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Dettaglio seduta n.128 del 01/03/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 9.36 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione n. 883 presentata dai Consiglieri Bono, Batzella, Bertola Frediani, Valetti, inerente a "La gestione informatica in ATC: fare chiarezza sull'utilizzo di risorse e sugli incarichi affidati da parte di ATC e delle sue partecipate"


PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
Possiamo iniziare i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione n. 883, avente ad oggetto "La gestione informatica in ATC: fare chiarezza sull'utilizzo di risorse e sugli incarichi affidati da parte di ATC e delle sue partecipate".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli Uffici dell'Assessorato e l'Assessore per la celere risposta rispetto alla data di presentazione dell'interrogazione, che riguarda le procedure di informatizzazione dell'ATC-Piemonte Centrale.
La scorsa settimana avevamo già presentato un'interrogazione a risposta immediata riguardante appunto l'esubero del personale, a fronte del quale era stato emanato un bando per l'assunzione di due nuove figure; in questo caso, invece, interroghiamo sulla gestione dell'informatica.
L'interrogazione è molto lunga, pertanto nei tre minuti di tempo a disposizione non riuscirei ad analizzare tutto quello che viene segnalato nel documento. Oltre al tema dei provvedimenti di cassa integrazione per cui abbiamo già presentato l'interrogazione a risposta immediata la settimana scorsa, vogliamo solo interrogare l'Assessore per sapere se è informato degli affidamenti di cui noi abbiamo avuto informazione, quindi se non sono corrette le nostre segnalazioni e le nostre domande, che sono avvenuti senza procedura di gara per la realizzazione di gestionali e servizi informatici, talvolta mai entrati in utilizzo. Cioè, si è provveduto ad affidamenti diretti per la realizzazione di servizi informatici che, alla fine, hanno avuto delle problematiche, per cui non sono entrati in funzione, che quindi hanno dato luogo a un ulteriore affidamento o, comunque, a una gara per una nuova realizzazione.
Ovviamente, sto parlando della partecipata di Getica in particolar modo che si occupa di servizi informatici nella ATC-Piemonte Centrale.
Quindi, domando se è informato e se ritiene corrette queste procedure oppure se ritiene di assumere dei provvedimenti in merito o, comunque, di fare le dovute segnalazioni.
C'è anche un problema con il direttore generale di Getica, che noi abbiamo rilevato e segnalato nell'interrogazione: il dottor Boarelli è socio e direttore tecnico anche di DS Grapich &Engineering, società che a sua volta è fornitrice di ATC e della stessa Getica, quindi si configurerebbe un possibile conflitto di interessi nella figura del direttore di Getica, proprio per questa presenza come socio e direttore tecnico di un'azienda che fornisce servizi all'ATC e a Getica stessa.
Tra l'altro, dall'analisi dei verbali ci risulterebbe che lo stesso direttore generale di Getica abbia dichiarato, ai sensi del decreto legislativo n. 39/2013, riguardante l'anticorruzione, di non avere incarichi incompatibili, o che potenzialmente siano incompatibili, e di non svolgere attività professionale, mentre sul sito internet risulta ancora socio e direttore tecnico - lo abbiamo visto il sito internet, non potendo fare un acceso agli atti ad un'azienda privata.
E' un'interrogazione complessa; ho illustrato solo le domande, perch se avessi dovuto illustrare anche tutto il testo mi sarebbe servito un quarto d'ora. Grazie.



PRESIDENTE

Tra l'altro, mi scuso, Consigliere Bono, perché, in realtà, doveva esserci la risposta dell'Assessore e, a seguire, la sua replica, che potrà comunque svolgere.
La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Grazie, Presidente.
Grazie, Consigliere Bono, anche perché l'interrogazione, molto dettagliata e precisa, ha permesso una disamina delle vicende degli ultimi anni e della complessità delle vicende degli ultimi anni. Questo mi permette di dire, fuori dalla risposta scritta, che noi stiamo entrando nel vivo dell'operazione, su cui daremo tutte le informazioni in Commissione per la riduzione e razionalizzazione delle società partecipate di ATC.
Altresì, mi permette di dire che la scelta, in questo momento, sulla costituzione degli attuali Consigli d'Amministrazione è proprio legata e funzionale all'operazione che è in corso e che condurremo nelle prossime settimane, proprio finalizzata a rivedere complessivamente l'attuale assetto delle cinque società partecipate.
Noi abbiamo chiesto al Presidente, dottor Mazzù, di farci avere puntualmente una risposta che potesse dare informazioni precise su tutto quello che veniva indicato. ATC ci ha dato questa informazione, che ho girato immediatamente al Consigliere Bono, dove si precisa quanto segue.
1) Come già spiegato agli organi di stampa qui facciamo riferimento a quanto nell'interrogazione è detto in relazione - nel 2015 il dirigente Marco Buronzo, condannato in primo grado e in attesa di appello, ha percepito 8.592,92 euro di retribuzione di risultato per l'anno 2014, come previsto dalla legge e dal contratto, sulla base del lavoro svolto nei mesi in servizio e di un risultato effettivamente raggiunto.
2) La società Getica s.r.l., società al 100% in house dell'ATC del Piemonte Centrale, aveva in servizio fino al 2012 un dirigente per la gestione informatica e un direttore generale (quindi due figure distinte). Nella figura dell'attuale direttore generale di Getica confluiscono, invece, le due figure dirigenziali; inoltre, il direttore di Getica oggi svolge anche il ruolo di coordinamento per tutte le esigenze informatiche aziendali.
Tale organizzazione del lavoro ha permesso un risparmio di circa 120 mila euro l'anno.
3) Il dottor Guido Giulio Boarelli, contrariamente a quanto ancora riportato sul sito internet della società privata, ha presentato le sue dimissioni dalla società stessa il 15 maggio 2012, con un ultimo compenso ricevuto nell'aprile di quell'anno, contestualmente all'assunzione nel gruppo ATC. Questa società, inoltre, non assume incarichi per conto di ATC o delle sue partecipate già dal 2011.
4) Il nuovo sistema gestionale informatico Ref2Ater, avuto in riutilizzo gratuito dall'Ater di Roma, è tra i vincitori del premio eGovernment di Smau 2014 ed è utilizzato oggi anche dall'Ater di Roma, dal Comune di Roma dalla Provincia Autonoma di Bolzano, dall'Ater di Trento e dall'Acer di Bologna. Il riuso gratuito del sistema ha evitato un investimento di un milione di euro permettendo a Getica di indirizzare le risorse nella messa in rete dei sistemi informatici delle tre ATC piemontesi. Anche questo era un obiettivo di sistema che ci eravamo dati con la riforma delle ATC - cioè fare in modo che ci fossero dei servizi che agissero su tutta le rete piemontese - ottimizzando il lavoro in un'ottica non solo di risparmio, ma anche di efficienza.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 788 presentata dai Consiglieri Batzella, Bertola, Bono, Campo, Frediani, inerente a "Tetto in amianto dell'ex dispensario in via Fratelli Vallero n. 27 a Susa (TO)"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 788.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Oggi voglio interrogare l'Assessore per chiedere delle delucidazioni in merito al tetto in amianto dell'ex dispensario che si trova a Susa in via Fratelli Vallero.
L'ASL-TO3 possiede in via Fratelli Vallero n. 27 un fabbricato avente copertura in lastre di cemento-amianto.
L'aspetto di tale copertura pare in pessime condizioni e l'ho costatato personalmente recandomi più volte sul luogo, anche perché abito a Susa e conosco bene questo fabbricato, che presenta perdita di materiale che raggiunge anche le vicine abitazioni sebbene anni addietro siano stati effettuati interventi di verniciatura atti a contenere il rilascio di fibre di amianto.
Quando ci sono folate di vento - la Val di Susa è una valle molto ventosa - parti di amianto cadono dal tetto di questo fabbricato e si possono trovare per terra o addirittura nei balconi, nelle terrazze e nei giardini dei palazzi accanto.
C'è una forte preoccupazione da parte dei residenti di quella zona; i residenti e i cittadini della città di Susa hanno più volte inviato delle lettere al Sindaco, ma in realtà non sono mai stati presi dei provvedimenti, perché essendo un fabbricato che appartiene all'ASL-TO3, è di competenza dell'ASL prendere dei provvedimenti, pertanto il problema non è mai stato risolto.
Chiedo all'Assessore i tempi in cui si intenda provvedere alla bonifica del tetto in amianto di questo ex dispensario che mette a serio rischio la salute dei cittadini. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella, anche per essere stata perfettamente nei tempi.
La parola all'Assessore Valmaggia, per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Anch'io cercherò di rispettare i tempi e inizio dicendo alla Consigliera che non sarà né la prima né l'ultima volta aver ricevuto segnalazioni di questo tipo; non sarà l'ultimo caso, perché in giro per il Piemonte ci sono molte situazioni che devono ancora emergere. Per la qual cosa, è utile e urgente concludere questa mattina, in Consiglio l'approvazione del Piano regionale amianto, che ci permette di essere più tempestivi e puntuali su queste tematiche.
Nello specifico, al fine di acquisire elementi di risposta, la nostra Direzione, a seguito dell'interpellanza, ha richiesto formalmente informazioni al Comune di Susa, ad ARPA-Piemonte e alla ASL-TO3.
A riscontro della richiesta fatta dalla Regione alla ASL-TO3 quest'ultima ha segnalato di non aver ricevuto esposti o richieste di interventi relativi all'immobile ed ARPA Piemonte ha comunicato che nei propri archivi, a seguito di una verifica, non risultavano pervenuti esposti o richieste di intervento relativo a quanto segnalato. Ecco perch le dicevo che non sarà né il primo e neanche ultimo caso.
Con la stessa comunicazione però ARPA si è premurata di manifestare al Comune di Susa la disponibilità ad effettuare gli accertamenti tecnici ai sensi del Protocollo per la gestione degli esposti relativi alle coperture in cemento-amianto di cui alla DGR del 18 dicembre 2012.
A seguito di questa comunicazione di ARPA-Piemonte, il Comune, con nota del 12 gennaio 2016, quindi un mese e mezzo fa, ha comunicato all'ASL-TO3 l'avvio del procedimento per la verifica e la valutazione dello stato di conservazione della copertura.
Quindi, al momento, siamo in questa fase. La Direzione regionale Ambiente, Governo e Tutela del Territorio ha richiesto al Comune di Susa di fornire gli aggiornamenti del caso in esito alle verifiche che saranno condotte sulla copertura in cemento-amianto.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 47 presentata dai Consiglieri Mighetti, Andrissi, Batzella, Bertola, Bono e Frediani inerente a "Sospensione delle procedure di mobilità da ASL ad ASO del personale operante nel servizio 118 di Alessandria" (ritirata)


