione della macchina regionale - del sistema delle partecipate, l'accorpamento dei settori, la riduzione delle Direzioni, la riduzione degli appannaggi e degli emolumenti premiali e così via - oggi la dovremmo fare in fretta e furia. Dobbiamo davvero metterci con il massimo impegno a farla, anche se è un'operazione difficile e susciterà delle proteste e delle resistenze. Ma arriva in fortissimo ritardo - è chiaro che prima la si inizia e prima determina effetti perché se la si cominciava prima, avrebbe determinato prima gli effetti, e forse oggi la situazione sarebbe un tantino meno grave di quella che leggiamo.
Ho sentito parlare di molte cause, per cui sarà mia cura - non nell'Aula, perché la stessa deve dedicarsi a risolvere i problemi, ma in parallelo - capire fino in fondo le ragioni che hanno determinato questa situazione.
Veniamo ai fondi perenti: personalmente, è la prima esperienza verso il concetto di perenzione. Perché nell'esperienza amministrativa, in parte corrente, non si possono tenere debiti, e quindi residui passivi accesi aperti e riscontrati per anni; bisogna pagarli. E nei Comuni, spesso e volentieri, si sono dovute fare scelte radicali già negli anni scorsi.
Oggi, invece, leggo nella relazione - cito a memoria, tanto è il concetto quello che importa - che il fatto che non si siano costituiti per tempo dei fondi di svalutazione, o comunque dei fondi di riserva, in grado di garantire il pagamento di quei debiti certi, liquidi ed esigibili, per cui per ragioni amministrative, si sono cancellati i residui, ma poi vanno reimpostati i medesimi. È un principio che non sta né in cielo né in terra.
Peraltro, secondo la relazione, questo costituisce violazione dell'articolo 81 della Costituzione medesima.
Nel fare queste operazioni certamente dobbiamo tenere ben salde le priorità, che venivano chiaramente ricordate questa mattina: le politiche sociali serie, il diritto allo studio universitario, gli interventi nel socio-assistenziale. Ma è chiaro che se non troviamo in brevissimo tempo delle soluzioni che liberino delle risorse nel contesto drammatico di cui stiamo parlando, e dovessimo ragionare in prospettiva di 64 milioni disponibili ogni anno, potremmo davvero chiudere baracche e burattini e chiedere il commissariamento della Regione! È una cosa che non possiamo tollerare, non tanto per noi che sediamo qua, ma per i cittadini che non possono permettersi di non vedersi riconoscere dei diritti fondamentali.
Da ultimo, sono assolutamente d'accordo con il principio che è stato fotografato. Tra i tanti interventi, il primo esempio che non ha un riscontro epocale sul bilancio ma ha un'importanza simbolica, testimoniale e di buonsenso fortissima, è quello che dobbiamo fare a noi stessi in materia di emolumenti, di appannaggi e di indennità, tenendo conto che qui sì, per fortuna, alcune misure sono già state attuate (penso ad un articolo che si leggeva oggi sul giornale e che riportava che nel primo trimestre la spesa media per Consigliere, per quanto riguarda le spese di Gruppi, è scesa a circa 145 euro).
Ricordiamo le origini di queste decisioni, ahimè imposte da malversazioni e non già dal buonsenso. Però è un risultato i cui risparmi sono già tangibili oggi e gli interventi in termini di contributo di solidarietà e di riduzione degli emolumenti nostri e dei Consiglieri che non svolgono più attività consiliare e hanno maturato nelle legislazioni precedenti l'aspettativa del vitalizio vanno sicuramente nella direzione giusta, ben sapendo che non saranno questi gli interventi che risolvono i problemi del bilancio (altrimenti facciamo demagogia allo stato spiccio e prendiamo in giro le persone!).
Spero - anzi sono convinto - che questi interventi su cui spesso concentriamo l'attenzione (cioè gli interventi dell'Aula), si estendano anche fuori dall'aula, non solo agli ex Consiglieri, ma a quel mondo di partecipate, di Consiglieri di Amministrazione, di premialità rispetto ai ruoli apicali nella macchina regionale: anche lì bisogna intervenire perché sommando quegli interventi ai nostri, a quel punto davvero si pu realizzare un risparmio, ma soprattutto un miglior funzionamento della macchina regionale medesima.
Credo che nessuna organizzazione al mondo possa immaginare di funzionare con una polverizzazione in settori quale quella che è stata descritta. A mio avviso, questi interventi sarebbero necessari anche in un'epoca di vacche grasse, cioè in un'epoca in cui le scelte non sono condizionate da un'esigenza di bilancio. Perché non è vero che all'aumentare delle posizioni apicali corrisponde un miglior servizio e una migliore resa dei servizi nei confronti dei cittadini, che è poi il nostro obiettivo principale. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Gancia; ne ha facoltà.



GANCIA Giovanna

Intanto desidero fare gli auguri, perché c'è finalmente un fiocco rosa in casa PD, che si chiama "responsabilità". Auguri! Rivolgo gli auguri al Presidente Gariglio, perché c'è un fiocco rosa: è la responsabilità del padre e della madre di famiglia. Finalmente, dopo quattro anni è nata. È stata una gestazione un po' lunga, ma è nata la responsabilità anche in casa PD: i miei auguri e le mie felicitazioni! Sto facendo ricercare la rassegna stampa degli ultimi Consigli e le parole che hanno pronunciato l'Assessore e Vicepresidente Reschigna, a cui riconosco l'impegno, e il Presidente Chiamparino, sono esattamente le stesse pronunciate - le ho trovate in rassegna stampa - dal Governatore Cota.
L'Assessore Saitta vorrà darmi atto che l'operazione verità, che è stata chiesta da tutti, è stata un patto che abbiamo stretto io e lei in Commissione. Lei il giorno dopo lo ha subito ovviamente non rispettato perché ho letto delle dichiarazioni sui giornali.
Le responsabilità però - lo ha detto bene il Vicepresidente Reschigna sono diffuse, ma come ha ripetuto il Consigliere Allemano, adesso abbiamo la necessità di tirare fuori i piemontesi dal pantano.
Quintino Sella diceva: "Andremo giù a insegnare a questi qua trattandoli un po' così - il pareggio di bilancio". chi lo avrebbe mai detto che il Piemonte si sarebbe trovato in questa situazione! Detto questo, vorrei fare oggi il quadro in cui ci muoviamo e mi assumo tutte le responsabilità di ciò che andrò dicendo.
Probabilmente, non andremo a votare, nonostante ci siano problemi di firme. Il Presidente Chiamparino e la sua Giunta rimarranno al loro posto.
Questa è una cosa che io mi auguro, come credo si auguri tutto il centrodestra. Infatti, noi sappiamo benissimo che queste riforme necessarie lo ha detto prima il Consigliere Appiano - può farle solo ed esclusivamente la sinistra, perché la sinistra ha in mano la Magistratura e i giornali. Mi prendo la responsabilità di quello che dico: ha in mano la stampa e la Magistratura, quindi speriamo.



(Commenti in aula)



GANCIA Giovanna

Come?



(Commenti in aula)



GANCIA Giovanna

No, le Forze Armate non è detto.



PRESIDENTE

Per cortesia, non commentiamo le riflessioni della Consigliera Gancia che ha il diritto.
GARIGLIO Davide (fuori microfono) Presidente, è stimolante.



PRESIDENTE

Consigliere Gariglio, la Consigliera Gancia ha il diritto di dire quello che pensa.
Prego, Consigliera, prosegua.



GANCIA Giovanna

Sto facendo il quadro attuale, quindi.



PRESIDENTE

Lei ha il diritto di dire quello che vuole.



GANCIA Giovanna

Lo ha detto precedentemente la Consigliera Porchietto, prima, per le stesse cose, c'erano proteste ovunque. L'Assessore Valmaggia è di Cuneo, lo sa benissimo: io ho chiuso 13 società partecipate, ho ridotto il debito del 30%, ho bloccato le assunzioni, avevo sotto l'ufficio e sotto casa gente che mi urlava parolacce a tutto andare; così era per il Governatore Cota adesso sono tutti buoni e silenziosi.
Detto questo, i nostri migliori auguri: solo voi potete fare le riforme, probabilmente anche a livello nazionale è così.
Ricordiamoci che il Governatore Renzi, adesso che siamo tutti qui a parlare di partecipate, durante il suo mandato da Presidente di Provincia ne ha aperte moltissime e ha fatto viaggi dispendiosissimi, tra cui uno per seguire Obama. Sapete che ha la mania di essere fotografato con i personaggi famosi; allora non era nessuno, però si fece fare una foto, e spese 76 mila euro.
Poco prima di essere eletto Presidente della Provincia è stato assunto come dirigente dell'azienda di famiglia, quindi i contributi del Presidente Renzi sono stati pagati dalla Provincia di Firenze e, poi, dalla Città di Firenze.
Mi assumo la responsabilità di quanto dico, è tutto registrato.



PRESIDENTE

Il Presidente Renzi non è qui, quindi non può confutare, io eviterei riflessioni di questo tipo.



GANCIA Giovanna

Esatto.
Poniamo fine a questa liturgia, perché le responsabilità sono molteplici.
Non voglio andare incontro alla demagogia oltremodo e mi dispiace moltissimo deludere tanti Consiglieri, soprattutto di alcune parti, per penso che i cittadini non siano meglio della classe politica, purtroppo.
Governando l'ho provato sulla mia pelle e l'ho provato in altre situazioni e di questo una classe politica seria deve prenderne atto.
Nel 2006, è stata approvata dal Parlamento la devolution e i cittadini hanno votato "no".
Ricordo che in questi giorni il Governatore Zaia - sapete che in Veneto c'è un problema forte di indipendentismo - ha calcolato a quanto ammonterebbe il risparmio se i costi del Veneto - che non sono comunque i migliori d'Italia - rispetto alla sanità fossero applicati in tutta Italia determinandolo in circa 28 miliardi di euro, e credo non sia poco.
Il PD nazionale poteva appoggiare il federalismo, che era il pilastro delle riforme, che, invece, è fermo a tutt'oggi.
Sicuramente, il mio invito riguarda le dismissioni delle partecipate soprattutto, una battaglia deve essere compiuta seriamente per quanto riguarda le Province e le Regioni a statuto speciale: mi dovete spiegare perché siamo qui a elemosinare - lo eravamo come Provincia e lo siamo come Regione - sono antistoriche e non ha alcun senso. Quindi, è una battaglia che assolutamente dovremo fare.
Lo ribadisco, voi siete fortunati perché la realtà è fatta dall'informazione, che avete tutta dalla vostra parte, quindi è il momento di portare il Piemonte alla storia che merita. Assolutamente, noi non siamo per la mera conservazione dell'esistente, ma rispettiamo molto alcuni interventi del Vicepresidente Reschigna, d'altronde saremmo in difficoltà a non apprezzarli, perché - lo ribadisco - molti sono quelli della Giunta Cota.
Il Piemonte è una Regione, come tutti gli enti, a potestà legislativa allora chiedo che si cerchi di legiferare poco.
Vi ricordate Colbert quando, a una riunione di commercianti, chiese: "Cosa possiamo fare per voi?", e un commerciante rispose: "Laissez-faire" cioè "lasciate fare".
Dobbiamo ricordare che esistono i dipendenti della Regione, a cui va il mio massimo riguardo e rispetto il Vicepresidente Reschigna quando dice che sono una risorsa, perché lo sono davvero; però, ricordiamo anche che ci sono i cittadini che non hanno alcun tipo di paracadute e alcun tipo di tutela, come i commercianti, i piccoli artigiani o i piccoli imprenditori.
Noi non possiamo permetterci che queste categorie di persone - il Vicepresidente ha nominato l'Arpa - siano vessate da tutti gli enti controllori. Non possiamo avere decine e decine di enti controllori con aziende che perdono tempo, quando leggiamo - è stato pubblicato in questi giorni sui giornali - che un'evasione di un miliardo di euro è stata fatta per finanziare l'ISIS proprio in Italia.
Il mio invito è proprio questo: cerchiamo di legiferare poco e di limitare i controlli, se non quelli seri e gli essenziali. Richiamo il laissez-fare del liberismo, lasciamo fare perché i piemontesi sono gente tosta, quindi sursum corda.
Davvero, cerchiamo di non intralciare il lavoro della gente che ha ancora voglia di fare, lo chiedo veramente alla Giunta e a tutto il Consiglio che legifera.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Gancia.
Non essendoci altri iscritti a parlare, do la parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio, alle finanze e al patrimonio

