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Dettaglio seduta n.114 del 22/12/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 676 presentata dai Consiglieri Valetti, Batzella, Bertola, Bono e Frediani, inerente a "Rispetto delle normative sulle emissioni inquinanti da parte degli autoveicoli a motorizzazioni diesel e pericoli per la salute della popolazione piemontese"


PRESIDENTE

Buongiorno.
Apriamo i nostri lavori con lo svolgimento delle interrogazioni e delle interpellanze, cominciando dall'esame dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 676.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione, o almeno la sua stesura, si colloca temporalmente all'epoca dello scandalo delle emissioni gonfiate rispetto alle dichiarazioni delle case costruttrici di automobili: lo "scandalo Volkswagen", che in realtà non riguarda solo quell'azienda perché si tratta di un problema che concerne in generale il settore dell'auto. Parlo dell'abitudine a dichiarare valori delle emissioni di molto inferiori a quelli reali, per rispettare le normative europee che via via si fanno più stringenti; ma il tema riguarda anche gli ordinamenti statunitensi.
Ovviamente, quindi, i costi per i costruttori aumentano e, piuttosto che operare un adeguamento tecnologico, si preferisce barare sui numeri.
Lo scandalo riguardava l'emissione di ossidi di azoto che erano del 40 superiori al dichiarato. Adesso - fortunata o sfortunata coincidenza questa discussione avviene proprio quando il problema dell'inquinamento è molto sentito, perché nel Torinese e in Piemonte non piove da due mesi.
Sappiamo che le concentrazioni di inquinanti sono aumentate fino a livelli pericolosi per la salute e siamo, a Torino e in altri capoluoghi stabilmente su valori pari al doppio dei picchi permessi dalla normativa europea. Anche per quanto riguarda le polveri, siamo attorno ai 100 mg. di polveri sottili per metro cubo, contro un limite di 50.
Questo non è il solo atto che abbiamo prodotto, perché nel frattempo è passato del tempo. Quello che noi chiediamo è che cosa intende fare la Regione per quanto di sua competenza - o, per quello che non lo è, in sintonia con gli Enti competenti nazionali e sopranazionali - per chiedere che il problema delle omologazioni irrealistiche sia risolto.
Vogliamo che si chieda anche al Ministero che venga calcolato tutto l'inquinamento occulto, nel senso di non dichiarato. Probabilmente infatti, su alcune stime noi ci troviamo persino dei valori di inquinanti superiori a quelli calcolati. Chiediamo alla Giunta se non intende agire per chiedere il risarcimento danni alle compagnie che hanno operato di fatto una falsificazione, un raggiro della normativa sulle emissioni. Noi cittadini ci sentiamo direttamente colpiti da quella che, di fatto, è una truffa sulle normative.
Domandiamo inoltre quali siano le azioni per l'incremento del trasporto pubblico. Noi adesso sappiamo che a bilancio si parla di una contenzione delle risorse ad esso dedicate; l'Assessore Balocco dice che questo non impatterà sul servizio, ma intanto noi dovremmo andare in ben altra direzione, nel senso che dovremmo andare verso un suo potenziamento.
Chiediamo quindi quali misure incentivanti o disincentivanti si intendano assumere per i veicoli più inquinanti e per il traffico più inquinante, rispetto a quello non ecologico in assoluto, ma per lo meno più ecologico. Ecco, ricordiamo il caso del bollo auto, giusto per fare un quadro complessivo della situazione attuale presso quest'Ente.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
Risponde l'Assessore Valmaggia; prego.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Il fatto emerso dalla cronaca, conosciuto come "Diesel gate", ha portato a conoscenza comune che le emissioni reali degli autoveicoli con motorizzazione diesel fossero di gran lunga superiori a quelle indicate dalle case costruttrici in fase di omologazione. Di questa discrepanza gli Uffici regionali sono ben consci sin dal 2010: si allega alla risposta anche la tabella esplicativa delle emissioni di ossidi di azoto in grammi/chilometro per i rispetti veicoli "euro", sia in fase di omologazione che in fase di marcia, riferiti agli autoveicoli per il trasporto di persone. Da questa tabella si nota chiaramente che su strada un nuovo veicolo diesel "euro 5" emette di più di uno "euro zero".
La Regione Piemonte ha da allora tenuto conto di queste informazioni tanto che l'inventario regionale delle emissioni in atmosfera, di cui è appena stata rilasciata la versione 2010, ha utilizzato fattori di emissione per le vetture diesel corretti e conformi alle emissioni reali e non a quelle previste in fase di omologazione.
Peraltro, la Regione Piemonte ha più volte esposto la necessità di considerare questa discrepanza tra i valori di emissione stimati in fase di omologazione e quelli realmente emessi in atmosfera. Attraverso il gruppo delle Regione europee aderente all'AERA - si tratta di un gruppo di Regioni che hanno problemi, come la nostra della Pianura Padana, di ristagno e quindi di maggior presenza di polveri sottili - la Regione ha più volte anche segnalato sia alla Commissione europea sia al Parlamento europeo che esiste una palese discrasia tra i benefici emissivi del diesel (la minor produzione di CO2) e i suoi problemi emissivi (maggiori ossidi di azoto e particelle PM 2.5).
Si allega alla risposta anche la lettera che la Regione Piemonte insieme alle altre Regioni di AERA, ha inviato alla Presidenza di turno lituana del Consiglio europeo soltanto il 30 marzo 2015 - quindi recente ma ben prima dello scandalo della Volkswagen - lamentando un ritardo con cui si stava finalizzando la procedura di verifica delle emissioni "euro 6" attraverso i test relativi.
In merito al fatto di agire chiedendo il risarcimenti dei danni, la Regione Piemonte sta valutando la possibilità di operare in tal senso.
A proposito del parco pubblico di trasporto, la Regione Piemonte, sin dall'approvazione del "Piano aria" nel 2000, ha previsto una serie di misure per la limitazione della circolazione dei veicoli diesel nei centri urbani superiori ai 20.000 abitanti, prevedendo la limitazione alla circolazione di quelli con omologazione fino ad "euro 2" e di quelli a benzina con omologazione fino ad "euro 1" dal lunedì al venerdì tra le ore 8.00 e le 19.00. Tale limitazione è in vigore a Torino e in molti Comuni limitrofi. Nonostante queste maggiori limitazioni ai mezzi diesel, non si è comunque riusciti a disincentivarne la diffusione, favorita in ogni caso da un minor costo del carburante e dalle buone prestazioni raggiunte dai moderni mezzi a gasolio.
Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, la sua incentivazione e la trasformazione verso un TPL a zero emissioni ha fatto sì che la Regione Piemonte si impegnasse in varie azioni, la più importante delle quali, anche da un punto di vista delle risorse impegnate, è il bando per l'acquisto di bus elettrici per un importo complessivo di 13 milioni e mezzo, per sostituire il parco mezzi pubblici operanti in Regione con bus elettrici.
La Regione Piemonte ha, tra le tali iniziative regionali destinate alla mobilità pubblica, anche programmi di rinnovo del materiale rotabile, che si inseriscono nel solco tracciato dalle delibere di Giunta regionale predisposte dal 2006 in avanti, perseguendo gli obiettivi di sostituire gli autobus con motorizzazione omologata fino ad "euro zero" con mezzi con motorizzazione conforme, preferibilmente non inferiore ad "euro 5" o alimentati a metano, o con altri mezzi a basso impatto ambientale.
Questo piano ha visto la sostituzione di circa 600 mezzi, con un investimento complessivo, negli anni, che supera i 100 milioni di euro contribuiti mediamente nella misura del 60% (su un investimento di 100 milioni, la Regione è intervenuta con un contributo di circa 64 milioni di euro).
Si sta lavorando, inoltre, al nuovo Piano regionale di qualità dell'aria, valutando tutte le possibili misure atte a ridurre le emissioni inquinanti dovute al traffico, e a disincentivarne la scelta di un veicolo a motorizzazione diesel a scapito di uno a benzina, soprattutto quando usato principalmente per la mobilità intracittadina e locale.
Ricordo che il Piano della qualità dell'aria è l'unico che prevedrà anche una fase di approvazione da parte della Commissione Europea, quindi il documento dovrà contenere non solamente l'elenco delle misure che si intenderà mettere in campo sul territorio regionale nei prossimi anni, ma anche una dettagliata analisi di impatto delle stesse sugli effetti diretti e indiretti sia della loro applicazione, che della mancata applicazione delle stesse.
L'inquinamento dell'aria - le evidenze scientifiche sono ormai conclamate - è un problema non solamente ambientale, ma di salute pubblica ed i costi sostenuti (costi esterni) gravano anche sul sistema sanitario regionale.
Ad oggi gli Uffici stanno monitorando tutte le misure che le Amministrazioni regionali e locali hanno già previsto di realizzare per poter correttamente valutare un riferimento base per l'analisi di impatto e identificare le misure aggiuntive da poter valutare.
Nella prima parte del prossimo anno, con il supporto dell'ARPA, e mediante l'uso di modelli di simulazione, verrà realizzata la valutazione di impatto delle singole misure per poter confrontare i costi/benefici sia diretti, che indiretti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Credo che il Consigliere Valetti necessiti di una copia della risposta all'interpellanza, che ho visto essere molto lunga e dettagliata.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 710 presentata dai Consiglieri Bertola, Batzella, Bono, Campo e Mighetti, inerente a "Protrarsi della grave situazione di inquinamento elettromagnetico (oltre il 50% dei livelli di soglia) e lentezza circa il risanamento ambientale del Colle della Maddalena"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 710 presentata dai Consiglieri Bertola, Batzella, Bono, Campo e Mighetti inerente a inerente a "Protrarsi della grave situazione di inquinamento elettromagnetico (oltre il 50% dei livelli di soglia) e lentezza circa il risanamento ambientale del Colle della Maddalena" La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Si parlava poco fa di inquinamento atmosferico, particolarmente grave in questi giorni; inquinamento per il quale l'Amministrazione comunale di Torino non sta facendo esattamente nulla.
Ma esiste un'altra forma di inquinamento, non meno pericolosa (anzi molto più pericolosa e più subdola), che è quella dell'inquinamento elettromagnetico. Al Colle della Maddalena perdura da oltre un trentennio una situazione che si è creata nella più totale illegalità e abusivismo sulla quale per decenni le istituzioni a tutti i livelli (Comuni, Provincia e Regione) non hanno fatto praticamente nulla.
Il Colle della Maddalena è ben noto a tutti i torinesi per il Parco della Rimembranza. Ebbene, proprio quel parco è stato scelto più di trent'anni fa come sede di tutta una serie di tralicci di antenne radiotelevisive, in una situazione - lo ripeto - di totale illegalità e abusivismo.
Nelle adiacenze del parco - luogo turistico molto frequentato persistono anche delle abitazioni, delle strutture sanitarie e delle case di riposo. Già nel 2012 avevamo presentato una interrogazione al Consiglio regionale per segnalare questa grave situazione. Io stesso, ai tempi, mi ero recato al Colle della Maddalena per parlare con i cittadini e approfondire la questione per poi aiutare il Gruppo consiliare a presentare una interrogazione in merito. Mi ero trovato di fronte ad un contesto che non conoscevo dei dettagli: nelle adiacenze esiste un condominio che è stato soprannominato il "condominio della morte", perché proprio lì vicino si sono registrati casi di decessi da patologie direttamente conducibili a inquinamento elettromagnetico.
Negli anni sono state fatte anche delle delibere dalla Regione, a partire dal 2004. In quella DGR si diceva: "Nel caso di superamento dei valori di attenzione o degli obiettivi di qualità, qualora la riduzione a conformità perseguita con l'azione di cui al punto 4) non consenta il mantenimento della qualità del servizio, previo accertamento degli organi periferici del Ministero delle Comunicazioni competente per territorio, i gestori dovranno predisporre un Piano di risanamento, al fine di riportare i valori di campo al di sotto delle rispettive soglie superate". Ancora sempre la stessa delibera esplicita che il Piano dovrà contenere, altresì "la specificazione dei tempi, delle modalità di realizzazione degli interventi e della localizzazione delle strutture dei siti".
Inutile dire che una delle proposte prevedeva la delocalizzazione di questi impianti; proposta che poi non è stata presa in esame, o comunque non è stata adottata, perché si è optato per un'altra scelta.
In data 18 aprile 2012 è stata presentata una nuova proposta di risanamento, che prevede la ristrutturazione di tre tralicci su cui posizionare le varie antenne, e poi di costruire un unico traliccio molto più alto, con la convinzione che posizionando le antenne più in alto non ci sia più inquinamento elettromagnetico! Sta di fatto che, ad oggi, la situazione è esattamente invariata: abbiamo avuto a nostre mani una relazione tecnica dell'ARPA datata 2 novembre 2015 (parliamo, quindi, di tre mesi fa), sul monitoraggio in continuo, e si indica il valore di campo elettrico medio di 8.62 volt/metro per il primo periodo, e di 8.46 volt/metro per il secondo periodo; mentre i valori massimi sono stati rispettivamente 10.08 volt/metro e 9.41 volt/metro. Quindi la quasi totalità dei valori sono risultati superiori al valore soglia di 6 volt/metro. Dunque, siamo ancora in una situazione di grave inquinamento.
Dal momento che questa situazione non sembra aver trovato ancora una soluzione - è ancora tutto lì - interroghiamo la Giunta regionale per sapere le tempistiche esatte dell'attuazione delle delibere regionali sul Piano di risanamento e per sapere in che modo la Regione voglia farsi garante di tempi certi e della risoluzione, nel più breve tempo possibile di questo problema.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Bertola.
Risponde l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
La partita dell'inquinamento elettromagnetico, con la legge regionale 3 agosto 2004, n. 19, assegna alle Province la competenza relativa all'adozione dei Piani di risanamento da emissioni elettromagnetiche e dall'inizio - quindi dal 2004 - con la DGR si è trasmesso alla Provincia di Torino i risultati del procedimento condotto sino ad allora della Direzione regionale Sanità. Lascio perdere i passaggi successivi e vengo agli ultimi eventi, rispetto anche a quanto illustrato dal Presidente Bertola.
A seguito della riunione della Conferenza dei Servizi del 18 aprile 2012, si è dato atto che la suddetta Conferenza si è espressa favorevolmente circa la proposta di partire con un Piano di risanamento da emissioni elettromagnetiche del sito.
Con la deliberazione della Giunta provinciale del 25 giugno 2013 è stato autorizzato l'affidamento del servizio di progettazione radioelettrica e strutturale.
Successivamente, il Piano è stato recepito con direzione della Giunta provinciale il 4 febbraio 2014 ed il progetto, redatto dallo Studio Cocchi è stato inviato ai Comuni di Moncalieri e Pecetto Torinese per le valutazioni di compatibilità nell'ambito dell'espressione dei relativi pareri da rilasciare per la realizzazione delle opere.
La Città metropolitana di Torino, per quanto di sua competenza, ha attualmente operativo un tavolo di coordinamento con i Comuni interessati per l'applicazione del Piano.
La normativa vigente - legge 22 febbraio 2001, n. 36 e decreti attuativi - prevede tre diversi valori di riferimento: il limite di esposizione (20V/m), i valori di attenzione (6V/m) e gli obiettivi di qualità (6V/m). Il limite di esposizione rappresenta un valore da non superare. Il valore di attenzione è stato introdotto dal legislatore "a titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine eventualmente connessi con le esposizioni ai campi generati alle suddette frequenze all'interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari". Gli obiettivi di qualità, che coincidono con i valori di attenzione, si riferiscono ad una generica progressiva minimizzazione delle esposizioni ai campi elettromagnetici. I dati li ha riportati lei: 8,62 V/m. Siamo sopra i valori di attenzione di 6V/m, ma abbondantemente sotto il valore dei 20 V/m.
Al Colle della Maddalena si sta operando per perseguire l'obiettivo del rispetto dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità mentre i limiti di esposizione sono rispettati da molti anni, come possono dimostrare le relazioni tecniche periodicamente prodotte da ARPA.
Si sottolinea inoltre che la delocalizzazione non è un'opzione praticabile, in quanto le valutazioni tecniche hanno chiarito l'impossibilità di spostare i sistemi trasmittenti dal Colle della Maddalena in altro sito.
Per quanto attiene il quesito "se intenda farsi garante di tempi contingentati per risolvere definitivamente il problema del forte inquinamento elettromagnetico presente nella zona", si sottolinea che la competenza dell'adozione dei Piani di risanamento è stata attribuita alle Province con la legge regionale n. 19/2004 e, pertanto, la Regione non è nella possibilità di garantire le tempistiche di svolgimento di un procedimento posto in carico ad un altro Ente, se non limitarsi a un continuo sollecito.
Sarà in ogni caso cura di questa Amministrazione invitare la Città metropolitana di Torino a proseguire con la massima sollecitudine possibile il percorso per addivenire quanto prima al completo risanamento del sito.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 709 presentata dai Consiglieri Mighetti, Batzella, Bertola, Bono e Campo, inerente a "Recupero ceneri provenienti dalla centrale a carbone di Vado Ligure (SV) nello stabilimento Italcementi di Novi Ligure"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 709.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione ha lo scopo di capire lo stato dell'arte sulla procedura aperta dallo stabilimento Italcementi di Novi Ligure nel 2014 con la richiesta di verifica di assoggettabilità alla procedura VIA per quanto riguarda il riutilizzo, nell'ambito di un cementificio, delle ceneri degli impianti di Savona, Vado Ligure e Sassari; impianti che sono centrali termoelettriche. Queste centrali termoelettriche utilizzano carbone per la loro alimentazione e producono ceneri che devono essere smaltite che stante la legislazione attuale, possono essere smaltite anche attraverso i cementifici.
Detto questo, dal 2014 ad oggi intervengono alcune questioni: tra queste, l'inchiesta che ha coinvolto la centrale termoelettrica di Vado Ligure. Nello specifico, questa inchiesta ha sollevato anche dei dubbi sulle produzioni di cenere, in quanto, stante le informazioni giornalistiche in nostro possesso, veniva dichiarato circa un venticinquesimo delle ceneri producibili da una normale centrale a carbone e questo ha sollevato molti dubbi sulla liceità di quello che stava avvenendo nella centrale di Vado.
Ciò detto, noi abbiamo qualche domanda relativamente a quello che è stato deciso e a quello che è stato fatto per il riutilizzo sul territorio regionale piemontese, quindi interroghiamo la Giunta regionale per capire: a che punto è questa verifica di assoggettabilità per il progetto di recupero ceneri dello stabilimento Italcementi di Novi Ligure; se attualmente le ceneri prodotte dalla centrale di Vado sono smaltite dall'impianto di Novi Liguri e, in caso affermativo, sapere da quanto tempo e quali quantitativi di ceneri sono trasferite annualmente; infine, se sono stati valutati eventuali accorgimenti atti ad evitare la ricezione di materiale proveniente da impianti coinvolti in inchieste giudiziarie perché capiamo bene che ogni qualvolta c'è un'inchiesta giudiziaria, ogni qualvolta vengono fuori delle questioni poco chiare, andare ad autorizzare degli interventi sul suolo regionale che coinvolgono questi tipi di attività comporterà in seguito delle palesi ripercussioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
I contenuti di questa risposta si basano anche su informazioni acquisite dalla Provincia di Alessandria e dal Dipartimento territoriale dell'ARPA di Alessandria e Asti.
La richiesta fatta dall'Italcementi ha portato a un'autorizzazione unica ambientale con la possibilità che ha autorizzato la ditta allo svolgimento dell'attività di recupero per quanto riguarda i rifiuti delle tipologie R5 e R13, individuate al punto 13, punto 1, lettera a) dell'allegato 1 del decreto ministeriale del 5 febbraio 1998, per un quantitativo totale massimo di 70.000 tonnellate.
Questa è l'autorizzazione.
I controlli per quanto riguarda i rifiuti in ingresso dovranno essere sottoposti, per ciascun fornitore, ad opportune analisi per verificare l'idoneità dei rifiuti. Ciascuna analisi di cui sopra deve essere corredata dal nominativo del produttore, dalla descrizione del processo di produzione, dal CER e dal lotto di provenienza, oltre che firmata e timbrata da chimico abilitato.
Si mette in evidenza che, come comunicato dalla ditta Italcementi alla Provincia di Alessandria il 14 ottobre 2015 (un paio di mesi fa) attualmente il sito di Novi Ligure non è stato ancora attivato per il recupero delle suddette ceneri e non sono state individuate situazioni di mercato tali da poter prevedere una sua attivazione a breve.
Tutto ciò è confermato da un sopralluogo effettuato dal Dipartimento territoriale dell'ARPA di Alessandria e Asti, a seguito di una richiesta della Regione del 12 novembre 2015. Durante il sopralluogo, l'ARPA ha verificato che è in corso la normale attività lavorativa per il ricevimento di solo materie prime e di spedizione di prodotti finiti ed è stato appurato che non vengono ritirati rifiuti, in quanto il silos previsto per lo stoccaggio delle ceneri volanti, pur essendo presente come carpenteria metallica dal momento della costruzione dello stabilimento, non è collegato con i sistemi di carico e scarico e non è dotato di impianto per l'utilizzo dei rifiuti nel ciclo produttivo.
Quindi, c'è un'autorizzazione, ma ad oggi non è ancora stata messa in atto nessuna fase operativa.


