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Dettaglio seduta n.135 del 24/03/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.38 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 991 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Incontro tecnico-politico su opere compensative ferrovia Torino-Lione nel Comune di Susa"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
991, presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Sarò brevissima nell'illustrazione, perché abbiamo pochissime informazioni in merito all'incontro in oggetto. Per questo motivo abbiamo deciso di presentare un'interrogazione, per ottenere qualche dato in più rispetto al nulla: qualsiasi cosa sarà sempre meglio di niente! Abbiamo avuto notizia che lunedì 21 marzo si è svolto un incontro definito "tecnico-politico", che ha visto partecipare - tra gli altri - il Sindaco di Susa, Sandro Plano, alcuni esponenti dell'osservatorio, incluso l'arch. Foietta, e alcune persone del Settore Opere Pubbliche, Difesa del suolo, Montagna, Foreste e Protezione Civile, Trasporti e logistica della Regione.
Essendo consapevoli che qualsiasi informazione non data rischia di essere un'informazione distorta, chiediamo direttamente all'Assessore delle delucidazioni in merito alle finalità di quest'incontro e soprattutto in merito agli esiti, in modo da garantire la massima trasparenza, che consideriamo assolutamente doverosa, nonché raccomandata, quando si parla del tema TAV.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

L'incontro, che - tra l'altro - non so se è avvenuto a Susa o negli uffici dell'Assessorato (non me l'hanno scritto), era ovviamente un incontro tecnico, tant'è che io non ho partecipato. Sinceramente, non so se erano presenti tutte le persone che lei ha citato.
Il motivo di quell'incontro deriva semplicemente dal fatto che c'è stata una riduzione delle risorse previste (i famosi 10 milioni iniziali) come somme che i Comuni di Susa e Chiomonte, più la Città Metropolitana avrebbero usato per finanziare progetti definiti da una deliberazione del CIPE (questo già parecchio tempo fa). Quelle risorse non sono mai pervenute né alla Regione né al Comune di Susa, se non - recentissimamente - una prima tranche di circa due milioni.
In quell'occasione ci è anche stato comunicato che l'intera somma sarà ridotta di 400 e rotti mila euro. Questo implicherà una rivisitazione dei progetti e della copertura degli stessi, individuati - ripeto - da una deliberazione CIPE.
Pertanto, l'incontro assolutamente tecnico era per verificare l'opportunità/necessità di ridefinire alcuni progetti, anche a seguito di una richiesta del Comune di Susa di rivedere i progetti approvati dal CIPE che lo riguardano, per cercare altre soluzioni che il Comune stesso individuerà.
Queste sono somme che possiamo definire in tutti i modi possibili: da compensazioni ad accompagnamento, a quello che si ritiene più utile. Sono somme che sarebbe un peccato non utilizzare per i due Comuni interessati (Susa e Chiomonte), pertanto stiamo facendo il possibile affinché le risorse non vadano in perenzione.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 992 presentata dal Consigliere Campo, inerente a "Servizio di trasporto pubblico sospeso nei periodi non scolastici nei Comuni della Langa"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 992, presentata dal Consigliere Campo, che ha la parola per l'illustrazione.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Stiamo parlando di uno degli effetti degli ultimi tagli al TPL. Tagli effettuati, tra l'altro, in modo molto disomogeneo, tant'è che alcune aree della provincia di Cuneo - in particolare la comunità collinare della Langa e del Barolo (un'Unione di Comuni) - rimangono completamente sprovviste di trasporto pubblico locale su gomma durante i periodi di vacanza scolastica.
Infatti, al di fuori del periodo dei servizi obbligatori per legge legati agli studenti, non vi sono servizi di trasporto pubblico locale.
Ricordo che si tratta di aree svantaggiate: aree collinari assimilabili ad aree marginali. Peraltro, stiamo parlando di cifre pienamente sostenibili nelle pieghe del bilancio del trasporto pubblico regionale.
Sul tema in oggetto si fece anche un incontro all'inizio del 2015 con l'Assessore Balocco, i Sindaci dei Comuni coinvolti e i responsabili di GTT che garantivano il servizio sul territorio. Tale incontro fu molto fruttuoso: l'Assessore si impegnò a ripristinare il servizio minimo su quelle tratte. Stiamo parlando di un complesso di 38 mila Km per le linee Alba-Serralunga-Roddino-Monforte, Alba-Barolo-Novello-Monchiero e Alba Roddi-Grinzane Cavour-Sinio. Sono tutte aree di un discreto interesse turistico, tant'é che l'anno scorso, in epoca di Expo, la Regione ha supportato queste linee con dei bus turistici, con dei biglietti dal costo di 10-15 euro l'uno.
A fronte delle continue rassicurazioni (abbiamo chiesto costantemente quando si intendesse ripristinare quanto promesso), i risultati non ci sono ancora stati, tant'é che anche in questo periodo di Pasqua non è prevista la programmazione del trasporto pubblico locale su quelle linee.
Chiediamo, pertanto, quando si pensa di dare stabilità e pieno ripristino al trasporto pubblico essenziale per queste popolazioni, su questi territori.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Ricordo benissimo quell'incontro avvenuto a Monforte.
Ricordo che mi ero assunto degli impegni e risulta che siano stati assolutamente mantenuti. Di questo ne ho avuta piena consapevolezza e riconoscimento da parte di Sindaci interessati.
Immagino che lei sappia che io faccio riferimento, prima che a lei, pur essendo un autorevole rappresentante del territorio, ai Sindaci del territorio e, da questo punto di vista, mi pare di non aver avuto nessuna recriminazione sul dato.
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, anche gli uffici mi confermano che questa linea, per il 2016, manterrà lo stesso programma già verificatosi nell'estate 2015. Il servizio estivo, quindi, nel periodo post scolastico, sarà garantito, se non per una settimana ad agosto.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 993 presentata dalla Consigliera Batzella, inerente a "Chiusura del servizio di odontoiatria e stomatologia del poliambulatorio di Rivoli"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 993, presentata dalla Consigliera Batzella, che ha la parola per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Sembrerebbe definitivo il trasferimento del servizio di odontoiatria e stomatologia dal poliambulatorio di Rivoli, sito in via Piave, al distretto di Collegno-Grugliasco.
Tale servizio di odontoiatria e stomatologia di Rivoli, nel 2014 ha eseguito oltre tre mila prestazioni ed è, pertanto, uno degli ambulatori più produttivi dell'ASL-TO3, coprendo un bacino di utenza non limitato solo a Rivoli, ma esteso anche ai comuni limitrofi di Rosta e Villarbasse, oltre ai comuni della bassa Valsusa.
Il servizio è avviato da anni, apprezzato dall'utenza ed è funzionante al meglio, visto anche il numero delle prestazioni erogate.
A seguito della D.G.R. 29 del giugno 2015, n. 26-1653 "Interventi per il riordino della rete territoriale in attuazione del Patto per la Salute 2014/2016" e della D.G.R. n. 1-600 del 19 novembre 2014 e s.m.i l'Assessore ha più volte ribadito di voler rafforzare la rete territoriale di servizi ai cittadini.
Visto che l'Assessore Saitta non è presente in Aula, non so chi risponderà al suo posto, però vorrei conoscere le ragioni di tale scelta che sottrae alla città di Rivoli un altro servizio essenziale per la cittadinanza.
Avevo già presentato un'interrogazione, sempre a proposito della città di Rivoli, a seguito del trasferimento del centro prelievi e del servizio di continuità assistenziale, ex guardia medica, dall'edificio Bonadies, che era un centro sociale adibito a diversi ambulatori multispecialistici. E' stato trasferito da una struttura pubblica ad una privata, una RSA appartenente alla famiglia Vietti, alla famiglia dell'ex parlamentare Vietti, da ben tre generazioni.
Vi ricordo che il SERT è ancora in quella struttura. Forse il SERT non è molto interessante, quindi non c'è premura di spostarlo.
Vorrei proprio sapere che cosa sta succedendo alla città di Rivoli, che si vede sottrarre i servizi. Alla fine, ovviamente, a pagarne le conseguenze sono sempre i cittadini.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Ricordo, se è possibile, di evitare di citare nomi in Aula e di non andare nel dettaglio.
Risponde l'Assessore Ferrari.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Presto la voce all'Assessore Saitta, leggendo la risposta che mi è stata consegnata proprio poco tempo fa.
In merito al servizio odontoiatrico dell'ASL-TO3 a Rivoli, si precisa che è in corso una gara per la sostituzione, in leasing, di 15 riuniti odontoiatrici presenti in Azienda. L'ammodernamento tecnologico prevede riuniti più sofisticati e costosi in grado di consentire un numero maggiore di prestazioni. Parallelamente alla gara per la sostituzione delle attrezzature, si sta lavorando sulla riorganizzazione logistica delle prestazioni territoriali/ distrettuali, al fine di garantire, da una parte sistemazioni idonee delle attrezzature; dall'altra, la necessaria equità distributiva territoriale dei servizi, in coerenza con gli obiettivi e gli atti di programmazione regionale ed aziendale.
I due riuniti odontoiatrici finora presenti a Rivoli in Via Piave, non solo non erano pienamente utilizzati, ma erano logisticamente sistemati in locali che presentavano criticità.
Il nuovo atto aziendale prevede che i Comuni di Rivoli, Collegno e Grugliasco vengano riuniti in un unico distretto denominato Distretto Metropolitano Centro, che vedrà riorganizzate le attività specialistiche ambulatoriali e distrettuali in un contesto complessivo e più ampio ma comunque, in un'ottica di salvaguardia, ottimizzando la distribuzione dei servizi e relative attrezzature nel rispetto della popolazione e delle sedi disponibili.
Rivoli non verrà minimamente privato di servizi distrettuali e specialistici, ma, al contrario, si sta cercando di ampliare le aree attualmente disponibili in via Piave, anche attraverso una valutazione congiunta con la città di Rivoli, proprio al fine di mantenere i servizi in loco pur rilocalizzandoli.
Nello specifico, il posizionamento dei nuovi riuniti odontoiatrici rientrerà in tale programmazione, che terrà conto della sistemabilità dei medesimi nell'ambito del nuovo distretto (quindi comprensivo anche di Collegno e Grugliasco) e tenuto conto che anche presso la vicina Alpignano verrà confermato un ambulatorio odontoiatrico.
L'ipotesi attualmente in corso di definizione di articolare l'attività odontoiatrica a Collegno e Grugliasco, risponde dunque all'esigenza di utilizzare a pieno regime le attrezzature anziché in modo saltuario garantendo comunque i servizi nell'ambito distrettuale, ma ottimizzandone fruizione e costi.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interrogazione a risposta immediata n. 989 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Richieste di contributi per la frequenza del Centro diurno"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 989, presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come l'Assessore sa, c'è già stato un carteggio fra me e l'Assessore quindi questo è un po' un passaggio successivo, solo che a tale passaggio successivo avrebbe dovuto replicare l'Assessore Saitta, essendo domande rivolte a lui.
Il senso dell'interrogazione è questo: il Centro diurno è una prestazione socio-sanitaria che rientra pienamente nei LEA e, quindi, nei livelli essenziali dell'attività socio-sanitaria.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013 chiarisce che il Regolamento, concernente la revisione, modalità determinazione ed applicazione dell'ISEE, prevede che quelle prestazioni sociali agevolate, assicurate in ambito di percorsi assistenziali integrati di natura socio-sanitaria rivolte a persone con disabilità e limitazione dell'autonomia, ovvero interventi a favore di tali soggetti, tra le quali non solo l'ospitalità alberghiera presso strutture residenziali e semi residenziali, incluso prestazioni strumentali accessorie e la loro fruizione.
Come dicevo, quindi, sono da considerare, dentro questa parte del servizio, anche i trasporti e la parte legata ai pasti; ricordiamo che anche in base a quanto definito dal DPCM, le prestazioni semiresidenziali e i centri diurni risultano per il 70% a carico del servizio sanitario e per il 30% rimanente a carico dell'utente e/o del Comune, qualora l'utente non abbia i mezzi economici sufficienti alla copertura della quota che dicevo prima. Il centro diurno è quindi una prestazione la cui totalità e la cui titolarità sono poste a carico, appunto, del settore sanità e solo per la parte di eventuale integrazione economica dell'Assessorato alle politiche sociali, dei Comuni e degli Enti.
Il senso dell'interpellanza che avevo già rappresentato all'Assessore Ferrari, dunque, è che la mensa e il trasporto sono parte integrante del centro diurno, in quanto rientrano nelle prestazioni strumentali accessorie ad esso. E ricordo anche che soprattutto le famiglie - lo richiamavano ancora ieri in Commissioni sanità - e chi di fatto porta il proprio caro al centro diurno, sono coloro che hanno già fatto una scelta "di campo", cioè coloro che evitano che quel caro, quel familiare sia totalmente a carico della sanità, magari in una residenza che, come sapete, alla Regione Piemonte costerebbe 3, 4, 5 volte di più.
Per questo, per quanto finora ho descritto, credo sia importante - come in parte diceva anche l'Assessore Ferrari in una risposta ad una precedente interpellanza - che si arrivi a fare una delibera-quadro che, appunto consideri le voci trasporto e mensa nel calcolo della retta totale del centro diurno. Per far questo, però, bisognerebbe disporre la suddivisione di quelle quote a carico delle ASL, degli utenti e degli Enti gestori e quindi fare in modo che siano esclusi dalla compartecipazione alberghiera gli utenti che per vivere dispongono della sola pensione di invalidità corrispondente a circa 300 euro al mese. Per questo vorrei anche dire che l'indennità di accompagnamento non costituisce reddito, come tra l'altro già una volta la sentenza del Consiglio di Stato 838 del 2016 ha sancito e che in ogni caso, essendo questa corrispondente alla cifra di 0.70 euro l'ora, è assolutamente insufficiente per sostenere il resto delle prestazioni socio-sanitarie.
Molte famiglie dichiarano in queste settimane di accogliere volontariamente i propri cari e ricordano a tutti che stanno svolgendo un compito importante per tutta la comunità.
Per questo interrogo l'Assessore competente, che secondo me - ripeto è Saitta (ma immagino abbia scritto insieme all'Assessore Ferrari la risposta), per sapere quali azioni gli Assessorati vogliono prendere per porre fine alle richieste di contributi per le frequenze dei centri diurni da parte di molti - io dico troppi - Enti gestori socio-assistenziali nei confronti delle famiglie che accolgono al proprio domicilio persone adulte con grave disabilità intellettiva e fisica.
Grazie e scusi per la lunghezza.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Per la Giunta regionale, la parola all'Assessore Ferrari.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali

Grazie.
Avevamo già avuto modo di esplicitare in una risposta scritta le questioni sollevate. Io ribadisco tre cose molto semplici e poi la risposta viene consegnata in maniera più puntuale.
Giustamente c'è un riferimento ai LEA, così come definito dal Decreto della Presidenza del Consiglio del 2001. Lì, per il momento, noi abbiamo il riferimento di massima anche per quanto concerne la suddivisione dei costi tra l'ambito sanitario e l'ambito sociale. E lì, sui centri diurni in relazione alle attività sui disabili, la percentuale dei costi è definita con estrema chiarezza: 70 e 30.
Il secondo punto riguarda il tema della compartecipazione per quanto riguarda la percentuale che pesa sull'utenza o sul Comune o sull'Ente che gestisce i servizi sociali. Noi non abbiamo, in questo momento, un atto regionale che definisca in maniera chiara e univoca il tema della compartecipazione e di quello che rientra nell'ambito della compartecipazione. Abbiamo soltanto una nota - potremmo definirla una direttiva regionale - che credo risalga alla fine degli anni '90, che riguarda in maniera esplicita il tema della mensa e quello trasporto per i disabili che frequentano i centri diurni. In questo caso viene esplicitato come da questa compartecipazione siano totalmente esentati quei soggetti o quei nuclei familiari che sono al di sotto della soglia minima del minimo vitale stabilito dai regolamenti degli Enti gestori.
Qui si introduce un elemento che noi nei prossimi mesi abbiamo bisogno di definire. E lo dico in questi termini: la vicenda del nuovo ISEE è una vicenda che si è incagliata alla luce della sentenza del Consiglio di Stato che ha messo anche in crisi il lavoro che si sta facendo, per esempio, sul fronte del piano di contrasto alla povertà. Allora, in questo momento - si tratta di una richiesta espressamente formulata al Ministro Poletti due settimane fa - noi abbiamo bisogno di definire a livello nazionale una nuova norma che riguarda l'ISEE che ci consenta di fissare a livello regionale la soglia minima per questo tipo di compartecipazione.
Il terzo elemento concerne il fatto che i pronunciamenti del TAR e poi del Consiglio di Stato (2013 e 2015) hanno messo chiaramente in evidenza come mensa e trasporto rappresentino un elemento accessorio e strumentale rispetto al servizio che il centro diurno esercita. Rispetto a questo allora, nel lavoro che con la sanità intraprenderemo a partire dal mese di aprile - sulla filiera della non autosufficienza nell'ambito degli anziani per un verso e su quella dei servizi relativi alla disabilità per un altro verso -, noi affronteremo questo nodo anche alla luce di quello che si stabilirà a livello nazionale sull'ISEE di coloro che vivono con la pensione di anzianità o con l'indennità di accompagnamento, in modo tale da capire se è compatibile o meno una totale esenzione per questi tipo di soggetti.
E' chiaro - e su questo chiudo - che un'operazione di questo genere che io condivido a livello di principio, deve tenere conto della necessità di rafforzamento della capacità economica anche da parte nostra. Questo è il punto su cui dovremo intervenire.