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 47.
La parola al Consigliere Mighetti, per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione è ampiamente superata, addirittura è un'interrogazione del 2014. Quindi la domanda dell'interrogazione chiaramente, non è più pertinente, in quanto si riferiva ad una scadenza che, se non sbaglio, era fissata tra il 2014 e il 2015.
Pertanto, chiedo all'Assessore se vuole fare un inciso su una delle premesse dell'interrogazione. In particolare, quella relativa a un dibattito uscito nell'estate del 2014, relativo all'accorpamento tra ASO e ASL. Per questo motivo, ci chiedevamo se fosse opportuno fare dei bandi di mobilità tra le due Aziende in quel periodo. Poi, il discorso dell'accorpamento si è un po' perso nel mezzo del dibattito sulla sanità che è andato avanti negli ultimi anni.
Se l'Assessore volesse, può fare un inciso su questa problematica che è venuta fuori anche in altre occasioni, altrimenti ritiro l'interrogazione perché non avrebbe senso rispondere su una questione ormai già superata.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Il collega pone una questione che non è oggetto dell'interrogazione.
Tale questione ha un grande valore di carattere politico e, credo anche che costituisca un'occasione di confronto all'interno del Consiglio, ma avremo altre occasioni per farlo.
Mi limiterei quindi a confermare che le questioni sono superate e mi fermo qui.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
L'interrogazione n. 47 è ritirata.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 305 presentata dai Consiglieri Bono e Bertola, inerente a "Turni di reperibilità di Chirurgia Toracica per l'ASL-TO2 compreso l'Ospedale Maria Vittoria"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 305.
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anche questa è un'interrogazione di qualche mese fa e riguardava una serie di problematiche dell'ASL-TO2 in merito ai turni di reperibilità di Chirurgia Toracica presso l'Ospedale Maria Vittoria, in relazione all'assenza fondamentalmente di quello che un tempo si chiamava Primario.
Quindi, il Dirigente facente funzione responsabile della struttura complessa di Chirurgia generale, con indirizzo toracico-polmonare, non ci risultava avere tale specifica specializzazione, quindi per i casi più delicati era stata attivata una convenzione con la Città della Salute di Torino, che ovviamente è una convenzione onerosa.
Volevamo sapere anzitutto se la situazione era stata risolta, se era stato nominato il responsabile con la specifica specializzazione, quindi se erano state risolte le problematiche dei turni di reperibilità, che spesso obbligavano, oltre alla convenzione con i chirurghi della Città della Salute, anche a degli straordinari - diciamo così - i colleghi chirurghi dell'Ospedale San Giovanni Bosco.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola all'Assessore Saitta, per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Attualmente, l'attività chirurgica toracica è garantita dalla struttura semplice di Chirurgia toracica afferente alla struttura complessa Chirurgia generale dell'Ospedale San Giovanni Bosco.
Nel nuovo atto aziendale è prevista una struttura semplice dipartimentale Chirurgia Toracica all'Ospedale San Giovanni Bosco afferente al dipartimento chirurgico aziendale. Non è più prevista la struttura complessa Chirurgia generale ad indirizzo toracico-polmonare all'Ospedale Maria Vittoria.
Non è prevista alcuna convenzione tra l'ASL-TO2 e l'Azienda ospedaliera universitaria Città della Salute e della Scienza per Torino, per turni di reperibilità toracica.
La copertura assistenziale di Chirurgia toracica viene garantita dall'Ospedale San Giovanni Bosco per tutti i presidi ospedalieri dell'ASL TO2 tramite la reperibilità della Chirurgia toracica.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 485 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Futuri sviluppi delle strutture sanitarie di Pomaretto e di Torre Pellice"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 485.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione risale ad almeno un anno fa e serve per comprendere meglio qual è la situazione attuale dei presidi non ospedalieri di Torre Pellice e Pomaretto dell'ASL-TO3, per i quali era prevista la riconversione già nella scorsa legislatura dal Piano Socio Sanitario 2012 2014 entro il 31 dicembre 2013.
Sino al 2012 l'ospedale di Torre Pellice aveva un'attività ospedaliera di post acuzie con un reparto di geriatria, uno di lungodegenza e uno di recupero e riabilitazione funzionale, per un totale di 30 posti letto mentre Pomaretto aveva già allora solo un reparto di lungodegenza e uno di recupero e riabilitazione funzionale, per un totale di 33 posti letto. Al momento dell'interrogazione (circa un anno fa), risultavano presenti 20 posti letti di continuità assistenziale a Torre Pellice, mentre a Pomaretto risultavano ancora i vecchi posti letto di riabilitazione funzionale e lungodegenza, in attesa del trasferimento all'ospedale di Pinerolo e un'allocazione anche a Pomaretto - almeno così ci risultava - di posti di continuità assistenziale.
All'epoca si stava discutendo la bozza di revisione della rete territoriale (che poi è stata approvata) e l'assistenza territoriale, con la possibilità di ridistribuire i posti letto di continuità assistenziale e soprattutto di potenziare i presidi territoriali con la presenza di aggregazioni funzionali temporanee e unità complesse di cure primarie, cioè quelle collaborazioni anche dal punto di vista della copresenza nello stesso spazio lavorativo di medici di medicina generale per le AFT e di medici di medicina generale specialisti, ovviamente su alcuni orari specifici della settimana, nelle unità complesse di cure primarie.
Questo avvenne anche per non lasciare sguarniti dei presidi che hanno delle funzioni importanti su delle vallate alpine che, come è evidente sono aree periferiche e marginali che hanno bisogno comunque di essere presidiate, soprattutto perché la popolazione nelle aree montane marginali è sempre più spesso una popolazione anziana, quindi residuale, rispetto alla popolazione meno anziana, più giovane che tende comunque ad andare verso le città; non intendo per forza e solo Torino, ma magari la prima città grossa che incontra in fondo alla valle, cioè Pinerolo.
In sostanza, si intende capire qual è ad oggi la consistenza di posti letto anche non ospedalieri e comunque le funzioni e i servizi che vengono erogati in queste strutture.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Proprio venerdì scorso ho incontrato i Sindaci di Torre Pellice e di Pomaretto, con i quali ho fatto il punto sulla domanda inevasa relativa alla post acuzie, in particolare per le cronicità nei territori della Val Pellice e della Val Chisone. Con loro e con il Direttore generale dell'ASL TO3, abbiamo impostato un ragionamento finalizzato a dare quanto prima delle risposte lavorando su due direttrici, e la prima è quella relativa alla realizzazione di un hospice nella struttura di Pomaretto, da prevedere quando il reparto di riabilitazione attualmente aperto farà ritorno all'ospedale di Pinerolo, dove l'importante ristrutturazione entro l'estate dovrà essere completata.
Il progetto dell'hospice a Pomaretto mi è stato anche proposto dalla Tavola Valdese , con la quale ho condiviso le tematiche di sviluppo della sanità su quel territorio. Ora il Direttore generale dell'ASL-TO3, Flavio Boraso, ha il compito di predisporre una relazione e un progetto sotto il profilo tecnico e gestionale.
L'altra direttrice che abbiamo con i Sindaci è quella per lavorare per il potenziamento della lungodegenza, dei posti letto di continuità assistenziale e dei servizi territoriali. Faccio notare che negli ultimi mesi su questi territori si è lavorato concretamente a dimostrazione che è nostra intenzione non abbandonare certamente i due presidi molto importanti per i cittadini di quelle Valli. Basti pensare al potenziamento che si è avuto recentemente anche del presidio di Torre Pellice, dove sono state accorparti una serie di servizi e di attività che erano ospitati addirittura in negozi.
Peraltro, in Assessorato stiamo valutando i PAT (Piani di Assistenza Territoriale) presentati dalle ASL e quanto prima provvederemo dei finanziamento su una serie di progetti da noi ritenuti prioritari sul fronte dell'assistenza territoriale, che debbono essere evidentemente coerenti con la delibera che abbiamo assunto sull'assistenza territoriale.
Anche a Torre Pellice e Pomaretto bisogna valorizzare e potenziale le esperienze di medicina di gruppo. Il dottor Boraso mi riferiva che c'è una disponibilità da parte dei medici a lavorare in questo senso sui due presidi. Da questo punto di vista, è fondamentale il coinvolgimento dei medici di medicina generale.
Con i Sindaci di Torre Pellice e Pomaretto ci rivedremo tra un mese per fare il punto sulle soluzioni che Regione Piemonte e ASL-TO3 nel frattempo definiranno. Anche in questo caso vogliamo procedere in modo pragmatico.
Hospice, post acuzie, medicina di territorio rappresentano le strade da percorrere per dare futuro ai due presidi sanitari e garantire cure e assistenza alla popolazione.
Colgo l'occasione per sottolineare l'importante investimento da 24 milioni di euro per completare la modernizzazione strutturale dell'ospedale di Pinerolo. I lavori saranno completati entro il 2016 ed i primi ad essere attivati saranno i nuovi locali destinati al reparto di rianimazione. La dimostrazione che la Regione ha a cuore l'ospedale di Pinerolo e non solo non ha mai pensato di penalizzarlo, ma piuttosto punta ad un potenziamento nel quadro regionale delle specificità del territorio e tenendo conto in primo luogo dei bisogni di salute della popolazione.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 766 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Unico Dipartimento di Salute Mentale tra Asti e Alessandria"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 766.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo è un tema che forse avevamo già affrontato in Aula o comunque in Commissione. Semplicemente, dagli atti aziendali dell'ASL di Asti e dell'ASL di Alessandria, era prevista la soppressione di uno dei due Dipartimenti di Salute Mentale, con l'accorpamento in un unico Dipartimento di un'area, non tanto per popolazione, ma per dimensione, molto ampia.
Certo, 660 mila abitanti potrebbero non sembrare tanti, ma l'area territoriale sicuramente è, se non sbaglio, la più grossa o comunque tra le più grosse della regione Piemonte, con aree territoriali anche molto disomogenee l'una dall'altra e anche con modalità organizzative e lavorative molto diverse l'una dall'altra; questa è una delle conseguenze classiche dell'accorpamento, che siano Distretti, che siano Dipartimenti che siano Aziende sanitarie.
Questo comunque era stato segnalato anche in una nota dalle Associazioni, tra cui l'Associazione Lotta alle Malattie Mentali DIAPSI nel 28 settembre 2015 alla IV Commissione.
Noi abbiamo inteso interrogare l'Assessore per comprendere, rispetto all'offerta dei servizi, che deve ovviamente rimanere uguale e il personale in ugual modo deve rimanere costante rispetto ai servizi offerti, quali sono i risparmi e le efficienze che l'Assessorato si aspetta dall'accorpamento di due Dipartimenti di Salute Mentale nella regione Piemonte.
Vogliamo quindi comprendere quali sono le logiche dietro i criteri di economicità che spesso vengono affermati nel momento in cui si cerca di fare una riorganizzazione, in questo caso una riorganizzazione su un settore molto complesso e molto complicato come quello della psichiatria.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Una premessa. La creazione di grandi dipartimenti interaziendali è stata una delle direttrici fondamentali per il riordino dei servizi territoriali regionali. Questa soluzione è stata ampiamente utilizzata in diverse aree geografiche e in molti ambiti disciplinari del Piemonte.
Lo scopo fondamentale consiste - questa è la logica sottesa alle scelte compiute - nel favorire l'integrazione funzionale tra servizi che concorrono al medesimo risultato di salute e nel facilitare la creazione di strumenti di cooperazione tra operatori di discipline diverse. Peraltro, il dipartimento interaziendale mantiene in capo alle Direzioni strategiche aziendali la responsabilità complessiva del governo, favorendo in questo modo la convergenza verso obiettivi comuni e assicurando, nel contempo, il raccordo con le rappresentanze dei territori interessati.
Preciso che il risparmio gestionale non rientra tra gli obiettivi di questi dipartimenti, anche se le loro dimensioni favoriranno la razionalità d'uso delle risorse più critiche.
Nel caso in questione il dipartimento unifica i centri di salute mentale delle Province di Asti e Alessandria con il reparto dell'Azienda ospedaliera di Alessandria e consentirà di unificare i percorsi di cura l'utilizzo della residenzialità, l'accesso ai ricoveri e così via.
La direzione della struttura complessa ospedaliera assegnata a scavalco ad uno dei responsabili di struttura complessa territoriale consente di realizzare lo spirito della norma, che lo vede come uno strumento dei servizi territoriali e non come un'autonoma articolazione dell'ospedale.
Concludo ricordando che l'attuale presenza di differenti approcci culturali e disciplinari nei differenti Centri di salute mentale è una caratteristica molto diffusa nella rete dei servizi psichiatrici piemontesi dove esistono anche grandi differenze territoriali di attività. Lo scopo è quello di coordinarli.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 822 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Nota di credito Gilead per farmaco epatite C"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 822.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questa è un'interrogazione che riguarda i farmaci innovativi, quindi un tema ancora molto importante e molto caldo, perché comportano un'insieme di spese elevate da parte delle Regioni che rischia di fare saltare la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale, non solo del nostro Paese ma dei principali Paesi con una sanità pubblica.
In particolar modo, mi riferisco ai farmaci della Gilead, cioè il Sovaldi e l'Harvoni (il sofosbuvir e il ledipasvir), che sono nuovi farmaci che sono stati autorizzati a livello internazionale nella terapia dell'epatopatia dell'epatite cronica da HCV a partire dal 2013 e che hanno una funzionalità molto specifica e molto mirata, in quanto inibiscono la replicazione del genoma del virus.
Con un accordo Stato-Regioni si è arrivati ad un accordo sulle cosiddette note di credito, cioè l'applicazione di un meccanismo prezzo volume a delle condizioni ben specificate. Per cui si davano delle note di credito alle Aziende sanitarie che prescrivevano questo farmaco, tant'è che la Gilead aveva comunicato di restituire una somma consistente, circa 41 milioni di euro, con una nota AIFA del luglio 2015.
Ci sono state però delle difficoltà nel passaggio da payback alle note di credito, in quanto le Regioni poi non riuscivano a stornare le cifre previste con le note di credito, quindi non si riusciva ad inserirli immediatamente nei conti economici delle aziende.
Quindi, sono state presentate delle interrogazione alla Camera dei Deputati; in particolare, mi preme sottolineare quella del 27 novembre 2015, in cui il Governo riferiva che garantiva "la piena applicazione dell'accordo sulle note di credito, ma risulta che le aziende hanno segnalato l'assenza di informazioni sugli importi alla chiusura dell'esercizio e ciò non consentirebbe alle strutture di stornare detti importi dal costo per l'acquisto dei farmaci innovativi finora sostenuto".
Inoltre, non c'erano ancora informazioni sull'equivalenza terapeutica dei farmaci attualmente disponibili, perché oltre ai due della Gilead che ho citato ormai ci sono diversi farmaci antiepatite C che sono stati brevettati ed autorizzati.
Quindi, ci sono una serie di domande che riguardano la quantità di risorse messe effettivamente a disposizione nel corso del 2015 e poi del 2016 per la cura dell'epatite C, perché era uscita più volte sui giornali l'Assessore Saitta lo sa benissimo - la notizia che diceva: "La Regione Piemonte, così come altre Regioni, non riusciranno a pagare il farmaco a tutti i malati di epatite C". E' importante quindi sapere se c'è un censimento di quelli eleggibili all'ingresso del protocollo terapeutico perché ovviamente si dà in determinate fasi della patologia.
Inoltre, vorremmo sapere se sono state segnalate alla Regione delle problematiche da parte delle Aziende sanitarie in merito alle note di credito. E, infine, come la Regione - a maggior ragione adesso che abbiamo l'Assessore Saitta coordinatore degli Assessori alla sanità delle Regioni intende muoversi rispetto all'AIFA e al Governo nazionale per ottenere l'equivalenza terapeutica dei nuovi farmaci innovativi attualmente disponibili per l'eradicazione del virus dell'epatite C.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Concordo con il collega Bono che il tema dei farmaci innovativi rischia enormemente di rimettere in discussione il nostro sistema sanitario. Oltre ai farmaci di cui discutiamo, quelli dell'epatite C, e ai farmaci innovativi oncologici, mi pare che tra un po' arriverà anche l'introduzione, attraverso la registrazione in AIFA, dei farmaci innovativi neurodegenerativi, che a quanto pare hanno dei costi esorbitanti.
Proprio due settimane fa abbiamo avuto un incontro con il Governo a Palazzo Chigi proprio su questi temi, anche perché l'AIFA ha fatto una stima sul fatto che l'introduzione dei farmaci innovativi, quelli che prima citavo, potrebbe comportare tra quest'anno e il prossimo anno un ulteriore aumento di costo intorno ai tre miliardi.
C'è il tema delle note di credito che il collega richiamava, ma c'è anche il tema del pagamento concreto del payback da parte delle aziende farmaceutiche.
Mi pare che la legge di stabilità abbia indicato puntualmente qual è il valore del payback, cosa che abbiamo scritto nei nostri bilanci.
Contemporaneamente, però, è avvenuta da parte delle aziende farmaceutiche un'iniziativa strana, nel senso che è stata impugnata la decisione della ripartizione del payback tra tutte le Regioni e il TAR non dico che ha dato ragione, ma sostanzialmente ha fermato il percorso.
Proprio per risolvere questi problemi, abbiamo un altro incontro l'11 marzo, che consentirà di definire puntualmente il payback del 2013, del 2014 e anche del 2015, perché l'opinione sostenuta da parte delle aziende farmaceutiche è che c'è una differenza tra la tracciabilità che fanno le aziende, cioè dei farmaci che vengono dati, e concretamente i resoconti che sono stati portati dalle Regioni.
Stiamo facendo questo lavoro in tutta Italia, quindi nell'incontro che avremmo con il Governo il giorno 11 speriamo - e mi pare che questa sia la posizione anche del Governo - di definire puntualmente il valore del payback anche per il 2015.
E' chiaro che è aperta un'altra partita, perché il Governo sta immaginando una modifica del sistema della governance per quanto riguarda i farmaci innovativi, ma in generale sui farmaci: se considerarli, com'è adesso, nel tetto della spesa ospedaliera, se considerarli nel tetto della spesa territoriale, se considerarla in modo ancora diverso. C'è una discussione aperta, ma in ogni caso resta aperto il tema del finanziamento: non è soltanto un tema di governance, ma è un tema di finanziamento sul quale ci sono problemi.
Ma venendo in modo puntuale alle questioni che il collega sollevava per quanto riguarda il Piemonte, devo dire che in Piemonte è stata istituita nel 2015 presso l'Assessorato una Commissione regionale sui nuovi farmaci per il trattamento dell'epatite C - ai cui lavori partecipano anche i responsabili dei dieci centri prescrittori individuati in Piemonte - che ha il compito di affrontare le criticità e di verificare la situazione dei trattamenti.
In Piemonte il farmaco Sovaldi (sofosbuvir) viene prescritto e somministrato nel rispetto delle indicazioni dell'AIFA e secondo le logiche di priorità che sono state definite, sempre dall'AIFA. Infatti la rimborsabilità, e quindi l'accesso gratuito al farmaco, è stabilita in base alla priorità di trattamento definita dalla Commissione tecnico-scientifica dell'AIFA, individuando così tipologie di pazienti in base all'urgenza clinica. Si calcola che in Piemonte i malati che rientrano nei criteri AIFA siano circa 2.174 e attualmente nella nostra Regione risultano 1.400 prescrizioni di farmaco Solvaldi e 1.425 dispensazioni; si tratta di dati aggiornati a gennaio 2016.
Il Piemonte ha operato - possiamo dire così - tra il giusto e il possibile, assumendosi completamente tutti i rischi della copertura finanziaria che non è garantita dal Governo. Il Direttore generale Mirano nel mese di ottobre del 2015 ha inviato a tutte le Aziende sanitarie una lettera, nella quale si precisava che la copertura finanziaria dei farmaci da utilizzare per le terapie di cura dell'epatite C sarà finanziata dalla Regione - quindi ci siamo assunti quest'onere - in attesa di una copertura e di impegni precisi da parte del Governo.
Occorre ricordare che l'accordo commerciale tra AIFA e l'azienda produttrice Gilead è secretato e che quindi non c'è certezza del reale costo del farmaco, mentre il prezzo di riferimento ufficiale per le strutture pubbliche, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è pari a 37.000 euro per una terapia completa. Il prezzo del farmaco, peraltro, come voi sapete cambia da Paese a Paese.
E' in corso - e così ci è stato comunicato dall'AIFA - una valutazione perché, essendo stato raggiunto un livello di utilizzo del farmaco molto diffuso in tutta la Penisola, molto probabilmente ci sarà un altro accordo così è stato annunciato, ma su questo evidentemente stiamo cercando di avere chiarimenti utili per capire quali sono i meccanismi - per un abbassamento del suo costo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.18 la Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 10.22)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Questioni internazionali

Ordine del giorno n. 657 presentato dai Consigliere Grimaldi e Rossi inerente a "Verità e giustizia per Giulio Regeni" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne fa facoltà.



GRIMALDI Marco

Chiederei di aggiungere l'ordine del giorno "Verità e giustizia per Giulio Regeni".



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

L'o.d.g. è approvato, così come modificato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boeti, Caputo, Ferrero e Giaccone.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 23 febbraio 2016.


Argomento:

c) Giudizio di illegittimità costituzionale


PRESIDENTE

La Corte costituzionale, con sentenza n. 3 del 27 gennaio 2017, nel giudizio di legittimità costituzionale dell'articolo 12 "Qualità degli autobus", comma 3, della legge della Regione Piemonte 26 giugno 2006, n. 22 "Norme in materia di trasporto di viaggiatori effettuato mediante noleggio di autobus con conducente", promosso al Tribunale amministrativo regionale per il Piemonte nel procedimento vertente tra la ditta Vottero Autoservizi e la Provincia di Torino, ne ha dichiarato l'illegittimità costituzionale.
Copia della sentenza è a disposizione presso la segreteria dell'Ufficio Aula.


Argomento:

d) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato in data 26 febbraio 2016 le seguenti leggi regionali, deliberandone la non impugnativa: legge regionale n. 28 del 29 dicembre 2015 "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2015 e disposizioni finanziarie"; legge regionale n. 29 del 30 dicembre 2015 "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione Piemonte per l'anno 2016 e disposizioni finanziarie"; legge regionale n. 30 del 30 dicembre 2015 "Modifiche alla l.r. 29 dicembre 2015 n. 28 (Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2015 e disposizioni finanziarie)"; legge regionale n. 31 del 30 dicembre 2015 "Misure di armonizzazione e razionalizzazione di norme in materia di tributi regionali".


Argomento:

e) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 16 febbraio 2016.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 99, inerente a "Piano di protezione dell'ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'amianto (Piano regionale amianto) per gli anni 2016-2020"


(atto d'indirizzo collegato: ordine del giorno n. 650)



PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 99, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire per la discussione generale la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Apro volentieri questa serie di interventi sul piano dell'amianto che oggi portiamo in Consiglio, esprimendo qualche considerazione da condividere coi i colleghi.
Credo che il documento in approvazione oggi sia il frutto di un profondo e competente lavoro tecnico, che si è avvalso di una lunga esperienza sviluppatasi negli anni. E' il frutto, però, anche di un proficuo confronto con il territorio - con i Comuni, con i sindacati, con la componente sanitaria (i medici) - e si è avvalso anche della preziosa collaborazione di ARPA e ASL, il cui ruolo sarà determinante anche per l'attuazione stessa del piano.
Il piano arriva in quest'Aula con il parere unanime delle due Commissioni competenti e credo che questo parere confermi le valutazioni positive, ancorché dialettiche, raccolte nelle estese consultazioni.
E' chiaro che il Piemonte, la nostra Regione che così tanto ha pagato e ancora sta pagando per gli effetti dell'esposizione delle persone all'amianto, soprattutto di origine antropica, non può permettersi di lavorare male su questo tema. Il Piemonte ha imparato a conoscere sulla sua pelle, sulla pelle dei suoi cittadini, anche a caro prezzo, i rischi derivanti dalle fibre amiantifere, forse proprio per questo ha saputo attivarsi prima e meglio di altri territori.
Questo piano, che è in attuazione del decreto ministeriale n. 101 del 2003 e della legge regionale n. 30 del 2008 (sono i riferimenti normativi principali), pone a tutti i soggetti interessati nuovi e ambiziosi obiettivi per tutelare la salute dei piemontesi. Io mi soffermo, in particolare, sugli aspetti di natura ambientale, richiamandoli in modo sintetico.
Sarà sicuramente necessario, nel quinquennio di attuazione del piano proseguire e completare l'attività di mappatura delle presenze, le coperture, di natura amiantifera sul nostro territorio. Nel piano, sono stimate in cifre davvero preoccupanti. Si dovrà intensificarsi l'attività di bonifica dei siti. Questa, ovviamente, è la battaglia più importante per centrare l'obiettivo della rimozione e smaltimento quasi totale dei manufatti contenenti amianto entro il 2025, così come dice il piano. Ma accanto agli obiettivi scritti, bisognerà intensificare il lavoro per raggiungere questo obiettivo.
Molto lavoro è già stato fatto, in particolar modo sugli edifici pubblici (questo è vero), come le scuole, perché non ci si può permettere di avere in un edificio scolastico il benché minimo dubbio che ci siano presenze di fibre libere di amianto, e le ASL e gli organi cui compete il controllo sono giustamente molto severi in questo senso.
Rimane, però, ancora una grande quantità di presenza di amianto (pensiamo alle coperture, ai materiali isolanti) in altri fabbricati del patrimonio pubblico, cioè le case di edilizia popolare, per esempio, o altri fabbricati; purtroppo anche alcuni ospedali. Ma c'è soprattutto il tema dei fabbricati privati.
Voglio, in particolar modo, sottolineare il tema dei fabbricati industriali, molti dei quali dismessi e abbandonati e per i quali bisognerà pensare ad apposite linee di intervento. Certo, il collegato alla finanziaria recentemente approvato, il collegato alla legge di stabilità il collegato ambientale ha previsto per il prossimo triennio dei crediti d'imposta interessanti, con un investimento importante. Ma - come dicevo ci sono siti industriali dismessi per i quali i crediti d'imposta non sono ovviamente utili e per i quali sarà necessario ipotizzare linee di finanziamento specifico.
Inoltre, molto amianto è ancora presente nelle nostre case, soprattutto nelle zone rurali. Pensiamo alle coperture di tettoie, stalle e manufatti di questa natura.
Vado alla conclusione affrontando un ultimo tema: quello dello smaltimento. Dobbiamo affrontarlo così, qui, seguendo le indicazioni che dà il piano ed attivando, poi, azioni operative concrete. Dobbiamo lavorare per individuare soluzioni integrative e alternative all'esportazione - che oggi forse è la pratica più facile e diffusa - in altre regioni o addirittura all'estero (tutti pensiamo alla Germania come località per smaltire il nostro amianto).
Dobbiamo, ovviamente, predisporre nuove soluzioni che riguardino lo smaltimento in discarica. Oggi, i siti sono quattro e due - lo voglio ricordare - sono nel mio Comune; in ogni caso, tre sono in provincia di Torino.
Credo sia necessario individuare altri siti in Piemonte, stimolando anche il senso civico delle comunità, garantendo le giuste e corrette modalità di smaltimento, ma anche, ovviamente, facendo una campagna di informazione, perché affrontare il tema dello smaltimento e ospitare discariche di questo tipo è un senso di responsabilità collettiva di cui le comunità devono farsi carico.
Ma - e davvero concludo - è anche necessario lavorare per individuare i siti alternativi. Credo vada approfondita e proseguita la ricerca di impianti in sotterraneo: "cave e miniere dismesse", recita il piano. E' una soluzione che più volte abbiamo già sollecitato in questo Consiglio regionale. Credo possa essere una nuova strategia e possibilità per rispondere in modo concreto e soprattutto sicuro a un tema importante per il nostro territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Come ha detto la mia collega, il Piano Regionale Amianto 2016/2020, che discutiamo e votiamo oggi, arriva in Aula con il voto unanime dei Gruppi nella IV e V Commissione.
E' un piano che ha come riferimento la legge regionale n. 30 del 2008 come è stato detto - e che ha tenuto conto delle indicazioni del Comitato strategico composto da: Assessorato alla sanità, Assessorato all'ambiente Sindaco di Casale, Direttori generali dell'ASL, dell'ARPA, dell'ASO indicazioni dei sindacati (CGIL, CISL e UIL) e dell'Associazione Familiari Vittime Amianto e dell'Unione delle Province. Voglio citare anche il Comitato Vertenze Amianto di Mondovì e l'Associazione Italiana Esposti Amianto Piemonte.
Com'è stato detto in precedenza, ha degli obiettivi e delle strategie che riguardano il comparto ambientale, in particolare la necessità di continuare con la mappatura sia delle aree naturali con presenza di amianto sia dei siti e delle strutture pubbliche e private con presenza di amianto di origine antropica.
E' necessario bonificare i siti: l'obiettivo, entro il 2025, è la rimozione e lo smaltimento della quasi totalità dei manufatti contenenti amianto, l'incentivazione delle bonifiche mediante il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti e la qualificazione dei soggetti abilitati sia alla valutazione dello stato dei siti sia alle bonifiche dei siti stessi.
In particolare, voglio soffermarmi sul tema dei siti d'interesse nazionale: l'ex miniera di amianto di Balangero e Corio, che negli anni '70 produceva una media annua tra 130 e 160 mila tonnellate di amianto ovviamente, la bonifica del sito d'interesse nazionale di Casale Monferrato (48 Comuni), su una superficie di 738 chilometri quadrati, di cui il 70 nel Comune di Casale Monferrato. Voglio ricordare che, con la legge di stabilità 2015, sono stati garantiti e assegnati 64 milioni di euro per la bonifica di quel sito.
Casale Monferrato: Presidente, parliamo della fabbrica Eternit. Mi soffermerò, nella parte rimanente del mio intervento, sui temi riguardanti la sanità, in particolare a Casale Monferrato e in merito al mesotelioma.
Eternit nasce nel 1901 e ha una produzione di elementi di copertura.
Dal 1912 produce tubi per le reti idriche degli anni '30 e coperture per i capannoni. Poi, nel dopoguerra, c'è il grande boom delle fabbriche. A metà degli anni '60 avvengono le prime prove di tossicità dell'amianto. Erano gli anni in cui Eternit aveva circa 2.000 dipendenti, gli anni in cui aveva inizio l'incubazione del mesotelioma, che è estremamente lenta (anche trent'anni).
Seguono le prime proteste, fino alla legge n. 257 del 1992, che mette al bando l'utilizzo dell'amianto.
In questo senso, per quegli anni, voglio ricordare il prezioso lavoro dell'INCA-CGIL: nel 1991, i processi ai dirigenti Eternit; nel 1996 il piano di bonifica; nel 2005 l'abbattimento e la sarcofagazione dello stabilimento.
Nel frattempo, le persone sono morte. La cruda verità è che continueranno a morire sempre più e il picco è previsto per il 2020.
Sono morti e muoiono i lavoratori Eternit, ed ora i figli di quei lavoratori.
Vede, Presidente, un colpo di tosse, a Torino, induce a pensare che qualcuno ha preso freddo; un colpo di tosse, a Casale, induce a pensare al mesotelioma.
Voglio ricordare il grande lavoro dell'Associazione Familiari Vittime Amianto, che hanno condotto una grande battaglia civile che ha portato, in primo e in secondo grado, alla condanna dell'ultimo proprietario della Eternit, ma che pochi mesi fa la Cassazione ha annullato, perché il reato di disastro ambientale doloso è prescritto.
Le sentenze si rispettano, ma si rispetta anche la rabbia composta di una comunità ferita che ha lottato e continua a lottare con forza. Voglio ricordare Romana Biasotti Pavesi, che per trent'anni ha presieduto l'AFEVA Associazione Familiari Vittime Amianto - e che ha perso marito, sorella ed infine figlia, così come capita in tante famiglie di Casale.
Il mesotelioma è un tumore raro: in Italia si verificano 1.200/1.400 nuovi casi. L'età media 69 anni; il 9% ha meno di 55 anni; il 36% tra i 65 e i 74 anni e il 70% dei casi riconosce esposizione professionale.
In Piemonte 240 nuovi casi annuo, di cui il 50% nelle province di Alessandria ed Asti, con epicentro a Casale Monferrato, dove i nuovi casi annuo sono 50.
Cosa si è fatto? Nel 2007 è stato istituito un gruppo di cure interaziendale, diventato poi operativo nel 2009.
Nel 2008 viene organizzata una prima consensus conference Italiana sul mesotelioma a Bologna; nel 2010, il gruppo di cure interaziendale, in base alla consensus conference, adotta un percorso diagnostico terapeutico assistenziale, un iter unico per tutti i pazienti.
Nel 2012 la seconda Conferenza governativa amianto, voluta dall'allora Ministro Balduzzi, sottolinea che il mesotelioma è un'emergenza nazionale.
Nel 2013, il Comitato Strategico del Centro Regionale Amianto chiede la formalizzazione di un progetto unitario di assistenza e ricerca.
Nel 2014 viene istituita l'unità funzionale interaziendale sul mesotelioma con progetti della durata di cinque anni, co-finanziati da AFEVA, con tre obiettivi: assistenza, ricerca e informazione.
Con quali contenitori di eccellenza? Tre: la bio-banca del mesotelioma, che funziona dal 1989 ed ha in memoria campioni di sangue, tessuti, liquidi di versamento e linee cellulari per la ricerca del futuro (la bio-banca del mesotelioma è stata definita dal Times, nel 2009, una delle dieci idee in grado di migliorare il mondo); il Registro mesoteliomi maligni; il Registro ex esposti.
Nel tempo che mi rimane, Presidente, vorrei parlare delle prospettive future, inserite nel Piano, che devono diventare l'obiettivo di tutti noi.
Primo, proseguire la ricerca clinica in corso e incrementare il numero degli studi clinici terapeutici; secondo, stringere alleanze e creare sinergie con gli istituti di ricerca e di cura scientifica, e le università, per incrementare la ricerca stessa; terzo, attivare sperimentazioni cliniche basate su un razionale biologico e rapidamente realizzabili grazie alla collaborazione tra Centri ad alto volume di patologie; quarto, dare gambe o energia al progetto IRC - non solo sul mesotelioma - per la rete degli ospedali di Alessandria e dell'Alessandrino.
In questo senso, non avremmo bisogno di un favore, ma di un'analisi lucida, ed è bene chiederla sin da ora.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 107 mila le persone che ogni anno, nel mondo, perdono la vita per cause correlate all'amianto. Solo una cinquantina di Paesi al mondo, come l'Italia, hanno vietato l'uso dell'amianto. E' del tutto inutile: la Russia produce un milione di tonnellate all'anno; la Cina utilizza 613 mila tonnellate all'anno; l'India ne utilizza 426 mila; il Brasile 263 mila.
Nel mondo, Presidente, dove c'è sviluppo, nuovo sviluppo, c'è amianto e allora io dico: attrezziamoci per il futuro.
Alcuni mesi fa, con il film "Un posto sicuro" di Francesco Ghiaccio abbiamo avuto modo di riflettere sul progresso e sul prezzo da pagare per il benessere economico.
A causa di una scelta sbagliata, consapevolmente sbagliata, Casale non è un posto sicuro ed il prezzo, nonostante il progresso, è stato ed è troppo alto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Com'è già stato richiamato, la nostra Regione aspettava da tempo un piano sull'amianto, un piano previsto anche da una nostra legge regionale la 30 del 2008, che all'articolo 7 dice che la Regione deve predisporre un Piano entro 180 giorni dall'approvazione della legge.
Siamo arrivati ad affrontarlo e a predisporlo nel 2016.
Diversi sono gli aspetti problematici legati all'amianto.
Da una parte, com' è stato anche richiamato, ci sono i due siti di interesse nazionale, Casale e l'amiantifera di Balangero e Corio. Il più eclatante è sicuramente Casale, sul cui territorio, e su quelli circostanti, si è consumato un grave crimine, uno dei più atroci: il disastro ambientale, che ha portato alla morte di migliaia di persone e che purtroppo ne porterà ancora perché, com'è stato ricordato in precedenza, il picco delle morti per mesotelioma è previsto intorno al 2020.
Dall'altra parte, c'è l'aspetto legato all'amianto presente in natura quindi capire come evitare la dispersione di fibre di amianto quando si affrontano opere, soprattutto grandi opere.
Qui il riferimento è chiaro ai lavori per il cantiere del cosiddetto "Terzo valico dei giovi", perché si è riscontrato, anche con un importante lavoro svolto dall'ARPA sui protocolli relativi alla gestione di quell'amianto e con procedure che hanno addirittura portato il proponente l'opera e il COCIV a fare ricorso contro l'ARPA, una grave problematica relativa alla dispersione di fibre di amianto proprio in quel cantiere.
E' necessario, quindi, che anche la Regione dia sostegno a queste attività a favore dell'ambiente e della salute, anche se ci sono opposizioni dall'altra parte.
Abbiamo accolto favorevolmente questo Piano votando a favore, però in Commissione abbiamo proposto alcuni emendamenti di merito che hanno poi trovato accoglimento. Uno riguardava la necessità di evitare il più possibile la dispersione di fibre di amianto, relativamente all'amianto disperso in natura; un altro relativo ad un cronoprogramma per la mappatura dell'amianto di origine naturale; l'utilizzo di un termine chiaro per la compilazione dei dati da parte dei Comuni ed un monitoraggio in continuo sulla qualità dell'aria presso il sito di interesse nazionale di Balangero e Corio.
Un ulteriore aspetto molto importante è la ricerca sui metodi alternativi allo smaltimento in discarica, secondo i principi comunitari delle migliori tecniche disponibili. Oggi lo smaltimento, per la gran parte, viene gestito in discariche, alcune delle quali sono situate su un territorio molto vicino a dove ci troviamo oggi; il resto viene inviato in Germania. Tuttavia, risulta quanto mai necessario trovare altre metodologie di smaltimento.
Al momento, esistono metodologie sperimentali, ma non ci sono ancora sufficienti evidenze scientifiche relativamente alla loro efficacia. In ogni caso, è necessario ed importante che in un Piano ci sia anche uno sguardo verso il futuro e, quindi, un'attenzione verso la ricerca su quelli che, magari, tra qualche anno, potranno essere dei metodi validi e scientificamente acclarati.
In riferimento al piano, ma anche su tutto quello che vi gravita intorno, permangono delle forti criticità: una è stata evidenziata in un emendamento che abbiamo presentato, ma che non è stato accolto, relativo all'informazione alla popolazione circa i siti contaminati. A tal proposito, viene richiamato soprattutto il lavoro che devono fare i Comuni per informare la cittadinanza.
L'ultimo aspetto, non certo per ordine di importanza - anzi è il più importante - è legato alle risorse. È giusto e necessario dotare la nostra Regione di un Piano, ma è chiaro che se poi non ci sono le risorse per rimuovere i manufatti contenenti amianto o per gestire al meglio l'amianto presente in natura, il Piano rischia di diventare quasi un esercizio di stile. Solo i due siti di interesse nazionale hanno goduto di finanziamenti ministeriali, che sicuramente non sono stati sufficienti a risolvere il problema, però in qualche modo hanno permesso di programmare tutta una serie di attività.
Per quanto riguarda la rimozione dei manufatti contenenti amianto sul resto del territorio piemontese, le risorse non sono sicuramente adeguate.
Lo scorso anno un nostro emendamento al bilancio di previsione aveva permesso di stanziare un milione di euro a questo scopo. Nel nuovo bilancio di previsione prevediamo un intervento simile: rivolgo dunque un appello alle altre forze politiche, ma soprattutto alla Giunta, per far sì di dotare questo Piano di risorse adeguate affinché possa sviluppare la sua efficacia nel tempo.
Per quanto riguarda l'Aula, abbiamo presentato tre emendamenti di merito che andremo ad illustrare nel corso dell'esame del provvedimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrentino; ne ha facoltà.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Questo è un tema che in Piemonte, ovviamente, suscita le emozioni e le sensazioni che già i colleghi prima di me hanno espresso, in particolare il collega Ravetti, che è intervenuto con molto trasporto anche per la sua appartenenza geografica ad un territorio particolarmente colpito da questo gravissimo problema.
Il lavoro che è stato fatto, anche se arriviamo con qualche mese di ritardo, penso che sia stato certamente importante; un lavoro che ha visto le due Commissioni congiunte - IV e V - riconoscersi totalmente in questo piano, che è stato sicuramente molto partecipato.
Ricordo che il primo piano regionale dell'amianto era stato approvato e adottato nel 2001 e nel 2010 era stato poi aggiornato, ma non è mai stato oggetto di esame ed approvazione da parte del Consiglio regionale, così come prevede la legge 257/92.
Oggi, finalmente, arriviamo alla trattazione, dopo un lavoro di approfondimento e di coinvolgimento di tutti i territori e di tutti i soggetti citati dal collega Ravetti. Il Comitato strategico previsto dalla DGR del 2012 è molto inclusivo: oltre ai due Assessorati (Sanità e Ambiente), coinvolge i Sindaci dei Comuni maggiormente colpiti da questo gravissimo problema, che ancora oggi, ahimè, è presente in molte lavorazioni industriali. Ne fanno parte anche i Direttori generali delle ASL, l'ARPA, le organizzazioni sindacali, le Province, l'ANCI, le Associazioni vittime di amianto di Casale Monferrato e altre Associazioni che da anni si occupano di questo tema, per sollecitare e sensibilizzare le istituzioni su un problema che ha visto decine, centinaia e migliaia di morti e sul quale, ahimè, non è stata ancora scritta la parola "fine".
Questo piano, ovviamente, si pone in modo molto serio il problema del reperimento delle risorse, perché sono necessarie risorse importanti per raggiungere l'obiettivo che si prefigge, quello di arrivare entro il 2025 alla rimozione (se non totale, il più possibile) di tutte quelle che sono le coperture in amianto (e non solo) nell'edilizia, sia pubblica che privata.
Questo piano si pone l'obiettivo di completare la mappatura della presenza di amianto, sia di origine naturale che di origine antropica.
Ovviamente, è importante la bonifica dei siti utilizzati come istituzioni scolastiche. A tal riguardo, come Sindaci, ci si era già occupati di questa azione di monitoraggio che la Regione Piemonte, in collaborazione col Politecnico, aveva avviato nel 2013, per dar corso alla mappatura degli edifici scolastici che rivelavano la presenza di amianto al loro interno.
Erano stati individuati almeno 200 edifici scolastici con presenza di lastre di amianto-cemento nei muri o sulla copertura (o entrambi, sia muri che copertura).
Ovviamente, si comincia a fare un esame di quello che potrebbe essere il costo di questa bonifica: in cinque anni si prevede di impegnare 15 milioni di euro per intervenire sulla bonifica degli edifici scolastici dell'intera Regione Piemonte. Ma questo è soltanto un segmento, perché poi ci sono tanti altri edifici pubblici che, pur non essendo utilizzati come istituti scolastici, parimenti dovranno essere oggetto di messa in sicurezza. Questo Piano prevede, dunque, ulteriori cinque milioni di euro per gli interventi.
Vi è, poi, il tema della rimozione dei rifiuti contenenti amianto: sono molti, purtroppo, per una previsione di spesa di 500.000 euro l'anno, per cinque anni (per un totale di due milioni e 500.000 euro). Sono previsti interventi anche per il patrimonio delle ATC della Regione Piemonte, anche qui con una previsione di spesa di circa 400.000 euro l'anno per cinque anni, quindi ulteriori due milioni di euro, per un totale di impegno su questo piano di 25 milioni di euro. Ovviamente, oltre a recuperare i fondi della legge nazionale, ci si augura che con il completamento di questa opera di bonifica ci sia, al 2025, una rimozione, come si diceva, se non totale, sicuramente massiccia di amianto. Ogni volta, ai primissimi posti dell'agenda degli amministratori locali c'è la preoccupazione per quei territori con edifici che contengono amianto.
A seguito di questa mappatura redatta dalla Regione Piemonte, chiedendo il coinvolgimento dei Comuni - ahimè, non tutti hanno risposto - si valuta che ci sia da rimuovere da 50 a 70 milioni di metri quadrati di coperture in cemento e amianto.
Sicuramente è un impegno particolarmente oneroso sia dal punto di vista della messa a disposizione delle risorse, ma anche per quanto riguarda gli interventi da mettere in atto. Infatti, tutti sappiamo che la rimozione di queste coperture, o comunque della presenza di amianto, prevede l'utilizzo di ditte specializzate iscritte in un albo. Inoltre, la rimozione e la conduzione del cantiere per la rimozione di amianto sono attività particolarmente attenzionate per evitare che nella fase di lavorazione possa esserci anche la benché minima dispersione di sostanze all'interno o all'esterno dei locali.
Quindi, il piano si pone il problema di completare questa mappatura e il problema della bonifica dei siti - e, ahimè, la regione Piemonte vede la presenza di molti siti - in particolare quelli di interesse nazionale, cioè le ex miniere di Balangero e di Corio, sicuramente il sito di Casale Monferrato.
Il tema dello smaltimento dei rifiuti contenenti amianto, come diceva anche il Presidente della V Commissione, necessita anche di valutare la possibilità di individuare altri siti in cui prevedere lo smaltimento del materiale contenente amianto.
Poi, c'è il monitoraggio e il controllo delle condizioni di salubrità o meno degli ambienti di lavoro dove c'è la presenza di amianto in attesa della rimozione. Chiaramente, l'azione di monitoraggio è volta ad evitare l'ulteriore esposizione a questo rischio dei lavoratori e delle lavoratrici. Ovviamente, un ruolo importante in tutto questo lo svolgono sia le ASL che l'ARPA, il cui personale deve essere messo sempre nelle condizioni di poter avere informazioni e aggiornamento professionale per essere soggetti attuatori di questo piano.
Altresì è importante il coinvolgimento della popolazione per spiegare la modalità con la quale avviene la rimozione dell'amianto, quindi, come si diceva prima, garantendo, anche con gli strumenti informativi che oggi si possono mettere a disposizione per informare in tempo reale e in modo esaustivo, che questi interventi avvengano in condizioni di massima sicurezza sia per i lavoratori che realizzano questi interventi sia ovviamente, per i cittadini.
Ovviamente, tutto questa attività deve essere monitorata attentamente con misure di sorveglianza sanitaria, che verranno poste in essere. Penso che il lavoro d'indirizzo di questo piano svolto dalle due Commissioni possa essere un buon viatico per la sua approvazione in questa sede, ma anche per le azioni che si metteranno in campo per soddisfarne le aspettative. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Anche il collega Andrissi chiedeva di intervenire, addirittura prima del sottoscritto.
Sull'argomento amianto ci sarebbe veramente molto da dire, ma su questo piano mi soffermerei a valutare le questioni più importanti, quelle su cui interveniamo per creare un meccanismo il più possibile virtuoso nell'ambito di una strategia di uscita dal problema amianto e dalle conseguenze che il contatto con questa sostanza determina alla nostra salute.
Innanzitutto, vorrei parlare dell'importanza del censimento della presenza di amianto sul nostro territorio, che riguarda l'amianto di origine antropica, quindi coperture e manufatti che, ormai, hanno un'età prossima al ventennio o al trentennio, anche i manufatti più recenti, gli ultimi installati prima del vero e proprio riconoscimento della dannosità di questa sostanza, ma anche l'amianto non di origine antropica, cioè l'amianto naturale.
L'importanza del censimento nelle nostre città è un fatto evidente, in quanto abbiamo coperture in amianto ancora visibili sia su fabbricati civili sia su fabbricati industriali, ma ancor più nelle nostre campagne sui fabbricati ad uso agricolo che ancora sono coperti da queste lastre di eternit. Non ci sono solo le coperture, abbiamo tutta una serie di manufatti, quali i contenitori, che sono stati realizzati in eternit, che forse sono ancora meno conosciuti e meno visibili delle coperture, che ormai abbiamo imparato a notare e ad averne paura. Poi in eternit ci sono tubi, camini e cisterne dell'acqua, che ancora sono presenti in molti edifici della nostra regione, e sono manufatti a cui in molti casi non prestiamo attenzione, anche se, in realtà, possono essere oltremodo dannosi perché proprio vicini o a contatto con gli ambienti in cui viviamo.
Non dimentichiamo le pavimentazioni che contengono amianto, che specie negli edifici pubblici hanno rappresentato una buona parte delle realizzazioni degli anni '70. I pavimenti in vinile-amianto sono veramente un problema cui dobbiamo porre rimedio, dove l'amianto non è assolutamente visibile perché è parte del collante che teneva insieme lo strato di vinile e il sottofondo del pavimento. Tra l'altro, sono installati in aree chiuse e in ambienti confinati, e sappiamo bene quanto l'ambiente confinato sia pericoloso quando saturo di sostanze inquinanti, perché l'ambiente confinato concentra le sostanze; quindi, all'interno di questi locali abbiamo veramente un pericolo per la salute.
Oltre al censimento, secondo noi, è fondamentale ed importante l'informazione, soprattutto l'informazione sugli interventi di smaltimento.
L'informazione riveste una doppia importanza: un'informazione a tutela sia della sicurezza del lavoratore sia della sicurezza della popolazione circostante.
Da una parte, abbiamo i lavoratori che, in alcuni casi, possono anche non avere tutte le dovute precauzioni nello smaltire l'amianto, pertanto una corretta informazione consente di segnalare i problemi allorquando l'amianto non venisse manipolato in maniera corretta. Se notiamo una persona che maneggia una lastra di fibrocemento senza le dovute precauzioni dobbiamo essere informati se maneggia una lastra di fibrocemento e amianto o una lastra di fibrocemento qualsiasi, un fibrocemento di ultima generazione che non contiene amianto. Per questo motivo, chi sta intorno non deve né allarmarsi per futili motivi, né deve stare tranquillo allorquando ci fosse un vero pericolo per la salute sia del lavoratore sia di chi sta intorno.
I siti di smaltimento.
Già i colleghi hanno parlato a lungo di questa problematica. I siti di smaltimento devono essere pianificati, dovrebbero veramente trovare un assestamento e un sistema idoneo a calmierare i prezzi dello smaltimento.
Forse, è questo il vero problema: a parte l'ingiustizia di andare a "mettere" il nostro amianto in un altro Stato o in un'altra Regione riempiendo di sostanze inquinanti il territorio altrui, chiaramente è necessario che i siti di smaltimento siano vicini e siano idonei a calmierare i prezzi. Perché lo smaltimento dell'amianto, ahimè, corre incontro a questa problematica, una problematica di prezzi di smaltimento alti. Più riusciremo ad abbattere il costo di smaltimento, più riusciremo ad agevolare le operazioni di smaltimento dell'amianto.
L'ultimo tema è non produrre più amianto.
E' un qualcosa che anche con i nostri emendamenti è andato ad aggiungersi al piano. Questo tema apre un orizzonte, che è quello del non utilizzo dell'amianto in fabbricazioni, perché chiaramente non più possibile quest'attività, ma non produrre più amianto durante opere cantieri pubblici e privati, laddove l'amianto è una componente del suolo e del sottosuolo.
Non produrre più amianto vuol dire conoscere il nostro territorio, vuol dire conoscere le rocce che compongono i vari substrati geologici del nostro territorio, ma vuol dire anche stabilire dei controlli seri durante le operazioni di cantiere; vuol dire porre attenzione a quelle che sono le normative in corso di elaborazione oggi al Ministero, l'evoluzione di quello che è DM 161, il famoso Decreto Clini, perché? Perché il controllo più stringente e le dinamiche di verifica della presenza di amianto sono fondamentali e non bisogna neanche analizzare i limiti, le soglie che tante volte sui nostri giornali sono stati portati all'attenzione, soglie di presenza di amianto nelle rocce, ma bisogna porre l'attenzione a quanti controlli si fanno. Perché un elemento fondamentale è il numero dei controlli che vengono fatti sulle rocce scavate: è inutile abbassare le soglie allorquando si fanno pochissimi controlli, perché in mezzo agli intervalli tra i controlli possono scappare camion o TIR completi di rocce contaminate dall'amianto.
Allo stesso modo, è importantissimo prestare attenzione a come vengono fatti i trasporti. Vivo in una provincia che, oltre alla piaga di Casale vede una cantierizzazione in zone dove c'è presenza di amianto. Quindi vedere camion scoperti che trasportano terreni di scavo non è sempre piacevole e qualche dubbio ce lo fa venire.
Quindi, l'attenzione alle grandi opere, l'attenzione all'evoluzione delle normative devono essere un monito per tutti noi, un monito che ci deve portare a fare della sicurezza in questi ambiti un vero e proprio dogma.
Chiaramente in questo ambito abbiamo colto con favore quella che è stata la costituzione in giudizio della Regione Piemonte rispetto al ricorso COCIV contro le prescrizioni date dal Ministero al piano di utilizzo delle terre e delle rocce da scavo, perché non è pensabile che un general contractor che si appresta a fare un'opera pubblica vada a testare delle prescrizioni utili per la nostra salute.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sozzani, ma è fuori dall'Aula.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Questa sensibilità del nostro Gruppo sul tema dell'amianto è qualcosa che è innata nella nostra linea politica sin da quando siamo seduti su questi scranni e l'abbiamo testimoniato sin dal primo anno da quando il Movimento 5 Stelle ha chiesto e ottenuto un incremento dei fondi destinati alle bonifiche: in generale, bonifiche dei siti inquinanti e bonifica dell'amianto, perché sappiamo che i fondi per questo tipo di attività non sono mai abbastanza. Ne avremmo voluti di più, ma sappiamo che questi sono i limiti che ci vengono concessi come opposizione di incidere veramente su un tema che è dirimente ed è una pagina dolorosa della storia del Piemonte e non soltanto del Piemonte, che vogliamo chiudere al più presto.
Ricapitolando, vi sono i siti contaminati degli scavi delle miniere, i manufatti presenti in edifici pubblici, in edifici privati, aziende addirittura caserme, caserme abbandonate. Io ne conosco, sono territori demaniali, dove vi è sempre un rimpallo della competenza su chi ci mette i soldi, su chi fa prima le bonifiche, su edifici anche in chiaro disfacimento.
Dobbiamo sicuramente accelerare il ritmo delle bonifiche in entrambi i sensi, ma dal momento che il tempo è sempre una variabile poco controllabile, molto importante è l'informazione. Infatti, uno dei nostri emendamenti pone l'accento sull'informazione: l'informazione di procedimenti di bonifica in corso, delle precauzioni, dei rischi in modo che la popolazione possa prevenire e minimizzare i rischi per se stessa dovendo convivere con un pericolo che non è immediatamente rimuovibile, che avrà i suoi tempi e le sue articolazioni nei prossimi anni e speriamo di vedere giungere a compimento molto presto.
Ovviamente, la cura delle nuove tecnologie, l'interesse per scoprire nuovi metodi, sempre più efficienti e sempre meno rischiosi, anche giustamente sempre meno costosi, perché se riduciamo i costi delle bonifiche, aumentiamo il numero delle bonifiche che possiamo fare in una certa unità di tempo. Quindi il procedimento sarà più veloce.
Anche qui il nostro Gruppo propone di investire sulla ricerca e sull'attenzione delle nuove tecnologie di bonifica.
Infine, chiaramente i siti di smaltimento, quindi minimizzare l'utilizzo di depositi di superficie, di depositi che hanno una situazione precaria e che richiederebbero interventi di manutenzione costante o di vigilanza, e questo vale in molti campi; vale per l'amianto, ma ci sono temi ancora più salienti, che però hanno gli stessi problemi, come ricordiamolo - quello delle scorie nucleari.
Diciamo che questo si articola in una nostra visione comprensiva di tutti quegli elementi inquinanti e dannosi per la salute della cittadinanza, che va appunto dall'amianto al nucleare, agli inquinamenti dell'aria, agli inquinamenti dell'acqua, laddove noi vorremmo il più possibile una visione complessiva di quello che riguarda la salute della popolazione, in un'ottica di prevenzione; ottica di prevenzione che, tra l'altro, ci permetterebbe di ridurre sicuramente i costi sanitari, perch ogni euro investito in prevenzione ne fa risparmiare dieci in cure.
Noi continuiamo a ritenere che, tutto sommato, al di là dei piani in corso d'opera o in corso di scrittura (come quello dell'amianto e quello dell'aria), le voci sul capitolo dell'ambiente siano ancora troppo minime rispetto all'entità dei problemi che aspiriamo a risolvere. Il 5% scarso del bilancio regionale a fronte di un 85% su sanità è ancora troppo poco per la prevenzione, perché ambiente è prevenzione, ambiente dovrebbe essere semplicemente un'altra faccia delle politiche sanitarie, anzi la madre delle politiche sanitarie è la prevenzione sull'ambiente. Da questo punto di vista, credo che ci vorrebbe un discorso più approfondito e ben venga l'occasione delle discussioni di questi piani per rimettere anche un pochino in discussione l'impostazione generale dei bilanci.
Quindi ci sono degli investimenti da fare.
Chiedo scusa, Presidente, ma sento troppo brusio: le chiedo gentilmente di richiamare i colleghi. Ma vedo distratto anche il Presidente.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