Argomento: Servizi postali

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 647 presentata dalla Consigliera Porchietto, inerente a "Assistenza legale ai Comuni per i ricorsi contro il piano di razionalizzazione di Poste Italiane"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 647.
La parola alla Consigliera Porchietto per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
In realtà, come accade molto spesso, non dico che l'interrogazione sia superata, perché il problema continua a sussistere, però alcune cose sono cambiate rispetto all'interrogazione che è stata presentata il 15 settembre. Infatti, all'interno dell'interrogazione si chiedeva anche un intervento da parte del Presidente Chiamparino in qualità di Presidente della Conferenza Stato-Regioni, cosa che oggi non c'è più, ma rimanendo la Regione Piemonte un'autorevole rappresentante in seno alla Conferenza Stato Regioni, credo che questa iniziativa possa continuare ad essere tale da parte del Presidente.
Il tema, come sappiamo e abbiamo già vagliato nei mesi scorsi, è il piano di razionalizzazione di Poste Italiane; piano di razionalizzazione che è avvenuto, si sta attuando e vede interventi drastici e significativi nelle nostre aree .
Con l'interrogazione chiediamo alla Giunta regionale di farsi partecipe rispetto a delle iniziative che i Comuni stanno prendendo, supportandoli in queste iniziative. Mi preme ricordare che, capendo qual è la situazione dal punto di vista di una ristrutturazione del sistema delle Poste, in riferimento all'iniziativa che a livello nazionale si è immaginata, è molto più facile chiudere rispetto a valutare quali possono essere azioni strategiche di altro tipo.
Basterebbe guardare anche solo vicino a casa o oltre oceano. Mi preme sottolineare come oltreoceano le poste americane, ad esempio, abbiano come primo soggetto cliente in questo momento un colosso quale Amazon. In questo modo non solo hanno tenuto aperti i centri di smistamento e di accoglimento della posta, ma addirittura hanno dovuto discutere rispetto ad un'occasione diversa, che poi hanno accettato, vale a dire supportare il colosso dell'e commerce con l'apertura degli uffici postali sette giorni su sette e non soltanto sei giorni su sette.
Mi pare che nulla di ciò sia avvenuto a livello nazionale, ma soprattutto abbiamo immaginato di penalizzare ancora una volta quei centri che, con grande difficoltà, cercano di evitare un disastroso spopolamento delle aree. E non parliamo soltanto delle aree montane, ma anche delle aree adiacenti le prime cinture delle aree metropolitane.
Pertanto, con quest'interrogazione chiedevamo alla Giunta se non intendeva offrire un'assistenza legale e un supporto di natura giuridica attraverso i propri uffici a quegli Enti locali che hanno presentato o vorrebbero presentare dei ricorsi.
Quindi, chiediamo alla Giunta come immagina di intervenire su questo ambito e anche se il piano di razionalizzazione ormai è pressoché vagliato ultimato e promosso, riteniamo che la Regione Piemonte abbia comunque titolo per poter intervenire.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Cercherò di essere breve, ma anche di essere sufficientemente esauriente rispetto alle questioni che ha posto la Consigliera Porchietto.
Il primo elemento è come ci siamo mossi. A livello nazionale il Presidente Chiamparino si è mosso, ponendo la questione sia all'Amministratore Delegato di Poste Italiane sia al Governo, perché il primo piano di razionalizzazione degli uffici postali era complessivamente inaccettabile, non solo per la Regione Piemonte, ma per tutte le Regioni d'Italia.
A livello regionale abbiamo ritenuto di percorrere una strada per alcune ragioni che cercherò di spiegare, che è quella di avviare una trattativa con Poste Italiane sulla direzione nord-ovest relativamente ai contenuti del piano di razionalizzazione che riguardava il Piemonte.
Lo abbiamo fatto in sintonia con l'associazione dei Consiglieri regionali "Amici della montagna" e con le associazioni rappresentative dei Comuni (ANCI, UNCEM, Lega delle Autonomie), attraverso due fasi.
In una prima fase abbiamo posto a Poste Italiane il tema di affrontare alcuni nodi che emergevano con forza da questo piano. Una volta ottenuta la disponibilità a livello generale, abbiamo portato avanti una serie di iniziative di ascolto in tutte le Province del Piemonte, al fine proprio di capire quali fossero gli elementi più critici.
Questo ha portato ad una modifica della prima proposta del piano di razionalizzazione di Poste Italiane che ha riguardato 65 Comuni, che è un fatto positivo, anche se permaneva e permane l'insoddisfazione relativamente al fatto che altre proposte che avevamo presentato nel corso degli incontri non sono state prese in considerazione da Poste Italiane.
Perché ci siamo mossi con un atteggiamento di apertura di una trattativa con Poste Italiane? Perché avevamo compreso fin dall'inizio che la condizione politica nazionale stava fortemente mutando. L'Agenzia di tutela, in una prima battuta rispetto al piano di razionalizzazione di Poste Italiane, aveva assunto una posizione molto netta di contrarietà sia sulle modalità sia sul mancato coinvolgimento e sul fatto che i territori a dispersione demografica e territoriale venivano depauperati in quanto privati della presenza del servizio postale.
In seconda battuta, la stessa Agenzia ha assunto un atteggiamento di forte acquiescenza rispetto ai contenuti del piano di razionalizzazione di Poste Italiane, probabilmente legato al fatto che questo piano era, per alcuni aspetti, un elemento essenziale legato alla privatizzazione di Poste Italiane e alla capitalizzazione sul mercato e alla cessione di quote di capitale a Poste Italiane.
Tanto che questo diverso atteggiamento lo leggiamo anche nei confronti dei provvedimenti che i TAR hanno incominciato ad assumere nei confronti dei ricorsi che molti Comuni, non solo in Piemonte ma in tutta Italia avevano presentato contro i contenuti del piano di razionalizzazione.
Ad alcune prime sentenze decisamente positive e favorevoli ai Comuni ricorrenti, è subentrata una seconda fase - se leggiamo il recente provvedimento del TAR del Piemonte che ha respinto i ricorsi presentati da molti Comuni piemontesi, si dice che questo piano è coerente con i contenuti definiti con l'Autorità di Garanzia nazionale - in cui anche i TAR hanno assunto una giurisprudenza decisamente contraria ai ricorrenti.
Questo avvalora ancora di più la scelta che avevamo assunto di avviare una trattativa nel merito nei confronti di Poste Italiane.
Rispetto ai contenuti e alle questioni che poneva la Consigliera Porchietto con l'interrogazione, devo dire, in primo luogo, che la Regione Piemonte è disponibile, attraverso la sua Avvocatura, a dare attività di sostegno e di supporto.
Non può presentare ricorsi, ma può essere di supporto ad adiuvandum nei confronti dei ricorsi presentati da alcuni Comuni piemontesi.
Secondo. Noi riteniamo di continuare la trattativa con Poste Italiane perché l'intesa che avevamo raggiunto prevedeva un periodo di verifica dopo sei mesi, teso ad accertare quali erano le problematicità che emergevano da questo piano di razionalizzazione. Le criticità cominciano ad esprimersi ma incominciano anche ad esprimersi proposte alternative da parte dei Comuni sull'organizzazione del servizio. Ci sono alcuni Comuni appartenenti ad un unico ambito territoriale che, al posto di tre giorni di apertura settimanale collocati dalla mattina alla sera, ipotizzano un'apertura su sei giorni a metà giornata, perché questo garantisce il servizio. Poich molte volte i Comuni sono collocati sullo stesso asse viario, quindi non è che l'impiegato postale deve spostarsi a distanza di 50 o 60 chilometri di distanza, queste mi sembrano questioni ragionevoli da supportare.
Quindi, a partire dal mese di gennaio, sempre con il lavoro che stiamo facendo insieme all'associazione "Amici della montagna" del Consiglio regionale e sempre con il sostegno di ANCI, UNCEM e Lega delle Autonomie intendiamo riaprire il confronto con Poste Italiane, dopo la fase di attuazione di questo piano di razionalizzazione, allo scopo di verificare le problematicità emerse ma anche le proposte emerse in molti contesti territoriali e cercare di trovare un nuovo punto d'intesa, anche e soprattutto - e concludo - perché oggi il tema della tutela delle legittime aspettative, da parte di molti Comuni, di non vedere depauperato il proprio servizio è difficilmente affidabile alla strada del ricorso alla Giustizia amministrativa e va invece costruito sul piano di un accordo di merito tra la Regione, i Comuni e Poste Italiane.
Noi ci muoveremo in questo senso. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.20 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 10.26)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.


Argomento: Commercio - Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno n. 578 presentato dai Consiglieri Boeti, Molinari, Motta e Rostagno, inerente a "Aperture notturne dei centri commerciali a seguito della vicenda Shopville Le gru" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rostagno.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Chiedo che sia messo all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 578. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Rostagno.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)


Argomento: Nomine - Trasporti su gomma

Richiesta, da parte del Consigliere Bertola, di comunicazioni della Giunta regionale in merito alla nomina di Mario Virano quale amministratore delegato di TELT (Tunnel Euralpin Lyon Turin)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Vorremmo avere delle comunicazioni dal Presidente Chiamparino relativamente a delle dichiarazioni che ha rilasciato alla stampa che, a nostro modo di vedere, sono abbastanza sconcertanti, perché a seguito del giudizio dell'Authority che ha detto che Virano è incompatibile con la presidenza di TELT, giudizio derivante da una nostra segnalazione, il Presidente Chiamparino, oltre che il Sindaco della Città metropolitana Fassino, ha detto che questi sono formalismi.
Noi vorremmo capire se un Presidente che ha basato la sua campagna elettorale anche sulla legalità e un'Amministrazione regionale che dice di basarsi sulla legalità e sulla trasparenza possano considerare delle norme di legge come dei "formalismi". Per noi in legge la forma è sostanza quindi vorremmo delle comunicazioni dal Presidente Chiamparino relativamente a questo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Ordine del giorno n. 566 presentato dai Consiglieri Grimaldi, Grimaldi Accossato, Allemano, Appiano, Barazzotto, Baricco, Boeti, Chiapello Conticelli, Corgnati, Gallo, Giaccone, Ottria, Ravetti, Rossi e Valle inerente a "Concretizzare subito gli impegni presi per la tutela del clima e della qualità dell'aria (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come già chiesto negli ultimi due Consigli regionali, chiedo di rimettere all'o.d.g. l'ordine del giorno sul miglioramento della qualità dell'aria e il piano per la qualità dell'aria, come già richiesto nella scorsa seduta e in quella precedente.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Vado avanti e poi chiediamo al Presidente Chiamparino la disponibilità.
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 15 dicembre 2015 e sono approvati i verbali del 1 dicembre.


Argomento:

b) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo la Consigliera Caputo e l'Assessore Pentenero.


Argomento:

c) Modifiche di coordinamento


PRESIDENTE

Informo che l'Ufficio di Presidenza, in data 21 dicembre 2015, ha apportato, ai sensi dell'articolo 90, comma 5 del Regolamento, una serie di modifiche di coordinamento al testo di legge "Disposizioni collegate alla manovra finanziaria per l'anno 2015" approvata in Aula il 15 dicembre 2015.


Argomento:

d) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

e) Nomine e designazioni effettuate dalla Giunta e dal suo Presidente


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 37, comma 2 bis dello Statuto, si dà atto che sono state trasmesse le informative da parte del Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale in merito a un decreto di nomina del Presidente della Giunta regionale e una deliberazione di nomina della Giunta regionale.
Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.



