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Dettaglio seduta n.148 del 21/04/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 10.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Baricco, Boeti, Caputo, Conticelli Ferraris, Motta e Rostagno.
Non è presente l'Assessore Saitta.


Argomento: Consiglio delle autonomie locali

Proposta di legge n. 125, inerente a "Modifiche alla legge regionale 7 agosto 2006, n. 30 (Istituzione del Consiglio delle Autonomie locali (CAL) e modifiche alla legge regionale 20 novembre 1998, n. 34 'Riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti locali'" (richiesta inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato approvato nella seduta del 19 aprile.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Chiedo, ai sensi del Regolamento, un'inversione dell'o.d.g., quindi che non si discuta il punto 4), ma si passi al punto 5), inerente alla proposta di legge n. 125 sulle modifiche relative al CAL.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Testo Unificato del disegno di legge n. 126 e della proposta di legge n. 112, inerente a "Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico" (richiesta inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Visto che siamo sul tema legittimo delle richieste d'inversione, se c'è una richiesta di inversione che ci sentiremmo di dover fare noi è quella rispetto al provvedimento sul contrasto al gioco d'azzardo patologico, che è assai urgente e, condiviso da tutte le forze politiche, ha visto un lavoro fatto in Commissione. E' urgente, quindi, se si parla di inversioni noi vorremmo poterle fare con questo provvedimento.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Sono state presentate due richieste d'inversione di punti all'o.d.g.
una del Consigliere Vignale e una del Consigliere Bertola.
Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Presidente, non voglio sottilizzare, perché stiamo cercando di costruire delle soluzioni di massima collaborazione con i colleghi dell'opposizione, ma questo calendario è frutto di una concertazione su più settimane, che è stata condivisa in una Conferenza dei Capigruppo di martedì scorso durata un'ora intera. Adesso mi pare poco credibile e poco rispettoso dei patti andare a cambiare degli accordi che prevedevano una scaletta precisa di interventi oggi, una scaletta precisa di provvedimenti per martedì mattina e un'altra scaletta precisa per martedì pomeriggio.
Mi dispiace, non c'è nessuna volontà di contrapposizione, siamo disponibili a trovare le soluzioni, però vige il principio pacta sunt servanda. Abbiamo costruito questo calendario, abbiamo stabilito addirittura di creare una Giunta per il Regolamento per far passare alcuni provvedimenti e per affrontare certe tematiche che erano considerate pregiudiziali da alcuni Gruppi. Quindi, noi siamo per rispettare il calendario come concordato e respingere ogni forma di inversione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gariglio, comprendo il suo legittimo intervento in merito a considerazioni di ordine politico, però, in base alla procedura dobbiamo indire la votazione sulle proposte di inversione.
Indico la votazione palese sulla richiesta d'inversione all'o.d.g.
presentata dal Consigliere Vignale.
Il Consiglio non approva.
Indico la votazione palese sulla richiesta d'inversione all'o.d.g.
presentata dal Consigliere Bertola.
Il Consiglio non approva.
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale


Argomento: Province

Esame disegno di legge n. 206, inerente a "Modifiche alla legge regionale 29 ottobre 2015, n. 23 (Riordino delle funzioni amministrative conferite alle Province in attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56)"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 206, inerente a "Modifiche alla legge regionale 29 ottobre 2015, n. 23 (Riordino delle funzioni amministrative conferite alle Province in attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56)", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Appiano, che ha facoltà di intervenire; prego.



APPIANO Andrea, relatore

Grazie, Presidente.
Il presente provvedimento mira ad apportare alcune modifiche alla l.r.
29/10/2015 n. 23 in materia di riordino delle funzioni amministrative conferite agli Enti di area vasta ai sensi della legge cosiddetta Delrio.
In particolare, l'elemento principale di questo provvedimento è il posticipo del termine per sottoscrivere le convenzioni tra gli Enti di Area vasta e la Regione per quanto concerne le funzioni delegate.
In Commissione sono stati accolti due emendamenti, il primo per portare fino al 31 dicembre il termine, che citavo prima, del 2016, il secondo per precisare l'ambito di competenze provinciali in materia di rilascio di autorizzazioni alla costruzione ed esercizio di gasdotti ed oleodotti.
Venendo all'articolato, l'articolo 1 provvede a completare l'attribuzione di funzioni alle Province in materia di energia, stabilendo una loro competenza anche relativamente alle autorizzazioni per la distribuzione energetica, fatta eccezione per gasdotti ed oleodotti facenti parte delle reti energetiche nazionali o inseriti in obiettivi strategici definiti a livello regionale.
L'articolo 2 proroga fino al 31 dicembre di quest'anno il termine per procedere alla stipula delle intese da sottoscrivere tra Regione e Province in relazione allo svolgimento delle funzioni in forma associata.
L'articolo 3 introduce, in seno all'articolo 13 della legge che stiamo modificando, modifiche finalizzate a coordinare e sistematizzare alcuni profili gestionali ed organizzativi scaturenti dall'attuazione della norma stessa; in particolare, si forniscono ulteriori indicazioni in merito alla transitorietà dei procedimenti relativi alla gestione dei fondi comunitari in tema di programmazione comunitaria FSE 2014-2020, avviati precedentemente all'entrata in vigore della legge dell'ottobre scorso intendendo per "procedimenti avviati" l'approvazione di bandi o cataloghi di offerta formativa, individuando puntualmente l'ente competente a portare a conclusione il procedimento stesso e definendo, altresì, le questioni legate alla titolarità dei rapporti attivi e passivi che ne possono derivare.
L'introduzione del comma 7 bis all'articolo 13 della legge regionale 23/2015 ha la finalità di specificare le attività e gli atti che possono essere esercitati, nonché i relativi effetti, che scaturiscono dall'istituto del cosiddetto "avvalimento dell'ufficio" o "utilizzazione degli uffici altrui".
L'articolo 4 modifica la legge regionale in materia di cave, al fine di aggiornarla non solo alle integrazioni introdotte all'articolo precedente ma anche alla nuova organizzazione istituzionale ed operativa intercorsa negli ultimi periodi.
Viene quindi precisata correttamente l'attività amministrativa connessa alla vigilanza nella coltivazione delle cave in riferimento alle specifiche competenze.
Preannuncio che proprio su questo aspetto, che riteniamo molto importante, perché attiene ad una materia molto sensibile su cui ci siamo intrattenuti più volte in diversi provvedimenti, verrà depositato un ordine del giorno collegato proprio per responsabilizzare l'Aula e la Giunta a che gli Enti di Area vasta abbiano quel numero e quelle competenze di personale necessari per garantire anche nella fase transitoria il complesso compito della vigilanza su un tema ambientale così importante.
L'articolo 5 si presenta quale norma di coordinamento con le modifiche introdotte agli articoli precedenti e provvede all'adeguamento delle leggi regionali di riferimento in materia energetica con le novità introdotte abrogando coerentemente le norme in contrasto od ormai desuete.
Dal punto di vista dell'iter, la I Commissione ha licenziato il provvedimento a maggioranza nella seduta del 18 aprile 2016 e lo rimette oggi all'approvazione definitiva dell'Aula.



PRESIDENTE

Grazie, collega Appiano.
La parola al Consigliere Campo, relatore di minoranza.