E' difficile parlare con il brusìo.
Questa può essere l'occasione per rimettere in seria discussione gli equilibri di bilancio.
Noi crediamo che degli investimenti mirati sull'ambiente e sulla prevenzione possano domani ridurre i costi sanitari, quindi gli investimenti sono delle manovre correttive che cambiano gli equilibri della spesa pubblica del domani, dunque si tratta di una spesa non reiterabile.
Si tratta di investimenti preziosi per avere un sistema pubblico più efficiente, oltre a ridurre i costi incalcolabili della sofferenza e delle vite umane coinvolte dagli impatti ambientali, dalle malattie e dai problemi provocati da cause note e comprovate.
Siamo di fronte ad agenti atmosferici, minerali e di altra natura, il cui effetto sulla salute è comprovato, quindi è stupido non investire su questo prima di tutto per ridurre la spesa pubblica e la spesa sanitaria domani. Questo lo chiediamo e speriamo che si apra anche un dibattito più ampio su questi equilibri della spesa pubblica che ad oggi, malgrado tutti i tentativi sempre contingenti che si fanno di dettare delle linee guida finché non si vanno a cambiare quegli equilibri, cioè i soldi che si mettono con investimenti mirati, diciamo che facciamo sempre un po' un esercizio, ma non cambiamo sostanzialmente quello che è l'impatto sulla vita dei cittadini e sulla salute pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Il riassunto degli interventi di chi mi ha preceduto definisce tre caratteristiche che sono forse da generalizzare nell'intera Aula. La prima e la dico nella discussione del piano dell'amianto, ma probabilmente la riprenderemo anche poi, quando parleremo del piano dei rifiuti - è l'assenza della responsabilità della politica in senso lato, cioè sul fatto che qui stiamo facendo un'analisi di un piano che non ha delle caratteristiche di funzionalità.
Ci stiamo facendo i complimenti del lavoro che abbiamo fatto insieme nelle Commissioni, abbiamo scritto una serie di pagine che vengono oggi presentate, poi però, se dobbiamo prendere queste pagine ed applicarle, non riusciamo a farlo, perché la distanza del mondo reale da quello della politica è proverbiale, e in questo caso lo stiamo dimostrando. Lo stiamo dimostrando perché non vi è una cultura dei cittadini nei confronti dell'amianto né sentiamo parlare di costi di smaltimento.
Voi sapete che gran parte dell'amianto del Piemonte se ne va all'estero, se ne va nelle discariche dell'estero, se ne va con dei costi di trasporto molto alti, per un semplice fatto: perché vi è un'assenza di cultura, e la politica ha una responsabilità assoluta in questo senso sul motivo per cui non si fanno le discariche di amianto nella nostra regione.
Questa è la realtà.
Perché pensate che il piano prevede dai 50 ai 70 milioni di metri quadrati, con un margine di errore non indifferente (da 50 a 70 milioni) di lastre o comunque elementi contenenti l'amianto? Non sono solo latte, basta andare nei nostri ospedali e probabilmente fare un censimento per trovare problematiche in amianto anche sulle condutture o su tutto ciò che era previsto una volta (per carità, oggi è uno degli elementi di grande preoccupazione, ma è stato anche uno degli elementi di grande diffusione in passato).
Noi abbiamo un range estremamente ampio, pensate il dubbio è su 20 milioni di metri quadrati di queste lastre, con un divario altrettanto ampio, dai 750 mila al milione di tonnellate da smaltire, e arriviamo a definire che cosa? Che mancano due milioni di metri cubi di discariche nel nostro Piemonte, quando basterebbe definire che devono essere fatte una per provincia, perché sicuramente è così; poi però abbiamo qui dentro dei Gruppi che, nel momento in cui qualsiasi persona presenta una discarica di amianto - che, lo diciamo in termini tecnici, è una delle discariche meno invasive che possono esserci, perché le discariche di rifiuti solidi urbani sono molto più invasive di quelle di amianto - non hanno il coraggio di dire: "Dove facciamo queste discariche? Con quanti metri cubi le facciamo? Dove le collochiamo?". Allora sì che diventa un piano amianto. Altrimenti diventa la retorica della discussione dell'amianto: sono due elementi completamente differenti.
Dove abbiamo fatto la legge, abbiamo trovato l'inganno, come si dice in Italia. Presentare un piano e scrivere tutte i contenuti, migliorandoli, è nobile - figuriamoci, lo dico all'Assessore, alla Giunta e a tutto il resto del Consiglio - ma manca il coraggio di definire quali sono le linee, cioè se io domani mattina dovessi fare un'intervista su che cosa stiamo approvando oggi, direi che stiamo approvando una sintesi della discussione nell'ambito della nostra regione, ma non c'è un'idea di cosa si può fare e cosa si deve fare. E lo si deve fare a discapito del populismo, perché o in Italia incominciamo a ragionare che anche per effetto poi dei costi di dismissione.
Guardate che in quel caso, con un piano intelligente e con un'analisi economica intelligente, si possono ritrovare le risorse in cambio dello smaltimento e anche della bonifica degli stessi o, comunque, una buona parte della bonifica degli stessi. Basta fare un circolo virtuoso economico della green economy, della quale tutti noi ci riempiamo la bocca all'interno di qualsiasi convegno, ma quando questa green economy la dobbiamo applicare come in questo caso, nel momento in cui si discute di dove fare la discariche in cui collocare l'amianto, la mattina dopo qualunque sia il Comune interessato, ci sarà un comitato "no amianto", che dirà: "Non rompete le scatole. Fate la discarica dove vi pare, ma non da noi". E' l'effetto NIMBY di cui parlavo all'inizio.
Qui ci deve essere la responsabilità, si perdano anche dei voti vivaddio! Si perderanno anche dei voti, però in cambio si risolvono i problemi. Senza avere questo tipo di coraggio in politica, non riusciremo mai a risolvere le problematiche dell'amianto.
Stamattina, dopo aver ascoltato gli interventi, facevo veramente fatica a sintetizzare, al di là dei complimenti per aver fatto un piano, qual è il risultato finale di questo piano. Credo che l'Assessore nel suo intervento ci chiarirà quali sono gli elementi che riterrà utili e opportuni, rispetto ai 565 mila metri cubi autorizzati, rispetto ai due milioni che mancano.
Il piano ci dice che, qualora non trovassimo i due milioni di metri quadrati necessari, andiamo a farlo implementando la ricerca. Ma la ricerca lo sapete anche voi - non è solo nazionale, è internazionale, e non si trovano soluzioni per lo smaltimento dell'amianto se non in condizioni che tutti sanno essere oggi quelle diffuse nel resto dell'Europa piuttosto che nel resto del mondo.
La domanda è: perché la Germania - un Paese che, sotto un certo profilo, critico, ma ogni tanto ce lo rappresentiamo come modello - ha tutte queste possibilità di smaltimento e l'Italia no? Siamo in Europa quando ci conviene, non siamo in Europa quando non ci conviene.
E' già stato detto da chi mi ha preceduto che manca l'analisi economica e che in questo piano, al di là degli intenti, manca il supporto economico.
E' stato detto che servono 15 milioni nei prossimi tre anni, non entro nel merito di questo aspetto, però dico che non c'è nemmeno un tentativo. Ed è l'elemento per il quale stiamo veramente cercando di spronare l'Assessorato, non stiamo facendo un'opposizione tout court a priori, ma stiamo cercando di dire all'Assessore: "Coraggio, cerchiamo di risolvere una serie di problematiche". Anche sui rifiuti, e lo vedremo, ci sono una serie di lacune economiche fondamentali, perché non abbiamo la possibilità dell'applicazione specifica di ciò che abbiamo scritto.
Questo è l'elemento più evidente e che probabilmente è difficile confutare, perché manca questo tipo di coraggio. Basterebbe suddividere con dei costi magari calmierati; magari le discariche le facciamo di tipo pubblico perché, se sono ben gestite, ci si guadagna anche, non andiamo a prendere dei privati, ma decidiamo! Facciamole e incominciamo a rendere operativo con degli obiettivi un piano sicuramente nobile negli intenti e che è difficile da bocciare, ma è assolutamente sterile nei contenuti e soprattutto, nei contenuti economici, che assolutamente mancano.
Soprattutto, però, manca il coraggio politico, perché dalle informazioni che ci vengono date da questo piano non abbiamo gli elementi per decidere quale sarà la struttura territoriale e quali saranno le azioni territoriali che dovremo intraprendere dal giorno in cui viene approvato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Colgo quanto ha detto il Consigliere Sozzani, che evoca una sindrome NIMBY regionale. In effetti, laddove si è cercato di realizzare una discarica di superficie per l'amianto, vi sono stati grossi problemi con le popolazioni.
Noi crediamo, come dicono le Direttive europee, che le discariche di superficie per l'amianto - come le discariche di superficie per i rifiuti solidi - siano il modo meno appropriato di smaltire l'amianto. Lo dicono delle Direttive europee, le quali, invece, consigliano proprio di utilizzare tecniche alternative che sono state riconosciute per quanto riguarda l'amianto friabile, oppure miniere dismesse.
Abbiamo fatto una ricerca e in Piemonte abbiamo 360 miniere dismesse che potrebbero essere valutate geologicamente idonee allo smaltimento del materiale contenente amianto.
A questo proposito, come lavoro collettivo del nostro Gruppo, abbiamo presentato una proposta di legge di cui sono primo firmatario; tale proposta vuole creare proprio un percorso per arrivare ad individuare le miniere idonee per smaltire i materiali.
Credo che sia un passaggio fondamentale; noi abbiamo fatto la nostra parte propositiva dall'opposizione, perché ci teniamo a che i problemi vengano affrontati e risolti. Crediamo che con questo piano amianto si individuano delle strade, però queste strada vanno percorse accelerando i tempi. Inoltre, c'è un problema di carenza di risorse, perché i quantitativi di amianto che il Consigliere Sozzani citava si riferiscono al monitoraggio del 70-80% dei Comuni e quindi un 30% dei Comuni va ancora monitorato, perché la foto impressione utilizzata dall'ARPA ha individuato solo questo quantitativo di Comuni. Facendo un calcolo, come fa la relazione, si arriva a circa due milioni di metri cubi di amianto. Le quattro discariche attive vanno a coprire 500 mila metri cubi di amianto.
Se prendiamo il Piano amianto nazionale, esso recita: "Occorre un intervento legislativo volto a favorire l'autorizzazione di nuovi siti dedicati allo smaltimento anche mediante l'impiego di cave e miniere dismesse, oltre tutto incentivando la riqualificazione di dette aree". Lo indica il piano nazionale amianto ed anche in quello regionale è specificato che il problema maggiore dello smaltimento, oltre che la carenza di risorse pubbliche, è il fatto che lo smaltimento attualmente è troppo caro. Le discariche private di superficie, in realtà, si rivelano un sistema che rallenta lo smaltimento per gli elevati costi.
E' vero che possiamo agire mettendo insieme più Comuni e quindi creando una massa che consenta l'abbattimento dei costi, ma, come indicano tutte le relazioni, il sistema migliore per calmierare i costi è quello di agire sui costi di smaltimento, e il sistema più utilizzato è quello delle miniere.
Ed è proprio quella la strada che abbiamo indicato.
Credo che il Piemonte sia storicamente diventato territorio che ha ospitato uno degli stabilimenti che hanno creato questa tragedia umana e questo disastro ambientale, forse il più tragico della nostra nazione proprio perché su tutto l'arco alpino piemontese sono presenti le rocce ofiolitiche ricche di amianto. Per questo motivo abbiamo due siti nazionali.
Bisogna continuare a procedere - come dicevo prima - sia sulla mappatura dell'amianto prodotto dall'uomo, ma anche su quella dell'amianto presente a livello naturale. Tutto l'arco alpino, infatti, è ricco di serpentiniti cariche di fibre di amianto. Quindi, nel momento in cui si vanno a cercare collegamenti con i Paesi d'Oltralpe, facendo dei trafori si vanno a liberare grandi quantità di fibre di amianto. Credo sia importante l'individuazione dei siti idonei, considerato anche i cambiamenti della normativa nazionale, perché i grandi materiali di roccia da escavazione dal Terzo Valico e dal tunnel di base della Val di Susa, di cui abbiamo ampiamente discusso di recente in un'audizione dei Sindaci della Valle, possono liberare grandi quantità di fibre di amianto. E questo potrebbe costituire un'ulteriore emergenza ambientale, di cui sinceramente noi avremmo fatto a meno, perché è stato ampiamente dimostrato - com'è stato presentato dai Sindaci della Val di Susa - che il tunnel di base della Val di Susa non serve, praticamente, a migliorare il trasporto merci sul territorio regionale, considerando anche la presenza della linea ad alta velocità Torino-Milano che non può trasportare merci.
Altro dato importante è quello delle tubature. Dal momento che siamo stati, appunto, una delle Regioni che ha prodotto, con il sud della Lombardia, buona parte del materiale contenente amianto, abbiamo anche una presenza di fibre di amianto nell'acqua. Questa sicuramente è uno degli elementi che indica il piano ed è una cosa che andrà verificata e controllata perché sappiamo che nei Comuni piemontesi i tubi tendono a sbriciolarsi e a frammentarsi perché, appunto, ricchi di questa fibra d'amianto.
Il tema fondamentale, quindi, è quello delle risorse. Noi abbiamo indicato la strada e abbiamo collaborato con l'Assessore all'ambiente credendo che si possano fare grossi miglioramenti per quanto riguarda l'individuazione dell'amianto che libera fibre nell'ambiente e la riduzione del rischio per la salute.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Comunico che come ultimi interventi prenotati vi sono quelli dei colleghi Vignale e Bono.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il collega Sozzani ha ricordato una serie di limiti che contiene il piano al proprio interno.
Io voglio solo rammentare, anche per dovere di ricordare l'attività svolta, l'attenzione e la sensibilità che alcuni colleghi, oggi anche non più presenti in Consiglio regionale, hanno dato per far sì che oggi ci si trovi a discutere del piano amianto.
La nostra Regione nel 2008 ha approvato la legge 30, la legge sull'amianto, e già precedentemente, nel 2006, una legge finanziaria approvò una Fondazione sul mesotelioma. Si tratta per entrambe di proposte presentate dal collega Marco Botta. In realtà, la seconda divenne legge e la prima riguarda la Fondazione sul mesotelioma, legge della Regione Piemonte che a tutt'oggi non è stata mai realizzata. Erano previsti una serie di interventi non semplici perché poi, come la delibera richiama, a partire dal 2012 in poi, con tutta una serie di soggetti che alcuni colleghi hanno ricordato, si sono predisposte le basi per arrivare alla stesura del piano che, dalla lettura delle prime 40 pagine, è sotto molti punti di vista evidentemente un piano condivisibile.
Invito però magari anche chi ci ascolta a leggere un documento più sintetico ma più utile, l'allegato B, che è la relazione finanziaria del piano sull'amianto e che credo sia lo strumento su cui fare una valutazione di carattere non generale ma particolare. Vedete infatti che noi possiamo come facciamo in altri casi, fermarci alla discussione del piano amianto (l'allegato A della delibera). E penso che quasi chiunque leggesse il documento potrebbe vedere che, al di là di alcuni aspetti tecnici che il piano stesso porta con sé, si tratta di un piano che certamente ha degli aspetti condivisibili.
E' evidente che la bonifica dell'amianto negli edifici pubblici, in quelli scolastici e in quelli generali, la tutela dei lavoratori che hanno operato o che operano in realtà in cui può essere presente l'amianto e quant'altro prevede il piano sono elementi condivisibili. Se però poi andiamo all'allegato B, questo è quello che dimostra se un piano viene realizzato o meno. E allora devo dire che l'allegato B, in modo puntuale anche se non esaustivo, dice quanto costa garantire l'applicazione della delibera che stiamo votando, che - lo ricordiamo - è l'applicazione di una legge della nostra Regione. E l'allegato B ci dice alcuni dati importanti: che per bonificare esclusivamente gli edifici scolastici - i 150 edifici scolastici che sono stati mappati come necessitanti di un intervento servono o dai 15 ai 20 milioni se se ne fa completamente carico l'Amministrazione regionale, oppure dai cinque ai dieci milioni se l'Amministrazione regionale se ne fa carico solo per una quota parte.
E' noto a tutti che gran parte di questi edifici sono scuole medie superiori. Io dovrei riuscire a capire come la Città metropolitana di Torino e le Province piemontesi siano in grado, qualora noi mettessimo solo una quota parte, di coprire la rimanente parte. Lo dico perché noi viviamo in una realtà in cui le Province sono state soppresse ma esistono; però i trasferimenti sono stati proprio cancellati. Oggi pertanto le Province fanno manutenzione ordinaria e straordinaria negli edifici scolastici con una cifra che è fra il cinquantesimo e il ventesimo di risorse che avevano dieci anni fa. E' dunque evidente che se noi ne mettiamo solo una parte quegli interventi non vengono fatti.
Gli edifici di proprietà pubblica - ci dice invece il dettaglio del piano - hanno una necessità di cinque milioni di euro, che è evidentemente parziale come indica la stessa relazione finanziaria. Con quei cinque milioni, cioè, noi interveniamo su un numero limitato - su una cinquantina o una settantina di edifici - e sono ben di più quelli che sono da bonificare. Se poi invece andiamo alla parte più consistente, che è quella degli edifici privati in cui è contenuto amianto, è prevista una dotazione di cinque milioni. Ed è di nuovo evidente che uno stanziamento di quella portata può incentivare qualche privato - avendo questi un piccolissimo ritorno economico, visto che tanto quello è un lavoro che prima o dopo deve fare - ad approfittare di quell'intervento che, sommato anche alla riduzione sulle spese di manutenzione straordinaria che lo Stato prevede può essere in qualche modo utile.
La cifra complessiva indicata dal piano - non dal nostro Gruppo consiliare - è di 25 milioni di euro. Il piano ha una durata quinquennale e quindi dovrebbe avere uno stanziamento annuale previsto di cinque milioni di euro. La dotazione sarebbe insufficiente per i motivi che abbiamo detto.
In realtà, infatti, la somma dovrebbe essere maggiore, nel senso che se noi prevedessimo solo i 20 milioni di euro per gli edifici scolastici e una cifra congrua per il resto - per gli edifici pubblici non scolastici e per quelli privati - ovviamente le risorse dovrebbero essere decisamente superiori.
Il problema però è un altro: il problema non è che i 25 milioni di euro della relazione finanziaria, che in qualche modo sostiene il piano, siano sufficienti o meno: il problema è che non ci sono a bilancio, perché - se non ricordo male - nell'anno passato, grazie anche agli emendamenti che presentarono i Gruppi di opposizione, si stanziarono 500 mila euro, temo non tutti impegnati al 31 dicembre 2015.
Il tema vero è che noi, ieri, abbiamo iniziato la discussione generale del bilancio in sede di I Commissione, e devo dire - anche con la difficoltà che c'è quest'anno con la nuova legge di bilancio - di non essere riuscito a trovare il dettaglio, ma l'Assessore Valmaggia, cioè l'Assessore all'ambiente della Regione Piemonte, sul tema del recupero ambientale in generale, che non riguarda il capitolo relativo all'amianto ma tutti gli interventi di recupero ambientale, ha ben 2,8 milioni di euro.
Anche potendo pensare che il 50% di queste risorse sia destinato all'attuazione del documento che oggi stiamo votando, avrebbe un milione a disposizione: ne mancano quattro.
Inoltre, non è così, nel senso che - anche se adesso non ricordo puntualmente la tabella - forse sono stanziati 500 mila euro, cioè noi stanziamo un decimo di quanto abbiamo previsto, non rispetto alla richiesta che avanzano le opposizioni, ma rispetto al documento che la Giunta sottopone all'approvazione del Consiglio, e che sottopone in modo corretto e puntuale non soltanto con un'ipotesi di carattere generale, ma con un'ipotesi puntuale relativa ai costi.
Quando il collega Ferrentino diceva "stanzieremo 15 milioni di euro per le scuole, ne stanzieremo cinque per gli edifici pubblici, cinque per gli edifici privati e 500 mila per quelle attività sui siti nazionali (Balangero e Casale), su attività che non sono coperte dai finanziamenti dello Stato", diceva - ahimè - una cosa non vera, a meno che il bilancio venga modificato.
Infatti, il bilancio presentato dalla Giunta regionale non prevede, nel modo più assoluto, queste risorse: è un pezzo di carta corretto, perché è corretto che ci sia, a fronte di un piano, il costo del piano stesso.
Diversamente, il rischio è di non saperlo. In questo modo, almeno, potremo fare un'attività emendativa che, a delibera approvata, ci dice non quelle che sono le esigenze che il Gruppo consiliare di Forza Italia ritiene ci debbano essere per intervenire sull'amianto, ma le esigenze che la Giunta regionale ha previsto, anno per anno, in un piano quinquennale. Pertanto inevitabilmente, stanzia quei cinque milioni di euro, altrimenti ritira la delibera.
Questo non lo dico in modo strumentale, però spiegatemi a cosa serve votare un piano che prevede, per la sua attuazione parziale, uno stanziamento di cinque milioni di euro l'anno e poi, se non ricorda male se ne stanziano 500 mila a bilancio.
Se lo votiamo o non lo votiamo, cosa cambia? Assolutamente nulla.
Questo è il tema rispetto alla serietà e alle priorità della politica e rispetto - consentitemi - agli atti.
Il Consiglio regionale vota il piano? A piano approvato, questo diventa una priorità nella stesura del bilancio, altrimenti il rischio è che gli atti che noi facciamo siano - come ricordava il collega Sozzani - utili perché domani, legittimamente, gli organi di comunicazione diranno che il Consiglio regionale ha votato il piano sull'amianto, però - purtroppo - di quel piano ci sarà un beneficio assolutamente risibile.
Ricordo che, negli anni della precedente legislatura, salvo forse l'ultimo anno, le risorse che si investivano sulla legge 30 superavano sempre il milione di euro; un anno, se non sbaglio, furono stanziati tre o quattro milioni di euro. Pertanto, fortunatamente, sono già stati fatti una serie d'interventi.
Non si parla, per esempio, o se ne parla solo inserendolo nella discussione degli edifici pubblici, del grande problema della bonifica delle case di edilizia sociale, per cui abbiamo i Comuni che fanno le ordinanze sulle case di edilizia sociale, dove la proprietà ormai è privata, perché è stata acquisita ai sensi della legge, ma si guardano bene dal fare le ordinanze rispetto agli edifici che sono di loro proprietà e che sarebbe stato loro compito bonificare dalla presenza di amianto. Ne abbiamo molte, in questa regione, e ne abbiamo moltissime in questa città.
In questa città abbiamo interi quartieri che continuano ad avere coperture in amianto o addirittura presenza di amianto all'interno delle pareti, che non vengono e non verranno bonificate, perché non ci sono le risorse.
Non dico che sia facile, quando si è all'opposizione, chiedere alla Giunta di stampare le risorse: dico soltanto che bisogna avere la serietà di presentare dei piani che vengano realizzati.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Intendo riallacciarmi sia all'intervento del nostro Capogruppo Bertola, che è stato tra i primi interventi a segnalare il tema che oggi è fondamentale, cioè il tema delle risorse, sia all'ultimo intervento del collega Vignale, che l'ha ripreso.
Questo è il tema fondamentale, perché noi potremmo fare una dotta discussione su quella che è l'origine della lavorazione e produzione dell'amianto e i suoi utilizzi, a partire dall'800, sulla parte relativa alla scoperta scientifica delle conseguenze sanitarie dell'amianto, sul veloce progredire - da una parte - degli studi scientifici, con l'evidenza e la correlazione tra amianto e tumore del polmone, in particolar modo il tumore della pleura, quindi il mesotelioma pleurico, e - dall'altra - la lentezza dell'accoglimento nelle norme degli Stati, per arrivare al bando dell'amianto dall'Italia, nel 1992, e dal resto degli Stati europei con un ritardo di 50-60 anni o anche più (le prime evidenze scientifiche sono addirittura degli anni '30, prima della seconda guerra mondiale).
Perderemmo, però, di vista l'obiettivo fondamentale, che è quello cui siamo chiamati come Consiglieri regionali: cercare di produrre norme, piani e stanziamenti che servano a migliorare le condizioni di vita dei cittadini piemontesi e cercare di prevenire delle conseguenze negative.
Pertanto, riallacciandomi anche a quelli che sono stati i miei studi e la mia professione di medico, anche nella discussione del piano sull'amianto la prima funzione dovrebbe essere quella della prevenzione.
La prevenzione si deve fare rimuovendo la causa (solitamente, si dice l'agente patogeno): la causa è la fibra d'amianto. Quindi è ovvio che dovremmo andare, nel migliore dei mondi possibili (in un mondo utopico), a rimuovere del tutto qualunque possibilità di esposizione all'amianto almeno quello di origine antropica, perché è ovvio che non si possono rimuovere le montagne, che - come sappiamo - contengono molto amianto soprattutto le montagne dell'Appennino piemontese e ligure e quelle delle Alpi piemontesi.
Potremmo e dovremmo - però - essere molto più attenti e cauti quando andiamo a perforare delle montagne, quindi non farlo con leggerezza, perch se gli studi effettuati dall'ARPA dicono che è acclarata la presenza di amianto, una delle problematiche, oltre a quelle economiche e finanziarie di logistica e di trasporto, correlata all'ipotesi di perforazioni di tunnel nelle Alpi, in Val di Susa e sull'Appennino ligure. Sono anche quelli ambientali: rimuovere e disperdere in area fibre di amianto, andando a fare opere su cui c'è in corso un dibattito sulla sostenibilità economica e trasportistica, forse dovrebbe accendere un'ulteriore campanello d'allarme, un ulteriore semaforo, non dico rosso ma almeno arancione (anche se noi auspicheremo anche il colore rosso) su queste opere.
Non produrre nuove fibre di amianto e nuova dispersione di amianto dovrebbe essere l'obiettivo numero uno.
L'abbiamo bandito come produzione per isolamenti e materiale di costruzione; cerchiamo di ragionare anche molto attentamente sugli interventi infrastrutturali che vogliamo fare come Ente e come Stato.
Questo come prima cosa.
Come ulteriore prevenzione primaria, non dovremmo solo valutare. Hanno ragione i colleghi che mi hanno preceduto: spesso facciamo valutazioni e apriamo bandi per le bonifiche, soprattutto alle scuole (prima di tutto si pensa almeno alle scuole, e anche all'Università, se parliamo di Torino visti i casi abbastanza recenti) e ai luoghi di lavori pubblici. È ovvio che nella casa privata, abitandoci magari uno solo, ha sicuramente una responsabilità, perché la dispersione dell'amianto non si può controllare ma dovremmo veramente intervenire sugli edifici.
Su questo, quindi, la Regione Piemonte deve fare un Piano cogente e molto preciso di interventi con risorse dettagliate, possibilmente non a decrescere ma a crescere. Nell'ottica di cinque, dieci o di "tot" di anni che ci dobbiamo dare, deve andare a rimuovere l'amianto presente nelle coperture degli edifici pubblici, ovviamente con un ordine di priorità sulla base della manutenzione della copertura stessa: se la copertura è perfetta e non presenta crepe o usura, poiché l'amianto è annegato all'interno della copertura, da questo punto di vista, ed anche da un punto di vista sanitario e scientifico, si può essere tranquilli. Si dovrebbe immediatamente procedere alla rimozione, invece, dove le coperture sono rotte, rovinate, crepate ed usurate, perché possono rilasciare amianto.
Ci devono però essere delle risorse. E' abbastanza inutile fare tanti bei ragionamenti, tanti bei piani e tante belle programmazioni, se poi non vengono stanziati i fondi che servono.
Su questo bisogna chiedere, e lo deve fare il Presidente della Regione Piemonte, l'Assessore alla sanità come coordinatore degli Assessori alla sanità delle Regioni e l'Assessore all'ambiente in una Commissione dedicata alla Conferenza Stato-Regioni, più risorse a livello nazionale. Questa è una priorità ed un'emergenza: lo dicono da anni tutte le associazioni. Il picco di casi di mesotelioma pleurico sarà nel 2020, siamo ancora nella fase ascendente, poi forse ci sarà la fase discendente.
E' un tema fondamentale che non si può derogare.
In più, la Regione Piemonte deve dimostrare un impegno e fare degli sforzi.
Noi abbiamo presentato emendamenti anche in questo documento di bilancio previsionale 2016 su stanziamenti per la rimozione dell'amianto.
Lo abbiamo fatto nel 2015 ottenendo qualcosa, ma non sono assolutamente sufficienti.
Il tema sanitario, oltre a quello della prevenzione, che è a cavallo tra l'ambiente, la sanità e le infrastrutture, deve anche puntare sulla diagnosi precoce.
La diagnosi precoce sul mesotelioma è un tema molto dibattuto perch come per altri tumori e neoplasie rapide e maligne (tipo tumori della mammella o al pancreas, che hanno un'evoluzione molto rapida), fare oggi una fotografia, cioè una lastra, una TAC o una risonanza, non è detto che ti garantisca serenità e sicurezza per più di un tot mesi, trattandosi di un tumore molto aggressivo. Può non essere individuato oggi e magari tra sei mesi essere già in una condizione avanzata.
Un aggiornamento sugli ex esposti dovremmo farlo, nel senso di garantire un protocollo diagnostico di screening agli ex esposti, proprio per evitare che si arrivi poi quando ci sono già i sintomi. Una volta avvertiti i primi sintomi - mancanza di fiato, tosse secca e dolori alla parete toracica - la malattia purtroppo è già avanzata e non abbiamo strumenti terapeutici idonei per curare questo tumore.
A livello scientifico hanno dimostrato che è l'evoluzione stessa della malattia, per venti/ trent'anni, a far sì che la massa tumorale contenga dei cloni, cioè delle ripetizioni di cellule diverse l'una dall'altra. Ci sono diverse forme di tumore che convivono nel tumore stesso, quindi magari si fa una terapia efficace per un clone, ma non efficace per gli altri, che quindi proliferano. Se ne uccide uno, ma proliferano gli altri.
Si sta quindi studiando ed investendo, a livello mondiale, su una terapia mirata, cioè che si vada veramente a sequenziare il genoma delle cellule tumorali e si cerchi di capire qual è il gene da andare a bloccare o la molecola espressa da andare a bloccare.
Anche su questo, però, stiamo facendo poco, sia a livello italiano (sappiamo che come ricerca italiana in Europa siamo il fanalino di coda investiamo pochissimo nella ricerca pubblica) sia sulla ricerca privata.
Sappiamo che le multinazionali del farmaco investono se ci sono grandi numeri, quindi anche i numeri che ci dicono che ci sono tre casi su 100 mila abitanti in Italia, e più o meno simili in Europa, magari per alcune multinazionali non sono remunerative, non perché pecchino di etica e di buonsenso, ma perché fanno dei ragionamenti come qualunque azienda, su una base del ritorno economico.
Ci servirebbe una ricerca pubblica: più investimenti su ricerca pubblica in sanità, per questa che è un'emergenza.
Credo, quindi, che sia importante il coordinamento di unità funzionali interdisciplinari del mesotelioma, l'UFIM, in coordinamento con l'Azienda Universitario di Torino e le altre realtà presenti a livello italiano europeo ed internazionale.
Occorre veramente fare il possibile per trovare una terapia efficace perché, come abbiamo detto, l'amianto purtroppo è presente dappertutto e mancano le risorse per rimuoverlo in maniera. La diagnosi precoce spesso non è efficace, quindi dobbiamo anche ragionare nel termine ultimo, cioè quello della terapia.
Come si sono ottenuti risultati brillanti su molte patologie tumorali e su molte altre patologie croniche, penso che questo possa essere un segnale per il futuro.
Non è ovviamente oggetto di trattazione nel piano che stiamo approvando, però voleva essere un'osservazione anche per lavorare nell'ambito della sanità e di quant'altro.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi francesi ospiti del Liceo Scientifico "A. Spinelli" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti francesi ospiti del Liceo Scientifico "A. Spinelli" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 99, inerente a "Piano di protezione dell'ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'amianto (Piano regionale amianto) per gli anni 2016-2020"