PRESIDENTE

Consigliere Bertola, per quanto riguarda le comunicazioni del Presidente Chiamparino, ho chiesto e chiaramente non ci sono assolutamente problemi, ma sostanzialmente direbbe nuovamente quanto ha già detto; questo aprirebbe comunque una discussione dell'Aula e andrebbe a snaturare il programma.
Pertanto, come Presidente, ritengo di andare avanti sull'ordine dei lavori.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Se volete votare la proposta, votate.
Colleghi, chiedo l'attenzione dell'Aula.
Il Consigliere Bertola ha chiesto le comunicazioni del Presidente Chiamparino; il sottoscritto ritiene che non siano indispensabili queste comunicazioni perché viene ad essere alterato completamente il programma che abbiamo organizzato con difficoltà per questi giorni.
Tuttavia il Consigliere Bertola chiede che la sua richiesta venga messa in votazione.
Votando "sì" si ritiene che il Presidente Chiamparino dia la comunicazione; votando "no" si accetta la proposta del Presidente del Consiglio di non procedere alle comunicazioni.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.32, riprende alle ore 10.34)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Nomine - Trasporti su ferro

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla nomina di Mario Virano quale amministratore delegato di TELT


PRESIDENTE

Sono stato persuaso dal Presidente Chiamparino, perché sentiva la necessità impellente di comunicare, pertanto do la parola alla Giunta per le comunicazioni richieste dal Consigliere Bertola.
Prego, Presidente Chiamparino; ne ha facoltà.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Grazie.
In effetti, ringrazio per l'insistenza il Consigliere Bertola, perch sentivo molto il bisogno di spiegare il motivo per cui io e il Sindaco Fassino abbiamo ritenuto di fare un breve comunicato sulla vicenda Virano Authority Antitrust.
La questione è molto semplice: come tutti sapete, l'architetto Virano era il Presidente dell'Osservatorio per la Torino-Lione. Questo è il ruolo che ha svolto - ed era una prima questione che era netta nel comunicato cioè un grande compito nell'interesse pubblico del nostro territorio, della nostra regione e - mi sentirei di dire - dell'intero Paese, essendosi applicato a riprendere una questione che, come ben sa il Consigliere Ferrentino, nel 2005 si era arenata, che io e lui contribuimmo a sbloccare in un volo Alitalia mentre si stava andando a Roma per una riunione con l'allora Governo Berlusconi.
Da allora, il ruolo dell'architetto Mario Virano come coordinatore e Presidente dell'Osservatorio credo sia stato centrale per cambiare i connotati del progetto e le caratteristiche, cioè modificarlo direi radicalmente in alcune sue parti, salvo, ovviamente, il tunnel di base come si dice in gergo, perché questo è il cuore del progetto ed è chiaro che senza quello si sarebbe snaturato e non avrebbe più avuto ragione di esistere il progetto.
Quale prima affermazione contenuta nel comunicato, ribadivamo che l'attività dell'architetto Mario Virano aveva dato un grosso contributo all'interesse pubblico locale e nazionale.
In secondo luogo, la TELT (Tunnel Euralpin Lyon Turin) è una società finalizzata a gestire il tunnel - quindi avrà finalità anche di carattere economico (profit, come si dice) - ma certamente non è una prospettiva a breve perché, al momento, il ruolo è quello di gestire la realizzazione dell'opera, che, evidentemente, non prevede, sino a quando non ci sarà la messa in attività, risultati economici significativi.
Al di là di questo - e qui c'è la questione del formalismo - nessuno mette in discussione i criteri con cui l'Authority ha deciso. E' chiaro che sfugge ad una persona semplice - lo dico senza alcuna esitazione - come sono io, la ragione per la quale uno che per dieci anni ha gestito dal punto di vista dell'interesse pubblico e collettivo la predisposizione a un'opera sia poi in conflitto di interesse se dallo stesso Governo, che è una delle due parti che realizzano quell'opera, viene indicato come direttore di una società fatta dai due Governi che realizzano l'opera ripeto, sfugge.
In questo senso abbiamo usato l'espressione "formalismo", che pu essere benissimo in linea con i parametri: non la metto in discussione dico che ad una persona semplice questo passaggio sfugge.
Avrei capito benissimo se non fosse stato rispettato il freezing per passare da un ruolo di questo genere ad una società che gestiva direttamente attività collegate con, ad esempio, le ferrovie, con scopi di guadagno e di mercato, o ad una società quotata in borsa. Francamente, non riesco a cogliere la sostanza del conflitto di interesse.
Detto questo, mi sembra talmente vera questa mia affermazione che, se ho ben visto, lo stesso Governo, da un lato, ha ribadito quello che già l'architetto Virano aveva detto, cioè che non viene messo in discussione il valore di quegli atti anche perché la statuizione dell'Authority non ha un valore di sentenza. Inoltre, lo stesso Governo mi pare si stia orientando a trovare una soluzione ponte che consenta di arrivare a fine febbraio quando scade il cosiddetto freezing per l'architetto Virano - in modo che senza significative soluzioni di continuità possa riprendere l'impegno a favore della società che dovrà gestire la realizzazione di questa opera di grande interesse per la nostra regione, il nostro territorio e il nostro Paese.
Mi auguro di avere spiegato i due punti contenuti nella comunicazione che ho fatto con Fassino: il sostegno per il ruolo pubblico svolto dall'architetto Virano e la distinzione fra formalismo e sostanza con conflitto di interesse. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente; è stato molto chiaro ed esaustivo, almeno per me adesso vediamo se lo è stato anche per la collega Frediani.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente. Sarò breve, così, magari, lascio qualche minuto al collega Bertola, come da accordi.
La ringrazio per avere chiarito anche se, in realtà, ha confermato l'idea che ci siamo fatti leggendo i quotidiani; direi che ha confermato pienamente quanto avevamo capito.
Da parte sua mi sarei aspettata, al posto di un sostegno all'architetto Virano, un maggiore sostegno all'Autorità garante della concorrenza del mercato, che è un ente importantissimo nel nostro Paese. Proprio in questi giorni stiamo vedendo anche in Parlamento le discussioni sul conflitto di interessi, che sono questioni molto importanti.
Questo tipo di autorità è stata istituita proprio perché ce lo chiedeva l'Europa; siccome in Italia abbiamo un po' il vizietto di passare da una poltrona all'altra - quindi non è che sia un'eccezione quella di Virano l'Europa ha pensato di regolamentare il mercato in questo modo e per questo motivo il nostro Stato si è adeguato istituendo questa autorità, che effettivamente non emette delle sentenze.
A questo punto, sicuramente, ci aspetteremmo un passo indietro dell'architetto Virano, ma sappiamo che difficilmente arriverà.
D'altra parte, è un parere importante, ma non vorrei all'interno di quest'Aula disquisire in merito al parere, che comunque ho qui davanti perché avendo presentato io l'esposto, chiaramente, ho ricevuto le motivazioni. Le ho lette e le trovo più che ragionevoli, ma - ripeto - sono di parte perché avendo presentato io l'esposto è chiaro che le osservazioni dell'Autorità mi trovano concorde.
Sono un po' perplessa per il fatto che si voglia sminuire il lavoro di questa Authority, ma, soprattutto, che si voglia sminuire il senso di una legge. Cioè, noi qui stiamo parlando di una legge ben precisa, la legge n.
215/2004. Quindi, dire che si tratta di formalismi è un qualcosa che sminuisce il ruolo dell'Authority e sminuisce proprio questa legge, che prevede un periodo nel passaggio tra un incarico e l'altro.
L'architetto Virano ha ricoperto per alcuni anni il ruolo di Presidente dell'Osservatorio e di Commissario di Governo e nello stesso giorno in cui ha abbandonato quell'incarico ha assunto un altro ruolo, quello di Direttore di TELT. Tra l'altro, ricordo, come è stato confermato anche in risposta ad una mia interrogazione depositata a luglio, cui l'Assessore Balocco ha dato risposta qualche tempo fa, che TELT è stato anche individuato come gestore della linea storica. Pertanto, possiamo anche dire che TELT non ha fine di lucro, che i guadagni provenienti dal TAV ci saranno dal 2029 in poi, se mai si farà, se mai arriveranno. Io ovviamente, spero di no, ma - è chiaro - ognuno ha i suoi desideri; finora mi pare che i miei siano stati maggiormente esauditi rispetto ai suoi. Se non altro, i suoi sono un po' in ritardo, perché la talpa va un po' a rilento! Non dimentichiamo che in questa fase TELT ha il compito di gestire anche il traffico sulla linea storica, quindi attuare delle politiche che dovrebbero gestire il flusso merci tra Italia e Francia, utilizzando la linea storica. Pertanto, non stiamocela a raccontare: Virano ha annunciato ricorso e vedremo come si pronuncerà l'Antitrust. Noi lasciamo fare agli Enti preposti e non stiamo a giudicare.
Definire "formalismo" un parere che si basa su indicazioni ben precise che fanno parte della normativa del nostro Stato, lo considero una mancanza di rispetto nei confronti delle istituzioni e della legge. Da parte sua e dell'attuale Sindaco, candidato Sindaco e spero assolutamente non futuro Sindaco di Torino, mi sarei aspettato un po' più di rispetto.
In ogni caso, noi facciamo quello che ci sembra giusto: cerchiamo di segnalare quando le leggi vengono violate, lo faremo e continueremo a farlo. Ci opporremo sicuramente al ricorso al TAR e cercheremo anche di verificare se tutti gli atti firmati dal Commissario Virano siano validi oppure no.
La ringrazio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente. Sarò velocissimo.
Il Presidente Chiamparino ha dichiarato: "Per le nostre menti semplici non si ravvisava alcun conflitto d'interesse". Pensi, invece, che nelle nostre menti altrettanto semplici il conflitto d'interesse l'incompatibilità, prima di essere nelle leggi, era nel buonsenso.
L'incompatibilità era talmente nel buonsenso, era talmente evidente, che abbiamo inteso approfondirla attraverso le norme di legge.
L'Authority (l'Autorità garante della concorrenza e del mercato) ha affermato chiaramente che la nomina di Virano è avvenuta in violazione dell'articolo 2, comma 4, della legge n. 215/2004.
Questo recita la carta, nero su bianco. Poi, chiaramente, siamo nella solita situazione in cui l'opera è strategica, si deve fare, è importante chi se ne occupa è un eroe, e allora, per qualcuno i conflitti d'interesse nel buonsenso, non ci sono e le leggi diventano formalismi. Se volete andare avanti così, buon pro vi faccia! Segnalo che di conflitti d'interesse, in questo ultimo periodo, si è parlato parecchio, non solo in Piemonte. In questi ultimi giorni, una persona è stata definita un conflitto d'interesse con i tacchi! Magari questo conflitto d'interesse tutto nostrano i tacchi non li porta, perch non ne ha bisogno, però non sembra meno grave.
Fin qui, l'Authority: ci sono le leggi e a noi piace dire che le norme di legge non sono formalismi, ma sostanza legislativa vigente. Da qui in poi ci sarà il TAR: da una parte, ci sarà chi vorrà far valere la correttezza formale della nomina, e ci sarà chi, magari, dalla nostra parte, vorrà anche invalidare tutti gli atti assunti finora.



PRESIDENTE

Grazie, colleghi. Non ci sono altri interventi.
Ringrazio i colleghi del Movimento 5 Stelle e il Presidente Chiamparino.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 144, inerente a "Istituzione del Comune di Campiglia Cervo mediante fusione dei Comuni di Campiglia Cervo, Quittengo e San Paolo Cervo"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 144, inerente a "Istituzione del Comune di Campiglia Cervo mediante fusione dei Comuni di Campiglia Cervo, Quittengo e San Paolo Cervo", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Barazzotto, che ha facoltà di intervenire.



BARAZZOTTO Vittorio, relatore

Grazie, Presidente.
Il disegno di legge n. 144 si propone di accogliere la richiesta di fusione avanzata dai Consigli comunali di Quittengo, Campiglia Cervo e San Paolo Cervo, in provincia di Biella.
Il nuovo Comune, frutto della fusione, prenderà il nome di Campiglia Cervo ed avrà una popolazione complessiva, risultante dai dati ISTAT aggiornati al 31 dicembre di ogni anno, di 511 abitanti.
La scelta volontaria di fondersi da parte dei Comuni di Quittengo Campiglia Cervo e San Paolo Cervo pare condivisibile per molte oggettive ragioni, a partire dal numero esiguo degli abitanti, oltre al dato cartografico che raffigura un unico territorio senza alcuna soluzione di continuità, sino ad ora suddiviso in tre piccolissimi Comuni. Non leggo tutta la relazione, per evitare lungaggini, ma cito solo alcuni aspetti presumo significativi. Questo ritengo lo sia. Tra l'altro, ci tengo a dire che spero che questo esempio venga emulato da moltissimi altri Comuni in Piemonte.
La continuità del territorio determina, altresì, un'identità morfologica che comporta una comunanza di esigenze e problemi e, pertanto tramite la fusione fa sperare nella possibilità d'individuare migliori soluzioni o più efficaci rimedi.
Al di là di questi aspetti morfologici, vi è anche la difficoltà nella gestione dei servizi (questa situazione è veramente simile a molte altre realtà piemontesi), a partire dall'occasione delle nevicate, alla difficoltà di tenere pulite le strade e le frazioni, che sono ben 37 (questa è la cifra su cui ci si muove in questi tre Comuni).
Vado ancora per sommi capi.
A tale proposito, va evidenziato che attualmente tali Comuni sono accomunati anche dall'appartenenza alla medesima Unione montana Valle del Cervo La Bürsch. Questa zona storicamente era famosa e significativa anche perché all'inizio del '900 il dato economico testimoniava una vocazione comune adatta alla lavorazione della sienite, un particolare tipo di granito grigio molto resistente al gelo. Ancora oggi, quest'arte viene tramandata nelle scuole tecniche professionali, anche se - ahimè -per certi versi tende ad essere dimenticata.
La proposta di fusione contenuta nel disegno di legge è stata sottoposta a referendum consultivo l'8 novembre u.s., nel rispetto delle procedure dalle leggi regionali n. 4/1973 e n. 51/1992.
Il disegno di legge n. 144, nel testo licenziato dalla I Commissione si compone di 13 articoli, che do per letti.
Il contributo una tantum è pari a 121.400 euro, mentre il contributo annuale è stimato in un importo pari a 287,83 euro.
La copertura degli oneri di parte corrente, a partire dall'esercizio finanziario 2016, è stata individuata nelle risorse iscritte nell'UPB A130A1 del bilancio pluriennale, per gli anni 2015/2017.
Concludo dicendo semplicemente che mi complimento per questa volontà che non è poi così diffusa nel Biellese: una volta tanto, nel Biellese riusciamo a fare qualcosa di buono anche noi, dando corso ad una sorta di fusione tra i Comuni. Come ho già detto - e chiedo scusa per la ripetizione sono convinto che non solo in Piemonte, ma in tutta Italia, oltre a continuare a dire che dobbiamo risparmiare, dovremmo davvero modernizzarci e dar corso a queste fusioni ed Unioni dei Comuni.
Negli anni precedenti, non ho partecipato molto all'ANCI regionale, ma una delle cose più significative che ho visto è stato un esempio da parte di alcuni Comuni del torinese, che si sono uniti trasversalmente, con varie fazioni politiche. Un altro esempio è arrivato dall'Emilia Romagna e dal Veneto. Bene, conti alla mano, è stato dimostrato scientificamente l'efficienza che era stata raggiunta da parte di questi Comuni, cosa che non sarebbe stata possibile se ognuno fosse rimasto nel proprio ambito.
Pertanto, mi complimento con i Sindaci e soprattutto con le popolazioni che hanno voluto fare questo sforzo, che considero intelligente.
Concludo con la premessa, cioè con la speranza che questo avvenimento possa essere emulato e che serva come esempio per tutti gli altri Comuni.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Uno degli aspetti più significativi dell'applicazione delle legge 11 è esattamente quanto oggi stiamo discutendo. Non solo e non tanto la volontà delle amministrazioni comunali, ma aver avuto l'intelligenza o, almeno, la capacità di comprendere che era necessario, per un'opportunità che molte amministrazioni manifestavano, far sì che questa necessità non fosse soltanto legata a quello che appariva essere come un aumento di burocrazia.
I documenti, quando saranno modificati, cambieranno Comuni di riferimento vi è il rischio che si perda l'identità locale del Comune di residenza, ma l'operazione doveva anche essere accompagnata da un sostegno economico che incentivasse le amministrazioni comunali ad affrontare questo percorso.
Probabilmente, con questa legge - anche se adesso non ricordo il numero esatto - noi scendiamo sotto i 1.200 Comuni in Piemonte, o ci avviciniamo a questo numero. Credo sia la quarta iniziativa di fusione, nel corso dell'anno, che il Consiglio regionale promuove.
E' importante, però, sottolineare un aspetto fondamentale: le fusioni a cui abbiamo dato atto sono sempre fusioni di Comuni montani; Comuni che, in molti casi, hanno necessità di risorse per tutta una serie di attività di cui abbiamo parlato in decine di occasioni, e che questa norma prevede. Va sottolineato, ricordando ovviamente che la fusione è sempre volontaria (e adesso lo è anche lo strumento dell'incorporazione), il valore economico positivo che questa comporta.
Il nuovo Comune di Campiglia Cervo avrà uno stanziamento, nei cinque anni, per ciascuna delle singole annualità, di 121 mila euro, in termini di competenza; 121 mila per un Comune che, a seguito dell'unione, ha 500 abitanti. E' vero che ha una rilevante estensione geografica, nel senso che ha una superficie assolutamente consistente, ma è altrettanto vero che la Regione Piemonte non eroga un contributo di 121 mila euro per le attività generali a nessun altro piccolo Comune piemontese se sotto i mille abitanti.
Credo, quindi, sia importante sottolineare come una norma che è stata approvata, in realtà sta apportando aspetti che noi riteniamo positivi ricordando sempre che è un percorso che parte dal basso e che non è imposto. Sostanzialmente, il Consiglio regionale ratifica scelte fatte dai territori, ma che hanno questo valore aggiunto.
Dovremmo fare attenzione, nel bilancio 2016, di fare in modo ovviamente non potendo fare i veggenti, che vi siano risorse relativamente alla legge 11 del 2012, in modo tale che le amministrazioni comunali che intenderanno fondersi abbiano i benefici che la norma prevede.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Non essendoci altre richieste di intervento, procediamo con le votazioni.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Indìco la votazione palese sull'articolo 11.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Indìco la votazione palese sull'articolo 12.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione palese sull'articolo 13.
Il Consiglio approva.
Non essendoci ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 Consiglieri votanti 43 Consiglieri hanno votato SÌ 43 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame proposta di deliberazione n. 129, inerente a "Piano di rientro dal disavanzo finanziario al 31 dicembre 2014 come rilevato dal Rendiconto generale per l'anno finanziario 2014, ai sensi dell'articolo 9, comma 5 del decreto legge 19 giugno 2015, n. 78 convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2015, n. 125"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 129, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio

La proposta di deliberazione n. 129 definisce le modalità di rientro del disavanzo finanziario che, alla data del 31/12/2014, era pari ad un miliardo 264 milioni 190.043,83 e che, ai sensi delle normative di legge oggi vigenti, può essere spalmato in massimo sette anni.
Dico, come ho già espresso in Commissione negli ultimi giorni, che ai sensi della normativa oggi vigente può essere spalmato in sette anni perch il testo della legge di stabilità, così come licenziato dalla Camera, ma non ancora definitivamente approvata dal Senato, porterebbe questo termine di spalmatura da sette a dieci anni, ma noi, oggi, queste due deliberazioni le dobbiamo assumere prima dell'esame, da parte del Consiglio regionale del disegno di legge sull'assestamento di bilancio del 2015.
Anticipo già al Consiglio regionale che, qualora il testo definitivo della legge di stabilità confermasse questa ipotesi, in una delle sedute della prossima settimana del Consiglio regionale presenteremo una proposta di modifica alla deliberazione del Consiglio regionale, per portare la copertura del disavanzo finanziario al 31 dicembre 2014 da sette a dieci anni, secondo il testo che oggi è stato licenziato dalla Camera.
Oggi, però, la norma prevede che questo disavanzo venga coperto in sette anni per quote costanti e le quote costanti sono pari a 180 milioni 598 mila 577,69 euro per anno. Qualora si portasse a dieci anni, le quote costanti diventerebbero di 126.419.000 euro circa l'anno, con una significativa riduzione di poco meno di 60 milioni di euro sulle quote annuali per effetto di questa modifica.
La deliberazione prende in esame le modalità con cui questo disavanzo finanziario viene coperto nei prossimi sette anni, che sono riportate nella tabella allegata. Con questa tabella, che è stata costruita con criteri prudenziali, noi prevediamo che 304.042.463,34 euro possano essere coperti attraverso l'utilizzo dell'avanzo vincolato derivante dalla cessione dei residui alla gestione commissariale. Nella realtà, le nostre stime attorno a questo potenziale utilizzo per la copertura del disavanzo sono molto maggiori rispetto a 304 milioni e si collocano attorno ai 450 milioni di euro: se tutto funzionasse in sede di chiusura dell'esercizio 2015 sarebbero di 458 milioni di euro, il che avrebbe come elemento positivo il fatto che noi potremmo utilizzare questo avanzo vincolato per coprire integralmente il disavanzo di almeno tre esercizi.
Il secondo elemento sui cui si muove questa copertura è quello derivante da maggiori entrate. Ribadisco il concetto che ho espresso in Commissione: queste maggiori entrate non sono riferibili a un aumento di pressione fiscale, ma derivano unicamente da una valutazione sull'incremento del gettito dell'addizionale IRPEF a seguito dei tre provvedimenti che sono intervenuti nel corso degli anni e che hanno determinato tre manovre al rialzo sull'addizionale regionale IRPEF. Le maggiori entrate indicate nella tabella, quindi, sono riferite non a una previsione di incremento della pressione fiscale, ma a sviluppi lineari delle manovre che sono state votate nel corso degli anni; in modo particolare l'ultima, quella contenuta nella manovra finanziaria per l'anno 2015, di fatto non è ancora stata né incassata né accertata all'interno del bilancio della Regione.
L'unica entrata a parità di gettito - ma questo lo anticipo all'Aula era quella che noi abbiamo previsto nella manovra finanziaria sul bollo auto, che rischia di essere vanificata perché un emendamento votato alla Camera in sede di voto finale della legge di stabilità, di cui sono venuto a conoscenza solamente ieri sera, sospende per il 2016 anche per le Regioni questa è la novità rispetto al testo originario, che invece prevedeva la sospensione unicamente per i Comuni - gli incrementi di tributi o di imposte regionali. Allora, le interpretazioni di ieri sera - lo dico a scanso di equivoci - anche a seguito di una serie di approfondimenti svoltisi con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, renderebbero non applicabile sul 2016 l'incremento del 10% sui motocicli, mentre sarebbero applicabili le norme relative alle modifiche dei regimi di esenzione perché non costituirebbero un incremento di tributo. Di questo, per parleremo lunedì mattina nella seduta consiliare. E' chiaro che ci presenta un ulteriore problema, che cercheremo di affrontare e di gestire nella discussione sulla legge di bilancio, che impegnerà il Consiglio regionale nei prossimi mesi.
Gli altri interventi significativi di contenimento della spesa sono quelli che invece si riferiscono alla registrazione, a partire dal 1 gennai 2017, del cessato periodo di ammortamento di un'anticipazione, in termini di cessione di crediti, fatta dall'Amministrazione Bresso a favore delle Aziende sanitarie, per dare copertura al disavanzo pregresso sulla sanità. Questo determinerà un'economia in termini di minor spesa, nel 2017 rispetto al 2016, per poco più di 83 milioni di euro.
Parimenti, all'interno dell'allegato, abbiamo riportato quali sono gli ulteriori interventi di contenimento e riduzione di spesa soprattutto nel raffronto tra il 2017 e il 2016: il venir meno di spese straordinarie legate all'approvvigionamento di arredi, attrezzature informatiche e archivi all'interno del palazzo unico per 21 milioni di euro; la progressiva riduzione del costo del personale (già questo è un elemento positivo, in relazione al fatto che, rispetto al Piano di qualificazione della spesa, questo aspetto sta portando significativi rientri quanto al contenimento della spesa su questa voce).
Un altro elemento è rappresentato dal possibile andamento dell'intervento regionale sul trasporto pubblico locale che, soprattutto per effetto della cessione dei contratti sia sul ferro che sulla gomma all'Agenzia per la mobilità regionale, prevede una stima di costo di 533 milioni di euro sul 2106 e un andamento, a partire dal 2017, di 520 milioni. Non abbiamo considerato, nell'andamento di queste voci sul TPL gli effetti positivi che potrebbero derivare dal 2018 dalle gare soprattutto sul ferro, che è il dato che può rappresentare un'ulteriore chiave di svolta.
Ribadisco, a questo riguardo, che parlare di questi importi relativamente al TPL significa parlare di impegni che sono molto maggiori di quelli assunti dalla precedente Amministrazioni regionale nel Piano di rientro sul TPL, perché quel piano di rientro che era stato predisposto prevedeva unicamente un'aggiunta di tre milioni di euro l'anno relativamente alle risorse che venivano trasferite dal Fondo nazionale sui trasporti. Qui, anche a gettito invariato sul Fondo nazionale sui trasporti, che ammonta, se non ricordo male, a 483 milioni di euro, noi parliamo per il 2016 di stanziamenti a carico del bilancio regionale di circa 50 milioni di euro superiori al mero riparto del Fondo nazionale sui trasporti. E quindi questo costituisce un impegno forte che l'Amministrazione regionale continua mantenere a tale riguardo, a differenza del Piano di rientro che era stato approvato dalla precedente Giunta regionale che - lo ripeto - prevedeva unicamente un incremento di tre milioni di euro derivante dal trasferimento statale Ci sono poi una serie di ulteriori voci più di dettaglio che sono indicate all'interno dell'allegato.
A questo punto, vorrei solamente, già che ho la parola sulla proposta di deliberazione n. 129, illustrare l'unico emendamento che è stato presentato dalla Giunta su questa PDCR; poi ce ne sono invece due che riguardano la PDCR n. 130 e che sono già stati anticipati nel corso della Commissione di ieri pomeriggio.
A pagina 2, in calce alle tabelle vengono aggiunte le seguenti parole: "Il risparmio alla voce ARAI risulta già conseguito nell'anno 2015".
A pagina 9, al termine del capitolo riguardante altre voci di contenimento della spesa - al capitoletto relativo ad ARAI - dopo le parole "i costi di funzionamento tra più enti convenzionati" vengono aggiunte le parole: "Si precisa che il risparmio, pari a 0.5 milioni di euro, risulta già conseguito nel 2015".
Due ulteriori considerazioni.
La prima per dare atto che il Collegio dei Revisori dei Conti ha espresso il proprio parere favorevole - è già stato trasmesso ieri al Consiglio regionale -attorno alle due proposte di deliberazione.
La seconda è che con questa proposta di deliberazione si avvia un percorso di confronto fra la Giunta regionale e il Consiglio regionale.
Perché, come previsto in calce alla delibera, almeno semestralmente la Giunta regionale deve presentare una relazione al Consiglio regionale tesa a stabilire lo stato di attuazione del Piano di copertura del disavanzo cosa che faremo almeno semestralmente.
Questo diventa anche un momento di controllo da parte del Consiglio regionale sull'attività della Giunta relativamente agli obiettivi e ai contenuti riportati all'interno di questo documento.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ringraziamo il Vicepresidente per la relazione sulla delibera consiliare n. 129, che recepisce un articolo di legge (legge n. 78/2015) che dà la possibilità alle Regioni, in deroga rispetto alle norme di bilancio (in particolar modo il decreto legislativo n. 118), di spalmare il disavanzo finanziario delle Regioni da una prassi consolidata di tre anni a sette anni. Con quella postilla che illustrava poc'anzi il Vicepresidente Reschigna, sembrerebbe che nel testo della legge di stabilità (bisognerà poi leggerla nella sua complessità) ci sia un'ulteriore deroga per la spalmatura del disavanzo in dieci anni. Già per questo aspetto scaturisce una prima domanda da parte del nostro Gruppo consiliare: vorremmo sapere infatti, se gli emendamenti alle deliberazioni consiliari (che, tra l'altro, vengono richiamate anche nell'assestamento, che vedremo successivamente) verranno presentati tra oggi e domani, oppure se verranno presentati successivamente. Questo perché, ovviamente, presuppone due modalità di voto diverse.
Se dobbiamo fare una modifica sulle deliberazioni, dobbiamo modificare anche l'assestamento. Chiedo quindi una risposta al Vicepresidente Reschigna, per sapere se approvare comunque l'assestamento con ancora la spalmatura in sette anni, per poi, alla ripresa dei lavori dopo il Natale quindi il 27 o il 28 dicembre - modificare anche l'assestamento, oppure se non si approverà l'assestamento entro il 23. Questo è il primo quesito.
Noi intendiamo porre delle domande, oltre che fare interventi puntuali (o almeno provare a farli), proprio per dimostrare quanto il nostro Gruppo consiliare abbia lavorato in maniera attenta e responsabile sul bilancio della Regione Piemonte. Lo sta facendo ormai da anni, proprio perché la situazione finanziaria - e forse anche patrimoniale - della nostra Regione francamente è molto problematica: lo è stata, lo è tuttora e probabilmente, lo sarà anche nei prossimi anni.
Dunque, non possiamo che accogliere positivamente, sia pure con delle perplessità e delle domande sulla gestione passata dell'Ente, la possibilità di spalmare negli anni il debito (o il disavanzo) contratto negli anni. Quindi sette o dieci anni il disavanzo del 2014 che, com'è stato ricordato, è pari a un miliardo e 264 milioni; poi vedremo che, oltre ad aver messo a debito circa cinque miliardi di residui e di debiti certi liquidi esigibili con la manovra del DL n. 35, abbiamo ancora tutta la partita della ricognizione straordinaria dei residui che vedremo poi in fase di assestamento, anche quella spalmata in trent'anni.
Sostanzialmente, il risultato delle precedenti Amministrazioni ha fatto sì che vincolassimo per trent'anni le future generazioni (almeno la prossima) ad un debito. E ci sono, poi, sette o dieci anni di disavanzo finanziario del 2014, in parte frutto anche dell'Amministrazione di questa Giunta (per sei mesi): si tratta ovviamente di una situazione ereditata complicata, e molto di più potremmo dire nell'assestamento di bilancio del 2015 e poi sul bilancio del 2016.
Questo Piano di rientro dal disavanzo finanziario viene coperto sostanzialmente in questi tre anni con quello che potremmo definire un artifizio contabile: viene definita la cancellazione degli impegni residui trasferiti al Commissario straordinario per il pagamento dei debiti pregressi. Noi abbiamo ovviamente fatto emergere una serie di debiti fuori bilancio del passato, che prima o poi avremmo dovuto pagare, e li abbiamo trasferiti nel corso dell'anno al Commissario straordinario, che è il Presidente Chiamparino (nominato tale dalla legge di stabilità del 2015).
Così facendo, abbiamo liberato risorse nel nostro bilancio e quindi abbiamo stralciato questi impegni residui.
È ovvio che quelle sono risorse che adesso stiamo pagando. Ma come? Con l'aumento dell'addizionale IRPEF. Purtroppo, nella situazione di vincoli esterni in cui ci siamo messi come Paese all'interno dell'Unione Europea e dell'euro, non abbiamo grandi possibilità alternative se non quella di ridurre le spese o aumentare le entrate: da quello siamo abbastanza vincolati.
Negli anni passati è stato fatto in maniera massiccia l'aumento delle entrate: ricordava il Vicepresidente Reschigna due manovre di aumento dell'addizionale IRPEF dell'ex Presidente Cota - 50 milioni la prima, 156 la seconda - e una prima manovra (per ora l'unica, ma vedremo negli anni successivi) del Presidente Chiamparino con l'aumento delle tasse complessivamente per 100 milioni, di cui 80 ancora di addizionale IRPEF e 20 mix tra bollo auto e altre gabelle.
Sicuramente si è intervenuti molto sull'aumento delle entrate: in totale siamo a circa 300 milioni; un po' meno sulla riduzione delle spese.
E' ovvio che è sempre difficile ridurre le spese, soprattutto quando si vanno a toccare alcuni capitoli importanti, di finanziamento di settori eccetera eccetera.
Mi soffermo un attimo sulle entrate: abbiamo avuto quella discussione col Vicepresidente Reschigna a mezzo stampa sul tema dell'addizionale IRPEF. Su questa tabella, se ci fate caso, nel 2016 è scritto "78 milioni di euro di maggiori entrate". Nella vecchia tabella c'era scritto: "Addizionale IRPEF". Poi con un emendamento è stata cancellata, quindi sono maggiori entrate in generale (quindi potrebbe essere anche bollo auto e quant'altro); nel 2017 sono 118; dal 2018 sono 130.
Noi abbiamo interpretato questo incremento con una possibile manovra di aumento dell'addizionale IRPEF. Non ci sarà almeno nel 2016, ma vedremo successivamente, perché si è detto più volte che l'annus horribilis dovrebbe essere il 2017, per una serie di motivazioni che affronteremo nell'assestamento. C'è da dire, però, che capire come da 80 milioni di addizionale IRPEF si arrivi a 130 nel 2018 noi dei dubbi li abbiamo! Si è detto che l'addizionale IRPEF non si applica nell'anno in cui viene aumentata. Perché adesso, col decreto legislativo n. 118, il Governo fa arrivare le risorse agli Enti (alle Regioni e ai Comuni, se hanno l'addizionale comunale) con un ritardo di uno o due anni. Tuttavia, non capiamo comunque come si possa arrivare a 130. Da una parte, si è detto in Commissione che c'è un'ipotesi di crescita e di rialzo del PIL, che potrebbe aiutare, ma non sicuramente far incrementare l'addizionale IRPEF quasi raddoppiarla, cioè da 78 a 130.
Se lì dentro ci mettiamo anche l'ipotetica futura manovra del bollo depurata da quello che ha detto il Vicepresidente Reschigna, cioè depurata dal fatto che non si potrà aumentare del 10% il bollo sui cicli, e motocicli, eccetera, parliamo di - se non sbaglio - dieci milioni di euro se andrà in porto il disegno di legge che dobbiamo ancora affrontare in Commissione; siamo comunque lontani dai 130. Tuttavia, questo appunto è una stima che è stato fatta dagli Uffici e noi la prendiamo così com'è; vedremo negli anni successivi quale sarà il gettito.
E' sicuro che l'aumento delle entrate è vincolato alla copertura del disavanzo, cioè non può essere utilizzato per nuova spesa. E' vincolato; è vincolato sia dal decreto legge 35, sia da questo piano di disavanzo e quindi, rimangono tutti i problemi strutturali del bilancio, cioè riuscire a coprire con le entrate diciamo storiche (non le nuove) le nostre spese storiche di cui la Regione ha bisogno.
Sui risparmi una quota viene già destinata a partire dal 2016, una quota dei risparmi anche al rientro dal disavanzo. La quota fissa poi sarà di circa 150 milioni e mezzo a partire dal 2018.
Sulla tabella dei risparmi noi qualche perplessità l'abbiamo anche sollevata. Diciamo che la fonte più grossa di risparmio, com'è stato detto quel "non obbligo", diciamo, del pagamento del mutuo, anche se era una cessione di crediti alle ASL di 83 milioni di euro. Quello sarà il grosso probabile vero risparmio che avremo, però, a partire dal 2017, quando si andrà a chiudere.
