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Dettaglio seduta n.106 del 17/11/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL CONSIGLIERA MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 9.38 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 556 presentata dal Consigliere Appiano, inerente a "Revisione della modalità di utilizzo del biglietto unico integrato in Provincia di Torino"


PRESIDENTE

In merito al punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", iniziamo con l'esame dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 556.
La parola al Consigliere Appiano per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
L'interrogazione parte da una frase in cui si afferma dal 1° luglio prenderà avvio - il che la dice un po' lunga sui tempi tra il deposito dell'interrogazione e la risposta - un nuovo modello per la gestione del trasporto pubblico locale. Con l'Assessore ci siamo già soffermati sul tema, anche se a livello di interlocuzione.
Prende spunto da una revisione effettuata dal Comune di Volvera rispetto alle società di trasporto pubblico locale e l'Agenzia metropolitana di mobilità, dei percorsi dell'autolinea che interessa il comune medesimo per interconnetterlo meglio con la stazione di None che fa parte del sistema del servizio ferroviario metropolitana.
Il problema si può estendere a tutta la zona sud ovest e, in generale a tutta la seconda cintura, in quanto laddove un utente è abbonato, quindi usufruisce del sistema formula, può mutare mezzi, quindi scendere dal pullman, prendere il treno, comunque raggiungere la città o tutti i luoghi di interesse cambiando mezzo, senza sovrapprezzo e senza un secondo abbonamento, senza un secondo biglietto. Il che rende agevole relativamente, usufruire del servizio pubblico locale.
Per i viaggiatori occasionali, cioè coloro i quali utilizzano con biglietto, e non con abbonamento, il sistema di trasporto pubblico, la possibilità di utilizzare un unico biglietto per più corse, anche in un arco temporale predefinito, è impossibile. Nella fattispecie, da qui abbiamo tratto spunto, un cittadino di Volvera che volesse raggiungere Torino attraverso l'autobus e poi il treno, dovrebbe prendere due biglietti.
E' evidente che l'impossibilità di utilizzare il biglietto unico per i viaggiatori occasionali, è un limite che scoraggia o disincentiva l'impiego del servizio pubblico locale. Peraltro ricordo che, come tante altre zone la zona sud-ovest non è particolarmente servita dal servizio pubblico locale, normalmente le autolinee locali sono uniche e tendenzialmente si sviluppano a raggiera, quindi impedendo i collegamenti in orizzontale tra un Comune e l'altro. Questa formula del Comune di Volvera può avere un suo interesse e potrebbe essere estesa.
L'interrogazione è rivolta all'Assessorato per valutare se non ritenga opportuno, alla luce di queste considerazioni, rivedere, di concerto con le aziende esercenti il trasporto pubblico locale, le zone della Provincia di Torino in cui sia consentito l'utilizzo del biglietto unico integrato.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Come lei sa anche da colloqui che abbiamo avuto più volte, è chiarissimo che l'obiettivo del biglietto unico integrato è un obiettivo prioritario nella riforma del trasporto pubblico locale a livello piemontese, è un'esigenza sentitissima ed è, comunque, stato recepito nella riforma della legge che il Consiglio ha modificato a gennaio scorso.
Lei fa riferimento ad una situazione particolare. Oggi abbiamo ancora in Piemonte una situazione ibrida proprio perché in alcune zone, tipo la provincia di Torino, l'attuale Città metropolitana, in gran parte è organizzata attraverso il sistema Formula, che è un sistema non normato, ma è semplicemente un accordo fra le varie imprese che esercitano il servizio sul territorio.
D''altra parte, è cresciuto nel tempo, ma non in modo ancora sufficientemente coordinato e specialmente non ancora diffuso in modo omogeneo sul territorio piemontese, il sistema del BIP. Si tratta di arrivare al BIP superando la situazione Formula. Questa è una priorità della Giunta, espressa anche dal Consiglio nella modifica della legge.
Questo avverrà sicuramente attraverso i prossimi affidamenti. Sarà una delle caratteristiche fondamentali dei capitolati per i prossimi affidamenti, ma ritengo, anche in base alla sua sollecitazione, importante che siano anticipate alcune soluzioni. In particolare, a proposito del Formula, che riguarda solamente il sistema degli abbonamenti, è possibile integrarlo anche con il biglietto unico. In questo senso, incaricheremo l'Agenzia della mobilità piemontese di verificare la possibilità di anticipare, rispetto all'integrazione BIP più generale, questa modifica.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 727 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Interpretazione del concetto di destinazione originaria"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 727.
Il Consigliere Graglia la dà per illustrata.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla programmazione territoriale e paesaggistica

Grazie, Presidente.
L'interrogante chiede un chiarimento rispetto all'articolo 23 ter del DPR 380 2001. DPR che riguarda il testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia, rispetto al mutamento d'uso urbanisticamente rilevante.
L'articolo 23 ter recita: "Salvo diversa previsione da parte delle leggi regionali, costituisce mutamento rilevante della destinazione d'uso ogni forma di utilizzo dell'immobile o della singola unità immobiliare diversa da quella originaria, ancorché non accompagnata dall'esecuzione di opere edilizie, purché tale da comportare l'assegnazione dell'immobile o dell'unità immobiliare considerati ad una diversa categoria funzionale tra quelle elencate: a) residenziale; a-bis) turistico recettivo; b) produttive e direzionale; c) commerciale; d) rurale".
La disposizione in questione ha carattere esclusivamente edilizio ed elenca le categorie di destinazione d'uso che lo strumento urbanistico pu prevedere sul territorio; peraltro, essa non intende dettare una disciplina privilegiata nei confronti della categoria di destinazione urbanistica agricola in atto, rispetto a qualunque altra.
Infatti, la norma richiamata disciplina le condizioni edilizie affinch sia valutabile in concreto il passaggio da una all'altra categoria di destinazione d'uso e, nel caso in cui la destinazione d'uso in atto sia quella agricola, va chiarito che non vi sono norme specifiche di settore che consentano in maniera puntuale di preservare o privilegiare l'attività agricola sotto il profilo edilizio.
Questo per quanto riguarda la parte edilizia.
Diversa è la questione se viene esaminata sotto l'aspetto urbanistico in riferimento a possibili proposte di varianti al piano regolatore che prevedano modifiche normative per gli ambiti agricoli esistenti.
Va precisato che tali proposte devono essere esaminate, valutate e discusse secondo quanto previsto dalla legge urbanistica regionale per mezzo dei procedimenti ivi previsti; sull'attività agricola esistente va sottolineato come questa sia da sempre obiettivo di salvaguardia e di protezione, proprio al fine di limitare il consumo di suolo favorendo il riuso del suolo già urbanizzato.
L'attività agricola esistente è un patrimonio ancor più valorizzato e potenziato con il recente riconoscimento UNESCO dei territori dei Comuni coinvolti e mutare destinazione al territorio agricolo oggi è un'operazione urbanistica di particolare considerazione - ne parleremo dopo, durante il Consiglio straordinario - in quanto prima di trasformare un'area libera devono essere prese in considerazione tutte le possibilità di riutilizzo delle aree già urbanizzate.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.
Dichiaro conclusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 9.49 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



(La seduta ha inizio alle ore 10.06)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cerutti, Gancia, Gariglio e Molinari.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione vittime e feriti degli attentati terroristici di Parigi


PRESIDENTE

Alle 22.00 di venerdì 13 novembre Parigi è stata teatro di una serie di attacchi terroristici: sparatorie nel X e XI Arrondissement, esplosioni nelle vicinanze dello stadio, un assalto alla sala di spettacolo Bataclan dove a quell'ora si stava svolgendo un concerto, e almeno un centinaio di persone è stato preso in ostaggio.
Il bilancio di questa azione terroristica multipla è di 129 morti, tra cui una giovane italiana, e 352 feriti.
Sono consapevole che sulle manifestazioni di cordoglio pesi sempre di più il pubblico sospetto dell'inutilità o, peggio ancora, dell'ipocrisia.
Nelle espressioni più variegate che abbiamo letto in questi giorni sui social network e ascoltato in TV, la cittadinanza trasmette uno sgomento un dolore, un senso di insicurezza, spesso una rabbia che nessuno di noi credo pretende di attenuare attraverso gesti simbolici o dichiarazioni ad effetto. Ma sono altrettanto convinto che nel dolore sia necessario cercare almeno un momento per stringerci e onorare la memoria di chi ci ha lasciato.
Dovremmo piuttosto cominciare ad interrogarci su quante tragedie lasciamo accadere senza il tributo di un pensiero, senza lo scambio di un'emozione o, per chi ci crede, di una preghiera.
Anche in questo senso la tragedia di venerdì spero ci induca ad una maggiore coerenza nel futuro.
Oggi il Piemonte è vicino al popolo francese. E, convinto di interpretare la volontà di tutta l'Assemblea, desidero esprimere il nostro più sincero dispiacere ai familiari delle vittime e altrettanta solidarietà e vicinanza ai feriti.
Chiedo al Consiglio regionale di voler osservare un minuto di silenzio.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

Grazie, colleghi.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

"Disciplina del consumo del suolo e tutela dei Comuni piemontesi" presentata dai Consiglieri Porchietto, Vignale, Berutti, Marrone, Sozzani Gancia, Pichetto Fratin, Benvenuto, Ruffino, Graglia e Motta (atti d'indirizzo collegati ordini del giorno n. 546, n. 547 e n. 548)


PRESIDENTE

La seduta prosegue in sessione straordinaria, ex articolo 40 dello Statuto della Regione Piemonte, con l'esame del punto 2) all'o.d.g.
inerente a "Disciplina del consumo del suolo e tutela dei Comuni piemontesi", richiesta dai Consiglieri Porchietto, Vignale, Berutti Marrone, Sozzani, Gancia, Pichetto Fratin, Benvenuto, Ruffino, Graglia e Motta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani per l'illustrazione della richiesta di Consiglio straordinario; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Oggi siamo lieti di poter discutere di un argomento che riteniamo possa avere delle implicazioni di tipo burocratico, oltre che di tipo economico.
Stiamo parlando della nuova legge che è attualmente in discussione alla Camera dei Deputati, che vede il congiungimento delle Commissioni Ambiente e Cultura, sul consumo del suolo.
Che cosa significa? In pratica, in applicazione ad una Direttiva europea, entro il 2050 - data prevista dalla Direttiva stessa - si dovrà prevedere negli Stati membri l'applicazione di leggi specifiche che definiscano il consumo del suolo pari a zero. "Pari a zero" significa assenza di consumo del suolo.
Come sempre avviene nella nostra nazione, mentre la legge regionale aveva già presente alcune indicazioni sul consumo del suolo, nelle leggi nazionali emerge una completa assenza rispetto all'applicazione di questo principio, e si vuole intervenire con una legge che vada ad incidere pesantemente, come dicevo prima, dal punto di vista economico. Perché nel momento in cui la stessa venisse approvata dal Parlamento, vieterebbe immediatamente la sospensione di tutti i piani regolatori esistenti sul territorio nazionale. Vuol dire che, allo stato dell'approvazione della legge, entrerebbe in vigore una moratoria di tre anni, che inciderebbe sui piani regolatori in modo sostanziale, perché li annulla, li blocca e non crea alcuna possibilità di edificabilità.
Tenete presente che l'esame urbanistico in altre Regioni italiane ha evidenziato una situazione variegata sull'interpretazione del consumo del suolo dal punto di vista dell'applicazione urbanistica e dal punto di vista giuridico. Alcune Regioni, ad esempio l'Emilia Romagna o la Toscana avevano già introdotto i principi, o comunque gli obiettivi, di riduzione di consumo di suolo o del minimo consumo possibile, fatte salve le previsioni urbanistiche già approvate, quindi già esistenti nel momento dell'approvazione della legge.
Il tour che stiamo facendo su tutto il territorio piemontese è volto a spiegare ai Sindaci cosa può capitare: al momento dell'approvazione vi è un istantaneo blocco dell'edificabilità su terreni che in questo momento sono definiti come superficie agricola naturale e semi-naturale. Questo vuol dire che tutti coloro che negli anni passati avevano in beneficio un'area edificabile (sia essa di tipo industriale o civile o commerciale o misto cioè indipendentemente dall'applicazione dello strumento urbanistico rispetto al lotto), di cui non si sono serviti, oggi si vedono venire meno questa possibilità edificatoria.
E' vero, la legge prevede anche la sospensione dell'IMU sul terreno in questione, ma è chiaro che tutte le IMU versate negli anni pregressi verrebbero meno.
Alla domanda se dal punto di vista giuridico fosse corretta questa interpretazione, i giuristi hanno risposto nelle Commissioni parlamentari congiunte dicendo che "se avevi un terreno edificabile, lo dovevi realizzare, cavoli tuoi se non è stato fatto al momento dell'applicazione della legge".
Però, questo incide pesantemente su due comparti: quello delle costruzioni o degli investimenti compiuti in questi anni, per i quali questi terreni (ai quali, evidentemente, è stato dato un valore) sono finiti nei bilanci delle aziende che intendono, ad esempio, ampliare...



PRESIDENTE

Colleghi, scusate, l'acustica amplifica il mormorio; mettiamo nelle condizioni il collega Sozzani di illustrare il suo pensiero.
Prego, Consigliere.