Argomento: Trasporti su gomma

Interrogazione a risposta immediata n. 995 presentata dalla Consigliera Conticelli, inerente a "Adozione di linee guida relativamente alle concessioni in scadenza, quale quella relativa ad ATIVA, in modo tale da salvaguardare i livelli occupazionali"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 995, presentata dalla Consigliera Conticelli, che ha la parola per l'illustrazione.



CONTICELLI Nadia

Grazie e buongiorno.
Il tema di ATIVA è un tema cui avevamo accennato anche in Commissione.
L'ATIVA è la Società concessionaria dell'ANAS (adesso Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture) che gestisce in Piemonte un'estensione di 156 chilometri, tra autostrade e bretelle, con un livello occupazionale di quasi 300 dipendenti.
Il 31 di agosto scadrà la concessione autostradale per la gestione di ATIVA e secondo la normativa europea, ripresa nell'art. 5 del cosiddetto "Decreto Salva Italia", questa dovrebbe andare a gara con il nuovo regolamento sul nuovo Codice degli appalti che però ha un iter parlamentare ancora in fase di aggiustamento, in particolare per quanto riguarda la clausola della salvaguardia occupazionale, che difficilmente potrà concludersi in tempo utile per essere applicato alla nuova gara. Si rischia quindi di far andare in gara una delle Società concessionarie, che dal punto di vista degli utili è una delle più salde in Piemonte, in una condizione di vacatio legis rispetto alla clausola occupazionale. Peraltro si sta lavorando nella delega di riordino del nuovo Codice degli appalti per giungere ad una clausola di salvaguardia che imponga la riconferma in toto non solo dei dipendenti della società in questione, ma anche delle società partecipate, e di società partecipate ATIVA ne ha ben due ad oggi: Ativa Engineering, che si occupa di progettazione (30-40 persone) controllata al 100% da Ativa, e la Sicogen, che si occupa invece della manutenzione (una sessantina di dipendenti), controllata al 70% da Ativa.
Per quanto riguarda la Sicogen, probabilmente sarà assorbita perché il Nuovo Codice prevede che i lavori in house possono essere dati all'esterno anche a partecipate per una soglia non superiore al 20% e quindi naturalmente questo darebbe dei problemi rispetto anche meramente alla manutenzione ordinaria. Per Ativa Engineering, invece, è quasi certo il non assorbimento, quindi in qualche modo la dismissione.
Si è iniziato già a parlare, all'interno della società, di esuberi in relazione all'automazione del casello di San Giorgio e la chiusura del Punto Blu di Settimo che - ricordo - è l'unico per la gestione del telepass rimasto non telematico, ma uno sportello fisico, che peraltro gestisce tutti (e sono numerosissimi) gli abbonamenti sulla tangenziale di Torino impiegando ad oggi 10 dipendenti ATIVA.
Ricordo in chiusura, per quanto riguarda la salvaguardia dell'occupazione, che stiamo parlando di una società che ha 45 milioni di capitale sociale, che ha chiuso il 2014 con 52 milioni di accantonamento e 17,4 milioni di utile e ha chiuso il 2015 con un accantonamento leggermente inferiore ai 50 milioni, ma con un utile aumentato di 8 milioni di euro peraltro, nell'ultimo anno ha anche leggermente aumentato i costi del pedaggio.
Chiediamo che la Regione, da cui naturalmente non dipende direttamente la gara, ma che è fortemente interessata alla vicenda non solo per le clausole di salvaguardia occupazionale, ma anche per quelle della gestione dell'infrastrutturazione che dovranno essere previste nella concessione, si faccia parte attiva affinché in tempi rapidi il Governo decida. Si chieda inoltre un Codice di applicazione in attesa che sia approvato il Nuovo Codice degli Appalti in via definitiva.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Questa questione è assolutamente all'attenzione della Giunta e in particolare dello stesso Presidente, che la sta seguendo in prima persona e che, anche su questo tema, ha incontrato recentemente il Ministro. In effetti, noi stiamo premendo affinché si arrivi a una decisione nel più breve tempo possibile e auspicabilmente nella decisione di avviare velocemente una nuova gara.
Lei fa riferimento al Nuovo Codice degli Appalti, al fatto che la norma stia seguendo un iter, che però deve concludersi secondo le indicazioni, le direttive dell'Unione Europea. Bisogna ricordare che il Nuovo Codice degli Appalti è, tra l'altro, anche una risposta come recepimento di direttive europee che hanno una scadenza. La scadenza è ormai prossima, quindi siamo convinti che sia assolutamente necessario che entro il mese di aprile o poco più la norma sia approvata . Se questo avverrà, sarà ancora possibile avviare la gara e il capitolato di gara della nuova concessione chiaramente tenendo conto del Nuovo Codice degli Appalti e in particolare delle clausole che riguardano l'occupazione e il personale, le cosiddette clausole sociali, su cui ovviamente, per quel che ci riguarda, e non solo in questo settore, poniamo la massima attenzione.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 990 presentata dalla Consigliera Ruffino, inerente a "Cordoma Sacrale - cure urgenti con trattamenti adroterapici"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 990, presentata dalla Consigliera Ruffino, che rinuncia all'esposizione.
Grazie, Assessore Ferrari.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Grazie, Presidente. Anche qui presto la voce all'Assessore Saitta.
L'adroterapia - come l'interrogante ha correttamente riportato - è una prestazione che viene effettuata in pochissimi centri al mondo e solo in un centro in Italia (per l'esattezza a Pavia); non rientra tra i LEA e quindi il Piemonte che, unica regione del centro e nord Italia, è fin dal 2010 sottoposta al Piano di rientro dal debito sanitario, deve rispettare il vincolo ministeriale, ribadito peraltro da recenti sentenze, e non pu rimborsare le spese per i cosiddetti extra LEA.
Peraltro, proprio nei prossimi giorni, dal Ministero della Sanità dovrebbe essere reso noto l'aggiornamento dei LEA e verificheremo se l'adroterapia figuri tra le prestazioni inserite.
Si tratta di un trattamento per alcuni tumori, molto pochi per la verità, che dovrebbe essere garantito per la sua documentata efficacia. Il gruppo di riferimento della Rete oncologica per la radioterapia ha da tempo redatto a questo proposito un documento con indicazioni chiare.
L'Assessorato sta lavorando con il massimo impegno per completare il percorso di uscita dal Piano di rientro dal debito e solo questo potrà consentire al Piemonte di rimborsare l'adroterapia come fanno altre Regioni in Italia che non hanno ereditato, come noi, la pesante situazione finanziaria.


Argomento: Servizi postali

Interrogazione a risposta immediata n. 994 presentata dal Consigliere Gallo, inerente a "Estendere gli orari di apertura degli uffici postali nei centri minori: il caso di Lanzo Torinese"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 994, presentata dal Consigliere Gallo, che ha la parola per l'illustrazione.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Rapidamente, con questa interrogazione a risposta immediata parliamo di uffici e servizi postali nei Comuni minori, nelle aree a maggiore dispersione. Ricordo per titoli la normativa che regolamenta i criteri di distribuzione degli uffici postali, che l'AGICOM deve perseguire in base al decreto legislativo n. 261/99 in modo da garantire tutti i servizi postali in maniera organizzata su tutto il territorio e per tutta la popolazione.
Nonostante questa normativa e questi criteri applicati, si segnalano comunque disagi nelle aree a maggior dispersione geografica, e qui viene citato il caso di Lanzo Torinese che rappresenta il riferimento, come ufficio postale di quell'area e di quelle vallate, e che cerca di garantire l'accessibilità con i servizi adeguati a tutto quel territorio.
Si segnala però la difficoltà rispetto agli orari di apertura di quell'ufficio postale e pertanto, rispetto a questo esempio, si chiede e si interroga l'Assessore competente per sapere se non ritenga opportuno e urgente avviare un confronto con la Direzione regionale di Poste Italiane per consentire l'estensione degli orari di apertura degli uffici postali in modo da garantire il servizio in tutti i Comuni piemontesi senza distinzione.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Com'è noto all'interrogante, Poste Italiane ha presentato un Piano di razionalizzazione dei propri uffici postali in tutte le regioni d'Italia.
Questo Piano è stato oggetto di confronto con l'Amministrazione regionale e tale confronto ha portato ad alcuni fatti positivi e alla non soluzione però, di tutti i temi.
Devo dire che, rispetto ai problemi e alle questioni che sono state poste, c'è attenzione da parte dell'Amministrazione regionale, anche se non nascondo all'interrogante il fatto che, rispetto a località che hanno avuto riduzioni di apertura di giorni, almeno nell'ufficio di Lanzo Torinese il servizio postale viene garantito sei giorni alla settimana su tutte le mattine. Di conseguenza, pur considerando l'importanza di questo tema abbiamo oggi in Piemonte una serie di priorità più rilevanti e più importanti.
Sotto questo aspetto, approfitto per informare il Consigliere e l'intero Consiglio regionale che in questi giorni è arrivata una comunicazione alla Regione da parte del Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, Giacomelli, che sostanzialmente chiede alle Regioni di presentare una serie di proposte al Ministero in relazione al nuovo contratto sottoscritto tra Poste Italiane e Governo; nuovo contratto che mette in evidenza in misura molto forte il fatto che la capillarità della presenza degli uffici postali non deve essere considerata quale un onere ma quanto la capacità di fornire una pluralità di servizi; non solo rilancia, sostanzialmente, il tema chiedendo alle Regioni di presentare delle proposte sul ruolo degli uffici postali che vadano oltre la gestione del risparmio e la consegna della corrispondenza, rilanciando un rapporto da parte delle amministrazioni comunali.
Noi coglieremo certamente quest'occasione rappresentata dalla comunicazione che ci è arrivata in questi giorni da parte del Sottosegretario Giacomelli per ribadire al Governo e a Poste Italiane, a livello regionale, la necessità che i punti irrisolti del piano di razionalizzazione attuato da Poste Italiane, vengano ripresi e vengano attentamente valutati alla luce di questo nuovo elemento contenuto all'articolo 5 del contratto di gestione del servizio che rimette in discussione, in termini più forti, la necessità di garantire la diffusione territoriale degli uffici postali.


Argomento: Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 996 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "PAC - Termini della liquidazione dei saldi dei premi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 996, presentata dal Consigliere Graglia, che ha la parola per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Brevemente chiedo all'Assessore competente Ferrero, sollecitato dal mondo agricolo, di avere notizie utili e più aggiornate sui pagamenti e i premi della PAC.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Leggendo l'interrogazione trovo già molti elementi che c'è già un'informazione. Di fatto, noi paghiamo la PACO, domanda unica - noi la chiamiamo ancora PAC - su trasferimenti che vengono da Agea. Soprattutto abbiamo bisogno di avere l'assegnazione dei titoli. Quest'anno è anno di assegnazione dei titoli per sapere quanto un'azienda ha di superficie eleggibile a titoli. Questa avviene in modo definitivo, anzi - lasciatemi usare il condizionale - dovrebbe avvenire in modo definitivo il 1° aprile.
Il 1° aprile dovremmo avere l'assegnazione dei titoli alle imprese, da quel momento partiamo con il procedimento di meccanismi per andare in pagamento e, come da due incontri avuti con i centri di assistenza agricola e con le organizzazioni agricole, avremmo fatto un percorso che dovrebbe portare uso ancora il condizionale, il 18 aprile ad avere gli elenchi di pagamento.
Da quel momento entro un paio di giorni si hanno i mandati per le aziende agricole. In quella settimana devono arrivare i pagamenti. Questo è quanto abbiamo concordato.
Nella risposta scritta avete anche l'elenco delle aziende. Alcune non hanno avuto l'acconto perché erano sotto controllo, perché erano emerse irregolarità. Ci proponiamo anche di pagare i piccoli agricoltori che, per il loro regime di minima quantità di risorse che ricevono, non hanno possibilità di avere l'acconto, ma vengono pagati in una soluzione unica.
Ricordo che sono più di ottomila soggetti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 997 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Chiusura dello stabilimento Bistefani di Villanova Monferrato "


