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Dettaglio seduta n.142 del 05/04/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 9.35 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO

41001&A XXXXX Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 841 presentata dal Consigliere Mighetti, inerente a "Difformità Piano Integrato di Sviluppo Urbano denominato 'Da Borgo Rovereto al Borgo Cittadella - Città di Alessandria'"



PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 841, presentata dal Consigliere Mighetti, avente ad oggetto "Difformità Piano Integrato di Sviluppo Urbano denominato 'Da Borgo Rovereto al Borgo Cittadella - Città di Alessandria'".
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
L'oggetto di quest'interrogazione è il PISU di Alessandria. Cosa è successo in questi anni? In questi anni, i vari PISU dei capoluoghi delle Province piemontesi hanno avuto un'evoluzione: sono stati fortemente cambiati dall'idea iniziale, per le più varie questioni.
Uno di quelli che ha subito maggiori variazioni è forse il PISU di Alessandria, che incide su una parte molto delicata della città: la parte di Borgo Rovereto e Borgo Cittadella.
Questi due angoli di città, che sono il nucleo più antico di Alessandria, avrebbero bisogno di un intervento assai mirato e assai conscio di quello che si sta andando a toccare, sia dal punto di vista storico-architettonico sia dal punto di vista del tessuto edilizio e commerciale esistente.
In realtà, il PISU, nelle sue indicazioni e nel suo bando iniziale prevedeva alcune linee d'indirizzo ben precise, che prevedevano uno sviluppo della mobilità urbana sostenibile, uno sviluppo del tessuto socio economico e commerciale e il mantenimento e la valorizzazione delle emergenze architettoniche con valenza culturale.
In realtà, il PISU di Alessandria, tra le varie vicissitudini che ha avuto, è diventato un adeguamento del sistema viario esistente, anche a fronte di nuovi insediamenti commerciali in zona.
Nella fattispecie, quello che è stato realizzato nella Cittadella cozza un po' con l'oggetto della valorizzazione, perché in Borgo Cittadella proprio vicino alla Cittadella, sono stati realizzati dei piccoli parcheggi che sono andanti a ledere alcuni elementi storico-architettonici importanti, come un ponte ottocentesco che conduceva alla porta carraia della fortezza.
In quest'interrogazione chiediamo alla Giunta regionale se ci siano difformità rispetto al progetto presentato e se il PISU abbia correttamente tutelato gli elementi di valore storico e architettonico presenti nell'area di intervento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Mighetti.
Raccomando ai Consiglieri di stare nei tempi previsti.
La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora all'innovazione Grazie, Presidente.
Come il Consigliere sa, i nostri Uffici operano una verifica puntuale e precisa di tutti gli interventi finanziati dai PISU, ovviamente per ragioni generali e per ragioni specifiche, collegate alla rendicontazione dei fondi comunitari. E, pertanto, la conformità degli interventi effettuati al progetto viene puntualmente seguita.
Il PISU riguarda i quartieri Borgo Rovereto e Borgo Cittadella. La riqualificazione e integrazione, sia fisica sia sociale, dei due quartieri è proprio fondata sulla realizzazione del nuovo ponte progettato da Meier che consentirà di ridisegnare e recuperare completamente l'area spondale del tratto del fiume Tanaro, rafforzando l'unione fra i due quartieri.
Devo dire che non si può considerare quel PISU come un intervento che esaurisce l'insieme delle cose che occorre fare sulla città di Alessandria tant'è che - ne hanno dato ampiamente notizia anche i giornali locali stiamo ragionando sulla nuova programmazione europea di un intervento possibile proprio sulla Cittadella e sul suo intorno.
Le strategie che guidano gli interventi contenuti nel PISU fanno riferimento a due concetti chiave: uno è collegare e integrare, l'altro è riqualificare e sostenere, ossia realizzare interventi che, operando nell'ottica della riqualificazione urbana e ambientale, possano permettere di migliorare la qualità della vita, sotto il profilo economico-sociale del territorio.
Le strategie si sviluppano su quattro assi d'intervento: l'asse fisico ambientale, con il recupero ambientale della sponda del fiume Tanaro e dei giardini comunali e la riqualificazione energetica dell'edificio "La nuova boccia", più gli interventi sugli edifici scolastici di Borgo Rovereto l'asse economico-occupazionale (le do poi la nota scritta; non la leggo tutta, altrimenti finiremmo domani) e l'asse socio-culturale, focalizzato sul miglioramento della coesione sociale, che prevede attività di mediazione interculturale di accompagnamento nelle scuole e interventi su edifici scolastici di Borgo Rovereto, realizzazione di nuove aree a parcheggio a servizio della cittadella e realizzazione del ponte sul fiume l'asse trasversale, relativo all'accompagnamento, alla comunicazione e gestione del programma, con l'intervento "Attività di comunicazione per informare e garantire la partecipazione attiva della popolazione e di coordinamento per la gestione del PISU".
Gli interventi approvati e finanziati si ritengono, pertanto, conformi alle finalità contenute nell'Attività III.2.2 del POR-FESR 2007-2013.
La realizzazione del PISU ha permesso di collegare e avvicinare alla città i due quartieri citati, ponendo le basi per il rilancio dell'area della "Cittadella Militare", al fine di renderla un polo di attrazione per lo sviluppo di attività ed iniziative legate al settore culturale e turistico.
Il PISU, inoltre, per la natura degli interventi, ha salvaguardato tutelato e valorizzato tutti gli elementi di valore storico e architettonico presenti nell'area d'intervento, e più specificamente il nuovo ponte ha consentito di ridisegnare e recuperare completamente l'area spondale del tratto del fiume Tanaro.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 899 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Dirigenza partecipate ATC (Agenzia Territoriale per la Casa) e riorganizzazione dell'Ente" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Su richiesta della Consigliera Frediani, l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 899, presentata dalla Consigliera stessa, non verrà illustrata.
La Consigliera richiede risposta scritta all'Assessore Ferrari, il quale provvederà a consegnare tale risposta.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 895 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Partecipazione regionale in Villa Melano"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 895 presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
La storia di Villa Melano è una storia molto lunga, che sicuramente non potrò sintetizzare nei due minuti che ho a disposizione. Parte dal 1999 all'incirca, quando il Comune di Rivoli acquisisce nel proprio patrimonio il complesso immobiliare, pensando ad una ristrutturazione.
Con delibera del 10 novembre 2003, la Regione Piemonte aderisce all'iniziativa promossa dal Comune di Rivoli, finalizzata alla costituzione della società Villa Melano S.p.A., volta alla ristrutturazione e al riuso a fini alberghieri dello stabile denominato Villa Melano.
Da lì in poi è stato un susseguirsi, nel corso degli anni, di avvio dei lavori, di proroghe della convenzione, di incrementi delle quote societarie, di aumenti di capitale e di tutta la vicenda che è arrivata fino ad oggi. Ci troviamo adesso in una situazione in cui i lavori sono interrotti e la struttura non è ancora disponibile.
Nell'ultima delibera del 10 maggio 2013 la Regione prendeva atto della circostanza che, al fine di ultimare i lavori, fossero necessarie risorse finanziarie per un importo di 14 milioni e 50 mila euro. In tale occasione aveva deliberato di procedere alla sottoscrizione dell'aumento di capitale sociale entro il limite massimo di sette milioni e 800 mila euro.
Da quel punto in poi abbiamo assistito al piano di razionalizzazione delle partecipate, che ci è stato presentato qualche mese fa in Commissione, che prevedeva un monitoraggio trimestrale e delle scadenze rispetto a Villa Melano; l'ultima era il 31 dicembre 2015.
In riferimento a questo piano operativo, vorremmo capire quali siano le intenzioni della Regione, anche considerando che l'investimento effettuato dal Comune e dalla Regione, ad oggi, non ha portato ad alcun esito, nel senso che i lavori sono interrotti e la struttura è lontana dal poter essere fruibile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale Grazie, Consigliera e Presidente.
La vicenda di Villa Melano è, in effetti, risalente a svariati anni fa e ce ne siamo intensamente occupati in quest'anno e mezzo.
Riassumo lo stato delle cose com'è oggi e confermo che tutta l'informazione in nostro possesso e lo stato a cui siamo arrivati dal punto di vista del come procedere è interamente contenuto nell'ultima release del piano di razionalizzazione delle partecipate che la Giunta ha approvato questa settimana. Quindi, in piena trasparenza le informazioni sono a disposizione non solo dei Consiglieri, ma di chiunque possa essere interessato.
La partecipazione della Regione alla Società Villa Melano finalizzata alla ristrutturazione e al riuso a fini alberghieri dello stabile di proprietà del Comune di Rivoli si colloca nell'ambito dei compiti istituzionali di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale connessa ai consistenti investimenti realizzati per la valorizzazione a fini museali del Castello di Rivoli.
La valutazione in merito al mantenimento o meno della partecipazione è subordinata alla previa individuazione delle migliori, ossia delle più economiche ed efficaci modalità per pervenire al completamento della valorizzazione del patrimonio, ottimizzando le risorse già impiegate.
Ad oggi, la Regione Piemonte ha versato, tramite Finpiemonte Partecipazioni ed SCR, circa 5,5 milioni di euro e sottoscritto 6,5 milioni di euro.
Le azioni attivate dalla Regione sono state le seguenti: nel corso del 2015 la Regione ha richiesto alla società di effettuare un'apposita perizia al fine di verificare le effettive necessità per il completamento dell'opera in coerenza al progetto originario. E' emerso un costo complessivo nell'ordine dei 16,9 milioni di euro rispetto ai 14 milioni evidenziati nel 2013, nonché la stima dei costi necessari per la sospensione definitiva dei lavori, cioè la chiusura del cantiere (circa 5,1 milioni).
E' stata, quindi, avviata una verifica con tutti i soggetti ad oggi coinvolti, pubblici e privati, circa la volontà, disponibilità ed interesse a proseguire, rivedendo le condizioni originarie, al fine di individuare una soluzione percorribile.
Alla luce degli esiti di tali verifiche, che non hanno consentito di delineare uno scenario differente, l'aggiornamento al 31 marzo 2016 del piano operativo delle partecipate individua le seguenti opzioni: opzione 1 completamento dell'opera con conseguente reperimento delle risorse pubbliche necessarie; per la Regione, individuazione della copertura per l'aumento di capitale già deliberato di 7,8 milioni e svolgimento di una gara per l'individuazione del gestore disponibile a concorrere anche con risorse proprie.
Mi riferisco alla questione degli arredi che, in origine, sarebbero stati perfino questi a carico della Regione, con eventuale ridefinizione del progetto.
L'opzione 2 è la chiusura del cantiere, risoluzione dei contratti in essere con conseguente definizione del contenzioso con l'appaltatore e conseguente ricerca di soggetti interessati all'acquisto del pacchetto azionario, oppure messa in liquidazione della società con eventuale revisione del suo oggetto sociale e della convenzione che regola il diritto di superficie fra la società e il Comune di Rivoli.
L'analisi delle opzioni strategiche previste dal piano deve essere effettuata tenendo conto di una serie di elementi, ossia la profonda modifica del contesto economico finanziario rispetto al momento di avvio del progetto, che è addirittura il 2003, quindi pre-crisi, con disponibilità di risorse pubbliche e differenti caratteristiche del mercato; la sostenibilità dell'operazione nell'immediato e in prospettiva ossia la gestione e il mantenimento nel tempo del complesso e naturalmente la necessità di non disperdere le risorse pubbliche già impiegate e conseguentemente gli investimenti effettuati.
Si stanno valutando congiuntamente con gli altri soci tutti i possibili scenari e le conseguenti azioni di natura societaria e finanziaria che, per ovvie ragioni, non possono a questo punto tardare.
Grazie.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 967 presentata dai Consiglieri Frediani, Andrissi e Campo, inerente a "Criticità delle RTN (Rete di Trasmissione Nazionale) in Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 967.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Partiamo in questo caso da un accordo programmatico che risale al 2008 tra la Regione Piemonte e Terna S.p.A.
In quest'accordo si delineavano degli obiettivi strategici di potenziamento e razionalizzazione della rete di trasmissione nazionale in Piemonte e si prevedevano alcuni interventi. Ovviamente ora non sto ad elencarli tutti, ma riguardavano dei nodi critici rilevati sulla rete piemontese.
Sappiamo che sul nostro territorio si intendono realizzare due interventi che consentiranno di importare energia dall'estero; parliamo dell'elettrodotto che dovrebbe collegare la stazione di Grand'Ile alla stazione di Piossasco, attraversando quindi la Val di Susa tanto per cambiare, importando energia che deriva anche da centrali nucleari e dell'Interconnector, il nuovo elettrodotto che passerà dalla Svizzera fino a Milano, attraversando la Val d'Ossola.
Ci sono alcune considerazioni da fare rispetto a questi due interventi molto impattanti sul territorio piemontese. La prima è che, come sempre, il territorio piemontese è considerato un corridoio, quindi questa volta un corridoio di energia, che non verrà comunque impiegata all'interno della nostra Regione.
La seconda è che i costi di questi interventi saranno pagati dai cittadini e ci sarà, quindi, un aumento delle tariffe in bolletta per andare a sostenere anche l'adeguamento della rete.
Un'ulteriore considerazione che si può fare è che la Regione dovrebbe tendere, anche secondo le sue dichiarazioni d'intenti, alle energie rinnovabili.
In ultimo, possiamo ricordare che in data 13 giugno 2011 ci fu un referendum, attraverso il quale il 94,8% dei votanti disse "sì" per dire no all'energia nucleare.
Noi, attraverso queste opere, andremmo invece ad importare energia nucleare, che è vero che viene prodotta oltre confine, ma si tratta pur sempre di energia nucleare.
In ultimo, possiamo anche dire che, a fronte di questi due interventi previsti, non sappiamo quale sia il livello di adeguamento infrastrutturale della nostra rete; quindi, in particolare, rispetto all'Accordo di Programma del 2008, vorremmo capire quale sia lo stato di tutti gli interventi che erano indicati come criticità.
Quindi, attraverso quest'interrogazione chiediamo chiarimenti sullo stato di attuazione di questi interventi di potenziamento della rete e sull'efficacia dell'accordo di questi interventi, così come vorremmo sapere come la Regione intenda far fronte alle criticità emerse nell'espressione del parere regionale sui piani di sviluppo 2013, 2014 e 2015 della rete di trasmissione nazionale di Terna S.p.A. e, in particolare, alla limitatezza delle osservazioni e prescrizioni riguardanti lo sviluppo delle infrastrutture impiantistiche di rete a supporto della generazione diffusa al fine di aumentare la capacità di autoproduzione e autoconsumo elettrico nell'ambito delle comunità locali e di reti delle stesse.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora all'energia Grazie, Presidente.
La rilevazione della presenza di criticità sulla porzione piemontese della Rete di Trasmissione Nazionale (RTN) effettuata nel parere regionale sui Piani di Sviluppo 2013, 2014 e 2015 di Terna, espressa con DGR n. 18 2938 del 22 febbraio 2016, è attribuibile a fattori diversi da quelli che avevano condotto la stessa Regione a constatare l'esistenza di criticità di rete nell'ambito dell'accordo programmatico sottoscritto con Terna il 27 febbraio 2008, individuando interventi di sviluppo atti a consentirne il superamento.
La differenza più sostanziale tra lo stato della RTN di allora e quello odierno, cui fa riferimento l'analisi prodotta in allegato alla DGR, è rappresentato dal fenomeno relativamente recente correlato alla tumultuosa crescita della generazione di impianti alimentati da fonte rinnovabile non programmabile (FRNP), con particolare riferimento all'entrata in esercizio di circa 1.500 MegaWatt di produzione da fonte solare fotovoltaica nelle pianure piemontesi.
Al tempo stesso, si osserva come la situazione odierna appaia, per alcuni versi, meno critica di allora, per effetto di una serie di fattori.
In sostanza, mi riferisco all'attuale riduzione dei prelievi elettrici sulla rete, frutto della temporanea - ci auguriamo - riduzione dei consumi elettrici regionali, dovuta in realtà alla crisi industriale che ha contribuito a stemperare la necessità di provvedere localmente al suo potenziamento, soprattutto per quanto concerne taluni interventi previsti nelle "isole di carico" della rete subprimaria a 132 kV.
Inoltre, mi riferisco all'entrata in esercizio di alcuni dei principali interventi di sviluppo della rete primaria a 380 e 220 kV contenuti nell'accordo programmatico citato.
In particolare, vi è il nuovo collegamento in doppia terna a 380 kV tra le stazioni elettriche di Trino Vercellese e Lacchiarella (Lombardia) entrato in esercizio nell'autunno del 2014. Tale intervento ha consentito di risolvere la principale criticità presente sulla porzione di rete primaria piemontese.
Vi è altresì l'eliminazione, avvenuta nel 2014, di alcuni "colli di bottiglia" (alcune campate della linea erano caratterizzate da conduttori di portata insufficiente) sul tratto prossimo alla frontiera francese della linea esistente a 380 kV "Venaus-Piossasco".
Infine, vi è il pressoché totale completamento del programma di razionalizzazione e potenziamento della rete a 220 kV di Torino: sono stati effettuati circa una ventina di interventi lineari e puntuali correlati alla cosiddetta Fase I, consistente nella sostituzione e nel potenziamento in cavo interrato della rete in altissima tensione della Città di Torino con il correlato avvio degli interventi di riequilibrio territoriale richiesti e ottenuti dalla Regione in sede di accordo, ovvero lo smantellamento in corso degli elettrodotti aerei che interferivano con il Parco urbano della Pellerina, unitamente all'interramento di un tratto delle linee aeree a 220 kV in corrispondenza dell'intersezione tra la tangenziale e Corso Francia, nei Comuni di Rivoli e Pianezza, il cui processo autorizzativo è stato recentemente avviato presso il MiSE dalla Società elettrica.
Inoltre, il contestuale forte rallentamento del processo realizzativo del nuovo collegamento in corrente continua Grand'lle (FR)-Piossasco autorizzato nell'aprile 2011 con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico (MiSE), a valle dell'ottenimento dell'Intesa regionale con DGR n.
18-919 del 3 novembre 2010, per difficoltà correlate ad alcune prescrizioni date in sede autorizzativa dal Ministero Reti e Infrastrutture (obbligo di realizzazione di nuove gallerie lungo l'A32 per ospitare i cavi in corrente continua), con conseguente recente presentazione di una variante al progetto originario, ha comportato alcuni ritardi su altri interventi previsti. Tra questi è ricompreso l'intervento di "Riclassamento a 380 kV della linea a 220 kV 'Casanova-Vignole Borbera' e correlata realizzazione della nuova stazione a 380 kV di Asti", oggetto di una riprogrammazione da parte di Terna, oltre i tempi originariamente previsti dall'accordo programmatico.