SOZZANI Diego

Coloro che hanno inserito nei bilanci della propria azienda (di tipo industriale o di tipo edile), evidentemente, vedono venir meno i valori di quei terreni, che ritornano al mero valore agricolo, quindi al valore più basso possibile. Come pure vengono meno nei bilanci dei Comuni; come sanno bene i Sindaci qui presenti (ne arriveranno anche altri perché vi è una certa sensibilità rispetto all'argomento che trattiamo oggi), vi è una serie di problematiche che incidono sotto il profilo dello sviluppo dei Comuni.
Capisco la filosofia nobile, chiamiamola così, dell'obiettivo "consumo del suolo zero", anche perché, negli ultimi trent'anni, a fronte di circa un 26% di crescita della popolazione italiana, per effetto quasi sempre della immigrazione, vi è stato un consumo del suolo pari a oltre il 300 quindi, all'aumento della popolazione non vi è una corrispondenza di consumo effettivo di suolo, che è debordante rispetto alla popolazione.
E' chiaro che incidere con una moratoria istantanea rispetto all'applicazione dei piani regolatori determina la necessità di fare un distinguo. E' chiaro che nella città di Torino, magari anche nella città di Novara, e nei capoluoghi di provincia della nostra regione vi è una sensibilità differente perché, forse, vi è già una superficie edificata importante, ma nei comuni medio-piccoli, cioè la stragrande maggioranza dei comuni presenti nella nostra regione, sapete che l'edificabilità normalmente costituisce comparti limitati dedicati alle famiglie del paese per l'espansione limitata del paese, legata ad attività imprenditoriali e commerciali limitate al territorio di pertinenza, cioè non vi è stata un speculazione edilizia in questo tipo di comunità.
In relazione alla possibilità di un unicum di intenti, che non faccia differenza tra la città di Torino e un paese qualsiasi, di tutti i Consiglieri qui presenti (molti di noi, in precedenza, hanno avuto esperienze amministrative locali), fatevi subito un esame di coscienza rispetto al significato di un blocco istantaneo rispetto al piano regolatore - i Sindaci qui presenti lo sanno benissimo.
Qual è la possibilità edificatoria successiva? Cerco di spiegarla con parole semplici rispetto all'articolazione più complessa della legge: si verifica in ogni singolo Comune italiano qual è stato il consumo di suolo nei cinque anni antecedenti all'approvazione della legge e si divide per due il numero del consumo di suolo, quindi il 50%. Questo numero viene spedito in sede centrale a Roma, che lo ripartirà - pensate - in termini di edificabilità in Italia attraverso una programmazione di tipo regionale.
Cioè, il numero complessivo che viene indicato a Roma viene diviso secondo una procedura romana e viene attribuita alla Regione Piemonte una certa percentuale; lo stesso avverrà per la Regione Lombardia e via dicendo per tutte le venti Regioni italiane.
La Regione Piemonte, a sua volta, dovrà suddividere questo numero assegnato dallo Stato nei singoli Comuni, distribuendolo in tutta la provincia. Quindi, in ogni singolo Comune l'edificabilità non deriverà più dalla programmazione economica e dall'approvazione in questo senso da parte della Regione dei piani regolatori, ma verrà sancito da una divisione di questo genere, che determinerà una ripartizione assolutamente drammatica.
Capite qual è il mercato urbanistico - per non dire il mercato agricolo anche se viene fatto dal Ministero delle politiche agricole e forestali o, per dire, il mercato delle vacche, dal punto di vista urbanistico, nella suddivisione di questi parametri urbanistici.
Pensate qual è la portata di un'attività di questo genere.
Ecco perché noi abbiamo voluto con forza segnalare questo tipo di discussione su tutto il territorio piemontese, per la preoccupazione che la stessa poteva dare come incidenza, perché chiediamo una cosa molto semplice, vivaddio. Va benissimo l'obiettivo finale ma considerando anche le esigenze di sviluppo economico di realtà piccole ed estremamente piccole, quali sono i Comuni italiani, e tenendo presente almeno la programmazione urbanistica esistente.
Pensate che c'era un altro elemento che incideva profondamente rispetto ai bilanci dei nostri comuni e dei nostri Sindaci, come pure il fallimento perché questa legge rappresenta un fallimento generalizzazione delle aziende di costruzione piuttosto che aziende di altro genere.
Pensate che, in un primo tempo - poi, per fortuna, dopo un'insistenza di tutti noi siamo riusciti a far cambiare la legge - vi era anche il divieto di utilizzo degli oneri di urbanizzazione. La Regione Piemonte sa che deve definire una programmazione unica degli oneri di urbanizzazione perché i Sindaci non sanno nemmeno come applicare gli oneri di urbanizzazione, in quanto, Comune dopo Comune, vi è una differenza di interpretazione.
Pertanto, nonostante un ordine del giorno approvato all'unanimità da quest'Aula, non vi è ancora stato il provvedimento idoneo da parte dell'Assessorato: se non ci sarà, provvederemo noi ad avanzare una proposta, in questo senso.
Prima vi era il divieto dell'utilizzo dei soldi recepiti con gli oneri di urbanizzazione per la manutenzione delle opere interne al Comune. Il Comune non poteva più spendere, se non andando a vedere in partite diverse del proprio bilancio, per la manutenzione delle strade, delle luci, per svolgere l'attività quotidiana di cui tutti i Sindaci si occupano, dovendo recuperare quei soldi da altre parti.
Sapete cosa significa, in questo momento, un'applicazione di questa legge; sapete cosa stanno soffrendo i nostri Sindaci, per effetto di una politica direi scellerata (uso questo termine volutamente), a livello nazionale, che taglia i contributi che dallo Stato arrivano ai Comuni.
Bene, oltre a queste difficoltà, che vivono quotidianamente tutti coloro che hanno una responsabilità amministrativa, oggi ci sarebbe anche il divieto di utilizzo degli oneri di urbanizzazione per le opere di manutenzione. Per fortuna - lo dico in aula e lo dico anche ai Sindaci questo provvedimento è venuto meno ed è rimasta una possibilità di spesa in questo senso.
Questi sono gli altri elementi che noi, oggi, con l'ordine del giorno che abbiamo presentato, chiediamo all'Aula. Presenteremo anche una proposta di legge sul consumo del suolo, per anticipare - speriamo - la legge nazionale e dare indicazioni ai legislatori nazionali che, salvaguardando il principio di consumo del suolo zero, permetta comunque di derogare rispetto a una possibilità di completamento dell'urbanizzazione dei nostri Comuni.
Mi fermo qua. Il nostro ordine del giorno ha semplicemente questo tipo di obiettivo: spronare una discussione in questo senso e magari portare la legge che noi presenteremo nella giornata odierna (penso sia già stata consegnata presso gli Uffici), come urgenza, al fine di definire e mantenere l'efficienza dei nostri Comuni, rispetto a un'applicazione normativa sacrosanta, che possa salvaguardare il lavoro che i nostri Sindaci e i nostri amministratori svolgono quotidianamente sul proprio territorio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sozzani.
La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Ringrazio il collega Sozzani, che ritengo abbia saputo dare a tutta l'Aula un'ampia disamina, non solo di natura tecnica, con la sensibilità dell'amministratore e come ex Presidente della Provincia di Novara, una valutazione attenta di preoccupazione rispetto a questo disegno di legge nazionale.
Presidente, mi permetta - ma sono certa che lei lo farà senza dover essere pregato - di salutare gli amministratori locali che sono presenti.
Ci teniamo a sottolineare che è una rappresentanza dei Comuni del Piemonte che vuole manifestare all'Aula, in questo frangente, la preoccupazione delle Amministrazioni locali rispetto ad un disegno di legge che sta passando anche a livello nazionale, in modo molto bipartisan, sottotraccia (permettetemi di usare questo modo di dire).
Nei mesi scorsi, lavorando insieme alle Amministrazioni locali, ci siamo resi conto di come la preoccupazione che noi abbiamo manifestato loro e che loro hanno manifestato noi, in realtà non trovasse pari intensità a livello nazionale, tra le rappresentanze di tutti i partiti all'interno delle due Commissioni che si sono adoperate a portare avanti questa iniziativa d'intesa tra il Ministero dell'Agricoltura e il Ministero dell'Ambiente.
Il Consigliere Sozzani ha spiegato molto correttamente quali sono le motivazioni; io voglio fare solo due passaggi forse più di natura politica che tecnica, che ritengo vadano evidenziati nel momento in cui apriamo questo dibattito, prima che possa essere fraintesa la richiesta di un Consiglio straordinario su questa materia, che abbiamo avanzato qualche settimana fa.
Noi non stiamo dicendo che non sia corretto gestire in modo sensato così come si vuole fare, una riduzione graduale del consumo del suolo.
Giammai abbiamo pensato di metterci dalla parte di chi ha fatto speculazioni edilizie o scempi in parte dell'Italia e che sono, ancora oggi, sotto gli occhi di tutti, però consideriamo opportuno arrivare in modo graduale a ciò che il Trattato di Lisbona ha evidenziato negli anni scorsi, e soprattutto aiutando le Amministrazioni locali a trovare una soluzione che deve vedere - sì - un uso corretto del suolo, ma anche un'indicazione su come riuscire a intervenire dal punto di vista economico.
Dico questo, perché va sottolineato cosa sta facendo dal punto di vista politico, rispetto a questa iniziativa, l'associazione principe che dovrebbe rappresentare le Amministrazioni comunali: l'ANCI. Le Commissioni tecniche dell'ANCI hanno lavorato molto, ma non mi pare che l'ANCI si sia espressa in modo così chiaro a favore di un'iniziativa che veda le Amministrazioni locali parte attiva di quella che è un'iniziativa legislativa importante, che potrà portare a delle soluzioni che - come ricordava bene il collega Sozzani - avranno una ricaduta non soltanto sulle Amministrazioni, ma anche sulla popolazione e sui cittadini.
Scusate se mi permetto di sottolinearlo nuovamente: penso che molte siano le famiglie, le imprese e gli imprenditori che in questi anni hanno fatto tesoro, dal punto di vista della garanzia anche di affidamenti finanziari, rispetto a quelli che erano i terreni edificabili, che avevano un valore, per loro, non solo affettivo ma anche economico, e che hanno utilizzato nei rapporti con le varie finanziarie o con gli istituti bancari e che oggi rischiano di avere un valore pari a zero, per non dire che già oggi valgono zero, perché - come sapete - su questo disegno di legge, a livello nazionale, si sta andando avanti in modo molto celere.
Pertanto, sottolineiamo che nei prossimi mesi ci sarà anche una ricaduta diretta sui cittadini, che non sanno di avere questa spada di Damocle, e non soltanto sulle Amministrazioni comunali, che dovranno dare corso ad una serie di contenziosi con coloro i quali - in particolare le imprese - probabilmente chiederanno di avere la restituzione dei versamenti dei tributi e dei contributi che avevano versato negli anni precedenti, in funzione del fatto che quei terreni avevano un certo valore. Ci saranno anche molti cittadini che chiederanno alle Amministrazioni il motivo per cui i terreni che per loro avevano un valore di natura economica, in un contesto in cui sappiamo benissimo sia molto difficile mantenere un patrimonio personale, da domani mattina rischiano di non avere più valore.
Inoltre, come ha già detto il collega Sozzani, ricordiamo che noi siamo una Regione - e mi pare che le indicazioni date dall'Assessorato, nei mesi scorsi, con il monitoraggio sull'uso del suolo abbia dato un grande esempio che negli anni ha saputo virtuosamente gestire un patrimonio importante per tutti. Non altrettanto hanno fatto altre Regioni, ma non dobbiamo nasconderci dietro un dito: sappiamo qual è il peso anche lobbistico e politico che alcune Regioni riescono ad avere rispetto ad una Regione come il Piemonte.
E allora, non chiediamoci oggi - ma non chiediamocelo neanche quando poi il latte sarà versato - cosa succederà nel momento in cui, nella ripartizione a livello nazionale degli utilizzi del suolo, vedremo molto probabilmente alcune Regioni (non il Piemonte) avere la possibilità di trovarsi con dei patrimoni significativi, dal punto di vista edificabile rispetto a quelli che avrà la nostra Regione.
La preoccupazione è tanta ed è anche delle associazioni datoriali di categoria, che hanno sostenuto questa iniziativa. Ricordiamo che dietro il mondo dell'edilizia ci sono le famiglie, ci sono posti di lavoro e c'è un indotto importante che sta già scontando una crisi drammatica, cui nessuno ha saputo dare un minimo di risposta. Questo si va ad aggiungere a tale situazione.
Credo che questa mattina - speriamo che anche la maggioranza voglia accogliere questo momento non solo di riflessione, ma di proposta che il centrodestra sta portando avanti - sia fondamentale dare due tipi di segnali.
Il primo: usiamo in modo corretto il suolo.
Il secondo: non imponiamo, ma condividiamo con le Amministrazioni locali un percorso che altre Nazioni stanno facendo.
Non è un caso che a Lisbona siano state indicate delle date molto più ampie rispetto a quelle che oggi il Governo sta proponendo. Tutta l'Europa è consapevole che il patrimonio ambientale è un patrimonio di cui non possiamo non avere rispetto, ma occorre anche avere rispetto delle tante persone che in questi anni hanno usato in modo corretto il patrimonio ambientale e che oggi si vedono messi esattamente alla pari di coloro i quali hanno fatto speculazione edilizia, che hanno commesso delle illegalità e che rischiano però di continuare a farle perché non saremo in grado di difendere il nostro patrimonio regionale.
Grazie.



(Applausi provenienti dalla parte dell'emiciclo riservata al pubblico)



