Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.123 del 09/02/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 9.31 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 746 presentata dal Consigliere Valetti, inerente a "Chiarimenti in merito al progetto della centrale idroelettrica e conca di navigazione sulla diga Michelotti del Po"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 746, presentata dal Consigliere Valetti, avente ad oggetto "Chiarimenti in merito al progetto della centrale idroelettrica e conca di navigazione sulla diga Michelotti del Po".
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Come dal titolo di questo testo, l'interrogazione riferisce al progetto di centrale idroelettrica che si vorrebbe collocare nei pressi della diga del Parco Michelotti. Quindi, parliamo della parte centrale di Torino proprio quella che sta di fronte a Piazza Vittorio Veneto e di fronte alla Gran Madre.
Vi è stato un progetto più volte rivisto, anche perché le sue prime stesure avevano un impatto paesaggistico notevole. Si tratta, però, di un'opera che resta molto impattante per diverse considerazioni. In primo luogo, perché teniamo conto che siamo di fronte a periodi di siccità e quindi di livelli di minima del corso d'acqua sotto le medie abituali.
Quindi, una centrale collocata in quella posizione creerebbe grandi problemi di livello minimo delle acque nella parte sia sovrastante che sottostante la diga. Infatti, essendoci un bacino molto ampio, l'acqua che scorre in quel tratto di fiume potrebbe non essere più sufficiente a garantire i flussi minimi anche per la vita acquatica di quel tratto fluviale. Non minori problemi sono dovuti alla risalita dei pesci.
L'impatto paesaggistico è importante, perché si tratta del pieno centro di Torino, quindi l'impatto, sebbene mitigato, prevede un salto che resta abbastanza visibile e, tra l'altro, si va a scavare proprio in una parte che compete al Parco Michelotti. Quindi, siamo in una zona che ha anche dei vincoli paesaggistici piuttosto pesanti per la sua caratteristica fluviale e di importanza nell'aspetto del centro urbano.
Chiediamo alla Regione se è a conoscenza del progetto e di quali documenti dispone e se è stata chiamata ad esprimersi su questo progetto se la Regione Piemonte ha prodotto atti relativi all'adozione del progetto nella prospettiva di inserirlo nel complesso dell'incremento delle vie navigabili del sistema idrovie padano-venete supportate dall'Autorità di Bacino del fiume Po. Oppure se sia un progetto fine a se stesso che esula dal contesto dei trasporti, perché vi è anche l'aspetto di navigabilità perché in una parte vi è un salto che viene fatto fare ai battelli. Questo salto comporterebbe però di scavare una tratta a valle della diga, perch attualmente quel tratto non è navigabile. E' navigabile solo la parte a monte della diga.
Chiediamo, inoltre, se questo progetto sia compatibile con la candidatura UNESCO del marchio "Collina Po", visto che si tratta di questo contesto che è molto importante sia per il turismo sia per l'aspetto naturalistico.



PRESIDENTE

Chiedo cortesemente ai colleghi di rispettare i tempi, anche perch oggi abbiamo soltanto mezza giornata di Consiglio e i punti all'o.d.g. sono parecchi.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore alle infrastrutture

Grazie, Presidente.
Lascerò poi al Consigliere e a verbale una nota scritta più ampia.
La Regione è venuta a conoscenza della parte relativa alla centrale idroelettrica di questo progetto complessivo più ampio, che include anche le opere di conca di navigazione in sponda destra del Po nel 2010 quando il Comune di Torino ha trasmesso per le autorizzazioni del caso il progetto preliminare.
La traversa Michelotti, che opera la ritenuta con uno sbarramento a geometrie variabili, gonfiabile, risulta rientrare tra le competenze regionali. Per questo motivo la Provincia di Torino ha coinvolto il Settore Difesa del Suolo nel procedimento di VIA, ai sensi dell'articolo 12 l.r.
40/98 inerente il progetto "Utilizzo energetico dell'acqua del fiume Po alla diga Michelotti".
Al momento, cioè ad oggi, la Regione è ancora disponibile a coordinare le Conferenze dei servizi che i soggetti riterranno di proporre, ma il tutto è fermo al gennaio 2015, nel senso che non sono venute richieste di procedere nell'iter procedurale del progetto.
Con riferimento al secondo punto, la parte relativa alla navigazione fa parte di un'intesa interregionale con la Lombardia, l'Emilia Romagna e il Veneto, che risale al 2000.
Per quanto riguarda il punto 3), il progetto, oltre alla centrale idroelettrica, prevede la realizzazione di una conca di navigazione in destra Po e di uno scivolo sulla sponda sinistra per le imbarcazioni non a motore. Questa parte è stata argomento di giudizio positivo di compatibilità ambientale espresso già dalla Giunta Provinciale di Torino nel 2012.
Nella citata deliberazione si specificava, tra l'altro, che per quanto concerne gli interventi accessori sulla traversa presentati dal proponente a livello di progettazione preliminare, essi esulano dalla domanda di concessione di derivazione e saranno realizzati successivamente all'impianto idroelettrico.
A tutt'oggi non risulta pervenuto al Settore regionale un progetto definitivo - e quindi non si sono avviate le procedure in questo senso mentre è presente un progetto preliminare. Con la riadozione del piano paesaggistico regionale del maggio 2015 sono entrate in regime di salvaguardia le disposizioni che dettano prescrizioni immediatamente vincolanti in merito agli interventi da realizzare sui beni paesaggistici di cui all'articolo 134 D.lgs 42/2004.
Le verifiche in merito alla conformità del progetto definitivo con le specifiche prescrizioni contenute nel sopracitato piano paesaggistico potranno essere effettuate solo a seguito della formulazione della richiesta di autorizzazione che, per ora, non è pervenuta al Settore.
Per quanto riguarda la compatibilità con la candidatura UNESCO, la zona è sita in area contigua e non in area protetta ed è classificata secondo i parametri contenuti nel dossier UNESCO come Buffer zone. La realizzazione di tali aree di infrastrutture per lo sfruttamento di energia alternativa allo scopo di abbattimento delle emissioni in atmosfera è ritenuta best practice.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione n. 802 presentata dal Consigliere Benvenuto, inerente a "Messa in sicurezza del torrente Pellice nel tratto che insiste sul Comune di Luserna San Giovanni"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 802 del Consigliere Benvenuto avente ad oggetto "Messa in sicurezza del torrente Pellice nel tratto che insiste sul Comune di Luserna San Giovanni".
Risponde l'Assessore Balocco; il Consigliere avrà poi la possibilità di intervenire successivamente.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore alla difesa del suolo

Grazie, Presidente.
La procedura e la cronistoria di questo progetto è contenuta nella risposta che consegnerò per scritto.
Mi preme sottolineare che la procedura si era bloccata riguardo alla questione della possibilità o meno di estrarre materiale oltre i 10.000 metri cubi previsti dalla norma attuale.
In quest'ultimo periodo, non solo in questo caso ma più in generale, si è approfondita la materia, verificando - cosa che in altri casi è già stata avviata - la possibilità di derogare al limite dei 10.000 metri cubi ovviamente con delle valutazioni di merito che devono essere comunque espletate.
Quindi, al fine di superare il vincolo di 10.000 metri cubi di materiale litoide esportabile, si può applicare anche in questo caso quanto indicato al punto 5) della medesima direttiva. Detto punto prevede che le Regioni in casi specifici possano anticipare, rispetto alla predisposizione dell'intero piano di gestione dei sedimenti dell'asta fluviale, uno stralcio funzionale locale, prevedendo, appunto, l'asportazione di volumetrie di materiale litoide superiore ai 10.000. Tale stralcio funzionale potrebbe, di fatto, coincidere con le previsioni progettuali ad oggi ipotizzate.
Il Settore regionale Tecnico decentrato è ovviamente disponibile a riavviare un tavolo di lavoro congiunto per le verifiche del caso (composto dal Settore Tecnico regionale - area metropolitana di Torino, dal Settore regionale Difesa del Suolo e dall'Autorità di bacino), pervenendo all'ufficializzazione sia della fattibilità dell'intervento di manutenzione, sia della possibilità che quest'ultimo possa corrispondere allo stralcio funzionale locale del piano di gestione dei sedimenti, come sopra indicato.
Contestualmente occorre verificare, attraverso il Settore regionale Infrastrutture e Pronto Intervento, che gestisce l'aspetto economico finanziario e il relativo intervento, che la Città metropolitana di Torino sia disponibile, ovviamente, a proseguire l'attività di progettazione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
La parola al Consigliere Segretario Benvenuto in qualità di Consigliere per la replica.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per la risposta, che ci soddisfa perché erano le indicazioni provenienti dal territorio.
Chiediamo solamente di poter comunicare al meglio con il territorio perché è una tematica che tocca gli amministratori locali e, ovviamente tutti i cittadini. Infatti, relativamente a quello stanziamento degli anni passati, il territorio lo ha sempre richiesto e si cerca di capire quale possa essere il futuro di questa opera di messa in sicurezza, anche se conosciamo le problematiche con l'area metropolitana di Torino.
L'interrogazione era solamente per cercare di capire lo stato dell'arte della situazione, ma consideriamo questa risposta comunque positiva.


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 840 presentata dai Consiglieri Valetti, Bertola, Bono e Frediani inerente a "Variante corso Grosseto"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 840.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Siamo tornati sull'argomento del famoso tunnel che servirebbe a integrare parte del servizio ferroviario metropolitano con un sottopasso nei pressi di largo Grosseto, che collegherebbe corso Potenza con corso Grosseto a Torino nord.
Sappiamo che la Regione Piemonte ha già affidato a SCR la gestione dell'affidamento (e una società ha vinto la gara per l'assegnazione del bando) ed è in corso la fase di progettazione avanzata.
Siamo altresì venuti a conoscenza di progetti affini a questa opera come la variante della Continassa, che riguarda privati investitori nella zona. Si parla di un'area di parcheggi di interscambio e centri commerciali attinenti allo Juventus Stadio, quindi è un'opera importante attrattrice di traffico che, secondo noi, avrebbe dovuto essere considerata. Probabilmente questo è avvenuto. Infatti, siamo qui a chiedere se all'interno di questo progetto sono considerate le varianti dovute alla maggiore attrazione di traffico verso lo Juventus Stadio, che sarebbe una zona non coperta dalle opere attualmente in progetto, che prevedono semplicemente un sottopasso per collegare i due corsi principali, ovvero Potenza e Grosseto, sul lato verso l'allacciamento alle autostrade (a est), quindi non verso ovest, dove c'è lo stadio.
All'Assessore chiediamo che, se questo è stato valutato, si chiariscano le valutazioni di natura economica e trasportistica che hanno determinato questa scelta piuttosto che non un allungamento della linea ferroviaria sul trincerino esistente di via Stradella, quindi recuperando l'esistente.
Questo non toglie di potenziare il tunnel di corso Grosseto e di abbattere il cavalcavia, ma in una modalità diversa da quella prevista ora, che ci dica se ci sono intenzioni riguardo al tunnel ferroviario attualmente esistente, che probabilmente giacerà inutilizzato dopo solo 25 anni dalla sua costruzione.
Inoltre, domandiamo se sono state valutate quali sono le penali contrattuali previste dal contratto tra SCR e la ditta appaltatrice, nel caso ci fossero degli intoppi o si scegliesse di compiere un dietrofront per qualsiasi ragione sull'opera (e che la rinuncia provenga dall'ente ovviamente).
Infine, vorremmo conoscere quali sono le motivazioni per la non inclusione del progetto Continassa nelle valutazioni viabilistiche e di impatto di quest'opera, dal momento che dovrebbe risolvere un nodo anche di viabilità, ma, con un alto attrattore di traffico di lì a poco non considerato, potrebbe nascere un altro problema, quindi generare maggiore traffico rispetto a quello previsto.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Mi raccomando sempre sui tempi.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Le varie soluzioni proposte nel tempo relativamente al collegamento del passante con la linea Ceres sono documentate nella risposta scritta che le consegnerò.
La soluzione progettuale del passaggio sul tracciato di corso Grosseto nonostante presentasse un impatto a breve termine rilevante sul tessuto urbano in fase di realizzazione, è risultata essere quella più opportuna dal punto di vista tecnico-economico e dal punto di vista dei benefici rispetto alle soluzioni analizzate, permettendo la riqualificazione dell'area del nuovo tracciato ferroviario.
Per quanto riguarda il punto 2), sulla possibilità di riutilizzare la linea dismessa ci sono gli approfondimenti in corso che sta conducendo il Comune di Torino.
Per quanto riguarda il punto 3), sulle penali si fa riferimento ovviamente, all'articolo 134 del decreto legislativo n. 163/2006 (Codice appalti); ovviamente, anche in questo caso la quantificazione non pu essere definita al di fuori di un contenzioso che ne nascerebbe.
Per quanto riguarda la realizzazione del progetto Continassa, il progetto risale al 2012, quindi è successivo alla progettazione definitiva che risale al 2010, del percorso ferroviario e stradale indicato.
La fase di progettazione dell'area...



PRESIDENTE

Assessore, le chiedo se può alzare il tono della voce perché non si sente assolutamente la sua risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Va bene.
Il progetto è stato approvato a livello di variante al piano regolatore nel 2012, ma il PEC è ancora in corso, per quanto ci risulta, quindi la valutazione ambientale strategica in corso dirà quali sono le conseguenze anche dal punto di vista del flusso del traffico generato dall'intervento evidenziando la presenza di eventuali criticità.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Diritto di asilo - Profughi

Interrogazione n. 820 presentata dal Consigliere Benvenuto, inerente a "Vademecum 'L'accoglienza ai profughi'"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 820.
La parola all'Assessore Cerutti per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessora ai diritti civili e all'immigrazione

Grazie, Presidente.
In qualche modo volevamo tranquillizzare il Consigliere Benvenuto in relazione alla sua interrogazione sul tema vademecum "L'accoglienza ai profughi".
Su sollecitazione di molti amministratori piemontesi e di soggetti a diverso titolo impegnati nell'accoglienza, abbiamo pensato che fosse utile farci carico di mettere insieme le informazioni di base sul tema dell'accoglienza, al fine di fornire strumenti di orientamento normativo e legislativo a chi quotidianamente deve rispondere ai propri concittadini e alle persone giunte nella nostra regione a seguito del cosiddetto fenomeno dei flussi non programmati.
La Regione Piemonte in particolare, appunto, svolge un ruolo sicuramente non sostitutivo a quello delle Prefetture e del Ministero dell'Interno, ma di accompagnamento e di programmazione con tutti i soggetti sul territorio.
Il Vademecum, quindi, è stato così offerto come strumento per avere delle informazioni di base, anche in relazione a ciò che le persone accolte sul nostro territorio possono fare o non fare in ordine, per esempio, alle questioni lavorative, così come in corrispondenza ai temi sanitari. Da questo punto di vista, dunque, abbiamo pensato fosse utile dare - come ripeto - delle informazioni di base, anche perché - come il Consigliere probabilmente avrà visto - il Vademecum è comunque una piccola pubblicazione, i cui contenuti sono in ogni caso molto leggeri e non ci si addentra in termini approfonditi.
Tengo però a sottolineare che il Vademecum è stato realizzato ricorrendo esclusivamente a risorse interne della Regione e senza comportare alcun tipo di costo aggiuntivo. Si è volutamente scelta, poi, la strada della trasmissione digitale attraverso la versione pdf dello stesso Vademecum ai soggetti interessati, riducendo appunto al minimo essenziale la stampa cartacea fatta internamente dalla Regione.
Il Vademecum è disponibile in rete e scaricabile dal sito della Regione: nessun costo aggiuntivo, quindi, ma semplicemente uno strumento che riteniamo utile soprattutto agli Amministratori locali.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora.
La parola al Consigliere Segretario Benvenuto, che interviene in qualità di Consigliere per la replica.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessora Cerutti per la risposta. Per quanto mi riguarda posso non essere d'accordo sul Vademecum, ma è chiaramente piena titolarità della Giunta poter organizzare qualsiasi strumento che possa aiutare gli Enti e gli Amministratori locali.
Però, per quanto attiene a me, non era proprio questo il tema dell'interrogazione, ma penso che l'Assessora abbia ammesso indirettamente che il Governo e il Ministro dell'Interno Alfano, anche attraverso le Prefetture, ha determinato delle carenze enormi sul territorio. Da una parte, quindi, capisco la Regione che si deve preoccupare, in quanto Ente intermedio, di poter aiutare gli Enti locali; però questo - l'avevo già ripetuto in questo Consiglio regionale - è il tema della completa incapacità della gestione dell'emergenza profughi del Governo Renzi e del Ministro Alfano.
Grazie.


