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Dettaglio seduta n.121 del 19/01/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.38 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 857 presentata dalla Consigliera Chiapello, inerente a "Ascensore fuori servizio nella stazione di Cuneo"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
857, presentata dalla Consigliera Chiapello, che ha la parola per l'illustrazione.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Alla stazione ferroviaria di Cuneo, capoluogo di Provincia, sono diversi mesi che l'ascensore che porta ai binari è rotto. E' una cosa inaudita, perché Cuneo - come ho detto - è capoluogo di Provincia e i binari, purtroppo, sono raggiungibili solo attraverso diverse rampe di scale.
Mi chiedo come faccia a raggiungere i binari una persona disabile oppure che ha delle valigie pesanti o - ancora - una persona anziana. Non pensavo esistessero ancora queste situazioni: non è possibile che un ascensore rimanga rotto per diversi mesi. Si cerca di incentivare l'uso dei mezzi pubblici, ma - in realtà - questa è un'azione fortemente negativa che disincentiva l'uso degli stessi.
Spero che l'Assessore riesca a sentire le Ferrovie dello Stato per capire quando verrà ripristinato l'ascensore, che è veramente necessario e indispensabile, poiché - ripeto - i binari sono accessibili solo attraverso le scale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
In seguito alla sua segnalazione, abbiamo interessato RFI, che ci ha risposto che per il ripristino dell'impianto di Cuneo sono necessari interventi che richiedono forniture per le quali si stanno espletando le necessarie procedure amministrative e l'aggiudicazione. Si prevede la rimessa in funzione per la prima decade di febbraio, ma si farà il possibile per anticipare i tempi.
Ovviamente, le chiedo di segnalarmi se questi tempi non verranno rispettati. RFI ci comunica, comunque, che la stazione è dotata di servizi per i disabili e gli handicappati, nel caso fosse necessario, e pertanto si tratta di contattare il Numero Verde della Sala Blu della stazione di Torino.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 854 presentata dal Consigliere Monaco, inerente a "Smart Card 'BIP' (Biglietto Integrato Piemonte). Genesi dei costi e motivo di addebito all'avente diritto"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 854, presentata dal Consigliere Monaco, che ha la parola per l'illustrazione.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione a risposta immediata nasce da una serie di segnalazioni che sono pervenute, peraltro lamentate da una categoria estremamente fragile, come quella che usufruisce del biglietto integrato del Piemonte.
Qualche settimana fa (ormai qualche mese fa), è arrivata a questi soggetti una lettera a firma dell'Assessore Balocco, con la quale si sottolineano i pregi della Smart Card in emissione, con particolare riferimento al contenimento dei costi che serviranno ad implementare i servizi al mondo della disabilità.
Ciò che ha creato molte perplessità in questi attori, che si sarebbero accontentati di avere il tesserino e di esibire a fianco di questo il documento di riconoscimento in modo altrettanto agevole (la Smart Card), è il fatto di dover pagare un bollettino di 15 euro, oltre alle spese postali, e dover avere la capacità di gestire una navigazione internet oltre a possedere la connessione. Molto spesso questi attori non ce l'hanno, quindi devono rivolgersi a soggetti terzi.
Si interroga, pertanto, l'Assessore per chiarire nel dettaglio la genesi dei costi di questa Smart Card e quali strumenti sono adottati per definirne il miglior costo di mercato, ovvero specificare quali ragioni e modalità tecniche hanno caricato di un ulteriore costo una categoria per la quale si è operata una scelta di sostegno.
Si chiede, inoltre, quali misure s'intenda adottare per rimuovere un costo che appare oggettivamente ingiusto e per certi versi mortificante.
Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Consigliere Monaco, allo stato attuale mi risulta che almeno 60 mila persone abbiano già pagato il bollettino e, pertanto, evidentemente il metodo è stato compreso da gran parte delle persone che da questo sistema traggono vantaggio.
Devo dire che quest'operazione, che - come lei ricorda - è stata realizzata oltre un mese fa, partendo con la sostituzione delle tessere "Gialle" con il sistema BIP, è frutto di una segnalazione, anzi tutto il percorso è stato concordato con tutte le associazioni dei disabili. Anche l'individuazione del costo è stato concordato, proprio per disincentivare la richiesta da parte di persone che non usufruiscono del TPL.
Teniamo conto che, accanto a questo sistema a favore delle categorie dei disabili, ci sono altri interventi: il Comune di Torino, ad esempio interviene con mezzi specifici quando le persone non possono utilizzare i mezzi del trasporto pubblico locale, anche se ormai si sta migliorando l'accessibilità a tali mezzi.
E' chiaro che parecchie persone disabili non hanno la possibilità di usufruire degli ordinari sistemi e mezzi del trasporto pubblico, pertanto vengono assistiti con mezzi speciali. Molti Comuni offrono questo tipo di intervento, che viene finanziato direttamente dai Comuni stessi.
Attraverso il sistema della tessera "Gialla", che permette di dotare le singole persone di una carta con il CIP, che permetterà di monitorare l'uso dei mezzi pubblici per la categoria dei disabili, ma anche altre categorie supereremo anche i contenziosi che si stavano creando con le aziende che esercitano il servizio pubblico.
Lei ha ben presente - Consigliere Monaco - che questi servizi sono gratuiti, perché si ha, ovviamente, l'esenzione, ma costano alla collettività e devono essere pagati attraverso il budget del trasporto pubblico locale.
E' evidente che un sistema che permetta un controllo preciso dell'uso dei mezzi pubblici ci permette di avere un'interlocuzione chiara nei confronti delle aziende che esercitano il trasporto pubblico locale, in merito alla definizione dei costi da loro riconosciuti.
Com'è stato più volte ricordato, i 15 euro sono una tantum, non sono una tassa annuale. Con questo costo, le persone vedono garantita, non solo per l'anno in corso, ma anche per gli anni successivi, la possibilità di usare in modo totalmente gratuito tutti i mezzi pubblici regionali, quindi i treni e i servizi urbani ed extraurbani garantiti dalla Regione.
Ovviamente, sui 15 euro qualche lamentela c'è stata, ma la grandissima parte delle persone che usufruiscono di questo servizio ha reagito comprendendo il sistema e l'obiettivo dell'intervento.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 860 presentata dal Consigliere Andrissi, inerente ad "Attività libero professionale allargata presso l'ASL di Novara"


PRESIDENTE

Proseguiamo esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 860 presentata dal Consigliere Andrissi, che ha la parola per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Parliamo di intra moenia e in particolare di intra moenia allargata.
L'intra moenia è svolta da medici che hanno l'esclusività pubblica, cioè da medici che lavorano nel servizio pubblico, scelgono proprio l'esclusività e per questo hanno una remunerazione maggiore rispetto a quelli che invece adottano un sistema di extra moenia. L'intra moenia allargata, al contrario, sappiamo che è sempre espletata da chi sceglie l'intra moenia ma è svolta in studi privati convenzionati con ASL o ASO.
A nostro parere, negli ultimi anni si sono svuotati ampi spazi all'interno delle strutture pubbliche, anche a livello di presidi ospedalieri; per esempio in provincia di Novara abbiamo l'esempio dell'Ospedale di Arona che - l'ho visitato insieme al Direttore generale Giacoletto - è decisamente vuoto per i tre quarti.
Quello che noi non riusciamo a comprendere è il perché di una scelta nonostante la possibilità di avere a disposizione studi attrezzati dove sono state svolte e dove si svolgono attività mediche; perché anche negli edifici delle ASL, se faccio l'esempio di quelli di Arona e Oleggio operano neurologi, chirurghi vascolari, diabetologi, ginecologi, otorini pneumologi: insomma, diciamo che vi sono medici che affrontano le più diverse patologie che possono colpire la popolazione e lo fanno, credo visto che lo fanno -, con l'attrezzatura che è più che sufficiente per svolgere la loro attività. Non solo: sia ad Arona che ad Oleggio abbiamo anche la radiologia e un sistema di pagamento automatico; quindi, nel momento in cui gli uffici per il pagamento del ticket sono chiusi quest'operazione può essere espletata.
Noi sappiamo che il disegno di legge n. 158 del 13 settembre 2012 prevedeva una ricognizione di tutte le strutture pubbliche, una verifica straordinaria e una sperimentazione per le convenzioni con strutture private.
Quello che non comprendiamo è come mai l'ASL continui a firmare convenzioni con strutture private, nonostante vi siano ampi spazi vuoti. E quindi, Assessore, le dico che io non posso accettare una risposta in cui si dica che "non vi sono spazi attrezzati o ambulatori idonei e disponibili".
La domanda è volta a conoscere se sia possibile, prima di verificare il programma sperimentale di messa in rete degli studi professionali procedere ad una nuova valutazione degli spazi presso le sedi già in possesso dell'ASL di Novara, che sono ampiamente vuote.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Prima di esprimere un giudizio conviene aspettare la risposta; poi mi potrà giudicare; altrimenti, evidentemente, c'è un pregiudizio.
Il collega pone di fatto due questioni: quella principale è sull'intra moenia e poi vi è quella dell'utilizzo dell'Ospedale di Arona. I due temi si intrecciano nel contenuto dell'interrogazione e quindi seguirò questa riflessione che il collega ha fatto.
L'ASL di Novara ha sempre consentito la realizzazione delle attività libero-professionali intra moenia, naturalmente nel rispetto delle normative vigenti - che possono piacere o meno (si possono avere opinioni diverse, ma in ogni caso la normativa esiste) - e sulla base delle richieste dell'utenza, nell'ambito di una gestione delle risorse a propria disposizione. Per la sua struttura di azienda, l'ASL locale di Novara presenta diverse tipologie di libera professione: alcune prettamente ospedaliere esercitate in forma individuale e/o in èquipe e altre tipicamente territoriali come, per esempio, medicina legale, medicina del lavoro e veterinaria.
Con delibera della Giunta regionale del 23 aprile 2013 (la n. 5703), la Regione, in applicazione dell'articolo 2 del D.Lgs. 158/2012 (convertito poi con legge 189), ha approvato le linee guida sull'esercizio della libera professione intramuraria e lo schema di convenzione tra Azienda e professionista per lo svolgimento dell'attività libero professionale intramuraria presso lo studio privato del professionista. L'ASL di Novara in base alle disposizioni regionali, ha effettuato la ricognizione degli spazi interni da adibire all'esercizio della libera professione intramuraria, dalla quale è risultata una disponibilità di spazi non sufficiente a soddisfare le necessità di tutti i dirigenti sanitari aventi diritto e ha provveduto a darne comunicazione alla Regione nei termini richiesti.
L'attività ambulatoriale privata si svolge, di regola, nei medesimi spazi destinati a quella istituzionale, ma in orari differenti. L'attività di èquipe dei laboratori - analisi chimico-cliniche, radiologia, anatomia patologia - viene svolta totalmente in Azienda, anche con l'uso di apparecchiature aziendali.
A fronte dell'esiguità degli spazi a disposizione e nel rispetto delle normative in vigore, l'ASL di Novara ha utilizzato le ulteriori due soluzioni di seguito indicate per mettere i propri dipendenti nelle condizioni di poter svolgere la delibera professione intra moenia. E' stata dunque autorizzata la cosiddetta libera professione allargata presso studi privati e sono state sottoscritte convenzioni con singoli centri privati non autorizzati né convenzionati con il SSN per l'esercizio delle attività.
Presso la sede del presidio territoriale di Arona (CAP) hanno trovato idonea collocazione all'interno degli spazi destinati all'attività ordinaria, in fasce orarie diversificate per l'esercizio della libera professione, i professionisti afferenti alle discipline seguenti: cure palliative, gastroenterologia, psichiatria, neuropsichiatria infantile chirurgia, recupero e rieducazione funzionale, psicologia, medicina legale e radiologia.
Per assicurare una risposta ai bisogni ad oggi non soddisfatti sul territorio dell'ASL di Novara, tenuto conto della disponibilità degli spazi idonei e dei contenuti investimenti strutturali necessari, nel corso del prossimo anno, in attuazione della programmazione delle attività territoriali condivisa con i Sindaci (Patto 2016), sono previste le attivazioni rispettivamente di un'area extraospedaliera di continuità assistenziale a valenza sanitaria (12 posti letto), a garanzia della dismissione protetta dai reparti per acuti di pazienti fragili, in presenza di bisogni clinico-assistenziali e riabilitativi residuali specifici, e un hospice, come il collega sa, di otto-dieci posti letto extraospedalieri quale struttura integrata con l'Unità di cure palliative già presente in loco, a completamento del percorso assistenziale del paziente oncologico in fase avanzata di malattia.
Queste due scelte recentemente compiute e condivise da parte dell'Assemblea dei Sindaci impegneranno completamente le aree ancora libere del secondo piano dell'edificio principale del presidio ospedaliero CAP di Arona, completando così la riqualificazione del presidio stesso e la sua valorizzazione quale struttura sanitaria territoriale polivalente.
Queste informazioni sul CAP, che evidentemente sono note anche al collega Andrissi, sono sicuramente utili per capire che uno spazio che potenzialmente poteva essere a disposizione per l'attività prima richiamata in parte è stato utilizzato e potenziato e, in più, il CAP sarà utilizzato per esigenze di carattere territoriale.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 871 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Controllo sui pesticidi - ODG 226 del 17.03.2015"


PRESIDENTE

Proseguiamo esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 871 presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie.
In tanti avranno letto, soprattutto a Vercelli, ma credo anche nelle altre province, ciò che è successo lo scorso anno in diversi casi, ad esempio sul riso bio e sui controlli della Guardia di Finanza, che ha sequestrato circa 3.800 tonnellate di prodotti in cui alla fine si è rilevata la presenza di diserbanti.
Con quest'interrogazione voglio ricordare come lo scorso maggio abbiamo approvato in Consiglio regionale un ordine del giorno, nella cui prima parte si chiedeva una delibera regionale che regolamentasse l'impiego dei fitofarmaci sui terreni non agricoli.
Ricordo ai colleghi come, purtroppo, tantissimi Comuni, vuoi per il Patto di stabilità, vuoi per la restrizione dei fondi, hanno iniziato ad usare diserbanti anche in terreni non agricoli, soprattutto per evitare gli sfalci, inquinando, ovviamente, le falde e facendo sì che un utilizzo improprio di questi diserbanti arrivasse anche in territori che dovrebbero essere, almeno per il principio di precauzione, non utilizzati a tal fine (penso ai giardini e a tutto l'uso vicino alle autostrade, alle statali e alle ferrovie).
Questa era una prima parte della discussione.
Nella seconda parte del documento si chiedeva all'Assessore di disporre urgentemente un monitoraggio dell'uso dei fitofarmaci in agricoltura.
In primo luogo, chiediamo che si amplia l'elenco delle molecole ricercate e di più recente immissione perché, come sapete, il mercato va avanti e alcuni grandi produttori cercano in tutti i modi di cambiare il tipo di molecole. Quindi la ricerca, soprattutto di queste nuove molecole deve essere aggiornata nei nostri controlli.
In secondo luogo, chiediamo la predisposizione di un programma, a partire dal 2015, che consenta il controllo dei fitofarmaci - anche se è molto difficile, e su questo ci eravamo già confrontati con l'Assessore durante la distribuzione in campo, che è quello che ci chiedono molti agricoltori.
Quest'estate mi è capitato, per caso, di parlare con un agricoltore vercellese. Eravamo dall'altra parte del mondo, ma lui mi spiegò che il problema più grosso è che i controlli non li fanno sul campo, ma ex post sul prodotto.
Questa, ovviamente, è la valutazione di un agricoltore di quell'area.
Chiedevamo di aumentare, se è possibile con un protocollo di intesa non solo con la Guardia di Finanza, ma con i Carabinieri e con tutte le forze che possono essere messe in campo, il livello di controllo o, almeno di riportarlo a quello dell'inizio del XXI secolo (mi pare che fossero, più o meno, mille campioni l'anno), e di disporre un controllo sui criteri seguiti per le coltivazioni biologiche.
Su questo c'era stato addirittura un cambiamento: noi chiedevamo di fare un'etichetta nuova, ma giustamente l'Assessore, se ricordo la discussione, diceva: "No, no, non mettetemi questi vincoli, però chiariamo bene che cosa vuol dire", tant'è vero che c'era stata una mediazione dicendo che si doveva fare per il ciclo successivo.
Chiediamo, insomma, di disporre sin da subito un regolamento sull'utilizzo di prodotti fitosanitari e biocidi nelle aree non agricole.
Mi chiedo, intanto, che fine ha fatto l'ordine del giorno che abbiamo presentato. Spero che la delibera, se non è pronta, lo sia quasi, almeno per la discussione. Sarebbe opportuno avere un quadro più esaustivo dei controlli e fare un appello alle Forze dell'Ordine per trovare il modo di farli insieme, costruendo meccanismi grazie a cui, proprio nel momento in cui vengono fatti sul campo, avvengano congiuntamente.
Ultimo aspetto, ovviamente sulla parte non agricola.
Non so se l'Assessore se ne occuperà, ma credo vada fatto, prima di tutto, un appello ai Sindaci, e poi magari una delibera di Consiglio in cui si spiega che cosa non è opportuno fare, proprio per il principio di precauzione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ricordo ai Consiglieri che avete solo tre minuti per esporre l'interpellanza e cinque minuti per la risposta.
Visto che ci sono ancora sei interrogazioni, vi invito al rispetto dei tempi.
La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente, e grazie al Consigliere Grimaldi.
Premesso che c'è una risposta articolata in due cartelle, che per quanto detto prima eviterei di leggerle per poi consegnarle, tengo invece a sottolineare due questioni in particolare.
La prima riguarda la parte non agricola, sulla quale noi abbiamo competenza, tramite il Settore del fitosanitario, rispetto al piano di azione nazionale che regolamenta l'utilizzo dei fitofarmaci. C'è un elenco di quelli consentiti, dove il Ministero indica le norme di utilizzo, ossia quali sono consentiti e quali non lo sono. Il Ministero lascia ad altri ambiti la facoltà di indicare ai Comuni un'eventuale limitazione o divieto rispetto all'utilizzo non agricolo di questi prodotti.
Vengo invece alla questione agricola, che è quella a cui vorrei rispondere compiutamente.
Rispetto alla vicenda del riso, che sta a cuore a molte persone all'interno di quest'Aula, ma credo a tutti, a novembre del 2014 abbiamo iniziato con la revoca di una delibera del 2010 che consentiva di attuare una rotazione delle colture senza di fatto attuarla, cioè la rotazione veniva considerata dopo la raccolta del riso e prima della semina, quindi diciamo in modo un po' anomalo.
L'altra anomalia presente nella vicenda del riso, soprattutto riso biologico, è che sono pochissime le aziende che aderiscono ai sistemi agroambientali della Regione Piemonte e del Piano di Sviluppo Rurale.
Questo ci fa dubitare perché, aderendo a questo sistema, bisogna trasformare l'intera superficie aziendale a coltivazione biologica. E' invece possibile, secondo l'attuale normativa nazionale, mettere una parte dei terreni dell'azienda a coltivazione biologica, rinunciando quindi all'aiuto delle misure agroambientali, e lasciando ai soli organismi di controllo, che adesso vorrei dire come funzionano, la fase di controllo della corretta pratica di coltivazione biologica.
Che cosa abbiamo fatto in questi mesi? Abbiamo fatto, anche su sollecitazione dell'ordine del giorno, oltre a revocare la delibera, un elenco di priorità di emergenze su aziende in cui devono essere effettuati i controlli.
Le aziende risicole hanno preso priorità in questa graduatoria. Le verifiche, per quanto riguarda la Regione, sono sugli enti certificatori ma, per quanto riguarda quelli che fino a ieri erano gli uffici decentrati sono anche direttamente sugli agricoltori. Ora le aziende da riso sono quelle che vengono selezionate di più, rispetto ai controlli.
Abbiamo chiesto un incontro al Ministero, con l'Istituto Nazionale di Qualità (per ricordarcelo: quello che si occupa della repressione delle frodi), in cui sono state recepite queste richieste. In quell'incontro è stato chiesto di intensificare i controlli, sia rispetto agli enti certificatori sia rispetto alle aziende.
C'è tutta una serie, che vi abbiamo messo per iscritto, di controlli nuovi rispetto a queste aziende, sia per quanto riguarda il possibile inquinamento delle falde sia per il possibile utilizzo di principi attivi che non sono quelli prettamente consentiti anche nella coltura. Il sospetto è che vengano utilizzati prodotti che magari possono non essere ricercati.
Abbiamo anche ampliato il periodo dei controlli, che prima partivano successivamente alla semina, consentendo di poterli fare immediatamente dopo la semina. In tal caso, se si utilizzasse un prodotto durante la semina direttamente in risaia, è possibile andarlo a ricercare, perché è stato ampliato il periodo in cui si fanno i controlli.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrero.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 872 presentata dal Consigliere Ferrentino, inerente a "Annunciata chiusura dello storico stabilimento ABIT di Grugliasco (TO)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 872, presentata dal Consigliere Ferrentino.
Risponderà l'Assessore Ferrero, in assenza dell'Assessore Pentenero che è a Roma.
La parola al Consigliere Ferrentino, per l'illustrazione.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Qualche settimana fa, avevamo letto della volontà da parte della proprietà della Tre Valli di Jesi di porre fine a un'esperienza estremamente importante che è quella dello stabilimento ABIT di Grugliasco dove in passato hanno lavorato centinaia di lavoratori e che è stata una delle prime azienda ad utilizzare contenitori di cartone per il confezionamento del latte. L'azienda ha manifestato la volontà di cessare la produzione e mantenere soltanto un magazzino, una situazione logistica con una decina di dipendenti.
Devo dire che ho letto proprio oggi alcune informazioni riguardo ad una comunicazione che la proprietà avrebbe fatto rispetto alla non veridicità di queste affermazioni. Per questo motivo, diventa però ancora più importante la risposta dell'Assessore per cercare di capire qual è la volontà e la destinazione finale di questo stabilimento e ancora delle tante decine di lavoratori che sono impegnati all'interno dello stabilmente di Grugliasco.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ferrentino.
La parola all'Assessore Ferrero, per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Consigliere Ferrentino, le consegnerò, come da accordi, la risposta.
Devo dire che, mi permetto, che è un argomento che tocca anche la parte agricola e quindi per noi sono preoccupanti anche gli oltre 1.000 quintali di latte che, giornalmente, ABIT trasforma e che provengono dalle stalle del territorio piemontese.
Al di là dell'analisi che l'Assessore Pentenero fa sull'azienda in termini di lavoratori e di addetti, suggerirei anche che quando naturalmente, nessuno in questa sala è responsabile, ma mi riferisco a coloro che hanno fatto delle comunicazioni nei giorni scorsi - si tratta di un'azienda e di un marchio che sta sul mercato bisognerebbe essere un po' più cauti nel prevederne chiusure o difficoltà, perché spesso possono crearsi ripercussioni sul mercato, quindi un'azienda che magari non produce straordinariamente utili potrebbe averne un ulteriore danno.
L'analisi dell'azienda rispetto ai lavoratori gliela consegno da parte dell'Assessore Pentenero.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 855 presentata dal Consigliere Appiano, inerente a "Chiarimenti in merito agli interventi edilizi di Strada del Mondino, Comune di Castiglione Torinese"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 855, presentata dal Consigliere Appiano, che ha la parola per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
L'interrogazione si ascrive nell'ambito di una questione più complessiva che potrebbe essere intitolata "Un vero e proprio scempio edilizio sulla collina di Castiglione Torinese". Una vicenda che dura da oltre 15 anni, si inserisce in un piano di finanziamento di edilizia agevolata e si è sviluppata attraverso proroghe di termini di fine lavori difformità edilizie interne ed esterne rispetto alle costruzioni, pareri su istanze di sanatoria, inizialmente negativi, poi diventati positivi, dubbi sull'effettivo deposito dei calcoli di cemento armato delle strutture realizzazioni di muri di contenimento che progressivamente danno segni di cedimento, strade pubbliche utilizzate mai collaudate e così via.
Una situazione che non è solo uno scempio dal punto di vista ambientale e paesaggistico, che già basterebbe, ma è anche un problema attuale di sicurezza di chi vive in queste costruzioni. Non più tardi di qualche settimana fa, per l'ennesima volta, abbiamo incontrato, in quel caso congiuntamente al collega Valetti del Movimento 5 Stelle, il comitato di cittadini che hanno inoltrato alla Regione una memoria sulla questione.
Veniamo al tema specifico dell'interrogazione.
La Regione ha riconosciuto dei contributi pubblici all'interno di questo piano di edilizia agevolata; dopo l'acconto, i saldi di questi due contributi, che complessivamente sono oltre 500 mila euro, dovevano essere suffragati da polizze fideiussorie depositate in Regione.
Le polizze sono state effettivamente depositate con vigenza un anno dopodiché il Comune ha responsabilità diretta, come è chiarito da una nota esplicativa della Regione stessa, nella gestione e nel controllo della procedura e la Regione prende atto di quanto il Comune comunica, dello stato di avanzamento lavori, delle conformità o difformità rispetto ai progetti approvati.
Di recente, la Regione, su mia sollecitazione, ha chiesto al Comune di Castiglione notizie in merito alla vicenda e il Comune, con una risposta molto breve e anche un po' pilatesca, afferma che non vi sono polizze fideiussorie allo stato degli atti depositati in Comune, che il Comune ha agito con rivalsa sulla fideiussione per quanto riguarda i costi e gli introiti di opere di urbanizzazione, e che la sanabilità delle opere è in dubbio, perché devono essere depositati tutta una serie di atti e di certificazioni.
Teniamo conto - e chiudo su questo - che nel 2004 venne modificata la convenzione originaria per permettere la cessione degli alloggi nonostante il certificato di agibilità non fosse sopravvenuto e quindi chi vive all'interno di queste case non ha il certificato di agibilità e oggi risponde anche, in alcuni casi penalmente, delle difformità edilizie.
Successivamente, presenteremo un'interrogazione per quanto concerne un tema più complesso, cioè l'adeguamento al PAI di una variante strutturale attuale, dove pare che, ancora una volta, non si assuma alcuna prescrizione per evitare che questa forte problematica ambientale e geologica abbia ulteriori sviluppi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Appiano.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla programmazione territoriale e paesaggistica