Intervengo molto brevemente, anche perché con il Consiglio regionale di oggi iniziamo un cammino, non abbiamo raggiunto un traguardo.
E' un cammino che cercheremo di sviluppare nelle prossime settimane cercando, come ha detto anche questa mattina il Presidente Chiamparino, di portare queste azioni, che man mano vengono sufficientemente delineate, al confronto preventivo all'interno delle Commissioni competenti e al confronto con le organizzazioni sindacali e con le organizzazioni economiche e amministrative del Piemonte.
E' un cammino che richiederà anche fasi di aggiustamento, lo dico rispetto all'intervento svolto dal Consigliere Mighetti, proprio relativamente all'ipotesi di dare vita ad una agenzia regionale per la forestazione.
Se il piano ci convincerà rispetto a questo tipo di prospettiva, quello sarà un percorso. Se il piano non sarà convincente, è evidente che dovremo assumere altri atteggiamenti e altri comportamenti, compreso quello di immaginare che, probabilmente, non abbiamo altra possibilità relativamente a quell'ente strumentale che mantenerlo in vita.
Voglio dire - ed è per questo che ce la mettiamo tutta - che per quanto riguarda le operazioni sul patrimonio immobiliare, noi non immaginiamo la costituzione di alcun fondo immobiliare; non esiste la consistenza sufficiente per rendere praticabile questo tipo di operazione, peraltro esistono fondi immobiliari pubblici presso la Cassa Depositi e Prestiti, a cui noi possiamo attingere per raggiungere gli stessi obiettivi e gli stessi risultati.
Lo ripeto, anche per quanto riguarda tutte le operazioni. Quelle sulla razionalizzazione degli uffici decentrati saremo nelle condizioni di poterle presentare adeguatamente in Commissione, dalla settimana prossima.
Tutte le altre operazioni sul patrimonio immobiliare hanno un arco temporale di realizzo che non è quello del 2015, per le considerazioni che sono state espresse in molti interventi nel corso del dibattito, pertanto le collochiamo in un arco temporale che va oltre la data del 2015.
Una puntualizzazione: noi, questa mattina, non abbiamo rivolto alcun invito al senso di responsabilità e a formule consociative. Abbiamo voluto solo rappresentare il quadro della nostra Regione e ritengo che, rispetto a questo quadro, ciascuno - per il ruolo che svolge, per i valori, per gli obiettivi, per i programmi, per i progetti di cui è portatore - dovrà fare i conti e dovrà fare i riferimenti. Quindi, nessuna operazione consociativa e nessun invito al senso di responsabilità, che peraltro io non mi sento di rivolgere ad alcuna forza politica, dando per scontato ed implicito che questa situazione richiede un atteggiamento che abbia questo scenario come riflessione, ma certamente il massimo della disponibilità da parte della Giunta e del Presidente di confrontarsi, nel merito, sulle azioni ascoltando anche proposte e suggerimenti che potranno essere presentati.
Questa mattina, noi non abbiamo rappresentato un Vangelo: abbiamo illustrato al Consiglio regionale verso quale direttrice, che è una direttrice che tende ad un progetto di profonda riforma dell'organizzazione regionale, vogliamo tendere. E dentro questo c'è anche il tema del controllo preventivo, in tempo reale, relativamente ai conti ed ai costi degli interventi più sostanziali ed importanti.
E' per questo che, dopo aver atteso per anni le approvazioni degli stati patrimoniali delle Aziende Sanitarie, può sembrare strano, ma un obiettivo posto dall'Assessore Saitta è proprio quello di avere l'approvazione delle situazioni patrimoniali del 2012, ma anche del 2013 entro la fine dell'anno e la presentazione nei tempi con cui qualunque società presenta i propri bilanci e i propri stati patrimoniali, riguardo al 2014, quindi entro il primo semestre dell'anno successivo. Non esistono più condizioni e possibilità di fare differentemente.
Due ultime considerazioni. La prima è la seguente: noi ci poniamo un obiettivo, che è quello di costruire un piano dentro al quale, a partire dal 2015, la sanità utilizzi le risorse trasferite dal fondo sanitario nazionale. Non è semplice, non è scontato: oggi non è così. Anche in questo 2014 non è così e non l'abbiamo nascosto, se c'è un tendenziale di spesa del 2014 che supera di 167 milioni di euro le previsioni contenute all'interno del Piano di rientro sottoscritto tra la Regione Piemonte e il Ministero dell'Economia e delle Finanze. Questo riguarda anche la questione legata al tentativo di portare, non nel 2015, ma in un arco temporale sicuramente più lungo, la spesa del trasporto pubblico locale dentro questa dimensione e caratteristica.
Ma sono le altre questioni che ci preoccupano, perché, a fronte di 68 milioni di euro che ci auguriamo di poter alzare a risorse più consistenti anche sulla base dei suggerimenti che questa mattina sono emersi all'interno del dibattito, il nostro termine di confronto è che con quei 68 milioni di euro noi dovremo finanziare quelle politiche che nel 2014 valevano, nel bilancio della Regione, 588 milioni di euro.
Tutto sommato, non mi sembra una condizione né facile da affrontare n semplice da dirimere e credo che ciascuno di noi abbia il senso di responsabilità per misurare i propri comportamenti, per decidere quali sono le proprie scelte ed anche - consentitemi - per misurare, a volte, la propria inadeguatezza. Io, in questi due mesi, l'ho sentita e ho vissuto molto questo sentimento di inadeguatezza, mia, rispetto ai problemi e alla loro complessità.
L'ultima considerazione la pongo in questo modo, apprezzando - come ha voluto fare il Presidente Chiamparino nel suo intervento di questa mattina il fatto che abbiamo svolto un dibattito che ha cercato di fare i conti con la realtà, ciascuno portando e non nascondendo i propri valori, i propri obiettivi, le caratteristiche forti della propria iniziativa politica.
Io non ho mai detto che non è giusto andare a verificare le responsabilità; ho detto che l'orizzonte dentro il quale si muove la Giunta regionale è quello di guardare al futuro, non certamente di contribuire come è avvenuto negli ultimi quattro anni, consentitemelo - a caratterizzare una legislatura alla ricerca del colpevole. Poi, ognuno ha gli strumenti per poter approfondire queste situazioni.
E voglio, con il rispetto e la stima che porto al Consigliere Vignale dirgli questo: io voglio essere anche coerente con i miei comportamenti degli ultimi anni, che non sono rappresentabili in quattro righe estrapolate da un contesto, perché sono anche i comportamenti di chi, in questi quattro anni, ha voluto ripetutamente denunciare che si facevano dei bilanci dove l'equilibrio era solo fittizio, perché le entrate sistematicamente, anno dopo anno, erano superiori a quelle realmente realizzabili e conseguibili dalla Regione. Ma credo che, di questo, il Consigliere Vignale, cui confermo le mie condizioni di stima, abbia piena consapevolezza, compreso il fatto che per tre anni erano quasi sistematiche le denunce che lui e il suo Capogruppo di Progett'Azione - Angelo Burzi facevano in questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa.


Argomento: Ammortizzatori sociali

Comunicazioni della Giunta regionale relativamente all'utilizzazione della cassa integrazione in deroga in Piemonte