Argomento: Boschi e foreste

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 868 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Azioni di lotta contro la processionaria del pino nel tratto boschivo Savoulx-Bardonecchia"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 868.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Quello della processionaria è un tema che ultimamente in Consiglio regionale viene affrontato frequentemente e sarà affrontato ulteriormente nei prossimi giorni anche dal Gruppo di cui faccio parte.
In questo caso ci riferiamo ad una zona ben precisa, in cui viene rilevata la presenza massiccia di questo parassita: la zona particolare del tratto boschivo Savoulx-Bardonecchia che costeggia l'autostrada gestita dalla SITAF.
Dal momento che le strutture regionali sono responsabili della lotta alla processionaria, che sta portando numerosi danni a tutta la Regione chiediamo - in riferimento a questa tratta particolare che si trova in Alta Val Susa, ma anche in riferimento ad altre zone della Valle che sappiamo essere interessate da questo fenomeno - in che modo la Giunta intenda procedere per attivare azioni di lotta contro la processionaria del pino nel tratto boschivo adiacente all'Autostrada Torino-Bardonecchia, in particolare tra Savoulx e Bardonecchia, interessato dal lepidottero altamente distruttivo e pericoloso per la salute dell'uomo e degli animali.
Avanziamo questa richiesta giusto per capire a chi spetti, in questo caso, guidare gli interventi e dunque chi sia responsabile delle attività che vanno portate avanti per combattere l'espansione di questo dannosissimo parassita.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente; grazie, Consigliera Frediani.
Intanto le consiglio di verificare la risposta all'interrogazione grossomodo analoga, della collega Ruffino del 2 febbraio.
Rispondo brevemente, solo per ricordare che questo tipo di insetto infestante prima era rilegato mediamente sotto i 500 metri. Con il cambiamento climatico, lo troviamo anche fino a 1.200 metri. I metodi di lotta, come sappiamo, non sono risolutivi, ma per fortuna non è un insetto letale rispetto ai boschi di conifere: abbiamo esperienza di infestazioni avvenute in aree collinari, in particolare nella Val Bormida, dove questo insetto ha avuto dei picchi e dove poi c'è stata una stabilizzazione.
La lotta che viene fatta è mediamente contro le larve nei nidi, che hanno anche un aspetto urticante e quindi bisogna stare attenti. Il bacillus thuringiensis sembra essere il sistema meno impattante e sufficientemente in grado di attuare una lotta alle larve di questo insetto.
Per quanto riguarda la competenza, come vedrà nella risposta, gli Uffici ci fanno notare che non è del Settore Fitosanitario, che pure sta monitorando la zona: le allego un verbale di sopralluogo in quei luoghi (nel Comune di Oulx, le frazioni Royeres, Beaulard, Savoulx e Gad), dove potrà vedere che sono stati fatti degli accertamenti. In realtà, in questo contesto, spetterebbe alla locale Autorità sanitaria far intervenire i proprietari delle piante.


Argomento: Formazione professionale

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 730 presentata dai Consiglieri Frediani, Bertola, Bono e Mighetti, inerente a "Sospensione attività Convitto nazionale per sordi e perdita del lavoro per il personale educativo specializzato in LIS"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 730.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
In questa interrogazione parliamo del Convitto nazionale per sordi ubicato in Via Monte Corno a Torino e nato in seguito alla donazione del Comune di Torino, avvenuta nel 1949 - parliamo quindi di un istituto storico per la Città di Torino - e grazie all'aiuto dell'ENS (l'Ente nazionale Sordomuti), con annesso istituto professionale ENS di meccanica "Antonio Magarotto".
Dal 1973 questo istituto è aperto anche ai normodotati ed è costituito da un istituto professionale statale per l'industria e l'artigianato specializzato nella formazione di giovani con deficit auditivi.
Dal 1992 non si sono più organizzati, per gli educatori, corsi di formazione in LIS (la lingua italiana dei segni): il personale educativo specializzato è così venuto a mancare. Le famiglie dei non udenti nel Torinese vengono indirizzate verso altri istituti educativi privati, in particolar modo verso un istituto che ha sede a Pianezza ed accoglie anche degli studenti che arrivano dalle regioni limitrofe - ad esempio dalla Lombardia - e concorre al sostenimento di parte delle rette delle famiglie.
Il Convitto Nazionale per Sordi da anni è stato condannato all'abbandono e al degrado. A luglio 2014 è avvenuta la sospensione delle attività del Convitto, successivamente all'aggiornamento delle graduatorie a esaurimento del personale educativo. Gli educatori, ignari dei risvolti successivi, non hanno provveduto a richiedere spostamenti.
L'Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte, nel dicembre 2014, aveva accolto tutte le proposte finalizzate alla ricollocazione del personale educativo. Per l'anno scolastico 2014-2015 si era scelta, infatti, una temporanea soluzione che occupava anche i precari attraverso le supplenze come educatori di sostegno, svolte al Convitto Nazionale Umberto I e alla Scuola Media Pacinotti di Caluso, in provincia di Torino.
Ad oggi, i ruoli non sono ancora stati effettuati su personale educativo né sugli incarichi annuali al 31 agosto 2015 né sull'organico aggiuntivo. Sebbene il numero di iscritti ai convitti del torinese sia salito, il contingentamento è diminuito portando il numero di educatori da 94, nel 2013, a 85, nel 2015.
Si tratta, di fatto, di un'istituzione pubblica che è venuta meno, che è stata sospesa, nonostante ci sia richiesta di questo servizio da parte delle famiglie.
Chiediamo, pertanto, alla Giunta: se e come intenda riallocare in altri ruoli i dieci/quindici educatori precari estromessi in seguito alla sospensione dell'attività del Convitto e alla riduzione del contingentamento nel torinese; se preveda l'erogazione di misure volte all'inclusione sociale e al contrasto all'emarginazione sociale e alla dispersione scolastica per gli allievi non udenti; se sia prevista una riallocazione degli educatori estromessi nelle misure sopra citate; per quali ragioni non siano previste per gli educatori le seguenti misure: l'organico potenziato, la specializzazione e l'erogazione di deroghe, come avviene invece per il personale ATA.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

Grazie, Presidente.
La vicenda è molto complicata. E' evidente che, sulle questioni legate ai Convitti nazionali, come per altre questioni che hanno una valenza nazionale e che racchiudono specificità territoriali, bisognerebbe immaginare un ruolo specifico di alcune figure professionali che oggi il sistema dell'istruzione non prevede, così come per altre questioni che afferiscono a situazioni simili a quelle del Convitto Nazionale per Sordi.
Nello specifico, è bene precisare una serie di aspetti che sono stati evidenziati nell'interrogazione.



PRESIDENTE

Scusate, c'è un'Aula veramente rumorosa: è impossibile sentire le risposte.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

La chiusura del Convitto Nazionale per Sordi è avvenuta formalmente dall'anno scolastico 2014-15, quindi nell'anno scolastico precedente, ma è avvenuta perché c'era un numero non sufficiente di alunni iscritti al Convitto stesso, e quindi non c'erano i numeri minimi per poter garantire i corsi. Erano soltanto due alunni con un handicap uditivo e 17 normodotati quindi il Convitto perdeva la sua specificità, poiché i ragazzini iscritti ripeto - erano soltanto due. Questi, a loro volta, sono stati accolti nel Convitto Umberto I, pertanto è stata trovata una risposta al problema specifico di questi bambini che avevano perso l'attività all'interno del Convitto per Sordi.
Il personale educativo delle istituzioni educative (convitti ed educanti in termini generali, quindi non gli educatori specifici per la lingua dei segni) trovano una loro definizione all'interno della classe di concorso L030, che è la categoria di concorso Pedagogia e Didattiche Speciali dell'Insegnamento, che sta all'interno degli ordinamenti e che risulta equiparato ai docenti della scuola primaria. Questo personale svolge una funzione di educatore e non di educatore per la lingua dei segni. Il nostro ordinamento - come dicevo - non prevede la sua definizione.
In forza di quest'equiparazione, il personale educativo è soggetto alla normativa nazionale per la categoria docenti ed alla disciplina del Contratto Nazionale del comparto scuola.
La gestione di tale personale è di competenza del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, che provvede alla sua articolazione tramite l'Ufficio Scolastico Regionale.
Per quanto riguarda il Convitto Nazionale per Sordi, nessuno dei dieci educatori in servizio nell'anno scolastico di chiusura risultava essere titolare, cioè nessuno di questi era di ruolo. Nessuno di tali educatori risultava, poi, in possesso dell'apposito titolo di specializzazione, che costituisce il requisito indispensabile per l'accesso ai ruoli del personale educativo per sordi.
La soppressione del Convitto è avvenuta peraltro successivamente all'aggiornamento delle graduatorie, e quindi, nell'anno scolastico 2014 15, il personale educativo è stato utilizzato in via transitoria poich trattasi di personale che non aveva le caratteristiche previste dalla legge all'interno del Convitto Umberto I e all'interno dell'Ubertini di Caluso.
Per l'anno scolastico 2015-16, nel mese di settembre 2015, in assenza di una precisa indicazione in merito all'istituzione di posti di personale educativo in deroga, ha inviato al Ministero dell'Istruzione una nota evidenziando la necessità dell'istituzione di cinque posti in deroga di personale educativo per lo stesso anno scolastico. Il MIUR non ha inviato alcun formale riscontro rispetto alla richiesta che è stata fatta dall'Ufficio Scolastico Regionale.
Al personale educativo non si applicano, in realtà, le medesime misure previste dalle normative per il personale ATA. In particolare, quello che è stato previsto dalla legge 107, ovvero l'organico potenziato.
Rispetto alle misure adottate a livello regionale per l'inclusione scolastica, si precisa che la Regione, in base a quanto previsto dalla legge 28, "Norme sull'istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta educativa", provvede al finanziamento dei Piani annuali provinciali attraverso cui le Province realizzano interventi d'integrazione scolastica per alunni disabili e con esigenze educative speciali.
Le indicazioni per la redazione dei Piani annuali provinciali sono contenute nel Piano triennale che deriva dalla stessa legge. Tali Piani provinciali devono prevedere la copertura delle spese sostenute direttamente o attraverso la corresponsione di un contributo alle famiglie specifici contributi per l'acquisto di sussidi didattici, specifiche risorse per favorire il successo scolastico degli alunni con DSA ed altre esigenze educative speciali.
Ancora in base a quanto predisposto dal Piano, la Regione prevede percorsi sperimentali, cofinanziati dall'Ufficio Scolastico Regionale, e sono rivolti al superamento delle problematiche connesse alla lotta all'abbandono, alla dispersione scolastica, alla crescita della cultura del soggetto debole.
Fin dal 2006, la Regione Piemonte, d'intesa con l'Ufficio Scolastico Regionale, ha provveduto a una serie di accordi di programma per definire la modalità con la quale condividere le forme di collaborazione.
A partire dal 2003 e, poi, con successiva legge che è stata approvata da questo Consiglio regionale, la Regione Piemonte finanzia un progetto sperimentale di "Bilinguismo lingua italiana e lingua italiana dei segni (LIS)", presso l'Istituto Comprensivo di Cossato, che è stato recentemente visitato dal Ministro, il quale ha inteso trasformare questo istituto come centro di formazione per la lingua dei segni e soprattutto per i processi didattici che accompagnano i bambini che vengono inseriti all'interno di questa struttura.
Ulteriori interventi sono stati effettuati dall'Assessorato alle politiche sociali, che ogni anno trasferisce risorse all'Ente Nazionale Sordi, che permette la possibilità di lavorare ulteriormente per progetti di integrazione con le sperimentazioni, in modo particolare quella di Cossato, per i bambini sordi, che come sappiamo hanno progetti diversificati a seconda della gravità o del progetto che viene per loro attivato.


Argomento: Commercio al dettaglio - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 863 presentata dai Consiglieri Frediani, Andrissi, Bertola e Campo, inerente a "Piano occupazionale della catena francese Auchan S.p.A. nel Torinese"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 863.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Torniamo a parlare di Auchan. Non mi dilungherò troppo perché, in realtà, abbiamo più volte affrontato questo tema in quest'Aula, anche a seguito di ulteriori interrogazioni che ho presentato in diverse occasioni.
Giusto per riprendere solo gli ultimi avvenimenti, il 6 luglio è stato raggiunto un accordo, presso il Ministero del Lavoro, che prevedeva la mobilità volontaria per 1.345 lavoratori su scala nazionale, che ha già coinvolto circa 90 dipendenti, tra il sito di Venaria, Rivoli e Cuneo.
Restano ancora 29 potenziali esuberi nell'organico del punto vendita Auchan di Corso Romania a Torino, sebbene 38 dipendenti abbiano già scelto la mobilità volontaria (già indicata nell'interrogazione).
Ad ottobre 2015, il Consiglio comunale ha approvato la mozione relativa all'ottenimento di garanzie per la tutela degli attuali posti di lavoro e l'eventuale riassorbimento del personale in esubero, subordinando a tale risultato l'approvazione della variante urbanistica, avente ad oggetto la ratifica dell'accordo di programma per l'ampliamento della localizzazione extraurbana non addensata in Corso Romania.
Tra i dipendenti, ovviamente, c'è forte preoccupazione e un clima di estrema incertezza, anche in riferimento alla condotta dell'azienda nei confronti di alcuni lavoratori. Si sono registrati proprio dei provvedimenti mirati, come abbiamo già visto anche in questa sede (il caso delle quattro lavoratrici Auchan di Rivoli trasferite a Cuneo, che adesso sono ovviamente andate per vie legali).
In questo caso, chiediamo quale sia il piano industriale ed occupazionale della catena Auchan in Piemonte e se siano in previsione trasferimenti dei dipendenti dei vari punti vendita; quanti sono gli esuberi stimati; quali sono i punti vendita interessati e le posizioni professionali coinvolte tra i dipendenti in forza nei vari punti vendita piemontesi.
Questo proprio per fugare ogni dubbio in merito a condotte dell'azienda nei confronti dei dipendenti. Avere la certezza, quindi, che ci sia effettivamente un piano razionale che possa consentire un miglioramento della gestione del personale interno e che non si verifichino altri casi come quelli che abbiamo già visto e di cui ho accennato poco fa.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Pentenero; prego.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
In merito all'interrogazione, posso evidenziare alcuni aspetti.
Il primo è che nell'aprile 2015 è stato attivato, a livello nazionale una procedura di licenziamento collettivo, che si è conclusa il 6 luglio del 2015, attraverso la sottoscrizione di un accordo presso il Ministero del Lavoro, che prevede la mobilità volontaria per 1345 lavoratori.
Sul territorio piemontese hanno aderito, alla mobilità, 100 lavoratori: 40 del punto vendita in corso Romania; 22 del punto vendita di Cuneo in via Margarita 8; 16 del punto vendita sito in Rivoli e 22 del punto vendita sito in Venaria Reale.
Allo stato attuale non ci risulta nessuna procedura di licenziamento collettivo. Abbiamo cercato di raccogliere un po' di informazioni attraverso gli operatori sindacali e le amministrazioni coinvolte nei singoli territori, e in questo momento non risulta che la situazione aziendale denoti segnali particolarmente allarmanti, né risultano previsti in questo momento, trasferimenti di dipendenti in altri punti venditi oltre a quelli che sono stati evidenziati.
Abbiamo chiesto un incontro con l'amministratore delegato di Auchan Italia per cercare di comprendere meglio, perché le lavoratrici, in modo particolare le lavoratrici del punto vendita di corso Romania, hanno rappresentato una situazione un po' diversa rispetto alle informazioni che siamo riusciti a raccogliere.
Stiamo attendendo l'incontro con l'amministratore delegato di Auchan Italia per comprendere meglio in dettaglio quale sia il piano, ammesso che ci sia e che possa essere rappresentato alle istituzioni pubbliche rispetto a quanto loro ci hanno raccontato.


Argomento: Ammortizzatori sociali

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 865 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Cassa Assistenza Interna degli ex dipendenti Pininfarina-De Tomaso S.p.A."