PRESIDENTE

Assessore, le chiedo di concludere. Grazie.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora all'energia Vado verso la fine, perché è lunga e complicata.
In sostanza, è soprattutto sugli interventi previsti sulla rete a 132 kV che il rallentamento dei consumi elettrici ha prodotto una radicale modificazione delle criticità e conseguentemente dell'urgenza di prevedere gli interventi medesimi.
Vi è poi l'elenco degli interventi. Si riprendono in questa nota, che consegnerò, gli indirizzi generali e gli indirizzi specifici che la Giunta ha comunque espresso nei confronti di Terna sui propri piani triennali.
In ultimo e con specifico riferimento alla "lamentata limitatezza di osservazioni e prescrizioni in ordine allo sviluppo di reti intelligenti (smart grids) a supporto della generazione diffusa" nel sistema elettrico piemontese, si evidenzia come la totalità degli interventi al momento ritenuti importanti per favorire l'autoproduzione e l'autoconsumo elettrico a livello locale riguardi, in realtà, non tanto lo sviluppo della RTN, di cui tratta il parere regionale in argomento, bensì le reti distributive di ENEL Distribuzione e IREN, sulle quali la Giunta regionale prevede di esprimere obiettivi e indirizzi di sviluppo nell'ambito del futuro Piano Energetico, attualmente in fase di completamento sia nella proposta di pianificazione, sia nel collegato Rapporto Ambientale.
Mi scuso per essere stata un po' troppo lunga, ma il tema è complicato.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora De Santis.


Argomento: Nomine - Parchi e riserve

Interpellanza n. 971 presentata dai Consigliere Benvenuto, inerente a "Nomina del Presidente dell'Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore "


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interpellanza n. 971.
La parola al Consigliere Segretario Benvenuto, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Questa interpellanza tratta la nomina del Presidente dell'Ente di Gestione delle Aree protette del Ticino e del Lago Maggiore; come da decreto del Presidente della Giunta dell'8 febbraio, la Giunta regionale ha nominato il Presidente di quest'Ente di Gestione delle aree protette del Ticino e Lago Maggiore.
Per quanto ci riguarda e per quanto siamo a conoscenza, mancano dei requisiti per la corretta conferibilità dell'incarico, previsti dall'articolo 4 del Decreto legislativo 38 del 2013, che derivano da un incarico professionale datato novembre 2015 e tra l'altro non era nemmeno presente all'interno del Curriculum Vitae.
Proprio per questi motivi chiediamo di capire, anzitutto, se queste informazioni risultano corrette e vere e se la Giunta ha intenzione di attivarsi per sistemare questa situazione che comunque tocca un tema molto importante e molto sentito in quella che è la trasparenza nelle Amministrazioni pubbliche.



PRESIDENTE

Grazie, collega Benvenuto.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla programmazione territoriale

Grazie, Presidente.
La richiesta fatta dal Consigliere interpellante era già stata portata all'attenzione proprio dal Responsabile del Settore regionale Trasparenza e Anticorruzione, il quale, con una nota del 26 gennaio 2016, ha evidenziato come la situazione specifica non rientri in alcune delle fattispecie disciplinate dall'articolo 4 citato.
La norma in questione, infatti, sancisce anzitutto una condizione di inconferibilità, per coloro i quali "abbiano svolto incarichi o ricoperto cariche in tenti di diritto privato, regolati o finanziati dall'Amministrazione o dall'Ente pubblico che conferisce l'incarico" e pertanto, vista la personalità di diritto pubblico e non di diritto privato che caratterizza l'Ente di gestione delle Riserve pedemontane, va da sé che il caso non rientra nella fattispecie appena descritta.
La stessa disposizione disciplina altresì come ipotesi di inconferibilità il caso del soggetto che abbia svolto in proprio "un'attività professionale in favore dell'Ente che gli conferisce l'incarico". Anche il caso in questione, tuttavia, non si attaglia alla vicenda sollevata dall'interpellante, posto che l'incarico professionale era stato attribuito dall'Ente di gestione delle Riserve pedemontane e delle Terre d'acqua e svolto a favore dello stesso, mentre l'incarico di Presidente è stato conferito all'architetto Fontaneto dalla Regione Piemonte.
Peraltro, il Responsabile della Trasparenza e dell'Anticorruzione nella predetta nota ha ancora evidenziato come l'incarico professionale in questione appare connotato dal requisito dell'occasionalità e quindi, in quanto tale, non idoneo a configurare, secondo l'orientamento ANAC un'ipotesi di inconferibilità rilevante ai sensi dell'articolo 4 sopraccitato.
Alla luce di queste considerazioni, il Responsabile della trasparenza e dell'anticorruzione ha concluso le proprie osservazioni, rilevando l'insussistenza di cause di inconferibilità a carico dell'architetto Fontaneto. A fronte di quanto sopra, non si ritiene pertanto vi siano provvedimenti da assumere in ordine alla nomina in argomento.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 956 presentata dai Consiglieri Batzella, Bertola e Bono, inerente a "Criticità centri diurni in capo al Consorzio intercomunale Ciriè"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 956.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Secondo la legge regionale 8 gennaio 2004 n. 1, articolo 3, il sistema integrato di interventi di servizi sociali ha carattere di universalità ed è organizzato in modo da garantire a tutti i cittadini pari opportunità di fruizione e completa accessibilità ai servizi.
A seguito dei tagli effettuati ai servizi per persone disabili frequentanti i centri diurni, in particolare a Borgaro, Ciriè e Mathi sono stati sospesi i soggiorni estivi, spesso unica opportunità di socializzazione e di vacanza per il disabile e di sollievo per tutta la famiglia.
Il servizio di trasporto da e per i centri diurni e per le attività offerte dagli stessi è stato ridotto ed è attivo per circa il 60% delle necessità. Le inefficienze del servizio di trasporto più volte segnalate da parte dei familiari e delle diverse associazioni non sono state sanate, in quanto la nuova gara per tali servizi continua a prevedere la gestione a persona e non a tratta.
Le famiglie denunciano la carenza di personale sulla gestione dei tre centri diurni storici e del centro diurno di Lanzo, che sembrerebbe essere di 15 figure professionali. Non sono più stati finanziati nuovi progetti ripristinando peraltro le liste d'attesa. I centri diurni sono aperti quattro giorni la settimana per un totale di 28 ore, mentre la normativa sui LEA (Livelli essenziali di Assistenza) prevede l'apertura per 40 ore.
Vorrei chiedere all'Assessore competente se è prevista l'implementazione del servizio a 40 ore (e non più a 28); se ci sia la possibilità di sostituire il personale mancante; in che modo si vuole risolvere il problema del trasporto da e verso i centri diurni e se, e quando, verranno ripristinati i soggiorni estivi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Ferrari.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali

Grazie, Presidente e grazie, Consigliera Batzella.
La risposta richiede di tener conto di due elementi fondamentali. Il primo è la normativa sui LEA di carattere nazionale che, in attesa di aggiornamento, risale ad oggi al 2001, e la normativa regionale composta di due elementi: uno del 1997 (la DGR 230), l'altro uno del 2013.
Per quanto riguarda il riferimento alla normativa nazionale sui LEA l'allegato 1 lettera c), che riguarda espressamente l'area dell'integrazione sociosanitaria, indica in maniera molto precisa quali sono le prestazioni a carico totale o parziale del servizio sanitario specificando in quest'ultimo caso - cioè quando il servizio è a carico parziale del fondo sanitario - quali debbano essere le percentuali gravanti, appunto, sulla sanità e quali a sull'utente (o sul Comune). Non vengono date indicazioni circa le modalità organizzative dei servizi e di erogazione delle singole prestazioni.
Sempre il DPCM del 2001 sui LEA, laddove si parla dell'assistenza territoriale semiresidenziale, quindi dei centri diurni a favore dei disabili fisici, psichici e sensoriali, si limita a stabilire, per le prestazioni diagnostiche, terapeutiche e socio-riabilitative in regime semiresidenziale per disabili gravi, le percentuali di costo a carico del servizio sanitario e dell'utente; nello specifico, 70% a carico del servizio sanitario nazionale e 30% a carico dell'utente o del servizio sociale, laddove l'utente ha problemi di carattere economico. Questo è ci che vale per quanto riguarda l'ambito della normativa sui LEA di carattere nazionale.
Per quanto riguarda il livello regionale, noi innanzitutto dobbiamo fare riferimento alla DGR n. 230 del 1997. In questa delibera della Giunta regionale si fa riferimento per ciascuna tipologia di struttura ai parametri minimi di prestazioni giornaliere da garantire al singolo utente nonché ai relativi costi per l'erogazione delle prestazioni, con la ripartizione degli oneri a carico del servizio sanitario regionale e degli oneri non sanitari. Questo, quindi, è quello che prevede la DGR n. 230.
Nell'ambito delle strutture indicate dalla delibera regionale, i centri diurni vengono divisi in due tipologie - tipo A e tipo B - e per questi centri diurni - sia quelli di tipo A sia quelli di tipo B - vengono stabiliti i minutaggi di prestazioni giornaliere riferiti ai singoli ospiti. Non vengono date indicazioni in relazione alle ore di apertura di tali strutture. Sulla base dei minutaggi viene determinato il numero delle figure professionali che devono garantire l'erogazione delle prestazioni e di conseguenza, la presenza giornaliera del personale che dev'essere assicurata.
Nel 2013, con una successiva delibera regionale (la n. 35), viene introdotta a carattere sperimentale una tipologia residenziale di tipo C che prevede degli interventi meno "forti" - diciamo così - rispetto alle due tipologie che abbiamo indicato prima, che infatti vengono ricondotti ad attività di tipo laboratoriale (così viene detto).
Al controllo dei requisiti strutturali, gestionali e organizzativi interviene la Commissione di vigilanza e - come ho già detto in altre occasioni - le prestazioni di mensa e di trasporto a favore delle persone che frequentano i centri diurni non costituiscono livelli essenziali delle prestazioni, ma sono strumentali ad esse, sono di competenza dei Comuni e da loro vengono gestite. E' chiaro che un intervento che possa prevedere una totale esenzione dei costi relativi a queste prestazioni richiederebbe una direttiva regionale e, di conseguenza, un incremento delle risorse regionali destinate e vincolate a questo, cosa che ad oggi non possiamo garantire. Ma questa è la condizione per poter fare in modo che ci sia un intervento di questo genere.
Da ultimo, i soggiorni estivi non rientrano nell'ambito dell'obbligatorietà delle prestazioni individuate dai LEA, ma sono prestazioni facoltative concordate tra il Distretto sanitario e l'Ente gestore e vengono attivate in base alle disponibilità finanziarie presenti sul territorio.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 821 presentata dai Consiglieri Bono e Bertola, inerente a "Immobile di Via Borgo Ticino n. 7 Torino, ex sede ASL-TO2: quale interesse da parte dell'ASL?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 821.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione, che è stata scritta e presentata qualche mese addietro, riguarda l'immobile ubicato in Via Borgo Ticino n. 7: era una sede dell'ASL-TO2, in cui c'erano diversi uffici, tra cui l'Ufficio di scelta/revoca del medico. Il fabbricato a due piani di proprietà del Comune di Torino è stato dato in concessione all'ASL nel 2004 ed è stato liberato nel 2013; un singolo sportello, quello già citato della scelta/revoca medico, è rimasto fino a fine 2014/inizio 2015. Lo stabile avrebbe dovuto diventare un grande poliambulatorio, probabilmente nell'ottica di Casa della salute o, comunque, di AFT/UCCP, secondo l'ipotesi della Giunta Bresso, poi credo anche in parte riconfermata dalla Giunta Cota.
Al momento, da parte della Giunta Chiamparino, non ne conosciamo la destinazione; sembra che l'ASL non abbia manifestato interesse e abbia spostato tutte le attività nella sede di Via Montanaro. Sottolineiamo che a fianco, nella via perpendicolare (Via Pertengo), vi è una sede della Croce Giallo-Azzurra e alcune associazioni di anziani.
Il 20 novembre 2015, una parte della palazzina è stata occupata da alcune persone sgomberate da Avion, che era una palazzina dell'ex Caserma La Marmora in Via Asti, a sua volta occupata a causa dello sgombero del campo Rom sulla Stura.
Sappiamo che queste persone, successivamente, al momento in cui ho presentato l'interrogazione, sono state sgomberate; però, al momento, non ci è chiara quale sia la possibile destinazione dello stabile, se l'ASL non ha interesse a creare lì un ambulatorio, o un'altra attività, oppure se ci sono novità nel merito, quindi interroghiamo in questo senso l'Assessorato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Io mi limito a leggere la risposta che la Direzione Sanità mi ha chiesto di leggere.
Il Consigliere Bono chiedeva informazioni sui programmi dell'ASL-TO2 in merito all'immobile di Via Borgo Ticino a Torino.
Si conferma che la struttura di Via Borgo Ticino non è più una struttura dell'ASL-TO2 e i locali sono stati riconsegnati al Comune di Torino.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 824 presentata dai Consiglieri Bono, Batzella e Bertola, inerente a "Dismissione TAC di Venaria: quali ricadute per il territorio?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 824.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Almeno la Giunta non potrà dire che li impegniamo troppo nella redazione delle risposte; diciamo che, forse, qualcosina in più ci aspettiamo almeno da questa interrogazione, che riguarda la dismissione della TAC di Venaria.
Noi sappiamo che nel novembre 2010 veniva inaugurata in pompa magna dalla Giunta Cota una nuova TAC a 16 banchi dell'Ospedale di Venaria Reale prospettando di coprire un fabbisogno di circa 5.500 prestazioni all'anno.
Detta apparecchiatura veniva noleggiata, come succede spesso (quindi in service) a oltre 250 mila euro l'anno, che - lo sottolineiamo - è un prezzo è piuttosto consistente rispetto all'acquisto dello stesso macchinario.
Le prestazioni venivano affidate con uno sconto di circa il 22% sulla tariffa media regionale, quindi circa 110 euro a prestazione (c'era un'ipotesi di compensazione sui costi delle prestazioni, però non ci ha convinto molto la parte dei costi).
Con DGR del 23 aprile 2014, n. 15-7486, si rivedevano tutte le prestazioni di esami radiologici, tra cui anche quelli di TAC, nelle varie ASL regionali e alla TO3 veniva suggerito, o imposto (vediamo come leggerla), una riduzione di circa 3.000 esami sul totale di quelli effettuati sul territorio, sulla base di un numero medio di prestazioni per cento abitanti pari a 7,7.
L'ASL-TO3 sforerebbe - o sforava nel 2014 - questo numero di esami quindi l'obiettivo di riduzione del numero di esami si cercava di raggiungerlo tramite la soppressione e la dismissione della TAC di Venaria.
Questo è un concetto un po' strano, perché se elimino un apparecchio da un territorio non è che, automaticamente, i pazienti non eseguono più la TAC che richiedono al proprio medico curante, magari si rivolgono a Rivoli o da un'altra parte, quindi si creano solo difficoltà logistiche e di trasporto.
E' vero che la TAC di Venaria non ha mai raggiunto il numero prospettato di 5.000 esami l'anno, ma è rimasta intorno ai 2.000 considerando che il territorio è più piccolo rispetto a quello di Rivoli o di Pinerolo, avendo un bacino reale di utenti di circa 40 mila abitanti nel senso che il Comune di Venaria Reale ne ha 33 mila e, magari, gli altri Comuni limitrofi si rivolgono agli ospedali di Torino o agli ospedali già citati precedentemente.
Abbiamo saputo che, comunque, non si intende prorogare il noleggio di questa macchina per altri ospedali, magari, dell'ASL-TO3 o di altre ASL e non è stato possibile procedere al riscatto dell'apparecchiatura, che è stata pagata 250 mila euro l'anno, che per cinque anni fa un milione e 250 mila euro, cioè il costo dell'acquisto della macchina, almeno questa è l'informazione di cui eravamo a conoscenza. Questa è un'altra delle domande che poniamo, cioè chiediamo di conoscere il motivo per cui non è stato inserito nel bando il riscatto dell'apparecchiatura a fine noleggio; magari questo punto interrogativo lo estendiamo a tutti gli altri bandi di service e noleggi di apparecchiature.
Queste sono le domande in generale sugli esami TAC nell'ASL-TO3, in particolar modo la situazione di Venaria.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Con questa risposta, concludiamo l'esame delle interrogazioni iscritte in data odierna.
La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Consigliere, la risposta che mi è stato chiesto di leggere è più articolata rispetto a prima.
La TAC a Venaria Reale era stata installata nel 2010, nel quadro di un riordino che prevedeva la cessazione in quel Presidio dell'attività chirurgica e delle relative sale operatorie a favore dello sviluppo delle attività poliambulatoriali di elezione, tra cui il mantenimento dell'offerta radiologica.
Per quanto riguarda i criteri di economicità nell'affidamento del servizio TAC all'esterno, era stata effettuata una specifica ricerca di mercato, con relativa determina approvativa di procedura aperta, per l'affidamento della fornitura in service di un sistema completo per l'esecuzione di esami diagnostici mediante TAC; un'apposita Commissione aveva esaminato, come previsto dalle specifiche di gara, il prezzo e la qualità proposta affidando il servizio dopo analitica valutazione.
Il bando prevedeva un canone e un costo per le prestazioni erogate nella quota del service non vi era solo il mero noleggio dell'attrezzatura ma anche le prestazioni professionali correlate, le manutenzioni programmate e le riparazioni. Il costo del noleggio per cinque anni (2010 2015) ammontava a un milione e 120 mila euro.
Nel contratto stipulato nel 2010 non era previsto alcun vincolo di riscatto finale perché si trattava di locazione, leasing operativo e non finanziario; solo i lavori eseguiti si intendevano acquisiti dall'ASL-TO3.
Al momento attuale, permane la necessità di dotare l'area di Venaria di un servizio TAC più a valenza ambulatoriale di elezione per i cittadini del Distretto, nel quadro delle attività radiologiche locali, che non per le esigenze interne del Presidio, che, comunque, si avvantaggerebbero con una TAC a disposizione, evitando spostamenti ai pazienti o per situazioni di emergenza.
Secondo quanto previsto dal nuovo atto aziendale dell'ASL-TO3, il Presidio Ospedaliero di Venaria si colloca all'interno del Distretto denominato Area metropolitana nord, comprendente otto comuni, per un totale di 88.500 residenti.
L'attuale Direzione Generale dell'ASL-TO3, per ovviare ai tempi previsti dall'inserimento di una TAC, nell'ambito delle ordinarie richieste di dotazioni oggetto di valutazione da parte dell'apposita Commissione regionale, ha intrapreso il percorso autorizzativo e il 4 febbraio scorso ha inoltrato alla Regione Piemonte richiesta di autorizzazione per l'acquisizione di un tomografo assiale computerizzato TAC per il Presidio Ospedaliero di Venaria Reale.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.25 la Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



(La seduta ha inizio alle ore 10.29)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Variazioni di bilancio

Proposta di deliberazione n. 158, inerente a "Variazione alle codifiche attribuite ai capitoli del bilancio regionale ex D.Lgs. n. 118/2011, con conseguente variazione al Bilancio di previsione finanziario 2016-2018 attraverso compensazioni fra differenti Unità di voto" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Reschigna ne fa facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio

Ringrazio nuovamente i Capigruppo per la disponibilità offerta nella giornata di ieri dell'iscrizione del punto all'o.d.g.
Chiederei all'Ufficio di Presidenza di consentire, che nel corso della seduta odierna, possa essere esaminata dal Consiglio la proposta di deliberazione n. 158. Per me è indifferente se al mattino o pomeriggio.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Richiesta, da parte del Consigliere Bertola, di Comunicazioni della Giunta regionale in merito al progetto del Parco della Salute e della Scienza di Torino


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Noi vorremo chiedere comunicazioni alla Giunta regionale, in particolare all'Assessore Saitta che vedo oggi assente - probabilmente a Roma, se ho letto bene il labiale del Vicepresidente Reschigna relativamente al progetto del nuovo Parco della Salute di Torino. Come spesso accade, abbiamo letto delle ricche narrazioni sui quotidiani derivanti da un convegno che è stato fatto con cifre, dati, numeri e progetti, ma il Consiglio non ne sa ancora nulla. Sarebbe importante una comunicazione in tal senso.