CAMPO Mauro, relatore

Grazie, Presidente.
Questo disegno di legge avrebbe offerto lo spunto per qualche approfondimento in più, visto che si andava ad intervenire su una materia su cui si è legiferato lo scorso ottobre e quindi ci troviamo all'incirca allo scadere dei sei mesi previsti per alcune forme di attuazione di quello stesso provvedimento.
Purtroppo, la cosa è stata limitata dal fatto che è venuta a mancare anche se è stato promesso per un prossimo futuro, un'illustrazione dell'evoluzione dell'applicazione di tale norma dalla sua approvazione ad oggi. Di conseguenza, in Commissione e, quindi, al Consiglio è venuta a mancare l'informazione necessaria per poter, eventualmente, intervenire anche su altre tematiche che non sono state trattate nel presente disegno di legge.
Faccio un paio di esempi banali. Ci sono un paio di materie che sono passate integralmente nella gestione regionale e di cui sarebbe stato interessante capire come stessero progredendo. Mi riferisco all'agricoltura e al lavoro, con i Centri per l'impiego che sono passati integralmente alla gestione regionale e il personale dei Centri per l'impiego passato all'Agenzia Piemonte Lavoro.
A noi risulta, ma ovviamente non si tratta di informazioni strutturate che ci siano dei significativi squilibri e qualche problema organizzativo sia a livello di popolamento delle piante organiche nelle diverse Province.
Il riordino delle funzioni delle Province e i conseguenti rischi di possibile demansionamento o, addirittura, passaggio sul Portale della mobilità hanno prodotto una migrazione di personale - più sensibile in alcune Province che in altre - verso altre mete che garantissero una maggiore stabilità. Penso al personale che è passato ai Tribunali e al personale che è passato ai Comuni, anche senza un'effettiva necessità di migrare dalla Provincia al Comune.
Quindi, un'opportunità che è venuta a mancare in Commissione è stata proprio quella di affrontare il tema delle eventuali problematiche relative all'applicazione di questa norma, che - ricordo - comunque è transitoria così com'è transitoria la legge Delrio, perché qualsiasi cosa succeda ad ottobre, con il referendum confermativo sulla riforma costituzionale, si dovrà in ogni caso mettere mano sia al provvedimento nazionale che, molto probabilmente, anche a questo, in quanto sparirebbero le Province così come sono configurate oggi. Abbiamo costruito aggregazioni definite "gestioni associate tra Province" per le funzioni delegate alle Province, ma questo termine dovrà essere espunto e, anche volendo mantenere la stessa distribuzione territoriale delle funzioni, bisognerà vedere come fare: ulteriore problematica, se il referendum non confermasse, per cui si dovrebbe rivedere tutto il discorso della riorganizzazione delle funzioni in capo agli Enti locali.
Sotto questo profilo, ci sarebbe piaciuto poter fare una panoramica, in questo momento così importante di transizione. Noi, ad esempio, pensiamo che in certi casi, forse, sarebbe addirittura meglio sospendere l'efficacia del provvedimento regionale e mantenere le funzionalità di livello provinciale. Infatti, alcuni degli elementi di questo disegno di legge ci inducono a pensare questo, cioè al fatto che a più di sei mesi dall'approvazione della norma quelle convenzioni specifiche per la gestione associata su alcune tematiche paiono difficili da ottenere, tanto che si vanno ad inserire in una norma alcune distinzioni sul fatto che la gestione rimane in capo a specifiche Amministrazioni provinciali.
Idem per il discorso della gestione del personale, delle strumentazioni e attrezzature delle diversi sedi provinciali per il personale che è più o meno sotto il controllo regionale.
Continuiamo quindi a sottolineare quella che era la nostra perplessità iniziale nel disegno di legge discusso lo scorso ottobre, che è quella appunto di aver fatto qualcosa che ha uno scarso respiro e che ha causato più di una problematica dal punto di vista organizzativo o, meglio riorganizzativo, proprio perché sono stati utilizzati istituti poco regolamentati, tant'è che oggi si vede la necessità di discutere meglio di avvalimento e di utilizzo delle attrezzature.
Sotto questo profilo, abbiamo ottenuto una piccola modifica su un discorso relativo alle infrastrutture energetiche, in particolare alla rete elettrica, perché si continua a mantenere a livello provinciale quel che oggi riteniamo ormai insufficiente e inefficace nel gestire le problematiche su cui la Regione realizza una programmazione di livello regionale. Di conseguenza, abbiamo anche sostenuto la proposta di deroga per le convenzioni specifiche tra Regione e singole Province sulle varie tematiche al 31 dicembre.
Riteniamo, quindi, che l'aggiustamento di oggi difficilmente produrrà un risultato definitivo entro ottobre. Anzi, in alcuni casi - per certi versi, è un sospetto che ci è stato smentito, però rimane - il fatto di spostare e di ridefinire che ci sia una Provincia più o meno prevalente sulla continuazione di procedimenti, ma non sulla gestione degli interi progetti serve, sostanzialmente, a procrastinare alcune procedure amministrative complesse o di particolare criticità ad una situazione in cui sarà più chiaro chi ne avrà la responsabilità. Cioè, ad oggi, con questo provvedimento, su alcune cose, di fatto, la Regione dice: "Preferisco che la responsabilità rimanga in capo alle Province, pur essendo conscia che, da un lato, gli avevo chiesto di farlo diversamente dall'altro, però, non mi sento di assumermi la responsabilità", non so bene perché.
Ora, "non so bene perché" lo dico io, perché sotto questo profilo continuo a pensare che, comunque, nell'affrontare i prossimi mutamenti legati alla riforma costituzionale - sia essa approvata o meno - sarebbe stato preferibile togliere tutto quello che si poteva togliere agli Enti provinciali e portare in Regione quanto necessariamente sotto programmazione regionale, trasferendo ai Comuni o alle Unioni dei Comuni (anch'esse, me ne rendo conto, in forma di transito, in mezzo ad un guado piuttosto periglioso e con significative criticità) le competenze che scenderanno dal livello nazionale.
Faccio notare, peraltro, che con la sparizione sostanziale della riforma del Titolo V del 2001, anche la Regione vedrà in parte depauperate le sue competenze. Però, sotto questo profilo, fino all'applicazione della riforma, è l'unico Ente che ha una configurazione stabile.
Ripeto, quindi, i due aspetti che, a nostro avviso, non ci permettono oggi di esprimere un parere sereno su questa situazione: innanzitutto non conosciamo il quadro. Ci mancano le informazioni per capire com'è stata attuata la riforma di ottobre; in pratica, non abbiamo un quadro generale di tutto ciò che essa ha comportato e di come stanno procedendo le attività degli Enti locali dopo questa riforma.
Secondo aspetto: si tratta, comunque, di provvedimenti "tampone", che copriranno di nuovo un periodo di circa sei mesi, perché poi bisognerà rimetterci mano. Allora, forse, si poteva intervenire in maniera più leggera, senza creare un'ulteriore norma e - tanto è quello che, più o meno, si sta facendo qua - tirare a campare ancora fino ad ottobre.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Al di là del merito dei singoli articoli, voglio ricordare quella che fu la posizione del nostro Gruppo consiliare quando venne presentata la legge di riordino delle deleghe che votammo lo scorso anno.
C'è certamente un dato che va riconosciuto: il grande lavoro che è stato svolto. Perché trasferire molte centinaia di dipendenti dai ruoli delle Province ai ruoli della Regione non è semplice, né da un punto di vista meramente contrattuale, né da un punto di vista dei luoghi in cui si opera.
Devo dire di comprendere - ma questa sarà, poi, materia che il Vicepresidente ha già dato disponibilità a trattare in sede di I Commissione - come il cambiamento di deleghe dalle Province alla Regione non abbia fatto venir meno quelli che sono i servizi erogati (che poi è quello che a noi deve interessare).
Quando discutemmo la norma, avevamo fatto presente come verosimilmente quella era una discussione che anticipava troppo, rispetto alle modalità quella che sarebbe stata la norma nazionale. Ora è evidente che non possiamo sapere l'esito del referendum confermativo, quindi se le Province verranno non soltanto modificate in termini di governance e di elezione del Presidente, ma se verranno cancellate. Però è evidente che questi aggiustamenti inevitabili - magari ne vedremo anche altri nel corso del tempo - sono figli del fatto che si inserirono alcune indicazioni di carattere temporale troppo stringenti in un quadro che non era definito (sebbene rispondessero ad una norma nazionale) e che oggi andiamo a modificare. Quello credo sia il limite.
C'è un altro tema più generale, ma che non sta dentro alla norma - o solo dentro alla norma - che oggi stiamo discutendo (per questo sarà importante ed interessante il lavoro di approfondimento che si svolgerà in sede di I Commissione): mi riferisco al fatto di comprendere, al di là degli oneri sui quali è semplice individuare una valutazione, come si possa mettere a sistema, nel miglior modo possibile, il personale che proviene o che rimane all'interno delle Province.
Perché noi oggi non possiamo non rilevare un aspetto: le Province avendo perso rappresentanze politica in questo periodo - abbiamo detto più volte che da questo punto di vista la legge Delrio è stata verosimilmente un errore - hanno anche perso rappresentanza locale. È ovvio che non tutti si comportano allo stesso molo, ma è assolutamente evidente che un conto era fare il Presidente della Provincia o l'Assessore provinciale, altro conto è fare il Sindaco o il Consigliere comunale di un Comune e, al contempo, svolgere il ruolo di Presidente o di Consigliere delegato di una Provincia.
Oggi anche le relazioni che le stesse Amministrazioni locali hanno nei confronti dei soggetti delle Province e della Città metropolitane sono molto più legate alla struttura tecnica (quindi a quei dirigenti e a quei funzionari) che non alla struttura politica. Questo è inevitabile. Lo vediamo, banalmente, nella nostra esperienza quotidiana nei numerosi incontri che si svolgono sul territorio: mentre una volta era abituale incontrare un esponente della Provincia piuttosto che della Città metropolitana, oggi questo accade raramente, per motivi evidenti rispetto a quella che è stata la volontà della legge Delrio.
Noi crediamo che questa modifica non sia altro che il frutto di una scelta che anche allora avevamo giudicato affrettata.
Sarà interessante capire, a fronte del grande lavoro che è stato svolto, qual è la situazione attuale e come si possa, al di là degli aspetti normativi, migliorare.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di intervento di carattere generale passiamo all'esame dell'articolato.
Prima di procedere in tal senso, comunico che oggi, alle ore 13, la Rete CPIA Piemonte ha chiesto di essere ricevuta dagli Assessori e dal Consiglio.
Purtroppo, abbiamo già convocato l'Ufficio di Presidenza alle ore 13 ma diamo la possibilità ai Consiglieri comunque interessati di ricevere in Sala Viglione la suddetta delegazione, alla presenza dell'Assessora Pentenero e dell'Assessora Cerutti.
I Consiglieri interessati, al termine della seduta consiliare, possono recarsi in Sala Viglione.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
Prima di procedere al voto finale, comunico che è stato depositato l'ordine del giorno n. 760, collegato al disegno di legge regionale n. 206 "Modifiche alla legge regionale 29 ottobre 2015, n. 23" (Riordino delle funzioni amministrative conferite alle Province in attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56) presentato dai Consiglieri Rossi, Ravetti, Ottria.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Lo ritiro, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
Non essendoci ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 26 Consiglieri hanno votato SÌ 26 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 14 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Consiglio delle autonomie locali

Esame proposta di legge n. 125, inerente a "Modifiche alla legge regionale 7 agosto 2006, n. 30 (Istituzione del Consiglio delle Autonomie locali (CAL) e modifiche alla legge regionale 20 novembre 1998, n. 34 'Riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti locali')"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 125, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Il relatore di maggioranza, Consigliera Motta, dà per illustrata la relazione.
La parola al relatore di minoranza, Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo, relatore