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 997, presentata dal Consigliere Berutti, che ha la parola per l'illustrazione.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Nei giorni scorsi sugli organi di stampa è uscita la notizia in merito alla quale lo stabilimento Bistefani di Villanova Monferrato, acquisita dalla Bauli, verrà chiuso. La produzione del sito sarà delocalizzata a Castel d'Azzano in Provincia di Verona.
Naturalmente, questo è un ulteriore colpo al territorio, alla Provincia e al Piemonte. Ai dipendenti dello stabilimento è stato proposto di spostarsi nello stabilimento del Veneto: oltre 300 chilometri di distanza.
Qualora non accettassero il trasferimento, verrebbero messi in mobilità. Si può ben capire qual è la difficoltà, la criticità e la problematica.
Entrando con difficoltà in scelte strategiche di aziende private che guardano i bilanci, chiediamo se sono state fatte delle azioni, quali azioni si possono fare per evitare lo spostamento - anche se dubito che ci sia possibile - ma, soprattutto, per capire se c'è un meccanismo di tutela dei dipendenti che non sia solo ed esclusivamente la mobilità.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Come è stato ricordato la notizia ha immediatamente coinvolto la Regione e ha avuto un eco significativo sul territorio. Si tratta di 114 dipendenti e di un marchio storico legato al territorio e ad un prodotto tipico.
L'Assessorato al lavoro ha immediatamente preso contatti con la Bauli la quale ha addotto, come motivazione rispetto al trasferimento dello stabilimento di Villanova, il fatto che lo stabilimento oggi non avrebbe più ragioni di economicità e sostenibilità. Il costo dello stabilimento ammonta a 5-6 milioni all'anno, a fronte di una produzione di 70-80 quintali di prodotti. Per poter avere un'economicità, la produzione dovrebbe essere almeno il doppio: 140-160 quintali all'anno di prodotto.
Ovviamente, secondo le loro valutazioni, questa situazione non permette la sostenibilità della struttura attualmente presente in Villanova Monferrato.
Lunedì 21 marzo, come è stato ricordato, si è svolto presso il Comune di Casale un incontro con i lavoratori e le rappresentanze sindacali. Oltre al Comune ospite era presente la Regione Piemonte, molti amministratori della zona - questo a testimonianza dell'attenzione - alcuni parlamentari e Consiglieri regionali.
In quella sede si è appreso, da fonti sindacali, che la Bauli intenderebbe operare un più ampio piano di riorganizzazione riducendo il numero degli stabilimenti in tutta Italia. Oltre al marchio Bistefani, la Bauli detiene infatti i marchi Doria, Alemagna e Motta.
Gli amministratori della zona si sono impegnati a chiedere all'azienda di rivedere la propria decisione e farsi promotore di un tavolo nazionale.
L'azienda avrebbe manifestato la disponibilità a trasferire presso il sito di Verona tutti i lavoratori disponibili, ma è comprensibile - in analogia a molti altri casi - che ciò sia effettivamente possibile solo per un numero limitato di lavoratori. Al momento non risulta sia ancora stata attivata nessuna procedura formale di licenziamento collettivo rispetto ai lavoratori che non intendono trasferirsi. Il 31 marzo ci sarà un nuovo incontro tra l'aziende e le rappresentanze sindacali, per cercare di capire quale sia il percorso che l'azienda stessa intende indicare.
Condividiamo e siamo al fianco sia degli amministratori che dei lavoratori perché, intanto, c'è un problema di attenzione rispetto ad un territorio dove la crisi ha già avuto pesanti segnali e pesanti numeri in termini di riduzione di occupazione. Io stessa ho chiesto alla Bauli di riverificare i numeri, ma i numeri che mi sono stati riportati sono quelli che ho testimoniato un attimo fa.
C'è stata la disponibilità da parte dell'amministratore delegato della Bauli di lavorare insieme per comprendere se ci possono essere eventuali manifestazioni di interesse da parte di aziende locali o di aziende che continuano ad operare nella nostra regione e che possono essere affini e attinenti al settore di pertinenza legato al tema dell'industria dolciaria.
Ovviamente, è una notizia che in questa settimana abbiamo appreso e sulla quale stiamo lavorando in questa direzione rimarcando la necessità intanto, di non perdere un know how locale legato alla produzione di un prodotto tipico e, soprattutto, di rispondere ad un'esigenza di carattere occupazionale in un territorio pesantemente provato.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.25 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Ferraris, Giaccone e Marrone. Non è presente l'Assessore Saitta.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame disegno di legge n. 190, inerente a "Bilancio di previsione finanziario 2016-2018"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 190, inerente a "Bilancio di previsione finanziario 2016-2018", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Siamo ancora in fase di dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
È evidente che non possiamo parlare di questo bilancio se ci scordiamo il punto di partenza, cioè la condizione all'interno della quale si inserisce la discussione attuale. E il punto di partenza é un disavanzo finanziario di oltre un miliardo e due, e un disavanzo di natura tecnica derivante dal riaccertamento di debiti e crediti conservati a residuo di oltre due miliardi e due, due cifre che, spalmate entrambe nei sette anni e quella del disavanzo tecnico nei trenta, portano per sette anni a dover accantonare circa 250 milioni di risorse, e per i 23 anni successivi ulteriori 70 milioni, o poco meno, di risorse. Risorse che, se non ci fosse questo fardello alle spalle, potrebbero essere destinate a politiche, a servizi, a scelte di natura discrezionale, senza sottacere il livello di indebitamento altissimo di questa Regione che, se non ricordo male toccherà il picco l'anno prossimo, con un ammontare di restituzioni di circa 600 milioni.
Se ci dimentichiamo di questi aspetti, ovviamente, tutta la discussione che andiamo a fare è monca o comunque non è tarata sulla lettura della realtà.
Dunque, più che una sommatoria di micro o macro interventi, appostati in questa o quella missione, quello che andiamo a delineare e ad approvare è una strategia complessiva, volta ad assicurare la sostenibilità della spesa allocata nelle priorità. Priorità che sono state individuate certamente nelle politiche sociali, dove allochiamo analoghe risorse rispetto a quelle dell'anno scorso, scommettendo su uno dei primi grandi risultati politici di questa Amministrazione, cioè la fuoriuscita da quel Piano di rientro che permetterà di trattare alcune tematiche e alcuni servizi (denominati in passato come extra LEA) all'interno anche del Fondo sanitario. Sono il diritto allo studio, dove dopo anni di tagli continui che portarono dagli 81 milioni del 2008 ai 30 (o poco meno) di qualche anno fa, si auspica di conservare quantomeno questo livello di risorse. Sono le risorse del Trasporto Pubblico Locale; sono le risorse che stamattina in un intervento sono state indicate come "elemento marginale" di cofinanziamento dei Fondi Strutturali Europei. Quello che oggi viene definito come elemento marginale, in passato veniva trattato in forma disinteressata per i primi anni di programmazione, caricando sugli ultimi dei sette anni di programmazione di ciascun programma tutto il cofinanziamento che la Regione deve assicurare. Invece questo bilancio, come i prossimi, assicura un settimo di risorse annue da parte della Regione come segnale di serietà di questa Amministrazione.
L'altra grande scommessa è un ritorno alla normalità; una normalità che consiste nel poter approvare un bilancio il prima possibile nell'arco dell'anno solare (e rispetto all'anno scorso, da questo punto di vista miglioriamo nettamente); significa approvare prima in Giunta e poi in Aula il rendiconto in tempi decisamente più ragionevoli rispetto a quelli dell'anno scorso; significa non arrivare agli ultimi giorni dell'anno con l'approvazione dell'assestamento di bilancio, cosa che peraltro renderebbe (e ha reso spesso in passato) abbastanza ininfluente alcune decisioni assunte nelle leggi di assestamento. Perché è evidente che se si allocano risorse sul finire dell'anno, le assegnazioni - e quindi l'utilizzo concreto di quelle risorse - spesso e volentieri restano nella penna e nella carta, e non si traducono in realtà.
Ma significa anche scommettere in un bilancio triennale il più attendibile e veritiero possibile, e questo credo lo potremo completare in assestamento, dopo l'approvazione del rendiconto. Perché la fortunata riuscita di quell'operazione che ha portato lo Stato a modificare il principio contabile dell'allocazione dell'addizionale IRPEF farà sì che in sede di rendiconto si libereranno delle risorse dell'entità di circa 500 milioni, le quali serviranno a quest'Amministrazione non già per ingigantire la spesa corrente del primo anno in cui quelle risorse sono disponibili, ma per spalmare nel triennio quel principio di sostenibilità della spesa su cui ci stiamo concentrando particolarmente per il 2016.
Un esempio per tutti: se riusciamo ad assicurare al tema della cultura piuttosto che a quello del diritto allo studio, analoghe risorse nel 2016 nel 2017 e nel 2018, questo permetterà agli Assessorati competenti di fare tutti quei bandi che sono necessari in modo allineato rispetto alle scadenze naturali, e di non fare, quindi, come in passato, quando il bando per un anno scolastico veniva fatto anni scolastici dopo e pagato anni scolastici dopo ancora, visto che questa Amministrazione ha ereditato, come ulteriore fardello, la necessità di onorare debiti che, in alcuni casi sono vecchi addirittura di vent'anni.
Questa è un po' la cornice in cui si inserisce la discussione di questa mattina e che in fase di bilancio di previsione ci ha visti concentrati tutti non tanto e non solo, o non nello specifico, a richiedere piccoli interventi, ma a consolidare le grandi priorità, che sono quelle che citavo prima.
Certo alcune poste restano aperte e meritano di essere ulteriormente approfondite. Alcune saranno oggetto di istanze di emendamento, altre troveranno probabilmente sede più opportuna nell'assestamento di bilancio prossimo venturo. Ne cito solo alcune: sempre collegandomi al diritto allo studio, penso al tema dei trasferimenti ai Comuni per finanziare le materne convenzionate. L'anno scorso si partì da 7 milioni, in corso di approvazione del bilancio si riuscì ad arrivare a 7 milioni e 700.000 euro oggi discutiamo di una voce che ritorna sui 7 milioni; quindi se non troveremo in corso d'anno un correttivo che porti ad aggiungere questi 700.000 euro mancanti, questo si tradurrà (o si tradurrebbe, spero prima o poi di dire "si sarebbe tradotto") in un taglio del 10% dei trasferimenti.
Lo stesso discorso possiamo farlo rispetto agli Ecomusei; lo stesso discorso lo possiamo fare rispetto ad un tema che mai come in questi giorni è di assoluta contemporaneità: mi riferisco alla cooperazione decentrata dove anche l'allocazione di piccole risorse aggiuntive permette di mettere in moto tutto un sistema di Enti locali e di associazioni del terzo settore che sono in grado, con progetti adeguati, di garantire sostegno e cooperazione decentrata efficace ed effettiva come negli anni scorsi (e anche nel presente).
Un tema da non sottacere è un altro: la certezza di assegnazione di risorse. Se la nuova contabilità, da un lato, impone di armonizzare i bilanci e di garantire gli equilibri già in fase di previsione, e non in fase di consuntivo, il che determina lo sforzo maggiore che quest'anno dobbiamo fare in Commissione prima e in Aula adesso, non possiamo permetterci di stanziare risorse che siano troppo disallineate rispetto a quello che effettivamente si possono assegnare e utilizzare. Perch dobbiamo garantire da subito che il bilancio sia in equilibrio.
Ebbene, questo probabilmente renderà molto più limitato quel delta quella differenza tra stanziamenti (quindi, previsioni) e assegnazioni (quindi, determinazioni, progetti e servizi) che invece in passato abbiamo vissuto. E nell'ambito delle risorse stanziate e assegnabili il tema della certezza dei tempi è assolutamente strategico: ci sarà un ordine del giorno allegato al bilancio, che vede in me il primo firmatario, che riguarda gli enti gestori dei servizi socio-assistenziali. Non solo è importante aver garantito lo stesso livello di risorse, per esempio, sul fondo indistinto indicate nel bilancio dello scorso anno, ma è assolutamente necessario che subito dopo l'approvazione del bilancio previsionale da parte di quest'Aula avvenga l'assegnazione e il riparto del cento per cento di risorse immediatamente comunicate ai consorzi, anche con una prospettiva di triennalità, in modo che i consorzi, che sono Enti locali né più né meno dei Comuni e né più né meno Amministrazioni pubbliche come questa, di poter programmare i propri bilanci, i loro servizi e le proprie attività.
Quindi, con questo spirito, seguiamo i lavori della discussine degli emendamenti e del complesso del bilancio e, con lo stesso stile, cercheremo di accompagnare il percorso successivo che nell'assestamento troverà un altro momento particolarmente importante nel 2016 e nella triennalità 2016 2018.



