Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.131 del 08/03/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.33 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 951 presentata dalla Consigliera Chiapello, inerente a "Casi meningite in Piemonte"


PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
951, presentata dalla Consigliera Chiapello, che la illustra.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Ho presentato quest'interrogazione semplicemente perché a Fossano si è registrato un caso di meningite: una maestra d'asilo l'ha contratta e l'ASL locale ha invitato i bambini ancora non vaccinati a vaccinarsi.
Un altro caso, a febbraio, si è registrato ad Asti, su una bambina di nove anni. In Toscana si sono ammalate oltre cinquanta persone e la Regione ha varato un programma straordinario di vaccinazione.
Nella nostra Regione vengono vaccinati i bambini dal 2010 contro il pneumococco e il meningococco C entro i primi due anni di vita. In altre Regioni, tra cui la Toscana, viene offerto anche il vaccino di tipo B.
In Piemonte la situazione attuale non è sicuramente allarmante o urgente, ma vorrei ugualmente capire se, per casi come questi, esiste un protocollo di emergenza. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Preciso subito che in Piemonte non c'è nessun'emergenza sanitaria in corso, per cui non riesco a capire bene di quale protocollo si stia parlando.
In ogni caso, partendo dai dati, le meningiti batteriche sono un evento estremamente raro in Piemonte. La meningite meningococcica, nelle sue diverse varianti, si manifesta con incidenza pari a meno tre casi per milione di abitanti.
Nei primi mesi del 2016 abbiamo registrato complessivamente sei casi: qualche fluttuazione è normale e i sierotipi sono tutti diversi tra di loro.
Il sierotipo C, che è quello che allarma in questo momento in modo particolare la Toscana, da noi è stato registrato solo una volta nel 2015 e una nel 2016 (non siamo, evidentemente, ai livelli della Toscana).
Se per "protocollo d'urgenza" s'intende il protocollo della vaccinazione di massa attivato in Toscana, direi che da noi non sussistono le condizioni, perché siamo molto al di sotto della soglia (noi abbiamo avuto un caso su 4,3 milioni di abitanti in dodici mesi).
Se, invece, si vuol sapere il protocollo di intervento utilizzato per il contenimento della diffusione dal contagio nella nostra Regione, per tutti i casi di meningite batterica si utilizzano le Linee guida ministeriali, che prevedono l'esecuzione di un'indagine epidemiologica con identificazione dei contatti stretti (familiari, persone che dormono nella stessa stanza, persone che hanno prestato assistenza) e loro trattamento profilattico con antibiotici. Queste sono le Linee guida ministeriali.
Se, infine, si vuole sapere come mai non vacciniamo ancora contro il meningococco B, come invece fa la Toscana, il motivo è che ancora il nuovo piano di vaccini, che prevede l'introduzione di questa vaccinazione, ancora non è partito (dovrebbe essere imminente).
Per fortuna, non siamo in una situazione di emergenza; in ogni caso c'è sempre un vincolo dovuto alle difficoltà di copertura della spesa per le Regioni che sono in piano di rientro. Ma qualora ci fosse, è chiaro che troveremo una soluzione e una modalità. Siamo comunque al di sotto della soglia e confermo che non vi è alcuna emergenza sanitaria per quanto riguarda questo aspetto.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Prevenzione infortuni - Sicurezza sul lavoro

Interrogazione a risposta immediata n. 952 presentata dal Consigliere Barazzotto, inerente a "Infortuni gravi in selvicoltura"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 952, presentata dal Consigliere Barazzotto, che la illustra.



BARAZZOTTO Vittorio

Grazie, Presidente.
Come le avevo accennato, Assessore, è un problema che riguarda la selvicoltura. Sempre più spesso si apprendono notizie di gravi infortuni sul lavoro, con esiti mortali o comunque invalidanti, nel settore forestale, durante le fasi di abbattimento delle piante, ramatura e depezzatura dei tronchi, esbosco e accatastamento del legname.
Risultano coinvolti soprattutto hobbisti o, ancora di più, disoccupati che, in cambio di parte della legna, si prestano ad eseguire lavorazioni estremamente delicate, che richiedono competenze e attrezzature specifiche nonché dispositivi di protezione idonei. Si tratta, chiaramente, di soggetti per i quali non trovano applicazione le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 81 del 9 ottobre 2008, anche noto come "Testo unico in materia di salute e di sicurezza sul lavoro".
Si consideri che soltanto il personale addetto regolarmente assunto o in possesso di partita IVA può beneficiare delle misure specifiche previste nei PSR regionali, avendo la possibilità di frequentare gratuitamente corsi di formazione in tema di sicurezza sul lavoro nello specifico settore. A tal riguardo, si sottolinea come la nostra Regione vanti la presenza di alte professionalità nel settore, quali l'IPLA, che effettuano corsi ad hoc indirizzati agli addetti all'abbattimento, corsi che possono fornire o almeno concorrere ad assicurare una buona formazione di base e conseguentemente, la riduzione degli eventi infortunistici.
Si interroga l'Assessore regionale competente in materia per sapere considerando l'entità del fenomeno valutato sulla base dei dati forniti dal Settore regionale Prevenzione e Veterinaria o da altre fonti, quali interventi la Giunta regionale intenda attuare, qualora non già previsti al fine di tutelare quei soggetti che incorrono in gravi infortuni in selvicoltura, per i quali non trovano applicazione le disposizioni di cui al decreto legislativo 81/2008.
In estrema sintesi, Presidente, ho allegato una serie di eventi, ahimè quelli mortali, ma non vengono classificati tutti gli altri. Questo fenomeno è decisamente in espansione, lo si vede anche a vista d'occhio e imporre una vigilanza mi sembra che stia diventando quasi impossibile, ma è necessario tutelare sia i lavoratori, sia coloro della serie "io aiuto te tu aiuti me" - il lavoro nero dilaga! - ma anche proteggere i nostri boschi dal disboscamento.
Non bisogna essere un attento osservatore per accorgersi del fenomeno nel biellese moltissimi tagliano la legna.
Gli epiloghi sovente (per fortuna non sempre) sono di tipo mortale o comunque di incidenti gravi. Si interroga la Giunta per le motivazioni che ho testé accennato. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alle foreste

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consigliere Barazzotto per l'interrogazione.
In assoluto l'attività in selvicoltura è uno dei lavori più pericolosi dove si registra il maggior numero di incidenti mortali, ma anche di incidenti gravi.
Fatta questa premessa, da sempre la Regione Piemonte promuove percorsi di formazione orientati alla sicurezza nell'attività forestale indipendentemente dalla natura del soggetto coinvolto. Si sono fatti dei manuali; si sono fatti dei corsi; si è modificato il Regolamento forestale introducendo i requisiti minimi professionali per gli operatori che lavorano nel bosco; si è istituito l'Albo delle imprese forestali piemontesi, che oltre ai requisiti di ordine generale, devono anche possedere specifiche competenze professionali; si è anche istituito l'Elenco regionale degli operatori formati, perché da sempre, con percorsi formativi, la Regione Piemonte si é impegnata soprattutto con risorse derivanti dal Programma di Sviluppo Rurale del Piemonte. Nelle passate programmazioni sono stati formati più di 3.000 operatori e le imprese di riferimento già inquadrate nel settore sono circa 500. Si tratta, quindi di un lavoro di prevenzione molto importante, con percorsi formativi su tre differenti profili di operatore: la qualifica professionale di operatore forestale è un primo profilo; l'operatore in ingegneria naturalistica è un secondo profilo; l'operatore in tree climbing è un terzo profilo, che sta crescendo come necessità. Quindi si è sempre lavorato in questa direzione e devo dire che la Regione Piemonte, sul fronte formativo, per quanto riguarda la selvicoltura, è una delle Regioni più avanzate in Italia.
Con la Misura 1 del nuovo PSR - questa è la novità e proprio ieri è stato approvato in Giunta il bando per i percorsi formativi - ci si è rivolti, oltre all'aggiornamento e alla formazione degli operatori del comparto, anche ai giovani disoccupati e inoccupati. Siamo l'unica Regione in Italia ad aver offerto quest'opportunità di accesso ai corsi ai giovani (i corsi sono gratuiti per i giovani disoccupati e inoccupati).
Ci auguriamo che questi soggetti rispondano positivamente per acquistare competenze utili alla crescita della cultura della sicurezza.
Inoltre, come settore-foreste, si partecipa anche al gruppo di lavoro regionale per la prevenzione in agricoltura in selvicoltura; abbiamo anche promosso l'attivazione del tavolo di lavoro nazionale INAIL sui lavori in chioma che a breve saranno approvati con decreto ministeriale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interrogazione a risposta immediata n. 948 presentata dalla Consigliera Batzella, inerente a "Trasferimento del centro prelievi Bonadies con sede a Cascine Vica-Rivoli presso i locali della RSA 'Bosco della Stella'"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 948, presentata dalla Consigliera Batzella, che ha la parola per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Voglio interrogare l'Assessore Saitta su un fatto che si sta verificando, anzi si è già verificato, che a mio parere è di fondamentale importanza e spero di trovare delle risposte adeguate da parte dell'Assessore e che lo stesso intervenga immediatamente in merito.
Si tratta del trasferimento del centro Bonadies, un centro prelievi con sede a Cascine Vica-Rivoli, che ospitava anche altri servizi: SERT Medicina legale, Consultorio familiare e il Servizio di continuità assistenziale, quindi il servizio di ex guardia medica.
Sta di fatto che il servizio del centro prelievi è stato trasferito in una RSA, una residenza per anziani sia autosufficienti che non autosufficienti, convenzionata con il sistema sanitario nazionale, ma privata.
Questo centro prelievi si trova in Piazza Bonadies; si trovava in Piazza Togliatti. Volevo sottolineare che questo centro prelievi è stato inaugurato nel febbraio 2010, dopo 12 anni di chiusura. E' stato attivo tantissimi anni fa e poi era stato chiuso a causa della ridotta attività.
Poi, non sappiamo per quale motivo, probabilmente perché era stato appena eletto il Sindaco, l'attuale Sindaco, e allora era stato eletto nella prima legislatura, che sicuramente in campagna elettorale aveva promesso ai cittadini della zona di ripristinare il centro prelievi e quindi, i cittadini sono stati accontentati, pur conscio e consapevole che a distanza di anni, sarebbe arrivata la linea della metropolitana a Rivoli quindi l'intenzione è quella di smantellare completamente questa struttura per ospitare la linea delle metropolitana.
Però che cosa è accaduto? E' vero che la struttura Bonadies era una struttura vecchia che necessitava di interventi di ristrutturazione, quindi era inutile spendere dei soldi per ristrutturare una struttura se si sa già che deve essere abbattuta, ma io pongo anche un'altra domanda: se si era consapevoli che questa struttura sarebbe stata abbattuta, perché sarebbe arrivata la linea metropolitana, perché sono stati spesi 160 mila euro per ristrutturare, per installare e accogliere il centro prelievi? Questo non è tutto. La "ciliegina sulla torta" è che il centro prelievi ex Bonadies con il servizio di continuità assistenziale, quindi ex guardia medica, verrà ospitato, anzi questi servizi sono ospitati dal 7 marzo quindi esattamente da ieri, presso i locali di questa residenza per anziani. Quindi ci chiediamo, perché dei servizi pubblici vengono venduti esternalizzati ad una casa di risposo? Ricordo che la società proprietaria della casa di risposo è la Santa Croce s.r.l. Poi, andate a verificare chi è il proprietario della società in questione.
Questa casa di riposo è stata inaugurata nel giugno 2015, quindi è una casa di riposo nuova. Per combinazione, nell'arco di pochi mesi è stata fatta una deliberazione da parte del Direttore generale dell'ASL-TO3 con il Direttore di Distretto e tutta la Direzione Amministrativa, con la decisione di trasferire questo servizio centro prelievi in quella struttura, con un contratto triennale...



PRESIDENTE

Consigliera, le chiedo di concludere.



BATZELLA Stefania

Presidente, concludo, ma questo passaggio è importante.
Allora, il contratto è triennale, sperimentale, provvisorio è costato ben 180 mila euro. Inoltre, le spese sono a carico dell'ASL, quindi vengono pagate dai cittadini.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Dobbiamo chiudere.



BATZELLA Stefania

Sì. La domanda che faccio all'Assessore è semplicemente quali sono i criteri che sono stati utilizzati - ho in mano la deliberazione e non soltanto la deliberazione - da parte della Direzione generale dell'ASL-TO3 per la gestione del centro prelievi e di fornitura dei locali, solo dei locali, perché tutto il materiale è a carico dell'ASL-TO3, quindi si tratta di soldi pubblici, per la sede del servizio di continuità assistenziale da parte della Santa Croce s.r.l. con decorrenza dal 1° marzo 2016 al 28 febbraio 2019, per un totale di 180 mila euro più IVA.



PRESIDENTE

Consigliera, sono passati sei minuti.
Chiederei veramente ai Consiglieri e agli Assessori di stare nei tempi.
In primo luogo, chiedo all'Assessore Saitta di stare nei tre minuti.
Grazie.
La parola all'Assessore Saitta, per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
La questione relativa all'edificio denominato Bonadies a Cascine Vica mi è perfettamente nota. Credo che si possa dire di tutto, ma non che sia funzionale e apprezzata dai cittadini per tutte le attività che sono in quell'edificio, perché non c'è soltanto la parte sanitaria. Ahimè, quella fu una realizzazione di tantissimi anni fa che si è rilevata inadeguata soprattutto per alcuni utenti e in modo particolare i pazienti.
In ogni modo, questo edificio veniva finora utilizzato al piano terreno come centro prelievi e da anni costituisce una notevole criticità; al di là dei passaggi che sono stati citati, resta il fatto che costituisce una criticità per molte carenze strutturali e l'accessibilità, parecchio disagevole.
Potrei raccontare molti fatti che riguardano anche persone a me care perché è così, è noto che quel posto è disagevole: odori sgradevoli, di fatto una periferia, sporcizia molto esterna, problemi di sicurezza.
Più in generale, la Direzione generale ha attivato una strategia complessiva di riallocazione dei servizi territoriali di questa zona come di altre aree dell'ampio territorio all'insegna della salvaguardia e della funzionalità, soltanto della funzionalità per i cittadini.
Fa parte di questo disegno un'analisi logistica congiunta attualmente in corso con il Comune di Rivoli nelle more della quale la stessa Direzione ASL ha ritenuto opportuno far cessare fin da ora l'uso troppo problematico dell'immobile Bonadies quale sede, tra l'altro, del centro prelievi.
È stata pertanto effettuata un'analisi di tutte le possibili soluzioni che consentissero di mantenere i servizi ai cittadini nella stessa area territoriale, cioè di Cascine Vica, in alternativa al centro prelievo Bonadies, chiedendo al Comune di Rivoli la disponibilità di locali pubblici.
A seguito di tale ricerca, è stata rilevata, quale unica soluzione immediata e funzionale situata di fronte al centro Bonadies, la disponibilità della RSA "Bosco della Stella" a mettere a disposizione tutto il necessario per gestire al meglio il servizio di prelievi ampliandolo tra l'altro, da due a cinque giorni a settimana (prima era soltanto due giorni) e aggiungendo, cosa che non c'era prima, anche la consegna dei referti che era proprio inesistente.
La valutazione dell'onere da sostenere a cura dell'ASL per la gestione dei servizi in contenzione con la citata RSA è stata oggetto di analitica analisi di congruità. In particolare, il previsto costo (60 mila euro annuo) è onnicomprensivo, in quanto comprende il personale infermieristico ed amministrativo per cinque giorni e non soltanto per due, l'utilizzo di tutti i software informatici, ampi locali e sale di attesa per le utenze (riscaldamento, telefono, ecc.).
Al riguardo è stato valutato che l'ASL, in caso di gestione diretta dovrebbe sostenere un costo sicuramente superiore all'importo previsto nella convenzione richiamata.
Inoltre, nel costo di cui sopra è stata fatta rientrare anche la sistemazione della postazione del servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica) attiva dal 9 marzo prossimo, di cui finora gli abitanti di Cascine Vica non disponevano in loco.
La convenzione tra l'ASL e la RSA, anche se rappresenta risparmi economici per l'azienda, ha comunque una valenza temporanea e sperimentale in quanto già si è detto del progetto più ampio del riordino complessivo dei servizi distrettuali in corso di definizione con la piena collaborazione del Comune di Rivoli.
Circa il trasferimento del centro prelievi, come degli altri servizi interessati, è stata data la massima informazione, innanzitutto al Sindaco all'Amministrazione comunale, alle organizzazioni sindacali, a tutti i Sindaci del distretto, ai medici e ai pediatri di famiglia, alle associazioni di volontariato del territorio ed è stato espresso un giudizio positivo, perché finalmente si chiude quel luogo, quella sede che obiettivamente, era oggetto di tantissime contestazioni da parte di tutti gli utenti.
Mediante appositi comunicati stampa l'ASL ha dato comunicazioni ai giornali del territorio di tutti gli spostamenti, ha dato tutte le informazioni necessarie. In conclusione, la convenzione con la RSA citata consente attualmente di mantenere i servizi nell'area ad un costo congruo e favorevole, senza rappresentare privatizzazioni di sorta, tenuto conto che la lavorazione degli esami continua a venire effettuata presso il laboratorio analisi di Rivoli.
E' da sottolineare, infine, che la riorganizzazione dei servizi territoriali avrà d'ora in poi un nuovo riferimento rappresentato dal nuovo distretto, che si chiama Area Metropolitana Centro, che raggruppa i Comuni di Rivoli, Collegno, Grugliasco, Rosta e Villarbasse, in attuazione del nuovo atto aziendale. Un riordino che in ogni caso non ha certamente come obiettivo la riduzione dei servizi alla popolazione, semmai il potenziamento.
Sono certo che con questa scelta che ha compiuto l'ASL aumenta il servizio per quella zona, passando da due a cinque giorni; non è una privatizzazione, perché tutte le analisi vengono "trattate" nel laboratorio di Rivoli.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 949 presentata dal Consigliere Andrissi, inerente a "Presunte irregolarità nell'affidamento della concessione per le opere di bonifica e piano di scavi Città della salute e della scienza di Novara"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 949, presentata dal Consigliere Andrissi, che ha la parola per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Il 20 gennaio 2016 la Direzione Amministrativa dell'Ospedale Maggiore di Novara decide di affidare direttamente tramite appalto tradizionale le opere di bonifica e scavi della futura Città della Salute.
Devo dire che siamo rimasti un po' allibiti che il progetto di bonifica non fosse già stato realizzato. Oltre a ciò, il compenso per realizzare questo progetto ammonta a 224.850 euro oltre a Inarcassa e IVA di legge.
Noi sappiamo che il decreto legislativo n. 163/2006 all'articolo 91 dispone che per l'affidamento di incarichi di progettazione, di coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e di direzione dei lavori di importo pari o superiore a 100 mila euro non possono essere affidati direttamente dalla stazione appaltante.
Con deliberazione n. 231 del 22 giugno 2010 è stato attribuito all'ingegner Giordano Andrello l'incarico aggiuntivo di Responsabile Unico del Procedimento. Inoltre, la Commissione dell'Unione Europea ha emanato il regolamento n. 1336/2013, con il quale modifica le soglie di applicazione in materia di procedura di applicazione degli appalti pubblici e queste entrano in vigore il 1° gennaio 2014. Il valore soglia che viene indicato è di 207 mila euro.
Essendo l'importo di affidamento dei lavori di progettazione superiore a questa soglia, noi chiediamo all'Assessore Saitta di avere delucidazioni in merito ai fatti sopraesposti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

