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Dettaglio seduta n.11 del 30/09/14 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



(I lavori iniziano alle ore 14.31 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 78 presentata dalla Consigliera Batzella, inerente a "Riorganizzazione del Punto Nascite di Domodossola"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
78, presentata dalla Consigliera Balzella, che ha la parola per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente, e buongiorno, Assessore.
La mia interrogazione riguarda la riorganizzazione del Punto Nascite di Domodossola.
Premesso che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti; con la legge n. 833 del 23 dicembre del 1978 è stato istituito il Servizio Sanitario Regionale. Appurato che la DGR n. 655-19 del 14 marzo 2013 ha ridefinito la rete ospedaliera per acuti e post-acuti con DGR n. 25-6992 del 30 dicembre 2013 la Giunta regionale ha approvato i Programmi Operativi 2013-2015, predisposti ai sensi dell'articolo 15, comma 20, del D.L. n. 95/2012, convertito, con modificazioni, in legge n. 135 del 2012.
Constatato che l'azione 14.1.1. dei Programmi Operativi 2013-205 ad oggetto "Ridefinizione della rete ospedaliera acuti e post-acuti" prevede la riorganizzazione della rete dei Punti Nascita individuando 24 punti nascita, sette dei quali Hub.
La medesima azione prevedeva la disattivazione dei seguenti Punti Nascita: Cuorgné, Carmagnola, Susa, Borgosesia, Domodossola, Bra, Tortona Acqui Terme.
Il Punto Nascita di Borgosesia è stato oggetto di una valutazione poiché l'andamento del numero dei parti oscillava intorno ai 500 l'anno mentre per il Punto Nascita di Susa occorreva accertare la garanzia di un'assistenza sanitaria adeguata, mediante la STAM (il Servizio di Trasporto ed Assistenza Materna), alla luce della notevole distanza tra l'ultimo comune della valle e il più vicino Punto Nascita (circa 80 chilometri di distanza), e verificare l'impatto dell'avvio dei lavori relativi al TAV, in termini di afflusso di utenza.
Individuato che l'azione 14.1.2. dei Programmi Operativi del 2013-2015 ad oggetto "Riconversione delle strutture ospedaliere di piccole dimensioni e con ridotta attività delle nascite di Domodossola", indicando la data del 30 giugno 2014, veniva e viene di fatto riconosciuta l'esistenza di una STAM (ripeto, il Servizio di Trasporto per Assistenza Materna) in sostituzione di un reparto.
Il servizio sopra elencato (la STAM) si è verificato essere non efficace e, tra l'altro, non esistente, poiché comporta rischi alle partorienti e ai nascituri. A tale proposito si sono verificate grosse problematiche: disagi, proteste, ritardi e gravi danni, determinando addirittura la morte endouterina di un gemello: morì e perse la vita la piccola Aurora. Il tutto si è verificato dopo lunghe ore di attesa e di trasporto: per la precisione sette ore avvenute dall'arrivo della gestante all'ospedale di Domodossola e successivo trasferimento della paziente all'ospedale di Alessandria. Addirittura, anche per trasportare la donna dall'ospedale di Domodossola a quello di Verbania occorrono diverse ore.
Il Presidente Chiamparino, durante il tour elettorale nel VCO, e precisamente a Domosossola, affermava che servivano politiche che mettessero al primo posto l'attenzione alla persona in un territorio valligiano come l'Ossola. Riteneva, inoltre, che non si potevano obbligare le persone a spostamenti troppo grandi e che i servizi servono se migliorano la salute e le condizioni di salute delle persone.
Valutato che il 27 agosto del 2014.



PRESIDENTE

Consigliera Batzella, ha tre minuti a disposizione.



BATZELLA Stefania

Sto terminando, Presidente.
Il 27 agosto 2014 è stata emessa una sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato il ricorso dei Comuni ossolani, quindi tutti i Sindaci della Val d'Ossola, con le varie Associazioni di categoria e di rappresentanza, contro la chiusura del punto nascita di Domodossola, dando ragione alla vecchia Giunta presieduta dall'ex Presidente Cota.
Si interroga il Presidente della Giunta e l'Assessore per conoscere quali sono le azioni politiche che si intendono mettere in atto per la riorganizzazione e la revisione di protocolli, per risolvere alla radice le problematiche dei parti nel punto nascite di Domodossola e nel VCO.



PRESIDENTE

Non ho voluto interrompere la Consigliera, ma ricordo che per l'illustrazione delle interrogazioni non sono cinque minuti, ma tre.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La Consigliera ha richiamato la decisione del Consiglio di Stato, che dà torto ai ricorrenti, e ha ricostruito le vicende che sono note.
Mi soffermo soprattutto nella parte finale, dove viene richiesto quali sono le azioni politiche che si intende mettere in atto. Ho già avuto modo di dire in Consiglio e in Commissione che è intervenuto qualche fatto importante rispetto a quello noto che viene richiamato, che qui non è stato ripreso, cioè il Patto per la salute e il Regolamento: l'intesa che è stata raggiunta con le Regioni il mese di luglio e il Regolamento che, in modo particolare, definisce, per tutte le discipline sanitarie, un bacino massimo e minimo di utenza, basato sugli esiti.
Tutte le Regioni italiane devono adeguarsi a quei bacini di utenza: massimo e minimo. Abbiamo sospeso la delibera sulla rete ospedaliera immediatamente dopo l'approvazione del Patto per la salute, perché dobbiamo rendere coerenti le nostre decisioni con il Patto per la salute e, in modo particolare, con quelle indicazioni di bacino massimo di utenza.
In questo momento, stiamo elaborando l'applicazione di quei bacini di utenza; il nostro ragionamento non è soltanto per Domodossola, non è solo per un punto particolare, ma riguarda tutto il sistema Piemonte. Stiamo, in qualche maniera, costruendo, sulla base delle indicazioni del Patto, gli effetti provocati sul sistema sanitario, in modo da poterli applicare. Come sicuramente la collega sa perfettamente - essendo una professionista e avendo sicuramente letto anche il Regolamento - che il Patto per la salute contiene qualche elemento di flessibilità, che non vuol dire risposte che sono oggi in grado di dare. Ci sarà qualche elemento di flessibilità, ma tutto coerente con il fatto che non saranno assunte, da parte nostra scelte discrezionali, ma ci sarà una coerenza di carattere complessivo.
Questo lavoro sarà presto completato, sarà oggetto di un esame da parte della Giunta e della maggioranza, avremmo il modo di tornarci. Oggi non sono assolutamente in grado di dire quali sono i risultati dell'applicazione di quei parametri che sono stati definiti dal Patto per la salute.
Il Presidente Chiamparino, giustamente, ha ricordato nel suo intervento ma non soltanto Domodossola, perché abbiamo sempre un modo unico di parlare in tutta la regione Piemonte - che utilizzeremo anche quello che prevede il Patto per la salute, non solo per risolvere quel problema particolare ma, in generale, per trovare una quadratura al tema della distanza.
Il lavoro che stanno preparando i nostri tecnici, oltre all'applicazione dei parametri di bacini massima utenza, tiene conto dei dati che conosciamo - ed è un elemento di novità rispetto al passato - e anche della distanza dei Presidi sanitari rispetto al territorio e i tempi di raggiungimento.
Saremo in grado di dare un quadro molto articolato e preciso in grado di consentire al Consiglio scelte razionali, non basate sulla discrezionalità e, soprattutto, mettendo assieme e mettendo al centro, come ho avuto modo di ricordare, la salute dei cittadini.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione a risposta immediata n. 76 presentata dalla Consigliera Accossato, inerente a "Piano di riorganizzazione dei laboratori dell'ARPA Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 76, presentata dalla Consigliera Accossato, che ha la parola per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Una brevissima illustrazione. E' superfluo precisare l'importanza dell'ARPA Piemonte nella nostra regione anche rispetto all'impegno dell'Ente Regione e, nello specifico, chiarire che il tema della riorganizzazione è un tema all'attenzione, da prendere in considerazione.
Credo anche che questo percorso debba avvenire con precise indicazioni dell'Ente Regione.
In questo senso, è importante capire come l'Assessore si è mosso e quale coinvolgimento del Consiglio regionale può avvenire.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Puntuale e gradita l'interrogazione della Consigliera Accossato. In effetti, è in corso una rivisitazione del sistema organizzativo dell'ARPA che vede, in una prima fase, la riorganizzazione della rete laboratoristica.
I laboratori dell'ARPA, nati sui laboratori di sanità pubblica con una valenza provinciale, addirittura subprovinciale, vengono rivisitati in una riorganizzazione non più rinviabile (peraltro, già fatta in diverse altre Agenzie Ambientali Regionali quali la Lombardia, l'Emilia, la Toscana e il Veneto). Il riassetto viene rivisto non più in un'ottica territoriale, ma in un'ottica di funzionalità e in una riorganizzazione con modello di riferimento. Il modello organizzativo comprende tre laboratori strumentali specialistici: l'ambito Piemonte nord-ovest, che comprende la Provincia di Torino, l'ambito Piemonte nord-est e l'ambito del Piemonte sud.
In questo modo si cerca, da un lato, di riorganizzare mantenendo l'efficienza della risposta, ma anche di migliorare l'attività tecnico scientifica dei laboratori, migliorando la strumentazione, cioè creando maggiori efficienze e possibilmente anche un maggior risparmio per la Regione.
Su quest'attività esiste un comitato di indirizzo che esprime e guida l'attività dell'ARPA, ma sicuramente il Direttore dell'ARPA - lo dico alla Consigliera Accossato quale Presidente di Commissione - ma anche il sottoscritto, gradirebbero un'informativa, un confronto e un approfondimento di questi temi in Commissione, per inserire la progettualità sui laboratori, in un discorso più generale di nuove funzioni e nuove finalità dell'ARPA Piemonte in un quadro di riorganizzazione complessiva che si sta portando avanti nella nostra regione, sia all'interno della macchina regionale che per quanto riguarda le realtà partecipate dalla Regione stessa.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 79 presentata dal Consigliere Campo inerente a "Lavori di adeguamento dell'impianto di depurazione di Cuneo alla Direttiva 91/271 CE e loro conseguenze"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 79, presentata dal Consigliere Campo, che ha la parola per l'illustrazione.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione è volta a capire come sia stato possibile che lavori, pianificati fin dal 2010, siano arrivati ad autorizzazione finale all'insaputa delle amministrazioni comunali interessate dall'effetto dei lavori e all'insaputa dei cittadini.
Non solo. In quattro anni di procedimento non si sono trovati metodi migliori che lo scarico del bacino di raccolta delle acque reflue urbane dell'Azienda cuneese dell'acqua che, rispetto all'interrogazione, in realtà è ben più ampio.
Ho qui la mappa; in realtà, oltre a Cuneo, Borgo, la Valle Vermenagna e Gesso, raccoglie anche le acque della Valle Stura e altre aree attigue, con un impatto sulla popolazione decisamente significativo: si parla di circa 80 mila persone.
La questione è seria: è chiaro che l'autorizzazione viene rilasciata sulla base di normative nazionali, in merito alle quali ho provato a fare alcune osservazioni di incoerenza tra quello che è stato il recepimento regionale e la normativa nazionale e come è stata applicata nell'autorizzazione, ma non è questo il fatto fondamentale. L'aspetto primario è che l'impatto ambientale è mostruoso: pensate che un piccolo sforamento dello stesso impianto dovuto alle piogge eccessive è andato a toccare un piccolo bacino artificiale - il lago del Lupo - sempre nella zona che sarà interessata da questi sversamenti programmati, e ha sterminato l'intera fauna ittica.
Qui parliamo di trenta giorni e di un volume complessivo di 1.600 metri cubi di reflui urbani. Ha poco da dire l'ACDA che sono ripartiti su 60 punti, quando invece ci sono sei o sette punti tra Cuneo e Borgo San Dalmazzo dove avviene il 90% dello sversamento, e il resto sono frattaglie.
Anche in questo caso vediamo l'effetto della Conferenza dei Servizi: non si è resa pubblicità a quello che viene approvato in questo organo.
Parliamo di conseguenze devastanti sull'ecosistema che, probabilmente dureranno anni, se non decenni, prima di essere riassorbite. Una completa disinformazione non solo della parte pubblica (ricordo che il Comune di Cuneo detiene il 40% dell'ACDA), ma di tutti gli altri Comuni che incidono sullo stesso bacino (penso a Fossano, penso, dopo la confluenza col Tanaro anche ad Alba e alla zona di Pollenzo), territori in cui l'attività agroalimentare è importante (si pratica la pesca) e comunque è fondamentale l'ambiente fluviale (a Cuneo si parla del Parco fluviale Gesso e Stura) perché ha valenza turistico-ricreativa.
Vorremmo avere anche una risposta strategica su questo tipo di interventi. Perché non è possibile pensare che ogni volta che c'è da fare un'opera di manutenzione la si faccia in gran segreto e l'unica soluzione è quella di sversare le fogne direttamente nei fiumi!