PRESIDENTE

Grazie, collega Appiano.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Prendendo spunto dall'incipit del Consigliere Appiano: con questo bilancio non volevamo scrivere un "libro dei sogni" e non volevamo leggere un libro dei sogni, perché siamo ben consapevoli del punto di partenza dei conti della Regione e non ci aspettavamo sicuramente di vedere tutti i nostri emendamenti approvati. C'erano un tot di possibilità e bastava in un certo modo scegliere.
Da quanto è trapelato da alcune testate on line, nella giornata di ieri, pensiamo che ci sia il pericolo di vedere un film già visto: un film già visto in occasione del bilancio preventivo dello scorso anno.
Che cosa abbiamo visto? Abbiamo visto che le nostre proposte sono state in gran parte, nella quasi totalità, cassate e sono stati approvati emendamenti della maggioranza, che magari in parte ripercorrevano quelle che erano proposte proveniente dai banchi dell'opposizione.
Però la questione che avvenne durante l'assestamento è che molte di quelle proposte, che magari erano state utili per fare un comunicato stampa o per fare un po' d'informazione, in realtà non sono poi state delle partite finanziate nel corso degli anni. E quanto abbiamo visto, dalle indiscrezioni giornalistiche, sono appunto riproposizioni di quelli che sono gli emendamenti della maggioranza dello scorso anno.
Questo fa un po' specie, perché sembra veramente che, da una parte, le nostre proposte vengano gettate nel cestino e riprese il momento dopo e dall'altra, che vengano riproposti dei leit motive propri di alcuni esponenti della maggioranza.
Questo causa una riduzione degli spazi di espressione delle opposizioni; è un'attività che viene svolta costantemente, non solo in sede di bilancio ma anche in altre sedi. E' un po' la tentazione di ogni maggioranza in Italia quella di ridurre questi spazi, non pensando che poi ogni maggioranza diventa minoranza - è un gioco dei ruoli - e che certe scelte, specie magari sul regolamento si possono tramutare in un boomerang fra qualche anno.
Detto questo, non ci rimane che ripercorrere le nostre proposte per dare un po' di pubblicità alle nostre idee che abbiamo portato avanti, che ahimè non vedranno l'accoglimento da parte della Giunta, ma che comunque rivendichiamo come nostre idee e come nostre proposte.
In particolare vorrei iniziare dalle proposte di rifinanziamento degli strumenti di contribuzione a Comuni singoli e all'Unione di Comuni e Comuni, per l'aggiornamento degli strumenti urbanistici. Chiaramente, i nostri Comuni, specie quelli molto piccoli, hanno difficoltà ad adeguare gli strumenti urbanistici; molti hanno strumenti urbanistici molto obsoleti: strumenti urbanistici che magari prevedevano delle crescite esponenziali della popolazione. Ci sono strumenti urbanistici che hanno raddoppiato, per così dire, negli anni Ottanta e Novanta quella che era l'ipotetica popolazione, oggi, invece, hanno vista ridotta la propria popolazione, continuano a fare piccole varianti, piccoli aggiustamenti che non concorrono a generare dei tessuti edilizi e degli organismi urbani coerenti. Si continua a masticare e a riscaldare una vecchia minestra. In questo modo non si fa del bene al nostro territorio.
Nei nostri emendamenti c'era anche uno specifico riferimento ad un'attività che abbiamo portato in Consiglio, che abbiamo portato avanti con un ordine del giorno e che abbiamo, per così dire, ottenuto come vittoria, nel senso che abbiamo fatto una battaglia per l'espletamento delle previsioni del Piano di tutela delle acque. Abbiamo ottenuto una circolare presidenziale che definiva in un certo senso quelli che erano i limiti delle prescrizioni del PTA, ma chiariva che i Comuni attraverso i loro Piani regolatori potevano adottare i vincoli definiti dal Piano di tutela delle acque. Chiaramente, i Comuni hanno bisogno di risorse per adeguare gli strumenti urbanistici, perché, anche in questo caso, per adeguare gli strumenti urbanistici al PTA bisogna fare delle varianti strutturali, che hanno un costo non indifferente.
Passiamo ad un altro tema: il tema delle calamità naturali.
Abbiamo previsto di incrementare i capitoli sulle calamità naturali sia per i danni ai fabbricati che vengono distrutti dalle calamità, sia alle infrastrutture, perché ad ogni evento alluvionale ci trovammo veramente in difficoltà: stiamo ancora pagando gli eventi alluvionali passati, siamo sempre indietro di qualche anno. Essendo sempre indietro di qualche anno non sappiamo rispondere in maniera concreta ed immediata a quelli che sono i bisogni delle persone. Abbiamo ricevuto segnalazioni proprio qualche giorno fa da una signora che abita in una borgata sperduta con qualche abitate, che per compiere un tratto di strada, per cui prima impiegava 5 minuti, adesso impiega mezz'ora. Questo è un problema, anche perché in caso di emergenza avere un handicap dato da una strada franata da una strada impercorribile è veramente una questione delicata e importante per persone che abitano nelle aree marginali della nostra Regione.
Vorrei parlare anche del settore fito-sanitario.
Abbiamo presentato diversi emendamenti sull'agricoltura e sul settore fito-sanitario, perché questo settore per noi è molto importante, è un settore su cui bisogna investire, un settore che ha bisogno di risorse per intervenire in maniera efficace, efficiente e immediata su emergenze che colpiscono la nostra agricoltura. Abbiamo portato in Commissione la questione della Popillia japonica, il cosiddetto "coleottero giapponese" che rappresenta un'emergenza veramente importante, che sta colpendo l'area del Parco del Ticino. Questo è un insetto molto vorace che oltre a danneggiare le colture agricole, danneggia l'ambiente naturale in generale.
Da quanto abbiamo capito, per le misure di lotta a questo insetto verranno stanziate delle risorse, verranno stanziate però con un emendamento della Giunta, per quanto ci è dato di capire. Pensiamo che sarebbe bastato modificare il nostro emendamento per far sì che i soldi fossero messi a bilancio. Non ci sembra un reato dare uno "spazietto" alle idee dell'opposizione: siamo qui a rivendicare la paternità dell'aver posto questo problema.
Citavo il fitosanitario, che non si limita alla Popillia japonica ma a tutte le problematiche (la flavescenza dorata e altre patologie che colpiscono la nostra agricoltura). Patologie che se andiamo ad attaccare e a prevenire in questo momento, andremo sicuramente a creare un beneficio alle prossime campagne dell'agricoltura.
Infine, danni da fauna selvatica, per i quali abbiamo inserito un po' di fondi, perché ci sono danni, ad esempio, per gli incidenti automobilistici, ma ci sono danni agli agricoltori, che da anni vengono sottostimati e vengono erogati solo parzialmente. Pensiamo che in una Regione con una legge sulla caccia, che è in gestazione e che ha comunque avuto un vuoto anche nella gestione degli ATC, effettivamente con problemi cogenti sul fronte dei danni all'agricoltura, sia necessario ricorrere ad un impegno maggiore che tuteli le aziende agricole. Infatti, ricordo che le aziende agricole spesso sono in ambiti marginali e montani e pertanto fanno fatica a restare in piedi. Se noi li lasciamo soli di fronte ai danni che la fauna selvatica può arrecare ai raccolti, molto banalmente potrebbero chiudere i battenti. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Siamo reduci da una serie di sedute di Commissione bilancio, dove abbiamo sia per il Gruppo sia per quanto mi riguarda (ma specialmente per quanto mi riguarda) contenuto di molto gli emendamenti ad una serie di proposte e di atti di indirizzo o già approvati, dandone attuazione con dei fondi per renderle concrete, oppure su lavori condivisi addirittura con la Giunta e con la maggioranza. Questo riguarda, in particolare, il capitolo dei trasporti, dove si è proceduto senza grandi intoppi e con un accordo abbastanza buono su quello che si sta facendo.
Quindi, siccome ci sono gli intenti di procedere ad una certa revisione, che ci trova d'accordo se attuata com'è stata annunciata, noi abbiamo provveduto a chiedere risorse alcune su capitoli esistenti ed altre su capitoli specifici, per quanto riguarda le operazioni fondamentali che sono già enunciate e previste sia dalla costituzione dell'Agenzia della mobilità piemontese - che, ricordiamo, è in via di piena operatività entro l'anno - sia per quanto riguarda i piani dei trasporti che sono stati annunciati anche dall'Assessore Balocco. Quindi, parliamo di un migliore monitoraggio dei servizi, di piccoli investimenti per incentivare l'intermodalità, per migliorare le condizioni della mobilità urbana e il modo con cui le grandi città interagiscono con il territorio.
Abbiamo anche chiesto di rendere noti degli studi per la fattibilità di movicentro, come quello di Moncalieri, allocando delle cifre che, pur essendo non grandissime - in questo caso sono 100 mila euro - sono alquanto simboliche e servono per dare un segno che qualcosa si vuole fare su questo tema. Poi può darsi che ne serviranno di meno, perché parliamo solo di livello di studi di fattibilità per dire che c'è qualcosa per andare avanti. Anche su questo non c'è stato accoglimento.
La cosa interessante è che, qualche volta, ci sembra di essere persino troppo sul tema, persino troppo propositivi, visti i recenti atteggiamenti della maggioranza. Perché, bisogna dirlo, adesso con questo bilancio si vuole chiudere tutto e noi sappiamo che pende il contingentamento; quindi ci viene da dire, come opposizione, come bisogna comportarsi, perch credevamo che fosse un po' diverso dal "si vince e si governa per 5 anni e si fa esattamente quello che si vuole" e poi magari nel bilancio vediamo passare richieste della maggioranza e non richieste dell'opposizione.
Questo sarebbe incompatibile con quanto è stato annunciato, cioè di volere chiudere il previsionale il prima possibile, rimandando tutte le discussioni all'assestamento. Su queste parole, che adesso probabilmente sono confermate dalla Conferenza dei Capigruppo, vogliamo vederci chiaro perché nel frattempo si è fatta una selezione ancora più accurata di quelli che, secondo noi, sono i temi fondamentali da portare avanti. Quindi alcune richieste non verranno ripresentate in Aula, perché noi continuiamo a sperare, forse senza motivazione reale, che si giunga ad una soluzione condivisa, cioè che le opposizioni vengano riconosciute nel loro valore e nella loro rappresentanza, dando pari dignità agli emendamenti sul bilancio e proporzionali alle richieste che probabilmente verranno proposte dalla maggioranza e accolte dalla Giunta. Questa è una cosa citata in alcuni articoli di giornale che ci hanno indispettiti non poco, perché fino a poco prima si diceva che sul previsionale non si faceva nulla.
A questo punto gli impegni che vengono presi anche con atti impegnativi verso la Giunta verso l'assestamento, noi ci aspettiamo che siano scritti nella pietra. Quindi, ci aspettiamo che tutti gli emendamenti che non sono passati nel previsionale con la motivazione di rimandare il tutto all'assestamento - visto che è questa la motivazione e non sul merito diventino lettera scritta e diventino, di fatto, concreti nell'assestamento.
A questo punto annuncio fin da subito che concentrerò le mie richieste su atti già approvati dalla Giunta; ad esempio, l'impegno a contributi per le fasce deboli sul trasporto pubblico, perché si tratta di un atto già approvato nel 2015. Su questo chiederemmo lo stanziamento di un importo dedicato a questo. Tra l'altro, dovrebbe essere, se non mi sbaglio, un capitolo già esistente e non un nuovo capitolo. In più, essendoci stato un iter parlamentare per approvare una misura strutturale sui contributi alle fasce deboli, come disoccupati e studenti, per il trasporto pubblico, la riteniamo assolutamente imprescindibile.
Dopodiché conserverò anche le richieste sulle stazioni di intermodalità, perché è una cosa molto importante. Sappiamo che ci sono degli interventi minimi che meritano solo un piccolo segnale politico. Si tratta nuovamente di cifre simboliche che fino adesso non sono state stanziate. Si è preferito, invece, dare la priorità a progetti più grandiosi, molto meno condivisi e molto più criticabili. Ricordiamo, come esempio, lo stanziamento dell'anno scorso su corso Grosseto, che, secondo la nostra modesta opinione, si poteva rimandare a momenti più felici, a momenti in cui il bilancio fosse meno stretto e la coperta un pochino più larga. Questo avrebbe consentito di gestire l'ordinario in tutta tranquillità e fare gli investimenti strategici che avrebbero permesso di ridurre i costi dei servizi e della macchina amministrativa piuttosto che fare nuovi investimenti che rischiano sicuramente di non ridurre i costi ma probabilmente portano ad aumentarli, perché creano disagi con lavori che durano qualche decennio, oltre ad essere un costo per la collettività oltre che per l'Amministrazione.
Avremmo preferito terminare i lavori già iniziati negli anni scorsi.
Sul passante, ad esempio, abbiamo un sacco di opere non concluse, che aspettano la conclusione, come le stazioni Dora e Zappata. Sono opere che rendono un pochino incompleto il lavoro, mentre altre sono più arbitrarie sono scelte specifiche della Regione e probabilmente condivise anche ad altri livelli.
Sinceramente, non abbiamo capito fino in fondo come sono state determinate le priorità di questi investimenti: non ci sembra che siano state scelte con la maggiore condivisione possibile nelle aule e tra la popolazione: sono state scelte del tutto arbitrarie delle Giunte e delle maggioranze di governo, in questi ultimi anni.
Stessa cosa dicasi per i lavori nelle metropolitane, di cui abbiamo già sentito un po' di tutto: c'è grande confusione e non si capisce se le intenzioni della Regione e del Comune convergano o divergano; ci sono fondi che poi spariscono e lavori che non terminano mai. Intanto, se ne annunciano di nuovi, e mi riferisco anche ad altre sedi istituzionali: dal momento che è lo stesso Partito che governa a tutti i livelli, non si pu sempre dire che sono gli altri che fanno gli errori. Qualche spiegazione è dovuta.
Concludendo, vedremo cosa ridurre tra emendamenti al bilancio e ordini del giorno: ordini del giorno che faranno esplicito riferimento, nel loro testo, al bilancio di assestamento. Non faremo richieste generiche, ma riporteremo - almeno, per quanto mi riguarda, non so i colleghi - le richieste che sono state portate sul previsionale.
Se, poi, ci sarà un'interlocuzione con la Giunta e la maggioranza per trovare le formule più adatte affinché questi vengano approvati, non ci limiteremo più a fare blando ostruzionismo, ma cercheremo di portare a casa dei risultati, per far vedere che l'opposizione non è solo un orpello per riempire l'altra metà di quest'aula, ma è qualcosa che serve, contribuisce e dà il suo parere politico sulle questioni. Si può condividerle o meno, ma siamo tutti rappresentati con una certa percentuale e vorremmo che le intenzioni di tutti fossero prese in debita considerazione per il peso politico che hanno e non per il fatto che piacciono o non piacciono altrimenti c'è veramente il rischio che le maggioranze vadano per la loro strada senza ascoltare nessuno.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Siamo ai due anni di avvio di questa nuova legislatura, quindi il bilancio di previsione, oltre alla parte obbligatoria, tecnica, presenta anche un aspetto politico che ritengo importante, perché incomincia ad essere un bilancio, se non proprio di metà legislatura (sarà il prossimo) comunque di quella che potrebbe essere la politica nuova avviata dall'Amministrazione Chiamparino.
Dall'altra parte, è un bilancio che abbiamo definito molto importante perché cambia completamente l'impostazione e la tecnica. Io, su questo, non ho riserve: è da apprezzare anche il lavoro svolto dall'Assessore e dagli Uffici, in quella che è stata (chiamiamola in termini volgari) la pulizia del sistema dei residui; cosa che - non neghiamo - abbiamo portato avanti per anni, proprio perché si arrivasse a farla - giustamente contestualmente all'applicazione del disegno di legge n. 118. In questo modo, si potevano avere migliori benefici nell'interesse dei piemontesi perché, rispetto a chi ritiene che il protrarsi della pulitura definitiva di tutto il sistema e della riorganizzazione fosse rallentata per chissà quale interesse, io credo, invece, che fosse nell'interesse dei piemontesi il capire bene qual era la situazione e capire bene anche quale doveva essere l'impostazione delle imputazioni contabili.
E, proprio in merito a ciò, non nego di apprezzare il fatto che vi sia questo orientamento nazionale di cui beneficia la Regione Piemonte: il poter iscrivere, tra i residui attivi, l'IRPEF che attendiamo - come Regione Piemonte - dal Governo nazionale. Questo permette di superare quella che era un'enorme difficoltà che il bilancio della Regione Piemonte aveva.
Il 2016 veniva tamponato comunque ancora con un'operazione una tantum in questo caso sono delle una tantum triennali, ma che permettono - invece di portare in equilibrio il sistema, venendo meno una serie di altri gravami a partire dal 2016 e, poi, nel 2017 in particolare.
Pertanto, ritengo debba essere considerato positivamente e debba essere anche collaudato, però, il nuovo modello, tra l'altro memorizzando le impostazioni a missioni e a programmi, cosa che non era usuale per noi anzi avevamo addirittura difficoltà a ragionare sulle UPB (almeno, per chi ha ragionato una vita sui capitoli era difficile, ancorché ci fossero da vent'anni quasi, ragionare sulle UPB).
La nuova impostazione a missioni è importante - ritengo - non solo per dover reimparare e impostare il nuovo bilancio, ma sarà importante nel momento in cui andremo ad approvare il consuntivo, perché - permettetemi questa considerazione prima di andare sulla parte più politica - la scelta di cambiamento della struttura di bilancio nel sistema degli enti pubblici italiani (dallo Stato alle Regioni agli Enti locali), con il disegno di legge n. 118 rende molto più importante il consuntivo rispetto al bilancio di previsione. O, meglio, rende vincolante il bilancio di previsione perché naturalmente vincolare anche sulla cassa - chi ha fatto l'amministratore comunale sa che la cassa era un problema dell'Assessore al bilancio e del ragioniere, non era un problema della parte politica (e guardo il Presidente Chiamparino, che ha fatto anche dieci anni il Sindaco di questa città) - oggi lo diventa. Ma, quello che a questo punto diventa rilevante è la possibilità - essendo strutturato a missioni e a programmi di misurazione al momento del consuntivo.
Quindi, è pur vero che il consuntivo è un qualcosa che o è o non è cioè non è emendabile. E' il resoconto di ciò che si è fatto, ma permette la misurazione di ciò che si è fatto e quindi permette la misurazione anche politica di quella che è un'azione di un Governo. Ed è - credo - un aspetto che, nel sistema della contabilità del nostro Paese, a partire dall'81 dalla sua modifica costituzionale e dalla sua legge rinforzata, è comunque un passo avanti rispetto ad un qualcosa che era rigidamente vincolato addirittura alla legge comunale e provinciale del 1915.
Altro elemento, invece, è la parte politica. In Commissione, sul bilancio di previsione l'Assessore ha battuto più volte sulla ristrettezza del bilancio, quindi sull'impossibilità di svolgere azioni di particolare respiro. E, naturalmente, se andiamo sulla parte puramente di bilancio e puramente di finanziamento di nuove opere, non si può che allargare le braccia e rendersi conto: non è che ci siano spazi di particolare respiro.