Grazie, Presidente.
Questa proposta di legge si basa su un dato di fatto: il Consiglio delle Autonomie Locali, così com'è organizzato, ha dei problemi di funzionamento abbastanza evidenti.
La proposta dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale è improntata su una sostanziale riduzione dei componenti di questo organo cioè del CAL, ed una modifica delle modalità di espressione del parere dovuto per gli atti normativi della Regione.
Questa impostazione non ci ha trovato completamente d'accordo, non tanto per l'impostazione generale data, quanto per quello che è il vero nesso tra l'idea di questa formulazione legislativa e l'effettivo utilizzo del CAL.
Cosa possiamo dire? Possiamo dire che l'impostazione fa sì che l'Ufficio di Presidenza sia una sorta di sostituto dell'organismo generale un Ufficio di Presidenza che rappresenta, sostanzialmente, una Giunta, ma una Giunta con poteri aggiuntivi che esprime pareri allorquando il Consiglio non riesce a formularli in maniera tempestiva ed valida per raggiungere il numero legale nelle Assemblee.
Questo ci sembra un sistema abbastanza strano da utilizzare, anche perché, in un'architettura istituzionale che sta andando molto spedita verso Enti di secondo grado che non hanno una Giunta (come ad esempio le Province), l'esecutivo diventa il vero e proprio organo che esprime parere.
Forse a questo punto è il caso di restringere il numero dei componenti rendendo omologo l'Ufficio di Presidenza e il Consiglio.
Nell'analisi della legge e nella discussione in Commissione abbiamo evidenziato un leggero sbilanciamento della composizione proposta, rispetto alle aree marginali. C'è una forte preponderanza dei Comuni montani. E' chiaramente giusto, però forse, ragionando sui numeri, sarebbe preferibile analizzare meglio qual è la rappresentanza dei Comuni, che sono Comuni piccoli ad alta marginalità, ma che non sono Comuni montani. Di questi molti hanno caratteristiche di marginalità addirittura maggiori rispetto a Comuni montani.
Nel dibattito in Commissione abbiamo portato avanti un emendamento che tra l'altro, è entrato nella proposta normativa, relativo al parere formulato dal CAL.
Nelle audizioni abbiamo potuto sentire, da alcuni componenti del CAL un appello, una lamentela rispetto al fatto che pareri del CAL, a volte non vengono accolti e non viene data motivazione da parte dell'esecutivo.
Abbiamo posto l'accento su un'altra questione che, in realtà, anche quando il CAL esprime parere negativo su una proposta di legge, non esprime un parere compiuto, non esprime un parere espresso nella sua totalità.
Ragion per cui noi abbiamo inserito un comma per l'articolo 12 per la motivazione dei pareri negativi e delle eventuali osservazioni nei pareri positivi.
In linea generale, questa proposta di legge è arrivata in Consiglio, mi pare, con scarsa convinzione. Scarsa convinzione anche da parte dei proponenti. Questa è una valutazione prettamente politica.
Questa scarsa convinzione io l'ho vista anche nelle audizioni, in cui c'è stato un dibattito abbastanza sterile. Tutte le critiche avanzate alla proposta di legge erano critiche che venivano sollevate con un po' di timore nei confronti di quello che può essere l'esecutivo regionale. Per questo mi sento di fare una valutazione generale su questa proposta.
La valutazione è che, per quanto noi andiamo a migliorare il sistema tecnico con cui lavora il CAL o con cui viene composto il CAL, dobbiamo migliorare un aspetto etico nella funzione del CAL. Allorquando il CAL diventa un organismo formato da elementi politici e deve giudicare il lavoro di altri elementi politici, noi stabiliamo, comunque, uno stretto legame e uno stretto rapporto che può essere inficiato semplicemente da questi rapporti.
Dal punto di vista tecnico, si possono fare molte modifiche, possiamo stare qui dieci legislature a modificare la legge sul CAL ma, dal punto di vista della qualità dei pareri e di quello che noi acquisiamo da questi pareri, dobbiamo fare un'analisi etica di quello che facciamo e dei rapporti che abbiamo con i componenti di questi organismi.
Grazie.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Bisognerebbe comprendere, al di là della discussione sulla norma oggi all'o.d.g. e anche sulla scorta di quanto avvenuto negli ultimi anni quanto sia utile il CAL non tanto come principio generale, ma come strumento di relazione fra le amministrazioni locali e la Regione Piemonte.
Nell'esperienza di questi anni raramente il Consiglio delle Autonomie Locali ha avuto, anche rispetto a competenze che il medesimo ha, un ruolo incisivo sull'attività normativa o di programmazione che fa il Consiglio regionale. E' più facile che siano le associazioni, rappresentanti di Enti locali, che intervengono in modo più puntuale su una serie di attività. Vi è un po' il rischio che rimanga un orpello indispensabile - se non ricordo male, è previsto anche dallo Statuto - ma poco funzionale rispetto alla nostra attività come legislatori regionali.
Faccio solo alcune valutazioni rispetto alla legge in oggetto, visto che modifica la legge del 2006. Come veniva già fatto presente, è evidente che le competenze che si danno all'Ufficio di Presidenza che, a tutti gli effetti, sostituisce o può sostituire l'Assemblea, danno l'idea di come si vada verso un soggetto che non sia rappresentante di tutto il mondo delle Autonomie locali ma possa, in qualche modo, decidere fra l'istruttoria delibera e quant'altro.
E' evidente che questo è possibile farlo anche con un numero molto limitato di persone presenti, ma questo è una sottolineatura di quanto spesso la stessa presenza di amministratori locali all'interno di un luogo deputato a far sentire la loro voce, con la stessa assenza, dimostri l'utilità o meno dello strumento.
Vi è un altro aspetto, che è quella della rappresentanza. Se noi prendiamo la rappresentanza, diciamo quella certa, senza possibilità di delega o rappresentanza di vice, noi abbiamo, all'interno di una delle Regioni che ha il numero maggiore di piccoli Comuni e il numero maggiore di Comuni montani, una rappresentazione del CAL che sembra quella del Lazio piuttosto che della Calabria, cioè di quelle Regioni che hanno un numero limitato di Comuni e con un alto numero di residenti.
Nella rappresentanza del CAL vi sono 16 soggetti, otto Sindaci capoluogo e otto Presidenti delle Province o delle Città metropolitane.
Quando si fece la legge nel 2006, in qualche modo, il rappresentante delle Province o della Città metropolitana doveva tener conto e rappresentare le esigenze di tutto il territorio che rappresentava, ma oggi, come abbiamo detto, è completamente diverso.
Intanto, nella Città metropolitana il Presidente è il Sindaco metropolitano, quindi è il Sindaco del comune capoluogo. Quindi avrà ovviamente, un interesse maggiore o anche solo una visione rispetto alla sua attività amministrativa di tutti i giorni più centrata sul Comune capoluogo o sull'area metropolitana intorno al Comune capoluogo, che non rispetto ai piccoli e medi Comuni che compongono la Città metropolitana.
Anche nelle Province, al di là di piccoli e singoli casi, oggi la rappresentanza è composta da Sindaci di grandi Comuni. O, comunque, è composta da Sindaci e da amministratori di grandi o anche, in alcuni casi piccoli Comuni che sono stati eletti grazie ai voti delle amministrazioni più significative.
Abbiamo, sostanzialmente, in una composizione complessiva di trenta componenti o quanti sono, 16 componenti di grandi Comuni o di aree che rispondono alle esigenze dei grandi Comuni, più tre rappresentanti dei Comuni sopra i 15.000 abitanti. Ve ne sono 19 che rispondono ad esigenze di grandi Comuni e poi ve ne sono ben cinque che rispondono alle esigenze di piccoli Comuni, o di Unione montane. Con questa modalità, nei tre Comuni inferiori ai 5.000 abitanti, c'è la rappresentazione di ben un Sindaco di un Comune inferiore ai 5.000 abitanti, che non sia un Comune montano.
Teniamo conto che sono più di 500 i Comuni montani all'interno della nostra regione, quindi più della metà dei Comuni complessivi, e sono più di 300 i Comuni non montani inferiori ai 300 abitanti. E' assolutamente evidente che questa situazione non rappresenta gli Enti locali piemontesi questa dà una rappresentazione dei grandi Comuni del Piemonte e quasi sempre, quando noi legiferiamo, lo facciamo dovendo prestare attenzione a quelle che sono invece le entità più piccole, proprio per questa anomalia o vantaggio tutto piemontese di rappresentanza di piccoli e medi Comuni.
Quindi questo è un altro punto nodale, ed è uno dei motivi per cui poi il CAL ha una scarsa rappresentanza ed è anche molto poco sentito dagli stessi Amministratori locali. Anche da questo punto di vista, non si è posto rimedio - lo ripeto - con una differenziazione sostanziale rispetto al 2006, quando le Amministrazioni provinciali dovevano farsi carico di rappresentare tutti: il Comune capoluogo, i grandi Comuni, ma anche i medi e i piccoli Comuni della loro provincia.
Credo che questa sarà una modifica funzionale all'obiettivo che la costituzione del Consiglio delle Autonomie Locali si è posto, cioè quello di essere un luogo di confronto con le Autonomie Locali, e penso che semplicemente si è fatta una razionalizzazione che è partita da un presupposto: superare il problema della mancanza continua del numero legale all'interno del Consiglio delle Autonomie Locali. Si è superata questa modalità demandando, di fatto, all'Ufficio di Presidenza le competenze dell'Assemblea.
Tuttavia non credo che questo sia utile, perché di nuovo, se andiamo a vedere i componenti dell'Ufficio di Presidenza, questi saranno componenti di medie e grandi città e quindi rappresenteranno una parte del Piemonte importante e significativa da un punto di vista numerico in termini di abitanti, ma assolutamente residuale da un punto di vista di superficie territoriale e di numero di Comuni rappresentati.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

Procediamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Indìco la votazione palese sull'articolo 11.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Emendamento rubricato n. 4) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Reschigna: Il comma 1 dell'articolo 11 (Funzioni dell'Assemblea) della legge regionale n. 30/2006, come modificato dall'articolo 12 della proposta di legge n.
125/2015, è sostituito dal seguente: "1. L'Assemblea esprime parere obbligatorio: a ) sui progetti di legge relativi a materie che riguardano gli enti locali o che disciplinano l'esercizio delle funzioni attribuite agli stessi e sui progetti di legge di conferimento delle funzioni amministrative sui disegni di legge di stabilità, di bilancio di previsione e di assestamento di bilancio, relativamente alle funzioni di competenza degli enti locali sugli atti di indirizzo e di programmazione della Regione relativamente alle funzioni di competenza degli enti locali su ogni altra questione demandata dalle leggi al CAL".
La parola al Vicepresidente Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento che non modifica la sostanza e interviene unicamente sulla terminologia delle lettere b) e c) del primo comma dell'articolo 12, in relazione al decreto legislativo n. 118/2011. Quindi è solamente una modifica di tipo terminologico e non sostanziale.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 12, così come modificato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione palese sull'articolo 13.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Indìco la votazione palese sull'articolo 14.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 bis Emendamento rubricato n. 1) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Reschigna: Dopo l'articolo 14 è inserito il seguente: "Art. 14 bis. (Abrogazione dell'articolo 20 della legge regionale 29 ottobre 2015, n. 23) 1. L'articolo 20 della legge regionale 29 ottobre 2015, n. 23 (Modifiche alla legge regionale 29 ottobre 2015, n. 23 'Riordino delle funzioni amministrative conferite alle province in attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56') è abrogato".
In accordo con il Vicepresidente Reschigna, diamo l'emendamento per illustrato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1).
Il Consiglio approva.
La votazione è esteso all'articolo 14 bis.
ARTICOLO 15 Emendamento rubricato n. 2) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Reschigna: L'art. 15 della proposta di legge n. 125 è così sostituito: "Art. 15 (norme finali) 1. In fase di prima applicazione della presente legge l'elezione e designazione dei componenti di cui all'art. 4 avviene entro novanta giorni dalla sua entrata in vigore".
Il Vicepresidente Reschigna intende dare l'emendamento per illustrato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'articolo 15 introduce una norma finale che prevede che entro 90 giorni si facciano le nomine all'interno del CAL, ai sensi delle nuove disposizioni. Gli Uffici legislativi ci hanno sempre fatto presente, per che essendo una modifica di una legge esistente, noi leggiamo questo "entro novanta giorni dall'approvazione della presente legge" dell'articolo 15 come riferito alla legge vigente; e i 90 giorni sono belli che passati. Nel momento in cui leggiamo il testo coordinato, cioè, non contiamo più 90 giorni.
Lo dico perché in due occasioni abbiamo dovuto mettere la data per evitare che si creasse questo equivoco. Non lo dico nel merito, quindi anche se forse potremmo prevedere un tempo un po' più ristretto, visto che il CAL - lo dobbiamo dire - dall'inizio di questa legislatura sta operando senza essere legittimamente costituito, perché il CAL sarebbe dovuto decadere ed essere rinominato e invece per due anni siamo avanti non in prorogatio, ma sostituendo coloro i quali avevano un incarico diverso; e neanche in tutti i casi c'è la delibera dell'Ufficio di Presidenza (o del Presidente del Consiglio: adesso non ricordo).
Mi domando però se questa formulazione vada bene per ottenere l'obiettivo che la Giunta si pone.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Devo dire che mi sono strumentalmente prestato come Giunta a firmare gli emendamenti in assenza della relatrice, perché questa non è un'iniziativa della Giunta ma del Consiglio regionale.
Ho chiesto al Segretario generale e agli Uffici legislativi del Consiglio e mi confermano che invece la formulazione è corretta: non c'è cioè, quel rischio che paventava il Consigliere Vignale.
I 90 giorni sono un arco temporale che consente anche di coinvolgere le nuove Amministrazioni dopo il turno elettorale amministrativo. E' per questo che è stato previsto un termine di 90 giorni, perché sembrava un po' poco elegante prevedere, prima delle elezioni amministrative, una nuova elezione del Consiglio delle Autonomie locali.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intervengo solo perché diamo in quest'occasione un'interpretazione che vale per tutto. Oggi potrei fare l'esempio di una norma che abbiamo dovuto cambiare, introducendo la data, proprio perché era stata fatta una modifica identica a questa ma che, ad oggi, non viene ritenuta valida dagli Uffici (non del Consiglio, ma della Giunta regionale).
Se questo è il dato, quindi, per noi va benissimo: non si inserisce una data, ma un articolo che modifica la legge esistente; però, una volta pubblicata in Gazzetta, vale la decorrenza dei 90 giorni dalla pubblicazione.