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
L'intervento in questione è di manutenzione straordinaria, ma programmata. L'impianto ha i suoi anni, dunque necessita di questo intervento per rispondere alle direttive europee, soprattutto per quanto riguarda il problema dell'abbattimento dei cosiddetti "nutrienti" (fosforo e azoto). Si tratta, da un lato, di un intervento di manutenzione straordinaria, che non può essere fatto con impianti in attività dall'altro lato, di miglioramento funzionale per dare una risposta, come in altri siti del Piemonte, essendo il Piemonte tenuto a raggiungere l'obiettivo dell'abbattimento dei parametri che dicevo prima, a livelli superiori al 75%.
Quindi, l'intervento è stato pianificato e organizzato con l'ottica di realizzarlo nel minor tempo possibile. Infatti, è stata fatta tutta una serie di operazioni preliminari di preparazione dei materiali, proprio per ridurre al minimo (tempo 30 giorni) le attività, ma anche per ridurre al minimo le emissioni. E poiché non si può fare questo tipo di intervento in altre stagioni dell'anno, si è scelta questa fase.
Per quanto riguarda il discorso del "fermo impianto", si fa presente che, in accordo con la Provincia e con tutti i vari soggetti interessati le immissioni maggiormente inquinanti non vanno a finire in fognatura, ma vengono portate in altri siti di trattamento. In più si è stabilito di alleggerire in modo consistente lo scarico, invece che concentrarlo tutto a valle del depuratore, con una serie di punti sparpagliati su circa 60 chilometri di rete consortile.
Inoltre, per questo mese di "lavori forzati", fatti con personale specializzato che fa turni anche di più ore rispetto al normale, proprio per fare in fretta, si è chiesto ai consorzi irrigui del territorio - molti hanno dato risposta positiva - a rilasciare in alveo le portate, in modo da aumentare la capacità naturale di diluizione.
E' un intervento che non si poteva non fare: è stato pianificato e progettato con tutti i pareri e gli approfondimenti tecnici del caso, ma si è comunque cercato di farlo nel più breve tempo possibile.
Questa soluzione, che è stata poi comunicata anche ai cittadini in una riunione avvenuta lo scorso 26 settembre presso l'impianto, è stata giudicata la migliore per quanto riguarda l'intervento che si doveva fare.
Grazie.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione a risposta immediata n. 80 presentata dal Consigliere Andrissi, inerente a "Tavolo di lavoro con Terna, amministrazioni locali ed associazioni di cittadini, per la valutazione dell'Interconnector"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 80, presentata dal Consigliere Andrissi, che ha la parola per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Il progetto Interconnector è normato dall'articolo 32 della legge n. 99 del 23 luglio 2009, che introduce una serie di misure volte a dare impulso alla realizzazione del mercato unico dell'energia elettrica, appunto attraverso lo sviluppo dell'Interconnector. Probabilmente non solo sviluppo, ma anche razionalizzazione.
Sono sorti in Provincia di Novara parecchi comitati per chiedere la mitigazione di quest'opera; opera che in Provincia di Novara contrariamente a quanto viene fatto, invece, in Provincia di Torino, è esclusivamente di trasporto dell'energia elettrica aerea e, in particolare prevede due opere assolutamente impattanti sia sul territorio piemontese che lombardo: a Pallanzeno una centrale di trasformazione della corrente alternata in continua, che va ad occupare, almeno dai dati che abbiamo noi 11 ettari, e nel Parco agricolo Sud Milano, a Settimo Milanese, un'altra centrale di trasformazione da continua ad alternata.
Ben altro comportamento ha tenuto Terna per quanto riguarda il trasporto di energia elettrica dalla Savoia alla Provincia di Torino: ha realizzato un'opera di Interconnector completamente interrata, prevedendo solo una centrale di trasformazione sul territorio italiano.
Noi comprendiamo l'intenzione di razionalizzare e ammodernare la rete di trasporto ad alta tensione e anche l'intenzione di liberalizzare il mercato. Ma non possiamo fare a meno di rilevare alcune considerazioni. Se da un lato la Svizzera, con referendum, ha deciso di abbandonare l'energia proveniente dall'atomo entro il 2016 (e questo fa sorgere ulteriori domande), dall'altro lato, in Italia abbiamo una maggiore produzione di energia elettrica da parte di fonti alternative (attualmente il 33% del fabbisogno nazionale proviene da queste fonti). Oltretutto, se andiamo a guardare la capacità potenziale di produzione di energia elettrica italiana, supera di parecchio le necessità del nostro Paese.
Dunque, opera di razionalizzazione e di semplice liberalizzazione: ma la domanda che poniamo all'Assessore è se intenda aprire un tavolo di confronto, a cui potranno partecipare associazioni, amministrazioni associazioni di cittadini che sono sorte in questi mesi sul territorio, per capire che cosa intenda fare Terna e se è possibile mitigare quest'opera.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore all'energia Grazie, Presidente e Consigliere.
I temi sollevati in questa interrogazione sono molto tecnici. Qui ho una nota scritta, che posso far avere al Consigliere, che riprendo per sommi capi.
Il progetto "Interconnector" si trova, allo stato attuale, in fase di procedura di impatto ambientale (VIA) di competenza statale - e non di competenza regionale.
Ricostruisco i passaggi precedenti, in particolare quello di effettiva concertazione che la Regione ha realizzato su questo progetto.
Riprendendo la situazione attuale, nell'ambito della procedura di VIA statale, le due Regioni territorialmente interessate (Piemonte e Lombardia) sono state chiamate ad esprimere un parere al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ai sensi dell'articolo 23 del d.lgs. 152/2006 e smi, su un unico Studio di impatto ambientale dei due progetti "Razionalizzazione della rete in alta tensione della Val Formazza" e "Interconnector Svizzera-Italia", trasmesso da Terna a seguito della richiesta di unificazione da parte della Commissione Tecnica di Valutazione d'impatto ambientale del Ministero.
A fronte dell'avvio della suddetta procedura (in data 4 giugno 2014) la Regione Piemonte ha convocato, in data 1° luglio 2014, una Conferenza dei Servizi dedicata alla presentazione del progetto, a cui hanno partecipato gli Enti e i soggetti competenti all'espressione di pareri e nullaosta in materia ambientale Ravvisata la necessità di richiedere approfondimenti progettuali alla Società elettrica proponente, finalizzati principalmente a valutare compiutamente la proposta anche rispetto alle alternative localizzative, il Settore Sviluppo Energetico Sostenibile (che esprime la responsabilità del procedimento e che ha coordinato i lavori dell'Organo tecnico regionale) ha provveduto, in data 18 settembre 2014, a trasmettere al competente Ministero dell'ambiente e alla suddetta Commissione tecnica di valutazione d'impatto ambientale un ampio ed articolato documento di richiesta di integrazioni e approfondimenti progettuali. La Regione Lombardia, per parte sua, ha avviato solo in data 25 settembre u.s. l'iter procedimentale volto ad esprimere il parere richiesto.
L'intervento in questione non ha potuto essere preventivamente assoggettato a Valutazione Ambientale Strategica (VAS), al pari degli altri interventi inseriti dalla Società elettrica nell'annuale Piano di Sviluppo della Rete di Trasmissione Nazionale (RTN), poiché - come dichiarato da Terna - il medesimo veniva proposto su mandato di soggetti terzi (grandi soggetti industriali fortemente energivori) e "ospitato" nel Piano di Sviluppo senza la "codifica di intervento" rispondente alla pianificazione propria della Società elettrica.
Forte dell'esperienza maturata a partire dal 2002 in materia di concertazione localizzativa delle opere di sviluppo della porzione piemontese della RTN, il settore competente al fine di supplire all'impossibilità di attuare il processo localizzativo condiviso all'interno di un processo di VAS del Piano, ha comunque sperimentalmente sviluppato, con il supporto e la partecipazione degli Enti locali territorialmente interessati, un processo di "progettazione partecipata" dell'opera.
Tale processo si è concentrato sul tratto a valle dell'Interconnector compreso tra la stazione elettrica di Verampio (Crodo) e Pallanzeno, sulla base della progettualità nota, fino a quel momento, alle strutture regionali (in precedenza, novembre 2010/gennaio 2011), la concertazione aveva già riguardato il tratto di rete in Val Formazza).
La condivisione di soluzioni localizzative ha visto la Regione e gli Enti coinvolti partecipare ad una serie di incontri (ospitati dal Comune di Domodossola) nella primavera del 2012.
Il 16 giugno 2012, si concludeva il processo con la sottoscrizione di un Verbale d'intesa tra i Sindaci dell'area, i rappresentanti della Società elettrica e i rappresentanti delle Strutture regionali competenti.
La proposta condivisa, non potendo riguardare il tracciato dell'Interconnector, in ragione della presenza dei vincoli paesaggistici posti dal Piano Paesaggistico Regionale in salvaguardia (in particolare l'opera interferiva in più punti con il vincolo di inedificabilità assoluta stabilità dall'articolo 13 delle NTA del Piano sui crinali montani vincolo, oggi, derogabile per effetto della parziale modifica apportata dalla Giunta regionale nel febbraio 2013), forniva significative indicazioni in merito alla localizzazione del progetto di ricostruzione su diverso tracciato della linea a 200 kV tra le stazioni elettriche di Verampio (Crodo) e Pallanzeno, costituente importante opera connessa allo stesso Interconnector.
Considerato che nella primavera del 2012 non era disponibile la proposta progettuale concernente la nuova stazione di Pallanzeno e la ricostruzione a 380 kV in corrente continua dell'attuale linea a 220 kV tra Pallanzeno e Baggio (MI), la fase di concertazione non ha pertanto potuto dispiegare i propri effetti su gran parte dell'attuale tracciato in progetto dell'Interconnector (opera principale).
Evidentemente, il tema relativo alla domanda-offerta di energia elettrica nel Paese è da affrontarsi nel Piano energetico ambientale regionale a latere di questa opera e tenendo in considerazione un insieme di questioni, dallo sviluppo dell'energia da fonti rinnovabili ai prevedibili consumi energetici nel Paese.
Per sintetizzare la questione posta dall'interrogante, la Regione Piemonte ha fatto, in realtà, finora, tutto ciò che le era consentito all'interno di questa procedura per coinvolgere le comunità sui cui territori l'opera impatta. Al di là di questo, evidentemente, si tratta di una procedura di competenza statale, che segue i propri tempi e le proprie forme di svolgimento.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 77 presentata dal Consigliere Gariglio, inerente a "Avvio da parte dell'ASL TO1 di un percorso sperimentale di collaborazione con RSA per posti letto di continuità assistenziale a valenza sanitaria"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 77 presentata dal Consigliere Gariglio.
Non so quanto il Consigliere Andrissi abbia percepito della risposta dell'Assessore. Infatti, secondo me, c'era troppo brusìo in quel momento.
Prego i Consiglieri di consentire agli interroganti e all'Assessore di essere ascoltati.
La parola al Consigliere Gariglio per l'illustrazione.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione a risposta immediata attiene alle modalità di gestione di un'Azienda Sanitaria Locale, l'ASL TO1, di cui abbiamo già avuto modo nella passata legislatura di occuparci incidentalmente più di una volta e le cui modalità di gestione sono eufemisticamente un po' bizzarre. Infatti - Assessore, come immagino lei certamente saprà, essendo molto presente sul pezzo - la Direttrice generale di tale ASL, con deliberazione del 3 settembre, ha approvato un utilizzo, definito come sperimentale, di posti letto di continuità assistenziale a valenza sanitaria con cinque RSA ricadenti sul territorio dell'ASL. Ovviamente, fa riferimento a questo utilizzo sperimentale un arco temporale che va dal 1 settembre 2014 al 30 giugno 2015.
Ciò che veramente colpisce un lettore esterno delle deliberazioni dell'ASL è il riferimento nei presupposti della deliberazione dell'ASL ad alcuni atti della Giunta regionale (DGR n. 65519 del 2013 e n. 14-7070 del 2014), che sono stati sospesi per effetto di una deliberazione di Giunta regionale - che lei, Assessore, immagino abbia proposto - che è stata adottata il 4 agosto 2014.
Quindi, abbiamo la situazione per cui la Giunta regionale provvede alla revoca di delibere della Giunta precedente e, nonostante siano state revocate, la Direttrice di un'ASL decide, sulla base di questo, di inventarsi una sperimentazione e distribuire dei posti letto.
Inoltre, questo utilizzo sperimentale non solo è in contrasto con quanto detto dall'Assessorato, ma comporta un costo ragguardevole, pari a 258.750 euro per l'esercizio 2014.
Tra l'altro, loro eccepiscono che la sperimentazione è equivalente ai posti letto a dimissione protetta, però come sappiamo la dimissione protetta rappresenta un percorso dedicato soprattutto a pazienti fragili quindi prevede la necessità di sorveglianza medica, di nursery infermieristica, di riabilitazione.



L'ASL Torino 1 non specifica nemmeno quali soggetti dovrebbero

assistere i pazienti dopo le dimissioni, e quindi questa deliberazione anche per questi versi, non può dirsi conforme ai requisiti necessari per una dimissione protetta.
Quindi, Assessore, chiediamo quali decisioni intenda adottare l'Assessorato affinché l'ASL Torino 1 si riallinei alle decisioni della Giunta regionale e non proceda, come invece è consuetudine di quella ASL, a muoversi su una via propria, dandosi un diritto a sé.
Lo dico perché credo che sia apprezzabile l'inventiva nel trovare soluzioni, ma un minimo di reductio ad unum anche rispetto a questo Ente andrebbe fatto. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Collega, anch'io sono stato stupito quando mi è pervenuta questa deliberazione - anzi, per la verità ce la siamo procurati - indicata dal collega Gariglio. Stupore perché, per la verità, non credevo neppure che un Direttore generale potesse arrivare a tanto.
Ci siamo immediatamente mossi assumendo un'iniziativa. La ricostruzione fatta dal collega è precisa: c'è una deliberazione della Giunta che sospende la rete ospedaliera.
Invece il Direttore generale qui assume delle sue decisioni in contrasto, in modo sperimentale, senza neppure informare che si stava pensando ad una sperimentazione.
Appena ho avuto modo di leggere quella delibera dell'ASL, il Direttore generale, su mia indicazione, ha notificato già qualche giorno fa alla dottoressa Briccarello una formale diffida. Questo perché il sistema va governato, non è che ognuno può decidere come se fosse una sorta di feudo nominando i feudatari.
C'è la politica sanitaria e la politica sanitaria ha dato delle indicazioni diverse. Quindi, la dottoressa Briccarello è stata diffidata chiedendole con tempestività la revoca del provvedimento aziendale ed una immediata comunicazione.
Non so se oggi pomeriggio o domani mattina il Direttore, dottor Mirano incontrerà la dottoressa Briccarello su questo aspetto, ma è chiaro che la nostra diffida assume una valenza anche disciplinare, perché lo ritengo un fatto grave.
Si tratta di un provvedimento assunto dalla dottoressa Briccarello assolutamente difforme e in evidente contrasto con quanto disposto dalla Giunta regionale con la citata deliberazione del 4 agosto dal titolo avente ad oggetto, lo ripeto, "Sospensione, revoca e disapplicazione di atti relativi alla revisione della rete ospedaliera, appropriatezza attribuzione di incarichi di struttura nelle ASR".
Nella diffida abbiamo anche richiamato all'attenzione della ASL TO1 che il nostro provvedimento regionale al primo punto ha disposto che, fino al 31 dicembre 2014 e alla redefinizione della rete ospedaliera, ha, in coerenza con le indicazioni, valore di atto di programmazione regionale.
Quindi, non si tratta di interferire sull'attività aziendale, ma è chiaro che ogni Direttore deve assumere degli atti che sono coerenti con l'atto di programmazione regionale. E quella nostra decisione è un atto di programmazione regionale.
Quella deliberazione che entra nel merito e nelle indicazioni del rapporto tra reti è un problema che compete soltanto alla Regione.
Quindi, c'è la diffida; il Direttore sentirà la dottoressa Briccarello.
E' evidente ed è chiaro che quell'atto deve essere revocato velocemente. Spero che, a seguito dell'incontro di domani, lo revochi e comunichi la revoca di questo atto. Altrimenti è evidente che assumeremo iniziative, perché verrebbe a mancare un rapporto di fiducia.
Io, tra l'altro, ero presente alla consegna della deliberazione a tutti i Direttori generali, in una riunione durante la quale ho spiegato direttamente e personalmente il valore di quella deliberazione.
E' chiaro che qui si tratta di un atto che assume delle decisioni contrarie ad un atto di programmazione, e che, in qualunque organizzazione chi si comporta in questo modo, evidentemente non avrebbe più il diritto di continuare a svolgere il suo ruolo.
Dopo le verifiche che farà il dottor Mirano, vedremo di capire un po' meglio. Se ci sono elementi per assumere qualche iniziativa diversa, perch lo ritengo un fatto grave, sicuramente la Giunta deciderà in merito.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 81 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Divieto di incarichi a soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 81, presentata dal Consigliere Berutti, che ha la parola per l'illustrazione.



BERUTTI Massimo

Alla luce dell'ultima riforma della Pubblica Amministrazione, viene naturalmente spontaneo domandarsi qual è la situazione attuale relativamente agli Enti partecipati e controllati dalla Regione in merito all'indicazione che arriva direttamente dal Governo nazionale.
Personalmente ho un mio parere sulla gestione, che non è una questione di età, ma di competenze e di capacità; quindi, forse bisognerebbe anche intervenire sulle questioni più legate ai risultati che non all'aspetto pensionistico.
Però naturalmente questa riforma incide in modo pesante e chiaramente crea anche una situazione abbastanza delicata e di stallo.
Pertanto, la nostra interrogazione chiede all'Assessore e alla Giunta qual è la posizione che si vuole tenere in merito a questa legge dello Stato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale Grazie, Presidente e grazie, Consigliere.
Cominciamo con il dire, solo per chiarire il quadro, che la legge è dell'agosto scorso e si applica specificamente per quanto riguarda incarichi, consulenze e quant'altro attribuiti dopo la data di entrata in vigore della legge.
Secondo punto. Ovviamente la Regione Piemonte intende adeguarsi - ci mancherebbe ancora - al dettato della legge con le piccole complicazioni che ne possono derivare per ovvi motivi.
In terzo luogo, al momento e salvo eventuali decreti, circolari e atti di integrazione ed esplicazione, la legge individua un numero tassativo di Enti tenuti al rispetto di questa normativa.
Non ci sono le condizioni per estendere tale normativa, al di là dei casi previsti, anche perché, avendo tutti i cittadini la facoltà di rispondere ad un bando e proporsi per un incarico, uno si deve poi anche porre il problema di qualcuno che potrebbe dire: "Mi avete escluso.
Perché?".
Noi, naturalmente, facciamo una verifica, tramite gli uffici regionali se la nomina è diretta, indirettamente tramite gli uffici delle controllate, sulla sussistenza dei requisiti richiesti per la nomina. Da ora in poi, occorrerà anche verificare la sussistenza di questo, ossia l'essere, per il soggetto che si propone per un determinato incarico, in quiescenza da un rapporto di lavoro pubblico o da un rapporto di lavoro privato. Chiederemo la dichiarazione del caso.
Ovviamente, dal momento in cui la legge è entrata in vigore non sono state effettuate nomine o conferiti incarichi in contrasto con la legge medesima.
Nel momento in cui si ponesse il problema di sostituire per ragioni di decadenza o altro, continueremo senz'altro a rispettare ciò che la legge ci richiede.