PRESIDENTE

Mi dispiace, ma non si può applaudire. Varrà per i prossimi interventi vero? La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Penso che sul tema del consumo del suolo in molti parlino, ma in realtà in pochi capiscono la portata effettiva delle proprie dichiarazioni. Il tema è molto delicato e va affrontato con una certa perizia.
Se si parla della legge nazionale, bisogna pensare che questa è una legge che ha avuto un iter lungo, non ancora finito; è una legge che è stata troppo annunciata e che, piano piano, ha aperto delle porte.
Se accompagniamo a quest'iter un po' lasso della legge un po' di terrorismo su questo tema, giungiamo ad avere delle situazioni aberranti.
Prendendo spunto da una modifica del testo di legge in Commissione, che prevede anche come terreno papabile da urbanizzare tutte le aree non modificate dal punto di vista del terreno, ma con urbanizzazione realizzata, vediamo che nelle nostre periferie si stanno stendendo recinzioni per realizzare urbanizzazioni di aree su cui, con tutta probabilità, non verranno mai effettuate costruzioni, perché in realtà non c'è necessità di queste aree, quindi creeremmo un'urbanizzazione selvaggia e soprattutto inutile.
Il panorama è già questo e lo vedete in questi giorni, ma io lo vedo nella mia città; soprattutto non ci rendiamo conto che queste aree continuano a perdere di valore e questo è un danno all'economia, è un danno agli imprenditori, è un danno ai proprietari di terreni.
Se facciamo un passo indietro, scopriamo che le nostre teorie dell'urbanistica nascono in Germania più di un secolo fa. Quella che noi chiamiamo urbanistica non è, di fatto, vera e propria urbanistica, ma si può parlare effettivamente di zoning, cioè zonizzazione, nata per fermare la speculazione sui terreni, la speculazione che nei primi decenni del Novecento aveva colpito la Germania, creando dei plusvalori aberranti sulle zone edificabili e le zone perimetrali delle città.
Che cosa comporta la speculazione? Comporta un aumento folle dei prezzi. Ma siamo in questa situazione? Non siamo più in questa situazione siamo nella situazione opposta. Siamo nella situazione in cui non si pu trascendere il problema di una perdita di risorsa, che è la perdita di risorsa "suolo".
Il suolo agricolo è un'entità non rinnovabile di per sé. Il suolo agricolo è diverso dal suolo recuperato, è diverso dal suolo che possiamo ottenere da una disimpermealizzazione dei suoli.
Nella proposta di legge nazionale si evidenziano alcune problematiche veramente gravi. Prima di tutto, si fa comparazione netta tra queste due entità, suolo agricolo e suolo rigenerato, un'omologazione che non pu trovare applicazione nella realtà, come sa l'Assessore Ferrero, perché i suoli recuperati non hanno la capacità né produttiva né di sicurezza del prodotto finale che viene coltivato. Non è possibile coltivare prodotti per l'alimentazione umana e animale in tutti i terreni recuperati, al limite si possono creare delle coltivazioni no food.
Poi, in tutto questo marasma della legge nazionale e di quello che viene dietro, c'è un problema di sostenibilità economica di chi possiede i terreni e di chi non ha terreni edificabili. Chi ha i terreni, con questo andazzo perverso per cui si va anche a fare urbanizzazioni dove non si ha nessun interesse a costruire, li vedrà svalutati e questo avverrà sia per i proprietari, i singoli cittadini, sia per società. Pensate cosa vuol dire avere per una società un bene che nel giro di poco tempo viene svalutato magari del 50%. Questo è un problema essenziale, un problema che va valutato a fondo, un problema che non va assolutamente preso sottogamba.
Poi, c'è il problema di chi non possiede terreni edificabili. Di fatto ci sono realtà in cui magari potrebbe esserci il problema opposto, per questo problema va evidenziato. Come si trovano queste incongruenze? Bene noi facciamo tante parole, però per esempio non consideriamo un piccolo particolare, cioè che il mercato immobiliare ha di per sé delle sue anagrafi. Per esempio, c'è l'Osservatorio del mercato immobiliare, che non si basa su dati statistici, ma prende come dati tutte le compravendite che avvengono sul territorio italiano. Se voi fate una ricerca, avete dati su tutto il territorio italiano scanditi per posizione all'interno dei nuclei abitati.
Ebbene, quello dovrebbe essere uno strumento per capire effettivamente dove ci sono degli squilibri di prezzo, dove i prezzi rendono inaccessibili i mercati immobiliari, sia produttivi che residenziali.
Penso che questo problema non ci sia in questo periodo, però, se vogliamo fare una pianificazione seria, dobbiamo basarci su questi parametri, sui quali poi bisogna fare una scelta. Bisogna fare una scelta e pensare che all'interno di questa legge, quando si parla di "riuso" bisogna estromettere chi ha causato veramente il problema. Chi ha causato veramente il problema del consumo eccessivo del suolo è la speculazione edilizia; è la speculazione edilizia che in Italia viene fatta da soggetti privati, molto forti a livello economico.
Questo può avvenire negli Stati Uniti d'America, dove hanno un territorio molto più ampio rispetto alla popolazione residente; non pu avvenire in Italia, perché il territorio è limitato.
E allora, chi dobbiamo prendere come esempio? Dobbiamo prendere ad esempio chi si è confrontato con situazioni di limitazioni della risorsa suolo già in passato.
Un esempio è l'Olanda, dove il territorio è stato conquistato con bonifiche agricole di volta in volta, conquistando il famoso terreno nel mare. Già alla fine dell'Ottocento - quindi non proprio ieri - si procedeva in un senso un po' diverso rispetto a noi. La città di Amsterdam, ad esempio, è nata e si costruita prevedendo delle fasce di rispetto espropriate dall'autorità pubblica, che mantenevano la destinazione agricola per un ventennio. I lotti ceduti, infine, venivano urbanizzati dall'amministrazione pubblica e poi, chi voleva costruire costruiva.
Il problema è che in Italia si è sempre pensato, non solo alla costruzione, ma a guadagnare sui plusvalori dei terreni, perch quest'operazione, invece che farla l'ente pubblico, la faceva il privato: comprava un campo agricolo vent'anni prima e poi, dopo vent'anni, lo faceva passare edificabile e ci costruiva.
Cosa succedeva? Che i piani regolatori, invece di seguire un profilo ordinato (secondo cui una determinata zona è passibile di costruzione) prevedevano di fare dei giri intorno ai lotti acquistati dai costruttori.
Per questo motivo, adesso abbiamo città senza continuità territoriale città frammentate e città non sostenibili dal punto di vista delle infrastrutture, perché hanno infrastrutture notevolmente più sviluppate delle altre città europee: strade più lunghe, fognature più lunge e linee elettriche più lunghe.
Dobbiamo tornare indietro e rimettere il pubblico al centro dell'attenzione. Il riuso deve essere attuato dall'ente pubblico e deve essere sotteso ad effettivi bisogni, che bisogna quantificare in relazione all'aumento dei prezzi: se ci sono aumenti dei prezzi nel mercato immobiliare, sia per destinazione abitativa sia per destinazione produttiva, allora l'ente pubblico deve farsi promotore dei riusi di aree sotto utilizzate.
Inoltre, chi possiede aree già destinate a scopi residenziali o produttivi, queste hanno già delle tubature, però, se pensiamo che non possano essere più urbanizzate, diventeranno superfici agricole, e quindi avranno un decremento del loro valore.
Bene, occorre incominciare a pensare ad una legge nazionale - non so se tale principio è inserito nello stesso testo di legge sul consumo del suolo che preveda una metodologia di trasferimento delle cubature. Le cubature inserite in aree agricole - in aree non trasformate - devono poter essere trasferite in aree sotto utilizzate già urbanizzate. Quindi, non consumiamo più nuovo suolo e portiamo le cubature, senza danno per i proprietari nelle aree che sono vocate a costruire.
Il procedimento è molto semplice, però manca la volontà, perché si vuole continuare a speculare sul consumo del suolo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ferrentino; ne ha facoltà.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
E' un argomento che m'interessa molto e provo a raccontare esperienze virtuose della Provincia di Torino e del Comune che ho amministrato come Sindaco fino all'anno scorso.
Molte volte facciamo difficoltà a porre in essere comportamenti ed esempi estremamente virtuosi. La Provincia di Torino, con la Presidenza del Presidente Saitta, ha fatto partire un processo culturale importante condiviso da tutti i Sindaci dell'allora Provincia di Torino, riguardante il PTC2 - Piano Territoriale di Coordinamento - che ha dato un'impronta completamente diversa. E' stato un approccio culturale completamente diverso. Molti colleghi Sindaci, presenti oggi in questo Consiglio, si ricorderanno che il tema era: "Stop al consumo di suolo. No al consumo di suolo".
E' stato sicuramente un messaggio culturale recepito dalla gran parte dell'amministrazione comunale, dai tecnici e anche dai cittadini. Ho concluso il mio mandato da Sindaco con una variante al piano regolatore tra altro, il mio è stato il primo Comune in cui è stata approvata la variante con la nuova legge regionale, la n. 3. Per questo motivo, i tecnici del mio Comune sono stati invitati all'assemblea dell'INU, proprio per raccontare questa esperienza e questa modalità di approvazione.
Noi abbiamo concluso questo approfondimento - parlo ovviamente del mio Comune - con due risultati che personalmente reputo molto importanti, che cito solo perché in qualche modo possono rappresentare la possibilità di andare a modificare il piano regolare con il consenso generalizzato dei tecnici e dei cittadini.
Abbiamo ridotto le aree edificabili del 7,2% e abbiamo ridotto la capacità insediativa del Comune del 14,8%. Abbiamo agito con un consenso generalizzato e con un lungo lavoro, proprio grazie al messaggio passato con il PTC della Provincia di Torino, presentato in decine di assemblee molto partecipate dei Sindaci, relativo all'importanza di considerare il suo suolo una ricchezza della quale tutti dobbiamo fare buon uso.
Questo è il concetto filosofico che è stato trasmesso.
Personalmente non ho avuto alcuna difficoltà reale, se non spiegare ai tecnici e ai cittadini quanto fosse importante preservare il suolo da ulteriore compromissione territoriale, sapendo che nel mio Comune, come in tutti i Comuni della Provincia e della Regione Piemonte, ci sono enormi volumi che possono essere utilizzati dal punto di vista industriale, ma anche tantissime aree dismesse che possono essere utilizzate senza dover compromettere ulteriormente i terreni agricoli.
Per anni - anche se so che non è condiviso da tutti gli amministratori locali - ho considerato sbagliato che si permettesse di utilizzare, dal punto di vista normativo, una quota importante degli oneri di urbanizzazione per coprire le spese del Titolo I, perché diventava un circolo poco virtuoso, nel senso che, ovviamente, maggior compromissione del territorio e maggiori introiti avevano un riverbero che, personalmente ho sempre considerato non virtuoso e non positivo.
Per questo motivo penso che quello che è stato fatto con alcuni PTC di varie Province piemontesi, poi recepiti dal PTR, sia stata un'operazione culturale importante. Sui giornali e nelle decine di assemblee fatte con gli amministratori locali e con le associazioni è passato il concetto che il suolo è un bene che dobbiamo cercare di preservare, ovviamente senza "khomeinismi" e senza estremizzazioni, considerando che nell'utilizzo del suolo occorre molta parsimonia e molta oculatezza.
Tutto questo per dire che è possibile andare a ridurre addirittura non a consumo zero, ma a ridurre le aree edificabili sia per attività residenziali che per attività produttive, e anche ridurre la capacità insediativa senza creare assolutamente problemi sul territorio.
Penso che ciò sia stato reso possibile proprio perché nell'attività di pianificazione, sia dell'ex Provincia di Torino che della Regione Piemonte si è lanciato questo importante messaggio. Ritengo che sia fondamentale continuare nel solco di questo indirizzo, e lo dico anche in una regione che sulle produzioni agricole di eccellenza, sul lavoro, sulla dedizione sulla passione delle aziende agricole sta costruendo molte politiche non solo settoriali dell'agricoltura, ma anche molte politiche di sviluppo e di attrazione turistica, sta costruendo molto sull'eccellenza delle nostre produzioni. Preservare il terreno agricolo per questa ulteriore valorizzazione penso che sia un'aggiuntiva opera meritevole e meritoria che dobbiamo portare avanti, quindi ben venga questa discussione sul consumo del suolo e ben vengano gli approfondimenti.
Proviamo anche a valorizzare quello che di positivo è stato fatto in questa regione e nelle province piemontesi, per porre l'accento sull'importanza del preservare il suolo da ulteriori compromissioni, che devono essere invece evitate, e per porsi l'obiettivo, sia negli interventi residenziali che negli interventi produttivi, di utilizzare i volumi che oggi sono assolutamente disponibili in tutta la regione Piemonte. In questo sicuramente ci dà una mano anche il minor interesse che oggi c'è sugli interventi sia produttivi che di edilizia residenziale.
Pertanto, sommando quello che è stato un input assolutamente importante dato dal PTR e dai PTC e utilizzando oggi con molta oculatezza la revisione dei piani regolatori, penso che, come Regione Piemonte e come Consiglio regionale, possiamo dare un contributo importante nel recepimento di questi indirizzi e di queste istanze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Benvenuto, che interviene in qualità di Consigliere.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, ringrazio il Gruppo di Forza Italia per aver acceso il dibattito sul disegno di legge relativo al consumo del suolo. Ringrazio inoltre i Sindaci presenti, anche perché le loro istanze non sono state accolte durante la discussione parlamentare, quindi il documento è stato approvato nelle Commissioni parlamentari senza le indicazioni pervenute dai Comuni.
I punti di questo disegno di legge che voglio rimarcare come Gruppo della Lega Nord (dove, per quanto ci riguarda, c'è un problema all'interno) sono: chiaramente il blocco per tre anni di qualunque nuova costruzione anche se prevista dal piano regolatore; la conseguente impossibilità di incassare l'IMU; l'impossibilità di utilizzo degli oneri di urbanizzazione per la manutenzione delle opere di urbanizzazione; infine, dopo i tre anni la possibilità per i Comuni di autorizzare solo il 50% dell'edificato degli ultimi cinque anni.
Queste sono tematiche estremamente importanti, che però toccano anche il problema dei rapporti tra l'Ente e il cittadino. Immaginiamo un Sindaco che ha davanti un cittadino, il quale ha terra e disponibilità, e deve dirgli: "Lei non può costruire perché c'è un disegno di legge che, da oggi va a cambiare quello che da sempre era il tema sulla possibilità di costruire".
A questo proposito, voglio anche fare un passaggio sulla possibilità di utilizzare e quindi recuperare l'esistente. Chiaramente, come Gruppo, siamo assolutamente favorevoli (anche a livello parlamentare la Lega ha marcato questa posizione), però c'è anche una questione che fa riflettere. Noi parliamo di recuperare l'esistente e il dire "senza demolirlo" secondo questo disegno di legge significa costruire una nuova costruzione, cosa che chiaramente crea comunque scenari assolutamente difficoltosi; difficoltosi come già lo è la situazione delle imprese che lavorano nel settore, le quali hanno i problemi che conosciamo da alcuni anni ormai essere presenti nel settore e, da questo punto di vista, il disegno di legge creerà nuovi problemi non solo alle imprese, ma chiaramente anche ai lavoratori.
Ringrazio di nuovo il Gruppo di Forza Italia per aver acceso questo dibattito e mi auguro che il Consiglio regionale possa fare da tramite nei confronti del Governo per cercare di recepire queste istanze.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Intanto, finalmente riusciamo a parlare anche con la presenza di Amministratori locali di un problema importante come il consumo del suolo tema che entra al centro di un dibattito politico in Parlamento con disegni di legge che sono sicuramente in forte ritardo rispetto alle aspettative ma anche in Regioni che stanno legiferando con modalità assolutamente diverse tra di loro e quindi, direi, anche con la creazione di confusioni non indifferenti.
A rendere più complesso questo dibattito, le trasformazioni dell'attuale momento: dall'ex Provincia alla Città metropolitana, alla fine della vita delle Comunità montane, alle nuove Unioni dei Comuni, alle Comunità di Valle, alla necessità di pensare finalmente a dei meccanismi premiali per chi recupera l'esistente, aspetto ovviamente quasi impossibile da realizzarsi per la difficoltà dei bilanci comunali. Inoltre, la necessità di avere degli strumenti per rilanciare il settore dell'edilizia che sta attraversando - lo sappiamo tutti - una gravissima crisi, con ripercussioni che ovviamente incidono sull'occupazione, ma anche sui nostri territori.
Credo che sia necessario creare delle opportunità di sviluppo orientando anche gli investimenti dal nuovo ai volumi esistenti e indirizzando le risorse verso la riqualificazione del costruito (anche questo va bene), a iniziare dai centri storici e poi magari anche verso le demolizioni dei volumi abbandonati, in modo da aiutare il mercato dell'edilizia a uscire dalla crisi di cui ho parlato prima.
Però ci sono delle certezze. Io so benissimo che i Sindaci (sono ancora Consigliera comunale) hanno delle grandi preoccupazioni e delle grandi difficoltà e che da tempo praticano il tema del consumo del suolo. Perché? Semplicemente perché incentivare il contenimento del consumo del suolo per un'Amministrazione locale significa anche riuscire a gestire meglio i servizi; quanto più c'è un tessuto urbanistico razionalizzato, tanto più si godrà del contenimento della spesa per l'erogazione dei servizi e, di conseguenza, ci sarà anche un contenimento dei costi a carico del cittadino contribuente. Infatti, soprattutto per i piccoli Comuni, sappiamo che, se questo non avviene, saranno più costosi il trasporto scolastico piuttosto che la raccolta dei rifiuti o l'approntamento delle reti tecnologiche.
Tuttavia, ritengo che oggi i Comuni abbiano anche bisogno di riuscire a mantenere un'autonomia nelle loro scelte, ad esempio nella redazione degli strumenti urbanistici. Faccio anche presente che le Amministrazioni oggi hanno delle grandi difficoltà nel redigere un piano regolatore e, come ho già detto in Commissione, c'è anche il tema di Amministrazioni che non sono ancora riuscite a costruire i PAI per l'esiguità del personale nei piccoli Comuni.
Ritengo che oggi ci siano dei temi che quest'Aula deve prendere in considerazione, e li cito velocemente. In primo luogo, una pianificazione di area vasta: sappiamo che occorre lavorare e che i Comuni lo stanno facendo. Abbiamo anche il tema delle politiche della casa, e i Sindaci ne sono assolutamente coscienti, perché c'è difficoltà, per gli Enti locali, a dare delle risposte a una domanda sociale che è sempre più crescente.
Credo, altresì, che ci debba interessare e debba ricevere delle risposte la prevenzione e la mitigazione dei rischi idrogeologici e sismici: quante domande da parte dei Sindaci giacciono in Regione in attesa di risposte! Anche questo, sicuramente, diventa un vincolo alla pianificazione.
C'è poi la qualità del territorio rurale che dev'essere presa in considerazione e la tutela paesaggistica.
Credo che quest'Aula, che deve avere come principio la correttezza debba ascoltare la voce che arriva dai territori. Ritengo che i protagonisti siano sempre di più i Sindaci, perché sono coloro che vivono il territorio, sono coloro che sanno dare delle indicazioni. E su una norma così importante e così vitale per il nostro futuro, il fatto di averli presente, il fatto che siano riusciti a fornirci delle indicazioni chiare è un segnale molto forte per la politica e per noi Consiglieri regionali affinché questa legge possa essere finalmente attuabile, e non rappresenti un ulteriore peso o un'ulteriore difficoltà per realizzarla, con tutti i problemi che ne derivano.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ottria; ne ha facoltà.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Anch'io saluto volentieri questo tema che oggi viene affrontato per la prima volta in Consiglio regionale - credo che sia positivo - e mi fa piacere che siano presenti molti Sindaci, che immagino siano qua a rappresentare le loro preoccupazioni rispetto a questa tematica che - lo dice una persona che ha fatto l'Amministratore per molti anni - è una delle più complesse da gestire sul territorio. Perché la pianificazione territoriale urbanistica è un complesso di norme che dovrebbe rispettare le ragioni ambientali accompagnate ad uno sviluppo sostenibile sul territorio.
Come dicevo, è una dinamica molto complessa; credo, però, che non si possa prescindere - mi pare che anche i colleghi lo abbiano ribadito - dal principio di limitare, il più possibile e progressivamente negli anni, fino al raggiungimento dell'obiettivo che l'Unione Europea impone dal 2050, il consumo del suolo.
E credo che si debba partire, in maniera indiscutibile, proprio da questo principio, cercando di essere coerenti e consequenziali, e cercando ovviamente di farlo progressivamente, nel rispetto di tutte le componenti che vengono applicate adesso.
Il suolo è una riserva non rinnovabile in assoluto. Purtroppo, le nostre attività hanno fatto sì che in un Paese come il nostro, molto frastagliato e con poca disponibilità di suolo, questo consumo negli anni sia aumentato progressivamente.
Alcuni dati evidenziano che dal 1950 al 2013 il consumo del suolo nella Regione Piemonte, ad esempio, è salito ad un ritmo impressionante arrivando ad occupare il 7% della superficie totale di questa Regione. Di questa superficie, la gran parte è stata occupata in maniera irreversibile per cui non può più essere riutilizzata.
Come Sindaco, devo fare anch'io autocritica e potrei portare anche le mie esperienze, che sono quelle di un piccolo paese. Prima i colleghi sostenevano che nei paesi piccoli si possono acuire le difficoltà di una pianificazione più restrittiva. Ho appurato personalmente come siano variate le situazioni dal 1970: nel mio paese c'è un grande centro storico molto bello dal punto di vista urbanistico; tuttavia, la mancanza di pianificazione, oppure una pianificazione poco attenta, ha fatto sì che il paese si sia sviluppato all'esterno del centro storico. Conseguentemente nel centro storico sono rimasti migliaia di vani vuoti, inutilizzati mentre al di fuori di esso si ergono palazzi e condomini che giudico assai bruttarelli dove, però, anche dal punto di vista culturale, in quegli anni c'è stata una corsa all'occupazione di nuove costruzioni. Credo che tutto questo vada evitato. Anch'io ho ricevuto pressioni per individuare nuovi terreni edificabili; a volte - è vero - si fanno anche delle speculazioni talvolta bisogna anche ammettere, onestamente, che, come Amministratori abbiamo favorito nuovi insediamenti edificabili per un discorso di oneri di urbanizzazione, che, negli anni, sono diventati sempre più importanti per la gestione delle risorse pubbliche, sempre più scarse nei trasferimenti.
Tutti questi elementi devono essere considerati, senza prescindere da quello che è il principio che, a mio avviso, è assolutamente condivisibile: limitare, il più possibile, il consumo del suolo. A questo bisogna arrivarci progressivamente.
Non conosco bene il disegno di legge n. 2039 che è stato citato prima e che mi risulta essere stato approvato in Commissione alla Camera e che adesso andrà al Senato (seguirà quindi un percorso direi medio-lungo). So che parte da questo principio e attua tutta una serie di provvedimenti che andranno ad incidere profondamente sul principio del contenimento e poi ovviamente, anche sulla gestione e pianificazione territoriale e urbanistica.
Sicuramente ci sarà un'attività emendativa anche in Senato, per cui il testo cambierà ancora. Credo, però, che anche la nostra Regione debba iniziare una discussione nel merito (ho saputo che il Gruppo di Forza Italia presenterà una proposta di legge in tal senso). In termini generali sia per quanto riguarda il disegno di legge di cui parlavo, sia in merito alle proposte che verranno, bisognerà lavorare in maniera molto attenta e concertata anche con i territori rispetto alle norme transitorie; credo che questo sia un aspetto importante, perché è su questo che si gioca il passaggio da una concezione (o da uno schema) ad un'altra.
A tal riguardo, credo che ci siano i margini per poter lavorare bene e in maniera attenta, senza prescindere dall'applicazione di un principio altrimenti non saremmo coerenti.
Troppo spesso, quando accadono eventi alluvionali che vanno ad intaccare l'assetto idrogeologico, si dice che non siamo stati attenti, che abbiamo cementificato troppo, che non c'è scorrimento delle acque.
Dobbiamo, quindi, essere coerenti: dobbiamo rispettare quel principio, ma dopo non possiamo applicarlo in senso opposto, con tutte le cautele e le attenzione del caso. Noi non possiamo imporre nulla a nessuno, ma credo che sia auspicabile una discussione condivisa il più possibile con i rappresentanti degli Enti locali, ovviamente senza pregiudizi, né in senso restrittivo, né in senso di estrema libertà, altrimenti non otterremmo un buon risultato dal punto di vista della pianificazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Io credo che non poteva accadere - infatti non accade - che ci si divida fra favorevoli e contrari alla tutela del suolo, tantomeno fra favorevoli e contrari al comparto edilizio. La maturità di quest'Aula e la presenza di molti Amministratori ci mette al riparo da queste derive.
Dopodiché, non faccio nessun'altra considerazione sul perché non lo facciamo, perché è evidente negli interventi di chi mi ha preceduto e nelle nostre sensibilità.
Mi limito a dire che la legge intanto non è un fulmine a ciel sereno perché è in pista da almeno due anni. Se ne parlava con il Governo precedente, non è certamente un tema naif in Europa. La Germania ha una legge dal 1989, la Lombardia si è dotata di una legge a dicembre 2014 quindi il tema è trasversale ai Paesi europei e alle forze politiche.
Dunque, è giusto che noi lo affrontiamo, siamo un Paese particolarmente vulnerabile anche dal punto di vista del suolo.
Penso sia necessario, tuttavia, fare un intervento sul Governo e, di conseguenza, comportarsi come legislatori regionali nella stessa misura affinché vengano salvaguardate le aree conformate. In altre parole, i piano regolatori vigenti non possono, secondo noi, subire alcun ulteriore rallentamento. Peraltro, non è che si decida al mattino di fare un piano regolatore e alla sera lo si porta a casa.
E' di tutta evidenza che, almeno negli ultimi 15 anni, da quando questa generazione di amministratori è sugli spalti in quest'aula, che si rivela essere un'impresa tutt'altro che semplice. Nessuno oggi pensa di far precedere gli insediamenti dalle opere di urbanizzazione; nessuno si presenta in Regione con l'idea di occupare 50 mila metri quadri di un terreno, per un comparto artigianale, se non vi è la necessità di farlo per motivi di mantenimento del tessuto economico, perché non ci sono altre aree e perché non fare nulla significa anche favorire la delocalizzazione.
Mi sembra del tutto evidente che non si può pensare che i percorsi fin qui fatti siano stati, a priori, irresponsabili; si deve riconoscere che i percorsi fatti non valgono soltanto come diritti acquisiti, ma sono già frutto di infinite mediazioni - quelle che fanno i Sindaci, che fanno le varie categorie produttive - di cui si è tenuto conto e che non può non tenere in considerazione una legge che si proponga di introdurre il tema del consumo del suolo con maggiore rigore.
Penso, e concludo, che in questa legge che noi andremo a monitorare in questo senso, nelle norme transitorie dovrà essere garantita la tutela delle aree conformate. Questa legge può anche diventare un'opportunità. Noi siamo costretti a vedere il bicchiere mezzo pieno se pensiamo che l'Europa abbia un futuro, che le nostre vite abbiano un futuro. Allora perché non pensare che da questa legge possano scaturire strumenti di agevolazione ne sono già inseriti nel testo dei decreti delega al Governo - per rendere possibile questa rigenerazione, così come il ritorno delle aree individuate come urbanizzate ad un uso agricolo? Perché non porci anche il problema dei terreni abbandonati? Sarà un problema non così evidente a Torino, ma chiunque abiti nelle aree interne prova una stretta al cuore quando vede quanto terreno collinare, ma non soltanto, è abbandonato.
Se passiamo oltre l'aspetto ideologico, che peraltro non caratterizza questo dibattito, penso proprio che possiamo lavorare affinché si favorisca l'economia e si favorisca un ritorno ad un uso del suolo che sia in linea anche con le aspettative dell'economia. Nessun imprenditore, oggi, si presenta con una richiesta di tot volumetria. Tutti sanno che il mercato si sposta verso altri ambiti. Anche a livello regionale noi lavoreremo perch continui il monitoraggio dell'uso del suolo, cosa che sta facendo l'Assessorato, perché ci sia la più ampia concertazione e perché le norme siano improntate al buon senso e all'armonizzazione tra comparti e assessorati.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Superiore Alberghiero "G. Colombatto" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Superiore Alberghiero "G.
Colombatto" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Faccio notare ai nostri ospiti che è presente un nutrito Gruppo di Sindaci della regione Piemonte che stanno assistendo al Consiglio regionale. Un Consiglio regionale che ha come oggetto la difesa del suolo del nostro territorio.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