L'interrogazione si fonda su una rappresentazione alterata - non so se consapevole o inconsapevole - dei fatti. Nella deliberazione n. 58/2016 sono esposte esplicitamente sia le ragioni dell'affidamento dell'incarico di progettazione delle opere di bonifica e piano scavi sia quelle della scelta dello studio Altieri. Quindi, è sufficiente la lettura del documento per avere le risposte che sono state richieste. In ogni caso, ripercorro le scelte che sono state compiute.
Nell'ambito della procedura dell'Accordo di Programma, la Conferenza dei Servizi, in data 26 gennaio 2012, approvava il Progetto Preliminare e le linee guida per la redazione del progetto delle opere di bonifica e piano scavi. Contestualmente, la medesima Conferenza emanava una serie di disposizioni, tra le quali quella, qui rilevante, che prima del Progetto Definitivo dell'Opera venisse redatto il "progetto di bonifica e piano scavi".
Da qui discendono due conseguenze. La prima è che una progettazione sia pur a livello preliminare delle opere di bonifica, è già stata fatta e costituisce un documento del progetto preliminare. La seconda è che la redazione della successiva progettazione delle opere di bonifica e scavo integra un obbligo specifico posto dalla Conferenza dei Servizi che ha approvato il progetto preliminare.
Quanto alla scelta del progettista, sempre nella deliberazione 58/2016 è scritto chiaramente che lo Studio Altieri è stato aggiudicatario di gara di servizi di progettazione comprendenti non solo la progettazione preliminare, ma anche la progettazione definitiva nonché quella di "servizi specialistici accessori" della Città della Salute e della Scienza.
L'incarico affidato con deliberazione 58/2016 rientra in tali "servizi specialistici accessori" e quindi nell'ambito di un incarico di progettazione, affidato a seguito di gara europea.
Per analoga ragione l'affidamento non necessita della nomina di un RUP ciò in quanto l'incarico è affidato non a seguito di una nuova procedura ma rientra in un incarico progettuale già precedentemente conferito.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 950 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Quali garanzie di riassorbimento della forza lavoro in esubero nel gruppo Auchan di c.so Romania-Torino e fine dei trasferimenti coatti"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 950, presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Torniamo a parlare nuovamente di Auchan, anche perché ci sono stati alcuni sviluppi recenti dopo la nostra ultima interrogazione. Parliamo sempre dei casi di trasferimento di alcune lavoratrici.
Abbiamo visto qualche mese fa il trasferimento delle quattro lavoratrici da Rivoli verso Cuneo e recentemente abbiamo avuto in audizione se non ricordo male, la settimana scorsa - alcune rappresentanti delle 14 lavoratrici che sono trasferite questa volta dal punto vendita di corso Romania sempre su Cuneo.
Sembra che non ci sia un piano aziendale, almeno secondo quanto dichiarato dall'Assessore nel corso di una risposta ad una nostra recente interrogazione. Quindi, pare che l'azienda si stia muovendo un po' con uno spirito di rappresaglia nei confronti delle lavoratrici che si rifiutano di sottoscrivere degli accordi contrattuali penalizzanti che prevedono, ad esempio, le domeniche lavorative senza indennizzi salariali.
Abbiamo visto, tra l'altro, in questi giorni - se non sbaglio, sabato una forte nevicata e quattro delle lavoratrici che si stavano recando sul posto di lavoro a Cuneo sono state coinvolte in un incidente stradale.
Questo è dovuto anche al fatto che la sede del lavoro non è così facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici. Quindi, queste lavoratrici sono costrette - in questo caso suppongo abbiano fatto una sorta di car sharing ad andare tutte insieme a destinazione. E purtroppo, quando il clima non è proprio benevolo, si rischia anche di incorrere in incidenti, come quelli che sono successi alle lavoratrici.
Si è aggiunto ancora un tassello, perché le lavoratrici nel corso dell'audizione hanno chiesto di poter trovare una ricollocazione all'interno della forza lavoro che verrà assunta da Leroy Merlin in un edificio che risulta in costruzione; e abbiamo visto anche delle immagini di capannoni che sono già in fase di edificazione, quindi non è vero che i lavori non sono ancora avviati, come dichiarato durante l'audizione da un rappresentante del Comune di Torino.
A tutto ciò si aggiunga che la variante urbanistica dietro Corso Romania è stata concessa, però con una sorta di accordo che prevedeva un riassorbimento di alcuni lavoratori di Auchan. Questo probabilmente non potrà avvenire perché il terreno è stato venduto o ceduto - insomma, non si sa che tipo di rapporto ci sia - da Auchan ad una nuova azienda, che se non sbaglio si chiama CSS.
Il tutto, quindi è un po' ingarbugliato. L'unica cosa certa è che al momento ci sono 17 lavoratrici - perché una, probabilmente, è riuscita a rientrare nella sua sede di lavoro originaria - che al momento sono costrette, con contratto part time a 800 euro al mese, a recarsi tutti i giorni a Cuneo dove, da quanto sappiamo noi, non ci sono particolari esigenze di forza lavoro in più.
Vorremmo dunque un po' capire qual è la situazione e se ci sono degli aggiornamenti, considerando anche che l'Assessore aveva promesso impegnandosi con i lavoratori, di chiedere un chiarimento all'azienda.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Come la Consigliera Frediani sa, l'Assessorato al lavoro ha seguito fin dall'inizio e con grande attenzione l'evoluzione della situazione di Auchan. La procedura di mobilità nazionale definita con accordo sindacale che prevedeva esclusivamente la mobilità volontaria, che si è conclusa il 6 luglio del 2015, parrebbe non avere dato piena soddisfazione per quanto riguarda le esigenze aziendali legate all'ipermercato, in modo particolare di Corso Romania.
In data 5 novembre 2015 si è tenuto in incontro tra le rappresentanze sindacali unitarie aziendali e l'Assessorato, nel corso del quale è stata evidenziata la preoccupazione dei Sindacati rispetto ad un eventuale trasferimento di lavoratrici in una sede distante - quella che è stata citata, cioè quella di Cuneo - per indurre le stesse a licenziarsi. Il 14 dicembre del 2015 si è svolto un incontro presso il Comune di Torino fra l'Assessore al lavoro della Città e una rappresentanza unitaria dei sindacati; all'incontro era presente anche l'Assessorato al lavoro della Regione. In quella sede i sindacati hanno chiesto l'impegno del Comune di Torino a farsi parte attiva per la salvaguardia dei livelli occupazionali poiché è previsto lo sviluppo di una nuova area commerciale in prossimità dell'ipermercato, com'è già stato anche qui ricordato. Una specifica mozione del Consiglio comunale, poi, interessava la Giunta stessa affinch si muovesse in questa direzione.
Il Comune di Torino ha informato l'Assessorato al lavoro della Regione Piemonte di aver ricevuto una formale comunicazione da parte di Auchan secondo la quale, a fronte dell'approvazione della variante urbanistica e della successiva sottoscrizione del PEC inerente alla realizzazione del nuovo parco commerciale, si impegnava a "gestire il personale in esubero presso il punto vendita di Torino, Corso Romania, consistente in 29 persone, principalmente mediante il trasferimento presso altri punti vendita fuori dalla piazza di Torino" e a proporre in alternativa "soluzioni individuali consentite dalle leggi vigenti e finalizzate a risolvere l'esubero". Queste sono le parole esatte riportate nella comunicazione della ditta Auchan al Comune di Torino. Permane inoltre la disponibilità a far rientrare nelle unità di vendita della piazza di Torino i citati lavoratori trasferiti, nel caso intervenissero successive esigenze in tale unità di vendita entro 24 mesi dal trasferimento.
La società SSC-Romania s.r.l. (società alla quale sono stati affidati i lavori per il nuovo centro commerciale) inoltre s'impegna, ad integrazione degli impegni assunti da Auchan, a individuare e proporre ai lavoratori trasferiti fuori dalla provincia di Torino un'altra posizione di lavoro nell'ambito del Comune di Torino stesso, per un periodo valido al massimo per i sei mesi successivi all'apertura al pubblico del nuovo centro commerciale. Per la realizzazione dello stesso è necessaria l'approvazione della variante 311, la conseguente sottoscrizione del PEC e il rilascio di due autorizzazioni commerciali per le medie strutture di vendita.
Gli impegni di Auchan S.p.A. e di SSC-Romania s.r.l., per quanto garantiscano in modo formale i livelli occupazionali, non risolvono il disagio delle lavoratrici, costrette a spostamenti giornalieri onerosi in termini di tempo e costi, difficilmente compatibili con i livelli retributivi e i carichi familiari, così come ci è stato pesantemente ricordato.
L'Assessorato al lavoro è intenzionato a convocare un tavolo istituzionale con tutti i soggetti interessati: Auchan, SSC-Romania, Città di Torino e OO.SS per cercare di individuare una soluzione che non impatti così pesantemente sulla vita delle donne lavoratrici.
Al momento, dopo tentativi formali e informali - ovvero attraverso telefonate con la segreteria e convocazioni ufficiali -, non è ancora stato possibile ottenere una disponibilità da parte dell'azienda per effettuare l'incontro. E questa è la fotografia, lo stato dell'arte di cioè che, in coerenza con quanto comunicato anche attraverso i giornali, in qualità di Assessore intendo fare insieme alla Struttura.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 953 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Bando di partecipazione Cantieri di lavoro della città di Torino - edizione 2016"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 953, presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
La legge regionale n. 34 del 2008, all'articolo 32, prevede proprio la possibilità per gli Enti locali - in particolar modo per i Comuni, singoli o associati, e per le Comunità montane - di attuare e promuovere delle iniziative di impiego temporaneo - i cosiddetti, appunto, Cantieri di lavoro - della durata dai due ai 12 mesi, come normato da una delibera quadro che viene fatta dalla Regione stessa.
Quella del cantiere di lavoro è una pratica, un'attività ausiliaria del servizio pubblico, di cui gli Enti locali possono avere necessità per realizzare determinati servizi di notevole rilevanza sociale, nel campo dell'ambiente, dei beni culturali, del turismo o di altri servizi pubblici.
Il procedimento attuativo della legge fa capo alla Regione e prevede questa deliberazione con un regolamento di applicazione che poi i Comuni devono sottoscrivere: ogni anno, se di fatto hanno delle disponibilità economiche aggiuntive, possono pure estenderlo notevolmente, anche rispetto alla nostra deliberazione.
Attraverso la fonte di pubblicazione "Informa Lavoro" della scorsa settimana (del 2 marzo), leggendo il bando di partecipazione ai cantieri di lavoro della Città di Torino si apprende - almeno, noi abbiamo appreso che l'inserimento prevede solo 190 disoccupati. Ricordo che solo l'anno precedente, il 2014, erano 350 e l'anno precedente ancora erano sui 400.
Tra i requisiti previsti per la presentazione della domanda ai cantieri di lavoro figura l'essere nati fra il '51 e il '56: cinque classi di età quindi, e - per intenderci - quelle di chi è praticamente vicino al prepensionamento. Fino allo scorso anno, invece, il range d'età, anche in armonizzazione con la nostra deliberazione quadro, era fra il 1949 e il 1970. Questa limitazione all'accesso ai cantieri ovviamente ha portato lo scompiglio, intanto, fra quei 160-170 cittadini torinesi che si sono sentiti esclusi da subito da questa graduatoria; in più si dice che questa limitazione all'accesso sarebbe determinata da un insufficiente stanziamento delle risorse economiche.
Tra l'altro, purtroppo, pare che ieri in Consiglio comunale sia stato detto che la responsabilità è soprattutto della Regione Piemonte; e a me non risulta questo, perché mi pare e mi consta che le risorse siano almeno le stesse dello scorso anno; ma vedremo poi cosa ci dirà l'Assessore Pentenero.
In ogni caso, in applicazione della delibera 2212 del 2008, queste scelte sono ovviamente anche demandate agli Enti locali che di solito cofinanziano. Adesso io non ho capito bene quanto è il cofinanziamento da parte degli Enti locali, ma la richiesta che facciamo, qualora la Città di Torino avesse problemi di tipo finanziario, non coprire le risorse, e per sapere se non s'intenda attivare tutte le misure utili ad estendere la fascia di età prevista tra i requisiti; se è un problema normativo, cioè se è vero -come dicono alcuni - che è la norma nazionale che è cambiata e quindi non si può andare oltre gli ultracinquantacinquenni. Più in generale, se servono delle risorse aggiuntive: visto che siamo a qualche settimana dalla discussione del bilancio, ricordo che sono risorse che se si mettono nei cantieri di lavoro e che si evita di utilizzare da altre parti, perché sono una sorta di sostegno al reddito del quale non più che ieri si è discusso.
Inoltre - e chiudo - si tratta di 300 persone che non hanno che questa come possibilità alternativa, perché sono quasi tutte iscritte ai Centri per l'impiego e purtroppo non hanno un lavoro da più di cinque anni.
Pertanto, chiedo quante sono le risorse in più che dovrebbero essere stanziate per tutte queste persone.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Ringrazio per l'interrogazione, perché permette di puntualizzare alcuni aspetti. Intanto, il cantiere di lavoro, oltre ad una misura di politiche attive, è considerato anche uno strumento di accompagnamento per quelle persone che si trovano in una condizione di stato di disoccupazione da lungo tempo e di lunga durata.
La Regione Piemonte ha approvato due deliberazioni, stanziando lo stesso importo che è stato stanziato nelle ultime programmazioni, per i cantieri di lavoro. Le modalità con le quali vengono assegnate le risorse erano, in precedenza, delegate alle Province; con la riorganizzazione della rete dei servizi per il lavoro e con la riorganizzazione delle politiche attive per il lavoro, le risorse sono state destinate, pertanto l'attività specifica è attribuita all'Agenzia Piemonte Lavoro.
Questo è il motivo per cui abbiamo dovuto prevedere due delibere: la prima, per stanziare le risorse; la seconda, per attribuire l'attività all'Agenzia Piemonte Lavoro.
Il bando contiene le stesse caratteristiche delle ultime programmazioni: questo viene ormai ripetuto da dieci anni. La norma non è cambiata, nel senso che non esistono limitazione di età verso l'alto delle persone che possono essere ammesse ai cantieri.
Nello specifico, così com'è stato evidenziato nell'interrogazione, a fronte della stessa dotazione di risorse, per quale motivo i destinatari del Comune di Torino risultano essere meno rispetto a quelli della programmazione precedente? Perché il Comune di Torino aggiungeva delle risorse a quelle che venivano destinate dalla Regione, aumentando la platea delle persone che accedevano al bando specifico.
Per riportare dei numeri appartenenti alla programmazione, le persone coinvolte erano 350, mentre oggi risultano essere 195, poiché il Comune di Torino, alla dotazione delle risorse che arrivano dalla Regione Piemonte non è riuscito ad aggiungere le risorse che erano state stanziate, per le difficoltà di bilancio all'interno del quale anche la Città di Torino oltre che la Provincia e la Regione Piemonte, si trova in questo momento.
E' evidente che, se avremo una disposizione maggiore di risorse, le attribuiremo e le distribuiremo ai soggetti che possono partecipare al bando, con le stesse modalità con le quali stanno per essere assegnate le risorse attualmente a disposizione.
Pertanto, il motivo per il quale oggi abbiamo un numero, una platea inferiore è derivante dal fatto che la Regione ha continuato a stanziare la stessa dotazione, ma gli Enti locali, che possono integrare con risorse proprie - e il Comune di Torino rientrava tra questi - quest'anno (credo che la risposta sia abbastanza facile) non ha potuto farlo e, quindi, la platea si è ridotta.


Argomento: Servizi postali

Interrogazione a risposta immediata n. 954 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Piano di razionalizzazione di Poste Italiane"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 954, presentata dal Consigliere Graglia, che ha la parola per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Nell'interrogazione in oggetto parliamo del piano di razionalizzazione delle Poste Italiane.
Ricostruisco brevemente la storia: nel settembre 2015 abbiamo presentato un'interrogazione (la n. 647), chiedendo se la Giunta intendesse offrire assistenza legale e supporto giuridico, tramite i propri uffici agli enti locali per l'eventuale presentazione dei ricorsi contro il piano di razionalizzazione di Poste Italiane. Inoltre, chiedevamo anche al Presidente Chiamparino - allora Presidente della Conferenza delle Regioni di riaprire un tavolo di trattative.
L'Assessore competente aveva risposto dichiarando la volontà della Giunta di riaprire un confronto con Poste Italiane ad inizio 2016.
Purtroppo, però, proprio nei giorni scorsi Poste Italiane ha comunicato ai Comuni l'attuazione del nuovo piano, a partire da aprile, su base bisettimanale, che prevede la consegna della posta, una settimana il lunedì, il mercoledì e il venerdì, e una settimana il mercoledì e il venerdì, dimezzando - di fatto - i giorni di tale consegna.
La Direttiva Europea n. 2008/6/CE, sul completamente del mercato interno dell'Unione Europea per quanto riguarda i servizi postali, prevede che i Paesi dell'Unione Europea debbano offrire un servizio postale di qualità, che i punti di contatto e di accesso siano in grado di far fronte alle esigenze degli utenti e che il servizio universale sia garantito per almeno cinque giorni lavorativi alla settimana.
Pertanto, chiedo di sapere se l'Assessore e il Presidente della Giunta ritengano di intervenire per risolvere la situazione che si è creata assicurando continuità e regolarità del servizio postale in tutti i Comuni piemontesi, nel pieno rispetto delle normative comunitarie in materia.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Il tema lo divido in due parti: la prima è legata al Piano di razionalizzazione di Poste Italiane.
Sulla base delle intese raggiunte l'anno scorso con Poste Italiane, che prevedevano, dopo una fase iniziale di attuazione del Piano di razionalizzazione, un momento di verifica rispetto alle problematiche che eventualmente fossero emerse durante la fase di attuazione, confermo che nelle prossime settimane convocheremo Poste Italiane per affrontare questo tema, facendo anticipare tale incontro da un colloquio con le rappresentanze degli Enti locali, allo scopo di cercare di cogliere gli elementi di maggiore criticità che si siano manifestate sul territorio piemontese, in relazione alla questione Piano di razionalizzazione.
Diverso è il tema della consegna della corrispondenza. Questo non è un tema contenuto nel Piano di razionalizzazione di Poste Italiane per il Piemonte; questo è un tema a livello nazionale, tanto che è definito (sta per essere definito) a livello nazionale, in quanto Poste Italiane ha formalizzato - se posso essere sincero fino in fondo - quanto nella pratica già avviene da moltissimo tempo in quasi tutte le città del Piemonte.
Credo che ciascuno di noi possa verificare, anche rispetto alla propria buca delle lettere, come da molti anni a questa parte ci siano stranamente, dei giorni della settimana in cui nessuna buca delle lettere ha la benché minima corrispondenza e dei giorni, invece, di grande intasamento. Io vivo in un condominio e - secondo me - è da molto tempo che avviene.
La problematica è di tipo nazionale, tanto che c'è stato anche un recente pronunciamento dell'Autorità nazionale, in questo ambito.
E' evidente che la Regione Piemonte sta seguendo e affrontando anche questo tipo di dimensione e l'affronterà a questo Tavolo di verifica con Poste Italiane. Ci rendiamo conto - però - che, mentre riteniamo di avere qualche ulteriore voce in capitolo in relazione agli effetti del Piano di razionalizzazione, in modo particolare sulle aperture degli uffici postali un po' più complicato è intervenire, se non in un contesto nazionale relativamente all'alternanza del giorno di consegna della corrispondenza.


Argomento: Nomine - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 955 presentata dal Consigliere Vignale, inerente a "Scadenza incarico commissario ATC-Torino 3" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 955, presentata dal Consigliere Vignale, che ha la parola per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Ancorché sia una competenza, quella della nomina dei Commissari delle ATC, della Città metropolitana, nel novembre dell'anno passato la Città metropolitana, acquisendo il parere favorevole della Regione Piemonte, ha nominato un Commissario dell'ATC-Torino 3, dopo che un precedente Commissario aveva rassegnato le dimissioni.
Questa interrogazione nasce dal fatto che non risulterebbero esserci atti, né della Provincia né della Regione, anche solo per conferma, della nomina del Commissario, essendo la nomina, a cui facevo riferimento precedentemente, scaduta il 31/12/2015.
In questi 40 giorni del 2016 il Commissario, che a tutti gli effetti sta svolgendo questa funzione, qualora non avesse una delibera di nomina starebbe operando senza titolo.
La domanda che poniamo è di sapere se è stata fatta la nomina e se qualora non sia stata fatta, per quale motivo.
Non interpelliamo, come l'Assessore sa, in modo astruso la Regione, nel senso che è vero che è una competenza della Città metropolitana, ma la DGR rispetto al commissariamento, è della Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Consigliere Vignale, le consegno lo scritto, in cui in allegato c'è anche la DGR di nomina, in cui si spiega quanto da lei richiesto.
Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.23 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.27)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Baricco e Conticelli.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Mighetti, comunico all'Aula che la trattazione del Piano sui rifiuti sarà sospesa alle ore 17.15.
Alle ore 17.15 affronteremo il punto 7) all'o.d.g., "Proposta di deliberazione n. 139: Partecipazione della Regione Piemonte alla costituzione della Fondazione Polo del '900", poi proseguiremo con gli altri atti di indirizzo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per una questione di correttezza, che lei sa essere sempre uno dei parametri in cui mi muovo.
Lei questa mattina mi ha fatto giustamente accenno al fatto che sarebbe stato trattato questo punto, dicendo che, essendo un punto su cui siamo tutti d'accordo, magari.



PRESIDENTE

No, no, non siamo tutti d'accordo, però un quarto d'ora...



BERTOLA Giorgio

Volevo rappresentarle, dato che io non lo sapevo, non essendo iscritto alla VI Commissione, che la nostra posizione è fortemente contraria, così come è emerso dalla discussione in VI Commissione.
Glielo dicevo prima per correttezza.
Grazie.



PRESIDENTE

Certo, grazie.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 100, inerente a "Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, articolo 199. Adozione del Progetto di Piano regionale d gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione e proposta al Consiglio regionale della relativa approvazione"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 100, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Su questo Piano regionale rifiuti già molti colleghi hanno parlato di quanto avvenuto in Commissione, nel dibattito che si è svolto.
In particolare, bisogna porre l'accento sul lavoro svolto dal Movimento 5 Stelle; un lavoro emendativo molto prolifico che sta a significare tutta la nostra contrarietà sia al testo originale sia ancora, in parte, al testo attuale uscito dalla V Commissione.
Con i nostri emendamenti, anche nell'Aula consiliare, intendiamo significare tutte le nostre proposte e le nostre idee sul ciclo dei rifiuti e su quanto vogliamo migliorare il testo del Piano regionale rifiuti.
Ho ascoltato con attenzione molti interventi, anche quelli della maggioranza.
Signor Presidente, se avessi un po' di silenzio ed un minimo di attenzione non disdegnerei.



PRESIDENTE

Chiedo ai gentili ospiti nella barcaccia di fare silenzio, grazie.
Prego, continui pure, Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Ricomincio.
A volte, gli interventi molto interessanti dei colleghi mi lasciano perplesso.
Penso all'intervento del Consigliere Grimaldi, che ha iniziato snocciolando il fatto che questo Piano rifiuti si pone degli obiettivi al 2020, al 2025, al 2030 e parte dal presupposto che fosse comunque indispensabile perché, essendo ormai andato in soffitta e scaduto - come il latte - il vecchio Piano rifiuti, non aveva più nessun valore e nessun peso sulla pianificazione regionale dei rifiuti e sulle azioni dei Comuni.
Quando il Consigliere Grimaldi fa questa proiezione al 2030, per manca di specificare che il Piano, nel 2030, sarà scaduto (anche questo) e non potrà esplicare i propri effetti.
Portare avanti negli anni l'asticella non ha mai funzionato: non ha mai funzionato nei bilanci della Regione Piemonte e ancor meno potrebbe funzionare nel modificare le abitudini dei cittadini piemontesi.
Sin da subito, in Commissione abbiamo voluto e sostenuto l'ipotesi di un Piano ambizioso che inducesse i Comuni piemontesi, i cittadini ed i consorzi a fare del loro meglio per migliorare il ciclo dei rifiuti.
Le nostre idee sul tema sono molto chiare e i sistemi non sono cose inventate da noi, sono ormai noti. Sappiamo benissimo che gli unici sistemi per aumentare notevolmente la raccolta differenziata e diminuire la quantità totale di rifiuti, riguardano pochi sistemi come la raccolta porta a porta e la tariffa puntuale.
Sono questi elementi che inducono i cittadini ad operare delle scelte virtuose sia nell'ambito della differenziazione dei rifiuti, sia nella loro produzione, sia quando i cittadini vanno a fare la spesa, sia quando si trovano davanti ad una pattumiera e scelgono come differenziare rifiuti e non metterli tutti nel sacco dell'indifferenziato.
E' toccare nel portafogli le persone che induce a comportamenti virtuosi, ahimè, non solo la sensibilizzazione. Nella cultura della raccolta differenziata si aggiunge la cultura della diminuzione del rifiuto.
In questi ultimi giorni, circa a metà febbraio, ho potuto leggere una notizia che arrivava dalla Germania, da Amburgo. Una notizia abbastanza banale, ma che fa riflettere. Amburgo vieta le cialde del caffè. Fin qui nulla di trascendentale. Pensiamo all'Italia che vieta un prodotto commerciale perché tecnicamente ed ecologicamente non sostenibile. L'anno scorso ho fatto una piccola battaglia con un ordine del giorno presentato in Consiglio rispetto alle bottiglie per l'acqua minerale in PLA, acido polilattico. Questa battaglia non era improntata ad eliminare quella tipologia di bottiglie dal mercato, ma semplicemente a non dare un incentivo all'imbottigliamento in questi contenitori non perché non fossero sostenibili, ma perché non vi erano le informazioni idonee a smaltire correttamente il contenitore.
L'acido polilattico non fa differenziato con la plastica, perch l'acido polilattico è compostabile, ma anche, sotto questo punto di vista ci sono dei parametri da seguire. Per esempio, nella compostela domestica non si biodegrada, ma deve essere compostato in appositi impianti che raggiungono certe temperature.
L'ordine del giorno è stato esaminato dal Consiglio, ha ottenuto parere positivo, ma l'applicazione è arrivata, essendo ottimisti, al 70% e non al 100% delle questioni che avevamo portato in Consiglio. Queste sono due politiche. C'è una strada che riguarda i produttori. Cioè spingere i produttori, con atti normativi, ad evitare di realizzare prodotti che non siano idonei ad uno smaltimento corretto. E' una strada ovviamente difficile perché implica, magari, contenziosi con le aziende.
Ma poi c'è un'altra strada che può operare il settore pubblico rispetto al consumatore. Scoraggiare i consumi di prodotti che finiscono direttamente nella spazzatura, quindi di prodotti contenenti troppi imballaggi e che generano tanto rifiuti, è un sistema altro rispetto a quello di vietare la produzione ma, comunque, un sistema possibile che deve essere effettuato con le modalità di cui dicevo prima, quindi la raccolta differenziata, il porta a porta e la tariffa puntuale.
In queste settimane e nella trattazione del Piano rifiuti in Commissione ho avuto diverse sollecitazioni, sul problema della raccolta rifiuti, delle varie realtà anche della mia zona, della Provincia di Alessandria, che mi hanno fatto fortemente pensare. Mi hanno fatto fortemente pensare al paradosso per cui si diceva che la raccolta differenziata porta a porta è difficilissima nei piccoli centri. In Piemonte la questione è diversa, perché la raccolta differenziata è frenata dai grandi centri - da Torino - mentre i piccoli centri stanno facendo grandi sforzi che hanno a che fare non solo con il sistema di raccolta, ma anche, rispetto alla gestione dei consorzi dei rifiuti, con una gestione oculata delle risorse che vengono spese nei consorzi dei rifiuti, e una gestione oculata del personale che genera tariffe molto basse. Questo è un elemento fondamentale.
Nel momento in cui mettiamo di fronte alla gente il fatto che il porta a porta genera tariffe alte, dobbiamo analizzare anche questi problemi, non solo il servizio, ma anche l'efficienza. Per esempio, ciò che non ho trovato in questo Piano rifiuti è uno studio dell'efficienza dei vari consorzi che compongono il sistema piemontese che cura il ciclo dei rifiuti. Ci sono consorzi piccoli, ma molto organizzati e molto validi, che riescono a fare tariffe competitive e percentuali di raccolta differenziata molto alte. Questo andrebbe valorizzato, studiato e riportato a scale più ampie.
In ultimo, vorrei spingervi ad un'osservazione. Per dimostrarvi che i piccoli centri stanno facendo veramente del loro meglio mentre le grosse città non tanto, basta fare un giro intorno al Palazzo del Consiglio. Ci si accorgerebbe che ci sono tanti cassonetti dell'immondizia, ma manca sempre un cassonetto: quello della plastica. Perché questo? Perché quando la prospettiva è bruciare un rifiuto, il combustibile migliore va indifferenziato e questo genera un sistema adattissimo all'incenerimento.
Poche cose da controllare, poche cose da vedere, ma bisogna aprire gli occhi sia nelle realtà marginali che nelle realtà più grandi per capire cosa ci succede attorno.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "A. M. Brizio" di Buttigliera Alta (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Elementare "A. M. Brizio" di Buttigliera Alta in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 100, inerente a "Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, articolo 199. Adozione del Progetto di Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione e proposta al Consiglio regionale della relativa approvazione" (seguito)