PRESIDENTE

Grazie.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 15, così come modificato.
Il Consiglio approva.
Procediamo con il voto sulla modifica del titolo - emendamento rubricato n.
3) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Reschigna - di cui do lettura: "Ulteriori modifiche alla legge regionale 7 agosto 2006 n.
30 'Istituzione del Consiglio delle Autonomie locali (CAL) e modifiche alla legge regionale 20 novembre 1998 n. 34 'Riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti locali e disposizioni di coordinamento normativo'".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3) Il Consiglio approva.
Non essendoci ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 26 Consiglieri hanno votato SÌ 26 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 14 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame Testo Unificato del disegno di legge n. 126 e della proposta di legge n. 112, inerente a "Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 126, inerente a "Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Sono relatori i Consiglieri Bono, Grimaldi, Rossi e Vignale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Ho chiesto la parola per chiedere una sospensione, e - ovviamente se i colleghi sono d'accordo - gliela motivo.
Dalla discussione generale, noterà che il testo unificato è frutto di un lavoro avviato durante il mese di novembre e terminato a marzo; gruppo di lavoro che ha visto protagonisti i componenti dell'Ufficio di Presidenza della III e della IV Commissione, più altri colleghi.
Noi abbiamo depositato un testo che è frutto di convergenze. Oggi la Giunta presenterebbe un'attività emendativi. In realtà, sono due emendamenti. Per la ragione che ho appena detto sarebbe utile - se siamo tutti d'accordo - nell'arco di dieci minuti, non di più, vederci in Sala A con il gruppo di lavoro per affrontare quei due emendamenti e arrivare in aula con lo stesso metodo che abbiamo adottato nei quattro mesi precedenti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
Se il Consiglio acconsente, possiamo riprendere i lavori alle 11.30.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.16, riprende alle ore 11.47)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto "ENGIM Piemonte-S.L.Murialdo" di Pinerolo (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe II meccanici, Istituto "ENGIM Piemonte-S.L.Murialdo" di Pinerolo in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame Testo Unificato del disegno di legge n. 126 e della proposta di legge n. 112, inerente a "Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del Testo Unificato del disegno di legge n. 126 e della proposta di legge n. 112, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rossi, primo relatore di maggioranza.



ROSSI Domenico, relatore

Grazie, Presidente.
Sono contento di intervenire su questo testo, che considero importante per la nostra regione.
Prima mi permetta di ringraziare sia gli Assessorati coinvolti sia i Gruppi di opposizione, con i quali abbiamo lavorato nei mesi scorsi davvero con uno spirito di intesa per affrontare quella che è diventata una piaga, non solo della nostra regione, ma dell'intera nazione, definita "GAP" (Gioco d'Azzardo Patologico).
Voglio ringraziarli per lo spirito con cui abbiamo collaborato alla stesura di questa legge. Così come voglio ringraziare i dipendenti del Consiglio che ci hanno dato una grande mano in questo lavoro: senza di loro credo che non saremmo stati in grado di arrivare al risultato finale.
E' una buona legge, Presidente, ed è la riprova che per fare buone leggi anche in questa legislatura, anche con i problemi di bilancio che abbiamo, non basta solo stanziare dei soldi su delle azioni: occorre anche saper interpretare i problemi e cercare delle soluzioni.
Con questa legge stiamo facendo questo. Insieme, abbiamo saputo leggere un fenomeno e, insieme, stiamo cercando di contrastarlo e prevenirne la diffusione. Ecco perché è una buona legge.
E' legittima, lo dobbiamo dire, perché qualcuno, in questi anni, ha provato a sostenere che le Regioni non possono occuparsi di questo tema.
Invece le Regioni possono farlo e la Corte Costituzionale lo ha ribadito in più occasioni. Le due sentenze principali sono la n. 300 del 2011 e la n.
220 del 2014.
Perché le Regioni possono intervenire? Perché quando parliamo di gioco d'azzardo patologico non parliamo solamente di ordine e sicurezza o di libertà per gli esercizi commerciali di operare con o senza alcuni vincoli ma parliamo anche di altro: parliamo di una patologia riconosciuta, di vulnerabilità, di politiche sociali, di prevenzione e di politiche giovanili.
Ecco perché le Regioni non solo hanno la potestà per farlo, ma devono occuparsi di questo tema e l'hanno fatto già in molte: la Liguria, l'Emilia Romagna, la Lombardia, la Toscana, il Lazio, la Puglia, il Friuli Venezia Giulia, la Basilicata, le Province Autonome di Trento e Bolzano.
Siamo di fronte ad un fenomeno impressionante: si stimano 90 miliardi di fatturato annui circa per quanto riguarda il giro legale del gioco d'azzardo. A questo giro economico dobbiamo aggiungere altre stime, anche qui difficili da fare (c'è chi parla di dieci miliardi, chi di 20 miliardi) per quanto riguarda, invece, il ciclo illegale legato al gioco d'azzardo.
In Piemonte si stima che ci siano circa cinque miliardi di fatturato per il ciclo legale del gioco d'azzardo. Mi chiedo, di fronte a questi numeri e cifre, superiori di gran lunga a finanziarie che regolano l'economia del nostro Paese, quali beni produce questo giro economico di affari? Quali valori? Nessuno. Siamo - credo - di fronte ad un classico esempio di una economia che non è al servizio dell'uomo; al contrario, è un'economia che sta producendo e generando costi sociali, sanitari ed anche economici enormi.
Ovunque sono in aumento le persone affette da dipendenza; persone prese in carico dalle ASL, dai servizi dedicati e tutto questo ha un costo sociale, sanitario, ma anche economico.
Permettetemi un passaggio sulla crisi: in questo periodo di crisi, in cui le persone perdono il lavoro, in cui i consumi diminuiscono, il fenomeno del gioco d'azzardo è in crescita. E' in crescita in maniera anche impressionante e lo è soprattutto per le fasce più vulnerabili. Aumentano sempre più le persone anziane sole che passano ore e ore a giocare. Da analisi, emerge che giocano di più le persone con un basso titolo di studio, persone con meno strumenti culturali per comprendere la pericolosità di quello che stanno facendo. E sono in aumento i minorenni, i giovani che si approcciano a questo fenomeno, pur essendo esso vietato. E attenzione, che i dati che abbiamo disponibili sono dati legati al gioco d'azzardo che non avviene online, perché c'è tutta la dimensione del mondo online che è di difficile misurazione; e quello ci sfugge perché nelle proprie case, con i propri tablet è difficile avere dai dati riferiti.
Per quanto riguarda il Piemonte, per darvi un'idea dell'aumento di questo fenomeno, vi posso solo dire che, tra il 2005 e il 2013, le persone in carico ai nostri servizi sanitari sono passate da 166 a 1.234, con un aumento in percentuale del 643 per cento.
Pertanto, capite che siamo di fronte ad un fenomeno tale per cui non potevamo stare fermi e non potevamo non intervenire. Lo stesso Ministero della Salute ha inserito dei LEA la cura del gioco d'azzardo patologico quindi, lo Stato riconosce che abbiamo un problema e se ne occupa nei suoi diversi livelli.
Lo hanno fanno per primi i Comuni, che sono stati i primi ad accorgersi di questo fenomeno dilagante e a lanciare l'allarme, ma credo che troppo spesso sono stati lasciati soli. Questa legge ha il gran merito di fornire supporto e anche la copertura da un punto di vista giuridico a quelle che sono le loro legittime azioni di prevenzione e contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico.
Per troppi anni i Comuni sono stati soli e ci hanno chiesto di intervenire e di dare loro una mano.
Quindi, la Regione, come hanno fatto altre Regioni in Italia, con questa legge si occupa di tutelare la salute dei propri cittadini e di tutelare le fasce deboli, e lo fa, prima di tutto, attraverso un piano regionale per il contrasto e la prevenzione del gioco d'azzardo patologico.
Il piano prevedrà diverse azioni: la sensibilizzazione, la formazione gli interventi educativi, il supporto anche amministrativo e legale ai Comuni. Molto spesso i piccoli Comuni sono messi in difficoltà da ricorsi legali, per cui servono ingenti risorse e professionalità. Quindi, è molto positivo il fatto che la Regione, da questo punto di vista, si affianchi ai Comuni, dando un segnale che da tanto tempo ci viene richiesto.
La Regione provvederà anche ad emanare un logo, che sarà "No slot grazie!", da affiggere su tutte le vetrine di quegli esercizi commerciali che decideranno di eliminare le macchinette, le slot. Anche questa è una cosa che sta già succedendo, perché molto spesso le associazioni di volontariato e dei consumatori, i cittadini si accorgono prima di noi di quello che sta succedendo e già adesso, se girate per la città, in tantissimi bar troverete tante etichette fai-da-te, come ad esempio "Libero dalle slot" oppure "Meglio leggere che giocare"; si tratta di luoghi in cui hanno tolto le slot e hanno messo dei punti per lo scambio di libri.
Sono fenomeni che si stanno già diffondendo in maniera autonoma e io sono particolarmente orgoglioso oggi, come rappresentante della Regione, di dire che finalmente anche noi ci muoviamo in questo senso, dando piena legittimità a questo fenomeno.
Nella proposta di legge c'è, inoltre, la previsione della distanza dai luoghi sensibili. E' un tema che è stato molto dibattuto e anche noi abbiamo inserito nella nostra proposta di legge l'idea di una distanza minima dai luoghi sensibili, come scuole, centri giovanili, parrocchie. I Comuni, a loro volta, potranno aumentare questa lista, dicendo e specificando, in base alla conoscenza del proprio territorio, quali sono i luoghi da difendere da quella che è una vera e propria piaga.
I Comuni potranno anche intervenire sugli orari e dovranno intervenire limitando gli orari di funzionamento di questi apparecchi, perché non è possibile passare giornate intere, ininterrottamente, attaccato ad una macchinetta. Questo serve a contrastare il fenomeno della diffusione della dipendenza, una vera e propria dipendenza che va trattata.
Vi sarà anche il divieto di pubblicità per le nuove aperture, come anche il divieto, che è ridondante, per i minorenni. E' già così, però noi sappiamo che, all'interno di questo fenomeno preoccupante, ci preoccupa ancora di più il fatto che si stanno diffondendo sempre di più addirittura non solo apparecchi, ma sale dedicate ai minorenni, dove non viene dato in premio del denaro, ma dei ticket o dei buoni. E' chiaro che così si fidelizza psicologicamente un comportamento e si crea anche il consumatore di domani.
Chiaramente la legge, come tutte le leggi e tutti i problemi che ci troviamo ad affrontare, non risolverà il problema. Il problema lo risolveremo nel momento in cui saremo in grado di vincere la sfida più difficile, che è quella culturale, e che quindi si giocherà soprattutto nelle politiche educative, nelle politiche formative sia nella scuola sia nell'extra scuola.
Su questo anche lo Stato deve fare la sua parte, perché è vero che dal settore del gioco d'azzardo ci sono delle entrate, ma è anche vero che, in una comparazione tra entrate e uscite, sicuramente le perdite sono superiori. Quindi, oggi in questa dialettica tra Stato e Governo, le Regioni hanno qualcosa di buono da dire a livello governativo, cioè di contrastare la diffusione di questo fenomeno.
Un ultimo passaggio che ricorda il motivo per cui, proprio in un momento di crisi, aumenta il fenomeno del gioco d'azzardo patologico, in un momento in cui il consumo dovrebbe diminuire, in questo storia aumenta. Una piccolissima e conclusiva riflessione che riguarda il tema del futuro.
Si sono staccati quei chiodi a cui intere generazioni si appoggiano per progettare il futuro, a partire dalle ideologie, il lavoro, una certa organizzazione della società. Oggi tutto questo è in movimento e alcuni psicologi ci dicono che il futuro, che è sempre stato contraddistinto da un segno positivo che ci invitava a guardare con positività quello che sarebbe arrivato, è un futuro un po' offuscato con un segno meno davanti.
Il futuro troppo spesso provoca angoscia, paura e probabilmente questo genera nelle persone una speranza verso cose sbagliate, come ha cantato un cantautore italiano molto noto: forse le lotterie sono l'unico futuro in cui sperare. Noi diciamo di no, il futuro lo si può ricostruire e credo che la politica e noi per primi dobbiamo darci questa possibilità per ricostruire la possibilità di un futuro e cercarlo non più nelle macchinette, ma nella costruzione collettiva delle soluzioni.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi, secondo relatore di maggioranza.