Argomento: Commercio al dettaglio

Interrogazione a risposta immediata n. 82 presentata dalla Consigliera Porchietto, inerente a "Azioni a sostegno dei settori del commercio al dettaglio in sede fissa e della ristorazione - ricadute occupazionali"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 82, presentata dalla Consigliera Porchietto, cui risponderà l'Assessore De Santis.
La parola alla Consigliera Porchietto per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Prendo spunto, tra l'altro, da alcune indicazioni numeriche fornite dall'Unioncamere, riportate in questi giorni dai giornali, che evidenziano una serie di segnali che, se li leggiamo senza soffermarci sopra potrebbero anche sembrare incoraggianti, ma in realtà di incoraggiante hanno veramente poco. Infatti, se da un lato l'indagine congiunturale sul commercio e la ristorazione fa registrare una lieve ripresa, in realtà, se andiamo a vedere, la lieve ripresa riguarda quella che si può definire la grande distribuzione o, comunque, le imprese medio-grandi, mentre quella che è la caratteristica tipica del settore del commercio rimane assolutamente al palo.
Riflettendo soprattutto sulle realtà regionali della media e grande struttura di vendita - possiamo dir tutto, ma non che siano in mano all'imprenditoria italiana, se non in poche e rare eccezioni, però poco presenti - la ricaduta, in termini di cash flow, non è sicuramente sull'Italia. Infatti, sappiamo molto bene che la grande distribuzione sposta quello che è un incasso nel brevissimo periodo rispetto al pagamento nel lunghissimo tempo ai fornitori che, invece, sono piemontesi, quindi riduciamo anche il fabbisogno di liquidità sul nostro territorio.
Abbiamo sentito dire molto spesso, specialmente dal Presidente Chiamparino, che questo sarà un mandato in cui al centro dell'attenzione ci sarà in particolare il lavoro, in qualche modo rivedendo anche le dichiarazioni degli anni precedenti, quando il nostro Presidente era Sindaco di Torino e diceva che, in realtà, occorreva concentrarsi soprattutto sul tema della conoscenza e dell'azione intellettuale rispetto a quelli che potevano essere gli investimenti da fare.
Vorrei sapere dall'Assessore competente, in funzione dell'indagine fatta da Unioncamere, quali possono essere le azioni di indirizzo che la Regione Piemonte può mettere in campo rispetto al settore della piccola e media impresa, in particolare il settore del commercio al dettaglio in sede fissa e della ristorazione. Azioni sia sull'ambito di interventi per favorire e per non far chiudere ulteriori esercizi commerciali sia soprattutto, sulle tematiche chiaramente legate all'occupazione, laddove oggi - come abbiamo visto - tutti i principali organi di stampa segnalano ahimè, un nuovo record in Italia: 44% di disoccupazione giovanile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore al commercio Grazie, Presidente, grazie Consigliera.
Non riprendo analisi di dati beni noti alla Consigliera e anche a me sull'attuale situazione del commercio in Piemonte e in Italia, che per la verità risente in primo luogo della crisi generale dei redditi familiari e di conseguenza, dei consumi. In questo senso, l'unica azione possibile perché il commercio si riprenda è far sì che riprendano i consumi delle famiglie.
Il tema piccola distribuzione-grande distribuzione, da questo punto di vista, è anch'esso, in qualche misura, superato dall'andamento degli eventi. La Consigliera sa bene, come me, che la Regione Piemonte ha autorizzato una serie di piastre di grande distribuzione che molto probabilmente non verranno mai attuate, anzi in Italia cominciano a chiudere gli esercizi di grande distribuzione che sono stati precipitosamente aperti nel passato. Quindi il tema non è nemmeno quello.
A lato della caduta dei consumi che si è avuta in questi anni per effetto della crisi dei redditi, una cosa che si è verificata e che comincia ad assumere dimensioni consistenti è la crescita dell'e-commerce che in Italia è partito da livelli bassissimi, ha stagnato per un po' di anni e adesso sta crescendo gradualmente, come sempre accade in questi casi. Ormai cresce molto velocemente probabilmente perché ha raggiunto quel tanto di massa critica per cui la crescita accelera e, siccome noi siamo a livelli ancora consistentemente inferiori non diciamo a quelli degli Stati Uniti o del Regno Unito, ma del resto dell'Europa continentale, c'è uno spazio di crescita che sicuramente sarà utilizzato, soprattutto in un momento in cui le famiglie hanno i loro budget familiari sotto tensione e prestano estrema attenzione ai costi e, dunque, alla possibilità di acquistare a condizioni di prezzo più favorevoli.
Detto questo, cosa può fare la Regione per tutelare il piccolo commercio, che rappresenta anche, da un certo punto di vista, un presidio di vivibilità delle nostre città e aree urbane grandi e piccole, un pezzo della storia del nostro paesaggio urbano? Questo dipenderà moltissimo dalle risorse che ci saranno a disposizione nei prossimi anni, rispetto alle quali evidentemente ad oggi è prematuro prendere impegni.
Si possono certamente immaginare azioni, fondamentalmente di accompagnamento, che vadano comunque a facilitarne l'esistenza, e qui mi riferisco, da una parte, allo stranoto tema della sburocratizzazione rispetto alla quale vorremmo provare a fare qualche cosa molto rapidamente dall'altra parte, mi riferisco a un insieme di progetti che, per esempio aiutino i piccoli esercizi ad accedere all'e-commerce. Di ragionamenti fatti in questa direzione mi parlava, per esempio, la presidente di un'associazione di categoria cittadina, che su questo punto ha sviluppato una serie di progettualità che poi ci sottoporrà.
Diciamo che possiamo immaginare tutta una serie di azioni di tipo formativo, di sostegno alla qualificazione degli esercizi e alla loro specializzazione, di sostegno alla promozione, alla visibilità e via di questo passo. Cose di questo tipo, fra l'altro, la Regione ne ha già fatte.
Vi è una serie di progetti già avviati e si possono immaginare iniziative nuove, ma ovviamente il punto su questa questione potrà essere fatto nel giro di qualche mese, quando vi sarà maggiore chiarezza relativamente alle risorse disponibili sul bilancio regionale per questo tipo di attività.
Tutto il resto, ossia processi sostanzialmente di accompagnamento, si sta già facendo; invece, sul lato della delegificazione e burocratizzazione vogliamo provare a fare qualche passo avanti.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.24 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.26)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Chiapello, Ferraris e Pentenero.



PRESIDENTE

La mozione n. 24 è stata rinviata ad altra seduta, così come richiesto all'inizio dell'apertura della seduta antimeridiana.


Argomento: Opere pubbliche - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Esame ordine del giorno n. 51 presentato dai Consiglieri Barazzotto Grimaldi, Chiapello, Allemano, Accossato, Caputo, Motta, Rossi, Rostagno Gallo, Boeti, Monaco, Ferrentino, Giaccone, Ravetti, Ottria, Gariglio e Chiapello, inerente a "Il progetto di nuova diga in Alta Valsessera è costoso, inutile e dannoso per il territorio: la Giunta regionale ritiri tutti gli atti relativi all'iter di approvazione e realizzazione dell'opera"; ordine del giorno n. 27 presentato dai Consiglieri Andrissi Frediani, Bertola, Batzella, Valetti e Bono, inerente a "Presa di posizione contraria all'invaso sul torrente Sessera"


PRESIDENTE

Colleghi, l'ordine del giorno n. 22 presentato dai Consiglieri Barazzotto, Gariglio, Rossi, Monaco, Ferrentino, Molinari, Giaccone Grimaldi, Motta, Ravetti, Otaria e Conticelli, inerente a "Il progetto di nuova diga in Alta Valsessera è costoso, inutile e dannoso per il territorio", è stato ritirato e sostituito dall'ordine del giorno n. 51, al quale è collegato l'ordine del giorno n. 27.
Procediamo, pertanto, con l'esame dell'ordine del giorno n. 51 presentato dai Consiglieri Barazzotto, Grimaldi, Chiapello, Allemano Accossato, Caputo, Motta, Rossi, Rostagno, Gallo, Boeti, Monaco Ferrentino, Giaccone, Ravetti, Ottria, Gariglio e Chiapello, inerente a "Il progetto di nuova diga in Alta Valsessera è costoso, inutile e dannoso per il territorio: la Giunta regionale ritiri tutti gli atti relativi all'iter di approvazione e realizzazione dell'opera", nonché dell'ordine del giorno n. 27 presentato dai Consiglieri Andrissi, Frediani, Bertola, Batzella Valetti e Bono, inerente a "Presa di posizione contraria all'invaso sul torrente Sessera", di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al primo firmatario dell'ordine del giorno n. 51, Consigliere Barazzotto, per l'illustrazione.



BARAZZOTTO Vittorio

L'ordine del giorno presentato oggi, cari colleghi, non costituisce un no pregiudiziale o ideologico all'invaso. E lo sottolineo: ci sono parecchie ragioni per le quali la Valsessera, ma anche il Vercellese secondo noi - secondo me - non hanno bisogno di una nuova diga. Mi auguro che tutti gli aspetti a sostegno di questa tesi siano ben compresi, in modo tale che si capisca quanto inutile sia sostenere la costruzione di un manufatto tanto dispendioso quanto inutile.
Di riflesso, tutti noi dobbiamo adottare un comportamento responsabile affinché la Giunta ritiri gli atti che la Regione Piemonte ha prodotto nelle passate legislature, avvalorando così la prosecuzione dell'iter di un progetto che ora giace al Ministero, anzi, ai Ministeri competenti, in attesa dell'ultimo responso. Una realizzazione che alcuni, per interessi che non sono certo quelli comuni, si ostinano a dare per scontata e contro la quale ci si deve razionalmente opporre.
Il torrente Sessera - perché non credo che tutti conoscano la questione è un corso d'acqua lungo 35 chilometri che nasce a 2000 metri di altitudine dai contrafforti del monte Bo. Confluisce nel fiume Sesia a quota 380 metri. Raccoglie complessivamente le acque di un bacino di 189 chilometri quadrati. Per 17 chilometri, nella parte più alta, scorre in un'area individuata dalla Regione come sito di interesse comunitario (SIC) sul quale insistono già diverse concessioni di captazione dell'acqua, per quanto non tutte attive.
Il nuovo invaso, che il Consorzio di bonifica della Baraggia si ostina con ogni mezzo, a voler costruire, è sproporzionato al luogo e ai tempi: 120 metri di altezza, 285 di larghezza, contiene 12 milioni di metri cubi di acqua sulla testa degli abitanti della valle ed è formato da migliaia di metri cubi di calcestruzzo. Un'opera che con questi numeri sottrarrebbe al fondovalle praticamente tutta l'acqua, creando un inevitabile danno ambientale al sito di interesse comunitario e alla vallata intera, in un momento in cui non è più tempo di pensare al particolare, ma è invece necessario ragionare in un'ottica di insieme e di riqualificazione semmai territoriale. Specie se vogliamo definire, con la lungimiranza del buon amministratore, una qualche ambizione turistica del territorio regionale e che questo compensi, in un qualche modo, la riconversione di un distretto a prevalente vocazione industriale.
Siamo in una zona già violentata a suo tempo dalla costruzione di una diga proprio da parte dello stesso Consorzio di bonifica. Quest'acqua intubata in una galleria, defluirebbe in parte negli invasi dell'Ostola e del Ravasanella prima di raggiungere le risaie del Vercellese, che oggi sono soddisfatte senza carenze, o con le carenze fisiologiche che più avanti vedremo, dalla situazione oggi esistente.
Ricordo in questa sede che sarebbe quanto mai opportuno provvedere alla manutenzione, perché questi invasi sono pieni di terra e alla manutenzione si provvede poco, e si rischiano altri pericoli e problemi.
II Sessera, invece, diventerà un rigagnolo, privato della sua acqua per il 90% del suo percorso. Lasciato al suo destino con il deflusso minimo vitale, renderà più poveri anche i fiumi nei quali confluisce, come il Sesia, nel quale il Sessera versa circa un quarto della sua attuale portata. Non solo. I problemi si sommano. Minor acqua di deflusso significa anche la necessità di nuove regolazioni degli impianti di depurazione delle aziende di fondovalle, che con portate minori rischiano di inquinare maggiormente il corso d'acqua. E peggiorare quindi la situazione ambientale complessiva.
Da quando il progetto fu presentato, anni fa, il Biellese non è stato a guardare. Anche se oggi siete stati informati tutti quanti in modo molto celere da parte del Consorzio (tutti quanti abbiamo ricevuto delle e-mail a dire il vero non proprio esatte), amministratori, sindaci e popolazione hanno cercato delle risposte. Nel 2009 si è costituita anche un'associazione, "Custodiamo la Valsessera", che ha raccolto le preoccupazioni degli abitanti della valle (2500 iscritti) e ha cercato di capire se quell'invaso potesse essere di qualche beneficio al territorio giungendo però alla conclusione che l'unico vantaggio reale fosse quello della società che lo costruisce o da qualche compensazione offerta più come specchietto per le allodole. Non con vero spirito di servizio nei confronti di una terra che dovrebbe vedere, ancora una volta, deturpata senza ragione la propria natura.
Cercherò ora di scendere ancora più nel dettaglio, per farvi comprendere l'inutilità della diga, con degli esempi pratici.
Il costo impressionante di tale manufatto potrebbe, da solo, in tempi nei quali tutti dobbiamo prendere rapidamente coscienza di quanto i bisogni siano cambiati, e ovviamente le risorse diminuite, costituire un forte deterrente alla realizzazione dell'opera.
Badate bene, cari colleghi, che non si tratta di un investimento produttivo per lo sviluppo, ma, alla luce dei fatti, solo una girandola d'interessi che gravitano attorno al solito e inossidabile (nonostante tutta quest'acqua), Consorzio di bonifica della Baraggia.
E' tempo, come ho detto all'inizio, di imporci una nuova cultura del limite. Nuovi bisogni nascono e crescono, in tutti i nostri territori esponenzialmente. E le risorse a disposizione per affrontarli calano drammaticamente.
Non voglio qui tediarvi sull'aspetto drammatico che abbiamo vissuto ieri: siamo l'unica provincia - quella di Biella - a vivere una situazione di dissesto, senza che vi sia una legge che vada a soddisfare, a colpire, e che in qualche modo riesca a farci uscire da questo dissesto preventivo in cui la provincia di Biella è venuta a trovarsi in seguito al commissariamento.
Siamo al livello che fra dieci/quindici giorni non sapremo come aprire le scuole: probabilmente non si apriranno o si apriranno e poi si chiuderanno. La situazione delle strade è praticamente da Terzo mondo e non sappiamo come poter affrontare il problema neve.
Questa è la provincia di Biella. Credo che non abbia pari nel profondo nord. Siamo qui senza risposte, perché dal Governo non pervengono risposte e perché non c'è una risposta.
Non è previsto dalla legge questa forma di dissesto.
Diventa poi difficile spiegare cose di questo tipo agli studenti, ai genitori - come ieri - e ai Presidi.
Questo è il primo motivo per cui diventa immorale, oggi più di ieri parlare di un'opera che supera i 300 milioni di euro nel Biellese (tutte le dighe hanno avuto un aumento esponenziale: sono iniziati con 300 milioni e poi si sono sempre triplicate alla fine in corso d'opera), quando non riusciamo a far fronte a bisogni da poche decine o centinaia di migliaia di euro.
Si tratta di bisogni, come dicevo prima, che riguardano aspetti primari della vita quotidiana, come raggiungere la propria casa, frequentare lezioni e, per giunta, anche situazioni di strade pericolanti.
Vengono poi le questioni tecniche.
I dati sul fabbisogno irriguo del bacino del Sesia, confrontati con quelli del resto del Piemonte, restituiscono un dato significativo: il deficit del fiume Sesia è il più basso di tutti. Nelle ultime statistiche disponibili, quelle fino al 2010, le giornate nelle quali l'acqua era insufficiente erano 60 negli anni medi e 150 in quelli scarsi (quest'anno poi fa eccezione, perché sappiamo essere un anno eccezionale). Una situazione di gran lunga migliore rispetto alle altre zone del Piemonte.
Il Ministero delle politiche agricole, quindi, non può non tenere conto di ciò che andiamo a dire e a decidere in questa sede.
Ci sono, poi, studi e progetti che spiegano come le esigenze idriche possano essere soddisfatte senza dover realizzare il nuovo ecomostro di cemento, magari sistemando tutta la rete degli acquedotti, che rappresenta un vero e proprio colabrodo, ma non si capisce perché non si vogliano affrontare questi problemi.
Secondo gli studi effettuati dalla Regione Piemonte stessa, e quelli delle Università, esistono ormai da anni - lo sappiamo tutti - programmi che prevedono tecniche e tecnologie diverse rispetto alla realizzazione delle dighe per soddisfare questo tipo di presunto bisogno idrico sbandierato da un Consorzio che intravede certo più opportunità nella costruzione di invasi che nella loro corretta gestione.
In tutto il Biellese, per citare solo il caso specifico, è necessario come dicevo in premessa - e lo diciamo da anni - compiere una seria manutenzione di tutte le reti idriche, per evitare la dispersione delle acque.
Cari colleghi, la verità è che la Valsesia e il Biellese non hanno mai sottratto acqua alla risicoltura, anzi si sono adoperate per realizzare grandi impianti di depurazione per restituire pulita l'acqua utilizzata dall'industria e per scopi idrogeologici ed hanno concesso la costruzione di ben tre bacini artificiali (gli unici in Piemonte) prevalentemente per scopi irrigui. Mi sembra che il territorio in questione la sua parte l'abbia già fatta ampiamente.
Il comitato "Custodiamo la Valsessera" sta compiendo un ottimo lavoro e una grande battaglia, ma da solo non può fare molto contro un Consorzio di bonifica che dispone di mezzi importanti e sa certamente bene come comunicare e come influenzare l'opinione pubblica.
Sindaci e cittadini della valle si stanno battendo con le unghie per opporsi al progetto e ritengo che non debbano essere lasciati soli.
Dobbiamo aiutarli con un messaggio chiaro, con il nostro agire politico con la consapevolezza che agevolare, con il nostro avvallo, il finanziamento di un'opera inutile, dannosa e costosa non è certo scritto tra le righe del mandato che da quegli stessi cittadini ed anche da quei territori abbiamo avuto.
Occorre anche che il Ministero dell'Ambiente non rilasci il parere positivo - e qui arriviamo al dunque - nella procedura di Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) e che i parlamentari (lo stanno facendo, ma non basta) si spendano al massimo dell'impegno - che noi esprimiamo oggi votando quest'ordine del giorno - per impedire al Governo di procedere in quella direzione, e riducendo ai minimi termini i tecnicismi per dire un chiaro "no" a progetti dall'altissimo costo economico e sociale e dalla perlomeno dubbia utilità, se non - come in questo caso - dalla manifesta inutilità.
Spero di avervi fatto comprendere, in questi dieci minuti, le ragioni del mio no. Mi auguro di aver fornito alcuni utili spunti di riflessione e che possiate votare con coscienza e senza pregiudizi.
Auspico seriamente che l'ordine del giorno venga votato positivamente in modo tale che a Roma sappiano che da un'intera regione, quell'ulteriore invaso, in un momento in cui le opere ciclopiche non sono più al passo con i tempi, non è né richiesto né, tanto meno, voluto.
Troppe altre - e lo vediamo già da questo primo scorcio di legislatura regionale - sono le necessità impellenti cui dobbiamo dare risposta.
Non voglio usare termini pomposi, ma occorre riconoscere che da troppi decenni la politica regionale è rimasta un po' ambigua. Io spero che oggi invece, si esca finalmente con un chiaro pensiero e voto e che alla fine si metta veramente uno stop all'ambiguità e a tutte le interpretazioni o dubbi.
La spending review, il benessere, il grido che arriva da tutte le province e da tutte le popolazioni, ci impongano moralmente, caro Presidente, per dire no a opere di questo genere, quando la tecnica ci insegna che ci sono modi alternativi, con i quali possiamo ottenere sicuramente un risparmio.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'ordine del giorno n. 27.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Dopo la bella relazione del collega Barazzotto è difficile intervenire su questo ordine del giorno. Noi, da sempre, coerentemente, abbiamo preso posizione contraria nei confronti di questo tipo di progetto, perché lo riteniamo fortemente impattante sulla Valsessera ed inutile, poiché c'è un sito di importanza comunitaria.
Premesso che il progetto per l'invaso sul fiume Sessera, presentato dal consorzio per la bonifica della Baraggia è stato bocciato dal Consiglio Ministeriale per i lavori pubblici in data 23 gennaio 2012, lo stesso Consorzio ha provveduto ad apportare le modifiche richieste allo stesso e a ripresentarlo allo stesso Consiglio Ministeriale.
Considerato che attualmente il progetto modificato è in fase di valutazione da parte del CIPE ed è in attesa della conclusione del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale.
Valutando che l'area interessata del progetto di allargamento dell'invaso del Sessera è situata in un Sito di Interesse Comunitario e come indica l'articolo 6.1 della Direttiva 92/43/CEE, "Habitat" - poi recepita in modo un po' tardivo a livello nazionale, nel 2003 - "per le zone speciali di conservazione, gli Stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie, che implicano appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali di cui all'allegato I e delle specie di cui all'allegato II, presenti nei siti".
Il comma 2 dello stesso articolo recita: "Gli Stati membri adottano le opportune misure per evitare, nelle zone speciali di conservazione il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate, nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi della presente direttiva".
Il comma 3 dello stesso articolo 6 recita inoltre: "Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito, ma che possa avere incidenze significative su tale sito" - quando parliamo di sito di interesse comunitario si parla di incidenza e non di valutazione ambientale, poi queste si possono sommare, laddove viene realizzata un'opera, e diventare valutazione ambientale semplice - "singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di un'opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione dell'incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa e se, del caso, previo parere dell'opinione pubblica".
Ovviamente noi siamo convinti che quest'opera pregiudicherà l'integrità del territorio e che non vi sia opera di compensazione sufficiente a mantenere o ripristinare questa integrità.
La Regione Piemonte non ha ancora approvato e finanziato il Piano di Gestione del SIC Valsessera, pur avendo fatto predisporre all'IPLA tale piano nel 2004 (quindi dieci anni fa).
A tutt'oggi la Regione Piemonte non ha definito le aree inidonee relative alle fonti rinnovabili di tipo idroelettrico ai sensi del decreto ministeriale del 10 settembre 2010. Non c'è certezza sulla ricaduta positiva in termini ambientali, agricoli ed energetici dell'opera sul territorio valsesserino.
Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a prendere una posizione contraria in merito alla costruzione dell'invaso. Grazie.