PRESIDENTE

Torniamo all'esame della proposta di deliberazione n. 100.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Colleghi e colleghe, dopo aver sentito il dibattito di questa mattina e soprattutto i toni del dibattito, pensavo di cambiare l'incipit del mio intervento, ma non voglio farmi trascinare subito nella polemica. Ragion per cui, parto come avevo immaginato, cioè dalla soddisfazione per il lavoro di questi mesi, ancorché lungo, faticoso e complesso (almeno per me forse un po' l'ingenuità della principiante).
In questo lavoro di discussione in Commissione, ho colto il senso del ruolo del Consigliere o della Consigliera, il ruolo del legislatore che pu mettere a disposizione, con il confronto e con la capacità di ascolto degli altri, la propria azione per intervenire sulle proposte e porsi anche l'obiettivo di migliorarle.
Credo, e ne sono convinta, che il Piano in discussione in Aula sia migliore di quello che ci è stato sottoposto, ma questo non è un giudizio negativo sul lavoro dell'Assessorato. Credo, semmai, che faccia parte del contributo che la politica può dare alle elaborazioni tecniche, alle analisi e alle costruzioni che la tecnica riesce a metterci a disposizione.
Sta in questo ruolo.
Con il grande contributo dell'Assessore, che ha mostrato disponibilità di confronto e capacità di ascolto, e con tutti i Consiglieri (lo abbiamo già detto, ma vale forse la pena ripeterlo), siamo riusciti a portare all'approvazione dell'Aula un Piano che è sicuramente ambizioso, che ha riflettuto sulla possibilità di alzare un po' l'asticella, e lo ha fatto.
Vorrei sottolineare soprattutto due dati, citati nelle ultime pagine che sono diventati parte integrante del Piano: mi riferisco a 159 chilogrammi per abitante di rifiuto residuo indifferenziabile/indifferenziato, che è una bella sfida. Abbiamo detto più volte che la nuova legge dell'Emilia Romagna, che tutti ritengono essere molto ambiziosa, si pone l'obiettivo di 150 chilogrammi per abitante.
Dunque, noi siamo perfettamente in linea fino al 2020 (poi l'obiettivo al 2030 sarà di 100 chilogrammi).
Va altresì sottolineata la percentuale di riciclaggio, che abbiamo posto al 55%, anche qui alzando l'asticella di cinque punti in più rispetto a quello che è l'obbligo di legge sia nazionale che europeo.
È un Piano che, però, oltre ad essere ambizioso, è anche pragmatico, ma è praticabile. Perché noi abbiamo responsabilità di governo in questa Regione e dobbiamo quindi mettere a disposizione degli Enti locali, dei consorzi e dei soggetti che si occupano di rifiuti, obiettivi e modalità di intervento realizzabili, praticabili e misurabili.
È un Piano che si pone una gradualità nel suo intervento in un rapporto con il territorio che non vuol essere coercitivo, ma di indirizzo e di stimolo, che non considera gli amministratori e i Sindaci del territorio dei minus habens, che non sono in grado di assumere delle scelte o di affrontare delle sfide, ma li considera degli alleati per raggiungere questi obiettivi.
Certamente, essere ambiziosi non significa essere velleitari; però non vuole neanche offrire la possibilità, a chi ci aspetta al varco nel 2020 di dirci "vorrò vedere se quegli obiettivi saranno raggiunti", come qualcuno del centrodestra ha fatto. Proprio per questo è opportuno e doveroso mescolare ed equilibrare, come dicevo, l'ambizione con la praticabilità e la pragmaticità. Questo è l'aspetto che volevo sottolineare sin da subito. Torno, però, ai toni del dibattito di questa mattina, perch credo che in qualche caso si sia andati oltre la normale foga, posizione e ruolo di oppositore, e convinzione nell'esprimere le proprie valutazioni.
Nonostante abbia più di trent'anni di esperienza politica alle spalle faccio fatica a discutere ogniqualvolta il presupposto nella discussione sia basato sulla malafede, quel pensare "solo io sono nel giusto, gli altri non solo sono nell'errore, ma lo sono in malafede", perché hanno degli interessi per affermare o per svolgere quelle politiche.
Ci tengo a ribadire in questa sede che non ho alcun interesse nel sistema dei rifiuti. E il Partito Democratico, nel quale ho l'onore di militare, ha interesse che il sistema dei rifiuti piemontesi funzioni, sia efficace ed efficienti. Ma non ha interessi nel tutelare né le singole aziende, né i singoli operatori. Lo voglio dire con forza.
Il nostro impegno è quello di affrontare a testa alta le sfide, di affrontarle come si fece qualche anno fa in Provincia di Torino, laddove se non si fosse fatta la scelta consapevole di realizzare un termovalorizzatore, saremmo finiti come Napoli! E mi scusino i napoletani.



(Commenti fuori microfono)



ACCOSSATO Silvana

Certo, questa è la condizione e l'ho sempre detto con molta tranquillità.
Sono convinta che dovremo andare oltre la termovalorizzazione e quindi ho appoggiato la soluzione del Piano che prevede la chiusura dell'impianto alla sua fine contrattuale, nel 2033. Ma credo anche - lo posso dire con orgoglio - che sia stato un atteggiamento responsabile, quello di questo territorio, nel realizzare quell'impianto; impianto che è il più controllato del Piemonte, più di molte altre aziende e più di altre soluzioni, rispetto al quale l'ARPA giornalmente ci fornisce i dati delle emissioni.
Va bene, allora, citare Amburgo, ma vi chiederei anche di citare Friburgo. Friburgo è una città ecosostenibile per eccellenza, che, dopo una separazione attenta e molto analitica, termovalorizza il rifiuto residuo ed è orgogliosa di riscaldare e illuminare la sua città con quell'impianto.
Sono anche consapevole - lo abbiamo dimostrato nel dibattito - che ogni soluzione sia figlia del suo tempo. Oggi il tempo e il momento ci impongono nuove sfide - ce lo dice l'Europa - ma sappiamo anche che le proposte di modifica alla direttiva europea del dicembre 2015 entreranno in vigore nel 2017. Noi le abbiamo assunte con serietà - lo sosterremo anche in Europa come credo faranno altre forze politiche - per far sì che quelle modifiche diventino direttiva e ci portiamo avanti, assumendole, nell'ambito del nostro Piano e nell'ordine del giorno, come impegno al 2030, così come ci chiede l'Europa.
Credo davvero che ci sia buona fede, ci sia volontà e disponibilità, ci sia impegno per andare in questa direzione, sapendo anche la fatica e la difficoltà di condividere e di portare tutti i cittadini sul piano della disponibilità a mettersi in gioco e ad assumere maggiore responsabilità (questa ci deve essere) nell'affrontare il tema dello smaltimento dei rifiuti.
Ho già ricordato come ho dovuto affrontare i Comitati "no porta a porta" nella mia storia amministrativa. Perché, in realtà, noi chiediamo ai cittadini maggior sforzo, maggiore impegno, maggior senso di responsabilità, ma credo che questo vada fatto introducendo anche elementi premianti.
Noi riteniamo che la tariffazione puntuale possa essere la soluzione che migliori ulteriormente la percentuale di raccolta differenziata, ma soprattutto migliori quel senso di responsabilità dei cittadini.
Condividiamo, quindi, la possibilità di introdurla a tappeto in tutta la Regione e di dare anche incentivi perché questo avvenga.
Ho sostanzialmente esaurito il tempo a mia disposizione, ma vorrei ancora ricordare questo aspetto, che fa riferimento alla gradualità, che è legata al fatto che dobbiamo anche cambiare le condizioni di produzione dei nostri materiali, così come ci dirà nel 2017 la nuova direttiva europea, e fare in modo che questo cambiamento corrisponda anche alla possibilità per il territorio di adeguarsi e di raggiungere quelle percentuali di differenziazione, di riciclo e di recupero che il Piano si dà.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Abbiamo già detto molte cose per esprimere la nostra insoddisfazione nei confronti di questo Piano rifiuti; insoddisfazione legata anche ai risultati ottenuti in svariati mesi di discussione in Commissione e ad un tavolo di lavoro; risultati comunque importanti perché hanno perlomeno spostato la direzione in cui questo Piano va, ma risultati del tutto insufficienti, se confrontati con quelle che sono le esigenze della nostra Regione dal punto di vista ambientale, dal punto di vista climatico, dal punto di vista della qualità dell'aria e delle acque, insomma della gestione dei rifiuti in generale, e anche dal punto di vista dell'impatto sulle Regioni vicine.
Quello che rilasciamo oggi - anzi, non rilasceremo oggi, ma comunque rilasceremo eventualmente - è un piano che sarebbe stato ambizioso, sarebbe stato importante ed avrebbe dato la direzione giusta se fossimo nel 1996 e non vent'anni dopo, non in periodo in cui le tecnologie, le prassi, i processi, le politiche per poter affrontare la gestione rifiuti in un modo diverso sono già relativamente consolidate e permetterebbero, da oggi e con tempistiche molto più ristrette, l'abbandono di pratiche nefaste, quali l'uso delle discariche, che comunque continueranno ad esserci. Sapete bene quante ne abbiamo sparse sul territorio piemontese, anche già chiuse e in situazioni che probabilmente richiederebbero bonifica, perché in parecchie di esse negli anni "ruggenti" non sappiamo neanche bene cosa sia stato sepolto. Mi viene in mente, per esempio, la discarica di Salmour nei pressi di Fossano.
Allora, quello che stiamo discutendo oggi è un Piano rifiuti che manca veramente dell'ambizione di voler affrontare i problemi in una maniera diversa, di voler puntare su una strategia che sia a 360 gradi nella gestione del rifiuto inteso come errore di progettazione, perché il rifiuto non deve esistere. Ricordatevi che in natura il rifiuto non esiste l'abbiamo inventato noi esseri umani con la nostra società, con il nostro modello economico.
Oggi i rifiuti sono qualcosa di cui ci dobbiamo sbarazzarci facendoli sparire da casa nostra e andando ad accumularli o a bruciarli da qualche parte, ma sono risorse e il discorso della gestione dei rifiuti va fatto integrando tutto ciò che è anche l'utilizzo delle risorse o il loro non utilizzo. Infatti, le strategie anche di un ente inefficiente e poco "ginnico" come l'Unione Europea comunque vanno ad indicare le priorità nella gestione dei rifiuti, ma purtroppo viviamo in una Paese con tendenze sostanzialmente lassiste e debosciate, per cui si tende a perseguire sempre la strada di minimo sforzo.
Siamo pieni di discariche ormai traboccanti e non vogliamo finire come Napoli, e nemmeno come altre città, perché la stessa cosa è successa anche a Palermo. Per fortuna a noi questo non è successo, però potremmo evitarlo in maniera molto più brillante.
Allora a cosa puntiamo? Puntiamo a ridurre i rifiuti in cenere e questo era l'avvio di questo Piano rifiuti, quest'autunno, ma lo sforzo che si sarebbe dovuto fare e che noi chiediamo, abbiamo chiesto fortemente e continuiamo a chiedere è oggi tecnologicamente possibile. Ne ho parlato con gli operatori che si occupano dello smaltimento dei rifiuti, anche con chi gestisce i poli che creano quell'aborto, solo italiano, che si chiama CSS cioè la trasformazione del combustibile da rifiuti in un combustibile solido secondario, ma quello in cui siamo maghi è giocare con le parole per mascherare la realtà delle cose.
Ebbene, è possibile - sono già stati anche presentati i piani all'Assessorato regionale competente negli anni passati - trasformare questi impianti che producono combustibile da rifiuto - chiamatelo come volete, ma è combustibile da rifiuto, destinato ad essere incenerito con maggiore inquinamento in impianti non dedicati alla combustione dei rifiuti in impianti per la selezione dei materiali da avviare al riutilizzo e per migliorare la capacità di riuso dei materiali. Tuttavia, questo non basterebbe, perché noi dovremmo anche creare la filiera industriale che riutilizza i materiali, altrimenti andremo a dipendere dalle filiere produttive esterne, tant'è che anche quei materiali che differenziamo e avviamo al riciclo comunque subiscono problemi. Per esempio, produciamo il CSS, separando il metallo e quando siamo andati in visita ci hanno detto che il valore del metallo riciclato era crollato, quindi oggi ci perdiamo a recuperare il metallo. Certo! Perché lo dobbiamo esportare da qualche altra parte, perché dobbiamo supportare qualche altra filiera produttiva dobbiamo giocare in un mercato speculativo, non traiamo diretto vantaggio nel nostro sistema produttivo locale di quanto viene recuperato. Nel nostro sistema produttivo locale l'unica cosa che ci teniamo sono i fumi e le ceneri che poi magari mettiamo nel nostro clinker, nel nostro cemento, con cui costruiamo le nostre case, ben sapendo che in quelle ceneri si vanno a concentrare elementi che possono essere anche dannosi per la salute.
Tra l'altro, è stato citato Friburgo, che è un altro posto di quelli dove sono stati fatti ben altri sforzi rispetto a quelli che sono stati fatti a Torino, ma anche in qualsiasi capoluogo di questa Regione, che negli anni Novanta ha subito l'imposizione dell'inceneritore da parte di una lobby a causa di una sventurata politica della Regione! Quindi raccontiamola tutta la storia, perché se andate a leggere la storia dell'evoluzione energetica e ambientale della città, che vuole essere campione sotto questo profilo in Europa, si dice anche questo, e cioè che la politica della Regione in cui si trova Friburgo, negli anni Novanta prevedeva la realizzazione degli inceneritori, per cui qualcuno ha sostanzialmente imposto la realizzazione di un inceneritore. Toh! Mi ricorda qualcosa che sta avvenendo oggi, a vent'anni di distanza da quando quell'errore venne fatto in Germania. Noi non abbiamo mica imparato, anzi noi replichiamo; noi, se è possibile, importiamo le pratiche deteriori non quelle virtuose.
Non ci viene in mente di fare una politica forte di incentivazione della riduzione dei consumi, della riduzione dei fabbisogni energetici della riduzione di tutto ciò che è veramente spreco nella società moderna che ci permette di vivere con un elevato livello di benessere senza sprecare, perché abbiamo soluzioni tecnologiche quasi per qualsiasi problema. Tant'è che ci sono realtà virtuose laddove si vuole e laddove lo si permette, perché purtroppo è sempre in realtà fatto nonostante la politica, nonostante le indicazioni pubbliche, laddove lo si può e ci si riesce, si dimostra che queste cose si possono fare. Succede in un'altra Regione, a Capannoli, dove addirittura si è fatto un centro di ricerca su queste cose e si dimostra che si può recuperare il 98% di ciò che finisce nei rifiuti urbani, ma succede anche qua in Piemonte, dove ci sono consorzi che comunque raggiungono livelli elevati di differenziazione e di recupero.
Come possiamo non dirci non contenti di questo piano, per come sta uscendo? Perché è un piano che nasce vecchio, che punta nella direzione a cui bisognava puntare vent'anni fa, ma criminalmente per la salute nostra e di tutti gli abitanti della Regione, non l'abbiamo fatto allora e lo stiamo già un po' tardi quando la Terra, le falde acquifere e la nostra aria sono pesantemente inquinate, anche dal fumo dell'incenerimento in cementificio e dall'incenerimento nell'inceneritore cittadino, il quale non è altro che una pira di rifiuti, tal quali, con qualche filtro in più, che è costato un investimento significativo che dobbiamo ammortizzare in un trentennio e non è un investimento produttivo, perché dobbiamo ammortizzarlo, non si ripaga fino al 2033! Rendetevi conto a che cosa ci siamo legati.
Questo era evidente già nella relazione sull'energia della Giunta Bresso, nel 2009: 78 pagine di apologia dell'inceneritore, in cui si diceva che il rifiuto - la logica folle era questa - era una risorsa, non una risorsa da recuperare, ma una risorsa da bruciare!



PRESIDENTE

Consigliere Campo, deve concludere il suo intervento.



CAMPO Mauro

Non possiamo che essere contrari e cercare, anche in questa sede, di sollevare la discussione e di proporre un ulteriore rafforzamento nella direzione che proponiamo noi verso la vera economia circolare, quindi abbiamo presentato non più 500, ma 70 importantissimi emendamenti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Parlando dopo la Consigliera Accossato ho modo di ringraziarla per il lavoro svolto con competenza e dedicando molta passione; così come ringrazio l'Assessore, il portavoce Ferrentino e i Consiglieri che hanno messo del loro in questo complicato iter, a cominciare sicuramente dal Consigliere Andrissi.
Mi limito ad una considerazione, perché molto è già stato detto. Con riferimento alla cornice nella quale noi abbiamo iniziato questo percorso penso che concordiamo tutti sul fatto che vi erano quattro determinanti tutte e quattro da correggere.
Intanto, è da vent'anni che la Regione non figura nel panel dei decisori in materia di politica dei rifiuti: sono vent'anni. Di conseguenza secondo elemento - i territori vanno in ordine sparso. L'impiantistica ha fatto delle scelte che sono, queste sì, datate, perché si va verso il recupero di energia e non di materia; e questo crea, tra l'altro, delle notevoli dissonanze, perché tutto l'impegno sulla differenziata si scontra con la necessità di garantire volumi alti agli impianti di trattamento meccanico-biologico. Il quarto elemento di pregiudizio che andava corretto è una concezione della raccolta differenziata molto lineare: siamo entrati in competizione tra un Comune e l'altro - chi al 55%, chi al 60 e chi al 65 dimenticando completamente tutto ciò che sta a monte e a valle della differenziata.
Se questo era il contesto, dico che è cosa buona e giusta approvare questo piano, con tutti i limiti che ha, perché sicuramente definisce una nuova cornice e trasferisce degli elementi che sono fortemente innovativi rispetto al quadro preesistente che era insopportabile e che non possiamo certamente considerare ancora vigente, fosse anche solo per qualche mese.
Io credo che quello dell'economia circolare sia un concetto molto importante e che sia un paradigma. Qualcuno ci diceva stamattina che quando andremo ad applicare il piano vedremo che non porta a nulla. Bisogna ogni tanto aprirsi a degli scenari e avere il coraggio di passare da un modello vecchio ad uno nuovo. Io vivo il piano come un elemento fortemente innovativo, nella misura in cui ci fa uscire da questa linearità del rifiuto da differenziare più o meno bene e ci fa ragionare sul fatto che intanto c'è un discorso a monte della produzione rifiuti, quello che il collega Grimaldi stamattina chiamava il design sistemico.
Il concetto di riciclo e riuso l'abbiamo quasi dimenticato, ma è evidente che la nostra differenziata ha un senso solo nella misura in cui si accompagna al riciclo e al riuso, altrimenti è un virtuosismo del tutto inutile; così come è fondamentale ragionare sul residuo secco, che evidentemente non va messo in discarica se non per quella quota che non è altrimenti recuperabile.
Fa parte di questo concetto nuovo di economia circolare anche il superamento del recupero di energia: consideriamo quindi l'incenerimento un processo ad esaurimento. E' chiaro che non siamo così ingenui da pensare che dall'oggi al domani si possa passare ad un'eliminazione tout court di questa prassi, che è legittima e che comunque fa ancora i conti con un certo tipo di produzione. Ma è altrettanto evidente che, pur nell'ambito della valutazione dei costi delle materie che producono calore, dobbiamo considerare questa forma di produzione di energia derivante dal CSS come da superare.
Il terzo elemento che portiamo con questo piano è l'assoluta consapevolezza che dobbiamo anticipare e accompagnare i gestori e i consorzi - con tutto il rispetto che richiede l'Ente locale, come richiamava la Presidente prima - verso delle scelte che siano di sistema.
Quindi, ci prendiamo l'impegno di riformare le leggi - la 7 e la 24 - e di adottare delle pratiche di benchmark tra i vari Consorzi, in modo che si adottino le best practices. Tutto questo, secondo me, avviene grazie ad un lavoro inteso e proficuo di questi mesi e io sarò fiero di portare il mio voto a favore di un piano che considero assolutamente di svolta e degno della legislatura che stiamo vivendo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Allemano.
Come ultimo iscritto ho il Consigliere Bono.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) Presidente, avevo chiesto di intervenire da un po', ma lei non mi ha prenotato.