PRESIDENTE

Procediamo con le comunicazione della Giunta regionale, in merito alla cassa integrazione in deroga. Dopo le comunicazioni dell'Assessore potrà essere aperto il dibattito.
La parola all'Assessore Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Solo due parole per esporvi il quadro da un punto di vista legislativo rispetto alla cassa integrazione in deroga, che compete in via principale alla Regione e quindi alla Regione Piemonte.
La casa integrazione in deroga è stata istituita nel 2004 come forma straordinaria di ammortizzatore sociale, per fronteggiare la crisi del tessile che coinvolgeva piccole aziende che, in quel momento, non avevano alcun accesso ad alcuna forma di integrazione salariale.
Il Piemonte è stato la prima Regione ad aver gestito direttamente questo strumento, a partire dal 2005, sulla base di accordi con le parti sociali che individuavano specifici settori da tutelare. Nel 2008, ad esempio, sono stati coinvolti il settore metalmeccanico, chimico, orafo della carta e della stampa, tessile, dell'abbigliamento ed altri servizi legati alle imprese.
I fondi arrivavano direttamente dal Ministero del Lavoro, a seguito della sottoscrizione di un accordo fra i due Enti. Ancora oggi, la cassa integrazione in deroga è destinata non soltanto alle imprese fino a 15 dipendenti, che sono escluse dagli altri tipi di ammortizzatori, ma anche alle aziende cassaintegrabili, che hanno esaurito la possibilità di accedere alla CIG straordinaria e ordinaria, perché la crisi continua ad essere presente, quindi si tratta di una crisi strutturale.
La Regione, nell'arco degli anni, a partire dal 2004, ha sviluppato una serie di applicativi; lo dico perché questo ci ha permesso di elaborare una situazione sempre più strutturata e sempre più rispondente alle necessità di avere, accanto alle politiche passive, le cosiddette politiche attive.
Con la fine del 2008, la crisi si intensifica e si avverte anche sul piano nazionale la necessità di estendere in modo generalizzato la protezione assicurata dalle deroghe e se ne ridefinisce il quadro normativo con l'approvazione, nel novembre 2008, del decreto 185, convertito nella legge 2 del 2009, alla quale ancora oggi facciamo riferimento.
E' utile sottolineare che in quel momento si verificò un fatto importante, che ha determinato la storia della cassa integrazione in deroga, ovvero che lo Stato non era più in grado di fornire le risorse necessarie a coprire la cassa integrazione in deroga, ma si utilizzarono i fondi FSE, cioè i fondi comunitari. Quindi, l'abbinamento tra le politiche attive e le politiche passive era un abbinamento obbligatorio. Il Piemonte realizzò il cosiddetto "Progetto crisi", che arrivò fino all'inizio del 2010.
Come vi dicevo, questa fase fu molto importante per l'applicazione degli ammortizzatori in deroga all'interno della nostra Regione, perché ci permise di avere una serie di banca dati e di applicativi che facevano sì che ci fosse una declinazione puntuale di quelli che erano gli interventi di formazione e quelli che erano gli interventi, invece, legati agli ammortizzatori che venivano erogati ai singoli lavoratori.
Tralascio tutte le questioni di carattere procedurale, ma credo sia utile fare questo tipo di ragionamento per dire che, soprattutto con il Progetto crisi, furono circa 61 mila le persone prese in carico dai Centri dell'impiego e dalla Regione, alle quali fu somministrato un progetto di formazione. Parallelamente, si utilizzò l'ammortizzatore in deroga e quindi furono accompagnati in un processo che non vedeva soltanto le politiche passive messe in atto di fronte ad una situazione di crisi.
Nel frattempo, il Progetto crisi finì, quindi le risorse del fondo sociale terminarono nel 2010 e si passò così ad una fase successiva, in cui gli ammortizzatori sociali in deroga vedevano soltanto le risorse del Ministero.
Dal 2009 al 2012, quindi, per quanto riguarda il Progetto crisi, sono state coinvolte 60 mila persone e la Regione ha prodotto 59 mila autorizzazioni.
Questa è stata una scelta lungimirante, una scelta attenta che l'Amministrazione precedente ha fatto, come abbiamo già detto anche in altre occasioni.
Con il termine del Progetto crisi, che cosa succede? Le Regioni iniziano a autorizzare le ore di cassa integrazione a preventivo, cioè in base alle richieste che nei 20 giorni le aziende formulano alla Regione.
Le risorse assegnate ad ogni Regione sono dunque risorse che vengono assegnate in base ad un calcolo preventivo, ma il tiraggio complessivo cioè a saldo, determina spesso il fatto che le risorse assegnate in base a quelle richieste sono inferiori del 40%.
Quindi, cosa succede? Che le Regioni hanno ottenuto un'assegnazione di risorse; queste risorse vengono utilizzate in misura inferiore. Certo che, in questo modo possono essere pagate preventivamente, ma via, via le risorse sono state assegnate sempre più tardi nell'arco dell'anno e hanno fatto sì che Regioni, come la nostra - poi, questo modello è stato utilizzato anche da altre Regioni - determinassero un tiraggio assegnato a consuntivo, per il quale la nostra Regione paga, appunto, dopo aver avuto la certificazione sia da parte dell'azienda sia da parte dell'INPS delle ore effettivamente utilizzate.
Quindi, le risorse assegnate alla nostra Regione sono risorse che sono sempre state utilizzate in toto a seguito di ogni decreto con il quale vengono assegnate.
Nell'ultima parte, con il nuovo decreto che è stato pubblicato il 4 agosto del 2014, sono cambiate anche alcune regole e le Regioni hanno proceduto per step successivi, riproponendo alcune modalità gestionali precedenti. In Piemonte sono state approvate tre proroghe successive all'accordo quadro iniziale, che era stato fatto nel 2013, fino all'ultimo accordo che abbiamo siglato all'inizio del mese di settembre.
Che cosa è cambiato rispetto a prima? Rispetto a prima è cambiata la platea degli aventi diritto agli ammortizzatori in deroga, sono cambiate le modalità con le quali le aziende oggi presentano la domanda, nel senso che esiste un doppio canale: le domande devono essere presentate in Regione e devono essere parallelamente presentato all'INPS, ma l'INPS oggi non ha ancora una piattaforma che permetta di controllare le domande che vengono presentate, quindi le Regioni si trovano oggi in una situazione di oggettiva difficoltà di applicazione dell'ultimo decreto che, come vi dicevo, è stato pubblicato il 4 agosto 2014.
Vi dicevo che è stato previsto un deciso restringimento dell'esperienza della cassa integrazione in deroga: nel 2015 potremo soltanto più concedere cinque mesi di cassa integrazione a fronte degli 11 che sono concedibili nel 2014 e a fronte dei 12 mesi prima concedibili.
Accennavo al problema dell'INPS, che abbiamo più volte segnalato all'interno del coordinamento. Ancora oggi ci sono una serie di questioni tecniche che sono state segnalate al Ministero, chiedendo un intervento significativo, perché corriamo il rischio, anche se in questa forma ridotta, di inchiodare l'attività della cassa integrazione in deroga, e soprattutto, oltre a un margine molto più ristretto di platea alla quale noi possiamo concedere la cassa integrazione, è stato concesso un margine ridotto di deroghe in base ai criteri che ogni Regione può applicare all'interno del proprio contesto, pari soltanto al 5% delle risorse che vengono assegnate ad ogni Regione.
Come vi dicevo, all'inizio di settembre, abbiamo firmato un nuovo accordo quadro che sarà valido, ovviamente, per il 2015, ma con la possibilità di assegnare soltanto l'arco temporale che vi dicevo prima cioè soltanto cinque mesi di cassa in deroga. Sono state definite tre deroghe rispetto a quello che è l'accordo nazionale, cioè il mantenimento dei requisiti dei 90 giorni di anzianità, una salvaguardia per i datori di lavoro non imprenditori, consentendo loro di continuare ad accedere alla cassa integrazione in deroga, e la facoltà per le aziende in cessazione di CIG straordinaria di fare domanda della cassa integrazione in deroga soltanto per i lavoratori in apprendistato, perché questi non potrebbero accedere alla cassa integrazione straordinaria.
Resta sospesa tutta una serie di questioni che le Regioni hanno puntualmente presentato al Ministero e che oggi ci impediscono di avere l'applicazione piena del decreto, ovvero il doppio canale, come vi dicevo domande regionali e domande all'INPS. Questo, soprattutto nella fase di pagamento, crea una serie di problemi.
Per riassumere, rispetto all'attività che è stata svolta nel 2014, sono pervenute, alla data del 10 ottobre, 13.707 domande che interessano 31 mila 450 lavoratori, 2.150 dei quali rientrano nelle nuove norme gestionali di cui vi accennavo un attimo fa.
Delle 11.557 domande afferenti alla gestione precedente, se ne sono autorizzate, fino ad oggi, 9.112, impegnando 53 milioni e mezzo. Le risorse disponibili, però, stanno per essere esaurite. Per chiudere questo periodo servono ancora nove milioni e mezzo di euro, mentre per liquidare le 2.150 domande avremmo bisogno di avere circa 13 milioni di euro, ma nel frattempo le istanze continuano ad arrivare.
Considerando le domande pervenute, considerando che l'ultimo decreto di riparto è stato fatto nel mese di settembre, noi dovremmo riavere un nuovo riparto, ma, per erogare tutte le risorse necessarie e rispondere a tutte le domande di cassa integrazione in deroga, occorrerebbero ancora di 30 milioni di euro per chiudere il fabbisogno del 2014.
Ovviamente questo calcolo è stato fatto in base al tiraggio che abbiamo avuto durante l'anno in corso, un tiraggio che si è attestato intorno al 38% e che presuppone che si possa continuare a pagare a consuntivo, che è l'esempio che citavo prima. Ovvero il fatto che la Regione ha scelto considerati i tempi con i quali le risorse venivano trasferite dal Ministero, di pagare a consuntivo, cioè rispetto alle ore effettivamente utilizzate da parte delle aziende stesse che hanno avuto l'autorizzazione ad accedere alla cassa integrazione in deroga.
Questo è uno dei limiti e una delle discussioni aperte con il Ministero. Il tentativo è di omologare le modalità attraverso il doppio canale, di omologare le modalità con le quali tutte le Regioni pagano la cassa integrazione in deroga. Questo creerebbe, proprio per il meccanismo virtuoso che è stato impostato all'interno della Regione Piemonte, non pochi problemi. Vorrebbe dire non solo non riuscire ad erogare la parte di risorse della prima parte dell'anno, ma creare un'ulteriore fase di attesa rispetto alla seconda parte dell'anno.
Mi fermerei qui. Credo sia utile interagire e anche che voi conosciate alcuni elementi utili poter approfondire e rispondere a domande mirate che ci permettono di capire come la CIG quale ammortizzatore sociale - per il quale ho voluto raccontarvi soltanto brevemente la storia, perché credo sia importante capire in quale contesto ci troviamo - sia uno strumento importante.
Si tratta di uno strumento che, in qualche modo, è destinato - i segnali che ci arrivano sono forti, ma credo che all'interno del dibattito sul tema del lavoro sia abbastanza noto - a trasformarsi ma, soprattutto ad esaurirsi, quindi a mettere ulteriormente in difficoltà un sistema che oggi, stante i consistenti numeri di lavoratori coinvolti, corre il rischio di non avere più nessuna possibilità di applicazione all'interno di una regione che forse, più di altre, ha subito gli effetti della crisi.
Sostanzialmente, le domande nel 2006 (vi cito soltanto questo dato perché credo possa essere utile per comprendere la gravità della situazione e la complessità all'interno della quale ci troviamo) coinvolgevano 2.914 lavoratori; oggi i lavoratori coinvolti, e mi riferisco al 2013 (per il 2014 valgono i dati che vi ho detto un attimo fa) sono 45.053. Capite che i numeri con cui oggi ci troviamo ad operare sono considerevoli e significativo, ma la CIG ha permesso, in questi anni, di gestire una situazione davvero delicata e complicata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Spero di venire in supporto all'Assessore Pentenero rispetto alle preoccupazioni che chiaramente ha manifestato.
Mi permettevo di fare due riflessioni in più, così l'Assessore ha modo di aggiungere qualche passaggio. L'Assessore ricordava i trascorsi di questo strumento che ormai da quasi un anno ci sentiamo dire che verrà sostituito, ma poi in realtà, in questo frangente, tutto il tema della riforma degli ammortizzatori sociali è un po' passato in secondo piano. Tra l'altro, se non sbaglio, a livello di dati, al 1° ottobre 2014 abbiamo circa 70 mila lavoratori in Piemonte che sono stati trattati, da inizio anno, con la cassa integrazione, 13 mila domande e, aggiungo un passaggio quasi il 37% sono aziende artigiane. Vale a dire aziende che non sono cassa integrabili, quindi che hanno come unico ammortizzatore, in questo momento la cassa integrazione in deroga.
Perché sottolineo questo passaggio? C'è un tema che a me preoccupa particolarmente rispetto a quella che è la visione che, in questo momento ha il Ministero del Lavoro. In realtà il Ministero del Lavoro sta dicendo: le Regioni non hanno saputo gestire l'ammortizzatore, ergo adesso ci pensiamo noi, insieme all'INPS. In realtà, ad oggi, se non è cambiato nulla nelle ultime 24 ore, il messaggio è: verifichiamo la compatibilità finanziaria, vale a dire se ci sono i soldi per coprire la cassa integrazione, questa verifica la fa l'INPS e non più le Regioni. Le Regioni la fanno in seconda battuta, quindi daremmo l'autorizzazione ad erogare la cassa, nel momento in cui l'INPS dice che ci sono i soldi per coprire la cassa.
Ho letto nei giorni scorsi alcuni allarmanti comunicati stampa da parte dei sindacati, in particolare della Lombarda, in merito a questo. Parlando con un po' di rappresentanti del mondo sindacale, ma parlando soprattutto con la rappresentanza delle imprese, è che se non si ha la certezza della copertura delle ore di cassa integrazione, si provvederà a non metterli in cassa, ma a dichiarare gli esuberi. Questo è un tema difficile da gestire soprattutto laddove le aziende, come anche sul territorio piemontese, sono aziende molto piccole.
Oggi il tema, se possiamo venire anche a supporto della Giunta regionale, è quello di riaprire un discorso molto diverso rispetto a quello che le Regioni hanno subito in questi mesi, vale a dire riportare comunque, la discussione e, in qualche modo, l'autonomia/responsabilità delle Regioni nel concedere o meno gli ammortizzatori.
L'Assessore Pentenero ricordava come negli anni precedenti - mi fa piacere sentire che c'è una conferma su un metodo che la Regione si è assunta la responsabilità di utilizzare - la Regione Piemonte abbia scelto di autorizzare - rischiando, ma sapendo di rischiare con un margine di rischio bassissimo - molte ore in più di cassa integrazione, rispetto alle domande fatte.
L'Assessore ricordava come abbiamo un assorbimento di cassa integrazione vicino al 38% oggi, quindi stiamo parlando della possibilità di coprire molte più ore in autorizzazione, rispetto a quelle chieste. Le aziende chiedono 100, ma poi assorbono 38. Significa, quindi, che abbiamo un 62% di risorse che possiamo reimmettere in circolo e utilizzare. Questo è quello che ha salvato la Regione Piemonte in questi anni dall'avere pochi soldi. In realtà riuscivamo, con le economie, a dare più cassa integrazione.
Cosa succede oggi? Se non vado errato il Ministero e l'INPS - siccome alcune Regioni, questo va detto, questo non erano in grado di governarlo dicono: mettiamo tutti sullo stesso piano. Ma la Regione Piemonte, mi permetto di dire, come la Regione Lombardia, la Toscana, il Veneto e l'Emilia Romagna, ci rimettono pesantemente.
Mi permetto di invitare, e se serve ci sarà un grande supporto da parte nostra, la Giunta regionale a chiedere al Ministero di rivedere un sistema che difficilmente può funzionare. Mi permetto, Assessore, di fare ancora un passaggio. Ci stanno chiedendo di far firmare accordi sindacali anche nelle aziende dove il sindacato non c'è. Tradotto: se un'azienda mette in cassa integrazione, perché è piccola, tre persone o una persona, dovrebbe avere un accordo sindacale firmato. E' vero che il sindacato si è reso disponibile, insieme agli uffici regionali, a creare un ufficio presso le sedi decentrate, però mi sembra veramente una follia dover portare delle aziende che stanno in piedi per misericordia a dover correre a fare soltanto la firma di un accordo burocratico, per poter dire all'INPS: "Guarda che c'è un accordo sindacale", là dove addirittura il sindacato non è neanche presente in azienda.
Invito la Giunta regionale a far pesare gli anni di buona gestione della cassa integrazione, un'esperienza che ci porta ad essere una delle Regioni più virtuose da questo punto di vista.
Mi permetto di dire che questo metodo è inemendabile, perché muove dal principio che le Regioni non sanno gestire uno strumento che, invece, in questi anni hanno saputo gestire, impiegando - lo ricordo - risorse proprie.
E' vero che abbiamo usato l'FSE, ma è anche vero che, in fase di avvio dell'accordo quadro del 2009, 15 milioni di euro di risorse regionali sono stati emessi.
Credo sia importante sottolinearlo, perché la nostra è una Regione che ha saputo governare bene il tema della cassa integrazione.



