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Dettaglio seduta n.104 del 11/11/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 9.45 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione n. 619 presentata dal Consigliere Benvenuto, inerente a "Stazione Rigola-Stadio"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione n. 619, presentata dal Consigliere Benvenuto, avente ad oggetto "Stazione Rigola-Stadio".
La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore regionale

In merito all'interrogazione consiliari avente ad oggetto "Stazione Rigola-Stadio", il Settore Investimenti Trasporti e Infrastrutture evidenzia quanto segue: la stazione oggetto di interrogazione si trova sulla linea ferroviaria Torino-Ceres, subito prima della fermata Madonna di Campagna in direzione Torino per quanto riguarda la fermata Rigola, la stessa risulta già attiva e funzionante, per cui l'incremento delle fermate dei treni è determinato dal modello di esercizio che si intende adottare. A tale proposito, si coglie la sollecitazione degli interroganti in ordine alla possibilità di coinvolgere enti locali e altri soggetti sul territorio, per studiare la domanda di trasporto, anche solo da un punto di vista potenziale valutando, di conseguenza, la possibilità di una revisione della vigente programmazione dei servizi ferroviari all'interno della zona oggetto dell'interrogazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Benvenuto, che interviene in qualità di Consigliere per la replica.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore Pentenero per la risposta.
La stazione Rigola si trova al confine tra Venaria e Torino, ed è una linea ferroviaria che ha solo due corse giornaliere. Nell'interrogazione chiediamo - e la Regione ha dato una risposta che condividiamo - il coinvolgimento degli enti competenti, per poter rilanciare la linea ferroviaria Torino-Ceres, o - nel caso - revisionare e magari chiudere quella stazione.
Si tratta, infatti, di una stazione che viene considerata, soprattutto dalla cittadinanza di Venaria, uno spreco, derivante dai Mondiali di calcio del 1990.
Grazie.


Argomento: Pari opportunità

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 567 presentata dai Consiglieri Porchietto, Berutti, Ruffino, Sozzani e Vignale, inerente a "Situazione camerate femminili nelle caserme VVF di Torino e provincia Istanza alla Consigliera di Parità"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 567.
La parola alla Consigliera Porchietto per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Presidente, in realtà, più che illustrare l'interrogazione, che è lunga e dettagliata e credo che l'Assessore abbia avuto modo di vederla, svolger due riflessioni.
Tra l'altro, ringrazio l'Assessore perché so che si è attivata trattandosi di un'interrogazione indifferibile ed urgente del 14 luglio che stava diventando ormai alquanto latente.
Ritengo sia importante, e spero che questo sia stato fatto, sicuramente dall'Assessore ed anche dagli Uffici, tenere in considerazione tutti i passaggi di quest'interrogazione, perché questa nasce, in primis, da un'istanza, per capire il motivo per cui la Consigliera di Parità, ad oggi non ha ancora immaginato di prendere in carico tale situazione.
Si tratta di una situazione delicata anche dal punto di vista della sicurezza, e non solo - chiaramente - del fatto che delle persone svolgono anche in modo volontaristico, oltre che professionale, un lavoro sicuramente pericoloso come quello del Vigile del Fuoco, in caserme dove la presenza femminile è sicuramente circoscritta a poche unità, ma deve sottostare ad una serie di condizioni (di sicurezza, di rapporti sociali ed anche di privacy) che nulla hanno a che vedere con le normali ed elementari regole applicate negli altri posti di lavoro.
Poiché ci si è appellati alla Consigliera di Parità anche con istanze formali, ma non è mai pervenuta alcuna risposta, considero importante capire se l'Assessore e il Presidente della Giunta vogliono farsi carico di questa situazione ed eventualmente (mi permetto di dirlo in questa seduta) fare un incontro, per capire quali sono le necessità, in un ambito molto delicato, che oggi è quello dei Vigili del Fuoco, ma domani potrebbe chiamarsi in altro modo.
Si tratta di ordinarie norme e regole base di sicurezza e giusta convivenza tra lavoratori di sesso diverso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Ho letto con attenzione l'interrogazione e devo dire che è importante un intervento delle Istituzioni, che metta in campo o quantomeno inviti al rispetto di buone norme di comportamento civile, al di là del tema.
Ci spiace dover dire che presso l'ufficio della Consigliera di Parità nemmeno quella provinciale (abbiamo fatto una verifica) - è mai pervenuta una istanza.



(Commenti della Consigliera Porchietto)



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Comprendo, però - pur essendoci stato un periodo di vacatio nel passaggio dall'avvocato alla nuova Consigliera di Parità - negli Uffici non risulta esserci nulla.
Ho fatto un'ulteriore verifica anche presso gli Uffici del mio staff ma anche al mio Assessorato non risulta essere pervenuta alcuna istanza tant'è che apprendo la notizia solo attraverso l'interrogazione.
Faremo un'ulteriore verifica o, per accelerare i tempi, se gentilmente si mettono in contatto con la mia Segreteria, cercheremo di ricostruire quanto è successo, perché - ripeto - non è stata trovata nessuna carta ufficiale che ci permetta di affrontare il tema.
Pertanto, anche per agevolare il passaggio da una Consigliera di Parità all'altra, se si rivolgono alla mia Segreteria, cercherò di affrontare il tema nel più breve tempo possibile, condividendo il senso dell'interrogazione.
Grazie.


Argomento: Edilizia scolastica

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 684 presentata dal Consigliere Benvenuto, inerente a "Procedure di gara per assegnazione provvisoria dei lavori relativi al bando 2015 edilizia scolastica"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 684.
La parola al Consigliere Segretario Benvenuto, che interviene in qualità di Consigliere, per l'illustrazione.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Penso che in merito a quest'interrogazione ci sia un problema con gli Uffici, in quanto l'ho protocollata l'8 ottobre, ma l'ho ritirata il giorno successivo.
Se posso permettermi, per velocizzare i tempi (so che l'Assessorato ha risolto il problema e questo è un fatto positivo), vorrei segnalare che quando si parla di mutui e ci sono le imprese che devono partecipare a una gara, devono stipulare una fideiussione (questo non riguarda esclusivamente la Regione, ma anche i Ministeri coinvolti, per quanto riguarda i bandi sull'edilizia scolastica), perché fare una gara costa e pertanto, la mancanza di comunicazioni del Ministero, inizialmente, e magari i pareri contrastanti della Regione, hanno creato un po' di disagio.
Possiamo dire che, prolungando i termini al 30 dicembre, il problema è ampiamente risolto.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Ringrazio per l'onestà con la quale è stato rappresentato il tema.
Vorrei, però, spiegare che l'ente Regione ha svolto ogni passaggio rispettando una tempistica precisa e anche molto cogente, quindi molto stretta nella definizione dei tempi.
Il protrarsi della possibilità di avviare i lavori non è stato determinato dalla Regione Piemonte. Peraltro, avendo scelto di programmare l'attività su tre annualità, è evidente che questo creerà ulteriori problemi sulle annualità successive.
In ogni caso, questo è il dato reale e ringrazio per aver compreso la situazione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 688 presentata dal Consigliere Benvenuto, inerente a "Dr. Fischer di Alpignano, quali strategie per evitare chiusura?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 688 presentata dal Consigliere Benvenuto.
La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Dr. Fischer è un'azienda che stiamo monitorando da oltre un anno e fa parte del Gruppo Dr. Fischer Groupe GMBH e produce lampade alogene e a incandescenza cosiddette "speciali", destinate al mercato degli elettrodomestici.
Tale settore risulta prevalentemente caratterizzato da una profonda crisi della domanda che sta riversando insostenibili effetti negativi e di sostanziale paralisi dei prezzi di vendita dei prodotti dell'azienda, in modo particolare, sta determinando una generalizzata riduzione della domanda di mercato delle lampadine speciali, che oggi è l'unica produzione dello stabilimento di Alpignano (quindi, c'è anche la necessità di diversificare la produzione all'interno dell'azienda).
Alla situazione descritta, da settembre 2014, si è aggiunta la perdita del principale cliente, che rappresentava il 40% del fatturato.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che, a causa della concorrenza cinese che immette sul mercato prodotti, seppur di minore qualità, con una concorrenza non sostenibile da un punto di vista del mercato, la marginalità dei prodotti è costantemente diminuita negli ultimi anni e ha portato a forti perdite di esercizio, a partire dal 2012.
A fronte della situazione aziendale sopra esposta, l'azienda già l'anno scorso aveva messo a punto un piano di risanamento della struttura aziendale, teso al riequilibrio dei fattori produttivi, economici e organizzativi; il piano prevedeva l'utilizzo degli ammortizzatori sociali fra cui la CIGS per crisi aziendale per 12 mesi, che verrà a scadere il 21 dicembre 2015.
Purtroppo, nonostante le azioni poste in essere dall'Azienda il piano di risanamento non ha dato i risultati attesi, quindi la Dr. Fischer Italy S.r.l., in data 14 ottobre 2015, ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per cessazione dell'attività produttiva.
La normativa sull'utilizzo degli ammortizzatori sociali non prevede possa essere utilizzato un ulteriore periodo di CIGS per crisi aziendale.
Inoltre, in base alle tempistiche previste dalla normativa vigente sulle procedure di licenziamento collettivo, la procedura è ancora nella fase sindacale; quindi, auspicando e cercando di lavorare perché possa non interrompersi la trattativa che ad oggi risulta interrotta, cercando di far sì che nulla di intentato possa essere messo in atto, sapendo che malgrado un mercato che ha rinnovato sicuramente la sua impostazione in questi anni potrebbero esserci eventuali acquirenti, che però devono incontrare la soddisfazione da parte del gruppo Dr. Fischer.
Siamo in questa fase di tentativi di ripresa della contrattazione sindacale, che ovviamente ha elementi di delicatezza e di difficoltà.
In questi giorni abbiamo incontrato le organizzazioni sindacali e nel frattempo continuiamo con la messa in atto di tutto quello che possiamo fare, perché il tavolo riprenda il proprio lavoro.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Pentenero.
La parola al Consigliere Segretario Benvenuto, che interviene in qualità di Consigliere per la replica.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per la risposta.
Chiaramente, chiedo che la Regione monitori la situazione dell'azienda perché ci sono 62 dipendenti coinvolti, ma su questo, parlando con alcuni dipendenti, so che da parte della Regione c'è un buon riflettore acceso.
Quindi, ringrazio per la risposta.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 628 presentata dai Consiglieri Valetti, Bertola e Frediani, inerente a "Accessibilità disabili ai servizi ferroviari"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 628.
L'Assessore Pentenero è stata delegata per la risposta.
La parola alla Consigliera Frediani, per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione si chiedono delle informazioni in merito all'accessibilità disabili ai servizi ferroviari.
L'attuale procedura utilizzata da Trenitalia per venire incontro alle esigenze degli utenti disabili e a mobilità ridotta richiede la prenotazione dell'assistenza con 48 ore di anticipo e non è disponibile presso tutte le stazioni e fermate ferroviarie.
Nel corso degli ultimi anni le stazioni e fermate di nuova costruzione o ammodernate hanno adeguato i marciapiedi ad un'altezza dal piano del ferro definita da standard internazionali e corrispondenti a quella di tutti i convoglio con l'accesso privo di gradini e altre barriere architettoniche.
Questa procedura non ha riguardato molte delle stazioni, per cui risulta ancora necessaria la prenotazione anticipata a cui si accennava prima.
La messa a norma di tutte stazioni ancora in utilizzo richiederebbe costi ingenti da parte dell'ente pubblico e/o gestore dell'infrastruttura nonché eventualmente da parte dei Comuni su cui insiste la presenza della stazione o fermata.
Esistono sul mercato dei convogli che sono già attrezzati per consentire l'accesso dei disabili attraverso delle piattaforme che si possono sollevare per consentire l'accesso al disabile sul treno.
Inoltre, esiste la possibilità di installare questa tipologia di piattaforma su alcuni dei convogli più moderni che attualmente sono in uso sulla rete piemontese.
Questa interrogazione è volta a sapere se sia nelle intenzioni della Regione provvedere a risolvere la problematica relativa al trasporto di persone a mobilità ridotta adeguando le stazioni, dove ovviamente sia possibile, oppure attrezzando i convogli utilizzando queste piattaforme atte allo scopo, nonché provvedere per i futuri acquisti di materiale rotabile ad individuare o richiedere convogli che siano già attrezzato per il caricamento dei disabili.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola all'Assessore Pentenero, che risponde per l'Assessore Balocco, per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
L'articolo 34 della LR 14/2006 ha stabilito che la Regione agevola l'utilizzo dei servizi di trasporto ferroviario da parte dei soggetti diversamente abili, attraverso attrezzature e opere di abbattimento delle barriere architettoniche, assegnando alle aziende che gestiscono le infrastrutture ferroviarie contributi in conto capitale per interventi volti a favorire l'accessibilità alle stazioni.
A tale scopo, la Regione Piemonte ha assunto un impegno complessivo pari a 4.000.000,00 di euro e stipulato convenzioni con RFI S.p.A. per dare attuazione ai disposti della LR 14/2006. Tali convenzioni prevedono il cofinanziamento per la realizzazione di percorsi tattili, posa di piattaforme elevatrici e innalzamento dei marciapiedi di stazione, al fine di agevolare l'accesso ai treni anche alle persone con ridotta capacità motoria; attualmente tali interventi, di seguito descritti, risultano in parte ultimati e in parte in corso di ultimazione.
Gli interventi, relativi al completamento di percorsi tattili, alle piattaforme elevatrici, al piano di calpestio dei marciapiedi per agevolare l'accessibilità ai treni ed adeguamento accesso al primo marciapiede, alla fornitura in opera di sedute e fornitura in opera di pensiline e sedute sui marciapiedi per favorire l'attesa dei treni, sono avviati in numerose stazioni all'interno della nostra Regione. Poi, fornirò l'elenco alla Consigliera, così avrà una puntuale specificazione rispetto alle cinque tipologie di intervento che prima evidenziavo.
Sentita la società RFI S.p.A., gestore della rete infrastrutturale, la stessa ha comunicato che attualmente sono in corso di attuazione ulteriori interventi di riqualificazione per eliminare le barriere architettoniche e migliorare l'accessibilità nelle stazioni ferroviarie. I lavori programmati e avviati nel 2014 da Rete Ferroviaria Italiana, saranno conclusi entro il 2017, con un investimento in Piemonte di oltre dieci milioni di euro, nelle stazioni di Torino Porta Nuova, Lingotto, Vercelli Novara e Fossano.
In particolare, per rendere più fruibili le stazioni anche alle persone a ridotta mobilità e con disabilità è previsto l'innalzamento dei marciapiedi a 55 centimetri (un dettaglio rispetto a quanto dicevo prima) per facilitare l'entrata e l'uscita dai treni.
Con riferimento ai nuovi convogli ferroviari, la Regione Piemonte ha già provveduto all'acquisto di n. 22 nuovi treni (19 "Minuetto" e 3 "Coradia"), attualmente in uso sulle linee ferroviarie in concessione (Torino-Ceres e Canavesana), idonei a consentire l'accesso ai treni da parte delle persone disabili e compatibilmente con le future disponibilità finanziarie. Gli ulteriori treni che saranno acquistati in proprietà regionale dovranno ottemperare i medesimi requisiti che sono stati identificati per i treni che sono stati acquistati in questa fase.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.11 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



(La seduta ha inizio alle ore 10.17)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Balocco, Baricco, Caputo, Ferrari Ferraris, Ferrero e Reschigna.
Non è presente l'Assessore Parigi.


Argomento: Diritto di asilo - Profughi

"Sistema regionale di accoglienza dei richiedenti asilo" presentata dai Consiglieri Marrone, Vignale, Berutti, Pichetto Fratin, Bertola, Gancia Benvenuto, Ruffino, Porchietto, Graglia e Sozzani (collegato ordine del giorno n. 535)


PRESIDENTE

Procediamo con i lavori del Consiglio straordinario, inerente a "Sistema regionale di accoglienza dei richiedenti asilo", di cui al punto 2) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Presidente, come già accennato, volevo chiedere l'inserimento di ordine del giorno già presentato e che è attinente.



PRESIDENTE

Nel pomeriggio, Consigliere Marrone. Durante l'apertura, non straordinaria ma ordinaria, può fare la richiesta.



MARRONE Maurizio

Però per argomento è collegato al tema di questa stamattina, al Consiglio straordinario.



PRESIDENTE

Allora prego; dica.



MARRONE Maurizio

Si tratta di un ordine del giorno il cui oggetto è "Revoca della deliberazione della Giunta regionale 5 agosto 2015, n. 3-2013 Piano regionale per l'accoglienza dei flussi non programma di cittadini extracomunitari 2014-2020".
Ovviamente, essendo un atto di indirizzo che riguarda il dibattito della mattina, chiedo che possa esser emesso in votazione contestualmente a questa convocazione di seduta.