Ma - forse mi ripeto - la Regione, chi governa, governa e non gestisce solo, perché la gestione ha un ruolo funzionariale; è importante, non c'è dubbio (non voglio svilire l'attività di alcuno), ma governare significa avere il coraggio e la forza di leggere la realtà, di tentare di dare una lettura dei percorsi dove si vuole interferire, dove si vuole intervenire: sul sistema economico e sociale. Poi, naturalmente, in base alle proprie impostazioni ideali, uno interverrà di più o di meno. Avrà le proprie inclinazioni per il tipo di intervento, però la possibilità di intervenire è una possibilità di intervento normativo.
E' una possibilità di accompagnamento, e la voglio citare in merito ad una serie di questioni che in questo bilancio non sono state affrontate a fondo nell'ambito delle varie Commissioni di merito, alcune non di facile soluzione.
Fra pochi mesi sarà ultimata la nuova sede, nel cui rispetto la Regione Piemonte dovrà riprofessionalizzare almeno il 50% dei propri dipendenti non fosse altro perché cambia di molto il metodo di lavoro, oltre a quelli che provengono dalle amministrazioni provinciali, quindi da realtà esterne con un doppio salto di attività.
Tutto questo significa avere un piano interno di azione. Costa, ma forse il rapporto costo non è quello così rilevante sul bilancio: costa fatica immaginarlo; costa il coraggio di fare delle scelte; costa il coraggio di cominciare a dire, in questo momento, che se le 17 sedi della Regione Piemonte sulla Città di Torino le riduco ad una sola, probabilmente non ho bisogno di un numero di uscieri come quello che c'è attualmente nell'ambito delle 17 sedi. Quindi devo andare a riprofessionalizzare alcuni di costoro, naturalmente con un beneficio, non solo per loro, ma anche per il sistema.
Questi sono alcuni temi che hanno una valenza politica sull'organizzazione; forse non una ricaduta tabellare di riferimenti immediati, ma che vanno assolutamente visti.
Così come altri temi - mi sia permesso anche se sono fuori dal tempo a mia disposizione - vanno affrontati e forse dovevano essere affrontati con un po' più di respiro rispetto all'importanza del tema.
Cito la norma, mi pare sia l'articolo 15 o 16, inserito durante i lavori in Commissione, che su Finpiemonte fa sì che la Regione, anzich incassare - operazione encomiabile, giusta e così via, perché altrimenti si prosciugava per mandare il sistema in un pozzo senza fine - permette di incamerare, man mano, il frutto di accantonamenti su fondi rotativi mandati nei vent'anni precedenti, naturalmente utilizzabili a capitale per mantenere l'iscrizione ai sensi dell'articolo 106 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 (Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia) e, quindi, farne una banca.
Forse il tema andava affrontato in una Commissione ad hoc in modo più ampio. Non ne faccio un'imputazione di colpa al Vicepresidente Reschigna che avendo il treno che passava, il suo onere e dovere era di caricare i vagoni man mano, dico solo che questo è un tema che dovrà essere riaffrontato a livello di Commissione, anche per valutare, nel merito, se si va tutti i 600, se una parte deve essere mantenuta su fondi rotativi o indirizzata solo sulla parte di garanzia e se bisogna smettere - ed è qui l'implicazione su quella che è la politica regionale - di finanziare le aree industriali ed artigianali, visto che ne abbiamo in abbondanza e abbiamo i capannoni vuoti.
Quelli, quindi, si possono incamerare tutti in un aumento di capitale.
Vedete che c'è tutta una parte di valutazione e di approfondimenti che mi auguro che i singoli Assessori svolgano, ma ritengo che il Consiglio regionale debba avere, per informazione ma anche per dibattito, voce in capitolo sulla questione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Finalmente arriviamo alla discussione in Aula, dopo parecchi giorni di sedute in Commissione a discutere praticamente da soli le nostre proposte.
Purtroppo, come spesso accade in Commissione, ma anche in Aula, noi facciamo delle proposte sul merito che ci sembrano sensate, ma che vengono bocciate senza possibilità di appello e, soprattutto, senza possibilità di confronto e di discussione.
Tra l'altro, i miei colleghi citavano notizie trapelate da un organo di informazione secondo cui, probabilmente, alcune nostre proposte sono state recepite, ma si presenteranno sotto altra forma.
Per noi va bene, l'importante è raggiungere l'obiettivo, tanto noi siamo consapevoli del fatto di lavorare bene e quindi non ci interessa più di tanto mettere il bollino sulle buone proposte e sugli esiti che riusciamo ad ottenere. E' chiaro che è un tantino frustante vedere che non viene neanche riconosciuto l'impegno che mettiamo nel lavorare seriamente in Commissione per cercare di arrivare in Aula con testi che siano il più possibile condivisi.
Noi ci siamo concentrati su alcuni aspetti, in particolare abbiamo fatto delle proposte costruttive, in merito ad alcuni temi che riteniamo particolarmente importanti.
Nel mio caso mi sono concentrata su temi che seguo maggiormente, a partire dalla cultura.
Come accennava il collega Bono nella sua relazione, ci troviamo di fronte a pesanti tagli sul settore della cultura, motivo per cui abbiamo proposto emendamenti per andare ad incrementare i fondi destinati alla legge 58, consapevoli della difficoltà di questo settore, a maggior ragione considerando che abbiamo avviato, anche in seguito al nostro stimolo questo almeno possiamo dirlo - un percorso condiviso con le associazioni in particolare con quelle che si sono riunite nel Comitato Emergenza Cultura, che arriverà negli stati generali della cultura.
Il costante confronto con queste associazioni ci dimostra proprio che il settore è in grande sofferenza e sono in grande sofferenza soprattutto quelle associazioni che attendono dei pagamenti che arrivano in ritardo e purtroppo, li costringono a rivolgersi ad istituti di credito senza avere neanche la garanzia per poterlo fare, generando ulteriori problemi.
Si tratta di operatori che non hanno grandi disponibilità economiche e che molto spesso investono risorse personali per cercare di mantenere in vita soggetti fondamentali per il nostro sistema culturale.
Riteniamo quindi fondamentale, sia dal punto di vista dell'importanza culturale sia dei posti di lavoro, garantire maggiori risorse alla cultura.
Per questo motivo abbiamo presentato diversi emendamenti.
Al momento, sono stati bocciati in Commissione, vedremo come andrà la discussione in Consiglio, perché qui siamo sotto gli occhi di tutti e quindi ognuno si assumerà le proprie responsabilità.
In Commissione, ripeto, questi emendamenti relativi alla cultura, cioè destinare maggiori fondi alla cultura, sono stati bocciati sistematicamente.
L'altro aspetto che abbiamo approfondito con particolare attenzione riguarda il lavoro, ma soprattutto la mancanza di lavoro, quindi il sostegno a tutte quelle persone rimaste senza reddito.
In questo senso abbiamo fatto delle proposte.
La prima è in linea con la proposta di legge sul reddito di cittadinanza depositata già qualche mese fa dal collega Bono, che mira a dare un sostegno economico a tutti i lavoratori che seguono corsi di formazione.
Alla base di questo emendamento, quindi, rimane il concetto di formare i lavoratori usciti dal sistema per poterli fare rientrare nuovamente, ma anche per dargli un sostegno economico che possa garantire la necessaria sicurezza e la serenità, ovviamente nei limiti possibili, di cercare, più o meno tranquillamente, di cercare un nuovo lavoro.
Anche questi emendamenti, purtroppo, sono stati bocciati. Questa è una frase che dovrò ripetere per ogni emendamento che andrò ad illustrare perché non ne è stato approvato nemmeno uno.
Stesso discorso e quindi stessa logica erano alla base di un'altra proposta che chiedeva l'istituzione di un nuovo capitolo destinato a sostenere le famiglie che non possono più far fronte al pagamento delle rate del mutuo. Tra l'altro, si tratta di un tema di attualità perch abbiamo visto in questo periodo una discussione in Parlamento proprio su questo tema e sul pericolo che le persone e le famiglie che non riescono più a fronteggiare il debito con le banche si vedano sottratta e venduta all'asta la casa. Questo sicuramente è un tema molto importante e riteniamo che la Regione debba assolutamente fare la sua parte. Speriamo quindi che riproponendo in Aula questa proposta, ci sia modo di confrontarsi. Anche qui poi, ovviamente, ognuno valuterà in base al voto espresso le responsabilità di ogni forza politica.
L'altro aspetto su cui ci siamo confrontati è chiaramente quello relativo ai territori marginali e in particolare alle aree di montagna; e abbiamo cercato con alcuni emendamenti di garantire il sostegno a questi territori, soprattutto relativamente alle scuole che si trovano in aree di montagna. Abbiamo sentito nelle settimane scorse il grido di allarme di alcuni genitori che hanno perfino inviato una lettera in II Commissione chiedendo aiuto per fronteggiare la spesa legata al trasporto pubblico destinata agli studenti; questo perché ci sono delle aree al di fuori di Torino e al di fuori dell'area "Formula" in generale che non godono di agevolazioni tariffarie. Noi riteniamo che il diritto alla mobilità per uno studente, soprattutto per uno studente della scuola dell'obbligo, sia assolutamente un diritto imprescindibile. Anche in questo senso, quindi chiederemo con un ordine del giorno che siano stanziate delle risorse certe per dare alle famiglie un minimo di sicurezza, aiutandole dunque a sostenere queste spese.
Tengo a sottolineare in questo intervento che noi non abbiamo mai chiesto sacrifici ai lavoratori. Noi abbiamo sempre chiesto sacrifici alla parte politica, tant'è che una delle nostre principali battaglie è quella sulla riduzione dei costi della politica e quindi quella sul taglio degli stipendi. Anche su questo tema c'è stata una grande discussione in Consiglio, dove abbiamo avuto una grande resistenza da parte di molti colleghi Consiglieri. Però non abbiamo mai chiesto sacrifici ai lavoratori e questo lo sottolineo perché purtroppo c'è stato un uso strumentale di due emendamenti da noi proposti, che erano legati ad un nostro concetto di riorganizzazione della macchina regionale.
Abbiamo già sollevato qualche mese fa il problema della definizione del trattamento accessorio del personale dirigente e quindi il fatto che gli obiettivi siano definiti in modo piuttosto leggero, che non ci sia una reale meritocrazia in questo sistema, che gli obiettivi siano risibili. Si tratta di qualcosa che abbiamo già denunciato da diversi mesi e abbiamo anche denunciato che il meccanismo di assegnazione e di verifica del raggiungimento degli obiettivi è poco trasparente. Nei mesi scorsi abbiamo effettuato una richiesta di accesso agli atti per verificare il rispetto di un ordine del giorno presentato e approvato qualche mese fa, che chiedeva proprio la ridefinizione del sistema di assegnazione dei premi. Abbiamo ottenuto un diniego e quindi non abbiamo ricevuto materiale. Di fatto dunque, ad oggi non possiamo capire se questo sistema sia stato effettivamente rimesso a punto, cosa che tra l'altro era stata anche annunciata dal Presidente Chiamparino quando avevamo sollevato il caso e suscitato l'interesse dei mezzi di informazione.
I due emendamenti che abbiamo presentato si inseriscono perfettamente in questa linea. Noi chiedevamo non - come qualcuno ha strumentalmente fatto credere - un taglio degli stipendi dei dipendenti della Regione: non ci sogneremmo mai di andare a toccare gli stipendi dei dipendenti; anzi noi auspichiamo che al più presto si vada a discutere giù a Roma, dove governate voi - questo ve lo ricordo -, il Contratto collettivo nazionale.
Noi non metteremo assolutamente mai le mani nelle tasche dei lavoratori.
Quello che chiediamo è proprio una revisione dell'intero sistema, in modo da garantire meritocrazia e trasparenza. E questo si può fare soltanto rivedendo il sistema dei premi e degli obiettivi e anche rivedendo la distribuzione delle Posizioni organizzative che, secondo il nostro parere ma c'è anche un parere della Corte dei conti che dice questo -, dovrebbe essere rivisitata, proprio per garantire a tutte quelle persone che lavorano nella Pubblica amministrazione in modo efficace ed efficiente di veder riconosciuto il proprio lavoro.
Crediamo quindi che il principio di meritocrazia sia un qualcosa che debba essere assolutamente diffuso nella Pubblica amministrazione e qualsiasi tipo di azione promuoveremo che andrà a riguardare l'area relativa al personale sarà sempre e soltanto in questa direzione e mai nella direzione di chiedere sacrifici ai lavoratori Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Ci troviamo quindi a discutere finalmente in Aula il tema importante di questo bilancio, che credo sia quello della messa in sicurezza dei conti di questa Regione, avvenuta grazie al "San DL 35". Grazie ad un aiuto statale dunque, la Regione Piemonte - e non solo la Regione Piemonte - mette in sicurezza i propri conti: grazie ad un prestito statale, che purtroppo questa Regione comunque dovrà, con una serie di mutui, onorare negli anni.
Diciamo che le passate gestioni politiche di questa Regione mettono sicuramente a carico di chi amministrerà e delle persone che lavoreranno in questo Ente i conti pubblici regionali, nei quali l'80% della spesa sappiamo tutti benissimo andare a coprire le spese nell'ambito del sistema sanitario regionale.
Il tema forte nel sistema sanitario regionale è quello dei pazienti non autosufficienti e quindi la fuoriuscita dal piano di rientro, cosa che non abbiamo ancora data per certa. Viviamo peranto un po' un momento di precarietà rispetto al discorso dei LEA o degli extra LEA per quel che riguarda i pazienti non autosufficienti e la possibile copertura della domiciliarizzazione delle relative prestazioni, che porterebbe comunque ad un grosso risparmio e ad un abbattimento delle liste di attesa che sono un grosso problema a livello regionale e che stanno diventando lunghe anche in aree più periferiche rispetto a quella di Torino, che è sempre stata maggiormente in crisi da questo punto di vista: mi dicono dai territori che iniziano a sentirsi delle problematiche. I pazienti passano dal Pronto soccorso per evitare le liste d'attesa e questo crea dei problemi.
Se poi guardiamo all'altro fronte regionale importante, quello del trasporto pubblico, da quanto ci ha detto l'Assessore - e anche a questo proposito viviamo un momento di precarietà - si riesce a coprire la spesa per il trasporto pubblico grazie all'abbattimento dell'IVA all'Agenzia unica dei trasporti, alle multe e alle sanzioni. Ovviamente questo ci fa impensierire, soprattutto anche viste la gara che "spacchetterà" il sistema regionale pubblico e questa nuova sperimentazione che la Regione ha scelto di portare avanti.
Sul piano ambientale, abbiamo approvato, sì, un piano amianto - come diceva giustamente il primo relatore del Partito Democratico -, però questo non vuol dire aver risolto il tema dello smaltimento dell'amianto, in quanto sappiamo che le discariche attualmente presenti in regione coprono solo un quarto delle necessità di smaltimento e, quindi, per tre quarti lo smaltimento dell'amianto è ancora tutto da fare; inoltre, il Piano amianto non individuava le risorse per lo smaltimento. La nostra proposta credo sia più che sensata: perlomeno calmierare i costi di smaltimento considerato che risorse non ce ne sono - c'è questa grossa difficoltà vista la situazione dei conti - e utilizzare, come viene fatto in altri Paesi d'Europa, le miniere dismesse. Lo ritengo importante, anche perché in questo modo si evita di consumare territorio per discariche di superficie che, oltretutto, l'Europa ci sconsiglia sia per motivi ambientali che di sicurezza.
Presto approveremo il Piano rifiuti, che per questa regione potrebbe diventare un volano economico importante, però - qui la nostra critica è molto forte - si devono perseguire obiettivi di riciclo della materia quindi di economia circolare, che non vuole dire bruciare il rifiuto indifferenziato trattato e farlo diventare combustibile solido secondario così non si crea occupazione ma solamente inquinamento - però, purtroppo la Valutazione Ambientale Strategica di questo Piano regionale rifiuti ha compiuto questa scelta.
Sappiamo che all'interno di questo piano convivono due scelte parallele; a nostro parere, occorrerà sviluppare - qui sarebbe anche bene che la Regione facesse delle scelte, con ciò intendendo anche scelte economiche - tutta la questione dell'impiantistica, in quanto il Piemonte ha scelto da anni di non realizzare l'impiantistica, appunto, per l'economia circolare.
Qui, veramente, si potrebbe aprire un grosso capitolo, che creerebbe grande occupazione, che a parole si racconta di creare con le grandi opere in realtà, negli anni - quindi, ci ricolleghiamo al tema dei trasporti - il trasporto merci sull'asse Torino-Milano è crollato. Quindi, a parole si dice che si vogliono spendere 10 miliardi per realizzare il tunnel di base in Val di Susa, in realtà non si riesce nemmeno a far ripartire il trasporto merci su ferro laddove si può fare - e mi riferisco alla Torino Milano, dove si è realizzata una linea ad alta velocità, spendendo 8 miliardi di denaro pubblico e cancellando, di fatto, da qualsiasi tipo di programmazione il trasporto merci - però, a parole, si dice che il tunnel di base farà ripartire il trasporto merci, anche se non si capisce dove poi si farà passare, però questa è la situazione.
Lo stesso lo osserviamo relativamente alla situazione di Finmeccanica con gli F-35. Qui lo Stato ha speso un miliardo per lo stabilimento Faco di Cameri per produrre cacciabombardieri che possono portare bombe nucleari che è in contraddizione con il trattato di non proliferazione nucleare perché gli italiani non possono gestire bombe nucleari non essendo una nazione nucleare, però, "chi se ne frega"! Abbiamo raccontato barzellette di ogni tipo: prima, l'ex Presidente della Regione parlò di 10 mila posti di lavoro; poi, la Ministra Pinotti parlò di 6 mila posti di lavoro al territorio novarese. Mi dispiace per i novaresi che hanno creduto in questa grande infrastruttura, in realtà questo stabilimento ha consentito solo 100 posti di lavoro, perché noi non deteniamo la tecnologia, siamo solo semplici assemblatori. Oltretutto Finmeccanica vive un momento di crisi, caratterizzato dall'assenza di progettazione e di investimento in progettazione, tanto è vero che le RSU ci segnalano che in Finmeccanica, dal 2016, ci sarà una carenza di occupazione - che ci preoccupa assai - ma, soprattutto, il fatto più grave è l'assenza di strategia industriale. A noi sembra che Moretti sia più un curatore fallimentare che un amministratore delegato, che ha solo in testa una one company militare che deve supportare le grandi politiche militari di nuovo ordine militare internazionale, che l'America, a partire dalla caduta del muro di Berlino, ha sviluppato facendoci sprofondare in quella che possiamo definire la terza guerra mondiale.
Io presenterò due ordini del giorno.
Per quanto riguarda il primo - visto che un tema positivo nelle politiche ambientali c'è, e sono i soldini che lo Stato ha messo sulla gestione integrata delle acque - dallo studio del territorio sappiamo che ci sono delle problematiche nella gestione integrata delle acque e riconosciamo fondamentalmente e in estrema sintesi due problemi: da una parte, la presenza sul territorio di tremila piccoli depuratori per centri abitati inferiori ai duemila abitanti equivalenti che non riescono a svolgere la loro azione di depurazione, e laddove vi sono questi cosiddetti depuratori - che in realtà depurano ben poco - ci sono problemi di inquinamento delle acque.
Allora, riteniamo importante realizzare delle opere di collettamento con i depuratori, però sappiamo anche - e questo non solo nel patrimonio dell'Unesco e nel Parco del Ticino - che ci sono grossi problemi, nel senso che le acque che fuoriescono dai depuratori sono ancora cariche di sostanze fondamentalmente nutrienti (nitrati e fosfati), che fanno anche cambiare lo stato trofico delle acque superficiali.
Questo è il primo ordine del giorno che....