Grazie, Presidente.
Impresto la voce al collega Ferrari, che è impegnato a Roma e riporto quanto lui ha scritto.
Per quanto riguarda l'attuazione degli interventi, così come previsto con la nota esplicativa del 6 dicembre 2001, l'operatore ha adempiuto a quanto richiesto per il saldo del finanziamento riconosciuto e, pertanto il Comune ha trasmesso la seguente documentazione: attestato di ultimazione lavori; certificato di abitabilità/agibilità o fideiussione relativa al 100% del contributo; Quadro Tecnico Economico finale approvato dal Comune e accertamento di eventuali economie di programma; verbale di sopralluogo attestati requisiti soggettivi degli acquirenti o assegnatari; rogiti notarili/contratti di assegnazione per la locazione.
E' stato, quindi, erogato il contributo assegnato con la determina n.
129 del 3 agosto 2001, poiché era stata rispettata la programmazione regionale, realizzando e vendendo gli alloggi, come da bando, a soggetti in possesso dei requisiti soggettivi previsti dalla legge 457/78.
In particolare, per quanto riguarda gli adempimenti richiesti per l'attuazione degli interventi in regime di edilizia residenziale agevolata e convenzionata e, tenuto conto delle problematiche derivanti dal rilascio dell'abitabilità, si rammenta che il tecnico comunale, per entrambi gli interventi in capo al Consorzio Torino, ne ha attestato la conformità esclusivamente ai requisiti oggettivi previsti dalla legge 457/78, e dall'articolo 4 del "Regolamento per l'esecuzione dei programmi costruttivi di nuove costruzioni e di recupero in regime di edilizia agevolata e convenzionata".
A seguito di segnalazione agli uffici del Consigliere Appiano, con la nota in data 24 novembre 2015, prot. 43958/A1507A, non avendo ancora agli atti il certificato di abitabilità, come peraltro richiesto telefonicamente più volte agli Uffici comunali, si è ritenuto opportuno formalizzare apposita richiesta al Comune affinché fornisse tutte le delucidazioni circa lo stato delle procedure in atto, al fine di addivenire all'accertamento dell'abitabilità oppure di esplicare le eventuali cause ostative.
In data 3 dicembre 2015, con la nota prot. 8103, il Comune di Castiglione Torinese evidenziava che non era possibile rilasciare il certificato di abitabilità per i seguenti motivi: produzione del deposito strutturale in sanatoria per le porzioni di immobile non ricompresi nelle denunce di abitabilità precedenti e nuovo certificato di collaudo statico che comprenda tutte le opere strutturali eseguite. A tal proposito, si rammenta che gli Uffici comunali hanno attestato il possesso dei requisiti oggettivi sottoscrivendo i verbali di sopralluogo per gli interventi in data 27/01/2005 e in data 02/03/2007 contenziosi amministrativi legati alle opere di urbanizzazione, che esulando dalle competenze degli uffici scriventi.
Si evidenzia che gli aspetti di natura edilizia, compresa l'abitabilità di un edificio, sono di stretta competenza comunale ed è, quindi, impossibile che gli uffici scriventi possano favorire le condizioni necessarie al rilascio dell'agibilità. E' compito del Comune porre in essere tutte le azioni necessarie al fine di obbligare a rimuovere le condizioni ostative al rilascio dell'abitabilità.
Si rileva quindi che, stanti gli atti acquisiti per il caso citato, la programmazione regionale è andata a buon fine, e per gli uffici regionali l'intervento edilizio in regime di edilizia agevolata convenzionata pu essere considerato concluso.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 856 presentata dalla Consigliera Motta, inerente a "Controlli in merito all'indennità concessa ai proprietari o possessori di terreni su cui sono radicate piante arboree di riconosciuta capacità tartufigena" (risposta scritta)


PRESIDENTE

All'interrogazione a risposta immediata n. 856, presentata dalla sottoscritta, chiedo risposta scritta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 858 presentata dal Consigliere Bertola, inerente a "Compatibilità del progetto e degli obiettivi di IREN S.p.A. per il Comune di Torino con la pianificazione regionale dei rifiuti urbani"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 858, presentata dal Consigliere Bertola, che ha la parola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Il 24 dicembre, giorno in cui l'attenzione della maggior parte delle persone è solitamente rivolta a ben altro, sul quotidiano La Stampa appare un articolo messo in bella evidenza dove viene presentato un nuovo progetto di IREN-S.p.A. per la raccolta dei rifiuti nella Città di Torino. Questo progetto prevede di separare solo le frazioni merceologiche organico e vetro in contenitori separati e di mettere il resto tutto insieme nell'indifferenziato, quindi la carta, la plastica, i metalli, lo stesso rifiuto indifferenziato tutto insieme. IREN ci dice che il resto lo tratta lei in un impianto di differenziazione a freddo che prevede di costruire nel territorio torinese con un investimento totale di 100 milioni di euro.
A quanto si dice nell'articolo, questa proposta, questa idea sarebbe stata inserita nel Piano industriale dei prossimi cinque anni di Iren.
Voglio innanzitutto fare delle considerazioni partendo dalle direttive europee. Se è vero che le lettere a) e b) del comma 2 dell'articolo 11 della direttiva 200898 CE dicono che non bisogna tanto pensare alla percentuale di raccolta differenziata, bensì alla percentuale di riciclo di materia (infatti la direttiva chiede di aumentare la percentuale di effettivamente recuperato e riciclato in termini di peso entro il 2020), è altrettanto vero che il comma 1 dell'articolo 11 di questa direttiva vincola gli Stati membri ad istituire entro il 2015 (l'anno che è appena finito) la raccolta differenziata almeno per carta, metalli, plastica e vetro.
Va detto che la Città di Torino oggi, col domiciliare, copre circa 450 mila abitanti. In molti quartieri, purtroppo, la raccolta differenziata non è stata ancora predisposta, tant'è vero che la raccolta differenziata di Torino, capoluogo della regione e Comune che pesa molto in termini di popolazione, è ferma da qualche anno attorno al 42%; invece, se ci riferiamo ad altri capoluoghi, abbiamo Novara che raggiunge il 67,5% e Vercelli addirittura il 68,5%. E' chiaro che i motivi, secondo noi, sono da ascrivere alla presenza di un inceneritore sul territorio; un inceneritore che è stato avviato nel 2013 e attorno al quale è stata incentrata tutta la programmazione della gestione dei rifiuti, o meglio, possiamo dire la non programmazione.
Come l'Assessore sa e come i colleghi ben sanno, in Commissione stiamo discutendo il Piano di gestione dei rifiuti urbani e, al di là delle differenti posizioni e al di là anche del confronto costruttivo e utile che stiamo avendo sul tema, il Piano, già nella parte presente - ma a parte che non vogliamo modificarlo, se non magari per migliorarne gli obiettivi ovviamente dice che è importante il passaggio dal sistema di raccolta stradale al sistema domiciliare porta a porta, perché è l'unico modo per garantire una raccolta differenziata che superi il 50% e che arrivi magari a obiettivi che saremmo tutti disponibili ad accettare e che vanno oltre il 60-70%, sia nei piccoli centri abitati che nei Comuni ad alta densità abitativa.
Allora è un po' questo il tema che vogliamo porre. IREN indubbiamente è un attore molto forte, ha praticamente acquistato l'inceneritore e gestisce l'inceneritore acquisendo le quote di TRM; dalla fine del 2014 gestisce anche, e ormai controlla, la raccolta differenziata dei rifiuti di Torino avendo acquisito l'AMIAT, quindi è sicuramente un soggetto forte. Anche in funzione di questo, abbiamo fatto l'interrogazione, perché se in alcune città, ad esempio San Francisco, molta della separazione dei rifiuti avviene a valle della raccolta, però avviene già su un differenziato, su una raccolta multimateriale (vetro, plastica, metalli e carta messi insieme e separati a valle), l'indifferenziato non va insieme, ma viene già depositato a parte, perché è chiaro che mettere tutto insieme, ammesso e non concesso che il lavoro che si fa a valle della raccolta sia fatto bene non garantisce nemmeno una buona qualità di quello che poi rimane.
Il dubbio che sorge, più che legittimo, è che, se il soggetto che propone questo progetto è lo stesso che gestisce l'inceneritore, magari non c'è poi tutto questo interesse a separare così bene i rifiuti e ad avere una così alta quantità di materiale che viene recuperato invece che essere incenerito ad un prezzo superiore ai 100 euro a tonnellata.
Viste anche le dichiarazioni del Presidente di IREN, Francesco Profumo ai quotidiani - qui siamo all'11 gennaio - in cui parlava di Vercelli e diceva che nel piano industriale è esclusa completamente qualsiasi ipotesi di costruzione di un nuovo inceneritore a Vercelli, la domanda che ci facciamo è un po' questa: ma la pianificazione chi la fa? La facciamo noi? La fa la Regione? La fanno poi i piani provinciali, oppure la fa il socio privato forte dei soggetti pubblici? La pianificazione la fa IREN? Il dubbio è che quella sia stata un po' un'invasione di campo, un'invasione nel campo della politica e un tentativo di pressione nei confronti di tutti noi, che stiamo lavorando, ciascuno dalle proprie posizioni, per dare un Piano rifiuti alla nostra Regione.
Allora - e vengo alla domanda - vorrei chiedere all'Assessore, anche se, ovviamente, un'opinione ce la siamo già fatta - se questo progetto di IREN per la Città di Torino è compatibile con il Piano rifiuti che stiamo discutendo in Commissione.



PRESIDENTE

Presidente Bertola, le ho concesso di intervenire per oltre sette minuti, quando ne avrebbe solo tre per l'illustrazione, ma solo perché la giornata oggi non è così caotica.
Ricordo a tutti, però, che il tempo a disposizione per l'illustrazione è di tre minuti.
Risponde l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Recupererò io il tempo in eccesso, perché la risposta sarà telegrafica.
Rispetto all'articolo di giornale richiamato dall'interrogante, non è pervenuta alcuna proposta sull'argomento da parte di IREN o della Città di Torino all'Assessorato. Pertanto, non si ritiene di poter esprimere alcuna valutazione in assenza di precisi dettagli.
Ricordo a tutti noi che, per quanto riguarda le scelte relative alla modalità di raccolta dei rifiuti urbani, la competenza - l'ha già richiamato il Consigliere Bertola - è demandata alle Associazioni d'Ambito Territoriale Ottimale e ai Consorzi di bacino, e non certo ai soggetti gestori del servizio.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 859 presentata dal Consigliere Mighetti, inerente a "Stato di attuazione della mozione n. 399 'Interramento illegale di rifiuti nelle cave della provincia di Alessandria' dopo più di 180 giorni"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 859, presentata dal Consigliere Mighetti, che la illustra.



MIGHETTI Paolo

Sarò breve, perché quest'interrogazione non fa altro che riprendere un argomento già dibattuto in questo Consiglio.
A giugno 2015, sulla scorta di quanto era emerso da fonti giornalistiche e da un'inchiesta giudiziaria - la cosiddetta "Operazione triangolo" - che ha coinvolto parecchie cave dell'Alessandrino per interramenti illegali di rifiuti, avevo presentato la mozione n. 399 sottoscritta anche da diversi colleghi della maggioranza, approvata all'unanimità dal Consiglio regionale.
Questa mozione prevedeva l'ispezione delle cave dell'Alessandrino quale territorio vulnerabile dal punto di vista di questa pessima abitudine abitudine illegale - di interrare rifiuti che dovevano essere trattati in altro modo.
Nella mozione si prevedeva un tempo di 90 giorni per studiare e mettere mano a quelle che erano le logiche di controllo delle cave da parte di ARPA. Entro 90 giorni, quindi, bisognava partire con questi benedetti controlli.
Dopo circa 90 giorni abbiamo presentato la prima interrogazione per capire a che punto eravamo, e ci siamo resi conto di essere ad un punto morto. Adesso sono passati altri 90 giorni - quindi 180 in tutto - e richiediamo la stessa cosa: a che punto siamo? Speriamo di non dover ripetere la medesima interrogazione tra altri 90 giorni. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Si sono tenuti, da allora, due incontri tra i tecnici regionali, quelli della Provincia di Alessandria e quelli di ARPA-Piemonte: il primo a Torino, per delineare il quadro delle attività e impostare le modalità di lavoro secondo le diverse competenze; il secondo ad Alessandria, durante il quale sono stati identificati i siti presso i quali operare e delineare le operazioni di indagine da integrare.
Allo stato attuale, sulla base di quanto stabilito negli incontri, ARPA Piemonte sta ulteriormente puntualizzando, in collaborazione con gli Uffici competenti della Provincia di Alessandria e della Regione Piemonte, il Piano delle indagini e delle analisi da effettuare per ogni singolo sito e conseguentemente, delle risorse necessarie.
Pur restando in attesa di specificare con maggior dettaglio risorse e tempi necessari, si ritiene opportuno già in questa sede precisare alcuni elementi utili a definire la questione, nonché ad individuare le risorse minime necessarie a porvi fronte.
Innanzitutto va segnalato che il sito di cava, allorquando sia cessata l'attività in essa autorizzata e definitivamente estinta la fideiussione non può essere oggetto di controlli o rilievi, salvo casi puntualmente individuati dalla Magistratura competente. Pertanto, le attività proponibili a seguito della mozione si dovranno limitare alle cave attive o a quelle in fase di recupero. Fra queste, si è ritenuto opportuno puntare l'attenzione sulle cave a fossa: ciò tenuto conto proprio delle loro peculiari caratteristiche, che, oggettivamente, possono consentire fraudolentemente una maggiore facilità nell'occultare sostanze (quali ad esempio rifiuti) non conformi alle prescrizioni autorizzative.
Le cave a fossa possono interessare o meno la falda: considerato che le cave in falda vengono sistematicamente controllate con prelievi effettuati sia nei laghi di cava, sia nei piezometri, e che gli esiti di tali verifiche vengono periodicamente inviati sia all'Amministrazione competente, sia ad ARPA, si è ritenuto, in questa fase, di non considerarle ai fini delle azioni previste a seguito della mozione in oggetto.
Pertanto si è ritenuto di concentrare l'attenzione sulla tipologia di cave che gli esperti della materia considerano più a rischio.
Le cave a fossa che non interessano la falda risultano essere un totale di 29, di cui 17 attive e 12 in fase di recupero ambientale.
Le spese al momento individuate per procedere ai rilievi e conseguenti campionamenti ammontano ad un totale di 1,8 milioni di euro; i campioni da sottoporre ad analisi risultano, allo stato attuale, oltre 2.000, per un costo analisi individuabile tra 1.100 e 1.400 euro cadauno: di conseguenza il costo che ne deriva risulta compreso tra i 2.200 e i 2.800 milioni di euro.
Pertanto, il totale dei costi per verificare la presenza dei rifiuti all'interno delle sole cave a fossa non in falda, (quindi solo per verificare la presenza dei rifiuti), siano esse attive o in fase di recupero, risulta essere compreso tra i quattro e i 4,6 milioni di euro. A questi costi vanno aggiunti quelli di mobilitazione squadra e strumentazione, ed i costi di gara, nonché altri costi indiretti di tipo amministrativo e tecnico che in gran parte dovranno essere sostenuti da ARPA-Piemonte.
In relazione alla necessità di salvaguardare la qualità dei corpi idrici, occorre sottolineare che a partire dal 2010, per la situazione contabile della Regione Piemonte, non viene più data copertura al programma annuale di finanziamento di interventi di bonifica di aree inquinate, come previsto dall'articolo 16 della legge regionale 42/2000. Pertanto nonostante alcuni Comuni della Provincia di Alessandria abbiano segnalato la necessità di finanziamento ai fini dell'attivazione delle procedure di bonifica in danno, tali richieste non sono state evase dalla scrivente Amministrazione.
Per quanto riguarda la partecipazione delle delegazioni dei cittadini s'intende fare riferimento all'elenco delle organizzazioni attive di volontariato riconosciute dalla Regione Piemonte ed inseriti in un apposito elenco telematico gestito dalla Direzione regionale Coesione Sociale.
I contatti con tali associazioni saranno attivati successivamente alla definizione di un programma di attività che dovrà individuare coperture finanziarie, tempi, ruoli e prestazioni del personale tecnico ed amministrativo da coinvolgere sia di ARPA-Piemonte che di altri Enti coinvolti.
Sarà possibile provvedere con successiva comunicazione valutare ipotesi di tempi e coperture finanziarie necessarie a rendere operativo il programma di attività in oggetto.


