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Dettaglio seduta n.103 del 03/11/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 9.36 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Zootecnia

Interrogazione a risposta immediata n. 733 presentata dalla Consigliera Chiapello, inerente a "Azioni a tutela della carne piemontese"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
733, presentata dalla Consigliera Chiapello, che ha la parola per l'illustrazione.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
E' notizia di questi giorni che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso noto che le carni rosse e quelle lavorate sono cancerogene quando mangiate in grande quantità; l'allarme è stato subito elevato tra i consumatori e i produttori di carne.
Com'è possibile che un alimento che si è sempre consumato, ed è stato raccomandato anche dalla stessa OMS, faccia così male? Nelle ore successive, le vendite sono drasticamente calate. Dopo una più attenta lettura, si scopre che lo studio è stato elaborato su un campione vastissimo di carni di numerosi Paesi e condotto su dosaggi molto alti.
In Italia, in effetti, viene posta molta attenzione al contrasto all'uso di promotori di crescita, quali gli ormoni, e siamo stati i primi in Europa a dotarci di una legislazione in materia.
Già due anni fa, il Ministero della Salute dichiarava che il 99,8% dei campioni risultava conforme.
Detto questo, ho presentato quest'interrogazione per capire se la Regione Piemonte possa intervenire e in quale modo possa farlo. Si può fare qualcosa per dare una corretta informazione al consumatore? Si possono esporre i risultati positivi dei controlli della filiera, visto che in Piemonte se ne fanno molti per garantire la sicurezza delle carni? Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente; grazie, Consigliera Chiapello.
Intanto, per la salute vi consiglio una dieta a base di carne di qualità, che potrebbe essere positiva.
Bando agli scherzi, nei giorni scorsi abbiamo fatto una serie di comunicazioni e nella comunicazione scritta, che è molto ampia, potete leggere le iniziative in atto per la carne bovina rispetto alla razza piemontese e alle altre razze e per quella suina, con tutti gli interventi di vigilanza veterinaria.
Però, rispetto alla comunicazione, ci siamo dati due tipi di intervento: non legare la comunicazione positiva alle dichiarazioni dell'OMS, che, invece, sono volte a un livello generico di carne. Noi abbiamo tenuto a sottolineare che non si può trattare la carne in modo uguale, ma serve differenziare a seconda dei disciplinari di qualità dell'alimentazione e del benessere animale. Questa è stata la dinamica, poi con le conferenze stampa abbiamo lanciato, ad esempio, la settimana della carne, che si tiene a Cuneo questo fine settimana al MIAC - saranno tre giorni interessanti sulla carne bovina - e altre iniziative che teniamo normalmente durante l'anno.
Credo che faremmo bene a distaccare questa dichiarazione dell'OMS e partire tra qualche giorno con una campagna positiva sul consumo della carne di qualità, ci teniamo a dirlo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 739 presentata dal Consigliere Ottria, inerente a "Locomotori fermi e accesi per tutta la notte nelle stazioni ferroviarie di Acqui Terme e Novi Ligure"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
739, presentata dal Consigliere Ottria. Anche se l'interrogazione riguarda i trasporti, risponderà l'Assessore Ferrero in sostituzione dell'Assessore Balocco.
La parola al Consigliere Ottria per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione riguarda la problematica legata alla permanenza dei locomotori dei treni che rimangono fermi nelle stazioni di Acqui Terme e di Novi Ligure (mi risulta anche in altre stazioni, credo Chivasso e altre).
Questi locomotori rimangono fermi per tutta la notte ma accesi producendo un notevole rumore, che crea parecchio disturbo per i condomini limitrofi alla stazione. In pratica, rimangono 'cesi dalle ore 20 fino alle cinque del mattino, quando in genere partono per le destinazioni di Genova e di Milano.
Questo disagio che è stato segnalato fortemente da questi cittadini è stato ripreso con numerose corrispondenze e segnalazioni da parte dei Sindaci di Novi Ligure e di Acqui Terme, che già nella scorsa primavera e poi ripetutamente nei mesi estivi hanno segnalato il problema alla Direzione di Trenitalia; alcuni cittadini hanno mandato anche degli esposti nel mese di luglio all'ARPA per rilevare il danno acustico determinato dalla permanenza di questi locomotori.
Finora i risultati dell'ARPA non sono ancora conosciuti; invece, la società Trenitalia non ha dato risposte esaurienti, comunque non ha risolto il problema.
Ci sono state ancora segnalazioni; l'ultima è del Sindaco di Novi Ligure e del Sindaco di Acqui Terme del 2 ottobre e del 20 ottobre u.s.
In questa lettera, oltre a segnalare il problema, si rimarca il fatto che, ad esempio, ad Acqui Terme, mentre i treni che sono diretti a Genova (per cui gestiti da Trenitalia Liguria) vengono spenti, quelli di dipendenza Trenitalia Piemonte rimangono accesi tutta la notte.
Evidentemente, il disagio per i cittadini è notevole, tant'è che ripetutamente è stato oggetto anche di articoli giornalistici e lettere di segnalazione.
Trenitalia ha solo giustificato questa accensione con ragioni di razionalizzazione e di contenimento dei costi, in quanto, rimanendo i locomotori accesi, al mattino i macchinisti arrivano nell'imminenza della partenza anziché in tempo utile per accenderli ed esercitare tutte le operazioni necessarie a mettere in funzione questi locomotori.
Considerato che le ripercussioni per la salute e il benessere dei cittadini sono notevolmente gravose, chiedo all'Assessore competente quali interventi intenda assumere nei confronti di Trenitalia per risolvere definitivamente questo problema, che è causa di disturbo alla quiete pubblica e provoca danni alla salute dei cittadini interessati.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ottria.
La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore regionale

Grazie.
Leggo la risposta breve dell'Assessore Balocco.
Con riferimento alla problematica esposta, sentita la competente struttura di RFI, Direzione Territoriale Produzione Torino, è stato comunicato che, a seguito delle ripetute segnalazioni pervenute anche dal Comune di Acqui Terme, RFI stessa ha richiesto l'intervento dell'ARPA Piemonte, la quale ha provveduto ad effettuare le opportune misurazioni e rilevazioni fonometriche volte a definire l'entità dell'impatto acustico prodotto sui ricettori posti nelle immediate vicinanze delle stazioni ferroviarie sia di Acqui Terme che di Novi Ligure.
Attualmente RFI è in attesa della trasmissione delle risultanze di tali rilievi e ha comunicato la propria disponibilità a procedere prontamente ad adottare gli opportuni provvedimenti e/o alla realizzazione degli interventi mitigativi necessari, qualora dovesse emergere il superamento dei limiti previsti dalla normativa vigente in materia di inquinamento acustico.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Interrogazione a risposta immediata n. 740 presentata dal Consigliere Appiano, inerente a "Futuro dell'ippodromo di Vinovo"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 740, presentata dal Consigliere Appiano. Risponderà nuovamente l'Assessore Ferrero.
La parola al Consigliere Appiano per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Come recita il titolo dell'interrogazione, parliamo dell'ippodromo di Vinovo, dell'ippica, di quello che non è un semplice impianto sportivo, ma un pezzo di storia e tradizione della nostra regione, con un rilievo nazionale, nel campo medesimo.
Si tratta di uno dei pochi impianti dediti al trotto che, insieme all'attività agonistica in pista, abbina un centro di allenamento interno per cavalli, per complessivi 32 ettari, una pista da corsa di un chilometro, una pista di allenamento di 600 metri, 500 box per cavalli stanziali, più tutta una serie di servizi a supporto dell'attività.
Ad oggi, ci sono quasi 300 cavalli stanziali, mentre, tra operatori diretti e indotto, si parla di un ordine di grandezza di 150 posti di lavoro.
Da cosa prende spunto l'interrogazione? L'interrogazione prende spunto da un costante depauperamento del numero di corse che il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali destina al nostro ippodromo, e quindi alla nostra Regione, rispetto a tante altre Regioni: un trend in decrescita, sia di numero di riunioni sia di montepremi complessivi, che dal 2010 ad oggi, è stato costante.
I dati vanno letti per bene: nel 2010, il numero delle riunioni era di 77, con un montepremi di circa 5.300.000; le corse sono scese a 65, nel 2011, a 55, nel 2012, per poi risalire, invece, fino a 91, nel 2013.
Perché? Perché nel 2013 ha chiuso un altro ippodromo del Milanese, in zona San Siro.
Pertanto, nel 2013 e nel 2014 il Piemonte si è trovato a dover supplire all'impossibilità di allocare corse e montepremi nella regione a noi vicina. Di quelle 91 corse, dunque, vanno scorporate le corse in supplenza del territorio lombardo, ed ecco che restiamo a 55 corse di pertinenza del Piemonte. Corse che sono analoghe nel 2014 e scendono a 51 nel 2015, quando anche nei primi mesi il nostro centro ha continuato a supplire alla chiusura di quello milanese, poi riaperto nella primavera.
Ad oggi, quindi, l'ippodromo non si trova più depositario di alcuna corsa per i mesi di novembre e dicembre e, presumibilmente, per i primi mesi del 2016, con un gravissimo danno sia per la permanenza di cavalli e attività sia per i posti di lavoro sia per l'indotto che riguarda i Comuni vicini e sia per il prestigio della nostra regione.
L'interrogazione chiede di capire, alla luce di quanto esposto, quali azioni si intendano adottare nei confronti del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, per un riequilibrio nella distribuzione delle corse ippiche sul territorio nazionale e per garantire il futuro dell'ippodromo e dei suoi lavoratori.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
La parola all'Assessore Ferrero, per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore regionale