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 865.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Anche qui torniamo su una crisi aziendale, anche se si tratta di qualcosa di più, che abbiamo già affrontato in questa sede.
In questo caso andiamo ad interrogare rispetto ad una cassa di assistenza interna. Vorremo capire quanto la Regione ne sia a conoscenza e se ci può dare qualche informazione in merito per rassicurare i lavoratori.
La cassa di assistenza interna era uno strumento sociale di aiuto economico gestito dalla Pininfarina, con fondi ricavati in busta paga dai dipendenti, quindi soldi dei lavoratori, che intendevano usufruire di assistenza economica ed integrativa, rispetto a quanto previsto dal servizio sanitario nazionale e dal sevizio sanitario regionale, secondo le disposizioni stabilite dal Regolamento.
Nel verbale di accordo del 23 dicembre 2005 tra le rappresentanze sindacali e la Pininfarina, le parti convenivano di costituire una nuova cassa di assistenza interna, rispetto a quella già esistente, che sarebbe stata estinta con caratteristiche identiche per tutti i dipendenti, con un nuovo Statuto da adottare.
Il 1° gennaio 2010 ricordiamo che veniva formalizzata la cessione del ramo di azienda dalla Pininfarina alla De Tomaso S.p.A.
Il 23 settembre 2010, nella riunione sindacale si deliberava che la cassa assistenza interna avrebbe mantenuto lo stesso Statuto in essere con Pininfarina, unificando il fondo assistenza sociale e il fondo assistenza integrativa.
Il 22 novembre 2010 le varie rappresentanze sindacali si riunivano per firmare un verbale di riunione, in cui si decideva che la trattenuta dovuta dai lavoratori provenienti da Pininfarina ed aderenti alla cassa interna sarebbe stata estesa a tutti i dipendenti della De Tomaso, ad eccezione dei lavoratori non provenienti da Pininfarina.
Il deposito del contenuto della cassa assistenza interna sarebbe stato poi versato, dal conto corrente della Pininfarina verso un conto corrente San Paolo privato, intestato a tre dipendenti: due delegati RSU e un'impiegata amministrativa.
Gli estratti conto relativi dal 2012 al 2015 non riportano addebiti tranne la dovuta imposta di bollo. Risulta un saldo finale pari a oltre 102 mila euro.
Ad oggi risulta che la parte di contributi che riguardavano il liquidatore, assieme al recupero di buoni pasto mai pagati, stipendi e TFR garantiti dal fondo di garanzia dell'INPS, sia stata insinuata nel passivo del fallimento per ogni dipendente aderente.
Chiediamo quindi alla Giunta se sia a conoscenza, poiché non dipende direttamente dalla Regione, delle motivazioni che hanno condotto all'apertura di un conto privato, anziché aziendale, destinato al versamento delle quota di cassa di assistenza interna dei dipendenti, e se tale decisione sia legittima.
Chiediamo, infine, quale sia la destinazione dell'importo, pari a 102 mila euro, maturato sul contro privato Intesa San Paolo, e se possa essere contemplata la restituzione ai dipendenti delle quote versate.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Ricordo ai Consiglieri che hanno a disposizione due minuti per la presentazione e tre minuti gli Assessori per la risposta.
Vi chiedo di stare nei tempi, grazie.
La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Al di là della conoscenza dei contenuti rappresentati dalla Consigliera, questa non è una competenza della Regione Piemonte, quindi non possiamo nemmeno esprimere un giudizio, una valutazione o entrare nel merito di una questione che afferisce ad una partita complicata che soltanto una vertenza, come mi pare sia già stata instaurata sulla vicenda specifica, potrà risolvere.
Purtroppo non abbiamo nessuna competenza in merito, al di là di quelle che possono essere le informazioni specifiche.
Pertanto, non possiamo né entrare nel merito né esprimere alcun tipo di giudizio.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 783 presentata dai Consiglieri Frediani, Bertola e Bono, inerente a "Donazione di organi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 783.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione, in realtà, giace da un po' di tempo in Consiglio; mi fa piacere, quindi, che finalmente se ne riesca a parlare.
L'articolo 8 bis della legge 25/2010 modifica l'articolo 3 del Regio Decreto del 18 giugno 1931, aggiungendo dopo il secondo comma che "la carta di identità può altresì contenere l'indicazione del consenso ovvero del diniego della persona cui si riferisce a donare i propri organi in caso di morte".
Questa interrogazione fa riferimento all'attuazione di un ordine del giorno presentato in data 24 luglio 2013 dal Deputato del Movimento 5 Stelle Matteo Dell'Osso, approvato durante la seduta del 26 luglio 2013, e impegnava il Governo "a valutare la possibilità, attraverso idonee iniziative normative, che la disponibilità o il diniego alla donazione degli organi sia contenuta sia nella carta di identità che nel passaporto con un apposito codice seriale corrispondente al soggetto".
A seguito di questo ordine del giorno, il Ministero della Salute ha inviato all'ANCI, alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano in data 29 luglio 2015 le Linee Guida per l'applicazione delle sopramenzionate norme.
Interroghiamo oggi l'Assessore per sapere se gli Assessorati regionali come indicato al punto 6) della suddetta nota del Ministero della Salute abbiano provveduto ad informare i Sindaci sugli indirizzi operativi contenuti nella stessa; se, in caso di risposta positiva, questa Giunta intenda accertarsi che gli Enti locali adempiano a quanto previsto dalle sopraesposte norme, nonché alla Direttiva del Ministero della Salute; se ci sia, infine, l'intenzione di verificare eventuali difficoltà nei Comuni anche economiche, nell'attuazione delle sopracitate disposizioni, nonch provvedere alla soluzione delle stesse, anche dietro interlocuzione con il Governo nazionale.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Confermo che è stata data ampia informazione alle Aziende Sanitarie del Piemonte (Direttori generali, Direttori sanitari e Coordinatori ospedalieri dei prelievi), come previsto dal punto 6) delle Linee Guida sulla possibilità che la carta di identità possa contenere il consenso o il diniego alla donazione di organi e tessuti in caso di morte, con nota del 7 settembre 2015.
Inoltre, nel solco di un'attività integrata di lavoro che perdura da decenni con gli operatori del Centro Regionale Prelievi (CRP), negli anni 2014 e 2015 si è provveduto, nelle riunioni periodiche rivolte ai Coordinatori ospedalieri dei prelievi delle Aziende Sanitarie Regionali, ad illustrare la norma e i passi per renderla operativa.
Il Centro Regionale Prelievi da anni intrattiene rapporti con i Comuni, i loro rappresentanti istituzionali e le associazioni (ANCI Piemonte, Federsanità Piemonte, Unioni dei Comuni, Unioni dei Servizi AIDO) per sensibilizzare e promuovere le iniziative sulla donazione e sulla possibilità che la carta di identità possa contenere il consenso o il diniego alla donazione di organi e tessuti in caso di morte, con opera di sensibilizzazione, promozione e formazione.
Tra le ultime attività intraprese ricordo: a dicembre 2014 l'ANCI nazionale ha inviato a tutti i Sindaci una lettera ricordando la norma; il 17 novembre 2015 l'ANCI-Piemonte, Federsanità Piemonte e Ordine dei Farmacisti della Provincia di Torino hanno incontrato i Direttori generali delle Aziende Sanitarie Regionali e i Presidenti delle Conferenze dei Sindaci della Regione per illustrare la norma e i passi per il suo adempimento; tutte le informazioni per i Comuni sono presenti sul sito www.donalavita.net da inizio 2015.
In più, si è dato corso ad un'iniziativa pubblica da parte degli stessi soggetti che richiamavo prima, proprio per la donazione degli organi.
La Regione Piemonte dà ampio sostegno e collaborazione per tutte le attività di informazione e sensibilizzazione della popolazione.
Nel 2015, inoltre, stante il calo dei prelievi degli organi, abbiamo chiesto alle Aziende Sanitarie Regionali di predisporre appositi "Piani di attività" e abbiamo assegnato un obiettivo specifico ai Direttori generali al riguardo per la prima volta (quello dell'aumento degli interventi).
L'attenzione fattiva dell'Assessorato è rappresentata, inoltre, da tutti gli interventi normativi ed economici che negli anni hanno sostenuto le attività di prelievo e trapianto degli organi, ultimo dei quali l'assegnazione di fondi regionali (1.480.660.000,00 euro) alla Città della Salute e della Scienza di Torino per le attività di trapianto di organi e tessuti del Centro Regionale Trapianti.
Questo finanziamento viene utilizzato per ottemperare alle funzioni assegnate, comprese quelle di supporto del CRO alle Aziende Sanitarie impegnate nell'attività, dalla normativa nazionale e regionale.
Mi pare, quindi, che abbiamo adempiuto a quanto previsto dalle Linee Guida. Grazie.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 842 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Conferimento degli incarichi di responsabilità di Strutture Complesse alla dirigenza sanitaria"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 842 presentata dal Consigliere Berutti.
La vuole illustrare, Consigliere Berutti?



BERUTTI Massimo

Possiamo considerarla illustrata. Attendo la risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Vorrei subito confermare al Consigliere Berutti e a tutto il Consiglio regionale che l'intero iter diretto al conferimento degli incarichi di Direttore di struttura complessa è dettagliatamente disciplinato in ogni suo aspetto, a partire dalla modalità di individuazione della struttura (in coerenza con gli indirizzi nazionali), fino alla meticolosa individuazione delle tappe tecniche per giungere al conferimento stesso.
Con la delibera di Giunta del 27 luglio 2015 sono stati approvati i principi e i criteri per l'organizzazione delle Aziende Sanitarie e l'applicazione dei parametri standard per l'individuazione di strutture semplici e complesse nel rispetto di quanto previsto dal Patto per la salute.
In base a tale provvedimento, nonché alla delibera 1-600 di riorganizzazione della rete ospedaliera, le Aziende hanno predisposto i propri atti aziendali coerentemente con gli indirizzi impartiti a livello regionale.
Inoltre, con circolare regionale del 18 novembre 2015 sono state impartite specifiche indicazioni alle Aziende Sanitarie in merito al conferimento degli incarichi di struttura complessa ai Dirigenti, a seguito appunto dei processi di riorganizzazione interna previsti dagli adottandi atti aziendali.
Per completezza, va ricordato che già nel 2013, con delibera di Giunta era stato approvato il disciplinare per il conferimento degli incarichi di struttura complessa per la dirigenza medica e veterinaria, e per la dirigenza sanitaria delle aziende ed enti del sistema sanitario regionale normando in tal modo specificatamente anche l'iter tecnico-procedurale e garantendo un omogeneo e trasparente processo per il conferimento di tali incarichi.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 843 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Servizio di elisoccorso del 118"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 843 presentata dal Consigliere Berutti.
La vuole illustrare, Consigliere Berutti?



BERUTTI Massimo

Attendo la risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

È bene chiarire che la prima parte della delibera sulla quale il collega Berutti interroga riguarda le tariffe per la mobilità interregionale, cioè il sistema di compensazione con le altre Regioni per la prestazione resa ai non residenti. Quindi un non residente destinatario di un intervento appropriato o, comunque, non rientrante nella casistica per la corresponsione della spesa - non pagherà la prestazione che sarà invece addebitata alle sua Regione di residenza, secondo le nuove tariffe previste dalla DGR per la mobilità sanitaria.
Si tratta di un meccanismo di reciprocità applicato da tutte le Regioni per il recupero delle spese sanitarie a favore di cittadini non residenti.
La revisione della tariffa si è resa necessaria per renderla congrua rispetto a quanto applicato dalle altre Regioni.
Per quanto riguarda invece la richiesta di rimodulazione delle tariffe sanzionatorie, si rammenta che tutti gli interventi di elisoccorso hanno un costo molto elevato e comportano un grande impegno di personale e professionalità.
Riteniamo (e penso che tutti concorderete) che uno scherzo o un comportamento irresponsabile debbano essere oggetto di ammenda pecuniaria con il risarcimento totale del costo.
Per quanto riguarda invece la tariffa per gli interventi su chiamate causate da utilizzo di dotazione tecnica non adeguata, non seguite da un ricovero ospedaliero, è comunque prevista una quantificazione massima decisamente inferiore rispetto al costo reale di un intervento di elisoccorso.
Con i termini "impervio ed ostile" si intendono quelle situazioni di territorio in cui a priori esistono dei rischi aggiuntivi rispetto alla normalità nel momento in cui ci si trovi a svolgere una attività volontaria.
Aver contestualizzato il provvedimento per interventi di elisoccorso in territorio montano impervio ed ostile trova la sua motivazione nel fatto che gli interventi in questi territori possono essere effettuati solo con un mezzo di elisoccorso comportando un'elevata complessità, un notevole dispendio di risorse e anche rischi per il personale soccorritore e per il personale specializzato con squadre a piedi.
Quello che viene "sanzionato" non è il fatto di essersi recati in un contesto impervio ed ostile, ma il comportamento irresponsabile che ha generato l'intervento o, peggio ancora, chiamate totalmente immotivate per le quali si avranno anche risvolti penali.
Infine, l'applicazione di quanto descritto è soggetta ad un'istruttoria condivisa tra gli Enti di soccorso e il sistema sanitario al fine di valutare senza ogni ragionevole dubbio la presenza di fattori colposi.


Argomento: Trasporti su ferro - Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 773 presentata dai Consiglieri Frediani, Bertola, Mighetti e Valetti, inerente a "Monitoraggio ambientale ante-operam delle fibre di amianto aerodisperse, cunicolo esplorativo della Maddalena, TAV-To-Lyon"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 773.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Nel Progetto Definitivo (PD) del cunicolo esplorativo de La Maddalena della Nuova Linea Torino Lione, approvato con la Delibera CIPE n. 86/2010 del 18 novembre 2010, è incluso lo Studio di Impatto Ambientale (SIA) redatto ai sensi del D.Lgs 163/2006 (Allegato XXI art. 4). Nel SIA viene descritto il Piano di Monitoraggio Ambientale che, per quanto concerne la fase Ante Operam, indicava quanto segue: "Il monitoraggio Ante Operam è oggetto dì uno studio che esula dal presente PMA, ad esclusione delle componenti Acque superficiali, Acque sotterranee che vengono trattate anche nella fase Ante Operam".
Come indicato nel SIA, per la fase Ante Operam era necessario fare riferimento allo studio specifico contenuto nel "Progetto Preliminare per il Monitoraggio Ambientale in Ante Operam". Per i campionamenti per ricerca di fibre di amianto aerodisperse, tale studio prevedeva 9 stazioni di monitoraggio, così articolate: A3 - Comune di SUSA: A3.1 Borgata Passeggeri A3.2 SS24 Intersezione str. Per Meana A3.4 - Gravier A5 - Comuni di CHIOMONTE-GRAVERE: A5.1 - Abitazioni f.te area discarica A5.2 - San Martino Agriturismo A5.4- Frazione La Maddalena A5.15- Frazione S. Giuseppe A5.17- Chiomonte. area parcheggio Pinard A5.20- Gravere, abitazioni f.te piana Balme.
La prescrizione n. 77 al Progetto Definitivo, della Delibera CIPE n.
86/2010, prescrive ulteriori sette punti di monitoraggio per la ricerca di fibre di amianto aerodisperse. Non sto elencarli tutti, ma indicativamente una era posta all'imbocco ovest della galleria Giaglione, altre nell'abitato della Ramat e una, ad esempio, nel Comune di Chiomonte proprio per valutare l'impatto sull'abito del Comune.
L'inserimento della prescrizione n. 77 avveniva sulla base della sollecitazione contenuta nella Deliberazione della Giunta Regionale 7 ottobre 2010, n. 54-768 della Regione Piemonte.
Infatti, contestualmente alla formalizzazione dell'intesa sulla localizzazione dell'intervento ai sensi dell'articolo 167, comma 5 del D.lgs. 163/2006 e s.m.i., in tale atto si segnalava: "Per quanto attiene la compatibilità ambientale della realizzazione proposta, si ritiene che il progetto presenti carenze documentali tali da richiedere una particolare attenzione nella elaborazione del progetto esecutivo al fine di garantire il superamento delle criticità ancora non risolte e non superabili con semplici prescrizioni''. Proprio in relazione a tali "carenze", la medesima D.G.R. 54-768/10 riportava: "Le inderogabili vincolanti esigenze di approfondimento e adeguamento progettuale, emerse nell'istruttoria svolta con il supporto di ARPA, con la Provincia di Torino e i soggetti interessati e che dovranno essere adeguatamente superate prima dell'avvio dei lavori".
In ottemperanza alla succitata prescrizione n. 77, LTF ha provveduto ad adeguare il Piano Di Monitoraggio Ambientale Ante Operam (Piano di Monitoraggio Ambientale Piano esecutivo della fase Ante Operam). Tale adeguamento ha riguardato la scheda di sintesi "Amianto", i relativi allegati tecnici "Fibre di amianto aerodisperse" e l'allegato cartografico "Carta dei punti inseriti nel piano di monitoraggio - atmosfera, clima acustico, infrastrutture, radiazioni ionizzanti". Pertanto, sulla base dell'adeguamento imposto dalla Delibera CIPE 86/2010, i campionamenti per ricerca di fibre aerodisperse risultano essere definitivamente articolati sulle seguenti 14 stazioni di monitoraggio.
Nel Piano di Monitoraggio Ambientale Piano esecutivo della fasi Ante Operam e Realizzativi, la cui prima stesura è del 13 Luglio 2012 e quindi dopo l'inizio dei monitoraggi ante-operam (per la componente amianto maggio 2012) le stazioni di monitoraggio vengono drasticamente ridotte a cinque.
La motivazione di questa riduzione è riportate nel verbale della riunione 9 agosto 2012 - Tavolo tecnico componente amianto. PMA corso d'opera Cunicolo de La Maddalena -Torino-Lione: "In merito alla riduzione dei punti di monitoraggio proposti (dai 14 selezionati in sede di sopralluogo congiunto a cinque), LTF conferma di attenersi ai cinque punti indicati nella delibera CIPE 86/2010 per motivazioni di tipo economico".



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliera, le chiedo di stare nei tempi, perché siamo quasi a quattro minuti.



FREDIANI Francesca

Sì, io le avevo chiesto un po' di silenzio: possiamo compensare in questo modo? Io sforo di qualche minuto.



PRESIDENTE

Io penso che dobbiamo stare nei tempi e che l'Aula debba essere sicuramente più silenziosa. Questa mattina sono stati fatti diversi richiami: chiedo veramente.
Consigliera, mi perdoni.



FREDIANI Francesca

Faccio fatica a sentire quello che dico.