Su tutti gli altri risparmi ipotizzati vediamo delle difficoltà a partire dal TPL, di cui forse poi parlerà più estesamente il collega Valetti, Vicepresidente della II Commissione, sia in assestamento, in quanto ci sono delle difficoltà evidenti a ridurre ulteriormente i trasferimenti ai trasporti. Quindi, noi leggiamo come un ulteriore fallimento anche della Giunta Chiamparino, sul suo peso politico a Roma anche come Conferenza Stato-Regioni, nel non aver ottenuto quell'aumento dei trasferimenti legati alla metropolitana di Torino. Non parlo della realizzazione delle nuove fermate, ma della gestione del servizio, spesa corrente, della metropolitana di Torino, che avrebbero aiutare.
In una situazione di difficoltà ambientale, quindi d'inquinamento che abbiamo nella nostra regione, pensare di ridurre il finanziamento al TPL fermo restando che abbiamo letto sui giornali che sarà finanziato dal pensionamento dei lavoratori e dalle riduzioni dell'IVA e non da tagli, ma poi abbiamo anche letto di un taglio del 3%, quindi, ne parleremo sicuramente a gennaio - non è una scelta saggia in questo momento, anzi bisognerebbe aumentare la spesa sul TPL per dare più servizi e disincentivare l'utilizzo della mobilità privata.
Sul resto dei temi delle perplessità le abbiamo soprattutto relativamente al 2017, quando vediamo che una spesa straordinaria, come quella dell'acquisto dei mobili, degli arredi e delle apparecchiature informatica della sede del grattacielo diventa un risparmio. Quella è una spesa straordinaria del 2015-2016, non è un risparmio del 2017! Pensiamo che questo non sia un risparmio. Ne parlerò comunque anche nella prossima deliberazione consiliare.
Concludo dicendo che abbiamo letto che è stato inserito, su richiesta nostra e del Revisore dei Conti, l'impegno formale a non realizzare ulteriori disavanzi; sottolineiamo come il procedimento di analisi delle deliberazioni da parte dei Revisori dei Conti sia stato molto compresso sembra che abbiano chiesto documenti esplicativi sull'allegato al Piano di rientro lunedì, ma non sappiamo quando questi documenti siano stati dati non sappiamo che istruttoria vi sia stata e leggiamo che il parere laconicamente, è favorevole, punto. Non c'è scritto nulla di più nella deliberazione dei Revisori dei Conti. Non sono il Revisore dei Conti, per forse, questo dimostra che hanno avuto poco tempo per analizzare, quindi è un parere un po' più formale che sostanziale, almeno dal nostro punto di vista.
Comunque, su questa deliberazione, con queste premesse, non possiamo assolutamente esprimere un parere nel merito, proprio perché non abbiamo analizzato concretamente quelli che sono i risparmi e le maggiori entrate.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Apriamo la discussione generale sul provvedimento.
La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Effettivamente, si interviene su queste due proposte di deliberazione anche per chiarire la cornice entro la quale questi provvedimenti si muovono. Concretamente, la cornice è quella di una poderosa, coraggiosa dura e difficile opera di risanamento dei conti di questa Regione.
Senza questa cornice, non avrebbe senso ragionare di assestamento al bilancio, non avrebbe senso o non sarebbe possibile immaginare nessuna manovra finanziaria per il futuro; senza queste manovre, senza queste decisioni, senza il riflesso di un anno e mezzo di attività di questa prima parte di legislatura non riusciremmo ad immaginare alcuna forma di futuro.
Quindi, mi si permetta, non come clausola di stile, ma come clausola di profondo convincimento, di ringraziare la Giunta, certo, ma soprattutto il Vicepresidente Aldo Reschigna, che da mesi sta alacremente lavorando insieme a tutti gli Uffici, per arrivare ad una proposta di cammino, perch questo non è il punto di arrivo, ma il punto di partenza di un nuovo modo di governare e amministrare la Regione.
Come dicevamo, vi è il pesantissimo disavanzo finanziario, ereditato rispetto a nuove norme, che più correttamente contabilizzano le diverse poste, di un miliardo e 264 milioni, a cui siamo stati abituati e che andranno spalmati in sette anni o dieci, se passerà in via definitiva la norma contenuta nella legge di stabilità, e che porta, ad oggi, a dover accantonare 180 milioni annui, se spalmata in sette anni, all'ulteriore disavanzo tecnico derivante dal riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi, pari a due miliardi e 152 milioni, che porta a congelare ulteriori 72 milioni annui per i prossimi trent'anni. Da tutto questo derivano i margini di manovra per tutte le altre scelte, sia di gestione corrente, sia di strategie politiche rispetto alle diverse competenze della Regione.
Dicevo, però, che è una cornice che contabilizza e fotografa anche i primi risultati delle prime azioni che, nei diversi Assessorati di questa Regione e sulle diverse politiche di competenza della Regione, sono state portate avanti nell'ultimo anno e mezzo. Infatti, sul fronte della spesa una parte di questo disavanzo, da cui occorre rientrare, è proprio finanziato da risparmi sulla spesa delle diverse politiche, che sono risparmi dovuti a riorganizzazioni e razionalizzazioni.
Riorganizzazioni e razionalizzazioni: la riforma dell'Agenzia per la mobilità da cui ci si attende, a regime, un risparmio di 13 milioni; i risparmi sui canoni di locazione che avremo nel momento in cui tutta la struttura dell'esecutivo e dei vari Assessorati si trasferirà nel palazzo unico, per un risparmio complessivo, dal 2017, di circa quattro milioni; i risparmi sul costo del personale, contabilizzati in poco meno di 20 milioni; la riduzione di spese di enti strumentali, quindi pensiamo ai discorsi inerenti ad ARPA e all'Agenzia Territoriale per la Casa, il cui numero è ridotto, e razionalizzandone il funzionamento, con un risparmio ulteriore di circa quattro milioni; le riduzioni di trasferimenti al Consiglio regionale.
Negli ultimi anni si è consolidato un risparmio di 15 milioni, cui se ne aggiungerà un altro a legislazione attuale, per circa due milioni e mezzo, ma con l'impegno, nel prossimo mese di gennaio, di approvare una nuova legge di riduzione delle indennità, che porterà ad ulteriori milioni di risparmio nei trasferimenti. Consideriamo altresì la razionalizzazione di enti strumentali e il piano di alienazione di immobili nel momento in cui quelli di proprietà non saranno più utilizzati dai diversi Assessorati.
Quindi, affermare che non si è ragionato e non si è lavorato sul fronte della spesa, pur sapendo, peraltro, che agire sul piano della spesa è molto complesso e che, soprattutto, i risparmi non si conseguono nel giro di qualche settimana, ma evidentemente guardano ad un futuro pluriennale, non è certamente un'affermazione corretta.
Aggiungerei un ulteriore dato, che non è contabilizzato in queste due delibere, ma che sarà un altro degli elementi che ci permetteranno di governare con più serenità e con più autonomia nei prossimi anni: il poderoso lavoro fatto in campo sanitario per quanto concerne l'obiettivo dell'uscita dal Piano di rientro.
Se - com'è ormai abbastanza probabile - si arriverà alla conclusione di questo percorso iniziato cinque anni fa, e quindi, quantomeno dalla metà dell'anno prossimo, si potrà tornare ad agire in quel campo non con irresponsabilità, ma con la responsabilità autonoma di questa Regione anche tutta una serie di scelte di politiche di bilancio (penso al tema importante dei LEA e degli extra LEA) potrà essere immaginata in una modalità diversa rispetto ai dogmi imposti dal Piano di rientro dettato da un'irresponsabile (dal punto di vista contabile) gestione passata.
Sul fronte delle entrate, le delibere che stiamo discutendo non sono delibere di aumento di entrate, ma sono delibere (soprattutto quella del Piano di rientro dal disavanzo finanziario) in cui, per la prima volta, si contabilizzano in modo pienamente corretto i proventi delle manovre di aumento adottate nel passato, perché si registrano, negli anni in cui effettivamente sono esigibili quel tipo di entrate, le entrate medesime.
Poiché abbiamo letto nelle scorse settimane che, in virtù di queste delibere, si aumenta l'addizionale IRPEF nella nostra Regione, almeno in un'Aula istituzionale ribadiamo un concetto di verità, un principio di verità: si contabilizzano gli aumenti stabiliti nel passato negli anni in cui l'Agenzia delle entrate comunica effettivamente, in modo certificato queste somme e quindi queste somme diventano effettivamente esigibili.
Quante volte, in passato e non solo qui, si registravano degli aumenti in termini di competenze e di stanziamenti e poi, nei consuntivi degli anni successivi, si dovevano tagliare questi residui attivi che non corrispondevano a verità? Oppure, com'è avvenuto qua, si mantenevano in piedi residui attivi assolutamente fasulli che poi, quando finalmente prevalgono le norme di buona contabilizzazione, si devono cancellare e questo determina parte di quel disavanzo tecnico a cui dobbiamo dare copertura? Sul bollo, discuteremo soprattutto nel provvedimento fiscale nella settimana prossima e già se ne sta discutendo in Commissione, quindi non sarà questa l'unica sede in cui si farà un'affermazione quantomeno di chiarezza.
Il Piano e la delibera che abbiamo sottomano fotografano e registrano uno status quo, e le leggi che seguiranno cercheranno di consolidare quel tipo di entrata nell'ammontare attuale, quindi le manovre di armonizzazione in quel campo non porteranno a un aumento di gettito, ma saranno il tentativo di consolidare il gettito esistente compensando scelte nazionali che, con l'allocazione diversa delle poste e del bollo delle auto in leasing, determinerà una perdita di gettito nel 2016 per la nostra Regione.
Quindi il sostegno alle delibere non è un sostegno a dei meri documenti, ma è un sostegno politico a un'azione riformatrice e di risanamento di cui questa maggioranza - e, devo dire, con responsabilità anche le opposizioni in Commissione - si intende fare carico, noi con la prospettiva di governo e, ovviamente, le opposizioni con una prospettiva diversa.
Da ultimo, mi permetto di replicare all'affermazione per cui vi è stato un fallimento politico dell'azione rivolta verso Roma da parte della nostra Regione.
Ebbene, se fosse registrabile un fallimento politico, non avremmo certamente ottenuto - non solo noi come Regione, ma tutto il comparto delle Regioni - quel decreto fondamentale sulla corretta contabilizzazione del decreto legge 35 senza il quale non saremmo qui in Aula a discutere di alcunché, ma avremmo un mero commissariamento della Regione; non staremmo a immaginare il passaggio dai sette ai dieci anni della copertura del disavanzo finanziario, e anche questo non ci permetterà di fare nuova spesa, ma ci permetterà di gestire con un po' più di tranquillità questo Piano ambizioso di rientro dal disavanzo accumulato in tantissimi anni; non si sarebbe parlato di un incremento di quota del comparto Regioni per il rientro dal disavanzo medesimo; non si sarebbe parlato, insomma, di una prospettiva di lavoro un po' più possibile rispetto a prima.
Poi, certo, il tema della congruità dei trasferimenti sul trasporto pubblico locale è una verità; il fatto che il servizio della metropolitana non sia stato ad oggi contabilizzato come criterio è una verità e sarà uno dei temi su cui andremo a lavorare nei mesi futuri, affinché anche quel tipo di trasferimento sia più congruo rispetto agli stanziamenti attuali.
Chiudo come ho cominciato, ribadendo non tanto e non solo un parere e un giudizio positivo sulla singola delibera o sulle singole due delibere ma un parere positivo e una condivisione piena della difficoltà e dell'ambizione di questo Piano, che riporterà la nostra Regione all'onore del mondo di una giusta contabilizzazione e giusta gestione del proprio bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Alcune considerazioni. Ho ascoltato con attenzione l'intervento del Consigliere Appiano, il quale giustamente parlava delle diverse vedute di prospettiva fra maggioranza e opposizione, quindi è bene aggiungere a quanto già hanno detto altri colleghi dell'opposizione anche una nostra considerazione su queste due delibere, in cui andiamo a valutare nei prossimi sette anni sia il recupero del disavanzo e del riaccertamento straordinario, sia il recupero pari a circa due miliardi e 152 milioni, sia il recupero del disavanzo finanziario e tecnico pari a un miliardo e 200 milioni.
Ci sembra che la tranquillità evocata dal Consigliere Appiano nella gestione amministrativa, con una certa serenità rispetto ai numeri presentati, non sia possibile per il fatto che i numeri non ci paiono veri.
E diciamo anche perché.
Ad esempio - e sono cifre importanti quelle che stiamo per richiamare rispetto al fatto che al 1° gennaio 2017 vi è la restituzione allo Stato dei mutui contratti dalla Regione Piemonte per un valore complessivo di oltre 160 milioni di euro, non capiamo dove questa restituzione venga rappresentata nelle delibere n. 41 e n. 42, cioè nelle note non troviamo n ci è dato sapere dove questi oltre 160 milioni di euro, che dovremmo contabilizzare necessariamente dal 1° gennaio 2017, li troviamo nell'ambito di questo conteggio economico. Questo ci preoccupa, perché voi capite che se a tutto il resto, dovessimo aggiungere questi 160 milioni di euro, che sono i mutui che devono essere restituiti entro quella data, ciò andrebbe a incidere pesantemente su tutto il quadro economico che l'Assessore ha descritto nella presentazione delle delibere.
Un altro elemento che noi stiamo notando nell'ambito delle tabelle che ci sono state presentate riguarda la normativa sul bollo, che andremo a discutere nelle prossime sedute. In Commissione abbiamo detto che questo è un recupero del denaro che, a livello centrale dello Stato, non ci viene più dato e quindi va a copertura di quel tipo di finanziamento che ci è stato raccontato e che è stato discusso nell'ambito delle Commissioni.
Bene, ma nell'ambito delle annualità successive che nelle tabelle ci viene presentato, è chiaro che, per quanto riguarda le maggiori entrate previste nell'esercizio finanziario della tabella A, vuol dire che dai 78 ai 118 ai 130 milioni, a partire dal 2018 in poi, sono sicuramente delle maggiori entrate.
Quindi vorrà dire che, rispetto alle dichiarazioni politiche poc'anzi, un rappresentante della maggioranza, Appiano, ha dichiarato che vi è sì un sacrificio, ma non ci sono aumenti di tasse, e che abbiamo già discusso più volte in questo anno - questa tabella evidenzia che il recupero dell'attività finanziaria sul bollo di quest'anno non sarà sufficiente negli anni a venire, quindi ci sarà sicuramente un altro aumento di tasse e un altro aggravio per i cittadini piemontesi.
Infine, ho seguito con attenzione la riduzione dei costi del personale.
Mi manca un dato e non capisco dove viene inserito; per quanto riguarda il personale, vi è un risparmio elevato, considerato che l'assorbimento del personale delle Province, com'è stato più volte detto dall'Assessore, è pari a circa 50 milioni di euro, valore che dobbiamo recuperare da tutte le Province.
Devo dire la verità: non capisco; anzi, vedo un risparmio di tre milioni il primo anno e, a mio modo di vedere, se la matematica non è un'opinione, 50 milioni meno tre milioni fa 47 milioni in più di spese per il personale che dobbiamo considerare nell'ambito della Regione, perch questo personale dovremo andarlo a pagare noi.
Qui, invece, vedo solo una riduzione, senza considerare il dibattito articolato ed ampio che è stato fatto all'interno di quest'Aula sui costi complessivi del personale della Regione, cioè su come viene assorbito, dove viene inserito, ma non capisco quale elemento permetta di dire che un assorbimento così grande possa avvenire in modo così tranquillo e così rilassato, come ci è stato detto poco fa. In realtà, sono 50 milioni in più che dobbiamo considerare nell'ambito del nostro bilancio.
A proposito del risparmio sul TPL: l'anno scorso, lo ricordate, eravamo qua a discutere l'incidenza del TPL e di come recuperare i soldi sul TPL.
Io noto dei risparmi che vanno dai 13 ai 15 milioni costanti negli anni successivi al 2017, a partire dal 2018. Questo ci preoccupa non poco perché i 13 milioni del 2017 e i 15 milioni costanti negli anni successivi significano un'altra riduzione dei costi del TPL.
Chi, come il sottoscritto, viene dalle Province piemontesi, vorrebbe capire qual è la differenza, come questa attività viene ripartita fra la città capoluogo, dove l'incidenza del TPL è particolarmente intensa rispetto, invece, al resto delle Province, dove magari non vi è un numero di automezzi che girano come quelli di Torino; voi capite che, in alcuni paesi delle nostre Province, una riduzione di questo genere vuol dire un danno notevole. E' una riduzione che, peraltro, pesa sull'Agenzia della mobilità che la Regione ha creato insieme all'adesione di Comuni e Province. Però, essendo una partita economica fissa, con il fatto che si riducano queste cifre in un aumento naturale dei costi nei prossimi anni non capiamo quale sarà la ripartizione di questo TPL, quali saranno le corse e le tratte che verranno soppresse o quali saranno i risparmi che verranno effettuati.