PRESIDENTE

I colleghi che vogliono iscriversi per il dibattito genertale sugli ordini del giorno n. 51 e n. 27 possono farlo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intanto, credo sia necessario precisare un aspetto: la normativa nazionale ed anche la normativa regionale (anche il Piano territoriale per le acque) consentono la realizzazione di invasi. E' evidente che, dal momento in cui vi è una possibilità normativa - come sempre avviene - tutto ciò che riguarda le autorizzazioni rispetto alle realizzazioni di opere (in questo caso, la diga della Valsessera) sono atti o in valutazione di incidenza ambientale o - come in questo caso - per pratiche più generali di VAS che hanno un aspetto molto tecnico e che, non casualmente, vengono realizzati interamente dai settori della Regione Piemonte e, solo alla fine, se vi è una pratica di VAS, assunte dalla Giunta regionale.
E' bene distinguere questi due aspetti perché, se alla politica toccasse - come una volta, oggi fortunatamente non più - la valutazione ambientale e quindi le motivazioni positive o negative da addurre per la realizzazione, in questo caso, di un invaso sarebbe estremamente delicato.
Nel senso che il Consorzio, l'imprenditore, il soggetto proponente avrebbe una discrezionalità; meglio, la Giunta regionale avrebbe una discrezionalità nell'avvallare o meno una proposta con una valutazione politica. Noi, invece, siamo tenuti a fare altro. Noi siamo tenuti a fare norme e regolamenti che facciano attuare le norme. Questo è il primo aspetto dirimente.
Lo dico oggi da Consiglieri e lo dicevo da Assessore quando venne sollevato il problema da alcuni Gruppi consiliari rispetto alla valutazione all'interno di un SIC nel Parco della Vauda. Si tenga lontana la politica dalle scelte di valutazione relativamente ad un invaso, in questo caso un invaso o un intervento da svolgere su un'area anche tutelata.
Quello che noi chiediamo con l'ordine del giorno è che la Giunta si attivi presso i Ministeri competenti per la sospensione del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale della diga dell'alta Valsessera. Rammento ai colleghi che ieri pomeriggio noi abbiamo discusso, e il Vicepresidente correttamente l'ha ritenuto un disegno di legge importante, su una norma di semplificazione e tempi certi rispetto alle procedure. Anche da questo punto di vista - al di là del tema, poi entreremo nel merito - non si pu essere schizofrenici. Non si può votare, l'abbiamo fatto all'unanimità, un provvedimento che dà tempi certi rispetto alle valutazioni che vanno fatte su ogni singola attività che viene fatta.
Ogni anno noi facciamo, all'interno della nostra regione, alcune migliaia di valutazioni di incidenza ambientale per verificare se tutta una serie di attività che vengono svolte, non solo nelle aree protette, ma in tutta la rete Natura 2000, possono svolgersi oppure no, con una valutazione tecnica.
Credo che, quindi, non tocchi proprio all'attuale Giunta, e nemmeno al Consiglio, intervenire su un aspetto tecnico. Poi c'è un altro aspetto politico dal quale non ci sottraiamo e che ci interessa. Se qualcuno di noi prendesse in mano una piantina del 1840 e vedesse qual era l'idrografia presente all'interno della nostra regione, si renderebbe conto che la nostra regione oggi non sarebbe la prima regione risicola, non solo italiana, ma europea. Una gran parte delle realtà, per esempio, dei consorzi irrigui che sono stati realizzati, hanno realizzato (dal canale Cavour il più noto, ma tutta una serie di canali che o sono paralleli o intersecano il canale Cavour) canali artificiali che fanno esattamente quello che l'attuale invaso, e il futuro invaso, intendono fare e senza i quali non avremmo non solo la risicoltura, ma una coltura ad alta qualità ma anche ad altissimi intensità, all'interno della pianura padana piemontese. Gli interventi di natura irrigua, che spesso partono da un invaso, sono interventi necessari.
Rilevo, e sottolineo, che è sufficiente guardare dove vogliamo: a nord a est, a ovest. Se uno va in Francia si renderà conto che i bacini irrigui non solo sono fonte di produzione energetica e di irrigazione, ma sono diventati, in moltissimi casi, fonte di attrazione turistica (Embrun, per chi lo conosce, è un lago artificiale).
L'Andalusia è diventata la principale regione produttrice di frutta perché sulla sierra che la sovrasta sono stati realizzati una serie di invasi artificiali che consentono di irrigare una delle regioni più calde dell'Europa.
Noi certamente non ci schieriamo con il partito del "no", sottolineando anche un altro aspetto che ha che fare con quel territorio che conosciamo non fosse altro perché la Valsessera è quasi interamente di proprietà della Regione Piemonte, per cui non solo i boschi, ma anche gli alpeggi, i pascoli e quant'altro sono di proprietà della Regione Piemonte.
Chiunque conosca la Valsessera, che è un paradiso da un punto di vista naturalistico, sa che è forse l'unica valle piemontese di quelle dimensioni non raggiungibile da valle, ma da monte. Non è raggiungibile da valle semplicemente perché da molte, molte, molte decine di anni a strozzare l'ingresso della Valsessera a valle c'è una diga. Questo ha consentito di fare della Valsessera un patrimonio da un punto di vista ambientale della nostra regione.
Non sconvolgiamo, se non certamente nelle differenze di dimensione dell'invaso, quella realtà. Interveniamo, e io credo che si dovrebbe intervenire in molte altre realtà perché, salvo situazioni eccezionali - lo ricordava anche il Consigliere Barazzotto - come quelle di quest'anno, in realtà, noi, ogni anno, rileviamo delle assenze di acque.
Stiamo anche migliorando la nostra agricoltura con provvedimenti assunti precedentemente, e che sono all'interno dell'attuale Piano di Sviluppo Rurale, per esempio per incentivare l'irrigazione a goccia rispetto all'irrigazione che oggi viene più largamente praticata, quindi con un risparmio della risorsa, che è quella dell'acqua. Chiunque abbia voglia di girare per il Piemonte si renderà conto che da Ceresole fino ad arrivare ai confini con la Svizzera, laddove vi sono state creazione di invasi o laddove ci sono state creazioni di canali artificiali, quello ha portato sviluppo, creazione pulita di energia elettrica e quant'altro.
Questa è la storia della nostra regione.
Dopodiché, recentemente, nella storia della nostra regione, i comitati del no nascono per qualsiasi opera si faccia. Anche la centrale a biomassa legnosa sconta il comitato per il no. Ci sono altri esempi, come alcuni interventi che vanno verso politiche di utilizzo delle risorse ambientalmente più compatibili all'interno della nostra regione. E' un'anomalia che, posso permettermi di dire, sta tutta dentro al centrosinistra, ogni tanto va anche fuori, ma è un tema che riguarda quel territorio.
Dopodiché, non si può certo non rilevare che vi sono alcune realtà in cui, a volte, il timore che una battaglia si intraprenda più per le promesse sancite con il proprio territorio nel periodo elettorale piuttosto che per un interesse generale della nostra regione è esistente.
Il comitato, per esempio, chiedeva a tutti coloro i quali si candidassero alle elezioni regionali di esprimersi contrariamente alla realizzazione della diga. Tanto il collega Barazzotto quanto la sua collega del Partito Democratico hanno condiviso questa contrarietà, ed è legittimo. Ed è legittima la posizione che oggi tiene per i due temi che dicevamo, tanto quello di carattere generale, quanto quello di carattere tecnico, che mi auguro siano respinti. Li sottolineiamo entrambi con uguale importanza.
Se passasse il principio che è il Consiglio regionale, o la Giunta, che intervengono per dire si o no ad un'iniziativa che un soggetto intende fare, con una valutazione che non è tecnica degli uffici, ma politica sarebbe un segnale assolutamente grave. A quel punto, se si è un comitato un imprenditore o qualunque soggetto proponente, bisogna incrociare le dita e avere buone aderenze all'interno della Giunta regionale perché una valutazione, non tecnica, ma politica, sia positiva piuttosto che non negativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Nell'analizzare le due mozioni, quella presentata dal Gruppo del Partito Democratico e quella del Movimento 5 Stelle, rilevo una cosa emersa nella Conferenza dei Capigruppo. Per quanto riguarda il "furto" della mozione, consiglierei una cosa: che il Partito Democratico facesse il furto della denominazione della mozione. Una denominazione con un eccesso di aggettivi sull'utilità, semmai è in conclusione di dibattito. Quindi è uno a uno nel match tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle in merito ai "furti" oggetto di discussione, peraltro della Conferenza dei Capigruppo.
Una considerazione. Nel dibattito rispetto alla mozione presentata dal Partito Democratico nell'ambito della realtà biellese, che riguarda la Valsessera, i Comuni si sono divisi sulla questione, mentre il comitato del no ha svolto la sua azione. A fianco del Comune di Trivero, sul quale insiste in parte la diga, c'è anche Camandona (dove insiste la diga) che è d'accordo. Quindi Trivero e Camandona, oppure Mosso, Coggiola e Pray. Non c'entra neanche l'appartenenza politica, perché a Pray c'era un'appartenenza politica opposta rispetto a quella di Coggiola, quindi contraria.
Dall'altra parte (almeno un anno fa, adesso non so se sono cambiate le posizioni) c'erano Portula, Crevacuore, Ailoche e Caprile che erano invece favorevoli. Insomma, è una situazione che vede gli Enti locali abbastanza divisi, e naturalmente la questione è oggetto di dibattito politico.
Vorrei fare un'ulteriore osservazione: in questa Regione si è tentato negli anni - sia le Giunte di destra che le Giunte di sinistra - di fare valutazioni che avessero valenza programmatoria e che avessero un percorso tecnico, di analisi. Da qui, in questo caso, il Piano delle acque approvato in quest'Aula su proposta della Giunta Bresso nel 2007 e, sul caso specifico, un approfondimento della stessa Giunta Bresso nel 2009. Si è trattato, quindi, di una valutazione che ha portato ad un iter che a tutt'oggi è costato, solo per la parte progettuale (rilievi e quant'altro) una cifra che si aggira intorno ai cinque milioni (me lo conferma il collega Barazzotto).
Fatto questo percorso, io ci penserei due volte a discutere, come atto di indirizzo in quest'Aula, di un cambiamento di idea senza nessun approfondimento e senza nessuna valutazione del perché la situazione pu essere cambiata rispetto a quella che era stata la scelta operata in quel momento dal Consiglio regionale (peraltro di maggioranza che non era di mia appartenenza politica). Non tanto perché c'è anche una valenza di spesa pubblica (non configuro il danno erariale in questo senso, non credo si voglia raggiungere quell'obiettivo), quanto proprio come valutazione, oltre alle considerazioni di ordine tecnico del collega Vignale, su quella che invece è la pozione politica.
Se poi, davvero, la posizione politica della maggioranza cambia completamente (avete una maggioranza molto grande) e ritenete di dire "cambiamo tutto ciò che abbiamo pensato negli ultimi sette o otto anni, che ha determinato la spesa di cinque milioni" solo per scelta politica (perch se ci sono dei rilievi tecnici invece va fermato immediatamente), allora non posso che rilevare che ha ragione l'ex Consigliere Ronzani, che qualche giorno fa ha scritto: "C'è una Giunta e c'è una maggioranza: la Giunta prenda posizione e faccia che smetterla, non servono a niente gli ordini del giorno e le mozioni". Questo è quanto ha scritto l'ex Consigliere Ronzani qualche giorno fa (lui è palesemente contro la diga).
A questo punto, è la Giunta (oltre che la maggioranza) che deve esprimersi e dire "sì" o "no" a valutazioni o, meglio, al fatto di bloccare o di non bloccare. Ma sia chiaro che va fatto per scelta politica e non per ragioni di ordine tecnico (perché ci fossero questioni di ordine tecnico saremmo i primi a rappresentarlo).
Piuttosto, se dopo sei anni emerge questo approfondimento, andrebbe fatto un ulteriore approfondimento, che è citato nella mozione: lì c'è comunque una diga che ha 70 anni. Parliamo, infatti, del rifacimento della diga del Sessera: il fatto che si configuri come un rifacimento più a monte, più grande, e così via. ma si tratta comunque dell'eliminazione di una diga che è piena, e che forse deve far sollevare qualche pensiero per quanto riguarda i rischi.
Questa è una risposta che comunque la Giunta deve dare ai cittadini di tutta la Valsessera: l'esistenza della vecchia diga con tutte le conseguenze, o la certificazione, ammesso che la Giunta la possa dare, di quello che è il livello di sicurezza (che può pure essere ottimo, ma io non sono in grado di giudicare).
Ma non può risolvere la questione con una eventuale presa di posizione sul rifacimento, che, in questo caso, mi sembrerebbe dettata dagli umori dei comitati. I comitati possono determinare di incontrarli, di ascoltarli e di approfondire. Ma a fianco devono esserci le valutazioni tecniche e io dico - le scelte politiche.
Non condivido il fatto che sei o sette anni dopo ci sia un'eventuale scelta politica della Giunta (peraltro dello stesso colore di quella che ha approvato il Piano delle acque e che ha presentato l'approfondimento) che ribalta completamente il tutto. Perché sarebbe un meccanismo da schizofrenia, che, forse, determinerebbe un approfondimento da parte dei piemontesi. Non sarebbe certamente un bel biglietto da visita per il Governo regionale e per il Presidente, che, essendo il Presidente dei piemontesi, è anche il mio Presidente, ancorché in quest'Aula io sia all'opposizione. Questo è quanto volevo affermare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Non aggiungerò nulla a quello che ha già detto bene il collega Barazzotto illustrando il nostro ordine del giorno.
Insieme al primo firmatario, annunciamo un emendamento all'ordine del giorno che è stato presentato: prima delle parole "impegna la Giunta regionale" deve intendersi scritto "esprimendo la propria contrarietà all'opera, impegna la Giunta regionale affinché si attivi presso i Ministeri competenti per la sospensione del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale della diga in Valsessera", quindi il primo punto rimane uguale all'originario.
Il secondo punto viene conseguentemente cambiato scrivendo "impegna la Giunta regionale affinché ritiri tutti gli atti amministrativi connessi all'iter relativo all'autorizzazione e realizzazione dell'opera".
In altri termini, noi modifichiamo l'ordine del giorno in modo da far assumere direttamente e in modo vincolante da questa Assemblea la contrarietà al progetto dell'opera e, conseguentemente, impegnare la Giunta regionale a compiere gli atti necessari. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti: ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Non era mia intenzione intervenire, ma avendo lavorato presso uno studio che si è occupato in maniera seria di irrigazione per cinquant'anni ho sentito qualche considerazione che mi suonava strana.
Il concetto per cui bisogna accumulare dell'acqua in una stretta valle di montagna per l'agricoltura e per l'irrigazione mi sembra un tantino sorpassato. L'irrigazione moderna si fa risparmiando dell'acqua, oppure risparmiando quelli che sono gli attuali attingimenti.
Accumulare dell'acqua ad un livello di altitudine come quello di cui si sta parlando, chiaramente potrebbe avere un'altra valenza dal punto di vista idroelettrico (aspetto più appetibile per altri protagonisti dell'economia e non per gli agricoltori).
Se si vogliono creare delle riserve d'acqua per l'agricoltura, si possono sì realizzare in montagna, ma sicuramente in pianura produrrebbero minori effetti dal punto di vista ambientale.
Se creiamo invasi in pianura, dove non persistono grossi problemi n dal punto di vista tecnico né dal punto di vista ambientale, abbiamo le riserve d'acqua accumulate nei mesi di maggior portata derivanti dalle opere di presa e possiamo consumarle nei periodi di siccità.
Detto questo, investire milioni di euro in un'opera faraonica quando buttiamo questa acqua in sistemi capillari di sfruttamento delle risorse il più delle volte non adeguati, effettivamente, mi sembra uno spreco, in tutti i sensi, uno spreco di soldi e uno spreco di risorsa.
Attualmente, esistono dei meccanismi che superano la vecchia tipologia di irrigazione, che però è quella che abbiamo visto finora.
Adesso, abbiamo la possibilità di offrire il telecontrollo sull'irrigazione, attraverso delle centraline che programmano, rispetto ai vari utenti, i deflussi della risorsa in maniera molto controllata, con erogatori molto precisi, che offrono una risoluzione del problema degli sprechi pressoché totale.
Abbiamo ancora i canali in terra che portano l'acqua ai nostri campi e la maggior parte dei Consorzi Irrigui sono ancora gestiti attraverso le vecchie tipologie di gestione, cioè pressoché manuale.
Quindi, se dobbiamo fare degli investimenti, facciamoli in questo senso, mettiamo sotto controllo tutto il sistema irriguo piemontese, ma spendere dei soldi per creare un problema ambientale di questo tipo, senza garantire un effettivo utilizzo della risorsa dove ce n'è necessariamente bisogno, mi pare veramente uno spreco e un'ipotesi non più attuabile nel 2014. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Mi unisco agli interventi svolti, soprattutto a quelli più critici verso l'opera.
Sono lieto dell'ampia uniformità di vedute presente in questo Consiglio almeno su una grande opera inutile, a volte capita; di solito, si registra una coincidenza di vedute del centrodestra e del centrosinistra sulla realizzazione di opere solo per la finalità di realizzarle, senza che queste abbiano una ricaduta territoriale.
Questo mi sembra uno di questi altri casi, in cui l'opera è dichiaratamente inutile per il territorio. Come è stato detto prima, e bene, nella presentazione dell'altro ordine del giorno da parte del Consigliere Barazzotto, esiste un comitato, che da anni opera sul territorio, ampiamente trasversale, che ha dimostrato attraverso degli studi come l'opera non serva se non, forse, allo stesso Consorzio di bonifica della Baraggia.
Sono consorzi che - lo ricordo - anche l'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri Renzi ha dichiarato di volere riformare e superare perché, ad oggi, in effetti, non funzionano, sia per quanto riguarda i cosiddetti aggi del beneficio di bonifica sia per quanto concerne le spese generali dello stesso consorzio. Qui, si verifica un fenomeno particolare per cui il consorzio incamera una percentuale delle opere realizzate quindi potrebbe essere visto come un conflitto di interesse, cioè più opere vengono realizzate più il consorzio trae risorse dalla fiscalità generale.
E' ovvio che è interesse del consorzio, soprattutto in un momento di crisi è stato dichiarato che anche il Consorzio di bonifica della Baraggia Biellese è in difficoltà economica - perché una grande opera potrebbe portare dei soldi nelle casse del consorzio stesso.
Dovremmo sicuramente riformare - deve avvenire a livello nazionale - il funzionamento dei consorzi di bonifica; se ci pensiamo, tra l'altro, ancora usare la denominazione "consorzi di bonifica" non è più attuale nel 2014 forse è il termine stesso che occorrerebbe superare, dovrebbero essere denominati in altro modo, visto che hanno altre funzioni.
Come ha fatto il collega Mighetti, ricordo che oggi ci sono ricerche che dimostrano come il problema della risicoltura non riguardi tanto la quantità di acqua che viene erogata sui terreni, ma la tipologia stessa e la varietà di riso.
Sul sito del comitato "Custodiamo la Valsessera", che invito a visionare, perché è molto ben documentato, c'è uno studio - ahimè - redatto dalla Regione Lombardia, a cui la Regione Piemonte non ha partecipato, di Biogesteca, dal costo di cinque milioni di euro. Ironia della sorte, è quanto fino ad oggi è costata la progettazione del nuovo invaso, perché un invaso già esiste, lo ricordo ancora, sul Sessera. Questo studio ha dimostrato come solo cambiando varietà di riso potremmo ridurre del 50% il consumo di acqua. Questo è il futuro, se vogliamo parlare di risicoltura e di difesa del nostro prodotto tipico.
Tra l'altro, ricordo che, ad oggi, i produttori di riso sono in grandissima difficoltà per i costi del riso. E' una situazione che conosciamo benissimo: infatti, recentemente, è stato approvato un ordine del giorno al riguardo, in cui si diceva di cercare una tutela rispetto all'invasione del riso prodotto a prezzi molto più bassi nelle regioni del Sud-Est asiatico, che non è certo determinato dal costo dell'acqua, ma dal costo anche dei lavoratori, che vengono pagati di meno e vengono meno tutelati. Quindi, tutte le merci - purtroppo per noi - che vengono prodotte in queste aree, dove la tutela è inferiore e i lavoratori vengono pagati meno, diventano tremendamente competitive rispetto alle nostre. E' un discorso veramente più ampio.
Oggi, veramente, ci troviamo in un paradosso in cui non abbiamo i soldi per mandare avanti le Province, o quello che ne resta, per le scuole, per le strade, per fare manutenzione, per rimuovere la neve questo inverno però facciamo le grandi opere.
Mi piacerebbe che questa riflessione partisse dalla diga sul Sessera e si allargasse, magari, ad altre opere. Ne potrei citare diverse: dal tunnel di corso Grosseto - chi è di Torino sa che spendere 180 milioni di euro per un tunnel parallelo a quello che già esiste sotto via Stradella è una follia - per arrivare - guardo i miei colleghi - all'Alta Velocità, e non parlo solo della Torino-Lione - chi è alessandrino lo sa - ma anche del Terzo Valico, che, forse, al momento, non è la priorità.
Mi piacerebbe veramente, all'interno di una Commissione - in una seduta consiliare è più difficile - stilare un elenco di priorità. Poi, si pu dire che una parte politica vuole andare avanti sulle grandi opere, ma dietro un elenco di priorità, prima si deve gestire l'ordinario. Infatti una famiglia, mediamente, prima cerca di mangiare, di dare da mangiare ai propri figli, poi li manda a scuola, quindi ci devono essere le strade, i pullman, i treni, i servizi; poi, magari, si occupa dei propri anziani e dei malati, dopo c'è tutto il resto. Sicuramente le grandi opere sono meno fondamentali in un momento di grande emergenza.
Ho ricordato che al momento non c'è la necessità di realizzare un nuovo invaso, che ridurrebbe ulteriormente il deflusso minimo vitale, che già in diversi periodi dell'anno non viene rispettato. Io sono stato sul Sessera mi hanno portato dei rappresentanti del Comitato locale, è una zona bellissima e non credo che il suo carattere wild sia dovuto alla presenza della diga attuale. Mi sembra un ragionamento un po' contorto quello svolto dal Consigliere Vignale, ma lo rispetto, giustamente, come qualunque altro ragionamento.