PRESIDENTE

Faccia svolgere a me il mio compito e a lei il suo. Chiedo ai colleghi che debbono interloquire, per favore, di uscire dall'Aula. Prego Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie. Allora penso che capirà se ho bisogno di qualche minuto in più perché non riesco a sentire quello che dico.
In sintesi, il monitoraggio ambientale ante-operam delle fibre di amianto aerodisperse è stato realizzato in un arco temporale di sei mesi mediante un numero complessivo di 663 rilievi distribuiti su cinque stazioni dislocate in tre aree territoriali. Ricordiamo che il Progetto di Monitoraggio ambientale è stato concordato insieme ad ISPRA e ARPA Piemonte.
In definitiva, le domande che rivolgiamo oggi alla Giunta regionale sono le seguenti: se sono intervenute modifiche e/o deroghe alla piena attuazione della prescrizione n. 77 della Delibera CIPE n. 86/2010, esplicitamente formulate da qualche Ente e/o organo competente se sia a conoscenza che la prescrizione n. 77 della Deliberazione CIPE n.
86/2010, che recepisce la DCR n. 54-768 dei 7 ottobre 2010, è stata disattesa se conosce le motivazioni che hanno ridotto le stazioni di monitoraggio per le fibre di amianto aerodisperse, nella fase ante-operam, da 14 a 5 sapere come sia stato possibile venir meno ad una prescrizione CIPE basata sulla Deliberazione di Giunta regionale n. 54-768 dei 7 ottobre 2010, seguita nella fase di istruttoria da Arpa Piemonte, ex Provincia di Torino e i soggetti interessati.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.
Assessore, nella risposta le chiedo gentilmente di rimanere nei tempi.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Stia tranquilla, Presidente.
Vengo subito al dunque. Dei sette punti che erano stati indicati per il monitoraggio, due sono stati ritenuti non più idonei. Il primo è il punto A5.15 Abitato della Ramat in corrispondenza della frazione San Giuseppe: la stessa delibera CIPE esprimeva la necessità di riposizionare in maniera opportuna la postazione e in sede di sopralluogo si è valutata ridondante quindi superflua la sua collocazione, trovandosi nelle vicinanze del punto A5.12 Abitato della Ramat, frazione Sant'Antonio.
Il secondo punto che è stato tolto è A5.23 Borgata Clarea, in presenza di problemi legati alla sicurezza e vista la collocazione del punto in area boschiva. Anche questo è stato ritenuto ininfluente ai fini del monitoraggio ante operam.
A supporto della rappresentatività delle cinque postazioni oggetto del monitoraggio ante operam, uno studio sui dati anemologici dell'area di interesse, condotto dalla Struttura Sistemi Previsionali di ARPA, ne ha confermato il corretto posizionamento.
Considerato l'arco temporale trascorso tra le prescrizioni e l'attuazione delle attività di campionamento il supporto di ARPA nella definizione delle postazioni di monitoraggio, per quanto riguarda gli aspetti tecnici di competenza dell'Agenzia, consente di ritenere sostanzialmente ottemperato quanto sancito dalla prescrizione n. 77 della deliberazione CIPE.
In merito alla riduzione del numero di postazioni, premesso che il Piano di monitoraggio era stato comunque strutturato in modo da garantire che la frequenza e la localizzazione dei rilevamenti potessero essere modificate in funzione dell'evoluzione effettiva del cantiere, la citata relazione di ARPA riporta anche una dichiarazione di LTF sulla necessità di revisione con la Prefettura dei punti di monitoraggio inizialmente previsti, per motivi di sicurezza.
Si evidenzia, infine, che la Regione Piemonte non ha, per il caso in oggetto, competenza diretta. La Regione aveva chiesto ai Ministeri, con una lettera del novembre 2011 a firma degli Assessori ai Trasporti e all'Ambiente, di esprimersi circa l'eventuale delega per lo svolgimento della verifica di ottemperanza, ma il Ministero dell'Ambiente, con nota allegata del dicembre 2011, ha comunicato di non poter accogliere la richiesta di delega delle competenze Ministeriali alla Regione, in quanto al normativa non prevede la possibilità di delegare o trasferire assegnate.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.42 la Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 10.46)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Montagna

Mozione n. 627 presentata dai Consiglieri Ruffino, Benvenuto, Berutti Gancia, Graglia, Pichetto, Porchietto, Sozzani e Vignale, inerente a "Emergenza neve Regione Piemonte" (richiesta inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto di intervenire la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Chiedo di anticipare l'esame della mozione n. 627. Ricorderete che nel precedente Consiglio eravamo arrivati a questo punto; credo sia una mozione di grande interesse e quindi la mia richiesta è di anticiparla rispetto al disegno di legge n. 142.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Richiesta, da parte del Consigliere Berutti, di una sospensione dei lavori del Consiglio regionale per il ricevimento di una delegazione di Sindaci e amministratori locali interessati alla salvaguardia dell'ospedale "Monsignor Galliano" di Acqui Terme (AL)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berutti.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Sono a chiedere una sospensione del Consiglio regionale per le ore 11 in quanto c'è una delegazione di cittadini e di amministratori dell'Acquese che stanno arrivando in Consiglio e che vorrebbero un incontro in merito alla questione dell'Ospedale con l'Assessore competente.
Mi rendo conto che alcuni incontri sono già stati svolti, però un gruppo di circa 400 persone si sta muovendo sul Consiglio; chiedo che venga accolta una piccola delegazione per quindici minuti.
Ci rendiamo conto dell'imprevisto. L'avessimo saputo prima, ci saremmo mossi in un altro modo. Chiediamo di poterli ascoltare. Non sono pochi e penso che lasciare 400 persone fuori mi sembra un po' eccessivo.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Ordine del giorno n. 637 presentato dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Amministrative 2016 e referendum Sblocca Italia, serve l'election day" (richiesta inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Poi risponderò sia alla Vicepresidente Ruffino che al Consigliere Berutti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Sono qui a chiedere un'inversione dell'o.d.g.. Chiedo che il punto 10) sia votato subito dopo il punto 6). Dal momento che la mozione dei Consiglieri Bono e altri è stata rinviata tante volte, quindi è giusto che abbia la precedenza, chiedo che l'atto di indirizzo al punto 10) all'o.d.g., relativo a "Amministrative 2016 e referendum Sblocca Italia serve l'election day", sia messo in votazione entro la giornata, perché mi risulta che il Governo sta per scegliere se rinviare oppure no questa data utile.
Credo che il punto non sia soltanto relativo ai 300 milioni di euro che si possono risparmiare, ma evitare di mischiare cose che non sono utili come lo Sblocca Italia e la parte consultiva, per esempio, sulla riforma costituzionale. Credo sia giusto, come hanno fatto altri Consigli regionali d'Italia, esprimersi in questa settimana per dare un impegno al Parlamento e al Governo.



PRESIDENTE

Se l'Aula acconsente, anticipiamo il punto 10), relativamente all'intervento del Consigliere Grimaldi, subito dopo il punto 6), la mozione n. 568.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'inversione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Per quanto riguarda la proposta della Vicepresidente Ruffino sull'ordine del giorno avente ad oggetto la questione neve, se per la Giunta va bene, procederei in questo senso: incardinerei il disegno di legge, con la discussione generale, ma non andando avanti con gli articoli poi, sospendiamo e affrontiamo l'ordine del giorno.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Ovviamente, mi rimetto al volere dell'Aula, però prendo atto che se si inizia l'incardinamento del disegno di legge, come ha suggerito lei facendo soltanto la discussione generale e poi si antepongono le mozioni per me va bene; si antepone una mozione in particolare...
Lo sappiamo per la prossima volta, e chiederemo noi di fare così, visto che non l'abbiamo mai fatto, sbagliando. Prendiamo atto di questo precedente.



PRESIDENTE

Prenda atto che il buon senso viene sempre utilizzato per facilitare i lavori, i rapporti e le relazioni dell'Aula. Quindi, ci saranno altre occasioni. Se lo segni, e se non se lo ricorda glielo ricordo io.
Consigliere Berutti, io sono in difficoltà. Sono mortificato e dispiaciuto che fuori c'è una delegazione di Sindaci, ma noi non possiamo stravolgere i lavori del Consiglio.
Quando ci sono delle audizioni, è necessario un minimo di pianificazione e programmazione nella Conferenza dei Capigruppo, altrimenti ci esponiamo al fatto che ogni volta che vengono delle persone, dei cittadini o Sindaci, anche perché le persone sono tutte uguali, per protestare, ogni volta dobbiamo interrompere il Consiglio. Questo vale per il futuro.
Detto questo, vi faccio una proposta, per evitare che oggi non svolgiamo i nostri lavori: alle ore 13, poiché mi hanno detto sono tanti occupiamo la Sala Viglione e diamo la possibilità a tutti i colleghi che vogliono assistere di partecipare all'audizione.
Consigliere Berutti, potrebbe andare bene? E' soddisfatto? E' contento?



BERUTTI Massimo

Forse, potremmo cavarcela in un quarto d'ora.



PRESIDENTE

Non ce la facciamo, ci racconteremmo una bugia, io e lei...
Dato che lei non dice le bugie, io ogni tanto sì.



BERUTTI Massimo

Naturalmente, mi rimetto alla volontà...



PRESIDENTE

Magari, se riusciamo, possiamo anticipare anche di un quarto d'ora.
Non ci sono altre richieste di interventp.
L'o.d.g. è approvato, così come modificato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Ferraris.
Non è presente l'Assessora Parigi.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

E' a disposizione e riproducibile, su richiesta, il processo verbale della seduta del 2 febbraio 2016.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 19 gennaio 2016.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'ex Consigliere regionale Bruno Rutallo, deceduto il 19 gennaio 2016


PRESIDENTE

Il 19 gennaio scorso è scomparso, all'età di 77 anni, il Consigliere regionale della VIII Legislatura Bruno Rutallo. Era nato il 29 dicembre 1938 a Sant'Agata Fossili, Comune alessandrino di cui fu Consigliere dal 1975 e Sindaco dal 1980 al 2004. Nel 2014 era stato rieletto primo cittadino.
Imprenditore del settore della moda, dal 1999 al 2005 è stato Consigliere della Provincia di Alessandria e dal 2004 al 2005 Assessore Provinciale ai lavori pubblici.
Bruno Rutallo venne eletto in Consiglio regionale nel 2005 nella circoscrizione di Alessandria nella lista Democrazia e Libertà - La Margherita. Fu Presidente della II Commissione urbanistica e componente della Commissione agricoltura, ambiente, industria e lavoro.
Desidero ricordare le qualità umane e politiche di Bruno Rutallo; la dedizione e l'impegno con cui ha ricoperto i suoi incarichi istituzionali sono stati sempre apprezzati dai cittadini santagatesi e da coloro che hanno collaborato con lui nei momenti più rilevanti dell'attività consiliare e della vita amministrativa della nostra Regione.
Ai funerali che si sono svolti a Sant'Agata Fossili il 18 gennaio scorso erano presenti i Consiglieri Davide Gariglio e Domenico Ottria, in rappresentanza dell'Assemblea regionale.
Alla moglie Anna, alla figlia Maria Rita e al nipote Tommaso desidero rinnovare, a nome del Consiglio, le più sentite condoglianze e i sensi della nostra solidarietà e vicinanza.
Invito i presenti ad osservare un minuto di silenzio in memoria del già Consigliere regionale Bruno Rutallo.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Ruberò due minuti a tutti i colleghi, perché in quest'Aula siamo spesso chiamati a commemorare delle persone che ci hanno preceduto. Però quando capita di commemorare una persona che è stata seduta a fianco a te per un po' di anni, capisci che le statistiche e i dati sui ruoli ricoperti e sulle storie delle persone, in realtà, nascondono di più: nascondono una persona vera con cui hai vissuto, con cui ha condiviso delle relazioni.
Bruno Rutallo, che è stato con noi in Consiglio regionale dal 2005 al 2010, era innanzitutto un Sindaco. Ha fatto per 24 anni il Sindaco ed è tornato a fare il sindaco a 76 anni, rieletto a furor di popolo dai suoi cittadini. Ma Bruno era prima di tutto una persona che parlava con tutti al di là degli schieramenti e delle idee. Era una persona buona, una persona generosa, una persona capace, una persona intelligente ed umile una persona che manteneva sempre nelle relazioni un basso profilo e il contrario della politica dell'immagine a cui in qualche modo tutti quanti stiamo facendo acquiescenza.
Lui aveva iniziato a fare il venditore di macchine da cucire, a fare il venditore per la Singer, ed era diventato il capo della rete vendita. In questa sua attività aveva acquisito una capacità straordinaria di conoscere le persone ed al primo colpo di capirne la personalità.
Poi, partendo da un piccolo Comune sui colli tortonesi, era diventato un imprenditore nel campo della moda della grande Milano.
Infine, tornando nel suo Comune, era stato costretto a fare il Sindaco stufo del fatto che in quel piccolo paese non ci fosse mai l'acqua. E allora con il suo intervento da imprenditore era riuscito a far sì che il Comune storicamente senz'acqua diventasse il Comune con più acqua di tutti i colli tortonesi, in grado di distribuirne a tutti gli altri comuni.
Chi ha avuto modo di visitare Sant'Agata Fossili avrà visto che il paese è come la persona che l'aveva amministrato: una grande casa di riposo per gli anziani di tutto il territorio, in cui lavorano gli abitanti di quel Comune, di proprietà dell'Amministrazione comunale, una chiesa completamente rifatta, un Comune padrone di un supermercato, di una piscina, di un ristorante, di un bar. E' un Comune con una serie di introiti da proprietà in grado di mantenere un'attività al di sopra della media degli altri Comuni, in ragione di scelte oculate fatte nel passato.
Il Vescovo, durante la celebrazione del Santo Rosario, ha detto che il Comune si dovrebbe chiamare non Sant'Agata Fossili ma Sant'Agata Rutallo. E io credo che questa frase, buttata lì quella sera un po' per stemperare il dolore, stia però a significare quello che è successo in quel piccolo paese.
Poi Bruno Rutallo è diventato Consigliere Provinciale, da candidato in un collegio in cui il suo partito mai nella storia aveva eletto una persona: un collegio perdente che lui, con il suo modo di fare, riuscì a recuperare in modo perentorio.
Chi girava la Provincia con lui vedeva che raccontava sempre che da Assessore ai lavori pubblici della Provincia aveva fatto le strade, i ponti, aveva valorizzato i prodotti del territorio; poi era stato in Regione cinque anni e successivamente, tornando nel suo Comune, aveva continuato a seguire tutte le problematiche amministrative, in particolare i piccoli Comuni, i problemi della gestione associata dei piccoli Comuni.
Non voglio farla lunga, ma voglio solo ricordare che ogni tanto si dice che i politici hanno lasciato il segno. Credo che Bruno Rutallo abbia lasciato il segno sia nelle cose che ha fatto e che rimangono per il suo Paese e per la sua Provincia prima di tutto, ma poi nelle persone, cioè nelle persone che hanno vissuto con lui, ad iniziare dai suoi colleghi Consiglieri regionali di tutti i Gruppi consiliari, dei Sindaci che si sono visti al funerale, ai suoi concittadini che l'hanno accompagnato anche nei momenti di sofferenza finale.
Credo che lui ci lasci un segno. Noi lo ricorderemo e lo ricorderemo sempre con affetto, ricorderemo i suoi occhi dolci e il suo modo di fare pacato.
Però lui ci ha insegnato anche un'altra cosa: che la politica non è solo cose fatte e che vanno fatte, ma è anche rapporti personali e rapporti umani, e questi, mentre tutte le altre cose finiscono, rimangono e rimangono anche quando uno non è più Consigliere e anche quando uno non vive più.



(L'Assemblea osserva in piedi un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10,38, riprende alle ore 11.10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)

Argomento:

c) Comunicazione relativa all'articolo 30 del Regolamento interno


PRESIDENTE

In data 2 febbraio 2015, la I Commissione consiliare, riunita in sede legislativa, ha approvato all'unanimità la deliberazione legislativa avente ad oggetto "Modifica alla legge regionale 3 settembre 1991, n. 43 (Nuova disciplina dell'Istituto di Ricerche Economico e Sociali del Piemonte IRES.
Abrogazione legge regionale 18 febbraio 1985, n. 12)".


Argomento:

d) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Nomine (rinvio)


PRESIDENTE

Colleghi, rinviamo l'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Nomine".


Argomento: Condizione femminile

Esame disegno di legge n. 142, inerente a "Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 142, inerente a "Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relatrice di maggioranza è la Consigliera Valentina Caputo; relatori di minoranza sono i Consiglieri Stefania Batzella, Maurizio Marrone e Daniela Ruffino.
La parola alla Consigliera Caputo per l'illustrazione della relazione.



CAPUTO Valentina, relatrice

Grazie, Presidente.
Il disegno di legge in discussione oggi ha l'obiettivo principale di assumere i caratteri di una legge quadro...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusi, per evitare che poi debba interrompere definitivamente il Consiglio, gradirei il silenzio in Aula. I Consiglieri hanno il dovere di stare seduti nei banchi; se, invece, hanno la necessità di conferire con altri colleghi, possono allontanarsi fuori dall' emiciclo.
Consigliera Caputo, può prendere la parola quando ci sarà silenzio.
Prego, Consigliera Caputo.