PRESIDENTE

Consigliere Andrissi, vuole un caffè?



ANDRISSI Gianpaolo

Se posso bere un goccio d'acqua...
Grazie, Presidente, mi si era proprio seccata la gola, già non ho molta voce.
Quindi, quest'ordine del giorno riguarda il ciclo integrato delle acque.
L'altro ordine del giorno lo presenteremo su una questione di cui mi sono molto appassionato: gli imprenditori agricoli onesti chiedono al territorio una nostra azione, quindi devono essere sicuramente tutelati, mi riferisco al falso riso bio. Qui credo non occorra solo un'azione repressiva ma anche un'azione propositiva. Infatti, ci siamo accorti che gli agricoltori che vogliono passare a un'agricoltura meno impattante sul territorio - sappiamo che le acque di falda superficiali, come ci dice l'Arpa, sono fortemente inquinate da fitofarmaci - devono essere accompagnati, quindi presenteremo la richiesta per sviluppare un vademecum di tecniche agronomiche. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come hanno ricordato alcuni Consiglieri, l'anno 2015 si è chiuso con la stima del disavanzo sostanziale della Regione Piemonte, da coprire nei prossimi anni, di oltre un miliardo e duecento milioni. Nel 2016 abbiamo aperto questa discussione in modo diverso rispetto lo scorso anno. Il Consigliere Andrissi diceva che siamo stati salvati dal Governo grazie al cosiddetto "Salva Regioni", credo che, di fatto, non siamo salvi e non credo che si possa dire che questo Governo abbia regalato qualcosa a questa Regione. Semplicemente, noi pagheremmo tutto il nostro indebitamento e pagheremo anche quei debiti fuori bilancio che sono stati creati negli scorsi anni.
Quello che, in realtà, non ha detto il Consigliere Andrissi e che non è emerso abbastanza, è che se la Regione non sarà in grado di continuare a ristrutturare il proprio debito, come abbiamo fatto in questi due anni e se, in parte, anche lo Stato non interverrà in modo diverso rispetto alla riduzione delle entrate alle Regioni, difficilmente noi riusciremo a garantire lo stesso livello dei servizi e, di fatto, le politiche che fin qui abbiamo sostenuto.
Per questo negli scorsi mesi abbiamo approfondito alcuni temi, abbiamo intanto detto che non eravamo disponibili, così come credo anche la Giunta ad aumentare ulteriormente le tasse, a partire dall'Irpef, anche perché è stata già una manovra dolorosa che ha provato, quando l'abbiamo fatta all'inizio di questa legislatura, ad aumentare per gli scaglioni medio-alti e provare a non fare quello che il centrodestra aveva fatto nella legislatura precedente, cioè aumentare anche nei primi scaglioni quelli sui quali, per intenderci, incide di più sulla popolazione più povera.
Alla fine dello scorso anno abbiamo proposto un'analisi. Abbiamo fatto un'analisi lunga sulla rimodulazione dell'Irap, abbiamo cercato di spiegare all'Aula alcuni modelli, fra cui quelli della Regione Toscana e Regione Emilia, avessero, da quella quota 390, provato a rimodulare l'Irap per alcune categorie. Abbiamo iniziato a proporre all'Aula, che tra l'altro ha votato favorevolmente, l'aumento dell'Irap per alcune categorie, fra cui banche e assicurazioni, trafori e autostrade. Questo, qualora venisse approvato, almeno spero, entro la legge di assestamento per il 2017 vorrebbe dire alcune entrate straordinarie, che potrebbero diventare ordinarie, per più di 16 milioni di euro.
Abbiamo chiesto, da quest'anno, se vi ricordate, già nell'ultima discussione avvenuta nel 2015, di iniziare a considerare nelle entrate di questo anno, e sarà il primo anno, tutte le entrate da gioco d'azzardo.
Anche lì, sarà difficile capire quanto lo Stato ce le riconoscerà. Come avete visto da una conferenza stampa, tra l'altro fatta anche dal Vicepresidente, la fotografia di quello che viene riconosciuto alle Regioni, oltre la quota sanitaria, è molto discrezionale ed è legata a misure che le Regioni hanno fatto. Le entrate che vedete, infatti, più alte di altre Regioni, sono legate alle manovre discusse negli ultimi due anni.
Non è detto che lo Stato ci riconosca, da subito, queste nuove entrate così come non è detto che si riesca a fare quello che altre Regioni hanno fatto, anche grazie ad un accordo con l'Agenzia delle Entrate. Anche lì il Vicepresidente ha già risposto, questo protocollo con l'Agenzia delle entrate ha iniziato a dare i suoi frutti.
Ricordo che da dati di Confindustria - quindi neanche di noti giornali comunisti come si potrebbe pensare - ci risulta che il tax gap italiano continua ad essere di 223 miliardi di imponibile sull'Irap. Vuol dire, per intenderci, che se noi prendiamo la quota parte di evaso della Regione Piemonte dal 2010 al 2015 - facciamo una stima ipotetica del 7%, non siamo neanche al 10% sull'imponibile dell'Irap - vuol dire che quella quota evasa, per quota parte, vuol dire qualcosa sotto i 20 miliardi di euro di imponibile.
Per intenderci, anche lì abbiamo fatto uno studio che abbiamo presentato. Le più grandi imprese piemontesi, anche se hanno un imponibile che deve essere del 20-30% dell'imponibile totale, contribuiscono all'entrata dell'Irap, che ricordiamo sono poco più di due miliardi, per solo il 7%.
Ci sono grandi imprese piemontesi che hanno aumentato gli utili, negli ultimi anni, e non hanno più pagato un euro di Irap. Lo diciamo con più chiarezza a chi, qualche mese fa, ci ha chiesto un po' di tempo di riflessione sull'aumento dell'Irap, a chi aveva spostato la sede fiscale o sede legale all'estero dicendo: ma se aumentiamo l'Irap, poi non ce la pagano più. Colleghi, non vi preoccupate, non ce la pagano da tempo. Sto dicendo che non ce la pagano da cinque anni.
Lo dico alla Consigliera Porchietto che era molto preoccupata della nostra presa di posizione perché diceva: allora vuol dire che vogliamo aumentare l'Irap solo alle grandi imprese? Noi vogliamo semplicemente che chi deve pagare le tasse, le paghi. Non è possibile che alcuni piccoli contribuenti, che sono il vostro tabaccaio, il vostro giornalaio, il vostro medico di riferimento, che questi imprenditori paghino più tasse di alcune grandi aziende piemontesi. Giustamente l'Assessore Reschigna ha detto: far vedere questi dati all'Agenzia e cercherò di capire dov'è l'anomalia.
Certo, l'imponibile della Lombardia è del 17% sul totale, e noi siamo al 7,6%, ma loro più o meno incassano quattro volte in più di quello che incassiamo noi. Allora qualcosa c'è che non funziona nel nostro sistema.
Dico anche che se la nostra flessione è stata da due miliardi e mezzo a due miliardi, quei 500 milioni non sono evaporati solo per le crisi industriali. C'è qualcuno che, scientificamente, ha provato a non pagare le tasse in questa regione. Credo che anche questo sarà un tema da affrontare nei prossimi mesi.
L'anno è iniziato anche con un'altra triste notizia. Sono più di trenta mila i piemontesi che non hanno più copertura e non hanno più ammortizzatori sociali. Credo che abbiamo iniziato un po' in solitudine, ed è merito anche del Presidente Chiamparino, abbiamo provato come Regioni ad introdurre un tema che non può essere lasciato solo al dibattito locale.
Cioè il fatto che, avendo in questa regione più o meno 220 mila piemontesi in cerca di lavoro, avendo una fotografia che ci parla di 140 mila neet cioè cittadini piemontesi che non sono né in cerca di lavoro né in cerca di formazione, è chiaro che la Regione, da sola, non può risolvere quello che alcune riforme degli ammortizzatori sociali non hanno risolto. Sto parlando dell'Aspi, della Naspi, della Miniaspi, sto parlando di tutti quegli ammortizzatori che continuano a non coprire questa grande platea di popolazione piemontese.
Come sapete, insieme ad altri 14 Consiglieri, la gran parte del Partito Democratico, abbiamo iniziato con una legge, chiamata reddito d'autonomia in Piemonte, a lanciare la discussione anche in termini legislativi, sapendo che solo la fiscalità regionale e solo lo Stato potrà con l'articolo 8 di quella legge, garantire la copertura per quegli ammortizzatori.
Hanno ragione i colleghi che hanno detto: non possiamo aspettare lo Stato su questo. È da 5 anni che si discute di redditi minimi garantiti, ed è da 15 anni che lo Stato continua ad evadere su questo tema.
Credo che questa legge vada fatta a livello piemontese, così come hanno approvato, poche settimane fa, in Puglia, un testo dissimile da quelli presentati qua, ma che va, in qualche modo, nella direzione di dare un sostegno alle persone precariamente occupate, disoccupate o inoccupate. E credo che la discussione vada fatta nelle nostre Aula anche per armonizzare il nostro lavoro con il delicato lavoro che per esempio l'Assessore Ferraris sta facendo sui Tavoli nazionali, per evitare che vengano buttate via, come sulla social card, le risorse per la povertà, che - continuo a ribadirlo - sono insufficienti per la discussione che stiamo affrontando.
Ma ritengo positivo il fatto che questo Consiglio affronti la sua lettura della crisi e affronti anche le misure che dobbiamo mettere in campo.
Mi rivolgo all'Assessora Pentenero, che al momento non è in Aula, ma che è stata presente fino a poco fa: giudico importante dare un salvagente alle persone che sono in mezzo al mare, e magari, dopo, dargli anche un voucher per imparare a nuotare. Ma guardate che se in alto mare si dà un salvagente e gli si lascia un voucher, quelle persone resteranno in mezzo alla bufera e non torneranno nelle nostre coste.
Lo dico così: evitiamo di mischiare i 1.500 euro una tantum con un reddito di autonomia. Evitiamo di dire che dare 500 euro per tre mesi è dignitoso, perché a mio avviso non lo è e in più non risolve il problema che stiamo potendo. Cerchiamo, invece, in questo lasso di tempo che ci separa dalle leggi che spero approveremo entro l'estate (lo dico perch magari, passate le elezioni comunali ci sarà un clima più favorevole per discutere, almeno spero, perché non vorrei che questi intenti dilatori fossero per spostare semplicemente l'ostacolo a qualche mese più in là) di far sì che i soldi che spendiamo adesso (penso, ad esempio, alla formazione professionale) vengano spesi meglio, così come auspico che vengano spesi meglio i fondi per la garanzia giovani, che rischiano, a mio avviso, di essere un incentivo in più alle aziende, che tra l'altro spesso non ne hanno bisogno (basta vedere i dati del jobs act per rendersene conto).
La ringrazio, continuerò in fase di presentazione degli emendamenti.



PRESIDENTE

La ringrazio, Presidente Grimaldi, per il contributo che ha voluto offrire alla discussione.
Prima di chiudere la discussione generale, do la parola all'Assessore Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio

Grazie, Presidente.
Innanzitutto voglio ringraziare, per i contributi che stanno offrendo alla discussione odierna, i tre relatori e i Consiglieri che hanno ritenuto di portare il loro intervento a questo dibattito generale. Cercherò di non occupare molto tempo, anche se mi sembra opportuno fare alcune riflessioni e, soprattutto, offrire già da oggi alla valutazione del Consiglio regionale alcuni elementi che collegano la discussione sulla legge di bilancio alla prossima discussione sull'assestamento di bilancio.
Partirei da una riflessione che ha proposto il Consigliere Appiano, ma anche il Consigliere Vignale nella sua relazione.
Questa è la prima legge di bilancio che, avendo come riferimento il decreto legislativo n. 118, deve garantire, in sede di approvazione della stessa, l'equilibrio di bilancio. Cercherò di spiegare che cosa questo significhi in parole sufficientemente comprensibili.
Sostanzialmente, questa legge di bilancio, forse per la prima volta da molti anni a questa parte, toglie alla discrezionalità della Giunta regionale il tema della gestione degli stanziamenti. Perché, com'è stato evidenziato, da sempre c'era un profondo disallineamento tra quelli che erano gli stanziamenti contenuti nella legge di bilancio e nell'assestamento di bilancio e quelle che erano le effettive risorse che venivano messe in circolo durante l'anno; questo avveniva attraverso l'atto che assumeva la Giunta regionale delle assegnazioni, che quasi mai coincidevano con gli stanziamenti previsti a bilancio.
È stato tolto un potere alla Giunta. Io ne sono contento, ma vorrei che il Consiglio regionale si rendesse conto che non ha tolto un potere alla Giunta questa norma, ma ha caricato di una responsabilità il Consiglio regionale. Significa, sostanzialmente, che anche la discussione che stiamo facendo e che abbiamo fatto in Commissione sulla legge di bilancio non pu prevedere cifre che stanno al di fuori della compatibilità, ma impone di fare delle scelte di priorità (su cui ci sono legittimamente opinioni diverse) su quali risorse certe e per quali finalità queste risorse devono essere assunte.
Per la prima volta, se vogliamo, da anni a questa parte, il Consiglio regionale affronta questa discussione partendo dal quadro delle compatibilità o, come ha definito il Consigliere Appiano nel suo intervento, dagli scenari che sono di fronte a noi.
Cercherò di riassumerli molto sinteticamente senza tediarvi.
Affrontiamo questo 2016 con una somma di disavanzi che devono essere ancora coperti pari a 3 miliardi e 126.845.604,96 euro. A questa cifra abbiamo già tolto la quota parte di un decimo e la quota parte di più di un trentesimo che è stata già assorbita dall'esercizio 2015.
Affrontiamo questo esercizio con il più alto livello assoluto di indebitamento nella storia della Regione Piemonte. Alla fine del 2015 il livello di indebitamento della Regione, considerando mutui, anticipazioni (che non è un indebitamento, ma è comunque un onere che deve essere restituito) e operazioni sui derivati, era di 10.043.906.858,65 euro. Non c'é stato esercizio nella storia della Regione che abbia raggiunto questo livello di debito! Questo debito complessivo calerà nel corso degli anni e arriverà alla fine della legislatura ad un importo pari a 8 miliardi e 881 milioni e rotti. Dunque, a carico di questa legislatura regionale c'é una restituzione di oltre 1 miliardo e 200 milioni (da qui alla fine della legislatura) dell'importo complessivo del debito. Avere questo debito complessivo significa avere delle pesanti conseguenze in termini di allocazione delle risorse sul bilancio dei nostri esercizi.
Anche qui poche cifre: nel 2015, che è stato un anno di moratoria sui mutui Cassa Depositi e Prestiti, abbiamo restituito complessivamente, tra quote capitali e quote interessi, 335.264.000 euro.
Nel 2016, questi 335 milioni saliranno a 447.207.000. Nel 2017, che sotto questo aspetto è l'anno peggiore, l'onere della restituzione salirà a 602.542.681.
Dal 2018 l'incidenza di questa voce sul bilancio della Regione sarà di 534.719.000 euro e per molti anni questo importo rimarrà stabile all'interno dei diversi esercizi.
Voglio ricordare al Consiglio regionale che, se confrontiamo questi dati con quelli delle Regioni più virtuose, con cui pure dobbiamo confrontarci (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana), loro questa voce all'interno del bilancio ce l'hanno ad un 1/3 della nostra: per loro l'onere della restituzione del debito è un 1/3 del nostro onere.
Vorrei dire che, in questi due anni, circa dall'inizio della Legislatura - vorrei essere chiaro su questo punto - abbiamo fatto tutta una serie di operazioni con la consapevolezza che non potevamo agire unicamente sul breve periodo scaricando costi sul medio e sul lungo periodo. Anche quando abbiamo fatto l'operazione di rinegoziazione dei mutui Cassa Depositi e prestiti, se dovevamo guardare gli interessi di questa legislatura, io sarei stato tranquillamente a tasso variabile invece li abbiamo portati a tasso fisso (al 2,5%) perché avere un debito di queste dimensioni a 30 anni a tasso variabile significava non correre rischi noi, ma far correrete dei potenziali rischi alle future legislature regionali.
Quindi, abbiamo cercato di operare attraverso scelte che consentivano di tenere insieme la gestione di una situazione certamente emergenziale con la volontà molto forte che questa gestione di situazione emergenziale non scaricasse oneri sul futuro.
L'ultimo scenario, con il quale dobbiamo fare i riferimenti e i conti è che avere alla fine del 2015 ancora circa 3 miliardi di euro (3.126.000.000 di euro) di disavanzi da coprire significa non un problema in termini di bilancio della Regione cioè di assunzione di quota parte di questo disavanzo per ciascun anno, ma significa avere in giro qualche decine di migliaia di soggetti in Piemonte che sono creditori di questo importo nei confronti della Regione Piemonte. In parole povere, significa vivere con un disallineamento che, ad oggi, è di un anno e mezzo circa tra quella che è la competenza e quella che è la cassa della Regione.
Quando, in questi giorni, assumendo e onorando gli impegni che ci siamo assunti, abbiamo saldato tutti i debiti nei confronti dei Consorzi dei servizi sociali relativi all'esercizio 2014 (62.500.000 euro), a noi è sembrato di fare un'operazione di grande respiro che veniva incontro alle esigenze di quelle persone; o quando stiamo saldando, anche qui onorando gli impegni, entro la fine di marzo tutti i debiti di competenza del 2014 il che vuol dire anche un pezzo del 2015 sulla cultura; o quando stiamo pagando qualche decina di milioni di euro alle Agenzie formative che vantano crediti su questo tema; o quando stiamo pagando il buono scuola relativamente all'anno 2013-2014, a me sembra di dare un grande contributo alla soluzione del problema, ma nello stesso momento ho la consapevolezza di dirlo con molta umiltà.
Perché una Regione che considera questi traguardi importanti è una Regione che era in una condizione difficile, ma ancora oggi non è nelle condizioni di garantire un rapporto di normalità nei confronti di quelle decine di migliaia di soggetti.
Allora, se questo è il contesto nel quale affrontammo la discussione di questa legge di bilancio, è bene che sia chiaro a tutti noi un elemento; lo dico perché credo che questa Amministrazione regionale a) non abbia perso tempo in polemiche sul passato; b) abbia voluto un rapporto molto chiaro su questi temi nei confronti dell'intero Consiglio regionale. Noi non siamo ancora in una condizione di equilibrio di bilancio. Perché, nel 2016, la nostra capacità di spesa è dipendente ancora da entrate straordinarie e perché nel '17 e nel '18 la nostra capacità di mantenere quel livello di spesa del 2016 è dovuta a un fatto straordinario. Non a un trucco, ma all'applicazione - sia chiaro - di un principio contabile che consenta alla Regione di iscrivere proventi dall'addizionale IRPEF non secondo il principio di cassa, ma secondo il principio di competenza.
Signori, sia chiaro: ad oggi, prima di questa operazione non avevamo un euro di residuo attivo come addizionale IRPEF da riscuotere, quando le altre Regioni d'Italia aveva residui attivi relativamente all'addizionale IRPEF da riscuotere. E quando questo principio contabile lo applicano la quasi totalità delle Regioni d'Italia vuol dire che utilizziamo un'opportunità, ma non è questo il problema che volevo affrontare con voi.
Volevo ribadire un concetto: noi non siamo ancora in una condizione di equilibrio di bilancio, la condizione di equilibrio di bilancio la si avrà quando il rapporto tra entrate e spese e la capacità di mantenere un livello adeguato di spesa, che non determini conseguenze negative sulla comunità piemontese, sarà dato da entrate ordinarie e non da entrate straordinarie.
Detto questo, io considero che in questo momento, in queste condizioni anche per le riflessioni che venivano proposte circa i tagli, le difficoltà, le riduzioni che stanno subendo da molti anni a questa parte le Regioni nel rapporto con il Governo centrale e anche considerando la nostra condizione di partenza, io considero un fatto importante che noi si possa dire che stiamo riuscendo a mantenere un livello di capacità di spesa, non ottimale, ma quello che ci è consentito, nel '16, nel '17 e nel '18.
Lo stiamo facendo (anche su questo voglio recuperare 30 secondi della vostra attenzione) con un'unica operazione di incremento della pressione fiscale. Quella fatta alla fine del 2014, per 100 milioni di euro.
Operazione che abbiamo voluto caratterizzata da elementi di equità sociale mettendo in protezione tutti gli scaglioni di reddito sino a 26 mila euro per quanto riguarda l'addizionale IRPEF e che non ha coinvolto l'IRAP.
Quando siamo andati al MEF a rappresentare la situazione, la cosa che ci è stata chiesta è: "Ma vi rendete conto che alle altre Regioni che ci hanno chiesto un intervento noi abbiamo imposto IRAP al massimo e addizionale IRPEF al massimo?".
Questa è la trattativa che è stata fatta, ma è una trattativa che - sia ben chiaro - non è vissuta sui rapporti amichevoli tra Governo regionale e Governo nazionale! Non ci hanno fatto gli sconti! E' stata vissuta all'interno dell'assunzione di una responsabilità da parte dell'Amministrazione regionale.
E' vero che senza l'operazione fatta, prima con la nomina del Presidente Chiamparino come Commissario straordinario, poi con l'operazione contenuta nella legge di stabilità 2016, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, noi abbiamo risolto una parte dei problemi. Ne abbiamo ancora molti, ma questo dovrebbe essere motivo di soddisfazione, perché se invece di partire con un disavanzo derivante dal 2015 di 3 milioni e 123 mila euro noi partissimo con un disavanzo di 7 miliardi e 500 milioni quale sarebbe stato senza quelle operazioni - questa Regione avrebbe chiuso bottega! O se, al posto di chiudere le ultime operazioni sul DL 35, fatte nel 2015, per 1 miliardo e 700 milioni noi avessimo ancora oggi ulteriori debiti per un miliardo e 700 milioni, avremmo messo in ginocchio l'economia piemontese.
Questo è il quadro da cui partire, anche se ho ascoltato contributi interessanti nel corso di questo dibattito e delle relazioni. Molti interventi hanno evidenziato il fatto che manca questo, manca quello, ecc.
Lo so benissimo e - se volete - l'elenco fatto nel corso di questo dibattito è parziale. Io potrei aggiungere, facendo l'affronto e il confronto con il passato, tutte le cose che mancano all'interno di questa legge di bilancio, ma, in questo momento, questa è la nostra condizione questo è il quadro dentro il quale noi dobbiamo scrivere o descrivere il contributo che questa legislatura dà al Piemonte.
Su questo, voglio rivendicare (non io, personalmente, ma l'Amministrazione presieduta dal Presidente Chiamparino) una questione: nel predisporre il bilancio 2015 e il bilancio 2016 abbiamo fatto delle scelte politiche, non dei tagli lineari. Sono scelte politiche, perché ci sono ambiti d'intervento storicamente occupati dal bilancio della Regione che sono pari a zero o vicini a zero e ci sono ambiti di spesa che, rispetto alla precedente legislatura, nel 2015 sono cresciuti e si mantengono allo stesso livello di spesa nel 2016. Sono, ad esempio, gli interventi sull'Università, non perché abbiamo voluto marcare per gusto politico una distinzione rispetto al passato, ma perché crediamo che in un momento di crisi, di difficoltà, di trasformazione come quello che sta vivendo la comunità piemontese, tutto possiamo permetterci tranne il fatto di non investire sul capitale umano, che è fattore di crescita, di innovazione, di speranza e di costruzione del futuro.
Abbiamo applicato delle riduzioni sulle politiche sociali, nel 2015 e nel 2016, per 2 milioni e mezzo di euro. Sono riduzioni assolutamente minimali rispetto a quello che abbiamo dovuto applicare su altri ambiti d'intervento della Regione, dove abbiamo tagliato del 60 o del 70%, e dove abbiamo fatto fortissime operazioni di spending review. La più evidente: in un anno, meno 9,2% sul costo del personale, ma potrei anche dire una serie di microvoci.
Nel 2015, siamo arrivati a tagliare del 48% le spese per trasferte e per missioni. Non sono milioni, ma è per dire che sotto il nostro spettro ci sta la grande cifra e il tentativo di ricondurre, all'interno di una logica di compatibilità, tutta una serie di interventi.
Pertanto, qual è l'impostazione, quali sono le scelte che sono state fatte all'interno di questa legge? Primo: garantire con la legge di bilancio tutte quelle risorse e quegli interventi che per essere efficaci hanno la necessità, già da oggi, di avere la garanzia degli stanziamenti pluriennali. Lo diceva il Consigliere Appiano: avere la possibilità, oggi, di fare i bandi sui tre fondi strutturali europei, che non valgono solamente per il 2016, ma per il 2017 e il 2018, significa poter anche mettere in moto una serie di iniziative e di attività che possono essere di utilità e di positività.
Secondo: mantenere un livello e una capacità di intervento sulle politiche sociali, perché ci rendiamo conto che senza questo intervento ci sarebbe qualcuno, in questa regione, che si troverebbe in una condizione di abbandono, di maggior difficoltà. La qualità della vita all'interno della nostra regione peggiorerebbe.
Questa è una scelta che abbiamo confermato all'interno di questa legge di bilancio.
Terzo elemento: c'è un ridimensionamento sui fondi della cultura rispetto al passato? Sì. Non c'è la scelta di non considerare la cultura come fattore capace di dare un contributo importante sulla costruzione di un futuro della nostra regione. E quello che stiamo tentando di fare, che non è solamente spesa corrente, ma anche utilizzare strumenti - su cui tornerò - per investimenti sul recupero del patrimonio naturalistico culturale, architettonico, va dentro questo tipo di consapevolezza.
Dicevo prima che con la legge di bilancio noi abbiamo attivato una serie di attività, di allocazioni di risorse, che cercheremo di completare con l'assestamento.
Con la legge di bilancio abbiamo inserito un elemento (è nell'articolato) che consente di avviare - io dico - la terza operazione più importante che si sta facendo all'interno di questa legislatura regionale. La prima e la più importante è quella che ha riguardato la sanità, e se noi usciremo, nel corso di questo anno, dal piano di rientro sulla sanità è perché abbiamo fatto i conti con noi stessi ed è perché ci siamo assunti una responsabilità molto forte.
Ma questa non è un'operazione contabile: questo è lo strumento e il passaggio obbligato affinché la Regione, riacquistando un'autonomia di intervento, possa effettivamente ritornare ad investire su questo Piano e non più solo sugli ospedali.
Mi sembra che i ragionamenti, le riflessioni, le proposte e i piani che l'Assessore sta portando avanti, vadano in questa direzione.
Il secondo si riferisce all'operazione sul bilancio della Regione.
La terza operazione, invece, riguarda il tema della finanziaria regionale.
Sotto quest'aspetto, condividendo alcune questioni già emerse nel corso del dibattito, anticipo che sarà presentato un emendamento, da parte della Giunta regionale, che porterà, in capo al Consiglio regionale, con una delibera, il compito di definire le linee, gli indirizzi e gli obiettivi che la finanziaria regionale, così fortemente ricapitalizzata, dovrà attuare nel corso del triennio e di prevedere, con questo emendamento che depositeremo, che annualmente, in occasione della legge di bilancio, queste linee e questi obiettivi siano sottoposti, dal Consiglio regionale, a verifica rispetto allo stato di attuazione e a puntualizzazione e precisazione rispetto alle modifiche che nell'arco del documento triennale dovranno essere ripresentate.
Questo perché abbiamo la consapevolezza della delicatezza, abbiamo la convinzione dell'importanza dell'operazione e non consideriamo, questa norma, come una delega in bianco nei confronti della Giunta regionale.
C'è un ruolo di programmazione, e questo ruolo di programmazione è responsabilità del Consiglio regionale.
La Giunta regionale, con questo emendamento, vuole riportare fortemente in capo al dibattito nel Consiglio regionale la responsabilità di indirizzare questo tipo di trasformazione e di indirizzarla verso gli obiettivi che riteniamo più importanti.
Così come alcune questioni. guardate, gli emendamenti, al di là di quelli presentati dai Gruppi, saranno presentati dalla Giunta, e tra gli emendamenti della Giunta ci saranno alcune delle sensibilità che Gruppi di maggioranza e di opposizione hanno evidenziato nel corso del dibattito.
Mi sembra che, nel corso del dibattito, il tema della morosità incolpevole e del fondo sociale sull'edilizia è stato posto da tutti; il tema della Popillia japonica, che sta diventando un tema delicato per molti (ed anche per molti operatori economici dell'agricoltura in un pezzo del Piemonte), è stato posto e lo poniamo; il tema di una detrazione adeguata per quanto riguarda IPLA, sarà uno delle questioni; il tema di una dotazione che riguarda l'applicazione della recente legge sui centri antiviolenza è un'altra delle questioni che cercheremo, nel limite delle nostre possibilità attuali, di poter indirizzare con emendamenti all'interno di questo disegno di legge, dove non muoveremo grandissime risorse, perché non abbiamo la capacità e la possibilità di farlo.
Dico anche che, in relazione a dibattiti e a sollecitazioni espresse le questioni prioritarie che ci porremo, con l'assestamento di bilancio riguarderanno, innanzitutto, la locazione delle risorse sugli atti di programmazione che il Consiglio regionale ha votato.
Quindi: bonifica amianto, perché all'interno di quel Piano approvato dal Consiglio regionale c'è una necessità di risorse maggiori; tematica sui rifiuti; tematica relativamente alle questioni oggetto di recenti indirizzi da parte del Consiglio regionale, con atti di indirizzo, sul sostegno ad un pezzo consistente dell'economia turistica piemontese, che è quella invernale e la tematica del sostegno sotto questo aspetto.
Affronteremo, quindi, questi temi e assumiamo questi impegni, che devono essere collocati all'interno dell'assestamento di bilancio.
Se il Consiglio regionale riterrà di offrire atti di indirizzo, tali atti di indirizzo dovranno essere compatibili con il quadro delle nostre possibilità e con le scelte politiche di cui ci assumiamo la responsabilità, sia ben chiaro.
E' chiaro che, indipendentemente dal fatto se è mio o tuo, questi sono impegni che la Giunta assumerà nella prossima elaborazione del disegno di legge di assestamento di bilancio.
Sono stato più lungo della mia volontà, però ribadisco una questione: all'interno di questi due anni, con elementi a volte più semplici e a volte più complicati da dover gestire, complessivamente - se ne parlava anche nei giorni scorsi con il Presidente Chiamparino - su questioni riguardanti la capacità dell'Istituzione Piemonte di essere un soggetto utile per la comunità piemontese e sulla difficoltà che abbiamo trovato - e che stiamo cercando di gestire - dobbiamo riconoscere che abbiamo trovato una responsabilità molto forte all'interno del Consiglio regionale.
Se posso dire, la responsabilità più forte se l'è dovuta prendere la maggioranza, perché a volte non è semplice andare a trasferire il quadro dentro il quale operiamo e confrontare questo quadro, e il dovere assumere queste scelte, con tutta una serie di puntuali questioni localistiche, che certamente hanno dignità ed importanza, ma che molto difficilmente possono stare assieme oggi, in un momento in cui è molto importante scegliere.
Credo che questa responsabilità politica forte, che la maggioranza che ci sta sostenendo ha assunto, sia elemento importante, perché attraverso questi passaggi difficili e complicati, anche con qualche momento di tensione nella dimensione locale, si costruisce il futuro della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Ho una proposta che penso possa essere condivisa e condivisibile. Visto che mancano quaranta minuti al termine, potremmo affrontare l'esame degli atti di indirizzo; in particolare, è rimasta in sospeso la votazione del testo sui lupi: mancano praticamente, forse, uno o due interventi più la votazione e ritengo che in questo breve tempo che abbiamo ancora oggi possiamo portare a termine l'esame di quell'atto di indirizzo più eventualmente, quello di altri successivi.



PRESIDENTE

So che sulla "questione-lupi" c'è un ampio dibattito in corso per addivenire ad un equilibrio e ad una voce unica all'interno della maggioranza. Mi chiedono quindi di soprassedere.
Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Chiedo scusa, Presidente. Suggerirei una "volante" Conferenza dei Capigruppo presso il banco della Presidenza per decidere come procedere e per evitare di discutere su come farlo attraverso degli interventi in Aula.
Grazie.



PRESIDENTE

Ottima idea! Prego i Presidenti di Gruppo di volersi recare al banco della Presidenza.
Interrompiamo i lavori per qualche minuto.