(atto d'indirizzo collegato: ordine del giorno n. 650)



PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 99, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ottria; ne ha facoltà.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Nel mio intervento anticipo anche l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 650, collegato alla discussione sul Piano regionale dell'amianto.
Credo che la discussione di oggi sia stata molto utile e proficua.
Molti interventi che mi hanno preceduto hanno inquadrato bene questa problematica sotto tutti gli aspetti: l'inquadramento regionale della superficie interessata dalla presenza di amianto e, da parte del collega Ravetti, aspetti legati alla salute.
La presenza dell'amianto sul nostro territorio è una ferita molta grave; una ferita che è partita negli anni del boom economico dalla città di Casale, dalla nostra provincia e dalla provincia di Alessandria, per poi svilupparsi in tutto il Paese, in anni in cui questo materiale - lo ricordo veniva considerato un materiale di eccellenza, per le sue proprietà intrinseche, da utilizzare nelle lavorazioni di edilizia.
Il famoso polverino, di cui spesso si parla come uno degli elementi che ancora oggi sono da bonificare, era stato ampiamente usato, anzi addirittura era un materiale di risulta e di scarto che veniva regalato ai cittadini che lo usavano soprattutto per le sue proprietà di isolamento.
Questo aspetto dovrebbe indurre anche ad una riflessione in merito a quanta consapevolezza si aveva allora (ma anche oggi) rispetto ai materiali che si usavano. Magari, fra decenni, scopriremo che.



PRESIDENTE

Si è censurato? Prego.