CAPUTO Valentina, relatrice

Grazie.
Questo disegno di legge assume i caratteri di legge quadro in materia di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli, adeguando, consolidando e ampliando le previsioni normative contenute sia nella legge regionale n.
11/2008, che istituiva il fondo di solidarietà per il patrocinio legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti, sia nella legge regionale n. 16/2009, che istituiva centri antiviolenza con le case rifugio. Quindi esso si propone di definire gli strumenti operativi utili per l'intervento regionale fornendo anche le risorse necessarie.
L'ONU e l'Unione Europea definiscono con l'accezione "violenza di genere" quella che si annida nello squilibrio relazionale tra i sessi e nel desiderio di controllo e di dominio sessuale, culturale, sociale ed economico degli uomini sulle donne.
Più precisamente, le Nazioni Unite, in occasione della Conferenza mondiale sulla violenza contro le donne, tenutasi a Vienna nel 1993, già all'articolo 1 della dichiarazione dell'ONU, sull'eliminazione della violenza contro le donne definisce come "violenza contro le donne" ogni atto che si fonda sul genere che provochi un danno, una sofferenza fisica sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà.
Il Rapporto mondiale sulla violenza e sulla salute, presentato dall'OMS a Bruxelles il 3 ottobre 2002, definisce la violenza come un problema di salute pubblica che, in quanto tale, va affrontato secondo un approccio interdisciplinare e scientifico, includendo la medicina, l'epidemiologia la sociologia, la psicologia, l'educazione e l'economia.
Il rapporto evidenzia anche come tale approccio metta in evidenza l'azione collettiva e cooperativa e coinvolga i diversi settori della vita pubblica e privata.
Nel 1995, a Pechino, la piattaforma d'azione adottata dalla IV Conferenza mondiale ONU sulle donne, individua, per quanto riguarda la violenza contro le donne, delle azioni e degli obiettivi ben precisi: dall'adottare delle misure volte a prevenire ed eliminare la violenza sulle donne a studiare le cause e le conseguenze di questo fenomeno e anche l'efficacia delle misure di prevenzione adottate; in ultimo, pone l'attenzione verso l'eliminazione della tratta e anche l'assistenza delle vittime legate a questo fenomeno, quindi vittime della prostituzione, ed evidenzia soprattutto che - è un concetto fondamentale che poi ritornerà anche su una parte degli articoli di questo decreto legge - la paura della violenza, inclusa la molestia sessuale, è una barriera permanente alla mobilità delle donne e limita il loro accesso alle risorse e alle attività fondamentali. Alti costi sociali, economici e sanitari per l'individuo e per la società sono associati alla violenza contro le donne.
Le nuove linee guida promosse dall'OMS "Responding to intimate partner violence and sexual violence against women" mirano a sostenere i Paesi a migliorare l'approccio utilizzato dal proprio sistema sanitario nell'assistere le donne vittime di violenza, ma soprattutto nel saper riconoscere i segnali di questo fenomeno.
A livello italiano, l'ISTAT ha presentato a inizio giugno 2015 il secondo rapporto "La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia" evidenziando che il 20% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito una qualche forma di violenza fisica; il 21% ha subito molestie sessuali; per oltre il 5,6% si tratta delle forme più gravi, uno stupro o un tentato stupro.
La violenza più grave è esercitata dai partner, parenti o amici, per un totale di 6,8 milioni di donne coinvolte.
In Piemonte, nel 2014, il 31,5% delle donne dai 16 ai 70 anni avrebbe subito una forma di violenza fisica o sessuale, ed è un dato tristemente in linea con quello italiano.
A livello nazionale, negli ultimi anni sono stati recepiti gli indirizzi internazionali della Convenzione di Istanbul del 2011, ratificata con la legge n. 77/2013.
Nella Convenzione del Consiglio d'Europa l'elemento principale è il riconoscimento della violenza sulle donne come forma di violazione dei diritti e di discriminazione; si propone di mettere a sistema gli interventi assicurati da tempo dalle reti presenti a livello territoriale anche grazie all'approvazione di leggi sul tema in quasi tutte le regioni e le province autonome.
Gli obiettivi dell'intervento sono volti a soddisfare l'esigenza di sostegno delle donne vittime di violenza e dei loro figli attraverso la presenza sul territorio regionale di strutture idonee e qualificate sia in termini abitativi che di personale; l'esigenza anche di interventi sanitari che garantiscano una risposta tempestiva e anche altamente qualificata nei confronti della donna vittima di violenza e dei propri figli; l'esigenza di condividere una cultura sulla problematica della violenza, con particolare attenzione alle nuove generazioni; l'esigenza della collettività di usufruire di interventi unitari e integrati; l'esigenza della collettività di usufruire di servizi che assicurino in maniera uniforme, omogenea e rispondente a precisi criteri di qualità su tutto il territorio regionale le medesime prestazioni.
Il DDL che oggi discutiamo recepisce anche - mi preme sottolinearlo - i punti di un ordine del giorno presentato il 25 novembre 2014, in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, di cui sono prima firmataria. E' stato recepito in questo DDL quanto noi richiedevamo, cioè di assicurare delle risorse finanziarie ogni anno a favore delle leggi regionali che vigevano, ad estendere il codice rosa (o percorso rosa), ma anche ad istituzionalizzare una rete di coordinamento di tutti i soggetti operanti ad ogni livello; inoltre, anche a garantire la reperibilità h24, come nell'articolo 16, di almeno un operatore soprattutto, individuare ed intervenire attraverso la formazione e la comunicazione per informare l'utenza interessata in merito a tutti i servizi attivi sul territorio.
Questi sono i punti fondamentali cui noi avevamo posto attenzione, che sono stati recepiti, e che avevamo votato in quella data con questo ordine del giorno.
Una delle tematiche importanti introdotta è quella del codice rosa, che i DEA di primo e secondo livello applicheranno; dopo il triage o dove non sarà attivo il codice rosa (in alcune aziende o ospedali non DEA di secondo livello), si potrà attivare questo percorso rosa che consentirà all'équipe multiprofessionale di intervenire subito.
Inoltre, uno degli obiettivi che si persegue con questo disegno di legge è anche di consolidare l'esperienza dei servizi sanitari, attraverso la formalizzazione - come dicevo - di équipe multiprofessionali per la presa in carico della vittima, e di avviare in maniera sistematica la sperimentazione di interventi su tutto il territorio regionale per gli autori della violenza. Questo aspetto contenuto nell'articolo 18 soprattutto legato alla violenza domestica, è molto importante perch agisce quindi nel contesto familiare, ma non attraverso la mediazione, ma con percorsi differenziati per la vittima di violenza e per il suo autore prevedendo su tutto il territorio regionale interventi finalizzati alla promozione di campagne di sensibilizzazione - ricordiamo anche il numero 1522 - e di informazione sul problema della violenza contro le donne. Punto fondamentale, infatti, è quello di creare nelle nuove generazioni una cultura condivisa sulla problematica, soprattutto del rispetto e della nonviolenza.
Uno dei punti importantissimi di questo DDL prevede altresì l'adozione del piano triennale regionale degli interventi per contrastare la violenza di genere. Si definiscono infatti degli obiettivi, ma si tratta di una legge sostenibile anche dal punto di vista finanziario perché consente di programmare e avere quindi dei fondi.
Come dicevo, nell'ordine del giorno noi avevamo detto di dover adeguare ogni anno le risorse necessarie; qui in realtà c'è una programmazione che consente di far sì che le azioni che si mettono in campo possano essere continuative, perché questo è importante: che non siano azioni a spot, ma che proseguano e che ci siano quindi una prospettiva, una continuità e una programmazione per il raggiungimento degli obiettivi. In questo DDL inoltre, si concorre con le istituzioni e i soggetti nazionali responsabili nella costruzione di un sistema integrato centrale di dati sulla violenza di genere contro le donne e i minori, fruibile a livello nazionale e locale.
Non esiste solo il fenomeno in sé della violenza sulle donne, ma si deve andare anche ad agire sull'emersione dello stesso. Quando noi parliamo di violenza sulle donne, significa che una donna già accede alla casa rifugio o al centro antiviolenza. Ciò su cui con questo DDL si riesce ad intervenire, è il concetto importante dell'emersione in sé del fenomeno riuscendo cioè a recepirlo prima.
Nella donna c'è la paura della violenza e c'è questa barriera relativa alla mobilità della donna, cui però spesso si può ovviare attraverso dei rapporti relazionali: penso al fatto che se nelle scuole una ragazza giovane è vittima di qualche violenza, magari può trovare un insegnante che lo può comprendere, o magari può farlo il medico di base.
Ecco, questa è l'emersione del fenomeno: il momento in cui, cioè, si percepisce che c'è un problema in atto e si riesce a indirizzare la persona interessata verso il percorso adeguato. Un medico non è uno psicologo, ma sicuramente può recepire che c'è un problema e può consigliare e indirizzare la donna. Fondamentale, quindi, è anche questo tipo di lavoro che verrà fatto tramite questa serie di azioni che mettiamo in campo con il DDL.
Si permette anche di consolidare l'esperienza che è stata maturata con l'attivazione del fondo di solidarietà per il patrocinio legale - elemento importantissimo - alle donne vittime di violenza e maltrattamenti. Si istituisce l'albo regionale dei centri antiviolenza e delle case rifugio allo scopo di garantire proprio un'adeguata e aggiornata conoscenza dei servizi attivi sul territorio regionale.
Dicevo appunto che bisogna agire sulla cultura della nonviolenza, sin da piccoli. Ed ecco che qui si mettono in campo delle azioni di formazione per quello che viene chiamato in sociologia socializzazione dei ruoli di genere: ossia, si deve educare e si deve far sì che la nuova generazione gli adulti di domani, possa avere un'immagine di ruoli che non sono stereotipati. E' questo, infatti, che si ha oggi: si vive di ruoli stereotipati; tutti siamo cresciuti portatori e portatrici di ruoli stereotipati ed è su questo, sulla socializzazioni dei ruoli di genere, che invece si andrà poi ad intervenire.
Dicevamo che si tratta di una legge che ha una grande sostenibilità economica. Nell'articolo 25 prevede i seguenti fondi regionali. Si fa riferimento al sostegno dei centri anti violenza e delle case rifugio: per il 2015 la dotazione è quantificata in 180.000 euro in termini di competenza di cassa e di spesa corrente, mentre per gli anni finanziari 2016-2017 viene quantificata in 400.000 euro l'anno, di cui 200.000 per la spesa corrente e per la spesa in conto capitale. Sempre nell'articolo 25 comma 2, si fa riferimento agli oneri per l'attuazione del fondo di solidarietà per il patrocinio legale delle donne vittima di violenza e maltrattamenti, in continuità con quanto già previsto dalla legge regionale n. 11 del 2008. Tali oneri sono quantificati negli anni finanziari 2016-17 in 150.000 euro, in termini di competenza di cassa nel bilancio di previsione.
Questa, quindi, è una legge sicuramente completa e che interviene su tantissimi ambiti. Ciò su cui ci troviamo a premere, e che soprattutto ci sta a cuore, è che noi oggi la discutiamo, ma ciò che è fondamentale da parte di tutti è che si agisca sulla cultura del rispetto, elemento imprescindibile per poter costruire gli adulti di domani con una visione differente della società.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Batzella, prima relatrice di minoranza.



BATZELLA Stefania, relatrice

Grazie, Presidente.
Oggi ci troviamo a discutere questo disegno di legge molto importanti che fra poco diventerà legge: il disegno di legge n. 142 "Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli".
Noi abbiamo sempre sostenuto questo disegno di legge; abbiamo sempre lavorato e ci abbiamo sempre creduto; abbiamo portato il nostro contributo abbiamo fatto delle segnalazioni all'Assessora e abbiamo dato dei suggerimenti; abbiamo presentato degli emendamenti in merito, perché stiamo parlando di un grave problema e di una grave emergenza sociale. La violenza contro le donne è una grave violazione dei diritti umani: si tratta di una vera e propria piaga sociale ed è un'emergenza.
E credo che sia compito della Regione Piemonte, oltre che del livello nazionale, internazionale, mondiale - ce lo dicono tutte le norme costituzionali e anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità -, tutelare e garantire il diritto alla salute e alla dignità delle donne e anche dei loro figli.
Vorrei iniziare questa relazione riflettendo su quel che è accaduto negli ultimi giorni. Il 2016 è iniziato da appena 40 giorni e dieci donne forse anche di più, sono state uccise dagli uomini della loro vita: mariti compagni, fidanzati, amanti, figli e nipoti. Una donna di 38 anni, gravida alla trentaquattresima settimana, in seguito ad una lite è stata bruciata dal suo fidanzato ed è in pericolo di vita: lotta contro la morte. Per fortuna, grazie all'intervento tempestivo dei medici, la sua bimba è viva e sta bene. Ci auguriamo che questa donna possa al più presto riprendersi e abbracciare e stringere a sé la sua bimba.
Il dramma dei femminicidi e della violenza sulle donne sembra non avere tregua. Ecco perché dobbiamo tutti quanti impegnarci su questo disegno di legge: un disegno di legge - ripeto - condiviso, su cui noi voteremo favorevolmente (l'abbiamo già fatto in Commissione e lo faremo anche in aula). Io credo infatti che quando si parla e si tratta di casi così importanti e drammatici, di queste piaghe sociali, non esista un colore politico, non esistano opposizioni e non esistano contrasti. Al contrario tutti quanti abbiamo un unico obiettivo: quello di lavorare insieme per poter raggiungere e perseguire i nostri fini.
Dobbiamo lavorare tanto sulla prevenzione, e in questo disegno di legge c'è un buon piano di prevenzione, anche se ritengo che per poter fare prevenzione occorrano maggiori risorse economiche. Purtroppo, le risorse che la Regione Piemonte ha a disposizione sono limitate: noi auspichiamo che magari con il tempo (se non entro il 2016, magari nei prossimi anni) si riescano ad investire sempre più risorse, perché la prevenzione è alla base di tutto. Solo se lavoriamo sulla prevenzione, possiamo tutelare le donne vittime di violenza e i loro figli.
Voglio ricordare quanto sia importante che la Regione Piemonte si faccia portatrice di questo, perché rientra nello Statuto della stessa: la Regione condanna e contrasta ogni forma di violenza contro la donna, sia in ambito domestico sia extrafamiliare, sociale e lavorativo. Non dimentichiamo il mondo del lavoro (molte donne sono vittime nei luoghi in cui lavorano), la tratta e lo sfruttamento delle donne e dei minori, i matrimoni forzati, le pratiche di mutilazione genitale femminile, ed ogni altra forma e grado di violenza in riferimento a tutti i principi citati.
Noi abbiamo presentato delle proposte e abbiamo lavorato tanto per tutelare le donne anche dal punto di vista economico, della salute. Il 24 novembre 2015 è stata sottoscritta e votata all'unanimità, in questo Consiglio, la mozione di cui - lo dico con tanto orgoglio - sono prima firmataria, riguardante l'esenzione del ticket sanitario per le prestazioni legate alla violenza di genere.
Finalmente, quest'esenzione diventerà legge e le donne potranno avere un minimo riconoscimento anche dal punto di vista sanitario, perché spesso vengono umiliate, maltrattate, picchiate, abusate e stuprate e, poi, oltre al danno, la beffa: il Sistema Sanitario regionale e nazionale fa pagare loro le cure e le prestazioni che conseguono alla violenza subita.
Ecco perché ho presentato questa mozione e ringrazio tutto il Consiglio regionale, che - ripeto - l'ha sottoscritta. L'Assessora Cerutti ha mantenuto la promessa d'inserire nel disegno di legge quest'esenzione pertanto, fortunatamente, diventerà legge e ci sarà un minimo di riscatto per queste donne.
L'esenzione del ticket sanitario è, dunque, un grande obiettivo e traguardo raggiunto dal Consiglio regionale.
In merito al supporto psicologico, abbiamo presentato degli emendamenti e, tra l'altro uno è stato approvato: lo trovate nell'articolo 13, comma 2 riguardante l'accoglienza, il sostegno e i percorsi per l'autonomia.
Nel disegno di legge siamo riusciti ad inserire che ogni vittima di violenza di genere, su propria richiesta, possa usufruire di un percorso anche psicologico, condiviso e personalizzato, quindi modulato sulla base delle caratteristiche personali, di sostegno e orientamento Il sostegno psicologico personalizzato, condiviso, richiesto dalla donna è molto importante. In seguito alle esperienze lavorative che ho vissuto, ai continui confronti e dibattiti attraverso convegni e corsi di formazione, il confronto quotidiano con diversi professionisti ha fatto emergere questa grande criticità. Le donne stesse hanno ritenuto doveroso segnalare che il supporto psicologico è molto importante.
Molte donne si sono viste negare - e ancora oggi si vedono negare - il supporto psicologico, un primo approccio psicologico, che - come ho detto è importante: finalmente il supporto psicologico personalizzato su richiesta della vittima è inserito nel disegno di legge ed è legge! Abbiamo lavorato, inoltre, sull'articolo 18, riguardante l'istituzione del codice rosa. Il 25 novembre 2014 è stata approvata in Aula una mozione presentata dal Movimento 5 Stelle (prima firmataria, la sottoscritta) ed un ordine del giorno presentato dal Partito Democratico (prima firmataria, la Consigliera Caputo), dove si chiede l'istituzione, anche se in realtà, ci sono delle strutture ospedaliere che hanno già attivato questo percorso. E' avvenuto nella nostra città, a Torino, dove l'ASL-TO2, con l'Ospedale Maria Vittoria, che - tra l'altro - ha ricevuto anche il bollino rosa e un riconoscimento per la sensibilità espressa e dimostrata verso le donne vittime di violenza.
Ci sono anche delle leggi regionali (in Toscana e in Emilia Romagna) che prevedono l'istituzione e l'implementazione, il riconoscimento normativo dell'istituzione del codice rosa.
Io presentai la mozione all'inizio della legislatura, ai primi di agosto del 2014 (eravamo eletti da pochissimo), perché mi stava molto a cuore il codice rosa, un percorso privilegiato, particolare, che seguiva tutte le vittime di violenza, non solo le donne, compresi i minori.
Fortunatamente, il codice rosa è diventato legge. Noi volevamo qualcosa in più, nel senso che il codice rosa è esteso soprattutto ai DEA di primo e di secondo livello, mentre negli ospedali di territorio, quindi di base e di area disagiata, non è che non ci sia un codice rosa, ma c'è un'équipe multidisciplinare che si occuperà e si prenderà carico della paziente.
Siamo riusciti ad accordarci e abbiamo trovato, tutti insieme, la soluzione di non abbandonare assolutamente anche i territori periferici.
Vorrei ricordare che i territori periferici sono quelli maggiormente colpiti, dove ci sono i maggiori casi di violenza.
Altra cosa importante che ho apprezzato (ne avevo parlato anche con l'Assessora, dando dei suggerimenti ed esprimendo le mie considerazioni, il mio pensiero) è che all'interno della legge sia stata presa in considerazione ed inserita anche la tratta, quindi lo sfruttamento della prostituzione, e le mutilazioni genitali femminili.
Perché l'ho apprezzato tanto? Perché la tratta delle donne è una pratica ampiamente diffusa, che va assumendo forme sempre più organizzate.
Si presenta come una forma moderna di schiavitù. Oltre all'assoggettamento della persona, prevede un'organizzazione ben strutturata che procede al trasporto delle vittime, al loro sfruttamento e all'aggiramento delle legislazioni nazionali.
L'industria del sesso e, in genere, la tratta di esseri umani sono fonte di un enorme commercio mondiale che frutta, alla criminalità organizzata, ingenti somme di denaro. Ecco perché è importante che la Regione Piemonte abbia incluso, in questo disegno di legge, la tratta. E' veramente un fenomeno importante e gravissimo di cui - ahimè - si parla poco.
Stessa cosa dicasi per quanto riguarda le mutilazioni genitali femminili, riguardo al quale avevo espresso all'Assessora le mie considerazioni. Ho molto apprezzato che l'Assessora le abbia percepite avendo anche lei, come me, sensibilità verso questo grave problema, questa pratica, questo intervento spaventoso applicato alle bambine.
Pensate che solo qualche giorno fa, il 6 febbraio, si è celebrata la giornata mondiale contro l'infibulazione, praticata in trenta paesi del mondo, la maggior parte africani.
Pensate che, nonostante negli USA - così come in Italia, per fortuna ci sia una legge contro la mutilazione dei genitali femminili, che ne vieta le mutilazioni, i casi sono aumentati, addirittura triplicati. L'Italia è al quarto posto in Europa.
Sapete perché tutto questo? Sapete perché c'è un incremento? Perch stanno incrementando i flussi migratori e non si riesce bene a controllare.
Nonostante in Italia ci sia una legge - la n. 7 del 2006 - che prevede l'arresto e la punizione dai tre anni fino ai 16 anni di carcere, tuttavia non abbiamo dati ben precisi e non riusciamo a controllare il fenomeno.
Finora, le denunce sono state pochissime ed è quindi difficile fare una stima esatta dei casi.
Credo che le campagne di formazione ed informazione siano irrisorie rispetto a quelle promesse; dobbiamo quindi continuare a fare prevenzione ed è importante, anzitutto, avere un disegno di legge che lo preveda e poi continuare di questo passo, lavorando in stretta collaborazione.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.
La parola al Consigliere Marrone, secondo relatore di minoranza.