PRESIDENTE

La prenoto adesso, Consigliera Batzella.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ovviamente, oltre agli interventi dei colleghi del Gruppo, di cui naturalmente condivido totalmente la linea, ho provato anche ad ascoltare alcuni degli interventi dei colleghi di maggioranza: qualcuno un po' più stizzito, quasi a dover dare un'excusatio non petita del proprio posizionamento politico sulla gestione dei rifiuti e quindi dando forse delle gambe ulteriori alla nostra accusatio manifesta - non me ne voglia la Presidente della Commissione ambiente - e qualcun altro che invece ha parlato di ingenuità nel volere credere che si possa così, con una bacchetta magica e da un giorno all'altro, cambiare una politica dei rifiuti che viene da lontano, da molto lontano.
E' vero, evidentemente non si può cambiare una politica di gestione dei rifiuti colpevolmente sbagliata da anni, fatta in questa Provincia e in questa Regione, ma nessuno voleva fare questo. Non è un caso che il Piano regionale dei rifiuti sia un piano, appunto, quinquennale e che abbia poi grazie al lavoro del Movimento 5 Stelle, due appendici molto importanti al 2025 e al 2030, quindi con una prospettiva decennale e quindicennale.
Questo è quello che deve fare un Ente che fa programmazione come la Regione: programmare, cioè pianificare a medio e a lungo termine e non solo andare a guardare a breve termine; perché a breve termine siamo anche costretti, ormai, dalla camicia di forza della carenza cronica e strutturale di risorse. Quindi potremmo dire: "Le Province non hanno più tante competenze né risorse, i Comuni non hanno fondi e la Regione tanto meno; non facciamo nulla perché, anzi, meno facciamo meglio è".
Ricordava però bene prima il collega Andrissi che quando invece si decide di fare le grandi opere, quelle che danno i grandi appalti - poi qualcuno potrebbe pensare che è più compito della Procura occuparsi del fatto che dietro i grandi appalti e le grandi opere ci possano essere grandi spartizioni, e dico spartizioni, proprio per non configurare alcun tipo di reato - quelle grandi opere si fanno. E si fanno non dico in fretta, perché farebbe anche un po' ridere dire che le grandi opere in Italia si fanno in fretta, ma spesso si fanno in molto tempo proprio perch più si allunga il tempo di realizzazione e più si allungano i costi e le spartizioni di cui dicevo prima; che magari sono solo spartizioni di cooperative e aziende che lavorano nelle grandi opere, che poi ovviamente in maniera del tutto trasparente e legale - ma non so quanto legittima finanziano le campagne elettorali dei partiti: questo è oramai legittimo visto che quasi ogni fazione o corrente di partito ha una sua fondazione politica nazionale e riceve fondi dalle grandi cooperative rosse (CCC, CMI ecc.) e dai grandi costruttori, che sono sempre gli stessi che hanno costruito l'inceneritore di Torino, il grattacielo, la metropolitana, il TAV; non potevo dimenticare la Coopsette, ma si tratta sempre delle stesse.
Questa è già una prima logica. Ricordo che proprio il mio attivismo politico è nato da questo, nel senso che come medico avevo studiato le ricadute sanitarie, oltre che ambientali, di un inceneritore. Si può dire: eh, va beh, dell'ambiente chi se ne frega, schiacciamo pure la margheritina nel campo. Il problema, però, è che tutto quello che buttiamo nell'ambiente ce lo andiamo a respirare e, soprattutto, ce lo andiamo a mangiare. Come ben sapete, infatti, l'incenerimento dei rifiuti è tra le prime fonti di produzione di diossine, policlorobifenili e tante altre sostanze cancerogene che si vanno a bioaccumulare: ovvero, se si depositassero sul terreno questo non sarebbe un grandissimo problema; il problema è che vengono mangiate con l'erba dai ruminanti, passano quindi nella catena alimentare e nel latte che bevono soprattutto i bambini e poi, via via nella carne; e arrivano poi al "re della foresta". Chi è l'animale re della foresta? Ovviamente l'uomo, che tendenzialmente mangia tutti gli altri almeno per chi è carnivoro o non ha la fortuna - dal punto di vista sanitario, ovviamente - di essere vegano.
Pertanto, avete fatto una scelta sbagliata quando nel 2004 avete deciso l'iter per costruire l'inceneritore. Dico avete, perché l'Assessore alla sanità, Saitta, era Presidente della Provincia, con l'allora Assessore all'ambiente, Massaglia, ed anche il Presidente Chiamparino, Sindaco della Città di Torino.
Questo, sull'onda del terrorismo psicologico che ha ricordato benissimo la Presidente della Commissione ambiente, Silvana Accossato, dicendo: "Se non facciamo l'inceneritore, troveremo i rifiuti per strada: montagne di rifiuti per strada, topi e malattie. Torneranno le malattie che c'erano all'inizio del 900, o anche prima".
Sull'onda di questo terrorismo psicologico avete programmato un inceneritore e, ora, tutta la politica dei rifiuti regionale (noi sapevamo che saremmo finiti così) viene fatta sulla base di quella scelta sbagliata fatta contro i cittadini, i comitati dei cittadini, le associazioni ambientaliste e le persone che, se aveste fatto un referendum, avrebbero dichiarato di non volere un inceneritore.
Facendo quella scelta, si disse - prima - che doveva servire solo una parte della provincia di Torino; poi, si capì che avrebbe servito tutta la provincia di Torino e adesso scopriamo che servirà tutta la regione Piemonte. E' ovvio che non stiamo facendo salire la raccolta differenziata checché ne dicano i colleghi di maggioranza, perché il problema è capire se la raccolta differenziata ci costa di più rispetto al non farla, perch abbiamo costruito un inceneritore e dobbiamo alimentarlo, foraggiarlo dobbiamo pagare le rate di un progetto scellerato di almeno vent'anni fa.
Questa è la logica in cui ci troviamo, pertanto un Piano dei rifiuti coraggioso è una condizione necessaria almeno per cercare di contrastare una scelta sbagliata fatta in passato ed andare avanti, verso una logica in cui si possa dire che tante regioni (magari le Regioni del Nord) si fanno promotrici di una nuova politica di gestione dei rifiuti e possono avere un peso anche per stimolare il Governo nazionale a fare una politica dei rifiuti che incentivi il riciclo, il recupero, la riduzione e la prevenzione.
Diversamente, occorre fare una politica allargata con il produttore e il consumatore: basterebbe diffondere l'utilizzo dei prodotti sfusi o del vuoto a rendere. Mia nonna e mia mamma mi insegnavano che anni addietro c'era il vuoto a rendere: adesso sta ritornando, cioè si riporta la bottiglia per il vino o per il latte - quello che volete - e gli imballaggi si riducono. Gli imballaggi di tipo industriale si possono riprogettare e possono essere recuperati.
Oggi non ci sono dei limiti tecnologici e strutturali per arrivare a rifiuti zero: sono solo organizzativi e di volontà, perché tutti i materiali vengono prodotti, pertanto possiamo andarli a riutilizzare.
C'è un problema di contributi: spesso alcuni prodotti non erano recuperabili, perché non era pagato prima il contributo dal Consorzio Nazionale Imballaggi e quindi non venivano recuperati dai rifiuti. Il classico esempio era quello dei piatti, dei bicchieri o delle posate di plastica: essendo spesso sporchi, il Consorzio non li recupera, perch impiegherebbe troppo tempo a pulirli e avrebbe una perdita, in questo senso.
Ci sono, quindi, anche dei limiti organizzativi. Da questo punto di vista, ho seguito la discussione di questo Piano dei rifiuti e sono stupito negativamente, perché solo con una grande battaglia emendativa siamo riusciti a ridurre la quantità dei rifiuti al 2030. Questa maggioranza e questa Giunta non propongono niente. Si dice: "Almeno il 65% al 2020", ma come ricordava il nostro Capogruppo, Bertola - questo è già un obbligo di legge del 2012. Stiamo fotografando, cioè, un obbligo di legge passato.
Potremmo anche non votare questo Piano rifiuti, perché è già un obbligo di legge. Diversamente, avremmo fatto un Piano rifiuti contra legem.
Questo, visto che l'ABC della politica lo conosciamo tutti e l'Assessore Valmaggia anche meglio di me, potevamo almeno evitarcelo.
In più, stiamo tornando indietro anche rispetto alla quantità di rifiuti pro-capite, nella logica e nella speranza (anche questa malsana) che l'aumento del PIL possa aumentare la produzione dei rifiuti.
Questa è veramente una logica malsana. Ricordo che ne discussi con il Presidente Chiamparino ad un incontro a Il Fatto Quotidiano (non so se ricorda). Parlammo della decrescita e io dissi: "Non bisogna diminuire per forza il PIL: bisogna qualificarlo".
Non è, cioè, che all'interno di un'unità di PIL ci devono essere tot incidenti, tot rifiuti, tot malattie, tot morti. Nell'unità di PIL ci possono essere anche solo cose positive: riqualificazione, sviluppo energetico, riduzione dei consumi. Bisogna riqualificare il PIL: non dev'essere solo produzione negativa, e quindi rifiuti, e quindi inceneritore. Dire che se aumenta il PIL aumentano i rifiuti significa essere conservativi, ed è una logica sbagliata.
Anche il tema - e vado a concludere - del ricorso alle discariche è un falso mito. In diversi Paesi hanno iniziato a praticare il cosiddetto landfill mining, cioè andare a scavare nelle discariche (so che pu sembrare strano, può far sorridere, ma sta succedendo) per estrarre i materiali che possono essere recuperati (e chiudo veramente), perché sono risorse, sono soldi.
Questa è la follia del XX secolo! Vorrei veramente che uscissimo dal XX secolo ed entrassimo nel XXI secolo, per cercare di costruire un pianeta che sia realmente sostenibile, anche perché il pianeta è uno solo e lo stiamo danneggiando veramente in maniera irreversibile.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Dopo l'intervento del collega Bono e di tutti gli altri colleghi del Gruppo che mi hanno preceduto, ho poco da aggiungere. Ma, seppure nel mio piccolo, voglio dare il mio contributo.
Il nostro Capogruppo, Bertola - tra l'altro, molto preparato e competente - all'inizio del suo discorso ha dichiarato che l'ultimo Piano rifiuti risale al 1997. Pertanto, sono trascorsi ben 19 anni. Dopo 19 anni la Regione Piemonte decide che forse è giunto il momento di rinnovare il Piano rifiuti.
Stiamo parlando di una delle competenze più importanti della Regione Piemonte in capo all'ambiente, perché, quando parliamo di rifiuti, parliamo di ambiente e - nello stesso tempo - parliamo di salute e benessere dei cittadini piemontesi.
Stiamo parlando, quindi, di tutela ambientale e di salute.
In questo nuovo Piano rifiuti ci sono alcune parti che possono essere condivisibili, anche grazie al contributo di tutti gli emendamenti presentati in Aula (ne sono stati approvati 15) dal Movimento 5 Stelle.
Su questo tema il nostro movimento si è sempre distinto. Il Piano rifiuti, la tutela dell'ambiente, sono uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle, che ha battagliato anche nella Commissione competente.
Infatti, anche chi non fa parte della Commissione - come la sottoscritta ha partecipato alle riunioni, poiché si tratta di un tema molto importante.
La nostra presenza era importante, perché è un argomento che riguarda tutti i cittadini.
L'obiettivo che si pone questo Piano è il raggiungimento di almeno il 65% della raccolta differenziata al 2020.
Questo, come ha anticipato il collega Bono poc'anzi, è un obiettivo ormai superato, perché ci veniva richiesto nel 2012 (ben quattro anni fa).
Cosa è successo? E' successo che questa Giunta, invece di fare dei passi avanti, pare stia facendo dei passi indietro. Quando sento dire "è l'Europa che ce lo chiede", mi domando: "Se l'Europa ci dice di buttarci nel pozzo o nel burrone, ci buttiamo tutti nel pozzo o nel burrone?".
Impariamo a ragionare con la nostra testa, visto che questa Regione ha anche il compito di fare delle scelte. Noi siamo un'Assemblea legislativa e fino a prova contraria - le decisioni si prendono in quest'Aula: tutti votiamo in quest'Aula. L'Europa può dirci quello che vuole, ma fino ad un certo punto, anche perché, quando ci fa comodo, ce lo dice l'Europa, quando non ci fa comodo, l'Europa non ce lo dice. Non prendiamoci in giro con questa frase: cambiate musica, cambiate registro, perché sono stanca di sentir dire che ce lo dice l'Europa! E questo non è solo legato ai rifiuti ma anche ad altre opere e settori.
Dobbiamo ridurre la quantità dei rifiuti: l'obiettivo è arrivare a 45 kg pro capite al 2020, ma anche questo è un dato che risale al 2010.
Pertanto - Presidente, che mi guarda e annuisce - capisce che stiamo tornando indietro? Bisogna, invece, progredire (si parla sempre di progredire) e bisogna progredire in positivo.
Ritengo che, alla base di tutto ciò, sia importante una buona educazione, una buona informazione, delle campagne di sensibilizzazione ai cittadini. Occorre iniziare in età precoce, dai bambini, dalle scuole: iniziamo ad educare i nostri figli e far capire loro - alle generazioni future - come avviene la raccolta differenziata, dove vanno buttati la carta, il vetro o l'umido.
E' tutto legato ad un sistema culturale e non è vero che non si possono raggiungente determinati obiettivi. Raggiungere almeno il 65% di raccolta differenziata è veramente poco. Il paese dal quale provengo - il mio paese natio - ha raggiunto, nel 2014 (nel 2015 il valore è pressoché invariato) l'83% di raccolta differenziata. Capisco che un paese di piccole dimensioni, che non ha un alto numero di abitanti, possa essere giù gestibile rispetto ad una grande città o un'intera regione, ma se non si ha la buona volontà e la voglia di organizzarsi non si farà mai niente, perch con la buona volontà possiamo riuscire nei nostri intenti.
Il problema è che non sempre c'è la buona volontà: da alcune parti viene percepita e da altre no.
Noi siamo contrari all'inceneritore. La collega Accossato dice di aver acconsentito ed appoggiato quella scelta. Rispetto il suo pensiero, ma non lo condivido affatto, perché l'inceneritore è un metodo sbagliato di smaltire i rifiuti. Sicuramente non sarà un termovalorizzatore a migliorare lo smaltimento dei nostri rifiuti. Non è così.
Penso all'inceneritore del Gerbido: quel mostro che abbiamo nella periferia di Torino. Sappiamo tutti che l'inceneritore inquina ed emette sostanze pericolose. Tempo addietro c'è stata una denuncia dell'ARPA alla Procura della Repubblica. Sono stati effettuati numerosi studi, sono stati fatti anche degli studi sulle unghie dei bambini, anche se le conseguenze dal punto di vista della salute non si vedono subito e non si possono dimostrare subito i danni. Potremo dimostrare i danni alla nostra salute a distanza di anni, perché la sintomatologia non è immediata. La sintomatologia si manifesterà tra 15-20 anni e poi ci chiederemo perch siamo tutti ammalati, perché le persone muoiono di tumore, perché c'è un incremento delle patologie respiratorie e cardiologiche.
Ce lo chiediamo, ma diamoci anche delle risposte. Non prendiamoci in giro.
Noi siamo contrari e capisco, come ha detto il nostro Capogruppo Bertola, che non possiamo eliminare un termovalorizzatore subito (per noi sarebbe un sogno eliminarlo presto, ma non lo possiamo fare), però ci deve essere l'impegno della sua chiusura, perché è veramente dannoso alla salute pubblica.
Tra l'altro, per tenere in vita questo termovalorizzatore, utilizziamo soldi pubblici (l'abbiamo anche dato in mano ai privati).
La termovalorizzazione, quindi, non è la soluzione per lo smaltimento dei rifiuti e ricordiamoci che è a serio rischio la salute dei cittadini e l'ambiente.
L'ambiente è importante e non può essere sottovalutato: è l'ambiente in cui viviamo ed è l'aria che respiriamo.
Grazie, Presidente, ma a volte non mi sembra neanche di stare in un'Aula di Consiglio, perché ognuno pensa ai fatti suoi e c'è chi ride e chi parla. Mi chiedo che cosa venite a fare qui dentro. Stiamo parlando del futuro della Regione, stiamo parlando di ambiente, di rifiuti, di salute.
Vorrei che tutti i cittadini piemontesi fossero sintonizzati in questo momento per rendersi conto che Assemblea legislativa è questa. Ma vi rendete conto? Ma voi siete quelli che governate la Regione Piemonte e la nostra Nazione? O Signore, spero proprio che questa ruota giri una volta per tutte! Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.


Argomento: Presidi socio-assistenziali pubblici e privati

Comunicazioni della Giunta regionale inerente a "Fatti avvenuti alla casa di cura 'La Consolata' di Borgo d'Ale"


PRESIDENTE

Prima di procedere alla discussione e alla trattazione degli emendamenti, ha chiesto la parola l'Assessore Saitta per una comunicazione come richiesto dal Gruppo Forza Italia in Conferenza dei Capigruppo, in particolare dal Consigliere Vignale, in merito ai maltrattamenti presso la Casa di Riposo "La Consolata" di Borgo d'Ale.
Prego, Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Colleghi, torno su questa dolorosa vicenda di Borgo d'Ale, dopo che il 23 febbraio, quindi poco tempo fa, il collega Augusto Ferrari ha puntualmente riferito durante un question time, utilizzando le informazioni in nostro possesso e contenute nei verbali della Commissione di Vigilanza che d'ufficio vengono trasmesse alla Direzione dell'Assessorato del collega Ferrari.
La prima cosa che voglio chiaramente dire è che la Regione Piemonte si costituirà parte civile nel processo, se l'autorità giudiziaria concluderà le sue indagini con rinvio a giudizio degli operatori attualmente sotto inchiesta.
Vorrei che non ci fossero equivoci.
Ci pare anche doveroso sottolineare che la vigilanza di queste strutture, che ospitano soggetti così fragili, deve essere rafforzata. Non è soltanto un problema regionale, ma anche nazionale. Sicuramente, a livello regionale c'è uno spazio per continuare a rafforzare la nostra attività, ma c'è un problema per quanto riguarda la norma, essendo questa di competenza del Consiglio regionale, così come c'è un problema di relazioni con altre Istituzioni.
Occorre rafforzare questo ruolo di controllo e di verifica, non soltanto delle strutture, ma anche della qualità dell'attività all'interno delle strutture.
Il modello che abbiamo recentemente utilizzato, per quanto riguarda le comunità per i minori, è un'intesa che abbiamo raggiunto con le Procure per definire insieme, ognuno per le proprie competenze, mirate e migliori azioni di controllo e una banca dati informativa in grado di evitare che situazioni del genere si ripetano.
Recentemente abbiamo sottoscritto quest'intesa con la Procura per le comunità dei minori. In ogni caso stiamo lavorando affinché si giunga quanto prima anche ad un'analoga intesa per quanto riguarda tutte le altre attività.
In ogni caso, vorrei sottolineare, evitando di ripetere ciò che il collega Ferrari ha detto in relazione al percorso (ne farò solo qualche accenno), i limiti dell'attività di vigilanza della Regione, che derivano dall'articolo 26 della legge regionale 1/2004.
La legge regionale, nel definire le funzioni di vigilanza, in modo esplicito e chiaro dice che questa attività consiste nella verifica e nel controllo della rispondenza alla normativa vigente dei requisiti strutturali, gestionali, organizzativi dei servizi e delle strutture socio assistenziali, socio-educative e socio- sanitarie, pubbliche e private, al fine di promuovere la qualità della vita e il benessere fisico e psichico.
Pertanto, sulla base di questa norma, che suppongo ed immagino - ma questo sta alla sensibilità del Consiglio - vada modificata, verificandola anche con altre norme nazionali, l'attività di vigilanza, così come viene indicata nella legge 1, potrebbe essere ampliata.
Attualmente, l'attività di vigilanza, in base a questa norma, è principalmente rivolta a verificare che le strutture che erogano le prestazioni siano rispondenti, sotto il profilo dei requisiti strutturali gestionali ed organizzativi, alle norme vigenti che erogano le prestazioni secondo gli standard previsti dalle norme.
L'attività di vigilanza dovrebbe contribuire a promuovere l'adeguamento delle strutture alla regolazione delle situazioni anomale.
Questo è il quadro esistente.
Attualmente, in vigenza dell'articolo 54 della legge 1 "Disposizioni transitorie in materia di vigilanza", le funzioni amministrative di vigilanza, in particolare quelle riferite alle RSA, sono esercitate, come i colleghi sanno, dalle ASL, per le strutture operanti su quel territorio che si avvalgono, per la vigilanza, di apposite Commissioni istituite sulla base degli indirizzi generali forniti dalla Regione, attraverso una delibera della Giunta regionale del 1997 e con le modalità operative definite da ciascuna ASL, con proprio atto aziendale.
E' noto che le funzioni di vigilanza sulle RSA, a gestione delle ASL sono esercitate direttamente dalla Regione, che si avvale della Commissione di vigilanza, non dell'ASL del territorio, ma di altre ASL.
In Piemonte sono attive 600 strutture che erogano prestazioni residenziali per anziani non autosufficienti. Di queste, circa 30 risultano a titolarità ASL e, pertanto, sono sottoposte a vigilanza diretta da parte della Regione. Il resto sono a vigilanza da parte delle ASL.
Le strutture residenziali destinate all'accoglienza di persone disabili sono circa 300. L'attività di vigilanza, quindi, consiste nell'effettuazione di visite di carattere ispettivo presso le strutture da parte della Commissione, finalizzate a verificare la permanenza dei requisiti strutturali, gestionali ed organizzativi, che a suo tempo hanno consentito l'autorizzazione al funzionamento della struttura stessa, cioè alla verifica se esistono le condizioni per cui era avvenuta l'autorizzazione.
In esito ai sopralluoghi delle Commissioni, viene redatto un verbale sottoscritto da tutti i componenti che vi hanno preso parte, dal quale risulta l'idoneità o l'eventuale inidoneità delle strutture rispetto alle prestazioni che vengono erogate agli ospiti.
Il verbale può prevedere la proposta di sanzioni da impartire al soggetto gestore del presidio, tra quelle previste nella legge regionale 1 in base a cui si può persino arrivare alla sospensione o alla revoca dell'autorizzazione al funzionamento.
Per quanto riguarda, in modo puntuale, l'ASL di Vercelli e il caso di Borgo d'Ale, dirò in seguito cosa ha concretamente fatto l'ASL di Vercelli oltre a ciò che ha fatto coerentemente con la legge n. 1. I fatti gravissimi che sono avvenuti in quella struttura sono anzitutto il risultato di una mancanza di vigilanza da parte del datore di lavoro verso i suoi dipendenti, che sono stati oggetto di provvedimenti restrittivi della libertà personale.
La direzione dell'ASL sta valutando anche di aprire un contenzioso in ordine alla capacità di quel soggetto, anche se la sede è a Udine, di garantire il corretto svolgimento delle funzioni autorizzate verso i pazienti affidati. E' chiaro che qui emerge un problema non soltanto gestionale, ma un problema che riguarda anche gli operatori privati che hanno la responsabilità della scelta degli operatori che lavorano per le strutture. E' chiaro che questa è una competenza loro. Vedendo quei filmati noti e quelle fotografie, è chiaro che lì è avvenuto un grandissimo errore c'è una grande responsabilità da parte dei titolari di non aver scelto persone adeguate ai compiti delicati che devono essere svolti all'interno di quelle strutture.
L'ASL sta valutando l'ipotesi, non soltanto per il luogo dove si è verificata quella situazione, di verificare se ci sono delle responsabilità puntuali, anche da parte del gestore, per un'incapacità a selezionare personale adeguato. Questo è il lavoro che sta facendo l'ASL e noi stiamo incoraggiando quest'attività.
In modo particolare, per quanto riguarda quella struttura, riprendo brevemente, ma puntualmente, ciò che ho avuto modo di riferire l'Assessore Ferrari rispondendo ad un question time in Consiglio. La titolarità della struttura "La Consolata" è stata aggiornata il 9 settembre 2010 quale RAF disabili per 71 posti letto, RAF anziani, in regime transitorio, per 58 posti letto e nucleo Alzheimer temporaneo per 20 posti letto. Con deliberazione del 2011 l'ASL di Vercelli ha effettuato un regime di osservazione, in particolare sul nucleo dei disabili, al fine di conseguire l'adeguamento dello stesso alla normativa vigente, demandando alla Commissione di vigilanza aziendale il compito di verificare periodicamente la progressione dei lavori, pena la sospensione dell'autorizzazione al funzionamento.
La Commissione di vigilanza ha effettuato, negli anni, numerosi sopralluoghi nella struttura in numero superiore a quelli effettuati mediamente nelle altre strutture, quindi c'è stata attenzione, anche su richiesta della Direzione dell'ASL di Vercelli che, a seguito di una segnalazione pervenuta agli Uffici, richiedeva alla Commissione di vigilanza di verificare tutti i requisiti organizzativi e gestionali della struttura in questione.
Con verbale del 7 ottobre 2015, la Commissione di vigilanza ha riscontrato che i cantieri relativi ai lavori di adeguamento non proseguivano e che non erano stati eseguiti gli interventi richiesti con il precedente verbale, rilevando che la struttura si presentava complessivamente in condizioni precarie. La Commissione, in seduta collegiale del 10 novembre 2015, evidenziate le varie criticità di cui sopra, ha ritenuto di sospendere l'autorizzazione al funzionamento effettuato poi con provvedimento del 4 dicembre 2015, con blocco degli inserimenti, fino al ripristino delle condizioni igienico-sanitarie e strutturali richieste nei verbali.
In data 27 ottobre 2015 l'ASL di Vercelli trasmetteva alla Procura della Repubblica di Vercelli, quindi ha operato coerentemente con quello che prevede la norma e anche con la sensibilità della Direzione, la segnalazione pervenutale relativa a maltrattamenti nei confronti di un ospite della struttura, effettuando, altresì, un incontro con gli ufficiali del comando dei Carabinieri di Vercelli, al fine di stabilire il tipo di intervento da attuare.
C'è stato un intervento anticipato da parte dell'ASL di Vercelli nei confronti della Procura e del comando dei Carabinieri perché erano giunte queste segnalazioni.
In data 14 dicembre 2015 vi è stato un ulteriore sopralluogo di vigilanza, da cui risulta una situazione sostanzialmente invariata rispetto al sopralluogo del 7 ottobre e la Commissione ha prescritto l'attuazione entro 60 giorni, di alcuni interventi dando atto che, in difetto, si procede alla revoca dell'autorizzazione. Si tratta delle prescrizioni che erano state attuate, mentre per la parte dei maltrattamenti c'era la segnalazione alla Procura della Repubblica.
Per venire all'aggiornamento sui controlli, la Commissione di vigilanza dell'ASL di Vercelli ha svolto un sopralluogo lo scorso 22 febbraio, per verificare la sussistenza delle condizioni di funzionalità e le avvenute ottemperanze. Il responsabile del distretto Valsesia, a seguito del sopralluogo, ha ritenuto di dover gestire lo spostamento di tre utenti anziani RSA e due disabili entro la fine del mese di marzo, inviandoli ad altra struttura. Poiché il numero dei posti convenzionati RSA su distretto sud è superiore agli attuali inserimenti, non ci saranno problemi di collocamento né per gli anziani già residenti né per quelli che devono ancora essere inseriti.
Il responsabile del servizio di psichiatria dell'ASL di Vercelli ha effettuato un altro sopralluogo in data 25 febbraio e per i sei pazienti non ritiene di dover disporre spostamenti.
La Commissione di vigilanza ha tenuto un'altra riunione il 2 marzo per la presa d'atto dei sopralluoghi e per programmare altre riunioni, disporre ulteriori prescrizioni, programmare visite per verificare l'andamento dei lavori già questa settimana. La scadenza intimata per i lavori, in base a ciò che ho detto poco fa, è il 31 maggio. Il titolo autorizzativo rimane sospeso, quindi non si verifica nessun ulteriore inserimento.
Questa è l'informazione. Ho parlato e ho fatto una cronistoria delle vicende relative alla parte strutturale e organizzativa. Per le altre questioni per le quali sono stati arrestati dei dipendenti, ribadisco che per quanto riguarda questo aspetto, la Regione Piemonte si costituirà parte civile nel momento in cui saranno definite le responsabilità. Se il Consiglio vorrà se ne occuperà ma, in ogni caso, noi ci attrezzeremo per un ripensamento della legge n. 1 del 2004, vedendo se è possibile compatibilmente con la norma nazionale, aggiungere altre prescrizioni puntuali all'articolo 54 (se non ricordo male). In ogni caso indipendentemente dalla norma, vorremmo arrivare quanto prima ad un intesa con le Procure piemontesi per concordare, come sta avvenendo per le comunità per i minori, una modalità di intervento coordinata che permetta di verificare non soltanto le questioni strutturali, cioè la verifica delle condizioni per le quali vennero autorizzate le strutture, ma anche il funzionamento e, a maggior ragione, quello che capita per quanto riguarda eventuali maltrattamenti.
Certamente quello che è capitato è di una gravità incredibile.
Tuteleremo al massimo non soltanto la Regione, ma anche i tanti operatori sanitari che non si riconoscono in quelle modalità utilizzate all'interno di quella struttura.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Dopo le comunicazioni è previsto del Regolamento la possibilità di chiedere chiarimenti.
Rispetto ad un dato - non voglio prendere più tempo di quanto la vicenda meriterebbe - rammento solo che nella nostra regione, come in altre, ma noi rimaniamo nei confini della nostra regione, sono avvenute ogni tanto delle situazioni di maltrattamento all'interno delle strutture.
Una situazione simile, tuttavia, non è mai avvenuta. Una situazione simile è paragonabile a poche altre che noi possiamo ricordare, peraltro nei confronti di pazienti psichiatrici. Chi ha avuto la volontà di vedere i video che sono stati pubblicati, se li avessero trasformati in bianco e nero, poteva tranquillamente pensare che fossero testimonianze dell'epoca ante legge Basaglia, non cambiava assolutamente nulla.
Come si evince in modo evidente dalla relazione puntuale che ha fatto l'Assessore rispetto all'attività della Commissione di vigilanza, emerge un aspetto: l'attuale sistema delle Commissioni di vigilanza non funziona e possiamo dire - arriveremo anche agli atti di indirizzo - che questo Consiglio ha detto di averlo detto in più situazioni.
Il sistema non funziona per un motivo molto semplice: quando il soggetto inviante, cioè le ASL, sono gli stessi soggetti che, ancorch unitamente al consorzio socio-assistenziale fanno le verifiche, è evidente che diventa un po' complicato, perché il soggetto inviante fa da controllore e fa anche da soggetto che interviene in modo duro, cosa che non ha fatto.
Faccio presente, come si evince dai verbali, che è vero che quest'anno vi sono stati più interventi rispetto ad altre strutture, dove può avvenire anche un solo intervento annuo, ma per un motivo molto banale: perché il 29 gennaio 2015 la Commissione di vigilanza dell'ASL rilevava tutta una serie di aspetti igienico-sanitari e strutturali che non funzionavano. Allora molto banalmente, potremmo anche leggerli: dalle porte antincendio a tutta una serie di malfunzionamenti di carattere strutturale. Chi ha la ventura di leggere queste noiosissime valutazioni, si renderà conto che non ci sono due righe rispetto alla qualità di vita dei pazienti. Ci possono essere strutture meravigliose, purtroppo nella storia di questa Regione vi sono strutture meravigliose, alberghi a quattro stelle dove sono successe cose terribili e strutture, magari bruttine, ma dove i pazienti sono accolti con grande umanità.
Allora, credo che le Commissioni di vigilanza dovrebbero badare certamente all'aspetto igienico-strutturale, perché le porte antincendio devono essere a norma, perché certamente l'impianto elettrico deve essere a norma, ma dovrebbe badare principalmente a quella che la valutazione sulla qualità dei servizi erogati.
Invito l'Assessore, ad esempio, a chiedere un dato: l'ASL dice, nella relazione del 2014, che ha fatto una valutazione della qualità del servizio con una campionatura di un dossier dato ai singoli pazienti, però avviene un aspetto, anzi due allarmanti e purtroppo non sono gli unici. Il primo è che da gennaio a dicembre la cosa più grave che si compie all'interno di questa struttura è il fatto di non revocare l'autorizzazione che, per secondo me, sarebbe già dovuta avvenire: non so cos'altro sarebbe dovuto avvenire più di questo, per procedere ad una revoca dell'accreditamento! Ma nelle tante "puntate" in cui la commissione ha fatto un sopralluogo ha detto: "Non sei a norma, mettiti a norma!". Quando passa, la commissione deve soltanto dire "si dispone", ma in qualche altra valutazione, "si dispone" che entro 30 giorni i pazienti siano trasferiti. Cioè si fa venire meno l'introito economico al soggetto che gestisce male la struttura e maltratta i pazienti, ma continua a percepire, anche oggi e anche in questo momento, la retta.
Questo è il tema! Rispetto...