OTTRIA Domenico

Mi sono autocensurato! Stavo dicendo che sarebbe opportuna anche una riflessione in merito alle proprietà di questi materiali che vengono usati, perché troppo spesso scopriamo dopo decenni quanti danni hanno cagionato alla salute. Ma non intendo divagare dall'argomento.
Alcuni colleghi che mi hanno preceduto hanno ribadito che sarebbe non dico inutile, ma certamente poco utile, approvare questo strumento in mancanza di risorse o di atti conseguenti. Io credo che non sia vero: a mio avviso, questo strumento normativo è assolutamente necessario. E' dal 2010 che il piano necessità di essere aggiornato e l'approvazione di questo strumento sarà sicuramente utile, intanto perché si pone degli obiettivi precisi, come quello di rimuovere i manufatti entro il 2025, quindi punta ad un risultato che è all'orizzonte e che dovrà essere, per forza di cose raggiunto. E' altrettanto vero che il piano, da solo, non è sufficiente per ottenere un risultato: ci sono delle problematiche che devono essere affrontate e superate. Tra queste - è già stato ricordato ampiamente - vi è il completamento della mappatura, così come previsto dal decreto ministeriale 101/2003, che prevede la mappatura e l'individuazione delle risorse necessarie per gli interventi di bonifica.
Vi è poi la questione dei costi di smaltimento, già citata da alcuni colleghi. Negli anni scorsi avevo dato corso ad una mappatura nel mio Comune e molti cittadini vi avevano aderito, però chiedevano di poter utilizzare le risorse pubbliche per smaltire le superficie da bonificare.
Purtroppo le risorse disponibili sono assolutamente scarse rispetto ad una superficie così estesa.
A tal riguardo, credo che sia assolutamente necessario disporre di più discariche in cui riversare tali materiali. E' già stato detto che attualmente in Piemonte esistono solo tre discariche: una è quella di Casale, destinata unicamente al territorio dei 48 Comuni del Casalese e le altre non sono sufficienti. È stato ricordato che, su una potenzialità di 565.000 metri cubi, ne occorrerebbero due milioni.
L'ultima questione - la più importante, è anche oggetto del mio ordine del giorno - è relativa al reperimento delle risorse.
Le risorse previste in questi anni sono risultate insufficienti.
Diventa quanto mai impellente, anche alla luce del decreto ministeriale 101/2003, richiamare il Governo centrale affinché stanzi delle risorse per ulteriori interventi e per poter procedere allo smaltimento e alla bonifica dei manufatti.
Qualcosa è già stato fatto: ricordo che nel 2015 sono stati stanziati dal Governo dei fondi - se non erro, si parla di cinque milioni di euro per dei progetti che prevedono la bonifica e lo smaltimento. Credo, per che non siano sufficienti rispetto all'obiettivo del decreto 101/2003.
Occorre che siano assegnate risorse alle Regioni: nel mio ordine del giorno chiedo infatti che la Giunta si faccia promotrice presso il nostro Governo di reperire delle risorse.
Credo, inoltre, pur con le difficoltà di bilancio, che sia necessario finanziare la legge regionale 30/2008. Dobbiamo assolutamente fare uno sforzo economico e finanziario per poter gradualmente destinare più risorse possibili per lo smaltimento.
Lo scorso anno - è già stato ricordato - c'è stato un bando per i Comuni finalizzato agli interventi di smaltimento. È stato fatto molto per quanto riguarda l'edilizia scolastica, ma credo che ci siano ancora molti edifici pubblici, tra cui anche ospedali e altre scuole, che ancora necessitano di bonifica. Penso che ci siano ancora molti edifici dismessi in particolare ex edifici industriali, agricoli e artigianali, che giacciono abbandonati, e rappresentano una fonte di pericolo. Credo quindi, che vada anche sviluppata una certa cultura nei cittadini per aumentare la loro sensibilità rispetto a questo problema, perché spesso si assiste a comportamenti non corretti.
Mi auguro che il piano regionale serva anche ad aumentare questa sensibilità. Ma accanto a questo ci vogliono assolutamente le risorse adeguate.



PRESIDENTE

Nel suo intervento, il Consigliere Ottria ha illustrato l'atto di indirizzo collegato, l'ordine del giorno n. 650 presentato dai Consiglieri Ottria, Accossato, Gallo, Rostagno, Grimaldi, Ravetti e Rossi, inerente a "Adozione del Piano regionale amianto per gli anni 2016/2020. Siano assicurate risorse nazionali e regionali adeguate per le attività di bonifica".
Ha chiesto la parola il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Questo tema, toccato già da molti colleghi, riscuote grande attenzione e interesse da parte nostra. È uno degli elementi più importanti perch riguarda la salute dei cittadini. Questo aspetto, ovviamente, ci deve indurre a riflettere: perché è bene impostare un piano che in qualche modo entri realmente in una delle criticità che negli ultimi decenni ha segnato la vita e la salute del popolo piemontese; d'altro canto, dobbiamo tutti insieme cercare di onorarla oltre che con un impegno chiaramente di carattere legislativo, anche con un impegno di carattere economico.
Come dicevano poc'anzi i colleghi Sozzani e Vignale, la necessità di lavorare su quello che è l'impegno economico, finalizzato a sostenere in modo tangibile questo provvedimento, riteniamo sia l'elemento più importante di questo percorso. L'anno scorso, alla fine, furono stanziati 1.500.000 euro, tra l'altro con un emendamento di 500.000 euro, portato avanti da noi e dal Movimento 5 Stelle. Ma a prescindere da questo aspetto emerge chiaramente la necessità di un segnale molto forte in questa direzione, unito a tutta una serie di altre azioni finalizzate a stimolare una serie di meccanismi, anche per quanto riguarda i privati, che si trovano ancora in situazioni irrisolte. Si deve quindi fare in modo di trovare delle soluzioni tangibili che consentano di abbassare pesantemente i costi di smaltimento. Perché, all'atto pratico, questo è il problema.
Prima vi sono stati forniti dei dati: si parla di oltre due milioni di metri cubi, ma le stime non sono mai perfette (probabilmente peccano sempre per difetto).
Se da una parte c'è un investimento importante, dall'altra ci sono una serie di azioni che, in qualche modo, aiutano e stimolano i privati.
Naturalmente, a questo punto, se si parte con un progetto su più anni probabilmente, si dà un segnale importante e, a questo punto, si onorano oltre al lavoro fatto, anche le vittime che, in qualche modo, purtroppo sono state colpite dai disastri di questo elemento.
Pertanto, credo veramente che, a fronte del percorso di questo provvedimento che oggi ci accingiamo ad approvare, ci sia, un attimo dopo tutta un'altra serie di provvedimenti che possa sostenere l'inizio di questo percorso, o quantomeno il proseguimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Intanto prendo la parola per ringraziare i colleghi, ovviamente gli Uffici, l'Assessorato, la Presidente della Commissione e i Presidenti delle Commissioni, per un lavoro intenso che prova a far emergere prima di tutto un dato di fondo.
Era il 27 marzo 1992 - lo ricordavano prima i colleghi - quando, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge n. 257, è stata sancita la cessazione definitiva dell'impiego dell'amianto in Italia. Quasi un quarto di secolo è trascorso dalla messa al bando di questa fibra killer, ma, di fatto, l'emergenza non è mai finita, anche perché i numeri dell'amianto sono ancora pazzeschi, probabilmente perché queste morti silenziose continuano a non essere drammatizzate come un grande fatto naturale, come uno tsunami o come un terremoto, anche se, come vedete, in Italia purtroppo, anche i terremoti si dimenticano con il tempo.
I dati sono incredibili, se andiamo a leggerli; li ricordavano alcuni colleghi, a partire dal Consigliere Ravetti.
In Italia, negli anni abbiamo prodotto quasi 3.000 applicazioni con l'uso di amianto e, oggi, abbiamo ancora 40 milioni di tonnellate di materiale contenente fibre cancerogene a cui corrispondono almeno - la stima è dell'Osservatorio Nazionale Amianto - 6.000 decessi l'anno.
Il problema è che alla messa al bando del 1992 non è mai seguito un vero impegno nazionale su questo tema. Lo dico sinceramente - anche firmando il documento del Consigliere Ottria e sottoscrivendo ogni parola dei Presidenti Accossato e Ravetti - credo che questo territorio si sia fatto già carico di tanto.
La resilienza di cui parlavano i nostri Consiglieri alessandrini, che è prima di tutto a Casale, la resilienza di una comunità che non vuole essere ricordata come la città dell'amianto, ma come quella città che ha combattuto fino in fondo l'amianto, però deve avere veri atti e veri impegni.
Credo che anche in sede di bilancio dovremo fare lo sforzo, come abbiamo provato a fare lo scorso anno. Ricordo l'impegno anche di altri Gruppi consiliari, a partire anche dal Movimento 5 Stelle, con il quale abbiamo ragionato di iniziare ad allocare delle poste importanti. Credo che questo piano superi gli emendamenti spot e arrivi ad esprimere l'impegno della Regione in tal senso. Però, credo occorra una grande vertenza nazionale.
Il caso Eternit ha scioccato tantissime persone e la solidarietà è stata nazionale su quella che è stata considerata anche una beffa e spesso una ferita non ricucita per l'intero Paese. Credo che in tal senso, quando si parla di Green New Deal e di riconversione ecologica dell'economia, si debba ricordare che la terra dei fuochi è sotto i nostri piedi, spesso anche nel nord industrializzato, ma anche sopra le nostre teste.
Richiamo un lavoro di Wired dello scorso anno e ringrazio anche i tanti amici blogger e giornalisti che hanno ricordato questo lavoro enorme, in cui, tra l'altro, si rinveniva una lacuna proprio piemontese, nel senso che nell'inchiesta "Il prezzo dell'amianto" all'inizio non erano pubblicati proprio i dati piemontesi. E' anche grazie all'interlocuzione con l'ARPA e in quest'aula che questa inchiesta in qualche modo ha mostrato tutto il quadro. E quel quadro ci ricordava, nei dati aggiornati dello scorso anno la presenza in regione ancora di poco più di 23 mila siti contaminati, ci diceva che 5.300 erano stati già bonificati mentre in altri 169 l'attività era in corso.
Quelle statistiche, se volete esaminarle, sono ancora attuali ovviamente, il lavoro in quel senso dell'ARPA, fatto dall'alto, non bastava e non basterà per lo screening che invece mettiamo in campo in questo piano. Di sicuro fa capire che non tutti gli Enti locali si sono comportati nello stesso modo, che alcuni hanno provato a dare il massimo, che altri sono ancora indietro, che la Regione li deve aiutare tutti; però, in qualche modo, noi chiediamo anche lì uno sforzo vero perché questo lavoro non può essere fatto solo centralmente da noi; devono essere anche gli enti locali e le istituzioni pubbliche e private a farlo.
Tra l'altro, lo dico perché la polemica è più volte emersa, ricordo che l'ARPA è un ente terzo in tal senso; è un ente che può controllare, che pu aiutare, che può siglare anche dei protocolli, ma è un ente terzo che in qualche modo deve essere in campo a descrivere quello screening e quello stato avanzamento lavori. Quindi, l'invito è di non richiamarlo come se fosse l'oggetto del desiderio per risolvere il problema dell'amianto. Il problema dell'amianto si risolve ognuno per le proprie responsabilità e per la propria assunzione di impegni, anche di tipo economico.
Per questo, dico soprattutto a tutte le istituzioni private e pubbliche che hanno ancora grandi problemi di amianto nei propri uffici e nei propri stabilimenti di iniziare a fare quello che è giusto, cioè di assumere in prima istanza l'impegno di risolvere questi problemi senza aspettare l'aiuto della Regione Piemonte, perché sono tantissime le grandi istituzioni, pubbliche e private, che da anni avrebbero dovuto fare questi investimenti a cui non hanno provveduto. Credo che per tutti quei lavoratori che operano lì dentro e per tutte quelle persone che transitano in quegli uffici sia giusto dire che, innanzitutto, sono loro a essere responsabili della vita e della sicurezza dei cittadini.
Con questo termino, sperando che non solo il nostro atto principale venga votato a grande maggioranza, ma anche, per esempio, la mozione di accompagnamento; spero che i parlamentari piemontesi della Camera e del Senato ci aiutino ad aggiungere delle risorse sul piano nazionale, perch senza di esse difficilmente potremo arrivare a dire che l'amianto sparirà dai nostri comuni.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Grimaldi.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Media Statale "Dante Alighieri" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli allievi della Scuola Media "Dante Alighieri" di Torino, ai quali auguro buona giornata e buona visita a Palazzo Lascaris.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 99, inerente a "Piano di protezione dell'ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'amianto (Piano regionale amianto) per gli anni 2016-2020"


(atto d'indirizzo collegato: ordine del giorno n. 650)



PRESIDENTE

Ritorniamo all'esame della proposta di deliberazione n. 99.
Vi sono tre emendamenti.
Emendamento rubricato n. 1) presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Campo, Frediani, Mighetti, Valetti: "Dopo il secondo capoverso dell'Obiettivo 2 - Pubblicazione e implementazione di informazioni e dati viene aggiunto il seguente capoverso: 'Per quanto riguarda i singoli casi di bonifica e rimozione dei manufatti contenenti amianto, il Comune provvede ad informare adeguatamente la popolazione attraverso gli strumenti a sua disposizione, come il sito internet, indicando in particolare il luogo in cui sta avvenendo la bonifica, la progressione delle operazioni ed i risultati dei monitoraggi ambientali.'".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Inizia la presentazione della nostra piccola quantità di emendamenti di merito. Ovviamente, non sono, come ha detto qualcuno, degli emendamenti spot, giacché non ne abbiamo bisogno; sono interventi puntuali su parti del testo che riteniamo ancora perfettibili.
L'emendamento n. 1) riguarda la pubblicazione e l'implementazione di informazioni e dati. E' un emendamento che abbiamo già presentato all'esame della Commissione, che però non ha trovato accoglimento da parte della Giunta.
Poiché lo riteniamo un elemento importante, lo abbiamo ripresentato in Aula. Viene aggiunto un capoverso dopo il secondo capoverso dell'Obiettivo 2, che recita: "Per quanto riguarda i singoli casi di bonifica e rimozione dei manufatti contenenti amianto, il Comune provveda ad informare adeguatamente la popolazione attraverso gli strumenti a sua disposizione come il sito internet, indicando in particolare il luogo in cui sta avvenendo la bonifica, la progressione delle operazioni e i risultati di monitoraggi ambientali".
A nostro avviso è molto importante, poiché, come è stato richiamato, si stimano intorno ai 50-70 milioni di metri quadri soltanto di copertura in cemento-amianto, la quantità dei manufatti ancora da smaltire e da rimuovere, quindi è importante che i cittadini siano informati sulla situazione insistente sul territorio nel quale vivono.
Ovviamente, per il cittadino, il primo riferimento è il Comune, quindi i Comuni, oltre alla mappatura (uno degli obblighi, delle prescrizioni inserite nel piano), dovrebbero anche correttamente informare i cittadini sui loro strumenti, quindi in primis il sito internet. Un po' come succede anche per gli altri tipi di bonifica, come le bonifiche ambientali, per le quali c'è un sito della Regione Piemonte, del quale abbiamo già parlato che dovrebbe indicare gli interventi di bonifica in modo dettaglio anche se poi non è così.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Emendamento rubricato n. 2) presentato dai Consiglieri Andrissi, Bertola Bono, Mighetti: Il punto 3, delle soluzioni suggerite viene così modificato: "Promuovere l'impiego di siti idonei per lo smaltimento e il recupero dei rifiuti contenenti amianto, al fine di autorizzare impianti adeguati in sotterraneo o miniere dismesse;" Emendamento rubricato n. 3) presentato dai Consiglieri Andrissi, Bertola Campo, Frediani, Mighetti, Valetti: Dopo il punto 4, delle soluzioni suggerite vengono inseriti i seguenti punti: "5. destinare contributi ai comuni nei quali gli interventi di smaltimento dell'amianto sono effettuati con metodi alternativi allo smaltimento in discarica di superficie, al fine di incentivare la realizzazione di impianti innovativi 6. destinare contributi ai privati che provvedono a rimuovere e smaltire manufatti contenenti amianto (MCA) attraverso le imprese esecutrici appositamente abilitate iscritte all'Albo nazionale Gestori Ambientali." La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento n. 2) abbiamo voluto riscrivere il punto 3) di pagina 28, che nel piano amianto recita: "Autorizzazione di impianti in sotterraneo e utilizzo di cave e miniere dismesse". Invece noi proponiamo perché a noi pare una riscrittura più idonea, con il nostro emendamento di trasformarlo in tal modo: "Promuovere l'impiego di siti idonei per lo smaltimento e il recupero dei rifiuti contenenti amianto, al fine di autorizzare impianti adeguati in sotterraneo o miniere dismesse".
Si tratta di una riscrittura, anche se il senso è uguale; crediamo che il nostro sia più dettagliato e più completo.
L'emendamento 3) lo abbiamo ripresentato anche in Aula, perché in realtà questi due impegni sono stati già approvati dal Consiglio all'unanimità in un atto di indirizzo presentato da me. Per questo motivo lo abbiamo ripresentato.
Avendo il Consiglio regionale già approvato questi impegni, abbiamo ritenuto una contraddizione il non avere accettato questi due emendamenti che credo vadano sempre nella direzione di individuare i metodi alternativi a minor costo e di impegnare comunque anche le Amministrazioni incentivandole a procedere ad una bonifica ambientale dall'amianto.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola all'Assessore Valmaggia per il parere della Giunta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Intervengo rapidamente sulle proposte emendative, che peraltro abbiamo già discusso in Commissione, dove sono stati presentati altri emendamenti e si è arrivati ad un voto unanime, di tutta la Commissione, su questa deliberazione.
Relativamente agli emendamenti riproposti oggi, il primo è una sottolineatura della necessità di informare, soprattutto durante la fase della bonifica. Non c'azzecca tanto l'essere inserito nel capitolo della mappatura dell'amianto di origine naturale-antropica. Inoltre l'informazione sull'operatività della bonifica viene fatte nel piano di lavoro. Ogni intervento di bonifica deve prevedere un piano di lavoro e deve essere fatto da ditte autorizzate, inserite nell'Albo nazionale dei gestori ambientali e nel quadro del piano di lavoro c'è anche la parte informativa. Comunque, va bene se si vuole sottolineare l'aspetto di trasparenza, di informazione e il fatto che il Comune debba informare i cittadini, anche attraverso il sito internet.
Sul secondo emendamento, tuttavia, vorrei che fosse però esplicitato anche il sostantivo "cave". Mi spiego: la proposta della Giunta era: "Autorizzazione di impianti in sotterraneo e utilizzo di cave e miniere dismesse". La cava è una cosa e la miniera dismessa è un'altra.
La vostra proposta è: "Promuovere l'impiego di siti idonei al fine di autorizzare impianti adeguati in sotterraneo". "In sotterraneo" è una modalità. La modalità avviene attraverso l'uso dei siti presenti, che sono le cave e le miniere dismesse. Comunque, se si vuole esplicitare in modo un po' più articolato, secondo quanto propone, va bene anche l'emendamento però, dove si parla di miniere dismesse, vorrei che fosse integrato anche con il termine "cave", quindi "cave e miniere dismesse".
Il terzo emendamento è quello che riguarda il tema dei contributi.
A me pare, è già richiamato in modo puntuale all'interno dell'ordine del giorno che è stato proposto in accompagnamento a questa deliberazione quindi sarei più orientato a dire che è già scritto lì: è scritto nella legge n. 30 del 2008 e ci sembra una ridondanza. Inoltre, è già stato attuato perché, nel 2015, per quanto riguarda la legge 30, sono stati stanziati un milione e 100 mila euro. A bilancio c'erano 600 mila euro (correggo in parte quello che diceva il Consigliere Vignale nel suo intervento), poi integrati con emendamenti in Aula di 500 mila euro e abbiamo investito un milione e 100 mila. Mi pare che sia quanto dica la legge, sia quanto dica il piano amianto, ma ritengo cha l'ordine del giorno collegato sia già sufficiente per raccogliere i contenuti di questo terzo emendamento.
Quindi, sarei orientato ad accogliere il primo emendamento e ad accogliere il secondo emendamento (con quella precisazione), ma non ad accogliere il terzo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.
La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Poiché c'è stato un dibattito piuttosto articolato sia da parte della minoranza che della maggioranza, non abbiamo sentito se c'era una replica o qualche risposta da parte della Giunta.