PRESIDENTE

Non essendoci altri iscritti a parlare, do la parola all'Assessore per una replica.
Prego, Assessore Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Soltanto qualche riflessione e qualche comunicazione in più.
In questo periodo, al Ministero è stata fatta pesare la questione gestionale, ma non è stato un elemento che ha visto le Regioni divise nel cercare di far presente al Ministero che il nuovo decreto, così com'è scritto, e la circolare inviata all'inizio del mese di settembre, non mettono in competizione le Regioni.
In questo momento le Regioni non sono entrate in competizione, ma hanno riaffermato che le modalità con le quali ognuna di loro ha scelto di gestire la cassa integrazione in deroga, per motivi e situazioni diverse ha prodotto buoni risultati.
Non c'è stata, quindi, una competizione; c'è stato un coro unanime nell'affermare che la circolare, così come esplicitata, ci mette in difficoltà, soprattutto perché l'INPS - lo ha riaffermato l'altro giorno non ha ancora una piattaforma che possa funzionare e che possa essere in condivisione con le Regioni. Per questo motivo per le aziende, che pure devono presentare domanda in Regione e all'INPS (è l'INPS che deve validare dopo l'istruttoria fatta dalle Regioni), non siamo oggi in grado di attuare il doppio canale.
Sono questioni su cui si è ragionato molto con il Ministero, al quale si è cercato di far comprendere che in questo modo si corre il rischio di inchiodare la situazione.
Rispetto agli accordi sindacali, non è una scelta che abbiamo fatto perché, ad esempio nella nostra Regione, è sicuramente un elemento che mette in difficoltà. Com' è stato ricordato, buona parte delle aziende che utilizzano ammortizzatori sociali in deroga sono aziende piccole.
La parte della trattativa sindacale è sempre complicata e spesso all'interno delle aziende non vi è neanche la possibilità di avere rappresentanze sindacali.
Devo dire che le organizzazioni sindacali hanno fatto una proposta che noi abbiamo accolto con favore, cioè predisporre un ufficio che periodicamente, presso l'Assessorato in via Magenta, firmi gli accordi, in modo da permettere alle aziende di presentare la domanda.
Questo mi sembra un atteggiamento di grande responsabilità da parte del sindacato, che abbiamo accettato e comunicato al sistema delle aziende, per cercare di agevolare una fase complicata e difficile.
Mi permetto di sottolineare ancora un aspetto legato alla quantità di risorse.
Prima vi ho detto che per riuscire a chiudere l'anno 2014, in base alle domande che abbiamo avuto, e avendo pagato a consuntivo, cioè in base alle ore effettivamente erogate, abbiamo bisogno di 30 milioni di euro. Se non avessimo questo meccanismo di pagamento consuntivo, ma a preventivo, noi avremmo bisogno di 60 milioni di euro, con il rischio che queste risorse debbano essere in qualche modo restituite.
Questo, ovviamente, è determinato anche dal fatto che le risorse non sono più assegnate in tempo utile da parte del Ministero. Le Regioni che hanno continuato a mantenere un pagamento a preventivo, non è che siamo meno efficienti o meno efficaci di quanto possa essere la nostra Regione ma semplicemente si basavano sul fatto che se un'attività deve essere attuata dalle Regioni, questa ha bisogno di un impegno di spesa a monte e di una dotazione di risorse a monte.
Via, via questo termine si è spostato nel tempo e, quindi, il concetto di preventivo e consuntivo non esiste più. E' per questo che noi possiamo essere in una condizione di relativa tranquillità - sottolineo "relativa" rispetto ai pagamenti.
Restano aperti i problemi di cui vi dicevo un attimo fa, e restano aperti altri problemi.
Noi il prossimo anno potremo erogare cinque mesi di cassa in deroga, ma cinque mesi sono soltanto una parte dell'anno.
Lo stiamo già registrando oggi: noi abbiamo aziende che decidono di mettere i lavoratori in mobilità e di non ricorrere più allo strumento della cassa integrazione in deroga.
Ovviamente questi sono ragionamenti che, in vista della riforma degli ammortizzatori sociali, dovranno essere tenuti in considerazione, anche perché non si può immaginare di avere un passaggio tranchant da un processo all'altro, senza avere forme intermedie di scivolamento che ci permettano di accompagnare i lavoratori in una situazione che non passi da un punto zero ad un altro strumento che - ci auguriamo - nel frattempo sarà approvato e messo in atto.
Il Piemonte ha lanciato un messaggio di allarme e di preoccupazione nelle sedi opportune. Lo abbiamo fatto all'interno delle sedi di concertazione; lo abbiamo fatto all'interno del coordinamento delle Regioni e lo abbiamo fatto nell'ultimo incontro che abbiamo avuto con il Ministro.
Stiamo aspettando un nuovo incontro, soprattutto per risolvere questioni nodali che continuano a restare aperte e che oggi impediscono alla nostra Regione di andare avanti nell'autorizzazione, rispetto al completamento della procedura delle domande che devono essere autorizzate dall'INPS.
E' evidente che la collaborazione e la condivisione di tutti relativamente ad una difficoltà e ad un momento di complessità, non può che contribuire al tentativo di superarli, soprattutto a beneficio di migliaia di lavoratori. I numeri che vi ho riportato sono impressionanti. Sono numeri che, letti soprattutto nell'arco del tempo, ci fanno capire quanto la situazione sia drammatica e, soprattutto, quanto non accenni a diminuire.
Questo è più un dato empirico che un dato confermato e supportato dai numeri, ma la sensazione che emerge nei nuovi tavoli che si sono aperti in quest'ultima settimana è che le difficoltà non accennano a diminuire, anzi stanno aumentando in modo significativo.
Credo sia assolutamente utile avviare tutte le azioni di carattere politico che possono essere svolte, affinché il passaggio da uno strumento all'altro non avvenga in modo drammatico, ma ci sia la possibilità di avere processi di accompagnamento.
Potrebbe altresì essere utile immaginare, innanzitutto e prima di tutto, che le risorse vengano stanziate quanto meno per arrivare - manca l'ultima tranche, come vi dicevo, per arrivare alla fine del 2014 e soprattutto, per avere una prospettiva in vista del 2015.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione.
Proseguiamo con le mozioni iscritte all'o.d.g.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Esame mozione n. 53 presentata dai Consiglieri Accossato, Allemano, Boeti Conticelli, Corgnati, Ferrentino, Gariglio, Ravetti e Rostagno, inerente a "Disciplinare le emissioni ad impatto odorigeno"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto la mozione n. 53, inerente a "Disciplinare l'emissione di impatto odorigeno", di cui al punto 5) all'o.d.g.
La relazione è già stata fatta, quindi proseguiamo con la discussione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Questa mozione, che esprime l'intenzione di regolamentare l'emissione odorigena, ci trova concordi (peraltro, è un tema che abbiamo affrontato anche nel programma elettorale che abbiamo presentato ai cittadini piemontesi).
L'emissione odorigena è un qualcosa che può fortemente limitare la fluidità del territorio e la qualità stessa della vita, ove queste arrivino nel luogo in cui le persone dimorano abitualmente, quindi abitano, lavorano o trascorrono il loro tempo libero.
Sono un problema direi sempre più diffuso. E la difficoltà che spesso si riscontra - lo abbiamo verificato anche sul territorio della Provincia di Torino; territorio che conosce bene il primo firmatario della mozione è quella di identificare la fonte di queste emissioni moleste, perché non si riesce a capire né da dove provengano, né di che natura siano.
D'altra parte, le normative attualmente vigenti non ci aiutano, perch non ci forniscono una disciplina che dia dei valori limite di riferimento o dei parametri con cui misurarne la portata.
Noi dobbiamo trovare uno strumento che rappresenti un riferimento per gli operatori pubblici e privati nelle procedure autorizzative degli impianti, quindi sia in sede di valutazione di impatto ambientale, sia in sede di redazione dei piani e dei programmi per la valutazione ambientale strategica.
Indipendentemente dall'esito di questo atto di indirizzo, che comunque mi auguro sia positivo, proprio perché è un tema al quale noi teniamo particolarmente e al quale vogliamo offrire una soluzione, stiamo valutando, proprio perché era anche nel nostro programma elettorale, la possibilità non solo di attendere un atto deliberativo da parte della Giunta regionale, come del resto hanno fatto altre Regioni (l'esempio citato dalla Consigliera Accossato della Lombardia è quello che anche noi riteniamo il più virtuoso e il più utile a fornire una definizione e una regolamentazione delle emissioni di origine); ma anche a verificare la possibilità e la disponibilità delle norme, una legge regionale che aiuti a regolamentare il fenomeno e ad essere un uno strumento per le procedure autorizzative. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Intervengo anche per aggiornare il Consiglio comunale in merito alla situazione in Piemonte per quello che riguarda.