(La seduta, sospesa alle ore 17.24, riprende alle ore 17.26)



PRESIDENTE

Riprendiamo la seduta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 648 presentato dai Consiglieri Ottria Accossato, Appiano, Barazzotto, Caputo, Gallo, Gariglio, Ravetti, Rossi e Rostagno, inerente a "Tutela dei complessi aziendali piemontesi del gruppo ILVA, dei lavoratori degli stessi e dell'indotto in seguito ai bandi di cessione a terzi"

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 647 presentato dai Consiglieri Mighetti Andrissi, Bertola, Bono, Campo, Freudiani e Valetti, inerente a "Decreto Legge Salva ILVA. Garanzie occupazionali e produttive per gli stabilimenti piemontesi"

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 651 presentato dai Consiglieri Berutti, Graglia e Ruffino, inerente a "Disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo ILVA"


PRESIDENTE

Se l'Aula acconsente, procediamo con l'esame degli ordini del giorno n.
648, 647 e 651, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola per l'illustrazione del primo testo al Consigliere Ottria.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno riguarda la cessione dei complessi aziendali dell'ILVA. Questo testo è un po' datato, ma ancora attuale in quanto, a seguito del bando di cessione messo in campo dal Governo con la legge 13 del 2016, si prevede un termine utile al 30 giugno per la cessione dell'intero Gruppo. Questa legge prevede anche l'erogazione, in favore dell'Amministrazione straordinaria del Gruppo, di uno stanziamento della somma di 300 milioni per far fronte alle esigenze dell'Azienda che è in crisi, anche rispetto alle note vicende ambientali che riguardano lo stabilimento di Taranto.
Come sapete qui in Piemonte abbiamo due stabilimenti, uno a Novi e uno a Racconigi. Tempo fa il Comune di Novi ha approvato all'unanimità in Consiglio comunale un ordine del giorno che in pratica esprime una preoccupazione per l'attuale assetto dell'impianto di Novi e anche di quello di Racconigi, chiedendo anche una serie di impegni. La scorsa settimana - e questa è una novità rispetto alla data di presentazione dell'ordine del giorno - c'è stata la visita del Commissario straordinario dell'ILVA Corrado Carrubba, il quale ha dato delle rassicurazioni.
In questo ordine del giorno, però, si ritiene fondamentale e si chiede che siano mantenuti i livelli di produttività all'interno del Gruppo, nella consapevolezza che le prospettive degli impianti di Novi e Racconigi siano strettamente legate al futuro dello stabilimento di Taranto e che dalla sorte degli stabilimenti piemontesi dipendano le prospettive occupazionali ed economiche di un bacino territoriale che va al di là dei Comuni su cui risiedono gli stabilimenti stessi. Si ritiene anche necessario che ci siano delle misure che vincolino i soggetti interessati all'acquisto del Gruppo ad assumere impegni precisi rivolti ad evitare delle delocalizzazioni e la chiusura di alcuni siti di produzione, in particolare - appunto - dei due impianti piemontesi, che sono considerati all'avanguardia e che quindi potrebbero essere appetibili dal punto di vista commerciale.
Il rilancio dev'essere affidato ad un soggetto che sia in grado di fare impresa, evitando il cosiddetto "spacchettamento" o "spezzatino" degli impianti stessi. Questo processo dev'essere capace di garantire il processo di ambientalizzazione del sito di Taranto, che è fondamentale per il futuro degli impianti piemontesi.
E' altresì necessario che i 300 milioni di euro che il Governo ha stanziato con la legge "Salva ILVA" possano essere destinati almeno in parte agli stabilimenti di Novi e di Racconigi, al fine di scongiurare mancati interventi nella manutenzione delle linee produttive che potrebbero causare anche interruzioni alla produzione stessa e pure qualche rischio per la sicurezza dei lavoratori.
E' opportuno garantire che nella procedura di accesso al fondo di garanzia istituito tutti i creditori dell'indotto possano avere i pagamenti che stanno aspettando. Tra l'altro, su questo punto avevo già presentato lo scorso anno un ordine del giorno che era stato votato all'unanimità qui in Consiglio regionale.
Il 10 febbraio scorso c'è stata una mobilitazione nazionale che ha visto la partecipazione di tutti gli stabilimenti del Gruppo e del suo indotto, in concomitanza con la data di scadenza delle manifestazioni di interesse: vi hanno partecipato tutti i dipendenti degli stabilimenti di Taranto, di Novi, di Racconigi e di Marghera e la mobilitazione di Taranto ha registrato anche l'adesione di Confindustria e il sostegno del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Tale manifestazione si è incentrata su due richieste specifiche che riguardano il bando di vendita.
Infatti, il bando prevede per i compratori la continuità della produzione ma non viene specificato, rispetto alla produzione, quali siano i livelli che la stessa deve raggiungere, limitando perciò uno degli altri principi previsti dal bando.
Per tutte queste ragioni l'ordine del giorno chiede un impegno alla Giunta a farsi parte attiva presso il Governo affinché vigili attentamente nella presente fase di transizione, fino alla data del 30 giugno, in modo che si possa aumentare il livello produttivo attuale; a vigilare affinché i futuri acquirenti del Gruppo possano essere soggetti che, a fronte di un chiaro piano industriale - come previsto dai decreti passati -, vogliono continuare a produrre acciaio nel nostro Paese; infine, a chiedere al Governo di assumere decisioni conseguenti al riconoscimento della siderurgia, di cui l'ILVA è parte fondamentale, quale settore strategico per l'economia del nostro Paese e, nello specifico, per il nostro territorio piemontese.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ottria.
La parola per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 647 al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Anche quest'ordine del giorno prende spunto da quanto elaborato dal Consiglio comunale di Novi Ligure, il cui Consiglio comunale ha approvato all'unanimità un atto in cui venivano enucleate una serie di richieste. Da quanto ho potuto leggere nei tre atti, gli impegni, sostanzialmente coprono tutto il panorama di richieste avanzate dal Consiglio comunale di Novi Ligure. Per questo mi limito a leggere l'impegno del nostro ordine del giorno.
"Il Consiglio regionale impegna la Giunta a farsi parte attiva presso il Governo nazionale, affinché una parte dei 300 milioni, stanziati dalla legge Salva Ilva, possano essere destinati agli stabilimenti di Novi Ligure e Racconigi, al fine di assicurare interventi di manutenzione delle linee produttive, evitando continue interruzioni del ciclo produttivo e la compromissione della sicurezza dei lavoratori.
Avvenga un costante aggiornamento sullo stato di riconversione industriale e di tutela ambientale e sanitaria sia dello stabilimento di Taranto, sia degli stabilimento del Gruppo dislocati sul territorio nazionale, tra cui Novi Ligure e Racconigi.
Si eviti lo spacchettamento del gruppo chiedendo che gli acquirenti degli stabilimenti piemontesi e dell'intero Gruppo presentino un chiaro piano industriale, il quale garantisca la produttività nazionale dell'acciaio, la salvaguardia occupazionale e che prometta di contrarre finanziamenti statali solo se finalizzati a tutela dell'ambiente, della salute attraverso l'incremento delle attività di ricerca, di sviluppo e innovazione.
Sia rispettata la procedura di accesso al fondo di garanzia per tutti i creditori dell'indotto dei siti piemontesi del gruppo, stabilendo un piano di risarcimento dei crediti per le imprese che hanno fornito per mesi servizi mai liquidati dal gruppo ILVA, subendo danni economici e causando di conseguenza, licenziamenti e cessazioni.
Le questioni suddette siano affrontate anche in sede di Conferenza Stato Regioni, di concerto e con un costante coinvolgimento della conferenza dei Sindaci dei comuni, su cui ricadono gli stabilimenti del Gruppo".
Grazie.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 651, avente ad oggetto "D.L: 4 dicembre 2015, n. 191 recante: disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo ILVA", presentato dai Consiglieri Berutti, Graglia e Ruffino, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Berutti per l'illustrazione.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
I colleghi precedentemente hanno già evidenziato quale preoccupazione quale tensione è emersa nel Consiglio comunale di Novi Ligure in merito alla vicenda dell'ILVA. Un Gruppo legato alla siderurgia italiana che parte da Taranto e arriva a Novi Ligure e Racconigi. È chiaro che da alessandrino, l'attenzione si pone un po' più sul mio territorio.
Preoccupazione che, in qualche modo, si sta affrontando, e il mio ordine del giorno si interseca con gli impegni chiesti dai colleghi. Cito alcuni elementi del mio documento, ma sappiamo tutti che nel momento in cui si affrontano gli ordini del giorno si può entrare nel particolare ma soprattutto, quello che è importante, è che ci possa essere un impegno forte da parte dei soggetti preposti nell'ambito dei rapporti con il Governo nazionale e nella Conferenza Stato-Regioni.
Come si diceva, il commissario si sta muovendo, quindi sta cercando di dare delle risposte. Noi chiediamo che sia predisposta la stesura di un piano industriale, come previsto dai decreti passati, che imponevano la stesura ai Commissari, che delinei le future prospettive della siderurgia italiana. Qui non parliamo solo ed esclusivamente di un aspetto legato ad un'azienda che, comunque, ha la sua forte importanza, ma trattiamo un tema legato a un mondo, ad un indotto, a tutto quello che sta attorno e che fa capo al sistema siderurgico. Sappiamo quanto sia importante per questo Paese, quanto sia importante la siderurgia nell'economia strategica di un Paese.
Siano previste misure che vincolino i soggetti manifestanti interesse all'assunzione di impegni precisi a tutela del settore siderurgico italiano; che il rilancio sia affidato ad un soggetto capace di fare impresa; sia mantenuta, anche successivamente a settembre 2016, la continuità dei contratti di solidarietà e di integrazione al reddito garantita con la legge; sia massimizzato l'utilizzo dei Fondi Europei nazionali regionali per lavoratori gravemente colpiti dalla crisi; che i soggetti acquirenti assumano un impegno preciso in merito alla possibilità di incrementare i livelli attuali di produzione e occupazionali nell'impianto di Novi Ligure e Racconigi; che una parte dei 300 milioni stanziati dalla legge Salva ILVA possa essere destinata allo stabilimento di Novi Ligure e di Racconigi al fine di scongiurare mancati interventi nella mutazione delle linee produttive, causando così problemi di interruzione del ciclo produttivo e rischi per la sicurezza.
Sia assicurato il rispetto della procedura e accesso al Fondo di garanzia da parte dei creditori dell'indotto, e che si vigili in questa fase di transizione fino alla data del 30 giugno, al fine di aumentare il livello produttivo attuale e che la vendita del Gruppo possa vedere come protagonisti Gruppi che, a fronte di un chiaro Piano industriale,vogliano continuare a produrre acciaio nel nostro Paese.
Come dicevo un aspetto naturalmente importante per quanto riguarda il lavoro e tenuta dell'azienda, dall'altro canto il tema di carattere nazionale che è la siderurgia di questo Paese.
Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 648, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Sia messo a verbale che il Consigliere Corgnati ha votato a favore.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 647, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 651, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Chiedo all'Aula se intende continuare l'esame degli atti di indirizzo o se possiamo precorrere la Pasqua e farci gli auguri in anticipo.



(Commenti dai banchi del Movimento 5 Stelle)



PRESIDENTE

Va bene, allora continuiamo con il prossimo atto d'indirizzo.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame mozione n. 568 presentato dai Consiglieri Bono, Accossato, Allemano Andrissi, Appiano, Baricco, Batzella, Ferrentino, Frediani, Bertola, Campo Caputo, Gallo, Giaccone, Grimaldi, Mighetti, Monaco, Ottria, Ravetti Rossi, Rostagno e Valle, inerente a "Giornata mondiale contro l'AIDS (Sindrome da ImmunoDeficienza Acquisita) e lotta all'HIV"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 568 avente ad oggetto "Giornata mondiale contro l'AIDS (Sindrome da ImmunoDeficienza Acquisita) e lotta all'HIV", presentata dai Consiglieri Bono, Accossato, Allemano, Andrissi Appiano, Baricco, Batzella, Ferrentino, Frediani, Bertola, Campo, Caputo Gallo, Giaccone, Grimaldi, Mighetti, Monaco, Ottria, Ravetti, Rossi Rostagno e Valle, di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola per l'illustrazione al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
La mozione era stata presentata proprio il 1 dicembre in relazione alla giornata mondiale contro l'AIDS - la Sindrome, appunto, da immunodeficienza acquisita collegata al virus dell'HIV (virus dell'immunodeficienza) - che come sappiamo, è una malattia ormai endemica, nel senso che è presente in maniera diffusa; si trasmette soprattutto per via sessuale, ma anche in via verticale dalla mamma infetta al figlio, se non vengono attuate delle corrette terapie profilattiche per prevenire la trasmissione, e anche con le trasfusioni, soprattutto quando queste non sono controllate. In passato ci sono stati tanti casi di questo tipo, che ultimamente si sono ridotti limitandosi il contagio specialmente per via sessuale.



PRESIDENTE

Però chiedo scusa: visto che giustamente mi dite che volete continuare almeno facciamolo con un'Aula che fa silenzio e ascolta il collega Bono!



BONO Davide

L'incidenza delle persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2014 è di 6,1 casi per 100.000 abitanti, con circa 3.700 nuovi casi l'anno.
L'Italia si pone in una posizione mediana in Europa, tra Paesi con minori nuovi casi e Paesi con maggiori nuovi casi, che sono soprattutto nell'Est.
L'età d'incidenza maggiore è tra i 25 e i 26 anni e la nostra Regione si colloca in una media tra Regioni con più casi, quali il Lazio, la Lombardia e l'Emilia Romagna, e altre con meno casi.
Noi siamo partiti ad analizzare un ordine del giorno presentato dal nostro Gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, riguardante la riduzione dal 22 al 4% dell'IVA applicata, come ad altri dispositivi medici, ai profilattici, in quanto questi sono considerati l'unico strumento reale per fare prevenzione primaria nella maggior parte dei potenziali rischi di trasmissione.
Con questa mozione, quindi, noi riteniamo innanzitutto di chiedere di assicurare tutte le azioni fondamentali per un'efficace lotta all'HIV, così come previsto, peraltro, nel Piano regionale per la prevenzione approvato da questa Giunta e da questa maggioranza consiliare - a questo proposito avevamo presentato un emendamento insieme al Presidente della IV Commissione Ravetti -, di sensibilizzare la popolazione generale, di attuare interventi di prevenzione primaria e secondaria, soprattutto mirata ai "gruppi bersaglio" (quindi soprattutto alle generazioni più giovani), e di garantire un trattamento tempestivo, corretto e completo in modo omogeneo e accessibile su tutto il territorio regionale. E' fondamentale infatti, garantire una terapia a basso costo per mantenere la carica virale sotto la soglia misurabile nei pazienti HIV positivi, in modo che non si manifestino le malattie tipiche della Sindrome da immunodeficienza acquisita, cioè malattie soprattutto infettive, proprio perché - come ben sapete sicuramente - il virus attacca il sistema immunitario e quindi comporta tutta una serie di malattie e di infezioni che in una persona normale sarebbero lievi e facilmente superabili con un'antibiotico-terapia mentre in un paziente immunodepresso da AIDS non sono facilmente curabili.
Infine, il testo chiede al Governo di approvare quell'atto di indirizzo, o comunque di portare avanti quella richiesta, sulla diminuzione dell'IVA sui preservativi, proprio perché noi sappiamo che in tutto il resto d'Europa l'IVA non è al 22%, ma al 5 nel Regno Unito, al 5,5 in Francia, al 6 nei Paesi Bassi, al 7 in Germania e al 13 in Irlanda; e solo da noi è al 22%.
Questo potrebbe ovviamente abbassare un po' il costo unitario di acquisto e facilitarne la diffusione.
Non pensiamo che si debba fare solo questo, ovviamente, ma riteniamo si debba operare un'ampia e diffusa informazione, soprattutto nelle scuole che sono il luogo dove s'insegna e dove si dovrebbe fare anche informazione sulla sessualità.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per esprimere il parere favorevole per tutte le ragioni prima espresse dal collega Bono, anche alla luce di una condivisione del testo nella parte che riguarda il Piano di prevenzione adottato dalla Giunta.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 568, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Chiudiamo allora i nostri lavori.
Auguri di buona Pasqua a tutti! La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.52)



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