"Disciplina del consumo del suolo e tutela dei Comuni piemontesi" presentata dai Consiglieri Porchietto, Vignale, Berutti, Marrone, Sozzani Gancia, Pichetto Fratin, Benvenuto, Ruffino, Graglia e Motta (atti d'indirizzo collegati ordini del giorno n. 546, n. 547 e n. 548) (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito su "Disciplina del consumo del suolo e tutela dei Comuni piemontesi".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Graglia; ne ha facoltà.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Non ci stupisce la posizione diversa di alcune forze politiche.
Partiamo da posizioni diverse, quindi è ovvio che arriveremo con idee diverse.
Noi contrastiamo questa proposta di legge. Noi siamo, e siamo stati amministratori, dalla parte dei Comuni, soprattutto dei piccoli Comuni quelli che sono già grandemente in difficoltà. La problematica del consumo del suolo è posta da una proposta di legge nazionale rispetto alla quale è vero che la Regione non ha una competenza diretta - bisogna dirlo - ma ha il diritto e il dovere di rappresentare, a chi la sta approvando, i problemi che determinerà chiedendo, cosa che stiamo facendo oggi, di apportarvi i correttivi necessari.
La proposta della normativa sul suolo è partita nel 2013, come ricordava il Consigliere Allemano, con la prima stesura del Governo Letta se ne sono affiancate altre, di vari Gruppi (in tutto una decina). Sembrava che la procedura sarebbe andata alle calende greche, poi il 25 gennaio di quest'anno è stato elaborato un testo unico. Leggendolo, ci siamo subito allarmati per alcune assurdità che conteneva. Ci stupiva anche che questa proposta non determinasse proteste ed allarme. Proteste, perché si tratta di una proposta centralista, che travolge la capacità decisionale sia della Regione che dei Comuni. Allarme per i problemi che determinerà ai bilanci dei Comuni e dei piani regolatori che le nostre comunità si sono date, con procedure durate anni e costate molti soldi.
Così abbiamo deciso di fare noi, come Gruppo di Forza Italia, contro informazione agli amministratori cittadini, con una serie di convegni per illustrare i problemi che determinerà questa legge. Nella prima di queste riunioni organizzate in provincia di Cuneo, a Fossano, siamo stati accusati di fare propaganda e suscitare allarmismo perché si trattava di una legge che non avrebbe mai visto la luce. Ora, invece, siamo qui con la concreta possibilità che la proposta diventi legge entro l'anno. Purtroppo, non eravamo agitatori, altri piuttosto stendevano cortine fumogene.
Per comprendere il dirigismo forsennato di questa proposta, basta leggere l'articolo 4. Raccontiamolo senza le astrusità del politichese per farci capire meglio. La Regione, entro 180 giorni dall'entrata in vigore dovrà dettare norme per stabilire come i Comuni devono individuare le aree da riqualificare. Se non lo facesse in tempo, provvederà il Presidente del Consiglio, con un proprio decreto, a dettare norme valide per tutti, da Torino a Palermo. I Comuni, quindi, avranno un anno per provvedere ad individuare dette zone di recupero. Significa che tutti i Comuni del Piemonte dovranno fare delle varianti ai propri piani regolatori. Allora mi chiedo: con quali soldi? Perché mai non possono valere i piani di recupero o di programmi di rigenerazione che la Regione ha previsto dal 2009 con la legge n. 20? Piani che sono esattamente coincidenti con queste zone che il legislatore romano ha immaginato.
Da sempre, i nostri Sindaci, molto attenti, hanno previsto di dare priorità al recupero delle aziende dismesse o delle zone abbandonate e degradate. Ma allora deve arrivare da Roma per imporci quanto abbiamo sempre fatto con l'area di chi ha proposto una genialità? Ma se il Sindaco non fa la variante imposta, allora il legislatore si è inventato un meccanismo mai visto. La Regione lo diffida a provvedere entro 90 giorni.
Se il Sindaco non provvede, la Regione ha ulteriori 90 giorni per provvedere lei ad individuare le zone di recupero. È la prima volta che si consente che le scelte relative al piano regolatore non le proponga il Comune, ma la Regione.
Chi può immaginare che la Giunta regionale possa individuare i lotti magari di centinaia di Comuni? Infatti non ci crede nessuno. Non ci crede neanche chi ha pensato a questa proposta, che travolge una delle competenze più essenziali in cui si manifesta l'autonomia dell'Ente locale. Infatti ha previsto che, decorsi i 180 giorni assegnati per la diffida e l'intervento sostitutivo regionale, nel territorio dei Comuni inadempienti è vietato ogni intervento residenziale produttivo, commerciale, direzionale che comporti anche solo un parziale consumo del suolo. Significa bloccare ogni possibilità di ampliamento, anche degli edifici esistenti se occupano suolo non impermeabilizzato. Una vera follia, dalle conseguenze inimmaginabili di una norma assurda, perché punisce l'inadempimento dell'amministrazione magari dovuto all'impossibilità economica di finanziare la predisposizione della variante che da Roma hanno deciso di imporci punendo i cittadini incolpevoli.
Cose mai viste! Non sto esagerando, sto semplicemente raccontando quanto previsto dall'articolo 4. Leggere, per credere.
E' una disposizione dirigistica che dovrebbe indignare. Questi sono i problemi che determinerebbe l'attuazione della legge proposta. Sin dal momento della sua approvazione, causerebbe, prima ancora, un impatto devastante. Lo prevedono le norme transitorie che dispongono una moratoria che può durare tre anni e bloccherà l'attuazione delle previsioni edificatorie dei piani regolatori vigenti, relative a aree non ancora impermeabilizzate. Sono escluse solo le opere pubbliche, gli interventi per cui sono già state presentate le domande di permesso di costruire, oppure le zone interessate da un piano esecutivo, almeno adottato. Per il resto la norma travolge le previsioni dei piani regolatori proposte dai Comuni ed approvate dalla Regione con procedure complesse, durate anni e appunto come dicevo prima - costate montagne di soldi; previsioni ritenute opportune da chi conosce il territorio come le sue esigenze, ma che a Roma decidono di disapplicare, senza purtroppo porsi il problema delle conseguenze.
La prima è che su queste aree non si potrà più pretendere l'IMU, perch il cittadino non deve pagare per una previsione edificatoria che la legge gli vieta di attuare. Così si determina un buco di bilancio che creerà problemi enormi ai nostri Comuni perché le entrate relative all'IMU sono una risorsa strutturale che alimenta la spesa storica: un'entrata finora garantita e, anzi, destinata solo ad incrementarsi con la realizzazione dell'intervento edificatorio previsto dal Piano regolatore. Bisognerà quindi trovare altre entrate, ma non so come.
Sull'altro fronte, i privati cittadini che hanno pagato l'IMU, magari per anni, si vedono impediti a dare attuazione alla relativa previsione approvata dalla mano pubblica, che ora la stoppa. Ma se i proprietari sono imprese o società immobiliari, potranno determinarsi ricadute gravissime anche sul fronte occupazionale. Le aree edificabili sono infatti spesso date in garanzia di mutui immobiliari o di altri affidamenti. Se la previsione urbanistica non è più attivabile, il valore dell'area ovviamente crolla; le banche potrebbero chiedere di rientrare o di fornire altre garanzie che, di questi tempi, non è certo facile reperire. Potrebbero verificarsi dei fallimenti, alla faccia della decantata crescita.
Ma non finisce qui, perché il legislatore, forse consapevole dell'assurdità di una simile politica e della conseguente difficoltà di darvi attuazione, ha previsto che se nel corso del triennio non vengono emanate le norme regionali previste dall'articolo 3 e finalizzate ad applicare alla scala comunale le riduzioni di consumo di suolo, in termini quantitativi sulla base degli obiettivi fissati dal Decreto del Ministero dell'Agricoltura, allora scatta un'ulteriore moratoria, questa volta senza limiti temporali di efficacia, durante la quale possono essere attivati interventi che comportano consumo di suolo, solo nella misura del 50% del consumo di suolo registrato nel quinquennio precedente l'approvazione della legge su scala regionale.
Anche in questo caso siamo in presenza di una disposizione intrinsecamente ingiusta, perché chi ha consumato di più - e quindi secondo la logica di chi ha lavorato alla proposta sul tappeto dovrebbe essere maggiormente penalizzato - potrà invece ancora consumare quote maggiori di suolo, in termini assoluti, di chi è stato più rispettoso dell'esigenza di osservare la legge. Si tratta di una norma iniqua e quasi impossibile da applicare.
In Piemonte ci sono oltre 1.200 Comuni. Quando un tecnico comunale firma un permesso di costruire, come può sapere quanta superficie sia già stata consumata fino a quel momento dai suoi colleghi? Chi darà certezza operativa alle nostre Amministrazioni e anche ai cittadini, che non sapranno se la propria area può essere attivata o meno? Ma non è solo il legislatore nazionale a mettere sul tavolo proposte che comporterebbero complicazioni e problemi per i Comuni. Voglio fare un esempio che riguarda la vicina Provincia di Cuneo ed attiene ugualmente alla già complicata materia dell'urbanistica. In sede di esame del collegato alla Finanziaria, la Giunta ha proposto che nelle zone individuate Patrimonio dell'UNESCO - nelle more dell'adeguamento dei Piani regolatori alle nuove disposizioni, che in seguito a tale riconoscimento sono state adottate - gli interventi edificatori siano tutti soggetti alle Commissioni locali del paesaggio o, in mancanza di queste, alla Commissione regionale, senza nemmeno far salve le domande già presentate, che pertanto dovranno essere bloccate e reistruite sulla base di questa infelice pensata: un vero disastro, anche perché la norma non chiarisce l'ambito di applicazione di questo nuovo vincolo. Per esempio, non si escludono gli interventi che sono soggetti solo a SCIA. Per com'è scritto il testo sembra che si debba sottoporre alla Commissione del paesaggio quasi tutto.
Una volta che i Comuni avranno fatto le varianti di adeguamento, solo gli interventi di nuova costruzione avranno questo vincolo.
Ma veramente - con i tempi che corrono, con le difficoltà enormi dei bilanci dei Comuni che non hanno le risorse per fare queste varianti, con la situazione di sofferenza nel settore edilizio - dovevamo sognarci questi nuovi vincoli? Sembra che solo l'ufficio "complicazione affari semplici" sia sempre in perfetta efficienza e attività, con l'aggravante che, in questo caso, si complicano procedure già molto complesse e lunghe. Così davvero si mina anche la più debole ripresa, di cui si avvertono forse i primi sintomi, e si commette l'errore di dare anche argomenti forti a quella parte di società che era contraria, incredibilmente, all'operazione UNESCO.
Abbiamo voluto questo Consiglio straordinario per poter consentire all'organo che rappresenta l'intera comunità piemontese di dire pubblicamente ed ufficialmente che non ci stiamo ad essere assimilati a situazioni in cui l'abusivismo è quasi la norma, in cui vi sono interi quartieri che sorgono senza che nessuno rilevi il fatto, contestando l'abuso. Qui i nostri Amministratori hanno sempre avuto molta attenzione alla corretta utilizzazione del territorio. La Regione ha già introdotto nel PTR un tetto di consumo, come propria scelta, e ha fatto politiche di riqualificazione e recupero, prima che Roma scoprisse l'acqua calda.
Chiediamo rispetto per quanto è stato fatto in questo senso e domandiamo che alla Regione sia consentito di stabilire quegli obiettivi di consumo di suolo ragionevole, che sono già perfettamente rispettati dai Piani regolatori vigenti, specie nel caso dei piccoli Comuni, che hanno una pressione per nuove iniziative edilizie su aree di espansione infinitamente inferiore a quelli dei poli maggiori e più dinamici. In altre parole chiediamo che da Roma e anche da Torino non vengano nuovi vincoli, nuovi problemi a complicare la vita degli Amministratori, tali da stravolgere le previsioni di sviluppo formalizzate nei Piani regolatori che le realtà locali si sono dati nel rispetto della legge e con l'obiettivo di supportare la crescita del proprio territorio.
Forse questo - e concludo - è un ulteriore e definitivo passo verso l'eliminazione dei piccoli Comuni. Ma allora che abbiano almeno la faccia tosta di dircelo in faccia.
Grazie.