MARRONE Maurizio, relatore

Grazie, Presidente.
Assessora, come sa, in Commissione abbiamo avuto modo di dibattere a lungo questa sua proposta di legge.
In realtà, il giudizio non può che essere articolato, perch indubbiamente è giusto, in una società come questa, sempre più disarticolata dal punto di vista delle strutture associative ed umane naturali come la famiglia e i gruppi intermedi, e dove l'individuo, in particolare se è un individuo fragile, è sempre più esposto e abbandonato a sé, adottare misure legislative, però sottolineo concrete, di assistenza a chi è vittima di violenza.
In particolare, se rivolta a donna o a minore, il contrasto alla violenza deve essere un punto all'attenzione del legislatore, anche regionale.
Gli interventi delineati con risvolti davvero pratici, come gli interventi sanitari, la rete sanitaria anti-violenza, il codice rosa piuttosto che assistenziali, come le case rifugio o i centri anti-violenza non possono che trovare accoglimento e plauso del tutto trasversale, perch credo che siano questioni che non possono e non debbono ricadere all'interno della dialettica e della polemica politica.
Io, però, non posso che ribadire, qui come in sede di Commissione, che un errore politico è stato fatto, ovvero fare confusione su quella che è una tematica fondamentale: la difesa della donna e del minore dalla violenza in tutti gli ambiti, perché c'è quella domestica, che io credo debba ricevere ancora una maggiore attenzione dalle Istituzioni, alla luce della trasformazione, con la quale noi ovviamente non concordiamo, ma che prendiamo atto essere in corso, della società monoculturale a multietnica.
Nelle nostre città e sui nostri territori si stanno radicando culture ed identità culturali che - ahimè - sono molto indietro rispetto alla nostra occidentale, sul ruolo della donna in ambito pubblico, rispetto al riconoscimento che le deve essere dato di diritti di uguaglianza, ma anche proprio di status privato, quindi in termini di meri diritti civili neanche politici.
Ci sono conflitti generazionali, in cui ragazzine di seconda generazione nate in Italia si trovano ad ambire, in un percorso di integrazione, ad omologarsi alle loro coetanee italiane. Purtroppo, per come spesso la cronaca nera in diverse occasioni ce lo ricorda drammaticamente, in questo loro percorso si ritrovano invece represse quando va bene solo con violenze leggere, quando va male addirittura con la morte.
Sappiamo anche che pratiche religiose, o comunque identificate come religiose, come le mutilazioni genitali femminili, stanno trovando sempre più spazio anche sul nostro territorio. Grazie al cielo, al di là degli orientamenti politici, la cultura giuridica italiana sta continuando a mantenere un rigore sul divieto di queste pratiche. Lo dico, perché in altri Paesi anglosassoni invece non è così. Addirittura siamo arrivati a vedere, negli Stati Uniti, la creazione di mostri giuridici, come i delitti culturalmente orientati: il fatto che a svolgere la pratica delittuosa sia l'appartenente ad una cultura che, magari etnicamente, la consente costituisce addirittura una discriminante penale e quindi una non punibilità nell'ordinamento statuale in cui questo crimine viene commesso.
E' veramente una barbarie, che riporta a soluzioni che vigevano prima della Rivoluzione francese, quando esistevano status ed ordinamenti giuridici differenziati per etnia o per ordine, e non invece uguali per tutta la cittadinanza. Questo inevitabilmente porterebbe a non dare tutela ai soggetti più deboli o più esposti, vuoi per età, vuoi per condizione familiare.
In realtà, ci sono spunti favorevoli, però l'errore politico che vi contestiamo è di avere, forse per ideologia, o forse per fini elettorali mischiato questa azione politico-legislativa con un'azione propagandistica collegabile all'ideologia gender.
Vedo che il collega Grimaldi scalpita, ma non siamo stati noi ad aver inserito, nelle definizioni, l'identità di genere. Non si capisce perch debba essere inserita rispetto ad un atto legislativo che deve difendere la donna, che è donna, e il minore, che è minore, per dati oggettivi e naturalmente riscontrabili, cioè aver dovuto invece specificare che identità di genere è la percezione che ciascuno ha di sé.
Ovviamente non sono molto contento, ma voi dovreste forse andarne fieri, perché credo sia la miglior sintesi legislativa dell'ideologia gender all'interno di un testo normativo mai vista fino adesso. E' proprio come dire che non esiste l'uomo, non esiste la donna, qualunque sia il loro orientamento sessuale, che è un'altra cosa. Entrambi, però, sono appartenenti a queste categorie per dati biologici, qualunque cosa vogliamo pensare.
Invece si confondono i piani, solo perché c'è tutto un dibattito politico e tutto un associazionismo, spesso e volentieri anche politicamente orientato, su questi temi, andando ad inserire l'identità di genere con un'apertura anche in ambiti sensibili (e qui i minori, sì, che li dovremmo ricordare, rispetto ad una loro tutela anche di percorso formativo) di inserimento di questa ideologia anche in percorsi, come quello dell'istruzione pubblica, dove invece non dovrebbero trovare cittadinanza o lo dovrebbero trovare all'interno di percorsi di dibattito rivolti a soggetti maggiorenni di età in grado di giudicare le nozioni e quindi, di farsi una propria opinione sui concetti che gli vengono avanzati.
Invece, siamo purtroppo testimoni a Torino - ci tengo a ribadirlo perché è un procedimento già avanzato - di programmi di formazione per i docenti, che inseriscono o chiedono di inserire nell'attività didattica questa ideologia, e che continuano, in questo modo, in un'opera che perdonatemi - è di lavaggio del cervello, perché non è né di formazione, n di sensibilizzazione.
Pensare che la violenza domestica sulle donne, i rischi che, con le nuove culture che si insediano nelle nostre città, ci siano minori protezioni anche giuridiche dei diritti delle donne, o i rischi che i minori in secondo grado possano anche correre rispetto a queste emergenze siano anche solo vagamente paragonabili al tema dell'omofobia (concetto del tutto diverso, perché non ha a che vedere con la protezione della donna o del minore, ma riguarda la tolleranze in senso più ampio), oggettivamente dal nostro punto di vista, svilisce questa proposta normativa e va quasi a degradarla come "cavallo di troia" per inserire nuovi messaggi del tutto politici, e non normativi o di interesse comune della cittadinanza.
Al netto di quanto potrà essere condiviso o meno questo mio intervento dai colleghi della maggioranza, sono curioso di vedere con quali toni la Giunta e la stessa maggioranza celebreranno l'approvazione di questo testo.
Perché se vedremo più parlare di lotta e di contrasto all'omofobia piuttosto che di tutela dalla violenza nei confronti delle donne evidentemente.
Sono toni che abbiamo già visto in tutti gli interventi mediatici che annunciavano questo testo di legge. Ma non se n'è mai sentito parlare quando, in questa città, nel villaggio olimpico del MOI, veniva sequestrata per due giorni e barbaramente violentata (grazie al cielo, gli autori di questo crimine sono stati già puniti con oltre otto anni di condanna a testa) una ragazza disabile; non abbiamo sentito parlare di questo testo di legge quando uno dei profughi assistiti dallo SPRAR di Torino si era specializzato nella rapina seriale con coltello alle fermate della metropolitana, guarda caso sempre e solo nei confronti di donne sole; non abbiamo sentito parlare di questo testo di legge tutte le volte che nei parchi cittadini, e ahimè alla Pellerina più volte, abbiamo avuto notizia di donne molestate o addirittura che hanno subito tentativi di violenza.
Abbiamo invece sentito parlare di questo testo di legge dell'Assessora Cerutti e dalla maggioranza sempre e solo quando si discuteva di manifestazioni dell'associazionismo LGBT. Vi sfido a trovare un riferimento a questi testi di legge in altre situazioni: ogni volta che si farà una ricerca di rassegna stampa, lo troveremo citato. Perché sono questi, ormai (e non altri, consentitemi questa piccola parentesi polemica), i temi su cui, in termini di pensiero politico, mantenete un vostro rigore, il fatto di rivendicare che nei confronti di questo associazionismo si davano queste risposte.
Vado a concludere ribadendo che in questa legge - un altro segnale di questa "deviazione" dal testo normativo a quello invece più politico propagandistico - al netto delle competenze strettamente regionali che vengono evidenziate nel testo in ambito sanitario-assistenziale, nelle misure pratiche su cui ho già espresso parere favorevole, si va invece ad identificare tutta una serie di azioni che non possono essere altro che di sensibilizzazione e di coordinamento, di mera espressione di un messaggio simbolico su tutta una serie di temi su cui la Regione di competenza non ne ha.
E visto che vengono citati più volte i circuiti di associazionismo temo che si finisca per costruire un appiglio, in questo testo normativo per un'ulteriore infornata di contributi o di sostegni al consueto circuito associazionistico LGBT, che - perdonatemi - in molte situazioni (questo è il mio parere da amministratore e cittadino) ha costruito, più che la difesa di persone fragili, il rafforzamento di carriere politiche di persone che fragili non erano. Perché di esempi ne possiamo citare veramente parecchi!



(Commenti fuori microfono)



MARRONE Maurizio, relatore

Sarà anche inaccettabile, ma in realtà il punto è questo: si vuole difendere chi è debole dalla violenza o si vuole semplicemente fare propaganda su temi che, peraltro, non hanno neanche una rilevanza legislativa regionale? Guarda caso in un momento - che coincidenza, anche in termini di calendarizzazione della discussione in Consiglio regionale! in cui c'è un dibattito nazionale in Parlamento che sta vedendo dividersi le forze di Governo e saldarsi, anche qui guarda caso, con le forze di opposizione, il Movimento 5 Stelle? A mio avviso, si è persa l'occasione di parlare di contrasto alla violenza sulle donne e di contrasto alla violenza sui minori, e si è invece cercato di propagandare, sotto questa giustissima battaglia, una campagna del tutto ideologica, che non è unificatrice né trasversale, ma - anzi - è altamente divisiva all'interno delle stesse coalizioni.
Sicuramente, nessuno qui vorrà votare contro misure che, all'interno del testo di legge, rappresentano comunque delle novità positive (quando si parla veramente di azioni di contrasto alla violenza); ma di sicuro - parlo a nome del Gruppo di Fratelli d'Italia - per un testo che inserisce, in modo del tutto subdolo, una definizione normativa di identità di genere chiedete il voto a chi voterà il disegno di legge Cirinnà e non a chi invece, vorrebbe votare un testo di contrasto alla violenza sulle donne.
E mi fa piacere che il collega Appiano approvi e mi dia ragione!



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera come terza relatrice di minoranza.



RUFFINO Daniela, relatrice

Grazie, Presidente.
Intanto è passata poco più di una settimana da quando un uomo, a Pozzuoli, ha dato fuoco alla sua compagna incinta. La notizia di questo evento si è diffusa, ma la quasi totalità delle violenze nei confronti delle donne non è denunciata e la maggior parte si consuma in silenzio, per paura di ritorsioni su di sé o sui figli. Perché chi esercita la violenza può influenzare la psiche della vittima, colpevolizzarla a tal punto da farle ledere il rispetto di se stessa e, addirittura, portarla a pensare che si meriti ciò che subisce. Perché spesso il semplice "confidarsi" pu essere vissuto come l'ammissione di un fallimento della propria vita personale e familiare, e poi per il timore - purtroppo è successo spesso di non essere credute e capite, e di non essere aiutate in modo efficace.
Molte donne scelgono di ignorare il problema oppure di minimizzarlo.
Questo atteggiamento frena la ricerca dell'aiuto esterno, che è necessario per rielaborare e superare, quando è possibile, quello che è successo.
Sono - lo sappiamo bene, colleghi - delle storie complesse, che richiedono dei supporti adeguati per situazioni critiche che non sempre hanno risposte adeguate per garantire un aiuto efficace.
L'ONU raccomanda di assicurare alle vittime l'accesso ad una vasta gamma di servizi e una formazione adeguata ai loro bisogni. Parliamo di vittime di stupro, di sfruttamento sessuale o di mutilazioni genitali.
Tutto questo per ribadire la natura traumatica degli episodi e anche la necessità di essere in grado di effettuare esami diagnostichi, trattamenti e indagini che rendono quanto mai utile la presenza di personale medico specializzato, che non sempre è presente.
Alcune segnalazioni: i Centri Antiviolenza, dal punto di vista della metodologia, hanno necessità di uniformare i protocolli e rafforzare lo scambio delle informazioni. Servono informazioni omogenee e confrontabili per accrescere le conoscenze sulle diverse casistiche. La formazione nei confronti degli operatori deve essere svolta in modo costante, perché la disomogeneità percepita può incidere sulla qualità e sui servizi erogati.
Devo anche riconoscere che la maggior parte dei servizi offerti si concentra sulle aree urbane, e resta indisponibile per una grande fetta di popolazione femminile che vive nelle zone periferiche.
Invito l'Assessore a pensare ad un numero di posti adeguati al bisogno (ovviamente, dobbiamo tener conto che molta parte dei posti è destinata ai bambini).
Noi pensiamo che la Regione Piemonte.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusi, collega Ruffino.
Chiedo un po' di silenzio, per cortesia!