GRIMALDI Marco, relatore

Ringrazio da subito il collega Rossi e i Consiglieri Vignale e Bono che, con noi, hanno condiviso questa esperienza. Ringrazio ovviamente anche i due Presidenti di Commissione, che hanno fatto sì che queste diverse proposte di legge potessero avere un cammino prima entro un gruppo di lavoro e poi entro il lavoro istituzionale. Ringrazio i nostri Uffici e le persone che con noi hanno condiviso quest'esperienza che, ricordo, parte da un esame che prendeva in considerazione una proposta d'iniziativa dei Comuni. Ringrazio i Comuni di Chivasso, di Caluso, di Ciriè, di Ivrea e di Settimo Torinese, che hanno presentato lo scorso aprile una proposta che in parte, abbiamo raccolto, così come dobbiamo ringraziare gli Assessorati che si erano presi un impegno lo scorso anno a condividere un piano legislativo che mettesse questa Regione nelle condizioni - come hanno fatto altre - di limitare e contrastare il gioco d'azzardo patologico.
Ringraziamo inoltre tutti quegli amministratori che, in questi anni sono stati pionieri su questa vicenda.
Lo dico, così iniziamo a parlare dei contenuti di questa legge. Negli ultimi anni la crisi ha indotto le famiglie a tagliare le spese per il cibo, per i viaggi, addirittura, come ci dicevano alcuni analisti rinunciare ai farmaci.
Al contrario, il gioco d'azzardo legale ha mantenuto quasi stabile il giro dei propri affari, anzi, come diciamo nella relazione, è aumentato da tre miliardi e 89 più o meno del 2010 a una spesa media che va dai 5,2-5,3 miliardi. Questi sono i dati ufficiali che l'amministrazione dei Monopoli l'AAMS, ha dato negli ultimi tempi.
In Piemonte, la spesa da gambling non solo, come dicevamo, ha aumentato questi dati, ma ha visto una proliferazione di fatto dei locali. Pensiamo che solo nel nostro capoluogo, a Torino, sono presenti 1.590 locali al cui interno sono installate non meno di 5.000, se no 7.000, macchinette. Si dice che in Piemonte ci siano 6.000 imprese che ospitano apparecchi da gioco, di cui 3.700 VLT, per 351 sale da gioco, e 26.650 apparecchi AVP per un totale di 30.000 macchine.
Dicevo, ringraziamo i tanti amministratori che in questi anni hanno provato a fare un tentativo impossibile; in questo Paese, come ricordava Domenico Rossi, siamo passati da una condizione in cui c'erano pochi luoghi in cui si poteva scommettere legalmente, da qualche casinò alla realtà che ormai ogni 50 metri c'è una sala scommesse, un punto gioco. Ecco, la crisi ovviamente ha aggravato il fenomeno, mettendo a rischio un numero di persone sempre più elevato: da alcuni studi si può stimare che nella fascia di popolazione compresa tra i 15 e 64 anni di età, più o meno il 2,2 per cento sono giocatori problematici o a rischio moderato. E nonostante il divieto ai minori, la manifestazione di patologia correlata al disturbo da gioco è stata stimata nella percentuale di circa l'otto per cento all'interno della popolazione piemontese tra i 15 e i 19 anni.
Insomma, in Piemonte la media dei giocatori d'azzardo è più alta di quella nazionale. Un altro dato inquietante che ci riferiva l'Assessore Saitta, durante l'iniziativa che abbiamo avuto qui in Aula è che oltre il 40% dei giovani tra i 14 e i 19 anni dichiara di aver provato a giocare almeno una volta.
Io lo dico così: proviamo a tornare indietro nel tempo, partendo da alcune interpretazioni sbagliate della direttiva Bolkestein. Questa impossibilità a programmare per i Comuni i luoghi dove si possono fare alcune attività e dove non si possono fare ha fatto sì che questa vicenda ci sia completamente scappata di mano, e fatevelo dire da un antiproibizionista. Avremo quattro relazioni di persone che la pensano anche diversamente sul tema del proibizionismo. Io non tornerei indietro sul tema del gioco legale ma, come vi dicevo, il fatto di accettare la sfida del gioco legale ci porta a dover programmare, a non lasciare libera la pubblicizzazione e la proliferazione di questo fenomeno.
Ricordo anche che in quest'Aula abbiamo fatto già un primo tentativo: abbiamo votato un emendamento proposto dal sottoscritto e dal collega Rossi, che da quest'anno ci costringe a fare anche i conti con una dimensione economica di questo fenomeno. I dati che vi dicevo non sono così chiari, se non quelli dell'AAMS, ma grazie all'aumento dell'IRAP, che confermiamo in questa legge, ricordo che da quest'anno ci sarà un aumento dello 0,92% su tutti gli esercizi che hanno slot machine e videolottery.
Il fatto che nessuno si sia ribellato dell'aumento dello 0,92 dell'IRAP per anche soltanto una macchinetta in quelle attività, vi fa capire quanti siano ancora oggi gli interessi dietro questo fenomeno. Ci sono sempre enormi fatturati, ed è per questo che andrebbe rivolto un ringraziamento a tutti gli esercenti che in questi anni hanno deciso di non acquistare queste macchinette e di aggiungere ai loro guadagni quelli che ne derivano.
Sì, perché l'azzardo è un'industria - come diceva bene il Consigliere Rossi - e un business che, invece di creare valore, lo brucia, lo consuma desertificando legami sociali e dissipando il risparmio.
Una cosa ce la dobbiamo dire, più di carattere generale. Ci sono regole giuste sulle distanze rispetto ai luoghi sensibili, quindi ragioneremo se i 300 metri per i piccoli Comuni o i 500 metri per i grandi Comuni sono una distanza giusta e congrua. Però, dobbiamo dire che, a parte tutto questo c'è un problema più grande. Stiamo parlando, intanto, di una regione in cui per la prima volta è aumentato il numero assoluto di persone senza occupazione. Pensate che non c'entri con questa discussione? Pensate che non c'entri con i 220 mila piemontesi che sono in cerca di lavoro? C'entra eccome, così come c'entra con quelli che hanno degli ammortizzatori sociali, proprio perché è il lavoro che dà dignità.
Ci sono i dati dei nostri SERT, perché molti affetti da ludopatia sono padri e madri di famiglia che magari sono in cassa integrazione, ma non hanno più un'attività su cui riversare gran parte della propria giornata ma anche della propria dignità professionale.
Allora, a loro è dedicata una parte della discussione che abbiamo iniziato ad avanzare sul tema sanitario. Ricordo che la Giunta, su questo problema, dovrà fare un piano entro 90 giorni. Ringraziamo ovviamente la Giunta, che fino all'ultimo ha fatto delle osservazioni. Ci saranno degli emendamenti, ma ricordo che adesso la palla passa a loro.
Ricordo, inoltre, che l'altra cosa su cui dobbiamo lavorare sono i cosiddetti NEET (Not engaged in Education, Employment or Training). La cosa che a me fa più paura sono quei 140 mila piemontesi che non sono né in cerca di lavoro e nemmeno in cerca di formazione. E' chiaro che con delle sale gioco, con delle slot che sono aperte ad ogni orario del giorno, in ogni angolo dei nostri quartieri, è facile trovare un'alternativa all'assenza di futuro di un'intera generazione.
Intanto, vorrei ringraziare per il buon lavoro già svolto. Credo che tutto passi da alcune regole che dovranno poi essere prese in mano dai Comuni. Immagino che dopo questa legge tantissimi Comuni inizieranno anche a provare dei regolamenti più interessanti e più innovativi.
Tutto passa dal vero divieto di pubblicizzazione! Noi facciamo una richiesta e in questo caso lo diciamo indirettamente alle Ferrovie dello Stato e alle tante aziende di trasporti: si pu evitare, anche in un momento di crisi, di accettare i soldi da quelle aziende che creano un pezzo di gioco d'azzardo patologico. Lo dico perch non tutto il gioco d'azzardo genera patologia. Per esempio, nel videopoker si mette in mezzo tutte quelle che sono le caratteristiche del gioco di una persona: l'agonismo, l'intelligenza, il nascondersi, l'idea del fato.
Ecco, non tutto il gioco d'azzardo è uguale, questo lo sappiamo, ma io chiedo alle Amministrazioni di fare ben attenzione a che tipo di sponsorizzazioni si accettano per le loro iniziative culturali, sportive ricreative, perché spesso lì dentro c'è un'ostentazione di un modello di vita e anche un'ostentazione di quello che è ormai la cultura dell'oggi cioè quell'ansia da prestazione che viene ridata in mano ai giocatori.
Guardate che anche quella frasetta di cui spesso ci accontentiamo ("giocate responsabilmente") è pericolosa, come se fosse tutta del singolo la responsabilità di tenere sotto controllo una cosa che - sappiamo benissimo - sotto controllo non sarà mai! Dico questo perché sull'informazione noi vietiamo la pubblicizzazione delle aperture e dell'esercizio delle sale. Ma c'è un problema più macroscopico che non so se voi riuscite a vedere: guardate che gran parte delle nostre squadre di calcio hanno ormai scritto quello sulla maglietta! Com'è possibile - rivolgo un appello al Governo - che sulle grandi compagnie degli armamenti, come del tabacco o dell'alcool, abbiamo vietato quel tipo di pubblicizzazione e invece, oggi, sul tema "betclic" si pu fare tutto? Sommessamente, noi speriamo che questa legge serva anche ad aprire una discussione sul livello nazionale. E fatevelo dire veramente da un antiproibizionista, che pensa che non si debba tornare indietro sul tema del gioco legale, ma si debba andare avanti nell'offrire delle alternative.
Chiudo col dirvi che l'ultimo appello lo dobbiamo rivolgere alle Forze dell'Ordine. Ha ragione il Consigliere Rossi quando ci ricorda che c'è tutto il gioco illegale e c'è tutto quel giro di malaffare che si è reinserito dentro il gioco legale. Basta vedere tutti gli ultimi processi o tutte le ultime inchieste! E' un caso che dietro l'inchiesta Minotauro ci fossero tantissimi esercenti che avevano anche quello al centro della loro attività? E' un caso che, in qualche modo, ogni volta che vengono fatte delle retate - se non erro, ne è stata fata una grandissima l'altro ieri a livello nazionale - si scopre che la gran parte delle macchinette non sono attaccate? O si scopre che ci sono tantissimi concessionari che non dichiarano tutte le macchinette che mettono in gioco? E' un caso che la gran parte di questo affare legale genera altro malaffare? Perch moltissime persone che finiscono in queste ludopatie risentono, poi, di altri tipi di problemi: parlo, ad esempio, dello strozzinaggio - un problema ancor più grande - e del fatto di cercare denaro per giocare ancora! Per questo motivo, termino il mio intervento con un appello alle Forze dell'Ordine: i colleghi hanno provato ad aumentare le sanzioni; altri si sono inventati delle cose pure giuste (l'ultimo emendamento del Movimento 5 Stelle, che spero approveremo, solleva il tema di rendere più pubblici questi luoghi per far vedere cosa succede lì dentro). Però guardate che o le Forze dell'Ordine (mi riferisco, ovviamente, alla Guardia di Finanza alla Polizia, ai Carabinieri, alle Polizia Municipale) ci aiutano a fare questo lavoro o sarà difficile per i Comuni e per la Regione programmare questo tipo di attività.
Non so se arriveremo ad un protocollo e non so neppure se arriveremo alla capacità di mettere insieme controlli di tipo diverso. Ma credo che dietro al fenomeno del gioco legale si nascondano ancora tante avversità che dovremo affrontare.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale, relatore di minoranza.