(Applausi provenienti dalla parte dell'emiciclo riservata al pubblico)



PRESIDENTE

Signori Sindaci! Gentilmente e a titolo di cortesia, vi ripeto per la seconda volta non è una minaccia: non mi permetterei mai - che non si può applaudire causa nostro Regolamento consiliare.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Molto è già stato detto, in merito a questo disegno di legge nazionale e a quest'ordine del giorno. Io però ritengo che sia necessario sgombrare un po' il campo; o, meglio, che sia necessario capire, o cercare di capire e naturalmente l'invito va anche al Presidente della Conferenza Stato Regioni -, se questa legge è una legge "nobile" o se è una legge speculativa. Dico questo perché qualcuno ha parlato di speculazioni negli anni, chiaramente nell'avvicendarsi dei percorsi urbanistici di ogni singolo Comune; dall'altra parte, però, c'è da domandarsi se tutto questo invece, non stia avvenendo per tutelare tutta una serie di patrimoni che in questo momento sono "in pancia" a banche, assicurazioni e grandi lobbie di costruttori.
Alla luce di questo, allora, si presenta tutta una serie di effetti collaterali, a scendere. Nessuno è contro alla logicità del fatto che non si può continuare a consumare suolo o, quantomeno, a intervenire in modo scellerato. Non credo che questa sia la motivazione di certe parti politiche: io penso che tutti la pensiamo allo stesso modo. Però dobbiamo partire da questo principio, se un Governo nazionale interviene in questi termini e in modo repentino, senza una pianificazione e una programmazione e senza pensare eventualmente anche a Regioni che già sono avanti su questa situazione.
In relazione alla nostra proposta di legge, e anche a quella che probabilmente potrà arrivare dalla maggioranza, voglio poi vedere se si terrà conto di una legge, quella che è già stata modificata un paio di anni fa dalla Regione Piemonte e che già prevedeva tutto un lavoro di recupero.
Quindi non siamo assolutamente in ritardo rispetto a questa programmazione.
E qui dove si entra, come sempre? Si entra pesantemente e a piedi uniti nel meccanismo comunale, negli Enti locali che sono l'ultima ruota del carro.
Non credo che i piccoli e medi Comuni abbiano quelle grandi e smisurate porzioni di aree edificabili; certamente hanno porzioni che nelle loro casse comunali incidono a livello di introiti legati all'IMU. Di fronte alla situazione, che obiettivamente noi conosciamo bene, dei vari enti locali in termini di bilancio, voi potete immaginare quale ulteriore contraccolpo pone questa situazione.
Tra l'altro, come diceva bene il collega Graglia, ci sono altre situazioni legate a tutti gli aspetti procedurali, oltre all'aspetto chiaramente, della ripartizione su scala nazionale e successivamente a regioni e comuni. Poi ci sono elementi legati alle Commissioni paesaggistiche e alle Sovrintendenze, perché, da una parte, diciamo di non consumare il suolo e, dall'altra, ci mettiamo nelle mani delle Sovrintendenze e delle Commissioni paesaggistiche, che sono quelle che ti fanno perdere decenni - neanche più anni! - nella possibilità riedificatoria e di ristrutturazione, perché quello edificatorio è un altro problema legato all'impossibilità di abbattere per costruire. Quindi, sono tutte reazioni a catena, che possono solo creare problemi.
Ribadisco che nessuno è contro determinati principi, ma ci sono piani progressivi che possono essere costruiti, vagliati e strutturati secondo un processo graduale da verificare nell'ambito delle Amministrazioni e in termini di burocrazia, su cui da anni tutti si riempiono la bocca ma nessuno affronta se non per complicare ulteriormente le situazioni.
In Piemonte è già stata emanata una legge importante e c'è il Presidente della Conferenza Stato-Regioni, a questo punto è importante far capire a chi, a Roma, a nostro avviso, non ha ancora capito nulla in questi termini, se non, lo ribadisco, quello che ho detto all'inizio, la necessità di portare avanti un processo intelligente e graduale, che, allora, potrà in qualche modo avvicinarci a strategie - l'avevo detto in Commissione un po' di tempo fa - legate alle aree logistiche e agli aspetti perequativi.
Sono tutti elementi che possono essere vagliati, perché ci sono situazioni differenti e non si può pensare che ogni singolo Comune possa avere aree industriali; magari ci sono Comuni che hanno comunque delle opportunità e altri che ne hanno meno, allora si devono trovare gli aspetti perequativi.
Questo è un altro elemento su cui occorrerebbe riflettere, così come quello delle pianificazioni strategiche. Infatti non tutti i grandi Comuni possono pensare di avere aree logistiche - lì dovrebbe essere chiamato in causa il piano della logistica - e così via.
Invece, ci sono degli elementi che non vengono toccati, ma si entra a piedi uniti, ancora una volta con una riforma oserei dire molto banale nell'ambito degli Enti locali, che alla fine sono quelli che ci rimettono oltre, naturalmente, a coloro che, eventualmente, hanno acquistato delle aree e, oggi, si troverebbero comunque in una situazione di "assoluto patrimonio zero".
In più, le banche, a quel punto, trovandosi in mano un pezzo di carta e nient'altro - in quanto, alla fine, il bene che una volta aveva un valore oggi non lo ha più - si ripercuoterebbero sui proprietari, cioè su coloro che hanno in mano il patrimonio. Quindi, voi potete immaginare quale disastro può determinare questo disegno di legge.
Obiettivamente, la speranza è che qualcuno si metta la mano sulla coscienza e, soprattutto, metta un po' in funzione il cervello per stoppare un qualcosa che potrebbe compiere danni inenarrabili in questo Paese.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Berutti.
Comunico all'Aula che ci sono ancora sei interventi più quello della Giunta; infine dobbiamo approvare tre ordini del giorno e una mozione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Per parlare di consumo del suolo credo occorra svolgere attente valutazioni a livello nazionale e a livello comunitario, per poi intraprendere l'azione politica.
Sappiamo che l'Italia ha perso la propria sovranità alimentare; ha perso anche quella monetaria, ma altrettanto grave è l'aver perso la sovranità alimentare. Cioè, traducendo, non siamo più in grado di produrre sufficienti derrate alimentari per nutrire gli italiani e dobbiamo approvvigionarci all'estero.
Credo che, come ha fatto la Cina con il land grabbing, occorra fare un piano di questo tipo in Africa, altrimenti, in un momento di crisi e usiamo una parola grossa - anche di possibili guerre, con i rischi che ovviamente, in questo momento, si corrono fortemente nell'area mediterranea, potrebbe andare in crisi un sistema nazione, qual è appunto il sistema Italia.
Se queste valutazioni le riportiamo in ambito europeo, osserviamo che in tutti i Paesi europei, soprattutto quelli che economicamente stanno meglio e sono più avanzati, questi ragionamenti li hanno già fatti da anni come diceva il collega Valetti.
Il consumo di suolo e la produzione di cemento sono legati invariabilmente a una situazione economica di sofferenza. Ovvero, i maggiori paesi che hanno fatto speculazione edilizia, hanno consumato più suolo e hanno prodotto più cemento pro capite sono la Grecia, la Spagna e poi, purtroppo, l'Italia. Tra l'altro, altra caratteristica, ci approvvigioniamo dei materiali andando a consumare ulteriormente territorio con il sistema delle cave, quando l'Europa ci chiede di riciclare il materiale inerte al 70% entro il 2020.
Questa è un'operazione ben difficile, forse più difficile di quella che stiamo valutando oggi, cioè quella della riduzione del consumo di suolo.
Infatti, ai sensi della legge n. 2039, che recepisce normative ormai riconosciute a livello comunitario, l'obiettivo è di arrivare entro il 2050 ad un consumo di suolo pari a zero.
Allora, si deve rispondere a questa domanda, e anche gli amministratori locali devono porsi questa domanda e darsi una risposta una volta per tutte! Nel senso che, ancora oggi, i nostro Sindaci non possono pensare di ricavare risorse dagli oneri di urbanizzazione.
Guardate, nell'ultima relazione dell'ISPRA, quella del 2015, si vede che c'è stato uno scatto del consumo di suolo proprio nel nord ovest, un deciso aumento del consumo di suolo nell'area del Nord Ovest! E questo crea un campanello d'allarme fortissimo, in quanto sappiamo che l'area del nord ovest è quella che maggiormente ha subito la crisi! Allora, si fa subito un collegamento: nei momenti di crisi, in questo Paese si vogliono sempre ricercare formule vecchie! Ma noi non dobbiamo camminare con la testa ribaltata all'indietro, perché poi si va a sbattere contro il palo, è finita quella stagione! Quella stagione è seppellita bisogna inventarsi nuovi metodi, occorrono nuove idee. Cioè, si deve pensare di non consumare il suolo e creare un'edilizia che sia competitiva a livello europeo, perché gli altri paesi vanno avanti con i materiali edilizi a basso impatto ecologico, e noi siamo indietro! Solo il Trentino Alto Adige, che si è dato una normativa avanzata, è al passo con i tempi, tanto è vero che, laddove la classe A si sviluppa (e si dovrà sempre più sviluppare) e laddove maggiormente viene richiesto materiale ecocompatibile, il Trentino lo esporta alle altre regioni italiane e lo esporta anche in Europa, diventa un business anche quello, ma un business maggiormente compatibile con l'ambiente! Allora, l'invito che rivolgo ai nostri amministratori locali e al Consiglio regionale tutto è di pensare diversamente perché la situazione ci impone questo, quindi di andare oltre.
Alcuni punti di questa legge nazionale sono importanti: pensiamo laddove viene definito cos'è il consumo di suolo e laddove viene definito cos'è il riutilizzo! E' possibile avere ancora centri storici abbandonati a se stessi e si voglia, con operazioni assurde e perimetrazioni urbane senza senso urbanizzare il territorio agricolo? E' possibile che a Novara, dove abbiamo un CIM non saturo, si pensi di creare un'altra area logistica che, in Commissione urbanistica, addirittura il direttore di Confindustria ha detto non avere senso? Queste sono le realtà che andiamo a vivere a livello locale, e allora perché gli amministratori locali non fanno un censimento? Quanti cittadini hanno investito nell'edilizia e si trovano con degli alloggi sfitti, che hanno perso valore? Vogliamo costruirne degli altri? Per cosa? Questa operazione non ha senso e va anche ad incidere sui risparmi dei cittadini.
Altra cosa: gli oneri di urbanizzazione non vanno utilizzati per le spese ordinarie - e questa è un'operazione importantissima - ma vanno svincolati da quel tipo di interventi, perché gli oneri di urbanizzazione.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Andrissi.
Colleghi, siete tutti invitati a prendere posto; chi non è interessato può allontanarsi dall'aula.