Grazie, Presidente e Consigliere Appiano.
Premetto che, rispetto alle competenze, la questione è ibrida, nel senso che, se abbiamo ben chiaro che il riferimento nazionale è il Ministero delle Politiche Agricole, a livello regionale non abbiamo un ufficio che si occupi direttamente di questa vicenda.
In realtà, la competenza per noi è ferma al sistema di allevamento del cavallo, non alle corse. In accordo, però, con il collega Ferraris, abbiamo affrontato tale questione e abbiamo incontrato - come Assessorato - i responsabili della società Hippogroup Torinese S.p.A. e abbiamo preso atto delle specifiche che lei ha ben riferito, e che confermiamo.
Ci siamo attivati tramite il Viceministro per avere un incontro con il Sottosegretario che ha delega sulla questione - il dottor Castiglione - e stiamo monitorando affinché vadano a buon fine i rapporti.
Devo dire che, su questa vicenda, c'è l'interessamento trasversale di più soggetti, tra cui anche noi, per la nostra competenza, e soprattutto per le relazioni con il Ministero.
Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 735 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Contrazione di organico dell'ipermercato Auchan e ampliamento della localizzazione L.2. - Corso Romania (TO)"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 735 presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione, chiediamo alcune informazioni in merito a una deliberazione della Regione Piemonte, che viaggia di pari passo con una delibera del Comune di Torino e che fa riferimento ad un'area del Comune stesso, sita nei pressi di Corso Romania, nella localizzazione commerciale urbano-periferica L.2.
Il Comune di Torino ha manifestato la volontà di procedere all'Accordo di Programma per l'ampliamento della localizzazione L.2. - Corso Romania con delibera di Giunta Comunale. La Giunta regionale ha, pertanto, deciso di deliberare l'ampliamento della localizzazione commerciale urbano periferica L.2., quindi la localizzazione commerciale stessa.
Questo Accordo di Programma prevede il riassetto e il riposizionamento dell'ipermercato Auchan, con il probabile effetto che, con questo ampliamento, Auchan acquisisca lotti a destinazione commerciale a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato.
Sappiamo perfettamente che in questo periodo Auchan sta mettendo in atto una politica di riduzione nei confronti dei lavoratori, denunciando circa 80 esuberi. Sappiamo anche, ovviamente, che ci sono altri tipi di politiche che sta attuando su alcuni lavoratori e abbiamo ben presente il caso delle quattro lavoratrici di Rivoli trasferite a Cuneo, qualche settimana fa.
Ci chiediamo, pertanto, rispetto a queste politiche contrastanti che Auchan sta attuando (da una parte, i tagli sul personale e, dall'altra, dei desideri di espansione del proprio punto vendita in Corso Romania), quali siano state le motivazioni che hanno indotto la Regione a deliberare l'ampliamento di questa localizzazione commerciale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore al commercio Grazie, Presidente, e grazie, Consigliera Frediani.
La deliberazione della Giunta regionale, insieme agli atti deliberativi degli altri soggetti firmatari dell'Accordo di Programma (Città Metropolitana di Torino e Comune di Torino), approva l'ampliamento della L.2., di Corso Romania, sulla base delle risultanze della Conferenza dei Servizi di natura tecnica, che verificano gli aspetti strutturali e territoriali dell'area, con riferimento all'impatto sulla viabilità e sull'ambiente, ai sensi dell'articolo 14 della DCR 563-13414/1999.
L'area in questione è un tassello dell'intera riqualificazione delle aree di Corso Romania, che prevede, oltre agli insediamenti commerciali nuovi quartieri residenziali e il rifacimento della stazione Stura.
Con l'Accordo di Programma non si autorizzano strutture commerciali esso - a sua volta - è propedeutico alla successiva variante urbanistica.
Eventuali autorizzazioni commerciali potranno essere rilasciate, ai sensi della normativa commerciale, successivamente.
Inoltre - anche se non è richiamato nell'interrogazione - si fa presente che già nel 2008 venne rilasciata un'autorizzazione per l'ampliamento della superficie di vendita del centro commerciale, tuttora in corso di validità, ma non ancora realizzata, nella localizzazione L.2.
così come riconosciuta prima dell'Accordo di Programma oggetto dell'interrogazione.
Grazie.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Interrogazione a risposta immediata n. 736 presentata dal Consigliere Mighetti, inerente a "Ammontare degli utili derivati dalla cessione della partecipazione azionaria di proprietà di Finpiemonte Partecipazioni S.p.A. in Terme di Acqui S.p.A."


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 736 presentata dal Consigliere Mighetti, che ha la parola per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Colgo l'occasione di quest'interrogazione a risposta immediata per avere alcune notizie in riferimento alla procedura di vendita delle Terme di Acqui S.p.A.
Si tratta di una procedura che si è conclusa con la vendita della società, una vendita che ha registrato un'offerta superiore a tutte le attese che erano molto scarse e per nulla ottimistiche sulla procedura di vendita che si andava a realizzare.
Nel mese di aprile avevo presentato un ordine del giorno, il n. 301 con cui impegnavo la Giunta a indirizzare la società Finpiemonte affinch gli utili ricavati dalla vendita venissero impiegati per realizzare un programma di sviluppo del settore del turismo termale piemontese.
Questo perché? Perché il patrimonio delle terme, oltre ad essere un patrimonio creato con l'intervento della Regione negli ultimi anni, è un patrimonio pubblico creato con il lavoro degli acquesi, sostanzialmente che è sedimentato sulle risorse naturale termali della nostra città durante un secolo di vita del settore turistico termale. Quindi, ci sembrava oltremodo utile che questo patrimonio, qualora generasse un guadagno per la Regione, venisse reimpiegato per dare un nuovo slancio al settore turistico termale piemontese.
Quest'ordine del giorno aveva trovato non soltanto l'unanimità dei voti del Consiglio, ma anche l'appoggio di alcuni Consiglieri della maggioranza della zona di Alessandria. Quindi, a questo punto pensiamo che, visto che la procedura di vendita è terminata e che sono stati effettuati i passaggi amministrativi, ci sembrava utile capire a quanto ammonta l'utile di vendita che verrà percepito da Finpiemonte nei prossimi esercizi finanziari, in modo da capire quale sarà la possibilità di sviluppo in concreto che potrà essere messo in campo dalla Regione nei prossimi anni.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale Grazie, Presidente.
Intanto una precisazione: l'operazione di vendita di Terme di Acqui non si è ancora conclusa. Per quanto mi risulta, l'atto notarile, la girata delle quote è prevista, se non sbaglio, per il 12 novembre. Quindi, voglio dire che, per scaramanzia, avrei preferito non dover rispondere a quest'interrogazione che dà per conclusa un'operazione che ancora non si è chiusa.
In ogni caso, tecnicamente più che di utili si potrà, eventualmente parlare di plusvalenze, cioè di valori patrimoniali e non di utili di gestione.
La partecipazione in Terme di Acqui era stata trasferita dalla Regione Piemonte a Finpiemonte Partecipazioni il 27 gennaio 2012, al valore di euro 21.157.000; poi, è stata progressivamente svalutata, nello stesso 2012, per poco più di un milione; nel 2013 per poco più di mezzo milione e nel 2014 per quasi sette milioni.
In pratica, al 31 dicembre 2014, la quota di Terme di Acqui era iscritta nel patrimonio di Finpiemonte Partecipazioni per un valore di 12.599.781 euro; nel momento in cui si è fatto il bando il valore di perizia era di euro 14.947.101, questo era il prezzo di cessione indicato nel bando di vendita. L'aggiudicatario - ripeto, aggiudicatario provvisorio, perché l'operazione non è stata ancora conclusa - ha offerto un prezzo di euro 16.465.726.
Di fatto, l'effetto contabile che questo avrà...



PRESIDENTE

Consiglieri, per favore! L'Assessore non ha tanta voce e si sente poco, se voi parlate, il Consigliere non riesce a sentire la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale Io veramente la voce ce l'ho, forse è un problema di microfono.
L'effetto di tutto questo sarà sul bilancio 2015 di Finpiemonte Partecipazioni - torno a dire, se l'operazione si concluderà - una plusvalenza di euro 3.865.945. Il pagamento del prezzo avverrà per il 20 all'atto di cessione, alla girata dei titoli azionari. Il restante importo per circa euro 13 milioni è assistito da fideiussione bancaria esigibile a prima richiesta in quattro annualità ciascuna di euro 3.293.145,2, oltre agli interessi legali.
Il punto è questo: parlare, in questo momento, di utili, francamente mi pare prematuro. Aspettiamo che l'operazione si concluda e poi bisognerà che i diversi impegni assunti dall'aggiudicatario si concretizzino.
Noi ci auguriamo, ovviamente, che un investimento così rilevante dal punto di vista dell'acquisizione delle quote della società venga accompagnato da un investimento altrettanto rilevante sulla società medesima, cioè sugli impianti, sulle strutture fisiche, sulla promozione turistica, su tutte le cose necessarie per ridare un valore vero al territorio, alla società Terme di Acqui. ed è altrettanto chiaro che se questo processo avviene andrà accompagnato e dovrà essere accompagnato da Regione Piemonte.
Probabilmente, ci sarà molto più da fare che non semplicemente destinare una piccola quota di risorse; in ogni caso, la Giunta ha ben presente l'ordine del giorno votato dal Consiglio e nel prosieguo dell'operazione, ripeto, se - come auspichiamo, ma ad oggi non è ancora avvenuta - l'operazione si concluderà, ragioneremo anche sulle modalità per mettere a disposizione delle risorse in questa direzione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 737 presentata dalla Consigliera Porchietto, inerente a "Quali determinazioni per addetti alle pulizie dell'ASL-TO2?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 737, presentata dalla Consigliera Porchietto.
Risponderà, per l'Assessore Saitta, il Vicepresidente Reschigna.
La parola alla Consigliera Porchietto, per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Faccio una premessa rispetto all'interrogazione, ricordando ai presenti che, in data 10 ottobre 2013, la Federazione Sovrazonale Piemonte 2, che dal 2012 si occupa della gestione degli appalti sulle strutture ospedaliere, ha indetto una nuova procedura di gara per affidare l'appalto per le pulizie e per i servizi accessori presso i presidi ospedalieri e territoriali delle due ASL-TO2 e TO4, compreso, all'interno di questi l'Ospedale San Giovanni Bosco di Torino.
La gara è stata vinta da un'ATI, che era composta da Eporlux S.r.l., da La Lucente S.p.A., da PdP, una società cooperativa e da una cooperativa sociale Barbara B.
Le aziende concorrenti alla gara d'appalto avevano l'obbligo, che era inserito nella gara d'appalto, di specificare nell'offerta tecnica quali fossero i programmi nel dettaglio degli interventi in ogni presidio e anche di indicare il numero di lavoratori che sarebbero stati impiegati e il monte ore dei lavoratori, oltre ai macchinari e alle attrezzature che avrebbero utilizzato.
Le società aggiudicatarie, al momento della presentazione dell'offerta si sono espressamente impegnate - come sempre avviene - ad assumere, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, tutto il personale occupato mantenendo i diritti e i livelli occupazionali già acquisiti.
In data 1° aprile 2015, le società vincitrici della gara che sono subentrate nella gestione dell'appalto hanno assunto il personale impiegato, ma hanno ridotto l'orario dal 15 al 70%, rispetto a quello osservato in precedenza dai lavoratori con l'appalto precedente.
Questo avveniva in data 1° aprile 2015. In data 10 aprile 2015 dinnanzi alla Direzione Territoriale del Lavoro di Torino, le organizzazioni sindacali di riferimento, il rappresentante della TO2, la società uscente e le società subentranti vengono invitate per parlare delle questioni. Non si presentano le società subentranti e in tale occasione tra l'altro, il rappresentante dell'ASL dichiara che le prestazioni dell'attuale capitolato sarebbero state addirittura superiori a quelle precedenti.
Ricordo che, in base all'articolo 4 del Contratto Nazionale Multiservizi, in caso di cessazione di appalto, a parità di termini modalità e prestazioni contrattuali, l'impresa che subentra deve impegnarsi a garantire l'assunzione, senza periodo di prova, degli addetti esistenti in organico sull'appalto, risultante da documentazione probante che lo determini (almeno quattro mesi prima della cessazione stessa), salvo casi particolari.
Questo è già rientrante nell'articolo 4 del Contratto Nazionale, per cui nulla è stato fatto in più rispetto a quello che occorreva fare, ma il problema nasce dal fatto che la riduzione dell'orario di lavoro che ricordo, è tra il 15 e il 70% rispetto a ciò che avveniva precedentemente non solo ha creato problemi ai lavoratori (mi permetto di ricordare che abbiamo alcuni lavoratori che fanno un'ora di lavoro al giorno, e magari si spostano anche di decine di chilometri per lavorare un'ora al giorno: è vero che si fa tutto per il lavoro, ma mi sembra opportuno valutare attentamente le varie condizioni), ma soprattutto il secondo problema - e credo che qualcuno dell'ASL se ne sia anche resoconto, stante che ho saputo che ieri, penso anche in fretta e furia, c'è stato un sopralluogo presso il San Giovanni Bosco, dopo che era stato sollecitato molte volte nelle settimane scorse dalle rappresentanze sindacali - è che ci sono problemi di ordine sanitario per la salubrità degli ambienti. Mi permetto di aggiungere anche di ordine pubblico, perché alcuni lavoratori sono stati letteralmente aggrediti dai familiari dei ricoverati, in quanto le condizioni igienico sanitarie in questo momento non vengono garantite perché gli orari di prestazione dei servizi sono talmente bassi che non si riesce, logicamente a operare per mantenere gli standard qualitativi.
Chiedo quindi all'Assessore, in questo caso al Vicepresidente Reschigna, quali siano le intenzioni che si immagina la Regione di mettere in campo, in particolare l'Assessorato alla sanità, per ripristinare l'ordine sanitario degli ambienti, ma anche la corretta applicazione della normativa sugli appalti; il rispetto degli impegni assunti in fase di aggiudicazione e le norme contrattualistiche che tutelano i lavoratori in fase di cambio appalto.
Grazie.