PRESIDENTE

La Giunta ha ritenuto di rispondere soltanto sugli emendamenti.
Assessore Valmaggia, per quanto riguarda gli emendamenti, se ho capito bene, il primo, sì; il secondo, così come modificato e il terzo, no.
Giusto? Procediamo con la votazione degli emendamenti.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1), sul quale l'Assessore Valmaggia, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2), sul quale l'Assessore Valmaggia, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3), sul quale l'Assessore Valmaggia, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 650, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Prima di passare alla votazione sulla proposta di deliberazione, ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Volevamo dare la nostra adesione in termini positivi, quindi voteremo a favore di questo provvedimento e annunciamo già che staremo anche attenti in sede di bilancio, se nell'ambito di questo provvedimento ci sarà ciò che abbiamo votato nell'emendamento poc'anzi descritto, e cioè il fatto che ci siano le risorse idonee per l'applicazione del piano stesso.
In seguito al parere favorevole, svolgeremo un'azione di monitoraggio anzi probabilmente, essendoci già studiati il bilancio, proporremo anche un emendamento alla Giunta per andare a individuare le risorse, a partire dall'anno 2016, per i cinque milioni che evidentemente sono necessari, come pure nell'anno 2017 e 2018. E con questo vorremo verificare se dalle parole, che sono non ci sono state da parte della Giunta, ma che ci sono state da parte dei Consiglieri, seguiranno poi dei fatti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 99, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Nomine

Comunicazioni della Giunta regionale relativamente a "Fondazione 20 Marzo"


PRESIDENTE

Secondo l'intesa dei Capigruppo, la Giunta regionale oggi deve dare comunicazione sulla Fondazione 20 Marzo.
Prego, Vicepresidente Reschigna, prenda pure la parola.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Intervengo molto velocemente, anche perché gran parte delle questioni sono già state oggetto di una mia risposta ad un atto di sindacato ispettivo formulato dal Gruppo consiliare del Partito Democratico, per cui per quelle parti rimando alla risposta che ho dato poche settimane fa in Consiglio regionale.
Vorrei solo puntualizzare pochissimi altri aspetti relativamente alle situazioni e alle iniziative che la Giunta regionale ha assunto dopo quell'atto di sindacato ispettivo.
Il primo elemento è che al Presidente della Fondazione 20 Marzo abbiamo posto l'esigenza che tutte le vicende legate alle prestazioni professionali rese rientrassero all'interno di ambiti decisionali del Consiglio di amministrazione, e quando faccio questo tipo di riferimento mi riferisco in modo particolare al fatto che il Presidente del Consiglio di amministrazione, prima dell'Assemblea dei soci fondatori che ha provveduto a nominare un nuovo Consiglio di amministrazione, aveva approvato quell'atto deliberativo che non era mai stato attuato durante il mandato del precedente Consiglio di amministrazione e che è stato attuato dopo che c'è stato il rinnovo del Consiglio di amministrazione.
Conseguentemente, credo che sia indispensabile e necessario - questa è l'esigenza che ho posto al Presidente del Consiglio di amministrazione che il nuovo Consiglio di amministrazione affronti la materia e affronti la questione, e che il nuovo Consiglio di amministrazione decida innanzitutto se confermare o meno l'atto deliberativo assunto dal precedente Consiglio di amministrazione.
Questo lo richiederebbe una norma di comportamento che dovrebbe presiedere al governo di qualunque società. Se un atto deliberativo viene assunto da un Consiglio di amministrazione che poi scade per scadenza del proprio mandato e dei propri termini, non può essere fatto valere in termini successivi senza che vi sia un atto deliberativo di valutazione o di conferma da parte del Consiglio di amministrazione.
Così come ho posto la questione relativamente in attesa di tutto ci atteso che delle due fatture una era stata pagata e questa deve rientrare all'interno delle iniziative che il Collegio dei Revisori ha assunto, ho posto la questione che non si provveda a nessun pagamento relativamente alla seconda fattura che è stata presentata, ma che non è stata oggetto di nessun tipo di pagamento da parte della Fondazione 20 Marzo.
Ho chiesto di essere costantemente informato rispetto alle valutazioni del Collegio dei Revisori e alle iniziative del Consiglio di amministrazione su tale materia.
Da ultimo, anche sulla base di sollecitazioni che mi sono arrivate da parte di Consiglieri regionali, ho chiesto che venga data evasione alla richiesta di accesso agli atti che è stata presentata (due richieste di accesso agli atti) in due momenti separati da rappresentanti del Consiglio regionale.
Ho infine rappresentato, e intendo farlo anche visto che dal 1° marzo la Presidenza a turno dell'Assemblea dei soci fondatori spetta alla Regione Piemonte, e proprio questa mattina ne ho avuto comunicazione formale, in sede di Assemblea dei soci fondatori della Fondazione 20 Marzo, l'esigenza sostanzialmente che venga data piena attuazione, per quanto riguarda la Regione, degli atti di indirizzo che il Consiglio regionale ha assunto nel corso dei mesi e che prevedono sostanzialmente che, nell'attività della Fondazione 20 Marzo, non si proceda alla corresponsione di emolumenti sotto qualsiasi titolo.
Semmai, se necessità e possibilità lo determinano, con previa nuova informazione al Consiglio regionale, perché vorrei anche che fosse chiaro che personalmente non difendo una logica per cui le persone debbano lavorare senza essere almeno rimborsate della loro attività, perché questo porta anche a scorciatoie, come quelle che sono state assunte all'interno della Fondazione 20 Marzo. Quindi, preferisco comportamenti chiari, netti e trasparenti piuttosto che scorciatoie. Se c'è la necessità e la possibilità, sotto il profilo delle norme statutarie, di riconoscere dei compensi agli amministratori, piuttosto si affronti questo tema in termini molto chiari, palesi ed evidenti, ma senza alcun tipo di scorciatoia.
Questo è quanto dovevo al Consiglio regionale rispetto alle iniziative che la Giunta ha assunto a seguito di quell'atto di sindacato ispettivo che è stato presentato poche settimane fa in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Volevo solo capire, visto che in sede di Conferenza dei Capigruppo avevamo posto una richiesta di comunicazione relativamente al tema di Borgo D'Ale - che, in realtà, avevamo già posto la settimana scorsa e su cui ci era stato detto che sarebbe stata data una risposta successivamente - se verranno fatte nel merito o meno le comunicazioni.



PRESIDENTE

L'Assessore sta acquisendo ancora del materiale, quindi la prossima seduta renderà la comunicazione.


Argomento: Pari opportunità

Proseguimento esame disegno di legge n. 141, inerente a "Norme di attuazione del divieto di ogni forma di discriminazione e della parità di trattamento nelle materie di competenza regionale"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 141, inerente a "Norme di attuazione del divieto di ogni forma di discriminazione e della parità di trattamento nelle materie di competenza regionale", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana del 23 febbraio è iniziato l'esame del provvedimento e sono state svolte le relazioni di maggioranza e di minoranza. Terminata la discussione generale, è stato votato l'articolo 1.
Nella seduta pomeridiana sono stati votati gli articoli dal 2 al 10.
ARTICOLO 11 Emendamento rubricato n. 39) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Marrone, Porchietto, Ruffino, Sozzani: Al comma 1 dell'art. 11 del disegno di legge n. 141, le parole: "e sostiene, anche finanziariamente, le iniziative promosse dai soggetti di cui all'articolo 1, comma 2." sono soppresse.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 39) interviene sull'articolo 11 del disegno di legge n. 141 e cerca di dare sostanza ad un tema che avevamo già posto, cioè quello di evitare - perché questo può avvenire - che in norma fossero indicati non soltanto i principi che la norma voleva attuare (le azioni positive e quant'altro), ma anche - e un emendamento in tal senso non è passato - evitare che fossero espressamente previste in legge delle campagne di informazione. Come avevamo detto, infatti, il rischio è che com'è avvenuto in passato, si spendano più risorse in attività di informazione che certamente è istituzionale, ma in alcuni casi è poco utile rispetto alle azioni concrete.
Il secondo tema che pone l'emendamento è che si eviti di indicare espressamente in legge che ci sono dei beneficiari, che sono i soggetti indicati all'articolo 1 comma 2, cioè le associazioni che, in qualche modo si sono occupate di lotta alle discriminazioni. In realtà, le associazioni sono solo alcune e non tutte; infatti, come ricordavamo nella seduta di martedì scorso, mentre all'articolo 1, comma 2, sono previsti tutta una serie di soggetti verso i quali non devono avvenire discriminazioni, non avviene la stessa cosa per le associazioni, cioè vi è solo una parte delle associazioni che tutelano le persone eventualmente discriminate. Quindi crediamo che le parole che prevedono di sostenere anche finanziariamente le iniziative promosse dai soggetti, di cui al comma 1 dell'articolo 2 vadano soppresse.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 40) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Marrone, Porchietto, Ruffino, Sozzani: Il comma 2 dell'articolo 11 del disegno di legge n. 141 è soppresso.
Emendamento rubricato n. 41) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Marrone, Porchietto, Ruffino, Sozzani: Il comma 3 dell'articolo 11 del disegno di legge n. 141 è soppresso.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'articolo 11 riguarda le azioni positive, cioè le iniziative che la Regione intende fare, è bene ricordarlo, con le risorse previste dalla norma; quindi, se non ricordo male, i 500 mila euro previsti nella norma finanziaria (150 mila euro per l'articolo 11 e 100 mila euro per il fondo di tutela).
Quindi, la Regione Piemonte con 150 mila euro deve fare ciò che è previsto all'articolo 11, ovviamente anche con altre risorse, ossia "sostenere finanziariamente le iniziative promosse dai soggetti di cui all'articolo 1, comma 2". E successivamente al comma 2 si dice "nell'ambito delle proprie competenze in materia di diritto alla casa" - e le competenze sono quasi esclusive in merito al diritto alla casa - "promuove soluzioni per favorire il diritto all'abitazione delle persone che sono discriminate o esposte al rischio di discriminazione ed esclusione sociale, a causa delle motivazioni descritte all'articolo 2, comma 1, lettera a), ed opera per prevenire e contrastare la segregazione abitativa e l'emarginazione sociale".
Una di queste categorie, ai sensi di quelle individuate all'articolo 2 comma 1, è certamente quella dei cittadini disabili, perché i cittadini disabili sono quelli che oggi nel panorama dell'accesso all'abitazione, in particolare modo all'accesso alle abitazioni pubbliche, sono coloro i quali hanno i principali problemi nell'accesso. Infatti, un numero consistente di siti del patrimonio di edilizia sociale ha al proprio interno delle barriere architettoniche, quindi non ha i bagni a norma e quant'altro, ma soprattutto moltissime abitazioni non possiedono ascensori o non hanno ascensori adeguati per i cittadini diversamente abili.
Noi abbiamo un po' timore che il comma 2 dell'articolo 11, relativo alle azioni positive, non si riferisca esattamente solo a questo; ma anche qualora si riferisse a tutti i soggetti di cui all'articolo 2 - come all'articolo 1, comma 2 - con 150.000 euro faremmo delle iniziative "strepitose". E anche se utilizzassimo le risorse previste nel bilancio sull'Assessorato all'edilizia, ci renderemmo conto che il tema relativo alle azioni positive, più di altri, risulta comportare un po' il rischio della discussione che abbiamo fatto precedentemente sul piano amianto: rischia cioè di essere un'enunciazione che non si trasforma in atti concreti.
Se il Presidente me lo consente, continuo, visto che la proposta successiva riguarda sempre le azioni positive.
L'emendamento 41) prevede la soppressione del comma 3, che comporta che la Regione, in raccordo con altri soggetti pubblici e privati che operano nel settore della formazione professionale e delle politiche del lavoro promuova e sostenga anche finanziariamente - non vedo altri modi - percorsi di formazione, riqualificazione, accrescimento della cultura professionale e - badate bene! - inserimento lavorativo delle persone che sono discriminate o esposte a rischio di discriminazione, esclusione sociale, a causa delle motivazioni descritte dall'articolo 2, comma1, lettera a).
Vorrei sapere quante iniziative l'Assessora Cerutti, promotrice della norma, ha fatto per verificare l'applicazione della legge 69 di accesso al lavoro per i cittadini disabili, nel corso di quasi due anni di assessorato. Ci sono infatti una serie di aspetti del comma 3, che sarebbero totalmente condivisibili. Ognuno prenda la categoria discriminata che crede, ma le valutazioni da fare sono di due tipi: la prima è che io non credo, oggettivamente, che la Regione oggi discrimini nessuno nell'accesso ai corsi di formazione o di riqualificazione e accrescimento della cultura professionale; ho qualche dubbio in più sulla capacità dell'inserimento lavorativo delle persone che sono discriminate; ma non perché non facciamo il nostro lavoro, ma perché è estremamente difficoltoso, in un momento come questo, trovare un'attività lavorativa ed e ancor più difficoltoso trovarla pensando a soggetti discriminati.
La polemica - vedete - sarebbe proprio semplicissima, in relazione a quello che la legge dice: è sufficiente leggere il comma 3 dell'articolo 1 cioè che la legge è basata su un principio di tutela trasversale riguardante la sessualità, per dire - ma è quello che la legge, in realtà vuole dire - che ci sono più salvaguardie per i soggetti tutelati dall'articolo 1, comma 3 (cioè quelli la cui sessualità può essere oggetto di discriminazione), rispetto a quelli che dovrebbero essere sacrosanti principi di inserimento previsti dalla legge nazionale. Questo, infatti, è il tema.
Di nuovo, rammento che proprio i disabili sono uno dei soggetti che noi abbiamo indicato; ma mica l'unico, perché potremmo dire che anche l'aspetto legato all'età o quello legato alla nazionalità, che sono diventati una parte della legge, riguardano soggetti che sono certamente discriminati rispetto ad altre realtà.
Sono le 13, quindi mi fermo qui.



PRESIDENTE

Con questo ultimo intervento, quindi, chiudiamo i lavori del Consiglio tra cinque minuti iniziamo la trattazione dei question time.
Prego i colleghi di voler firmare per la conclusione della sessione odierna.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.03)



MOTTA ANGELA



(I lavori riprendono alle ore 13.07 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Interrogazione a risposta immediata n. 933 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Pagamento dell'IRAP da parte delle grandi aziende piemontesi"


PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 933, presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come sapete, da mesi ci occupiamo di questa vicenda. Sapete che la gestione dell'IRAP è regolata ormai in base ad una DGR, quella del 20 giugno 2014; e tra l'altro abbiamo già abbiamo affrontato in Aula il tema della convenzione tra la Regione Piemonte e l'Agenzia delle Entrate per la gestione, appunto, dell'imposta regionale sulle attività produttive.
Come vi è noto, negli scorsi mesi abbiamo fatto una proposta complessiva di rimodulazione dell'IRAP, soprattutto a partire dalle assicurazioni, dalle banche, dai trafori e dal gioco d'azzardo.
In data 21 dicembre dello scorso anno come Gruppo abbiamo invece inviato all'Assessore al bilancio una richiesta di accesso agli atti domandando, ai sensi dell'articolo 19, di ricevere copia dei dati relativi al pagamento dell'IRAP da parte delle aziende piemontesi con numero di dipendenti superiore a 249 e fatturato annuo superiore a 50 milioni. Come abbiamo dedotto dai dati pervenuti da qualche settimana, l'andamento dell'IRAP non è costante. Per intenderci, cioè, dal 2008 ad oggi c'è stata una flessione di più di 500 milioni di euro l'anno: nel 2008 stavamo parlando di entrate per due miliardi e mezzo e oggi ci avviciniamo alla soglia dei due miliardi; dipende - e i dati sono anche diversi - se si considerano tutti gli attori, comprese le Aziende pubbliche e i Comuni perché in quel caso l'Agenzia delle Entrate certifica un gettito di un miliardo e mezzo più 600 milioni di euro.
Dicevo che, dai dati che abbiamo ricevuto, risulta che le grandi aziende piemontesi contribuiscono per meno del 5% di tutte le entrate:secondo l'elenco che ci è stato dato, ci aggiriamo più o meno sui 100-110 milioni di euro. Dobbiamo anche constatare che solo un terzo di queste imprese negli ultimi cinque anni ha avuto un segno "più" e che qualora togliessimo dai due miliardi e mezzo delle entrate, dal 2008 al 2010, ai due miliardi di oggi, più o meno un 14% fisiologico delle imprese che sono sparite, più il calo di produzione, ancora oggi questo dato sarebbe comunque sovrastimato rispetto ad altre regioni italiane.
E' possibile che il Piemonte abbia patito maggiormente la crisi? Assolutamente. E' possibile che al 14% delle imprese si sia aggiunto un calo di produzione a partire dalle grandi imprese? E' possibile. Purtroppo non potremo spiegare tutti i numeri delle 30 aziende, perché ci risulta (abbiamo verificato, ovviamente, con gli Uffici) che non è possibile divulgare in pubblico questo accesso agli atti.
Una cosa, però, possiamo dirla: da questi dati si apprende che, a partire dal 2011, due delle più grandi aziende piemontesi e fra i maggiori contribuenti, fino al 2011, hanno versato un'aliquota IRAP equivalente a zero, dichiarando un valore della produzione negativo. Inoltre, si evince che, negli ultimi due anni, un'altra grande azienda piemontese ha dichiarato un valore di produzione negativo - quindi versando zero - anche se, nell'ultimo anno il suo fatturato ha continuato a crescere quasi del 30%.
Pertanto, se vogliamo fornire un dato generale, possiamo dire che se queste tre imprese continuassero a versare come hanno fatto fino a qualche anno fa, la Regione avrebbe più o meno 250 milioni di euro in più. Ma lasciamo perdere questi calcoli, perché - come sapete - ogni impresa ha le sue storie; l'IRAP, tra l'altro, è una legge nazionale.