PRESIDENTE

Verrà messo in votazione come atto d'indirizzo collegato.
Grazie, Consigliere Marrone.
Procediamo con l'illustrazione della richiesta di Consiglio straordinario.
La parola al Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
La volontà di richiedere un momento di dibattito del Consiglio regionale dedicato proprio al tema dell'accoglienza dei profughi o, per essere più precisi, dei richiedenti asilo, risponde ad una motivazione molto chiara, risponde alla necessità di riportare al centro del dibattito politico un tema che ha ripercussioni davvero pesanti sui territori, sulla quotidianamente della cittadinanza piemontese ed anche sulla vita degli stessi immigrati.
E' un tema che non può più essere liquidato come emergenziale e quindi, di stretta pertinenza della Giunta e degli Uffici, perché in realtà pone degli interrogativi politici di natura strategica.
Ritenevamo, quindi, dovesse approfondito anche in sede di Aula legislativa. Questo lo diciamo perché dobbiamo ricordare che c'è un primo atto già assunto da questa Giunta regionale, una delibera approvata dalla stessa in agosto, che poneva degli obiettivi che noi riteniamo non siano stati raggiunti.
Si partiva da un presupposto reale, cioè l'assenza di un ruolo istituzionale delegato della Regione Piemonte, in termini di gestione di questa emergenza da un punto di vista logico piuttosto che sociale, perch è vero che a gestire, dal punto di vista del Ministero dell'Interno e poi dei suo organi decentrati, delle Prefetture piemontesi, fino ai Comuni con il sistema SPRAR, questo doppio canale non ha mai visto un protagonismo della Regione Piemonte.
Avevamo appreso con piacere che la Regione decidesse di non sottrarsi a questa responsabilità, nella misura in cui riteniamo che il doppio binario cui accennavo prima - non sia di per sé rispettoso delle istanze del territorio, perché se da un lato abbiamo una Prefettura - o le Prefetture che vanno ad emettere dei bandi che sono, sì, di evidenza pubblica e quindi dovrebbero garantire trasparenza, meritocrazia e assenza di affari poco puliti nel ghiotto business dell'accoglienza profughi, dall'altra parte è anche vero che non contempla minimamente un coinvolgimento diretto delle Amministrazioni comunali dei nostri territori, perché il rapporto è direttamente tra le Prefetture e gli Enti; Enti che, voglio ricordare, sono strettamente privati, quando non addirittura ai limiti dell'imprenditorialità nell'ambito dell'assistenza, e che di fatto, una volta che hanno vinto i lotti nei quali le Prefetture dividono la distribuzione dei flussi dei richiedenti asilo, a quel punto, se un Comune ha la del tutto fortuita occasione di ospitare una struttura, magari addirittura allocata dopo la vittoria del bando.



(Commenti in aula)



MARRONE Maurizio

Questo è un altro aspetto abbastanza assurdo: una struttura di uno degli enti, delle associazioni e delle cooperative che ha vinto l'appalto dell'accoglienza profughi, allora quel Comune si prende decine di immigrati, magari addirittura di più, per esempio le centinaia della Croce Rossa al Centro Fenoglio di Settimo, e non ha alcuna voce in capitolo per impedirlo, deve semplicemente subire questa decisione.
C'è poi il canale dello SPRAR, ovvero del sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, che è un canale strettamente diretto da Ministero dell'Interno e Amministrazioni comunali - in questo caso le Prefetture non c'entrano - e allora si tratta di progetti che vengono attivati sempre e sostanzialmente con le medesime cooperative e associazioni, ma dai Comuni, che almeno in questo caso possono mantenere un controllo su quello che è il flusso di accoglienza sostenibile o meno. In questo caso, però, si presentano altri problemi, che sono quelli di trasparenza e meritocrazia, perché per anni, purtroppo, abbiamo dovuto assistere.
Parlo soprattutto dell'esperienza del Comune di Torino che, in quanto capoluogo, con una capienza di oltre 500 immigrati, credo che possa essere davvero l'esempio principe: ha per oltre due anni assegnato i servizi di accoglienza degli immigrati richiedenti asilo con affidamenti diretti senza evidenza pubblica e dunque con un'assoluta discrezionalità politica dell'organo esecutivo e quindi politico e monocolore che governa il Comune (in questo caso, ovviamente il centrosinistra), con la conseguenza di aver assegnato, guarda caso, anche flussi di profughi a realtà - mi viene in mente Terra del Fuoco - che sono particolarmente politicizzate, avendo addirittura i vertici associativi che sono i medesimi di organi di rappresentanza partitica (per esempio di Sinistra Ecologia Libertà, in questo caso).
Una realtà, come appunto Terra del Fuoco, è stata oggetto per oltre un anno di relazioni impietose non del Consigliere Marrone, bensì dei servizi sociali della Città di Torino, che evidenziavano "l'accoglienza" (chiamiamola così, tra virgolette) di questi immigrati in alloggi senza agibilità e senza abitabilità, in certi casi privi di utenza elettrica, di gas e di riscaldamento per mesi, privi di servizi igienici adeguati, privi di aspirazione fumi nelle cucine, in certi casi addirittura privi di finestre ed infissi, perché noi di questo stiamo parlando, e questo è scritto in relazioni dei servizi sociali.
Questo è un sistema che evidentemente non funziona; non funziona perch manca il coordinamento politico di un'emergenza simile, che parte anzitutto da una visione politica che noi, ovviamente, in questo caso non condividiamo, ovvero che la soluzione per queste masse di disperati sia l'accoglienza indiscriminata sul nostro territorio, a prescindere da qualunque valutazione concreta e pragmatica della sostenibilità di quest'accoglienza, perché non si va a valutare a monte quali sono gli oggettivi flussi di cui il nostro Paese possa farsi carco in termini di assistenza, di integrazione occupazionale, di integrazione abitativa, in un momento - voglio ricordare - in cui i nostri Comuni non riescono a garantire questi servizi nemmeno alla cittadinanza italiana, magari quegli stessi cittadini italiani che per generazioni hanno pagato i tributi che dovrebbero andare a finanziare i servizi di cui oggi, in crisi economica chiedono e hanno bisogno.
Questo governo, a prescindere da qualunque valutazione sulla sostenibilità dell'accoglienza, ha invece trasformato quella che doveva essere una gestione dell'emergenza dei naufragi in mare in una specie ahimè, addirittura scavalcando l'Unione Europea in questo - di servizio taxi di sostegno agli scafisti che trattano come fossero merce e schiavi gli esseri umani, avendo addirittura aumentato gli sbarchi, che rimangono quasi costanti e addirittura adesso con lievissimi cali, nonostante si sia aperto un enorme corridoio (lo sappiamo benissimo) via terra da est, il che vuol dire che i flussi stanno, probabilmente al di fuori del nostro controllo, ampiamente aumentando, con un'onda che si sta raccogliendo nei Paesi dell'Est Europa e, prima o poi, quando alla fine la democratica e progressista Germania chiuderà, al netto di tutte le finte promesse che ha elargito via etere a tutto il globo, i propri flussi di accoglienza, si ritroverà con una specie di riflusso davvero quasi marino a schiumare in tutti gli altri Paesi che circondano la Germania, a partire dal nostro, che ovviamente non è aiutato a livello geografico.
Di fronte a uno scenario simile, con gli analisti internazionali che dicono che le crisi, in particolare quella mediorientale e quella nordafricana, rischiano di durare vent'anni, con dei contesti demografici che superano di più volte tutto quello che è l'attuale sistema demografico europeo, noi ci ritroviamo a dover affrontare una sorta di invasione autosponsorizzata delle istituzioni del nostro Paese, con delle ricadute e qui è il punto che dovrebbe riguardarci, parlando di Piemonte - veramente pesanti.
Noi ci ritroviamo, tornando alla delibera che citavo all'inizio, a un atto politico esecutivo della Giunta che dice che l'attività che la Regione Piemonte si vuole ricavare all'interno del tavolo di coordinamento messo su dalla Prefettura di Torino è sostanzialmente quella di reperimento di strutture per l'attivazione degli hub regionali.
Vorrei ricordare che, al momento, sono state individuate (così abbiamo letto sui giornali) due strutture: il Centro Fenoglio di Settimo e il Castello di Annone in Provincia di Asti. Tuttavia, da quello che ci risulta, la seconda ipotesi (quella astigiana) non è adeguata a livello strutturale e quindi richiede davvero parecchi lavori di adeguamento, che saremmo curiosi poi di capire chi dovrà pagare; dall'altra parte, il Centro Fenoglio di Settimo, lungi dall'essere diventato un hub, è oggettivamente un centro SPRAR e quindi un centro di assistenza comunale di secondo livello, non un centro logistico di smistamento, che viene di fatto utilizzato come hub nonostante non abbia evidentemente le qualifiche, ma soprattutto non abbia proprio il riconoscimento di hub, che è stato utilizzato per riempirsi come polmone straordinario dell'estate con una tendopoli provvisoria che poi è stata smontata e quindi è tornato a essere la struttura SPRAR di prima, tra l'altro dello SPRAR di Torino, neanche di Settimo, nonostante sia a Settimo.
Vado a concludere illustrando nel merito anche l'ordine del giorno evidenziando che questo ruolo di reperimento delle strutture, di fatto durato mesi, non ha funzionato; dall'altra parte, la sensibilizzazione dei territori e la collaborazione con gli Amministrazioni locali non c'è stata.
Al riguardo, vorrei citare la situazione di Villar Pellice, dove di fatto l'Amministrazione comunale ha subito una decisione presa da Prefettura Regione (proprietaria della struttura albergo Crumière) e Diaconia Valdese (assegnataria dell'accoglienza profughi), senza raccogliere quelle che erano le istanze e le segnalazioni non ideologiche, ma del tutto pragmatiche e amministrative del Sindaco di Villar Pellice, il quale evidenziava l'impossibilità, in termini di servizi, di sostenere un flusso simile di accoglienza, in termini di trasporti, in termini di welfare, in termini di logistica, senza contare che peraltro, con questa dottrina del ripopolamento dei borghi montani, si va a imporre delle comunità del tutto aliene di stranieri in Comuni o addirittura in borgate di Comuni dove i residenti italiani che stanno lì da generazioni sono magari poco più del doppio (o magari addirittura poco meno del doppio, come nel centro Villar Pellice) degli ospiti, creando delle inevitabili tensioni sociali e culturali.
Questo per dire che, in realtà, noi chiediamo una revoca di questa delibera di Giunta, da una parte per il non raggiungimento degli obiettivi e, dall'altra, per l'insostenibilità della linea tracciata. Soprattutto - e su questo chiederei un minimo di attenzione da parte dei colleghi - non si dice "no, punto", perché qua nessuno si vuole nascondere rispetto all'oggettiva drammaticità del fenomeno migratorio che ci sta riguardando ma si chiede di avviare un reale confronto, anche in Consiglio, anche con le Commissioni, che non vada a commentare ex post, a posteriori, quelle che sono le decisioni della Giunta, ma ci sia un coinvolgimento delle Commissioni competenti e di tutti i soggetti, partendo per esempio anche dal CAL in rappresentanza dei Comuni, prima di adottare le linee di indirizzo.
Questo, infatti, è un piano che va addirittura fino al 2020 ed è stato confezionato ad agosto dalla Giunta Chiamparino. Un piano così strategico e così impattante sul welfare, sulla cultura e sull'identità dei nostri territori non può essere "scippato" dall'Aula legislativa del Consiglio regionale. Bisogna ritornare nelle Commissioni, bisogna decidere quali sono questi indirizzi, bisogna veramente consultare e ascoltare i Sindaci per ripartire da zero.
Se voi avrete questo coraggio, noi non ci sottrarremo nascondendoci dietro slogan. Se invece si decide di andare avanti con un braccio di ferro, sappiate che ci troveremo a cavalcare le proteste legittime dei territori contro questa inopinata, irrazionale e insostenibile invasione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marrone.
La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Non possiamo che prendere atto dell'attenta relazione che ha fatto il collega Maurizio Marrone, sostenere i suoi pensieri e anche le premesse che ha ampiamente evidenziato in questa breve presentazione: stante il tema infatti, 12 minuti sono comunque brevi per chi è stato primo firmatario di un'iniziativa all'interno di quest'Aula che vuol essere un momento di attenta riflessione e valutazione di un tema delicato, su cui auspico che quest'Assemblea non colga ancora una volta l'occasione per strumentalizzare ciò che in questo momento la rappresentanza del centrodestra - in questo caso come Forza Italia a sostegno di Fratelli d'Italia, ma poi lasceremo chiaramente alla Lega Nord lo spazio di intervenire - ha posto.
Maurizio Marrone ha evidenziato una serie di lacune che ci sono, sia dal punto di vista legislativo sia da quello operativo, che toccano la Regione ma in primo luogo la Città e l'area metropolitana di Torino. E non stiamo parlando di "sentito dire", ma di dati oggettivi.
Oggi chiediamo quindi a quest'Aula, e in particolare alla maggioranza di poter svolgere un ragionamento serio e concreto e di fare attente valutazioni; ma soprattutto auspichiamo che la Giunta, in modo responsabile e consapevole, prenda atto di quella che è stata un'iniziativa che ad oggi non ha portato i risultati che doveva portare, del fatto che l'istanza proposta oggi dal centrodestra è quella di rimettere al centro dell'attenzione la discussione nelle Commissioni a questo preposte, della necessità di evitare nuovamente - mi permetto di dire - di ritrovarci con degli organi di stampa che evidenziano dei risultati sicuramente brillanti però ottenuti su comunità molto piccole, ma si dimenticano di tutto quello che sta accadendo a livello regionale, in ambiti urbani e non, che portano i cittadini italiani ad essere fortemente preoccupati, non tanto e non soltanto di un'immigrazione fuori controllo, ma della capacità di garantire loro, che sono appunto cittadini italiani, le giusta rappresentanze e le giuste istanze che hanno proposto alle Amministrazioni locali e regionali.
Questa mattina abbiamo la fortuna di avere presente l'Assessore Cerutti. So che il Presidente non potrà essere in Consiglio se non nel pomeriggio, ma auspichiamo che anche il Presidente, eventualmente più tardi, possa fare una riflessione su questo ambito, perché è importante che condivida un percorso che avverrà qui all'interno dell'Aula. Questa mattina chiediamo quindi una riposta all'Assessore, senza assolutamente immaginare che questa nostra iniziativa sia letta come strumentale in forza di una diversa appartenenza politica, perché ambisce ad essere veramente un momento di confronto, di presa d'atto di situazioni che sono a dir poco imbarazzanti - rispetto a ciò che diceva anche precedentemente Maurizio Marrone - per chi ha una rappresentanza partitica e politica e contestualmente vuole parimenti rappresentare, all'interno di questo sistema, dei soggetti che economicamente stanno traendo anche beneficio da queste iniziative.
Aspettiamo di sapere come l'Assessore vorrà procedere in questa mattinata, che dovrà essere di contenuto, di dibattito, ma soprattutto di una presa di posizione forte da parte della Giunta, che riporti nelle Commissioni la giusta discussione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Porchietto.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Sul tema dei richiedenti asilo abbiamo già fatto diversi interventi anche straordinari, del Consiglio e non vediamo esaurirsi la questione.
Il fatto che ribadisco in primis è che questa non è una competenza regionale e quindi per certi versi l'unico ruolo che può avere la Regione in questo discorso è quello di provare ad organizzare un po' meglio il funzionamento di uno dei due poli dell'accoglienza per i richiedenti asilo cioè quello comunale e quello gestito - appunto, a livello comunale - da tutta la parte di Associazioni e di Enti benefici che supportano sul territorio l'accoglienza. Per fare questo, ovviamente, ci vogliono fondi e i fondi sono quelli del FAMI (Fondo europeo per la migrazione e l'integrazione), che però al momento è in fase di programmazione. Ad oggi quindi, il ruolo della Regione è nullo.
E anche il piano che è stato presentato quest'estate è un piano che di concreto presentava poco. Tutto sommato, cioè, è un piano per il momento ad impatto nullo, in quanto mancano sia gli strumenti per provare a darvi attuazione sia, per esempio, un'idea chiara sul tema del ripopolamento delle borgate alpine. Ma se non siamo capaci di farle ripopolare di cittadini piemontesi, di quelli che le stanno abbandonando per le problematiche economiche, prettamente economiche, che pongono i territori montani.
Non sono solo le borgate alpine ad essere oggetto di spopolamento: sono interi territori montani, compresi paesi; e non borgate.
La questione, quindi, è parte di un tema più ampio della struttura anche economica, del nostro territorio, per cui vedo molto difficile pensare di poter "spedire" persone che non hanno alcuna esperienza di come funzionano le cose sul nostro territorio; e quindi vorrei per esempio vedere che tipo di insediamento potrebbe essere quello di profughi in una borgata in montagna. Dall'altra parte, il problema è quello di un sostanziale disordine, di nuovo, di tutto l'apparato istituzionale che sta seguendo questo tema.