PRESIDENTE

Chiedo ancora un po' di silenzio in Aula, per favore, perché non si riesce a sentire le domande dei Consiglieri e le risposte della Giunta.
Prego, Vicepresidente Reschigna, per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Rispondo all'interrogazione a risposta immediata della Consigliera Porchietto non senza aver fatto tre premesse.
La prima è che, nella risposta, leggerò - perché l'Assessore Saitta oggi è a Roma per la discussione in sede di Conferenza delle Regioni sulle problematiche della sanità legate alla legge di stabilità - una risposta inviatami dall'Assessorato.
La seconda questione è che, indipendentemente della risposta esauriente, ritengo che il problema sussista e come tale intendo rappresentarlo nei prossimi giorni all'Assessore Saitta.
Dopodiché, l'Assessorato ha richiesto dettagli, in merito alle questioni sollevate dalla Consigliera Porchietto, al Direttore Generale dell'ASL-TO2, il dottor Alberti, il quale informa che il servizio di pulizia, sanificazione e disinfezione dei Presidi ospedalieri e delle sedi territoriali dell'ASL-TO2 e dell'ASL-TO4 è stato aggiudicato dalla Federazione Sovrazonale 2 (forse uno degli appalti fatti dalla Federazione Sovrazonale, uno dei pochi appalti: se evitava anche questo forse era meglio) per il periodo dal 1° aprile 2015 al 31 marzo 2020 al RTI-Eporlux La Lucente, PDP e Cooperativa Barbara B.
Con deliberazione n. 576 del 10 ottobre 2014, l'ASL TO2 ha recepito l'aggiudicazione per un importo complessivo, per l'intero periodo contrattuale, di 14.444.825 euro (IVA compresa). In base agli accordi del RTI lavorano per l'ASL-TO2 la Ditta Lucente, la Ditta PDP ora DIEM e la Cooperativa Barbara B.
L'aggiudicazione dell'appalto è avvenuta con un ribasso del 44 rispetto alla base d'asta. La verifica compiuta dall'ASL sull'eventuale anomalia dell'offerta ha dato esito negativo.
Le specifiche tecniche del capitolato di gara prevedono variazioni nell'articolazione delle prestazioni, per puntare ad una maggior razionalizzazione del servizio rispetto al precedente capitolato.
Obiettivo principale era quello di uniformare il servizio di pulizia nei due Presidi ospedalieri e nei Distretti territoriali. In effetti, si è avuto un miglioramento della situazione precedente nel Presidio ospedaliero Mari Vittoria. In tal senso, forse le prestazioni dell'attuale capitolato risultano superiori al precedente.
Sono comunque in atto trattative con le ditte appaltatrici per definire e dirimere alcuni aspetti sulle prescrizioni del capitolato, che hanno indotto ad interpretazioni tra loro divergenti, con risultati negativi sull'operatività dell'appalto.
Detto questo, ribadisco il fatto che le questioni, in generale, che riguardano gli appalti dei servizi all'interno delle ASL, anche sulla base delle sollecitazioni che più volte il Consiglio regionale ha rivolto su questo tema, saranno oggetto di un mio personale invito all'Assessore Saitta e all'Assessorato, affinché possano essere, nella loro complessità valutate anche per le ripercussioni che possono e determinano sul personale occupato.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 734 presentata dal Consigliere Monaco, inerente a "Riposo minimo garantito nelle Aziende Sanitarie piemontesi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 734.
La parola al Consigliere Monaco per l'illustrazione.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
L'interrogazione nasce da una serie di istanze che stanno fioccando da tutta la pubblica amministrazione sanitaria della Regione Piemonte e che ha, per oggetto, il decreto legislativo 66 del 2003.
Tale decreto, recependo un'indicazione europea, recita: "Fermo restando la durata normale dell'orario settimanale di lavoro, il lavoratore ha diritto ad 11 ore di riposo consecutive ogni 24 ore. Il riposo giornaliero deve essere fruito in modo consecutivo definendo, in tal modo, il riposo minimo garantito".
Tutto questo, dal 2003 ad oggi, è stato derogato più volte, fino ad essere incappati in una procedura di infrazione, da parte dell'Unione europea, contro l'Italia, e nel novembre 2014 è stata disposta, pubblicando la legge n. 161 "Disposizione in adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea", l'applicazione definitiva di questa legge.
Ciò comporta, nell'immediato, un'applicazione. Se fosse applicata così come proposta, diventa inficiante per i servizi, e forse anche la delibera 1-600, nonché le successive modificazioni.
Appare opportuno ricordare che, sorprendentemente, la stessa normativa europea in Europa non viene applicata, ma viene aggirata con strumenti offerti della normativa stessa.
Tutti i Paesi, infatti, prevedono la clausola dell'opting out, cioè la possibilità dei singoli professionisti dirigenti di non aderire alla norma.
In Germania, vi è un limite di 66 ore; in Inghilterra ci sono dei contratti particolari di turni di 24 ore ogni sette giorni; in Francia le guardie non sono utilizzate come orario di lavoro e sono pagati forfettariamente a parte.
Nella direttiva ci sono anche gli strumenti per risolvere il tema; in particolare all'articolo 17 si ammette a deroghe e non si applica ai dirigenti o altre persone avente potere di decisioni autonome. Si pu ancora derogare, in via legislativa e regolamentare o amministrativa mediante contratti collettivi o accordi, a condizione che vengano concesse ai lavoratori interessati equivalenti periodi di riposo compensativo oppure in casi eccezionali, in cui la concessione di tali periodi equivalenti di riposo compensativo non sia possibile per ragioni oggettive.
Inoltre è prevista deroga per attività caratterizzata dalla necessità di assicurare continuità di servizio e di produzione, in particolare quando si tratta di servizi relativi all'accettazione, trattamento e cure prestate da ospedali o stabilimenti analoghi.
Poiché tra qualche giorno - 25 novembre 2015 - andrà in applicazione questa legge, vi è la forte preoccupazione che non sia possibile garantire moltissimi servizi, anche in visione di quella che era la delibera n. 1 600.
Si chiede quindi alla Giunta di valutare e di riferire in particolare quali sono le azioni messe in campo per garantire il mantenimento di tutti i servizi, e se le consistenze organiche e i tetti di spesa sono congrui con eventuali interventi integrativi rispetto a quanto già assegnato alle Aziende, in modo da contemperare all'osservanza della legge e, alla stessa maniera, mantenere tutti i servizi per il territorio.