(La Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



GRIMALDI Marco

Lo so: è molto complesso e proverò a terminare in un secondo.
Pertanto, è possibile scaricare i costi dei servizi, ovviamente anche i costi dei lavoratori "da poco", delle materie prime, ecc. Ma quello che chiedo alla Regione è se fosse a conoscenza di questo dato, se possiamo verificare questa anomalia, che ci porta ad avere dei dati un po' dissimili dalla Lombardia, ma soprattutto dall'Emilia Romagna, dalla Toscana e dal Veneto - con l'Agenzia delle Entrate, perché so benissimo - come ho detto in premessa - che il compito è innanzitutto dell'Agenzia delle Entrate.
Chiedo se è possibile verificare, anche a livello nazionale, come possa avvenire che alcune grandi imprese piemontesi paghino meno del barbiere mio e di Chiamparino, che paghino meno dell'edicola situata davanti alla Porta 7 di Mirafiori, o del ristorante preferito da Farinetti.
Me lo chiedo: è possibile? E' una domanda legittima. E' per la normativa nazionale, o c'è qualcosa che non funziona, per cui il 30 dell'imponibile alla fine paga solo il 5% di tutta l'IRAP? Il punto non è tanto aumentare le tasse, come vedo già scritto sui giornali. Non stiamo chiedendo questo, ma che le paghino tutti, sì.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio

Il question time pone una domanda: "Per sapere se fosse a conoscenza di questi dati e se ritenga possibile che alcune fra le maggiori aziende piemontesi non contribuiscano, da alcuni anni, alle finanze regionali, per quanto le loro attività produttive generino utili".
Io non conosco la situazione delle singole aziende e nemmeno credo sia utile che la conosca, perché la conoscenza della situazione delle singole aziende può determinare unicamente un atteggiamento o un comportamento di tipo comunicativo un po' scandalistico.
Inoltre, voglio ricordare che la capacità dell'Amministrazione regionale di valutare la correttezza dei dati esposti nella dichiarazione IRAP e IRES che presentano i soggetti è inesistente, tanto che l'Amministrazione regionale stessa ha, da anni, aperto una convenzione con l'Ufficio delle Entrate (la Direzione regionale Piemonte - Ufficio delle Entrate) tesa al recupero dell'evasione in materia di IRAP. Convenzione che solo nello scorso anno ha portato un recupero di circa 53 milioni di euro a riprova e conferma del fatto che il tema del recupero dell'evasione e dell'elusione fiscale in materia di imposta regionale sulle attività produttive è un obiettivo che quest'Amministrazione regionale si è posto sta ponendosi e sta sviluppando ogni giorno, in modo costante.
Che, poi, ci siano singole aziende che hanno una dichiarazione IRAP negativa per cui risultano in credito d'imposta, questo può avvenire, senza dover determinare necessariamente che quelle aziende siano evasori, perch il meccanismo di applicazione di un'imposta è stabilito non dalla Regione ma da norme fiscali nazionali, che prevedono di apportare, al risultato finale, in materia di IRAP, variazioni in diminuzione e variazioni in incremento. Se un'azienda ha compiuto investimenti nel corso dell'anno quegli investimenti rappresentano e comportano variazioni in diminuzione rispetto all'imponibile.
Dico questo, perché vorrei evitare di affrontare un tema importante come quello dell'IRAP, immaginando unicamente che la rappresentazione di un'azienda o di due aziende rappresenti un mondo che è completamente diverso.
Consigliere Grimaldi, può sentirsi legittimamente scandalizzato del fatto che una grande azienda sia in credito d'imposta d'IRAP rispetto a una piccolissima attività, ma se questo è all'interno del pieno rispetto delle normative fiscali, non può essere utilizzato come elemento che tende a raffigurare una sacca di evasione rappresentata dalla grande azienda e una non sacca di evasione rappresentata, invece, dal piccolo contribuente.
Questo, se vogliamo affrontare un tema così delicato ed importante in modo serio, e non limitandoci alla crosta dell'informazione e della notizia.
Il tema che preoccupa l'Amministrazione regionale - e il sottoscritto in modo particolare - non è tanto, quindi, la singola dichiarazione, che rientra, come ogni altra dichiarazione, all'interno di una fase di controllo che gli Uffici finanziari (la Direzione regionale - Ufficio delle Entrate) operano, portando anche significativi risultati in termini di lotta all'evasione e all'elusione in materia di IRAP (il dato del 2015 è un dato sintomatico).
Il tema che preoccupa l'Amministrazione regionale non è tanto la diminuzione di gettito IRAP nel corso degli anni, perché a questo si accompagnano l'andamento dell'economia e probabilmente anche i positivi provvedimenti sul piano nazionale che sono intervenuti negli ultimi due anni. In modo particolare uno: quello che non considera più variazione in aumento il costo del personale, quindi il risultato di esercizio di un'azienda non è incrementato dal costo del personale al fine di determinare una base di imponibile molto maggiore al risultato di esercizio di un'azienda, rispetto a quello ai fini IRES.
Quello che preoccupa l'Amministrazione regionale in questo momento, ed è oggetto di un'analisi molto attenta, è che il Piemonte ha un gettito IRAP inferiore ad altre regioni italiane. Questo tema non è unicamente riconducibile a una questione evasione/elusione che in Piemonte c'è o magari in altre regioni italiane non c'è; questo tema è riconducibile, dal mio punto di vista, ed è questa l'analisi che stiamo facendo, e che troverà spazio in una proposta complessiva che l'amministrazione presenterà in sede di assestamento di bilancio in materia di revisione dell'IRAP, dovuta al fatto che ci sono codici ATECO delle singole aziende che sono diversi e che hanno aliquote dell'IRAP diverse rispetto ad altre Regioni italiane.
Se questo è il tema, questa Amministrazione regionale lo sta affrontando.
Nei prossimi giorni mi incontrerò ancora con la Direttrice regionale dell'Agenzia delle Entrate, con cui ci siano incontrati ripetutamente, per i risultati ci sono, in termini di introiti per la Regione. Il tema va affrontato in termini di revisione complessiva della base imponibile, e sono le aliquote dell'IRAP all'interno della nostra Regione.
Se posso dare un messaggio, non è più tempo di intervenire a spot prevedendo incremento per questo e decremento per quest'altro. Facciamo pagare un po' di più le banche e le assicurazioni e poi, in Piemonte, le banche e le assicurazioni stanno trasferendo tutte le sedi in altre Regioni d'Italia. Facciamo pagare di più questo e di meno quello, perché questo approccio un po' schizofrenico, relativamente ad un tema così delicato probabilmente ci ha portato ad una situazione, oggi, di non similitudine e di non comparazione con altre Regioni d'Italia.
L'obiettivo per noi - per me - è che in sede di assestamento di bilancio, partendo da un'analisi molto attenta che stiamo facendo da alcuni mesi e che oggi troverà, in termini di rappresentazione nei confronti con altre Regioni, una chiara espressione, in termini di dati, noi non vogliamo più affrontare, e non intendiamo affrontare il tema dell'IRAP, a livello di spot sulla singola categoria, ma in termini di rivisitazione complessiva delle aliquote e delle basi imponibili.
Lo faremo e lo stiamo facendo con una proposta che ci impegniamo a presentare al Consiglio regionale, e certamente in primis alla maggioranza in sede di assestamento del bilancio per l'anno 2016.
In questo modo usciamo - se posso dire - da una dimensione spot e cerchiamo invece di affrontare un tema importante, delicato ed indispensabile, da affrontare seriamente, accompagnando il nostro impegno e quello dell'Agenzia Regionale delle Entrate, sulla lotta ad evasione ed elusione, ad un lavoro organico che cerchi anche di mettere a confronto le aliquote per le singole categorie in Piemonte e in quelle delle altre Regioni d'Italia.


Argomento: Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 928 presentata dalla Consigliera Chiapello, inerente a "Pagamento premio PAC 2015"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'interrogazione a risposta immediata n. 928 presentata dalla Consigliera Chiapello, che ha la parola per l'illustrazione.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Relativamente alle domande PAC per il 2015, è stato pagato un acconto a novembre solo per alcune aziende. Ci sono 9.000 aziende di piccoli agricoltori che non hanno ricevuto nulla, o anche i terreni a pascolo.
La situazione dei pagamenti è quindi molto arretrata ed il settore è in notevole difficoltà economica.
Volevo sapere quali saranno i tempi di pagamento e di trasferimento dei fondi alle aziende agricole.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Ferrero; prego.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente, e grazie, Consigliera Chiapello.
La PAC, come voi sapete, viene pagata in base alla riforma, quindi sono in corso le attribuzioni dei titoli da parte del livello nazionale.
Sappiamo che entro novembre sono stati dati gli anticipi ad alcune aziende.
Sono esclusi da questi anticipi, così come prevede la normativa nazionale le aziende estratte a controllo, quindi che sono sottocontrollo, le aziende per cui non è stato possibile calcolare il titolo PAC perché avevamo delle problematiche (a volte rettifiche di superficie o cose del genere), le aziende aderenti a regimi dei piccoli agricoltori, cioè coloro che percepiscono meno di 1.250 euro come premio.
La normativa non ha previsto di dare l'anticipo, perché l'entità della cifra finirebbe per essere più un costo burocratico che non quello dell'effettivo beneficio.
Un'altra categoria di aziende non oggetto di anticipo della PAC sono quelle che hanno i pascoli, poiché si doveva attendere la definizione del carico di UBA (Unità Bovini Adulti).
Queste sono le categorie per cui non è stato possibile dare l'anticipo.
All'interno lei troverà uno specchietto che illustra la situazione delle aziende che hanno avuto l'anticipo e la quantità dell'anticipo erogato.
Per rispondere alla domanda, dovremmo avere chiusa l'attribuzione dei titoli entro fine marzo o i primi di aprile.
Presumibilmente, quindi, pensiamo di pagare i saldi (e per coloro che non hanno avuto l'anticipo il saldo è tutto il premio) a partire dal mese di aprile.
Questo è quanto.
Grazie.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione a risposta immediata n. 929 presentata dal Consigliere Ottria, inerente a "Attuazione del piano di tutela delle acque e utilizzo del principio di precauzione per le zone di ricarica profonda"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'interrogazione a risposta immediata n. 929 presentata dal Consigliere Ottria, che ha la parola per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Cercherò, in tre minuti, di riassumere quello che è anche un mio stato d'animo.
Parto da una mozione che avevo presentato il 31 marzo 2015, relativa all'attuazione del PTA, che è lo strumento che regola la gestione delle acque del Piemonte.
Questo PTA è del 2007. Dal 2007 non sono ancora state emanate le norme attuative.
In questa mozione chiedevo che venisse attuato il PTA e fatti maggiori approfondimenti in merito alle falde profonde. In particolare, chiedevo che venisse fatto un approfondimento rispetto ad una falda che esiste nella provincia di Alessandria, precisamente tra il Comune di Sezzadio e il Comune di Predosa, in quanto su questa falda esiste, dal 2011, un progetto per realizzare una discarica per rifiuti cosiddetti "non pericolosi", che non significa che non siano altrettanto pericolosi per il deposito.
Parliamo di un milione e 700 mila metri cubi di materiale.
In seguito all'approvazione all'unanimità di questa mozione, la Giunta ha emanato una circolare, mi pare nel mese di agosto, in cui chiedeva agli ATO provinciali di realizzare quegli approfondimenti che io chiedevo nella mozione, in particolare approfondimenti sulle falde sulle quali esistono dei progetti che potrebbero essere invasivi e pericolosi per la falda sottostante.
In questa vicenda, partita nel 2011 è stata oggetto di molte Conferenze di Servizi dove si sono espressi molti pareri, nessuno dei quali inequivocabili.
Nel 2013, la Regione Piemonte aveva espresso un parere in cui diceva che, in assenza di disposizioni attuative, di cui al comma 6 dell'articolo 24 delle norme del PTA, per il principio di precauzione, il sito prescelto non risulta pienamente idoneo, per ubicazione e caratteristiche, ad ospitare un impianto di discarica.
Questo parere non è poi stato sufficiente per il prosieguo della pratica, in quanto, in un primo tempo, il parere della Provincia era stato di diniego, non sugli aspetti ambientali ma solo su aspetti relativi all'inquadramento urbanistico, ma poi, in seguito ad un ricordo al TAR da parte del proponente, il TAR ha rigettato il parere della Provincia e l'ha accolto.
Attualmente vi è un ricorso dei Comuni. Ricordo che lì c'è l'ostilità rispetto a questo progetto, di 23 Comuni.
Il Consiglio di Stato non si è ancora espresso sul ricorso. Nel frattempo, la Provincia ha autorizzato nei giorni scorsi la realizzazione della discarica.
Ebbene, credo che questo sia un aspetto di non buona politica. A mio avviso, la politica dovrebbe servire a determinare le scelte che vengono adottate sul territorio, sempre a tutela della salute dei cittadini e del bene pubblico. Ma questo principio di precauzione non andrebbe solo evocato, perché andrebbe realizzato e attuato attraverso una seria programmazione territoriale. E credo che questo compito spetti alla politica e a tutti noi, quindi anche alla Regione Piemonte, che deve emanare al più presto delle norme attuative per consentire anche alla Provincia di esprimere pareri più puntuali.
Scusate se ho sforato coi tempi, ma è difficile rimane nei tre minuti su questo argomento. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente. Entro subito nel merito.
Il Piano di Tutela delle Acque ha individuato, a grande denominatore di scala - 1:500.000 - le potenziali aree di ricarica degli acquiferi profondi corrispondenti alla fascia di pianura aventi le seguenti caratteristiche: area pedemontana altimetricamente più rilevata e con maggior pendenza della superficie topografica zone delle conoidi fluvio-glaciali più prossimali ai rilievi zone da cui si dipartono le linee di flusso della falda superficiale presenza della fascia dei fontanili come limite inferiore delle aree di ricarica.
Nelle norme di Piano non sono state definite, ad oggi, specifiche disposizioni attuative negli areali, in quanto, così come precisato nello stesso Piano di Tutela delle Acque, sono necessari degli approfondimenti tecnici per delimitare a maggior dettaglio le aree di ricarica dei sistemi acquiferi profondi. Per dare compiutezza agli approfondimenti tecnici di cui sopra, è stato dato un incarico al Dipartimento di Scienza della Terra dell'Università di Torino, finalizzato a fornire un approfondimento alla scala 1:250.000 (quindi una zoomata forte rispetto a 1:500.000 della scala del PTA attuale della cartografia) di queste potenziali aree di ricarica degli acquiferi profondi. Questa ricerca è partita il 22 luglio 2014 e ha una durata di due anni. La conclusione, pertanto, è prevista a luglio 2016.
A conclusione del primo anno di attività è stato presentato un avanzamento dei lavori alle Province e all'Autorità di bacino. Un altro incontro è previsto per fine marzo p.v.
Questa ricerca riguarda: fase a) ricerca bibliografica fase b) ricerca di dati a cartografie pregresse face c) analisi dei possibili criteri utilizzabili per la delimitazione delle aree di ricarica degli acquiferi profondi e scelta dei criteri scientificamente condivisibili per la delimitazione delle aree di ricarica fase d) revisione della cartografia preliminare fase e) redazione degli elaborati finali in scala 1:250.000, compresa la relazione tecnica esplicativa finale, comprensiva di tutte le fasi che hanno portato alla redazione della cartografia definitiva.
Siccome questo lavoro è in fase di conclusione, sarà questo lo strumento di approfondimento più preciso, per poi fare delle scelte sui territori, in condivisione con le istituzioni, soprattutto provinciali.
Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Ottria, ne vuole copia, visto che è molto tecnica? OTTRIA Domenico (fuori microfono) Grazie, Presidente.


Argomento: Montagna - Organizzazione scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 930 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Bando per contributi per l'acquisto di scuolabus"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 930, presentata dal Consigliere Graglia, che la illustra.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Ripercorriamo un argomento che l'Assessore conosce bene, ma è solo per fare il punto della situazione.
In quest'interrogazione si parla, appunto, di scuolabus per Comuni montani. A marzo 2014 era uscito un bando e successivamente nell'assestamento di bilancio, era stato approvato un emendamento presentato dal nostro Gruppo: si trattava di una richiesta di 500.000 euro per scorrere ulteriormente la graduatoria, ma erano stati accettati solo 300.000 euro, che sono stati distribuiti ai Comuni nei mesi scorsi.
Adesso, siccome la graduatoria non è ancora completata, e poich sarebbero sufficienti altri 200.000 euro, si voleva chiedere all'Assessore se riteneva utile procedere al completamento della graduatoria o se era in previsione, per quest'anno, un nuovo bando.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore allo sviluppo della montagna

Grazie, Presidente.
Negli anni 2014 e 2015, a fronte di una disponibilità economica di 1.100.000 euro, è stato possibile provvedere al finanziamento di 64 interventi di acquisto e/o manutenzione di scuolabus destinati ai Comuni montani o parzialmente montani, al fine di favorire l'accesso ai plessi scolastici.
Di questi, 18 interventi sono stati finanziati con le risorse messe in campo nell'anno 2015.
La graduatoria, formulata nell'agosto 2014 a seguito del bando emesso a marzo 2014, aveva ammesso 77 Comuni. Restano pertanto esclusi 13 interventi.
Durante l'anno in corso - 2016 - qualora si abbiano risorse sufficienti, si darà corso all'apertura di un nuovo bando, anche al fine di soddisfare le attese di ulteriori Comuni che hanno segnalato la presenza di mezzi vetusti o necessità di manutenzioni significative.
Chiaramente, tutto è condizionato alle risorse finanziarie. La richiesta di tali risorse è già stata formulata ed è all'attenzione dell'Assessore al bilancio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 931 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2020 - criticità"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 931, presentata dal Consigliere Berutti, che la illustra.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Sarò molto rapido, perché è inutile dilungarsi sul Piano di Sviluppo Rurale. Abbiamo colto qualche grido di dolore in merito ai primi bandi usciti e la questione ha destato naturalmente preoccupazione. Da qui la necessità di sapere qual è l'intenzione, in termini di futuro immediato dell'Assessore e della struttura; sappiamo benissimo che importanza riveste il PSR dal punto di vista regionale a livello di ricaduta sul territorio e come tale, è stato riscontrato qualche problema in termini di presentazione delle domande. Ovviamente, non sono entrato nel merito della questione quindi l'Assessore certamente mi illuminerà in tal senso.
La nostra interrogazione era dunque finalizzata a comprendere qual è lo stato dell'arte e cosa intende fare, in prospettiva, la Regione, anche dal punto di vista dei bandi: dal momento che erano un pochino restrittivi vorremmo sapere se vi sono margini per dei nuovi bandi, soprattutto in un ragionamento un po' più ampio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Consigliere Berutti, come dice lei, non ci dilunghiamo troppo, ma c'è una risposta scritta, poi mi fa piacere che sabato in quel di Tortona abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche parola.
Direi sostanzialmente due cose per stare nei tempi. Innanzitutto valuteremo il raggiungimento degli obiettivi nei bandi, a seconda della saturazione o meno del budget. Ad oggi, che ci siano 2.000 domande già in bozza sul sistema ci fa pensare che, purtroppo, ne lasceremo già qualcuna fuori, soprattutto sulla prima misura, perché quella dei giovani - su cui le dirò qualcosa adesso - la vedremo tra qualche settimana.
Dovendo fare selezione e avendo quattro bandi, quindi suddividendo il budget, è chiaro che non avremo possibilità di soddisfare tutti al primo bando. Abbiamo inserito che entro 12 mesi emaneremo un altro bando, poi entro 24, un altro e così via. Terminato il primo bando, si effettuerà anche un'analisi della tipologia di aziende finanziate sui territori e dei territori finanziati; se ci sono stati finanziamenti non omogenei sul territorio, vedremo di correggerli con il secondo bando, ma è fondamentale da parte nostra impegnare tutte le risorse disponibili.
Per quanto riguarda il bando giovani, ieri abbiamo svolto l'ultimo incontro sul Tavolo Verde con le organizzazioni. Mi sembra si siano limate le ultime cose che c'erano, quindi oggi una delibera sarà indirizzata agli Uffici di Giunta e se tutto va bene lunedì verrà approvata. Pertanto, la prossima settimana, compatibilmente con quanto sarà all'esame degli Uffici dovremo avere questo nuovo bando sull'insediamento dei giovani in agricoltura.
Termino richiamando un elemento dell'interrogazione: la produzione standard è attribuita, secondo uno studio condotto da INEA, ed è un dato presente nel fascicolo. E' chiaro che in merito alla produzione standard stanno lavorando a Roma per differenziarla; noi abbiamo dati che, per sono statistici, per cui faccio un esempio: il fatto che ad un vigneto siano assegnati 14.000 euro ad ettaro vale magari per alcuni tipi di vigneto in cui si trasforma l'uva in vino e non vale per quelli che vendono l'uva.
Il prezzo della semplificazione, a volte, è anche questo semplificando, poi, si devono prendere i dati che si hanno.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Consegniamo la copia della risposta al Consigliere Berutti.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 932 presentata dal Consigliere Vignale, inerente a "Chi ha autorizzato una dipendente del CSI a lavorare presso l'Assessorato alla Sanità?"


PRESIDENTE

In ultimo, procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 932, presentata dal Consigliere Vignale, che ha la parola per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Come si vede nell'interrogazione non si fa nome e cognome, intanto per motivi di riservatezza e, poi, per evitare di complicare l'attività in Consiglio.
Da alcune settimane, presso l'Assessorato alla sanità una dipendente sta svolgendo un lavoro pari a quello di un dipendente assunto regolarmente presso l'Assessorato, è un lavoro un po' di assistenza al dottor De Micheli. E' una dipendente del CSI che, inizialmente, ha iniziato ad operare con anche la mail personale, quella riferita al CSI, e oggi è stata dotata di ufficio, di scrivania, di mail personale e di telefono di Giunta cioè un 432 classico.
A quanto ci risulta, per questo abbiamo presentato l'interrogazione a risposta immediata, non vi sono delibere di Giunta che prevedano una mobilità, che sarebbe possibile tra il CSI e la Regione Piemonte; n delibere di convenzione, anche se la questione per una mansione tradizionale di segreteria, o come la si intenda chiamare, non sarebbe semplicemente risolvibile attraverso una convenzione con il Consorzio per il Sistema Informativo piemontese.
Quindi, domando chi abbia autorizzato questa mobilità informale, per due motivi: in primo luogo, abbiamo un dipendente che opera presso l'Assessorato alla sanità in modo non legittimo e, secondariamente, abbiamo un dipendente presso il CSI che non sta svolgendo al CSI il proprio lavoro.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Presso la Direzione Sanità è in corso un'operazione di riprogettazione del Sistema Informativo Sanitario regionale cui contribuiscono vari Settori della Direzione e il CSI Piemonte.
Tale operazione è affidata a un apposito gruppo di progetto coordinato direttamente dal dottor Moirano e, in sua vece, dal dottor De Micheli.
Per supportare quest'operazione, è stata potenziata da parte del CSI la funzione di supporto specialistico in presidio attraverso il distacco temporaneo di un'unità aggiuntiva presso la Direzione Sanità, a supporto del dottor De Micheli, per la realizzazione dell'attività del gruppo di progetto. Non mi risulta alcuna assegnazione al Settore.
Le modalità di esercizio di questa funzione (postazione di lavoro etc.) sono quelle ordinariamente agite dai dipendenti del CSI che operano presso le Direzioni della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 13.46 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



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