ANDRISSI Gianpaolo

Come dicevo, sono queste le operazioni fondamentali: un censimento e svincolare da quel circolo vizioso, che sono gli oneri di urbanizzazione le entrate degli oneri di urbanizzazione per le Amministrazioni locali, che sono crollate decisamente. Io ho visto il bilancio del Comune dove abito e so che quella non è più un'entrata importante per l'Amministrazione comunale, quindi è il momento giusto per cambiare il passo.
Il futuro di questa Regione non deve più basarsi su cose vecchie, che non hanno gambe né dal punto di vista ambientale né dal punto di vista economico. La politica si deve fare portatrice delle idee più avanzate e tradurle con leggi e normative che siano al passo con i tempi.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.
Consigliere, se vuole approfittare per illustrare anche il suo ordine del giorno, può farlo contemporaneamente.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Avendo ascoltato gli interventi dei colleghi del Gruppo, della maggioranza ed anche i colleghi dell'opposizione, ritengo che oggi abbiamo certamente un dovere: quello della chiarezza. Infatti, la norma ha una serie di aspetti che la possono tranquillamente definire una norma ideologica e mal scritta, nel senso che solo chi non ha fatto l'amministratore comunale neanche per un giorno (il Presidente del Consiglio l'ha fatto, però credo se ne sia dimenticato) può concepire una norma che preveda (non è il problema degli oneri di urbanizzazione) non soltanto che ci sia un blocco di tutte le attività per tre anni, ma che passati i tre anni, le porzioni di suolo vengano ripartite in questo modo semplice: lo Stato individua una percentuale, una porzione di suolo a disposizione e la divide con le Regioni.
Esistono, nella norma, dei criteri che fanno dire: "Tu, Regione Campania, tu Regione Lombardia, tu Regione Veneto" - faccio esempi non casuali - "hai consumato molto più suolo di altri, quindi avrai una concessione di suolo minore."? No, la norma non ne fa assolutamente cenno.
La norma dice che il Presidente del Consiglio si siederà con i 19 Presidenti delle Regioni (il Trentino e la Provincia di Bolzano sono esclusi) e, un po' come accade per il fondo della sanità, chi ha più peso politico porta a casa più metri cubi. Questo avverrà! E cosa accadrà una volta che avremo portato a casa i nostri pochi metri cubi? Accadrà che il Presidente Chiamparino si siederà con 1.200 Sindaci piemontesi e dirà: "A te toccherà uno, a te toccherà cinque, a te toccherà sette.".
In realtà, questo non avverrà mai, perché l'aspetto essenziale della norma è ciò che è scritto nella norma transitoria, cioè passati i tre anni di moratoria, i Comuni potranno utilizzare il 50% dell'edificato negli ultimi tre anni.
Chi avvantaggia? I grandi Comuni, perché negli anni precedenti hanno certamente edificato: siamo in un momento in cui le percentuali di edificato, nelle grandi città, seppure divise per due, sono sufficienti mentre i due terzi dei Comuni piemontesi hanno un edificato, negli ultimi tre anni, che è vicino allo zero. Questa è la sostanza della norma.
Pertanto, di fronte a questa norma, noi abbiamo un dovere di chiarezza.
Ho letto anche l'ordine del giorno dei colleghi della maggioranza, che dice una serie di cose, ma in realtà non attacca la legge. Oggi, noi chiediamo al Presidente Chiamparino, per interposta persona - cioè tramite la Giunta di fare ciò che l'ANCI non ha fatto, perché occorreva tutelare le Amministrazioni comunali di fronte a questa norma, che è una norma talebana e da comunicazione; non è una buona norma, ma è una norma per comunicare un messaggio, come avviene spesso (non è l'unica volta).
Ritengo che, di fronte a questa norma, dal febbraio dello scorso anno l'ANCI, con il suo Presidente nazionale e le articolazioni regionali avrebbe dovuto fare una grande battaglia per difendere i Comuni. Questo non è avvenuto. Lo chiediamo al Presidente Chiamparino, perché non è un soggetto estraneo: sarà colui il quale, se la norma passa (e la norma passa), si siederà e contratterà i metri quadrati. Cioè la prima interlocuzione avverrà fra il Governo e le Regioni.
Io non ho le certezze che ha il collega Ottria, rispetto alle modifiche in Senato, perché la maggioranza è stata molto compatta nell'approvazione del testo alla Camera. Uno degli emendamenti presentati diceva che, passato il periodo transitorio dei tre anni, il 50% di ciò che era stato consumato per singole Regioni veniva ripartito tra i Comuni, e questo poteva far salva gran parte dei Piani regolatori. Questo emendamento, peraltro presentato in modo trasversale, è stato respinto, pertanto è evidente l'indicazione ed è evidente la posizione.
E' evidente anche la posizione della Giunta, perché il collega Ferrero l'altra settimana, ha partecipato ad un convegno in cui si tessevano le lodi di questa norma (l'invito è arrivato a molti): guardate, la fortuna è che siamo in aula e alla fine schiacceremo un bottone su due atti d'indirizzo.
Come dicevo, abbiamo il dovere della chiarezza, cioè dobbiamo dire che siamo certamente favorevoli ad una riduzione del consumo di suolo. Molti colleghi di entrambi gli schieramenti hanno ricordato quanti passi questa Regione abbia già fatto e come non si debba far insegnare nulla da nessuno.
Al limite, devono essere altri (nessuno escluso), cioè lo Stato centrale che per molto tempo ha omesso di vigilare, ricordando che anche la programmazione urbanistica è una competenza che sta in capo alle Regioni.
Pertanto, va bene che oggi dobbiamo cedere la sanità e cediamo l'urbanistica, perché viene superata da una norma sull'agricoltura, ecc.
però - e concludo - ricordo che all'interno della nostra nazione il settore delle costruzioni largamente inteso vale ancora il 15% del PIL, quindi dà da mangiare a molte famiglie.
E' meraviglioso, come principio, l'articolo sul riuso e la rigenerazione urbana, che è contenuto nella norma: peccato che non ci sia un euro. Io non ho mai visto fare rigenerazione urbana o riuso senza un euro! Qualche collega si chiedeva: "Come? Ci sono i centri storici da riqualificare e, invece, abbiamo delle costruzioni nuove all'esterno!". Sì perché se non c'è un euro con cui riqualificare i centri storici, visto che costa circa una volta e mezza rispetto a costruire il nuovo, uno si fa banalmente i conti rispetto al denaro che ha e non a quello che gli dovrebbe essere dato.
Ritengo che oggi si debba assumere una posizione che tuteli le Amministrazioni piemontesi e i cittadini piemontesi, perché il dato meno conosciuto... Mentre con gli amministratori devo dire che è stato fatto un buon lavoro, perché hanno ben compreso la portata negativa di questa norma.
Oggi ci sono decine di migliaia di cittadini piemontesi che hanno un diritto acquisito, perché il piano regolatore ha modificato un terreno che è di loro proprietà. Immagino non siano tutti una banda di speculatori magari qualcuno ha avuto una modifica perché vuole costruire la casa a suo figlio, oppure perché vuole allargare la propria e quant'altro, ma deve sapere che se viene approvata la norma già licenziata dalle Commissioni parlamentari e dalla Camera non lo potrà più fare, perché dal momento in cui viene approvata la norma, per tre anni, non toccherà mattone! Questo lo dobbiamo dire in modo estremamente chiaro, perché è questo che succederà.
Anche il collega Ferrentino, che ha fatto una grande PEC all'interno del suo Comune, magari riesce a farlo perché l'ha già autorizzato e ha consumato un po' di suolo, ma se questa norma fosse arrivata prima non poteva fare neanche quello. Dobbiamo essere chiari con i cittadini, perch se no, ammantandoci il capo con la riduzione del consumo di suolo, noi consentiamo che venga perseverata una cosa terribile, che è quello di violare i diritti acquisiti: una cosa che una Pubblica Amministrazione non dovrebbe fare mai! Grazie.



(Applausi provenienti dalla parte dell'emiciclo riservato al pubblico)



PRESIDENTE

Basta! La parola al Consigliere Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Su questo tema, credo che, come abbiamo ascoltato anche dagli interventi che mi hanno preceduto, ci sia la condivisione della necessità di porre qualche nuova regola al sistema dell'uso del suolo, quindi all'occupazione o alla costruzione continua. Dall'altra parte, per dobbiamo anche tenere conto di quelle che sono le realtà in cui viviamo. Ed è su questo che nasce la prima critica alla norma in giacenza, che fra poco tempo potrebbe anche vedere la luce.
Prima Vignale parlava delle Regioni, ma se parliamo di fare una quota delle Regioni, la Valle D'Aosta è una Regione, ma non è assimilabile al Piemonte o alla Lombardia, perché è una microprovincia, se vogliamo, del Piemonte. Quindi, quando a livello nazionale, come quando si parla di Province, si fanno le norme bisogna capire che visione del Paese hanno a livello di Parlamento e coloro che se ne occupano.
La Provincia di Prato mi pare abbia 13 Comuni. Credo che, in quel caso un ragionamento di aree che addirittura riguardi tutta la Provincia ha una logica. La Provincia di Torino, ora Area metropolitana, ne ha più di 300! La Provincia di Cuneo, ma anche le Province piccole, come Asti, Vercelli e Biella, sono tutte sugli 80-100 Comuni. Quando dico Comune, significa poi che ogni Comune ha tutta una serie di frazioni. Quindi una distribuzione territoriale che un meccanismo tranchant come la maturanda legge nazionale in giacenza sta mandando avanti potrebbe davvero creare una situazione di blocco economico, ma con delle conseguenze sociali molto gravi.
E', peraltro, una norma che non tiene conto che ci sono realtà, come il Piemonte, dove dei passi avanti sono stati fatti grazie alla legge Astengo di trent'anni fa. Il Piemonte ha impiegato quindici o vent'anni per avere tutti i Piani regolatori, ma comunque la legge Astengo ha determinato che sulla Regione Piemonte ci sono state delle regole. Negli ultimi trent'anni c'erano regole serie che potevano non essere condivisibili, così come si è verificato, poi è stato necessario un cambiamento: è chiaro che ciò che andava bene trent'anni fa non poteva più andare bene vent'anni fa, dieci anni fa e tanto meno oggi, perché la nostra società è cambiata completamente.
Noi i passi avanti li abbiamo fatti sui limiti, sui piani paesaggistici e sulla parte di incentivazione dei piani di recupero. Non stupitevi se sono rimasto l'unico difensore della legge Astengo, in particolare gli amici della sinistra: io sono sempre stato uno strenuo difensore della legge 56. Nel percorso abbiamo solo potuto rovinarla, questa è la mia opinione. Si potevano fare le correzioni adeguandola ai tempi, ma non rovinarla. Questa è un'opinione molto personale, che so che non è più condivisa da nessuno, quindi mi vede in minoranza; addirittura pone dubbi a me stesso nell'interpretare il mio pensiero, fatemi venia su questo.
Con quella legge questa Regione ha impiegato più di 15 anni, quasi 20 a fare tutte le varianti dei piani regolatori, a dotarsi di tutti i piani regolatori generali, quindi delle varianti generali, ma qui pensiamo di farne 1.206 (adesso sono 1.204, dopo le ultime fusioni) in quattro e quattr'otto? Con un sistema di gestione a livello regionale di ripartizione delle quote, dove automaticamente la ripartizione delle quote...
E' chiaro che un qualche criterio bisognerà trovarlo, ma mi pare che siano solo i grandi centri che si ripartiscono le quote, creando una conseguenza sociale ed economica sul territorio che può essere molto pericolosa, perché ricreerebbe una condizione di nuova inurbazione sui grandi centri. Fenomeno che abbiamo già visto, che il Piemonte ha vissuto quaranta o cinquant'anni fa e che non può più reggere. L'inurbazione era dovuta al fatto che la FIAT era a Torino e quindi il grande agglomerato industriale era in determinate zone, ma ora rischierebbe di squilibrare l'equilibrio demografico, sociale ed economico.
Rivolgo un messaggio alla Giunta regionale e al Presidente Chiamparino per la Conferenza delle Regioni, ma anche per la trattativa di attuazione di questo provvedimento: un invito alla massima cautela ed ad essere pronti ad utilizzare gli strumenti di legge regionale che ci competono per regolare in modo diverso, per mitigare un meccanismo che, altrimenti, ci cade addosso e che forse andrebbe bene per la zona del Vesuvio, dove ancora ogni anno si costruiscono di migliaia di edifici abusivi in luoghi dove non si potrebbe, ma che sul territorio piemontese - permettetemi - dove addirittura si chiede il permesso e l'autorizzazione per cambiare il colore a una "gelosia", forse potrebbe non calzare.
Credo quindi che su questo deve essere concentrata l'attenzione da parte della Giunta regionale e della maggioranza, ma come messaggio politico da parte di chi governa, perché l'argomento è da trattare con molta delicatezza e determinazione e tenendo conto di una cosa: noi viviamo in una società che sta cambiando con una rapidità estrema e questa rapidità nel cambiamento deve portare Pubblica Amministrazione, Stato, Regioni Province e Comuni ad avere gli strumenti per accompagnare e correggere il cambiamento, non per ingessare il sistema, perché l'ingessamento del sistema rischia davvero di nuocere rispetto ai fini originari, che erano e che sono del tutto condivisibili.
Devono anche cambiare i pensieri. Scusate la digressione, ma fino a dieci o 15 anni fa, in Piemonte non si poteva costruire in altezza. Se un qualsiasi Comune si fosse permesso di mandare una variante al piano regolatore dove si poteva costruire in altezza, oltre a un certo numero di piani, erano guai. Faccio l'esempio, perché ho fatto l'Assessore all'urbanistica nella mia città: per arrivare a costruire un edificio di dieci piani dovemmo aprire una contrattazione di quelle epocali. Per arrivare a dieci piani in centro città di Biella! Bisogna tenere conto anche di questo, perché da un giorno all'altro potrebbe cambiare completamente il sistema. Per fortuna è già cambiato rispetto a quell'indicazione e a quella direzione, perché l'indirizzo di pensiero generale era il non poter costruire in altezza.
Stiamo attenti, perché forse sarebbe il caso di iniziare a ragionare anche con modifiche della norma nazionale, di poter demolire (cosa che non si può fare, perché se demolisco non ricostruisco più), di avere le cubature, perché comunque devo tenere conto dell'interesse economico, e di portarle in altezza.
Se ci fosse già questo, non si aumenterebbe il consumo del suolo, non si creerebbe danno economico e, probabilmente, alcune gestioni si potrebbero anche portare avanti.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto di Istruzione Superiore Statale "8 marzo" di Settimo Torinese (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto di Istruzione Superiore Statale "8 marzo" di Settimo Torinese in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