Argomento: Elezioni - Ineleggibilita' - Incompatibilita'

Richiesta, da parte del Consigliere Bertola, di Comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Raccolta firme presentazione liste ultima legislatura"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

In secondo luogo, ma questa non è una richiesta di modifica dell'ordine dei lavori perché dovrebbe essere nell'ordine dei lavori, abbiamo da tempo chiesto comunicazioni, da parte del Presidente Chiamparino, relativamente alla sentenza del processo penale sulle firme false. Ci è stato detto che tale comunicazione sarebbe avvenuta dopo il bilancio. Il bilancio è stato approvato, ne abbiamo discusso alla Conferenza dei Capigruppo, è stato dato l'assenso alla Conferenza dei Capigruppo, ma le comunicazioni della Giunta non sono state inserite nell'ordine dei lavori di oggi e non vedo presente il Presidente Chiamparino.
Poiché c'è, da parte nostra, e forse sbagliamo, la disponibilità a venire incontro ad esigenze come quella di discutere all'ultimo momento una delibera necessaria, vorremo anche un po' di rispetto.
Prima di proseguire con i nostri lavori, vorremo sapere se il Presidente Chiamparino oggi viene in Consiglio a fare queste comunicazioni.



PRESIDENTE

Rispetto alla prima istanza, sicuramente verrà posta all'o.d.g. per la prossima Conferenza dei Capigruppo. Nel momento in cui arriverà in aula il Presidente Chiamparino, verrà data comunicazioni rispetto alla sua seconda richiesta.


Argomento: Montagna

Ordine del giorno n. 655 presentato dai Consiglieri Rostagno, Accossato Appiano, Caputo, Gallo, Gariglio e Valle, inerente a "EUSALP: la strategia macroregionale come opportunità irripetibile di sviluppo e coesione nell'ambito dell'area alpina" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Noi vorremo chiedere, anzitutto, se potesse essere iscritta all'o.d.g.
una proposta di atto di indirizzo, concernente EUSALP, in maniera tale da dare attuazione politica al Consiglio regionale aperto che si è tenuto ieri. Chiederei che venisse iscritto all'o.d.g.
Assolutamente favorevole, per quanto ci concerne come Gruppo, a discutere progetto Città della Salute. Colgo l'occasione per chiedere al Vicepresidente, per raccomandarci al Vicepresidente, di essere invitati all'inaugurazione. Questo progetto non solo lo vogliamo illustrare, ma siamo certi che riusciremmo a farlo decollare nel corso della legislatura.
Prima ne discutiamo per noi e meglio è.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gariglio.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Richiesta, da parte del Consigliere Vignale, di comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione dell'edilizia sanitaria piemontese


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Noi ci associamo alla richiesta - vorremo che fosse un po' più estesa in merito all'edilizia sanitaria, come abbiamo già detto all'Assessore Saitta in sede di IV Commissione. Come il Vicepresidente ben sa, la competenza dell'edilizia sanitaria è una competenza consiliare, non è della Giunta che, al limite, propone una delibera che il Consiglio può votare o ratificare.
Visto che, in questo periodo, si stanno succedendo le attività di sottoscrizione di protocolli di diversi ospedali dalle Città della Salute di Novara e di Torino, all'ASL 5 a Domodossola e Verbania, crediamo che, da questo punto di vista, una comunicazione prima e, più in generale, un atto deliberativo successivo, sia indispensabile, altrimenti c'è rischio di fare speculazioni inutili, magari su atti che potremmo anche condividere.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Richiesta, da parte del Consigliere Grimaldi, di comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Consorzio della Venaria Reale"


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Ovviamente sono per accogliere la richiesta della Giunta avanzata poc'anzi e anche ieri alla Conferenza dei Capigruppo. Di fatto, è una formulazione tecnica che ci ha permesso, in realtà, nell'ultima fase di bilancio, di evitare di cambiare tutti gli emendamenti con le missioni diverse.
Sono qui per chiedere comunicazioni alla Giunta relativamente un fatto grave avvenuto ieri sera, purtroppo, oltre i termini del question time.
Come lei sa, Presidente, le 14.30 erano il termine ultimo. Spiego quanto segue.
Ieri, di fatto, in Prefettura si sono viste le parti in causa della Venaria Reale rispetto all'appalto che gestisce da tanti anni la Venaria Reale con un ATI che si chiama la Corte Reale. Di fatto è successo che, in questo momento, per l'ennesima volta, non viene rispettato un atto di indirizzo del Consiglio regionale che chiede tre cose. La prima è che, se ci siano delle possibili proroghe, di fatto, degli appalti, e se non vengono utilizzate, ci deve essere una motivazione per una non proroga visto che spesso ci sono lavoratori che rischiano, in un passaggio da un appalto all'altro, di perdere il posto di lavoro.
La seconda. In quel caso, come sapete, per la Venaria Reale, da tempo c'è un contratto, che è quello di Federcultura. Nella nostra mozione di Consiglio chiediamo che le stazioni appaltanti utilizzino i contratti collettivi firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Nel nuovo appalto non c'è. In più, c'è una cosa che abbiamo continuato a ribadire in quell'atto di indirizzo votato da tutto il Consiglio regionale e ribadisco da tutto il Consiglio, nessuno escluso - che dice che non ci possono essere ribassi sui lavoratori e, soprattutto, il taglio delle ore non può essere superiore ad un quinto o un quarto. E' successo che il taglio è del 38% e,ovviamente, l'ATI ha iniziato.



PRESIDENTE

Scusate, per favore.



GRIMALDI Marco

Ho chiuso, è solo perché è successo dopo le 14.30.



PRESIDENTE

Le chiedo di concludere, Consigliere.



GRIMALDI Marco

Ho finito, non capisco perché i colleghi che dovrebbero essere dalla parte di quello che dico.
Stavo dicendo.



(Commenti della Consigliera Frediani)



GRIMALDI Marco

Ho chiesto comunicazioni, Consigliera, mi ha sentito?



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi, le chiedo di non dialogare e concludere.



GRIMALDI Marco

Non mi fanno finire.
Dico solo, visto che è successo dopo le 14.30, vorrei una comunicazione, se possibile, del Vicepresidente, dell'Assessore al lavoro o dell'Assessore alla cultura per capire se vi è un impegno. Il licenziamento è previsto entro il 30 aprile. Mi pare molto urgente.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Avanzo le seguenti proposte, se l'Aula acconsente.
Propongo di trattare dopo i question time, nel pomeriggio - del resto se n'era già parlato in Conferenza dei Capigruppo - la proposta di deliberazione n. 158 "Variazione alle codifiche attribuite ai capitoli del bilancio regionale" e l'ordine del giorno n. 655 "EUSALP. Strategia macroregionale come opportunità irripetibile di sviluppo".
Se l'Aula acconsente, ciò avverrebbe, approssimativamente, alle 15.30 alla ripresa dei lavori pomeridiani.
Faccio anche presente che l'Assessore Saitta non è presente nella seduta odierna, quindi immagino potrà rispondere nel prossimo Consiglio anche questo sarà oggetto della prossima Conferenza dei Capigruppo.
Mi sembra di aver capito che la risposta alla richiesta del Consigliere Grimaldi verrà data dopo i due punti che sono stati inseriti nella seduta pomeridiana.
L'o.d.g. è approvato, così come modificato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boeti, Conticelli, Ferrero, Laus Rossi e Saitta.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 30 marzo 2016.


Argomento:

d) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato, in data 21 marzo 2016, la seguente legge regionale e ha deliberato la non impugnativa: legge regionale n. 2 del 28 gennaio 2016 "Modifiche alla legge regionale 18 giugno 2007, n. 14 - Interventi in favore della prevenzione della criminalità e istituzione della giornata regionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie".


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 24 marzo 2016.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 100, inerente a "Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, articolo 199. Adozione del Progetto di Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione e proposta al Consiglio regionale della relativa approvazione"


PRESIDENTE

Procediamo con il proseguimento della proposta di deliberazione n. 100 di cui al punto 3) all'o.d.g., il cui esame è iniziato nella seduta antimeridiana dell'8 marzo 2016.
Dopo l'illustrazione dell'Assessore Valmaggia, si è svolta la discussione generale e sono intervenuti i Consiglieri Ferrentino, Bertola Appiano, Valetti, Ottria, Andrissi, Sozzani, Grimaldi, Frediani e Vignale.
Oggi iniziamo a procedere con l'illustrazione degli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 54) presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Batzella, Bono, Campo, Frediani, Miglietti, Pichetto Fratin, Porchietto Valetti: Alla pagina 5), paragrafo 1.2, Capitolo 1, Titolo I, dopo il capoverso che si conclude con le parole "stabilendo una precisa tempistica secondo un cronoprogramma dettato dalla direttiva che arriva fino al 2018", si aggiunge il paragrafo "Il Regolamento 850/04/CE sugli inquinanti organici persistenti - unitamente a quanto disposto dalla Direttiva 98/2008/CE colloca l'incenerimento dei rifiuti (ancorché con recupero di energia) tra le scelte cui non può indirizzarsi prioritariamente la pianificazione della gestione dei rifiuti".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Questo primo emendamento che trattiamo introduce un tema molto importante ed è una proposta di modifica al testo, dopo il capoverso che si conclude con le parole "stabilendo una precisa tempistica secondo un cronoprogramma dettato dalla direttiva che arriva fino al 2018", si aggiunge il paragrafo "Il Regolamento 850/04/CE sugli inquinanti organici persistenti - unitamente a quanto disposto dalla Direttiva 98/2008/CE colloca l'incenerimento dei rifiuti (ancorché con recupero di energia) tra le scelte cui non può indirizzarsi prioritariamente la pianificazione della gestione dei rifiuti".
Dicevo, tale emendamento introduce un tema molto importante. Oltretutto va detto che l'ormai famigerato articolo 35 dello "Sblocca Italia", nella parte in cui dice che gli impianti già esistenti devono essere, con una procedura semplificata, autorizzati per lavorare al massimo carico termico è in realtà illegittimo. Perché? Perché proprio il Regolamento 850/04/CE e ricordo che i Regolamenti stanno anche sopra le Direttive, poiché le Direttive europee devono essere in qualche modo recepite dalle normative nazionali, mentre i Regolamenti sono già cogenti - dice che, quando parliamo di impianti che producono inquinanti organici persistenti (i cosiddetti POPS), non si può fare un semplice rinnovo, ma deve essere ripresa daccapo tutta la pratica. Di conseguenza, anche solo per aumentare purtroppo, com'è stato fatto - il carico termico dell'inceneritore del Gerbido da 421 mila a 490 mila tonnellate all'anno, si doveva rifare tutto l'iter che aveva portato all'autorizzazione integrata ambientale dell'impianto proprio perché lo dice il Regolamento 850/04/CE.
Questo pone un altro tema importante: che tutti gli organi di governo e, in qualche modo, chi ha la gestione amministrativa, chi fa anche solo delle delibere, è tenuto a disapplicare una normativa illegittima, una normativa in contrasto con, in questo caso, un Regolamento comunitario.
Anche da ricerche di tipo legale che abbiamo fatto, addirittura tutti gli organi di governo potrebbero disapplicare l'articolo 35 dello "Sblocca Italia". E allora, proprio perché riteniamo che questo Regolamento sia stato ignorato, disattuato anche a livello nazionale, consideriamo importante inserire questo riferimento all'interno di quel paragrafo nel Piano rifiuti.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Credo che questo sia un emendamento molto importante, perché va contro quella logica dello "Sblocca Italia" che vuole caricare di rifiuti i nostri inceneritori come scelta prioritaria; scelta fatta da questo Governo Renzi che ovviamente non fa scelte in base alle lobby - riporto le parole del Presidente del Consiglio - ma in base al bene comune dell'Italia! Emettere sostanze fortemente inquinanti e cancerogene in grandi quantità è sicuramente il bene comune dell'Italia! La filosofia di questo Piano dei rifiuti, di fatto, rispecchia questa modalità di pensare, perch la valutazione ambientale strategica del Piano rifiuti ci dice che la scelta ambientalmente più sostenibile è quella di bruciare l'indifferenziato, che è in realtà composto da materiali riciclabili addirittura in cementifici.
Questo emendamento, che è un emendamento tecnico, ci dice invece che in realtà il massimo carico termico porta all'obbligo di andare a rivalutare la valutazione integrata ambientale dell'inceneritore. Credo che lo "Sblocca Italia", che poi è rispecchiato in questo Piano rifiuti, voglia viceversa andare incontro all'obiettivo di porre come scelta prioritaria quella di incenerire il rifiuto indifferenziato e non di andare a una valutazione di quanta parte di questi materiali si possa riciclare materiali che nazioni come la Cina portano in Italia con navi piene di merci e, non rispettando la normativa, riempiono di plastiche, che poi utilizzano in Cina, come materia prima e seconda. E noi ci facciamo "soffiare" questa importante materia, che, dal punto di vista competitivo per le nostre aziende, sarebbe strategico non bruciare, ma riciclare e non lasciare in mano ai cinesi!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
L'importanza di specificare meglio i riferimenti alla Direttiva europea sugli inquinanti organici persistenti acquista particolare valore se si pensa agli studi che sono stati compiuti sulle diossine e gli effetti sulla salute umana. Le diossine - lo ricordiamo - vengono sprigionate sostanzialmente, durante la combustione di prodotti derivati del petrolio (come la plastica), che, essendo composti da atomi di carbonio, ossigeno e cloro, sono organici persistenti, in quanto assunti dagli organismi viventi, per cui si accumulano negli organismi con effetti cancerogeni e mutageni.
Il problema si pone nella combustione dei rifiuti ancorché le temperature periodicamente possono scendere tra i 200 e i 500 gradi di combustione. Noi pensiamo che mantenere questi livelli di rendimento in impianti che bruciano qualcosa di molto eterogeneo come i rifiuti, che contengono quantità variabili di materiali organici (e quindi umidi) e quantità variabili di plastiche e carta, fa sì che sia molto difficile mantenere stabile questa temperatura. Questo vale anche per gli impianti di dimensione molto elevata, come quello del Gerbido, che pure ha registrato diversi malfunzionamenti e interruzioni di funzionamento.
Tra l'altro, nelle fasi di avvio e di spegnimento le temperature scendono sotto la soglia limite per la produzione di diossina. D'altro canto, l'effetto opposto prevede che se le temperature si alzano, andiamo incontro alla produzione di nanopolveri: insomma, non si può dire quale delle due cose sia peggio! Fatto sta che si lavora sempre in un regime molto complicato per la salute umana.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Iniziamo questa discussione in Aula presentando i nostri emendamenti.
Il primo che andiamo ad illustrare è chiaramente molto tecnico e fa riferimento a quella che è la linea che abbiamo intravisto in tutto il Piano di gestione dei rifiuti, che abbiamo osteggiato e contribuito a modificare già durante la discussione di Commissione.
In questo caso ci occupiamo, in particolare, dell'incenerimento di sostanze che sono altamente dannose per la salute. E proprio questa scelta dell'incenerimento, che noi abbiamo fin da subito intravisto e osteggiato trova la più alta pericolosità nel momento in cui andiamo a parlare di inquinanti organici persistenti.
Parliamo, dunque, di sostanze molto resistenti e che possiedono elevate proprietà tossiche. Per questo motivo sono altamente dannose per la salute umana, ma anche per l'ambiente.
Attraverso quest'emendamento noi andiamo a chiedere di aggiungere un paragrafo che fa riferimento al Regolamento 850/04/CE sugli inquinanti organici persistenti, che colloca l'incenerimento dei rifiuti, ancorché con recupero di energia - che è la giustificazione che viene addotta per creare ed utilizzare inceneritori sul nostro territorio - tra le scelte cui non può indirizzarsi prioritariamente la pianificazione della gestione dei rifiuti, ed è quello che noi sosteniamo e che andremo a validare attraverso tutta una serie di nostri emendamenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
La specificazione apportata al Piano rifiuti con l'emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle ha l'obiettivo di spiegare, attraverso il riferimento normativo, come l'incenerimento non possa essere classificato e portato avanti come "priorità" all'interno della pianificazione sulla gestione dei rifiuti. Chiaramente, la questione relativa all'articolo 35 dello "Sblocca Italia" e la questione del carico termico massimo hanno un importante risvolto su quanto enunciato, perché proprio il Piemonte rappresenta una sorta di esempio di quanto sta succedendo.
Ci sono Regioni come il Piemonte che hanno costruito un grande inceneritori, e ora che cosa succede? Succede che la Regione Liguria utilizza il nostro inceneritore per smaltire i propri rifiuti. Dunque, ci saranno Regioni come la nostra che, a fronte di contributi provenienti dalle Regioni che smaltiscono i rifiuti nei nostri inceneritori, devono pagare del "prezzi ambientali"? E' questa la prospettiva? A nostro avviso, è sbagliata. La prospettiva corretta è quella di andare verso un paradigma diverso: un paradigma di utilizzo delle materie prime e seconde diverso, e non un paradigma dello "scarica barile" verso chi, come il Piemonte, ha fatto scelte che hanno portato alla costruzione del maxiinceneritore.
E' una specificazione che ci pare veramente importante e fondamentale per questo Piano rifiuti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Avevo fatto fioretto: mi ero ripromesso di non intervenire nel dibattito di questa delibera per aiutare a conciliare le tempistiche di approvazione del provvedimento. Però il collega Campo, che non può essere con noi oggi, mi ha chiesto di sostituirlo indegnamente e io, quindi, mi accingo a farlo (lo dico all'Assessore Valmaggia e al Presidente Chiamparino, altrimenti non sarei intervenuto). Dovrete quindi sopportare anche i miei modesti interventi su questa importantissima deliberazione.
Questo è un emendamento molto importante, perché va in un'ottica regionale, quale quella della deliberazione, ma si iscrive poi in un dibattito e in un'analisi di respiro nazionale, quello dell'incenerimento dei rifiuti, che, anche per la normativa europea, deve essere l'ultima scelta (ci sarebbe l'ultimissima che è la discarica, ma l'incenerimento dei rifiuti produce anche ceneri che devono andare in discarica, quindi le vediamo fortemente collegate come spreco di materie e, quindi, come non recupero di risorse, checché se ne dica del recupero di energia). Tra l'alto, non si deve più fare, ovviamente, per i materiali biodegradabili sempre ai sensi della Direttiva europea, e aggiungerei anche, a buonsenso per i rifiuti recuperabili (bruciare ciò che è recuperabile, lo ritengo francamente, un'assurdità).
Si dice spesso, ad esempio, che nella categoria dei rifiuti non recuperabili ricadono i rifiuti sanitari: anche su questi, forse, potremmo fare una valutazione diversa o più ampia, viste le tecnologie che si hanno a disposizione. Dunque, potremmo limitare molto, se non addirittura annullare, quello che non è recuperabile.
Penso che questo debba essere l'obiettivo di un Piano che non si iscrive più solo nell'ottica di una legislatura, ma che oramai ha delle previsioni anche al 2015 o al 2030.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
I colleghi che mi hanno preceduto sono stati molto chiari ed esaustivi.
E' un emendamento di merito, lo ricordiamo ancora una volta. E' un emendamento che chiede l'introduzione di un nuovo paragrafo.
Cosa vogliamo dire con questo paragrafo? Qual è il nostro obiettivo? Il nostro obiettivo è che attraverso l'incenerimento dei rifiuti, ancorché con il recupero di energia, non può indirizzarsi prioritariamente la pianificazione della gestione dei rifiuti. Attraverso un inceneritore e un termovalorizzatore non si possono smaltire tutti i rifiuti, anche perché i rifiuti messi all'interno di questo forno vengono bruciati ed emanano delle sostanze tossico-nocive per l'ambiente che ci circonda e per la salute di tutti gli essere viventi.
La nostra contrarietà continua, pertanto, ad essere ribadita.
Continuiamo a ripetere che l'inceneritore non è la tecnica giusta: bisogna smaltire i rifiuti in maniera corretta e saper distinguere e catalogare un rifiuto rispetto ad un altro.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, collega Batzella.
Emendamento rubricato n. 55) presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Batzella, Bono, Campo, Frediani, Miglietti, Pichetto Fratin, Porchietto Valetti: Nel punto 4 - RDF a recupero, della tabella 2.28 -Tasso di riciclaggio raggiunto in Piemonte per l'anno 2013, vengono eliminate le parole "o come Combustibile Solido Secondario per la produzione di energia"; di conseguenza viene riformulato il tasso.
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Poiché è arrivato il Presidente Chiamparino - che saluto - volevo chiedere, anche ai fini di una migliore conduzione e svolgimento dei lavori dell'Aula, visto che prima è stato detto che quando sarebbe arrivato il Presidente Chiamparino avrebbe potuto effettuare le comunicazioni che noi abbiamo richiesto da tempo, siccome ho rispetto del suo tempo e dei suoi impegni, non vorrei che magari poi dovesse andare via e che, quindi.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Le farà nel pomeriggio.