Dal lato nazionale, infatti, abbiamo una gestione fatta giorno per giorno, che spesso comunica con neanche 12 ore di anticipo alle Prefetture sul territorio l'arrivo di profughi in quelle zone, per cui poi queste si devono attivare per andare a raccordare offerta di ospitalità nell'area con il numero di profughi che stanno arrivando in breve tempo. Dall'altro lato abbiamo i Comuni che non fanno proprio parte del circolo organizzativo dell'accoglienza dei profughi in quanto, per quel che riguarda i richiedenti asilo, appunto, ci si basa sulle parti sociali che a questo problema si dedicano e che si rapportano direttamente con il Governo centrale.
C'è quindi un significativo problema di coordinamento istituzionale, in cui si inserisce sicuramente l'attuale disordine istituzionale, tra riorganizzazione delle Province (in particolare, poi, nella Regione Piemonte dissestata economicamente e senza particolari velleità di investimento) e Comuni anch'essi in difficoltà economiche e in problematiche riorganizzative legate nuovamente alla Delrio e a quanto prima già costruito a seguito dello smantellamento delle precedenti forme di Unioni di Comuni (le Comunità montane e collinari) al fine di passare alle Unioni di Comuni, attraverso un guado che sostanzialmente è ancora da attraversare.
In questa cornice diventa difficile affrontare il tema dei profughi che peraltro non è grave come in altri Paesi. Ribadisco infatti che ci sono Paesi che hanno un impatto, in termini di richieste di asilo, ben più alto pensiamo alla Svezia, con oltre l'8% di profughi richiedenti asilo mentre noi in quest'elenco non siamo neanche terzi o quarti.
D'altro canto, usiamo invece lo strumento dei profughi a livello nazionale nei rapporti con l'UE, per ottenere un ulteriore allargamento dei vincoli economico-finanziari che stanno strangolando il nostro Paese e che noi scelleratamente abbiamo accettato senza particolari negoziati.
Dico tutto questo per dipingere un quadro che è esemplificativo di come si affrontano le questioni in Italia. Questo problema lo abbiamo davanti da vent'anni; è parecchio che si sa della combinazione tra bomba demografica africana, problemi di sviluppo e crisi della cooperazione. E' noto che le crisi anche geopolitiche della zona africana e mediorientale avrebbero portato a ondate di richiedenti asilo, eppure, come al solito, ci siamo strutturati solo quando l'emergenza è diventata cogente, per cui si è visto aumentare di più del doppio l'afflusso dei richiedenti asilo, per quanto in percentuale complessiva, questo sia un problema tutto sommato contenuto rispetto al quadro complessivo delle migrazioni.
Questa è una questione che non possiamo che stigmatizzare a livello regionale. Chiediamo che la Giunta faccia il suo dovere nel chiedere al Governo nazionale di occuparsi adeguatamente della questione e di chiedere eventualmente, ma solo se si pensa di avere le competenze e le risorse per farlo, di essere coinvolti nell'organizzazione e nella corretta distribuzione dei carichi economici, organizzativi e di accoglienza degli stessi, sul territorio regionale.
Questo sarebbe nell'ottica della già più volte citata sussidiarietà per non lasciare soli i Comuni e perché i Comuni, nell'interlocuzione con lo Stato centrale, sicuramente hanno minore voce, soprattutto i Comuni piemontesi che hanno dimensioni più ridotte, rispetto a quelli di quasi tutte le altre Regioni d'Italia. Questo è quello che ci si dovrebbe aspettare da un piano regionale per l'immigrazione: una chiara presa di responsabilità, ma nella consapevolezza dei ruoli e un richiamo alla responsabilità dei diversi livelli istituzionali all'interno dei propri ruoli, altrimenti non si farà altro che continuare a convocare Consigli straordinari per parlare, tutto sommato, del nulla. Per adesso nulla possiamo fare in materia, fino a che non avremo quelle quattro risorse che ci arriveranno dall'Europa e non avremo deciso come programmarle e come coordinarle rispetto al territorio cui sono destinate.
L'invito è, quindi, ad una maggiore concretezza e alla realizzazione quello sì, di una discussione costruttiva su cose che, effettivamente, si possono fare secondo le procedure democratiche di questa istituzione, cioè il passaggio in Commissione competente, definendo quale sia la Commissione competente per il tema rifugiati, che non è competenza specifica regionale e quali tipo di provvedimenti si possono effettivamente prendere, senza calpestare le competenze esclusive di livello nazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
La vicenda dei richiedenti asilo viene vissuta dai Comuni - soprattutto per esperienza diretta che sto vivendo sul mio territorio comunale - un po' come un corpo estraneo. In questo, il Consigliere Marrone aveva ragione.
Nel momento in cui il Comune non viene coinvolto nella gestione di quelle persone richiedenti asilo, ma viene gestito dalla Prefettura, il Comune "se ne lava" assolutamente le mani. Questo credo sia un male.
Questo può portare anche a problemi di ordine pubblico nel momento in cui queste persone presenti sul territorio comunale non interagiscono con il tessuto sociale ed economico della cittadinanza presente in quel Comune e rimangono completamente estranee al vissuto di una cittadina o di un paese.
Questo, secondo me, va evitato. Per evitare questo tipo di problematiche, che sono di quotidiana gestione, anzitutto bisogna agire con grandissima trasparenza. La prima cosa che chiedono tutti i cittadini con cui ho avuto modo di parlare della gestione dei profughi, dopo la vicenda "Roma mafia capitale", è la gestione trasparente dei soldi. Spererei Assessore, che da questa discussione nasca qualche azione che possa portare ad una maggiore conoscenza del modo in cui vengono utilizzati i soldi. I cittadini, spesso, fanno i conti in tasca alle cooperative che gestiscono credo che lo facciano anche in modo più che positivo, non voglio parlare male delle cooperative - ma, nel momento in cui i cittadini non vedono i vari 35 euro, fanno i conti delle persone, la somma totale dell'anno e dicono: "Questi si prendono un sacco di soldi e non fanno nulla".
Questa situazione diventa di difficile gestione. Si fa fatica a coinvolgere il cittadino in una possibile interazione con queste persone.
Trovo assurdo che, nel mio Comune, che ha 14.000 abitanti, io sia stato il primo cittadino - anche per curiosità umana, anzitutto, perché siamo essere umani - ad andare a stringere la mano a questi ragazzi che, tra l'altro hanno un vissuto che è veramente drammatico. Ricordo che molti di loro escono da situazioni di guerra veramente molto difficili. Lo trovo assurdo.
Questo è stato possibile perché, come diceva il Consigliere Marrone, la gestione è prefettizia e l'amministrazione comunale può far finta che quei profughi non siano sul loro territorio. Diventa difficile l'interazione con le associazioni di volontariato, diventa difficile anche far fare un corso di italiano a questi ragazzi. Ma se questi ragazzi non conoscono l'italiano parlano solo francese o inglese - non possono interagire con gli altri cittadini. Si creano una serie di difficoltà per situazioni che potrebbero essere gestite con grande facilità.
Sappiamo, per esempio, che in un Comune limitrofo, un giorno alla settimana, le associazioni portano gratuitamente la pizza, altri giorni vestiti a queste persone che non hanno nulla e a cui bisogna dare tutti i beni, per avere almeno interazioni sociali. La prima cosa che chiedo Assessore, è se si può fare qualcosa sulla trasparenza, mettendo magari online le spese in modo dettagliato, in modo tale da fare chiarezza per tutti. Questa è la prima questione Vorrei togliermi un sassolino dalla scarpa. Il problema dei profughi nasce da una politica internazionale completamente sbagliata, cui l'Italia ha partecipato a piene mani. Il Novarese vede sul suo territorio lo stabilimento Faco, costato un miliardo circa allo Stato italiano. È previsto che lo Stato italiano investirà tre miliardi e mezzo nella realizzazione di cacciabombardieri F-35 che hanno la peculiarità di poter trasportare bombe nucleari. Questo è il gesto di pace che lo Stato italiano manda nell'area mediterranea, già insanguinata in modo più che sufficiente.
I dirigenti politici e il Ministro Pinotti, recentemente venuta a Novara, ci hanno raccontato di un ritorno occupazionale in termini di 6.000 posti di lavoro. In realtà, i posti di lavoro sono 600 e 200 sono le persone che vengono da Torino grazie ad un pullman che le trasporta giornalmente. Questa è la situazione paradossale che viviamo.
Tra l'altro, questi F-35 potranno portare bombe nucleari perché sul territorio italiano stanno arrivando gli ultimi e più innovativi ordigni nucleari, che verranno ospitati all'aeroporto di Ghedi, infrangendo il trattato di non proliferazione nucleare. Questo è il segno di pace e di fratellanza che mandiamo ai popoli mediterranei.
Questo sassolino me lo volevo togliere dalla scarpa, perché si tratta di una problematica del mio territorio, oltre a quella dei profughi, che viviamo sempre come un corpo estraneo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Benvenuto, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
La Lega Nord ha deciso di sostenere sia questa parte del Consiglio regionale che l'ordine del giorno del Consigliere Marrone, perché lo consideriamo su tutti gli aspetti un ordine del giorno serio, corretto e soprattutto nel quale si possono evidenziare le problematiche che la Regione in questi mesi non ha affrontato o comunque le difficoltà della Regione nell'affrontare questo problema.
Noi chiaramente siamo contrari, ad esempio, al ripopolamento coatto dei borghi montani, e chiediamo anche noi la revoca della deliberazione di Giunta. Queste sono tutte tematiche che sosteniamo nell'ordine del giorno.
Con più forza chiediamo però una presa di posizione da parte della Giunta regionale proprio sul tema, cioè, che il Piemonte ha già dato, il Piemonte non può accogliere nuovi migranti sul territorio.
Oltre ad un'incapacità organizzativa della Regione, vorrei ricordare che quando si comincia a parlare di business - probabilmente questo non è nemmeno il posto adatto per discuterne - si possono fare segnalazioni, per giustamente se ci sono delle situazioni non chiare non è solo il Consiglio regionale il luogo corretto per discuterne, ma si potrebbero segnalare alcuni casi alla Procura della Repubblica.
Quello che noi riscontriamo è che il Governo Renzi è un Governo che per quanto riguarda la Lega Nord, ha messo i cittadini italiani e piemontesi in una condizione di serie B o serie C, perché chiaramente oggi ci sono i piemontesi e gli italiani che sono non sono nemmeno nell'albergo o nella struttura ricettiva, ma ci sono i migranti, con pochi diritti perché l'85% non è nemmeno nella condizione di profugo o, comunque, tale posizione non è stata ancora accertata.
Quello che noi chiediamo è una presa di posizione molto più netta da parte della Regione, una presa di posizione anziché limitarsi ai giochettini del Consiglio aperto piuttosto che dei vari ordini del giorno che noi, ripeto, sosteniamo. Però noi dobbiamo dare un messaggio a Roma, a Renzi, ad Alfano e a coloro che hanno creato questo grandissimo disastro che si chiama accoglienza dei profughi e il business relativo: è quello di dire no all'accoglienza dei profughi perché il Piemonte ha già dato.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Vicepresidente Ruffino in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Ormai è certo che l'immigrazione è un fenomeno enorme e complesso.
Certamente presenta dei problemi e possiamo anche ragionare sui benefici che possono essere legati alla nostra capacità di gestire questo problema.
Credo che la dimensione dell'immigrato come uomo sia spesso trascurata da coloro che vedono nell'immigrazione solo una risorsa e che si vorrebbero anche porre come paladini degli immigrati. Però vediamo che questa dimensione di umanità sovente può essere calpestata ed offesa, soprattutto se l'immigrazione è incoraggiata con scarsa gestione e controllo.
Ci sono problemi che possono derivare e danni importanti legati alla dignità stessa degli immigrati. Ne cito alcuni: le cattive condizioni di vita dal punto di vista del lavoro (ad esempio, bassi salari, insicurezza diritti precari); problematiche legate all'alloggio (alti prezzi di acquisto, condizioni malsane e sovraffollamento). Tutto questo, ovviamente è collegato ai tassi di disoccupazione altissimi degli italiani.
Un altro problema è quello del peggioramento delle condizioni di lavoro e di alloggio degli italiani, delle fasce più deboli. Questo fa sì che si entri in competizione con gli immigrati, con i migranti.
Inoltre, vi è lo scadimento del sistema di protezione sociale, che è gravato da troppi assistiti con delle conseguenze negative, anche in questo caso per gli italiani, che non hanno possibilità di pagarsi tutele privatistiche.
Riporto un tema che è noto, che è quello legato allo sfruttamento degli immigrati da parte della criminalità organizzata, che gestisce questi flussi migratori, fino ad arrivare allo schiavismo e alla tratta delle donne, che molte volte sono indotte a partire con promesse di lavoro e costrette poi alla prostituzione.
Certamente, non dobbiamo dimenticare i nostri doveri di solidarietà e neppure i possibili benefici e le risorse che possono derivare dall'immigrazione. Ad esempio, la manodopera nei settori in cui c'è carenza.
Lo dico, però, con un punto interrogativo, in questo senso. Sabato abbiamo fatto un sit-in in via Asti e ci siamo resi conto che c'è una preoccupazione enorme da parte della popolazione. Mi riferisco alle occupazioni abusive, dove c'è un timore sempre più forte e un elevato senso di insicurezza. Penso che un grande timore sia legato ad un'immigrazione sempre più intensa con delle maglie larghe, che non hanno alcun tipo di controllo.
Parlavo prima di lavoro, del lavoro sottopagato e insicuro: una situazione che ferisce la dignità degli immigrati e che danneggia anche una parte di cittadini italiani, quelli ovviamente appartenenti sempre alle fasce sociali più deboli che sarebbero anche disponibili - anzi assolutamente disponibili - a lavorare, ma con delle condizioni migliori.
Penso anche di poter dire che i lavori sottopagati, purtroppo rallentano l'innovazione, perché i salari bassi rendono conveniente mantenere in vita anche dei lavori che sarebbero destinati a scomparire.
Abbiamo alcune dichiarazioni, una delle quali è stata riportata prima dal collega Benvenuto, del Ministro dell'Interno, Alfano, che suggerisce di cambiare la Convenzione di Dublino per permettere ai migranti di passare dall'Italia senza doversi fermare per forza qui.
Ci sono delle situazioni che sono davvero particolari.
Cito ancora un intervento che è stato fatto da Pier Carlo Padoan al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini; un intervento che, come ricorderanno i colleghi, ha sollevato non poche polemiche. Di fatto, Padoan dice che gli immigrati per l'Italia sarebbero una risorsa e mi sembra di poter dire che il Ministro spalanca le porte ai profughi, parlando di loro come una soluzione ad un problema, quello demografico che, secondo Padoan potrebbe essere risolto solo con l'arrivo degli immigrati. Eppure, il Ministro si scorda che l'incremento demografico dovrebbe partire innanzitutto dalle famiglie italiane incentivate da riforme strutturali che permettano ai futuri genitori di pensare ad un figlio non come a un lusso, ma come un desiderio ed un progetto di famiglia.
Ho sentito parlare prima dell'accoglienza in alcune zone disagiate. Io arrivo dalla Val Sangone, dove abbiamo dei gruppi di migranti, in particolare uno ospitato - ed è questa la seconda esperienza negativa - in una borgata assolutamente distante dal centro.
Prima ancora della borgata, sopra Pontepietra siamo arrivati a Forno di Coazze con il primo gruppo che è stato ospitato in valle. Penso di poter dire che le possibilità di integrazione sono davvero poche. Vivere in montagna è duro per noi che conosciamo quei contesti; è molto più duro per chi arriva da realtà lontane, per chi magari ha abbandonato la famiglia.
Chiedo all'Assessore una grande attenzione a questo tema, conoscendo la sua sensibilità, nel trovare delle sistemazioni idonee a favorire dei reali e veri percorsi di integrazione, per permettere anche agli italiani di immaginare che le tante, anzi tantissime, risorse sono davvero ben spese.
In quest'Aula abbiamo parlato di progetti che possano in qualche modo essere una resa nei confronti dei cittadini italiani. Favorire questi progetti è sicuramente importante.
Purtroppo, so che questi aspetti vanno al rallentatore. Ho già chiesto in passato un'attenzione nei confronti delle Amministrazioni che ospitano sul loro territorio cittadini migranti. "Attenzione" non vuol dire soltanto immaginare un incontro, vuol dire fare un percorso di accompagnamento continuo e costante; vuol dire, a mio parere, avere del personale preparato che possa seguire questi iter. Arriva l'inverno e tutto questo rende queste condizioni più complesse. Ricordo che viene chiesto un rispetto delle regole e che anche questo aspetto dovrebbe essere curato dalle comunità che ospitano i migranti.
Chiedo anche da parte dell'Assessore e della Giunta un'attenzione nei confronti delle cooperative con rispettano le regole e penso che mai potremo chiedere a chi non rispetta le regole di aiutare chi arriva nella nostra nazione a conoscere le regole e a rispettarle. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Vicepresidente Ruffino.
La parola al Consigliere Barazzotto.