PRESIDENTE

Consigliere, chiedo scusa, ma per i chiarimenti soltanto cinque minuti.
Le chiedo di concludere.
BONO Davide (fuori microfono) Presidente, chiediamo il dibattito.



VIGNALE Gian Luca

Sì, perché è davvero complicato su una questione così complessa.



PRESIDENTE

Lascerei finire il Consigliere Vignale e poi chiederete il dibattito per avviare il dibattito è necessaria la richiesta da parte di tre Consiglieri.
Consigliere Vignale, vuole terminare il suo intervento? La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Chiudo brevemente. Cerco di fare il più veloce possibile, in un minuto.
Non è soltanto l'aspetto strutturale quello che preoccupa, perché anche da questo punto di vista non c'è stato l'intervento, perché - come dicevo l'unico intervento che si può fare è quello di spostare i pazienti; se un luogo non è sicuro e non è strutturalmente a norma, come le commissioni di valutazioni dicono, ma la commissione di vigilanza riceve da un genitore la denuncia rispetto al maltrattamento di suo figlio, giustamente la trasmette alla Procura delle Repubblica. Ma io mi chiedo, per una questione di buon senso, perché non ci va né uno psicologo, né uno psicoterapeuta: se nel novembre 2011 ricevo una denuncia di maltrattamento nei confronti di un paziente, voglio provare a preoccuparmi - "Santa" la Polizia di Stato che ha messo le telecamere - e verificare la situazione? Vedete, qua di cose anomale ve ne sono tante: il direttore di struttura è stato condannato perché ha sottratto del denaro a due anziane in una struttura che era a nove chilometri di distanza e quel direttore di struttura, ad oggi, è sospeso, non è licenziato e ha svolto l'attività da direttore di struttura per tutto questo periodo che aveva un processo in corso. Per carità, era certamente innocente, ma quella società il 12 dicembre, quando è stato condannato, avrebbe dovuto licenziarlo o comunque sospenderlo, perché non poteva tenerlo.
Vi sono tutta una serie di altri aspetti, però, Assessore non è l'unico, perché questo certamente è un caso grave, ma non è l'unico. Perch noi le abbiamo chiesto e questo Consiglio regionale ha votato la costituzione di un Osservatorio permanente sulla psichiatria? E' perch chiediamo, con la nostra proposta di deliberazione consiliare, che venga istituzionalizzata la possibilità che le associazioni di pazienti e familiari possano entrare nelle strutture? Perché è solo ed esclusivamente in modo inaspettato che si può trovare quello che non troverò mai: le commissioni di vigilanza entrano all'interno di una struttura, ma sapendolo in anticipo, la struttura - dovrebbero essere proprio dei fessi per farsi trovare in una situazione di non correttezza, che ci sono lo stesso da un punto di vista igienico-sanitario - quando arrivava la commissione di vigilanza, almeno da un punto di vista formale, sembrava a posto. Per stiamo parlando di persone più inermi: possono essere pazienti psichiatrici, possono essere anziani, eccetera. Su questo dovremmo avere un livello d'attenzione maggiore.
Siamo ovviamente disponibili a modificare la norma che interviene sulla vigilanza, ma vorremmo che la Giunta desse, per esempio, attuazione all'ordine del giorno votato all'unanimità che costituisce - entro il gennaio 2016, diceva l'atto di indirizzo - l'Osservatorio sulla psichiatria.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Ha chiesto la parola, per chiarimenti, il Consigliere Bono.
BONO Davide (fuori microfono) Presidente, chiediamo l'apertura del dibattito.



PRESIDENTE

Soltanto per ricordare l'ordine dei lavori che ci siamo dati oggi. Alle 17.15 il Consiglio aveva concordato che si sarebbe passati alla votazione delle mozioni. Per l'apertura del dibattito, ricordo che ci deve essere una richiesta da parte di tre Consiglieri o del Presidente di un Gruppo.
La richiesta dei Consiglieri c'è ed è anche abbondante. Chiedo soltanto l'espressione del Consiglio rispetto all'apertura del dibattito.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Ovviamente, il Gruppo pensa che questo sia un argomento assolutamente importante e di una certa rilevanza, ma dato che abbiamo deciso di affrontare questo pomeriggio la seconda sessione nel modo che la Presidente prima ha detto, rimandiamo la decisione alla Conferenza dei Capigruppo eventualmente per il prossimo Consiglio per affrontare un argomento che riteniamo importante. Ci rimettiamo alla decisione della Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Se c'è il consenso unanime, possiamo decidere domani, nella Conferenza dei Capigruppo, quando calendarizzare il dibattito.
BONO Davide (fuori microfono) Io intervengo lo stesso.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) Anch'io!



PRESIDENTE

Quando, adesso? BONO Davide (fuori microfono) Per chiarimenti. I chiarimenti ci sono, comunque.



PRESIDENTE

Per chiarimenti, può intervenire per cinque minuti.
BONO Davide (fuori microfono) Però ricordo che il collega è intervenuto per dieci minuti.



PRESIDENTE

Quale collega? BONO Davide (fuori microfono) Il Consigliere Vignale. Ma giustamente.



PRESIDENTE

Perché non c'ero io! BONO Davide (fuori microfono) No, ma è intervenuto giustamente!



PRESIDENTE

No, per chiarimenti sono previsti cinque minuti. Apriamo il dibattito adesso con interventi di cinque minuti? Riusciamo a stare nei tempi? Lo dico per affrontare anche gli atti d'indirizzo.
BONO Davide (fuori microfono) Ci proviamo, ma non siamo fiscali! Facciamo così.



PRESIDENTE

Invito i Capigruppo ad avvicinarsi al banco della Presidenza. Grazie.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.58, riprende alle ore 17.01)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Consigliere Bono, abbiamo lavorato per lei! BONO Davide (fuori microfono) Grazie.



PRESIDENTE

E l'Aula ha messo nelle condizioni il suo Gruppo, e quindi lei in modo particolare, di intervenire. Prego, ne ha facoltà.
Cerchiamo solo di stare nei tempi, così riusciamo a smaltire gli atti di indirizzo.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ovviamente ringraziamo l'Assessore Saitta per le comunicazioni su un argomento molto importante, su cui il nostro Gruppo (la Consigliera Batzella era la prima firmataria) aveva già presentato un'interrogazione urgente.
Mi rivolgo, ovviamente, anche all'Assessore Ferrari.
Abbiamo tutti letto, purtroppo, le notizie di cronaca sui giornali e visto quel video raccapricciante. Ora, il tema non è solo indignarsi perché dall'indignazione non è che si costruiscano leggi, norme e si facciano ulteriori controlli.
Bisogna innanzitutto comprendere che cosa non ha funzionato e agire. Ma agire velocemente.
Il fatto che la vigilanza in Regione Piemonte non funzioni (non so poi, nelle altre Regioni, ma penso che non cambi molto la situazione) mi sembra ormai un dato acclarato. Bisogna quindi comprendere come mai.
Se è un problema di "conflitto di interessi potenziali" - ma non credo che si tratti di questo - tra chi manda i pazienti e l'ASL che deve controllare, verifichiamo.
Per quanto riguarda le carenze del gruppo privato, invece, ho dato un rapido sguardo al loro sito internet: la Sereni Orizzonti, che gestiva la RSA "La Consolata" di Borgo d'Ale, ne gestisce altre 24 in Regione Piemonte, e altre cinque nella Provincia di Vercelli.
Non so se l'Assessore Saitta o l'Assessore Ferrari dispongano di informazioni circa le altre 24 strutture gestite dalla Sereni Orizzonti, ma volevamo appunto presentare un'interrogazione in tal senso, o chiedere informazioni in Commissione (giusto per non fare "teatro politico" su questo) circa la gestione delle altre 24 strutture. Perché, francamente sono un po' perplesso della nomina di una persona condannata per circonvenzione di incapace a due anni e mezzo già in primo grado all'epoca.
Cito solo le lettere iniziali, perché non so se citando nome e cognome il Presidente mi richiama all'ordine: parliamo del signor A. B., che era Direttore della struttura ed era stato già condannato in una struttura sempre in Provincia di Vercelli, per circonvenzione di incapace. Si era fatto intestare il patrimonio di due anziane signore che erano ricoverate nella struttura a fianco. All'epoca mi sembra che fosse solo coordinatore infermieristico; poi ha fatto un corso di formazione ed è stato promosso come Direttore all'interno dello stesso gruppo. Francamente, ho delle domande, dei dubbi e delle paure sulla selezione del personale, soprattutto su quello apicale.
Visto che purtroppo - è patrimonio di tutti - si segnalano sempre più spesso casi di anziani soli, che non hanno parenti, sia nelle strutture convenzionate con il pubblico, a casa con le classiche badanti, che rischiano di subire la circonvenzione di incapace e vedere intestati i loro patrimoni a persone terze, che ne dovrebbero avere la cura e la custodia forse dovremmo aprire un capitolo di analisi, se non addirittura una Commissione di inchiesta regionale. E' un suggerimento - valutiamolo - per evitare rincorse a piantare bandierine su un tema molto delicato come questo.
Dicevo prima di queste 25 strutture. La legge 1/2004, citata giustamente dall'Assessore Saitta, all'articolo 26 in effetti parla solo di controlli strutturali, gestionali e organizzativi. Come facciamo ad allargare la verifica e il controllo all'offerta sanitaria della cura e della custodia delle persone ivi ricoverate? Dovremmo cercare di allargare la verifica, come si diceva prima, non solo sulla psichiatria, ma anche sugli anziani e i disabili; creare una specie di osservatorio che preveda la partecipazione delle associazioni dei familiari, che segnalano, sì, ma che non dovrebbero solo sempre farlo alla Procura della Repubblica o ai Carabinieri. Perché è vero che quello è il primo indirizzo, ma spesso è anche difficile per loro stessi; inoltre, è difficile comprendere se la lesione, l'ecchimosi o il segno sul corpo del parente è dovuto ad una caduta accidentale, all'età avanzata o a percosse.
Cerchiamo, dunque, di lavorare sul tema per comprendere come modificare la legge e come migliorare le Commissioni di vigilanza e le funzioni delle ASL. Io penso che i due Assessorati possano comunque - lo chiederemo magari in Commissione - farci accedere ai verbali delle Commissioni vigilanza, ma a questo punto delle 24 strutture della Sereni Orizzonti; non per mania di persecuzione nei confronti di questa azienda, che non conosco e per la quale non nutro sentimenti di rivalsa o quant'altro; ma proprio per cercare di evitare che un domani ricapitino vicende simili e si possa solo intervenire a posteriori.
In ultimo, poiché mi sembra di avere capito che il titolo autorizzativo sia stato solo sospeso, nel senso che i pazienti sono ancora ivi ricoverati, ma non se ne aggiungeranno di nuovi, mi chiedo se non sia il caso di spostarli comunque e revocare definitivamente (quindi non solo sospenderlo) il titolo autorizzativo almeno in quella struttura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Il 23 febbraio ho presentato un'interrogazione all'Assessore Ferrari con la quale segnalavo all'Aula proprio il caso di Borgo d'Ale, una sorta di "casa di riposo lager". Dalla risposta dell'Assessore Ferrari emersero dei precedenti inquietanti, al punto che avevamo scritto un comunicato stampa in cui chiedevo se era possibile intervenire prima.
Oggi, rinnovo la domanda: era possibile intervenire prima? Sì che era possibile farlo! Perché dalla relazione dettagliata che mi ha fatto qua in Aula l'Assessore Ferrari, era possibile intervenire prima.
Perché la vigilanza era intervenuta più volte ed era a conoscenza dei numerosi precedenti all'interno di quella struttura. A parte la struttura vecchia e le condizioni igienico-sanitarie, c'era anche una denuncia fatta prima ai Carabinieri e poi alla Procura della Repubblica per maltrattamento di un ospite all'interno di quella struttura.
Addirittura, l'Assessore ci aveva detto - non ero presente solo io qui in Aula - che erano stati redatti i verbali di vigilanza e che la stessa vigilanza aveva dato come scadenza, se non erro, il 23 febbraio; e a fine febbraio, primi di marzo, avrebbero revocato la deroga per la convenzione.
Però questo non è avvenuto, perché una settimana prima abbiamo scoperto che cos'è accaduto là dentro.
Io sinceramente credo - oltre al caso di Borgo d'Ale, tra l'altro, la settimana precedente, forse tre-quattro giorni prima, era successo un episodio nella provincia di Cagliari, in un altro centro dove i pazienti venivano picchiati, messi tutti in fila nudi e asciugati con lo stesso asciugamano, e dove non c'era privacy - che tutto questo non debba più accadere. Quello che più mi fa star male e che ci deve far riflettere - ma dobbiamo riflettere veramente tutti - è che la sanità è nelle mani della Regione Piemonte; ed è l'unica cosa che abbiamo in mano e che la Regione Piemonte gestisce. Noi dobbiamo controllare queste strutture.
Come ha detto bene il Consigliere Bono, ci sono altre 24 strutture in Piemonte, con a capo la Sereni Orizzonti, e altre cinque nella provincia di Vercelli. E poi non diciamo, o non facciamo finta, di non sapere, perché ne stiamo parlando e ci stiamo già proiettando con le mani avanti, denunciando questa situazione e segnalando questi casi. Andiamo a controllare, per cortesia, queste strutture che sono in mano alla stessa proprietà, la Sereni Orizzonti. Se infatti non andiamo a controllare e a bloccare questo sistema che non funziona, siamo complici tutti quanti nei confronti di quella povera gente che continua ad essere umiliata, picchiata e maltrattata. E questo non deve più accadere, perché io mi vergogno: mi vergogno come cittadina e soprattutto mi vergogno come Consigliera della Regione Piemonte, se non si interviene in tal senso! Dobbiamo agire e cambiare. Quando ho fatto l'interrogazione all'Assessore, io mi sono resa disponibile e ci siamo resi disponibili tutti per poter lavorare, perché dobbiamo cambiare questa normativa. E' importante che tutte le Associazioni di familiari e di parenti entrino dentro le strutture: devono essere una parte terza, un organo di monitoraggio e consultivo; devono controllare che cosa avviene là dentro. E la vigilanza, quando va a fare le ispezioni non deve prendere il telefono e dire: "Pronto, buongiorno. Siamo la vigilanza, fra mezzora, fra un'ora o domani veniamo da voi". La vigilanza va lì sul posto ed esegue le ispezioni blitz: non deve avvisare che sta andando. E deve attuare le visite ispettive non solo di giorno, ma anche di notte a tutte le ore, e tutti i giorni della settimana, perché altrimenti noi non contrastiamo assolutamente questo fenomeno.
Se infatti i presidi sanno quando si va a controllare e a che ora, in quei momenti lì quando andrà la vigilanza saranno tutti carini e gentili con i pazienti e con gli ospiti; poi, quando va via l'ispezione, succede tutto l'opposto. Allora, signori, io vi invito ad entrare dentro quelle strutture per anziani e dove ci sono i malati psichiatrici o i malati di Alzheimer: andate a controllare con i vostri occhi per vedere veramente come vivono e come vengono trattati!



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Io non voglio assolutamente prendere tempo, ma vorrei evitare di .
BARAZZOTTO Vittorio (fuori microfono) Presidente, vorremmo parlare anche noi!



PRESIDENTE

Basta chiedere! BARAZZOTTO Vittorio (fuori microfono) Lei non ci guarda mentre chiediamo la parola.



PRESIDENTE

No, no, vi guardo! Chi di voi vuole parlare? Prego, Consigliere Barazzotto.