PRESIDENTE

L'Assessore Valmaggia è rimasto Sindaco! Siamo in Consiglio regionale.
Scherzo, non si preoccupi.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Scusate il lapsus! Dicevo, intervengo per aggiornare il Consiglio regionale su quella che è la situazione della gestione degli odori.
È vero che la Regione Piemonte non ha una normativa dedicata, come ha invece, la Regione Lombardia, però da alcuni anni il Piemonte ha avviato nel concreto, attraverso un laboratorio dell'ARPA, quelle che sono le verifiche e i controlli. Quindi da circa un anno è operativo questo laboratorio odorimetrico dell'ARPA, unico in tutta la Regione, che sta lavorando per intervenire sulle questioni che riguardano l'impatto ambientale per quanto riguarda gli odori.
Ad oggi non c'è una normativa neanche nazionale che imponga un'attenzione particolare. Nella valutazione complessiva di impatto ambientale c'è scritto che bisogna ridurre e compensare gli impatti negativi rilevanti, non nello specifico; così come nell'autorizzazione integrata ambientale si fa una visitazione complessiva delle varie possibilità di inquinamento.
Quello che è utile - riconosco la necessità di intervenire su tale questione, perché il tema degli odori, soprattutto legato alle discariche dei rifiuti, è importante - è un approfondimento per capire qual è la soluzione migliore, anche se diventa difficile oggi trovare una base scientifica e numerica di misurazione, perché è difficile quantificare in termini numerici la sensibilità e la percezione.
L'unico elemento che mi permetto di segnalare è quello di trattare il tema nella sostanza, cercando di evitare ulteriori procedure autorizzative quindi aggiunte di carta e aggiunte di costi - per le aziende su questo tema, cioè trovare una soluzione che sia funzionale ed efficiente, ma che non aumenti il carico già pesante di autorizzazioni ambientali per le attività produttive.
Dopodiché, secondo me sarà utile un approfondimento anche nell'incontro che avremo presto in Commissione con il Direttore dell'ARPA. Sarà uno degli elementi che andremo ad approfondire per partire dall'esistente e vedere come migliorare quella che è una necessità più volte evidenziata dai nostri concittadini. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ricordo che il numero legale è 24.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sulla mozione n. 53, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo votato, però chiedo la verifica del numero legale, perch non sono sicuro che ci fosse. Grazie.



PRESIDENTE

Il numero legale era 24 e mi sembrava che a favore fossero 36, perché avete votato anche voi, Presidente Bertola.
Il numero legale è aumentato grazie alla vostra presenza e al vostro voto favorevole.
GARIGLIO Davide (fuori microfono) Qual è il numero legale?



PRESIDENTE

Il numero legale è 24.
I votanti a favore sono stati 36.



BERTOLA Giorgio

C'eravamo solo noi. Va bene, grazie.



PRESIDENTE

I presenti erano 38, hanno votato "no" zero; hanno votato "sì" 36 astensioni zero; non hanno votato in due.


Argomento: Giovani - Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame mozione n. 57 presentata dai Consiglieri Grimaldi, Appiano, Baricco Ferrentino, Giaccone, Molinari, Monaco, Motta, Ottria, Ravetti, Rossi e Rostagno, inerente a "Il patrimonio pubblico inutilizzato diventi opportunità per giovani associazioni e per nuove attività imprenditoriali giovanili in ambito culturale, sociale, ambientale e turistico"

Argomento: Giovani - Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame ordine del giorno n. 71 presentato dai Consiglieri Valetti, Andrissi Batzella, Bertola, Bono, Campo, Frediani e Mighetti, inerente a "Mappatura recupero e ridestinazione d'uso dei fabbricati viaggiatori dimessi di stazioni ferroviarie ad associazioni ed enti"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 57, avente ad oggetto "Il patrimonio pubblico inutilizzato diventi opportunità per giovani associazioni e per nuove attività imprenditoriali giovanili in ambito culturale, sociale, ambientale e turistico", presentato dai Consiglieri Grimaldi, Appiano, Baricco, Ferrentino, Giaccone, Molinari, Monaco, Motta Ottria, Ravetti, Rossi e Rostagno, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Questa vicenda è abbastanza nota.
Come sapete, Ferrovie dello Stato ha avviato un piano per la riqualificazione delle vecchie stazioni e delle linee ferroviarie dismesse ha annunciato più volte in questi anni che darà le vecchie stazioni in concessione d'uso gratuito a chi si occuperà della loro manutenzione e le utilizzerà per organizzare progetti e attività culturali, sociali e turistiche.
Sapete che la Regione, in questi anni, ha stipulato anche delle convenzioni in tal senso e alcuni enti locali - qui siede uno dei Sindaci che, tra l'altro, ha esplorato questo tipo di attività, il Consigliere Ferrentino - lo hanno fatto con tutte le difficoltà del caso, in quanto spesso si chiede agli enti locali di compiere sforzi anche sostanziosi.
Noi semplicemente chiediamo - adesso non sono presenti gli Assessori competenti a cui richiediamo questo sforzo, in particolare l'Assessore Parigi e l'Assessore De Santis; c'è l'Assessore Cerutti che, in parte, è tra i destinatari di questa richiesta - che questa ricognizione - che, tra l'altro, vede nella regione Piemonte 286 locali di stazione e 336 appartamenti, per un totale di 60 mila metri quadrati - non solo venga messa a disposizione come ricognizione della Regione Piemonte.
Crediamo sarebbe interessante unire alla disponibilità delle Ferrovie dello Stato, che darebbero a titolo gratuito questi immobili, la possibilità di un piccolo finanziamento attraverso l'utilizzo di quella parte dei fondi strutturali che viene impiegata per le giovani start up per tutta la parte di promozione del nuovo turismo sostenibile e per tutta quella parte legata alle attività culturali e sociali, o attraverso anche alcune occasioni europee, così da mettere insieme quello che spesso le giovani start up ci chiedono, cioè, oltre allo sforzo iniziale, che spesso gli diamo, oltre ai fondi rotativi o a quelle che sono le occasioni di Finpiemonte, anche una struttura da reiventare.
In questo senso, però, vorremmo avviare una discussione più ampia, in quanto, sovente, il patrimonio pubblico non è utilizzato, soprattutto in termini temporanei, ed è questa la novità. Cioè, molte volte, non si ha la capacità di progettare l'attesa e di capire che, soprattutto in questo difficile momento dal punto di vista immobiliare, non è così facile trovare una destinazione d'uso definitiva. Per questo, sempre di più la progettazione dell'attesa, anche attraverso concessioni temporanee ad attività culturali, sociali e turistiche, può essere un modo per non lasciare deteriorare ancora di più il nostro patrimonio.
Spesso non si capisce che le concessioni temporanee non possono essere così onerose come lo sono, di fatto, i progetti a titolo definitivo. Ed è per questo che noi chiediamo un investimento intelligente anche in tal senso, per evitare forme deprecabili come quelle che hanno visto anche grandi immobili pubblici deteriorarsi in questi anni. Ne ricordo tre: siamo in una città incredibile che, però, ha lasciato l'ex MOI, Torino Esposizioni e la stessa Cavallerizza senza una progettazione dell'attesa.
Allora, il problema non è tornare indietro sulla scelta pubblica che ha portato un altro polo fieristico al posto di Torino Esposizioni; non è tornare all'errore di come è stato progettato l'ex MOI per le residenze olimpiche e per i media center; non è capire come mai la Città non è riuscita a ricomprare la Cavallerizza dopo che il Demanio, trascorsi tanti anni, gliel'ha passata temporaneamente e, poi, l'ha venduta a un fondo immobiliare. No, il punto è che non siamo stati capaci, lo dico anche da ex rappresentante di una città grande come Torino, a progettare l'attesa di un domani diverso per quell'immobile.
Allora, la cultura e le politiche giovanili, così come in qualche modo anche le attività produttive, soprattutto nella parte più innovativa devono saper utilizzare temporaneamente questi immobili, anche perché, ogni volta che non vengono concessi anche a titolo gratuito per poco tempo questi immobili diventano l'oggetto della conflittualità, dell'abbandono e soprattutto, vengono in qualche modo privati della loro connotazione essendo spesso oggetto di azioni illegali. Penso a Torino Esposizioni: non averlo concesso a titolo gratuito ha permesso che in meno di due anni siano stati portati via tutti i cavi di rame e tutto quanto si poteva rubare così è successo all'ex MOI e così ha rischiato di essere anche per la Cavallerizza.
Il senso è semplice: far sì che quest'occasione delle Ferrovie dello Stato, così come una ricognizione vera del patrimonio pubblico, non tolga ai Comuni la possibilità di progettare. No, anzi, vogliamo che i Comuni continuino a farlo, magari con una regia diversa, anche della Regione Piemonte. Parlo della possibilità di unire quei pochi finanziamenti che ancora ci sono nella cultura e nelle politiche giovanili e quel poco di finanziamenti che abbiamo inserito nelle linee di indirizzo dei fondi strutturali con questo utilizzo temporaneo del patrimonio pubblico. Questa è una grande scommessa.
E' una piccola mozione, ma speriamo generi una discussione nelle Commissioni competenti, e ringrazio sin da subito se il Presidente Valle e anche il Presidente Gallo della III Commissione vorranno farsi promotori dopo questa discussione, di queste ricognizioni. Infatti, in un momento di crisi, è un vero spreco pubblico non utilizzare questi spazi che dovrebbero essere restituiti alla cittadinanza. Grazie.