Argomento: Nomine - Parchi e riserve

Interrogazione a risposta immediata n. 873 presentata dalla Consigliera Ruffino, inerente a "Interpretazione orientamento ANAC nomina ente di gestione aree protette"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 873, presentata dalla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera per l'illustrazione.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Mi riferisco ad un incontro avvenuto lo scorso 18 dicembre alla presenza dell'Assessore Valmaggia, il quale ha incontrato i Sindaci della Comunità dell'area protetta dei Parchi Reale. Ed è proprio in quell'incontro che è emerso come 17 Sindaci su 25 appartenenti all'assemblea hanno sottoscritto una lettera in cui auspicano la conferma del Commissario uscente.
E' sempre in quella riunione del 18 dicembre scorso che lei, Assessore Valmaggia, ha comunicato l'inconferibilità dell'incarico di Presidente al Commissario uscente, proprio a fronte di un'interpretazione che parrebbe ipotetica e retroattiva di un orientamento dell'Autorità Nazionale Anticorruzione espresso nel maggio 2015.
Credo sia importante ricordare come il Commissario uscente dei Parchi Reali sia stato rinominato per ben tre volte dalla Giunta regionale nel corso della legislatura passata e di quella vigente. Proprio per l'ottimo lavoro svolto per la comunità si è chiesto al Commissario di occuparsi del Centro del Cavallo per risanare le casse che, al momento del conferimento versavano in una situazione debitoria critica, pesante e dannosa.
E' importante anche ricordare come il Commissario incaricato di salvare il Centro del Cavallo abbia risolto brillantemente il problema trasformando l'Ente in un'eccellenza che oggi consente alla Regione di incassare un affitto, azzerando anche le spese di manutenzione.
Verrebbe da dire che oltre al danno si aggiunge la beffa, perché pare che proprio la richiesta della Giunta regionale di estendere la professionalità e la competenza del Commissario dei Parchi Reali sia il cavillo preso come causa per l'inconferibilità.
E' chiaro che occorre tutelare la Regione Piemonte da un potenziale ricorso legale che potrebbe trovare un accoglimento con un conseguente spreco di tempo e di risorse, aspetto assolutamente da evitarsi.
Faccio ancora presente che c'è l'assoluto desiderio di evitare ogni segnale di strumentalizzazione politica, che possa dare una lettura di quanto sta accadendo legata ad un metodo per favorire un candidato rispetto ad un altro.
C'è una dichiarazione dell'Assessore, ovviamente ricavata dai giornali secondo cui il Presidente dovrà essere scelto in accordo con i Sindaci e che ci sarà una valutazione politica. Vedremo che cosa succederà.
Domani c'è un altro appuntamento: i Sindaci si incontreranno per chiarire la questione relativa alla nomina del Presidente dell'area protetta dei Parchi Reali.
C'è, però, una deliberazione della Giunta regionale (la n. 1841-35 del 12 luglio 2012), in applicazione della legge nazionale n. 122 del 30 luglio 2012, che disciplina, in materia di stabilità finanziaria degli enti pubblici, la riduzione del numero dei componenti del CdA e il Centro del Cavallo ha recepito la norma.
Riprendo un articolo di giornale, nel quale si dice che, secondo un parere degli Uffici regionali, visto che il Centro del Cavallo è un ente privato, non sarebbe candidabile alla guida di un ente pubblico per i prossimi due anni. Questo ovviamente è sempre riferito al Commissario uscente.
Quindi, viene da chiedersi perché un ente privato dovrebbe recepire una norma legata al pubblico. Riteniamo sia fondamentale in una situazione come questa fare chiarezza, proprio a fronte dei tanti momenti di discussione in Commissione. Quando si parlava di parco e di aree protette si è parlato del ruolo fondamentale e del parere dei Sindaci, ed è a questo che mi appello.
Credo debba essere fatta chiarezza non nascondendosi dietro pretesti. È proprio per questo, Assessore, che le chiedo di chiarire la posizione assunta fino ad oggi relativamente all'individuazione del Presidente dei Parchi Reali della Regione Piemonte, anche per garantire un percorso sereno a chi ha lavorato e anche bene, ma anche nel rispetto al parere dei nostri amministratori locali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore ai parchi

Grazie, Presidente.
Due precisazioni in partenza.
Per quanto riguarda le aree protette, la legge parla della competenza della nomina del Presidente fatta dal Presidente della Regione Piemonte d'intesa. Si cerca l'intesa in incontri, come ho fatto nel mese di dicembre e ancora in questi ultimi giorni, su una rosa di nomi che scaturisce da un bando pubblico fatto dalla Regione Piemonte. Su questo bando c'è stata anche la verifica legata alle possibili inconferibilità e incompatibilità.
Nello specifico, sul tema dell'inconferibilità occorre osservare che la normativa in questione sull'anticorruzione e sulla trasparenza appare di particolare complessità. E' una norma recente ed è ai suoi primi casi di applicazione concreta in Regione Piemonte. Nel contempo, la stessa attenendo alla materia della trasparenza e dell'anticorruzione, richiede un'interpretazione rigorosa.
Si rammenta, infatti, che l'articolo 17 del d.lgs. 39/2013 dispone: "Gli atti di conferimento adottati in violazione delle disposizioni del presente decreto e relativi contratti sono nulli". Per questa ragione, gli Uffici della Direzione Ambiente, Governo e Tutela del Territorio, pur avendo al loro interno delle competenze per affrontare ed approfondire questi temi, hanno richiesto l'ausilio degli Uffici centrali.
Gli Uffici centrali sono l'ufficio trasparenza, il nuovo Ufficio regionale Settore Trasparenza e Anticorruzione, che ha prodotto questo parere secondo l'orientamento dell'ANAC, cioè dell'Autorità Nazionale Anticorruzione. E' un parere a firma del dottor Andrea Vanner, responsabile di questo Settore, del dottor Guido Odicino, Responsabile del Settore Segreteria della Giunta regionale, e della dottoressa Laura Faina Responsabile del Settore Attività legislativa e Consulenza giuridica della Direzione Affari Istituzionali.
Proprio per la delicatezza e l'importanza della questione, da parte degli Uffici della Direzione Ambiente si è chiesto un parere a questi tre massimi responsabili regionali su questa problematica.
A loro volta, questi Uffici hanno prudentemente fondato le proprie risposte sugli orientamenti espressi dall'ANAC e cioè dall'Autorità Nazionale Anticorruzione, che ovviamente è la massima autorità nazionale sulla materia.
La Consigliera interrogante lamenta l'erronea equiparazione tra l'azienda consortile, a cui l'orientamento ANAC si riferisce nello specifico, e l'Ente di gestione delle aree protette cui si riferisce invece l'incarico in argomento.
A tal proposito, si evidenzia che la nota regionale ha richiamato l'orientamento ANAC non per equiparare l'Ente pubblico (ente di gestione delle aree protette) all'ente privato (azienda consortile), ma per inquadrare giuridicamente la figura del commissario straordinario che opera nell'ambito di un ente di diritto privato qual è appunto il Centro internazionale del Cavallo.
Stando infatti all'orientamento ANAC, il commissario straordinario è da equiparare a tutti gli effetti alla figura del Presidente, ovvero dell'Amministratore delegato cui si applica l'articolo 4 del decreto legislativo n. 39/2013, se l'Ente in questione è configurabile come ente di diritto privato regolato o finanziato dall'Amministrazione che conferisce l'incarico, ovvero l'articolo 7 del medesimo decreto legislativo, se l'Ente si configura come ente di diritto privato in controllo pubblico.
Appare evidente pertanto che, indipendentemente dalla configurazione giuridica del Centro del Cavallo, considerato che lo stesso ha comunque una personalità giuridica di diritto privato, trovano applicazione i casi di inconferibilità descritti dal decreto legislativo n. 39/2013.
Quanto alla retroattività dell'orientamento ANAC, corre l'obbligo di evidenziare che è lo stesso decreto legislativo n. 39/2013 che negli articoli sopra riportati prevede il cosiddetto "periodo di raffreddamento" di talché, qualora un soggetto abbia ricoperto cariche, ovvero abbia svolto incarichi in enti di diritto privato, debbano trascorrere due anni prima che allo stesso soggetto possa essere conferito un incarico di amministratore di ente pubblico, qual è l'incarico di Presidente di ente di gestione di aree protette.
Alla luce di quanto sopra, non si ritiene pertanto che il parere rilasciato dai competenti Uffici regionali - ai quali va il mio grazie per la disponibilità e la competenza - abbia operato "una interpretazione ipotetica e retroattiva" dell'orientamento dell'Autorità Nazionale Anticorruzione.
La sostanza di quanto ho esplicitato adesso era già stata oggetto di un'interrogazione qualche settimana fa, dopo Natale, del Consigliere Vignale. Rimane questa valutazione di tipo - ripeto - squisitamente tecnico giuridico su una situazione di inconferibilità che appare al momento più che evidente. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.50 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.53)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cerutti, Ferrari, Pentenero e Rossi.


Argomento:

Nomine (rinvio)