BARAZZOTTO Vittorio

Mi spiace parlare così, ma sarò molto breve.
Un argomento così importante e così delicato, infatti, meritava da parte nostra non certo un rimando e un venire meno al problema, ma di essere affrontato approfondendo meglio la questione. Invece, così, andiamo a sensazioni, a impressioni e non farci prendere dalle suggestioni e dell'emotività, che cerco di tenere a freno, non è semplice. Io quindi penso e spero che si rimandi la discussione.
Faccio solo due annotazioni. La prima: è chiaro che, quando si è di fronte all'elemento di una via giudiziaria, qualsiasi parola si dica o si aggiunga può essere controproducente. Anzi, il fatto di lasciarsi andare sarebbe veramente il "top", con il rischio di prendersi una denuncia perch "si è detto" o "si è fatto".
Per quanto riguarda l'aspetto giudiziario, dunque, dobbiamo avere fiducia e vedremo quale saranno gli esiti.
Però, per dare un senso alla nostra presenza qui oggi, diventa veramente difficile non lasciarsi andare. Abbiamo una responsabilità: qualcuno ci ha votato e ci ha messo qui e questo è uno dei primi aspetti che ci riguarda. Quindi, non si può sottacere facendo finta di nulla.
Credo che l'Assessore faccia bene a controllare l'operato di questa azienda - anche se ricordo che non è la sola - perché è uno dei suoi doveri principali, nonché della Regione. La società si chiama Sereni Orizzonti.
Ora, sarebbe facile lasciarsi andare all'ironia; anzi, sarebbe anche un po'triste e un po' drammatico. Leggo sul loro sito, alla voce "Persona": "Cura e attenzione per l'ospite che per noi è sempre al centro, con i suoi bisogni e le sue necessità"; per quanto riguarda la "Comunità": "Favoriamo l'aggregazione all'interno della struttura e la massima integrazione con la comunità esterna"; per quanto riguarda la "Salute": "Vogliamo promuovere il benessere fisico e psichico per migliorare la qualità della vita dell'anziano"; e concludo, sempre dall'home page, sulla "Qualità": "Bisogna fornire risposte adeguate in termini di efficacia, efficienza e professionalità del personale operativo". Ecco, spero che la nostra posizione sia esattamente siderale rispetto a quelle che rientrano nelle loro volontà e credo che su questo ci accomuniamo tutti.
Allora, Sereni Orizzonti è un colosso che merita una risposta altrettanto forte dalla massima istituzione che rappresenta la sanità.
Quindi, nei termini legislativi, chiedo veramente che la Regione e la Giunta si impegnino non solo mettendo le mani avanti, ma andando ancora oltre, dato che so anche che sul territorio questi gestori sono legittimamente interessati a gestire ulteriori case di riposo. Se è vero quello che è successo, ci dev'essere una risposta ferma e chiara! Questa è la storia delle scatole cinesi. Quando leggo che giustamente la società - probabilmente l'avrei fatto anch'io come Amministratore delegato, che si costituirà parte civile - io dico: "No, Presidente! E' troppo semplice". Certo che ci si costituisce parte civile, ma quando in un'azienda composta da 12, 13 o 15 elementi accadono fatti di questo genere, è vero: tu puoi avere un dipendente che "va fuori di melone", puoi averne due che vanno fuori; ma quando ce ne sono 15, c'è un problema al vertice. Quindi noi dobbiamo vigilare sotto questo aspetto.
I problemi, dunque, qui sono due. Il primo - diciamocelo chiaramente è che è mancato un controllo preventivo. Ma quello che non possiamo ammettere - e nessuno ce lo farà passare - è l'assenza di un controllo successivo. Qui ci sono intelligenza, strutture, capacità: nella Regione Piemonte abbiamo tutto per mettere le mani avanti e per fare un serio controllo per quanto riguarda le cose che scrivono qui: se per loro "essere al centro" come persone significa subire quello che è stato fatto, noi dobbiamo rivedere la cosa. Qui non è che si può passare un'allegra giornata di marzo in questo modo: abbiamo parlato di Borgo d'Ale.
Credo, infatti, che abbiamo tutti l'età - qualcuno è un po' più giovane per aver gestito qualche anziano in famiglia (nonni, parenti, genitori).
E provate a ripensare - perché dobbiamo metterci in quelle vesti lì - ad un nostro genitore (nostro padre, nostra madre), magari con l'Alzheimer e un po' fuori di melone, a cui sono dati calci nel sedere e quattro schiaffi.
Forse abbiamo perso il senso.
Io non credo, quindi, che ci siano altre priorità rispetto a queste. Ho il terrore di questi tipi di colossi societari, perché stiamo perdendo il senso della misura sul fronte degli appalti: in quei contesti si appalta si subappalta e poi si subappalta ancora.
Ecco, cerchiamo di ritornare a darci una dimensione umana e realistica.
Io non voglio essere sottomesso all'economia. So benissimo che la politica è sottomessa all'economia e che questo principio contrario lo troviamo solo nei libri e poi rimane un'utopia. Però, per una volta, proviamo a fare un esercizio di realtà. Diamo una risposta adeguata con le nostre azioni.
Quindi la prego, Assessore, e vi prego, Giunta: di fronte a questo fatto voi dovete essere al massimo della severità, nell'interesse delle parti più deboli, che sono i parenti nostri e anche non nostri: sono tutti nostri parenti questi cinque milioni e passa di abitanti; chiaro? Quando leggo queste baggianate qui nella loro home page, infatti, mi girano un po' le scatole; e mi faccia passare il termine "scatole", Presidente.
Quindi ripeto e chiudo: massimo rispetto per quanto riguarda l'autorità giudiziaria, ma massima severità da questa Regione, di cui ho la massima considerazione. Ma voglio dare un senso alla mia presenza modestissima in questa Assemblea: se non vigiliamo su questo, tutto il resto passa in secondo piano. Io non voglio tacere e sottostare al ricatto di questa gente. Chiaro? Perché questa è una cosa nemmeno da Terzo Mondo: è una cosa che grida vendetta e vergogna! Mi fa schifo questa cosa! Sia chiaro! Pertanto, di quello che è scritto qui adesso ne daranno conto, perch stanno gestendo un sacco di case di riposo, in Piemonte. Occorrono controlli preventivi e controlli successivi, ma non mi si venga a dire: "Non lo sapevo". Quindici elementi di quel tipo e non lo sapevi? Bene allora vuol dire che qualcuno non è capace a gestire le aziende, vuol dire che l'Amministratore delegato è il primo che deve andare a casa, il Presidente e tutti quelli che ci sono.
Sono stato chiaro, Presidente. La ringrazio molto e chiedo scusa per come ho esposto, ma queste cose - secondo me - danno la cifra e il peso della nostra presenza qua. Ripeto: della nostra presenza qua!



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Barazzotto.
La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Intervengo, non per riprendere una discussione che è sicuramente utile ma molto brevemente per evitare che venga data la sensazione, sulla base del dibattito, di una negligenza da parte dell'Azienda sanitaria.
Non si è trattato di questo, però credo che un amministratore, e a maggior ragione un Consigliere regionale, il Consiglio regionale, abbia il dovere d'intervenire per modificare alcune norme.
Mi pare che da tutti venga riconosciuta l'insufficienza della norma del 2004, che è una norma unicamente di verifiche strutturali. Io non posso che constatare - lo dico anche al collega Barazzotto - che, nonostante questa grande conoscenza del tema che tutti hanno, è dal 2004 che in quest'Assemblea legislativa non viene fatta una modifica a quella norma.
I controlli si fanno, non soltanto perché c'è una volontà giusta e doverosa, ma perché c'è un problema di relazioni e bisogna avere gli strumenti anche di carattere normativo. Dal 2004, pur riconoscendo e avendo verificato negli anni che ci sono dei problemi, nessuno ha fatto quelle modifiche.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Sì, ma non è la norma!



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Tanto per essere molto chiari: non è che il privato che ha un contratto dice "non mi piace", o altro. C'è un problema di norma, c'è un problema di contrattualizzazione.
Questo l'ho verificato: io ricevo tante segnalazioni e, quando ho ricevuto la segnalazione che in una struttura c'erano dei problemi e ho provato a fare delle contestazioni, e ho mandato la Commissione di vigilanza, mi è arrivata la lettera degli avvocati, perché - dicono - in base ad una determinata legge, in base alla legge nazionale, ecc. ecc.
Cioè, siamo in una certa difficoltà.
Io ho un'opinione: modificare la norma. Se non la fa il Consiglio faremo noi - come Giunta - questa proposta; se la fa il Consiglio, se la fa il Consigliere Barazzotto, ben venga; se la fa qualcun altro, ben venga.
BARAZZOTTO Vittorio (fuori microfono) La faccia la Giunta e poi noi l'approviamo!



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Sì, ma era possibile farlo.
L'idea che abbiamo è questa: quello che prevedeva la legge del 2004 (una commissione di vigilanza nell'ASL, ecc.), non funziona. Noi siamo per modificare le commissioni di vigilanza e probabilmente ridurle probabilmente centralizzarle e probabilmente rivedere la composizione con competenze più adeguate, in base alle strutture da verificare.
Oggi c'è una certa debolezza e può esserci; non dico che succeda sempre, ma può esserci (non ho idea). La coincidenza ASL e verifica non funziona più: occorre una commissione di vigilanza. Questo mi sembra un principio fondamentale, che occorre introdurre nella nuova norma.
Questa è la proposta che faremo. Evidentemente, aggiungeremo tutti gli elementi di carattere normativo nella norma: la modificheremo in modo da poter fare, concretamente, ciò che tutti quanti sentiamo.
L'indignazione la proviamo anche noi, totalmente, e abbiamo fatto, nei confronti dell'ASL, tutto quello che era necessario fare. L'abbiamo incoraggiata, anche recentemente, a verificare, sulla base della norma esistente, se, sulla base addirittura alla rescissione di tutti i contratti che quel gruppo ha, perché non possiamo sciogliere un contratto per quel fatto, sul quale sta intervenendo la Magistratura.
Occorre, però, avere gli elementi per farlo, perché non vorrei che noi creassimo delle illusioni sulla base di una normativa, di cui l'Assemblea legislativa ha la colpa, non qualcun altro. Poi, il tempo passa, ma è l'Assemblea legislativa che deve dare uno strumento.
Poiché questo non è avvenuto, noi assumeremo un'iniziativa.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 139, inerente a "Partecipazione della Regione Piemonte alla costituzione della Fondazione Polo del '900. Approvazione dello schema di atto costitutivo e dello schema di statuto"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 139, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Parigi per l'illustrazione.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Signori Consiglieri, quello che oggi vi propongo è la deliberazione relativa all'adesione della Regione Piemonte, come socio fondatore, alla Fondazione Polo del '900. Inoltre, viene presentato, per approvazione, il testo dell'atto costitutivo e lo statuto della medesima Fondazione culturale.
La Fondazione '900 è un interessante progetto, messo a punto insieme alla Città di Torino e alla Compagnia di San Paolo, che insieme alla Regione dovrebbero costituire il Collegio dei Fondatori.
Il Polo del '900 è il progetto culturale più ampio ed interessante di questi anni e porterà alla nascita di un Centro culturale che ha, non solo il valore di porre in risalto quello che è un bagaglio culturale della storia Città e della nostra Regione, oltre ad essere la storia di un secolo, il '900, ma ripropone, alla Città e a tutta la Regione, la valorizzazione di questa tradizione, nonché l'apertura ad essere luogo di incontro, per ridare vita ai valori che di questa tradizione ne sono parte.
Il Polo avrà sede nei Palazzi di San Celso e di San Daniele, che costituiscono i Quartieri Militari Juvarriani di Torino, ormai trasformati nella sede unitaria di alcuni fra i maggiori istituti culturali torinesi e piemontesi, da sempre impegnati nella ricerca e nella sensibilizzazione culturale intorno al '900; ricerca che verte su argomenti sociali economici e politici.
Avrà una superficie complessiva di 8.000 metri quadrati, di cui 3.000 per gli utenti e i cittadini, un allestimento museale permanente, una grande biblioteca, un ricchissimo archivio, spazi per la di didattica e sale di incontro e di proiezione.
Viene così realizzata una struttura che è in grado di mettere a sistema una serie di servizi e di attività, rispetto alla specificità di ogni istituto, che ovviamente non perderà la propria individualità di ricerca ma che vedrà invece ampliata e valorizzata la sua attività, proprio da questa messa a sistema.
Per realizzare in concreto il progetto, la Regione Piemonte, la Città di Torino e la Compagnia di San Paolo hanno evidenziato la necessità di individuare un soggetto unitario, deputato allo sviluppo e alla gestione delle strutture e dei servizi dei due immobili che ospitano archivi collezioni e gli uffici degli istituti.
Tra le varie ipotesi formulate per la costituzione di tale soggetto l'idea prevalente è stata quella di una Fondazione ispirata al modello della Fondazione di partecipazione, in quanto forma giuridica più idonea ad affermare, significativamente e indiscutibilmente, le finalità di interesse generale del soggetto costituendo e a consentire ai fondatori di mantenere anche dopo l'atto di costituzione, forme di controllo sulla Fondazione medesima.
Saranno dunque partner di questo progetto, e troveranno sede nel Polo del '900, il Museo Diffuso della Resistenza, della Guerra, della Deportazione, dei Diritti e della Libertà; l'ISTORETO; l'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza; il Centro Internazionale di Studi Primo Levi; l'Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, dell'Impresa e dei Diritti Sociali; la Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci; la Fondazione Vera Nocentini; l'Istituto di studi storici Gaetano Salvemini il Centro Studi Piero Gobetti; la Fondazione Carlo Donat-Cattin; l'Unione Culturale Franco Antonicelli; l'Associazione Rete Italiana Cultura Popolare; l'Associazione Venezia Giulia e Dalmazia; alcune Associazioni Partigiane ed ex combattenti della Resistenza Italiana; l'ANPI; l'ANPPIA il FIAP; l'ANED e l'AVL.
Ovviamente questa lista si potrà integrare di altri Istituti che, pur mantenendo le loro sedi, parteciperanno al progetto del Polo '900, oppure potranno essere integrati all'interno di questa Fondazione altri archivi come già stiamo pensando di fare per l'Archivio CREL.
Mi preme sottolineare che questo è un progetto culturale di grandissimo valore, proprio perché ridà vita a quello che è un patrimonio ed una memoria che troppo spesso non abbiamo saputo porre in evidenza in questi ultimi anni.
Si tratta, quindi, di un gesto di una volontà di dare centralità a quelli che sono i valori sociali e storici di questi Istituti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Come al solito, ci sono tanti bei propositi nella descrizione di questi progetti. Già in Commissione avevamo sollevato qualche dubbio, più che altro sulla forma che andrà ad assumere questa nuova struttura - se vogliamo definirla in questo modo - questa nuova realtà culturale.
Mi piacerebbe avere qualche chiarimento in più sull'iter che ha portato alla nascita di questo Polo. Sappiamo che c'è stato un coinvolgimento importante della Città di Torino fin dalla fine degli anni '90. E' un progetto che ha avuto una lunga incubazione, mentre oggi addirittura si chiede di anticipare l'o.d.g., perché si deve approvare la proposta di deliberazione. Probabilmente, c'è stata un'accelerata finale.
A grandi linee si sono visti i passaggi (se magari il Presidente ci spiegherà meglio, capiremmo sicuramente meglio), però sembra che la Regione, fino ad ora, sia stata un po' latitante e sia stata coinvolta proprio solo in questa parte finale.
Gli attori principali, quindi, sono la Città di Torino e la Compagnia di San Paolo, che ovviamente svolge il ruolo del soggetto che mette i fondi, perché gli importanti lavori di recupero dei Palazzi che andranno ad ospitare questo Polo sono stati ovviamente finanziati dalla Compagnia di San Paolo, perché tutti noi conosciamo la disastrosa situazione delle casse, sia regionali sia comunali.
Quello che manca è di capire qual è stato il ruolo della Regione e quale sarà da adesso in poi. Sappiamo che la Regione parteciperà con una cifra che, se non ricordo male, è di 25.000 euro.
Ho visto che c'è stato un protocollo di intesa fra i due soggetti Città di Torino e Compagnia di San Paolo, e poi sono stati definiti anche dei criteri per avere accesso agli spazi previsti all'interno di questi edifici.
Insomma, vorrei capire un po' meglio com'è avvenuta la selezione degli Enti e delle Associazioni che andranno ad occupare le aree destinate ad Associazioni ed Enti e se la Regione ha avuto modo di lavorare sulla definizione dei criteri e in che modo è intervenuta sulla scelta dei soggetti che entreranno a far parte di quello che in Commissione abbiamo definito come coworking, un'espressione che ricalca un po' l'abitudine di lavorare insieme e di condividere soprattutto le spese, un'abitudine che sempre più aziende, piccole ed individuali, utilizzano.
Se tutto questo può contribuire ad una razionalizzazione e ad un risparmio, quindi se si permette di condividere alcune spese e riorganizzare tutto quello che è il sistema culturale del '900 e tutte le realtà inserite all'interno di questo ambito, noi siamo perfettamente d'accordo, però abbiamo manifestato qualche perplessità sulla composizione del C.d.A.
Abbiamo visto che ci sono due rappresentanti nel C.d.A. nominati dalla Compagnia San Paolo; uno viene nominato dal Presidente della Regione (noi abbiamo cieca fiducia e sicuramente saranno scelte le persone più indicate a ricoprire questo ruolo), poi c'è un rappresentante del collegio dei partecipanti - se si chiama così, non vorrei usare nomi sbagliati - e poi c'è un rappresentante designato dalla Città di Torino. La cortesia istituzionale vuole che - combinazione - la prima nomina verrà fatta dal Sindaco, quindi il Sindaco uscente.
Chissà, magari lo farà Chiara Appendino, non si sa mai.
Noi non vogliamo mettere in dubbio che questa fretta e questa accelerazione finale siano legate ad un qualche interesse a fare questa nomina, prima che si arrivi alle elezioni. Sicuramente ci sono dei tempi che stiamo seguendo, quindi c'è un motivo se oggi c'è l'urgenza di anticipare il punto all'ordine del giorno.
Al di là di questo maggiore inquadramento, noi abbiamo già esposto sia in Commissione che in questo intervento le nostre perplessità. Non abbiamo potuto presentare emendamenti perché la cosa ci è un po' piovuta tra capo e collo. Non abbiamo avuto il tempo di prepararli e poi serviva la firma di altri due Capigruppo.
C'è stata questa accelerazione e questo pomeriggio è risultato decisivo. Ci adeguiamo ai tempi, ma chiediamo maggiore chiarezza sull'iter.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valle; ne ha facoltà.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
A nome del Gruppo del Partito Democratico, voglio esprimere soddisfazione per il compimento di questo percorso che è vero, parte da lontano; è vero che ha coinvolto diverse amministrazioni ma complessivamente, rappresenta una delle priorità del nostro partito, del nostro Gruppo, della nostra parte politica che ha contraddistinto diversi anni di impegno politico e che quindi manifesta continuità nei nostri intendimenti e nei nostri indirizzi. Questo, in tempi di politica fugace e un po' ondivaga, secondo me è un valore e non un disvalore.
Sono evidenti i vantaggi dell'operazione perché, da una parte, noi andiamo a razionalizzare delle risorse, risparmiare degli affitti, delle utenze, liberare dei locali che, peraltro, erano per la maggior parte vetusti e non più adatti allo scopo. Andiamo a riutilizzare e a rivalorizzare locali dall'elevato valore storico, che sicuramente si presteranno meglio, anche perché potranno mettere a disposizione di tutti i 12 partecipanti alcuni spazi in particolare destinati al pubblico che oggi non ci sono, come la biblioteca e l'auditorium.
Soprattutto penso che la parte interessante di tutto questo - ne abbiamo parlato in Commissione - è che abbiamo anche un ottimo coinvolgimento del privato, in particolare della Compagnia di San Paolo, ed è questo che ovviamente porta ad una diversa distribuzione dei posti nel consiglio di amministrazione.
Non solo mi sembra auspicabile, ma anche positivo il fatto che per la maggior parte queste operazioni non gravi sulle nostre casse. Secondo me dicevo, è la parte veramente interessante che ci permette di liberare delle risorse per far tornare questi istituti a fare quello che da tempo non facevano più, cioè un po' di ricerca e un po' di attività rivolta al pubblico. Per la maggior parte, ormai, stante anche la progressiva riduzione dei finanziamenti, gli istituti culturali sono ridotti soltanto a mantenere e a conservare gli archivi enormi di cui sono in possesso e hanno sempre più ridotte possibilità di fare nuove pubblicazioni, nuove ricerche e attività di divulgazione.
I risparmi che questa operazione consente, e anche le sinergie, che derivano dallo stare insieme, dal meccanismo del coworking già ricordato sicuramente daranno questa nuova linfa.
Forse è proprio l'aspetto culturale quello che trovo più interessante il fatto che questi istituti, che peraltro hanno tutti estrazioni di carattere culturale, di matrice culturale di origini molto diverse, tutte quante interessate al '900, ma che arrivano da esperienze politiche o personali molto diverse tra loro, potranno tutte insieme iniziare finalmente quel percorso di condivisione e di costruzione di una memoria condivisa del secolo finito che, al momento, come è noto, ancora manca.
Ancora oggi, ogni 25 Aprile, torniamo puntualmente a dividerci sul '900 che abbiamo vissuto, sul '900 su cui non siamo d'accordo, sulla storia che ancora non abbiamo saputo costruire. Per questo penso che sia particolarmente importante l'approccio con cui l'Assessore ha chiuso il suo intervento.
Oggi abbiamo questi fondatori, abbiamo questo primo nucleo di partenza ma nulla preclude alla partecipazione di nuovi enti e di nuovi soggetti. Ci sono state anche delle polemiche lungo questo percorso proprio perch questi, e non altri, sono i soci da cui si parte. La porta è aperta perch più noi sapremo costruire un polo veramente inclusivo, maggiore sarà per noi la possibilità di raggiungere quello che, secondo me, è lo scopo culturale più importante di questa vicenda, che non è sicuramente quello della razionalizzazione del risparmio, che è anche significativo, ma è quello di costruire un nuovo percorso di elaborazione politica, culturale e storica sul secolo trascorso che, al momento, ancora manca e che sicuramente non è condiviso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi.



PARIGI Antonella, Assessore alla cultura

Grazie, Presidente.
Già in Commissione abbiamo sottolineato più volte come questa non sia meramente un'operazione di razionalizzazione dei costi o, come altresì si potrebbe pensare, di coworking o di condominio. Questo è un progetto culturale a tutti gli effetti. Un progetto che decide, anzitutto, di valorizzare la stratificazione di storia, di memoria, di ricerca che alcuni istituti culturali della nostra città hanno e che hanno dedicato ad un periodo storico ben preciso. Questo si chiama Polo del '900. I criteri su cui questi istituti sono stati scelti sono, anzitutto, i criteri di coerenza culturale con il progetto in atto.
Giustamente lei sottolinea che la gestazione del progetto è stata lunga, anche perché c'è stato un intervento, come ho ricordato, da otto milioni di euro sugli edifici che sono stati ristrutturati. La Regione Piemonte ha sempre partecipato sia nella costruzione del progetto culturale, anche nella delineazione, per esempio, dei layout degli spazi come, per esempio, nella scelta della forma giuridica nella costruzione dello Statuto e nella costruzione dell'atto costitutivo. Tra l'altro, la Regione Piemonte è costantemente in dialogo con gli istituti culturali che peraltro, sono finanziati con una legge regionale, la legge n. 49.
La Consigliera Frediani sottolinea l'accelerazione che questo progetto ha subito in questi ultimi tempi ma, al di là di quelle che sono le motivazioni che lei può intravedere, esiste la necessità per questi istituti di cominciare, intanto di poter fare la Fondazione e di iniziare a lavorare. Questo rappresenta per loro un grandissimo salto di qualità e ovviamente, si preme perché si dia avvio a questa straordinaria iniziativa.
L'accelerazione è semplicemente dovuta al fatto che la Città di Torino ha già deliberato, ma noi non l'abbiamo ancora fatto e senza di noi non si può dare vita allo strumento che poi permetterà agli istituti di traslocare e di cominciare quella che è una nuova e straordinaria avventura che li porterà al centro della vita e della comunità della nostra città e della nostra regione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Parigi.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 139, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Ringrazio l'Aula.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Proseguimento esame mozione n. 627 presentata dai Consiglieri Ruffino Benvenuto, Berutti, Gancia, Graglia, Pichetto, Porchietto, Vignale e Sozzani, inerente a "Emergenza neve Regione Piemonte"; ordine del giorno n. 628 presentato dai Consiglieri Rostagno, Accossato, Caputo, Corgnati Gariglio, Ravetti e Valle, inerente a "Agenda di priorità a favore del sistema neve e del turismo invernale piemontese"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame della mozione n. 627 e dell'ordine del giorno n.
628, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana del 23 febbraio è terminata la discussione generale sugli atti di indirizzo. È dunque prevista la replica delle Assessore Pentenero e Parigi.
Ha chiesto la parola l'Assessora Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