BERTOLA Giorgio

Va bene, ne prendo atto.



PRESIDENTE

Alla ripresa dei lavori, dopo i question time e i due atti d'indirizzo.



BERTOLA Giorgio

La nostra soddisfazione è - se possibile - anche accresciuta dal fatto che così siamo sicuri che il Presidente Chiamparino ascolterà l'illustrazione dei nostri emendamenti al Piano rifiuti.



PRESIDENTE

Le chiedo scusa, Consigliere Bertola.
Quando è andata via, l'Assessora Parigi mi ha detto che anche lei nel pomeriggio riferirà su quanto avete chiesto, quindi avrete tutte le comunicazioni.



BERTOLA Giorgio

Molto bene, grazie. Peraltro, le richieste all'Assessora Parigi non le ha fatte il nostro Gruppo.
Al paragrafo 2.8, capitolo 2, pag. 45, c'è una tabella che parla del tasso di riciclaggio raggiunto in Piemonte nell'anno 2013, per le varie tipologie di rifiuti.
In qualche modo, da quella tabella si evincerebbe che il Piemonte ha già raggiunto il 50% di tasso di riciclaggio richiesto dalle normative nazionali e comunitarie. C'è qualcosa, però, che a nostro avviso non funziona, perché - e questo è l'oggetto dell'emendamento - si dice che anche la trasformazione del rifiuto in combustibile solido secondario per la produzione di energia, e quindi comunque per la combustione di questi rifiuti, contribuisce al tasso di riciclaggio.
E qui, è un po' come se fosse un indice: il primo emendamento ha introdotto, proprio per via di quello che diceva il piano, il tema dell'incenerimento del rifiuto indifferenziato; questo, in qualche modo pone il tema dell'incenerimento attraverso la trasformazione del rifiuto in quello che una volta si chiamava CDR (combustibile da rifiuti) e ora, con un cambiamento di denominazione, si chiama combustibile solido secondario.
A nostro avviso - ma non solo - non si può dire che il rifiuto che diventa combustibile solido secondario, e quindi che viene bruciato magari nei cementifici, sia un rifiuto riciclato. Per riciclaggio dobbiamo intendere l'economia circolare. Il concetto di economia circolare è inteso come riciclaggio, vale a dire che, in qualche modo, il rifiuto permette di non consumare o distruggere nuova materia prima per la creazione di un altro prodotto. Ad esempio, la plastica si può riciclare - e purtroppo, nel nostro paese, si riciclano solo gli imballaggi - per evitare che venga usato altro petrolio per creare altra plastica.
Del combustibile solido secondario avremo modo di parlare anche più avanti negli emendamenti, perché è un tema dirimente e questa è un po' l'introduzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Abbiamo specificato che il CSS non può essere omologato a rifiuto riciclato, perché - di fatto - non è una materia che rientra nel ciclo produttivo, quindi non si può definire in nessun modo riciclo e non pu contribuire al calcolo di quanto al Piemonte è arrivato come tasso di riciclaggio, perché ci daremmo un obiettivo raggiunto falsamente.
In realtà, quei rifiuti che sarebbero dovuti rientrare nella filiera produttiva, sono stati condotti all'incenerimento. Questo acquisisce maggiore importanza dal momento che dobbiamo fronteggiare i calcoli della raccolta differenziata e del tasso di riciclo raggiunto dagli Enti locali e dagli ATO, per poter dimensionare il contributo ambientale.
Il contributo ambientale - ricordo - è un'aliquota variabile che va a compensare le Amministrazioni più virtuose, togliendo qualcosa in più rispetto alle tonnellate di rifiuti, a quelle che non sono state virtuose.
Se noi incominciamo a basare il calcolo del riciclo anche sulla quota che è stata mandata in CSS, il CSS è combustibile di rifiuto che non è stato differenziato, oppure è stato differenziato e poi non è stato potuto condurre al riciclo, quindi di fatto è un fallimento del sistema.
Questo non può in nessun modo contribuire al calcolo degli obiettivi comunitari nazionali e regionali e, allo stesso tempo, dare ancora delle agevolazioni di tipo fiscale alle Amministrazioni che l'hanno fatto, perch quello non è un risultato, non è un obiettivo, ma è semplicemente materiale che non si è riusciti a riciclare ed è stato mandato a combustione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Il CSS - combustibile solido secondario - è un tipo di materiale presente solo in Italia e la cui composizione è sovrapponibile a quella del CDR. Sinceramente, si fa fatica a capire la logica del CSS (perché l'Italia ha dovuto inventarsi questo combustibile solido secondario?), se non si va a comprendere che dietro alla logica del CSS c'è la logica dello "Sblocca Italia".
Questa Regione ha aderito in pieno alla logica di far girare i rifiuti non solo a saturare termicamente gli inceneritori, ma anche i cosiddetti coinceneritori. La cosa che fa ancora più rabbia è che, in questo caso andiamo anche fuori regione. Nonostante il decreto legislativo 52 indichi come un obbligo quello dell'autogestione dei prodotti dei rifiuti solidi urbani, noi andiamo fuori regione.
Il coincenerimento ha limiti di emissioni che sono cento volte superiori, perché il CSS non si può bruciare negli inceneritori, e questo lo dico perché negli inceneritori abbiamo limiti per l'emissione di metalli pesanti e diossine, che sono cento volte inferiori.
Non voglio dire che l'incenerimento è la scelta da proporre per la Regione Piemonte, ma tra le scelte possibili questa è la peggiore e, oltre tutto, non ci svincola dalla necessità di individuare delle discariche.
Nonostante il fatto che in Piemonte con questo Piano rifiuti si andrà a bruciare tutto l'indifferenziato, avremo comunque 280 mila tonnellate all'anno di materiali che dovranno essere allocati in discariche. E qui entra in campo la barzelletta che la gestione dei rifiuti si può dare solo incenerendo o negli inceneritori o nei cementifici.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
E' stata già ben delineata dai colleghi la problematica su cui insiste l'emendamento, che definisce qual è il parametro da individuare, un parametro corretto per il riciclo. E' un parametro corretto quello che esclude la quota di CSS e di incenerimento nei cementifici.
Ha detto bene il collega Andrissi in merito alle problematiche dell'incenerimento nei cementifici e rispetto alle emissioni, che sono tarate in maniera molto diverse rispetto all'incenerimento.
Io, però, volevo aggiungere una questione, perché nei cementifici noi utilizziamo questo CSS e le ceneri vengono riutilizzate e miscelate per ottenere composti e derivati che vengono reimpiegati in diversi usi.
Possiamo ritrovarle nei calcestruzzi per le costruzioni, possiamo ritrovarle in cementi che vengono variamente utilizzati.
Se, da una parte, la paura è che nei calcestruzzi da costruzione si possano trovare centinaia di metalli pesanti e materiali probabilmente inerti, ma sostanzialmente non scevri dal portare problemi di salute nell'esposizione a queste sostanze, dall'altra c'è anche la problematica di materiali sciolti, come i misti stabilizzati, che possono essere posati a terra e dilavati. Con questo processo di dilavamento possiamo avere metalli pesanti che vanno in falda, che è una questione molto preoccupante.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Continuiamo ad analizzare questo piano dei rifiuti e questa volta parliamo del tasso di riciclaggio. E' un tasso di riciclaggio che ci sembra anche questo un po' inquinato da alcuni dati, in particolare in questo emendamento facciamo riferimento a quello che viene definito "combustibile solido secondario". E' quello che deriva dai rifiuti indifferenziati.
Cosa succede a questo CSS? Va a finire nei cementifici, dove viene bruciato. Quindi, si tratta di una soluzione anch'essa molto impattante perché le sostanze che escono dai cementifici sono sicuramente tossiche nocive ed inquinanti. Per non parlare di quello che rimane dopo questo incenerimento, perché anche in questo caso ci troveremo ad avere a che fare con le ceneri che vanno comunque smaltite.
E' chiaro che quello che auspichiamo per la gestione dei rifiuti sul nostro territorio in particolare, ma ovviamente per tutta la nostra nazione, è una gestione che abbia come priorità la riduzione fino all'azzeramento del rifiuto indifferenziato, perché non si potrà mai arrivare ad un riciclo totale di questo tipo di rifiuti. Quindi, è chiaro che bisogna fare delle scelte che impediscano proprio la produzione dell'indifferenziato, produzione che viene purtroppo poi utilizzata come giustificazione per costruire inceneritori.
Noi ci opponiamo alla soluzione dell'incenerimento sia che essa avvenga negli inceneritori sia che avvenga nei cementifici, e chiediamo che si intervenga proprio alla radice, eliminando tutto quello che risulta classificato come rifiuti indifferenziato e trattato, di conseguenza, con i danni che tutti conosciamo.


Argomento: Varie

Saluto ai docenti e agli studenti della "Scuola elementare Direzione Didattica 3 Circolo di Chivasso" in visita a Palazzo Lascaris


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola elementare Direzione Didattica 3 Circolo di Chivasso, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 100, inerente a "Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, articolo 199. Adozione del Progetto di Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione e proposta al Consiglio regionale della relativa approvazione" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 100, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Siamo all'emendamento rubricato n. 55).
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come hanno detto prima di me i colleghi che seguono la V Commissione stiamo cercando di andare a presentare una serie di emendamenti per migliorare e correggere alcune storture anche di definizione e di contenuto del piano rifiuti regionale 2015-2020.
In questo caso parliamo del combustibile solido secondario, definizione creata ad arte dalle lobby dei cementifici, che hanno fatto pressione negli anni passati presso il nostro Governo e il Parlamento per creare questa fattispecie di conglomerato di rifiuti considerati non riciclabili che messi insieme al netto della parte umida estrusa ed eliminata - perch abbasserebbe il potere calorifico e quindi il rendimento del combustibile utilizzato nei cementifici - e che quindi potesse essere utilizzato in sostituzione del combustibile nobile (il carbone o altri combustibili).
Questo, però, non ha un rischio minore dal punto di vista dell'inquinamento ambientale, quindi dell'aria, della terra, delle falde, degli animali e degli esseri umani, anzi ha un rischio maggiore.
Infatti, come dicevano i colleghi, all'interno vi sono impurità metalli pesanti e varie sostanze che, una volta bruciate, portano alla dispersione nell'aria e all'inalazione di metalli pesanti, sostanze cancerogene, diossine, policlorobifenili. E' ancora più rischioso, perch nei cementifici i limiti emissivi per queste sostanze sono molto più alti dei limiti emissivi degli inceneritori. Quindi, se già noi contestiamo gli inceneritori - perché è noto a tutti che stanno portando a quella epidemia silenziosa di malattie neurodegenerative, come l'Alzheimer e il Parkinson e malattie del bambino, come i disturbi pervasivi dello sviluppo e dello spettro autistico - siamo ancora molto più contrari alla combustione di questo combustibile solido secondario.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Volevo collegarmi al discorso appena terminato da parte del collega Bono, al quale vorrei collegarmi. Il collega Bono ha parlato di rischio per l'ambiente e per la salute e dell'utilizzo di questo combustibile nei cementifici, dove il tasso di inquinamento e di rischio per la nostra salute è superiore a quello degli inceneritori e i coinceneritori, proprio per l'emanazione di sostanze tossiche, dannose e cancerogene. Si tratta quindi di metalli pesanti e di tutte le sostanze che il mio collega ha descritto dettagliatamente e correttamente.
Con quest'emendamento parliamo del tasso di riciclaggio raggiunto in Piemonte nell'anno 2013 e chiediamo che vengano eliminate le parole "o come combustibile solido secondario per la produzione di energia".
Il combustibile solido secondario (CSS) è un tipo di materiale che è presente solo in Italia, perché negli altri Stati non è presente e ne conosciamo il motivo. Continuiamo a ribadire la nostra contrarietà a far girare i rifiuti attraverso gli inceneritori e anche i cementifici.
Addirittura, come ho già detto, c'è ancora un rischio maggiore per la nostra salute, quindi chiediamo che questo emendamento possa trovare giusto accoglimento.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Emendamento rubricato n. 56) presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Batzella, Bono, Campo, Frediani, Miglietti, Pichetto Fratin, Porchietto Valetti: Pagina 47, Paragrafo 3.1, Capitolo 3, Titolo I.
Nel quarto capoverso del secondo paragrafo, le parole "o di energia" vengono abrogate.
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Mi scusi, ma giustamente gli Uffici mi stavano segnalando un'incongruenza tra due emendamenti, che tra poco risolveremo.
L'emendamento n. 56) è più di una modifica al testo, è un po' un manifesto politico, nel senso che introduce proprio una discriminante che non è ideologica, tant'è che la nostra posizione non è ideologica, ma è proprio concettuale, perché chiediamo di togliere "o di energia" dal quarto capoverso, paragrafo 3.1 della pagina 47, questo perché vogliamo togliere l'accezione energia al recupero del rifiuto.
Purtroppo - sottolineo purtroppo - non solo il Piano rifiuti, ma anche finché non verranno modificate, le normative nazionali e comunitarie parlano di recupero di rifiuti intendendo anche il recupero energetico, che invece secondo noi non è un recupero, ma una distruzione di risorse.
Poi, è chiaro, lo dicono le leggi fondamentali della fisica: in realtà nulla si distrugge, ma trasformiamo tutto, quindi trasformiamo qualcosa in calore. Ma questo non significa che lo stiamo recuperando o che lo stiamo valorizzando. Se mi passate una metafora, forse, un po' azzardata, ma efficace, se prendiamo un mucchio di banconote da 50 euro, le mettiamo in mezzo a quest'aula e le bruciamo, sicuramente produciamo del calore, quindi abbiamo prodotto energia, però magari abbiamo incenerito qualche centinaia o qualche migliaia di euro. Quindi, dire che brucio, quindi recupero dal punto di vista energetico non significa che ho fatto qualcosa né di economico, né di conveniente e neanche di efficiente, ma significa che non sapevo cos'altro fare di quel materiale e l'ho bruciato.
Insomma, è un po' rinverdire il mito del fuoco purificatore. Sappiamo bene che, purtroppo, ancora oggi le normative sono basate su questo, quindi non si è rinunciato a livello nazionale all'incenerimento dei rifiuti e nemmeno si rinuncia nel piano regionale. Questa era uno dei nostri capisaldi e, come vedremo più avanti, siamo riusciti ad ottenere come risultato, che è già un risultato rispetto al testo che inizialmente era stato proposto, di fissare una data per la fine dell'incenerimento dei rifiuti in Piemonte, che è la fine del contratto di servizio dell'inceneritore del Gerbido, ma chiaramente questo non è sufficiente per noi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.