VIGNALE Gian Luca, relatore

Grazie, Presidente.
Credo che oggi il Consiglio regionale del Piemonte stia facendo quello che i Governi non hanno avuto il coraggio di fare in questi anni. Anni in cui il fenomeno del gioco d'azzardo patologico è aumentato in modo esponenziale.
Anch'io penso che ad un certo punto sia stato corretto prevedere la legalizzazione del gioco d'azzardo: perché fino a quando non era legalizzato, vi era la possibilità di intascare, in realtà, risorse che derivavano da gioco non controllato - che non andavano in buoni consumazione - che erano assolutamente significative.
L'aspetto che va rilevato è che in più di un'occasione, nonostante da anni Sindaci coraggiosi tentino di contrastare questo fenomeno, vedendo quella che è la situazione che si è venuta a verificare, non vi è mai stato un solo provvedimento che sia andato verso la tutela dei cittadini.
Ricordiamo la norma Balduzzi, che arrivò in Consiglio dei Ministri con una misura seria in termini di riduzioni e di imposizione di distanze e quant'altro, che uscì dal Consiglio dei Ministri senza quegli interventi.
Ricordiamo come, anche solo nella legge finanziaria di quest'anno, si sia intervenuto non solo dando nuove concessioni, ma andando ad aumentare il livello fiscale di prelievo dal gioco d'azzardo lecito per ridurre quella che è la vincita agli utenti. Non vi è mai stato, quindi, un intervento da parte dello Stato centrale nell'andare a ridurre questo fenomeno. E' da questo che noi abbiamo preso spunto nella prima proposta di legge che presentammo nel 2012; quindi oggi siamo lieti che arrivi, in un lavoro corale, ad un'approvazione, o comunque ad una discussione e una votazione unanime che vi è stata in Commissione. Molti Sindaci della nostra Regione ci dimostrarono che quella era, in qualche modo, la via da percorrere, che però necessitava di una legge regionale.
Oggi è più semplice, perché da alcuni anni la Corte Costituzionale ha sancito la potestà anche di intervento da parte delle Amministrazioni comunali in tal senso. Però quando i Sindaci di Verbania, di Rivoli, di Ivrea e di altri Comuni, hanno anche affrontato i ricorsi al TAR.
Ricordiamo che la città di Verbania non solo ha perso il ricorso, ma ha anche dovuto pagare un milione di euro di multa per un regolamento che assomiglia molto alla nostra legge. Perché i Comuni non avevano ovviamente la possibilità che abbiamo noi e che, non casualmente, sta all'articolo 1: quella di prevedere tutte le misure che sono previste dall'articolo 2 in poi in virtù di prevenzione di quella che è una patologia che l'OMS riconosce da molti anni, che è il gioco patologico.
Dobbiamo quindi dire grazie a quelle Amministrazioni comunali, alcune delle quali poi hanno vinto, anche senza una legge regionale, alcune delle loro battaglie, come i Comuni che hanno presentato la proposta di legge che anche oggi è iscritta nei lavori del Consiglio.
Vorrei ricordare quelli che sono i dati di gioco per singolo giocatore piemontese, perché è un altro aspetto che, in qualche modo, fa capire di cosa stiamo parlando: c'è una situazione che non è più governabile; una situazione che non è quella che affrontavamo anni fa, quando c'era un piccolo numero di giocatori patologici. Oggi abbiamo le situazione più disparate: dalla realtà di patologia ad una realtà molto più diffusa di gioco diffuso.
Ogni anni in Piemonte si spende (l'ultimo dato certo è quello del 2013) quasi sette miliardi di euro in gioco; una parte di questo, ovviamente ritornava in vincita, ma la spesa complessiva era quasi pari al bilancio che questa Regione ha in termini di sanità (tanto per fornire un'unità di misura).
Visto che la percentuale dei cittadini piemontesi che giocano con costanza è intorno al due per cento, almeno questo ci dicono i dati di chi studia questo fenomeno, ciò significa che vi sono molti cittadini che non giocano e ve ne sono altri che invece spendono circa 50.000 euro l'anno per giocare alle macchinette. Evidentemente alcuni riottengono una parte di questi 50.000 in vincite, però ha fatto scalpore, per esempio, il dato dell'Amministrazione di Santena - una delle tante - che ha chiesto quanti euro fossero stati spesi all'interno del proprio Comune; ed erano molti milioni, come ovviamente dimostrano i dati che stiamo citando.
Allora credo che, al di là della spiegazione della norma che i colleghi hanno già fatto precedentemente, ci sia intanto un aspetto di riconoscimento del lavoro che è stato svolto. Questa, infatti, è una legge che immagino passerà - com'è passata in Commissione - all'unanimità ed è una legge nata da una proposta che aveva come primo firmatario il sottoscritto e il Gruppo di Forza Italia e da una seconda che aveva come presentatore la Giunta regionale, sulle quali si è poi coinvolto tutto il Consiglio regionale, al di là delle appartenenze.
E' evidente, però, che questa è una battaglia non solo culturale ma anche politica, che va in qualche modo combattuta. Lo ricordava infatti prima il collega Grimaldi: noi ci siamo fermati rispetto a dei limiti che la legislazione nazionale ci dà, nel senso che sappiamo perfettamente dove fermarci e abbiamo cercato anche di fare molta attenzione nel fare una norma, copiandola da altre Regioni in cui non è stata impugnata, che non venga impugnata dal Governo nazionale - questo ce lo auguriamo - e che al tempo stesso sia utile ai cittadini piemontesi.
Non si può non dire però, rispetto alla pubblicità, ma anche rispetto a tutto ciò che questa norma contiene - le distanze, gli orari di apertura il divieto di apertura costante e tutto ciò che è contemplato al suo interno - come sia evidente che in uno Stato normale, a fronte di un aumento così considerevole delle giocate, avrebbe dovuto essere il Parlamento nazionale a fare una norma simile e non le Regioni che, molto fortunatamente, hanno sopperito alla mancanza dello Stato.
Da questo punto di vista, allora, faccio l'unica digressione veramente politica. Quando si dice che le Regioni sono inutili, ci si ricordi anche di quando le Regioni sopperiscono all'assenza dello Stato nel fare una norma come quella che oggi stiamo facendo, a tutela della salute dei cittadini. Infatti, non possiamo non dire che la lobby del gioco è oggi la lobby più potente che c'è in Italia in termini di supporto alla comunicazione. Voi non aprite un sito online, salvo piccole scelte di coraggiosi editori, non aprite un telegiornale locale, una grande TV nazionale o un grande quotidiano nazionale senza trovare, nelle pagine più significative o in quelle di coda, determinate pubblicità: dalle grandi case nazionali di gioco fino a quelle locali, fino alle sale gioco che aprono nel nostro territorio. E allora è evidente che una lobby - o meglio, delle imprese - che in un momento come questo di flessione della pubblicità hanno una disponibilità così significativa di presenza pubblicitaria influiscono anche sul mondo della comunicazione.
Sono lieto, e siamo lieti anche come Gruppo consiliare, di essere stati parte - intanto con la presentazione della norma e poi con la lunga discussione stata all'interno delle Commissioni - nell'elaborare questa legge. Come dicevo precedentemente, questa è la dimostrazione di quanto su temi prioritari - e questo lo è certamente - si possano superare gli steccati che si desumono esistere tra centrosinistra, centrodestra Movimento 5 Stelle, ecc: quando c'è un tema che rappresenta un interesse collettivo della cittadinanza, si riesce a lavorare facilmente insieme.
In ultimo, porgo un vero ringraziamento, non di maniera, non soltanto agli Uffici di Presidenza delle Commissioni, ma agli Uffici consiliari perché questo era un tema complesso, visto che ovviamente la nostra attenzione principale è stata anche quella di non farci impugnare la norma.
E devo dire che da questo punto di vista gli Uffici ci hanno aiutato moltissimo.
Io credo che della legge che oggi o nel prossimo Consiglio andremo ad approvare dovremmo essere fieri; e che dovremo usarla. E quando si dice che le Regioni sono inutili si faccia presente quanto, non solo in questo caso le Regioni riescano a sopperire a ciò che il Governo centrale - i Governi centrali, perché questo argomento ha una storia molto lunga e, per essere chiari, non riguarda solo il centrosinistra - negli anni non ha fatto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
Finalmente arriviamo in Aula per la discussione generale di questo disegno di legge che ha avuto un iter sicuramente lungo, nel senso che per molti mesi erano stati un po' dimenticati il disegno di legge della Giunta e anche una proposta di legge delle opposizioni. Il provvedimento, però, ha avuto un iter comunque interessante, anche dal punto di vista della discussione in Commissione. Com'è stato detto, è stata fatta una fusione tra le varie proposte della maggioranza e dell'opposizione, in cui i Consiglieri che facevano parte della Commissione - anche in un tavolo selezionato di membri della Commissione stessa - hanno potuto dire la loro e cercare di arrivare ad una sintesi. Si tratta di una buona sintesi, che ovviamente a volte prende una posizione mediana tra le diverse che si sono palesate tra i vari Gruppi. E' quindi interessante come modello di lavoro perché questo non succede frequentemente in Consiglio regionale - anzi succede raramente e forse quasi mai - e potrebbe essere sicuramente interessante dimostrare come, quando c'è un problema condiviso che si vuole superare con una norma o una legge, forse si riesce a lavorare per il bene comune.
Sottolineo anch'io che purtroppo così non sta succedendo in Parlamento ma forse anche altri colleghi del mio Gruppo interverranno in questo senso.
Forse, dunque, noi siamo un po' più liberi rispetto all'ambiente parlamentare, che invece magari subisce di più quelle influenze lobbystiche, di cui parlava anche il collega che mi ha preceduto, che sono presenti pesantemente a livello di finanziamenti pubblicitari sulle principali testate giornalistiche, cartacee e non. Il livello parlamentare quindi, langue; anzi, spesso le proposte di legge - anche quelle del Movimento 5 Stelle - rimangono insabbiate e non vanno avanti, mentre il Consiglio regionale riesce ad arrivare ad una discussione su un testo di legge unico e condiviso.