Grazie, Presidente.
È un dibattito che si trascina da un po' di tempo all'interno di quest'Aula: nel frattempo, la neve in qualche modo ha salvato la stagione! Ci tengo, però, a sottolineare alcuni aspetti che, a tratti, sono stati già evidenziati dai Consiglieri che sono intervenuti, perché credo che ci possano fornire un quadro più armonico della situazione.
Intanto, tutte le parti coinvolte sono state incontrate e sentite nel periodo di maggiore intensità della crisi che si era manifestata a seguito delle mancate nevicate ed è stata offerta loro la possibilità di valutare quali strumenti potevamo mettere a disposizione ad esempio dei lavoratori a cui, durante l'anno, non era stato rinnovato il contratto a tempo determinato o che, comunque, non avevano avuto la possibilità di avere un contratto come stagionalmente era possibile avere in seno alla montagna. È stata avviata questa discussione, permettendo loro di iniziare un percorso che, sostanzialmente, non era mai stato tenuto in considerazione e che, in qualche modo, ha offerto loro la possibilità di ragionare intorno a questo argomento.
Molto si è speso e molto si è detto intorno alla questione del calendario scolastico. Credo sia utile sottolineare una serie di aspetti: la scuola svolge una funzione educativa, ma svolge anche una funzione di promozione dell'attività sportiva in seno alla programmazione dell'attività e dell'offerta formativa delle nostre scuole. Molti progetti sono stati realizzati anche in collaborazione con l'Assessore allo sport e con l'Assessore al turismo. Molti progetti sono stati realizzati in questi anni, tra Assessorati, e, nello specifico, nell'ultimo anno in collaborazione con i due Assessori che citavo un attimo fa.
E' evidente, però, che ci troviamo di fronte un territorio e una popolazione scolastica che ha caratteristiche assolutamente diversificate all'interno della nostra Regione.
Ci tengo anche a sottolineare che ogni anno scolastico ha caratteristiche assolutamente diverse, perché l'annualità ha aspetti diversi. Mi spiego meglio: il prossimo anno, ad esempio, siamo in presenza di molti "ponti" che si genererebbero a seguito della vicinanza di feste canoniche, per i quali è necessario conteggiare molte riduzioni dell'attività scolastica, e corriamo addirittura il rischio di non riuscire a raggiungere il numero minimo di giornate. Ovviamente, poi, formuleremo una proposta, perché esiste un tavolo specifico previsto dalla legge regionale n. 28 (al quale viene sottoposto per l'espressione del parere) che è la Conferenza per il diritto allo studio. Ma essendo una questione che abbiamo deciso di affrontare con più Assessorati, sarà una discussione proposta congiuntamente.
Dicevo, però, che abbiamo una popolazione scolastica molto diversificata, che ha caratteristiche differenti, dove il protrarsi di momenti di chiusura spesso genera difficoltà per molte famiglie soprattutto laddove si vanno a toccare le fasce più piccole della nostra popolazione scolastica. Ci sono quartieri, zone di Torino e zone del Piemonte che ci chiedono di avere più tempo a scuola, e non meno.
Allora, cercando di declinare le esigenze che vi dicevo un attimo fa da un lato, la possibilità di fare un'attività di maggior promozione dello sport che caratterizza una Regione come la nostra (parliamo, ovviamente, di sport di montagna), dall'altro, una promozione del turismo in seno alle nostre montagne - abbiamo cercato di fare un ragionamento con tutte le Regioni dell'arco alpino, provando ad immaginare, ad esempio un'articolazione del calendario scolastico uniforme per tutte le Regioni dell'arco alpino, coinvolgendo anche i Ministeri dell'istruzione e del turismo.
Nello specifico, il nostro Ministero sta ragionando su una "settimana dello sport", così come avevamo pensato che potesse costituire un momento di riflessione la possibilità di attivare una "settimana della promozione degli sport", che andrebbe ad aggiungersi alle attività che in questa Regione, come ho ricordato prima, abbiamo già promosso in altre occasioni.
Si valuta dunque l'opportunità di unire quella che è un'attività che il Ministero dell'Istruzione ha proposto a tutte le scuole del nostro Paese (che, ovviamente, avrà articolazioni diverse, non soltanto in considerazione di quella che è la specificità del territorio piemontese) con l'attività che noi potremmo fare come Regione, identificando una "settimana dello sport" alla quale gli studenti potranno accedere in modo diversificato.
Credo che questa possa rappresentare una scelta intelligente immaginando che la scuola sia un luogo all'interno del quale fare promozione rispetto ad attività sportive che caratterizzano i diversi territori, rispettando, nello stesso tempo, le esigenze di una popolazione scolastica diversificata e le stesse attività didattiche che vengono predisposte all'interno dei piani sull'offerta formativa di ogni singola autonomia scolastica e di ogni singola scuola.
Il prossimo anno non sarà facile declinare tutti questi aspetti proprio perché sarà un anno molto particolare e una delle strade sulle quali stiamo lavorando è un anticipo di qualche giorno del calendario scolastico, giusto per riuscire a garantire il numero minimo di giornate scolastiche previste.
L'anno scolastico viene calcolato sulle giornate complessive che ogni Regione deve garantire, cercando di dare il massimo dell'apertura delle scuole di tutta la Regione, ma cercando, altresì, di rispondere ad attività di carattere formativo e promozionale.
Sarà un lavoro congiunto anche con altre Regioni che hanno caratteristiche simili alle nostre, in accordo con i Ministeri di riferimento e in accordo anche con gli Assessorati (la collega meglio di me spiegherà rispetto alla promozione dell'attività turistica in seno alla nostra Regione). Insieme potremo svolgere un lavoro che permetta di affrontare la questione a 360 gradi.
Abbiamo cercato di svolgere delle riflessioni che tenessero in considerazione i due aspetti: da un lato la questione lavorativa, della quale ovviamente sono responsabile in termini di Assessorato, e dall'altro, quella che è un'attività di carattere promozionale ed educativa, che tenga in considerazione una popolazione studentesca con caratteristiche assolutamente eterogenee.
In ultimo, il fatto che il prossimo anno ci troveremo di fronte una programmazione non semplice, rispetto a quella che è la sua articolazione complessiva, per le caratteristiche che presenta il prossimo anno scolastico. Stiamo appunto lavorando sulla formulazione di una proposta e crediamo che questa possa andare nella direzione delle giuste osservazioni che il sistema ha sottoposto all'attenzione della Regione in questo periodo di tempo e che ci ha visti discutere per provare a formulare delle soluzioni che ho cercato di riassumere. La proposta sarà concertata e discussa con tutti i soggetti interessati ma, come vi dicevo, in primo luogo esiste una Conferenza per il diritto allo studio.
Ci tengo a sottolinearlo, perché vi è una polemica intorno alla quale si è sviluppato un dibattito che non credo sia molto edificante, ma le cosiddette "vacanze di carnevale" sono nella nostra Regione con lo stesso numero di giorni da almeno otto anni, quindi hanno un'articolazione dal sabato fino al martedì da almeno otto anni. Quindi, non c'è stata nessuna variazione, ma sono articolate in questo modo da ormai un periodo di tempo abbastanza significativo, quindi costituiscono un'abitudine che è in seno al sistema nella sua complessità e che permette di contemperare due aspetti: da una parte l'aspetto culturale, caratteristico dell'attività del carnevale; dall'altra parte, per chi può permetterselo e per chi ha desiderio di approfittarne per il periodo delle vacanze in montagna l'aspetto turistico, fermo restando che il problema del turismo in montagna è un problema che dobbiamo affrontare non soltanto durante il periodo della presenza della neve, ma è una risorsa, un'opportunità sulla quale dobbiamo lavorare 360 giorni all'anno e non soltanto nel periodo in cui abbiamo sicuramente un aspetto caratteristico e un aspetto di grande rilevanza ed importanza che è il periodo della neve.
Credo che questa sia un'impostazione che possa dare delle risposte rispetto alle valutazioni che sono state fatte in questo periodo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.
La parola all'Assessora Parigi.



PARIGI Antonella, Assessora al turismo

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno, la mancanza della neve ci ha condotto non soltanto ad affrontare l'emergenza e quindi a cercare di dare una risposta a quelle che erano le problematiche della siccità, ma ci ha indotto a creare un vero e proprio tavolo strategico delle problematiche inerenti al turismo montano.
Questo tavolo strategico vede una partecipazione interassessorile e vede la partecipazione di tutti gli attori che operano nel turismo montano quindi ovviamente l'ARPIET, ma anche Federlberghi e gli altri operatori alberghieri, le guide alpine, il collegio dei maestri di sci e via dicendo.
Abbiamo già fatto due incontri.
Nel primo incontro abbiamo cercato di fare emergere le problematiche più urgenti cui dare una risposta.
Nel secondo incontro, abbiamo cercato di porre in evidenza quelle che rappresentano le tematiche cui in un tempo abbastanza ravvicinato cercheremo di dare una risposta.
Provo ad elencare queste tematiche.
Anzitutto, abbiamo bisogno di un rinnovamento degli impianti e soprattutto dei sistemi di innevamento; ovviamente, l'aggiornamento degli impianti permette di sparare neve anche in condizioni climatiche non eccezionali. Quindi, in questo momento abbiamo affidato ad ARPIET un monitoraggio delle esigenze rispetto all'aggiornamento degli impianti soprattutto degli impianti di innevamento, in modo da capire qual è lo stato dell'arte. Su questo, noi come Assessorato cercheremo di muoverci vedendo quali tipo di contributi possiamo mettere a disposizione, ma anche aprendo il fondo rotativo della legge 18 agli impianti.
Il secondo punto, di cui ha già trattato la collega Pentenero, è quello della "settimana bianca"; i tre giorni rappresenterebbero una forma di recupero sul mese di dicembre.
Il terzo punto che abbiamo affrontato è di nuovo un altro argomento che sarà oggetto di una discussione interassessorile, relativo ai bacini d'acqua e agli invasi d'acqua attraverso i quali viene sparata la neve.
Ancora, abbiamo un altro punto da mettere all'o.d.g., quello del cosiddetto after ski. E' sempre più importante, ormai è chiaro a tutti, il cosiddetto "dopo sci", cioè tutte le attività preposte e organizzate non soltanto per chi non scia, ma per chi vuole comunque fare qualcosa dopo aver sciato. E' ovvio che le località sono tanto più competitive quando questa offerta è variegata. Ed è per questo motivo che ci stiamo attrezzando a fare un ragionamento su ampliare l'offerta del cosiddetto after ski attraverso la creazione di centri benessere, attraverso l'implementazione di attività culturali e, per esempio, attraverso l'implementazione dell'offerta enogastronomica, cosa su cui c'è ancora molto da fare nei nostri territori montani.
A partire da queste riflessioni, quindi le riflessioni sulle vocazioni dei singoli territori, nell'ultimo incontro con questo tavolo strategico è emersa da parte dell'Assessorato l'esigenza di creare un piano promozionale turistico della montagna che riguardi tutti i comparti della montagna piemontese.
Nei prossimi sei mesi l'Assessorato al turismo si dedicherà ad un'analisi, ad un monitoraggio dei singoli agglomerati montani, per mettere a punto una strategia di diversificazione, consapevoli che la stagione invernale tende ad accorciarsi, e consapevoli del fatto che dobbiamo ampliare la stagione estiva e l'offerta non legata soltanto all'innevamento.
Quindi, nei prossimi sei mesi il mio Assessorato sarà impegnato in un lavoro di analisi e di monitoraggio, ma anche di strategia, per pensare quali sono le opportunità di sviluppo dei singoli territori.
Nell'ottica di un ripensamento della strategia nell'intervento turistico in montagna abbiamo distribuito, sempre in questa riunione, per le osservazioni, la riscrittura della legge 2, che tocca tre punti principali: le aree sciabili, la parte della eliski e quella della parte estiva che, come ho già detto, vogliamo assolutamente sviluppare.
Infine, quello che abbiamo fatto è, prendendo un input di Federfuni abbiamo portato sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni, tra l'altro sensibilizzando i nostri parlamentari, ma sensibilizzando anche le altre Regioni alpine, l'istanza di rifinanziare due leggi statali: la prima riguarda proprio il rinnovamento degli impianti, l'altra riguarda l'innevamento.
Queste due istanze sono nell'Agenda Conferenza Stato-Regioni e al momento aspettiamo risposte in merito.
Il lavoro, come vedete, è estremamente articolato e mira a mettere in luce tutte le potenzialità della montagna che partono dalla stagione invernale, ma amplificano tutto quello che la montagna può offrire come dopo sci e come parte estiva, per cui siamo impegnati nello sviluppo, per esempio, della ciclabilità e di tutti gli sport outdoor.
Quello che intendiamo fare è non lasciare al caso questo sviluppo, ma coordinarlo attraverso una strategia concreta che nel giro di sei mesi vogliamo presentare a tutti quanti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Parigi.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 627 il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 628, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Esame ordine del giorno n. 611 presentato dai Consiglieri Rossi, Accossato Caputo, Conticelli, Gallo, Giaccone, Ottria, Ravetti, Rostagno, Valle e Grimaldi, inerente a "Cessione di Versalis Spa da parte di ENI: non si fermi la ricerca sulla green economy"; ordine del giorno n. 666 presentato dai Consiglieri Andrissi, Frediani, Batzella, Mighetti, Bertola e Bono inerente a "Cessione Versalis. Convocazione seduta in Conferenza Stato Regioni volta alla difesa del futuro produttivo e occupazionale della chimica verde e relativo indotto"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 611 e dell'ordine del giorno n. 666, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 611; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Finalmente, dopo circa tre mesi, riusciamo a discutere anche in questo Consiglio un caso che in tutta Italia sta mobilitando lavoratori, ma anche istituzioni come le Regioni.
Vado subito nel merito della questione. Versalis S.p.A. è una società chimica partecipata da ENI che opera a livello internazionale e nazionale nei settori sia della chimica di base sia della chimica da fonti rinnovabili. Questa società, in Italia, è presente in diversi territori: Porto Torres, Porto Marghera, Brindisi, Ferrara, Mantova, Ragusa e Ravenna nonché Novara, dove ha sede anche il principale centro di ricerca per la chimica verde dello storico Istituto Donegani.
In questi mesi è apparso sugli organi di stampa che Eni è alla ricerca di un partner per la cessione di una quota significativa di Versalis. Il punto è che le fonti di stampa hanno poi fatto emergere che un interessamento importante, mai smentito (anzi, confermato nelle settimane successive), è arrivato da un fondo di investimento americano, SK Capital Partners, che sarebbe interessato all'acquisto di una quota consistente. Il problema, da quello che sta emergendo, è che questo fondo non è - appunto un'azienda con impianti produttivi dedita alla chimica o alla ricerca, ma è un fondo di investimento: pare, da quello che si evince da fonti di stampa con sede alle Cayman e fatto di tante società, anche con zero dipendenti.
Si tratta quindi di un fondo che non garantirebbe il mantenimento dell'investimento né della chimica di base né, tanto meno, della chimica da fonti rinnovabili.
Questa situazione ha destato molta preoccupazione, sia sul lato sindacale per quanto riguarda il futuro dei posti di lavoro delle diverse centinaia di persone che lavorano in questo settore, ma anche su quello di diverse istituzioni del nostro Paese. Le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna hanno redatto un documento congiunto, dal titolo "ENI Versalis in difesa dell'industria chimica", all'interno del quale si sottolinea la necessità per l'Italia di garantire un futuro alla chimica tradizionale e alla chimica verde, considerate strategiche per il sistema industriale europeo, e con il quale si chiede che l'eventuale cessione di Versalis sia rivolta ad un partner inserito nel mercato, con impianti in funzione distribuiti in diversi Paesi, così da garantire la continuità di una possibilità industriale.
Il 12 gennaio 2016 si è tenuto un incontro presso il Ministero con De Scalzi, il Ministro Guidi e i rappresentanti di CGIL, CISL e UIL. Il 14 gennaio si è svolto un altro incontro, sempre con la Ministra Guidi, al quale hanno partecipato il Presidente della Regione Sardegna, Michele Emiliano (Presidente della Puglia), Crocetta per la Sicilia, l'Assessore allo sviluppo economico della Lombardia e anche il collega dell'Emilia Romagna. Il 20 gennaio ha avuto luogo una prima protesta nazionale dei lavoratori e il 19 gennaio si è tenuto un altro sciopero. Nel mese di marzo sono già preannunciate altre tre giornate di sciopero, sempre sulle medesime motivazioni e per le stesse preoccupazioni per questa situazione.
La cessione di Versalis sicuramente indebolisce, per tutto il sistema Paese, la capacità di investire sui processi innovativi come quello della chimica verde, in un contesto ormai internazionale in cui, anche nella Conferenza di Parigi, si è visto che è in questi settori e nella capacità che noi avremo di sviluppare processi innovativi che si nasconde la possibilità di salvarci come umanità.
Anche nella Regione Piemonte il settore della chimica verde ha già espresso delle eccellenze. Questa mattina, durante la discussione del piano rifiuti, qualcuno citava - mi sembra - la Città di Amburgo, per il fatto di aver vietato le cialde del caffè. In Piemonte abbiamo chi ha prodotto, in concorso con un'altra eccellenza della chimica verde piemontese (ma internazionale), delle cialde compostabili. Questo, quindi, è il futuro a cui dobbiamo guardare e non possiamo pensare che il patrimonio italiano, da questo punto di vista, venga svenduto.
Dicevo che anche in Piemonte c'è una rete di eccellenze, riunite sotto il Polo di innovazione della chimica sostenibile. La Regione riconosce questo come fiore all'occhiello e credo debba continuare a farlo, facendo quindi di tutto affinché anche il Governo vada in questa direzione.
In più, la cessione di Versalis porterebbe anche un indebolimento del Centro di ricerche Donegani, dove operano ENI e Versalis, provocando sia un danno occupazionale ma anche la perdita di un importante e storico patrimonio scientifico, non soltanto locale ma nazionale: dal Centro di ricerca Donegani sono nati tantissime start up e tantissimi progetti innovativi per l'intero Paese.
Riteniamo sia necessario e strategico investire - quindi non soltanto non svendere, ma continuare ad investire - in questi nuovi modelli di sviluppo e chiediamo quindi alla Giunta di affiancarsi alle altre Regioni nella difesa dell'industria chimica italiana, e in particolare dell'investimento nei nuovi modelli di sviluppo, e ad attivarsi nei confronti del Governo perché metta in campo nei confronti di ENI, di cui è socio rilevante, tutte le azioni affinché le politiche sulla chimica verde comparto strategico per l'Italia, non solo non vengano depotenziate, ma diventino elementi centrali all'interno delle strategie di sviluppo dell'azienda.
Aggiungo solo un'ultima considerazione, Presidente. Visto che l'ordine del giorno era stato presentato a dicembre, la versione depositata necessita di piccole correzioni (ma soltanto di natura cronologica) e chiederei quindi di poter consegnare il testo con le correzioni presso gli Uffici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 666.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
La chimica italiana ha una storia molto travagliata, anche nei rapporti con la politica.
Riteniamo che ENI-Versalis, quale principale azienda chimica italiana che - tra l'altro - sta investendo importanti risorse nella chimica verde non debba finire tra le mani di un fondo speculativo dal nome SK Capital di cui fanno parte - da quanto mi dicono le RSU - anche due ricchi magnati provenienti dall'Iran. Pertanto, c'è anche un retroscena internazionale abbastanza intrigante.
Detto questo, sappiamo che ENI ha aderito all'accordo sul clima di Parigi, Cop21.
Eni rivela, nel suo comunicato stampa, il suo impegno in ricerca e sviluppo, con l'adesione a Cop21, nella ricerca di soluzione innovativa per ridurre le emissioni dei gas serra. In questa direzione dovrebbero andare gli investimenti nella chimica verde.
A noi sembra, però, che questo fondo non abbia né know how né la possibilità di investire in questa direzione. Tra l'altro, la bozza di accordo che è stata stipulata ci dà garanzia del mantenimento dell'occupazione per soli tre anni e del mantenimento degli investimenti solo per cinque anni.
Pertanto, crediamo che le importanti innovazioni che stavano avvenendo a Porto Torres e Porto Marghera sul processo di cracking rischino di essere vanificate dalla mancanza d'investimenti.
Sappiamo che tutte le RSU si sono mobilitate con vari scioperi, come ha detto testé il Consigliere Rossi, pertanto crediamo che la vendita del 70 dell'azionariato di Versalis al fondo SK Capital rischi di diventare, per questa azienda, un po' la sentenza di morte. Temiamo, cioè, che questa azienda venga spezzata e speculativamente rivenduta ad altri acquirenti proprio perché non vediamo come un fondo che ha 18 dipendenti possa garantire un futuro importante a questo gruppo.
Per questo motivo, chiediamo al Consiglio regionale di impegnare la Giunta affinché richieda un incontro in sede di Conferenza Stato-Regioni tra i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali e l'Amministratore Delegato di ENI, al fine di approfondire le ripercussioni su ricerca sviluppo, produzione e livello occupazionale della chimica italiana, in seguito alla cessione di Versalis al fondo americano SK Capital.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Voglio precisare alcuni aspetti: intanto, la Regione Piemonte, poich l'attività di ENI non era riconosciuta come attività importante da parte dei Ministeri, è intervenuta un attimo dopo rispetto all'attività che in Conferenza Stato-Regioni era già stata esercitata dalle Regioni citate all'interno degli ordini del giorno: la Lombardia, l'Emilia Romagna, la Sardegna e la Sicilia.
Abbiamo partecipato agli incontri sindacali organizzati a Roma e abbiamo cercato di rappresentare le indicazioni che vanno verso la chimica verde e verso un'attenzione maggiore rispetto alle delicate questioni che sono state rappresentate durante gli incontri sindacali. Quindi, verificare la reale attendibilità del socio che dovrebbe acquisire una quota significativa del gruppo ENI.
Pertanto, l'attenzione della Regione Piemonte in questo periodo di tempo si è intensificata, dopo essere venuti a conoscenza delle perplessità e dell'attività che era stata attivata all'interno della Conferenza Stato Regioni dalle Regioni che sono citate nell'ordine del giorno.
Per poter esprimere un parere positivo, laddove - nei contenuti - sono indicate le stesse questioni, chiedo di togliere il coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni, in quanto è un coinvolgimento già attivato.
Noi dobbiamo, all'interno del dibattito delle Regioni, inserire gli aspetti che caratterizzano il Piemonte, che ha una situazione un po' particolare per quello che riguarda la parte estrattiva. E, quindi, è necessario introdurre gli elementi e portare le istanze del Piemonte, che sono quelle che voi avete ripreso all'interno dei due ordini del giorno.
Essi si differenziano in questa parte, cioè nell'attività rispetto alla Conferenza delle Regioni: sono caratteristiche diverse, rispetto all'ordine del giorno proposto dal Movimento 5 Stelle.
Pertanto, sono due ordini del giorno assolutamente condivisibili, se in questa parte si può trovare una condivisione.
Peraltro, tengo a precisare che la prossima settimana anche in Regione Piemonte saranno convocati i tavoli sindacali legati alle aziende coinvolte all'interno del gruppo ENI.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Pentenero.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 611, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 666, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso, con un orientamento favorevole della maggioranza.
Il Consiglio approva.