Argomento: Varie

Saluto ai docenti e agli studenti della "Scuola elementare Direzione Didattica 3 Circolo di Chivasso" in visita a Palazzo Lascaris


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola elementare Direzione Didattica 3 Circolo di Chivasso, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 100, inerente a "Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, articolo 199. Adozione del Progetto di Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione e proposta al Consiglio regionale della relativa approvazione" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 100.
La parola al Consigliere Valetti, ancora sull'emendamento n. 56).



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Come illustrato prima sulla questione annosa del recupero energetico del CSS, in via più generale vogliamo escludere il recupero energetico dall'accezione di recupero di rifiuto, perché pensiamo che sul mercato vi sono in funzione impianti di svariate tecnologie che promettono di riutilizzare una parte del calore prodotto dalla combustione dei rifiuti per altri fini energetici. Quindi, può essere teleriscaldamento, può essere un recupero parziale di energia elettrica, ma il punto è che tutto quello che noi perdiamo consumando materia non lo riotteniamo indietro con il recupero energetico, quindi in realtà stiamo andando a un bilancio passivo se guardiamo le energie che sono state consumate per produrre quel materiale.
Per questo motivo escludiamo qualsiasi forma di recupero energetico come un'alternativa al riciclo. Infatti, gli obiettivi dell'Unione Europea descrivono bene la gerarchia dei rifiuti, ma gerarchia deve essere che adotto la soluzione meno conveniente quando quella più conveniente è inattuabile. Nel caso del riciclo, però, non siamo in un condizione di situazione inattuabile, ma semplicemente le Amministrazioni non hanno investito nel riciclo dei rifiuti. Non si è creata la filiera, con questo piano stiamo ancora puntando ad avere una visione degli obiettivi che andavano bene dieci anni fa.
E' per questo che stiamo ancora a discuterne, perché vogliamo che si cambi questa accezione, non vogliamo che la Regione Piemonte citi in nessuna parte del Piano il recupero energetico assimilabile a un qualsiasi tipo di recupero di rifiuto, perché non si tratta di questo, si tratta solo di una soluzione che va abolita il prima possibile. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento, come diceva poc'anzi il collega Valetti, andiamo a definire quello che per noi è un principio assolutamente fondamentale cioè il fatto che bisogna separare il concetto di energia dal concetto di rifiuto. Questo perché utilizzare il termine "energia" significa dare una valenza positiva all'incenerimento del rifiuto. Questo è un qualcosa che non possiamo assolutamente accettare nel momento in cui miriamo ad avere una politica di riduzione dell'incenerimento fino al suo annullamento.
Andiamo quindi ad agire su quella parte del piano rifiuti in cui si dice: "I sistemi di raccolta si stanno sempre più indirizzando verso la selezione del rifiuto fin dal momento della sua produzione".
Già qui si parla di selezione del rifiuto alla produzione e a noi piacerebbe vedere un azzeramento del rifiuto, quindi nel momento in cui si va a produrre un oggetto ci piacerebbe vedere un oggetto che è destinato a scomparire. Come diceva il collega Bertola, nulla scompare, però noi possiamo già prevedere che nella creazione di un certo prodotto si possa mirare al riciclo totale del prodotto, quindi studiare dei materiali che di fatto esistono già, che ci permettano di arrivare verso l'opzione rifiuti zero che noi da sempre sosteniamo.
Continua nel piano rifiuti, dicendo "al fine di facilitarne e renderne economiche le successive fasi volte al recupero sotto forma di materia e di energia". Anche questo aggettivo "economiche", cioè il fatto di rendere economico l'incenerimento per produrre energia è un qualcosa che noi vorremmo veder scomparire dal Piano rifiuti, perché non deve essere assolutamente un'alternativa economica il produrre energia attraverso l'incenerimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Quando si accosta la parola "energia" ad un ciclo di rifiuti che finisce in incenerimento si commette in realtà un errore tecnico abbastanza evidente. Basterebbe aver studiato solo un programmino di fisica abbastanza basilare sull'analisi dei bilanci energetici per dire che è un'analisi che non sta sostanzialmente in piedi quella che afferma che c'è una valorizzazione energetica del rifiuto.
Noi produciamo dei materiali, che alle volte sono essi stessi prodotti o sottoprodotti di materiali derivanti da combustibili a scopo energetico.
Per esempio, la plastica è un derivato del petrolio che viene utilizzato anche per la combustione. In questo senso, noi prendiamo i materiali, li lavoriamo, li trasformiamo, li trasportiamo e poi alla fine li bruciamo. E questo non funziona, perché in realtà il recupero energetico che viene millantato non tiene conto della fase successiva, quella di un prodotto che si deve rifare ricominciando la filiera, riutilizzando cioè di nuovo energia o petrolio come materia prima, usando energia per il trasporto e per la fabbricazione.
In realtà, con il riuso, il riutilizzo e il riciclo del materiale, noi fermiamo questa tipologia di ciclo che si conclude con l'incenerimento e ricominciamo da metà, facendo meno dispendio energetico.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento siamo quindi alla pagina 47, paragrafo 3.1 Capitolo 3, Titolo I.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno illustrato molto bene quest'emendamento; l'ha fatto soprattutto il primo firmatario, il nostro Capogruppo Bertola, anche in seguito alle sue notevoli competenze in materia.
Con questo emendamento noi chiediamo che nel quarto capoverso del secondo paragrafo le parole "o di energia" vengano abrogate. Avete tutti quanti capito che questa parola "energia" non può assolutamente essere correlata al recupero del rifiuto. Viene quindi tolta l'accezione "energia" al recupero del rifiuto, perché l'energia non può essere un'alternativa al recupero del rifiuto.
Ho apprezzato l'esempio fatto da parte del collega Bertola sulle banconote. Se noi bruciamo una banconota, cioè, non stiamo assolutamente producendo energia; stessa cosa dicasi per altri tipi di rifiuti o di prodotti.
La nostra contrarietà continua, quindi, sotto questo punto di vista.
Essendo trascorso del tempo (sono passati tanti anni), ci piacerebbe che questo nuovo Piano rifiuti - visto e considerato il fatto che abbiamo un Piano vecchio e che questo nuovo dev'essere ancora approvato - sia un piano all'altezza, che corrisponda - e li rispetti - ai dettami ambientali e soprattutto a quelli di tutela della nostra salute e che il rifiuto venga effettivamente smaltito correttamente.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Secondo noi la parola "energia" - e credo sia questa la logica degli interventi che abbiamo effettuato in questa seduta - è un termine usato impropriamente; ma anche il termine termovalorizzatore è un termine sbagliato, profondamente sbagliato. Innanzitutto perché i materiali che bruciamo sono materiali - se pensiamo ai derivati del petrolio - non rinnovabili per la nostra civiltà, perché il petrolio si è prodotto in milioni di anni grazie all'azione del sole. E quindi noi andiamo a bruciare materiale di cui la nostra Nazione ha scarsità, nonostante prima il Governo Monti e poi il Governo Renzi abbiano raccontato agli italiani che il petrolio avrebbe fatto ripartire l'economia di questo Paese inspiegabilmente, perché poi i dati del CNR parlano chiaramente: le riserve di petrolio della nostra Nazione coprirebbero a malapena 12 mesi di fabbisogno nazionale, quindi tutto questo scaldarsi gli animi per questa vicenda è veramente incomprensibile.
Abbiamo, peraltro, due alternative che veramente non hanno confronto rispetto al recuperare materiali che non sono rinnovabili, e la cui presenza sul nostro pianeta è limitata, e bruciarli; né dal punto di vista proprio economico, ma neanche dal punto di vista energetico. Se andiamo a considerare il ciclo di vita di un prodotto e di un materiale, infatti, noi ci renderemmo subito conto che il recupero energetico che si può avere riutilizzandolo e riciclandolo è decine di volte superiore rispetto a quello che si ottiene inquinando l'ambiente ed incenerendolo.
Oltretutto, se questa è la società sostenibile e circolare cui tutti fanno riferimento, tale scelta è veramente incomprensibile.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non so se sono io che do un'interpretazione sbagliata e fantasiosa però mi sembrava che quando i colleghi citavano la parola "petrolio" i Consiglieri del Partito Democratico abbassassero un po' lo sguardo verso il banco: non so se questa è una mia interpretazione.



(Commenti del Consigliere Gariglio)



BONO Davide

Forse era casuale, perché i colleghi stavano lavorando su degli emendamenti o su atti importantissimi.
GARIGLIO Davide (fuori microfono) Su "un" emendamento.