BARAZZOTTO Vittorio

Grazie, Presidente.
Partirei da un postulato, Consigliere Marrone: il nostro pensiero - e cercherò brevemente di dimostrarglielo - è decisamente siderale, sia sul piano morale e sia dal punto di vista amministrativo, rispetto a quello che lei presenta; direi che è anche anacronistico alla luce di come il mondo si sta evolvendo.
Prima ancora di provare a spiegare le ragioni umane e civili per le quali il Partito Democratico, dalla prima ora, si onora di essere un partito accogliente, è necessario presentare una serie di dati oggettivi ed europei, altrimenti diamo solo fuoco alle polveri, incendiamo le piazze, le strade, le manifestazioni, ma non spieghiamo alcuni dati.
Cercherò di spiegare concretamente quale sia il fenomeno migratorio e quale impatto abbia sui nostri territori e sulle nostre vite.
Per questo, parto da un altro principio. In realtà, mi onoro e mi complimento con la Giunta e con l'Assessore per il lavoro che si sta facendo. Credo di vivere in questo film e non di vederne un altro, dove la legge nazionale assegna determinati compiti, sicuramente non semplici, che non incendiano le piazze, che, anziché rivolgersi all'intestino delle persone, si rivolgono ad organi molto più difficili da trattare (il cuore e il cervello) che non dare fuoco alle polveri per cercare di infiammare le persone.
Prima ancora di illustrare i numeri che riguardano il Piemonte e le nostre province, è necessario eliminare con numeri oggettivi questo velo dico "velo" eufemisticamente - di disinformazione, spesso strumentalizzata ad arte, che presenta il richiedente asilo come un soggetto ostile e pericoloso e, in molti casi, un delinquente che vive a sbafo e alle spalle della comunità.
Io credo che non sia così, con buona pace di chi oggi trova una cinica convenienza politica nell'instillare dubbi, sospetti e talvolta anche paura tra la gente.
Parto da dati che il Commissario degli Affari Economici della Comunità Europea proprio in questi giorni ha divulgato, spiegando quanto l'impatto economico dell'immigrazione sia leggero ma positivo, con un aumento del PIL per l'Unione dello 0,2-0,3% da qui al 2017. Sono numeri che smentiscono i molti pregiudizi che si vedono circolare in queste settimane di un impatto necessariamente negativo del fenomeno.
Inoltre, le persone che hanno fatto domanda di asilo all'Unione Europea dall'inizio del 2014, in quasi due anni, sono 1,2 milioni. Un flusso destinato ad aumentare giacché le previsioni stimano in altri due milioni gli arrivi nel biennio 2016-2017.
Certamente, ci sono importanti differenze tra paesi di transito e di destinazione e, soprattutto, ed è su questo punto che diventa decisiva la governance del fenomeno che mi pare - dico "mi pare", ma invece ne sono convinto - la Regione stia gestendo.
L'impatto economico dipende dagli sforzi di integrazione, perché non possiamo immaginare un'integrazione spontanea dei profughi che stanno arrivando. Ed è proprio qui che interviene la politica. Ed è una buona politica assumersi concrete responsabilità - credo che siamo chiamati a decidere e ad assolvere questo compito - ben diversa dalla superficialità di chi vuol parlare di emergenza sempre e solo con accezione negativa e pessimistica, e il lavoro dell'Assessorato e della Giunta va in questa direzione: passare dalla gestione dell'emergenza e della straordinarietà ad una politica strutturale.
La Germania, per citare l'esempio di uno Stato che sovente guardiamo come modello economico lusinghiero da imitare - Volkswagen esclusa - specie quando si parla di politiche legate alla crescita economica, ha fatto dell'accoglienza addirittura un obiettivo strategico, capace di imprimere un impulso ancora maggiore alla propria economia.
Con le quasi 700 mila domande di asilo, secondo le proiezioni 2015, la Germania guida la classifica europea dei Paesi con il maggiore numero di richieste. Seguono la Svezia con 165 mila, la Francia con 61 mila l'Austria con 46 mila, il Regno Unito e i Paesi Bassi con 40 mila, il Belgio con 37 mila. L'Italia non figura nemmeno tra i primi sette, eppure a sentire certe polemiche non suffragate dai numeri, sembriamo un paese invaso dai migranti.
Il mio amico Edoardo Tagliani (che lavora per l'ONG in Libano), su quattro milioni e mezzo di abitanti - credo di sbagliare qualche centinaio un mese fa, tornando in Italia, mi ha detto: "Scusa, noi abbiamo un milione e mezzo di profughi, siamo quasi due milioni, quattro milioni di abitanti con due milioni di profughi e voi li lamentate? Oltretutto, non riesco a trovarli questi profughi a Biella". Chiusa la parentesi.
Il Piano regionale per l'accoglienza dei flussi non programmati restituisce un quadro reale ben diverso. In premessa illustra due considerazioni fondamentali per approfondire la questione, quella della Regione.
La prima, più di approccio, per trasformare le diversità di provenienza, lingua e cultura, di cui sono portatrici le comunità straniere in opportunità di crescita civile e culturale per i nostri territori quindi avviando un processo sociale e non solo economico.
La seconda - su cui è incentrata l'opera della Regione - di consapevolezza sul fatto che i processi di coesione non si sviluppano in modo naturale e sono influenzati, se non addirittura ostacolati, da molteplici fattori, tra i quali le opinioni, le rappresentanze sociali, i valori, le ideologie, la paura della diversità, dalla percezione negativa della presenza numericamente significativa di popolazioni straniere.
E' importante non dimenticare che stiamo parlando di flussi non programmati di migranti che fuggono dai loro paesi a causa di eventi socio politici che hanno sconvolto l'Africa e alcuni paesi ad est dell'Europa.
Esiste un piano d'intesa sottoscritto da Stato, Regioni ed Enti locali come è stato citato prima da alcuni colleghi, e siglato il 10 luglio 2014 che organizza il sistema di accoglienza su tre livelli: soccorso e prima accoglienza nei territori di sbarco, prima e seconda accoglienza sui territori regionali, quindi la Regione ha un ruolo molto importante.
In Piemonte, le strutture che accolgono richiedenti asilo (ci sono le tabelle fornite dagli Uffici) sono 316 ed ospitavano, al 5 ottobre, 6.489 persone. In tutto il 2014 sono state 6.275. Dal 2 febbraio 2014 al mese scorso, al Piemonte sono stati assegnati 10.427 richiedenti asilo provenienti dalle operazioni Mare Nostrum e Triton. Questi numeri confermano quanto spesso l'Italia sia paese di approdo ma non necessariamente di permanenza.
Ecco il punto. Possiamo parlare, con queste cifre, di invasione? Io direi proprio di no.
Ci sono delle criticità? Certamente ci sono, come in ogni situazione delicata può capitare che non tutto vada per il verso giusto, e non sempre va per il verso giusto. Alcune norme, ad esempio, sono state appositamente introdotte, come quella per prevenire disagi ed aiutare il richiedente con la possibilità di lavorare dopo 60 giorni dalla domanda di asilo.
Cito un altro dato per capire qual è la paura. L'Italia si dice che è uno di quei paesi più importanti con la più bassa percentuale di immigrazione rispetto alla popolazione.
E' stato messo in rilievo dal Transatlantic Trends 2014, dal German Marshall Fund e dalla Compagnia San Paolo che il 44% dei cittadini ritiene che ci siano troppi immigrati - Consigliere Marrone. La percentuale, per si dimezza del 22% quando gli si mettono sotto gli occhi i dati reali.
Cioè, se chiedo: "Hai paura degli immigrati?", la risposta è: "Certamente sì"; se dico: "Ma tu lo sai quanti sono?", questo dato si dimezza. Cioè, la consistenza effettiva e inoppugnabile della presenza straniera in Italia passa dal 44 al 22% in un colpo solo, e semplicemente raccontando la verità agli italiani, non è che dobbiamo fare un esercizio difficile: non raccontare balle in televisione, sarebbe anche un lavoro più semplice.



PRESIDENTE

Consigliere Barazzotto, ci sono dei ragazzi e, poi, c'è un rispetto dell'Aula, pertanto le chiedo di evitare certe affermazioni.



BARAZZOTTO Vittorio

Chiedo scusa.



PRESIDENTE

Accettiamo le scuse all'Aula.



BARAZZOTTO Vittorio

La parola era "bugia".
Oggi, in definitiva, assistiamo, dopo che era sempre stata negata all'assunzione di un principio molto semplice. Come è stato detto prima l'accordo di Dublino è finito. Non lo è formalmente, se ne dovrà discutere ma, in pratica, le cose stanno così. Il Governo, però, in questi mesi sul tema dell'immigrazione ha dato risposte concrete. A distanza di sei mesi dal Consiglio straordinario di aprile 2015, richiesto dal nostro Paese dopo il terribile naufragio (uno dei tanti) di 700 disperate persone nel Mediterraneo, l'Italia aveva colto la complessità del problema prima degli altri Paesi europei, e con un approccio non legato all'isteria e al momento. Dal primo giorno, il Partito Democratico (ma, devo dire, tutta questa maggioranza) ha ribadito a livello nazionale che era tempo di cambiare la politica europea su questi temi. Oggi, i numeri confermano quell'opinione. Le critiche strumentali non possono scalfire l'attuale realtà dei fatti.
Si può migliorare? E' sempre possibile farlo, è doveroso farlo, specie se si assume che il fenomeno migratorio è segno di un mondo che sta cambiando ed è un processo che continuerà ad avvenire, che lo si voglia o meno.
I cambiamenti epocali avvengono e l'unica cosa che con consapevolezza è possibile fare è prenderne atto ed aiutare a governarli con buon senso e regole. Opporvisi è sciocco.
Quando penso a questi concetti, mi viene in mente un'azienda del biellese che forse è stata citata anche dal Presidente Chiamparino, sul nascere della crisi produttiva che ha sconvolto il biellese, come tutto il territorio regionale, e non solo, che minava duramente il settore. Alcune aziende iniziavano a soffrire la concorrenza, alcune delocalizzavano e altre fallivano. Questa, invece, scrisse a caratteri cubitali (lo potete vedere, se verrete nel biellese), sulla facciata del proprio stabilimento la frase enorme, a caratteri cubitali: "Il cambiamento è inevitabile". E a quel concetto ha sempre dato seguito con azioni mirate a governare quel cambiamento e a non soccombervi. Oggi quell'azienda è ancora florida e continua a produrre con orgoglio e un'alta qualità, in Italia.
Aggiungo una cosa, visto che è stato il 4 novembre: molto colleghi, in occasione del 4 novembre (alcuni convinti, altri per accattivarsi le simpatie dei presenti) hanno ricordato l'esempio dei Marò, una situazione che fa sempre molto effetto. Io non so, la storia dei Marò è ancora molto nebulosa e spero che prima o poi venga fatta chiarezza, ma di una cosa sono sicuramente orgoglioso - Consigliere Marrone, a proposito dell'esercito e a proposito dei nostri militari e della nostra Marina - quando ho visto il primo e l'unico colonnello donna insieme ad altri militari, ovviamente molto più virgulti di lei, insieme ad altri eserciti (credo sia uno spot dell'esercito che circola), piangere insieme agli altri e non riuscire a raccontare quello che hanno trovato nell'andare a raccogliere bambini morti e cadaveri in Europa.
Io sono fiero e orgoglioso di quell'esercito: quelli sono i miei ufficiali di riferimento, quelli sono i patrioti di riferimento, quelli sono gli italiani di cui vado fiero. Di questo ho sicuramente una certezza del resto non lo so, ma questo è sicuramente l'esercito che io immagino ed è la cartolina migliore dell'Italia che noi possiamo mandare in giro: militari che piangono, convinti di fare il loro dovere, a favore della nostra nazione.
Grazie.



MOTTA ANGELA


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Media "A. Manzoni" di Nichelino (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Media "A. Manzoni", classe III G, di Nichelino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Diritto di asilo - Profughi

"Sistema regionale di accoglienza dei richiedenti asilo" presentata dai Consiglieri Marrone, Vignale, Berutti, Pichetto Fratin, Bertola, Gancia Benvenuto, Ruffino, Porchietto, Graglia e Sozzani (collegato ordine del giorno n. 535) (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo la discussione generale su "Sistema regionale di accoglienza dei richiedenti asilo", di cui al punto 2) all'o.d.g La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Non è la prima volta che discutiamo di questo tema né la prima volta che la Regione Piemonte si trova ad affrontare un'emergenza. Nel 2011, con la crisi libica, più di mille migranti vennero accolti all'interno della nostra regione, ma vi è una sostanziale differenza che pare sfuggire al centrosinistra, a livello nazionale ed anche a livello regionale: noi non ci troviamo di fronte ad una crisi derivante da stati in guerra né ci troviamo di fronte ad una situazione di accoglienza legata alle realtà in cui legittimamente delle persone scappano da situazioni in cui vivere non è più possibile; magari anche per chi ha una fede cristiana, e non solo.
Non stiamo parlando di un'accoglienza che riguarda le popolazioni siriane o irachene, che stanno scappando da situazioni di guerra; stiamo parlando di un'altra cosa, ed è bene distinguerla: stiamo parlando di un enorme flusso migratorio che sostanzialmente e principalmente dall'Africa sta arrivando all'interno dell'Europa. E' una cosa completamente differente ed è anche completamente differente rispetto a quelli che sono i codici internazionali: un conto è lo status di rifugiato politico, un conto è lo status che si è inventato questo Governo: lo status umanitario.
Qual è la percentuale di cittadini che in questa regione presentano domanda per ottenere lo status di rifugiato e lo ottengono? Il 12%. Quindi stiamo parlando dell'88% di persone che sono migranti irregolari, che sono clandestini in Italia. Quindi, sostanzialmente, noi abbiamo messo in campo una modalità che accoglie clandestini.
L'hanno fatto tutti gli Stati europei? Si è citato il Trattato di Dublino, ma il Trattato di Dublino è un meraviglioso trattato che incidentalmente, oggi, vige per nessuno, perché vi rammento che, non solo la pericolosa Ungheria o la Serbia o la Slovenia o la Croazia o l'Austria hanno chiuso le loro frontiere, cioè i migranti all'interno dei loro paesi transitano e basta, ma è di ieri la notizia che l'ha fatto la Germania.
Perché? Perché evidentemente era stufa della condotta di paesi come l'Italia, che neanche più identifica i migranti: quelli che vedete con il pugno chiuso, non perché siano dei pericolosi comunisti, ma perché non vogliono farsi identificare e che ovviamente transitano verso altri stati.
La Germania ha detto a chiare lettere che non accetterà più questi migranti e che, tendenzialmente, li rimanderà ai paesi d'origine. E quali sono? L'Italia. Perché qual è il paese che con l'operazione Mare Nostrum ha aperto le porte verso questi enormi flussi migratori? E' stata l'Italia con l'operazione di questo Governo.
Ci sono altri stati da cui, salvo da quando ha vinto Tsipras in Grecia vi sono migliaia di transiti ogni giorno? No. In Spagna, da Serton e Lilla a Gibilterra, noi dovremmo avere un numero di transiti che sono almeno pari o il doppio rispetto a quelli che vengono in Italia, perché la distanza è decisamente inferiore. No. Non ci sono. Perché? Perché lo Stato spagnolo si difende (lo faceva con Zapatero, lo fa con Rajoy); si difende rispetto a un flusso indiscriminato di clandestini che vogliono entrare all'interno del loro paese.
Il Trattato di Dublino, quindi, è superato: fatevene una ragione, ma di realpolitik, cioè di quello che gli stati europei hanno già deciso e solo noi non abbiamo deciso.
E perché non lo facciamo? C'è una serie di motivi: uno, è di carattere umanitario. Ma soffermiamoci su questo: ogni giorno assistiamo alle morti che avvengono, perché è inevitabile che quando, da alcuni porti del nord Africa, partono migliaia di persone che attraversano con i mezzi più improbabili il Mar Mediterraneo, in quei numeri ci siano delle morti. E noi, ogni giorno, assistiamo ad un notiziario che - dobbiamo dire la verità oggi tocca meno di prima; tocca la foto del bimbo sulla spiaggia, perch era un bambino, ma ormai ogni giorno abbiamo - ahimè - il necrologio del numero di migranti che sono morti.
Ma noi abbiamo una responsabilità rispetto a ciò che non facciamo rispetto a ciò che facevamo? Cioè rispetto al bloccare le partenze nei paesi d'origine? Avete letto le situazioni drammatiche di migranti che arrivano nel nostro continente, che prima di imbarcarsi, che è l'atto finale, quasi liberatorio, hanno anche due anni di transito dai Paesi centroafricani fino ad arrivare, per esempio, alla Libia prima della partenza, in cui accade qualunque cosa.
Noi siamo complici di questo.
Nello spalancare le porte e nel garantire un'assistenza così remunerativa (poi, arriveremo anche a questo, non certo per gli immigrati) siamo ovviamente complici. Siamo complici delle organizzazioni mafiose che dalla Sicilia caricano i migranti e li portano con loro mezzi, senza che siano identificati, alle stazioni di Milano, di Bolzano, di Ventimiglia perché possano andare in un altro Paese. Di questo siamo anche complici chiudendo gli occhi, con un buonismo che rischia di fare più danno rispetto a quella che è la reale necessità.
Dovremmo occuparci della Siria, dell'Iraq e dei danni che l'ISIS sta facendo in quei territori; invece ci nascondiamo di fronte a quelle problematiche, perché mandare dei soldati a difendere un patrimonio umano di vite, di cultura e quant'altro, quello sì, spaventa, in quanto non fa business e rischia di far perdere consenso.
Poi, c'è un altro aspetto. Nessuno può negare che questo è un enorme affare, un gigantesco, colossale affare.
Nella nostra Regione, per dare alcune cifre e non raccontare le bugie come diceva il collega Barazzotto. E a noi poco importa che i fondi siano dell'Europa o dello Stato, sono sempre fondi dei cittadini italiani, perch il bilancio europeo non viene fatto con il denaro che stampa la Banca Centrale Europea, viene fatto con i soldi che i singoli Stati danno all'Europa. L'Italia, ogni anno, ha un saldo negativo di quattro miliardi ma questo non è certo colpa dei migranti, è colpa dell'incapacità della spesa. Quanto si spende in Regione Piemonte ogni mese per l'accoglienza solo dei 6.000 oggi presenti e non di quelli che sono già scappati (dato gentilmente fornito dall'Assessore questa mattina)? Spendiamo circa sette milioni di euro.
Quanto spenderemo quest'anno? Una cifra che varierà fra gli 85 e i 90 milioni di euro. 85-90 milioni di euro! Lo dico perché noi, qui dentro discuteremo, quando faremo l'assestamento di bilancio, di 500 mila euro sulle politiche sociali, di 300 mila euro sul buono dell'affitto, di un milione di euro per la cultura. Allora, non è fare populismo, ma è vivere la Regione in cui viviamo! Certo, bisogna distinguere l'accoglienza dalla povertà, dalle situazioni di dramma sociale. Ma come si fanno a distinguere? Andate in un quartiere popolare, se ancora ci andate, in un quartiere medio-borghese, se ancora ci andate, a spiegare queste cose dove c'è il 10% di cittadini in questa città in stato di povertà. In questa Regione, ci sono cittadini in stato di povertà e noi spendiamo 85 milioni di euro, non per richiedenti asilo, perché noi siamo i primi a dire che è sacrosanto ospitare siriani che scappano da situazioni di guerra, iracheni che scappano da situazioni di guerra, per dare loro ospitalità e inserimento. Noi abbiamo messo in piedi un'organizzazione gigantesca, un affare gigantesco per dare ospitalità a quelli che diversamente sarebbero dei clandestini e comunque anche con il permesso umanitario, il 50% di loro sono sempre clandestini.
Li rimpatriamo? No! La grande Germania, segue una modalità molto semplice: arriva un immigrato? Se è in un luogo dal quale non può uscire, si verifica entro uno o due mesi se ha lo status; se non ce l'ha, viene preso e riportato nella nazione d'origine, come è avvenuto, e ha fatto molta notizia per la bambina palestinese che non aveva questo diritto.