(Commenti del Consigliere Vignale)



BONO Davide

Da sotto.



(Commenti del Consigliere Vignale)



BONO Davide

Sì, infatti è wild. E' selvaggio proprio perché si può raggiungere a piedi, non è che qualunque posto deve essere fruibile con l'utilizzo della macchina fuoriserie, possiamo pensare anche ad un altro tipo di turismo che sia sostenibile, cioè ad un turismo di altro tipo.
Un nuovo invaso in quella zona peggiorerebbe tremendamente il deflusso minimo vitale, quindi chiederei veramente, in merito anche al Piano di Tutela delle Acque approvato nella scorsa legislatura, che si valutassero attentamente i deflussi minimi vitali. Guardate che lì già oggi non ci sono in alcuni periodi dell'anno.
Ovviamente, possono esserci state delle valutazioni tecniche, mi rendo conto che questa è una valutazione politica, che un conto è la valutazione politica e un conto è la valutazione tecnica, ma gli Uffici - mi rivolgo anche alla Direzione dell'Assessorato - possono rivalutare attentamente i dati e magari accorgersi che il parere che è stato dato, magari aggiornato ai nuovi dati con le precipitazioni o quant'altro, non è favorevole alla realizzazione dell'ampliamento della diga.
Può succedersi, siamo tutti umani e si può sbagliare. O comunque magari non è un errore, ma una rivisitazione dello studio tecnico. Quindi, è importante andare a Roma con un impegno per cambiare il parere che è stato dato su questo invaso, posto che non ci sono i soldi, posto che tutta la situazione è particolare.
Penso che il PD l'ha ampiamente chiesto, lo chiede il Movimento 5 Stelle come faceva nella scorsa legislatura, cioè avere un segnale dalla Giunta. Ci piacerebbe anche che l'Assessore si pronunciasse nel merito, non solo dando un parere favorevole o meno agli ordini del giorno, ma anche proprio con pronunciamento in tal senso, perché poi l'ordine del giorno, se non segue un atto politico, tecnico o amministrativo da parte della Giunta resta un po' lettera morta.
Quindi, questo è quello che chiediamo. In tal senso, intendiamo integrare con l'accordo che abbiamo scritto a quattro mani con l'intento di modificare l'impegno dell'ordine del giorno affinché fosse un po' più stringente e più corposo.
Io lo leggo e poi il collega Andrissi verrà a firmare l'impegno modificato, aprendo una posizione contraria in merito all'invaso e per porre in essere ogni misura per sospendere il procedimento di VIA, compreso il ritiro di tutti gli atti amministrativi autorizzativi presentati presso i Ministeri competenti. Grazie.



PRESIDENTE

Faccia recapitare la modifica alla Presidenza.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Molti dei cittadini biellesi ci hanno detto che fermare l'invaso della Valsessera vuol dire fermare una grande speculazione sull'acqua e sull'incremento dei terreni baraggiferi coltivati a riso. Ma non credo che sia solo questo l'oggetto per rispondere ad alcuni Consiglieri di opposizione.
Con una cronistoria che parte dal 1922, il Consorzio ha tentato di convincere molti che il problema dell'acqua era già di allora e che oggi non è nient'altro che la conclusione logica di quei progetti.
Una diga in Valsessera per giustificare il fallimento degli altri due invasi della zona, quello di Masserano e quello di Rosaio, perché l'invaso sul Sessera dovrebbe, previe opere di tubazioni, contribuire a portare acqua ai due citati invasi.
Probabilmente è un progetto ineccepibile, dicevano alcuni, sul piano tecnico, ma più è stato presentato, più ha dimostrato di essere solo una mera speculazione.
Dati alla mano, sia quelli forniti dalla Regione Piemonte sia quelli del Politecnico di Torino, sul fabbisogno di acqua, il progetto dimostra la sua assoluta inefficienza, perché mai riuscirebbe a sopperire a quel fabbisogno.
Ma il punto è un altro. In un periodo di forte crisi economica - lo diceva prima il Consigliere Barazzotto, che ringraziamo per questo lavoro come quello che stiamo attraversando è doveroso interrogarci sul senso dell'opera, a partire da due semplici domande: "L'opera serve? A chi serve?".
Il dato dal quale iniziare è quello relativo agli usi dell'acqua: quelli irrigui in Piemonte, come del resto in tutta Italia, sono di gran lunga preponderanti, tanto da poter considerare trascurabili tutti gli altri. In Piemonte ogni anno si usano all'incirca 6.000 milioni di metri cubi l'anno in agricoltura a fronte di all'incirca 450 per usi civili e 360 per usi industriali.
Considerato il pressoché totale uso in agricoltura dell'acqua invasata in Valsessera, per valutare l'utilità dell'opera occorrerebbe dunque una corretta analisi della domanda irrigua, ivi compresi gli enormi sprechi da sempre in uso in agricoltura.
Ben sapendo che il Piano Tutela Acque, in applicazione delle politiche europee, dovrebbe necessariamente porre in atto concrete misure per il risparmio idrico, semplici calcoli prodotti da esperti dimostrano che, con sistemi di irrigazione più efficienti, in Piemonte sarebbe possibile un consistente risparmio di acqua pari al 35%. Oltre alle misure di risparmio nei consumi al campo e alla efficienza delle reti di adduzione e distribuzione, vanno prese in maggior considerazione pratiche colturali risparmiatrici d'acqua.
Da non dimenticare che, tolte le assurde eccedenze del recente passato le produzioni di qualità di cui il Piemonte va giustamente fiero si trovano in gran parte nel settore meno idroesigente. Inoltre, sempre più si chiederà agli agricoltori di svolgere un ruolo di presidio territoriale attraverso un'agricoltura multifunzionale, attività che ovviamente non necessiterà di notevoli fabbisogni idrici.
A ben vedere, a conti fatti c'è quindi il rischio concreto che si costruisca un'opera inutile per la comunità negli anni a venire.
Ciò nonostante, in questo caso i fautori del progetto pare non abbiano dubbi nel proseguire ostinatamente con l'iter progettuale.
Siamo in presenza di una decisione presa al di fuori di ogni forma di partecipazione del territorio coinvolto, in dispregio al principio per cui prima si pianificano e si attuano tutte le politiche di risparmio idrico e razionalizzazione dei prelievi, così come tra l'altro prevede il Piano Tutela delle Acque votato da questo Consiglio nella legislatura fra il 2005 e il 2010, e solo successivamente, ammesso che permanga il reale bisogno si ipotizzano altre soluzioni, compresi gli invasi.
La scelta è stata totalmente al di fuori di quell'approccio territoriale integrato, indispensabile nelle società moderne, dove gli usi del suolo e delle risorse idriche devono essere strettamente collegati ad una rigorosa valutazione costi-benefici ambientali ed economici, che si esplica innanzitutto attraverso la valutazione delle esternalità ambientali, ovvero degli impatti generati da grandi infrastrutture come il progetto in oggetto.
Non sto qui a dirvi quali sono, tra l'altro, nel caso di una diga, cioè lo sconvolgimento del regime del trasporto solido, i problemi connessi allo sfangamento degli invasi. Non sto qui a parlarne.
Ma vi sono ripercussioni rilevanti, che devono essere note a tutti coloro che intendono continuare a sostenere il progetto e che riteniamo di dover porre innanzitutto al Governo non solo del nostro territorio, come stiamo facendo con questa mozione, ma al Governo nazionale.
Questo progetto richiede un'assunzione di responsabilità da parte dell'intera comunità anche verso le generazioni future, non dimenticando che, se si costruirà, si opererà con soldi pubblici, in altre parole soldi nostri.
In sintesi, un'opera inutile e dannosa per la valle, che va evitata soprattutto in considerazione della situazione di estrema penuria delle finanze pubbliche e della necessità improrogabile del loro buon uso. Nel contempo, riteniamo che si possa contribuire a sostenere il settore primario, aiutando direttamente gli agricoltori con contributi su investimenti per il risparmio e l'efficienza nell'uso della risorsa idrica risparmiando così denaro pubblico ed evitando di sconvolgere un intero territorio.
Per questo credo che, tra l'altro con le modifiche che proponeva il Presidente Gariglio, facciamo bene intanto, come Consiglio, ad esprimere la nostra contrarietà e chiedere alla Regione di agire in tal senso verso il Governo.
E' troppo comodo dire che in qualche modo la decisione l'abbiamo già presa. Noi no, lo vogliamo ribadire con questo atto di indirizzo. Non vorrei che tutti quelli che ci dicono che è già stata presa in qualche modo non abbiano, come dicono alcuni, né l'interesse né la volontà di ridiscutere anche oggetti come questo.
Io spero che, a prescindere dall'oggetto dei nostri emendamenti e dell'atto, si capisca bene cosa sta facendo il Consiglio regionale del Piemonte. Come diceva il Consigliere Barazzotto e come ci dicono da anni gli abitanti della Valsessera, questo progetto è inutile e riteniamo doveroso dire al Governo di avviare tutte le azioni che sono ancora possibili per fermarlo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per il parere della Giunta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore e alla programmazione territoriale o paesaggistica