PRESIDENTE

Risponde il Vicepresidente Reschigna; prego.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

L'articolo 14 della legge n. 161 del 2014 ha sancito l'abrogazione di due norme derogatorie della normativa comunitaria in tema di orari di lavoro, riposi e lavoro notturno del personale medico e infermieristico che determina, per le Aziende Sanitarie, la necessità di rivedere l'organizzazione di lavoro e i turni del personale.
La medesima legge ha previsto che la continuità nell'erogazione dei servizi sanitari e l'attuale funzionamento delle strutture debba essere garantito mediante una più efficiente allocazione delle risorse disponibili senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Le consistenze organiche e i tetti di spesa del personale delle Aziende Sanitarie sono stati individuati nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge del Piano di rientro, al quale la Regione Piemonte è sottoposta, in coerenza con l'azione di revisione degli assetti organizzativi del Servizio Sanitario Regionale in atto.
Nell'anno in corso la Regione Piemonte ha ottenuto dai Ministeri dell'Economia e della Salute una modifica del Piano di rientro che ha consentito lo sblocco totale del turnover del personale sanitario e degli operatori socio-sanitari che negli ultimi anni era stato limitato al 50 dei cessati.
Si ritiene pertanto che le Aziende siano nelle condizioni di rispettare la nuova normativa, che entrerà in vigore il prossimo 25 novembre, mediante un'attenta revisione dell'organizzazione del lavoro e una efficiente allocazione delle risorse umane disponibili.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 738 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Mancato pagamento dei fondi USR/MIUR 2013-2014 alle scuole dell'infanzia paritarie"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 738, presentata dal Consigliere Graglia, che la illustra; ne ha facoltà.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Ho partecipato ieri ad un incontro con le scuole, l'Assessore Pentenero e il Vicepresidente Reschigna, quindi ometterei l'illustrazione della mia interrogazione. Attendo solamente la risposta.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Pentenero; prego.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Grazie, Presidente.
Confermo che nella giornata di ieri sono stati firmati in Tesoreria i mandati di pagamento per 13.961.000 euro, su un totale di 13.996.000 euro.
La differenza è dovuta al fatto che ci sono problemi con alcune realtà dovute a Equitalia o alla ridenominazione secondo il codice della singola scuola.
Nel giro di una settimana, le risorse arriveranno direttamente sui conti correnti delle singole scuole.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
Nel frattempo, anche per permettere ai colleghi che non lo avessero ancora fatto di firmare, comunico che la nuova gestione del servizio bar e della buvette del Consiglio regionale è affidata ai signori Dino Riccio e Antonietta Mele, ed entra in funzione nella giornata odierna.



(Alle ore 10.22 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



(La seduta ha inizio alle ore 10.22)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Organizzazione scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 116, inerente a "D.lgs. 112/98, L. 183/2011. Atto di indirizzo e criteri per la programmazione e la definizione del piano regionale di revisione e dimensionamento della rete scolastica e per la programmazione dell'offerta formativa delle Autonomie scolastiche piemontesi per l'a.s. 2016-2017" (inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Comunico all'Aula che il Presidente Chiamparino, per una questione di voli - è atterrato solo adesso - arriverà con circa mezz'ora di ritardo.
In attesa del suo arrivo, vi propongo di iniziare i nostri lavori con la trattazione del punto 4) all'o.d.g., inerente alla proposta di deliberazione n. 116 "D.lgs. 112/98, L. 183/2011. Atto di indirizzo e criteri per la programmazione e la definizione del piano regionale di revisione e dimensionamento della rete scolastica e per la programmazione dell'offerta formativa delle Autonomie scolastiche piemontesi per l'a.s.
2016-2017", presentata dalla Giunta regionale.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'inversione all'o.d.g)


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Ordine del giorno n. 521 presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Batzella, Bono, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti relativo a "Solidarietà al pool antimafia, al PM Antonino Di Matteo e agli uomini della sua scorta" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne fa facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Chiedo l'inserimento all'o.d.g. dell'odierna seduta di un ordine del giorno che ho depositato pochi minuti fa al protocollo, inerente a "Solidarietà al pool antimafia, al PM Antonino Di Matteo e agli uomini della sua scorta".
L'atto di indirizzo è relativo ad un fatto specifico: poiché in data 14 novembre 2015 si terrà una grande manifestazione nazionale a Roma e parecchie Regioni hanno aderito o stanno aderendo in modo ufficiale (mi viene in mente il Friuli Venezia Giulia e la Toscana), vorremmo che anche la Regione Piemonte aderisse a livello ufficiale e istituzionale. Grazie.



PRESIDENTE

Se non vi sono opposizioni, possiamo considerarlo iscritto.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g)


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Psichiatria

Richiesta, da parte del Consigliere Grimaldi, di esaminare l'interrogazione a risposta immediata presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Superamento DGR n. 30 sulla revisione della rete domiciliare psichiatrica"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Purtroppo ieri, per un disguido, abbiamo depositato una richiesta di question time oltre il termine consentito, quindi non è stato ovviamente possibile inserirla nell'o.d.g. odierno.
Come sapete, la Giunta può fornire comunicazioni in qualsiasi momento: l'oggetto è il superamento della DGR n. 30 sulla revisione della rete domiciliare psichiatrica.
Mi risulta che in questo momento l'Assessore Saitta sia assente, quindi non potrebbe fornire comunicazioni al riguardo. Chiederei comunque all'Ufficio di Presidenza, come abbiamo scritto ieri, di rendere delle comunicazioni in Commissione il primo momento possibile, oppure di rinviare tale comunicazione alla prossima seduta o alla prima seduta utile, per aggiornare l'Aula.
Volevo solamente lasciare a verbale queste considerazioni.



PRESIDENTE

Le sue considerazioni sono a verbale. È chiaro che, essendo assente l'Assessore Saitta, non potrà fornire tale comunicazione.
Non essendovi altre richieste di intervento, l'ordine del giorno è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 27 ottobre 2015.


Argomento:

b) Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Comunico che sono stati approvati i verbali del 20 e 21 ottobre 2015.


Argomento:

c) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Balocco e Ferraris.
Non è presente l'Assessore Saitta.


Argomento:

d) Nomine e designazioni effettuate dalla Giunta e dal suo Presidente


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 37, comma 2 bis dello Statuto, si dà atto che sono state trasmesse le informative, da parte del Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale, in merito a n. 2 deliberazioni di nomina della Giunta regionale.
Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

e) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Organizzazione scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 116, inerente a "D.lgs. 112/98, L. 183/2011. Atto di indirizzo e criteri per la programmazione e la definizione del piano regionale di revisione e dimensionamento della rete scolastica e per la programmazione dell'offerta formativa delle Autonomie scolastiche piemontesi per l'a.s. 2016-2017"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 116, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Pentenero per l'illustrazione.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione e alla formazione professionale

Grazie, Presidente.
Come ogni anno, la Giunta sottopone i criteri per il dimensionamento e la programmazione dell'offerta formativa, che devono essere messi in votazione in Aula. Si riconfermano, sostanzialmente, i criteri già stati illustrati nella programmazione precedente, e quindi una particolare attenzione alle realtà demografiche del nostro territorio (zone montane e zone collinari). Si confermano altresì i parametri rispetto alle attivazioni dei punti di erogazione dei servizi e soprattutto al mantenimento delle classi, sezioni e pluriclassi nelle diverse fasce di territorio all'interno della nostra regione.
Cito soltanto due questioni di carattere generale, che è corretto evidenziare e che è giusto mettere a disposizione dell'Aula. Sono 584 le Autonomie all'interno della nostra regione, il 27% delle quali oggi vive in una condizione di reggenza, ovvero non ha un dirigente titolare, ma ha un dirigente che si occupa contestualmente di due Autonomie scolastiche.
Quindi, all'interno della programmazione dell'offerta formativa, l'elemento che è stato sottolineato in modo particolare è la necessità, nel momento in cui si provvede a una ridefinizione dell'articolazione delle Autonomie scolastiche, di lavorare affinché si vada nella direzione di una verticalizzazione delle stesse. Questo non solo perché ci permette di avere una maggiore razionalizzazione delle autonomie, ma anche perché è uno strumento con il quale identifichiamo la governance delle Autonomie scolastiche nella fase dell'obbligo d'istruzione come lo strumento principale e lo strumento sicuramente migliore per poter garantire una continuità didattica e per garantire una continuità della presa in carico del ragazzo o della ragazza che si inserisce all'interno delle nostre scuole.
Le scuole sottodimensionate, ovvero che non rispettano il parametro minimo di legge, sono dieci in tutta la nostra regione, distribuite più o meno all'interno delle otto ex Province del nostro territorio. Su questo abbiamo chiesto una non più deroga rispetto al fatto che le scuole che non rispettano i parametri minimi debbano essere adeguate ai parametri di legge, identificando una media di 950 alunni che deve essere espressa all'interno di tutto il panorama della nostra regione, quindi oggi abbiamo Autonomie scolastiche che sono sicuramente più numerose rispetto alla media di 950 e abbiamo, in modo particolare nelle zone montane, Autonomie scolastiche che hanno numeri inferiori.
Rispetto alla programmazione dell'offerta formativa, richiediamo che tutte le scuole facciano un'analisi puntuale dei vari indirizzi che nell'arco degli anni, sono stati loro assegnati e quindi restituiscano all'interno della programmazione dell'offerta formativa di ogni singola scuola, quelle attività che non sono state attivate. Prevediamo quindi la possibilità di attivare nuovi corsi soltanto se questo processo di scambio e di riduzione totale dei corsi lo permetta, e cioè l'attivazione di nuovi corsi potrà avvenire soltanto se, appunto, prima vengono eliminate tutte le attività che non hanno avuto nessun avvio durante gli anni precedenti.
Nella programmazione complessiva, da quest'anno sono introdotti anche i percorsi ITS, poiché nell'arco dell'anno sono state completate le fondazioni necessarie per l'avvio di tali percorsi, così come oggi restano istituiti all'interno della nostra regione 12 CPIA (Centri Istruzione Adulti), e questa rete dovrebbe essere consolidata e rafforzata nell'arco dell'anno.
La tempistica prevista è di arrivare entro il 31 dicembre all'approvazione definitiva del Piano di programmazione e dimensionamento delle singole Province, che dovranno appunto sottoporlo alla Regione con una programmazione che parte dal momento dell'approvazione dei criteri fino all'approvazione definitiva da parte dell'Aula. I territori, in realtà stanno già lavorando rispetto ai criteri che sono stati approvati dalla Giunta e quindi, nel momento in cui si arriverà all'approvazione definitiva da parte dell'Aula, avranno conferma dei criteri che sono stati indicati.
Ovviamente resto a disposizione per eventuali approfondimenti che i Consiglieri vorranno fare in questa sede.