PRESIDENTE

A questa mozione abbiamo associato l'ordine del giorno n. 71, inerente a "Mappatura, recupero e ridestinazione d'uso dei fabbricati viaggiatori dismessi di stazioni ferroviarie ad associazioni ed enti", presentato dal Consigliere Valetti e dagli altri Consiglieri del Movimento 5 Stelle: Andrissi, Batzella, Bertola, Bono, Campo, Frediani, Mighetti Se il primo firmatario, Consigliere Valetti, vuole prendere la parola e intervenire su questo documento, ne ha facoltà; prego.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Questo ordine del giorno approfondisce nel senso specifico degli immobili ferroviari la mozione già presentata dal collega Grimaldi evidenziando alcune peculiarità legate all'aspetto del recupero degli stabili ferroviari, fermo restando il totale accordo in generale circa il recupero del patrimonio dismesso, nel senso di un utilizzo di carattere no profit o, comunque, di aiuto alle associazioni o agli enti che non dispongono della capacità economica di acquistarli o non hanno fini di lucro.
Il discorso per gli stabili ferroviari è un po' più complesso.
L'idea esiste già, c'è un progetto di RFI, attivo dal 2007, che concede in comodato d'uso gratuito le stazioni ad enti locali o associazioni. Fermo restando che le stazioni che costituiscono un oggetto appetibile dal punto di vista commerciale sono già utilizzate in tal senso o, comunque difficilmente faranno parte del piano di concessione da parte di RFI, in quanto hanno già un'attività commerciale all'interno, o comunque si pianifica di realizzarla. Infatti, se è oggetto di appetibilità commerciale, difficilmente RFI, non essendo un ente senza scopo di lucro concede stabili ancora in piena facoltà di utilizzo a degli enti.
E' comunque vero che, prima di tutto, dobbiamo puntare a mantenere lo scopo per cui quegli immobili sono stati realizzati, spesso sono immobili di supporto al servizio ferroviario; quindi occorre considerare, malgrado ci siano già stati numerosi di questi episodi di concessione, che la cerchia si restringe di molto.
Teniamo presente che la Regione, con la DGR dell'11 dicembre 2012 aveva già valutato la possibilità di acquisto degli stabili ferroviari dismessi, calcolando che questa acquisizione avrebbe costituito un onere troppo grande per la Regione e che, comunque, quelli con costi accettabili erano in uno stato pessimo di conservazione, quindi assolutamente non ne sarebbe valsa la pena; pertanto è stata rigettata l'opzione di acquisizione da parte della Regione.
D'altro canto, non esiste attualmente un censimento degli stabili ferroviari e, difficilmente, la Regione ha le risorse sia economiche che tecniche per iniziarlo. Quindi, di fatto, questo censimento sarebbe quasi sicuramente assegnabile a RFI stessa, con tutto ciò che comporta ovviamente non escludere gli stabili più appetibili perché potrebbero avere altri utilizzi.
Per quanto riguarda il senso del nostro ordine del giorno, va bene il recupero di stabili, però bisogna tutelare innanzitutto il servizio ferroviario, quindi non andare a intaccare tutti quei servizi, quelle attrezzature ed edifici che possono essere di servizio a linee esistenti o che eventualmente (questo è molto importante) risiedono in prossimità di linee attualmente sospese, ma con possibilità di riattivazione.
Diversamente, andremmo a togliere uno dei motivi che potrebbe portare all'abilitazione di quel servizio oppure renderemmo più difficile la sua realizzazione. Visto che siamo in epoca di tagli, facciamo molta attenzione, perché qualcosa di dismesso è molto difficile da recuperare.
Detto ciò, chiediamo che venga coinvolta RFI nel censimento degli stabili di piccole stazioni, nella promozione del recupero degli stessi con un'attenzione particolare alla tutela sia delle associazioni sia della Regione, perché entrambi non si espongano dal punto di vista economico in ristrutturazioni che andrebbero, invece, a consistere in un costo maggiore rispetto al valore della concessione stessa. Di fatto, RFI si ritroverebbe con degli stabili ristrutturati ed un costo sostenuto da altri enti che essa stessa non avrebbe mai assunto, per motivi economici.
Pertanto, occorre dare il supporto informativo necessario a questi enti e garantire che quegli stabili non vadano ad impattare sui servizi ferroviari. Grazie.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Ferrentino.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Ho seguito per molti anni questo problema e devo dire che su alcune linee ferroviarie il censimento è stato fatto. Ad esempio, per quanto riguarda la Torino-Bardonecchia, è stato fatto un censimento puntuale dall'Agenzia per la mobilità e mi risulta che anche su altre linee, in accordo con gli enti locali, sia stato fatto un censimento, seppure limitato.
Il documento presentato dal Consigliere Grimaldi, ma anche quello del collega Ravetti, va nel senso di provare a riutilizzare un patrimonio importante, che le Ferrovie hanno in parte abbandonato nel corso degli ultimi anni.
Rispetto all'ordine del giorno che il collega del Movimento 5 Stelle illustrava, voglio solo rassicurare che, ovviamente, quando si punta al recupero si privilegia la messa a disposizione degli spazi per i passeggeri del servizio pubblico locale. Sarebbe illogico se non fosse così, almeno per quanto mi risulta. Ho seguito diverse realtà e devo dire che la convenzione che la Regione Piemonte ha fatto nel 2011 è servita ed ha permesso di riutilizzare alcuni spazi.
Nell'ordine del giorno c'è un passaggio in cui si scrive "senza scopo di lucro". Io non porrei questi limiti, perché in alcuni casi può essere utile che il recupero venga fatto allocando, per esempio, un bar in quella struttura e in forza di un convenzionamento tra il sistema degli enti locali (quindi Regione e Comuni) e RFI.
Questo può essere il motivo economico per cui si recuperano degli spazi e si mettono a disposizione dei passeggeri. Per quanto riguarda la mia esperienza, nella stazione di Sant'Antonino di Susa abbiamo recuperato alcuni spazi, riaprendoli dalle 4 del mattino fino alla fine dell'esercizio ferroviario, mettendoli quindi a disposizione degli utenti. Abbiamo riattivato anche una serie di servizi che erano stati utilizzati in occasione delle Olimpiadi, quindi usati 15 giorni e poi chiusi: li abbiamo riaperti e messi a disposizione dei cittadini. Abbiamo recuperato gli spazi che utilizziamo per alcune associazioni del paese e questo proprio in collaborazione con un bar che è collocato nei pressi della stazione ferroviaria.
Pertanto, non limiterei le possibilità, perché possono essere tantissime: anche quelle di poter utilizzare fondi comunitari, perché, in molti casi, i locali ferroviari si trovano all'interno dei paesi, perch magari in molte realtà la linea ferroviaria taglia in due alcuni piccoli paesi.
E' importante avere a disposizione degli spazi, recuperati in convenzionamento. Nel mio caso, abbiamo recuperato anche un intero magazzino merci molto grande, che 15-20 anni fa la sezione cargo delle Ferrovie utilizzava e adesso era dismesso, ed oggi è un magazzino comunale.
Tutto è avvenuto a titolo assolutamente gratuito: abbiamo fatto una convenzione per vent'anni e abbiamo recuperato spazi importanti consegnandoli alla collettività.
Su questo, l'invito è rivolto anche all'Assessore Balocco: la Regione può avere un ruolo di pressione, promozione ed accompagnamento molto importante e sono certo che l'Assessorato e l'Assessore non lo faranno mancare, perché si possono portare a casa risultati estremamente importanti. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Sarò velocissima. Voglio più che altro far notare al Consigliere Grimaldi un passaggio su Ferrovie dello Stato, che penso possa essere interessante. Ricordo che in questi ultimi anni Ferrovie dello Stato ha lasciato a casa molti lavoratori in Piemonte, e ogni volta che si è chiesto a Ferrovie dello Stato di aprire un tavolo per verificare la possibilità di un'opportunità futura per questi lavoratori, la risposta è sempre rimasta molto interlocutoria.
Mi suona strano non vedere, all'interno di questo documento, un pensiero, un impegno non soltanto alle start up dei giovani - e ci mancherebbe - di Ferrovie dello Stato soprattutto nei confronti di propri ex lavoratori che non hanno trovato in altri ambiti, sempre di Ferrovie dello Stato, la possibilità di ricollocarsi.
Credo che un impegno da parte loro potrebbe anche essere assunto nei confronti di eventuali iniziative imprenditoriali che tocchino, però, loro ex lavoratori e magari anche qualche impegno di natura economica, così come hanno fatto altre grandi imprese - che però non erano così grandi - che hanno sostenuto una ricollocazione dei lavoratori in esubero attraverso interventi di natura economica.
Penso che questa sia un'attenzione che occorre porre, perch l'iniziativa nei confronti di giovani che magari non trovano un posto di lavoro è significativa ed importante, ma è altrettanto significativa nei confronti di quei lavoratori che giovani non sono più e che con grande difficoltà trovano un modo per ricollocarsi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Ringrazio i proponenti sia della mozione sia dell'ordine del giorno perché considero molto interessante avviare un lavoro su questi temi, che hanno origine già dal dicembre 2011, quando venne sottoscritto un accordo di programma tra l'allora Amministrazione e RFI.
Devo dire che, quando sono venuto a conoscenza di questo protocollo (un paio di mesi fa), ho tentato di avere da parte di RFI un elenco degli immobili che potrebbero essere oggetto di tali convenzioni con Enti locali.
In effetti, noi abbiamo un elenco di immobili, ma sono esclusivamente quelli inseriti in linee dimesse, quindi un patrimonio importante, ma ben più ampia è la prospettiva per quanto riguarda l'accordo di programma e la possibilità di convenzionare immobili con i Comuni, perché riguarda anche immobili di RFI (delle Ferrovie), connessi a linee oggi ancora esistenti (fortunatamente), ed anche a stazioni ancora presidiate.
In questo senso, non sono ancora riuscito ad avere un elenco, ma credo che questa mozione e questo ordine del giorno ci aiuteranno ad averlo.
Infatti, in seguito a questa iniziativa consiliare, abbiamo ripreso contatti con RFI e mi pare che ci sia un'attenzione maggiore da parte della stessa, perché in effetti - come ricordava prima il Consigliere Ferrentino le conseguenze di quell'accordo di programma hanno riguardato, per ora solo ed esclusivamente la Val di Susa e quell'elenco di stazioni che proprio già nell'accordo di programma erano citate nell'allegato.
L'impegno che certamente e molto volentieri posso prendermi è che, una volta che avremo questo famoso elenco degli immobili, la Regione contatti i Comuni che possono essere interessati da questi immobili e li accompagni se lo vorranno, alla stipula della convenzione per l'uso dei locali stessi.
Credo che questo sia un impegno che posso prendere molto volentieri e anzi credo che sia un'opportunità importante.
Tra l'altro, sottolineo anche che nell'ordine del giorno proposto dal Movimento 5 Stelle si parla di cinque-nove anni; in realtà, il protocollo ipotizza fino a vent'anni, laddove ci siano le condizioni.
Quindi, da questo punto di vista, porteremo certamente avanti questo inventario, che ovviamente dovremo avere da RFI, e poi il contatto con i Comuni interessati. Questo credo, anzi sicuramente, avverrà in collaborazione con l'Assessorato al turismo ed anche con l'Assessorato che segue le politiche giovanili.
Per quanto riguarda l'accenno della Consigliera Porchietto rispetto all'eventuale opportunità imprenditoriale di coinvolgimento degli ex dipendenti di Ferrovie dello Stato che, per varie ragioni, a seguito delle razionalizzazioni che sono avvenute in questi anni hanno perso il loro posto di lavoro, credo che questo sia assolutamente accoglibile: nelle convenzioni che i Comuni, se vorranno, attueranno con RFI, per quel che ci riguarda, saremo portatori di questa attenzione, ma ritengo che non sarà difficile che venga seguita.
Grazie ancora per le due iniziative consiliari, che ovviamente, per quel che ci riguarda, voteremo molto volentieri.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.
Passiamo alla votazione della mozione e dell'ordine del giorno.
Il numero legale è 24.
Indìco la votazione sulla mozione n. 57, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 71, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ci sono ancora venti minuti a disposizione.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 35.
Se c'è una richiesta per interrompere i lavori, qualcuno vuole prendere la parola? La parola al Consigliere Bono.



(Commenti del Consigliere Bono)



PRESIDENTE

Non ho capito, Consigliere Bono.
Lo chieda al microfono, Consigliere Bono.
Poi, può intervenire il Consigliere Marrone.



BONO Davide

Non è usuale, non abbiamo mai chiesto al microfono l'interruzione dei lavori, ma penso che, visto che non c'è il numero legale, che è stato mantenuto dall'opposizione, chiederei di poter interrompere i lavori alle ore 18.40. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Lo dico chiaramente da presentatore e firmatario dell'ordine del giorno che adesso sarebbe in discussione.
Mi limito solo a segnare l'oggetto, "Mantenimento del punto nascita a Domodossola", e invito i gruppi che possono voler dimostrare interesse politico a quest'argomento a rimanere, discuterlo e votarlo, se necessario altrimenti, personalmente, da un punto di vista politico deduco che non c'è interesse da parte di chi vuole finire prima su questo punto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Non voglio contraddire i colleghi del Movimento 5 Stelle, ma il numero legale in quest'Aula c'è. Se non ci fosse stato, lei avrebbe dichiarato non valida la votazione e ci avrebbe mandato a casa.
Se i colleghi del Movimento 5 Stelle sono in qualche modo...