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



VIGNALE Gian Luca

Ho finito, Presidente.
Rilevo un altro dato: sono di nuovo numeri, che a volte servono di più delle idee che ognuno di noi ha. E' un dato singolare, perché un migrante costa 35-37 euro al giorno. Qualunque collega Consigliere o chiunque ci ascolti può vedere quanto costa la domiciliarità, perché di questo stiamo parlando. Un'assistenza domiciliare per un paziente piemontese costa fra i dieci e i 28 euro, ma a quel paziente noi garantiamo cure assistenziali cure mediche e altro.
Perché un migrante costa 37 euro? Noi abbiamo visitato alcuni dei luoghi dove vengono ospitati e non ho visto duemila attività create appositamente, ma ho visto luoghi in cui si dà loro da mangiare, da bere e da dormire. E perché se è un luogo in cui non si dà solo da mangiare, da bere e da dormire, ma in cui viene fatta anche riabilitazione, attività assistenziale e quant'altro costa 25 e l'altro 37? Perché è un gigantesco affare ed è sufficiente leggere i dati che l'Assessore ci ha dato per capire che ci sono 20-30 soggetti, in particolar modo, che beneficiano di questo maledetto gigantesco affare. Allora bisogna chiamare le cose con il loro nome.



PRESIDENTE

Concluda, per favore.



VIGNALE Gian Luca

Ho finito davvero.
Ognuno di noi può avere l'idea che crede della politica di sviluppo per la montagna, ma non si può dire che la politica di sviluppo per la montagna si fa mandando dei migranti che arrivano dall'Africa centrale a stare a mille metri di altitudine. Perlomeno, noi, delle politiche di sviluppo per la montagna, abbiamo un'altra idea.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Mi auguro che questa seduta straordinaria oggi sia oggetto di un'attenta riflessione e di profonda valutazione di un tema così importante e così delicato che riguarda tutti: parliamo di profughi e migranti.
Parliamo di persone che scappano dalle guerre, che scappano dalla fame e dalle persecuzioni, in cerca di un lavoro e di una speranza, che provengono dal Pakistan, dalla Siria, dallo Zaire, da Paesi dell'Est Europa e anche dal Corno d'Africa.
Secondo il Viminale, i profughi e gli immigrati, fino al 6 maggio 2015 arrivati in Piemonte erano 4.207; facendo la media, uno ogni 1.051 abitanti. Credo sia giunto il momento di trovare una soluzione, una vera soluzione.
E' vero che questo è un tema di competenza nazionale e non solo, ma è anche di competenza europea, però è necessario trovare una soluzione che metta un freno al flusso di migliaia di persone che cercano sicurezza nel nostro Continente. Questo può essere fatto soltanto se vi è la volontà di farlo, anche di concerto con Bruxelles e con le Nazioni Unite.
L'immigrazione è un problema più che emergenziale, è un problema strutturale che va affrontato, che va gestito, che va monitorato.
Altra cosa importante, Assessora, e mi rivolgo a lei perché conosco la sua sensibilità in merito, è che la Regione Piemonte dovrebbe avere il compito di controllare e di evitare che ci sia un lucro; è ora veramente di porre fine alle attività di lucro che vengono fatte sulla pelle di esseri umani, di persone. Ci vuole un maggior controllo per fermare i guadagni facili ottenuti dalla gestione degli immigrati. C'è quasi una corsa alla gestione degli immigrati! Sapete qual è l'obiettivo? Quale dovrebbe essere l'obiettivo? Per non approfittare della situazione ci vogliono persone davvero oneste, molto oneste. Gente che lavora pensando non tanto ai soldi, ma prima ancora alle persone che si accolgono. Il fatto importante deve essere la sensibilizzazione, l'umanizzazione e non il denaro, perché stiamo parlando di esseri umani. Lo ripeto: stiamo parlando di persone che vanno via dalla loro terra, e che invece vorrebbero rimanerci se ci fossero le condizioni migliori per vivere una vita dignitosa.
Non si può lucrare sulla pelle degli altri.
Quello che oggi chiedo a questa Giunta e a tutto il Consiglio regionale è di porre attenzione, una vera attenzione su questo fenomeno. Ciò che noi possiamo fare a livello regionale è di controllare e di monitorare.
Non sono pienamente d'accordo sul fatto che tutto sia gestito dalle Prefetture, Assessora, senza un bando che decida di dare più o meno.



(Commenti dell'Assessora Cerutti)



BATZELLA Stefania

Viene fatto il bando, Assessora? Ah, non mi risultava che ci fosse un bando: allora chiedo scusa per il bando.
Comunque, mi sembra che questo sia anche molto limitato, perché non so come vengono scelte le associazioni - una piuttosto che un'altra - e quali siano i criteri di scelta. So solo che c'è una corsa alla gestione di queste persone: c'è l'ente gestore che fa una fatturazione a fine mese; c'è un costo giornaliero e una fatturazione a fine mese. Questo significa denaro, soldi.
Tutto questo - ahimè - fa male, perché mi dispiace vedere queste persone. Noi veramente potremmo aiutarle, ed il nostro compito è di aiutarle ed integrarle all'interno dei nostri Comuni. Spesso succede che quando arriva un gruppo di persone nei Comuni, da parte dei cittadini di quel Comune non vengono visti e accolti in modo benevolo. Ci deve essere una sensibilizzazione, ecco perché occorre dare più autorità, più competenza e anche più responsabilità ai Comuni che accolgono e gestiscono i profughi. Sensibilizzare i cittadini e cercare di favorire l'integrazione tra i cittadini e queste persone che arrivano in un Comune dove non conoscono gli abitanti.
Il nostro obiettivo e il nostro impegno deve essere quello di stimolare gli Amministratori affinché ci siano percorsi di sensibilizzazione e di formazione fra gli stessi cittadini residenti nel Comune in cui vengono accolti i profughi.
Assessora, capisco che, a livello regionale, abbiamo le mani legate, ma più che fare un controllo di gestione, di monitoraggio e di sensibilizzazione, non credo si possa fare granché.
Tuttavia, voi potete stimolare e possiamo lanciare l'appello, a livello nazionale, affinché finalmente si prenda una decisione. Noi viviamo in un Paese dove i tempi della burocrazia sono lunghissimi: vengono sperperati tantissimi soldi pubblici nella carta.
Dovremmo veramente cercare di superare anche questo sperpero di denaro.
Tutti quei tempi di attesa per i profughi e gli immigrati sono solo soldi che si aggiungono al budget giornaliero. Incrementare e velocizzare le pratiche burocratiche, quindi, per tutti questi richiedenti asilo, i quali finiscono per non essere accolti, stando tanto tempo all'interno dei centri e nei CIE, che ho avuto occasione di visitare. Quando sono entrata all'interno del CIE di Torino di corso Brunelleschi sono rimasta sconvolta da quello che i miei occhi hanno visto: persone che non hanno commesso reati sono chiusi all'interno di quelle strutture con muri e recinzioni altissime. Vivono veramente in condizioni disagiate: materassi buttati a terra e loro che dormono fuori.
Questa non è dignità. Questo non è rispetto dei diritti degli esseri umani (e poi parliamo di diritti civili e di diritti umani). Questi non sono diritti.
Qui concludo, e mi auguro che ci sia veramente una grande riflessione e che questa seduta di Consiglio straordinaria non sia solo una perdita di tempo, che può interessare o meno alcune persone piuttosto che altre perché è un nostro dovere etico e morale. Questa è la nostra Regione questa è la nostra Nazione, e noi ne facciamo parte.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elvio

Non volevo intervenire, perché ci sono alcuni miei colleghi che si sono prenotati, però sono stato stimolato, non tanto come Consigliere regionale quanto come Amministratore locale.
Avrei voluto togliermi giaccia e cravatta e mettermi una felpa verde come i Consiglieri di montagna. Dobbiamo uscire da una serie di banalizzazioni che, per chi amministra e per chi vive la montagna, sono veramente fastidiosi.
Non è che chi vive sui territori non abbia la percezione e la consapevolezza di cosa succede nel mondo. Forse non l'abbiamo avuta noi per tanti anni e forse, rispetto al buonismo di cui si fa colpa oggi, dobbiamo interrogarci sul menefreghismo in cui siamo caduti per anni. Adesso, le porte aperte, più o meno velate, del nostro Paese provocano un fenomeno che è di rottura, una rottura dirompente; ma non so se sia meglio il fenomeno che abbiamo vissuto per anni e di cui siamo tutti responsabili, sul non sapere che in giro per il mondo c'erano guerre (a volte finanziate con i nostri posti di lavoro, perché producevamo armi e le esportavamo) e c'era la povertà (la gente non moriva nel mare, la gente moriva a terra), perch ancora adesso la gente continua a morire a terra.
Non so se, come uomo, io debba sentirmi in grado di fare la grande differenza fra un profugo che scappa da una guerra o un padre di famiglia che scappa dalla fame. Visto che sono un padre di famiglia, vi assicuro che se le mie figlie avessero fame, io taglierei tutti i reticolati. Tutti i reticolati! Li taglierei veramente tutti se le mie figlie avessero fame.
Visto che sono, oltre che un Consigliere, anche un uomo, devo avere almeno la percezione di come vivono gli altri uomini, perché tutti comunque siamo abitanti di questa terra.
Ebbene, tutto questo per dire che demagogia e populismo danno un risultato corto: ci fanno fare la notizia sul giornale, ci fanno prendere qualche voto, ma non ci portano al risultato finale. Non ci portano al risultato finale.
Questo non vuol dire non essere critici rispetto ad un sistema che è stato impreparato e che impiega quasi un anno a fare riconoscimenti quando altre comunità impiegano due mesi, perché la critica ci sta tutta, ma non ci sta la generalizzazione, perché nella generalizzazione rischiamo di pensare che con 35 euro ci sia chi ci guadagna. Ed è vero che con 35 euro c'è qualcuno che ci guadagna: quelli che non fanno niente, quelli che non fanno bene il loro lavoro. Ma non sono tutti così. Vogliamo generalizzare? Generalizziamo, ma sfido chiunque a fare un piano finanziario che preveda che, per 35 euro, un'organizzazione dia da mangiare e da dormire, faccia animazione e attivi un processo culturale: sfido chiunque. Allora, dobbiamo condannare quelli che, per 35 euro, non fanno bene il loro lavoro. Dobbiamo essere attenti e chiediamo ovviamente all'Amministrazione regionale di esserlo.
L'Assessora Cerutti ha poi citato più volte il tema del ripopolamento della montagna in relazione agli immigrati; ma non voleva sicuramente parlare di ripopolamento e non dobbiamo intenderla così. Non è possibile il ripopolamento e non è questa la strada, perché siamo tutti consapevoli che grandi concentrazioni creano grandi problemi di gestione. Io sono vicino al territorio di Villar Pellice, dove 60 persone in una piccola comunità ovviamente possono rappresentare un problema. In realtà è successa un'azzuffatina la settimana scorsa e grandi altri fenomeni negativi non ne ho visti (e non abito a 100 chilometri): ripeto, c'è stata un'azzuffatina su un pullman la settimana scorsa.
La montagna non sarà ripopolata dai migranti, ma sicuramente la montagna può essere stimolata dalla presenza dei migranti. Guardate infatti che quella presenza, se ben condotta, se ben gestita, se frutto di una buona animazione, fa bene alla montagna: fa bene, perché attiva certi processi culturali di cui la montagna ha bisogno. E vi assicuro che le comunità locali sono molto più avanti dei nostri discorsi. Le organizzazioni che stanno vicine ai Comuni, o come volontariato o come terzo settore, sono molto più avanti e i territori si stanno organizzando per far sì che l'accoglienza non sia un processo "buonista", ma sia un processo che toglie una parola, la parola "integrazione", per sostituirla con un'altra, che è la parola "interazione", quella di cui abbiamo bisogno tutti.
Concludo. Noi dobbiamo fare in modo che gli Amministratori locali siano informati, certo. Ma dobbiamo anche renderci conto che l'emergenza è l'emergenza; lo è per i Prefetti, per la Regione, ecc. Gli Amministratori locali, quindi, devono essere anche consapevoli che in fase di emergenza non ci sono i tempi per tutte le procedure e le attenzioni di cui una prassi burocratica dovrebbe dotarsi. Va anche detto, però, che purtroppo gli Amministratori locali sovente vivono nell'atteggiamento per cui quando il fenomeno capita nel Comune affianco hanno risolto i loro problemi.
Dobbiamo allora attivare un processo di responsabilizzazione degli Amministratori locali.
Personalmente lo sto facendo sull'area del Pinerolese, per fare in modo che in quell'area gli Amministratori locali siano loro stessi propositori di una progettualità che li veda interagire con gli Enti superiori, fra cui ovviamente la Regione, affinché il processo di accoglienza non sia solo emergenziale, ma faccia nascere al suo interno delle relazioni culturali e di crescita per la comunità.