PRESIDENTE

E' stato richiesto che il punto 2) all'o.d.g., relativo a "Nomine", che era già stato spostato al pomeriggio, sia rimandato alla prossima seduta consiliare.
Domani ci sarà la Conferenza dei Capigruppo. Se ci fossero altri problemi, potranno essere evidenziati in quell'occasione.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame ordine del giorno n. 614 presentato dal Consigliere Monaco, inerente a "Salvaguardia della sicurezza della chirurgia vitreo-retinica in Piemonte"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 614, avente ad oggetto "Salvaguardia della sicurezza della chirurgia vitreo-retinica in Piemonte" presentato dal Consigliere Monaco, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Monaco per l'illustrazione.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Su quest'argomento, si sono toccati più volte alcuni aspetti di una vicenda complessa. Nell'ambito delle attività istituzionali svolte in aula relativamente alla chirurgia e all'oftalmologia in senso lato, alcuni punti che ho inserito in questo ordine del giorno non erano stati recepiti.
Poiché il tema è tornato di pressante attualità, vorrei rivolgere - in premessa - un ringraziamento per il lavoro egregiamente svolto dagli Uffici dell'Assessorato, dai suoi dirigenti e dall'Assessore: un lavoro enorme svolto nell'ambito della sanità, in questo anno e mezzo.
In merito all'argomento in oggetto, che può apparire marginale, ho rilevato - devo dire con una nota di disappunto - dagli organi di informazione che c'è stata una levata di scudi, una rivolta, da parte degli oculisti. Mi permetto di segnalare che non è così: in passato, per altri eventi e situazioni, abbiamo addirittura visto i barricaderi e sentito fare dichiarazioni che forse non appartenevano alle caratteristiche che dovevano assimilare. In questo caso, invece, l'istanza nasce in modo serio silenzioso, oculato, tranquillo, mediante una sorta di sottoscrizione richiesta on line su un'apposita casella di posta elettronica (vitreoretinapiemonte@gmail.com), dove, grazie a un tam-tam che hanno fatto gli oculisti tra di loro in questi pochi giorni (tra Natale, Capodanno e l'Epifania, fino ad arrivare ad oggi), sono state raccolte 201 sottoscrizioni, che eventualmente sottoporrò anche all'attenzione dell'Assessore.
E' un percorso complesso. Ma cosa si va a chiedere? Si va a chiedere innanzitutto di mantenere alcune eccellenze.
Nell'ambito della riforma che è stata attuata correttamente anche da parte dell'Assessorato, è evidente che, rispetto ai convenzionati, è stato sottoscritto un accordo. In quell'accordo mancava un attore: il paziente cioè, è rappresentato dagli specialisti che vedono quel paziente, i quali si sono prodigati. Evidentemente, se ci arrivano in blocco le firme da Aosta, dal Gradenigo e, mi permetto di dire, dalla Clinica Universitaria di Torino dell'Oftalmico (non è esattamente come dire l'Oftalmico tutto insieme, che si dichiara favorevole o avverso), e se da parte dei consulenti tecnici del Tribunale, i massimi esperti sottoscrivono dicendo "attenzione che rischiamo di disperdere un'assoluta eccellenza del Piemonte", significa che, tutti insieme, dovremmo prendere in considerazione questi numeri e queste richieste.
Qual è l'argomento che nasce? La chirurgia vitreo-retinica non è una chirurgia che si improvvisa. E' una chirurgia molto complessa, che richiede lunghi anni di perfezionamento e di specializzazione, ed è effettuata da gruppi che devono avere la capacità di fare scuola e di formarsi come scuola.
E' evidente che nel pubblico abbiamo delle strutture che producono queste eccellenze ed è altrettanto vero che nella nostra regione ci sono (ce ne sono state fino a qualche giorno fa) alcune istituzioni convenzionate, con le quali credo si possa anche riaprire un tavolo di dibattito, che potrebbero chiedere l'apertura di alcuni posti letto in regime di ricovero.
Non è una chirurgia che può essere fatta in regime ambulatoriale: sono pazienti estremamente fragili, per la complessità di patologie che hanno insieme a quello che sembra il canale terminale, che è la malattia visiva.
Noi abbiamo già una DRG, che era finanziata in maniera abnormemente ribassata rispetto a quanto viene rimborsata da altre Regioni, in base alla quale potremmo vedere un flusso di pazienti che potrebbero migrare in regioni limitrofe o, peggio ancora, all'estero.
Avremmo, pertanto, un bilancio con dei conti con il meno davanti per qualche settimana, ma quando ci presenteranno le spese da oltre confine o dalla Regione Lombardia, credo che un'importante quantità di pazienti ci potrebbe portare un incremento di costi reali.
Anche senza ritoccare inizialmente, al di là di quello che è stato richiesto nell'ordine del giorno, mi pongo il problema della rivisitazione sulla decisione concordata tra - attenzione - due attori, che in questo caso sono degli attori commerciali: la nostra Direzione, che aveva la necessità oggettiva di contenere anche i costi rispetto alla parte convenzionata, e, dall'altra parte, le strutture convenzionate che, a fronte di DRG mal pagate, accettano. E' un aspetto commerciale che hanno ritenuto importante.
Ritengo che, anche in termini di costi, nel momento in cui andiamo a pagare delle consulenze, smembriamo dei gruppi di alta specializzazione che poi saranno chiamati da varie strutture in consulenza, e quindi avremo dei costi per formare altri gruppi o prorogare quelle prestazioni, sia presente una realtà sulla quale ci dobbiamo interrogare.
Invito l'Aula a riflettere sul fatto che, spontaneamente e senza fare barricate o ostruzionismi, oppure clamori particolari, si sono mossi 201 professionisti, cattedre universitarie, l'intero ospedale di Aosta l'intero ospedale Gradenigo, gran parte del Maria Vittoria, parte dell'Oftalmico, il Centro di ipovisione e 60-65 "sumaisti".
Attenzione, i "sumaisti" sono gli specialisti ambulatoriali che vedono il paziente, lo indirizzano in un centro che ritengono altamente qualificato, perché poi devono rivedere quel paziente. E, se possibile avendogli erogato la migliore prestazione.
Non credo che richiamare all'attenzione la possibilità di riordinare e ripristinare anche per alcune strutture convenzionate, mettendole sotto regole rigorose e rigide, con particolari controlli, possa determinare un incremento di costi, se gli diamo tre-quattro posti letto e li rivisitiamo nella nostra riorganizzazione. Sarebbe per noi, invece, un risparmio, sia nel breve periodo sia nella possibilità di formare una scuola, mantenere delle scuole che sono importanti per la nostra regione. Daremmo delle risposte sia in base ai costi sia all'efficacia per le eccellenze che dobbiamo mantenere.
Con questo, non voglio andare per forza a stigmatizzare che sia necessario aprire al convenzionato tout court, anzi facciamo dei controlli! Faccio degli esempi: in vari settori, andiamo a controllare quando alcune strutture che lavorano su pazienti di urologia ci presentano dei DRG dove hanno fatto la cistoscopia, l'ureteroscopia e altri esami, cioè le contabilizzano, ce le mettono in prestazione, noi le andiamo a pagare, ma non c'è l'indicazione per quei DRG.
Andiamo a controllare, perché nei centri convenzionati fanno l'endoscopia, la colonscopia o la gastroscopia, ma quando trovano un polipetto, non lo tolgono in quella sede, lo rimandano dal loro medico a fare una richiesta per una seconda colonscopia, che la Regione Piemonte paga a pie' di lista, per togliere, poi, il polipetto. Quindi, il paziente oltre al disagio, deve subire due colonscopie e la Regione Piemonte paga due volte.
Questi sono vizi del convenzionato sul quale bisogna intervenire in maniera feroce.
Il problema è serio laddove vengono richieste dagli specialisti a vari livelli, sia quelli di base sia quelli privati sia quelli universitari nonché gli ospedalieri, a parte alcune firme che non sono arrivate e ne comprendiamo le ragioni, perché vedono dei palesi interessi positivi rispetto ad alcune figure istituzionali o altri. Faccio un esempio che vale per tutti: Presidente e Assessore, quando un collega mi telefona e mi dice che approva pienamente questa ipotesi, che gli sembra perfetta, ma non ha avuto tempo di firmare, perché la moglie si è rotta la spalla e deve fare la fisioterapia. Non vi dico in che ruoli lavora questo signore, però si è preoccupato allo stesso tempo - con 201 firme, la sua non ci serviva - di rappresentare presso alcuni Uffici dell'Assessorato che lui la firma non l'aveva apposta.
Allora, io non credo che sia necessario porre la questione in termini di una parte avversa ad un'altra: si tratta di sollevare delle istanze e alcuni aspetti della vicenda, che potrebbero in qualche maniera essere sfuggiti anche ai nostri migliori tecnici. Ne avete esaminati tanti e avete lavorato su una rete complicatissima, e su vari settori; e non è detto che tutto sia potuto emergere in chiarezza e in trasparenza.
Aggiungo una cosa e la dico per ultima; mi dispiace, Presidente, ma ruberò ancora solo pochi secondi.
Mi è già capitato di far rilevare nei mesi scorsi, quando avevamo altre Amministrazioni che governavano le nostre ASL, che le nostre Aziende hanno degli addetti stampa che fanno dei comunicati che lasciano quanto meno perplessi. Quando si vede che una struttura pubblica (una nostra ASL) sta investendo per fare la chirurgia vitreo-retinica - quella per cui, cioè siamo dentro l'occhio a fare una cosa complicata - e per questo chiamano in consulenza un formatore esperto in chirurgia della cornea, chi la legge così e non sa di cosa si sta parlando dice: "Bravi! Stanno formando il settore pubblico nel migliore dei modi". Falso! Assessore, la invito a guardare con attenzione i comunicati stampa che escono dalle nostre Aziende, perché non devono essere degli spot pubblicitari ma ci devono raccontare cosa accade: non millantare una cosa per un'altra, mantenendo un percorso al quale abbiamo già assistito e sul quale abbiamo già camminato. Non è quella la strada migliore.
Al cittadino le nostre Aziende pubbliche devono, a mio giudizio semplicemente comunicare i servizi che fanno e anche informare di quando ne aprono di nuovi e belli. Ma dire che un professionista della cornea, un chirurgo della cornea, viene "comprato" da un'Azienda per fare lo specialista della vitreo-retinica è millantare. Questo non va bene e un'Azienda pubblica (e soprattutto un'ASL) non può farlo, perché si lascia credere ai cittadini e a tutti noi che riceviamo questi comunicati, laddove non siamo particolarmente preparati sul tema - e non è facilissimo essere particolarmente preparati su temi di questa apparente cavillosità, ma non si tratta di cavillosità - che stiamo comprando un professionista per fare una cosa, invece lui ne fa un'altra. E' come prendere un grande esperto di camion e metterlo vicino alla Ferrari: si tratta di due grandi professionisti che devono far viaggiare dei mezzi importanti, ma che fanno due cose diverse.
Io confido che nel dibattito, ed eventualmente anche nelle repliche dell'Assessore, ci sia un'apertura rispetto a questo atto di indirizzo che è stato richiesto e preparato da me. Non lo abbiamo modificato perché ci sono stati anche molti colleghi che ci hanno mandato delle e-mail dicendoci: "Mah, io lo approverei", "Lo sottoscriverei, ma.". E ci sembrava sufficiente per aprire un dibattito sul tema di una chirurgia particolarmente rilevante per il nostro territorio.
Concludo con le parole che mi sono arrivate qualche minuto fa. Non ho avuto l'autorizzazione a leggere il nome del mittente e quindi non lo faccio. Nel complimentarsi con l'iniziativa di questo dibattito di Aula viene detto che questa "è apparsa ragionevolissima in termini di tutela della salute dei cittadini". Chi scrive condivide "che a volte i percorsi di buonsenso comune possano avere un cammino difficile", ma questo eminente Professore, quest'autorità dell'oculistica piemontese si augura "che questa volta si verifichi una lodevole eccezione che rafforzerebbe la fiducia del cittadino nelle istituzioni".
Grazie, Presidente; grazie, Assessore.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Grazie, collega Monaco.
La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Il collega Monaco affronta in modo appassionato e direi "chirurgico" l'argomento, come compete alla sua alta professionalità. Noi gli siamo grati perché oggettivamente, leggendo con attenzione la sua proposta, ci rendiamo conto che ci sono dei rischi che si corrono e che c'è una situazione, per quanto riguarda i DRG (quindi la remunerazione delle prestazioni), che oggi non va certamente a favore della chirurgia oculistica più delicata. Tradotto per chi non è del settore, insomma, se conviene molto di più operare le cataratte che non fare interventi sulla maculopatia o sul distacco di retina, evidentemente rischiamo di trascurare una patologia che può avere conseguenze molto serie in termini di disabilità e di costi.
Ciò detto, noi siamo una Regione in piano di rientro. Si è fatto un faticoso accordo con le cliniche convenzionate, che evidentemente partiva dal presupposto, dimostratosi reale, che c'era un eccesso di offerta quindi si è convenuto di limitare alla chirurgia ambulatoriale le prestazioni fatte in contesto di convenzionamento. Questo riguarda non soltanto l'oculistica, ma anche altre branche specialistiche: il collega Monaco citava l'urologia e io ricordo l'otorinolaringoiatria. E' di tutta evidenza, quindi, che dobbiamo affrontare questo problema avendo presente la cornice globale della situazione.
Arrivo rapidamente alla conclusione, perché mi sembra che, dalle premesse logiche che pone il Consigliere Monaco, passare direttamente ad una correzione della delibera e, di nuovo, ad una predisposizione di attività in regime di ricovero rappresenti un passo un po' lungo. Non so se e quanto possiamo permettercelo e non so quanto questo rimetterebbe in discussione tutto un percorso che va verso un potenziamento del servizio pubblico, senza mortificare il privato, ma contingentandolo proprio perch dobbiamo rispondere a ciò che serve all'utenza, a noi.
Penso quindi che questa discussione dovrebbe portare la Giunta e l'Assessore a fare delle valutazioni e un monitoraggio di quanto sta avvenendo. Peraltro, è noto che una parte di questa delicata chirurgia vitreo-retinica può essere svolta in regime ambulatoriale e che un'altra parte di urgenza viene egregiamente svolta dal servizio pubblico, che conta almeno quattro poli tra Torino, Alessandria e Cuneo. Si tratta dunque di vedere, al netto di quanto può essere fatto ambulatorialmente e di quanto viene svolto dal pubblico, se esiste ancora effettivamente una quota che può comportare sofferenze per l'utenza e costi indiretti superiori.
Direi che la valutazione del servizio pubblico che diamo in quest'ambito va fatta anche in termini di capacità di formazione del personale, che è un elemento che ha richiamato il collega Monaco e che io sottoscrivo perché in questo ambito il "fare" avviene dopo un percorso formativo piuttosto complesso. Evidentemente, quindi, non dobbiamo essere con le mani troppo legate a quell'eccellenza che ha un nome e un cognome: l'eccellenza è tale, infatti, quando viene condivisa e quando forma.
In questa forma, dunque, noi non sosteniamo la mozione perché arriva alla conclusione di dire che allora si torna alla prestazione in regime di ricovero. Trasformiamo invece questa importante sollecitazione in un invito magari in Commissione o nelle sedi in cui si riterrà più opportuno - a monitorare in modo specifico l'andamento della chirurgia vitreo-retinica.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Mi sembra, come al solito, che il punto dolente di questa maggioranza sia la sanità.
Forse è il punto dolente di ogni maggioranza, soprattutto negli ultimi tempi: sicuramente lo è stato nella scorsa legislatura e magari lo sarà, in futuro, anche nella prossima. Noi ci auguriamo ovviamente che non sarà così e che si riesca anche a migliorare la capacità di dialogo di questa Amministrazione con i piemontesi, che siano lavoratori, professionisti o rappresentanti a vario titolo della società piemontese.
Da questo punto di vista, vediamo una petizione che avrebbe raccolto 201 sottoscrizioni di professionisti della Regione Piemonte, quindi sicuramente qualche cosa che non funziona c'è. Poi è ovvio: dobbiamo saper discernere bene nella situazione in cui oggi versa la sanità piemontese anche nelle relazioni tra pubblico e privato e come si sono modificate quindi privato convenzionato.
Noi quindi vorremmo, innanzitutto, comprendere meglio la vicenda anche alla luce dei mutamenti nell'Ospedale Oftalmico, quindi nella specialità di oftalmologia e dei servizi offerti nella città di Torino e non solo, perché sappiamo essere un ospedale di riferimento regionale comprendere bene quali sono le ricadute di una delibera che risale a tempo addietro, forse addirittura alla precedente legislatura, per quanto riguarda la riduzione del rimborso dei DRG, ma che vieta la possibilità di avere posti letto, e quindi di fare i ricoveri, per quanto riguarda la chirurgia vitreoretinica dei casi più complessi, nelle strutture convenzionate.
Capire, quindi, se quest'offerta potrà essere sussidiata completamente dal combinato dell'attività ambulatoriale nelle strutture convenzionate, e di quello che resterà dell'Oftalmico, perché è inutile negare che, dal nostro punto di vista, nel momento in cui si va a ridurre le prestazioni del privato - noi pensiamo che si ridurranno e si creerà uno spezzatino delle attività fornite dal pubblico nell'Oftalmico - riteniamo che ci possa essere qualche problema.
Nel momento in cui abbiamo liste di attesa che aumentano e non si riducono, perché non è aumentato il personale, anzi è stato ridotto (non è stato sostituito quello andato in pensione), andare a limare le offerte del privato e a limare le potenzialità di spazi e di strutture del pubblico forse non mi sembrano le scelte migliori.
Delle due l'una. Forse bisognerebbe innanzitutto parlarsi di più, sia in Consiglio - e ringraziamo il collega Monaco di essersi fatto promotore di questa richiesta sottoscritta da 201 professionisti del nostro territorio - sia in Commissione e che l'Assessore Saitta parli anche di più con i lavoratori e con tutte le rappresentanze dei lavoratori. Questo in sanità, ma ovviamente vale per tutta l'amministrazione anche in altri temi.
Riteniamo sia veramente un tema da approfondire il prima possibile proprio perché non si abbiano ricadute negative né nelle strutture private che, come ricordiamo sempre, alla fine sono strutture che lavorano ed offrono posti di lavoro sul territorio, né - soprattutto - sui pazienti che vedono allungare a dismisura le liste d'attesa e subiscono disservizi e problematiche varie.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Molto brevemente, perché molto è già stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto e dal Consigliere Monaco.
Come abbiamo già detto in altre occasioni, è vero che siamo in piano di rientro (e, faccio presente, non da un anno e mezzo) ed è vero che la Regione Piemonte trova, perché è in piano di rientro, degli accordi con il Ministero dell'Economia e con il Ministero della Salute, ma anche questo non avviene da un anno e mezzo e non sempre sono accordi immutabili.
E' altrettanto vero, però, che l'accordo di cui stiamo discutendo è una proposta che ha avanzato la Giunta regionale. Prima della revisione della rete ospedaliera e della riduzione del budget sulla sanità convenzionata, è una scelta che la Giunta regionale ha apportato, ma non è che se quella scelta non veniva presa non si usciva dal piano di rientro. E' una valutazione che legittimamente, anche se noi l'abbiamo più volte contestata, questa amministrazione ha effettuato.
L'unica cosa che non credo sia accettabile è pensare che una cosa ancorché definita con il Ministero della Salute, sia immodificabile, perch non è questo che è accaduto.
Lo dico al Consiglio regionale, e sono testimoni solo alcuni colleghi presenti nella precedente legislatura.
Nella scorsa legislatura, a fronte di un Piano Socio Sanitario approvato dal Consiglio regionale, quindi a fronte di un documento votato dal Consiglio, lo stesso Consiglio, con atti di indirizzo e successive delibere di modifica del piano stesso, ha modificato il piano perch relativamente alle emodinamiche, il piano è stato modificato. Relativamente ad altri aspetti, il piano, e quindi le relazioni e i rapporti con Roma, è stato modificato.
Se non si fa così, questo Consiglio regionale, come ha fatto in molti altri casi, può fare a meno di pronunciarsi, altrimenti facciamo un'attività scolastica.
Il collega Monaco illustra l'iniziativa, che peraltro condividiamo ed è di buonsenso, non fosse altro per un dato numerico. Condividiamo le perplessità del collega Allemano, però siamo in piano di rientro e ci sono più di 700 esami che non possono più essere svolti all'interno delle attività convenzionate e che, inevitabilmente, ricadranno su quelle pubbliche.
Questo significa non raddoppiare, ma aumentare di circa il 60% le liste di attesa, anche se poi, in realtà, in molti di questi casi non parliamo di liste di attesa, perché non sono tutti esami da fare con la massima urgenza.
In Aula e in Commissione si discute di sanità con alcuni slogan chiave: riduciamo i primari; siamo in piano di rientro; siamo in grande difficoltà.
Dentro questi tre slogan, che sono giustificazioni meravigliose, si declina tutta la politica sanitaria della nostra Regione. E' un po' come quando eravamo bambini e fingevamo di avere la febbre per non andare a scuola: non affrontiamo il problema, ma troviamo una giustificazione che ci consente di non affrontarlo.
Nel sostenere questa mozione, visto che è stato dichiarato centinaia di volte che siamo in piano di rientro, saremmo più interessati a capire qual è il procedimento che ci porterà fuori dal piano di rientro.
Vorremmo sapere come s'intende dare soluzione al problema che si pone perché un problema si pone: ci sono prestazioni che prima svolgevano le cliniche convenzionate e che oggi non potranno più svolgere.
Non vorremmo capire soltanto questo, ma capire se il presupposto da cui si parte non è solo tagliare ma riorganizzare: a fronte delle centinaia di prestazioni che svolgeva la sanità convenzionata, chi se ne farà carico e quali saranno espletate? Il tema è uno: o c'è questa risposta o la seconda risposta è quella della mobilità, perché i pazienti piemontesi, se dovranno attendere, magari si rivolgeranno a professionisti altamente qualificati nelle vicine Lombardia e Liguria, e questo comporterà una spesa aggiuntiva per il Piemonte.
Anche da questo punto di vista, sappiamo bene che la mobilità passiva è aumentata a fronte della riduzione della spesa sanitaria - e questo è un dato di fatto - ma sappiamo che in più di un'occasione questa critica avrebbe dovuto trovare una soluzione.
Ancora in una Commissione di molti mesi fa, l'Assessore Saitta diceva che non possiamo più spendere 50 milioni di euro all'anno di mobilità passiva; bisogna invertire il trend per fare in modo che non si arrivi a zero, come eravamo quando investivamo 400 milioni di euro in più in sanità rispetto ad oggi, ma affinché certamente si vada verso una riduzione di quella spesa.
Credo che, da questo punto di vista, vadano date delle risposte; poi devo dire la verità, noi stiamo discutendo di temi che diventano complessi per manifesta impossibilità nell'affrontarli. In breve, la nostra Nazione gestisce la sanità con 3.100 euro a fronte dei 3.400 della media europea e non i 4.000 della Francia, o i 4.200 della Germania. Tradotti in soldi, se noi avessimo la media Unione Europea, quindi la "media del pollo" significa che nella nostra Regione avremmo un miliardo e 200 milioni in più da spendere in sanità. Perché il dato vero è che oggi noi spendiamo troppo poco in sanità.
Noi diciamo sempre l'opposto: l'83% del bilancio regionale è per la sanità. Troppo poco rispetto alla media europea! O in tutta Europa spendono troppo e allora noi siamo estremamente efficienti, oppure è una cosa che va detta anche quando il Governo Renzi taglia, per fare un po' di bonus, due miliardi e tendenzialmente sei miliardi di euro in sanità. Però, dovete dirglielo! Perché se non glielo dite, oggi continuiamo a discutere di questo taglio, domani discuteremo di un altro, dopodomani di un altro ancora, eccetera.
L'avevamo fatto anche noi, ma partivamo da un consolidato, cioè da un numero complessivo che era inferiore di un miliardo, ma superiore rispetto a quella che era la crescita e la spesa tendenziale.
Rivendico che la più alta spesa sanitaria in questo Stato sia avvenuta quando vi erano stati il Primo Ministro Berlusconi ed il Ministro della Salute il Ministro Storace. E' stato il momento in cui la sanità è costata di più, ma ha erogato più servizi ai cittadini italiani. Se oggi prendessimo i dati delle prestazioni che noi eroghiamo con quelle che erogavamo in quel momento, ci renderemmo conto che quella era una situazione compatibile da un punto di vista economico, ma che dava molti più servizi ai cittadini.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Monaco.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Chiedo scusa, intervengo soltanto per una piccolissima precisazione.
Nell'ambito degli interventi, ho sentito che la chirurgia vitreo retinica può essere effettuata a livello ambulatoriale. Attenzione, quella cui mi riferisco è la chirurgia vitreo-retinica vera, cioè non l'iniezione intravitreale di un farmaco, che non richiede quel tipo di specializzazione a cui stiamo facendo riferimento oggi e che fa evitare che cresca il numero di prestazioni, se le si assimila tutte insieme. Quella può essere ed è fatta in regime ambulatoriale. La chirurgia vitreo-retinica cui mi riferisco non include l'iniezione intravitreale di farmaci che bloccano alcune patologie come la maculopatia, ma è la chirurgia vera e propria, una chirurgia che non è ammissibile in regime ambulatoriale, per la complessità sia della chirurgia che per la fragilità dei pazienti.
Chiedo scusa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Monaco, per il chiarimento.
La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Prima di intervenire sulla questione principale, mi collego all'ultimo intervento sulla spesa sanitaria. Fa piacere che cresca il numero delle forze politiche interessate all'aumento della spesa sanitaria pubblica.
Volevo far notare - non lo dico a beneficio della maggioranza e neppure del partito cui appartengo - che dopo tanti anni di riduzione della spesa sanitaria, soltanto con il Patto della salute (2014-2016) è avvenuto un aumento della spesa sanitaria che era ferma da parecchi anni. Faccio notare che per il Piemonte nel 2014 l'aumento della spesa è stato di 980 milioni.
Riferisco questo per dare la dimensione di quello che è avvenuto, ma non è questo il tema della discussione, però ci sono documenti e atti che possono confermarlo. Però veniamo alla questione che ha posto il collega.
Il collega Monaco pone una questione con grande cortesia e anche competenza e, devo dire, la pone non soltanto dal punto di vista della sua appartenenza politica, ma la pone anche, se mi permette di poterlo dire come dipendente del Servizio Sanitario Nazionale. Evidentemente, sono quelle cose che ognuno di noi si porta dentro e che quindi mi permettono di essere molto attento, per evitare errori che portino a dire che la sanità privata funziona meglio. So che il collega Monaco pone questioni precise che necessitano sicuramente di un attento approfondimento.
Devo evidenziare, non a lui, ma a qualcuno dei sottoscrittori - non a tutti, mi riferisco ad alcuni dei sottoscrittori, che non conosco - un aspetto di carattere politico che, normalmente, per una serie di ragioni non emerge: l'operatore interessato a processi di riorganizzazione difficilmente è in grado di dare una valutazione complessiva di quello che sta avvenendo.
E' chiaro che qui c'è il tema di Villa Maria Pia o del Koelliker, ne ho letto sui giornali e ne ha parlato il collega Monaco, però posso dire che l'operazione di contenimento o di rimodulazione del budget dei privati (contenimento e rimodulazione, perché si è trattato di entrambe le cose) è avvenuta attraverso una valutazione molto attenta che gli Uffici hanno fatto, che la Direzione ha fatto con i privati, per cui molte delle questioni che oggi sono oggetto di discussione sono state valutate molto attentamente dai responsabili di quelle Aziende.
Ora, siamo in una fase - non è la motivazione, però lo dico per evitare fraintendimenti - in cui in qualche maniera il privato accreditato, che ha avuto un contenimento del proprio budget per una serie di motivi, sta tentando - non è questo il caso, però mi riferisco a Villa Maria Pia - di fare un colpo di coda e dire: "Pronto soccorso: non esiste!" Noi abbiamo compiuto una scelta ad un certo punto partendo dalla programmazione, che è il quadro di riferimento che oggi ci consente di evitare discussioni. Dice: "mi dai, ti do", eccetera.
Allora, noi siamo dell'opinione politica, e sicuramente anche il collega Monaco ha questa opinione, che, quando parliamo di eccellenze per quanto riguarda la chirurgia vitreo-retinica, non ci sono soltanto i convenzionati, ma c'è una grande competenza, come lui sa perfettamente anche presso il pubblico. Ne parlava il collega Allemano. Nell'ambito di questa grande competenza rientra anche evidentemente l'Oftalmico, che nessuno ha mai detto di chiudere, perché si è parlato di trasferimento.
Quindi, ci sono grandi competenze nella sanità pubblica.
Ora, noi siamo dell'opinione, ed è il motivo per cui siamo arrivati a questa conclusione, che il sistema pubblico, in modo particolare per quanto riguarda tutti gli interventi chirurgici vitreo-retinici in ricovero day hospital, con pernottamento, perché si tratta di questo, sia in grado di poter dare delle risposte.
Può darsi che abbiamo ecceduto. Può anche essere che abbiamo ecceduto in questa valutazione e sulle scelte che abbiamo compiuto, ma ci pare che guardando complessivamente la capacità di produzione, cioè di attività delle strutture pubbliche dove abbiamo quelle eccellenze, è possibile - è possibile - accrescere l'attività.
Sarà concretamente così? Sarà concretamente così? Questa è la giusta preoccupazione. E' difficile oggi poterlo dire, però, anche sulla base di ciò che ha detto il collega Allemano poco fa, io credo che sicuramente i budget sono stati definiti, le modalità sono state definite. Sono atti che ormai sono nel piano di rientro, per adesso modificabili, poi dirò qualcosa sul piano di rientro.
Lo dico subito al collega Vignale. Noi, come Regione Piemonte, non siamo stati indicati da parte del Governo tra le Regioni per un prossimo piano di rientro di tipo triennale - quindi, non c'è un atto del Governo sul piano triennale - però, dal concreto punto di vista amministrativo, il momento di certificazione della fuoriuscita, con tutti gli atti che comporta, è la presentazione dei bilanci consuntivi del 2015, che le Aziende hanno già preparato; siamo alla conclusione, stiamo chiedendo un'accelerazione, anche ai collegi sindacali, e nel mese di marzo, o per i primi giorni di aprile, dovremmo avere i bilanci approvati per i dati che abbiamo, quelli dei preconsuntivi.
Come abbiamo già detto al Ministero, è una situazione in pareggio, in equilibrio; questo era l'unico elemento, non per nulla non ci sono stati chiesti ulteriori provvedimenti-programmi operativi, però, fino a quel punto, noi siamo in questa situazione abbastanza rigida.
Mi sento di rivolgere un suggerimento al collega Monaco, se vorrà: le questioni che lui pone sono importanti; mi sembra che quanto ha riferito sia un rapporto tra pubblico e privato di complementarietà.
Nel momento in cui, per un'ipotesi, o per qualche valutazione non precisa, questa primavera (marzo o aprile) verificheremo che le questioni si sono sviluppate in una certa maniera, è chiaro che noi avremo il dovere in quanto sanità, di dare una risposta adeguata alla domanda, qualora non dovesse essere soddisfatta, come ci pare, con una maggiore efficienza da parte del sistema pubblico. Cioè, come avete letto, quando - giustamente qualche primario, anche autorevole, dell'Oftalmico dice - e ripete - che l'Oftalmico è in grado di assorbire una grande fetta, si può dire che "non va bene", però si tratta di valutazioni che bisogna prendere con la dovuta attenzione.
Credo che nel mese di marzo-aprile faremo qualche valutazione. Se attraverso - e, nel frattempo, andremo fuori - questa valutazione sarà necessario apportare qualche modifica in DGR - perché c'è anche il piano di rientro, è tutto complicato in questa situazione - credo che molte delle questioni che oggi sono state indicate le potremo valutare senza pregiudizio nei confronti di nessuno - insomma, senza pregiudizi.
Quindi, questo lavoro lo faremo. Oggi non è modificabile per i motivi che vi dicevo, anche perché voglio proprio anche vedere e, se posso dire, è una sfida che lancio al sistema pubblico.
Siccome so delle liste d'attesa e so che questo è uno degli obiettivi che abbiamo assegnato ai Direttori (e sarà una delle prossime verifiche perché abbiamo chiesto i programmi per la realizzazione delle liste d'attesa), voglio capire se questo impegno assunto da alcune Aziende ospedaliere, ma anche ASL, di poter dare una risposta attraverso il sistema pubblico corrisponde a verità. Però, per essere molto chiaro, vorrei anche verificare se abbiamo la capacità - posso dire così; anzi, dobbiamo averla come capacità, altrimenti sarebbe il fallimento del sistema pubblico concreta, attraverso una maggiore efficienza, di rispondere noi come sistema pubblico.
Questa è la condizione. Cioè, io non darei per scontato - e credo anche il collega Monaco, su questo e su altri settori - che noi siamo un sistema efficiente pubblico; siamo un sistema importante ma ci sono margini di efficienza, dobbiamo correre.
Voglio verificare come si creano le liste d'attesa, posso dire così; se sono determinate da inefficienza o se sono determinate da altre motivazioni non sempre molto chiare. Poi, se c'è inefficienza, è chiaro che occorre ridurre a efficienza; se ci sono altre motivazioni finalizzate a fare crescere le liste d'attesa, perché, magari, c'è una responsabilità da altre parti - io non voglio neppure pensare che sia così - è chiaro che, passando fuori dal piano di rientro, verrò in Consiglio regionale.
Rispetto a quanto abbiamo detto, se le liste d'attesa, nonostante i miglioramenti e nonostante la maggiore efficienza, non si riescono a ridurre, dirò che abbiamo bisogno dei privati. Poi, se per caso dovessi scoprire - cosa che non vorrei - che ci sono altre motivazioni, è chiaro che dirò che ci sono altre motivazioni.
Però, siccome ho una posizione a difesa della sanità pubblica, vi posso dire che starò molto attento e al collega Bono, che ha fatto dei riferimenti anche precisi e che giustamente dice che "dobbiamo discernere attentamente tra pubblico e privato, la materia è delicata", posso garantire che noi siamo per il sistema pubblico, come dimostra anche questa decisione; lo siamo e posso garantire che questa è la linea.
In ogni caso, siccome le scelte non sono ideologiche e dobbiamo garantire i servizi, qualora si dovessero verificare le questioni che il collega comincia a prospettare in questa fase, non c'è alcun pregiudizio a ritornare sui propri passi, però aspettiamo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Vorrei ringraziare l'Assessore per la puntuale e precisa disamina del quadro.
E' evidente che, in ordine ad alcuni riferimenti a certi attori che lui ha sollevato, di fronte ad una pletora di professionisti che gli segnalano un tema, se ce n'è uno che dice "sono capace di fare", pensiamoci bene.
E' evidente che dinanzi all'apertura siamo entrambi per un sistema operativo pubblico; però, mi permetto anche di segnalare - e oserei dire che sono quasi certo che sia così - che nel sistema pubblico è difficile bypassare le liste d'attesa, per motivi che non sono chiaramente esposti alla luce del sole, non per merito solo di questa Amministrazione, ma da molti anni in Piemonte nessun reparto - almeno spero che nessuno lo faccia più - gestisce in maniera diretta le liste d'attesa, sono gestite dalle Direzioni sanitarie, che sono soggetti terzi e non fanno accedere gli operatori alle lista d'attesa. Poi, concordano una volta che i pazienti sono pronti, ma passerà il duecentesimo davanti al centonovantanovesimo solo per questioni tecniche di accesso alle sale operatorie, per organizzazione; non ricordo, nelle strutture che ho avuto modo di frequentare a vario ruolo, comportamenti che possano destare dubbi o sospetti.
E' evidente che il settore dell'oculistica è un settore specialistico molto particolare. Oserei dire che, per quanto mi compete e per quanto ne so, nel mondo, in particolare, di quella specialità, se adottiamo dei sistemi di controllo molto rigorosi, il convenzionato è equiparabile al pubblico a tutti gli effetti, anzi, ci dà la possibilità di meglio controllare perché i parametri di contratto possono essere molto rigorosi.
Però, ho segnalato - spero che l'Assessore abbia preso l'appunto, ma gliene ripresenterò successivamente - alcune storture che già ho avuto modo di rilevare nel mondo del convenzionato, che, in fondo, poi, la sua cassa è costretta a pagare perché diventa difficile verificare certi elementi.
E' evidente che, di fronte all'apertura dell'Assessore ad un'attenzione su questo tema specifico, chiedo all'Aula e al Presidente di sospendere la sottoposizione al voto di questo documento. Non è mio intendimento andare a un voto "sì o no" oggi; è evidente che resto convinto che prima si fa quello che sto proponendo, meglio è. Rimango altrettanto convinto dell'assoluta buonafede dell'Assessore.
Mi permetto di segnalarle che l'aiuterò in tutti i modi a documentare quanto lui ha detto, che è vero, ed allo stesso tempo vero quanto mi hanno segnalato questi 201 attori, compresa la cattedra dell'Oftalmico; nella segnalazione è altrettanto vero che, forse, un piccolo ritocco andrebbe fatto.
E' evidente che, di fronte all'attenzione e alle modalità con cui l'Assessore ci ha risposto, Presidente, chiederei all'Aula di sospendere la votazione di questo documento, che riproporrò, evidentemente, dopo che avremo fatto qualche verifica in primavera, auspicando che i 201 non mi insultino tra qualche minuto a mezzo e-mail.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Monaco.
Prendiamo atto della sua richiesta e quindi non ci sarà la votazione ma l'ordine del giorno viene sospeso. Possiamo passare all'esame dell'ordine del giorno successivo.