BONO Davide

Sì, su "un" emendamento: a nome di TR.
Sicuramente sarebbe bello poter discutere, oggi, di un ordine del giorno su quanto sta succedendo a livello nazionale: sarebbe interessante insomma, capire un po' qual è la situazione delle nostre strategie energetiche nazionali, anche in relazione, appunto, al petrolio. Come tutti sanno, infatti, ci saranno sicuramente degli sviluppi in relazione allo "scandalo Guidi", il secondo Ministro del Governo Renzi che va a casa con disonore prima del tempo. Noi ovviamente speriamo che siano altre le scelte che farà il Governo, anche relativamente ad un terzo Ministro, ma chi lo sa: auspichiamo che qualcuno magari ci possa riflettere e possa rassegnare le dimissioni, con tutto il Governo. Questi, però, sono temi nazionali che non interessano l'Aula.
Oggi, invece, cerchiamo di parlare di rifiuti e far sì, appunto, che non si utilizzi altro petrolio bruciando i materiali derivati dalla sua lavorazione. Le plastiche, quindi, che derivano appunto dal petrolio, non si devono bruciare; anche quelle su cui non si paga il contributo al Consorzio nazionale imballaggi potrebbero essere riciclate per produrre materiali plastici secondari, magari di bassa qualità, ma che sono riutilizzabili; non sono riutilizzabili infinite volte, ma lo sono per un tot di volte e, in ultimo, possono essere estrusi, tritati e triturati e possono produrre materiale anche per l'edilizia, di vario tipo, come diceva prima il Consigliere Mighetti, ma dipende dalle scelte che noi riteniamo prioritarie e strategiche - "strategica", forse, è un'altra parola che non dovevo usare, diciamo "prioritarie" - sulla gestione dei nostri rifiuti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Abbiamo concluso l'esame dell'emendamento rubricato n. 56).
Emendamento rubricato n. 57) presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Batzella, Bono, Campo, Frediani, Miglietti, Pichetto Fratin, Porchietto Valetti: Pagina 56, paragrafo 3.2, capitolo 3, titolo I.
Dopo l'ultimo capoverso del paragrafo 3.2 viene inserito il seguente capoverso: "Dall'analisi effettuata, risulta che il 65% dei comuni piemontesi utilizza contenitori non conformi ai criteri regionali riguardanti in particolar modo la diversa colorazione dei cassonetti dedicati alle differenti frazioni di rifiuti. Siccome solo il 15%-20% dei comuni intendono adeguarsi alla normativa regionale entro il biennio 2014 2015, la Regione si costituirà parte attiva nel processo, esercitando laddove necessario, il potere sostitutivo al fine di uniformare per l'intero territorio le caratteristiche ed i colori da attribuire a tutti gli strumenti atti alla raccolta delle diverse frazioni di rifiuto, ivi compresi contenitori, bidoni e cestini. Altresì, si farà parte attiva nell'unificazione cromatica nazionale dei codici indicanti il materiale riciclabile riportati sui prodotti per una migliore riciclabilità e un rapido riconoscimento da parte dei consumatori".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Con l'emendamento rubricato n. 57), riferendoci ad un indice ideale di argomenti importanti da trattare, siamo al capitolo della "raccolta differenziata". Infatti, questo emendamento, alla pagina 56, propone di inserire un capoverso, che recita: "Dall'analisi effettuata, risulta che il 65% dei comuni piemontesi utilizza contenitori non conformi ai criteri regionali, riguardanti in particolar modo la diversa colorazione dei cassonetti dedicati alle differenti frazioni di rifiuti". Poi, nel testo che proponiamo di aggiungere diciamo che la Regione si costituirà parte attiva nel processo di unificazione delle tipologie dei contenitori. Questo è fondamentale perché siamo ancora al livello in cui, nonostante gli standard a livello comunitario sul colore dei contenitori della raccolta differenziata, è sufficiente attraversare una strada, quindi passare in un Comune diverso, che cambiano i colori dei cassonetti.
Allora, è chiaro che si crea anche una certa confusione, pertanto sarebbe il caso di riprendere un po' tutto da capo e dire in modo chiaro anche da parte della Regione, che è l'ente che opera la pianificazione, che c'è un colore per ogni contenitore e che tutti i Comuni si devono uniformare a quello standard.
Questo è il primo punto, per, poi, magari, iniziare anche ad eliminare qualche scusa per non fare bene la raccolta differenziata, del tipo: "Ah non sapevo dove buttarlo". Il motivo è sempre lo stesso: i dati (non sono dati nostri, ma, ad esempio, dell'IPLA, che svolge lo studio e la caratterizzazione del rifiuto indifferenziato) ci dicono che più della metà di quanto troviamo nel bidone grigio dell'indifferenziato, quindi che finisce nell'inceneritore (e qui ritorno al tema precedente, del bruciare le banconote da 50 euro), in realtà, è materiale che doveva stare nella raccolta differenziata, quindi è qualcosa che poteva essere recuperato e in modo reale, valorizzato; lì, sì, valorizzato, perché recuperato rivenduto e riutilizzato, invece finisce nell'inceneritore.
Quindi, il punto di partenza (ed è qualcosa che ancora oggi non c'è) è dare indicazioni chiare sulla tipologia e il colore dei vari contenitori per i rifiuti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie.
L'omologazione dei contenitori per la raccolta stradale e, come noi speriamo sempre di più, per quella porta a porta, in Piemonte, è un argomento molto importante per facilitare e andare incontro ai cittadini che si trovano veramente in una giungla di norme, in cui difficilmente riescono ad orientarsi, anche perché è sufficiente spostarsi da un Comune all'altro che, con un diverso gestore della raccolta, cambiano i colori, le tipologie e anche gli accorpamenti dei rifiuti.
Ad esempio, in ambito AMIAT si raccolgono insieme il vetro e il metallo, mentre in altri consorzi dell'interland torinese la plastica e il metallo; anche i contenitori stradali hanno colori diversi e hanno colori diversi anche all'interno dello stesso Comune, qualora sia coperto in parte da raccolta porta a porta e in parte da raccolta stradale, come succede nel comune di Torino. Così non diamo una mano ai cittadini ad ottemperare alle misure.
E' chiaro che da parte dell'Amministrazione occorre un minimo di coordinamento, stiamo parlando del colore dei bidoni e non di investimenti importanti; si tratta di verificare e di coordinare i Comuni e gli ATO per l'omologazione dei colore dei contenitori; magari, un domani, fatto questo parliamo anche della raccolta multimateriale, cioè dei raggruppamenti di materiali diversi.
Questa situazione è causa di grande confusione; tra l'altro, ci sono situazioni un po' fuori dalla giurisdizione per la raccolta differenziata nelle stazioni: sono state inaugurate e messe lì un pochino forse per dire che si faceva, ma, di fatto, gli stessi addetti della raccolta nelle stazioni (parliamo di parecchie tonnellate di rifiuti che si producono perché transita molta gente) non sono incaricati alla differenziazione quindi tutto viene buttato insieme; allora, diamo ragione ai cittadini che stanchi della situazione, non vogliono seguirci su un percorso virtuoso del riciclo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie.
In questo caso, noi vogliamo vedere il ciclo di gestione dei rifiuti come un'occasione per coinvolgere il cittadino ed è proprio uno di quei casi in cui questo è possibile. E' possibile responsabilizzare i cittadini.
E' possibile educarli ad un corretto smaltimento del rifiuto e farli sentire parte integrante del ciclo di vita di un prodotto, facendogli anche sentire che il loro comportarsi correttamente può determinare benefici per la collettività e per l'ambiente.
Tutto questo discorso passa attraverso il coinvolgimento dei cittadini che non può prescindere da una semplificazione della comunicazione e degli strumenti di cui dispone il cittadino per partecipare al corretto smaltimento, quindi alla corretta gestione. Occorre rendere chiaro il modo in cui i rifiuti devono essere smaltiti e deve essere chiaro attraverso quali strumenti. Lo strumento prioritario a disposizione del cittadino è proprio il bidone che si può trovare a casa, nel caso del porta a porta, o in strada, nel caso in cui il porta a porta non sia ancora applicato dal Comune. Quindi, deve esserci assoluta chiarezza rispetto al colore del cassonetto che deve contenere un certo tipo di rifiuto.
Pertanto, è necessario responsabilizzare il cittadino, ma anche rendergli le cose semplici. Qui richiamo le parole del collega Valetti, che diceva che in alcuni Comuni i rifiuti di un certo tipo vengono smaltiti insieme ad altri e nel Comune accanto ci si comporti in modo diverso. Allo stesso modo, la presenza di bidoni di colore diverso da un Comune all'altro è un qualcosa che assolutamente non semplifica e non facilita l'azione del cittadino che si può sentire anche un po' confuso e meno motivato a differenziare correttamente i suoi rifiuti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Frediani.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Come nostro solito, portiamo anche questioni molto pratiche sull'argomento rifiuti, un po' come avevamo fatto l'anno scorso con una mia mozione sulle bottiglie di plastica in acido polilattico (PLA).
In questo caso, agiamo su quello che noi riteniamo un problema propriamente comunicativo nell'ambito dello smaltimento dei rifiuti; e l'ambito comunicativo è veramente uno dei più importanti, anche perch nonostante tanti sforzi, se alla fine si sbaglia in ambito comunicativo si commettono grossi danni.
Questo argomento del colore dei cassonetti sembra una banalità, in realtà non lo è, perché a far confusione ci si mette davvero poco.
Nell'ambito della nostra regione abbiamo diverse tipologie di colori e di abbinamenti. Abbinamenti che spesso sono l'uno, il contrario dell'altro.
Se vogliamo fare anche un passo avanti, anche le tipologie di raccolta e di conferimento di materiali riciclati, a volte, sono difformi. Sul colore dei cassonetti c'è altro da dire.
Per esempio, mi vengono in mente i cassonetti in metallo grigio, in cui il colore del cassonetto è delegato ad un adesivo. Lasciate un qualunque adesivo, di qualunque colore, attaccato all'esterno, alle intemperie, dopo sei mesi diventa bianco. Diventa difficoltoso capire di che colore è anche il pezzettino di adesivo che dobbiamo guardare, si decifra tra le righe e tra i colori ormai degradati e, alla fine, dopo un quarto d'ora di valutazione, si riesce capire che cassonetto è.
Poche cose, ma alle volte le cose più semplici sono quelle più importanti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Iniziamo ad addentraci in un tema che, per il Piemonte, è sicuramente importantissimo e strategico, quello dell'uniformità dei sistemi di raccolta differenziata. Il Piemonte, da questo punto di vista, è un Far West: da ogni angolo saltano fuori proposte di pirogassificatori e di nuovi impianti di trattamento, al di fuori delle regole. Noi partiamo dalla cosa più semplice: dal colore dei cassonetti.
Sicuramente, per il cittadino questo è un punto fondamentale. Leggere che il 65% dei Comuni piemontesi utilizza contenitori non conformi, ci fa un po' allargare le braccia. Siamo allibiti che negli anni non si sia riusciti a dare regole chiare e univoche per tutta la regione, ma in ogni Consorzio e, a volte, all'interno del Consorzio, in ogni Comune, si sia fatto un accordo per il singolo Comune, quindi addirittura, da Comune a Comune, all'interno del Consorzio, ci sono regole diverse. Credo che la maggioranza abbia accolto un dato di confusione amministrativa. Confusione amministrativa che, addirittura, se pensiamo alla vicenda del Biellese dove sono andato un paio di volte ad incontri pubblici, il Presidente dell'assemblea dei Sindaci mi ha confermato che la società, che si definiva SEAB, in house non poteva farlo perché, effettivamente, non c'era un controllo analogo. Sappiamo anche di vicende giudiziarie.
Basta guardare i dati di raccolta differenziata per capire laddove ci sono problemi. Vengo da una delle province più virtuose del Piemonte e noi sappiamo che, con piccoli accorgimenti, in trenta giorni, potremmo ridurre di 100 chili per abitante il rifiuto.
Questo è stato provato dai pochi Comuni che l'hanno fatto, ma è bastato un piccolo Comune, forse uno dei più piccoli della Provincia di Novara, il Comune di Mezzomerico, che ha pesato i rifiuti ed è passato da oltre 400 chili di abitante, o rifiuto totale abitante anno, a 313 abitante anno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo è un tema molto importante che noi pensiamo debba essere fortemente sottolineato. Nella scorsa legislatura avevo già presentato un atto di indirizzo in questo senso che, se non sbaglio, venne anche approvato, ma poi rimase lettera morta perché si temevano i costi derivanti dall'applicazione di un atto di indirizzo del genere.
Faccio una riflessione, quindi una domanda a monte. Se la Regione non è capace di coordinare l'acquisto di bidoni, bidoncini e materiale per la raccolta differenziata a livello regionale, non so chi possa farlo. Se ogni Ambito territoriale ottimale e ogni Consorzio acquista i materiali seguendo logiche di colore, di dimensioni, di forme e di tipologie totalmente diverse l'una dall'altra, francamente non ci rimane che alzare le mani, in un'ottica di disarmo. Noi pensiamo che, su questo, la Regione abbia una precisa responsabilità, quindi l'acquisto deve essere coordinato e non basta solo la predisposizione, come diceva il Consigliere Mighetti, di un adesivo che scolorisce e non si legge più, appiccicato su bidoni tutti uguali. Questo è un tema fondamentale.
L'ho detto più volte anche nella discussione di un atto di indirizzo in questa legislatura: se solo si cambia Comune, o si cambia Consorzio cambiano totalmente le tipologie dei materiali atti alla raccolta differenziata. Noi stessi, che siamo persone attente alla questione in quanto amministratori e Consiglieri regionali, anche con una certa attenzione all'ambiente, facciamo fatica ad interpretare: per esempio il giallo è la carta, altrove è bianco, e la norma UNI-EN 840 rovescia tutti i colori.
Se dovessimo applicare la normativa europea standard, la carta dovrebbe essere blu e il vetro verde, quindi cambierebbe tutto. Serve una logica a livello nazionale, neanche regionale, e che poi si decida una volta per tutte quali sono i colori, quindi i riferimenti delle simbologie per la raccolta dei materiali differenziati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento, siamo alla pagina n. 56, paragrafo 3.2, capitolo 3, Titolo I, chiediamo che, dopo l'ultimo capoverso del paragrafo 3.2 venga inserito il seguente capoverso: "Dall'analisi effettuata, risulta che il 65% dei Comuni piemontesi utilizza contenitori non conformi ai criteri regionali riguardanti, in particolare modo, la diversa colorazione dei cassonetti dedicati alle differenti frazioni di rifiuti. Siccome solo il 15 20% dei Comuni intendono adeguarsi alla normativa regionale entro il biennio 2014-2015, la Regione si costituirà parte attiva nel processo esercitando, laddove necessario, il potere sostitutivo al fine di uniformare, per l'intero territorio, le caratteristiche e i colori da attribuire a tutti gli strumenti atti alla raccolta delle diverse frazioni di rifiuto, ivi compresi i contenitori bidoni e cestini. Altresì, si farà parte attiva nell'unificazione cromatica nazionale dei codici indicanti il materiale riciclabile riportati sui prodotti per una migliore riciclabilità e un rapido riconoscimento da parte dei consumatori".
Questo è l'emendamento per intero. Come già hanno ben spiegato i colleghi che mi hanno preceduto, è di fondamentale importanza che tutti i bidoni siano uguali, che tutti i contenitori siano uguali, che ci siano delle linee guida univoche anche per una corretta informazione, per una corretta sensibilizzazione ed educazione da trasmettere ai cittadini.
Coloro che buttano i rifiuti devono sapere dove buttano il rifiuto, che tipo di contenitore deve essere utilizzato e che codice corrisponde a quel tipo di rifiuto. Credo che sia un principio fondamentale che la Regione deve mettere in atto. E' di fondamentale importanza.
Parliamo di informazione, di sensibilizzazione e di educazione ai cittadini. A Torino basta fare pochi passi per renderci conto dei contenitori presenti. Faccio notare - l'avevo detto anche in Commissione che non ci sono bidoni dove si possa buttare il vetro. Quindi uniformità nel sapere distinguere dove il rifiuto deve essere collocato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Emendamento rubricato n. 58) presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Batzella, Bono, Campo, Frediani, Miglietti, Pichetto Fratin, Porchietto Valetti: Alla pagina 58), paragrafo 4.1, Capitolo 4, Titolo I, nel terzo capoverso la fine della prima frase dopo la virgola ", nonché delle motivazioni per le quali si effettua l'analisi merceologica del rifiuto (ad esempio per verificare la presenza di rifiuti biodegradabili o per calcolare il PCI in funzione della realizzazione di un termovalorizzatore o ancora per la presenza di imballaggi)", viene così modificata: "nonché delle motivazioni per le quali si effettua l'analisi merceologica del rifiuto (ad esempio per verificare la presenza di rifiuti biodegradabili o la presenza di imballaggi)".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Questo emendamento chiede di togliere una frase che è in riferimento ad una questione; chiede di togliere la frase "per calcolare il PCI (potere calorifico inferiore) in funzione della realizzazione di un termovalorizzatore o ancora per la presenza di imballaggi". In quel paragrafo si parla di analisi merceologica del rifiuto, che è importante perché permette di capire da cosa è composto il rifiuto posizionato nei contenitori, quindi ad esempio quanto c'è di residuo organico. Ciò è importante anche per verificare la qualità della raccolta differenziata che è un altro degli obiettivi e dei temi portanti della nostra attività per questo Piano regionale e sul quale si punterà anche nell'atto di indirizzo che verrà collegato al Piano per cercare di migliorare la qualità della raccolta differenziata.
Noi vogliamo che sia tolto il riferimento al potere calorifico inferiore, perché in qualche modo è riferito alla volontà di bruciare i rifiuti. Siccome nel Piano andiamo a scrivere che non costruiamo altri inceneritori, non si vede perché dovrebbe essere ancora presente quel riferimento quando si va a parlare di analisi merceologica dei rifiuti.
Questa è un'altra contraddizione perché, parlando di incenerimento dei rifiuti, in realtà chi ha l'interesse a bruciarli, chi li brucia e quindi chi ha in qualche modo un guadagno nel bruciare i rifiuti, è contento se il potere calorifico inferiore è alto, ovviamente. Prendendo come riferimento l'inceneritore di Torino, è semplicemente un forno a griglia che pu bruciare qualsiasi tipo di rifiuto ed è chiaro che, se c'è parecchio rifiuto umido, la temperatura rimane bassa e quindi bisogna consumare del metano per mantenere la temperatura di esercizio che deve essere sempre sopra gli 800 gradi.
Che cos'è che ha un potere calorifico inferiore alto? La plastica ovviamente. E' una contraddizione, perché in realtà ciò che fa funzionare bene un inceneritore, vale a dire la plastica, ciò che brucia meglio è quello che non dovrebbe essere bruciato. L'imballaggio in plastica non deve essere bruciato perché può essere recuperato; il resto della plastica purtroppo, a causa anche di norme e filiere a livello nazionale di recupero della plastica non da imballaggio che mancano, finisce ancora lì, finisce nell'inceneritore. Quindi, in realtà, tutto ciò che permette all'inceneritore di bruciare meglio, anche di guadagnare in qualche modo di più dalla sua attività, è tutto ciò che lì dentro non dovrebbe stare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Il paragrafo completo descriveva dentro il Piano rifiuti tutte le fasi per cui si procede a un campionamento del rifiuto: insomma, fare un'analisi merceologica e capire, in base alle caratteristiche del territorio, qual è la produzione di volta in volta, come si suddividono i materiali che la popolazione (e non solo le attività commerciali) producono. Ma la frase che dà come motivazione dell'analisi merceologica il calcolo del potere calorifico è veramente sibillina, perché dimostra che già l'intenzione - di cui, tra l'altro, non c'era nessun bisogno di palesarle nel Piano poich non richiesto - dell'analisi merceologica è capire se un rifiuto brucia più o meno bene.
Questo è decisamente inaccettabile, specialmente perché poi c'è il paradosso che, se brucia meno bene, se ne può bruciare di più e di conseguenza le compagnie che gestiscono il business dell'incenerimento possono spingere in ingresso ai loro impianti più materiale tanto più che il potere calorifico è basso. Quindi paradossalmente conviene mischiare il rifiuto umido, che sarebbe compostabile, a materiali che bruciano bene come la plastica e la carta, in modo da ottenere un equilibrio che permetta di fare maggiori tonnellate di combustibile da bruciare, perché i limiti degli inceneritori non sono solo in tonnellate, ma anche in potere calorifico.
Se si fanno le analisi merceologiche - e mi rivolgo a chi deve redigere il Piano e anche all'Assessore - le si fanno per riuscire a migliorare la qualità della raccolta differenziata, non per stabilire qual è il potere calorifico: di quello non ce ne può "fregare" di meno, lo faccia il gestore dell'impianto di smaltimento. I campionamenti si fanno per trovare i metodi, le tecnologie e le metodologie per ridurre ancora di più quel rifiuto che ad oggi non si riesce a riciclare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Più volte in Commissione, durante la discussione del Piano rifiuti, ho chiesto che a questo Piano venisse allegata anche un'analisi merceologica del rifiuto, perché credo che l'analisi merceologica del rifiuto sia il punto di partenza fondamentale per impostare la raccolta differenziata.
Noi, di fatto, sappiamo che delle 900 mila tonnellate di rifiuto solido urbano che in Piemonte vengono prodotte, in realtà oltre 700 mila tonnellate sono composte da materiali riciclabili; se poi andiamo a considerare anche la frazione materiali assorbenti, che è diventata una frazione riciclabile, ci rendiamo conto che possiamo arrivare a circa 800 mila tonnellate di materiale riciclabile che impropriamente vanno a smaltimento e che con questo Piano rifiuti andranno all'incenerimento (adesso vanno anche in discarica). Ad ogni modo, una bella fetta andrà sempre in discarica, perché ricordiamoci che, nonostante l'incenerimento 280 mila tonnellate di materiali andranno a smaltimento in discariche sul territorio regionale.
Dunque, su 800 mila tonnellate di rifiuti che sono riciclabili, proprio per un sistema di smaltimento sbagliato, che è quello dell'incenerimento 280 mila tonnellate andranno comunque in discarica. Quello che noi proponiamo consentirebbe di ridurre anche la presenza di discariche sul territorio regionale, però vediamo che addirittura nella valutazione della composizione merceologica si punta ad andare a misurare il potere calorifico inferiore. E' proprio una direzione sbagliata, perché noi dobbiamo andare in tutt'altra direzione: quella della gerarchia che impone innanzitutto il riuso e il recupero dei materiali.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Questo emendamento è anche un modo per sottolineare quando una giusta istanza, come un'analisi merceologica, si traduce in un concetto che va oltre e forse prende una via totalmente errata e diversa da quello che è il vero obiettivo che ci dobbiamo porre.
Un'analisi merceologica del rifiuto è un'analisi che ci permette di fare scelte ponderate non solo nella politica di gestione del rifiuto, ma scelte ponderate anche nella politica di limitazione della produzione del rifiuto: da una parte, una politica di riduzione in ambito del consumare ma anche possibili direttive che possono essere fatte valere sui produttori degli involucri e dei vari prodotti che intervengono nel ciclo consumistico e che poi vanno a finire nel rifiuto.
Inserire nell'ambito dell'indagine merceologica il concetto del "potere calorifero inferiore" è un'ipotesi del tutto scorretta. Perché, come già detto dai colleghi, andiamo ad inserire un concetto che vale soprattutto per un fine ultimo diverso, ossia l'incenerimento.
Allora, se la direzione di questo Piano rifiuti è quella di andare verso un nuovo paradigma, quello del riuso e del riciclo, un paradigma di riduzione del rifiuto (anche di quegli oggetti che vanno direttamente in rifiuto, quali gli involucri non destinati al riutilizzo e al consumo) questa frase va espunta con il nostro emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Con questo emendamento portiamo l'attenzione su una fase che, come ha ricordato il collega Andrissi, è stata fortemente voluta e sostenuta anche dal nostro Gruppo consiliare durante la discussione in Commissione, che è proprio l'analisi merceologica del rifiuto.
Nel punto del Piano rifiuti in cui si parla di questa analisi si parte bene, diciamo così, perché si precisa: "La scelta dei punti di campionamento presso i quali effettuare il prelievo dei rifiuti deve essere condotta non solo con criteri statistici, ma anche con una profonda conoscenza del territorio e della stagionalità che si riscontra nella produzione di certe categorie di rifiuti, nonché delle motivazioni per le quali si effettua l'analisi merceologica del rifiuto". Fin qua tutto bene nel senso che si dà la giusta importanza alla questione e si definisce anche la modalità più corretta per portare avanti questa analisi merceologica.
Tuttavia, quando si arriva al punto tra parentesi, in cui si definiscono meglio le motivazioni per le quali si effettua l'analisi, si cade nell'errore che indica che la linea di questo Piano rifiuti proprio non va nella direzione che noi auspichiamo. Si dice, infatti, "verificare la presenza dei rifiuti biodegradabili o per calcolare il PCI (Potere Calorifico Inferiore) in funzione della realizzazione di un termovalorizzatore o ancora per la presenza di imballaggi". Proprio questa parte, "per calcolare il potere calorifico inferiore in funzione di." quindi in funzione della realizzazione di un termovalorizzatore, mette in luce qual è il contrasto di fondo tra la linea che noi avremmo voluto vedere emergere nel Piano rifiuti e quella che, invece, si intravede, in modo neanche troppo velato, fra i vari capitoli del Piano, questa tendenza ad orientare tutta la gestione dei rifiuti verso la creazione di inceneritori.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo è un altro emendamento fondamentale: siamo a pagina 58 paragrafo 4.1 del Capitolo 4, Titolo I della deliberazione riguardante il Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione che abbiamo licenziato dalla V Commissione il 25 febbraio 2016.
In questo emendamento chiediamo di eliminare la parte riguardante il calcolo del potere calorifico interno in funzione della realizzazione di un termovalorizzatore, in quanto noi pensiamo che l'analisi merceologica del rifiuto serva per verificare la presenza di materiali biodegradabili, da mandare ovviamente a compostaggio, e di materiali riciclabili, anche non necessariamente imballaggi primari o secondari come propriamente detti, da avviare al recupero di materia, e non al recupero energetico. Come abbiamo già detto, noi nutriamo una forte contrarietà e preclusione all'utilizzo di forni per il recupero energetico dei materiali rifiutati, quelli che non vanno a riciclo.
Noi pensiamo - non perché lo riteniamo noi, ma perché questo è l'indirizzo scientifico e culturale a livello mondiale (almeno delle nazioni più progredite, ma paradossalmente anche alcune nazioni non progredite come le nostre hanno un'attenzione al recupero di materiali molto più avanzata, perché si configura anche come un recupero ti tipo economico, sebbene avvenga in condizioni lavorative non ottimali: pensiamo all'Egitto alcuni anni fa, dove in alcuni settori della società, ovviamente fra i più poveri, facevano la raccolta porta a porta dei materiali proprio per ottenere un minimo di "potere economico" o salario, che dir si voglia) che il recupero energetico debba essere eliminato e che l'analisi merceologica serva per recuperare, riprogettare e riprogrammare anche la produzione degli imballaggi, possibilmente per ridurli e per renderli al cento per cento recuperabili.