"Disciplina del consumo del suolo e tutela dei Comuni piemontesi" presentata dai Consiglieri Porchietto, Vignale, Berutti, Marrone, Sozzani Gancia, Pichetto Fratin, Benvenuto, Ruffino, Graglia e Motta (atti d'indirizzo collegati ordini del giorno n. 546, n. 547 e n. 548) (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito inerente a "Disciplina del consumo del suolo e tutela dei Comuni piemontesi".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Abbiamo sentito numerosi interventi di membri della "cemento S.p.A." perché qua non si va neanche a valutare il merito della proposta di legge e il perché una tale proposta di legge è oggi in discussione in Parlamento.
Non si va a valutare il risultato di decenni di urbanizzazione, per certi versi incontrollata. Oramai è evidente: studi fatti dall'ISTAT, da agenzie terze ed anche governative ci dicono che abbiamo un surplus di edilizia in generale, abitativa in particolare, oramai enorme anche qua in Piemonte che fino a tempi recenti non era una della Regioni in cui il consumo del suolo è stato tra i più intensi.
Non più di mese e mezzo fa è apparso sui giornali che in Provincia di Cuneo abbiamo da un quarto ad un terzo di unità abitative vuote, in Comuni che hanno sempre opposto una strenua resistenza al censimento del patrimonio edilizio esistente, proprio perché, probabilmente, non si vuole affrontare questo problema da un punto di vista di merito effettivo.
In Giunta abbiamo un ex Sindaco del Comune di Cuneo che ha visto un piano regolatore da 80 mila abitanti regolarmente approvato, quando da 50 anni il Comune di Cuneo non supera i 56-57 mila abitanti.
I trend demografici ci dicono che tutto il Piemonte è in uno stato di totale appiattimento, anzi, in diminuzione progressiva di popolazione, oggi neanche più compensata dall'immigrazione: abbiamo raggiunto un picco di popolazione negli anni '70, ma da allora quel picco non si è più ripetuto.
Quindi perché ci servono tutte queste abitazioni? Perché dobbiamo sempre espandere ulteriormente i confini costruiti dei nostri centri urbani? Perché c'è un forte degrado dei centri storici. Certo, nei piccoli centri, nel considerare il patrimonio edilizio non utilizzato, si contano cascine oramai abbandonate e vuote, ma il problema è che queste sono anche abitazioni e immobili non più utilizzati, che invece di essere recuperati in qualche modo, vedono al loro fianco la costruzione di nuovi edifici.
Quello che serve oggi è una politica - ricordo che lo dice anche la Costituzione: "La Repubblica tutela il paesaggio" - che garantisca la tutela del nostro territorio, perché la cementificazione - e non sono solo le case a cementificare, ma sono anche le strade, i capannoni, i parcheggi ecc. ecc. - rovina la tenuta stessa del nostro territorio.
Noi, in 50 anni di Repubblica Italiana ci siamo mangiati territorio agricolo pari a quattro Regioni; tra l'altro, territorio agricolo più pregiato, perché quello di pianura e di fondo valle, tant'è che anche nella recente proclamazione delle Langhe come patrimonio UNESCO, guardate caso, i fondi valle sono rimasti esclusi. Perché? Perché se percorrete la strada da Alba verso Asti, sulla fondo Valle Tanaro è un continuo susseguirsi di capannoni, spesso anche vuoti.
Poi venite anche a commentare che il disegno di legge adesso in discussione - e parzialmente approvato con numerosi emendamenti alla Camera è velleitario e pericoloso. Ma guardate che è stato profondamente snaturato, perché anche la cosiddetta moratoria, più volte citata, fa salvo qualsiasi atto che sia stato anche solo protocollato. Immagino, quindi, che ci sia un rush per proporre pianificazioni per compensare l'eventuale approvazione di questa norma.
Il problema di fondo, signori, è che comunque tutto questo entusiasmo per proporre aree da cementificare non riscontra neanche più l'interesse del mercato, perché anche le lottizzazioni già pronte, addirittura già disponibili per essere costruite, non vengono appieno sfruttate. Vediamo Consigli comunali, e le Giunte in particolare (io lo vedo nella mia provincia, ma immagino che la cosa sia generalizzata), inventarsi escamotage per spostare le volumetrie.
Spesso le volumetrie si spostano dai luoghi periferici dove nessuno più vuole costruire, visto che non c'è più neanche la richiesta, come investimento, di avere la proprietà di un'immobile in un'area periferica o cosiddetta residenziale. Si spostano verso il centro abitato, dove si vanno a ricoprire le ultime aree libere e gli spazi verdi, tant'è che giustamente, tra gli emendamenti che hanno modificato il disegno di legge alla Camera, ce n'è uno che va proprio a vedere di permettere di recuperare tra virgolette - ad uso edificatorio, anche le cosiddette...
L'emendamento toglie dalla definizione di area agricola quelle aree agricole che si trovano all'interno del tessuto urbano, quindi i parchi agricoli, quindi tutta una serie di aree che oggi sarebbero già, di per s tutelabili e che sono dei polmoni importanti.
Basta guardare in Lombardia per vedere come sono ridotti: ci sono Comuni che non hanno più spazio edificabile; che hanno tirato la corda fino all'osso.
Una volta che siamo arrivati a quel punto, poi non ci possiamo chiedere come mai ogni volta che piove viene giù tutto. Certo! Inoltre, tutto questo rush edilizio ha anche favorito - e lo dice persino la Direzione Investigativa Antimafia - il cemento.
La parte edilizia è quella più a rischio di infiltrazione mafiosa, in particolare la 'ndrangheta lavora pesantemente in tema edilizio e in tema di movimento terra. Perché? Perché oggi c'è molta libertà per i singoli Comuni e i singoli Sindaci.
Abbiamo dei casi intorno a Torino - mi viene in mente Leinì ed altri territori intorno a Torino - dove il racket attecchisce all'interno dell'amministrazione comunale. Abbiamo dei Comuni che sono stati sciolti per mafia qua.
Poniamoci il problema della necessità di una regolamentazione e di una struttura di controllo più seria e più strutturata del sistema edilizio perché tutto ciò costituisce un sistema che è diventato esclusivamente un volano di soldi virtuali, in cui spesso si ricicla denaro sporco e che non corrisponde più alle esigenze effettive abitative. Noi, infatti, non riusciamo a spiegarci com'è che in certi Comuni abbiamo da un quarto ad un terzo di abitazioni sfitte e poi abbiamo l'emergenza abitativa con migliaia di persone che non trovano alloggio.
Allora, poniamoci il problema. Guardiamo anche al resto del mondo, dove ci sono problemi effettivi di disponibilità di territorio per far abitare le persone. Io guardo all'Olanda, dove la guerra e la contesa tra l'area agricola e l'area urbana sono costanti e dove gli alloggi devono essere affidati in modo efficiente ai cittadini che ne hanno bisogno. La programmazione non è lasciata al singolo Comune, soprattutto laddove i singoli Comuni oggi non sono neanche in grado di fare la manutenzione del proprio territorio, non sono in grado di garantire i servizi di urbanizzazione essenziali alle aree dove la gente vive: non si riesce a portare l'illuminazione pubblica, non si riesce a portare l'acquedotto e tante altre cose; e non si riesce a mantenere le strade per arrivarci.
Guardiamoci intorno. I Sindaci sono già venuti e vengono a lamentarsi del fatto che non riescono a mantenere il loro territorio, ma vogliono creare ulteriori aree urbanizzate, che necessiteranno - al di là dell'introito temporaneo degli oneri che vengono riscossi all'inizio - di manutenzione e di servizi per il resto della loro esistenza. Oggi bisogna pensare ad altre strategie, comprese quelle di smontaggio delle aree edificate che non servono più.
A questo proposito, possiamo guardare agli Stati Uniti dove, a seguito della grande crisi, città che avevano un enorme suburbia - pensate a Detroit - hanno inventato, con profitto e con aziende che ci ricavano grossi guadagni, la scienza dello "smontare" ciò che non è più abitato, non più utilizzato, non più richiesto e del recupero del terreno. Ricordatevi infatti che quando cementifichiamo un terreno, non è che basta demolire e poi il terreno è subito riutilizzabile e fertile: bisognerebbe aver conservato i primi trenta centimetri di terra, per poterceli rimettere sopra. In ogni caso, negli Stati Uniti a queste cose stanno già pensando: sono dieci anni avanti, rispetto a noi, e recuperano i materiali edili per riusarli all'interno del perimetro urbano effettivamente necessario. Là infatti, si pongono il problema di dove va ad abitare e di dove va a lavorare la gente, cioè di dove serve costruire.
Questo è quello che ci serve ed è inutile fare ironia in ordine al fatto che non siamo stati capaci fino ad oggi di approvare i Piani regolatori per 1.200 Comuni.
Signori, quello è un limite: quella è una dimostrazione di incapacità è una cosa che bisogna superare! Siamo nell'era digitale e non c'è bisogno di far venire 1.200 persone a Torino per parlare con Chiamparino: c'è bisogno di fornire dei sistemi per cui gli Amministratori pubblici siano in grado di fare le pratiche in modo semplice e diretto e che i controlli non siano fatti su pile di carta, ma incrociati facendo dei "clic" su dei sistemi informativi fatti bene. Questo è il mondo di oggi: quello che si trova nei veri Paesi civili e non nelle repubbliche delle banane come questa! Grazie.



(Commenti provenienti dalla parte dell'emiciclo riservata al pubblico)



CAMPO Mauro

BATZELLA Stefania (fuori microfono)



CAMPO Mauro

Presidente, faccia rispettare il Regolamento in aula!



PRESIDENTE

Infatti ho chiesto ai Sindaci.



(Commenti della Consigliera Batzella)



PRESIDENTE

Io faccio il Presidente.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) E allora lo faccia per bene!



PRESIDENTE

Lo faccio compatibilmente con il Regolamento.
Certo è che in me trova ampio diritto di cittadinanza il buonsenso quindi sto gestendo l'Aula con il buonsenso.
Detto questo, chiedo gentilmente e sempre a titolo di cortesia ai Sindaci - questo non vuole essere assolutamente un comando - di non mettermi in difficoltà: vogliatemi bene! A questo punto, devono intervenire i Consiglieri Accossato e Rostagno poi seguirà l'intervento della Giunta e infine dobbiamo votare gli atti di indirizzo, perché la sessione di Consiglio chiuderà alle ore 13.
La parola alla Consigliera Accossato: se ci regalasse qualche minuto ci farebbe una gentilezza, senza sacrificare il suo intervento.



ACCOSSATO Silvana

Viste le sollecitazioni - e anche, negli ultimi interventi, e le provocazioni che sono state molte proverò a condividere con quest'Assemblea alcune considerazioni.
La prima è che la discussione di stamattina è sicuramente utile e necessaria, ma prevedo che non sarà l'ultima di quest'Assemblea legislativa, perché anche la nostra Regione sarà chiamata a fare la sua parte su tali questioni. Ritengo anche che sia davvero necessaria e indispensabile una norma nazionale che intervenga sul tema del consumo del suolo e di una più corretta gestione del patrimonio paesaggistico ambientale e di quella risorsa scarsa rappresentata, appunto, dall'ambiente e dal territorio nel nostro Paese.
Sicuramente sono però anche nelle condizioni di condividere certe sottolineature di alcuni limiti che la proposta di legge, che oggi ha superato l'esame della Camera, presenta. Prima di tutto credo, dal mio punto di vista, che si ponga la questione di una norma troppo settoriale che non si inserisce ancora a pieno titolo in un quadro di revisione più complessiva delle norme urbanistiche. E a questo proposito davvero non dobbiamo dimenticarci che oggi, a Costituzione vigente, il tema della regolamentazione urbanistica è un tema regionale; da questo punto di vista quindi, è corretto che le Regioni facciano sentire anche la propria voce nel rivendicare competenze e capacità di intervento in questo settore. E questo, dunque, va ricordato.
Rilevo pertanto questi limiti e provo anche a porre l'accento su alcuni aspetti in ordine a queste criticità, che anche esperti del settore stanno mettendo a disposizione del Parlamento, dei parlamentari e del Governo.
In ogni caso, penso che il tema dell'intervento sull'utilizzo del nostro territorio e del suolo debba passare attraverso una normativa precisa che dia ovviamente delle prescrizioni, ma che non si possa intervenire in questo settore senza prevedere una norma di fiscalità urbanistica coerente. Comunque, infatti, senza un sistema di incentivi e di sanzioni di natura fiscale, che porti anche a rivedere lo strumento degli oneri di urbanizzazione, delle compensazioni o delle perequazioni rischiamo di avere strumenti non adeguati e anche non compresi dal territorio.
Io non considero gli oneri di urbanizzazione un elemento negativo anzi, sono stati, dalla loro introduzione, un elemento di grande importanza, perché hanno attuato quel concetto per cui un'urbanizzazione porta con sé degli oneri, dei costi, degli interventi da realizzare a vantaggio di tutta la collettività, che come tali devono essere pagati.
Certo, abbiamo assistito anche ad usi distorti degli oneri di urbanizzazione, ma questi sono sicuramente un elemento di vantaggio e oggi vanno rivisti in quest'ottica.
Per citare, come si fa spesso, altri Paesi, la Germania - proprio con la Ministra dell'Ambiente e ora Cancelliera Angela Merkel - già molti anni fa introdusse un sistema che rendeva e rende tuttora più costoso intervenire sui terreni liberi. In fondo, poi, l'uomo è certo sensibile all'idea o all'ideologia, ma è molto più sensibile all'elemento economico.
Se diventa più oneroso e più costoso costruire e intervenire su terreni liberi e se per intervenire su tali terreni si richiedono in cambio compensazioni di uguale misura - addirittura la legge tedesca prevede appunto, che venga ceduta al sistema pubblico una quantità doppia di terreno di pari qualità, quando si interviene in un terreno libero, quindi farlo è molto oneroso - certo ci si pensa molto, prima di farlo.
Credo quindi che sia indispensabile lavorare anche da qui e far pervenire questa nostra sollecitazione ad un iter di discussione e di approvazione che comunque è ancora in corso e prevede il passaggio al Senato, perché si addivenga ad un disegno di più ampio respiro e più organico.
Voglio però ancora fare una battuta sui diritti acquisiti. Ecco rispetto a questo è indubbiamente vero che le questioni che i colleghi di Forza Italia ci hanno posto e il tema del blocco immediato porta con sé dei rischi e anche degli effetti negativi. Quindi, su questo anche noi abbiamo depositato un ordine del giorno che richiede un correttivo, da questo punto di vista.
Voglio però anche qui ricordare di nuovo che bisogna modificare gli strumenti urbanistici e gli strumenti normativi. Ci sono Regioni, come la Toscana, la quale già da vent'anni si è dotata di una legge che prevede una distinzione tra i Piani strutturali, che peraltro sono di competenza non più dei singoli Comuni, ma degli Enti di area vasta e dove si deve intervenire sulla regolamentazione di tutto l'assetto del territorio, in particolar modo con attenzione alle zonizzazioni ambientali, quindi al consumo di suolo, e i Piani operativi - questi sì - ad appannaggio dei Comuni, che intervengono sulle singole destinazioni, ma decadono ogni cinque anni, per cui non esistono diritti acquisiti in assoluto e nessun cittadino o operatore deve pensare che, perché quel terreno è stato destinato in quel modo, sarà una condizione assoluta e perenne; è previsto che, appunto, possa essere utilizzato, ma la programmazione deve stare nelle competenze e nelle possibilità del sistema pubblico di rivedere anche la programmazione alla luce delle reali esigenze di un territorio, di una città, di un luogo più complessivo, altrimenti il sistema pubblico perde la sua capacità e la sua competenza di gestione del Paese.
Quindi anche su questo facciamo attenzione all'utilizzo dei termini e invece dotiamoci - e concludo - degli strumenti urbanistici di programmazione adeguati, altrimenti rischiamo di sfogliare il carciofo come si suol dire, ma di non dare un buon servizio al nostro Paese.