Molto è già stato detto, quindi nel mio intervento cercherò di sintetizzare. Abbiamo aggirato - passatemi il termine - le norme di iperliberismo del livello europeo, che paradossalmente sono liberticide nel senso che non permettono quasi praticamente più a Regioni e Comuni di regolamentare anche il quieto vivere, la salute pubblica e la sicurezza proprio facendo riferimento alle competenze regionali, cioè quelle della salute e del sociale.
Se ci pensate, infatti - e io vorrei veramente richiamare l'articolo 41 della nostra Costituzione - è abbastanza chiaro ed evidente: "L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana".
Nel momento in cui andiamo ad evidenziare che il fenomeno del gioco d'azzardo, ovviamente legalizzato, è un problema sociale, sanitario ed anche economico-finanziario, e non poniamo limiti e forti vincoli per evitare che famiglie si indebitino, si autodistruggano e si creino problemi sanitari, problemi di sicurezza con la criminalità organizzata che prolifera, come ricordava il collega Grimaldi, non solo e non tanto nel gioco d'azzardo para-legalizzato, cioè macchinette che poi si staccano o nel riciclaggio di denaro scorso, ma anche nell'usura, cioè soldi prestati a persone che poi si indebitano per il gioco d'azzardo, stiamo venendo meno al nostro ruolo.
Non mi riferisco al ruolo principale, ma al nostro ruolo, alla nostra funzione, cioè normare e legiferare per rispettare, innanzitutto, la nostra Costituzione, che fino a quando sarà in vigore questa la dobbiamo rispettare, anche se a livello europeo sappiamo che diversi think tank dicono che la nostra Costituzione è un po' troppo sociale e quindi forse andrebbe rivista in un senso più liberale e liberista, ma ad oggi questa è quindi dobbiamo far sì che l'iniziativa privata non vada contro l'utilità sociale e non rechi danno ai nostri concittadini.
Per questo motivo, normiamo, con una legge, delle limitazione che poi devono essere applicati dai Comuni con dei regolamenti; quindi normiamo le distanze - dato fondamentale - cioè da tutta una serie di luoghi sensibili elencati nell'articolo 4 comma 1 (bancomat, scuole, ospedali, impianti sportivi, strutture ricettive per categorie protette, esercizi di compravendita di oggetti preziosi ed i loro usati, i movicentro, stazioni ferroviarie e centri di formazione).
La distanza da questi luoghi sensibili deve essere, minimo di 300 metri nei Comuni sotto i 5.000 abitanti, ad un minimo di 500 metri ne Comuni sopra i 5.000 abitanti.
Ci è stato detto che forse ci saranno difficoltà a trovare spazi per installare sale da gioco, centri scommesse o esercizi al cui interno ospitano macchinette per il gioco (le classiche slot machine). Questo non ci affligge particolarmente, in quanto, comunque, è un'iniziativa economica privata che crea, evidentemente, dei danni.
Ovviamente il divieto è esteso solo in queste distante, quindi pensiamo si possano trovare facilmente degli spazi per ospitarli, fermo restando che poi c'è tutta la partita del gioco d'azzardo online, difficilmente normabile. Ci sono già normative in questo senso che cercano di normarlo ma è molto difficile.
La particolarità della diffusione di queste macchinette per il gioco ormai ovunque, è che si trovano anche all'interno dei nostri bar (intendo nelle città piemontesi). Ormai è difficile trovare un bar al cui interno non ci sia una macchinetta da gioco.
E' vero che c'è la crisi, quindi spesso il bar inserisce una macchinetta e una slot machine per cercare di arrotondare quello che è un fatturato sempre più misero, non solo perché c'è la crisi e quindi meno persone vanno a mangiarsi cappuccino e brioche al mattino, ma anche perch con le norme di iperliberalizzazione, abbiamo permesso che venissero date licenze per aprire bar, somministrazione di bevande e quant'altro in ogni luogo, una accanto all'altra.
E' abbastanza evidente che non è la libera concorrenza che abbassa i prezzi del cappuccino e della brioche, perché oltre un euro/80 centesimi non si può scendere, ma fa sì che tutti guadagnino di meno e poi magari cerchino strade, legali in questo caso, oppure non legali, per cercare di arrotondare.
E' una guerra tra poveri. Sono povere le attività che ricorrono alle slot machine per arrotondare e sono spesso povere le persone, o si impoveriscono, che vanno a giocare perché, tendenzialmente, chi va a giocare è una persona che magari ha già difficoltà economiche e spera, con il gioco d'azzardo, di fare quella vincita, a partire dal "gratta e vinci" lotterie, totocalcio e schedine, per fare quella vincita che risolve i problemi della vita.
Questo è un problema, perché basterebbe che venissero affissi, negli esercizi che ospitano le macchinette, nelle sale da gioco e nelle sale scommesse le percentuali di vincita per euro investito. La percentuale di vincita è del 75,63 per cento.
Quindi non è una vincita; è una perdita del 24,37 per cento.
Statisticamente, se metto un euro, riotteno 75,63 centesimi e quindi ne perdo 24.
Capite che metto un euro e ne ricevo 75 centesimi.
Se entrassi in un negozio e mi dicessero "mi dai un euro e ti do 75 centesimi", non accetterei. Invece dietro c'è questa sofisticata costruzione autorizzata dallo Stato, perché è un monopolio di Stato (anche su questo dovremmo discutere, perché lo Stato ci guadagna e guadagna miliari di euro, quindi magari una riflessione bisognerebbe farla). E' vero che il discorso del proibizionismo pone comunque problemi, che anche proibire le droghe leggere o meno leggere comporta che si crei un mercato parallelo illegale, quindi forse sono discorsi ancora più ampi della discussione che stiamo facendo oggi, ma sarebbe interessante aprire una discussione in ambito nazionale.
Il cittadino ci perde, ci guadagna lo Stato e ci guadagnano tanto le società che su questo investono. Se nel Paese si spendono 95 miliardi di euro l'anno nel gioco d'azzardo legalizzato, stiamo quasi parlando dell'importo del finanziamento del sistema sanitario nazionale, un finanziamento sottofinanziato, anche perché il cinque per cento è dedicato alla prevenzione e va ad investire risorse sulle persone che poi hanno disturbi da dipendenza patologica e da gioco d'azzardo, che quindi chiedono assistenza, soldi e quant'altro.
Capite che è un meccanismo diabolico e perverso, per cui lo Stato è un po' l'aguzzino del cittadino che magari, un po' ignaro, inconsapevole e incompetente, perché magari non conosce bene queste situazioni perché noi non gliele diamo, va a buttare i suoi soldi per arricchire iniziative economiche private che creano un danno considerevole, pur di guadagnare qualche miliardo di tasse.
E' veramente un meccanismo perverso.
Noi lo limitiamo, quindi, alla distanza da tutta una serie di luoghi sensibili; lo limitiamo per un breve intervallo di chiusura di tre ore.
Avremmo voluto, e lo diciamo qui - abbiamo presentato un emendamento che ritireremo, proprio perché c'è comunque un accordo di massima e lo rispettiamo - qualcosa di più, però ci muoviamo su un crinale sottile di impugnativa, ricorsi e controricorsi, quindi forse la chiusura minima di tre ore potrà essere gestita dai Comuni (magari Comuni più coraggiosi, cui dobbiamo essere ovviamente vicini per poterli chiudere anche di più). Se queste sale scommesse e centri da gioco sono aperti 24 ore, capite che una persona che cade nella dipendenza patologica perde la cognizione del tempo non mangia più, non torna a casa e si sgretolano veramente le famiglie e le condizioni di vita.
C'è il divieto di pubblicità che è importantissimo, in quanto si vieta la pubblicità e l'apertura di nuove sale da gioco, con sanzioni collegate altrimenti, se non ci sono sanzioni i divieti, come abbiamo imparato, sono abbastanza inutili.
All'articolo 8 abbiamo inserito un nostro emendamento molto importante sulle ticket redemption, già citato dal collega Rossi, ossia quelle macchinette diaboliche che avvicinano il minore al gioco d'azzardo. Il minore non può entrare nelle sale da gioco perché sono vietate ai minorenni, ma si avvicina a queste macchinette che forniscono bigliettini che, se accumulati, danno diritto ad un regalo. Si avvicinano al gioco d'azzardo, perché non sono giochi collegati a capacità e abilità manuali intellettive e cognitive, ma semplice all'elaborazione statistica casuale.
Sul tema delle risorse, in effetti, ormai la Regione ha evidenti problemi finanziari, quindi abbiamo detto: non mettiamo risorse specifiche ma noi confidiamo, perché c'è anche nel Piano di prevenzione, che finalmente la Regione Piemonte - finora non l'ha mai fatto né con questa Giunta né con quelle precedenti - destini il cinque per cento delle risorse del riparto del Fondo Sanitario Nazionale alla prevenzione. Non è mai stato fatto. Il cinque per cento di otto miliardi sono 400 milioni. Vorrei veramente sapere dalla viva voce dell'Assessore Saitta e dell'Assessore Ferrari quanto abbiamo speso nel 2015 effettivamente in prevenzione. Sono sicuro che sono molto, molto lontani da quei 400 milioni di euro.
L'ultimo punto. L'articolo 13 tratta le norme transitorie. Anche su questo articolo abbiamo presentato degli emendamenti. Forse, su questo, si poteva essere un po' meno garantisti. Le norme transitorie prevedono che gli esercenti si devono adeguare a normative entro 18 mesi: qualora siano stati autorizzati dopo il 2013, i titolari delle sale gioco e sale scommesse hanno tempo fino a cinque anni. Francamente, pensiamo che cinque anni siano tanti ma, di nuovo, è stata una mediazione tra opposte posizioni.
Capiamo che sono stati fatti degli investimenti di diverso tipo, ma pensiamo che cinque anni siano tanti. Anche perché, tra cinque anni, per forza di cose, ci sarà una nuova Giunta e una nuova maggioranza. Potrà essere dello stesso colore di quella che amministra la Regione adesso, ma non è detto che cambiando i Consiglieri, la Giunta e il Governo, cambiando addirittura a livello europeo, tra cinque anni ci possano essere altre norme e questa diventi inapplicabile.
Pensiamoci.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto "ENGIM-Piemonte-S.L.Murialdo" di Pinerolo (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe II meccanici, Istituto "ENGIM-Piemonte-S.L.Murialdo" di Pinerolo in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame Testo Unificato del disegno di legge n. 126 e della proposta di legge n. 112, inerente a "Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico" (seguito)