Argomento: Problemi energetici

Esame ordine del giorno n. 563 presentato dal Consigliere Ottria, inerente a "Costruzione impianto biodigestore in località Camposaragna (GE) e ricadute critiche sul territorio piemontese"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 563, di cui al punto 15) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Ottria per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Quest'ordine del giorno è presentato rispetto a un progetto che la Regione Liguria sta affrontando con un procedimento di verifica e di screening iniziato lo scorso luglio, riguardante un impianto di produzione di energia elettrica da biogas. Si tratta, in pratica, di un biodigestore alimentato a biomassa grigia che tratterà per l'80% la frazione organica dei rifiuti e per il restante 20% (circa 6.000 tonnellate all'anno) i rifiuti di derivazione industriale.
Questo progetto prevede il trattamento di 33.000 tonnellate di rifiuti all'anno, che è una cifra di gran lunga superiore al fabbisogno dell'intera Valle Scrivia, di dieci volte superiore alla produzione, e corrisponde al 60% della quantità di frazione organica che viene raccolta nell'intera Liguria (rispetto ai dati del 2012).
In questo punto, se mi permette, Presidente, sull'ordine del giorno c'è un'inesattezza: avevo scritto "la quantità prodotta", ma in realtà è "la quantità raccolta". Se mi è consentito, vorrei correggerlo.
Tutto questo, calcolando il tempo di fermentazione dei rifiuti significherà che vi sarà una giacenza media nell'impianto di 9.000 tonnellate di rifiuti, che saranno sempre presenti all'interno del luogo.
Ecco, questa dinamica c'interessa perché è importante l'aspetto di ordine ambientale che potrebbe riguardare il Piemonte, in quanto questo impianto è posto a una breve distanza dal confine con la nostra Regione e pertanto non sono da escludere degli impatti ambientali negativi per il nostro territorio. Tra l'altro, posso osservare che vi è una lunga storia di rapporti tra Piemonte e Liguria riguardante il fatto che spesso la Liguria posiziona impianti particolari lungo il confine, le cui ricadute gravano sul nostro territorio: pensiamo, ad esempio, al caso dell'ACNA, che sicuramente ha una dimensione maggiore, ma che storicamente è stata fonte di numerosi problemi.
Quelle del torrente Scrivia, che passa di fianco a questo impianto sono acque che vengono destinate all'approvvigionamento degli acquedotti di molti Comuni (mi pare 13 Comuni) della nostra regione, tra cui Comuni grandi (quali Arquata, Serravalle Scrivia, Novi Ligure, Pozzolo, Tortona Cassano Spina: sono circa 100.000 abitanti).
Analizzando il dettaglio del progetto - poi ci sono questioni molto tecniche, ma cercherò di sintetizzarle - l'impianto è localizzato, appunto sulla sponda sinistra dello Scrivia e parte di questo biodigestore si troverebbe ad essere a soli 70 metri dal torrente. Il livello dello Scrivia sarà anche innalzato, perché il corso teorico del suddetto verrà modificato a seguito dell'ultimazione dell'impianto idroelettrico che sta poi a circa 50 metri a valle dell'impianto stesso.
Il progetto prevede anche uno scarico nel torrente - in pratica, un corpo idrico superficiale - previsto per una frazione del distillato di digestato (scusate i termini molto tecnici) ottenuto da questo processo di vaporizzazione. Per tale scarico, il progetto non prevede - e questo è un aspetto abbastanza preoccupante - sistemi di monitoraggio né continui né a campione, cioè a spot.
La Regione Liguria ha rinviato l'analisi del progetto e la relativa istruttoria a un procedimento di VIA regionale e ha coinvolto anche la Regione Piemonte in tale processo, volto appunto all'emissione del parere di compatibilità ambientale. Il Piemonte pare che abbia già detto che intende partecipare.
Il fatto di un certo interesse è che nei documenti della Regione Liguria si legge che il torrente Scrivia, nel tratto interessato dallo scarico, è classificato con "stato chimico non buono e stato ecologico non buono", e lo scarico potrebbe destare qualche preoccupazione sia per il valore che assumerebbe l'azoto ammoniacale, ma anche per le modalità di scarico massivo con portate concentrate in brevi periodi che potrebbero erodere i margini di sicurezza stimati nel progetto.
Chiedo che nella questa valutazione che la Regione Piemonte dovrà fare si utilizzi il principio di precauzione. Ma questo perché? Perché vi sono degli aspetti che vanno presi tutti in considerazione, anche il rilascio di sostanze in maniera costante nel tempo, come pare che venga modificata cioè l'emissione costante nel tempo permetterebbe di sfruttare maggiormente le capacità autodepurative del torrente a valle dello Scrivia. E' necessario però ricordare che il Piemonte ha già sul suo territorio 53 siti in prossimità del torrente Scrivia da bonificare o in corso di bonifica e credo che sarebbe utile non aggiungere altro inquinamento.
Poi vi sono alcuni aspetti che sono anche da chiarire riguardo alla società che propone, la società Energa-S.r.l., che ha un capitale sociale di soli 20.000 euro, del tutto inadeguato a fare fronte a eventuali danni ambientali. In più c'è anche un altro aspetto: che una parte fondamentale del progetto è costruita su un terreno che ad oggi non appartiene alla società Energa, cioè in pratica il progetto riguarda un terreno che è ancora da acquisire. Questo credo che sia anche un vizio grave un'ambiguità abbastanza rilevante.
Per questo motivo, chiedo alla Giunta intanto di partecipare alla fase di valutazione del VIA e di esprimere le proprie valutazioni tenendo in massima considerazione gli aspetti legati al rapporto rischio/beneficio secondo il principio di precauzione, tenendo conto delle possibili ricadute ambientali che potrebbero riguardare il nostro territorio.
Inoltre, per queste stesse motivazioni, chiediamo di dare ampia comunicazione e informazione agli Enti interessati. Ricordo che i Comuni interessati sono 13 e che alcuni di essi hanno già deliberato la propria contrarietà; credo che abbiano trasmesso anche alla Giunta queste delibere.
In più, ci sono anche altri Comuni che stanno per farlo e ci sono comunque lettere già inviate (mi pare anche il Comune di Novi Ligure) alla Giunta proprio per chiedere di usare molta attenzione rispetto a questo progetto.
Questi sono gli aspetti che mi premeva far notare. Ovviamente invito la Giunta a recepire gli inviti contenuti in questo ordine del giorno. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie Consigliere, se poi vuole venire a fare la modifica di cui parlava.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Quest'ordine del giorno ci vede chiaramente partecipi e concordi con le tesi formulate. Devo dire la verità: è una questione che era stata segnalata anche dal sottoscritto, poi ho saputo che il collega Ottria aveva già redatto un ordine del giorno e mi è sembrato fuori luogo andare a lavorare sullo stesso tema, tant'è che il testo dell'ordine del giorno è molto completo e esauriente nella spiegazione dei fatti.
Volevo porre l'accento su alcuni temi che mi sembrano i più eclatanti.
Da una parte, il 60% - come diceva il Consigliere Ottria - del FORSU raccolto in Liguria, cioè una quantità allucinante, che viene smaltita in un unico sito e per questo sito si prevede uno scarico; uno scarico in un impianto di biogas che, tra l'altro, è una questione abbastanza anomala infatti è abbastanza difficile trovare impianti di biogas che si situano vicino ai corsi d'acqua. Appunto, questo scarico di distillato di digestato. Ho fatto un rapporto in litro al secondo - perché mi rappresenta una quantità più plausibile dal punto di vista della quantificazione immediata - e fa 1,5-2 litri al secondo, che è una quantità che, come capite, è enorme per uno smaltimento di un distillato.
Il terzo parametro è l'azoto ammoniacale. Su questo - poi magari sbaglio - ho questo dubbio: la società proponente dice che ci sarà un incremento dello 0,017 mg/l di azoto ammoniacale, ben al di sotto dello 0,03 mg/l che è il limite a cui ci si riferisce. Però questa è la produzione dell'impianto ed un valore di fondo chiaramente ci deve essere in un torrente come lo Scrivia che scorre in un territorio particolarmente antropizzato. Infatti, se c'è un corso d'acqua che scorre sui nostri Appennini e che attraversa un territorio antropizzato, è proprio il torrente Scrivia, perché ci sono diversi centri anche di cospicua entità.
Ci saranno diverse attività, non solo industriali, ma anche tutti gli scarichi di natura domestica che intervengono ed influiscono sulle acque dello Scrivia. Quindi, è tutta un'aggiunta che andiamo a fare su un corso d'acqua abbastanza compromesso, come diceva il Consigliere Ottria.
Infine, ultima valutazione: sempre a fare gli impianti sul confine, su corsi d'acqua che giungono in Piemonte. E' da 150 anni che va avanti questa storia e forse è il caso di finirla. Per questo la Regione Piemonte si deve impegnare per far sì che questi impianti non vengano costruiti proprio sul limite della Regione Liguria e che scarichino in corsi d'acqua che arrivano in Piemonte e che, comunque, creano danni alla nostra salute in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Sarò molto rapido. Il Dipartimento Ambiente della Regione Liguria il 15 ottobre scorso ha chiesto alla Regione Piemonte se ritenesse opportuno e necessario essere coinvolta direttamente nel procedimento di VIA, inerente questo progetto di impianto di produzione di energia elettrica da biogas derivante da trattamento anaerobico.
Il nostro Settore regionale il 27 ottobre ha risposto, chiedendo il formale coinvolgendo della Regione Piemonte nell'ambito della procedura di VIA condotta dalla Regione Liguria, insieme agli altri enti territoriali piemontesi interessati dagli impatti che riguardano questo intervento.
Pertanto, quanto auspicato nell'ordine del giorno si è già impostato.
La Regione Piemonte esprimerà il proprio parere alla Regione Liguria con deliberazione della Giunta e farà tutto il lavoro che sarà necessario insieme ad ARPA, per verificare che quanto si intenda fare non porti per il nostro territorio delle conseguenze, come vediamo per altri impianti, per i quali continuiamo a correre per la conclusione delle bonifiche nelle valli nell'Alessandrino.
Le stesse disposizioni normative regionali e statali vigenti in materia di VIA consentono, quindi, la partecipazione di tutti i soggetti interessati al procedimento di VIA di competenza della Regione Liguria tenendo conto delle istanze del territorio e coordinando l'espressione dei pareri degli Enti locali territoriali interessati nell'ambito dell'unico parere regionale che verrà espresso dalla Regione Piemonte. Quindi l'accoglimento dell'ordine del giorno è totale, anzi ci siamo già portati avanti con il lavoro. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 563, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Ringrazio i Consiglieri della minoranza che hanno garantito la presenza del numero legale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Vorremmo solo sapere quanto dura il tempo di votazione, perché il Presidente Laus, circa una ventina di volte, ci ha ricordato che, grazie ad una deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, il tempo di votazione è di 30 secondi.
Quindi, vorremmo capire se è di 30 secondi o di un minuto, salvo che non manchi il numero legale, quindi può diventare di un minuto.



(Commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

Se manca il numero legale, dura un minuto, altrimenti dura 30 secondi.



PRESIDENTE

Dura un minuto ed è a discrezione del Presidente, entro i 30 secondi poterlo interrompere.



VIGNALE Gian Luca

Però, abbia pazienza, non ci può essere discrezione sul tempo di votazione.



PRESIDENTE

Sì che c'è! Da parte del Presidente c'è sempre la discrezionalità su come gestire l'Aula, ma il limite minimo è trenta secondi e massimo un minuto.



VIGNALE Gian Luca

Perfetto! Quindi, se è discrezionale, significa che lei, passati i trenta secondi, avendo verificato che non c'era il numero legale, ha proceduto a sua discrezione per garantire che i colleghi assenti potessero tornare in aula e non far mancare il numero legale. Questo vuol dire.



PRESIDENTE

No, abbiamo stabilito che poteva durare fino a 30 secondi.
Consigliere Vignale, lei è qui da tanto tempo come me e sa come funziona l'Aula. Quindi, un minuto è il tempo massimo assegnato, ma che pu essere diminuito a 30 secondi, a discrezione del Presidente. E' così da sempre, almeno da quando sono in quest'Aula, cioè dal 2005.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame mozione n. 456 presentata dai Consiglieri Andrissi, Bertola, Bono Frediani e Mighetti, inerente a "Divieto utilizzo per il controllo del verde pubblico di diserbanti chimici contenenti glifosato per possibili effetti cancerogeni"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 456, avente ad oggetto "Divieto utilizzo per il controllo del verde pubblico di diserbanti chimici contenenti glifosato per possibili effetti cancerogeni", presentata dai Consiglieri Andrissi, Bertola, Bono, Frediani, Mighetti, di cui al punto 16) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Parliamo dell'utilizzo del glifosato, un erbicida purtroppo utilizzato anche negli spazi verdi extra-agricoli. Dico purtroppo perché il glifosato è stato classificato dall'OMS come una delle sostanze chimiche più pericolose, perché aumenterebbe il rischio di tumori e danni al DNA.
La stessa Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato il glifosato nella classe 2A, cioè tra le sostanze che probabilmente inducono tumore. Noi riteniamo che una sostanza classificata in questo livello, dopo un'attenta valutazione di studi internazionali, non debba essere usata in luoghi pubblici che possono essere fruiti anche da bambini in tenera età: ci riferiamo agli spazi pubblici quali parchi o aree verdi adiacenti ai marciapiedi, eccetera eccetera. Perché risulterebbe veramente intollerabile, dal momento che proprio i bambini hanno una replicazione cellulare molto più accelerata, e per tale ragione vanno in corso a rischi decisamente maggiori. Sarebbe, quindi, una cosa priva di senso, anche perché esisterebbero metodi alternativi all'utilizzo di sostanze chimiche (a parte, ovviamente, al taglio meccanico, che è quello che risulta più logicamente realizzabile), come l'impiego di sostanze chimiche che non hanno quest'impatto sull'ambiente e sulla salute.
Aprirei un piccolo inciso: a noi risulta che il glifosato, che è presente in oltre 20 fitofarmaci con i nomi commerciali più vari, allo stato attuale non sia rilevabile dalla nostra Agenzia di Protezione Ambientale, perché non dispone dei macchinari che ne consentano la rilevazione. Questo aspetto, a nostro avviso, è molto grave, perch purtroppo è una delle sostanze più utilizzate in agricoltura e credo che una delle conseguenze sia proprio l'aumento delle incidenze dei tumori (non provocati solo da questa sostanza). La stessa ARPA sostiene che le falde superficiali piemontesi sono in una condizione qualitativa scarsa veramente bassa, pessima, dovuta proprio all'inquinamento da sostanze chimiche, i cosiddetti fitofarmaci, per usare una parola un po' ipocrita (in realtà sono sostanze chimiche derivate da armi chimiche utilizzate nella prima guerra mondiale), che inquinano fortemente le nostre falde. E' logico aspettarsi che con gli anni verranno intaccate anche le falde da cui ci approvvigioniamo con i nostri acquedotti.
Quello che chiediamo è che nella regolamentazione regionale si vada ad impedire l'utilizzo, perlomeno nelle aree extraagricole, dei fitofarmaci o erbicidi a base di glifosato.
Nello specifico, chiediamo di regolamentare il divieto del diserbo chimico per il controllo del verde pubblico, con prodotti o sostanze contenenti principi attivi ritenuti sia possibili che probabili cancerogeni per l'uomo, come il glifosato, sul territorio urbano ed extraurbano piemontese; di promuovere momenti di incontro ed informazione con la popolazione per la sensibilizzazione sui rischi per l'ambiente e per la salute umana legati all'utilizzo di questa sostanza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Il tema dell'utilizzo dei diserbanti chimici per le aree non agricole e le aree verdi, come peraltro la mozione ricorda, è già stato oggetto di trattazione e anche di approvazione da parte di questo Consiglio regionale lo scorso anno.
Questa mozione impegnava la Giunta ad una serie di azioni e di attività sulle quali sta lavorando e rispetto alle quali mi sembra che l'Assessore Ferrero, proprio oggi, abbia reso conto ai Consiglieri proponenti in questa Aula.
La mozione in oggetto, però, tratta nello specifico il tema dei glifosati, per cui affronta una situazione parziale e puntuale rispetto al tema più generale dell'utilizzo dei materiali chimici.
Il glifosato è un disseccante e nella mozione viene riportato il parere dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), che lo definisce, appunto, "materiale probabile cancerogeno". Sicuramente è un parere autorevole, ma è altrettanto vero che negli approfondimenti che abbiamo potuto fare sempre nel 2015, l'European Food Safety Authority (EFSA) ha concluso una serie di approfondimenti definendo improbabile che i glifosati costituiscano un pericolo di cancerogenicità per l'uomo e ha proposto, peraltro, nuovi livelli di sicurezza, quindi nuovi interventi di precauzione.
Ecco, quindi, che la situazione appare forse più complessa e contraddittoria di quella che veniva presentata, sicuramente degna di attenzione e di allerta da parte degli organismi preposti. Non intendiamo quindi, sottovalutare la questione posta, ma prenderla nella giusta attenzione: al momento, si può definire quantomeno "materia controversa" ancora aperta nelle conclusioni cui potranno arrivare gli organi preposti.
E' bene ricordare all'Aula che il potere regolamentare in questo ambito è del legislatore comunitario, quindi le disposizioni che vengono prese per autorizzare o meno determinati prodotti sono, appunto, disposizioni del legislatore comunitario, che diventano cogenti in ogni Stato comunitario e hanno un'efficacia unitaria su tutto il livello europeo.
Da questo punto di vista, noi riteniamo che un divieto regionale sia poco praticabile e non valido.
Condividiamo, comunque, la sollecitazione rivolta alla Giunta e agli Assessorati competenti: penso, in particolare, al gruppo di lavoro interassessorile che so esistere sui prodotti fitosanitari, perché si faccia carico di un'azione di informazione/formazione più diffusa, che ritengo non debba tanto essere rivolta genericamente alla popolazione, ma a quei tecnici comunali o provinciali o a quegli operatori privati che operano nel settore del verde, per promuovere delle pratiche integrative o alternative al diserbo e all'uso del glifosato o di altre sostanze di natura chimica.
In conclusione, noi riteniamo di non poter condividere né votare favorevolmente questa mozione, sottolineando però - che sia a verbale come impegno alla Giunta - che continui quel lavoro e quell'impegno già assunto qui un anno fa di monitoraggio e di verifica, e di eventuale informativa al Consiglio sullo stato dell'arte di questa situazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Avrei solo una precisazione da fare: la classificazione della cancerogenicità di una sostanza non viene fatta dall'EFSA. Non mi voglio addentrare sugli scienziati o ricercatori che lavorano per l'EFSA, ma purtroppo ci sono studi che evidenziano conflitti di interesse molto pesanti. Quindi se un Ente come l'Istituto Internazionale di Ricerca sul Cancro fa una classificazione, non credo che possa essere messo in dubbio dall'EFSA, perché non compete all'EFSA fare queste valutazioni.
L'EFSA, semmai, valuta se il cibo che noi acquistiamo o gli integratori in esso contenuto sono sicuri - appunto Food and Safety Authority - non valuta se una sostanza chimica utilizzata in agricoltura è cancerogena o meno. Questo compete ad altri enti.
L'Ente ha sancito che è un probabile cancerogeno. Non solo: è stato anche provato che il glifosato aumenta il rischio di celiachia e di intolleranza al glutine, una delle patologie più diffuse nella popolazione.
Sarebbe interessante esaminare anche la correlazione tra l'utilizzo di queste sostanze e la diffusione di queste patologie, che sono - chissà come mai? - sempre a maggior diffusione. Poi scopriamo che esistono sostanze chimiche che le provocano e che sono ampiamente utilizzate in agricoltura.
Mi piacerebbe chiedere all'EFSA se fa queste valutazioni, perché almeno questo competerebbe loro.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 456, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame mozione n. 562 presentata dai Consiglieri Mighetti, Andrissi Batzella, Bertola, Bono, Campo, Frediani e Valetti, inerente a "Impegni per l'Ospedale di Acqui Terme"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 562, avente ad oggetto "Impegni per l'Ospedale di Acqui Terme", presentata dai Consiglieri Mighetti Andrissi, Batzella, Bertola, Bono, Campo, Frediani e Valetti, di cui al punto 17) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Questa mozione non ha altro obiettivo che portare in Consiglio regionale le istanze dei Sindaci dell'Acquese, che, nei mesi scorsi, dal varo della riforma della rete ospedaliera, e fino a pochi giorni fa, si sono riuniti in un tavolo permanente per delineare quelli che sono...
Se ci fosse un po' di silenzio, Presidente, sarei felice.