PRESIDENTE

Apriamo la discussione generale. Ci sono Consiglieri che desiderano intervenire? Prego, Consigliere Appiano, prenda pure la parola.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Sicuramente la proposta di deliberazione sottoposta all'Aula e che è già stata valutata in Commissione è l'ennesima occasione per fotografare la complessità della rete scolastica piemontese nella rete dei dimensionamenti piemontesi. La nostra regione si distingue da tante altre regioni per un gran numero di Comuni, molti dei quali collocati in area a marginalità geografica e dove pertanto i parametri nazionali, fissati per leggi o decreti, difficilmente riescono ad avere una traduzione pratica, se non con le mitigazioni che correttamente e opportunamente la delibera in oggetto riporta in continuità con le delibere degli ultimi anni.
Se confrontiamo la tabella dei numeri minimi per tenere aperto un plesso scolastico con le tabelle nazionali, che indicano un parametro medio nazionale, ci rendiamo conto che, per fortuna, soprattutto per le aree a marginalità geografica, i numeri sono più bassi, il che permette di mantenere aperte i circa 4.300 plessi che caratterizzano la nostra rete.
E' utile ricordare che, per una comunità, l'esistenza di una scuola è un fattore esistenziale: la chiusura di un plesso significa, nel giro di pochi anni, sostanzialmente la morte di una comunità e di una speranza di futuro. Quindi il giudizio non può che essere positivo, come positivo è il fatto che, nell'eventualità della valutazione di soppressione di plessi, si tenga conto non solo del parametro numerico (quanti bambini sono iscritti in quel plesso e nelle singole classi), ma anche della distanza e della difficoltà di raggiungimento di plessi vicini, misurata in chilometri e in minuti di percorrenza. Da questo punto di vista, è una deliberazione certamente evoluta.
Sottolineo però, con quest'occasione, le criticità per l'intero sistema, perché è evidente che tutto resta in piedi se, da un lato, abbiamo una dotazione organica adeguata per far funzionare bene i plessi e dall'altro, se le Autonomie scolastiche individuate nel Piano di dimensionamento hanno una filiera completa dal dirigente in giù. E qui nascono i problemi. Su 584 Autonomie scolastiche fotografate dalla deliberazione e che in media si avvicinano a quel parametro dei 950 alunni per autonomia fotografata, appunto, dalla deliberazione, in verità sono circa 160 meno 25 le reggenze; meno 25 perché, nei primi mesi dell'anno sono stati trasferiti in Piemonte alcuni vincitori di concorso per dirigente di altre Regioni e quindi il tema delle 160 reggenze si è alleggerito di 25 unità.
Comunque, una percentuale significativa di Autonomie piemontesi non ha il Direttore dei servizi generali amministrativi e alcune neanche il dirigente dei servizi generali amministrativi, ed è evidente che un'autonomia scolastica, specie se molto articolata come numero di plessi o ampia come dimensioni, se poi è acefala, ossia non ha il dirigente, è un'autonomia scolastica fino a un certo punto, perché non riesce a espletare fino in fondo le positività che il concetto di autonomia scolastica porta con sé.
Questo è un tema che non è di oggi, è un tema anche di ieri. Anni fa mi pare fosse il 2010 o il 2011, non ricordo a memoria l'anno preciso - il livello nazionale tentò, con un blitz in una norma finanziaria, di introdurre un parametro di 1.000 studenti come parametro minimo per poter tenere aperta un'autonomia scolastica. Dopodiché le Regioni hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale e questo parametro è saltato, in quanto lesivo dell'autonomia delle Regioni e degli Enti locali nella programmazione della rete.
A quel punto, allora, è scattato il piano B: tenete pure sulla carta le Autonomie aperte ma io, come Stato centrale, vi do un contingente di organico di dirigenti non sufficiente a garantirne uno per ogni autonomia.
Ed è questa la situazione che ci trasciniamo da alcuni anni a questa parte.
E' annunciato un prossimo concorso per dirigenti scolastici, che presumibilmente darà nuovi dirigenti scolastici non a partire dal prossimo anno scolastico, ma da quello successivo; e lo si immagina, per la nostra Regione, per una sessantina di dirigenti, tenendo conto che ad oggi le mancanze sono di 160 (meno 25), numero che crescerà con i prossimi pensionamenti. Io immagino quindi che questo tema debba essere portato con forza dalla nostra Regione all'attenzione dei "piani più alti".
Venendo poi, invece, al modello di organizzazione dell'autonomia delle scuole di base - cioè il modello dell'istituto comprensivo - è vero, come sta scritto nella deliberazione, che la situazione piemontese è un po' a macchia di leopardo: ci sono cioè delle realtà, delle zone, delle aree della Regione dove si è molto più avanti nella percentuale di istituti comprensivi rispetto alle vecchie Direzioni e Presidenze; ma è anche vero che ci sono realtà - penso soprattutto alla Città di Torino - dove si è più indietro nella scelta di questo modello e quindi c'è del lavoro da fare per allinearsi al parametro medio nazionale.
Anche riguardo a questo, però, dobbiamo intenderci sull'importanza dell'istituto comprensivo. Io sono tra quelli - come l'Assessore e come credo, gran parte dei colleghi d'Aula e degli operatori - che ritengono che la formula dell'istituto comprensivo, e quindi la verticalizzazione della scuola di base, sia un fatto assolutamente positivo, perché permette il dialogo tra i diversi ordini (dalla scuola dell'infanzia alla scuola secondaria di primo grado), una continuità progettuale sul bambino e poi sullo studente e quindi anche una più semplice ed agevole interlocuzione con il livello delle Autonomie locali e con le realtà territoriali che cooperano con la scuola nella definizione del Piano dell'offerta formativa.
Ma questo vale ad una condizione: a condizione che si abbiano degli istituti comprensivi omogenei, cioè che l'autonomia scolastica riesca a garantire al bambino di tre anni di poter avere l'offerta fino ai 14; se l'istituto comprensivo è sperequato - cioè ha molti plessi di scuola primaria e pochi di secondaria di primo grado, o comunque non vi si garantisce la continuità effettiva - allora è difficile garantire quella positività che il modello sulla carta può promettere. Così come un'autonomia troppo grande, con troppi Comuni e troppi plessi coinvolti rischia di essere una formula che sulla carta regge, ma che poi nei fatti ha difficoltà operative.
Da questo punto di vista, quindi, non mi stupisco che una Regione a complessità geografica come quella piemontese abbia qualche difficoltà in più, rispetto ad altri territori nazionali, nell'assicurare quel parametro medio che in altre Regioni è invece più facilmente garantibile.
Infine, nel riportare la tabellina con il numero di studenti per sezione e classe derivante dal DPR n. 81 del 2009 (quindi da normativa nazionale), si fa menzione di alcune deroghe, rispetto al numero di allievi iscritti per classe, che la stessa normativa nazionale prevede. Ritengo che uno, in particolare, sia molto importante: che non vi siano, cioè, più di 20 iscritti in classe in caso di presenza di alunni disabili (intendendo alunni con certificazione HC). Poi però c'è una parentesi, che spesso e volentieri diventa la regola: "nel rispetto delle dotazioni organiche". Non sfugge a nessuno, cioè, che in moltissime realtà le classi con la presenza di almeno un - e a volte più di uno - bambino diversamente abile e quindi con certificazione abbiano complessivamente più di 20 iscritti; e questo aggrava le condizioni e rende più difficile sia la garanzia di pari diritti a tutti i bambini - alla classe nel suo insieme e ai bambini con certificazione HC - sia la piena efficacia del Piano dell'offerta formativa. A tal proposito, mi auguro che il rafforzamento del contingente organico previsto nei prossimi mesi possa dare una risposta anche alla necessità di ridurre il numero di bambini per classe, laddove vi siano degli alunni con certificazione HC, cioè con attestazione di diversa abilità.
In conclusione, il giudizio è sicuramente positivo sulla delibera predisposta dall'Assessore e dalla Giunta, che è in continuità con un trend che ormai abbiamo concertato e condiviso negli anni con il mondo delle Autonomie locali e scolastiche e con l'associazionismo. Costituisca la votazione sulla delibera, però, anche l'occasione per segnalare quelle criticità del sistema Piemonte su cui o arrivano risposte adeguate dal piano governativo, quindi dai "piani alti", oppure si rischia di frustrare alcuni degli effetti positivi scritti nella delibera medesima.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente Sono sicuramente interessanti i percorsi di cui ha parlato l'Assessore per gli ITS, con riferimento ai centri educativi adulti che iniziano a dare dei risultati.
Il lavoro da fare sui territori è certamente molto importante perché la nostra rete scolastica, molto complessa, è data dalla moltitudine di Comuni piccoli e grandi, soprattutto nelle aree di montagna, che sono indubbiamente più difficili da gestire in questo senso. La situazione si complica per la mancanza dei dirigenti scolastici. Oggi noi abbiamo dei dirigenti che fanno, credo, anche centinaia di chilometri al giorno perdendo tempo e passando da una sede all'altra ma non riuscendo a portare avanti il compito cui sono preposti, ossia quello di coordinare le attività degli istituti e comunque di garantire una presenza, che è importantissima.
La contrarietà rispetto alle reggenze, da parte del nostro Gruppo, è fortissima.
Faccio un inciso, legato alle oscillazioni dei numeri che abbiamo avuto, negli anni, nei piccoli Comuni e nei piccoli plessi: numeri che anche a fronte della presenza di cittadini extracomunitari o stranieri che sono arrivati, certamente sono in aumento. Penso di poter dire che oggi c'è un ripopolamento lento della montagna di cui occorre tenere conto, ma ci sono anche tante nuove esigenze proprio legate alle diverse provenienze dei nostri ragazzi, che rendono più difficile "fare scuola".
Rimarco l'impegno dei Comuni, Assessore, nel costruire, mantenere e adeguare i plessi e penso che da parte del Governo e della Regione occorra uno sguardo costante sul dimensionamento, sulla rete scolastica, sulla programmazione in favore delle Autonomie piemontesi, che spesso sono molto poco autonome perché subiscono l'infiltrazione di scelte che arrivano dall'alto. Io penso che le scuole piccole siano a rischio, a volte per numeri minimi, e che invece debbano avere un mantenimento garantito. E' il discorso, Assessore, che è stato fatto anche lo scorso anno in Commissione dove abbiamo avuto delle garanzie.
Sappiamo che la scuola è un elemento vitale per i territori e abbiamo delle speranze, che risiedono nel funzionamento delle Unioni dei Comuni che finalmente, lentamente potranno assumere sembianze che possano portare al convenzionamento dei servizi ed eventualmente a riduzioni di costi: in molte valli si parla di costruzione di mense centralizzate che possano magari garantire un pasto a chilometri zero; e questo potrebbe costituire per le famiglie - lo dico per un domani, non per l'oggi - anche una riduzione dei costi e una maggiore qualità dei servizi.
C'è poi un tema che, come Gruppo di Forza Italia, ci è caro, ed è non soltanto la convivenza, ma la collaborazione tra le scuole paritarie, le scuole dove ci sono i plessi comunali e le scuole statali. Questo è un altro tema che spesso viene un po' lasciato da parte, ma riteniamo che nella rete delle Autonomie e nel dimensionamento, occorra tener conto anche di questo aspetto. Con presenze che ormai sono stabili, che garantiscono qualità e che non devono essere in concorrenza.
Questa è una raccomandazione che ci sentiamo di fare non soltanto all'Assessore, ma all'intera Giunta.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Volevamo intervenire anche noi sul tema per esprimere la nostra posizione. Che non sarà una posizione di contrarietà al provvedimento, ma neanche di espressione di voto favorevole.
Sicuramente, è stato fatto un lavoro di concertazione da parte degli Uffici dell'Assessorato con gli Uffici Scolastici Provinciali per la redazione del Piano di dimensionamento scolastico, ma ci sono alcune criticità che, ovviamente, ereditiamo anche dalle norme nazionali. Non vi è una precipua responsabilità dell'Assessorato, ma sicuramente avanziamo una richiesta di cercare di addivenire ad un confronto maggiore, ad una pressione maggiore, anche a livelli parlamentari nazionali, per quanto riguarda i susseguirsi delle varie riforme delle istituzioni scolastiche.
Con la legge n. 59 del 1997 si è istituita l'Autonomia scolastica, ma vediamo questo vulnus dell'assenza di un numero congruo di dirigenti scolastici che penalizza anche la nostra regione. Da un lato, si è voluto dare, a partire dalla riforma del 1997, l'autonomia scolastica, ma se non si hanno i numeri per garantire dei dirigenti che abbiano, come responsabilità, il buon andamento, la buona gestione dell'organizzazione e dell'offerta formativa delle scuole con Autonomie scolastiche, viene meno l'essenza stessa della riforma, l'essenza stessa dell'organizzazione delle nostre scuole.
Chi mi ha preceduto citava i numeri. Nella delibera si parla di 157 reggenze di cui dieci, se non ricordo male, sono quelle effettivamente sottodimensionate, che non avrebbero diritto ad un'autonomia; quindi avremmo circa 147 carenze, di cui, come si vocifera, 25 nuove nomine nel corso del 2015, quindi ci sarebbe una carenza di circa 122 dirigenti. Non sono pochi. Non so se i numeri, secondo i nostri calcoli, siano corretti.
Chiediamo un impegno, a livello nazionale, da parte della Regione Piemonte su questo.
Mi rendo conto che la coperta è corta e le risorse finanziarie sono quelle che sono, ma se abbiamo delle leggi che prevedono questo, non possiamo, ogni volta, dire che le leggi si attuano secondo compatibilità finanziaria. Piuttosto si riscrivano le leggi - lo dico come esagerazione per garantire, almeno, un'informità di trattamento.
Ci sono aree molto diverse nella nostra regione, c'è l'area attorno a Torino, c'è la Città di Torino, ci sono i capoluoghi di Provincia, ma ci sono anche tante aree marginali e montane. Lì la scuola è un presidio sociale importantissimo, quindi lo riteniamo fondamentale non solo in termini di reggenze e di gestione dell'autonomia, ma come mantenimento di presenza delle scuole nelle aree montane.
E' molto importante che venga ribadita la necessità di mantenere anche numeri diversi per quanto riguarda la realizzazione di un'autonomia, tra una Città metropolitana, le aree montane e le aree marginali. Ai sensi di quanto detto, vigileremo sulle nomine nuove che verranno fatte e sui numeri delle reggenze, ma non ce la sentiamo di esprimere un voto, se non un parere di presenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Colgo solo l'occasione per aggiungere, rispetto a quanto detto dal Consigliere Bono, alcune considerazioni in riferimento alla riforma della scuola.
Riforma della scuola che ha inciso profondamente sull'organizzazione anche sul nostro territorio regionale, essendo una materia concorrente in cui sia lo Stato che la Regione vanno ad incidere con decisione, con ripercussioni sulle famiglie e sugli studenti. Noi chiediamo che ci sia particolare attenzione. Per questo motivo, da qualche tempo, abbiamo depositato una mozione che, purtroppo, non è ancora stata discussa in cui si chiede alla Regione di sollevare il dubbio di costituzionalità rispetto alla legge n. 107.
Speriamo che, al più presto, si possa discutere anche nel merito della riforma in modo più complessivo perché, sul dimensionamento, come diceva anche il Consigliere Bono, non possiamo che prendere atto di quanto deciso e non possiamo che concentrare l'attenzione su alcuni aspetti, tipo il mantenimento delle scuole di montagna che vivono già un momento di difficoltà, anche in riferimento a quanto leggiamo sui giornali. Cito, ad esempio, il caso della scuola di Sauze d'Oulx, dove mancano ancora dei docenti, come sembra, a causa della difficoltà a raggiungere l'istituto.
Non dimentichiamo che ci sono anche dei problemi collaterali, se possiamo definirli così, legati ai mezzi di trasporto che consentono l'accesso ad alcuni istituti, quindi rischiano di mettere in pericolo l'esistenza degli istituti stessi.
Problemi di trasporto che, tra l'altro, sono pesantissimi anche rispetto all'economia familiare. Abbiamo anche denunciato, con il supporto dei colleghi che seguono i trasporti, la difficoltà delle scuole ad affrontare le spese relative al trasporto degli studenti, non esistendo più l'abbonamento ridotto studenti. Una spesa che incide pesantemente sulle tasche delle famiglie.
Spero che ci sia presto occasione di parlare di questa riforma scolastica, che la Regione riesca - e voglia soprattutto - far sentire la sua voce anche rispetto alle modifiche attuate proprio in materia di autonomia scolastica. Il potere che si dà al dirigente scolastico attraverso la legge n. 107 è un potere che va a ledere fortemente l'autonomia degli istituti, perché mette l'organo collegiale della scuola al di fuori dei processi decisionali che vanno a creare l'offerta formativa.
Oggi stiamo parlando del dimensionamento, quindi non è neanche forse la sede per parlare di questi temi più allargati, ma speriamo che, veramente ci sia presto occasione per discutere anche di queste tematiche, perché si parla della struttura della scuola e del modo in cui intendiamo portare avanti la riforma scolastica, o meglio del modo cui il Governo l'ha portata avanti e del modo in cui la Regione intende far sentire la sua voce.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 116, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Dimissioni del Presidente della Conferenza Stato-Regioni"