PRESIDENTE

Ha chiesto da parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Siamo a pagina 58, paragrafo 4.1, Capitolo 4, Titolo I: nel terzo capoverso, la fine della prima frase dopo la virgola ", nonché delle motivazioni per le quali si effettua l'analisi merceologica del rifiuto (ad esempio per verificare la presenza di rifiuti biodegradabili o per calcolare il PCI in funzione della realizzazione di un termovalorizzatore o ancora per la presenza di imballaggi)", viene così modificata: "nonch delle motivazioni per le quali si effettua l'analisi merceologica del rifiuto (ad esempio per verificare la presenza di rifiuti biodegradabili o la presenza di imballaggi)".
È un emendamento importante, perché parliamo di analisi merceologica del rifiuto, quindi della composizione del rifiuto: non si pu assolutamente pensare di bruciare tutti i rifiuti senza fare una scrematura alla base, ossia senza valutare la composizione e la qualità dei rifiuti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Emendamento rubricato n. 59) presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Batzella, Bono, Campo, Frediani, Miglietti, Pichetto Fratin, Porchietto Valetti: Pagina 60, paragrafo 4.2, Capitolo 4, Titolo I.
Il secondo e il terzo capoverso vengono abrogati.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Questo emendamento propone di abrogare due capoversi, in parte per gli stessi motivi che abbiamo già enunciato nell'illustrazione dell'emendamento n. 58).
In questi capoversi si parla, infatti, della conoscenza qualitativa del rifiuto. Si dice: "Inoltre la conoscenza qualitativa del rifiuto destinato alla combustione riveste un ruolo di primaria importanza, in quanto propedeutica alla scelta programmatica e tecnologica dell'impiantistica da adottarsi". A noi sembrava che in questo Piano rifiuti non si volesse più parlare di scelte programmatiche sulle tecnologie di impiantistica. Perch nelle enunciazioni sintetiche iniziali, ma anche in quella che è stata la declinazione e lo svolgimento del Piano rifiuti licenziato dalla Commissione, si è detto che la nostra Regione ha un piano di incenerimento un inceneritore - che andrà avanti fino alla data di scadenza del contratto di servizio.
Poi, ci sono altri impianti: c'è un altro impianto, un cementificio che brucia i rifiuti e, in qualche modo - purtroppo - s'intende ancora fare utilizzo dei cosiddetti combustibili solidi secondari, da incenerire - per per la gran parte fuori regione.
Pertanto, non si capisce il motivo per cui si debba lasciare questa frase, che introduce il concetto di conoscenza qualitativa del rifiuto destinato alla combustione per poter pianificare l'impiantistica regionale quando - ripeto - si è deciso di non costruire nuovi impianti d'incenerimento.
Pensiamo, dunque, che questa parte vada assolutamente tolta dal Piano altrimenti rimangono, all'interno del testo del Piano rifiuti, delle parti che sono incoerenti con gli obiettivi finali dello stesso e con gli obiettivi presenti nella tabella finale, che è stata in parte modificata e in parte integrata dall'analisi della Commissione.
Questa - ripeto - dice chiaramente che non si parlerà più di incenerimento di rifiuti alla fine del contratto di servizio dell'inceneritore di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Siamo sempre nel capitolo riguardante l'analisi merceologica dei rifiuti.
Qui si va ad espandere nuovamente il testo che abbiamo descritto prima sulla destinazione dell'analisi merceologica volta anche a capire se un rifiuto può essere bruciato o meno e, quindi - di conseguenza - sul calcolo del suo potere calorifico. Ma, se io devo selezionare un materiale per ricavarci qualcosa di buono o per buttarlo, non dico che la selezione è fatta per capire quale materiale posso buttare: dico che la selezione la faccio per capire quale materiale posso recuperare. Pertanto, non ha nessun senso impostare l'analisi merceologica su questo, perché si dà un valore ad una cosa che non ne ha o che, comunque, ha un valore inferiore.
Tra due cose, cioè, che hanno un certo valore (superiore o inferiore) io scelgo sempre quella con il valore superiore, per cui, se faccio un'analisi merceologica, la faccio per capire cosa devo recuperare, non cosa devo bruciare.
Inoltre, ammesso che noi - come Gruppo politico - riteniamo che si potrebbe fare totalmente a meno della combustione del rifiuto entro pochi anni, facendo un Piano serio sul riciclo e la riduzione, quello che andiamo a bruciare è uno scarto degli errori di processo che hanno portato a non riuscire a riciclare alcune cose. Non è che io dirigo il rifiuto alla combustione in base a quelle che possono essere le esigenze degli impianti.
Questo non sta assolutamente in piedi: è un errore che devo correggere al più presto, ma io non investo un centesimo di denaro pubblico per riuscire a portare del rifiuto come lo vogliono gli impianti di combustione, che possono essere inceneritori puri o - ancora peggio - impianti di coincenerimento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Continuiamo a parlare dell'analisi merceologica che, come abbiamo anticipato nel precedente emendamento, è qualcosa in cui crediamo, che abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere, però se è fatta nel modo corretto e soprattutto con le finalità corrette. Finalità che non troviamo assolutamente in questi due paragrafi che vogliamo andare a stralciare con questo emendamento.
In questi due paragrafi vediamo un continuo richiamo all'analisi merceologica, finalizzata alla scelta dell'impiantistica da adottarsi per la gestione del rifiuto non riciclabile. Anche qui, ovviamente, vediamo sempre apparire il riferimento agli inceneritori. Soprattutto nel paragrafo successivo si dice che tutto questo assume una valenza ancora maggiore quando, in un certo contesto territoriale, la programmazione dei rifiuti urbani prevede una serie di azioni che vanno - di fatto - a modificare nel tempo la quantità e qualità dei rifiuti destinati alla combustione.
Noi crediamo che l'analisi merceologica debba tendere - come diceva il collega Valetti - al riconoscimento e alla valorizzazione del rifiuto che può essere riciclato. Ma, volendo fare ancora un passo in più, dovremmo capire per quale motivo, alla fine, rimane un rifiuto che non può essere riciclato e, quindi, secondo questo Piano rifiuti, deve necessariamente essere incenerito.
Pertanto, volendo fare un passo avanti in una gestione un pochino più lungimirante dei rifiuti, vorremmo che dall'analisi merceologica emergesse chiaramente in quale modo possiamo evitare di produrre un rifiuto che non può essere riciclato e che, secondo le linee che la Regione intende dare con questo Piano, deve finire necessariamente in un inceneritore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Torniamo sul discorso dell'analisi merceologica.
L'analisi dei capitoli del Piano rifiuti ci indica che questo è un testo vecchio, che ha un solo obiettivo: quello d'indirizzare tutte le azioni per favorire l'incenerimento del materiale indifferenziato e addirittura l'impiantistica.
Questo Piano rifiuti regionale che andremo ad approvare (purtroppo) è un Piano regionale che è nato male, è nato vecchio e andava riformulato; le valutazioni ambientali strategiche andavano rifatte, assolutamente.
Oltretutto, quello che si scrive è illegittimo, perché il decreto legislativo 152 specifica che l'analisi merceologica quali-quantitativa deve andante a individuare anzitutto quali sono i materiali riciclabili.
Questa è la gerarchia legislativa.
Pertanto, siamo in una situazione in cui addirittura l'impiantistica di cui si parla in questo Piano non è l'impiantistica che crea occupazione, ma è solo l'impiantistica volta ad incenerire i materiali.
Vorrei veramente capire quante piattaforme COREPLA potremo realizzare in Piemonte, cosa che non viene fatta, perché le nostre plastiche vengono incenerite e le poche che vengono mantenute nella filiera del riciclo sono mandate a centinaia di chilometri, perché in questa regione non abbiamo l'impiantistica, non abbiamo gli impianti di selezione.
L'unica preoccupazione presente in questo Piano rifiuti è l'impiantistica per l'incenerimento. Non c'è una riga in cui si parla di impianti per il riciclo dei materiali, non c'è la previsione di favorire la realizzazione di una filiera per il riciclo in questa regione. Ed è una regione che ha un'enorme necessità di questi impianti.
Che senso ha mandare le plastiche da Cuneo a Montello o a Pordenone? Eppure, l'unica preoccupazione è quella dell'impiantistica per l'incenerimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Parliamo di nuovo di analisi merceologica.
Dobbiamo fare un punto politico sulla questione, perché, ogni qualvolta parliamo di analisi merceologica, ci troviamo di fronte a queste deviazioni dal tema, deviazioni che portano unicamente ad un'analisi merceologica improntata a capire come questo rifiuto debba bruciare. E' una sorta di capovolgimento del paradigma ed anche di intendimenti che sono stati manifestati dalla stessa Giunta.
Nelle pieghe di questo Piano troviamo, ogni qualvolta poniamo un po' di attenzione, gli indirizzi principali, cioè gli indirizzi che dovrebbero fare di questo piano una road map per la gestione dei rifiuti da oggi a fra vent'anni. Invece, troviamo degli indirizzi che ci portano indietro di vent'anni e quindi dobbiamo andare a metterci mano.
E' per questo motivo che abbiamo presentato gli emendamenti ed era inevitabile che lo facessimo, perché la nostra scelta politica è una scelta nettamente diversa: è una scelta politica il più possibile coerente con quello che siamo andati a dire in campagna elettorale; è una scelta politica che, alla risultanza dei fatti, va sulla strada del recupero riciclo e dell'abbandono dell'incenerimento e la fa pienamente sua, non come questo Piano rifiuti che, ogni qualvolta andiamo a leggere bene, ci porta sulla via dell'incenerimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 59) riguarda sempre il tema dell'incenerimento dei rifiuti e l'eliminazione della combustione come ruolo di primaria importanza, in quanto è propedeutica alla scelta programmatica e tecnologica dell'impiantistica da adottarsi. Quindi, è molto similare all'emendamento n. 58) che abbiamo illustrato prima, che riguardava l'analisi merceologica del rifiuto. In questo caso si parla di conoscenza qualitativa del rifiuto.
La definizione contenuta alla pagina 60, paragrafo 4, punto 2, dal nostro punto di vista risulta ambigua, in quanto sembra che sia importante conoscere la composizione qualitativa dei rifiuti per una pianificazione di nuova impiantistica di incenerimento. Ci pareva chiaro che questa fosse stata esclusa dalla Giunta, ma non vorremmo che lasciasse le porte aperte per un'eventuale modifica o in questa legislatura o magari nelle successive. Quindi, preferiremmo un testo blindato, chiaro e certo da questo punto di vista, di modo che non ci possano essere un domani interpretazioni ultronee rispetto alla volontà politica espressa a larga maggioranza da questa Assemblea.
L'analisi e la conoscenza qualitativa del rifiuto deve servire solo ai programmi di recupero e di riciclo ad una materia prima secondaria, quindi per il recupero di materia e non per il recupero energetico.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Non ho molto da aggiungere rispetto a quello già detto rispetto a questo emendamento. Siamo sempre alla pagina 60, paragrafo 4, titolo I, e con questo emendamento si chiede l'abrogazione del secondo e terzo capoverso.
Perché si chiede l'eliminazione di questi due capoversi? Perché la conoscenza qualitativa del rifiuto destinato alla combustione riveste un ruolo di primaria importanza, in quanto è propedeutica alla scelta programmatica e tecnologica dell'impiantistica di cui dotarsi.
Tutto questo assume una valenza ancora maggiore quando in un certo contesto territoriale la programmazione dei rifiuti urbani prevede una serie di azioni, che vanno, di fatto, a modificare nel tempo la quantità e la qualità dei rifiuti destinati alla combustione, in quanto risultano ambigui in una fase di pianificazione, come se fossero in previsione nuovi impianti di combustione dei rifiuti.
Mi sembra chiara la posizione del nostro Gruppo, anche del primo firmatario di questo emendamento: parliamo sempre di analisi merceologica del rifiuto ed intendiamo recuperare e riciclare il rifiuto e non adottare delle scelte programmatiche e tecnologiche in base all'impiantistica che si deve adottare.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Emendamento rubricato n. 51) presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Batzella, Bono, Campo, Frediani, Mighetti, Pichetto Fratin, Porchietto Valetti: Dopo il paragrafo "Le rilevazioni sono condotte ogni anno ai sensi del d.lgs. 99/92 e consentono di ottenere le caratteristiche qualitative e quelle quantitative, in termini di sostanza secca, dei fanghi destinati al recupero in agricoltura." Il paragrafo "Le informazioni vengono inviate dagli impianti alle Province, che provvedono a farli pervenire agli Uffici regionali ove vengono elaborate ed inviate al Ministero ambiente." È così modificato: "Le informazioni vengono inviate dagli impianti agli uffici regionali preposti dove vengono elaborate ed inviate al Ministero ambiente".
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
In questo caso parliamo dei fanghi. Siamo alla pagina 81, paragrafo 6.1, capitolo 6, titolo I.
Proponiamo di modificare una frase dopo il paragrafo che recita: "Le rilevazioni sono condotte ogni anno ai sensi del d.lgs. 99/92 e consentono di ottenere le caratteristiche qualitative e quelle quantitative, in termini di sostanza secca, dei fanghi destinati al recupero in agricoltura.". Andiamo a modificare il paragrafo che dice: "Le informazioni vengono inviate dagli impianti alle Province, che provvedono a farli pervenire agli uffici regionali ove vengono elaborate ed inviate al Ministero ambiente".
Lo modifichiamo nel modo seguente: "Le informazioni vengono inviate dagli impianti agli uffici regionali preposti dove vengono elaborate ed inviate al Ministero dell'Ambiente." Abbiamo inteso ragionare nell'ottica di una più diretta programmazione e controllo costante delle attività legate alla gestione dei rifiuti da parte della Regione perché, con questo piano rifiuti - sebbene non del tutto condivisibile da noi nel merito delle proposte - finalmente si sta riprendendo, dopo anni, la possibilità e la prerogativa prevista dalla legge di attuare la pianificazione dei rifiuti.
Quindi, sia in quest'ottica sia nell'ottica della riattribuzione delle funzioni che erano delle Province, intendiamo saltare il passaggio delle Province e far sì che queste informazioni arrivino direttamente agli uffici regionali che, dopo la loro elaborazione, li invierebbero al Ministero dell'Ambiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
In Commissione, sull'argomento dei fanghi avevo chiesto maggiori informazioni, che non mi sono state fornite.
Noi Consiglieri regionali dobbiamo approvare un piano regionale che, di fatto, fotografa una realtà nella quale i due terzi dei fanghi riutilizzati in agricoltura finiscono fuori regione. Vorremmo capire perché questi fanghi di depurazione finiscono fuori regione. Non conoscendo la composizione dei fanghi, perché non ci è stata fornita, nonostante le richieste, rimaniamo in assenza di conoscenze. Però, il fatto che i fanghi vengano riutilizzati in agricoltura prevalentemente fuori regione ci insospettisce.
Vorremmo sapere la composizione dei fanghi di depurazione, perch sappiamo che in questi fanghi si vanno a concentrare sostanze che possono essere anche tossiche, nocive o comunque pericolose. Quindi, vorremmo capire qual è l'effettiva composizione dei fanghi di depurazione del Piemonte, perché vorremmo sapere se vi è la presenza di metalli pesanti, di sostanze organo-clorurate o di sostanze la cui presenza potrebbe essere limitata se i fanghi fossero recuperati, ma se prima del recupero fossero previsti dei trattamenti che consentano una riduzione della presenza di queste sostanze.
Però non conosciamo la composizione dei fanghi, quindi rimaniamo in questo limbo e osserviamo che fuori regione nascono, giustamente, dei Comitati contro l'utilizzo dei fanghi piemontesi nelle altre regioni in agricoltura. Questo comportamento ci fa insospettire ancora di più.
Come mai nascono dei comitati se i fanghi piemontesi di depurazione sono effettivamente dei fanghi all'interno dei parametri legislativi o comunque, dei fanghi che a lungo andare non portano dei problemi alle falde acquifere e all'attività agricola? Sicuramente questi Comitati non potrebbero sorgere dal momento che non avrebbero ragione di essere. Invece come mai siamo in questa situazione? Come mai non è stata fornita ai Consiglieri l'informazione necessaria per poter valutare questa parte del Piano rifiuti?