Manca, infine, una cosa importante. Noi, da quando ci siamo seduti in quest'Aula, abbiamo sempre discusso - lo ripetiamo, anche se la cosa che stiamo per dire ora forse è ridondante - a proposito dello sfoltimento di queste società partecipate. Lo discutiamo ed ogni anno rimandiamo all'anno successivo; vi è la promessa, da parte dell'Assessore e del Presidente, che sarà un tema che dovremo affrontare.
Io vedo qui che il risparmio sulle partecipate, a partire dal 2017 perché nell'anno 2016 è previsto un importo pari a zero - è di tre milioni nel 2017 e di quattro milioni costanti negli anni successivi. Non ci pare che queste cifre prevedano una dismissione o una chiusura, perché, al di là del recupero finanziario dal punto di vista della vendita degli immobili (altra partita importante da definire), desideriamo chiedere che cosa significa.
Vorremmo capire se questa Amministrazione regionale vuole o non vuole andare a diminuire, chiudere, valutare la dismissione e la vendita di partecipate tale per cui abbiamo un risparmio molto più consistente di quello che viene visto in queste tabelle, perché leggere queste tabelle così come le leggiamo noi ora vuol dire un'assoluta assenza di politica sulla dismissione delle partecipate. Anzi, lo abbiamo già discusso in sede di Commissione: probabilmente ci sarà l'aumento delle partecipate, se viene confermato, visto che non è stata smentito, nell'ambito della nostra sollecitazione in Commissione, l'aumento delle partecipate con l'ingresso in SORIS a livello dell'eventuale società di recupero dei crediti e dei debiti che ha la Città di Torino.
Quindi, ci mancano elementi fondamentali per poter dare una valutazione economica complessiva seria, che possa rappresentare un dibattito che, con coraggio, questa Amministrazione ha intenzione di portare avanti.
Concludo, facendo notare un altro elemento: il risparmio previsto è sul Consiglio regionale. I Consiglieri sanno che, dopo aver dato un risparmio di 30 milioni di euro da quando siamo insediati, è previsto un ulteriore risparmio sul Consiglio regionale, mentre non riusciamo a comprendere quali sono i risparmi sulla Giunta regionale. Evidentemente vi saranno delle possibilità di risparmio anche in ambito di questa Amministrazione e di questo centro di costo della Regione Piemonte.
Normalmente viene sempre richiesto, invece, un sacrificio ai Consiglieri regionali, ma non si vede un contraltare sul risparmio della Giunta, che assolutamente manca nelle tabelle che vengono descritte e presentate a seguito della discussione che stiamo facendo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Quello che possiamo dire, dopo avere visto il secondo assestamento di bilancio in questa legislatura, è che sostanzialmente non abbiamo mai la certezza di quello che andiamo ad affrontare, perché quello che abbiamo assestato l'anno scorso è stato ulteriormente corretto quest'anno, quindi ballavano delle cifre che erano molto spesso nel senso dell'ottimismo, come sempre. Quest'anno siamo addirittura arrivati ad avere un'incertezza persino nel mese di dicembre, in relazione a tutto quello che riguarda sia l'assestamento sia il piano di rientro dal disavanzo.
Sotto questo profilo merita sottolineare il fatto che, come ha già detto il collega Bono, anche il parere dei Revisori è, tutto sommato nient'altro che una presa d'atto di quello che viene deliberato, senza alcuna effettiva valutazione di merito. Valutazione di merito che abbiamo tentato di fare sulle cifre, ma che vorremmo fare anche nella forma, nel senso che quello che è evidente da queste tabelline è il fatto che si presenta un quadro unicamente finalizzato a sostenere che siamo in grado di affrontare il problema, che è quello di coprire un disavanzo, che deve essere coperto in sette anni e che è originato da una cattiva gestione delle risorse assegnate alla Regione nei bilanci passati e da una cattiva capacità di programmazione di impiego delle risorse, che mostrano da ormai un quindicennio l'incapacità di impegnare cifre che siano coerenti con il livello delle entrate.
Su tutto questo oggi vediamo un impegno alla rappresentazione corretta delle informazioni, ma a noi pare manchi, invece, la dimostrazione che si sia in grado effettivamente di controllare le cifre che vengono inserite nelle varie tabelle. Infatti, noi abbiamo assistito - è ciò che ha reso molto difficile il compito delle opposizioni in questo scorcio di fine anno ad una continua variazione, che - per carità - è legata a problematiche che non dipendono, a volte, direttamente dagli Uffici e dagli Assessorati ma anche alla consistente instabilità e incoerenza delle normative nazionali.
Ricordo l'ultima: l'Agenzia nazionale per il lavoro, che poi è sparita misteriosamente, facendo ricadere i Centri per l'impiego sotto la competenza regionale, quindi con ulteriore necessità di reperimento fondi coperture e allocazioni ancora da capire; così come tutto il balletto sul recupero dei dipendenti provinciali, che però vengono inseriti in ruolo separato, perché farli rientrare effettivamente nel ruolo regionale comporterebbe ulteriore aumento dei costi.
Anche in questo caso si sta spostando il problema, perché al momento non siamo in grado di affrontarlo.
Su quanto stiamo discutendo oggi ci troviamo, di nuovo, di fronte ad una situazione di questo genere; cioè, dopo tutta una serie di valutazioni si tirano fuori delle cifre sulla cui certezza c'è una sostanziale incertezza perché, di nuovo, nella legge di stabilità potrebbe esserci l'allungamento di dieci anni della "spalmata" relativa al rientro dal disavanzo. Nuovamente, vediamo che nella rappresentazione mettiamo delle cifre che andrebbero a coprire il disavanzo su anni in cui queste cifre, in realtà, non rappresentano più un effettivo risparmio ma al più una disponibilità legata al fatto che quella spesa, che è stata compiuta una volta, non si farà più. Però, non dice niente in relazione al fatto che io abbia il controllo sulle entrate effettive di quell'anno, in particolare dal 2017 in avanti.
Secondo noi, questa rappresentazione è carente non tanto nelle ipotesi che si prefigurano, ma sotto il profilo della cristallizzazione di queste ipotesi, e nemmeno si dà una rappresentazione di possibili scenari, che è la situazione di fronte alla quale ci siamo trovati. Mi riferisco al mancato gettito derivante dal bollo auto e al fatto di capire quando si manifesteranno gli effetti delle manovre addizionali IRPEF degli anni passati e il loro importo. Cioè, parlo di una rappresentazione più corretta, che normalmente si fa nei piani previsionali, per determinare le previsioni economiche sulla base delle quali effettuare sia spesa corrente che investimenti negli anni futuri o sulla base della quale assumere decisioni importanti sulla ristrutturazione di come la Regione gestisce le proprie funzioni.
Qui stiamo parlando sia del personale direttamente dipendente dalla Regione - su cui si fanno ipotesi di risparmio, anche in questo caso - sia delle partecipate; quest'ultimo è un discorso che, a nostro parere, è stato fino ad oggi - l'ha detto anche la Corte dei Conti - affrontato in maniera decisamente superficiale, con un semplice approccio del tipo "tagliamo così risparmiamo". Questo non è assolutamente certo, perché, comunque - posto che non abbiamo partecipate che non facciano proprio nulla - quello che fanno queste partecipate da qualche parte lo si dovrà far fare e tendenzialmente avrà un costo, la cui determinazione non è stata chiaramente quantificata e nelle proiezioni sul futuro, prossimo o a medio termine, dovrebbe comunque avere una rappresentazione.
Tutto questo è stato più o meno detto anche dalla Corte dei Conti, che già in passato, ci aveva avvisati su quanto stava per succedere, che si è puntualmente verificato, per cui anche mettere da parte le considerazioni per le quali si ritiene la Corte dei Conti un po' troppo pessimista, pu essere forse un approccio leggermente superficiale.
Salta agli occhi un fatto: spero che la Giunta abbia rappresentazioni più elaborate di questo, perché quanto ci è giunto in Commissione - pur apprezzando il grossissimo sforzo compiuto dal Vicepresidente che ad ogni nostra richiesta di approfondimento ha dato seguito fornendoci sempre nuove informazioni - ha comunque evidenziato un gravissimo problema nella rappresentazione dell'equilibrio economico dell'Ente Regione Piemonte. La rappresentazione con la quale sembra si sia voluto dire che "per quest'anno abbiamo questo problema ma dall'anno prossimo questi problemi non ci saranno più" non è un'affermazione che ci convince, perché nei prossimi anni avremo magari non tanto il problema di ritrovarci un disavanzo che viene messo dalla Corte Costituzionale sul 2013 ma ci saranno "n" altri problemi, sempre legati all'instabilità istituzionale degli Enti locali (Unioni di Comuni, Province), al riordino di tutta una serie di funzioni al rischio dell'arrivo di una riforma costituzionale che rimetterà di nuovo in gioco tutto quanto e a un'instabilità sostanziale e cronica di livello governativo, che con una legge di stabilità a fine anno di nuovo va ad incidere sui conti che stiamo assestando oggi.
Allora, cosa ci garantisce che l'anno prossimo non succederà la stessa cosa? Poi, abbiamo mine vaganti che riguardano la rinegoziazione eventuale di un patrimonio di derivati che stiamo ereditando, che non sappiamo come gestire e che faranno impazzire i bilanci a partire da qualche anno a questa parte. Anche in questo caso, c'è la rinegoziazione, per la quale abbiamo dato mandato alla Giunta già dall'anno scorso, ma che, ad oggi, non ha prodotto effetti. Di conseguenza, anche di questi effetti, visto che nella tabellina abbiamo proiezioni che vanno al 2018-2019 e così via, si sarebbe dovuto dare rappresentazione.
Sotto questo profilo, non possiamo che manifestare comprensione per le difficoltà in cui ci si trova e per il tentativo effettivo di affrontare la questione in modo concreto, finalmente - quindi di non nascondere conti ma c'è insoddisfazione in quanto, ad oggi, non sono possibili valutazioni di massima, di minima e di gestione funzionale delle problematiche.
Quindi, potenzialmente qualsiasi fattore negativo capitasse incidentalmente nel corso dell'anno prossimo causerà gli stessi effetti che hanno fatto sì che questo anno si sia arrivati al 21 dicembre nella necessità di approvare un assestamento di bilancio.
Grazie.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Sarò piuttosto breve, anche perché sono stati molto chiari ed esaustivi i colleghi del Gruppo che hanno parlato fin qui.
Da questa deliberazione, soprattutto dall'analisi degli allegati emergono alcuni elementi che sono già stati messi in evidenza non solo dal nostro Gruppo consiliare.
Intanto, al di là della polemica a mezzo stampa che c'è stata sull'aumento o non aumento dell'IRPEF, risulta chiaro che non è così evidente che non si aumenti l'Irpef nel 2017.
Immagino che la speranza anche dell'Assessore e Vicepresidente Reschigna e del Presidente Chiamparino sia quella di non aumentare l'IRPEF regionale nel 2017, ma, ad oggi, questa certezza non c'è, al di là delle rispettive posizioni e della legittima e normale dialettica politica.
Ci sono poi anche, ma è già stato detto, un po' di quelle cifre che ballano, nell'Allegato sono poco chiare o, comunque, hanno destato qualche perplessità da parte nostra. Una su tutte: quella che vede i 19 milioni come risparmi per i prossimi anni.
Si spendono 19 milioni in un anno per gli arredi del grattacielo, cifra che di per sé a noi è parsa e pare spropositata, perché, al di là del fatto che si va in una struttura nuova, che si cambia il sistema, l'impostazione ecc, ecc., è una cifra molto alta. Dire, però, che si sostiene questa spesa straordinaria e poi, per gli anni a venire, si risparmiano, ogni anno, 19 milioni di euro, è un po' strano. Sarebbe come dire: "Quest'anno, acquisto un appartamento a 100 mila euro, poi risparmio 100 mila euro per tutti gli anni successivi"! E' un po' strano! Poi, capisco che certe cifre vadano messe, che insieme funzionino e devono funzionare, però è un po' singolare.
C'è, poi, una voce sui risparmi derivanti dal Consiglio regionale. Al di là del fatto di richiamare - come già altri hanno fatto - la necessità di agire sui costi della politica, non solo del Consiglio regionale, ma anche della Giunta (e questo è importante dirlo), va detto che probabilmente, dei risparmi interessanti per la nostra Regione potrebbero essere conseguiti anche dal divieto di cumulo dei vitalizi. In questo senso, è stata presentata la nostra proposta di legge, che noi vorremmo fosse discussa al più presto, insieme alle altre proposte riguardanti i costi della politica.
Se si è deciso di fare questo tavolo, diventiamo un po' tutti falegnami e vediamo, tutti insieme, di realizzare qualcosa che possa essere utile alla nostra regione.
Vi è, inoltre, una perplessità riguardante la questione del parere dei Revisori. Anche a noi il parere è sembrato un po' laconico e poco dettagliato, vista anche la breve tempistica con la quale è stato assunto.
Se è vero - come ha detto l'Assessore in Commissione - che non è che i Revisori hanno preso in mano il bilancio l'ultimo giorno e che quindi non sapessero prima cosa c'era scritto, è anche vero che proprio per questo forse, il parere poteva fornirci qualche elemento in più ed anche dei rilievi che a noi sembravano e sembrano giusti, rispetto a quel documento e che, invece, magari non abbiamo visto.
La nostra sensazione, ma anche preoccupazione, è che le difficoltà, da una parte, e i tempi stretti, dall'altra, facciano sì che qualche elemento che magari a distanza di tempo diventa importante e dirimente, tra una cosa e l'altra, sfugga.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
La dichiarazione dell'Assessore Reschigna sul rientro del TPL e sulle presunte economie, che non deriverebbero da un taglio al servizio, bensì grossomodo si coprirebbero totalmente con l'IVA e con i pensionamenti, non ci ha rassicurati molto.
Abbiamo quantificato che il famoso taglio dell'IVA sui contratti del TPL vale circa il 5%, perché parte dell'IVA è già recuperata. Il 5% a regime, pertanto nel prossimo anno abbiamo 13 milioni in meno, sperando che né la parte regionale di cofinanziamento né il Fondo nazionale dei trasporti vengano ridotti, cosa su cui non possiamo mettere le mani sul fuoco. Non possiamo negare che le responsabilità nazionali sono molto pesanti, anche perché perpetrate nel tempo.
Questa Giunta è molto giovane e, in un altro momento, tali azioni sarebbero state considerate anche positive. Suonano, invece, del tutto insufficienti in una fase storica in cui i fondi dovrebbero aumentare perché vi è la domanda, ci sono le condizioni strutturali e - come sappiamo anche la necessità di efficientare il nostro sistema dei trasporti, che soffre di numerosi problemi.
In Piemonte, Torino è la città con il maggiore numero pro capite di auto e, in questo momento, siamo la città con il tasso di inquinamento più alto d'Italia e forse d'Europa, pertanto anche solo un semplice mantenimento dei fondi sul trasporto pubblico, invariati rispetto agli anni scorsi, non sarebbe comunque sufficiente.
Non si contesta la messa in efficienza, ma soprattutto il fatto che le revisioni in un tempo così stretto rischiano di causare problemi al sistema nel suo complesso, perché non c'è stato il tempo di operare quell'efficienza e tagliare quegli sprechi, in modo puntuale. Il nostro dubbio è che si tratti veramente di un castello fatto di carte; basta spostare una carta e cade tutto, perché il sistema si regge veramente sul filo del rasoio.
Per gli stessi motivi, è molto critico anche il taglio che viene fatto sull'Agenzia regionale per la protezione ambientale, perché i problemi ambientali sono molto grandi e stanno crescendo proprio in questi giorni così come cresce la sensibilità delle persone. Essendo una democrazia un'Amministrazione che risponde ai propri elettori dovrebbe andare a pesare maggiormente il bilancio sugli argomenti più sensibili e richiesti dall'opinione pubblica, evitando episodi di demagogia o di non fare quanto è richiesto da una buona amministrazione, per timore di essere impopolare.
Ci riferiamo soprattutto ai problemi delle misure, che non sono mai state prese sul lungo periodo, per efficientare il nostro sistema dei trasporti, perché si teme di andare a cozzare contro le abitudini delle persone, anche se spesso sono le persone che chiedono dei cambiamenti di abitudini e forse vi stiamo dando un suggerimento, anche se non ci conviene. Noi abbiamo capito da tempo che l'Italia chiede anche dei cambiamenti e i cambiamenti richiedono investimenti e aumenti di risorse che, in questo quadro, sono del tutto incompatibili con le richieste che ci arrivano dagli enti superiori, quindi l'Unione Europea. Lo Stato, ma anche gli Enti locali, recepisce senza quasi protestare, un quadro di pareggio di bilancio, di fiscal compact, e di affossamento degli investimenti pubblici che sta minando il sistema un po' in tutte le sue direzioni.