PRESIDENTE

Grazie, collega Rostagno.
La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Faccio una breve considerazione perché molte cose sono già state dette e vorrei riportare il dibattito in un ambito più congruo all'atto di indirizzo che è stato presentato.
Mi sembra di comprendere che l'obiettivo dell'ordine del giorno sia quello di andare a guardare questo fenomeno in un modo nuovo, rispetto a come viene gestito normalmente.
Vado al dunque, dicendo che vi è una differenza sostanziale con la cosiddetta emigrazione tipica del nostro Paese. Ricordiamo che l'Italia fino al 1974, cioè nel secolo precedente, ha avuto 29 milioni di cittadini che sono migrati all'estero. Si tratta quindi di un fenomeno che non scopriamo in questo momento e in questi anni, ma di un fenomeno storico che ha toccato anche la nostra Nazione e che ha visto un nostro flusso migratorio verso altri Paesi. Oggi ci troviamo, dal 1974 in poi, in un'inversione di tendenza e abbiamo avuto un'immigrazione. Bene, da allora vi è un'assoluta e certa impreparazione dello Stato italiano e - da quando sono state costituite - delle Regioni nell'affrontare questo tipo di problema.
Mi allaccio un po' a quanto ha già detto il Consigliere Vignale.
Rispetto ad una problematica di questo genere, manca - e mi spiace che ci sia l'Assessore Cerutti, ma che non ci sia l'Assessore Reschigna - una condivisione sostanziale del problema. Quando si fanno i Piani regolatori per usare un dato tecnico - si definisce lo sviluppo della Città in funzione della dimensione del numero di cittadini previsti nel tempo. Bene qui nel nostro Paese non si sta affrontando la problematica dal punto di vista economico e in modo sostanziale: la si sta affrontando, invece, sotto il profilo di gestione giornaliera. Si fanno i centri di accoglienza dei profughi, si danno i 35 euro che sono stati discussi questa mattina, ma non vi è una programmazione di cosa significa l'arrivo di questi profughi.
Per esempio, la Regione è pronta e consapevole del fatto che, se nei prossimi anni ci saranno "enne" nuovi cittadini piemontesi, questi andranno ridistribuiti nelle scuole? La sanità sa qual è l'impatto economico di cosa significano questi nuovi cittadini sul Piemonte? Vi è una collaborazione tra l'Assessorato competente e gli altri colleghi che gestiscono queste materie all'interno della nostra Regione? Questo, infatti, è il tema che noi dobbiamo affrontare, cioè qual è - una volta per tutte - la capacità della Regione Piemonte di assorbimento di nuovi cittadini. Si tratta per di più di un assorbimento in tempi veloci, perché non siamo di fronte a delle nascite, cioè a bimbi che vengono al mondo, crescono e diventano adulti: qui arrivano bimbi, adulti, persone che devono essere immesse nella società in modo istantaneo, velocissimo, quasi immediato.
Allora, qual è la preparazione di questa Regione? L'Italia - lo sappiamo e lo stiamo vedendo - sta gestendo i flussi dando colpa all'Europa, quando per esempio il Trattato di Dublino 3 è stato appena recepito dal nostro Paese; e quindi vi è tutta una serie di problematiche anche di recepimento legislativo rispetto a questi flussi migratori.
Questo, dunque, è quel che si vuole chiedere ed è per ciò che forse sarebbe il caso di operare una pianificazione consiliare e non di Giunta, perché ci dev'essere un esame di tutti questi temi in un ambito più ampio di quello di una semplice risposta dell'Assessore Cerutti. Questo fenomeno, infatti va ad incidere profondamente sul bilancio della Nazione e su quello della Regione Piemonte.
D'altro canto lo ha detto anche il Papa, dichiarando che questa è la terza guerra mondiale e che mai si era visto un flusso migratorio di queste proporzioni. Mi sembra però - e uso delle metafore per cercare di stimolare una risposta, spero più compiuta possibile, da parte della Giunta - che non sia corretto gridare "cattivo" al cielo quando piove, perché si spera che smetta. Quali sono, allora, gli elementi per i quali noi costruiamo un ombrello, che sappia essere regionale, programmatico e in grado di inserire un'immigrazione seria di persone, che possano poi diventare cittadini italiani e integrarsi in una società e in un Paese in cui le sacche di povertà sono già presenti? Noi non stiamo affrontando il tema come una società ricca che gestisce un aiuto umanitario: la nostra è una società che vive una serie di problematiche e nella quale dev'essere considerato "anche" l'aiuto umanitario.
Bisogna quindi capire, nell'ambito di questa pianificazione regionale quali sono i rapporti tra questa situazione economica che noi stiamo vivendo e una situazione emergenziale che stiamo subendo (direi forse non solo vivendo, ma anche subendo). E' in questa logica che vorrei capire se esiste una programmazione che sia più compiuta e anche più analizzata cercata, cioè che abbia un senso rispetto a una programmazione regionale di cui, fino a oggi, non abbiamo avuto percezione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Inizierei il mio intervento dicendo che la Lega Nord si associa alla richiesta, peraltro già formulata dal Consigliere Marrone e ripresa da altri colleghi, di ritirare la delibera n. 3 del 5 agosto 2015.
E' difficile liquidare, in una discussione con tempi che giustamente in quest'Aula sono contingentati, il problema attuale delle masse dei migranti, che richiederebbe un approfondimento diverso. Quello che però noi vogliamo ribadire è un'assoluta esigenza di ordine e pianificazione, perch è chiaro che la Regione Piemonte, per limitarci alla situazione locale, in questo momento sta vivacchiando, non esiste assolutamente una pianificazione e soprattutto il problema più grande è il fatto che - lo dissi anni fa e fui addirittura querelata - c'è da parte di moltissime istituzioni, cooperative e associazioni un business su questo.
E' notizia di oggi che la Vicepresidente del PD darà 400 euro a ogni famiglia che ospita un profugo. Io credo che il nocciolo della questione sia veramente alla base: un problema di tale importanza non si pu risolvere con una pazzia e superficialità tale.
I flussi migratori da millenni avvengono in due direzioni: da sud verso nord e da est verso ovest. Oggigiorno il punto di convergenza finale soprattutto dall'Africa e dal Medio Oriente, è l'Europa. I Paesi privilegiati, dove i profughi vorrebbero soggiornare, sono la Germania e la Francia; in seconda istanza, Danimarca e Svezia. L'Italia, la Grecia e ultimamente la Serbia e l'Ungheria sono Paesi di transizione e quindi rischiano i peggiori danni.
Le diverse reazioni e i tentennamenti dei Paesi membri di fronte a un flusso migratorio di tali proporzioni hanno fatto risaltare come non esista assolutamente non solo una politica europea, ma non esista l'Europa e che ci sia una scarsa coesione di quell'entità politica ed economica che si chiama Unione Europea. Vediamo atteggiamenti che di fatto - non formalmente, ma sostanzialmente - hanno sospeso il trattato di Schengen hanno sospeso il Trattato di Lisbona, e questo è chiaro a tutti, quindi ci muoviamo, sotto questo aspetto, in un quadro assolutamente privo di normativa dal punto di vista sostanziale.
Questi flussi migratori potrebbero intensificarsi ancora di più e sappiamo che dureranno anni. Sarebbe davvero fondamentale che l'Unione Europea si interrogasse seriamente e urgentemente sulla propria coesione come entità politica ed economica e decidesse come intende agire unitamente o singolarmente, in fatto di politica estera.
Detto questo, è assolutamente fondamentale parlare del fatto che noi come Gruppo Lega Nord, chiediamo che le regole vengano fatte rispettare a tutti, che non ci sia un privilegio o comunque una forma di compassione che non serve a nulla, perché la nostra intenzione è quella di affrontare con umanitarismo la situazione, ma non possiamo permetterci, nella situazione di disastro e di collasso economico in cui versa il Paese, che le carceri italiane, ad esempio, siano stracolme per lo più di gente straniera, così come gli ospedali. Ma questa situazione è sufficiente comprenderla indipendentemente da tutto, è sufficiente andare in qualche paese anglosassone, è sufficiente recarsi negli Stati Uniti, è sufficiente recarsi in Canada.
Ho sentito forse il Consigliere Barazzotto parlare del fatto che è orgoglioso di avere un esercito che va a recuperare i morti in mare.
Ebbene, io sarei orgogliosa di appartenere a un Paese che impedisca di avere i morti in mare, per cui credo che sia stata pronunciata una frase davvero infelice.
Soprattutto, quando si parla di integrazione, dobbiamo ricordare che non possiamo integrare o mettere in campo dei progetti che, per ora, non si sono visti. Chi si vuole integrare veramente? E' sufficiente che prendiate io parlo soprattutto da donna - un interprete che parla la lingua araba farvi un giro per le vie di Torino e farvi tradurre cosa dicono queste persone quando vedono le donne. Questa è una cultura che non ci appartiene e che noi non possiamo accettare.
Ovviamente dobbiamo dire che politiche poco lungimiranti e assistenzialiste hanno fatto sì che questo Paese, a un certo punto necessitasse anche del lavoro dei migranti, perché è innegabile che alcuni lavori, per un certo periodo di tempo (non certo nella situazione attuale) gli italiani non volessero più farli, quindi anche su questo è opportuno fare una seria riflessione, ma ritengo che questo sia un problema superato.
Vorrei solo ricordare che sicuramente questa "non" politica, questo vivacchiare, questo speculare e guadagnare e anche instillare nel cittadino l'idea che accogliendo un profugo possa vivere, anziché andare a lavorare anziché fare intrapresa, anziché fare impresa, è molto grave come atteggiamento, è proprio un atteggiamento mentale e culturale gravissimo e su cui riflettere. Qui nessuno è razzista e qui nessuno è chiuso al mondo però le regole le devono rispettare tutti, così come vengono fatte rispettate negli altri Paesi.
Ribadisco, è difficilissimo liquidare in pochi minuti un discorso di questa portata, ma noi non possiamo sottovalutare e non ho sentito nominare in tutto questo dibattito la parola ISIS. Quello che sta succedendo nei Paesi islamici, il Califfato e tutto quello che avviene ogni giorno, il fatto che noi abbiamo qua - e può essere il nostro vicino di casa - un terrorista, ecco non possiamo continuare su questa strada, perché credo che la politica condotta in questo momento sia dal Governo nazionale che da quello regionale sia una politica di improvvisazione e di impreparazione che non tiene conto delle nostre possibilità e, soprattutto, sia una politica che non tiene conto della sicurezza del cittadino. Quando intendo sicurezza, mi riferisco alla percezione del cittadino. Quando un cittadino non si sente sicuro in casa propria e ha la percezione di non sentirsi sicuro, anche questo è invasione di un recinto emotivo che uno Stato deve impedire.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Trovo dei significativi punti di convergenza tra di noi su un tema di straordinaria complessità. Siamo rimasti tutti abbastanza distanti dai luoghi comuni, non si è cavalcata la paura. Ne do atto con molta soddisfazione. Si è parlato di cifre, anche in modo dettagliato, ma nessuno ha evocato la paura come chiave di lettura di un fenomeno che tutti comprendiamo essere strutturale, quindi dei prossimi cinquant'anni (venti mi sembra troppo ottimistico) e, oltre che strutturale, di enorme complessità.
Qualcuno ha provato a distinguere tra immigrati economici e richiedenti asilo, ma io ho trovato appassionata e molto bella la risposta del Consigliere Rostagno, che ha detto: "Se ho fame, se so che i miei figli rischiano di morire di fame, salgo su un battello e taglio qualsiasi filo spinato".
È evidente che le nostre categorie economiche e politiche e la distinzione tra richiedenti asilo e migranti ambientali - perché c'è anche questa categoria - sfumano di fronte ai bisogni primari.
Abbiamo anche consapevolezza che c'è una dimensione europea. In questo senso, non mi sento inferiore né ai tedeschi né ad altri, perché ho l'impressione che l'Italia, da questo punto di vista, sia in grado di orientare le politiche europee. Mi sembra anche che ci sia un mix, tutto sommato, sostenibile tra la misericordia - possiamo usare questo termine perché non è soltanto appannaggio del Papa - e le regole. Trovo che su questo abbiamo una base sostanzialmente condivisa.
Poi ci sono delle differenze che vorrei sottolineare, perché sono una persona che sosterrà le politiche portate avanti dall'Assessore e dal nostro esecutivo. C'è molta preoccupazione per il business, del tutto scontato, perché siamo un Paese che ha una certa propensione alla corruzione. Penso che dovremmo dirci chiaramente che questa paura va spostata a monte dei 35 euro. Non possiamo continuare a far credere che il pensionato subisce un'ingiustizia perché qualcuno consente di ospitare dei richiedenti asilo con un budget di 35 euro al giorno, incluso l'euro e mezzo per le spese personali e le spese che vanno a sostenere le cooperative: si tratta di quel minimo di tessuto connettivo che dà un senso all'accoglienza, altrimenti possiamo chiuderli in un albergo e buttare la chiave. È evidente che si fa interazione e formazione, oppure non serve a nulla. Quei 35 euro coprono tutto questo.
Non mi sembra condivisibile dire, quando mediamente si spendono 35 euro per una buona colazione e un pranzo discreto, che questa cifra è troppo alta. Il problema della corruzione è a monte, negli scafisti e quant'altro.
La preoccupazione dello sforzo economico è stata evidenziata correttamente ma dobbiamo considerare che la bilancia ha due piatti. Se è vero che l'Europa, quindi noi contribuenti, sosteniamo delle spese, forse abbiamo anche un ritorno.
È noto a tutti che abbiamo un PIL su cui il contributo degli extracomunitari è crescente. Siamo all'8,6%, abbiamo circa due milioni di conti correnti bancari. Questo modesto sforzo di 35 euro è ripagato sul medio termine. Abbiamo a che fare con gente che non ha paura della carne rossa, come noi, perché avendo visto l'inferno non si spaventa al primo spaventapasseri che qualcuno agita al mattino. Può darsi che non si spaventino del fatto che magari sono chiamati a vivere a 1500 metri di altitudine, pur provenendo da paesi che sono ai bordi del deserto. Non vanno in montagna con delle pretese, o con la paura che piova troppo; vanno lì perché sanno che si può vivere e, rimboccandosi le mani, possono essere utili a quelle comunità. Direi che, dal punto di vista dello sforzo economico, ci sono le uscite, ma ci sono anche le entrate, soprattutto in termini di investimenti quantificabili sulla nostra bilancia economica.
Qualcuno ha evocato scenari culturali incompatibili. Io, invece, sono molto preoccupato quando leggo sui giornali di una coppia di ragazzini che uccide i genitori. Penso che abbiamo tutti dei problemi e che ne usciremo vivi soltanto se prendiamo il meglio da ogni parte.
Ultima cosa, la vision. Siamo un Paese che è arrivato, che pu chiudersi, e può dire "io sto bene, quindi uso il filo spinato", oppure siamo un Paese che può trarre un vantaggio da una dimensione di apertura. È evidente che io sono per la seconda opzione, perché credo che non esista ricchezza senza la coesione sociale, altrimenti ci vedremo costretti a spendere molti più soldi di quelli che abbiamo per difenderci. È evidente che la ricchezza è un minimo condivisa, oppure diventa un problema e non un'opportunità.
Concludo chiedendo all'Assessore di adoperarsi affinché la fase gestita dalle Prefetture finisca in fretta, perché non gestisce l'integrazione e impedisce l'interazione - uso le parole del Consigliere Rostagno, che ho trovato molto appropriate - e affinché si adoperi per sveltire le pratiche.
Ultimissima considerazione. Sono entrato in contatto con un gruppo di emigranti che ha anche svolto lavori nei parchi, ma il loro lavoro, ad un certo punto, si è arenato perché sono talmente disaggregati: c'è chi ha la commissione domani, chi tra un anno, chi non sa quando ce l'avrà. Così non si creano le condizioni, ancorché minime, perché ci sia quella restituzione sociale che loro stessi vorrebbero. Ma se c'è questo spauracchio della commissione che non si sa quando, dove e come si pronuncerà, non ci possono essere le condizioni minime perché si entri in contatto umano e anche con risvolti sociali positivi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Su un argomento così delicato c'è sempre il rischio di creare delle fazioni, oppure che si strumentalizzino certe posizioni per creare delle fazioni "pro immigrazione" o "contro immigrazione". Ovviamente non è così.
Almeno non è così per quello che riguarda il Gruppo del Movimento 5 Stelle.
Noi vogliamo entrare nel merito dei fatti. Quello che si evidenzia, è che non vorremmo che dietro posizioni estremiste del pro e contro immigrati, si celassero responsabilità politiche della cattiva gestione del flusso di immigrati. Responsabilità politiche che sono sicuramente a livello nazionale, ma anche a livello regionale.
A livello nazionale perché l'Italia continua ad avere una politica estera molto ambigua nei rapporti con i Paesi del mediterraneo, molto ambigua con i suoi alleati a livello dell'alleanza atlantica. Non ci prendiamo mai le responsabilità, anche degli errori che noi, con i nostri partner, facciamo. Molte emergenze di immigrazione le abbiamo create noi. I flussi di immigranti che arriva è solo il risultato delle politiche estere sbagliate e se non direttamente della mancata presa di posizione dell'Italia, nei confronti di quei paesi amici che a volte sbagliano.
Ricordiamo il grande errore della Libia in cui ci siamo dati una mazzata su piedi perché, oltre ad andare a destabilizzare un Governo che più o meno teneva, abbiamo anche lasciato agire contro gli interessi dell'Italia. Questa cosa, probabilmente, sta succedendo di nuovo, anche in Siria. Qui non ci si guadagna nulla, ma ci mandiamo soldati a mettere la bandierina e poi ci prendiamo gli immigrati che, naturalmente, non vanno negli Stati Uniti, ma in Europa. Tutti gli immigrati causa della destabilizzazione dell'area.
Che cosa succede a livello interno? La gestione interna dell'immigrazione? Siccome vi è totale incapacità di spiegare alla gente e ai territori l'importanza di una gestione corretta del flusso, arrivano le manovre impositive. Quindi manovra impositiva dello Stato centrale, del Ministero sulla Regione che, a sua volta, si rivale sui Comuni. Vi è totalmente un'assenza di dialogo sugli Enti che sono più vicino ai cittadini. Questa cosa chiaramente viene subita come un'imposizione. Né lo Stato né la Regione si prendono la briga di concordare con il territorio di spiegare ai cittadini che stiamo facendo un lavoro di squadra, quindi allocando immigrati che comunque ci sono e molti dei quali non dubitiamo che siano profughi di situazioni di guerra, è sicuramente un dovere civico.
Altresì la mancata spiegazione alla popolazione può creare dei problemi di convivenza e certi tipi di logiche, come il fatto che un territorio riceve del supporto economico o dei servizi extra se accetta di ricevere degli immigrati; questo sinceramente è un ricatto bello e buono, anche perché spesso si tratta di servizi essenziali che comunque sul territorio andrebbero garantiti, che la Regione e lo Stato devono garantire e non possono essere un ricatto per il fatto di ricevere o meno degli immigrati.
Questo è il punto politico, non il fatto che non li vogliamo, cioè passa questo messaggio.
Spesso l'assenza dei servizi adeguati, che già mette in difficoltà la popolazione, aggrava ulteriormente la situazione dei Comuni e dei territori, specie quelli limitrofi o quelli marginali o quelli montani che già hanno un deficit di servizi rispetto alla grande città. Queste carenze di servizi rischiano di diventare addirittura rischiose e pericolose in presenza di una variabile esterna.
Noi abbiamo affrontato il problema con un sindaco della Val Pellice l'Assessore Cerutti lo sa - perché in un centro sono stati favorevolmente accolti 60 migranti provenienti da diversi Paesi dell'Africa. Fin qui niente di male, tra l'altro è il territorio stesso, perlomeno nelle vesti dell'ente che li ospita, quindi la comunità alloggio della Chiesa Valdese che si è offerto di ricevere queste persone.
Il problema è il seguente: innanzitutto sono state fatte delle evidenze da parte del sindaco di Villar Pellice riguardo alla sproporzione che vi è tra il numero di immigrati dentro questa struttura e il numero di abitanti del centro abitato, perché la borgata che è il centro del paese ha 150 abitanti, molti dei quali anziani; e qui vi andiamo a collocare 60 migranti. Quindi, abbiamo praticamente il 50% della popolazione in più di migranti non integrati, o per lo meno non ancora integrati. Cosa succede? Che queste persone devono poter spostarsi per andare ad eseguire delle attività sul territorio, devono essere occupate, devono fare qualche cosa e l'inverno è alle porte. Quindi, in una vallata alpina stare chiusi in 60 in una struttura molto piccola di un centro abitato da persone di montagna quindi anche molto attente alle tradizioni - fermo restando che la Val Pellice è, forse, un caso eccezionale di integrazione e di apertura culturale, anche grazie alla presenza della Comunità Valdese - è comunque una situazione molto a rischio, specialmente perché non vi sono i servizi per potere spostare questi migranti dall'alta valle almeno a Torre Pellice o a Pinerolo per fargli eseguire delle attività socialmente utili o quant'altro.