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta regionale Chiamparino è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale, di cui al punto 2) all'o.d.g.
Prego, Presidente.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Buongiorno a tutti. Scusate il ritardo, ma l'aereo ha fatto quasi un'ora di ritardo.
Cerco di essere il più rapido possibile e credo che abbiamo fatto bene a trasferire ad oggi le comunicazioni, così vi è un quadro più completo non solo delle valutazioni della legge di stabilità, ma anche delle valutazioni politiche della medesima.
Non parlerei qui del decreto che riguarda l'interpretazione contabile e l'aggiustamento contabile dei fondi ex legge n. 35, se non per dire che da più parti vengono indicazioni circa il fatto che il testo del decreto sia pronto e sia all'attenzione della Presidenza del Consiglio per essere inserito all'o.d.g. di un Consiglio dei Ministri in data ravvicinata.
Naturalmente, sull'iter e sulla procedura di più non sono in grado di dire.
L'aveva già fatto ottimamente il collega Reschigna la scorsa seduta, ma colgo ancora l'occasione per ripuntualizzare che non siamo di fronte ad un decreto "salva Piemonte" e nemmeno ad un decreto "salva Regioni".
La parte specifica che riguarda il Piemonte riguarda unicamente la gestione commissariale del sottoscritto dei fondi della legge n. 35, decisa ovviamente nella legge di stabilità in corso quest'anno, per la quale noi sempre d'intesa con il Ministero dell'Economia (intese scritte e non orali), abbiamo fatto emergere 320 milioni di debiti fuori bilancio da coprire con i fondi della legge n. 35. Questa era l'intesa e quindi è evidente che i tempi del decreto per noi sono importanti circa la possibilità di fare tutti gli atti pratici che ci consentono questa copertura.
Questa è l'unica parte specifica del Piemonte, ripeto, guidata attraverso il sottoscritto commissario dal Ministero dell'Economia e delle Finanze.
Per il resto, come dicevo, non è né un decreto "salva Piemonte" n "salva Regioni". Se lo dovessi definire con un "salva", direi che è un "salva sistema", perché tutti sanno che all'origine di questo vi è una formulazione ambigua di una norma all'interno della legge n. 35, che ha fatto sì che le Regioni utilizzassero i fondi della legge n. 35 per pagare i debiti commerciali e, al tempo stesso, ridurre il disavanzo.
Il fatto che la formulazione circa la possibilità di contabilizzare in questo modo fosse ambigua lo dimostra il fatto che tutte le Corti dei Conti regionali hanno parificato senza far rilievo alcuno - salvo quella del Piemonte - i rendiconti 2013. Quindi, vuol dire che, quanto meno l'ambiguità c'era e coinvolgeva il Ministero che l'aveva formulata e il Governo che l'aveva approvata nel 2013; le Regioni che l'hanno utilizzato e anche le Magistrature che, evidentemente, in larghissima parte, in prima battuta, non avevano nulla da ridire su quel tipo di utilizzo.
In questo senso, se si vuole dare una definizione di questo decreto, mi sembrerebbe più opportuno chiamarlo "salva sistema" da questo punto di vista. Io mi auguro che venga, ma non sono in grado di dire di più.
Sulla legge di stabilità i dati li conoscete. Parto mettendo in rilievo il problema dei tagli che sono richiesti al sistema delle Regioni sul pluriennale, non solo perché gli stessi uffici studi di Camera e Senato hanno rilevato la difficoltà a sostenere 17 miliardi divisi fra il 2017 2018 e 2019. Se vogliamo restare solo fino al 2018, sono 12: cinque nel 2017 e sette nel 2018.
Pur essendo vero che ogni Finanziaria può cambiare il pluriennale che le cade addosso, è altresì vero che i margini di manovra per fare questa operazione nell'ambito dei fondi disponibili alla Regione si vanno esaurendo, a meno di non tornare indietro rispetto ai livelli attuali, ad esempio del Fondo sanitario, perché poi i margini che ci sono, come sapete sono esigui se si esclude il Fondo sanitario.
Quindi, non sottovaluterei questa cosa del pluriennale e credo che un'intesa con il Governo - se sarà possibile da raggiungere e mi auguro di sì, poi concluderò su questo punto - debba puntare a fare un'intesa che coinvolga anche il pluriennale, cioè che sia un accordo che non duri soltanto lo spazio, pure importante, di questa legge di stabilità, ma punti a guardare in avanti per almeno i prossimi due anni, fino al 2018.
Vengo al 2016 senza citare dati, che pure potrei citare come, ad esempio, l'insieme dei tagli che cadono sul sistema Regioni ordinarie e straordinarie nel 2016, derivanti da tutte le leggi di stabilità del passato e anche da leggi di settore, che ammontano a circa nove miliardi e mezzo, se si esclude il pareggio di bilancio di quest'anno, e che arrivano a più di 11 se si include il miliardo e 850 milioni di risparmio del sistema Regione che viene trattenuto come copertura a livello dello Stato.
E' un numero consistente che deriva da più fonti e che pesa comunque sulle attività delle Regioni.
Ma mi concentro su quello che riguarda più da vicino le Regioni a Statuto ordinario e quelli che rappresentano, a mio avviso, i problemi sui quali è più importante misurarsi per rimuoverli. Come avevamo già avuto modo di dire, sul 2016 vi è un taglio cumulato di quattro miliardi e 200 milioni circa (e qui non ci sono le Regioni a Statuto speciale). Di questi la legge di stabilità prevede che due miliardi vadano a riduzione dell'aumento del Fondo sanitario. Sui restanti due miliardi e 200 milioni vi è un'una tantum per quest'anno di un miliardo e 300 milioni, che quindi ridurrebbe lo scarto da coprire a 900 milioni, però con il limite che questo miliardo e 300 milioni è definito come copertura solo ai fini del saldo da finanziare e non ai fini dell'indebitamento netto. Detto in termini meno tecnici, significa che li puoi iscrivere, ma non li puoi spendere, altrimenti fai debiti.
E' per questo che nell'audizione di ieri l'ho definito un elemento positivo, ma un po' annacquato (come un buon bicchiere di vino con dentro dell'acqua). Non dovrebbe essere difficile togliere l'acqua e quello ridurrebbe la parte non sanitaria a 900 milioni.
Aggiungo che, come ho già accennato prima, vi è un miliardo e 850 milioni, il frutto del pareggio di bilancio che, come sapete (e questo è positivo), è definito non più sulla base di 14 pareggi, ma di un solo elemento e solo sulla competenza.
Questo è certamente un elemento di semplificazione, che tutto il sistema delle Regioni e delle Autonomie locali ha salutato positivamente.
Questo miliardo e 850 milioni, che quindi è quello che il sistema Regioni risparmia, viene però introiettato come copertura finanziaria nel bilancio dello Stato.
E' del tutto evidente che basterebbe che una parte di questo restasse nell'ambito delle Regioni e il problema extra sanitario sarebbe risolto.
Ci possono essere anche altre strade, che richiedono un confronto tecnico, un'ottimizzazione della gestione dei flussi finanziari che sono come ben sanno i colleghi Gilberto Pichetto Fratin e Aldo Reschigna, presso il bilancio per le Regioni.
Ripeto: su questo se c'è la disponibilità e la volontà di fare un tavolo di lavoro tecnico; si può trovare una soluzione che non obblighi a toccare i fondi di trasferimento sociale ed educativo - quindi il diritto allo studio, il sostegno alle non autosufficienze, il fondo indistinto, e così via, e nemmeno il fondo dei trasporti.
Ripeto: se c'è la volontà di sedersi ad un tavolo e lavorare, la soluzione si può trovare.
Sanità: noi, ieri, non abbiamo fatto alcuna minaccia di alcun genere né di aumentare le tasse né i ticket né di togliere servizi a nessuno.
Abbiamo rappresentato, a fronte dell'aumento certamente positivo (come si dice, piuttosto che niente, meglio piuttosto!) di un miliardo - teniamo conto, però, su cinque che erano previsti dal Patto per la Salute e dal riparto del fondo dell'anno scorso, firmato dagli stessi Ministri in carica, quindi non da altri - delle cifre che sono certamente nostre stime quindi sono opinabili o, quanto meno, sicuramente da verificare, e che possono anche non essere esatte al millimetro o possono anche essere sbagliate. Finora, però, nessuno le ha confutate, anzi ho letto che anche alcuni esponenti del Governo hanno parlato di un quadro realistico rappresentato dalla Regione.
Cosa dicono, sostanzialmente, tali stime? Che - stima del Governo - i nuovi LEA (i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza) costeranno almeno 800 milioni e che il miliardo aumentato è vincolato ai LEA. Ciò significa che se non si fanno i LEA, non ci sono gli aumenti. Questo perché sia chiaro.
Poi, c'è il contratto del comparto: sembrava fosse fuori; in realtà non sembra sia fuori. Stime - chi dice prudenti, chi dice troppo prudenti ci portano a dire che almeno 300 milioni (tra i 250 e i 300 milioni) devono essere messi su questa voce, in qualche modo: o dentro o fuori il fondo sanitario. Io, adesso, ragiono partendo dal fatto che siano dentro.
Poi, ci sono partite - prima di arrivare a quella più significativa dopo quella dei LEA, che è quella dei farmaci innovativi salvavita - che riguardano questioni non banali, tipo il finanziamento del fondo per gli emotrasfusi, che da due anni non è finanziato (stiamo parlando di circa 175 180 milioni), il finanziamento del piano di vaccinazione, di cui si è discusso molto e su cui credo tutti siamo convinti dell'importanza (e il Piemonte, almeno da questo punto di vista, è una delle Regioni guida). Noi stimiamo che questo valga almeno 300 milioni.
Poi, c'è la questione dei farmaci. Qui c'è un problema a monte, che lo dico esplicitamente - riguarda il fatto che AIFA non sempre funziona come vera agenzia di regolazione del mercato. Questo tema è all'attenzione del Governo, del Parlamento, da almeno un paio d'anni; in Parlamento è depositato un disegno di legge di riforma dell'AIFA, insieme agli altri Istituti Superiori di Sanità e l'AGENAS, e non fa passi avanti.
Questo è un tema non più rinviabile, perché è evidente che il mercato come tutti gli altri mercati - spinge per creare la domanda e poi la soddisfa, quindi bisogna anche che sia un'autorità che serva a regolare, in modo da ottenere i migliori risultati per gli utenti, per i cittadini, per la salute, con il minor costo possibile.
E questo è un tema che non sta nella Finanziaria, ma che politicamente ci deve stare, nel confronto con il Governo.