Grazie, Presidente.
Mi permetto di fare qualche riflessione su quest'ordine del giorno anche richiamando un po' la storia, essendo l'ultimo arrivato qui e avendo questa vicenda una storia più che decennale.
Partiamo dal Piano di tutela delle acque. Il Piano di tutela delle acque è un grande progetto, che è stato realizzato nell'arco di alcuni anni: è partito nel 2004 ed è stato approvato dalla Regione nel 2007, col parere favorevole dell'Autorità di bacino del fiume Po, con tutto quello che prevede una progettualità di così ampio respiro.
Nel Piano di tutela delle acque, all'interno del quadro complessivo, vi è anche il tema dell'invaso della diga in Valsessera. La prendo un po' alla lontana, ma faccio rapidamente una serie di passaggi proprio per far capire come l'iter sia stato lungo, complesso e, per certi versi, oggi già un po' in fase conclusiva, per quanto riguarda la Regione.
Quindi nel 2007 il Consiglio approva il Piano di tutela delle acque.
Successivamente la Presidente della Regione (in allora, Mercedes Bresso) nel 2008, ha ritenuto utile un approfondimento delle necessità di quest'area biellese e vercellese per studiare meglio i nuovi progetti in grado di aumentare le disponibilità idriche sia per fine irriguo (agricoltura) in periodo di crisi sia per uso idropotabile.
Apro una parentesi. Il progetto della diga, questo nuovo progetto di cui si discute ora, è un progetto sì irriguo, per bagnare la pianura vercellese e per le problematiche della carenza idrica in agricoltura, ma è un progetto che prevede ben tre centrali idroelettriche ed è un progetto che prevede una consistente disponibilità e utilizzo di acqua per l'idropotabile. Quindi è un progetto integrato, complesso, che si inserisce in un posto dove c'è già una diga ammalorata, probabilmente ripiena di vario materiale, ma non di acqua. Ecco questa è un po' la situazione.
Nel 2008 partiva questo lavoro, un lavoro tecnico-politico. Si è avviato un comitato tecnico, che è stato coordinato dalla Direzione ambiente, con esperti degli Atenei piemontesi, funzionari regionali tecnici delle Province di Biella e Vercelli, i quali hanno fatto uno studio per supportare le decisioni politico-amministrative di questa Regione; uno studio tecnico, dal titolo appunto: "Bilancio delle disponibilità idriche naturali e valutazioni dell'incidenza dei prelievi nel bacino del fiume Sesia".
Io non sono un tecnico della materia, ma so che c'è stato un gruppo di lavoro autorevole, tecnicamente preparato, che ha redatto uno studio peraltro reperibile sui siti istituzionali della Regione Piemonte, quindi di dominio pubblico - in modo da consentire di valutare, col maggior grado possibile di dettaglio, le condizioni effettive di bilancio idrico e di caratterizzare i significativi deficit idrici che si riscontrano nei territori di pianura ad ovest del fiume Sesia.
Questo documento è stato poi recepito dall'Amministrazione, che ha fatto partire tutto l'iter normale, con le valutazioni di impatto ambientale, sono state fatte cinque Conferenze dei Servizi e gli atti sono stati resi pubblici tramite i giornali.
Io non mi sento di condividere, da quello che ho letto, le affermazioni del Consigliere Grimaldi, che sostiene che non c'è stata nessuna forma di partecipazione del territorio. E' vero, ci sono stati anche dei Comuni che hanno espresso parere contrario (Comuni di Coggiola, Mosso, Pray e Trivero), ma ci sono altrettanti Comuni (Brusnengo, Camandona e Roasio) che hanno espresso parere favorevole; c'è l'Ente di gestione della riserva, che ha dato il suo parere, l'Autorità d'ambito territoriale e la TO2, che ritiene la proposta progettuale sostanzialmente compatibile. In sostanza c'è stato tutto un lavoro fatto dal territorio e dagli Enti preposti, che ha portato a questa delibera di Giunta regionale, in cui sono stati raccolti i procedimenti di valutazione di impatto ambientale; le indicazioni sono poi state trasmesse al Ministero. Ma qui stiamo parlando del luglio 2012.
Questo è il lavoro che, dicevo, è partito dal 2004 - sono passati dieci anni - ed è stato portato avanti su questo tema. Adesso è all'attenzione del Ministero, nel senso che questo tipo di opere non sono opere regionali ma sono opere che chiaramente hanno bisogno di un riferimento molto più importante, anche finanziariamente. Quindi è all'attenzione del Ministero dell'Agricoltura e del Ministero dell'Ambiente.
Questa è la situazione. Dopodiché rilevo che le valutazioni tecniche con tutte le attenzioni, le richieste di modifiche, gli aggiustamenti, le prescrizioni alla fauna, alla flora, all'ambiente, ai SIC e via dicendo.
Tutto questo è stato elaborato negli anni passati ed è stato tradotto in un documento. Ripeto, questo documento è stato trasmesso, ormai due anni fa al Ministero.
Personalmente concordo sul fatto che la situazione attuale faccia rilevare che non è questa la priorità. Capisco - l'ho letto anche sui giornali - il Consigliere Barazzotto quando dice: "Non abbiamo i soldi per scaldare le scuole, non abbiamo i soldi per asfaltare le strade, siamo in una situazione drammatica. Se avessimo risorse, forse non sarebbe questa la priorità". Io sono il primo a dire come sarebbe utile forse rivedere il progetto magari andando a fare una rivisitazione della diga attuale addirittura con una minor portata, però intanto quella sarà da mettere a posto, non si può lasciare lì, gli anni passano anche per le dighe e, più passano gli anni, più il rischio cresce anche per questo tipo di interventi. Ma, rispetto a una rivisitazione della situazione, come ha detto anche - mi pare - il Presidente Chiamparino in una battuta durante un'intervista di qualche tempo fa: è proprio necessario? In questo momento è questa la priorità che abbiamo? Concordo su questo.
Peraltro, dico anche che questo è un progetto che è stato approfondito sviscerato e discusso col territorio: io stesso, in questi due mesi, ho incontrato il Comitato, i Sindaci, il proponente di questo progetto; ho ricevuto lettere della Coldiretti, che mi dice "bisogna andare avanti", e lettere di altri rappresentanti del territorio, della gente, dei corpi sociali.
In questo momento, rispettando chiaramente le indicazioni e la libertà importante e fondamentale del Consiglio regionale, personalmente non voto questo ordine del giorno. Mi sento, come Giunta, colui che deve ricevere le indicazioni del Consiglio e successivamente mi atterrò a queste indicazioni. Sicuramente il primo atto da parte mia sarà quello di chiedere un incontro col Ministro dell'Ambiente e dell'Agricoltura per presentare quello che il Consiglio avrà deciso di approvare questa sera, ma personalmente - ripeto - mi asterrò dalla votazione.



PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi.
Consigliere Gariglio, lei è già intervenuto. A che titolo interviene non essendoci dichiarazioni di voto e mozione d'ordine? Per una breve sospensione? Allora, se l'Aula acconsente, dispongo cinque minuti di sospensione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.37, riprende alle ore 16.42)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 51, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 27, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 5 presentato dai Consiglieri Sozzani, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino e Vignale, inerente a "Riconoscimento del profilo professionale dell'odontotecnico"; mozione n. 18 presentata dai Consiglieri Rossi, Ravetti, Appiano, Ottria e Allemano inerente a "Riconoscimento della figura professionale dell'odontotecnico"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 5, avente ad oggetto "Riconoscimento del profilo professionale dell'odontotecnico", presentato dai Consiglieri Sozzani, Berutti, Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto Ruffino e Vignale, e della mozione n. 18, avente ad "Riconoscimento della figura professionale dell'odontotecnico" presentata dai Consiglieri Rossi Ravetti, Appiano, Otaria e Allemano, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi per l'illustrazione della mozione n. 18; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente, e buongiorno a tutti.
La questione che sto per presentare potrebbe sembrare una piccola questione, un aspetto tecnico. In realtà, in premessa tengo a sottolineare come, molto spesso, quello che a noi sembra piccolo, ricade su migliaia di professionisti e, a cascata, su milioni di cittadini.
La questione che presento con questa mozione riguarda il riconoscimento della figura dell'odontotecnico.
Ad oggi, questa figura, che agisce in ambito sanitario, è ancora regolata da un Regio decreto del 1928. Come potete immaginare, in questi ormai quasi cento anni, la figura e l'ambito in cui questa figura agisce sono state modificate. Urge, quindi, intervenire cercando di sanare questa situazione.
In ambito normativo nazionale esiste una legge, la n. 43 del 2006, che ha dettato le disposizioni in materia di professioni sanitarie.
All'articolo 5, dove recita "In considerazione dei fabbisogni connessi agli obiettivi di salute previsti nel Piano sanitario nazionale o nei Piani Sanitari Regionali, che non trovino corrispondenza in professioni già riconosciute", la legge ha previsto la possibilità di individuare nuove professioni in ambito sanitario, da assumere tramite l'adozione di accordi sanciti in sede di Conferenza Stato-Regioni, subordinata al parere tecnico e scientifico di appositi Commissioni nell'ambito del Consiglio Superiore di Sanità.
Secondo questa procedura, per quanto riguarda l'odontotecnico, l'iter era già in una situazione evoluta.
Il Ministero della Salute aveva già avviato un percorso di definizione del nuovo profilo nell'ambito delle professioni sanitarie. Il Ministero aveva già predisposto lo schema di accordo relativo all'approvazione del nuovo profilo e aveva anche ricevuto il parere favorevole del Consiglio Superiore di Sanità.
Il tutto è stato trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni.
Durante la XVI Legislatura, la Conferenza Stato-Regioni ha chiesto degli approfondimenti. L'iter a questo punto si è bloccato, soprattutto per i vari avvicendamenti a livello di Governo, che hanno fatto sì che la faccenda andasse in secondo piano.
Il problema è che con l'iter bloccato, il mancato riconoscimento professionale sta creando dei problemi alla categoria. Tantissimi, a causa di una mancata norma chiara su questo aspetto, hanno dovuto chiudere.
Quello che noi chiediamo alla Giunta, e in particolare al Presidente Chiamparino, essendo anche Presidente della Conferenza Stato-Regioni, è di attivarsi con il Governo, affinché la Conferenza Stato-Regioni sblocchi l'iter che, per quanto riguarda il profilo dell'odontotecnico, era già in stato avanzato e che ci auguriamo possa essere portato a termine.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Graglia per l'illustrazione dell'ordine del giorno n 5.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente. Tenterò di sostituire il collega Sozzani oggi indisposto.
La presente mozione trae origine dalla presa d'atto di un disagio molto forte e diffuso all'interno di una categoria professionale tanto importante nella salvaguardia della salute delle persone, quanto poco, o quasi per nulla, riconosciuta e tutelata. La professione rappresenta un tassello centrale nella filiera di rifinitura e di messa a punto delle protesi dentarie, della loro salubrità ed esatta e corretta rispondenza alle caratteristiche dei loro fruitori finali: i cittadini consumatori.
Sempre più spesso si insinuano nel mercato dei manufatti protesici e dei materiali necessari a realizzarli, figure che propongono prodotti non certificati, nocivi, che sfuggono a possibilità di controllo da parte delle autorità preposte e dei cittadini.
Questo crea le tristi condizioni di una concorrenza al ribasso, che costringe tanti professionisti non disposti ad utilizzare materiali scadenti o pericolosi per gli utilizzatori di protesi ad arrendersi e chiudere la propria attività, con tutto ciò che ne consegue in termini occupazionali, oltre che di sicurezza di un mercato che tocca uno degli aspetti più delicati della salute delle persone.
Non si tratta, pertanto, di sostenere interessi corporativi, ma - al contrario - di favorire la medesima trasparenza in un settore altamente specializzato e funzionale alla salute dei cittadini, perché una protesi a regola d'arte determina la qualità della vita delle persone (pensiamo al solo aspetto alimentare).
Non ha senso, quindi, che un ambito simile sia normato da una norma di fine anni Venti del secolo scorso, che equipara l'odontotecnico a poco più che un meccanico, ed è pertanto incurante dei progressi tecnici realizzati nel corso di questi cento anni, oltre che delle insidie globali che letteralmente irradiano il mercato di riferimento di materiale a basso costo, sfruttando in modo vile la condizione di crisi economica di chi necessita di manufatti protesici e ponendo, così, sotto perenne ricatto un'intera categoria professionale.
Occorre tutelare la trasparenza dell'intero comparto e favorire una sana competizione da tutti i punti di vista: fra quanti vi operano e nell'esclusivo interesse dei cittadini consumatori, cui va garantita in ogni momento la salubrità dei materiali protesici che hanno in bocca.
Questo non significa aggravare ancora di più gli obblighi e i costi burocratici, che finirebbero col rappresentare il colpo di grazia per tanti odontotecnici che rispettano le regole da sempre e produrrebbero il paradosso di agevolare sempre più la concorrenza sleale, che mai, come in questo settore, coincide con un danno sanitario enorme e spesso irreparabile, come le cronache ci riferiscono. Si tratta, al contrario, di restituire dignità e specificità ad una categoria che chiede soltanto di essere messa in condizioni di lavorare non sotto ricatto del mercato selvaggio, incontrollato, e di utilizzare materiali sani e certificati.
Al Presidente Chiamparino, come governatore del Piemonte e Presidente della Conferenza Stato-Regioni, chiediamo di attuare la linea di indirizzo emersa dalla Conferenza medesima ed alle cui applicazioni si potrebbero ottenere gli adeguamenti normativi necessari ad aggiornare le tutele giuridiche di chi è in prima linea nella difesa della salute collettiva ed individuale.
Chiediamo, pertanto, il riconoscimento adeguato del profilo professionale dell'odontotecnico. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 5, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 18, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Gruppi consiliari