Argomento: Condizione femminile

Proseguimento esame ordine del giorno n. 649 presentato dai Consiglieri Marrone e Vignale, inerente a "Utero in affitto: carcere per la maternità surrogata"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 649, avente ad oggetto "Utero in affitto: carcere per la maternità surrogata", presentato dai Consiglieri Marrone e Vignale, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Marrone per l'illustrazione.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
In realtà, un anticipo di dibattito su questo ordine del giorno presentato dal sottoscritto e dal collega Vignale, era già stato fatto quando la sua Presidenza - ricorderà - ha chiamato l'Aula ad esprimersi se collegare o meno la discussione di questo atto di indirizzo alla proposta legislativa, poi approvata, presentata dall'Assessora Cerutti, rispetto al contrasto alla violenza sulle donne.
Anche adesso, illustrando questo atto di indirizzo, rivendico l'insensatezza di aver respinto questo collegamento da un punto di vista prima ancora culturale che non politico. E' il caso di ricordare che il dibattito sul disegno di legge Cirinnà - prima che una strana dinamica diciamo maggioranza e Momento 5 Stelle, portasse poi allo stralcio dello stepchild adoption dal testo originario di questa proposta di legge in Parlamento - ha avuto il merito di presentare, all'attenzione degli italiani e non solo della classe politica, il tema della maternità surrogata, una pratica che già avviene approfittando della liceità che questa condotta presenta all'estero, dove è evidentemente consentita addirittura con un aspetto di corrispettivo patrimoniale, nonostante qui in Italia continui ad essere una condotta del tutto illecita. E non da oggi.
In questo contesto, vorrei ricordare che la legge, che è normativa in Italia vincolante sin dal 2004, ovvero la legge 40 sulla fecondazione assistita, prevede la illiceità di questa prassi e la prevede con sanzioni ben precise.
L'articolo 12, comma 6 della legge che ho appena menzionato recita: "Chiunque, in qualunque forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti e di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con una multa da 600 mila euro a un milione di euro".
Quindi, sottopongo l'ordine del giorno alla vostra attenzione per il voto, ricordando, e ne sono contento, che avviene proprio nel giorno della festa della donna, perché vanno bene le mimose, vanno bene le parole, va bene la retorica, però poi bisognerebbe anche declinare, in via legislativa, il rispetto della donna, il rispetto del suo corpo e della sua dignità.
Sapete perché? Perché quando il legislatore nazionale ha deciso di punire questa condotta, evidentemente, ha inteso sanzionare, proibire e vietare quella che è un'oggettiva commercializzazione dell'essere umano una commercializzazione del corpo della donna che, nei Paesi dove questo è già consentito, porta donne che sono in situazioni di disperazione economica (perché altro non può essere), e quindi per ottenere lecitamente o meno denaro, a prestare, trasformando in una specie di bancomat di bambini il proprio utero, o i propri ovuli da fecondare ed impiantare nell'utero di un'altra donna, per consentire questa pratica della maternità surrogata, detta più volgare "utero in affitto".
In realtà, con questo atto di indirizzo si chiede solo, in questo momento di particolare dibattito in Parlamento, di sostenere quell'emendamento che, vorrei ricordare, è presentato da parlamentari del Partito Democratico, per inasprire queste sanzioni, visto che l'attuale reclusione è prevista fino a due anni, cosa che, nel nostro regime di ordinamento giudiziario, prevede, in prima battuta, la sospensione condizionale della pena.
Noi invece riteniamo che chi commercializza con gli esseri umani - o per usare le parole di Beppe Grillo sul suo blog, chi sposa una visione delle persone low cost, della vista low cost, o per usare invece le parole usate dal periodico Micromega, che non è di sicuro un foglio di riferimento della destra più conservatrice, che ha definito la pratica della maternità surrogata "violenza di classe" - espone chi è in situazione di disperazione economica a prostituire fisicamente il proprio corto, non sessualmente ma biologicamente il proprio corpo, a beneficio di chi ha i quattrini per ottenerne un corrispettivo beneficio e soprattutto (questo è il punto di vista di chi parla e penso di chi vorrà votare positivamente questo atto di indirizzo). Così facendo, si trasforma un bambino, che per il nostro ordinamento dovrebbe essere anzitutto un soggetto di diritto ed un soggetto di diritti da tutelare, in un oggetto di diritti altrui, quando non addirittura di un capriccio altrui.
Guardate i casi recenti della cronaca politica: addirittura un leader nazionale - facciamo pure nomi e cognomi: Nichi Vendola - ha rivendicato candidamente di aver usufruito di uno squallido scambio e mercimonio con ovuli in offerta dall'Indonesia (quindi posso anche provare ad indovinare non esattamente da una benestante donna indonesiana), con impianto in Canada, dove evidentemente ci sono strutture che lo fanno in piena liceità (lì, non per l'Italia) e con una donatrice californiana, per la nascita di un bambino che, di fatto, è stato ottenuto mediante la pratica della maternità surrogata, che è una pratica illegale.
Sinceramente continuo a chiedermi - e approfitto di questo dibattito come mai, in questo Paese dove partono inchieste penali su tutto e su tutti, dopo un mese di dibattito non ci sia stato un Procuratore che abbia deciso anche solo di avviare formalmente un'azione penale nei confronti di Nichi Vendola, perché se si viola una legge, qualunque essa sia teoricamente bisognerebbe essere per ciò perseguiti.
Di sicuro, come che è già stato annunciato da esponenti del mio partito ed io lo rivendico - se nessun PM si attiverà spontaneamente, colgo l'occasione per rivendicare ancora una volta che saremo noi a formalizzare un esposto in tal senso, perché con la vita umana non si scherza, con i bambini non si scherza e, soprattutto, con la dignità della donna, la dignità sul proprio corpo, sull'autodeterminazione del proprio corpo e dei limiti che in questo Paese già esistono per legge dello Stato non si dovrebbe scherzare.
Speriamo che, concludendo così come ho iniziato, in questo giorno di festa della donna il rispetto per la donna si manifesti anche con un voto quanto meno vincolante nei confronti del Presidente Chiamparino - se venisse approvato - ad intervenire presso il Parlamento Italiano, e non invece sempre con le solite frasi da "Bacio Perugina" e con i soliti mazzolini di fiori.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Il Movimento 5 Stelle voterà contro questo ordine del giorno, anche perché vorrei ricordare e ribadire che la pratica della maternità surrogata è consentita solo in alcuni Stati, e in Italia non è consentita.
La legge 40 del 2004 vieta categoricamente la maternità surrogata.
Esclude il ricorso alla surrogazione di maternità, oltre che alle tecniche di tipo eterologo, anche se con la nuova normativa la maternità eterologa non è più vietata, però è ancora in vigore.
La maternità surrogata è nata negli Stati Uniti, nei cui Stati ci sono cliniche specializzate che seguono tutto un iter burocratico e di monitoraggio della coppia che richiede la maternità. Altri Stati in cui la maternità surrogata è diffusa sono il Canada, la Russia, l'Ucraina e l'India.
E' sicuramente un tema che deve essere discusso dal nostro Parlamento ma come Regione Piemonte non abbiamo alcuna competenza in materia.
Credo debbano essere rispettate le scelte di tutte le persone e, tra l'altro, sono in aumento i Paesi in cui la maternità assistita è permessa.
È vero che, soprattutto in Russia, in Ucraina e in India da poco consentono il ricorso alla gestazione di sostegno. Ci sono molte agenzie e cliniche che, comunque, si occupano prevalentemente del caso con un monitoraggio attento e costante. Il sistema giuridico pone anche qualche difficoltà in più rispetto agli Stati Uniti. Negli Stati Uniti c'è piena libertà con costi che variano da uno Stato all'altro.
Sicuramente in India i costi sono decisamente inferiori rispetto ai costi che vengono richiesti negli Stati Uniti, così come in Canada piuttosto che in Russia e in Ucraina. I costi variano a seconda delle condizioni. Ci sono agenzie più serie che rispettano determinati preventivi. Noi crediamo che, forse, bisognerebbe monitorare queste agenzie affinché ci siano dei protocolli univoci. Tuttavia credo che anche questo non sia del tutto fattibile perché ciascuno Stato ha le proprie normative.
Un monitoraggio continuo - mi rivolgo al Consigliere Marrone - credo sia doveroso. Non possiamo di certo chiedere il reato del carcere, pene così dure nei confronti di persone che hanno il desiderio di avere un figlio.
Rispetto le idee del Consigliere Marrone - anche se non le condivido ma ciascuno ha le proprie - e non voglio entrare nel merito, ma credo che questo ordine del giorno sia molto duro nel richiedere il carcere per chi ricorre alla maternità surrogata e per chi si sottopone a questa scelta.
Credo che, parlando di cifre e di monitoraggio, queste oscillazioni dei costi siano dovute, come ho detto, a vari fattori: fattori sanitari assicurativi e rimborsi che vengono dati alla madre surrogata. Se penso ai rimborsi e se penso ai costi sanitari e assicurativi, arriviamo subito a fare un paragone tra l'India, gli Stati Uniti d'America oppure la Russia.
Sicuramente i costi sanitari sono più contenuti in India rispetto agli Stati Uniti, che hanno invece costi assicurativi molto elevati. Sappiamo che negli Stati Uniti d'America il sistema sanitario non è come quello italiano: per poter usufruire della sanità pubblica, bisogna stipulare un'assicurazione vera e propria.
Non aggiungerei nient'altro, se non dire che ciascuno abbia libera scelta e sia pienamente consapevole delle scelte e alla tecnica alla quale si sottopone. Non possiamo violare i diritti di queste persone finché ci saranno delle normative che lo permettono.
Ribadisco ancora una volta che in Italia, in base alla legge n. 40 del 2004, la maternità surrogata è vietata. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Proprio perché oggi è la festa della donna vorrei provare a dare un contributo per dire che, secondo me - lo dico in partenza, mutuando un'espressione che il Consigliere Vignale riservava ad un Assessore quando si discuteva, e l'ha ripetuto più volte - sulla legge in merito alle pari opportunità, ci sono degli atti che probabilmente vogliono testimoniare un'esistenza politica. Probabilmente qui ci troviamo nel caso, in un atto di testimonianza di esistenza politica, che comunica all'esterno di quest'Aula cose che neanche il testo depositato effettivamente dice.
Se noi eludiamo dalle parole di presentazione del testo e leggiamo l'impegno scritto nero su bianco, leggiamo che noi dovremmo approvare un atto che impegna il Presidente della Regione a segnalare al Parlamento italiano di prevedere una riforma legislativa per punire con la reclusione chiunque, al fine di accedere allo stato di madre o di padre, fruisce della pratica di surrogazione della maternità, così come chi la organizza favorisce e pubblicizza.
Se io fossi un Parlamentare, il Presidente di uno delle due Camere o chicchessia a Roma direi: in Piemonte non siete in grado di leggere le normative esistenti? Leggiamo cosa dice la legge n. 40 del 2004, articolo 12, comma 6. Usa più o meno le stesse parole: "Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 ad un milione di euro".
Questo recita una norma dello Stato italiano, della Repubblica italiana.
Anche attraverso il sito della Regione ci sono delle banche dati che permettono di accedere direttamente alla Gazzetta Ufficiale o, comunque, a tutto il repertorio della normativa in vigore.
Qual è la legge n. 4 del 2004? La legge 40 del 2004 è una legge che tratta di fecondazione assistita e cerca di trattare a 360 gradi una materia molto complessa, sicuramente dal punto di vista etico delle coscienze di tutti coloro i quali hanno approcciato questo tema. Questa legge varrebbe anche la pena di analizzarla per la sua gestazione - prendo in prestito il termine dalla materia che si tratta - e per tutto il seguito che se n'è avuto dopo la sua approvazione.
Possiamo dire che quando venne approvata la legge n. 40 il Parlamento effettivamente, in modo consapevole e ragionato, parlando alle coscienze cercando di fare un buon lavoro, ha normato una materia così complessa? A me pare di poter dire che, in allora, il Parlamento fece un'operazione che definirei medioevale e barbarica, non tanto sul punto e sull'articolo che ho citato, ma su tutti gli altri. Tant'è che dal 2004 ad oggi non si contano le pronunce della Corte Costituzionale che, piano piano, hanno fatto decadere quasi tutte le norme contenute in questa legge. Addirittura nella dizione originaria di questa legge, era vietata la fecondazione eterologa, cioè si mettevano tali e tanti paletti e vincoli che sarebbe stato più semplice dire che in Italia non si può procedere a pratiche di fecondazione di alcun tipo, altrimenti si è puniti con reclusione, carcere multe, fustigazioni in piazza.
Non so cosa si vuole ancora aggiungere, visto che oggi torniamo per l'ennesima volta sul tema.
Nonostante tutta questa evoluzione giurisprudenziale e demolizione di una legge medioevale e barbarica che vietava la ricerca, l'articolo 12 comma 6, quello che punisce ogni forma di ricorso alla maternità surrogata è rimasto in piedi ed è oggi norma di legge valida, che più o meno dice le stesse cose dell'impegnativa di questo ordine del giorno che ci viene sottoposto.
Perché, allora, stiamo parlando di questo tema? Perché in Parlamento in queste settimane, si sta discutendo di una proposta di legge sulle cosiddette unioni di fatto o unioni civili, all'interno della quale si parla (anzi, "si parlava", perché oggi non se ne parla più) della possibilità di ricorrere alla stepchild adoption, quella forma di riconoscimento del figlio naturale di uno dei due componenti dell'unione.
E' il riconoscimento normativo di uno stato di fatto, che, peraltro, in giurisprudenza già da anni viene riconosciuto in forza di un articolo sulle adozioni speciali contenuto in una legge del 1983, che, a questo punto, si è rinunciato a trattenere all'interno del disegno di legge per poter arrivare all'approvazione di questa legge senza scandalizzare troppo alcune coscienze, ma restando inalterato lo stato di fatto (perché se il bambino c'è, il bambino c'è).
La stepchild adoption nulla ha a che vedere né con le adozioni tout court, perché si parla comunque del figlio naturale di uno dei due partner né tantomeno con la maternità surrogata. L'ordine del giorno di quest'oggi quindi, oltre ad essere una testimonianza di esistenza politica che parla ad un pezzo di società e che vede, nel prossimo appuntamento elettorale, il vero scopo per cui viene presentato e viene esacerbato il dibattito peraltro con dei toni che male si addicono ad una giornata come questa dove forse un po' più di rispetto verso le donne andrebbe riservato nei linguaggi utilizzati e verso chi discute della legge sulle unioni civili è male utilizzato come argomento, perché non c'entra assolutamente niente.
L'intento indiretto è quello di fare una legge speciale che punisce un comportamento fatto all'estero, laddove - in quei Paesi - è permesso dalla legislazione? Forse, qui, ci stiamo spingendo davvero un po' troppo in là! Se questo fosse l'intento, si arriverebbe ad una legislazione peggiore dei crimini commessi dai militari all'estero. Sembra quasi che si sia presi in una sorta di delirio dove occorre fare una battaglia dai toni davvero molto discutibili, che ho definito medioevali.
Peraltro, adesso si fa l'esempio, che è balzato agli onori delle cronache, del leader di un partito, quindi si ingenera pure l'idea che la maternità surrogata sia un escamotage che le coppie omosessuali praticano in modo più o meno legittimo, all'estero. Ebbene, anche questa affermazione è falsa, ed è confutata dalla realtà. Perché se uno va a vedere i dati scopre che il 90% di chi ha bisogno di aiuto di terze persone attraverso la pratica della maternità surrogata (si tratta di circa 300 casi all'anno oggi in Italia) sono coppie eterosessuali.
La pratica sarà discutibile o meno: io sono dell'idea che ci si debba interrogare nel profondo delle nostre conoscenze per valutare se la pratica, in sé, la riteniamo accettabile o meno, inseribile all'interno di un intervento normativo oppure no. Tuttavia, immaginare che tutti i Paesi in cui questa pratica è ammessa per legge - in alcuni attraverso un pagamento, in altri senza - rappresenti il peggiore dei crimini contro l'umanità, come se quei Paesi fossero un'oasi di inciviltà, onestamente lo trovo un po' eccessivo. Peraltro, laddove è permesso il pagamento, come negli Stati Uniti, questo avviene con pratiche pubbliche, con contratti o atti pubblici, normati dalla A alla Z dalla legislazione e con precise garanzie anche rispetto ai contatti eventuali e alle conoscenze successive alla nascita di questo bambino. In molti altri Paesi - penso all'Inghilterra, al Canada e a tanti altri Paesi - questa pratica è ammessa senza una corresponsione di denaro.
Io respingo - e chiudo su questo, visto che ci avviciniamo ai dieci minuti - il tentativo di imbarbarire un discorso che, invece, dovrebbe essere trattato con i guanti di velluto e parlando davvero alle coscienze.
Quando si arriverà al voto, voterò contro senza "se" e senza "ma", non già perché consideri l'introduzione o meno della pratica di maternità surrogata come un atto su cui non discutere per tanto tempo e parlando davvero alle conoscenze - ammesso che questo sia in discussione - ma perch respingo l'uso strumentale di questo tema che, come ripeto, parla all'esterno e ha obiettivi ben diversi da quelli della tutela delle donne che oggi, anche qui, strumentalmente viene evocata.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il collega Appiano dovrebbe sapere che è solo per una questione di statistica che è maggiore il numero di casi di utero in affitto di coppie eterologhe. Dopodiché, vi è un dato di fatto oggettivo, ma lo dimostra quanto è avvenuto all'Onorevole Vendola: non si è fatto altro che utilizzare una persona famosa per far discutere, in qualche modo, di una pratica che avviene e che avverrà. Perché è assolutamente evidente che anche l'aver levato per adesso, nel passaggio al Senato, la stepchild adoption, non cambia nulla rispetto a quello che avverrà successivamente.
Tant'è che vi era un emendamento che, a mio avviso, era cruciale rispetto a quello che voi dite: cioè si facciano le unioni civili, ma crediamo sia non corretta la stepchild adoption, che era l'adottabilità del minore. L'unico aspetto è quello. Perché l'ordine del giorno che abbiamo presentato non è un atto di esistenza in vita. Chiede, sostanzialmente, che le pene diventino tali. Perché nel momento in cui una persona utilizza l'utero in affitto, quando torna al suo Paese - nel nostro, per esempio, in cui questa pratica è sanzionata - ha una condanna irrilevante, sotto tutti gli aspetti, è evidente che non saranno gli otto mesi di condizionale a modificare la scelta che ha fatto.
Ma si parte da un presupposto, per cui credo che prima di definire l'esistenza in vita bisognerebbe essere un po' attenti. Guardate che non parlo neanche dell'aspetto della donna, perché ne ha già parlato il collega Marrone. Lo dico, soprattutto, rispetto al minore. Noi, in qualche modo anche nella differenza dell'utero in affitto.
Il fatto che la donna partorisca con un'operazione che prima è avvenuta in vitro, quindi è di fatto il "contenitore", scusate il termine, di un processo che solo naturalmente non si è svolto nella coppia, è un aspetto che comunque non ci vede favorevoli; ma è totalmente diverso nel momento in cui vi è, a tutti gli effetti, un minore che nasce orfano. La cosa singolare è che la legislazione italiana è tremendamente attenta sull'aspetto del minore e gli riconosce diritti teorici che sono decisamente superiori a quelli degli adulti e dei suoi genitori naturali.
Invece, poi, la stessa norma, in termini di adattabilità, prevede che un figlio possa nascere orfano, arrivare nel nostro Paese e non essere dichiarato adottabile.
Con la stessa pratica, se fosse in qualche modo mutuata su molte altre dinamiche presenti all'interno del nostro Paese, quel minore sarebbe adottabile e quel minore sarebbe adottato. Questo è il punto dirimente.
Il punto dirimente è che noi decidiamo, acquistandolo e pagando, che un minore non ha diritto ad avere sua madre. Questo è il tema.
Poi, se per lei è una questione di esistenza in vita, io ne sono lieto perché vuol dire che ci separa un aspetto valoriale e, come si diceva una volta, ci sono dei valori non negoziabili. Oggi abbiamo visto e non voglio però su questo fare polemica politica che, diciamo, con qualche nomina precedente, anche in valori non negoziabili diventano negoziabili, però è assolutamente evidente che quello è il tema, quello è il punto.
Noi crediamo che sia in diritto di un uomo, spendendo del denaro acquistare un minore sottraendolo a sua madre? Questo è il punto. Io ritengo di no. Ritengo che non sia possibile da nessuna parte. Poi potremmo dire che, rispetto alla cifra spesa, tanto che sia negli USA, in Russia, in Georgia o in India, la percentuale fra ciò che è stato speso e ciò che va alla gestante è infinitesimale, nel senso che il grande business lo fanno le cliniche e non è certo in capo alla gestante che, per necessità, disperazione o quant'altro ha dato il suo corpo per partorire un figlio. Ma questo è un aspetto che noi riteniamo determinante, che io ritengo determinante, perché sono aspetti che non possono essere confusi o racchiusi all'interno di un Gruppo consiliare o di un partito, ma hanno implicazioni etiche assolutamente trasversali. E se sulla legge Cirinnà anche se ha avuto i problemi che ha avuto in Parlamento, non ci fosse stata una pressione così evidente, tant'è che è stata posta la fiducia, credo che anche le valutazioni sarebbero state differenti.
E' un ordine del giorno; credo sarebbe utile che venisse approvato e credo che alcune di queste discussioni, anche se non afferiscono direttamente all'attività del Consiglio regionale, qualche volta siano utili per comprendere quali sono le differenze che ci fanno stare di là e di qua.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola alla Consigliera Accossato.



ACCOSSATO Silvana

Adesso, sì. Cedere la parola per due volte la parola ad un collega maschio, no.
Grazie, Presidente.
Io non ho né la competenza del settore come la collega Batzella, n quella giuridica come il Consigliere Appiano, però questo tema mi interroga e mi stimola ad una partecipazione a questo dibattito, perché devo dire che proprio l'8 Marzo vedere il tema dell'autodeterminazione usato come clava all'interno di un ordine del giorno, con certezze lapidarie, non mi pu trovare né condiscendente, né d'accordo.
Io sono contraria, voterò contro questa proposta.
Sicuramente, perché com'è stato già ben detto, la legge italiana peraltro, ha già preso una posizione, quindi ha già una sua definizione in proposito: non è consentita la pratica della maternità surrogata, è vietata e quindi questo è il punto di partenza.
Tuttavia, visto che viene messo in discussione questo argomento, voglio dividere con voi l'esigenza di interrogarsi su queste questioni, l'esigenza di capire e ascoltare. Probabilmente, un mese fa - è inutile negarlo, il dibattito sul tema della maternità surrogata è stato portato all'attenzione in modo forte dalla discussione nazionale in Parlamento sulle unioni civili avrei firmato l'appello delle donne romane di "Se non ora quando?" che condannavano questa pratica e avrei detto decisamente "sono contraria".
Tuttavia, questo mese è servito anche a leggere e approfondire, perch molti ne hanno parlato, il tema dell'autodeterminazione delle donne, che da alcuni viene declinato con il vecchio slogan: "L'utero è mio e lo gestisco io!". Allora chi è lo Stato, chi è il Parlamento per dire che non è possibile per una donna mettere a disposizione il proprio utero e la sua disponibilità per portare avanti una gravidanza, quando si tratta di questioni, diciamo, di natura morale o etica? D'altro canto, certamente non posso non condividere l'affermazione che la donna non è un contenitore e quindi non può essere usata a piacimento per rispondere alle esigenze di qualcuno.
Su la Repubblica di oggi, un'importante ginecologa torinese, che si occupa di fecondazione assistita, ci ricorda come spesso questa pratica è l'unica possibilità per avere un figlio, che non sia quella dell'adozione lo so bene, per le donne che hanno avuto l'utero asportato e quindi sono prive di questo organo e di questa possibilità.
Parlo di questi casi per dire che, evidentemente, la questione - almeno per me, così la sto vivendo - non ha una risposta, è una questione che certamente è frutto anche dei nostri tempi e delle possibilità che in qualche modo la scienza e l'evoluzione scientifica e tecnica ci offrono anche se, insomma, magari farsi fare il figlio dalla servetta di casa era un'abitudine dei tempi passati...



(Commenti fuori microfono)



ACCOSSATO Silvana

E' così! E' così! E certamente andava condannata quella pratica.
Oggi, la scienza ci mette a disposizione nuove possibilità. Ci sono Paesi civili che hanno preso in considerazione questa possibilità e l'hanno regolamentata, ma altrettanti Paesi importanti in Europa la condannano e la considerano non praticabile.
Devo dire che è necessario e utile che questo tema venga affrontato che ci sia un dibattito serio e rispettoso su questa questione; un dibattito che, scusate, deve vedere le donne protagoniste, perché è un elemento essenziale della loro vita, quindi spero che ci siano più voci che si alzino non con delle certezze, ma con delle valutazioni, con delle possibilità che, è chiaro, ci interrogano anche sul nostro futuro.
A me, parlando di queste cose, viene in mente un libro che Aldous Huxley ha scritto nell'ormai lontano 1932, "Brave New World", su di un mondo dove la procreazione è scollegata dall'atto sessuale, dove i bambini hanno la fase di gestazione in una grande incubatrice (non so come chiamarla), dove il punto terminale della vita è definito già in origine.
Beh, vi consiglio di leggerlo. Io l'ho fatto nei miei anni di liceo e lo consideravo allora molto fantascientifico, ma è chiaro che oggi questo "nuovo mondo", questa possibilità di dividere sentimenti e atto sessuale dalla procreazione, questa facoltà di definire il nostro fine vita riguarda temi che invece ci interrogano, che forse non rappresentano un "mondo nuovo", ma possono già essere molto vicini a noi e sono argomenti rispetto a cui credo dobbiamo avvicinarci con prudenza, con senso di responsabilità con capacità di attenzione e non, appunto, brandendoli come clave.



PRESIDENTE

Grazie.
È iscritto a parlare il Consigliere Grimaldi, ma è esaurito il tempo a disposizione per i lavori.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.05)



< torna indietro