Infatti, ricordiamo che la valle già sconta la mancanza del treno che è stato rimosso, quindi non vi sono più servizi ferroviari. I servizi autobus a malapena riescono a colmare questo deficit, per cui abbiamo una sola linea autobus con pullman che va da Villar Pellice verso la bassa valle con 50 abbonamento di pendolari e di studenti che si spostano con questo autobus, su un pullman che è poco più grande.
E' chiaro che si possono innescare situazioni di potenziale conflitto per la mala gestione, perché ci si mette la mala gestione ad innescare potenziali conflitti, oltre tutto in una comunità completamente pacifica che vuole ricevere queste persone.
Infatti, è successa da poco un'aggressione tra due migranti di questo centro su una linea autobus per motivi futili, cioè una lite per un posto a sedere su un autobus. Questo autobus, tra l'altro, era pieno di ragazzini delle medie e qualcuno è anche rimasto scioccato dall'episodio. Dopo di che per dovere civico e per non innescare ulteriori conflitti - questo lo possiamo comprendere, anche se non lo condividiamo - l'episodio è stato un po' messo a tacere, nel senso che è stato chiesto ai presenti di non rilasciare dichiarazioni sull'episodio di violenza, anche per non creare situazioni di potenziale pericolo nella comunità. Altrimenti subito le voci circolano e succede che questi migranti vengono visti come un pericolo e la gente si oppone.
Capiamo la ratio del comportamento, ma non condividiamo che questo tipo di politica vada a nascondere delle mancanze nella gestione.
Sappiamo che l'Assessore si era impegnata anche con un incontro con il sindaco a chiedere ulteriori servizi di trasporto per la zona per integrare le mancanze e per dare adeguato supporto ai nuovi migranti che si sono ivi trasferiti. Questo ancora non è successo e non sappiamo se succederà.
Sappiamo solo che il trasporto pubblico già cade a pezzi per le persone che vi abitano e questo succede in tutto il Piemonte.
Quindi, è molto difficile riuscire a trovare le risorse per creare servizi aggiuntivi. Tuttavia, crediamo che sia una situazione di particolare emergenza, in cui i servizi vanno forse garantiti più che altrove, non come ricatto politico dicendo "noi accettate i migranti e noi vi mettiamo più servizi", ma proprio perché la situazione è potenzialmente esplosiva. Ci vuole pochissimo, perché un altro episodio di questo tipo potrebbe innescare situazioni di rigetto da parte della popolazione locale con problema politici non indifferenti che si estenderebbero anche in altri luoghi dove sono ubicati i centri che ospitano cittadini migranti.
Qui abbiamo una situazione complicata, perché queste persone provengono da diversi Paesi dell'Africa, quindi a volte non parlano neanche la stessa lingua e quindi si innescano conflitti tra loro stessi. Non c'è neanche omogeneità culturale, quindi questa cosa richiederebbe un po' più di attenzione e specialmente se si promettono più servizi, li dobbiamo dare altrimenti la prossima volta i territori non accetteranno più un numero di migranti così cospicuo. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrentino; ne ha facoltà.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Anch'io sono d'accordo con il collega Allemano che il dibattito in quest'Aula consiliare si sta mantenendo su livelli un po' diversi da quelli a cui assistiamo molte volte sui mezzi di informazione, dove vengono usati toni roboanti. Quindi, intervengo volentieri per fare alcune considerazione dopo altri colleghi.
Intanto bisogna prendere atto che, secondo le fonti più accreditate, i cittadini del mondo che si sposteranno in Europa nei prossimi 30 anni saranno circa 40 milioni. E' chiaro che questo è un fenomeno - io non lo chiamo mai problema - che va sicuramente guidato, va intercettato dalla politica e dalle istituzioni sia a livello europeo sia a livello nazionale.
Dico che va fatto anche a livello europeo, perché questo fenomeno non pu essere gestito solamente da Stati come l'Italia e la Grecia che, per ragioni di collocazione geografica, hanno un contatto ravvicinato con chi cerca di venire in Europa. Quindi, è chiaro che è una gestione che va fatta a livello degli Stati europei, cosa già ribadita più volte.
Non servono e sono veramente antistoriche le prese di posizione di alcuni Stati europei che pensano di risolvere il problema erigendo muri barricate o filo spinato. Su questo non ripeto quello che ha detto il collega Rostagno, che condivido assolutamente.
E' un fenomeno che va guidato, tenendo presente che l'Europa va sempre verso un continuo invecchiamento della popolazione; può essere una risorsa per tutti quanti noi se la politica smette di utilizzare per fini propagandistici una posizione piuttosto che un'altra.
Per quanto riguarda il nostro Paese, è chiaro che il coinvolgimento delle Istituzioni, in particolare dei Comuni, può dare risposte fondamentali. Provo soltanto a portare l'esempio di come l'ho affrontato nel mio Comune quando sono stato Sindaco, con una popolazione di circa l'8 proveniente da diverse etnie del mondo.
Quando si dice che occorre che le regole vengano rispettate da tutti personalmente sono assolutamente d'accordo, però si deve fare in modo che intanto, le regole vengano comprese dai concittadini provenienti da altre regioni del mondo.
Nel mio Comune - e continuiamo a farlo, non abbiamo mai avuto alcun problema di interazione nel nostro territorio - abbiamo aperto uno sportello d'ascolto, dove il cittadino ghanese, o eritreo, piuttosto che rumeno (prima dell'entrata nell'Unione Europea), o peruviano, poteva trovare tutte quelle informazioni che gli permettevano, intanto, di conoscere quali erano le regole del Paese che, in modo momentaneo o in modo duraturo, l'avrebbe ospitato.
Poi, ci siamo inventati un'occasione di apertura e di confronto con la popolazione locale: una festa multietnica, che ormai organizziamo da undici anni, che permette per due giorni a diverse etnie di poter lavorare gomito a gomito, di poter essere presenti tutti insieme e anche di scambiarsi le preparazioni culinarie dei vari paesi.
Devo dire che particolari problemi non ce ne sono mai stati; abbiamo sempre chiesto il rispetto delle regole a tutti sia per quanto riguarda l'accesso ai servizi e sia per quanto riguarda la corresponsione del costo dei servizi. Penso non possa che essere questa la strada: collaborazione a livello europeo, per provare a fare in modo che questa possa essere una risorsa per l'intera Europa, e collaborazioni tra i diversi livelli istituzionali italiani, per fare in modo che il fenomeno possa essere ricondotto a una normale azione politica dei territori.
Qualche collega diceva che si devono impedire i morti nel Mediterraneo sono anch'io d'accordo. Penso che tutti siano indignati e scioccati nel vedere queste immagini e che anche su questo l'Europa e l'Italia possano mettere in campo soluzioni che impediscano definitivamente questi episodi che nessuno di noi vorrebbe vedere alla tv o sui mezzi d'informazione. Per esempio, sarebbe importante creare dei veri e propri canali umanitari perché è inutile nascondersi dietro a falsi miti o al classico dito.
Il fenomeno della migrazione deve assolutamente essere guidato, deve essere assolutamente nell'agenda politica di ognuno di noi. Penso che l'Europa possa mettere in campo tutte le azioni affinché diventi una risorsa per tutto il nostro vecchio continente e anche per l'Italia. E' necessario collaborare e non avere paura del confronto con realtà diverse provare a considerare che tutto questo può essere una risorsa per l'Italia e per l'Europa.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ferrentino.
La parola al Consigliere Berutti.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Dal confronto di questa mattina, ma era già emerso da altri confronti avvenuti in questo consesso, sembra quasi ci sia una contrapposizione tra buoni e cattivi.
Noi vogliamo far rilevare non tanto la bontà o meno di chi, come i colleghi, porta determinate considerazioni sul tavolo, quanto un puro senso di realismo, perché, obiettivamente, ci sono elementi che devono essere rilevati, e sono già stati ripetuti questa mattina, quindi non dico nulla di nuovo.
Al lato pratico, per decenni ci sono stati flussi molto graduali che hanno permesso un processo di integrazione, seppure complicato ma assorbito e metabolizzato, ma, oggi, naturalmente, questo non avviene perché un aumento esponenziale di questi flussi pone tutta una serie di difficoltà.
Chiaramente, emerge una disorganizzazione. Quello che emerge è un grande business. Quello che emerge è un grande problema di sicurezza perché se, da una parte, "siamo", tra virgolette - o meglio, chi governa oggi - fortemente a favore di questo tipo di percorso; dall'altra, lo stesso che governa è chi sta portando avanti una politica quanto meno di riduzione - non dico di indebolimento, ma di riduzione - di tutta una serie di risorse alle forze dell'ordine di polizia, che quantomeno dovrebbero non dico vessare - sarebbe un termine improprio - ma cercare di aiutare a governare una situazione di flusso molto forte.
Quindi, l'una o l'altra, altrimenti, da una parte, siamo coloro che gridano contro il fenomeno, la situazione e gli atti che possono nascere legati alla sicurezza dei cittadini italiani e, dall'altra, ci ergiamo a grandi paladini dal punto di vista sociale e umanitario.
Alla fine, questo credo sia l'elemento su cui si debba riflettere e lavorare. Per il resto, viene da fare una proposta, perché come diceva prima il collega Vignale, è innegabile che oggi chiediamo ai cittadini italiani molti sacrifici, così come ai cittadini piemontesi, e gliene chiederemo ulteriormente in futuro, anche se naturalmente siamo contrari a chiedere ulteriore sacrifici.
A questo punto, viene da pensare che le realtà che oggi si occupano di gestire questi flussi, nell'orbita di una trasparenza e di una partecipazione alla causa, potrebbero, nell'eventualità di una minore spesa nei confronti della gestione di questi soggetti, mettere a disposizione della collettività quanto non viene usato nella gestione di questi soggetti comunque, a mio avviso, c'è un buon margine a livello gestionale di queste situazioni - rimettendo in circolo queste somme; quindi, riportarle sul tavolo pubblico per rimetterle a disposizione dei servizi da rendere ai cittadini italiani. Quello potrebbe essere un passaggio epocale per evitare che si pensi che ci siano degli interessi legati a questi flussi.
Quindi, da una parte, si deve capire da che parte si vuole stare e dall'altra, naturalmente, si deve pensare a come si può arrivare a questo tipo di discorso; probabilmente, così si metterebbero un pochino più i cittadini italiani nella condizione di digerire, o metabolizzare - uso un termine più umano - questa situazione. Naturalmente, occorre trovarsi in un tavolo un pochino più convergente per portare avanti una situazione dove purtroppo, queste persone sono costrette a subire e non a volere.
In ultimo, e chiudo, probabilmente, oggi manca una politica votata a intraprendere un percorso non solo di sostegno - chiamiamolo così umanitario - che va bene - iniziando a recarsi in questi Paesi. Per i territori di guerra, chiaramente, è un discorso, ma ci sono anche molti territori che sono solo colpiti da problemi di miseria e di carestia, dove si può iniziare veramente un percorso per dare possibilità a queste persone di imparare un lavoro, avere strutture, poter cominciare ad insediarsi con pari dignità e non girare il pianeta a pietire degli aiuti.
Probabilmente questo sarebbe un grande passo strategico, almeno per quanto riguarda il Governo nazionale. E' chiaro, noi siamo una Regione quindi possiamo dare il nostro piccolo contributo, ma sicuramente quella potrebbe essere una delle strade più intelligenti e costruttive, in termini futuri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Anch'io riconosco la complessità dell'argomento ed anche il tentativo che questa mattina è stato fatto in Aula, di andare in profondità.
Il mio intervento cercherà di stare sullo stesso livello. Svolgerò una premessa di carattere più culturale - direi pre-politica - per poi fare un passaggio su quelli che sono i miti che la fanno da padrone, quando si affrontano questi argomenti. Cercherò, poi, di dire cosa è necessario mettere in campo, dal mio punto di vista.
Da sempre, la storia dell'umanità è storia di migrazioni, e le persone si spostano a causa di eventi traumatici - come guerre o calamità naturali o perché intravedono la possibilità di migliorare la propria condizione di vita. Lo fanno come singoli, lo fanno come gruppi e spesso come interi popoli.
E' un fenomeno che rappresenta e che ha attraversato tutte le epoche storiche e sta attraversando anche la nostra. Lo abbiamo visto nel XX secolo; lo stiamo vedendo in questi giorni, mesi, direi anni, ormai. Sono tanti i passaggi di persone, sono tanti e tali da costituire ormai un passaggio d'epoca; un passaggio d'epoca che mette in crisi alcuni dei fondamentali che hanno governato la convivenza, almeno del nostro mondo occidentale, degli ultimi 300 anni.
Tra questi, certamente quella che era l'organizzazione delle nazioni attraverso lo stato nazione. La globalizzazione, in primis, ci ha traghettati in quella che Edgar Morin ha definito "l'era planetaria", dove la terra, il pianeta, è patria unica per l'umanità, sola, con una consapevolezza che prima non avevamo, come cittadini: gli uomini e le donne, al di là delle differenze di provenienza, sono accomunati da una comunità di destino: ciò che succede in un luogo di questo pianeta ormai ha ripercussioni anche veloci, in termini di tempo, su altri luoghi del pianeta. E quindi, non possiamo ignorare, come abbiamo fatto per secoli quello che succede magari anche a causa delle scelte dei nostri Stati, del nostro mondo, in altre parti del pianeta. La stessa idea la riprende Papa Francesco nell'ultima Enciclica "Laudato sì", quando parla della terra come di una casa comune, di cui siamo chiamati a prenderci cura.
Mi permetta, Presidente, una brevissima citazione dell'Enciclica laddove recita: "Dalla metà del secolo scorso, superando molte difficoltà si è andata affermando la tendenza a concepire il pianeta come patria e l'umanità come popolo che abita una casa comune. Un mondo interdipendente non significa unicamente capire che le conseguenze dannose degli stili di vita, di produzione e di consumo colpiscono tutti, bensì, principalmente fare in modo che le soluzioni siano proposte a partire da una prospettiva globale e non solo in difesa degli interessi di alcuni paesi.
L'interdipendenza ci obbliga a pensare ad un solo mondo, ad un progetto comune".
Credo che le parole che il Papa riporta nell'Enciclica siano davvero il punto di partenza per questa discussione. Se noi non affrontiamo questo tema da una prospettiva globale, ma - come purtroppo sta facendo l'Europa e su questo punto ritornerò - partiamo dalla difesa di alcuni interessi particolari, semplicemente la storia ci travolgerà e non saremo all'altezza di quello che sta succedendo.
Questa casa comune è caratterizzata, infatti, da forti squilibri di natura economica e sociale; squilibri che alimentano quella che il Premio Nobel per l'Economia del 2015 - Angus Deaton - ha definito "la grande fuga". Una grande fuga, che è la fuga dalla povertà e dalla morte, che ha fatto sì che migliaia e milioni di persone, oggi e negli ultimi anni stiano meglio delle generazioni precedenti: vivono di più, hanno cure migliori, hanno una vita più ricca e più gradevole. Ma questa grande fuga ha riguardato, per adesso, soltanto una minima parte del pianeta e ha lasciato indietro altri, che oggi legittimamente cercano di sfuggire da morte e povertà.
Nei mesi scorsi circolava una vignetta dove un adulto chiedeva ad una bambina: "Ma nella tua scuola ci sono stranieri?". E la bambina rispondeva: "No, nella mia scuola ci sono solo bambini".
Ecco, partirei da qui, per dire che la bambina vede nell'altro soprattutto qualcuno di simile a sé, prima di vedere le differenze. Se invece, ci spostiamo nel mondo degli adulti, probabilmente quello che vediamo è dell'altro.
Se ignorassimo questa domanda o se facessimo finta di non considerare queste premesse, tutti i discorsi successivi sarebbero inficiati.
Questa è una discussione particolare, caratterizzata dalla presenza di molti miti: alcuni sono stati riportati anche oggi, ma abbiamo già visto e molti colleghi li hanno citati - i numeri. Andando a vedere nel dettaglio la situazione, le cose non stanno così.
Dico anch'io qualche numero, ma non entro nel merito (credo che, poi l'Assessore lo farà): alla fine del 2014, c'erano in movimento, in fuga dai propri paesi di origine, circa 60 milioni di persone (sono dati delle Nazioni Unite per i Rifugiati). Di queste, in quel periodo, in quel momento, solamente 137 mila sono arrivate in Europa. La maggior parte delle persone in fuga è ospitata da Turchia, Pakistan, Libano e Iran. Riguardo al Libano ha già detto il mio collega Barazzotto: più di un milione e mezzo di profughi, su una popolazione appena superiore ai quattro milioni.
E, anche in Europa (anche questo è già stato detto), la maggior parte dei richiedenti asilo non si trova in Italia, ma è ospitata da altre nazioni.
Pochi hanno citato un dato per me importante, quasi raccapricciante: l'8% delle persone che si spostano e che arrivano in Europa è composto da minori non accompagnati; una persona su dieci, circa, è un bambino, un piccolo, e non entro nel merito di quanti minori non accompagnati mancano all'appello nei nostri territori, perché anche qui, purtroppo, siamo di fronte a chi lucra. Ci sono organizzazioni criminali, che sfruttano questa situazione anche di fronte a dei bambini.
Pertanto, è certo che siamo di fronte a una grande sfida. Come tutte le grandi sfide, si possono affrontare solamente se abbiamo una visione. Se la politica non ha una visione, quando va bene gestisce l'esistente, quando va male insegue i voti. E se i voti, ad un certo punto, chiedono sangue a difesa del privilegio, che si fa? Allora, le visioni possono aiutare a tenere in equilibrio una dinamica della democrazia. Diversamente, si è in balia delle paure irrazionali.
Questo sappiamo essere uno dei limiti più grandi della democrazia, come già ci insegnava Platone. Sono tanti gli aspetti da migliorare e lo sono a diversi livelli: a livello dell'Europa, a livello dell'Italia e a livello delle Regioni.
Tuttavia, permettetemi di citare una frase di Don Milani: "Il mio problema è uguale al tuo; sortirne insieme è la politica; sortirne da soli è l'avarizia". Purtroppo, in Europa, siamo nel tempo dell'avarizia e ognuno sta cercando di affrontare questa situazione da solo, ma questo non porterà alla soluzione dei problemi, quanto piuttosto alla moltiplicazione degli stessi.
Certo, Dublino non aiuta, però io non credo che Dublino sia stato superato: semplicemente è violato. C'è una violazione di trattati internazionali perché si inseguono logiche individualiste ed egoistiche invece di soluzioni condivise, che è ciò di cui avremmo bisogno. Mancano visioni e progetti di largo respiro. Nella storia passata, tutto ciò ha portato a delle tragedie e lo abbiamo visto. Certo, c'è poi la questione dell'Italia, come gestire qui ed ora il tema dell'accoglienza.
Permettetemi di dire, sempre stando nell'ambito di quello che ho definito prima il tempo dell'avarizia, che questa partita non l'affrontiamo con la gara degli egoismi. Sono stati citati, come problematici, alcuni casi di Comuni che si vedono costretti ad ospitare, a seguito del bando del Ministero degli Interni tramite le Prefetture, decine o centinaia di richiedenti asilo.
Tuttavia, c'è un dato che nessuno ha ancora detto - che citerò io - ed è che il sistema dello SPRAR, quindi la partecipazione volontaria da parte dei Comuni, vede la partecipazione solamente di 25 Comuni in tutta la Regione Piemonte. Permettetemi di dire che quei Comuni, che oggi si sentono vittime di un'imposizione, sono vittime dell'egoismo della nostra classe dirigente, perché noi non stiamo facendo una gara a chi è più solidale: purtroppo, stiamo facendo una gara a chi scarica sull'altro il problema.
Non possiamo solamente dire che la Prefettura sbaglia. Certo, anche quel sistema potrebbe essere migliorato, in termini di criteri e di numeri ma non possiamo ignorare che dobbiamo chiedere ai nostri territori, ai nostri sindaci e alle nostre comunità locali di assumere anche loro la sfida della solidarietà, di fronte a questo fenomeno epocale. Se aumenteranno i casi di candidatura volontaria, diminuiranno i numeri da dover gestire con l'emergenza. Questo ce lo dobbiamo dire, ed oggi in quest'Aula non l'ho sentito dire.
Vado alla conclusione, Presidente. Quale dovrebbe essere il ruolo della Regione? Molte cose sono già state dette, ma voglio solo sottolineare Assessore, che dobbiamo rafforzare il più possibile la parte non logistica del sistema dell'accoglienza, perché per troppo tempo - e forse ancora oggi l'accento è sempre stato legato a dove arrivano, dove li metto e cosa ne faccio.
Questo è un tema, ma il ruolo che possiamo giocare è anche quello di incentivare l'interazione e la solidarietà nei confronti dei Comuni e degli Enti locali, oltre a tutti gli elementi di criticità che già altri hanno riportato, come chiedere che i tempi delle Commissioni siano più celeri.
In questo modo, soltanto alimentando questi progetti saremo all'altezza della situazione di affrontare questa sfida. Questa sfida e i problemi non diminuiranno se noi non saremo all'altezza: semplicemente ne verremmo travolti. Sta a noi, quindi, cercare di mettere in campo tutte le azioni possibili.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Comprensivo di Piossasco (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Comprensivo di Piossasco in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Diritto di asilo - Profughi