(Commenti in aula)



GARIGLIO Davide

L'opposizione mi pare rappresentata benissimo. C'è una collega battagliera come la Porchietto, la collega Gancia che non è andata ancora a comprare il fiocco, il collega Marrone, il Consigliere Pichetto, ci siete tutti voi.
Se i colleghi del Movimento 5 Stelle, però, sono legittimamente provati da una giornata di lavoro che è stata faticosa e ardua e vogliono riflettere, noi siamo disponibili, nella logica di collaborazione, ad accogliere le loro richieste. Però, Presidente, si dica la verità: il numero legale l'abbiamo mantenuto. Se serve ci sono dei Consiglieri negli uffici ai piani superiori che possono anche scendere a rimpinguare il numero legale.
Decida lei, Presidente, noi abbiamo grande fiducia nella Presidenza.



PRESIDENTE

Il numero legale non è un fatto virtuale, è sancito dalla tabella che è sotto gli occhi di tutti.
La votazione si è svolta regolarmente.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Vi prego, manca ancora un quarto d'ora.
Io sono dell'avviso che, se è necessario, poiché la seduta è prevista fino alle ore 19, bisogna discutere fino a tale ora.
Il primo firmatario, il Consigliere Marrone, chiede di mantenere l'ordine del giorno e di cominciare la discussione. Se noi siamo d'accordo con questa ipotesi, io comincerei la discussione dando la parola al primo firmatario, altrimenti, se il Movimento 5 Stelle lo desidera, noi mettiamo in votazione la sua richiesta e a seconda di come l'Aula si esprimerà continueremo o sospenderemo.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Ne prendete atto.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 35 presentato dal Consigliere Marrone, inerente a "Salviamo il punto nascite di Domodossola"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 35, avente ad oggetto "Salviamo il punto nascite di Domodossola", presentato dal Consigliere Marrone, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Marrone per l'illustrazione.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Si tratta di un ordine del giorno che non richiede eccessivo tempo per essere presentato. E' già chiaro dalle premesse quali sono le motivazioni che spingono a porre in atto l'approfondimento e quindi anche la votazione di questo indirizzo politico destinato alla Giunta. Nasce dall'esigenza di mantenere un servizio che si ritiene essenziale, ovvero quello del punto nascite che continua ad essere garantito dal Comune di Domodossola. Non si vuole ricorrere a demagogia da campanilismo, ma dall'assumere delle osservazioni che sono, in realtà, di fatto, e partono dalla natura territoriale dell'area, soprattutto da alcune località montane come Macugnaga, Formazza e altre.
Ci sono utenti che riescono a metterci tanto di quel tempo per raggiungere il punto nascite già esistente a Domodossola per partorire nella struttura sanitaria, che se pensassimo veramente di eliminarlo si condannerebbero le comunità di quell'area sostanzialmente a non riuscire ad arrivare in tempo. Ricordo che ci sono distanze di 50 chilometri da alcuni paesi al Comune di Domodossola, che fornisce questo servizio.
Si richiede alla Giunta di assumere un impegno. L'impegno a prendere atto, nel riassetto della sanità e quindi della razionalizzazione dei servizi sanitari, di questa esigenza che è particolarmente delicata e quindi, assumere un impegno che diventerebbe vincolante qualora l'ordine del giorno venisse approvato dall'Aula, di mantenimento del servizio punto nascite a Domodossola.
Prima di concludere, voglio solo ricordare, anche per onestà intellettuale, che nel dibattito che ha interessato in loco, a Domodossola la vicenda è il Sindaco stesso, quota Partito Democratico, ad avere assunto una posizione di estrema importanza rispetto alla necessità di mantenere il punto nascite nel suo Comune. Ribadisco che, in questo caso, non credo che si possa parlare di campanilismo, ma semplicemente della necessità di dare ad un servizio così delicato come quello dell'assistenza alle partorienti la garanzia di presenza territoriale e non di desertificazione.
Se parliamo di terapie che richiedono particolare eccellenza e disponibilità di tempo, massima disponibilità, a maggior ragione dal centrodestra, di ragionare su accorpamenti e razionalizzazioni. Quando si parla delle gravidanze e delle tempistiche non particolarmente certe che riguardano questi fenomeni, allora crediamo che il mantenimento dei punti di eccellenza, in realtà, debba essere garantito, anche per assicurare una cittadinanza che altrimenti si vedrebbe abbandonata sotto questo servizio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
In ordine a quest'argomento che viene sostenuto a seconda delle maggioranze che si sono insediate.
C'è un punto preciso che bisogna sottolineare e chiedere all'Assessore di fare una verifica: questo punto nascite è un punto di eccellenza. Non credo solo questo. Per definizione e per sicurezza dei cittadini, tutti i punti nascita devono assicurare certe cose sempre di più e sempre meglio.
Abbiamo parlato di aree montane, abbiamo scoperto che precedenti amministrazioni, quando è stato il momento di garantire la sicurezza ai cittadini, si sono preoccupate di chiudere punti nascita o nei nidi per garantire la sicurezza.
Invito l'Assessore, con molta fermezza, a rispondere a quest'argomento.
Piuttosto che votare oggi positivamente un documento che rischia di essere votato - non me ne voglia, collega Marrone - con un pelo di demagogia e di cuore - le povere mamme che devono venire giù dalla montagna - e su cui siamo tutti d'accordo, allo stesso tempo dobbiamo assicurare lo standard di sicurezza e di garanzia rispetto a quel territorio. Le partorienti di Domodossola devono avere assoluta garanzia di non rischiare incidenti. Oggi come oggi, proprio in virtù del fatto che si tratta di mamme e di nascituri, non si può correre il minimo rischio. Deve essere calcolato al massimo e deve essere garantito il più possibile.
Mi sembra che l'Assessore già in alcune dichiarazioni abbia dato degli indirizzi che la nostra sanità debba essere messa il più possibile in sicurezza. E' ovvio che, collegato proprio all'argomento punto nascite, c'è anche il nido.
Non so se Domodossola abbia anche il nido di eccellenza, ma certamente avrà una sorta di assistenza pediatrica per i bambini e anche quell'aspetto va strettamente correlato. Senza farne una questione di costi, ma di eccellenza, maggiore tutela per le donne che hanno gravidanze e che devono partorire in montagna deve essere assicurata alla pari degli altri cittadini, ma con le stesse certificazioni di qualità.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Due settimane fa ho presentato un'interrogazione a risposta immediata proprio sul punto nascite di Domodossola. Sono anni che mi batto contro la chiusura e il buon funzionamento di quel centro nascite. Volevo ricordare al Consigliere Marrone le battaglie sul punto nascite di Domodossola.
Volevo ricordare che a marzo 2012 c'è stata una delibera di Giunta - allora c'era la Giunta Cota - che ha voluto fortemente la chiusura di quel punto nascite. Ripeto, è stata proprio la Giunta Cota.
Mi ricordo che la sottoscritta - insieme ad una delegazione del Comitato donne "Noi abbiamo partorito a Susa" del punto nascite dell'ospedale di Susa e una delegazione dell'Associazione per la tutela dell'ospedale San Biagio di Domodossola - fu convocata in Sala Morando. Fu un grande disastro. La delegazione venne "ascoltata", ma alla fine ci fu il disastro più totale perché la Giunta Cota volle fortemente questa chiusura dopodiché ci fu ricorso al TAR.
Il ricorso al TAR venne respinto e da quel ricorso si è arrivati ad una sentenza del Consiglio di Stato (il 27 agosto del corrente anno) che ha rigettato il ricorso di 35 Sindaci del territorio del Verbano-Cusio-Ossola associato con tutte le associazioni locali per la tutela dell'ospedale l'associazione dei pediatri, cittadini e sanitari. Quando la Giunta Cota volle la chiusura del punto nascita, si parlò di un servizio di STAM (Servizio Trasporto Assistenza Materna) che, in realtà, non esiste. Non esiste in Piemonte e non esiste nel Verbano-Cusio-Ossola.
Il problema del punto nascite di Domodossola è che c'è una Sentenza di Stato che dice che l'ospedale deve essere chiuso e problemi territoriali e di organizzazione, quindi bisogna valutare con calma. Avevo già avuto la "non risposta" dell'Assessore Saitta, perché mi disse che non sapeva cosa rispondere perché era in attesa di una riorganizzazione della rete ospedaliera e del Piano sanitario.
Sono fortemente contraria alla chiusura di questo punto nascita perch ritengo che i piccoli ospedali, come i centri nascita, devono essere tutelati e garantiti perché ci sono grossi disagi di trasporto. Ricordo ancora il lungo calvario di una donna che visse un lungo trasporto dall'ospedale di Domodossola a quello di Alessandria, che durò sette ore nel corso del quale morì lei e uno dei gemelli che portava in grembo. Non ultimi i disagi che si stanno ancora verificando per il trasporto di una donna dall'ospedale di Domodossola a quello di Verbania, per cui occorrono anche tre, quattro ore.
Esaminiamo bene i casi, facciamo tutti un esame di coscienza perché si tratta di vite umane. Bastano pochi minuti per salvare una vita umana, e non possiamo permettere che trascorrano tre o quattro ore per trasportare una donna a distanza di 40/50 chilometri.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ha fatto bene la collega Batzella a ripristinare un minimo di verità per quanto riguarda l'iter procedurale sulla chiusura del punto nascite di Domodossola, altrimenti qualcuno potrebbe dire, con la logica di evitare di ricordarci il passato e guardare solo al presente o al futuro, che il punto nascite viene difeso dal centrodestra e chiuso dal centrosinistra o addirittura dal Movimento 5 Stelle, che voleva terminare prima la discussione, visto che per un attimo era mancato il numero legale della maggioranza.
Ripristinare un minimo di verità e fare un minimo di esercizio storico è fondamentale. Bene ha fatto la mia collega a ricordare che, in relazione alle normative nazionali, che abbiamo ripreso anche nel piano di rientro e nei programmi operativi, il numero dei parti necessari per mantenere aperta una struttura è di mille parti, derogabili a 500 in caso di aree montane o marginali.
Oltretutto, al punto nascite di Domodossola, che ha subito anche un depauperamento, perché non si è voluto investire in risorse umane, sono state fatte le classiche chiusure estive, che investono anche l'ospedale di Susa, in modo da creare il panico, come se a luglio e ad agosto le donne non partorissero perché si decide di chiudere il reparto.
Sono stati fatti calare artificialmente i numeri di parti.
Questo è un problema che anche politicamente non comprendo.
In origine si era detto che, per quanto riguarda il VCO (la provincia del Vicepresidente Reschigna), si sarebbe costituito un unico ospedale plurisede (cosa già tentata nella provincia di Alessandria con gli ospedali di Novi Ligure e di Tortona) e quindi si sarebbero sommati i parti di Verbania e di Domodossola, mantenendo Domodossola come una sede distaccata di Verbania.
Prestiamo attenzione, però, perché se chiudiamo Domodossola, le partorienti non vanno a partorire a Verbania, ma vanno in Lombardia. In questo caso avremmo un doppio problema: primo, mobilità passiva verso la Lombardia, che è un costo e lo vedete guardando i bilanci della sanità dove c'è scritto "mobilità passiva" con un segno meno (e quello sono anche le partorienti che da Domodossola andranno a partorire in Lombardia) secondo, l'ospedale di Verbania non arriverà a mille parti e quindi, se non viene riconosciuta come area marginale o montana, rischiamo di perdere anche Verbania, con quello che succede e che è successo drammaticamente.
Nessuno vuole fare demagogia o populismo: è successo un caso, possono succedere, possono succedere anche errori (di cui poi si è accertata la responsabilità), ma vuol dire andare a partorire a Novara a 130 chilometri di distanza, se si va a Novara e non a Varese.
Su questo bisognerebbe ragionare.
Noi voteremo questo ordine del giorno anche se, come ho detto prima non possiamo dimenticare tutta la parte storica che ho detto all'inizio, di chi ha iniziato a portare avanti queste procedure di chiusura, cioè il centrodestra. Tuttavia, non mi ricordo che, nella scorsa legislatura, la collega Montaruli, di Fratelli d'Italia, abbia fatto una battaglia contro le chiusure dei punti nascita e abbia votato contro il piano sanitario regionale.
Forse questi doppiogiochismi non sarebbe più il caso di portarli avanti.
Voteremo a favore, ricordo solo al collega Marrone, che ha scritto di fretta quest'ordine del giorno forse perché impegnato nelle problematiche riguardanti la sua ineleggibilità, che la frase "I centri più popolosi nelle vicinanze, con Macugnaga e Formazza in testa", è un po' risibile, per chi conosce il territorio. Come sa bene l'Assessore Reschigna, Formazza ha 438 abitanti e Macugnana 613, mentre i centri più popolosi sono Domodossola e i Comuni limitrofi.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Intervengo per introdurre in questa discussione, sicuramente di grande interesse, qualche elemento aggiuntivo, perché ho l'impressione che la discussione sia in qualche modo segnata da un dibattito di qualche anno fa.
Occorre introdurre qualche elemento di novità più riferito, come detto dal Consigliere Monaco, alla sicurezza della struttura ospedaliera.
Il tema è questo.
Ognuno di noi, se dovesse fare una battaglia, dovrebbe anche valutare che cosa potrebbe capire in tema di sicurezza.
A nessuno sfugge - tanto meno a noi - la questione della distanza, per vorrei provare a riprendere il tema della riorganizzazione, in cui c'è anche il tema del punto nascite, in funzione di qualche elemento che non sia soltanto la difesa giusta dei localismi, ma riguardi anche la sicurezza del malato.
Noi speriamo che questo diventi l'elemento comune delle nostre valutazioni.
Alcuni giorni fa abbiamo presentato, come Assessorato, un lavoro eseguito dall'Agenzia Nazionale della Sanità sugli esiti sanitari disciplina per disciplina (ne abbiamo indicati soltanto qualcuno) ma, dal venti di questo mese, AGENAS - Agenzia Nazionale della Sanità - pubblicherà sul proprio sito, per ogni reparto ospedaliero, gli esiti e anche i rischi.
Vengono fuori dati che fanno parte della lettura scientifica,e chi è medico lo sa meglio di me. Alcuni sono dati consolidati per tipo di interventi, e per poter garantire la sicurezza occorre raggiungere un minimo di attività, al di sotto del quale c'è un rischio.
E' così. Non è solo un problema italiano, ormai è internazionale.
Noi, quindi, dovendo poi assumere qualche scelta, non possiamo certamente ignorare i rischi per la salute. Il tema è la centralità; poi c'è la politica, ma anche la politica deve tenere conto dei rischi.
Appena insediato mi sono fatto dare da Oscar Bertetto, responsabile della rete, i dati dei reparti di oncologia per tipologia di interventi chirurgici, quindi conosco i dati perfettamente.
Poiché diventeranno patrimonio di tutti, credo che, guardando questi dati, le valutazioni che faremo qui non saranno molto legate alle nostre appartenenze di partito o di posizioni. Quando ho visto quei dati, ho visto che per alcuni oncologici, sotto una certa produzione, per qualcuno c'è anche il rischio di mortalità. A due/tre mesi.
Questo sarà l'elemento che dovrà aiutarci.
Guardate che è così e stiamo attenti, perché è un dato certo. Dopodich è chiaro che occorre tener conto delle distanze e di tutto, però c'è un tema di volume di produzione, cioè esiti e di soglie minime, perché sarebbe strano se dovessimo difendere qualcosa sapendo che c'è un rischio.
Questi dati li conosciamo, AGENAS li renderà pubblica e farà anche un incontro con i giornalisti per spiegare le modalità di accesso a tutti i dati, in modo da poter essere disaggregati ospedale per ospedale, reparto per reparto, e ci renderemo conto della situazione.
Vi posso dire a che conclusioni sono arrivato vedendo la sede storica degli interventi.
Che cosa è capitato? Guardate che c'è una forte distanza tra le opinioni che esprimiamo sul piano politico e il comportamento dei pazienti.
Molto spesso, la riduzione della produzione è dovuta al fatto che oggi per fortuna, il paziente sceglie dove andare e va dove si sente più sicuro.
Ormai si può sapere tutto: il medico ti consiglia, si parla con altri a cui è già capitato e si va nell'ospedale dove ci si sente più sicuri o dove ci sono più interventi del genere.
E' così. Non per nulla c'è una mobilità, all'interno delle aziende sulle stesse specialità, una mobilità tra aziende e addirittura, quando c'è insicurezza o qualche pregiudizio, c'è mobilità tra le Regioni.
Il malato sceglie. Il malato vuole andare nei posti dove si sente più sicuro. Se si dovesse fare uno studio, potrebbe emergere facilmente - ne sono convinto - che molto spesso si difende localmente una struttura, ma quando i pazienti hanno bisogno di qualche intervento particolare probabilmente non vanno in quell'ospedale, ma vanno fuori. Guardate che è così! I pazienti sono più avanti di noi e del nostro dibattito! Sono molto più avanti di noi.
Perché il paziente, prima di noi, sceglie il posto più sicuro: sceglie l'ospedale dove c'è una buona produzione, perché lì c'è specializzazione. È così! Questo è l'invito che mi sento di rivolgere: il punto nascite di Domodossola è uno dei temi che abbiamo per l'applicazione del Patto per la salute, cioè della riorganizzazione.
Al di là dell'opinione precisa che può essere espressa - infatti mi sono tenuto sul tema di carattere generale - il problema, ancora prima di entrare nei particolare, è definire un quadro di coerenza. Non c'è, quindi una chiusura.
Il quadro di coerenza è ancora più importante, perché se il nostro atteggiamento si basa su un dato storico - la difesa di un qualcosa che esiste perché è sempre esistito - al di là dei nuovi elementi che abbiamo nel Patto per la salute (vi ricordo che il Patto della salute è molto chiaro!), rischieremo di fare una operazione che magari può andare bene per una zona, dopodiché cosa si fa? Teniamo tutto? Perché sulla base di questa motivazione, si tiene tutto. Tutto! E siccome abbiamo un'offerta ospedaliera molto frammentata, e non sempre sicura (lo vedrete sui dati di AGENAS), credo sia doveroso - almeno questa è l'opinione che mi sento di suggerire, come Assessore, a tutto il Consiglio - prima ancora di assumere una scelta così puntuale e precisa, senza conoscere gli esiti e i rischi complessivi (e non soltanto di questo ospedale), conviene stare attenti.
Altrimenti rischiamo di metterci a posto la coscienza su un caso specifico ma dimentichiamo l'altro tema centrale, che è quello della difesa della salute.