Avremmo bisogno di ben altro per rilanciare l'economia, per la protezione dell'ambiente e della salute umana, che - ricordiamo - è un costo altissimo e lo testimonia un bilancio della Regione fortemente sbilanciato sulla sanità, che rappresenta quasi il 90% del bilancio. Questo significa che spendiamo molti più soldi a curare i problemi che stiamo creando che a prevenirli. E su questo assetto del bilancio non vediamo nessuna modifica riguardante le risorse per settori strategici come l'ambiente e la prevenzione. La prevenzione come la intendiamo noi, cioè agire sulle cause dei problemi e non tendere a scervellarsi su come si possono curare meglio, perché la cura costa sempre più della prevenzione.
Chissà perché questo non si riflette nelle politiche della Regione e nelle politiche istituzionali! Anche lo Stato centrale non pare molto sensibile a questo tipo di impostazione.
Ci ritroviamo un bilancio che, grossomodo, ha la stessa composizione ma con entrate ridotte. Quindi, anche nell'insufficienza dei fondi, nella difficoltà finanziaria, la direzione politica non cambia: è quella che è sempre stata e non vi è alcuna lungimiranza nel tentare di cambiare e migliorare il sistema; un sistema che è dato per assodato e funzionante.
Noi riteniamo che non sia funzionante: pensiamo che su ambiente e trasporti si poteva e si doveva fare di più. Anche questa volta pare che questo non avverrà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il Vicepresidente, nell'illustrazione della delibera n. 41 e nella delibera n. 42, ha sottolineato come le stesse abbiano un piano di rientro assolutamente significativo nella sua somma, che non prevede un aumento di imposte.
Noi crediamo, leggendo i numeri presenti nelle due delibere, che questo non sarà. Non soltanto per i numeri indicati, cioè se è vero che quest'anno abbiamo, come dato non incrementale, uno zero relativamente alle leggi approvate di aumento della tassazione verso i cittadini piemontesi, abbiamo invece un incremento di 78 milioni nel 2016, di 118 nel 2017 e di 130 a partire dal 2018 al 2044.
Non crediamo che la giustificazione di questo dato sia sufficiente con le leggi in vigore. Noi crediamo che questo dato necessiti, per il raggiungimento del medesimo, di un nuovo intervento sulle maggiori entrate queste potranno essere l'aumento dell'addizionale piuttosto che del bollo (ci sentiamo di escluderlo, perché è stata una promessa del Presidente Chiamparino, relativamente all'IRAP), ma non crediamo che ciò non avverrà soltanto perché, a legislazione invariata, non si possa raggiungere questo tetto, ma perché, leggendo la tabella del piano di rientro, una parte significativa del piano di rientro e la copertura del disavanzo complessivo sono legati, per una prima parte, ai fondi che ha ancora il Commissario derivanti dal DL 35; una seconda parte alle maggiori entrate ed una terza parte alle efficienze che la Regione Piemonte farà.
All'interno di queste efficienze, lo ricordavano già alcuni colleghi vi sono dei dati che non corrispondono, proprio da un punto di vista contabile, a verità. Noi vogliamo significare, come ricordava prima il collega Sozzani, come alcune spese una tantum, cioè i 19 più due (che sono una spesa che l'amministrazione regionale sosterrà nel 2016), non possano essere contabilizzate come un'efficienza. E' evidente che quello che viene speso, solo in un anno per una spesa una tantum, non può essere considerato, dal 2017 al 2044, come un'efficienza; mentre è corretto inserire, in termini di efficienza, quello che sarà il minor costo rispetto all'utilizzo complessivo delle proprietà della Regione Piemonte.
Il palazzo unico porterà un'efficienza che viene contabilizzata, ma non certo quella relativa agli arredi e alle apparecchiature informatiche.
Vi è poi un altro dato, che secondo noi è il più significativo, legato al personale. E' vero che se noi prendiamo la nota descrittiva legata alle delibere 41 e 42 vi è una riduzione di spesa, rispetto al personale, di tre milioni e mezzo di euro nel 2016, di 11 milioni e cinque nel 2017 e di 15 milioni dal 2018 al 2044. Se prendiamo il personale che oggi opera all'interno del Consiglio e della Giunta regionale, questi sono dati corretti: abbiamo fatto un'ipotesi che, tenendo conto delle quiescenze e dei pre-Fornero, ci dicono che potremmo avere un'efficienza di spesa legato al personale regionale, pari a questo dato.
Tuttavia, l'Assessore sa bene che, a partire dal 2016, avremo una maggior spesa, quantificata dal Vicepresidente in 51 milioni di euro, dei dipendenti che dalle Province arrivano in Regione.
Quindi, a fronte di un'incombenza che la Regione Piemonte ha inteso prendersi con la legge sulle aree vaste, non abbiamo un maggior trasferimento, da parte dello Stato, per questa scelta che la Regione Piemonte ha fatto.
Facendo una somma algebrica fra l'efficienza e la maggior spesa, nel 2017 - per esempio - avremmo un incremento di spesa di 45 milioni di euro in termini positivi, relativamente al personale; l'avremmo di quasi 40 nel 2017 e fra i 30 e i 35, perché anche tra il personale delle Province, a partire dagli anni successivi, vi saranno dalle quiescenze.
E' pur vero che una parte di questa spesa sarà limitata al trasferimento che la Regione faceva nei confronti delle Province, ma ovviamente, avendo assorbito una parte di competenze, quel trasferimento oggetto in assestamento di 40 milioni di euro (l'accordo trovato fra la Regione, la Città metropolitana e le Province) sarà inferiore, però non andrà ad azzerare il saldo negativo fra efficienza del personale regionale maggiore spesa dei dipendenti provinciali e minori trasferimenti verso Province e Città metropolitana, che rappresenterà, quindi, un aumento di spesa complessiva.
Vi è poi altro aspetto, che secondo noi è il più importante. Oggi affrontiamo due tabelle estremamente utili; contestabili da un punto di vista politico, rispetto ad alcune scelte piuttosto che altre (poi diremo anche qualcun'altra), ma almeno mettono in chiaro la prospettiva di questa Regione da qua al 2044, tanto sulla spalmatura dei debiti, che sette o dieci anni che siano fa sempre un miliardo e 200 milioni di euro, quanto sul disavanzo, quanto sull'indebitamento per rispettare la delibera 42, di due miliardi e 100.
Almeno abbiamo numeri certi sui quali sappiamo che dobbiamo costruire il bilancio a partire da quello del 2016. Mentre il bilancio del 2016 sarà relativamente semplice da costruire, perché beneficiamo ancora di un vantaggio nel 2015, e poi nel 2016, non trasferiremo allo Stato centrale quota interesse e quota capitale dei mutui, ma soltanto la quota interessi.
Tuttavia, come l'Aula e la Giunta sanno bene, a partire dal 1° gennaio del 2017 restituiremo anche la quota capitale per un importo che, quando scrivemmo il bilancio, veniva quantificato interno ai 160 milioni di euro.
L'altro giorno il Vicepresidente diceva 100, poniamo sia anche la cifra più bassa, comunque comporta un aggravio, a partire dal 1° gennaio 2017, di 100 milioni.
Ciò che secondo noi è importante, nella discussione del bilancio (in assestamento questo è quanto si deve fare e quanto ci viene chiesto dalla norma, quindi è corretto fare) è avere un aggiornamento di quel piano di efficienza che venne presentato nello scorso anno dall'Assessore, che ovviamente ha avuto una serie di aggiornamenti nel corso dell'anno, per capire come, anche solo in termini di legislatura, di qui al 2019 o 2020 anche per chi vi sarà dopo di noi, qual è la situazione alla quale dobbiamo attenerci, perché evidentemente quello è l'aspetto più importante.
Concludo, perché il tempo è finito, con un aspetto. Noi crediamo che non basti l'efficienza all'interno delle società partecipate, degli enti strumentali, ecc. della Regione - quindi ARPA, ATC, ARAI e via dicendo - ma noi riteniamo, relativamente alle partecipate, che il vero punto debole sia l'aver inserito zero euro di maggiori entrate nel 2016 e tre milioni (e poi quattro) dal 2017 al 2018. Noi crediamo cioè che, come vengono previsti 122 milioni complessivi di maggiori entrate - per esempio, i 51 derivanti da alienazioni del patrimonio regionale, e questo è un aspetto che noi riteniamo corretto perché, come il Vicepresidente certamente ricorda, lo presentammo già come intervento alternativo alla manovra dell'aumento delle tasse dell'anno passato - anche il tema dell'alienazione delle società partecipate sia un tema principale, per due motivi. Il primo è perch tendenzialmente il privato sa fare impresa meglio del pubblico e poi perch in una situazione di grande difficoltà - peraltro, lo dice sempre il Presidente Chiamparino - dobbiamo vendere le società partecipate. Allora noi ci auguriamo che questo avvenga.
Io lo dico con molta trasparenza e il Vicepresidente sa anche qual era la posizione del sottoscritto e del Gruppo di cui facevo parte: credo che la precedente Amministrazione, ancorché con due emendamenti che il sottoscritto, assieme ad altri colleghi, presentò in sede di una legge finanziaria, abbia redatto due delibere di riduzione, alienazione, fusione di società partecipate che sono state poco coraggiose; ma, almeno, si è trattato di un primo atto che è stato fatto. Crediamo che invece, in una situazione di bilancio qual è quella che noi stiamo vivendo, un'alienazione assolutamente significativa delle quote di società partecipate che noi possediamo sia necessariamente doverosa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con questa delibera di cui stiamo discutendo, il Consiglio regionale andrà ad approvare il piano di rientro dal disavanzo finanziario di oltre un miliardo e 200 milioni di euro, accertato dal rendiconto del 2014. Si tratta di un atto molto importante perché dalla discussione, sia in Commissione sia in Aula, se ne capisce la portata e questo consente finalmente di chiarire la dimensione del disavanzo complessivo della Regione Piemonte e di cercare un modo per trovarvi copertura.
Il modo che è stato delineato dal Vicepresidente Reschigna e dagli Uffici competenti è quello di utilizzare un avanzo vincolato di 488 milioni complessivi, dei quali se ne userebbero solo 304 distribuiti tra il 2015 e il 2017; inoltre, con il ricorso a questo avanzo vincolato - che comunque è dato da impegni residui del Commissario straordinario - di fatto noi utilizziamo un'economia che verrà restituita con un indebitamento a 30 anni, ma lo facciamo per coprire spese che vanno ripianate in sette anni.
Certamente, nasce anche un punto interrogativo e mi piacerebbe poi leggere il giudizio di parifica in merito a questa operazione, che spero per la Regione sia totalmente consentita dal punto di vista finanziario però sorge il dubbio, ecco. Poi, dal 2016, abbiamo una quota di riduzione di spesa - quindi una spending review regionale - che inizia, che porta a 12 milioni di risparmio nel 2016, che cresce via via nel 2017 a 29 milioni e che poi si stabilizza, dal 2018 in su, sui 50 milioni.
Oltre a questo, abbiamo il discorso delle maggiori entrate.
Sostanzialmente questa voce è stata modificata: inizialmente ci aveva fatto comprendere che ci sarebbe stato anche un aumento dell'IRPEF regionale, ma poi è stato chiarito che non si tratta di questo, ad oggi. Effettivamente però, crediamo che questo passaggio da 78 milioni nel 2016 a 118 nel 2017 a 130 non sia giustificabile solo con il pieno regime delle manovre fatte da questa e dalle pregresse Giunte, ma crediamo che qui ci sia anche una voce riguardante, per lo meno, un aumento ipotizzato di PIL.
Stante la situazione economica internazionale - che è alquanto favorevole ad una crescita di PIL, per via di un basso costo del petrolio importante per una nazione manifatturiera come la nostra e di una disponibilità di denaro grazie al quantitative easing, ma nella quale vediamo che il PIL sembra quasi un morto cui bisogna fare continuamente un elettroshok per avere piccoli scostamenti - crediamo che questa sia un'ipotesi un po' forzata in senso favorevole. E in effetti torno a quanto diceva prima il collega Campo - o, comunque, quanto dicevano gli altri colleghi che ci hanno preceduti - sulla necessità di fare ipotesi di diversa natura, guardando cioè sia alle entrate che alle riduzioni di spesa.
Se, infatti, ci addentriamo nelle riduzioni di spesa - per esempio parto da questa, che è la vicenda che ho seguito maggiormente - l'ARPA sta operando una riorganizzazione dei laboratori, ma allo stato attuale non ci risulta che abbia fatto delle scelte; questa riorganizzazione dei laboratori è delineata nel piano attraverso quattro ipotesi, ma la scelta di una rispetto ad un'altra porta a spese decisamente differenti: si passa per esempio, per l'area del Quadrante di Nord Est, da una spesa di 600.000 euro ad una spesa credo superiore ai due milioni. Prossimamente, in ogni caso, presenterò un ordine del giorno in Commissione per capire effettivamente quali siano le scelte che si intende percorrere.
Se poi, invece, andiamo a parlare del TPL, pure in questo caso l'ipotesi è supportata anche da una riduzione dell'IVA; però, da quanto ci ha detto l'Assessore in Commissione, si parla di una riduzione del 3 annuale nei prossimi anni. Noi crediamo al contrario che nel TPL bisogna invertire completamente la rotta e ridare fiato al trasporto su ferro: credo siano state chiuse complessivamente 14 linee ferroviarie del TPL e vi sono delle linee che sono aperte, ma che sono fortemente integrate dal servizio di autobus, cosa che ha portato ad una continua diminuzione di treni e alla chiusura di tratte, comportando anche dei disagi per i cittadini, con aumento dei tempi di percorrenza e pure di emissioni inquinanti.
In questo settore, quindi, noi crediamo che non si debbano operare dei tagli, ma che sia assolutamente necessario promuovere il trasporto pubblico locale, penalizzato dall'errore di base della linea ad Alta Velocità Torino Milano, che ha condotto ad un investimento di otto miliardi su una linea dove non potranno mai viaggiare i treni merci e che fa praticamente da "tappo" al potenziamento del trasporto merci su ferro. Anche tutta l'operazione che insiste sulla Val di Susa, infatti, se mai andrà in porto avrà come "tappo" l'entrata nella linea storica, che è satura (così ha detto Confindustria in Commissione), a Settimo Torinese. Dal punto di vista strategico, ci troviamo in una situazione di investimenti completamente sbagliati; parliamo di investimenti che si vanno a sommare l'uno con l'altro e che comportano la creazione di un enorme ingorgo sulla linea ferroviaria Torino-Milano. L'unica azione strategica che si può fare è migliorare l'utilizzo della linea ad alta velocità, che è costata - lo ricordo - otto miliardi e che è utilizzata per meno del 14% delle sue potenzialità. Questa è la situazione attuale.
Sul personale, crediamo che l'assorbimento dei dipendenti provinciali com'è già stato ribadito - non possa consentire, effettivamente, una riduzione dei costi del personale, delineata invece in questa proposta di delibera.
Avrei ancora un'ultima considerazione sui Revisori dei Conti: sinceramente, la relazione mi ha un pochino deluso, perché si configura, di fatto, come un copia/incolla di quello che è allegato alla delibera, con una paginetta finale. Il copia/incolla lo sapevamo fare anche noi: noi volevamo invece capire, entrare nel merito. Non è che si può dare come certo il risparmio, per esempio, sull'ARPA o sul TPL. Sarebbe stato opportuno, perlomeno, porre dei quesiti, nel senso di utilizzare una forma condizionale, ovvero "se le condizioni saranno queste".
Dare per certo che questa sia la verità, in riferimento al Piano di rientro che il Consiglio regionale dovrà approvare comunque, ci lascia perplessi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto "G. Deledda" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe V B dell'Istituto "Grazie Deledda" di Torino in visita a Palazzo Lascaris.
Desidero porre a tutti voi e alle vostre famiglie gli auguri di buon Natale e felice anno nuovo.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame proposta di deliberazione n. 129 inerente a "Piano di rientro dal disavanzo finanziario al 31 dicembre 2014 come rilevato dal Rendiconto generale per l'anno finanziario 2014, ai sensi dell'articolo 9, comma 5 del decreto legge 19 giugno 2015, n. 78 convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2015, n. 125" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 129.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Dall'analisi dei documenti e soprattutto con l'ausilio di quanto spiegato in Commissione dall'Assessore, quanto dibattuto con i colleghi Consiglieri, quanto approfondito in sede di Gruppo consiliare (anche grazie al collega Bono), sorge innanzitutto una domanda: noi ci chiediamo se le sorprese sono finite. Perché se da una parte si è fatto un grande lavoro su questo bilancio per scovare tutte quelle voci di spesa un po' nascoste quelle che erano rimaste "incastrate", diciamo così, nei bilanci precedenti e che non erano venute alla luce, dall'altra parte...
Se ci fosse un po' di silenzio, Presidente, riuscirei a svolgere il mio intervento.