PRESIDENTE

L'ultimo intervento è quello del collega Rostagno.
Prego, Consigliere, prenda pure la parola.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Anch'io porto i nostri saluti ai Sindaci, perché molti di noi sono anche Consiglieri in alcuni Comuni e molti di noi hanno fatto gli Amministratori locali e i Sindaci. Ovviamente questa legislatura si contraddistingue un po' anche per questo: per la ricerca della concretezza e per - mi auguro - la capacità di affrontare le tematiche guardate anche da un punto di vista amministrativo.
Questa tematica, come sappiamo, suscita interessi e nasce da sensibilità molto differenti: dall'atteggiamento più radicale ambientalista all'atteggiamento, anche corretto, ma comunque di taglio imprenditoriale all'atteggiamento o all' attenzione dell'Ente pubblico, perché è un tema che incide fortemente sulla vita dei nostri Amministratori.
Ebbene, se indossassi la fascia tricolore, ovviamente avrei una preoccupazione; una preoccupazione che è stata sottolineata con questa proposta di legge, ed è per questo che, come maggioranza, ci siamo interrogati e abbiamo fatto tutti gli approfondimenti del caso, ed è come maggioranza che proponiamo un ordine del giorno che illustrerò. Ma, come Amministratore, non potrei sottrarmi all'esigenza di rendermi responsabile sul tema dell'uso del suolo.
Guardate, il nostro Paese, prima di altri Paesi, nel 1939 ha fatto due leggi, una delle quali aveva già un chiaro ed evidente impegno all'attenzione su questo settore: la legge 1457.
Sono susseguite delle leggi urbanistiche; la nostra Regione - l'ha citato prima il Consigliere Pichetto - nel 1977, ha approvato la legge 56 promossa dall'allora Assessore Astengo, che è una legge che ha come titolo "Tutela e uso del suolo".
Quindi sono due temi: un tema è la tutela, che parte dalla legge 1457 di cui parlavo prima, e poi c'è l'uso del suolo, che altre leggi urbanistiche a livello nazionale avevano promosso. E' una legge che, nel tempo, ha avuto una sua evoluzione, ha cercato di adattarsi ai vari contesti amministrativi e normativi di livello nazionale, ma è una legge che, nel tempo, ha rivelato anche delle criticità, perché è una legge quantitativa, soprattutto quantitativa, che nasceva dalla prima parola "tutela".
Tutela voleva dire che in quegli anni nasceva la preoccupazione di contenere e governare questo quantitativo; quantitativo che ha, nel tempo innescato dei processi finanziari che sono stati la base di un settore e sono tuttora parte fondante di un settore che, per il nostro Paese - come rilevava poc'anzi il collega Vignale - ha una sua rilevanza economica e che non dobbiamo confondere pensando che le due parole abbiano delle analogie.
Sovente confondiamo la speculazione con l'investimento: non è così. E' un settore dove c'è stata speculazione, non dobbiamo nascondercelo, ma è un settore che è un investimento non solo sotto il profilo economico della rendita di un'impresa: è un settore che può creare il benessere del cittadino, perché le case ben fatte sono confortevoli, perché le città ben costruite e ben urbanizzate fanno parte della nostra qualità di vita, uno di quei beni non tangibili e sovente non quantificabili.
Ebbene, dopo la legge Astengo, c'è stato un elemento a livello europeo che ha fatto sì che nel 2000 a Firenze si firmasse la Convenzione europea per il paesaggio, da cui è poi scaturito il Codice dei beni culturali nel 2004. Perché cito queste normative, che non sono quantitative? Perché ormai la quantità deve andare di pari passo con la qualità, non solo la qualità edilizia, ma la qualità del nostro ambiente.
Aggiungo un'ultima citazione. Noi abbiamo un Papa, Papa Francesco, che qualche mese fa ha redatto un'enciclica ("Laudato sì") molto apprezzata non solo in ambiente cattolico e religioso (ha un suo taglio, direi culturale), ma è molto apprezzata anche dal mondo ambientalista, perch sottolinea due aspetti: primo, l'attenzione ai beni comuni; secondo l'attenzione ai valori degli ecosistemi.
Alla luce di questo percorso che ha condotto anche la nostra legislatura rispetto a delle scelte che andavano in quella direzione, il nostro Assessorato ha redatto un monitoraggio del consumo di suolo, dal quale emergono dei dati. Se noi associamo quei dati con quelli forniti dall'ISPRA, dalla GEA e dalla Regione Piemonte con questo ultimo monitoraggio, emerge un quadro allarmante in termini quantitativi generali che hanno fatto uso di terreni agricoli soprattutto di I, II e III classe.
Vorrei semplificare: quantitativamente la nostra regione ha consumato dal dopoguerra ad oggi, suolo più o meno come la provincia di Alessandria (lo dico grossolanamente). E' un quantitativo molto elevato: se noi percorriamo le nostre strade senza soluzione di continuità, troviamo edifici non sempre di una bella qualità. Allora è ovvio che la direzione nella quale dobbiamo andare è quella del contenimento di questo bene che è unico. E' anche ovvio che ci troviamo a chiudere la strada quando i buoi sono scappati.
Aggiungo poi un ulteriore elemento: sono stato a un convegno qualche giorno fa (erano presenti anche alcuni colleghi), dove un ricercatore ha fornito un dato che mi ha allarmato (me lo sono memorizzato, spero che non ci sia un errore): ogni anno in Piemonte sono in stato di abbandono - lo ha citato il collega Allemano - 10.000 ettari! Una parte di questo stato di abbandono automaticamente crea il dissesto idrogeologico. Automaticamente quello è suolo perso per 200 o 300 anni! Noi non possiamo disgiungere quegli elementi dall'aspetto di tutela e di pianificazione.
Detto questo, il Piemonte ha fatto un percorso in questi anni, perch nel 2011 il Piano territoriale regionale ha già individuato un contenimento: per tutti gli strumenti urbanistici futuri era prevista una percentuale; percentuale che io contesto, perché premiava quelli che avevano esagerato e penalizzava coloro che avevano fatto poco. Un piccolo Comune che era stato "parco" nella definizione del suo piano regolatore non riusciva neanche più a fare, forse, una casetta che serviva per la comunità! Quel Piano, dunque, aveva quel difetto.
Alcuni piani territoriali provinciali hanno definito, direi in forma più saggia, un contenimento. Io conosco di più il PCCP 2, quello della provincia di Torino, che va verso un contenimento radicale: ovviamente ogni espansione deve essere contenuta nell'ambito del suolo che è già stato intercluso o, perlomeno, in una parte di suolo che si è già urbanizzato.
La nostra legge n. 56 è stata modificata con un emendamento alla legge di semplificazione, che ci induce a portarci ad una limitazione del consumo di suolo fino a giungere all'obiettivo di consumo zero, che, a livello europeo, si è detto che dev'essere raggiunto nel 2050.
A livello nazionale c'è questa proposta di legge che è stata oggetto di un approfondimento particolare e che, ovviamente, crea delle preoccupazioni nei Comuni che noi condividiamo.
Questa legge ci impegna ad una riflessione che è frutto di questa mozione. Io illustrerò gli impegni che ci assumiamo o che chiediamo alla Giunta.
Il primo impegno che noi chiediamo è quello di attuare a livello normativo e di conseguenti atti amministrativi le politiche mirate al contenimento dell'uso del suolo, in indirizzo con quello che è il nostro programma e in indirizzo con quella che è la nostra legge.
Chiediamo alla Giunta di individuare, nella concertazione con tutti gli Enti interessati (Comuni, Province, Città metropolitane e Unioni di Comuni), quello che è lo strumento principale di definizione di tali politiche, tenendo conto che la legge n. 56 impone una pianificazione a livello territoriale, a livello di Unione di Comuni.
Chiediamo alla Giunta di impegnarsi ad individuate delle politiche per l'incentivazione della tutela del territorio sotto il profilo dell'abbandono e a sollecitare, a livello nazionale, una definizione metodologica di riferimento per il calcolo del consumo di suolo (perch abbiamo tre modi differenti di calcolare il consumo del suolo, e questo non va bene).
Per quanto concerne la legge - mi riferisco al disegno di legge n. 2039 chiediamo che la Giunta si faccia partecipe di un intervento a livello nazionale per inserire i provvedimenti e le procedure previste nell'ambito della legislazione urbanistica vigente. Quella norma ha due problemi, che semplifico: il primo è che prevede un meccanismo che però è parallelo ed estraneo con i meccanismi della pianificazione urbanistica, quindi con essa devono andarsi ad intersecare; il secondo, di fatto blocca e congela tutte le aree, anche quelle conformate, rispetto alle quali è partito, con diritto (per legge), un processo di iniziativa da parte dei Comuni e da parte dei proprietari di terreni.
Si chiede, altresì, che siano fatte salve le aree conformate, e che si attivi una forma di velocizzazione normativa per la riduzione del consumo di suolo quando attivata volontaristicamente. Perché c'è anche questo fenomeno: molti proprietari non vogliono più il terreno in area edificabile. Ovviamente, questo non può collidere con il disegno di pianificazione complessiva. Ma laddove è possibile, dobbiamo favorirlo con dei processi di pianificazione che non siano delle varianti, con i relativi tempi.
Veniamo al tema dei valori fondiari: quando parliamo di "aree conformate" ci riferiamo ad aree che i piani regolatori hanno individuato come "aree edificabili". Quando parliamo di "consumo del suolo" dobbiamo sempre ricordarci che non è limitato a quello, ma che è anche legato alle infrastrutture, che rappresenta il 70% del consumo di suolo.
Dunque, occorre risolvere il problema dei valori fondiari, cioè di questo incremento che è avvenuto nel tempo, per ripagare il danno altrimenti un processo di riduzione di aree edificabili in pancia a dei Piani regolatori che non servono più (perché abbiamo più case di quante ne abbiamo bisogno) non riusciremo a farlo.
Noi chiediamo che si individui una forma affinché laddove si crea una valorizzazione fondiaria (quindi si crea un plusvalore), una parte di questo plusvalore serva per due cose: per pagare il danno (chi ha pagato l'IMU, chi ha pagato la rivalutazione del 4% sugli immobili), oppure per chi ha comperato quel bene che era agricolo, lo ha pagato come edificabile e noi glielo lo facciamo tornare agricolo. Non possiamo nasconderci dietro il dito pensando che quel problema non sia da risolvere.
Quel problema va risolto: se riusciamo a farlo, riusciamo a contenere non gli appetiti, ma le esigenze imprenditoriali. La seconda cosa che deve andare a pagare quell'onere è il processo di bonifica. Perché se vogliamo ridurre il consumo del suolo dobbiamo intervenire sull'esistente, con la consapevolezza che l'esistente abbia dei costi molto elevati, soprattutto per la parte industriale, per la bonifica.
Per questo motivo abbiamo presentato questa mozione, che è composita.
Contiene molti elementi che avete anche citato voi: noi ci riconosciamo nel nostro atto di indirizzo, e quindi, ovviamente, lo voteremo, con la consapevolezza che la maggior parte dei vostri elementi sono compresi anche nel nostro (noi abbiamo detto qualcosa in più).



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Grazie, Presidente.
Brevemente, rispettando la consegna di qualche minuto, volevo intanto ringraziare i colleghi, perché il dibattito di questa mattina è stato pieno di spunti positivi, ma soprattutto pone l'accento su un tema sul quale non è più rimandabile considerare delle azioni.
Io volevo soltanto ricordare due questioni dal punto di vista tecnico la prima riguarda la differenza tra "consumo" e "utilizzo".
Quando impermeabilizziamo un suolo e lo cementifichiamo, noi consumiamo il suolo per sempre. Lo consumiamo anche rispetto alle future generazioni.
Ricordo a noi tutti che se il processo di cementificazione degli ultimi cinquant'anni fosse stato così anche prima, noi non saremmo qua a discutere di cementificazione o di consumo di suolo, perché il problema sarebbe già completamente risolto.
I dati regionali li ha ricordati il collega Rostagno: ricordo che in Italia la Pianura Padana ha il triste primato di essere la zona a maggior consumo di suolo di tutta l'Europa; non c'è in Europa una zona che abbia un consumo di suolo pari a quello della Pianura Padana.
Vorrei ricordare, anche a nome del collega Valmaggia, che condividiamo l'ordine del giorno della maggioranza, così come è stato esposto, credo anche da parte della Giunta.
Volevo ricordare un tema importante, che è quello dell'acqua.
Guardate che il suolo è una spugna, nel suolo abbiamo il più grande magazzino di acqua dolce che c'è sul pianeta. L'acqua non si trova soltanto nei ghiacciai, nei fiumi e nei laghi, ma soprattutto nel suolo. Lì abbiamo il vero magazzino di acqua dolce. Ogni volta che noi impermeabilizziamo un suolo, lo rendiamo incapace di svolgere la sua funzione di magazzino. Per questo velocizziamo l'acqua che scorre sul suolo, dopodiché i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Infatti bisogna che noi prendiamo in seria considerazione che gran parte dei disastri idrogeologici che avvengono nella nostra regione, come nel nostro Paese, sono il frutto delle politiche degli anni passati. Sono il frutto dell'impermeabilizzazione e della velocizzazione con cui scorrono le acque in modo superficiale. Questo è fondamentale per fare un ragionamento che non sia solo fermo alle contingenze.
Personalmente condivido il fatto che nella legge nazionale ci siano lo ha evidenziato prima il relatore della maggioranza - cose da migliorare su cui si può intervenire. Vorrei però che il nostro sguardo fosse un po' più ampio, che fosse rivolto ai nostri figli, ai nostri nipoti e alla modalità con cui noi creiamo il paesaggio di domani.
Chiudo dicendo che il paesaggio non lo celebriamo solo dal punto di vista della piacevolezza, ma lo vendiamo tutti i giorni con i nostri prodotti, prodotti agricoli che vanno in giro per il mondo. Ricordo il vino, che garantisce un export annuale di un miliardo di euro; ricordo che in tutti i prodotti che noi vendiamo, dal turismo, al vino e all'enogastronomia, c'è anche la bellezza e la qualità del nostro paesaggio. Ed è un valore tangibile, un valore economico, così come nei 230 mila ettari che abbiamo impermeabilizzato in questa regione ci sarebbero opportunità di posti di lavoro per imprese agricole che potrebbero dare per generazioni, lavoro non solo a quelli che ci lavorano, ma a tutto l'indotto.
Sappiamo benissimo che il settore agricolo dà un valore di indotto che è circa dieci volte superiore. E' con questa consapevolezza che possiamo vederla sotto tanti punti di vista diversi, ma una cosa è emersa: tutti siamo d'accordo che bisogna apporre una regola al consumo di suolo tendente ad eliminare il consumo di suolo per il futuro.
Ho sentito tutti dire che questo è un problema, quindi è condiviso: questa è una bella situazione.
L'altra cosa che non dobbiamo fare, e con questo finisco, è quella di usare la modalità del "benaltrismo", cioè di dire che sono ben altre le cose che bisogna fare per limitare il consumo, che bisogna intervenire in altri modi. Spesso, questa modalità finisce per essere un pretesto per non fare nulla.
Credo che sul non fare nulla ci siamo già applicati per diversi decenni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Il dibattito è concluso.
Passiamo ora ad esaminare gli atti d'indirizzo collegati.
Cominciamo esaminando l'ordine del giorno n. 546 "Consiglio straordinario 'Disciplina consumo del suolo' - Impegno della Regione per il sostegno delle politiche indirizzate al consumo di suolo 'zero'" presentato dai Consiglieri Mighetti, Andrissi, Batzella, Bertola, Campo, Frediani.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Il mio discorso risale a due ore fa, magari ci siamo dimenticati delle questioni.
Nell'ordine del giorno presentato dal Movimento 5 Stelle chiediamo alcuni impegni della Giunta regionale, nei confronti del Parlamento, per apportare delle modifiche alla proposta di legge nazionale.
In primo luogo, come ho già spiegato prima, la questione dell'iniziativa pubblica sulla rigenerazione. Chiediamo di definire, come unico promotore degli interventi di "rigenerazione delle aree degradate" il soggetto pubblico, il quale agisce in ragione di specifici bisogni diffusi della popolazione e delle imprese, allorquando i prezzi del mercato immobiliare subiscano incrementi tali da impedirne l'effettiva accessibilità al mercato immobiliare stesso.
Chiediamo che siano stabilite le modalità di valutazione e trasferimento dei diritti edificatori ora insistenti sul suolo non ancora impermeabilizzato e trasferibili, secondo progetti di riuso urbanistico, in aree urbanizzate e scarsamente utilizzate e degradate. Quindi un compendio per i proprietari dei terreni attualmente edificabili.
Chiediamo che sia riformulato il concetto di "compensazione" in tema di recupero e ripristino del terreno urbanizzato, partendo dal presupposto che le aree soggette a tali operazioni di ripristino del terreno naturale non potranno, nel breve periodo e forse neanche nel lungo periodo, assumere pari valore e produttività rispetto ai terreni agricoli vergini, non modificati.
Infine, chiediamo di eliminare dalla definizione di "superficie agricola naturale" il fatto che siano esclusi "i lotti e gli spazi inedificati interclusi già dotati di opere di urbanizzazione primaria", per evitare quella corsa all'urbanizzazione primaria che si sta verificando in questi giorni.
Penso che questi siano punti condivisibili, modifiche parziali che possono condurre ad un testo più organico. Va da sé che nella riorganizzazione della pianificazione una cosa la Regione deve farla, cioè fare dei piani regolatori che non siano per Comuni di 200 abitanti, ma piani regolatori per centri zona, per bacini di utenza in cui si possa fare perequazione urbanistica e non avere figli e figliastri di chi non pu costruire una villetta di un piano e chi può costruire ettari di capannoni vuoti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 546, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
Sia messo a verbale che il Consigliere Ravetti si è astenuto come il resto del Gruppo PD.
Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 547 "Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato" presentato dai Consiglieri Pichetto Fratin, Sozzani, Berutti, Graglia, Ruffino, Vignale, Porchietto.
La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Relativamente alla discussione di questa mattina, avevamo fissato tre punti, che sono fondamentali ai fini della corretta applicazione dell'eventuale legge nazionale, andando a integrarli secondo dei concetti che leggo velocemente: "L'articolo 4 della legge nazionale venga integrato prevedendo la possibilità che le Regioni definiscano le condizioni in base alle quali, con semplice atto ricognitivo" - e non con varianti urbanistiche - "possano dichiarare assolto l'obbligo di individuazione degli ambiti del riuso, senza necessariamente dover ricorrere a variante riconoscendo, quindi, quanto è già previsto, in tal senso, nei piani regolatori vigenti.
La proposta si è integrata con una disciplina attuativa, che consente ai Sindaci di dare esecuzione alle politiche di contenimento del suolo in materia coerente con i principi dell'ordinamento e la considerazione della concreta situazione pianificatoria esistente, evitando così di imporre all'ente locale politiche vincolanti senza strumenti per attuarle", quindi dando ai Sindaci questo tipo di possibilità.
"Le norme transitorie rispettino in egual misura i diritti acquisiti di tutti i titolari di aree interessate da previsioni conformative della proprietà, inserite nei Piani regolatori, per evitare contenziosi a carico non dell'Ente pubblico regionale o nazionale, ma dei Comuni, e soprattutto il venir meno del gettito dell'IMU. Ciò mediante l'adozione di norme perequative e di densificazione delle previsioni edificatorie in essere".
Termino dicendo che ho sentito quanto ha detto il collega Rostagno e su nove decimi di tale intervento, non possiamo che essere d'accordo. Se vi era un dubbio che il PD diventasse la Democrazia Cristiana, leggendo l'ordine del giorno presentato ne abbiamo la certezza, perché è alquanto annacquato, tale per cui ci sembra che le condivisioni del Consigliere Rostagno siano molto simili alle nostre.
Pertanto, visto che c'è un'unità di intenti, rimando un messaggio all'Aula, chiedendo se non sia il caso di trovare una condivisione unica con un ordine del giorno che vada nella stessa direzione, affinché ci sia un'unità di intenti.
Viceversa, voteremo il nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

E' stata richiesta una breve sospensione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.55, riprende alle ore 12.57)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Consiglieri Vignale e Sozzani hanno richiesto la votazione per appello nominale Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 547, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
Passiamo all'esame della mozione n. 548 "Strategia regionale in materia di consumo del suolo: concertazione con i territori e riconduzione nell'ambito della revisione delle norme urbanistiche" presentato dai Consiglieri Rostagno, Motta, Ottria, Monaco,Giaccone, Molinari, Conticelli, Allemano Gallo, Corgnati, Valle, Rossi, Ferrentino, Gariglio, Appiano, Barazzotto Grimaldi, Caputo, Boeti, Baricco, Accossato.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 548, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.59)



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