Poi, c'è il tema più - se volete - banale, delle risorse: noi stimiamo che (quando dico noi intendo la Conferenza delle Regioni, la Commissione Sanità, non è il nos maiestatis) ci occorrano almeno (anche qui, qualcuno dice che è prudenziale, troppo prudenziale) 500 milioni per far fronte in modo completo alla domanda di farmaci innovativi salvavita, che ovviamente, è crescente e che, nel lungo periodo, può anche determinare risparmi significativi dal punto di vista delle terapie tradizionali ovviamente. Ma nel lungo periodo.
Ora, se mettiamo insieme le cifre che ho detto (300 per il piano vaccinazioni, 800 per i nuovi LEA, 300 per il contratto), arriviamo grosso modo a due miliardi, che sono le cifre che noi, da sempre, abbiamo indicato come necessarie per far fronte a queste esigenze, ivi inclusi i risparmi già previsti dal Patto per la Salute e che - come ben sapete, avendo approvato, con voti a favore o contro, delibere importanti, qui in Piemonte stiamo portando avanti, compresa anche l'introduzione dei costi standard su cui abbiamo presentato anche proposte di emendamento per la legge di stabilità. Quindi, di utilizzo dei costi standard per creare ulteriori elementi (come si dice adesso, che si parla inglese) di benchmarking all'interno della gestione del servizio sanitario.
Naturalmente, noi abbiamo rappresentato delle esigenze; poi, è chiaro che la trattativa politica, se - come io mi auguro - partirà, deciderà dove si ferma l'asticella, la lancetta: più da una parte, più dall'altra. Credo però, che rappresentare delle esigenze non voglia dire fare una proposta eversiva. Non mi pare.
Ed è altresì chiaro che, se qualche Deputato, Senatore o Senatrice pone delle domande su cosa può succedere se non dovesse cambiare nulla, fermo restando che non è intenzione nostra (e qui credo di parlare a nome di tutti, non solo della Regione Piemonte) aumentare né ticket né tasse ovviamente nessuno può escludere che ci sia qualche Regione che, sul bordo della china (diciamo così), possa essere obbligata a farlo, perché cade nel piano di rientro che prevede - come è noto - prima ancora che ci arrivi il piano di rientro, degli automatismi di tipo fiscale.
Questo io non sono in grado di prevederlo: mi auguro che non avvenga.
Certamente, la quantità di risorse può anche decidere su alcune di queste così com'è ovvio che invece la quantità di risorse decide sulla compiutezza delle politiche nei confronti dei temi che ho indicato. Ho indicato solo i più significativi, naturalmente.
Pertanto, o queste cifre vengono in qualche modo dimostrate fasulle, e allora, se fosse così, se ne fa ammenda e se ne prende atto, ma dal momento che fino adesso nessuno l'ha fatto, prendiamo pure con l'approssimazione che è dovuta a tutte le stime, perché nessuna stima può essere perfetta all'unità, però non v'è dubbio che una risposta alla questione che abbiamo posto credo debba essere data.
Termino dicendo che io, al momento, non ho ricevuto convocazioni ufficiali (non ne abbiamo ricevute come Conferenza); se, come mi auguro, ci sarà l'incontro domani o giovedì mattina, o quando possibile, comunque prima di giovedì, perché giovedì all'o.d.g. della Conferenza Unificata c'è il parere sulla legge di stabilità, e quindi è evidente che per poter dare un parere che ha il peso che ha, insomma è quello che è, sarebbe utile capire se è possibile - come io ritengo - dare vita a questi due temi (l'extrasanità, e non ripeto quello che ho già detto prima, e sulla sanità) per avviare un lavoro che sia, insieme al Governo, dato che molti di voi sanno meglio di me che le decisioni definitive sulla legge di stabilità verranno prese in seconda lettura, normalmente, non in prima lettura al Senato, quindi questo ci dà anche i margini tecnici di tempo per dare vita a due gruppi di lavoro che, sulla parte extrasanitaria, sul pluriennale e sulla parte sanitaria, faccia le opportune verifiche sulle cifre che noi abbiamo presentato, ne valuti la fondatezza, che noi riteniamo abbiano, e su questa base si decidano dei percorsi comuni.
Da parte nostra non c'è nessuna volontà né di disfide di Barletta né di bracci di ferro: c'è la semplice volontà di tentare di dare una risposta utile all'interno sistema e soprattutto ai cittadini, che consenta, con tutti gli sforzi necessari di miglioramento, di razionalizzazione, di lotta agli sprechi che - mi sia consentito dirlo - ci sono anche nei Ministeri (mi sia consentito dirlo; diciamo che almeno sono pari, quindi almeno pari dovrebbe essere il peso della lotta agli sprechi). Con tutto questo, che deve essere fatto e che ci impegniamo a fare, speriamo sia possibile trovare soluzioni che garantiscano un equilibrio a quella che è una delle parti più importanti delle politiche dello Stato italiano, cioè la politica per la salute dei nostri cittadini.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Chiamparino.
Dopo le comunicazioni del Presidente, è aperta la possibilità di fare domande, per tre minuti a testa, o di aprire la discussione generale.
La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Vista l'importanza del tema, noi chiediamo che si apra il dibattito.
Ringrazio il Presidente Chiamparino per le comunicazioni, che sono state caratterizzate dalla chiarezza, che solitamente gli è propria.
Eravamo partiti con una richiesta di comunicazioni anche a seguito delle sue dimissioni da Presidente della Conferenza delle Regioni comunicate con il conio di una nuova figura, la figura delle "dimissioni irrevocabili, ma congelate". E' chiaro, anche a chi ha poca esperienza di politica come noi, che si tratta di dimissioni usate come strumento di pressione verso il Presidente del Consiglio Renzi.
Mi permetto di dire che il Presidente ci ha un po' abituati alla minaccia di dimissioni come strumento di pressione, perché vi è stata una minaccia di dimissioni da Presidente della Regione quando la situazione relativa alle firme false era un po' più complicata di quanto non lo sia adesso. Del resto, Presidente, lei ha di nuovo minacciato le dimissioni da Presidente della Regione se fosse stato obbligato ad aumentare le tasse.
Peccato che, mentre dice che non vuole aumentare le tasse, in realtà c'è già un disegno di legge bello pronto che le tasse le aumenta, perch questo giova ricordarlo - per una ragione o per l'altra avete proposto di aumentare il bollo auto.
Non soltanto volete aumentare il bollo, ma volete aumentare il bollo a chi negli anni ha fatto una scelta, a nostro avviso di maggiore sostenibilità rispetto all'ambiente, acquistando autovetture con motori alimentati da combustibili meno tradizionali, come i motori a GPL, i motori a metano, i motori elettrici o ibridi, non solo per fare un po' meno male all'ambiente, ma anche - legittimamente - per risparmiare. Invece, i nostri concittadini piemontesi si accorgeranno che questo risparmio è solo per cinque anni; quindi, ora quei piani finanziari di mera gestione economica familiare devono essere rivisti.
Faccio una battuta. Il Presidente ha detto che in questa sede non avrebbe parlato del decreto ed io dico che non ne parla anche perché il decreto non c'è! E' difficile parlare di qualcosa che ancora non c'è. Poi per carità, nella trattativa che c'è con Renzi noi ci mettiamo la "maglia del Piemonte", qui tutti abbiamo la maglia del Piemonte, però parlando di "salva qui" e "salva là", visto che - l'ha detto lei - si tratta di un decreto "salva sistema", un po' ci chiediamo se questo sistema così com'è vada veramente salvato. Altrimenti, continuiamo a fare leggi poco chiare, a fabbricare il disavanzo con una facilità estrema e poi fare decreti "salva qua" e "salva là" che danno interpretazioni o - mi permetto di essere un po' malizioso - danno suggerimenti su come aggirare leggi che lo Stato stesso ha fatto. Quindi, bisogna fare salve le esigenze dei cittadini ovviamente, però questo sistema probabilmente non è poi così tanto da salvare.
Mi chiedo anche (è una domanda che ho fatto a me stesso) se io fossi Renzi come vedrei la figura di un Presidente della Conferenza delle Regioni dimissionario. Ai miei occhi, forse, ad un tavolo di trattativa, la vedrei come una figura un po' depotenziata: anche se "congelato" è sempre irrevocabilmente dimissionario.
Quindi, ripeto, noi abbiamo la "maglietta del Piemonte" come lei, ma sulla questione abbiamo tutta una serie di perplessità, che sono anche legate alla politica di Renzi, perché queste comunicazioni che ha fatto lei oggi, Presidente, sono importanti non solo per l'Aula, ma anche perché si parla di fatti. Altrimenti, continuiamo ad aprire i giornali e a leggere gli annunci di Renzi, "taglio qui, taglio là, taglio l'IMU, taglio le tasse" e poi invece dobbiamo fare i conti con queste situazioni. Questo non lo sta dicendo l'opposizione "sovversiva" del Movimento 5 Stelle, lo sta dicendo il Presidente Chiamparino. Quindi, direi che è un'operazione verità importante per far sapere qual è, in realtà, la situazione. Ci troviamo di fronte a tagli che non sono più sostenibili per il Piemonte come per le altre Regioni, allora ben venga il poter parlare anche nell'Aula consiliare di questi temi.
Ancora un piccolo richiamo al giudizio di parificazione, a volo d'uccello, perché è chiaro che quando c'è una cifra di disavanzo del genere salta agli occhi la cifra, è quello di cui si parla di più; però, come sempre, i documenti vanno letti, anche se è impegnativo, con molta attenzione.
Leggendo tutto il giudizio di parificazione, con le varie relazioni, si trovano anche delle parti molto interessanti, perché se, Presidente, lo scorso anno, si poteva dire: "Abbiamo ereditato una situazione, quindi ci che vedete è il frutto di una situazione che abbiamo ereditato", un pochino quest'anno comincia già ad esserci il lavoro di questa Giunta, quindi un pochino si deve cominciare anche a rispondere su quanto già si è fatto.
Mi ha colpito la frase presente nel giudizio di parificazione, dove si parla - uso le parole della Corte dei Conti, quindi cito testualmente - di "conto del patrimonio di dubbia attendibilità e credibilità, con grave vulnus delle esigenze di trasparenza e chiarezza". Insomma, qui c'è già un po' del lavoro della Giunta Chiamparino; poi, ripeto, magari, il collega Bono parlerà più di numeri relativamente alla sanità e quant'altro, però...