Esame ordine del giorno n. 4 presentato dai Consiglieri Bertola, Bono Campo, Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Trasparenza sulle spese per i Gruppi consiliari"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 4, avente ad oggetto "Trasparenza sulle spese per i Gruppi consiliari", presentato dai Consiglieri Bertola, Bono, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno riguarda i fondi destinati al funzionamento dei Gruppi consiliari e la trasparenza nel dare a tutti i cittadini piemontesi la possibilità di vedere in tempo reale come questi fondi vengono spesi.
Voglio ricostruire la storia di questi ultimi anni, perché penso sia utile per capire la situazione in cui ci troviamo oggi, quindi il tipo di impegno che chiediamo con questo atto di indirizzo.
Negli anni passati (fino al 2012) venivano conferite, mensilmente, ai Gruppi consiliari delle somme molto alte per il funzionamento dei Gruppi stessi. Forse, complice un po' l'ammontare altissimo di questi fondi, un po' la carenza di regole chiare (almeno fino al 2012) su come poterli spendere, quindi poche voci con le quali rendicontare queste spese, un po' sicuramente - io direi soprattutto - la mancanza di buonsenso, della diligenza del buon padre di famiglia nello spendere queste cifre ed anche in ultimo, ma non meno importante - come stanno rivelando non solo le inchieste, ma anche alcune sentenze di primo grado - la mancanza, in alcuni casi, di serietà ed onestà, siamo arrivati ad una situazione in cui, nella scorsa legislatura, praticamente tutto il Consiglio regionale era indagato.
Poi, le indagini hanno fatto il loro corso: qualcuno ne è uscito, poiché ha dimostrato di aver speso correttamente i fondi, mentre altre situazioni sono ancora aperte. Ma lasciamo che la giustizia faccia il suo corso: non siamo noi, qui, a dover giudicare.
Tutta questa situazione ha portato (complice anche un po' la spending review nazionale, ma anche il dilagare del fenomeno di "rimborsopoli" non solo in Piemonte, ma in quasi tutte le regioni d'Italia, con episodi che sono saliti agli onori delle cronache in maniera molto più forte di quelli piemontesi - penso al caso Fiorito, per citarne uno, ed altri) ad una drastica riduzione dei fondi, soprattutto per effetto del decreto legge n.
174 che ha stabilito - con legge nazionale - criteri diversi per l'assegnazione dei fondi dei Gruppi consiliari.
La Conferenza Stato-Regioni, proprio in recepimento del DL n. 174, ha stabilito nell'importo di 5.000 euro per ogni Consigliere, più cinque centesimi ad abitante, il massimo contributo che si poteva erogare per il funzionamento dei Gruppi consiliari. Tale norma nazionale è stata recepita in Piemonte determinando, sia con l'importo di 5.000 euro annuali per Consigliere sia in relazione alla popolazione della nostra regione, un importo di 8.636,59 euro annui per ogni Consigliere.
Sapete cosa è successo: è "caduta" la legislatura, si doveva tornare al voto per rinnovare il Consiglio regionale ed aprire la X Legislatura.
Nell'aprile del 2014 - siamo ai fatti recenti, di quest'anno (forse essendoci stata una lunga campagna elettorale, sembra un evento lontano nel tempo, ma in realtà sono passati meno di sei mesi) - con la legge regionale n. 4 del 15 aprile 2014 questo Consiglio regionale, forse - mi si consenta di dire - con un'operazione fatta un po' anche a fini elettorali, ha soppresso il contributo per le spese di funzionamento o, meglio, ha soppresso l'erogazione del contributo ai Gruppi disponendo che l'Ufficio di Presidenza con proprie deliberazioni provvede a dotare i Gruppi consiliari di sedi e ad individuare e definire gli arredi, le attrezzature, le dotazioni strumentali, logistiche ed informatiche, nonché tutti i necessari servizi e forniture per l'applicazione delle loro funzioni.
Quello che è passato all'esterno più che altro era l'abolizione totale dei contributi per il funzionamento. In realtà, non è così, perch semplicemente si è eliminata la contribuzione diretta ai Gruppi su base mensile.
Quindi, proprio in applicazione di questa nuova legge regionale l'Ufficio di Presidenza, al quale ci rivolgiamo oggi, con la deliberazione n. 73, anzitutto ha disposto un ulteriore riduzione del contributo rispetto a quello fissato dalla legge nazionale. Siamo scesi a 7.500 annui per ogni Consigliere, e poi un allegato alla deliberazione ha definito, in modo possiamo dire decisamente chiaro, le dotazioni di base per ciascun Consigliere più la dotazione richiesta.
Quindi, siamo passati da una fase in cui mensilmente venivano erogati sul conto corrente del Gruppo consiliare i fondi per il funzionamento alla fase attuale, in cui il Consiglio regionale non versa più gli importi, ma eroga prodotti e servizi.
Chiaramente, c'è bisogno di una rendicontazione e di un controllo su queste spese. Che cosa accadeva prima? Alla fine di ogni anno ciascun Gruppo consiliare doveva fare il rendiconto delle spese del Gruppo e questo rendiconto veniva anche pubblicato, com'è ancora disponibile attualmente sul sito del Consiglio regionale.
Questa deliberazione dell'Ufficio di Presidenza ha dato mandato all'Ufficio competente in materia di bilancio di presentare, con cadenza trimestrale, all'Ufficio di Presidenza un riepilogo della spesa effettuata dagli Uffici del Consiglio per i singoli Gruppi consiliari e di sospendere l'erogazione dei servizi che dovessero comportare il superamento del tetto di spesa sopraindicato.
C'è un monitoraggio su base trimestrale, quindi c'è la possibilità di controllare se le spese dei Gruppi consiliari siano eccessive e di sospendere, ovviamente, l'erogazione di fondi se si sta spendendo troppo.
Sappiamo che lo scandalo denominato "rimborsopoli" ha evidenziato un utilizzo non corretto dei fondi e, come ho detto, purtroppo questi fatti globalmente (non stiamo parlando di una forza politica in particolare anche se ci sono state forze politiche più coinvolte di altre), hanno un po' minato la fiducia dei cittadini nei confronti della politica regionale.
Siamo quindi a chiedere, visto che la deliberazione dell'Ufficio di Presidenza prevede un controllo su base trimestrale di quanto spendono i Gruppi, che l'Ufficio di Presidenza pubblichi sul sito del Consiglio regionale l'elenco completo delle spese sostenute per i Gruppi consiliari proprio con la stessa cadenza trimestrale con la quale viene fatto il monitoraggio. Spese dettagliate, quindi suddivise per voce di spesa per ciascun Gruppo consiliare.
In tal modo il monitoraggio lo fa il Consiglio regionale sulla base di quello che viene speso, ma lo possono effettuare in tempo reale anche i cittadini.
Riteniamo che questo, insieme a quello che noi dobbiamo e possiamo fare in Consiglio per il bene del Piemonte e a quello che la Giunta deve fare per il bene del Piemonte, possa contribuire a ricreare un clima di fiducia verso la politica piemontese. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Rispetto all'argomento in questione, un pezzo di storia deve essere ancora scritto, probabilmente in alcune parti completamente riscritto, ma a ciascuno il suo mestiere.
Lo dico perché nel corpo della premessa il collega Bertola ha richiamato alcuni passaggi fondamentali delle ultime legislature che meriterebbero ulteriori riflessioni politiche, che in parte sono state esposte nella sua relazione, però quella storia è una storia, come ho detto, ancora tutta da scrivere, anche se in parte è da riscrivere e in parte è completamente scritta e non più cancellabile.
Detto questo, credo che in quegli anni - su questo sono particolarmente d'accordo con il collega - vi sia stato un fatto sul quale noi appunto dovremmo riflettere: quello delle regole poco chiare.
La nostra competenza, in questa fase, e il nostro compito è pensare al futuro e determinare le condizioni, molte condizioni; una tra le più importanti è quella delle regole, della chiarezza e, aggiungo, della trasparenza.
Mi sia consentito, in questa fase, anche di dire che la democrazia così uso un filo di demagogia - ha un costo e, con sobrietà, quel costo deve essere messo a disposizione dei Gruppi consiliari e delle forze politiche per affrontare, con elementi di uguaglianza e di pari opportunità, anche gli argomenti trattati in Aula, con la stessa forza di chi ha opportunità economiche differenti.
Detto questo, mi pare più che condivisibile, oltre che ragionevole, la proposta del collega. Credo che possa essere ben accolta anche per il prosieguo delle nostre attività e dei Gruppi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ravetti.
La parola al Consigliere Monaco.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Ringrazio per l'opportunità di discutere di questo argomento, che è sempre di attualità ormai da troppi anni direi.
Appaiono necessari chiarezza e trasparenza e su questo sono pienamente d'accordo. Quindi voteremo favorevolmente questa mozione.
Credo che laddove i costi della politica siano chiari e siano trasparenti sia tutto più facile anche da spiegare: con regole chiare diventa tutto più trasparente. Questo mi sembra quasi superfluo doverlo dire, anche se in realtà, negli anni scorsi, si è dimostrato che nella storia recente del nostro Paese questa non era una realtà compatibile e aderente ai fatti.
Allo stesso tempo, però, appare anche necessario sottolineare che va bene ridurre questi costi appena descritti (quelli della democrazia e della politica), ma facciamo bene attenzione a non arrivare ad una politica stracciona, perché una politica stracciona darà risultati straccioni.
Sulla trasparenza sono d'accordo. Sul costo zero ricordo, come diceva un economista americano, che non esistono pasti gratis. Quindi, per essere sul mercato, per essere presenti, per raggiungere la gente, per raggiungere degli obiettivi, per comunicare i propri intendimenti e le proprie azioni politiche è necessario che ci siano dei costi.
Ben venga questa trasparenza.
Questa mozione si vota ben volentieri, perché mi auguro che quella pagina di storia che è stata scritta e che, in parte, è ancora da scrivere ma penso che l'urna lo abbia già dimostrato, o almeno lo spero - sia già stata voltata e dimostri che si vuole scrivere una storia diversa rispetto al passato. Grazie.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Grazie, collega Monaco.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che, rispetto a ciò che chiede l'ordine del giorno, cioè la pubblicazione dell'utilizzo delle risorse, esse sono talmente poche vengano pure tranquillamente pubblicate, non è questo il problema.
Ne approfitto per fare una valutazione, che ho già avuto modo di fare in altri momenti e che faccio anche in questa sede, essendo un ordine del giorno che parla appunto delle risorse destinate ai Gruppi.
Credo che possiamo comportarci seguendo due modalità. Una modalità è quella di sentirci colpevoli.
E' evidente che se uno parte dal presupposto di sentirsi colpevole chiede di non avere risorse, che le risorse vengano pubblicate, che ci sia trasparenza, quindi si mette sulla difensiva pensando che chi fa attività di pubblica amministrazione - che, lo ricordiamo sempre, è quello di rappresentare cittadini, non soltanto coloro i quali hanno scritto la preferenza di fianco al simbolo del partito per i quali siamo candidati in teoria cerca, come fa il Presidente Chiamparino o la Giunta, di lavorare nell'interesse dei piemontesi. Ognuno di noi tenta di operare nell'interesse di tutti i piemontesi.
Credo che vada sottolineato il fatto che, per operare correttamente al meglio, non è sufficiente - è una precondizione - l'onestà; non è sufficiente ma è una precondizione: chi gestisce denaro pubblico ha, come precondizione, quello dell'onestà.
Ve n'è un'altra che è quella della competenza e ve n'è una terza sulla quale questo Consiglio si è, in qualche modo, dichiarato colpevole prima che la Magistratura intervenisse, che è quello di avere la possibilità di operare. Vale per tutti: maggioranza e opposizione. Credo che valga di più per chi fa l'opposizione, e non lo dico oggi perché ricopro questo ruolo perché lo dicevo anche quando ero seduto o nei banchi del Consiglio come Consigliere di maggioranza, o nei banchi della Giunta.
Scrivere una legge regionale o controllare le decine e le centinaia di atti che fa la Giunta regionale o le migliaia di atti che producono le Direzioni e i dirigenti, richiede non solo tempo, ma la possibilità di poterlo far fare a terzi. Questo è quello che avviene in qualsiasi soggetto. Una grande democrazia, come quella statunitense, prevede certamente lo spoil system, per esempio nella gestione della macchina pubblica, ma prevede, con i senatori e con lo staff che hanno i senatori e i parlamentari, un intervento economico a favore non dello stipendio dei senatori o dei deputati del Congresso, ma delle persone che lavorano a supporto di essi, estremamente significativo.
Credo che oggi siamo in una situazione in cui è certamente semplice per la Giunta governare. La Giunta ha a disposizione la macchina regionale come legittimo che sia, la maggioranza tende ad approfondire i provvedimenti, e l'opposizione ha un dovere che, oltre a quello di indirizzo, è anche quello di controllo.
Oggi è bene che si sappia. La potestà di controllo e di verifica sugli atti viene meno rispetto a quanto si poteva fare nelle scorse legislature.
Certamente, nelle scorse legislature, una parte delle risorse che venivano destinate ai Gruppi erano finalizzate per attività di proposizione politica, di analisi politica, di scrittura delle leggi, di valutazione dei provvedimenti. Questo non vi è più.
Al di là di quello che sarà la valutazione della Magistratura, non mi sento colpevole rispetto alla gestione dei fondi che, rammento, era disciplinato da una delibera dell'Ufficio di Presidenza che aveva, se non ricordo male, 36 distinte voci con le quali si giustificavano le spese. Non una, ma 36 differenti e distinte voci. Che poi nel corso degli anni sia venuto meno anche il controllo rispetto all'utilizzo e, in alcuni casi, si pensasse che fosse più una dotazione aggiunta che non delle risorse utili per svolgere il nostro mandato, può anche essere accaduto. Tuttavia questo non è che si verifica solo nell'attività della gestione della cosa pubblica, avviene nel privato quotidianamente, è sufficiente leggere ci che gli organi di stampa riportano.
Pertanto, credo che questa sia una valutazione da fare, ciò che dico io è assolutamente poco popolare, ma coniugare trasparenza, che è certa, alla possibilità di svolgere, in modo compiuto, il ruolo che i cittadini ci danno, credo che debba essere un punto su cui fare una riflessione.
Lo posso dire, oltre a rimarcare la posizione del nostro Gruppo, anche perché penso di essere stato uno, e lo rivendico, dei tre Consiglieri che votò contro l'abrogazione delle risorse dei Gruppi consiliari in quella maniera. Non ho cambiato idea e non la cambio. Fare attività di verifica e di controllo è sempre più difficile. Quando manca, all'interno di un Ente come di una società - una capacità di esercitare un controllo puntuale, c'è il rischio che chi governa sia meno controllato e gestisca con maggiore leggerezza i fondi pubblici.
Maggiore leggerezza non vuole dire disonestà, vuol dire anche non individuare le priorità di cui i cittadini hanno maggiormente bisogno.
Credo che questo sia un tema che si vorrà affrontare. E' impopolare.
Guardate, per quanto sia alta la nostra popolarità, se noi oggi venissimo qui pagando e non ricevendo un compenso, la nostra popolarità non salirebbe di un millimetro. Credo, quindi, che ognuno di noi, nella coscienza, abbia sacrificato tempo, affetti, carriere di lavoro e molto altro per esercitare un diritto costituzionale che è quello della rappresentanza dei cittadini, che molti di noi fanno con grande passione.
La gran parte di noi - chi non lo è, è solo perché la legge è fatta così - ha ancora la possibilità di poter dire che ci siamo anche misurati in termini di consenso. Non si offendano i dieci eletti nel listino, ma sono stati eletti perché la legge, ahimè, prevede ancora questo. Nella precedente legislatura, purtroppo, c'erano molte norme che avevano almeno un punto di intesa, quello della cancellazione del listino, quindi non abbiamo neanche quello che, a volte, viene individuato come i nominati. Non siamo nominati, siamo eletti, non solo all'interno dei partiti, ma abbiamo anche raccolto il consenso. Credo che quando si raccoglie consenso all'interno dei partiti e anche prendendo preferenze, si debba restituire in termini non solo di onestà, non solo di presenza, ma anche di competenze e professionalità supportata. Questo avviene in ogni parte della nostra società.
Non c'è un manager di una grande azienda pubblica che è solo nel suo Consiglio di amministrazione e non ha dipendenti con cui gestire la società che gestisce. Non c'è un Sindaco che non ha, per quanto piccolo sia il Comune, un numero di dipendenti sufficienti per mandare avanti l'Ente locale. Oggi i Gruppi consiliari sono in quella situazione. Io credo sia un forte limite per la democrazia, dove nella democrazia c'è l'esercizio del controllo. La democrazia ha sempre un costo.
Rammento che molti Stati del nostro continente hanno ancora il finanziamento pubblico - giusto o sbagliato che sia, lo do come indicazione e che soprattutto, anche quegli Stati che non hanno il finanziamento pubblico ai partiti, hanno, invece - ricordavo l'esempio degli Stati Uniti fortemente finanziate le strutture di supporto ai parlamentari nazionali o degli Stati, per fare sempre l'esempio degli Stati Uniti d'America.
Questo è un limite.
Temo che vi sia anche il rischio che, laddove non si è competenti, si rischi di fare scelte che vanno contro l'interesse dei cittadini. Non credo che all'interno di questa legislatura, per tutto quanto è accaduto nella precedente, risolveremo questo problema, perché credo si un problema generale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Volevo portare un piccolissimo contributo, proprio prendendo spunto dall'ultimo intervento, nelle cui premesse mi riconosco in pieno.
Non più tardi di ieri sera, in un altro consesso elettivo, si discuteva una mozione sull'ulteriore riduzione di indennità degli amministratori di quel consesso e ci si è confrontati proprio sugli eccessi che, a volte, la discussione su questi temi può portare, pur di compiacere l'uditorio con risposte semplici e scontate.
Quindi, che la democrazia abbia un costo è un dato certo. Se si vuole esercitare consapevolmente con competenza e con cognizione di causa il ruolo elettivo che ci viene assegnato, è fondamentale avere le risorse necessarie e sufficienti.
Tuttavia, credo che, proprio per difendere con forza e credibilità queste premesse, vi è un presupposto fondamentale che va oltre l'onestà che è una precondizione, che non deve neanche essere posta in discussione quella ci deve essere necessariamente. La premessa è proprio la trasparenza, cioè più si è in grado con regole certe di raccontare ed essere eletti rispetto a quello che si dice e si fa dinnanzi all'opinione pubblica, più si è in grado di difendere quei sacrosanti principi di costo ragionevole della democrazia, senza il quale democrazia non v'è.
Ed proprio da questo punto di vista che una mozione come questa, che non stravolge il mondo, né la vita e neanche l'assetto democratico del Piemonte, dice semplicemente che bisogna fare una rendicontazione trimestrale e che questa venga resa conoscibile con i moderni sistemi informatici a chiunque, all'elettore, al cittadino qualunque che vuole collegarsi per conoscere come viene utilizzata una parte delle risorse pubbliche. Credo che questo sia di assoluto buon senso e dal costo zero perché la pubblicazione on line non ha nessun costo.
Quindi il voto non può che essere convinto per fornire questo piccolo contributo di trasparenza ulteriore che leggo essere un'esigenza che, non più tardi di ieri pomeriggio, abbiamo analizzato nella Commissione in cui si analizzava il tema della trasparenza e della semplificazione amministrativa.
Non si stravolgerà il mondo, ma si cercherà di semplificare e di rendere le procedure più trasparenti, più leggibili, più comprensibili e più seguibili anche dai cittadini che stanno a casa, che vogliono sapere come funziona il Consiglio regionale e vogliono che i propri diritti vengano tutelati nel modo opportuno.