PRESIDENTE

Assessore Saitta, sta quindi chiedo al primo firmatario di ritirare l'ordine del giorno?



SAITTA Antonio

Perfetto, e di rinviare la discussione nel tema più complessivo della riorganizzazione ospedaliera.



PRESIDENTE

Consigliere Marrone, cosa pensa di rispondere alla proposta dell'Assessore Saitta? Se crede, lo mettiamo comunque in votazione.



MARRONE Maurizio

Poniamolo in votazione: lo mantengo come indirizzo, poi la Giunta si farà carico di questa garanzia.



PRESIDENTE

Lo poniamo quindi in votazione? Ha chiesto la parola il Vicepresidente Reschigna, che interviene in qualità di Consigliere regionale.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Io non parlo da Vicepresidente, ma intervengo da Consigliere regionale anche perché su questo tema, così come su molti altri, credo sia doveroso da parte di chi rappresenta un territorio, non nascondersi.
Già lo ricordava il Presidente Bono: la chiusura del punto nascite di Domodossola è stata decisa dalla maggioranza di centrodestra nella precedente legislatura regionale, e confermata anche rispetto ai ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato.
Io non parteciperò alla votazione sull'ordine del giorno, perch ritengo che se su questo tema, come su "enne" situazioni critiche che riguardano la rete ospedaliera del Piemonte, passassero centinaia e centinaia di atti di indirizzo prima che si arrivi alla riorganizzazione complessiva e alla presentazione di un documento da parte dell'Assessore Saitta, la riorganizzazione della rete ospedaliera non la si farà più e soprattutto, non la si farà in modo ragionato.
Mi sembra che l'intervento che ha fatto l'Assessore Saitta non abbia chiuso il tema. Ha detto solamente che questo tema non può essere affrontato in modo episodico, ma va valutato complessivamente all'interno della rete.
Questo, se posso dire, appartiene anche alle considerazioni su cui abbiamo ragionato molto nella giornata odierna.



PRESIDENTE

Non sono previste dichiarazioni di voto sull'ordine del giorno. Pu replicare il primo firmatario, ma vi ricordo che la seduta era convocata fino alle ore 19, per cui sarebbe serio concludere il dibattito con una votazione, sempre che questo avvenga in un tempo accettabile. Altrimenti chiudo la seduta e rinvio la trattazione dell'ordine del giorno ad un'altra convocazione. Ci tengo a precisarlo, perché se tutti chiedono di intervenire. non funziona.
La parola al Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente, sarò più che sintetico.
Volevo solo ricordare al Vicepresidente Reschigna che è corretto quanto ha detto, nel senso che si trattava di una decisione assunta dall'allora maggioranza che reggeva la Giunta. Vorrei tuttavia ricordare che sono esponente di una forza politica che ha assunto anche dei distinguo già in corso di quella legislatura: rammento, per esempio, il punto nascite di Carmagnola, sollecitato da una mozione presentata dal Gruppo Fratelli d'Italia; lo rammento anche al collega Bono, che, evidentemente, non se lo ricordava.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Carmagnola sì, perché interessava alla ex Consigliera Montaruli Domodossola no!



MARRONE Maurizio

Ci interessa anche Domodossola.
Più che altro ci interessa il tema "punti nascite", perché lì ci sono altre esigenze che devono rimanere ferme, come faro, nel processo di riorganizzazione.
Io ricordo puntualmente che è stato anche il motivo - non l'unico, ma uno dei motivi - per cui, pur rimanendo nell'alveo del centrodestra, il Gruppo Fratelli d'Italia si è presentato con una candidatura autonoma andando incontro alle difficoltà di arrivare in Consiglio. Non perché ci divertano le sfide difficili, ma perché, evidentemente, qualche piccolo distinguo c'era.
Questo aspetto lo ricordo anche ai colleghi del Movimento 5 Stelle per il futuro: non ci ricordino sempre il trascorso, perché noi, come loro siamo arrivati a questa legislatura comunque con un percorso autonomo.



PRESIDENTE

Aprirei le votazioni, dal momento che non sono previste le dichiarazioni di voto e visto che non possiamo protrarre oltre il tempo della seduta.
La Giunta ha già espresso il parere contrario.
GARIGLIO Davide (fuori microfono) Qual è il parere della Giunta?



PRESIDENTE

L'Assessore ha espresso parere contrario.
Ricordo a tutti che il voto di astensione è conteggiato come voto contrario.
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 35, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
Buona serata a tutti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.10)



< torna indietro