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Il problema dei fanghi è un problema di trasparenza di questo processo che è un indicatore molto prezioso per capire l'inquinamento da metalli pesanti e altre sostanze dannose per l'uomo, per l'attività agricola e per l'ambiente.
Quindi non è semplicemente una questione di mercato per il fatto che questi fanghi vengono in maggior parte esportati, ma evidentemente se questi fanghi non trovano mercato nell'interland piemontese e nell'agricoltura locale significa che qualche problema c'è. E si sa.
Io sono sempre molto scettico quando le merci o i beni fanno spostamenti molto grandi quando potrebbero essere utilizzati sul luogo perché vuol dire che chi conosce meglio il suo prodotto, magari non lo usa ma lo spedisce a qualcun altro che magari non conosce molto bene quel prodotto. Questo succede per molti tipi di cose: magari ci sono delle voci riguardo ad agenti inquinasti o a situazioni in cui i parametri che dovrebbe rispettare il fango per essere utilizzato in agricoltura sono al limite, non sono rispettati, oppure ancora ci sono degli sforamenti. Questo significa che i controlli non sono fatti bene e significa anche che, se ci viene negata la trasparenza e l'informazione, c'è pure un grande problema e noi veniamo insospettiti da questa chiusura sulle informazioni.
Quindi, a parte la questione del materiale che percorre centinaia di chilometri mentre potrebbe essere utilizzato in loco, si pone anche la questione su che cosa sta a monte di questo, perché i nostri fanghi non sono commerciabili facilmente e il territorio non li vuole.
Allora, noi vorremmo delle risposte e speriamo che non siano quelle peggiori, cioè che gli inquinanti sono sopra il livello consentito, oppure che le impurità non sono sufficienti per garantirne il riuso, ma questo significherebbe che anche il processo di differenziazione e di separazione non è perfetto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

La questione dei fanghi di depurazione è una questione abbastanza importante ed effettivamente. Come diceva il Consigliere Andrissi, ci attendevamo un maggiore approfondimento su questa questione e anche sul trattamento dei dati riferiti al Piemonte.
Perché questo? Perché nei fanghi di depurazione a volte abbiamo la presenza di metalli pesanti e di altre sostanze che effettivamente non sono propriamente acqua fresca e non possono essere smaltiti in maniera del tutto facile all'interno delle coltivazioni.
Alcuni anni fa una notizia aveva fatto il giro del mondo, perché l'orto della Casa Bianca era stato contaminato da piombo. Questa è una storiella per cui la moglie del Presidente degli Stati Uniti innaffiava con l'acqua proveniente dai reflui, ma a un bel momento da un'analisi è venuto fuori che l'orto produceva degli ortaggi non edibili. Questo era avvenuto per anni e il terreno si era saturato di sostanze e metalli pesanti non propriamente innocui.
Questo si può ingigantire a livello della nostra regione, se pensiamo solamente che industrie che fanno trattamento industriale di sostanze altamente inquinanti fanno tutte le loro procedure e poi le acque di lavaggio le possono smaltire all'interno di depuratori che trattano le acque reflue urbane, quindi possiamo capire come sia semplice che metalli pesanti e altre sostanze inquinanti possono finire nei fanghi. Per questo ci attendiamo molta più attenzione su questo aspetto.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento diciamo che andiamo a definire meglio quale sia il ruolo della Regione nel recepire i dati che analizzano i fanghi di depurazione. Definiamo meglio e definiamo il maggior controllo che la Regione deve avere su questo tipo di dato.
Teniamo conto che stiamo parlando di fanghi che vengono poi destinati all'agricoltura. Quindi, bisogna sgombrare assolutamente il campo da qualsiasi sospetto che questo materiale possa contenere delle sostanze che si rivelino tossiche e sostanze che ci ritroviamo, di fatto, nel piatto.
Quindi, l'impiego di sostanze tossiche al di fuori dei confini regionali o, meglio, l'invio di fanghi al di fuori dei confini regionali potrebbe far sorgere il sospetto, come dicevano i colleghi, che questi fanghi abbiano qualcosa da nascondere. Tra l'altro, sappiamo perfettamente che in base agli ultimi rapporti sulle eco-mafie il giro d'affari legato al traffico di rifiuti è un qualcosa che non riguarda soltanto il Sud, ma riguarda in modo preoccupante il Nord e, in particolar modo, il Piemonte.
Quindi fare maggiore chiarezza e definire meglio le responsabilità nella gestione dei dati, nell'analisi di tutto quello che deriva dal ciclo dei rifiuti è un qualcosa che sicuramente può servire a difendere i cittadini e, in generale, l'ambiente da quelli che sono gli interessi della malavita organizzata.
Avendo appurato, attraverso il resoconto di questi rapporti, che si tratta di un settore altamente appetibile per le cosiddette eco-mafie riteniamo sia assolutamente importante definire correttamente i ruoli e gestire il ciclo dei rifiuti nel modo più trasparente possibile.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come detto dai colleghi che mi hanno preceduto, siamo passati alla pagina 81, quindi stiamo scorrendo abbastanza rapidamente il testo della deliberazione riguardante il progetto del Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione, e sottolineo fanghi di depurazione, proprio perché stiamo parlando del paragrafo 6.1, relativo appunto a detti fanghi.
Il paragrafo parla delle analisi delle caratteristiche qualitative e quantitative in termini di sostanza secca dei fanghi recuperati dalla depurazione e destinati al recupero in agricoltura, quindi una parte fondamentale viene destinata al riutilizzo in agricoltura, se raggiunge determinati livelli o indici qualitativi, altrimenti deve essere smaltito in discarica, se inquinato e non è riuscita la bonifica.
In particolar modo, in questo senso, è previsto che la parte che riguardava le informazioni che vengono inviate dagli impianti di depurazione delle acque reflue sia destinata alle Province, che provvedono a girarle agli Uffici regionali, ove vengono poi definitivamente elaborate e inviate al Ministero dell'Ambiente.
Visto il sostanziale superamento di molte delle competenze delle Province, anche in relazione al loro superamento come organo rappresentativo ed elettivo di primo grado - la Provincia diventa invece un Ente di secondo grado, con un'elezione tra gli eletti dei Consigli comunali pensiamo che si possa superare, anche da un punto di vista burocratico questa prassi di un primo invio agli Uffici provinciali facendo un invio diretto agli Uffici regionali, che poi possono elaborare le informazioni e inviarle al Ministero dell'Ambiente, quindi in un'ottica di semplificazione.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento molto importante. Io non faccio parte della V Commissione, ma sono un po' esterrefatta per il fatto che i colleghi abbiano chiesto senza esito in Commissione la composizione dei fanghi di depurazione (perché si sta parlando di fanghi di depurazione che poi sono destinati al recupero in agricoltura).
Credo che l'Assessore e la Giunta abbiano il compito morale e anche l'obbligo di rispondere ai quesiti che vengono posti in Commissione dai suoi componenti. Credo, infatti, sia lecito e democratico chiedere qual è la composizione dei fanghi di depurazione, proprio per sapere e per conoscere se ci sono degli effettivi rischi per l'inquinamento delle falde acquifere e anche per i prodotti agricoli.
Si sta parlando di un fatto molto importante. Noi, cioè, dobbiamo salvaguardare non solo l'ambiente, ma anche la salute di tutti e la qualità dei prodotti che vengono coltivati e che poi sono destinati al consumo e all'alimentazione, di cui quindi tutti quanti facciamo uso, mangiandoli.
Credo dunque che il fatto di voler capire qual è la composizione dei fanghi di depurazione - perché pare ci sia un rischio dato dalla loro composizione e anche dalla presenza di metalli pesanti - in un'ottica di informazione e trasparenza, debba essere alla base perché è un nostro diritto: un diritto dei Consiglieri e del Consiglio regionale.
E poi - come ha ben detto il collega Andrissi - c'è il fatto che i due terzi dei fanghi di depurazione sono destinati, è vero, al recupero in agricoltura, però fuori regione. Vorremmo quindi capire perché in Piemonte non li vogliono e perché invece fuori Piemonte ci siano anche comitati che protestano e sono preoccupati per i prodotti che vengono coltivati e anche per il probabile inquinamento delle falde acquifere.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.
Vi chiedo di stare nei due minuti.
Emendamento rubricato n. 52) presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Batzella, Bono, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti: Al termine dell'elenco puntato del primo capoverso è aggiunto il seguente punto elenco: "- avvio corsi di corretta gestione dei rifiuti riferiti a diversi target di popolazione (ad esempio Unitre, scuole di ogni ordine e grado, Aziende, Circoscrizioni.)".
Emendamento rubricato n. 50) presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Batzella, Bono, Campo, Frediani, Mighetti, Pichetto Fratin, Porchietto Valetti: Il paragrafo 7.3 viene così sostituito "7.3 Ruolo di partecipazione attiva dei cittadini e delle Associazioni I cittadini sono i destinatari primi delle misure contenute all'interno della presente pianificazione: i provvedimenti, gli oneri conseguenti e le ricadute ambientali. La pianificazione regionale influisce sullo stile di vita, per molti la qualità della vita, sulla salute e sull'ambiente.
Pertanto coinvolgimento dei cittadini è fondamentale per approdare a soluzioni il più ampiamente condivise, in un'ottica di interesse reciproco e proficua collaborazione.
Il cittadino non deve pertanto essere solo istruito, ma deve poter partecipare attivamente a tutti iprocessi amministrativi sulla gestione dei rifiuti; solo attraverso quest'approccio di democrazia partecipativa è possibile responsabilizzare ed accrescere la consapevolezza all'interno del comportamento sugli usi e consumi della materia.
A tale scopo la Giunta regionale si impegna ad istituire un Forum permanente, quale piattaforma per un dialogo continuo fra istituzioni rappresentanti della società civile, imprese e associazioni ambientaliste sul tema dell'economia circolare. Tale Forum non è un organo, ma rappresenta un momento di condivisione delle conoscenze nel settore della gestione dei rifiuti.
La legge regionale n. 7/12 prevede che il territorio regionale sia articolato in 4 Ambiti Territoriali Ottimali". Nella Delibera di Giunta 2 agosto 2013, n. 50-6253 si delineano i parametri per la formazione dei Sub ambiti - ovvero le "aree territoriali omogenee".
I sub-ambiti o aree territoriali omogenee non devono prescindere dalla democrazia partecipativa. Pertanto, per garantire la democrazia partecipativa si processi decisionali, viene proposto il seguente modello precedentemente citato a pag 7, sottoparagrafo 1.3.2 "Stato di fatto della governance sulla gestione dei rifiuti".
Il governo, inteso come scelte e decisioni politiche di indirizzo, viene fornito dall'Assemblea dei Sindaci, o loro delegati, che verrà convocata una/due volte anno dal Presidente eletto nella prima adunanza. Ogni due anni verrà eletto un nuovo Presidente. Saranno altresì eletti due vice Presidenti; il collegio avrà l'onere di verificare che le linee di indirizzo decise nell'Assemblea trovino precise rispondenze nella fase esecutiva.
L'Assemblea dei Sindaci costituirà un'Azienda Speciale Pubblica per 1' esecutività. L'Azienda Speciale Pubblica sarà composta dalle competenze necessarie, possibilmente ricavate dal territorio, con bando di gara.
L'Azienda Speciale Pubblica si potrà avvalere di pareri esterni quando se ne presenta la necessità.
L'Azienda Speciale Pubblica nominerà al suo interno un Presidente. La remunerazione del Presidente non potrà superare quella del Sindaco del comune più rappresentativo.
L'Assemblea dei Sindaci costituirà altresì una Consulta alla quale possono partecipare sia gruppi di cittadini organizzati che singoli. I membri della Consulta avranno il diritto di essere informati dello stato di avanzamento dei lavori e potranno proporre modifiche anche in corso d'opera.
I partecipanti alla Consulta sono di diritto: il Presidente del sub ambito o suo delegato, il Presidente dell'Azienda Speciale Pubblica o suo delegato. Vengono nominati rappresentanti del territorio in numero massimo di 20 persone i quali potranno farsi supportare da tecnici. Il compito prevalente della Consulta è quello di fornire la massima informazione alla cittadinanza.
La Presenza nella Consulta non prevede emolumenti di alcun genere.
In particolare la Consulta deve essere attore decisionale quando c'è da costruire un impianto, anche se utile alla filiera del riciclaggio per ridurre le quantità avviate a smaltimento. Quindi si deve prevedere l'avvio di un processo d'informazione e dibattito il più esteso possibile ove chiunque possa proporre soluzioni anche diverse".
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Sì, Presidente. L'emendamento n. 53) non esiste più perché diventava irricevibile e andava in contrasto con il n. 50). Illustriamo quindi il n.
52) e poi il n. 50).
L'emendamento n. 52) va ad aggiungere un punto ad un elenco puntato che parla un po' del ruolo delle istituzioni. Noi andiamo ad aggiungere un punto molto importante, l'avvio di corsi di corretta gestione dei rifiuti riferiti a diversi target di popolazione: per esempio, Università della Terza età, scuole di ogni ordine e grado, aziende, Circoscrizioni, ecc.
Riteniamo che uno dei ruoli degli organi istituzionali, cioè la pianificazione dei rifiuti, volta al raggiungimento di importanti obiettivi quali la corretta gestione del rifiuto - quindi una corretta raccolta differenziata di quantità e di qualità, ma anche, soprattutto, la riduzione alla fonte dei rifiuti - debba passare attraverso l'informazione e l'istruzione.
Conosco diverse persone che a livello volontario, da anni, vanno a fare i corsi di educazione ambientale nelle scuole; lo fanno, di fatto, usando le ferie, in modo del tutto gratuito: scrivono ai presidi, propongono questi moduli di corsi di educazione ambientali e poi vanno nelle scuole a raccontare ai bambini delle elementari, tra le altre cose, anche la corretta gestione dei rifiuti. Si tratta di un'attività molto appagante perché di fatto sono i bambini che imparano qualcosa che poi, a loro volta insegnano ai genitori; e imparano magari anche delle abitudini corrette che manterranno per tutta la vita.
Questo, invece, dovrebbe anche essere uno degli obiettivi in capo agli organi istituzionali. Come sempre, quindi, non affidiamoci solo al volontariato e alla buona volontà dei cittadini, ma cerchiamo anche di fare qualcosa come istituzioni. E riteniamo appunto sia importante che anche le istituzioni siano parte attiva in questi corsi di informazione, ovunque sia possibile.
Accade invece che magari il gestore dell'inceneritore - come capita nel Torinese - organizzi delle visite all'impianto o dei corsi nelle scuole nei quali parla e ovviamente cerca un po' di porre l'enfasi sull'importanza che ha l'inceneritore nella gestione dei rifiuti. E quest'attività secondo noi - ma l'abbiamo già denunciato - dovrebbe essere un po' mediata dalle istituzioni, perché non è proprio così. Attenzione: noi vorremmo che tutti i bambini fossero portati a visitare l'inceneritore. Però prima devono avere delle corrette informazioni su come si gestiscono i rifiuti e poi devono essere portati all'inceneritore, con l'indicazione: "Guardate, se non si gestiscono bene i rifiuti succede questo: che poi vengono bruciati".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Sì, abbiamo già avuto modo di denunciare il fatto che la modalità con cui si avvicinano i ragazzi all'inceneritore è una modalità che dà una visione probabilmente un po' fuorviante sull'esito dell'incenerimento.
Ovviamente quello che abbiamo denunciato deriva dal riscontro che abbiamo avuto dal resoconto di un ragazzo che è stato in gita; ce ne saranno anche altri, ovviamente, che invece hanno recepito correttamente il fatto che l'incenerimento è una scelta sbagliata. Certo che può nascere il dubbio comunque, che nel momento in cui si organizza una visita ad un impianto - è il gestore dell'impianto che la organizza - la visita porti ad elogiare il procedimento che si svolge all'interno del complesso piuttosto che a far notare tutto l'impatto negativo che questo complesso e la combustione dei rifiuti hanno sull'ambiente circostante e, di conseguenza, sulla salute dei cittadini.
In questo senso, quindi, noi crediamo sia doveroso che ci sia una corretta informazione, che ovviamente non possiamo affidare al gestore degli impianti stessi, ma dovrebbe essere svolta dai soggetti che noi indichiamo nell'emendamento, attraverso vari canali formativi e informativi: Università della terza età, scuole, aziende, Circoscrizioni.
Abbiamo letto ieri, tra l'altro, che si è firmato un protocollo tra l'Ufficio Scolastico Regionale e IREN per gestire una parte dell'alternanza scuola-lavoro che prevede, per l'appunto, che alcuni ragazzi svolgano le ore dovute secondo la legge n. 107 proprio in azienda, quindi in IREN. Noi speriamo che questo connubio tra scuola e IREN sia orientato alla ricerca magari, e all'approfondimento di metodologie che determinino l'abbandono della pratica dell'incenerimento. Anche qui nutriamo qualche sospetto, in quanto il business di IREN è principalmente collegato all'incenerimento quindi, nutriamo qualche dubbio in merito alla valenza educativa di questo protocollo, ma ci saranno altre sedi per poterne parlare, mi auguro.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie.
L'educazione ambientale non può certamente essere svolta da soggetti privati il cui fine sia guidato dal profitto, perché, in qualche modo, il risultato risulterebbe viziato da interessi particolari. Quindi, le istituzioni, prima tra tutte la Regione Piemonte, che coordina gli obiettivi e la gestione dei rifiuti regionali, devono farsi carico della distribuzione del materiale informativo e del coordinamento degli enti e di tutte le istituzioni senza fini di lucro (sono state citate, per esempio l'Università, l'UniTre e altre associazioni), che possono, anche in modo volontario e con costi contenuti, divulgare informazione ambientale ai ragazzi.
E' molto importante perché, in questo modo, si crea anche una grande rottura tra l'interesse privato del momento e l'interesse collettivo.
Infatti, se l'istituzione si fa carico di educare e sensibilizzare la cittadinanza sin dalla tenera età, possiamo garantire risultati migliori con persone che collaborano al raggiungimento degli obiettivi di tutela ambientale, invece di dover lottare, come fanno le istituzioni oggi, che anche per paura del consenso politico, finiscono per deviare le loro scelte su ciò che fa più comodo e non disturba il cittadino.
Le abitudini sono difficili da cambiare e nessuno mai vuole assumersi la responsabilità di fare qualcosa di impopolare, peccato che, se non lo facciamo adesso, i risultati per l'ambiente e per la popolazione saranno molto peggiori; in parte lo vediamo, già abbiamo parlato delle discariche ma anche degli impianti di incenerimento, che producono danni all'ambiente.
Quindi, se non si provvede ad un'educazione seria per evitare questo tipo di aberrazioni, che sono spreco di materia, non ne usciremo mai.



PRESIDENTE

Con il successivo intervento del Consigliere Mighetti, chiudiamo la seduta mattutina.



MIGHETTI Paolo

Grazie.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Sono le ore 12.59, erano le 12.58...
Se lo desidera, programmiamo l'intervento per oggi pomeriggio.



MIGHETTI Paolo

Va bene.



PRESIDENTE

Alle ore 14.30 abbiamo il question time e, a seguire, la calendarizzazione dei lavori di cui ci siamo detti questa mattina; poi proseguiremo con il Piano rifiuti. Buon pomeriggio a tutti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.00)



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