PRESIDENTE

Grazie, collega Appiano.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 4, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Esame mozione n. 43 presentata dai Consiglieri Rossi, Accossato, Appiano Barazzotto, Baricco, Caputo, Chiapello, Conticelli, Corgnati, Ferrentino Gallo, Gariglio, Giaccone, Grimaldi, Ottria, Ravetti, Rostagno e Valle inerente a "Impegno da parte della Regione Piemonte al riutilizzo sociale del Castello di Miasino (NO), bene confiscato alla camorra"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 43, avente ad oggetto "Impegno da parte della Regione Piemonte al riutilizzo sociale del Castello di Miasino (NO), bene confiscato alla camorra", presentato dai Consiglieri Rossi, Accossato, Appiano, Barazzotto, Baricco, Caputo, Chiapello Conticelli, Corgnati, Ferrentino, Gallo, Gariglio, Giaccone, Grimaldi Ottria, Ravetti, Rostagno e Valle, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rossi, per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Colleghi, non vi sembrerà vero, ma la situazione che mi accingo a descrivere si sta verificando proprio in Piemonte, a riprova, se ancora ce ne fosse bisogno, che non siamo immuni da problemi che normalmente riteniamo appartenere ad altre Regioni d'Italia.
Si tratta di una situazione particolare che ci dice qualcosa di universale. Una di quelle vicende territoriali specifiche che ci rimanda a meccanismi che non funzionano nell'intero sistema Italia, in particolare direi, ci dice qualcosa sulla debolezza delle Istituzioni.
Ma partiamo dai fatti.
A casa nostra, in Piemonte, più precisamente tra Miasino e Ameno, due paesini sul lago d'Orta in Provincia di Novara, esiste un immobile di pregio noto come Castello di Miasino, che pur essendo confiscato in via definitiva a un boss della camorra, poi divenuto collaboratore di giustizia, è gestito da una società di proprietà di Grazia Galise, che è stata moglie del boss Galasso, cui è stato confiscato il castello. Dico "è stata la moglie": non uso il presente, perché non so in che rapporti siano attualmente, sicuramente lo era negli anni Ottanta e Novanta.
Andiamo per gradi.
Come siamo arrivati a questa situazione, in cui un castello confiscato in via definita è in mano ad una società riconducibile alla famiglia del boss? Il boss della camorra, Pasquale Galasso, è un boss importante affiliato alla nuova famiglia di Carmine Alfieri, acquista l'immobile negli anni Ottanta del secolo scorso, è un immobile fatto costruire verso la fine dell'Ottocento dalla famiglia Solaroli. Nel 1992 Galasso venne arrestato diventando dopo pochi mesi collaboratore di giustizia.
Il castello, secondo l'iter processuale, fu prima sequestrato per poi essere confiscato nel 2006, quando alla sentenza di Primo grado si aggiunge la sentenza di Secondo grado della Corte di Assise di Napoli, che diventerà definitiva nel 2007 con il pronunciamento della Cassazione.
Durante il periodo di sequestro, il Tribunale di Napoli nomina un amministratore giudiziario che decide di affidare il castello ad una società a responsabilità limitata, che prende in gestione l'immobile per fini commerciali in cambio di un investimento utile per ristrutturare il castello e in cambio di un affitto da corrispondere, affitto che non so se sia mai stato corrisposto. La società si chiama "Castello di Miasino S.r.l." e utilizza il castello soprattutto per organizzare matrimoni ed eventi pubblici.
Nei periodi di massima attività è arrivata ad organizzare fino a trenta eventi al mese. Fate conto che per affittare il castello si parla di circa 2.000 euro al giorno. Per darvi l'idea di che cosa stiamo parlando.
Fin qua nulla di particolare. Voi direte che non c'è nulla di male.
Il problema è che ad un certo punto le quote di questa società vengono acquistate prima parzialmente e poi totalmente dalla signora Grazie Galise cioè la moglie del boss al quale è stato confiscato il castello.
Se voi telefonate per chiedere di affittare il castello, perché dovete organizzare un evento, la persona che vi risponde, che vi accompagna nel castello, che gestisce i fornitori è Sabatino Galasso, nipote del boss in questione.
A questa situazione che già possiamo definire grave, aggiungerei che il problema è ancora maggiore, perché questa situazione persiste nonostante tre condizioni. Anzitutto, questa faccenda è nota ai più, non sono il primo a parlarne, ma se ne parla sui giornali e in TV da anni, esiste una sentenza di confisca definitiva ormai da sette anni, ed esiste addirittura un'ordinanza di sgombero, mi pare del 2011, non vorrei sbagliare, mai eseguita.
Mi chiedo come mai nel civilissimo sabaudo Piemonte succede tutto questo? Proviamo anche qui a darci delle risposte, perché sono tanti i tentativi che sono stati fatti.
Nei primissimi anni successivi alla confisca definitiva c'è stato un tentativo di opposizione da parte della famiglia che cercava di dimostrare che i soldi utilizzati per l'acquisto del castello non erano riconducibili all'attività illecita.
Quindi, nei primi anni il processo di riutilizzo è stato bloccato dal fatto che c'era un'opposizione giudiziaria in corso, opposizione che è stata rigettata definitivamente nel 2012 dal Tribunale di Napoli. Quindi dal punto di vista legale la faccenda si è chiusa definitivamente.
C'era, poi, il problema dell'ipoteca molto elevata - aggiunger ulteriori considerazioni in merito a fine presentazione - che, però, oggi è scomparsa, nel senso che dai documenti dell'Agenzia nazionale sui beni confiscati risulta che, essendo stata iscritta per più di venti anni e poiché nessuno ha richiesto l'ipoteca, si può definire decaduta. Inoltre c'è una sentenza della Cassazione in tema di ipoteche sui beni confiscati che ci fa ritenere che non sia esigibile. Questo era un altro problema importante, perché trattandosi di un bene del valore stimato di 4,6 milioni di euro, anche l'ipoteca risultava essere elevata. In questo momento abbiamo il bene con il valore di cui ho appena detto senza ipoteche sempre in mano alla società.
Il terzo elemento che ha bloccato il processo di riutilizzo sociale è il fatto che nessuna istituzione tra quelle contattate dall'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati ha risposto positivamente. Cosa prevede la legge? Prevede che, una volta confiscato il bene, lo stesso passi nelle mani dell'Agenzia nazionale, che poi chiede agli Enti locali (in primis i Comuni, poi le Province e le Regioni) di farsi carico del castello per promuovere progetti di riutilizzo sociale. Poi, di fatto, la strada è duplice: o l'istituzione ritiene di tenere per sé il bene e farci attività istituzionale (uffici del Comune, piuttosto che caserme di Carabinieri o della Guardia di Finanza) oppure, con bandi pubblici o assegnazioni dirette, attraverso associazioni o cooperative no profit, si fanno partire su quei beni progetti di riutilizzo sociale (i casi più noti sono quelli delle cooperative dove si producono vino o pasta, cooperative di giovani del territorio).
In queste tre situazioni che ho appena descritto, permettetemi di dire che è mancato certamente il coraggio alla politica e alle istituzioni di ripristinare una situazione di giustizia, che si verificherà solamente quando il castello tornerà alla collettività - non soltanto sulla carta - e produrrà utilità sociale secondo quanto prevede la legge; una legge che prima di tutto, volle Pio La Torre, che anche per questa intenzione l'intenzione di "togliere la roba ai mafiosi" - fu condannato a morte dalla mafia. Una legge che fu riformata sotto la spinta popolare, che portò alla raccolta di un milione di firme nel 1996 grazie all'Associazione Libera che chiese di introdurre nella legge, oltre alla confisca, il riutilizzo sociale. Una legge che ha trovato un suo ultimo compimento con l'istituzione dell'Agenzia nazionale nel 2010 e con il Codice antimafia del 2011.
È notizia di ieri che Don Luigi Ciotti è nel mirino delle mafie. Dicono le Procure che sia una delle persone più a rischio oggi. Cito questa notizia perché mi chiedo il motivo per cui Don Luigi Ciotti oggi sia ancora sotto minaccia delle mafie: probabilmente proprio per questo lavoro culturale e sociale che fa sì che la lotta alle mafie non si fermi all'aspetto giudiziario, alla pars destruens, ma continui mettendo insieme istituzioni e cittadini anche in una pars costruens, in una costruzione di una comunità che è alternativa alle mafie. Quindi non solo ti tolgo e ti arresto, ma poi costruisco qualcosa di positivo; prendo ciò che tu mi hai sottratto e lo trasformo in qualcosa di buono.
Guardate che la confisca è un'azione zoppa: una confisca che toglie solo sulla carta è una beffa per lo Stato e vanifica anche il lavoro fatto da Magistratura e Forze dell'Ordine.
Forse, il modo migliore che abbiamo oggi per esprimere solidarietà a Don Luigi Ciotti sta proprio nel cercare di allargare il più possibile il fronte di chi non accetta questo stato delle cose e fa ciò che è in proprio potere e nel proprio ruolo per cambiarle.
I beni confiscati danno fastidio alle mafie. Quelli confiscati e riutilizzati danno molto fastidio alle mafie. Perché le mafie non sono riconducibili a bande organizzate in maniera criminale, ma rappresentano un tentativo di farsi alternativa allo Stato nell'occupazione dello spazio pubblico. Soffrono la confisca e il riutilizzo, perché i cittadini vedono concretamente che lo Stato c'è, sa andare fino in fondo e sa riprendersi ciò che è stato sottratto ai cittadini. Tutto questo alle mafie dà fastidio, ecco perché nei confronti dei beni confiscati o delle cooperative ci sono continuamente danneggiamenti o attentati.
Ecco perché ipotecano i beni: non certo perché non hanno denaro, non è che i mafiosi hanno bisogno di ipotecare i beni. Lo fanno perché da quando c'è questa legge è un modo per bloccare il riutilizzo sociale, perché dà fastidio. Ed è successo anche a casa nostra, a San Sebastiano da Po, sopra Chivasso, presso la Cascina dei Belfiore. Mimmo Belfiore è stato condannato come mandante dell'omicidio del Giudice Caccia. È proprio di questi giorni la notizia che si sono riaperte le indagini. Dalla data di confisca definitiva, che arrivò nel 1997, il riutilizzo sociale partì solo dieci anni dopo, nel 2007. E i Belfiore, andando via dalla Cascina, fecero danni che richiesero una ristrutturazione di centinaia di migliaia di euro! Perché il messaggio è: "Se non lo uso io, non lo puoi usare nemmeno tu".
Oggi chi è che ha i soldi per ristrutturare un bene confiscato? I Comuni non hanno più denaro, le cooperative e le associazioni nemmeno.
Pertanto, distruggere un bene o danneggiarlo, significa renderlo inutilizzabile.
Ditemi, allora, a che cosa serve togliere un bene alla mafia se noi lo lasciamo andare in rovina, o se, peggio ancora, lo lasciamo nelle mani delle persone a cui l'abbiamo tolto? Si intreccia un particolare universale in questa vicenda. Perché il riutilizzo sociale dei beni confiscati apre una riflessione che riguarda le istituzioni del nostro Paese, in particolare quale credibilità hanno le istituzioni e quale forza hanno le istituzioni se ad una confisca non segue nulla.
Certo abbiamo delle istituzioni deboli, e con le istituzioni deboli le mafie, che vogliono sostituirsi alle istituzioni, crescono. Permettetemi non voglio essere retorico, ma forse oggi si capisce la frase di Giovanni Falcone: "La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano, e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà una fine". Ma poi aggiunge: "Piuttosto bisogna rendersi conto che si può vincerla non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni".
Questo è importante, perché per vincere dobbiamo far sì che le istituzioni siano forti. E perché le istituzioni siano forti, dobbiamo far sì che agli atti delle istituzioni segua la realtà che l'istituzione ha deciso.
C'è poi l'aspetto simbolico - ultima riflessione che vi porto prima di far la richiesta alla Giunta - che è fondamentale nella costruzione dell'identità collettiva. I beni non sono solo un'occasione per fare cassa devono diventare il segno della forza delle istituzioni che torna in possesso di ciò che, con la forza, la violenza e il sopruso, è stato tolto ai cittadini. Devono diventare il luogo in cui portare le scolaresche per raccontare la storia di un'Italia che resiste, per dire: "Guardate che noi siamo più forti, noi ce la facciamo".
Concludo, Presidente, chiedendo alla Giunta regionale di dare la disponibilità a farsi carico della situazione, quindi sanare quel vulnus delle istituzioni che hanno detto di no o hanno taciuto, e farsi promotrice, secondo quanto previsto dalla legge, del progetto di riutilizzo sociale del bene, facendo sì che la ricchezza prodotta, economica, sociale e culturale, ricada sui cittadini onesti che abitano i nostri territori.
Restituirà così anche dignità e credibilità alle nostre istituzioni.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al patrimonio

Ho chiesto di intervenire perché fra un attimo dovrò lasciare il Consiglio regionale per degli impegni inderogabili in Assessorato.
Intervengo brevemente per dire tre cose.
La prima: credo che abbiate tutti consapevolezza della difficile situazione che sta attraversando la Regione Piemonte, per cui l'ultimo pensiero che ho, come Assessore al bilancio e Assessore del patrimonio, è quello di avventurarmi in operazioni immobiliari.
La seconda considerazione: l'intervento del Consigliere Rossi richiama però, la Giunta e tutto il Consiglio regionale ad andare oltre alla gestione delle difficoltà e delle contingenze, e a riprendere, con un'iniziativa molto forte che coinvolga l'istituzione Regione Piemonte, una tradizionale ed importante presenza della nostra istituzione in questa battaglia; battaglia che si esprime anche nella formazione di coscienze nella eliminazione del disinteresse, nella capacità di far rappresentare come ciascuno di noi può essere protagonista, in una lotta che va portata avanti giorno per giorno.
E' per questa ragione, e per le motivazioni che il Consigliere Rossi ha esposto nel suo intervento, che la Giunta regionale esprime il proprio parere favorevole sull'ordine del giorno. E non nascondendo le difficoltà incomincerà un cammino con le istituzioni e con le associazioni piemontesi affinché questo bene possa essere riportato all'utilità pubblica e possa essere oggetto, anche in Piemonte, di un'importante operazione tesa alla restituzione, al godimento e all'utilizzo pubblico dello stesso.
Come ho detto, non ci nascondiamo le difficoltà. Ho avuto modo di parlarne personalmente con lo stesso Consigliere Rossi, ma credo che, in questo momento, l'istituzione Regione Piemonte debba dimostrare, ancora una volta, come ha fatto nel corso degli anni, la propria sensibilità attorno a questo tema, che peraltro trova in Piemonte, nelle persone citate dal Consigliere Rossi - Libera nasce e si sviluppa con una forte iniziativa anche all'interno della comunità piemontese - un terreno molto fertile su cui appoggiare un nuovo slancio e una nuova iniziativa da parte delle Istituzioni.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sulla mozione n. 43, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Colleghi, prima di passare all'altro punto all'o.d.g., volevo rivolgervi una sollecitazione, non è un richiamo: i tempi legati alla durata degli interventi indicati nel regolamento non sono termini indicativi, bensì tassativi. Lascio trascorrere uno, due o tre minuti perché mi rimetto al vostro senso di responsabilità, quindi la tolleranza può essere di qualche secondo, altrimenti vado in difficoltà nella gestione dell'Aula.


Argomento: Organizzazione scolastica

Esame mozione n. 49 presentato dai Consiglieri Sozzani, Graglia, Ruffino Pichetto Fratin, Berutti e Vignale, inerente a "Concorsi per assunzione di nuovi dirigenti scolastici" (rinvio)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 49, avente ad oggetto "Concorsi per assunzione di nuovi dirigenti scolastici", presentata dai Consiglieri Sozzani, Graglia, Ruffino, Pichetto Fratin, Berutti e Vignale, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Vista l'assenza dell'Assessore all'istruzione e di uno dei primi proponenti, noi chiederemmo se la trattazione fosse rinviabile ad una prossima seduta.



PRESIDENTE

Per me non ci sono problemi, se l'Aula acconsente.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente al rinvio)



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Boeti per una comunicazione in qualità di Consigliere.



BOETI Antonino

Non ho partecipato al voto, mi sono distratto sulla mozione n. 43 sulla quale invece voglio votare in maniera favorevole.



PRESIDENTE

Il Vicepresidente Boeti ha dato indicazione di voto favorevole sulla mozione n. 43. Sarà riportato verbale. Grazie.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.44)



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