RUFFINO Daniela, relatrice

Noi pensiamo che l'intervento della Regione Piemonte sia fondamentale perché attraverso il disegno di legge n. 142 dovrà favorire la raccolta, la circolazione e il confronto delle informazioni. Tutto questo deve permettere di coordinare le diverse strategie e mettere in campo misure di contrasto alla violenza più appropriate, nonché un'ottimizzazione delle risorse.
Che cosa succede? Che le scarse risorse previste mettono a repentaglio la continuità; altrettanto il ritardo nell'erogazione dei contributi quindi fondi certi ogni anno per la gestione ordinaria e quotidiana e per poter elaborare nuovi progetti e, ovviamente, anche per riuscire ad attrarre risorse per nuovi progetti. Dunque un coordinamento tra Enti è fondamentale per garantire l'ordinario costante.
Riprendo ancora alcuni aspetti di cui abbiamo parlato e discusso in Commissione. Abbiamo delle preoccupazioni: una di queste è legata all'allontanamento del minore perché il padre è violento e, come ho avuto occasione di dettagliare, la possibile fragilità della madre che denuncia i maltrattamenti o le violenze con forti ritardi e difficoltà per timore di ritorsioni nei confronti dei figli. Il timore dell'allontanamento è uno dei principali. Specifico che in questo caso ci pare che ci siano leggi che dettaglino assolutamente questi aspetti e che riportarli in questo disegno di legge generi confusione.
Riteniamo anche di ricordare che l'allontanamento del minore, a volte anche solo temporaneamente o in inserimento in comunità o con famiglie affidatarie, porta un danno psicologico incalcolabile e difficilmente riparabile. Abbiamo concentrato in quattro punti quello che vorremmo che questa legge desse come risposte. Come vedrete, quattro punti assolutamente concreti, che non permettono scantonamenti.
Intanto è fondamentale per noi definire una prospettiva metodologica al fine di rilevare criticità e fabbisogni relativamente a servizi e prestazioni per prevenire e garantire sostegno e aiuto alle donne vittime di violenza. Poi, favorire la conoscenza del fenomeno e promuovere campagne diffuse di sensibilizzazione in raccordo con le campagne nazionali: spesso non succede e si disperdono energie e risorse. Ancora, avviare un confronto strutturato tra i diversi livelli di governo coinvolti nell'attuazione di interventi al fine di consolidare la collaborazione sul territorio tra Regione, Enti locali importantissimi e altri soggetti pubblici tra cui le istituzioni scolastiche, per promuovere interventi di prevenzione che noi riteniamo debbano essere costanti. E infine, Assessore, incrementare la dotazione di strutture e servizi territoriali e potenziare le competenze degli operatori pubblici e privati, ma per noi è importantissimo garantire l'indipendenza economica alle donne vittime di violenza per favorirle e ovviamente per favorire autonomie e anche consapevolezza delle scelte di vita. Questo è un aspetto che a noi pare non cogliere nel disegno di legge.
Altra preoccupazione è che le risorse previste nella norma finanziaria a copertura delle misure enunciate non siano sufficienti. Con gli emendamenti chiediamo alcune modifiche, che riportano in maniera forte l'attenzione sul contrasto alla violenza e il sostegno alle donne vittime di violenza, tema su cui, a nostro parere, la legge si deve concentrare.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Vicepresidente Ruffino.
Con la sua relazione, abbiamo chiuso lo svolgimento delle relazioni di maggioranza e di minoranza. Apriamo il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Fatemi, prima di tutto, ringraziare le colleghe che hanno introdotto questo ottimo lavoro e ovviamente l'Assessora Cerutti per quello che invece è stato un lungo percorso di ascolto in questo anno, per quello che secondo me, è un lavoro ottimo, che al massimo può rammaricarsi di non aver inciso su alcuni livelli più nazionali, ma anzi può essere un buono strumento per discutere di alcune delle contraddizioni che citava prima il Consigliere Marrone, alle quali vorrei però rispondere, Consigliere Marrone, e lo faccio per la stima che ho del fatto che si possa discutere di queste cose anche partendo da punti di vista diversi. E glielo dico così.
Sa perché se una bambina picchia è considerata un maschiaccio e se un bambino piange è considerato una femminuccia? Perché le ragazze possono camminare mano nella mano e i ragazzi no? Perché si studia Gabriele D'Annunzio e non Sibilla Aleramo? Perché se mamma non lavora è normale, ma se non lavora papà è una vergogna? Ecco, questi sono solo alcuni dei perch cui dovremmo provare a rispondere, sostenendo appunto questo tipo di leggi e magari una proposta di legge nazionale sull'introduzione dell'educazione sentimentale nelle scuole.
Sì, Consigliere. Perché parlare di femminicidio non basta più, se viene trattato come atto conclusivo del fenomeno. Sa qual è il punto? Non basta invocare la prevenzione, tanto contro la violenza sulle donne quanto sul bullismo, anche quello omofobo. La prevenzione bisogna costruirla uscendo dall'ottica securitaria, anche perché, detto fra noi, se un terzo della violenza viene fatta nelle mura domestiche, c'è poco da mettere telecamere.
Cosa facciamo, le mettiamo in ogni casa, in ogni coppia, in ogni family day che ogni giorno si consuma? Ecco forse, invece di parlare di contraddizioni tanto per farlo, quello che ci proponiamo oggi è di fatto richiamare il diritto scritto nella Costituzione di Istanbul, ratificata all'unanimità dal nostro Parlamento che chiede a tutti gli Stati e a tutte le Regioni, così come stiamo facendo, di introdurre una parte di educazione sentimentale negli ordinamenti scolastici; certo, non possiamo farlo da una legge regionale però stiamo contribuendo a questa discussione e, benché esistano esempi autonomi di progetti sul tema, è importante far sì che questo tipo di modello virtuoso parta proprio dal Piemonte.
Perché a scuola? Perché non sfugge a nessuno che l'emotività ricopra una parte consistente dello sviluppo delle persone, soprattutto nelle fasce adolescenziali, quando si forma il carattere e si iniziano a fissare i comportamenti sociali. Conoscere le proprie emozioni, comprenderle e saperle affrontare consente inoltre un aumento delle capacità di comunicare e il potenziamento dell'apprendimento cognitivo.
Sì, un'ora d'amore servirebbe proprio a questo Paese, figlio ancora di alcune derive non solo autoritarie e maschiliste, e c'è poco da confonderci nella discussione degli altri, come se gli altri non fossero già dentro di noi; c'è poco da discutere, caro Consigliere, di Colonia, se non sappiamo cosa succede ogni giorno nelle strade e nelle case di tanti italiani: quelle donne vengono malmenate, picchiate e abusate ogni giorno da bianchi occidentali, WASP, anglosassoni, cristiani, cattolici, tanto quanto islamici, ce lo possiamo dire sì o no?



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

E anche ebraici.



GRIMALDI Marco

E anche atei, anche agnostici.
Sapete che c'è? Che i ragazzi e le ragazze si abituano a una visione inflessibile di quei ruoli, questa è la verità, ed è lì il lavoro che si può fare sia sul maltrattante sia, ovviamente, su chi viene maltrattato.
Un'impostazione così assoluta da sfociare, appunto, anche in forme di bullismo nei confronti di chi non sta in quei tipi di ruoli.
Sì, sono collegate, Consigliere, certo. Certo che il bullismo è collegato anche al concetto di omofobia, perché chi non sta nel ruolo del maschio che comanda spesso viene tacciato come diverso e spesso alcuni suicidi di alcuni giovani che, appunto, non stanno in quei ruoli vengono legati a questo tema. Non è detto perché siano omosessuali: non è proprio detto! Anzi, molti di quei suicidi sono di ragazzi che non sono neanche omosessuali, ma perché non stanno in quel ruolo, e perché sono vittime di bullismo, stanno dentro in quell'interpretazione dei codici di questa società.
Per questo motivo, credo che dobbiamo votare con grande entusiasmo una legge come questa, non solo per il lavoro straordinario - ripeto - svolto dall'Assessora Cerutti e dalle Consigliere che hanno migliorato questo testo, ma anche perché bisogna sostenere quei centri antiviolenza.
In queste settimane ho parlato con tantissimi operatori, soprattutto donne, che nel loro lavoro incontrano difficoltà nel trovare collegamenti con la propria polizia municipale, con un servizio comunale che non capisce quanto è importante, per esempio, che quelle donne stiano lontane dal partner che continua a maltrattarle, che stiano in sicurezza, siano in luoghi segreti, spesso, perché ci vuole anche questo. Così come è importante sostenere la parte dei consultori, così come è importante introdurre il codice rosa.
Credo che anche per questo questa legge vada votata così com'è e vada rivolto un grande appello al Parlamento perché sostenga un'educazione civica diversa nelle nostre scuole, a partire proprio da quell'educazione sentimentale che servirebbe tanto ad un Paese ancora così arretrato come il nostro.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Ringrazio per il lavoro svolto e per aver posto all'attenzione dell'Assemblea questa situazione.
Devo dire che sono 25 anni che all'incirca sento più o meno concedetemi il termine - le stesse tiritere. Credo che ormai non abbiamo più bisogno di parole, di progetti, di soldi, che sono fiumi di soldi, che sono tantissimi, perché abbiamo visto che questo approccio di - ribadisco progetti, concertazione e tutti termini molto cari a questo tipo di situazione, è fallito, perché c'è un crescendo di violenza che occorre estirpare. Per estirparla sicuramente non sono sufficienti questi metodi. E pur ringraziando, come ho fatto, per il lavoro svolto.
L'ISTAT ci dice che nella loro vita sette milioni di donne hanno subito violenza e che ancora oggi il 20% dei giovani maschi dice che è normale diventare aggressivi, quindi picchiare, essere violenti se si viene traditi. La violenza domestica, nel 90% dei casi, non viene assolutamente neanche denunciata.
So benissimo che non possiamo farlo a livello regionale, però credo sia importante iniziare a pensare ai fatti e non più alle parole, perch abbiamo visto che - ribadisco - nonostante tutta questa serie di progetti e questo buttare soldi sull'educazione nelle scuole, la violenza sulle donne si è incrementata e non è diminuita.
Credo che occorra che la Regione Piemonte, in collaborazione anche con il Garante dei detenuti, potrebbe farsi promotrice di un progetto pilota per quello che riguarda la castrazione chimica per chi commette violenze.
E' stata presentata e avanzata una proposta dal mio partito, dal mio movimento, dalla Lega Nord, e molti avvocati si sono messi in contatto con noi, perché a volte queste persone "seriali", che hanno dei problemi chiedono... Credo che fare un progetto pilota in questo senso possa essere utile con il consenso della "bestia", della persona che provoca queste cose. Non bastano più le parole! Anche le donne devono imparare a difendersi e credo che sia opportuno puntare molto sull'autodifesa.
Ricordiamoci che anche la violenza psicologica è una violenza gravissima e la vediamo nei confronti delle donne anche sui giornali, tutti i giorni. Vorrei portare all'attenzione un fenomeno ancora molto serpeggiante, però in molti sanno: io non ho assolutamente nessun pregiudizio nei confronti delle inclinazioni sessuali di nessuno, per credo sia evidente come le lobby gay in questo Paese - io parlo di questo Paese - siano trasversali e stiano ormai influenzando le scelte finanziarie dei partiti a tutti i livelli di società.
E' giusto che in questa Assemblea ci siano le cose di facciata, il teatrino, ma è anche giusto dire le cose vere che stanno accadendo nel nostro Paese. Quindi, chiederei una maggiore attenzione più che al "teatrino", quindi a quello che si deve fare, al comprendere che questa direzione non ha portato nulla, ma ha portato semplicemente un aumento delle violenze.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Grazie, collega Gancia.
La parola alla Consigliera Accossato.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Vorrei, invece, e dico "invece" perché sicuramente mi differenzio rispetto all'intervento precedente, esprimere la soddisfazione e anche un ringraziamento all'Assessora Cerutti per aver portato in discussione in Commissione e oggi in Aula questo provvedimento. Credo sia la testimonianza tangibile e concreta di un impegno sostanziale su questi temi, a 18 mesi dall'insediamento di questo Consiglio, di questa Legislatura, insomma un risultato importante e da sottolineare.
Quindi, è tutto il contrario di propaganda o di inutili e sterili discussioni, ma la messa a disposizione, per la comunità delle donne e degli uomini del Piemonte, di uno strumento in grado di dare risposte puntuali, che recupera normative precedenti, sicuramente datate, ma che recupera esperienze e impegni che sul territorio hanno visto molto attivi Enti locali, Amministrazioni e associazionismo in particolar modo femminile. Mi riferisco soprattutto all'esperienza dei centri antiviolenza e delle case rifugio, che, come quasi sempre sui temi più spinosi e più innovativi, vedono una partenza dal basso.
Forse, è normale che prima si sperimenti, prima si realizzino esperienze sul territorio a partire dalle esigenze e dalle conoscenze quotidiane; poi, però, è indispensabile e necessario che le Istituzioni e la politica facciano tesoro di queste esperienze, le mettano a fattor comune e diano anche normative e sostegni perché diventino pratica quotidiana.
In questo senso, credo siano molto importanti - voglio sottolinearlo nella legge i riferimenti ai percorsi di autonomia preposti e previsti per le donne vittime di violenza, fino alla completa autonomia dal punto di vista occupazionale e lavorativo, che qui sono stati richiamati come elementi deboli della legge. A me non sembra, perché sono certamente inseriti all'interno di un quadro complessivo delle politiche del lavoro di cui la Regione è in grado di dotarsi.
Vorrei però sottolineare in particolar modo due altri aspetti, perch la legge è molto composita e non penso sia necessario analizzarla tutta. I due temi sono quelli della informazione o formazione.
Mi ritrovo molto nell'intervento del Consigliere Grimaldi rispetto al tema dell'educazione sentimentale a scuola. E' chiaro che vi è necessità di una normativa nazionale, perché riguarda il sistema scolastico nazionale.
Peraltro, è abbastanza singolare come, in un Paese in cui si ritiene la scuola il contenitore dove portare tutte le questioni che si agitano nel Paese, e in cui ogni qualvolta un tema è di difficile trattazione, si pensa che debba essere trattato a scuola, in questo caso non è così. Parlo da insegnante: dall'educazione stradale a qualunque altro tema, come anche il turismo, si pensa che ogni problema debba trovare una risoluzione all'interno della scuola, ma non si capisce perché il tema dell'educazione sentimentale o dell'educazione sessuale non dovrebbe riguardare la scuola.
La TV italiana di Stato pensa addirittura che, se una trasmissione si occupa di questi temi rivolgendosi agli adolescenti, quella trasmissione deve essere spostata alle 23, in modo che i ragazzi e gli adolescenti non la possano vedere e ascoltare! Questo la dice lunga sul livello di qualità del dibattito e della maturità del nostro Paese su questi temi, su una certa prouderie che continua ad attraversare alcuni strati della nostra popolazione, io credo che questa legge, laddove si occupa di formazione e informazione, possa comunque svolgere un ruolo sussidiario in questo senso e provare ad attivare iniziative di coinvolgimento.
Auspico che siano iniziative che si dotino di strumenti e di interventi tra pari, che mettano i giovani nelle condizioni di essere protagonisti di questa formazione, per l'assunzione di consapevolezza e di responsabilità dei propri diritti, di come devono essere gestiti i rapporti tra i sessi anche in età giovanile, la condizione per cui una ragazza non pu considerare che quello schiaffo è segno di amore: quello schiaffo è segno di violenza.
Questi ragionamenti impattano fortemente con le questioni dell'identità sessuale, quindi non considero l'impostazione di questa legge fuorviante ma assolutamente nel merito, perché questi aspetti si intrecciano fortemente. Quindi, devono trovare, all'interno della formazione e dell'informazione, dei percorsi che riescano ad orientare e a formare delle giovani e dei giovani più consapevoli, maturi, responsabili e anche in grado di affrontare al meglio le relazioni interpersonali così come acquisire maggiore autostima e maggiore forza. E' questo di cui, in fondo hanno bisogno tanti giovani che, invece, manifestano la loro fragilità.
Quindi, sottolineo questo aspetto come molto positivo.
L'altro aspetto che voglio sottolineare è relativo al sostegno rivolto in particolare agli uomini ed ai ragazzi, perché, come abbiamo già avuto occasione di dire in quest'Aula quando abbiamo affrontato delle mozioni consiliari sull'argomento, gli unici che davvero possono determinare una svolta sul tema della violenza contro le donne sono proprio gli uomini.
Infatti, dalla loro consapevolezza e determinazione ad abbandonare i violenti, a relegarli in posizioni minoritarie e a contrastarli anche socialmente, può esserci una reale presa in carico di questa problematica.
Quindi, reputo molto opportuni gli interventi rivolti, in particolar modo, al genere maschile e anche gli interventi di sostegno ai violentatori, agli abusanti, perché dobbiamo pensare anche di recuperare attivamente queste figure. Dobbiamo lavorare anche in questo ambito.
Credo che la norma che andremo ad approvare, che voto convintamente e con grande soddisfazione, sia riuscita, con un grande lavoro di equilibrio e di attenzione, a tenere conto dei tantissimi aspetti che coinvolgono questo problema, senza alcuna preoccupazione anche di sudditanza culturale.
Credo sia giusto rivendicare con forza che i temi dei diritti delle donne e dell'autodeterminazione valgono per tutti gli esseri umani, valgono rispetto a qualunque cultura di appartenenza, ma sono diritti universali e a noi compete promuoverli nel modo migliore e fare in modo che siano attuati nella nostra regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Parliamo di una legge che ha come obiettivo quello di prevenire e contrastare la violenza di genere e il sostegno alle donne vittime di violenza e i loro figli. Se uno leggesse il titolo della rubrica della norma e chiedesse a qualunque cittadino piemontese se sia favorevole o contrario, evidentemente la risposta non potrebbe che essere favorevole.
Però credo che noi dobbiamo chiederci due cose. La prima: se questo Consiglio regionale non votasse oggi o martedì prossimo questa legge, che cosa cambierebbe in Piemonte? La seconda cosa è: perché una legge di contrasto alla violenza sulle donne introduce alcuni principi che nulla hanno a che fare con questo, in particolar modo quello relativo all'identità di genere e all'orientamento sessuale, che nulla c'entrano rispetto a questo tema? C'è poi un terzo tema che riguarda i minori, e provo ad affrontarli uno per uno. Partiamo dal primo, che è il più semplice.
Se il Consiglio regionale non approvasse questa legge, cambierebbe qualcosa per le donne piemontesi, a partire dall'approvazione della legge stessa? Purtroppo temo di no, per due motivi. Va ricordato che questa legge non solo viene approvata con una serie di articoli, ma va anche ad abrogare delle leggi esistenti, in particolar modo due leggi esistenti: una è quella sulle case rifugio, l'altra è quella sul sostegno economico relativamente al patrocinio legale gratuito. Quanto stanzia questa norma? Per tutto il 2016, 500 mila euro.
Che cosa dovremmo fare noi con 500 mila euro? Ricordo solo alcune di queste parti: garantire le case rifugio, garantire la prevenzione delle mutilazioni femminili, garantire il patrocinio legale, introdurre il codice rosa, introdurre nella rete sanitaria centri antiviolenza, introdurre un centro sanitario esperto, introdurre un'attività di formazione professionale di introduzione al lavoro e di facilitazione all'abitazione.
E' assolutamente evidente che con questi 500 mila euro, se va bene facciamo uno solo dei tanti interventi indicati all'interno della norma.
Allora, la norma serve? Ahimè, no, nel senso che con i 500 mila euro se va bene, garantiamo una presenza più consistente delle case rifugio e il patrocinio legale, cioè le norme che già oggi la Regione Piemonte possiede.
Poi vi è un'altra serie di aspetti significativi. Interviene su competenze che sono in capo alla Regione? No, salvo alcuni aspetti, cioè salvo gli aspetti prettamente sanitari e l'introduzione del codice rosa e, al massimo, la legge avrebbe dovuto limitarsi a questi aspetti - tutto il resto dell'articolato è la somma dei due limiti che citavo precedentemente. Il primo è intervenire sul tema gender, il secondo è intervenire su un tema delicatissimo - che, secondo noi, viene affrontato con estrema superficialità - che è quello legato ai minori.
Proviamo a vedere questi due aspetti, sui quali ovviamente si concentrerà la nostra attività emendativa.
L'articolo 2 della legge, nelle definizioni, prevede tutta una serie di indicazioni. Infatti, l'articolo 2 è quello delle definizioni della legge quindi, stabilisce che cos'è una violenza domestica, che cos'è una violenza contro le donne basata sul genere, che cos'è la tratta, che cos'è la vittima, che cos'è lo stalking. Questo in una legge contro la violenza alle donne evidentemente è necessario. Però poi vi sono altre indicazioni: alla lettera h) si dice "Identità di genere". Che cos'è l'identità di genere? E' la percezione della propria identità sessuale. Per cui mi domando perch facciamo una legge che tutela le donne, perché se l'identità sessuale è la percezione della propria identità sessuale, è evidente che deve tutelare tutti: deve tutelare un trans, deve tutelare una donna, deve tutelare qualunque soggetto sottoposto a violenza per il genere - in questo caso sessuale - che si sente di essere.
Cos'è l'orientamento sessuale? Come dice sempre la norma, l'orientamento sessuale - e, di nuovo, cosa ci faccia qui dentro non è un mistero della fede, ovviamente ha una spiegazione - è "la caratteristica che contribuisce a formare l'identità sessuale, indica il genere e le caratteristiche sessuali oggetto di attrazione".
Perché ci sono questi due termini? Evidentemente si è tentato di fare un pastrocchio, cioè di mettere insieme una norma che ha una finalità condivisa con una rivendicazione che faccia presente al mondo esterno che l'Assessore Cerutti, nelle sue importantissime deleghe, è un Assessore di sinistra e, come Assessore della sinistra di questa Giunta, non può non andare oltre quelli che sono i diritti civili richiesti dal centrosinistra e, in particolare modo, dalla sinistra.
E' un caso che discutiamo queste due proposte di legge oggi? No. La n.
141 e la n. 142 - poi ne discuteremo anche un'altra proprio sull'identità di genere - sono state presentate a luglio e sono state poste in discussione nel mese di novembre, quando in Parlamento era già stata calendarizzato il disegno di legge Cirinnà.
Lei, Assessore - gliel'ho detto tante volte - ha la delega a poche cose e su queste poche cose - questa è una mia valutazione, ovviamente - laddove ha davvero la possibilità di intervenire, come sui migranti, fa la spettatrice, nel senso che la Prefettura lavora "in nome e per conto" e lei fa la spettatrice, ma non perde una manifestazione che riguardi l'identità di genere. Questo è il suo tema e la sua esistenza in vita da un punto di vista politico, quindi questi temi vanno inseriti dappertutto, anche in una norma in cui si parla di violenza sulle donne.
Inoltre, c'è un tema assolutamente delicato che viene affrontato con una leggerezza disarmante - e noi lo abbiamo fatto presente - che riguarda sempre l'articolo 2 e, poi, l'articolo 14, quello sulla violenza assistita sui minori. Quando si scrivono le norme, si dovrebbe anche essere competenti rispetto alla situazione.
Per "violenza assistita" si intende la situazione nella quale un minore ha assistito alla violenza del padre sulla madre, o del compagno sulla compagna (non nei confronti del minore), e la donna non ha immediatamente denunciato questa violenza; in moltissimi casi il minore è stato allontanato perché la donna non è stata in grado di tutelare suo figlio non denunciando immediatamente la violenza. Chiunque conosca il meccanismo delle violenze, sa che alla denuncia si arriva dopo una stratificazione di violenze.
Oggi, tra i 3.500 minori - che, come amiamo definirli, sono orfani con genitori in vita - ve ne sono molti che sono stati allontanati perché la madre non ha denunciato per tempo agli assistenti sociali queste violenze.
Noi all'articolo 14 scriviamo esattamente questo, che i minori possono/devono essere allontanati allorquando esista una violenza assistita.
Allora, poniamo attenzione a cosa scriviamo e poniamo attenzione che ciò che scriviamo sia anche finalizzato a non creare nuovi danni all'interno della nostra regione. Di questo - anche perché ho terminato il tempo - parleremo nella discussione generale della legge. Se fosse stata una legge davvero contro la violenza alle donne sarebbe stata ampiamente condivisa da tutti; così su alcuni punti non si può che non essere contrari perché, per superficialità o per partigianeria, nel senso di dimostrare l'esistenza in vita, si sono inserite queste norme.
Concludo e ne approfitto, Presidente, per chiedere di sospendere i lavori del Consiglio rispetto al disegno di legge, perché avevamo richiesto ed era stato accordato - di discutere la mozione sul sistema neve, la cui discussione non era stata completata nello scorso Consiglio. Quindi, se deve anche interrompere, come ha detto lei in apertura, il Consiglio qualche minuto prima per dare la possibilità di svolgere l'audizione, credo che sarebbe utile.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Scusi l'intermezzo, ma ci sono già da una mezz'oretta le persone in Sala Viglione. Dobbiamo solo considerare questo fatto.