PRESIDENTE

Ha ragione, Consigliere.
Per permettere al Consigliere di esprimere le sue opinioni sulla mozione n. 562, chiedo un po' di silenzio all'Aula. Grazie.



MIGHETTI Paolo

Nei mesi scorsi, i Sindaci si sono riuniti e, infine, hanno formulato alcune proposte per minimizzare - "minimizzare" è il termine giusto - gli impatti sul nostro territorio relativi alla riforma della rete ospedaliera.
Ricordo che tale riforma ha declassato l'Ospedale di Acqui Terme da DEA a ospedale di territorio, quindi l'ospedale ha perso alcuni reparti di quelli esistenti.
In special modo, i Sindaci si sono concentrati sui servizi relativi alla cardiologia; quindi, secondo la classificazione attuale dell'ospedale non solo perderebbe UTIC ma la stessa cardiologia.
Nella delibera 1-924 c'era un accenno ai posti letto di cardiologia inseriti nel reparto di medicina, però non c'era assolutamente un richiamo preciso alla permanenza di posti letto UTIC, cioè monitorati, all'interno di questo reparto.
Quindi, i Sindaci hanno formulato un po' di proposte su UTIC, sulla permanenza dei servizi di cardiologia, dei posti letto di cardiologia, dei posti letto UTIC e, in ultima istanza, almeno del servizio cardiologico sulle 24 ore, che al momento non verrà garantito.
Allo stato attuale, in prima istanza, il 29 dicembre doveva essere definitivamente chiuso il reparto di UTIC e cardiologia; l'ASL ha posticipato questa data a fine gennaio e adesso siamo in attesa di capire cosa potrà succedere.
Diciamo che le richieste dei Sindaci riguardano più gli aspetti territoriali, gli aspetti puramente organizzativi dell'applicazione del disegno regionale a scala territoriale e, soprattutto, chiedono maggiore comunicazione, tra i sindaci e i vertici dell'ASL-AL, innanzitutto in occasione di modificazioni dello stato dei servizi. Quindi, quando si modificano i servizi è necessario stilare un piano di comunicazione che renda tutta la popolazione, quantomeno, non dico partecipe ma informata dei servizi che rimangono o di quelli che vengono tolti.
Per inciso, c'era un servizio di pediatria all'interno del Comune di Spigno Monferrato che è stato sospeso al mattino quando il pediatra si stava recando sul posto di lavoro. Cioè, il pediatra è stato informato della sospensione del servizio, ed è ritornato in sede ad Acqui, quando i pazienti erano in ambulatorio ad aspettarlo.
Questo è un po' il paradosso che stiamo vivendo.
In questa mozione vengono riportati soltanto gli impegni sottoscritti dai Sindaci di Acqui, di cui chiediamo l'applicazione da parte dell'ASL-AL e, soprattutto, della Regione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ottria; ne ha facoltà.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Il tema dell'Ospedale di Acqui, ovviamente, lo sento molto perch provengo da quel territorio. Le preoccupazioni espresse dai Sindaci sono frutto di un'elaborazione alla quale, insieme anche ad altri colleghi Mighetti, ma allo stesso collega di banco, Ravetti, ho partecipato in varie fasi.
E' una preoccupazione che sento, così come sento di portare le istanze che consentano di mantenere per l'Ospedale di Acqui la migliore funzionalità possibile, ovviamente nel quadro della riorganizzazione generale contenuta nella delibera 1-600, e, ad oggi, è il nostro riferimento.
Ovviamente, ci sono modalità organizzate e degli approcci durante il percorso applicativo - che, ad oggi, è ancora in fase di applicazione - che richiedono una sensibilità e un'attenzione. Leggendo la mozione e anche il documento dei Sindaci credo di poter dire che molte cose siano di buon senso e che altrettante non siano accoglibili, rifacendomi al riferimento generale, al grande impegno che questa Giunta e noi Consiglieri stiamo cercando di mettere in atto per salvare la sanità piemontese.
Non voglio ripetere i soliti concetti che tutti noi abbiamo detto e che abbiamo ascoltato, fanno parte del dibattito di questo Consiglio. Per quando il documento dice che si deve tornare alle delibere precedenti, alla delibera del 2013, è ovvio che questo aspetto non può essere accolto, così come quando si dice che si devono rimettere in discussione i piani aziendali, cioè gli atti organizzativi conseguenti. Anche qui noi diciamo che non è nostro compito, tra virgolette, entrare nel merito di un atto che, poi, è anche tecnico e non politico.
Come ha detto il collega, il 29 dicembre doveva esserci l'applicazione ma quel giorno c'è stata una manifestazione (questo è innegabile) ad Acqui Terme, in difesa dell'ospedale, cui hanno partecipato numerosi cittadini e tutti i Sindaci che hanno sottoscritto questo documento. Io stesso ho partecipato, come testimonianza.
Ovviamente, non sono d'accordo non solo su tutte le istanze, ma anche le semplificazioni che sono state fatte, le mistificazioni ed anche gli slogan che si sono ascoltati.
Ritengo che il nostro dovere di amministratori richieda una serietà ed un approccio responsabile al problema. Quello che mi sento di dire è che sicuramente i Sindaci vanno ascoltati, nel senso di discutere con loro spiegare bene quali sono state le modalità ed anche gli aspetti organizzativi di applicazione.
In questo, probabilmente, c'è stato poco colloquio, non tanto con l'organo politico (l'Assessore), ma innanzitutto con i dirigenti, i direttori dell'ASL e dell'ASO. Quando, ad esempio, nel documento si dice che occorre una maggiore integrazione, che l'ospedale di riferimento di Acqui deve essere quello di Alessandria, è scritto negli atti, però, poi nell'applicazione pratica, questo aspetto è stato poco curato: c'è stato come un muro che ha impedito il dialogo.
Ritengo che il dialogo ci debba essere: non sempre porta a rivedere però credo che occorra essere chiari e spiegare bene (è anche compito nostro) l'applicazione di quello che stiamo facendo.
Credo di poter affermare che l'Assessore è disponibile al confronto con i Sindaci, perché il mancato confronto è uno degli aspetti che vengono citati. Se necessario, facciamo un altro confronto e chiediamo che vengano applicati con coerenza perlomeno gli aspetti che sono condivisi, quindi l'integrazione Acqui-Alessandria.
Nella restante parte, ci sono molti aspetti legati, ad esempio, al 118 e alla rete territoriale, che è ancora da costruire. E' sempre stato detto che bisogna sostituire e migliorare il servizio attraverso il miglioramento dei servizi territoriali. Bene, i servizi territoriali devono essere costituiti nell'ambito del distretto, insieme ai Sindaci e alle rappresentanze dei Sindaci locali. Credo che questo vada fatto.
Tra l'altro, nei giorni scorsi sono stati nominati i Direttori del nuovo distretto Acqui-Ovada: credo occorra fare, tutti assieme, uno sforzo per cercare di migliorare quanto possibile.
Sulla cardiologia, è evidente che occorre fare un piccolo sforzo per poter dare il più possibile coerenza a quanto scritto nella deliberazione dove si dice che verranno mantenuti alcuni letti di osservazione monitorati. Poi, chiaramente, le modalità e le ore di presenza del cardiologo sono aspetti che andranno rivisti, ma mi sento di poter sostenere che bisogna innanzitutto ripartire da un confronto con i Sindaci perché ritengo meritino almeno di essere ascoltati. E' un confronto serio con i rappresentanti dei cittadini.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il collega Mighetti - prima - e il collega Ottria - successivamente hanno, non dico ricostruito, perché sarebbe eccessivo, ma evidenziato perfettamente i nodi della discussione.
A distanza ormai di un po' di mesi, siamo in grado di fare anche qualche valutazione un po' più distaccata. Obiettivamente, sul territorio dell'Acquese, in relazione alla scelta che abbiamo compiuto con la deliberazione n. 1-600 (anche qui richiamata, e mi pare che negli interventi che sono stati fatti si parta da questo punto), il dibattito c'è stato e anche il confronto, in diverse occasioni, in Commissione e attraverso incontri.
E' chiaro che la via di carattere giudiziario preferita da quel territorio, tesa ad affrontare la questione essenziale, ha determinato una sottovalutazione di tutte le altre questioni che potevano essere affrontate.
Il tema è questo. Non voglio riferire ciò che il Presidente Chiamparino ha sempre detto su questi temi, ma se si avvia quella strada giudiziaria bisogna interrompere anche il dialogo. Noi non l'abbiamo interrotto; il confronto c'è stato, ma questo ha condizionato il dibattito politico.
Le questioni indicate in questo documento (le ha richiamate il collega Ottria) sono questioni note, non soltanto perché ne abbiamo dibattuto qui lungamente. E' vero il discorso dei Sindaci, ma non è che i Consiglieri non fossero informati e non conoscessero il tema. Oltre al dibattito, ho avuto modo di seguire indirettamente non soltanto le informazioni, ma anche le valutazioni del collega Ottria, oltre che del Presidente della Commissione.
Oggi abbiamo un elenco in cui alcuni di questi temi sono contenuti e possono essere oggetto di un'attenta riflessione.
Io sono disponibile a questo confronto. E' chiaro che tutto è stato sospeso in funzione del fatto che c'era la sentenza, quindi la via giudiziaria. Nei prossimi giorni incontrerò i due Direttori dell'ASO e dell'ASL per fare con loro, ancora prima di un confronto, una valutazione in relazione a questioni abbastanza note e ritengo che alcune questioni possano essere risolte. Farò questa riflessione anche per capire il tema dell'integrazione, che a me sta particolarmente a cuore: ero uno di quelli che sosteneva addirittura la creazione di un'unica ASL.
L'integrazione mi sta particolarmente a cuore, quindi lavorer sicuramente affinché l'integrazione e il sistema a rete su quel territorio venga realmente costruito. Così come sono particolarmente interessato l'ho detto: da quando c'è il dibattito, che è sempre legato alla via giudiziaria, siamo tutti presi nella radicalizzazione - al tema dell'emergenza e urgenza, che in altre parti del territorio, dove ci sono stati gli stessi problemi, è stato affrontato con un'organizzazione diversa del servizio 118, con i campi sportivi illuminati, ecc.
Sono anche in grado di fornire - qualora condiviso - una risposta ai problemi dei pazienti e dell'emergenza con modalità diverse. In sostanza ci sono degli spazi possibili. Pertanto, dopo aver svolto questo lavoro con i Direttori (sarà un lavoro che farò velocemente) si potrà organizzare un incontro insieme ai Consiglieri qui presenti (di maggioranza e minoranza) perché mi è parso di capire che, essendo stata data la preferenza alla via giudiziaria e immaginando che quella avrebbe risolto i problemi, si è sottovalutato, si è messo quel territorio nelle condizioni di sottovalutare la potenzialità dell'assistenza territoriale.
Io ho partecipato alla riunione di tutti i Sindaci: erano venuti da me anche il Sindaco di Acqui - per chiedermi l'incontro e poi lui non c'era per altri motivi, come altri suoi colleghi. Quel tema, però, è stato sottovalutato. Invece l'assistenza territoriale è in grado di dare tante risposte, l'importante è che tutto quel che vuol dire "assistenza territoriale" in tutte le declinazioni possibili non venga banalizzato come mi è parso di capire dalle considerazioni di alcuni: "Sì, però ci togliete cardiologia", "Sì, però".
Allora, ormai ci conosciamo e sappiamo quali sono le questioni, i punti fermi e dove è necessario trovare delle soluzioni compatibili. Rispetto a questo ordine del giorno, quindi, che si fa promotore di alcune istanze non tutte sono condivisibili per i motivi che sono stati detti, ma gran parte di queste meritano evidentemente la dovuta attenzione - l'impegno da parte della Giunta c'è, dopo questo approfondimento, per convocare un altro incontro che abbia queste caratteristiche su questi temi. Se al contrario vogliamo di nuovo riprendere la discussione sulla delibera n. 1-600, è stato deciso che l'esito lo stabiliranno i giudici.
Sarebbe grave, però, non poter affrontare le altre questioni in tempo e, in attesa di un'ora "X" che dovrebbe risolvere i problemi del mondo avere scarsa attenzione a questioni che in ogni caso permettono di migliorare l'assistenza su quel territorio.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Presidente, ovviamente dopo gli interventi del collega Ottria e dell'Assessore Saitta il Gruppo PD è nelle condizioni di poter votare questo documento solo se intervengono delle modifiche sostanziali al testo soprattutto negli impegni che interessano la Giunta.
Intanto, se mi è permesso, voglio dire questo e, non avendo condiviso con i colleghi il senso di quel che intendo dire, lo faccio a titolo personale: io vorrei che l'argomento dell'Ospedale di Acqui non diventasse carne per la brace elettorale di nessuno. Ognuno di noi dovrebbe impegnarsi affinché questo argomento diventi semplicemente uno dei servizi necessari e fondamentali per garantire la salute dei cittadini di quel territorio. E lo dico a prescindere da quello che io ritengo un errore, cioè la via giudiziaria che avrà un suo percorso e un suo esito, che verificheremo: intendo dire nel rapporto politico-istituzionale con quel territorio.
Faremo il possibile per confrontarci sul merito e nel merito dei servizi ed eviteremo con cura di innescare una lunga campagna elettorale da qui ai prossimi 18 mesi che ci dividono dall'appuntamento del rinnovo dell'Amministrazione e del Consiglio comunale di Acqui. Altrimenti infatti, non si riuscirebbe a trovare il campo del pragmatismo e delle verità, quando si rincorressero altre esigenze e altri fattori.
Allora, in campo c'è un fattore, che è una verità che lega tutti: quello delle preoccupazioni, che sono la maggior parte delle volte più che legittime. Lasciatemelo dire: sono le preoccupazioni di tutte le volte che abbiamo di fronte un cambiamento che molte volte non riusciamo a comprendere e che forse dovremo spiegare meglio. L'impegno dell'Assessore e della maggioranza a creare le migliori condizioni - non in un tempo indefinito, ma a breve - per un incontro con i Sindaci deve andare incontro proprio a questa fondamentale esigenza, cioè quella del chiarimento. E' il compito della politica e delle istituzioni, quello che passa attraverso la fatica del confronto e poi, anche, delle decisioni. Ma lì nell'Acquese dobbiamo probabilmente fare ancora più fatica. E la disponibilità dell'Assessore è una disponibilità che corre lungo un percorso che porta verso quell'obiettivo, cioè quello di un incontro a breve.
Mi pare indiscutibile quello che il collega ha detto prima, cioè che non si discute il merito degli atti aziendali perché sono provvedimenti di natura tecnica e che, tra l'altro, muovono da un altro documento: un documento che abbiamo condiviso, la delibera 1-600 e la sua modifica successiva, che non metteremo in discussione. E allora guardi, Presidente io lo dico al Consigliere Mighetti: se impegniamo la Giunta in breve tempo a farsi parte promotrice di un ulteriore incontro per un necessario chiarimento tra i Sindaci dell'Acquese, il Direttore generale e - devo dire l'Assessorato stesso.
Se è questo l'obiettivo in tempi brevi, è un obiettivo che non può che essere condiviso e condivisibile. Se invece si tratta dell'applicazione diversa della DGR e degli atti aziendali, è evidente che l'intento non coglie l'obiettivo principale, cioè quello di rassicurare la popolazione con la certezza dei servizi.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Io credo che il Consiglio regionale può fare tante cose, ma non pu dettare anche la volontà alle Amministrazioni locali. Guardate che infatti e il Consigliere Ravetti lo sa bene, così come il Consigliere Ottria - se c'è una cosa in cui vi è proprio una linearità assoluta, dal giorno in cui è stata approvata la delibera 1-600, è la contrarietà di quel territorio rispetto all'ipotesi di riqualificazione della rete.