"Sistema regionale di accoglienza dei richiedenti asilo" presentata dai Consiglieri Marrone, Vignale, Berutti, Pichetto Fratin, Bertola, Gancia Benvenuto, Ruffino, Porchietto, Graglia e Sozzani (collegato ordine del giorno n. 535) (seguito)


PRESIDENTE

Continuiamo i lavori del Consiglio straordinario, inerente a "Sistema regionale di accoglienza dei richiedenti asilo", di cui al punto 2) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Monica, Assessore all'immigrazione

Grazie, Presidente.
Grazie a tutti i Consiglieri intervenuti e grazie anche per aver organizzato questo momento di confronto e di approfondimento.
Rilevo anch'io positivamente che il dibattito ha avuto toni molto civili e che ci sia piena sintonia - secondo elemento per me non irrilevante - fra le posizioni espresse dalla maggioranza e l'operato dalla Giunta; sintonia che, proprio per la complessità di questi temi, credo debba essere sottolineata e non sia così scontata.
Cercherò di riprendere molte delle considerazioni espresse raccogliendo anche alcune sollecitazioni ricevute, tipo quella appena espressa dal Consigliere Rossi sui tempi delle Commissioni.
E' vero, alcune considerazioni espresse sulle Regioni riguardano il ruolo o il non ruolo che hanno o che non riescono ad esercitare in modo così sufficientemente determinato, però credo che la Regione Piemonte abbia sin da subito preso molto sul serio l'accordo prima citato dal Consigliere Barazzotto, l'intesa del 10 luglio 2014, intitolata: "Piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti famiglie e minori stranieri con accompagnati".
L'anno scorso, proprio perché vogliamo parlare di numeri, in Italia abbiamo avuto 1.790 mila arrivi. Quest'anno, in realtà, gli arrivi, com'è stato detto, sono, almeno via mare, inferiori. Se ci riferiamo, per esempio, alla data del 2 novembre, abbiamo un decremento, dal 2015 al 2014 di 9,58%: nel 2014, a quella data, gli arrivi erano 150.988, nel 2015 sono 141.039.
Credo che questo sia un elemento importante da prendere in considerazione, senza dimenticare - e non voglio fare appelli ai buoni sentimenti - coloro che non ce la fanno e che nel Mediterraneo perdono la vita. E' bene che sia sempre molto presente.
Anche in questo caso, ai primi di novembre parliamo di più di 3.100 persone (e sappiamo che questi numeri sono sempre con delle approssimazioni per difetto) che fortunatamente sono arrivate sulle nostre coste.
Un altro dato importante riguarda l'accordo tra le Regioni, che ha portato ad una effettiva redistribuzione degli arrivi nel nostro Paese: per il Piemonte si parla di una percentuale pari al 7%.
Per rispondere alle sollecitazioni ad assumere, come Regione, posizioni diverse di resistenza (penso sia noto a tutti quali sono state le posizioni della Lombardia), dico che, ad oggi, la Lombardia è la Regione che ospita per motivi legati alla sua popolazione e al fatto che la percentuale a lei assegnata sia pari al 13%, 12.932 richiedenti asilo.
E' la Regione che ospita più di tutte le altre, indipendentemente da quelle che sono le posizioni evocate e richieste, anche nell'ambito dell'ordine del giorno, alla Regione Piemonte. Credo che questo sia un dato molto importante.
Per questo motivo, ritengo che bloccare od opporsi - e su questo abbiamo avuto anche un confronto con i componenti della maggioranza - sia ormai una posizione, non dico inutile, ma che sicuramente non richiama all'esigenza di governare un fenomeno con due elementi: la solidarietà, e quindi il cuore (come veniva anche richiamato) e la responsabilità, quindi il cervello, senza dimenticare, con la solidarietà, l'esigenza di umanizzare, così come chiedeva - e accolgo favorevolmente - la Consigliera Batzella.
Per venire ai numeri, essendo quelli con cui poi ci confrontiamo, pur con un'esigenza di umanizzazione, ad oggi, cioè a lunedì, le presenze nelle strutture di accoglienza, che sono state rilevate dalla Prefettura di Torino capofila di tutta la Regione, sono pari a 6.177 persone, distribuite in 332 sedi, e quindi anche con la caratteristica - che è quella che noi abbiamo richiesto fosse quella a mano a mano da privilegiare - di un'accoglienza diffusa. Ad oggi, le altre presenze nel sistema SPRAR (il Sistema di protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati, gestito direttamente dai Comuni) sono pari a 958 unità, di cui 51 minori stranieri non accompagnati; e faceva bene il Consigliere Rossi a richiamarlo, perch si tratta di una questione molto importante che tra l'altro chiama anche le Regioni ad una responsabilità diretta.
E vengo anche al futuro. Uno dei perni del piano che noi abbiamo approvato a inizio agosto che, a differenza da ciò che emerge dalle considerazioni di alcuni Consiglieri, si sta a mano a mano realizzando - e poi siamo a tre mesi dalla sua approvazione e quindi non credo che i tempi siano così lunghi per decretarne il fallimento - è, come chiedeva il Consigliere Allemano, la trasformazione dell'accoglienza da emergenziale e attivata dalle Prefetture a strutturale, con il coinvolgimento diretto dei Comuni. Come sapete, in questo periodo è attivo un bando che scadrà a metà gennaio e ci stiamo adoperando con i Comuni proprio per incentivare l'ospitalità; tra l'altro, così come ricordava anche il Consigliere Rostagno, cercando anche di mettere insieme più Comuni perché possano costruire insieme e non da soli una risposta strutturale all'accoglienza.
Non dimentichiamo - e questo lo dico all'Aula - che attualmente quattro Province non hanno alcun progetto SPRAR: si tratta delle Province di Novara, VCO, Cuneo e Vercelli. Ci sono presenze attivate dalle Prefetture ma non presenze che interessano direttamente i Comuni, anche se - e questo lo dico al Consigliere Valetti - abbiamo già fatto più volte incontri con i Comuni e con le Prefetture proprio per venire incontro a quell'esigenza di informazione che qui veniva posta, perché pensiamo sia molto importante un coinvolgimento che addirittura, appunto, riteniamo debba essere strutturale.
Siamo in un sistema che, certo, ha qualche limite. Uno di quelli che veniva anche qui ricordato è la lunghezza dell'esame delle pratiche e quindi dei tempi di attesa perché la richiesta asilo venga esaminata. Anche in questo campo, però, si assiste ad un miglioramento e i tempi medi di attesa per l'audizione sono diminuiti di molto. Adesso per le richieste asilo presentate nel 2015 non parliamo più di anni, ma di circa otto-nove mesi di attesa. Ma proprio ieri - come rappresentante delle Regioni, ero al tavolo nazionale presso il Viminale per la gestione del flussi non programmati - ci è stato comunicato che ci saranno due nuove sezioni in Piemonte, perché a livello nazionale si è riconosciuto che effettivamente i tempi sono molto migliorati: a Roma si diceva che ormai si parla di pochissimi mesi per l'esame della richiesta asilo, qui abbiamo invece ancora otto-nove mesi di attesa.
A breve, dunque, verranno attivate due nuove sezioni che si aggiungono a quelle già presenti. Prima partivamo con un'unica sezione che era quella di Torino; adesso ne abbiamo una a Genova, che esamina anche le richieste di Alessandria e quindi su questo punto siamo molto attivi e speriamo di fatto di raggiungere dei tempi che siano accettabili.
Le nazionalità dei richiedenti asilo - giusto per avere anche a tal proposito un elemento di riferimento per quanto riguarda il Piemonte sono, nell'ordine per presenze, Nigeria, Mali, Gambia, Pakistan, Senegal Turchia, Bangladesh, Ucraina, Afghanistan, Costa d'Avorio, Guinea e Ghana.
Come sapete, a mano a mano che prosegue e probabilmente proseguirà, il fenomeno, che ormai consideriamo strutturale, ha subito però dei cambiamenti per quanto riguarda le nazionalità. Lo scorso anno avevamo eritrei e siriani, che quest'anno non sono più presenti sul nostro territorio.
Per quel che attiene alle considerazioni che faceva il Consigliere Vignale rispetto al fatto che solo una minima percentuale richiede lo status di rifugiato, in realtà noi abbiamo un 50% di richiedenti che alla fine ottiene lo status di rifugiato o il diritto alla protezione sussidiaria o umanitaria; la sussidiaria prevede lo stesso numero di anni dello status di rifugiato, quindi - se vogliamo definirla in questo modo anche se parliamo di persone diverse - si tratta di una classificazione che ha la stessa durata; il permesso umanitario adesso prevede due anni di permanenza. Abbiamo certamente quell'altro 50% che è quello dei "diniegati", che dovrà per esempio prevedere - e questo è un elemento che stiamo discutendo a livello nazionale - delle progettualità di rimpatri volontari assistiti, che quindi permettano a queste persone di ritornare nei loro Paesi con progetti che vedano anche l'acquisizione da parte loro di competenze e interventi nei Paesi di origine, che attiviamo anche - e qui mi metto "un'altra giacca" - con la delega della cooperazione internazionale.
Stiamo sicuramente anche parlando di progettualità innovative, ma innovative e serie. Per esempio, si sono viste a tutti i livelli, negli anni precedenti, ridotte o addirittura azzerate le risorse sulla cooperazione internazionale e ci si lamenta, adesso, di una situazione sul Mediterraneo e anche nell'Africa sub-sahariana che non siamo in grado di determinare.
Non esiste "la" soluzione: esistono tante soluzioni, che dobbiamo cercare di mettere in campo.
Tornando alla strutturalità della nostra Regione - questo tema è stato toccato solo dal Consigliere Marrone - inizialmente abbiamo individuato perché questo è il compito della Regione - due hub, quindi due centri di prima accoglienza. Poi, sta alle Prefetture e al Ministero degli Interni attivarli.
A Settimo si stanno spostando i posti SPRAR, in modo da destinare il Centro Fenoglio solo a questo canale di accoglienza; a Castello d'Annone dove c'è una struttura molto adatta - l'ho visitata personalmente - a fare da centro di prima accoglienza, il Provveditorato regionale delle opere pubbliche sta indicendo il bando per i lavori di bonifica dell'amianto che è stato trovato, seppur in piccole percentuali; e noi crediamo, dati i tempi che ci verranno forniti dal Ministero degli Interni, che a breve comunque entro un periodo che sarà determinato dal Viminale - sarà attivo un secondo centro di prima accoglienza in Piemonte.
Non occupandoci però solo della logistica, stiamo incentivando dei progetti di integrazione e, appunto, di interazione, come diceva il Consigliere Rostagno; sono contenta che abbiamo fatto nostra questa terminologia. Da questo punto di vista, potrei citare un elenco - ma anche qui, visti i tempi, ne cito solo qualcuna - di pratiche e di attività nei singoli Comuni, che sono attività di volontariato civico che però risultano essere molto utili proprio per una reciproca conoscenza fra ospitati e ospitanti. Patto di volontariato di Garessio, una rete di attività. Ad esempio, nell'Astigiano, a Rivarolo, ad Alessandria sono stati formati degli apicoltori, c'è il famoso "Coro Moro" e tutta una serie di attività che non sono lavoro, ma possono essere propedeutiche ad un contatto reciproco.
Come Regione, lavoreremo alla programmazione del FAMI (il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione), che richiamava il Consigliere Campo, che prevede diverse azioni sull'asilo, sull'integrazione e sui rimpatri (di cui ho già parlato), e che vedrà la possibilità di costruire progetti anche innovativi, come quelli del ripopolamento delle aree montane, con il coinvolgimento degli abitanti "originari" di tali aree.
Da questo punto di vista, vogliamo provare a lavorare su misure universali, che, però, raccolgano anche delle sfide, come quella che vede gli abitanti di alcuni paesini essere molto contenti della presenza dei migranti nei loro territori, poiché questo permette di non chiudere, ad esempio, la scuola locale.
Ci sono, dunque, tante variabili e forse è bene evitare le generalizzazioni. Anche il profugo richiedente asilo nella nostra regione può avere il desiderio di svolgere delle attività in montagna, oppure no come ciascuno di noi, qui, in questo Consiglio regionale. Non possiamo cioè, considerare il richiedente asilo "tipo", che necessariamente vuole fare determinate cose: occorre entrare nelle singole realtà.
Ricordo altre attività che abbiamo previsto nel Piano, come la formazione degli operatori, perché la trasparenza dei progetti che bandiscono le Prefetture o di cui si fanno carico i Comuni, tramite lo SPRAR, è molto importante, quindi noi non abbiamo un controllo diretto, ma è anche importante che i soggetti che operano (le cooperative) ricevano una formazione (e li abbiamo già incontrati richiamandoli alla trasparenza oltre che ad una formazione), in modo che chi lavora in questo ambito sia preparato.
Anche come Regione, proporremo delle azioni all'interno di una pianificazione, che vedrà - ad esempio - partire a breve una formazione da parte della Città metropolitana, per quanto riguarda la provincia di Torino.
Un altro elemento importante che non voglio dimenticare riguarda una pianificazione puntuale sui minori stranieri non accompagnati, che è sicuramente un ambito molto delicato, così come il tema della tratta.
Infatti, sempre più spesso, le donne che arrivano tramite questo flusso dalle regioni meridionali sono in pericolo, anche perché la nazionalità maggiormente presente è quella nigeriana.
Stiamo attivando un Protocollo con le Prefetture e stiamo lavorando con la Procura, ed è chiaro che è molto importante anche la formazione degli operatori, affinché chi può essere vittima di tratta venga subito intercettata. E' già stato fatto un lavoro anche per recuperare persone che rischiano di essere fagocitate da un sistema parallelo, molto organizzato che non lascia più traccia della persona stessa, sapendo che (questo lo sottolineo) le persone ospitate, richiedenti asilo, sono persone libere di muoversi. Pertanto, occorre anche una consapevolezza da parte delle potenziali vittime.
Un altro ambito - e su questo mi avvio a chiudere - su cui stiamo lavorando e su cui abbiamo richiesto ieri, a livello nazionale, di definire dei criteri, riguarda l'accoglienza in famiglia, anche perché le Prefetture stanno adottando criteri diversi, a seconda della Prefettura.
Riteniamo che debbano essere stabiliti dei criteri, in modo che ci si possa muovere lungo un percorso che può essere interessante. A livello nazionale, fra le quattro realtà più significative in Italia, ne vengono citate due piemontesi: Torino, con lo SPRAR, e Asti, con le famiglie di migranti.
Crediamo che queste esperienze debbano essere sempre più diffuse, ma con criterio.
Inoltre, in merito all'ambito economico, ricordo che ci sono delle risorse europee, che sono certamente dei cittadini, ma che, tra l'altro attivano anche del lavoro sul nostro territorio, perché chi lavora nell'accoglienza, se lavora in modo trasparente, svolge un'attività che sicuramente gli deve essere riconosciuta.
Sono stati citati i dati della Fondazione Moressa: se consideriamo ci che i migranti, in generale, danno al nostro Paese e quello che, invece diamo noi, sia sull'accoglienza ai richiedenti, ma anche in ambito sanitario e scolastico, il saldo sull'accoglienza è positivo (3,9 miliardi).
Stiamo lavorando, anche se sicuramente con dei limiti; torno a registrare positivamente una sintonia con coloro che sono intervenuti e sono disponibile a riprendere alcune questioni, che potremmo anche approfondire in Commissione.
Voglio fare anch'io una citazione. Cito Papa Francesco - già citato da alcuni colleghi - in merito alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame (c'è anche la questione della distinzione tra la situazione economica e il richiedente asilo ed è una distinzione che porta alle considerazioni che faceva il Consigliere Rostagno) e sono in cammino verso una speranza di vita: "Il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati, a dare loro una speranza concreta".
"Siamo sempre lo straniero di qualcun altro", sostiene Tahar Ben Jelloun, pertanto occorre imparare a vivere assieme e lottare contro il razzismo.
Ritengo che queste siano le parole che possono chiudere i contributi positivi che ci avete fornito.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Assessora Cerutti.
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 535 presentato dal Consigliere Marrone, inerente a "Revoca della deliberazione della Giunta regionale 5 agosto 2015, n. 3-2013 (Piano regionale per l'accoglienza dei flussi non programmati di cittadini extracomunitari 2014-2020)".
Poiché abbiamo già sforato di qualche minuto, chiedo se possiamo votarlo senza l'illustrazione.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)



PRESIDENTE

Il parere della Giunta è contrario.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 535, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 14 Consiglieri hanno votato NO 21 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Chiedo ai Consiglieri Capigruppo se oggi pomeriggio, anziché chiudere alle ore 19, concludiamo i lavori alle ore 18.45 per una Conferenza dei Capigruppo in Sala A.
I colleghi Capigruppo acconsentono.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.09)



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