PRESIDENTE

E' chiaro.
Pensavo che oggi si dovesse - poi mi sono allontanato, sono stato sostituito e magari non mi sono spiegato - incardinare il provvedimento con lo svolgimento delle relazioni di maggioranza e di minoranza: poi, invece si è aperta anche la discussione generale.
Detto questo, sono le ore 12.30. Per cercare di svolgere al meglio i nostri lavori, darei la parola all'Assessore Cerutti, teniamo in sospeso gli interventi di chi si era prenotato; poi, se fate in fretta, mettiamo in discussione...



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Perché interviene l'Assessore se non è finita la discussione generale?



PRESIDENTE

Perché c'era un ultimo intervento, cioè l'intervento dell'Assessore hanno parlato solo i Consiglieri, mi sembra opportuno che l'Assessore oggi in apertura ci sono state le relazioni - possa dire la sua.
Farei intervenire l'Assessore, poi diamo spazio all'atto di indirizzo e saliamo per l'incontro, sperando di finire per le ore 12.45.
BERTOLA Giorgio (fuori microfono) Chiedo di finire la discussione generale sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Io ho fatto una proposta diversa. Vi va bene la proposta che ho formulato io? BERTOLA Giorgio (fuori microfono) No.



PRESIDENTE

A voi no, ho capito.
Aiutiamoci a svolgere i lavori dell'Aula.



(Commenti del Consigliere Bertola)



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Bertola, in apertura del Consiglio abbiamo detto che in mattinata dovevamo discutere l'atto di indirizzo sulla neve, che è stato approvato.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Allora, l'atto di indirizzo lo esaminiamo la prossima volta, adesso interviene l'Assessore Cerutti e, poi, saliamo per l'incontro.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Presidente, mi sta bene tutto, anche creare qualche condizione di novità, ma visto che c'è una discussione generale non completata, cosa è stato fatto? La finta della relazione con una parte di discussione generale, adesso interviene l'Assessore e, poi, si riparte la prossima volta? Quindi consideriamo solo una finta...



PRESIDENTE

No, è chiaro, Consigliere Pichetto. Le spiego.



PICHETTO FRATIN Gilberto

C'è qualcosa che non quadra.



PRESIDENTE

Adesso faccio quadrare io il tutto.



(Commenti del Consigliere Pichetto Fratin)



PRESIDENTE

Si incardina il disegno di legge, si svolgono le relazioni di maggioranza e di minoranza, poi tutti i Consiglieri possono intervenire. La Giunta, quando ritiene, alza la mano e in qualsiasi momento pu intervenire.
In questo momento, l'Assessore Cerutti mi ha chiesto di intervenire.
Dato che ho preso l'impegno per incontrare la delegazione dei Sindaci adesso do la parola all'Assessore Cerutti. Finito il suo intervento andiamo su, poi proseguiamo il prossimo Consiglio riprendendo l'elenco dei Consiglieri iscritti a parlare.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Monica, Assessora alle pari opportunità

Grazie, Presidente, e grazie ai Consiglieri e alle Consigliere che sono intervenuti: li ringrazio, perché credo fosse anche opportuno avere modo di intervenire subito rispetto agli interventi che ho avuto il piacere di sentire questa mattina.
Innanzitutto permettetemi di ringraziare, oltre che per gli interventi di oggi, per il lavoro di condivisione in Commissione - e anche per quello precedente - che ha permesso di costruire un disegno di legge che è sicuramente molto ambizioso. Anche dalle parole di critica che sono venute si percepisce, al contrario, l'intento di costruire una serie di azioni in cui la Regione, come istituzione, ha un compito di programmazione e coordinamento e non di intervento in prima persona. Io credo infatti che proprio nella logica di quella modifica dell'assetto istituzionale alla quale stiamo lavorando a tutti i livelli, la Regione debba sempre di più concentrarsi su questo aspetto. E questo è anche l'obiettivo su un tema importante quale, appunto, il contrasto alla violenza di genere.
Così com'è stato notato in Commissione, nel metodo che abbiamo adottato, che è quello della partecipazione, rispetto al testo iniziale abbiamo recepito ed inserito una serie di suggerimenti e modifiche in una logica che è stata quella di cercare di costruire il miglior testo possibile. Tra l'altro - lo sottolineo - alcune delle modifiche sono andate anche in una direzione che recepisce un altro atto di indirizzo di quest'Aula, relativo all'attenzione al linguaggio di genere. Abbiamo quindi il primo disegno di legge che tiene conto del linguaggio di genere e che dunque reca appunto, in ogni qualifica e in ogni termine utilizzato un'attenzione in questa direzione. Come ripeto, abbiamo applicato un atto di indirizzo di questo Consiglio.
Mi permetto di riprendere alcuni degli aspetti fondamentali, che peraltro sono già stati ripresi, che credo caratterizzino l'atto proprio per la volontà, innanzitutto, di far fronte ad ogni forma di violenza compresi - così com'è stato notato dalla Consigliera Batzella - la tratta lo sfruttamento, i matrimoni forzati e le mutilazioni genitali femminili.
Nel provvedimento - e riprendo anche ciò che veniva richiesto dalla Vicepresidente Ruffino, in merito ad un confronto ed un collegamento fra tutti i livelli che a diverso titolo possono costruire delle azioni concrete - è previsto un organismo, che è il Coordinamento regionale dei centri antiviolenza e del Centro esperto sanitario, quindi con una formalizzazione di quella rete che stiamo andando a sostenere, e che auspichiamo di sostenere con maggiori forze nel tempo, che è appunto quella dei centri antiviolenza (che in questi momento sono 17 su tutto il nostro territorio e coprono tutte le Province) e le nove case rifugio.
Da questo punto di vista, quindi, riprendiamo la legge n. 16 del 2009 cui si è già fatto riferimento, che tra l'altro era stata approvata da questo Consiglio regionale come proposta di legge di iniziativa popolare.
In questo senso, dunque, recepiamo un atto che era stato costruito - come si diceva e come diceva già in particolare la Consigliera Accossato - dalla base.
Abbiamo poi la parte di prevenzione, che credo non sia fuori luogo in un atto di questo tipo, proprio perché è fondamentale, rispetto al supporto e alla creazione di percorsi di autonomia, soprattutto il lavoro culturale: l'azione di sensibilizzazione e prevenzione nel sistema scolastico e del tempo libero, ma anche nei luoghi di lavoro. A questo proposito, pensiamo che questa Regione porti già avanti alcune azioni, che però possono essere sempre più intensificate con l'obbiettivo, certo, di diventare anche azioni previste a livello nazionale.
Inoltre, abbiamo anche un altro aspetto, introdotto strada facendo, che è l'azione di contrasto alla discriminazione dell'immagine della donna.
Anche in questo caso, magari si ritiene che questo tema non abbia una connessione diretta nel contrasto a questo fenomeno, ma in realtà è invece sicuramente un elemento importante in tutta l'azione di prevenzione.
C'è poi un elemento che credo sia fondamentale perché, se non dotiamo le donne di un'autonomia economica, tutto il lavoro che possiamo fare con i centri antiviolenza e le case rifugio rischia di essere un lavoro che spesso può risultare inutile. E quindi abbiamo previsto sostegno e percorsi per l'autonomia, con il coinvolgimento degli assistenti sociali e dei servizi per il lavoro, dunque di tutto ciò che poi concretamente pu contribuire a sostenere le tappe di un'autonomia.
Come già ricordato credo in senso positivo, abbiamo poi affrontato anche il tema della violenza assistita, proprio perché sappiamo essere un fenomeno su cui è necessario intervenire: spesso, purtroppo, i minori che sono vittime di violenza assistita possono infatti diventare a loro volta autori o vittime, nella loro crescita. Parimenti, ritengo importante - e l'ho già citata - la prevenzione dei fenomeni sulla tratta e di quello delle mutilazioni genitali femminili, con azioni di sensibilizzazione e monitoraggio.
La novità particolare in questa costruzione di sistema è data proprio dall'adottare un linguaggio comune, così come azioni comuni e dall'inserire nel Coordinamento la rete sanitaria. Da questo punto di vista, posso dire che siamo la prima Regione che mette in atto quello che è stato approvato nella legge di stabilità 2016, che è proprio un "di più": il percorso di tutela delle vittime di violenza, tra l'altro con la definizione e l'istituzione di gruppi multidisciplinari. Questo è previsto dalla legge di stabilità 2016 e noi per primi adottiamo il codice rosa, che - così com'è già stato citato - può essere attivato dai DEA di primo e secondo livello o dal Servizio di emergenza 118. In particolare, prevediamo anche il fatto che, segnatamente nei DEA di primo e secondo livello, ci siano dei gruppi multidisciplinari, con le diverse professionalità che in legge citiamo.
In questo ambito, dunque, credo che insieme all'esenzione del ticket che abbiamo votato e introdotto e insieme all'istituzione del codice rosa da parte di questo Consiglio, riusciamo a mettere insieme i diversi orientamenti e indirizzi - dal livello regionale, ma anche dal livello nazionale - e proviamo effettivamente a costruire e a mettere a sistema ci che c'è già e ciò che può essere potenziato.
Lasciando la parte sanitaria, sono già in atto, ma sicuramente con l'esigenza di potenziamento, interventi rivolti agli autori di violenza.
Cito ancora per brevità la formazione degli operatori e delle operatrici, che rappresenta un'altra questione centrale. Allo stesso modo riprendiamo un tema per il quale avevamo già una legge - e, tra l'altro come Regione Piemonte eravamo primi ad aver istituito un fondo di solidarietà - che è quello del patrocinio legale delle donne vittime di violenza. Chiaramente, quindi, assumiamo all'interno del DDL anche la legge n. 11 del 2008.
Tutto, poi, si va a concretizzare, come ha ricordato la Consigliera Caputo, nel piano triennale, che ci permetterà di andare a controllare, a definire e speriamo magari anche a modificare questo disegno di legge magari migliorandone i risultati.
Il nostro auspicio è che siano risultati concreti, perché - è vero - si fanno tante parole e probabilmente questo tema dovrebbe essere assunto maggiormente dalla politica.
Nella discussione degli emendamenti, entreremo sicuramente anche sulle questioni specifiche riguardanti le risorse che venivano citate, in merito ai fondi regionali. Come ricorderete, abbiamo avuto modo di utilizzare i fondi statali, che sono stati sicuramente molto importanti e ci hanno permesso di finanziare, alla fine dell'anno scorso, diciassette centri antiviolenza e nove case protette, con ben un milione di euro. Auspichiamo di mantenere questo orientamento negli anni prossimi, proprio perch ritengo che, oltre alle parole, bisogna avere la possibilità di basare le nostre azioni sulle risorse concrete.
Voglio chiudere con una frase pronunciata da un uomo, perché mi sembra importante, e devo dire che anche questa discussione mi dà ulteriori certezze nel proseguire il nostro lavoro comune. E' una frase di Martin Luther King, che recita: "Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi, è l'indifferenza dei buoni".
Ritengo che questo pensiero sia centrale nel fatto che la politica non può essere indifferente rispetto a tale fenomeno e, al di là delle dichiarazioni che vengono fatte dopo i tragici eventi che continuiamo a leggere sui giornali, che sicuramente non diminuiscono, occorre cercare di costruire (come credo stiamo facendo) una rete che dia anche consapevolezza maggiore a chi subisce, in questo momento.
Credo che la politica non possa essere indifferente e la Regione Piemonte, se arriverà all'approvazione di questo disegno di legge, non dimostrerà sicuramente indifferenza di fronte al fenomeno, ma cercherà di fare la propria parte, mettendo a sistema tutto ciò che è nelle proprie competenze, soprattutto dal punto di vista del coordinamento e della programmazione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cerutti.
La seduta è terminata. Invito i colleghi interessati a recarsi in Sala Viglione per l'incontro con la delegazione dei Sindaci dell'Acquese.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.47)



< torna indietro