PRESIDENTE

Provi un attimo a stare zitto: quando sarà soddisfatto, potrà ricominciare.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Io starei ancora un po' zitto.



MIGHETTI Paolo

Penso di essere soddisfatto.
Il dubbio che le sorprese non siamo comunque finite rimane. Rimane il dubbio che la Regione sia sostanzialmente equiparabile ad un malato, ad un soggetto cagionevole di salute, laddove qualunque modifica normativa qualunque emendamento alla legge di stabilità può, in qualche modo, mettere in pericolo i conti della nostra Regione. Ogni situazione diversa da quella prospettata potrebbe essere pericolosa per i nostri conti. Esaminando le varie tabelle, salta agli occhi, per esempio, la questione dell'avanzo vincolato derivante dalla cessione di impegni alla contabilità commissariale, inserita come recupero di disavanzo.
Saltano agli occhi questi particolari, perché abbiamo già avuto in passato dei giudizi di parifica non perfettamente favorevoli a noi: la Corte dei Conti ha sollevato dei dubbi sui nostri bilanci, quindi ogni cosa che va leggermente al di là di quello quella che è la trasparenza o di un'effettiva correttezza del dare/avere di un bilancio ci rende perplessi.
Allo stato dei fatti, se andiamo all'attuazione di quella che è una politica di revisione della spesa, se andiamo ad analizzare quello che effettivamente abbiamo visto sulla politica regionale, sull'attuazione di politiche di revisione della spesa e su quelli che sono i servizi e le società partecipate della Regione, possiamo fare le prime valutazioni su quello che è stato fatto, su ciò che è stato fatto bene, meno bene e male e che cosa ci potrà "tornare indietro" in senso negativo. Penso, ad esempio, ad alcune partecipate, che sono state gestite nel loro processo di dismissione in maniera piuttosto corretta; mi viene in mente la Tenuta Cannona e CReSO; ancora, ci sembra che su IPLA si stia compiendo un cammino, che, sia pur controllato e monitorato dal Consiglio, sembra stia prendendo una piega abbastanza buona.
Che cosa non ha funzionato? Per esempio, sempre sul settore agricoltura, riteniamo che non abbia funzionato il processo di smantellamento del laboratorio agrochimico di Alessandria. Sapevamo quanto costasse quel maledetto affitto fuori mercato, e che era un costo eccessivo per la Regione; sappiamo anche che la chiusura di questo laboratorio, fatto in un periodo di vendemmia, è stato, a nostro avviso, un'operazione sbagliata; operazione che poteva prendere altre pieghe e che speriamo possa tornare a garantire dei controlli sul vino, opportuni ed efficaci, a partire dal prossimo anno.
Quest'anno nutriamo delle perplessità su quanto accaduto, e nutriamo il ragionevole dubbio che tali operazioni possano causare dei danni al settore. E' di questi giorni la notizia sui problemi di mercato del vino moscato, e non si accenna quasi mai al fatto che i nostri prodotti siano contraffatti: siamo vittime della contraffazione, soprattutto siamo vittime della contraffazione sul vino. Il problema dei mosti provenienti dall'estero che diventano vino italiano è una questione da considerare dal punto di vista del danno che crea anche alle casse dello Stato e alle casse regionali, come gettiti non percepiti.
Se penso a questioni irrisolte sulle partecipate, me ne vengono in mente tante. Devo dire che, relativamente al settore agricolo, si è tentato qualcosa, ma in altri settori si è tentato meno.
Devo ribadire che sulle partecipate si è fatto poco e dove si è fatto sono stati fatti degli errori: penso alle Terme di Acqui. Sulle Terme di Acqui non posso che dare un voto negativo sull'operato della Regione; non posso che pensare che si è privilegiato il corpo grosso delle partecipate non pensando a quello che si sarebbe scatenato intorno.
Per esempio, le Terme di Acqui hanno un indotto su cui si basa l'economia di una città e non solo di una città, ma anche di un intero territorio; era necessario operare con il massimo tatto, chiaramente.
Adesso la situazione è abbastanza critica e speriamo che si risolva, perch non siamo gente che si giuggiola sulle macerie, ma questa deve essere una lezione, una lezione per i futuri lavori che faremo sulle partecipate.
Bisogna avere degli accorgimenti e bisogna andare a tagliare i veri sprechi su quelle partecipate che sono scatole vuote e non producono un reddito per la popolazione. Quelle che sono effettivamente al servizio della nostra economia devono essere trattate con un occhio di riguardo.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna, per la replica delle Giunta.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio

Grazie, Presidente.
Solo per offrire non dico risposte, ma alcune riflessioni relativamente agli interventi di oggi su questo punto.
Devo dire che ho trovato molto efficace l'immagine che ha reso il Consigliere Appiano nel definire questa deliberazione come un percorso. Un percorso che, vorrei ribadire, è incominciato già da un anno a questa parte. Anche se non si può vivere raccontando solamente quello che è stato fatto in un anno, questa deliberazione si colloca a metà tra un'operazione molto importante, difficile e complicata, che ha investito una pluralità di ambiti d'intervento della Regione Piemonte in questo 2015 ha posto nuovi obiettivi per il 2016.
Molto velocemente, devo dire che in un anno abbiamo ridefinito i meccanismi di governance del TPL. Attraverso passaggi molto complicati abbiamo creato tutte le condizioni per uscire - ci auguriamo entro il primo semestre del 2016 - da una condizione di Piano rientro sulla sanità che avrà effetti positivi anche sul bilancio della Regione. Su questo torno dopo.
In questo anno abbiamo fatto un'operazione molto intensa e difficile sull'organizzazione della Regione. Abbiamo fatto la legge di riforma delle ATC, cioè abbiamo cercato di ritrovare e ricostruire nuovi punti di equilibrio per una Regione che certamente avrà meno risorse, ma che deve ritrovare - e la sta ritrovando faticosamente, ma la sta ritrovando - una sua capacità di essere un soggetto utile rispetto agli elementi di crescita, di protezione, di tutela sociale della comunità piemontese.
Se questo è il contesto, questa deliberazione non è un Vangelo, ma rappresenta l'avvio di una nuova fase, di un nuovo percorso che costantemente, ogni sei mesi, dovremmo aggiornare.
Cerco di affrontare anche alcune delle questioni che avete posto nei vostri interventi.
Partiamo dal tema delle Province. L'ho spiegato in Commissione, e lo ribadisco: il tema delle Province nel 2016 e nel 2017 non crea alterazioni in termini di maggior costo rispetto agli stanziamenti di bilancio. Quindi è corretto che, all'interno di questo piani di riequilibrio, noi consideriamo gli effetti positivi di riduzione del costo del personale della Regione. Nel 2015, con gli stanziamenti che mettiamo nell'assestamento di bilancio, trasferiamo alle Province 55 milioni di euro. Se nel 2016 ne trasferiamo 52 milioni di euro, o 53 milioni di euro perché i due milioni sono le anticipazioni che facciamo al VCO, io non dico che conteggio i due milioni di euro in meno di costo, ma certamente Consigliere Sozzani, qualcosa non va nel suo ragionamento. Nel 2016 non avremo un maggior costo rispetto gli stanziamenti a favore delle Province perché è esattamente, o almeno, pari agli stanziamenti assegnati nel 2015.
Quindi, gli effetti di riduzione del costo del personale a seguito della riduzione del numero dei dipendenti della Regione ci sono, ci saranno nel 2016, ci saranno nel 2017, perché molte delle dichiarazioni di eccedenza del 2016 vanno a scadere verso la fine dell'anno. Questo è per rappresentare questo primo punto.
Seconda questione. Mi riferisco al tema delle società e delle razionalizzazioni.
Intanto, in questo 2015 la Regione Piemonte (me lo ricorda sempre quando ogni tanto discutiamo, la collega De Santis) la Regione Piemonte non ha destinato un euro in termini di ricapitolizzazione o trasferimenti se non per servizi a società; ed è il primo anno che avviene. Anzi, se posso dire, lo stanziamento messo a bilancio di due milioni di euro come trasferimento relativamente al disavanzo finanziario su SCR rappresenta invece, un'economia, perché la razionalizzazione fatta sulla Società di Committenza Regionale, con riduzione del costo del personale, è stata una razionalizzazione che non richiede il trasferimento e l'assegnazione di quei due milioni di euro.
Abbiamo fatto delle scelte: non abbiamo partecipazioni alle ricapitalizzazioni di società, in primis l'Aeroporto di Levaldigi. Non abbiamo trasferito risorse in termini di copertura di disavanzi di società.
E' chiaro che anche questo è un avvio di un percorso e di un lavoro che dobbiamo fare, però vorrei essere molto chiaro su questo punto: io non mi aspetto, sul piano delle razionalizzazione delle società e degli enti strumentali, significativi risparmi ulteriori almeno sul piano dei trasferimenti a livello di bilancio, a livello di competenze...



(Commenti del Consigliere Vignale)



RESCHIGNA Aldo

No, non è una critica che faccio, Consigliere Vignale, è una cosa che ribadisco.
Sul piano degli enti strumentali, quello che oggi costa di più, e credo sia difficilmente comprimibile, è la voce "Trasferimenti a CSI", che riguarda i contratti e non le ricapitalizzazioni della società. La riduzione di quei trasferimenti significa immaginare un'operazione, come la stiamo definendo su Finpiemonte S.p.A., immaginare di riduzione o di un diverso coinvolgimento anche sul piano dell'utilizzo delle risorse di IRES e immaginare che, prima o poi, la vicenda di IPLA e dell'Agenzia forestale arrivi ad una conclusione.
Terzo elemento che vorrei esprimere con molta chiarezza, se ci riesco: TPL.
Consigliere Sozzani, per noi rappresenta già un grande impegno e un grande sacrificio - ribadisco quanto ho detto nell'intervento introduttivo di questa mattina - immaginare di destinare 50 milioni di euro all'anno di risorse sul bilancio della Regione al TPL in aggiunta al riparto del Fondo nazionale sui trasporti, quando - lo ribadisco - la precedente Amministrazione regionale nel Piano di rientro che è stato presentato prevedeva di aggiungere ai trasferimenti del Fondo nazionale sui trasporti tre milioni di euro.
Noi siamo convinti, anche se poi probabilmente in questa logica del cammino e del percorso, questi risultati saranno raggiunti in un arco temporale più ampio, più complicato, che, nella misura in cui si fanno operazioni come quelle della governance dell'Agenzia sulla mobilità regionale e si avviano i percorsi di gara che riguarderanno il ferro e la gomma, otterremo delle economie senza, in un processo di riorganizzazione creare disservizi alla popolazione. Quindi, mi sembra che le questioni debbano essere considerate anche sotto questo aspetto.
Risparmi sulla Giunta.
Guardi, Consigliere Sozzani, i risparmi che vengono fatti sul contenimento dei costi della politica - che ci auguriamo tutti, e apprezziamo moltissimo l'iniziativa dei Gruppi consiliari in questo senso riguardano anche la Giunta, non è che noi viviamo una condizione di maggior privilegio rispetto a quella dei Consiglieri regionali. E se posso dire giustamente, nelle proposte di legge - io ho presente quella presentata da alcuni Gruppi della maggioranza - i risparmi che vengono chiesti alla Giunta in termini di rimborso spese sono maggiori rispetto a quelli che vengono chiesti ai Consiglieri regionali, perché i Consiglieri non hanno le auto di servizio. Quindi, sotto questo aspetto, non è che la condizione di appartenente alla Giunta è una condizione diversa da quella del Consigliere regionale.
Voglio fare alcune ulteriori riflessioni. All'interno di questa proposta di deliberazione, noi non abbiamo considerato, proprio per il livello di prudenza con cui vogliamo affrontare questo tipo di problema alcune altre economie che ci auguriamo di poter raggiungere nel corso del 2016. Una per tutte: se usciamo dal Piano di rientro sulla sanità - e vivamente noi stiamo lavorando perché questo possa avvenire nel primo semestre del 2016 - noi riacquistiamo un'autonomia per cui non ci troveremo più a dover destinare 74 milioni di euro sul bilancio della Regione per coprire gli ex extra LEA (gruppi appartamento, domiciliarità, emotrasfusi protesica e quant'altro), perché ci troveremmo in una condizione nella quale almeno una quota parte di queste spese ritorneranno ad essere caricate sul Fondo Sanitario Regionale. E' un trasferimento rispetto al quale qualcuno mi potrebbe dire: "Qual è il beneficio?". E' evidente che recuperare uno spazio di 35-40 milioni di euro su un fondo sanitario di otto miliardi euro è certamente meno complesso, pur non nascondendoci le difficoltà, di recuperare uno spazio di 35-40 milioni su un miliardo e 800 milioni, che è tutta la restante parte del bilancio della Regione, dove in tutta la restante parte del bilancio della Regione c'è il trasporto pubblico locale, c'è la cultura, c'è il diritto allo studio, ci sono tutte le iniziative e gli interventi che la Regione Piemonte deve complessivamente portare avanti.
Se posso dire - e non è una critica che rivolgo, sia ben chiaro - a volte sento delle critiche, legittime, relativamente alla credibilità di alcune voci di riduzione di spesa, ma non sento proposte alternative rispetto alla riduzione di questa spesa da parte della Regione, cioè non sento dire che magari 13 milioni di euro in meno sul trasporto pubblico locale non vanno ridotti e, in alternativa, andrebbero ridotte queste altre voci di spesa. Questo è un limite che abbiamo, legittimo, perché riconosco il fatto che il ruolo dei Gruppi di opposizione è un ruolo innanzitutto di controllo sull'attività della Regione, ma questo è anche il segnale delle difficoltà che stiamo attraversando.
Guardate, su una cosa avete ragione, e l'ho ribadito anche negli interventi in Commissione consiliare recentemente. Io spero ardentemente che in questo finale di anno, con i tanti provvedimenti che stiamo ragionando con la lingua fuori all'ultimo miglio in questo Consiglio regionale, dal 2016 usciamo dalla condizione di incertezza che ha caratterizzato questo 2015. Perché dal luglio di quest'anno noi eravamo ripiombati in una condizione d'incertezza che solamente poche settimane fa abbiamo potuto risolvere e sciogliere, e questa condizione di incertezza ci ha impedito di presentare l'assestamento di bilancio in tempi credibili, ci ha impedito di presentare le attuali proposte di deliberazioni in tempi credibili.
A me piacerebbe immaginare che, nel rapporto tra Giunta e Consiglio, ma anche nel lavoro della Giunta, il 2016 possa essere l'anno nel quale affrontare tutti questi temi e tutti questi provvedimenti con la dovuta calma, con la dovuta attenzione e anche con la dovuta capacità di sviluppare momenti più forti e impegnativi di confronto. Ma a questa condizione di incertezza che ha caratterizzato il 2015, voglio ricordare a parte le questioni che abbiamo posto e che ho ricordato e che in gran parte erano state anche rappresentate dal Consigliere Appiano - che noi siamo riusciti, al di là delle operazioni del 35, a dare copertura e a chiudere un capitolo come quello di 320 milioni di euro di debiti fuori bilancio, di passività pregresse e di residui perenti.
All'inizio dell'anno, io non ero nella condizione di poterlo immaginare e se in questo 2015, con l'ultimo passaggio di 50 milioni di euro probabilmente a inizio del 2016, noi copriamo e paghiamo tutti i debiti sul trasporto pubblico locale dagli anni 2011-2012-2013, questo per noi è un grande risultato, perché significa sostanzialmente, adagio adagio ripristinare una condizione di correttezza nel rapporto tra pubblica amministrazione, aziende pubbliche e aziende private. Perché le aziende che in questi giorni hanno preso i soldi di un pezzo del Piano di rientro sul trasporto pubblico locale, quei soldi sono tre o quattro anni che li aspettavano, tre o quattro anni che aspettavano quel tipo di risorse.
E' chiaro che quello che rimane da fare è moltissimo, perché avete ragione e io lo ripeto sempre: avere un miliardo e 264 milioni di euro di disavanzo finanziario e avere circa due miliardi di disavanzo determinato dalla ricognizione straordinaria dei residui significa avere tre miliardi da coprire, in parte in sette anni o in dieci anni e in parte in trent'anni, ma significa anche avere in giro per il Piemonte qualche decina di migliaia di soggetti che sono creditori nei confronti della Regione Piemonte per tre miliardi di euro, e non è semplice gestire un bilancio in queste condizioni né è semplice gestire i flussi di cassa, molte volte portati a coprire situazioni emergenziali, situazioni esplosive che riguardano una pluralità di ambiti di intervento, dalla cultura ai trasporti, alle politiche industriali e alle politiche sociali. E' chiaro che questo quadro va compreso, e va compreso fino in fondo, perché è la difficoltà con la quale noi dovremo convivere per un certo numero di anni.
Quindi credo che questa proposta di deliberazione rappresenti un punto di un percorso che abbiamo voluto immaginare, teso a restituire un equilibrio all'interno del bilancio della Regione. Questo non significa l'ho detto e lo ripeto - che non avremo molte altre difficoltà da affrontare: avremo una fase, quella dal 2017 al 2022, complicatissima e rispetto alla quale dobbiamo lavorare appena finita la legge di bilancio del 2016, per capire quali sono gli ulteriori interventi che dobbiamo attuare per garantire, anche per quegli esercizi e per quegli anni credibilità.
Ultima considerazione: che cosa succede se viene approvata la legge di stabilità in questi giorni? Allora, ho spiegato alla Commissione e ribadisco al Consiglio regionale che queste due delibere devono essere votate prima della legge di assestamento. Un assestamento di bilancio ha un senso se lo votiamo entro domani sera, altrimenti non produce effetti. Ma non produrre effetti sull'assestamento di bilancio significa che molte questioni peggiorano, ad esempio, nel rapporto con le imprese sul TPL, sul tema delle politiche sociali, sul tema della cultura e su tanti altri temi di intervento.
Noi proponiamo di votare queste deliberazioni in questo contesto e di votare l'assestamento di bilancio. Se, prima di Natale, il Parlamento votando la legge di stabilità, posticipa da sette a dieci anni i termini di copertura, noi lunedì mattina presenteremo una proposta di deliberazione che rettifica questo punto e un disegno di legge che rettifica i due articoli dell'assestamento di bilancio.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.04)



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