(Commenti dei Consiglieri Ravetti e Ottria)



VIGNALE Gian Luca

Sì, io la faccio semplice, per carità; ma la verità è molto più vicina a ciò che io dico rispetto alla raffigurazione che si è tentata di dare.
Che ci sia, cioè, una larga parte delle Amministrazioni locali che ha espresso contrarietà e che vi sia stata una larga parte dell'opinione pubblica e dei cittadini che ha mostrato preoccupazione - da questo punto di vista sono d'accordo con quanto diceva il collega - è evidente. E' evidente per me che sono torinese e che però cerco di prestare attenzione a ciò che accade all'interno della nostra Regione, in particolar modo in una zona in cui si trasforma un ospedale, quello della Valle Belbo (che era presidio sanitario e non lo è più), e a pochi chilometri si depotenzia fortemente quello di Acqui.
Ciò che viene detto anche nell'ordine del giorno, ma soprattutto ci che le Amministrazioni locali lamentano, devo dire anche dopo aver avuto un po' di difficoltà ad incontrare l'Assessore - sarebbe semplicissimo leggere ciò che esponenti del Partito Democratico hanno detto nell'arco di queste settimane, ma non è questo il tema - costituisce un passaggio ancora successivo che non si può non cogliere.
Al di là della contrarietà che abbiamo più volte espresso, quel che si chiede rispetto ad alcune prestazioni che oggi vengono erogate ai cittadini e che non sono più oggetto né di struttura complessa né di struttura semplice, è: ci potete dire - non soltanto a noi che siamo Amministratori locali, ma anche ai cittadini di quel territorio - se quelle prestazioni con modalità ospedaliere tradizionali (con posti letto) o con modalità in day surgery (quindi con garanzia di servizi, ma senza posti letto o in quale numero), continueranno ad essere svolte, oppure no? Infatti, su alcuni degli aspetti che il collega dava un po' per assodati, rispetto alla preoccupazione che, sostanzialmente, i servizi non cambino, credo che le cose non siano così scontate.
Dico una cosa: è evidente che ognuno gioca un ruolo, ma è altrettanto evidente che non bisogna mai dimenticarsi del ruolo che la forza politica a cui apparteniamo ha giocato.
La forza politica a cui appartengono i colleghi, cioè il Partito Democratico - lo ricordo ancora bene e sono andato a cercarmi le dichiarazioni del collega Ottria - non è che quando c'è stata la riforma sanitaria precedente, che incideva meno rispetto a questa, ha detto: "Comprendiamo le preoccupazioni dei cittadini, ma dobbiamo tenerne conto".
Il collega ha fatto che indossare la fascia tricolore, andare davanti all'ospedale e protestare insieme al comitato.
In alcuni casi questo Consiglio regionale - lo risottolineo - ha avuto la forza della coerenza e non dell'ipotesi di scuderia.
Questo Consiglio regionale, anche rispetto al precedente piano, ha votato documenti in modo trasversale, anche con maggioranze spaccate: una parte della maggioranza lo votava; un'altra non lo votava; l'opposizione strumentalmente perché ci credeva, lo votava, ma ha dato delle indicazioni.
Uno può fare tutto, però, visto che è anche fisicamente la stessa persona, diventa difficile dire che oggi sono preoccupazioni a cui dare una risposta e invece prima non ci si preoccupava della distruzione della sanità acquese.
E' lo stesso partito, è la stessa persona ed è una riforma che taglia di più rispetto a prima.
Noi chiediamo almeno coerenza o dignità del silenzio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Volevo rispondere in merito alle richieste del Partito Democratico sulla mozione.
In primo luogo, volevo chiarire che, se si vuole fare campagna elettorale, il Movimento 5 Stelle non si fa promotore di un'istanza portata da 40 Sindaci di ogni schieramento politico - di ogni schieramento politico tranne il Movimento 5 Stelle. Si fa promotore di un'istanza del territorio, e non sta facendo campagna elettorale 18 mesi prima delle votazioni ad Acqui Terme.
In più, se avesse voluto fare campagna politica, alla manifestazione del 29, invece di lasciare andare dalla finestra due persone - il Sindaco di Acqui, di centrodestra, ed un esponente del Partito Democratico - il Movimento 5 Stelle avrebbe alzato la mano e chiesto di andare sul palco a parlare.
Il Movimento 5 Stelle, invece, è stato sotto il palco, sotto la finestra a guardare.



(Commenti del Consigliere Ravetti)



MIGHETTI Paolo

Seconda questione. Se potessimo modificare il testo della mozione metteremmo cose nostre. In realtà, questa mozione è semplicemente riportare quello che è stato costruito da 40 Sindaci, da medici, da operatori del socio-assistenziale e da chi lavora in questo campo.
Come può il Movimento 5 Stelle andare a modificare una mozione in questi termini? Non può modificarla.
Quella è la mozione, prendetevi l'impegno di votarla o di non votarla e sia questione finita.
RAVETTI Domenico (fuori microfono) Tu non vuoi risolvere i problemi!



MIGHETTI Paolo

Io non voglio risolvere i problemi? Le cose accoglibili e che condividete le potete fare domani mattina; le cose che non volete fare, io non mi prendo la responsabilità di toglierle dalla mozione. Non mi prendo questa responsabilità.



(Commenti del Consigliere Ravetti)



PRESIDENTE

Non si può interloquire.



MIGHETTI Paolo

Sono impegni non del Movimento 5 Stelle, ma di un tavolo di lavoro del territorio.



(Commenti del Consigliere Ravetti)



PRESIDENTE

Consigliere Ravetti.



MIGHETTI Paolo

Votate, votate.



(Commenti del Consigliere Ravetti)



MIGHETTI Paolo

Io volevo finire.



(Commenti del Consigliere Ravetti)



PRESIDENTE

Lasciate finire il Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Poi, se la comunicazione è finita allorquando si è deciso di ricorrere al TAR, secondo me è una posizione assai grave, perché è diritto di ogni cittadino italiano rivolgersi alla Giustizia amministrativa allorquando ha dei dubbi su un atto amministrativo.
Se questo taglia il discorso con la politica, è un problema gravissimo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Qui, oltre ad esserci un problema di carattere politico, l'elemento più importante è che il 29 dicembre, ad Acqui, c'erano duemila persone a manifestare.
Ognuno poteva avere la propria posizione politica, ma l'elemento più importante erano le duemila persone che sentitamente hanno partecipato alla manifestazione, evidenziando il malcontento nei confronti di un'azione.
Oggi, a prescindere da un'apertura che può essere data, a mio avviso siamo al paradosso.
E' stata calata una delibera, la 1-600, con una violenza notevole, ed oggi, con tutto il rispetto per un qualunque tipo di tavolo con gli amministratori, si cerca di vedere se, con il contentino di qualche potenziamento che possa addolcire l'azione, possa passare come una vittoria, dal punto di vista territoriale.
Personalmente non credo che questa sia l'azione dei Sindaci, dove ognuno fa la sua parte, perché alla fine, come diceva qualcuno, i Sindaci sono più o meno di tutte le parti (non ci sono del Movimento 5 Stelle) ma ognuno, comunque, gioca la propria partita in funzione del momento.
Quello che realmente emerge è il dato di partenza: un dato che ha creato e continua a creare problemi a livello territoriale, perché il problema è che bisognerebbe esserci per toccarli con mano, invece di vederli dalla consolle del comando.
Alla fine, il dato oggettivo è che i problemi ci sono sicuramente sicuramente - e in tempi rapidi li andremo ad analizzare, mettendo sul piatto i disastri fatti dalla delibera 1-600.
Quello che deve essere recepito, non è ciò che ogni Sindaco può fare in un contesto di carattere politico o elettivo, ma va recepito il malcontento della gente, che si sta rendendo conto delle grandi difficoltà che stanno emergendo sul territorio.
Se sento ancora citare cose che obiettivamente mi lasciano abbastanza scioccato - campi o non campi, luci o non luci - vi inviterei ad evitare di ritirarle fuori e di andare invece sulla sostanza concreta dei fatti.
Questo credo sia veramente il dato reale. Dopodiché, il dialogo in politica è l'elemento più importante.
La mozione del collega Mighetti ha ovviamente va tutto il nostro consenso, perché qualunque tipo di istanza che abbia attinenza con la sanità e con il territorio ha naturalmente il nostro sostegno. Alla fine la gente vi fa notare quello che non va con una partecipazione molto forte.
Dopodiché, la parte giudiziaria è solo l'ultimo elemento che gli amministratori si trovano a dover impugnare nei confronti di chi prima non li ascolta e poi dice di ascoltarli.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Personalmente, rispetto a questi temi, con i colleghi del Movimento 5 Stelle ho già una storia di relazioni, quindi ho già vissuto le situazioni che i miei colleghi dell'Alessandrino stanno vivendo in questi giorni.
Quando venne fatta la prima delibera di riorganizzazione della rete ospedaliera, se non erro la DGR 1-600, uno dei temi oggetto di quella DGR verteva sulla riconfigurazione delle strutture complesse dell'ospedale della Città di Moncalieri. Allora si era prima della campagna elettorale e ci fu un dibattito in Consiglio comunale a Moncalieri, cui non c'era molta voglia da parte del centrosinistra di partecipare, perché ovviamente la deliberazione prevedeva la soppressione delle emodinamiche, ed è toccato a me andare. C'era il mio collega e concittadino Capogruppo dei Movimento 5 Stelle Bertola e si ripeté un po' la stessa storia: con i 5 Stelle che si stracciavano le vesti portando le posizioni dell'Amministrazione comunale dicendo che bisognava toccare il tutto e noi, dall'altra parte, che difendevamo il lavoro fatto, ma dicevamo che ci sono delle ragioni obiettive che vengono poste dagli amministratori del territorio e che vengono poste dagli operatori dell'Ospedale (in quel caso erano i numeri dei pazienti trattati nelle emodinamiche di Moncalieri, quindi lavoreremo per ottenere queste cose).
Da una parte, c'era il populismo che diceva tutto e di più, dall'altra c'era una logica pragmatica e seria, ovviamente la nostra e non la loro dove si diceva "esaminiamo le cose, valutiamo e se c'è lo spazio saremo i primi a salvare la struttura nell'ambito dei numeri e degli accordi previsti dal Patto della salute". Cosa che poi è avvenuta. Su questo, non abbiamo fatto campagna elettorale, ma alla fine il problema si è risolto.
Capisco che qui ci avviciniamo alla campagna elettorale e che quindi di fronte ad un'Amministrazione regionale che, per vicende di bilancio, è costretta a razionalizzare, è molto facile provare a raccogliere facile consenso andando dietro a tutte le richieste che ci sono sui territori, ma questo non lo condividiamo, non lo possiamo fare, perché noi sfortunatamente per noi, potremmo dire per certi versi - governiamo, quindi noi dobbiamo risolvere i problemi e dobbiamo farlo nell'ambito di quello che ci è consentito dalle leggi e dal contesto.
Poiché noi di questi problemi ci siamo occupati, io ed i miei due colleghi, i Consiglieri regionali della Provincia di Alessandria, abbiamo incontrato venerdì alle ore 21 gli amministratori di quel territorio in quel di Ovada, quindi sul pezzo ci siamo e non abbiamo bisogno che nessuno ci venga a fare lezione sul punto, e ribadiamo qui la posizione che abbiamo già detto ai nostri Amministratori: riteniamo sacrosanto il diritto degli amministratori di interloquire con la Giunta regionale e di poter essere auditi dalla Giunta regionale e di fare un controllo nel merito sulla Giunta regionale! Abbiamo ottenuto la disponibilità della Giunta regionale dell'Assessore interessato e delle strutture burocratiche a fare questo incontro e quindi, per quanto ci concerne, agiremo esattamente con la modalità che abbiamo seguito con l'ASL per la vicenda dell'emodinamica di Moncalieri. Quindi, garantiremo che questo incontro si faccia. Seguiremo lo sviluppo dell'approfondimento che riguarda le strutture di cardiologia.
Dove da una parte ci sono rivendicazioni puntuali del territorio proposte le confronteremo con i vincoli dell'Amministrazione regionale e con le proposte tecniche dell'Amministrazione regionale, quindi ci faremmo carico di difendere la proposta di equilibrio che ne nascerà. Punto.
Per noi questo significa fare amministrazione responsabile e governare tenendo conto che, da una parte, ci sono i territori che rivendicano le loro istanze sacrosante, dall'altra c'è la necessità di dare risposte alla luce degli accordi assunti, dei piani di rientro che, per quanto ci concerne, dobbiamo rispettare. Avremmo - lo posso assicurare - la forza di portare a compimento le riforme che abbiamo iniziato.
Lo riconosco, è legittimo che l'opposizione faccia il proprio lavoro: non mi aspetto che il Consigliere Mighetti o il Consigliere Vignale dicano "bravo, Saitta!", "brava, Giunta!", "bravo, centrosinistra, vai avanti!".
So che in cuor loro, poiché sono persone intellettualmente oneste e intelligenti, lo pensano, però non mi aspetto che lo dicano! So benissimo che non possono dirlo, come non potevamo dirlo noi nella scorsa legislatura, ma vi assicuro che noi andiamo avanti e che le cose le porteremo in porto.
Non faremo, come si è fatto nella scorsa legislatura, che ci voleva il computer già solo per ricordare il nome e il numero degli Assessori che si sono susseguiti alla sanità, se non erro: Ferrero, Monferino, Cavallera.
Noi non torneremo indietro sulle nostre riforme, noi andremo avanti. Lo faremo. Lo faremo anche se questo, nell'immediato, può avere un costo di impatto sui territori. Agli amministratori e ai Sindaci della nostra provincia e dell'Acquese noi non abbiamo garantito che risolveremo il problema come vogliono loro: abbiamo garantito che ci faremo garanti di un incontro, un approfondimento con l'Amministrazione regionale...



(Commenti del Consigliere Vignale)



GARIGLIO Davide

Abbiamo garantito che saremo in qualche modo attenti accompagnatori di queste vicende, ma gli obiettivi che, come partito, ci siamo impegnati a raggiungere con la DGR 1-600 e relativi sviluppi, noi li raggiungeremo.
Come partito e come Gruppo consiliare, garantiamo che questi obiettivi possono essere raggiunti.
Credo che sia un momento difficile per la nostra Regione; abbiamo la sfortuna di governare in un momento difficile. Devo dire che ho avuto la fortuna di stare qui in momenti in cui c'era molta più facilità a governare e quando non abbiamo avuto la capacità di affrontare i temi con la stessa determinazione con cui stiamo agendo oggi. Oggi paghiamo il fatto che in passato non siamo stati sufficientemente determinati ad affrontare questi temi.
Crediamo che la serietà, che oggi è richiesta, la responsabilità che oggi è richiesta, a chi ricopre l'incarico di amministratore pubblico sia quella di fare delle scelte che, sebbene nell'immediato possano essere gravose e anche capaci di portare una perdita di consenso, siano nel lungo periodo azzeccate e giuste. Dobbiamo andare in quella direzione.
Abbiamo degli esempi di altre Regioni, e penso di poter citare anzitutto l'Emilia e la Toscana, dove alcune riforme sono state fatte negli anni passati, ma sono state fatte anche grazie al fatto che la stabilità politica di quelle Regioni ha consentito una programmazione di più lunga durata e ha consentito di poter portare a compimento quelle realizzazioni.
Quelle sono state scelte premianti.
Con questa stessa logica noi del PD ci muoveremo in questa legislatura siamo disponibili a votare l'ordine del giorno del Movimento 5 Stelle se verrà modificato il dispositivo; ovviamente, se non verrà modificato il dispositivo, perché il collega Mighetti, come presentatore, ha tutta la sovranità di mantenere il dispositivi che vuole, noi non lo voteremo, non perché non siamo attenti verso le istanze degli amministratori del territorio, ma perché credo che, in un contesto di questo tipo, dire che "il Consiglio regionale impegna la Giunta a farsi parte promotrice delle istanze proposte dai Sindaci dell'Acquese presso la Direzione dell'ASL di Alessandria", sia tutto meno che un atto di nuova politica. Molto spesso la politica che si fa nuova e che annuncia le rivoluzioni è una politica che nella prassi, è più vecchia delle politiche da Prima Repubblica che mira a rottamare.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Gariglio.
La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Intervengo un po' perché, come dire, chiamato incautamente in causa.
Il Consigliere Gariglio fa riferimento ad un episodio specifico e risponderò anche su quello, perché penso che quello che ho da dire possa valere tranquillamente in generale; con pochi distinguo può valere per Acqui e può valere per diverse altre situazioni.
Nel caso specifico, come citato dal Consigliere Gariglio, era in corso una campagna elettorale che vedeva protagoniste tutte le forze politiche oltre anche alla nostra. In quello specifico episodio un Consiglio comunale, nel quale noi non eravamo ancora rappresentati, all'unanimità ha approvato un ordine del giorno per chiedere alla Giunta di salvare un servizio.
Chi ha fatto la campagna elettorale, facendo quella propaganda, dicendo che avrebbe salvato quel servizio, ha poi ha vinto le elezioni, è un esponente del PD. Non solo, in quel caso, ancora, chi dopo continua a fare propaganda sulla pelle dei cittadini dicendo che ha salvato quel servizio che ha salvato l'emodinamica di Moncalieri, è sempre il Sindaco del PD! Che ha preso una frase dell'atto aziendale dell'ASL-TO5 che dice che il reparto di emodinamica rimarrà aperto nei modi e nei tempi definiti dalla programmazione regionale.
La programmazione regionale finora è ancora quella della delibera 1 600, che dice che "il servizio chiude", quindi è riuscito a trasformare il "non chiude oggi" come "non chiuderà mai, l'abbiamo salvata". Quella è propaganda, quella è vecchia politica.
Semplicemente noi diciamo una cosa adesso, è la stessa che dicevamo l'anno scorso ed era la stessa che dicevamo nella legislatura precedente. A differenza di qualcun altro, non ci siamo stracciati le vesti quando qualcun altro era a governare e poi le scelte che sembravano sbagliate gravi quando amministrava qualcun altro, diventano improvvisamente giuste necessarie, urgenti e non differibili. Quella sì, è vecchia politica: cambiare idea in sei mesi a seconda che si governi o si faccia opposizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Sinceramente non capisco l'invito del Consigliere Gariglio in merito al cambiare il dispositivo, perché io un dispositivo più vago di quello presentato non oso immaginarlo; non oso immaginarlo perché, quando uno si fa parte promotore delle istanze dei Sindaci, non vuol dire che obbliga il Direttore generale dell'ASL ad applicare le richieste dei Sindaci. Mi sembra proprio il minimo sindacale.
Consigliere Gariglio, io non capisco che cosa si possa prevedere nel dispositivo di meno di questo; non lo capisco, quindi non so come modificarlo.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.05, riprende alle ore 18.11)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Consiglieri Mighetti e Campo chiedono che la votazione avvenga per appello nominale.
Indìco la votazione nominale sulla mozione n. 562, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 40 Consiglieri hanno votato SÌ 15 Consiglieri si sono astenuti 25 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame mozione n. 500 presentata dai Consiglieri Allemano, Accossato Appiano, Baricco, Caputo, Chiapello, Conticelli, Corgnati, Giaccone e Rostagno, inerente a "Adozione del principio di precauzione nell'esposizione agli impianti wireless negli ambienti scolastici"

Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame mozione n. 517 presentata dal Consigliere Andrissi, inerente a "Studi di sensibilizzazione sull'esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 500, avente ad oggetto "Adozione del principio di precauzione nell'esposizione agli impianti wireless negli ambienti scolastici", presentata dai Consiglieri Allemano Accossato, Appiano, Baricco, Caputo, Chiapello, Conticelli, Corgnati Giaccone e Rostagno, di cui al punto 18) all'o.d.g.
Consigliere Andrissi, come dice?



ANDRISSI Gianpaolo

Presidente, chiedo di attrarre la mozione n. 517, sullo stesso argomento, presentata da parecchio tempo.



PRESIDENTE

La richiamiamo e la discutiamo insieme.



ANDRISSI Gianpaolo

La potete richiamare perché è sullo stesso argomento ed era già depositata da mesi e mesi. Grazie.