PRESIDENTE

Ritorniamo all'esame del disegno di legge n. 126 e della proposta di legge n. 112.
aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Se volessi immaginare un momento, una procedura, un'occasione in cui dare un vero senso nella nostra attività politica e istituzionale, questa è l'occasione giusta. L'occasione di alcuni mesi di intenso dibattito - prima in Commissione e ora in Aula - in cui singoli Consiglieri e tutti i Gruppi consiliari, piuttosto che trascorrere il tempo in attacchi, in accuse o in forme di ostruzionismo, condividono la lettura di un vero e proprio dramma sociale e sanitario, che attiene alla salute delle persone, e individuano un testo condiviso di legge che, probabilmente, se non oggi, nel prossimo Consiglio regionale verrà approvato all'unanimità.
Di vero dramma sociale e sanitario si tratta. Anche se nell'immaginario collettivo di tante persone l'utilizzo delle macchinette da gioco, la pratica dell'acquisto compulsivo dei gratta e vinci, l'utilizzo delle forme di gioco d'azzardo online, continua a sfuggire dalla percezione di un problema e di un disastro, quale invece è. Tutti i dati epidemiologici o sociologici lo dimostrano. Non a caso, non troppo tempo fa - per fortuna è avvenuto - la ludopatia, cioè la dipendenza da gioco d'azzardo patologico è stato inserito nei LEA, cioè nei livelli essenziali di assistenza che lo Stato e le istituzioni sono costrette e indotte a garantire a tutti i cittadini.
Ritengo assolutamente giusto che una Regione - anche se nei mesi e negli anni trascorsi si è dibattuto se avesse o non avesse competenza ad intervenire in modo pervasivo sul tema - intervenga sul tema. La Regione non può occuparsi solo dell'aspetto patologico, cioè del problema che ormai, a valle, va affrontato in termini di cura, ma deve svolgere un ruolo, anche e soprattutto, in tema di prevenzione.
Non illudiamoci, come comunità tutta, che una legge, un regolamento, un divieto o un'agevolazione risolvano il problema o siano l'unico strumento per risolvere il problema. Nelle patologie e nella dipendenza da gioco tutta la collettiva è interessata e deve sentirsi responsabilizzata. A monte della dipendenza da gioco sta, come veniva ricordato prima, assenza di lavoro, assenza di reddito, solitudine. Soprattutto solitudine.
Quante volte ci sarà capitato di entrare in un bar, in un esercizio commerciale, in una sala da gioco e di fermarci ad osservare e scoprire che tante persone stanno per ore sedute davanti ad una macchinetta e una slot machine, incuranti del denaro che stanno spendendo, in luoghi assolutamente surreali, fuori dal mondo, oscurati nelle finestre, senza un orologio che definisca il trascorre del tempo; persone che magari vengono anche fornite di generi di abbeveraggio o di alimentazione in modo tale che, per diverse ore, dimenticano che esiste uno spazio e un tempo in cui un'attività che, a monte, è lecita, ma ad un certo punto diventa patologica, diventa un problema esistenziale.
Le cronache narrano anche di tentativi di suicidio dettati dalla patologia da gioco d'azzardo. E' un problema serissimo, di cui noi abbiamo l'onere, e anche l'onore, da certi punti di vista, di provare a fornire delle risposte. Ci sono stime che affermano che dal due al quattro per cento della popolazione in Italia - percentualizzandola e traducendola in dati assoluti, vuol dire 800 mila persone - sono vittime di ludopatie quindi di patologia.
Allarghiamo lo sguardo: una stima del Dipartimento nazionale per le politiche antidroga stima, in Italia, in 32 milioni i giocatori. Ovviamente il gioco, di per sé, è lecito, ma più della metà della popolazione italiana è dedita al gioco, quindi non ci stupiamo se quello diventa un terreno fertile per l'insorgere di patologie.
Un milione e 700 mila persone sarebbero i giocatori cosiddetti problematici, di cui, appunto, 800 mila le persone cadute nella trappola del gioco patologico d'azzardo. Tra gennaio e ottobre 2012, sarebbero stati giocati oltre 70 miliardi di euro con una netta predominanza degli apparecchi per intrattenimento, pari ad oltre 38 miliardi di euro.
In Piemonte - veniva ricordato anche nella relazione introduttiva un'analisi dal 2005 al 2014, quindi relativa ad un decennio, ha rilevato che i pazienti con sindrome da gioco d'azzardo patologico grave, presi in carico dal Servizio Sanitario Regionale, sono passati da 116 a 1.277. Di questi, sette sono ragazzi tra i 15 e i 19 anni, cioè quella fascia d'età dove, addirittura, è vietato l'accesso a determinate forme di gioco, cioè quelle d'azzardo. Da qui l'importanza di una norma come quella sul ticket redemption che va agire su quelle macchinette permesse nel loro utilizzo ai minori e che rilasciano quantità innumerevoli di ticket per avvicinare psicologicamente alle scommesse e al gioco d'azzardo.



PRESIDENTE

Scusate, Consiglieri, ma c'è veramente tanto brusio in Aula che il Consigliere sta facendo fatica a parlare e concludere il suo intervento.



APPIANO Andrea

Dicevo, 38 persone di quelle 1.277 tra i 20 e i 24 anni, e 70 tra i 25 e i 29 anni, sono vittime, in queste indagini, in Piemonte, di patologia grava legata al gioco d'azzardo.
Vorrei ringraziare coloro i quali sono ispiratori di questa iniziativa normativa, che sono i Sindaci di quelle tante comunità, per fortuna sempre di più, che, in assenza di una legge, hanno già emanato ordinanze o approvato regolamenti sul tema, come anche tutti quegli esercizi e quelle attività che, pur in assenza di una norma, hanno rinunciato spontaneamente ad inserire all'interno della propria attività le macchinette. Ma vorrei anche ringraziare quegli operatori sanitari avanzati e illuminati, che hanno sottolineato in più occasioni l'importanza del tema.
Io vivo all'interno dell'ASL-TO3 e in questa sede vi è uno dei Dipartimenti di patologia delle dipendenze più avanzati in materia, il cui Direttore, che ha apportato delle innovazioni in diverse procedure di presa in carico e di gestione delle patologie, ci rivela che il loro è un lavoro prevalentemente di tipo psicologico e psicoterapeutico sui disturbi cognitivi dei giocatori. Infatti, quasi tutti hanno un disturbo di eccesso di pensiero magico, cioè pensano di poter influenzare il caso, e mettono in piedi tutto un sistema fatto di credenze matematiche erronee. Gran parte del lavoro consiste nel cercare di correggere queste distorsioni.
I gruppi più organizzati hanno al loro interno diverse competenze: oltre agli psicologi, ci sono assistenti sociali che fanno un lavoro sulle relazioni familiari (spesso devastate dal gioco) e sul recupero dei debiti farmacologi, e poi i medici per il trattamento farmacologico del desiderio.
I trattamenti si svolgono in ambulatorio o in forme residenziali di comunità terapeutiche; ve ne sono due in Piemonte, proprio nella nostra ASL, e poi a Siena, Reggio Emilia e Pistoia. Invece al Sud di residenziale al momento, a livello pubblico, non c'è nulla.
E' proprio grazie all'attività - certo - istituzionale doverosa, ma anche avanzata dal punto di vista culturale dell'innovazione di questi operatori che noi oggi probabilmente siamo qui in quest'Aula ad affrontare un tema così complesso e importante.
Non illudiamoci che la legge da sola basti. Ripeto: occorre una responsabilità collettiva delle comunità e delle persone nella lotta alla solitudine e alle problematiche che affliggono diverse persone, con una particolare attenzione ai minori e, in generale, a tutte le fasce più fragili della popolazione. Quindi ben vengano limitazioni orarie, distanze minime rispetto ai punti sensibili, che in alcuni Comuni probabilmente renderanno quasi impossibile installare delle macchine o delle macchinette ben vengano i divieti di pubblicità e l'attenzione all'aspetto della formazione.
Certo, alcune criticità - venivano anche ricordate - ci sono e probabilmente potranno essere riaffrontate. Si è discusso in Commissione se questa indicazione delle limitazioni minime orarie rivolte ai Comuni, che ne hanno competenza, potesse o dovesse essere in qualche modo vigilata e sanzionata, ma io credo che tutti coloro i quali hanno un incarico istituzionale si sentano e si sentiranno responsabili di questo importante aspetto della salute delle persone.
Chiudo come ho iniziato. Sono molto contento che su un tema come questo e spero non sia l'unico - si sia riusciti a fare un gioco di squadra trasversale a tutti gli schieramenti e non posso che associarmi a quella valutazione che, in questo caso, le Regioni, su un tema che è di loro stretta competenza, dimostrano di essere più coraggiose e più avanzate con iniziative che, a livello statale, al momento non ci sono, ma che speriamo prima o poi, anche attraverso i nostri interventi pervasivi, arriveranno perché dovranno arrivare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Rispetto alle tante e giuste cose già dette, vorrei solo stressare un aspetto, ed è quello che oggi il Consiglio, nel suo insieme, si intesta un'azione di politica per la salute.
Martedì mi dicono che parleremo della Città della Salute: io credo che questo problema abbia la stessa dignità del problema dell'edilizia sanitaria. Ciò per tre ragioni: 1) perché si rivolge effettivamente a delle categorie estremamente vulnerabili, com'è stato detto; 2) perché non è una crociata, non si fa la crociata contro i vignaioli perché c'è l'alcoldipendenza, ma è una misura che punta a rendere la persona più consapevole, più responsabile, più forte rispetto a un'abitudine che la pu trascinare via (in inglese si chiama empowerment e vuol dire potenziamento e riappropriazione della propria capacità, del proprio capitale umano).
Chiesi al collega Vignale: "Cosa significa quello stop di tre ore?".
Oggi lo comprendo molto bene. Significa che io entro per giocare, trovo chiuso, sono costretto a fermarmi un attimo, a pensare, magari incontro qualcuno che mi dice: "Forse non è la tua vocazione quella di diventare un dipendente dal gioco". Sono piccole cose, ma tutte orientate a questo empowerment, a questo potenziamento dell'individuo.
La terza ragione è che le dipendenze sono paurosamente in aumento. Non sono un fenomeno di oggi, ma nascono da quando esiste l'uomo: pensiamo agli sciamani, pensiamo anche alle dipendenze che avevano i romani dall'alcol e dall'assenzio. Quello che cambia è che allora quelle pratiche accompagnavano le comunità, avevano una ritualità; oggi accompagnano la solitudine e hanno un'invasività che non ci lascia mai: di notte, di giorno, quando espletiamo certi bisogni, abbiamo sempre comunque il pressing di un certo tipo di comunicazione.
Concludo esprimendo la consapevolezza che facciamo una buona azione di politica della salute e che questa legge troverà nella società (nel suo insieme: Enti locali, cittadini, famiglie, terzo settore) un'eco superiore a quella che avrà nelle aule dei Tribunali Amministrativi.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.57)



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