PRESIDENTE

E' al punto 23) all'o.d.g. e quindi discutiamo insieme anche la mozione n. 517, avente ad oggetto "Studi di sensibilizzazione sull'esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici", presentata dal Consigliere Andrissi.
Per la prima mozione, la n. 500, la parola al Consigliere Allemano per l'illustrazione. Poi il collega Andrissi illustrerà la sua.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Il tema è complesso e siamo già un po' stanchi. Peraltro è un tema di notevole attualità, perché ho visto dalla rassegna stampa che ha impegnato anche i Consiglieri del Comune di Torino.
Preciso subito che l'obiettivo non è tranchant, non è certamente una demonizzazione delle nuove tecnologie: si tratta di aumentare la soglia di attenzione verso una sindrome che chiameremo, come da letteratura internazionale, l'elettroipersensibilità. Che sia una patologia riconosciuta è indubbio, non è invece altrettanto chiaro il nesso causale con una serie di possibili determinanti ambientali che sono oggetto di questa mozione. Intanto la sindrome in sé ha uno spettro sintomatologico piuttosto ampio: nell'adulto può causare cataratta, cefalea, problemi di fertilità; nel bambino causa una situazione di disagio, con diverse manifestazioni neurosensoriali.
I determinanti di cui parla la mozione sono essenzialmente le radiofrequenze. Non si confonda il tema delle radiofrequenze con quello delle basse frequenze legate alle linee elettriche, quindi i campi elettromagnetici, dove se vogliamo c'è un grado di connessione tra questa sindrome e il determinante ambientale più forte, perché parliamo di un livello di evidenza 2B - ne parlo perché prima Andrissi è stato tecnico al dettaglio - quindi siamo nell'ambito delle correlazioni quantomeno plausibili.
Qui non esiste questo nesso causale; ciò detto, quando parliamo di radiofrequenze, parliamo di diverse situazioni: parliamo delle esposizioni a impianti radar, oggetto di guerra fredda perché tra gli anni '50 e '70 gli addetti dell'ambasciata americana a Mosca furono soggetti a esposizioni molto alte di onde radar e ci furono una serie di manifestazioni nell'adulto che sono riconosciute dalla letteratura; parliamo di stazioni radio e TV e, al riguardo, ricordo il caso della Radio Vaticana, se qualcuno l'avesse dimenticato, ma esiste; c'è il problema dell'esposizione ai telefoni cellulari e qui parliamo della elettroipersensibilità collegata ai campi wi-fi.
Torno a dire che non c'è una chiara evidenza che ci sia un nesso bisogna anche riconoscere che gli studi sono molto scarsi e non sono studi di carattere longitudinale. Il fenomeno, comunque, è tutt'altro che marginale e colpisce a palla di neve. Cioè ci sono famiglie che si trovano ad accudire bambini che stanno bene solo in determinati contesti: se si trovano in un ambito di interferenza di un forte campo di natura radiofrequenziale - come può essere il wi-fi del vicino o della scuola questi bambini non stanno bene, risentono di mal di testa, cefalea e altri disturbi di tutta evidenza. Esistono già degli studi (soprattutto a Parigi) che sono in grado di creare un nesso. Io non sono qui a dimostrare che esiste: sono qui a dire che dobbiamo considerare che l'uso estensivo e non controllato di un certo tipo di radiofrequenze, soprattutto in ambienti scolastici, può creare problemi.
Non dobbiamo lasciare sola la famiglia che ha questo problema e dobbiamo sensibilizzare gli operatori, perché che non è detto che sia una cosa buona e giusta "bombardare" quell'ambiente scolastico, dove ci sono dei cervelli in evoluzione, con quest'esposizione.
È di tutta evidenza che oggi non abbiamo un nesso causale, ma è indubbio l'aumento esponenziale di questo tipo di tecnologie e di conseguenza di questi campi, per cui è bene arrivare questo principio di precauzione.
Concludo ribadendo che non si tratta di un impegno di spesa, né di altro; si chiede solo di non lasciare solo chi ha questo problema.
L'impegno che chiediamo all'Esecutivo è di monitorare queste situazioni per essere in grado di sorvegliare gli eventuali episodi che si manifestano, raccoglierli (come facciamo in altri ambiti dove le patologie sono più evidenti, ma la non evidenza non ci esime dall'essere attenti e magari anche più attenti) e promuovere nelle scuole l'uso di impianti a bassa emissione, se non, addirittura, lo spegnimento, visto che i bambini in quell'ambito cercano socialità e ambienti che favoriscano la crescita, e non certamente esposizioni a radiofrequenze.
Da ultimo, chiediamo un'adeguata campagna formativa, proprio perch forse siamo ancora nelle condizioni di prevenire una patologia che è già nota, ancorché non causalmente dimostrata; quindi è bene agire.
Concludo chiedendo che la mozione venga corretta nel dispositivo finale, laddove si parla impropriamente di "radiazioni".
Chiedo quindi che la parola "radiazioni" sia sostituita con la parola "radiofrequenze". Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi, per l'illustrazione della mozione n. 517; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Ringrazio altresì il Consigliere Allemano per la sua mozione, che a nostro avviso è decisamente importante.
Ho potuto assistere a vari incontri con l'Associazione Elettrosensibili, che si batte, appunto, per il riconoscimento di questa patologia; credo, quindi, che la sua mozione - anche la mia, voglio essere un pochino presuntuoso - sia molto importante.
Purtroppo, i dati epidemiologici ci sono - poi non sappiamo se il colpevole sia il cellulare o il wi-fi, ma ovviamente l'accusato principale è il cellulare - e solo per il Piemonte (si è fatto il calcolo in un incontro tenutosi a Varallo Pombia mesi fa) si parla di 1.000 casi previsti di tumore cerebrale. Solo nella Regione Piemonte! Tuttavia, questo non è l'argomento su cui ci vogliamo addentrare. Parliamo, invece, di wi-fi.
Proprio in questi mesi si parla diffusamente di digital divide e l'Italia risulta decisamente arretrata sotto questo punto di vista: il wi fi si presenta, dunque, come la panacea di questo digital divide. E siccome il wi-fi utilizza una frequenza pari a quella del forno a microonde - e credo che nessuno voglia mettere la testa nel microonde! - bisogna usare molta precauzione.
Lo stesso Marinelli, del CNR di Bologna, ha effettuato un importante studio in merito, secondo il quale la presenza di 20 tablet collegati tramite wi-fi (ovviamente non facendo misurazioni a due metri dai tablet perché gli stessi, lavorando in wi-fi, diventano a loro volta delle fonti di emissioni di onde elettromagnetiche) ha dato risultati veramente allarmanti. In questo studio, finanziato tra l'alto con fondi dei Valdesi ha dimostrato che le onde wi-fi disturbano l'azione del DNA (azione etiopatogenica) e vanno ad interferire con tutto quello sta che sta intorno al DNA. Credo, quindi, che sia uno studio da tenere in considerazione.
Inoltre, è stato dimostrato, come giustamente ricordava il collega, che il wi-fi rompe il DNA negli spermatozoi e riduce l'apprendimento degli studenti, cioè riduce la capacità di concentrazione e di memoria negli studenti. Nelle scuole, quindi, laddove possibile, il suo utilizzo andrebbe limitato.
Se penso alle scuole elementari italiane, che, di fatto, utilizzano nel 99% dei casi, una lavagna elettronica, non riesco a comprendere quale difficoltà ci sia a "tirare un filo" fino a questa lavagna; e non capisco nemmeno la difficoltà ad attrezzare aule di informatica (così com'è attrezzata quest'Aula) con i cavi, in luogo del wi-fi: ne gioverebbe sicuramente anche la connettività.
Ritornando a bomba sul dato, in realtà non esiste un limite preciso in house: si parla di sei volt/metro, ma il Consiglio d'Europa, nella sua risoluzione, all'interno di ambienti chiusi (in house) parla di 0.6 volt/metro. Questo dato, secondo le misurazioni di Marinelli, è stato ampiamente superato (bastano venti tablet!). Questa è la situazione.
Sappiamo che la Germania ha vietato l'utilizzo del wi-fi nelle scuole.
Sappiamo che la Francia ha adottato una legge che ne prevede l'accensione solo quando si utilizza: cioè nell'arco della giornata non è sempre accesso, come da noi, quindi i bambini non vengono "bombardati" continuamente, ma solo quando si utilizza.
Se parliamo, poi, di elettrosensibilità, risulta che circa il 3% della popolazione sviluppa questa iper-reattività cronica, che, in alcuni casi crea forti inabilità, in altri mal di testa, come diceva prima il collega Allemano, e rossori sulla pelle.
Ci sono dei test che consentono di fare una valutazione oggettiva di questa intossicazione e forte reazione, quasi di tipo allergico, alle onde elettromagnetiche.
Sapendo che una percentuale della popolazione soffre di questa sindrome, credo che, laddove è possibile, come giustamente riportate anche nel vostro atto di indirizzo, sia importante apportare delle limitazioni e adottare misure risibili, dal punto di vista dei costi. Si potrebbero anche utilizzare gli impianti elettrici: non è necessario cablare la linea telefonica, perché con apparecchiature che costano circa 30 o 40 euro si possono cablare gli impianti elettrici. Non vedo, quindi, alcuna difficoltà a raggiungere tale risultato, né dal punto di vista dei costi, né dal punto di vista della tecnologia.
Prima di leggervi le richieste inserite nel nostro atto di indirizzo concedimi una battuta: prima è stato bocciato un nostro ordine del giorno che richiamava la nostra attenzione su una sostanza classificata come 2A probabile cancerogena; qui invece parliamo di una classificazione 2B; si tratta, però, di una classificazione viziata da un conflitto di interessi.
In pratica, la Commissione che ha valutato la pericolosità dei cellulari e quant'altro, era in conflitto di interessi, nel senso che le persone che hanno votato in tale Commissione al 64% avevano preso soldi da società di telecomunicazione. Questa è una vera vergogna! Ed è una vergogna che le onde wireless siano classificate 2B, perché è una classificazione fatta considerando gli studi epidemiologici.
Allora, se facciamo finta di non conoscere gli studi epidemiologici va bene, ma siccome la scienza ha prodotto questi studi, fare quella classificazione è veramente inaccettabile.
Noi chiediamo di "sostituire per quanto possibile in scuole, asili case di cura e di riposo e in altre strutture pubbliche gli impianti già esistenti con impianti alternativi alle onde elettromagnetiche, capaci di creare reti locali su cavo o impianti a più bassa emissione di radiazioni di costituire un gruppo di lavoro che studi le nuove tecnologie e ne valuti il carico di radiazioni. Il gruppo dovrà chiarire quali tecnologie a bassa emissione possano essere usate per la telefonia mobile, internet e la protezione civile e di verificare gli effetti degli strumenti telematici su alunne e alunni e stabilire le giuste modalità di servirsene ai fini di un buon apprendimento. Sulla base dei risultati la Regione prenderà le misure necessarie ai fini della tutela della tutela della salute e di un apprendimento sano".
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Faccio una piccola precisazione a quanto già è stato ben esposto dal collega Andrissi per far notare che quando parliamo di onde in radiofrequenza di tipo wi-fi, parliamo di una fonte d'inquinamento che è stata classificata come possibile cancerogeno dallo IARC. Quindi, diciamo che la classe 2B è preceduta solo dal "probabilmente cancerogeno", che è 2A, e il "sicuramente cancerogeno", che è la classe 1.
Dicendo questo, che cosa voglio fare notare? Che noi sappiamo che il principio di precauzione dovrebbe essere sovrano in questi casi. Non per niente la maggiore di noi in Consiglio si è dotata del proprio cavo infatti abbiamo chiesto alla Presidenza di abilitare le porte ethernet nell'aula consiliare affinché le persone le potessero usare. Noi adesso infatti, le usiamo e pensiamo che, forse, una piccola scomodità vale la pena per evitare un rischio, perché non sappiamo se possa comportare degli effetti in caso di esposizione prolungata nei giorni, nei mesi e negli anni di lavoro. E parliamo solamente di un possibile cancerogeno.
Fa un po' specie la situazione, perché non pretendiamo che un'Aula di Consiglio regionale si tramuti in un convegno scientifico, però poco fa è stata bocciata una mozione del collega Andrissi, che chiedeva di evitare un composto classificato 2A (il glifosato), quindi probabile cancerogeno e con effetti più gravi delle onde elettromagnetiche. Voglio fare notare l'incoerenza di bocciare una mozione per un componente con un grado di cancerogeneità 2A e poi farne un'altra, discuterne (e probabilmente verrà approvata) su un potenziale cancerogeno 2B. Davvero la scienza è molto lontana da quest'Aula, perché non abbiamo bene la percezione di quali sono le conseguenze delle cose che portiamo in Consiglio e che votiamo oppure forse, lo facciamo con un po' di leggerezza. Lo dico perché alcune delle persone che sono intervenute su quella precedente e che hanno votato contro o astenendosi non sono attente a questo discorso; quindi, probabilmente è inutile farlo.
Tuttavia, spero sempre che si possano approfondire un po' le questioni prima di votare e si pensi prima di tutto alla salute che non agli effetti sull'economia. Lo dico, perché ho un po' la sensazione che i dibattiti su alcuni strumenti che usiamo o su delle pratiche ormai diventate in uso turbino un pochino quello che è un equilibrio anche economico e vadano a toccare degli interessi importanti. Forse, però, la salute viene prima di questi interessi e anche con un piccolo stravolgimento l'economia pu crescere, magari con modi più compatibili con la salute umana. Possiamo trovare la maniera di fare le cose, in modo che siano più sicuri per le persone, soprattutto per quelle deboli come i bambini, che sulla questione delle onde elettromagnetiche nutrono un'importanza primaria, visto che già tre Paesi del mondo sviluppato (Germania, Francia e Inghilterra) hanno già rimosso le reti wi-fi dalle scuole.
Non dimentichiamoci la sensibilizzazione oltre alle misure restrittive perché è abbastanza inutile vietare il wi-fi e rimuovere le reti se poi la gente accende la rete cellulare in locali affollati, negli autobus, nei treni e nei posti con molte persone, perché il problema aumenta invece che diminuire. Quindi, una campagna informativa di sensibilizzazione è indispensabile a tutti i livelli istituzionali, perché non siamo solo per vietare tout court perché non è qualcosa che si può controllare con una legge. Ci vuole informazione ed educazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Su questo tema veramente ci sarebbe da fare un lunghissimo discorso.
Quello che va sottolineato è che, di nuovo, ci troviamo di fronte ad un modo di affrontare le tematiche che portano dei rischi per la salute umana che mostra un approccio decisamente superficiale. Siccome queste tecnologie e questi sistemi sono oggi di largo utilizzo e rendono tra virgolette più "comoda" la vita quotidiana - noi oggi con il cellulare leggiamo le notizie, giochiamo o partecipiamo ai social ovunque ci troviamo - ed è più comodo portare in giro un computer senza tanti fili da attaccare, stiamo nuovamente sottovalutando l'impatto che abbiamo nell'avere un ambiente contaminato da cose che non possiamo vedere.
Vi assicuro che se fossimo dotati di organi di senso per vedere lo spettro elettromagnetico, ci renderemmo conto di vivere in una specie di nebbione di frequenze elettromagnetiche di intensità elettromagnetiche che tra l'altro, si combinano nello spazio in maniera del tutto imprevedibile formando le figure di interferenza, quindi con picchi di intensità o avallamenti di intensità. Ma, in particolare, i problemi sono legati alle variazioni del campo elettromagnetico, che portano a tutte quelle complicazioni, come l'induzione di correnti parassite, come il condizionamento dei segnali con cui funziona il nostro organismo.
Ricordo che il nostro organismo è un complicato meccanismo che funziona grazie al sistema elettrochimico, con dei campi magnetici di intensità molto bassa. Il nostro cervello funziona con campi magnetici nell'ordine del nanotesla. Quindi, stiamo parlando di frequenze molto basse, che vengono facilmente condizionate dall'inquinamento elettromagnetico.
Quindi, così come ci siamo trovati nei mesi scorsi a parlare dell'inquinamento ambientale dovuto alle polveri sottili e abbiamo visto che non esiste un approccio nell'affrontare lo sforamento dei limiti nonostante su queste cose ci siano studi epidemiologici che ci dicono che la situazione rende letale questi sforamenti, con un incremento della mortalità, nonostante abbiamo dati che ci dicono che abbiamo un livello di presenza di patologie tumorali tipiche dell'inquinamento da polveri, anche a livello infantile, più alto che nel resto d'Europa, non si prendono iniziative per affrontare questi problemi.
Questa è la stessa situazione. E' pazzesco, perché non è che stiamo scegliendo un solo modo con cui ammazzarci, ma cerchiamo di scegliere tutti quelli possibili, pur d vivere più comodi.
Per ridurre l'inquinamento elettromagnetico si possono veramente fare tante cose. In realtà, le si stavano già facendo prima dell'avvento del wi fi comodo da piazzare ovunque, perché una volta si facevano a livello di edificio i cablaggi strutturati e l'evoluzione stava portando a fare cablaggi strutturati in fibra ottica con il gigabyte addirittura al posto di lavoro.
Faccio notare che, tra l'altro, per l'uso dei dati, ad esempio l'utilizzo delle fibre ottiche ci libera anche da tutti i problemi di interferenza dei segnali, perché niente interferisce con il segnale dentro alla fibra ottica. Avremmo una maggior qualità dei servizi e una maggiore possibilità di utilizzare servizi avanzati, ad esempio di streaming, di videoconferenze, di cose che oggi non riusciamo a far funzionare per l'erraticità e l'impossibilità di garantire la qualità del servizio, legata anche al wireless.
Non abbiamo una regolamentazione, anzi, l'abbiamo peggiorata perch nel 2012, con il decreto "Sviluppo" - poi, chiamiamo queste cose "sviluppo" abbiamo diluito la modalità di svolgimento delle misurazioni per scoprire se superavamo le soglie limite di intensità di campo elettromagnetico dicendo che la soglia limite va misurata su una media di 24 ore.
Ora, capite bene che se la sforo nella mattinata oppure nell'arco della giornata lavorativa e, poi, faccio la media sulle 24 ore, probabilmente la soglia si abbassa; ma non solo, così facendo ho reso anche molto più complicate e costose le campagne di misurazione. Infatti, se devo fare la misurazioni su 24 ore, non posso farne di più con lo stesso team di misura nell'arco della stessa giornata. Quindi, ad esempio, una campagna di misura, che oggi sarebbe fortemente necessaria almeno nei luoghi dove ci sono persone deboli o più sensibili (come i bambini, gli anziani o i malati), diventa un'impresa improba.
Abbiamo chiesto all'ARPA come si potrebbe fare - perché stiamo lavorando ad una modifica della legge regionale sull'inquinamento elettromagnetico - e che almeno effettui un monitoraggio della situazione anche perché qui parliamo di wi-fi, ma l'inquinamento elettromagnetico ce l'abbiamo dappertutto, ovunque abbiamo un motore elettrico. Ce l'abbiamo sul tram e quando usiamo la lavatrice con la centrifuga. Abbiamo l'inquinamento in tutto lo spettro delle frequenze, dalle basse alle alte e tutte queste hanno un peculiare effetto sulla fisiologia umana.
Questi fatti sono dimostrati da studi scientifici, ma non ci sono ancora prove degli effetti a lungo termine. Infatti, non più tardi di tre anni fa è stata emanata la nuova direttiva europea sull'inquinamento elettromagnetico nei luoghi di lavoro, che noi dobbiamo ancora recepire se lo si deve fare entro luglio 2016 mica lo facciamo prima! - che contiene le prescrizioni per gli sforamenti puntuali, ma c'è scritto che nulla ancora si può dire sugli effetti a lungo termine.
Allora, così come per l'amianto, così come per le polveri, così come per i cellulari tenuti attaccati alla testa, dobbiamo per forza aspettare? Se abbiamo le prove dei danni nell'esposizione acuta è evidente che probabilmente, ci saranno degli effetti nell'esposizione cronica.
Pertanto, siccome le soluzioni alternative esistono - ce ne sono diverse, per cui se ne può valutare l'economicità, l'efficacia e l'efficienza - proviamo a pensare come si possono affrontare queste tematiche, partendo veramente da un principio di precauzione, che non è una precauzione basata sul nulla. E' una precauzione basata su elementi che già si paventano, perché dall'uso intenso del cellulare si riconosce già oggi il danno biologico, addirittura, e non solo neurologico, e quelle sono di nuovo radiofrequenze, sono comunque onde radio.
E' evidente che queste cose si ripercuoteranno sull'intero spettro delle radiofrequenze con diversa intensità e con diversi effetti, ma gli studi richiederanno anni, perché queste tecnologie è da poco che sono diventate di largo utilizzo. E' da poco tempo che in una qualsiasi stanza di un qualsiasi edificio di una città mi ritrovo dieci, a volte quindici segnali di access point diversi perché ognuno oggi ha in casa internet in wi-fi o perché in ogni ufficio c'è la redistribuzione della rete locale con il wi-fi! Sono questi i problemi che si dovrebbero affrontare oggi, procedendo con i campionamenti, per conoscere l'intensità di campo elettromagnetico in giro nei luoghi dove protraiamo la presenza, quindi gli uffici, gli ospedali o le scuole. In questo modo, un domani, quando vedremo gli effetti perché li vedremo, non temete, così come li vediamo per le polveri sottili - sapremo dove dobbiamo intervenire e come fare le correlazioni altrimenti vivremo sempre nella nebbia nel dire che non c'è niente di provato e aspetteremo che qualcuno più furbo di noi - che queste cose le sta facendo e, comunque, sta anche applicando il principio di precauzione ci dica che ci siamo rovinati la salute e che avremo già un'incidenza più alta dei danni derivanti da questi elementi, come avviene per le polveri com'è successo per l'amianto e come succede per un sacco di altre cose.
Poi, ci lamenteremo del fatto che rovineremo la nostra economia perch dovremo vietare o comunque intervenire, magari non li faremo per non fare come con l'ILVA, dove salviamo un'industria per salvare dei posti di lavoro...



(Commenti in aula)



CAMPO Mauro

Sono temi scottanti, però, signori, veramente, sembra che non abbiamo l'intelligenza per affrontare le sfide, di prevedere i problemi prima di doverli affrontare quando ti esplodono in mano.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Allemano, che, come presentatore, ne ha ancora diritto.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente, sarò velocissimo.
Io mi riconosco nella mozione del Consigliere Andrissi, che voterò, e meno nell'ultimo intervento. Al di là di questo, voglio svolgere due precisazioni, visto l'alto livello e il carattere scientifico.
Il livello di evidenza 2B vale per le onde elettromagnetiche e non per le radiofrequenze, ed è riferito alla leucemia linfatica acuta infantile non esiste un livello di evidenza 2B per le radiofrequenze, di cui non stiamo parlando.
In secondo luogo, c'è l'analogia con il principio di precauzione richiamato sui diserbanti; esiste nella premessa, però nel dispositivo finale la mozione che abbiamo votato invitava a regolamentare il divieto del diserbo chimico, quindi questo non è più un principio di precauzione, è un atto coercitivo che, probabilmente, non abbiamo facoltà di assumere.
Nel nostro dispositivo si dice di fare "attenzione perché siamo in un campo dove nulla è certo, nulla è definito", quindi, soprattutto con i bambini, non scherziamo, monitoriamo e informiamo. Non stiamo usando due pesi e due misure; un conto è dire "divieto di uso di diserbante", un altro conto è dire "attenzione" laddove si fa un uso eccessivo, non opportuno e soprattutto, potenzialmente dannoso sui bambini di radiofrequenze.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Allemano.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 500, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 517, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Ordine del giorno n. 493 presentato dai Consiglieri Porchietto, Graglia Berutti, Sozzani e Ruffino, inerente a "Legge delega di riforma del Terzo settore" (rinvio)


PRESIDENTE

Il Consigliere Pichetto acconsente a posticipare l'esame dell'ordine del giorno n. 493 nella prossima seduta.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.49)



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