(Commenti del Vicepresidente Reschigna)



BERTOLA Giorgio

L'ho letto tutto.



(Commenti del Vicepresidente Reschigna)



(Commenti del Consigliere Bono)



BERTOLA Giorgio

Dovessi leggerlo tutto...



(Commenti del Vicepresidente Reschigna)



PRESIDENTE

Lascerei terminare il Consigliere Bertola.
Prego, Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Mi hai detto che non è Vangelo, ma io non sono nemmeno religioso quindi, da questo punto di vista, mi approccio a tutto con atteggiamento profondamente attento e scettico.
C'è però qualche riferimento anche, ad esempio, a delle battaglie che noi abbiamo portato avanti durante lo scorso anno. E qui non è, secondo me tanto una questione di software, ad esempio quando la Corte dei Conti ci ha dato ragione - non perché siamo noi, perché forse abbiamo usato del buonsenso nel fare delle analisi, ad esempio, tanto per citare un tema sugli obiettivi assegnati ai dirigenti per le retribuzioni di risultato - e ha detto che ci sono obiettivi troppo generici e talvolta assegnati sulla base di attività a carattere puramente ordinario.
Quindi, ripeto, siccome anche quest'anno lo abbiamo sottolineato, è importante leggerlo tutto perché c'è già una parte anche dell'attività di questa Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Ringrazio il Presidente Chiamparino per aver reso queste comunicazioni ma non possiamo non obiettare che siano state un po' sfuggenti.
Primo problema: rappresentare questo famoso decreto, che attendiamo in realtà da parecchio tempo, che è riuscito non solo ad arrivare dopo il giudizio di parifica della Corte dei Conti ma a non arrivare nemmeno dopo questo giudizio; mi fa specie che venga definito come una sorta di "evento del tutto indipendente dalla volontà degli attori in causa". Si dice "vedremo se arriverà", come se fosse una specie di evento meteorologico per capire se arriva il sereno o il maltempo, quando, invece, è un atto di piena discrezionalità politica del Governo; non è neanche un atto parlamentare, per giustificare il ritardo con le dinamiche dei rapporti tra forze politiche.
Ci ritroviamo con il primo Governo presieduto da un extraparlamentare dai tempi della storia italiana, perché vorrei ricordare che neanche Benito Mussolini era un extraparlamentare. Noi adesso abbiamo un premier che non è votato dal popolo e non è neanche in Parlamento, che ha un Governo praticamente monocolore e del tutto monolitico sotto la sua persona, per cui mi chiedo veramente, di fronte ad un atto che dovrebbe essere di semplice chiarificazione contabile, che non contempla neanche posizioni coraggiose in termini di sblocco di risorse concrete in più o in meno quale sia questo fenomeno naturale che dovrebbe portare alla promulgazione di questo decreto, perché, se non viene promulgato, evidentemente, è perch non c'è la volontà politica di farlo.
Allora, cerco di arrivare al nodo politico che, secondo me, il Presidente Chiamparino ha un po' abilmente aggirato: la volontà politica del Governo nei confronti delle Regioni. Non posso non considerare anche il mio ruolo di Consigliere comunale di Torino nel ricordare che, qui, nel capoluogo, dove abbiamo appena ospitato l'Assemblea nazionale dell'ANCI abbiamo assistito a questa celebrazione di amorosi sensi tra l'Associazione dei Comuni, il suo Presidente nazionale e il Premier Matteo Renzi: tutte le coperture dei Comuni - che, detto tra noi (sarà che da parte mia c'è l'esperienza torinese), non è che brillino per estrema razionalizzazione dei costi e della spesa pubblica - hanno avuto sostanzialmente garanzia politica di copertura integrale, partendo dall'abolizione della tassa sulla casa, che noi ci siamo dovuti sorbire da parte degli amministratori locali del centrosinistra - quando l'aveva decisa Berlusconi - come una sorta di mossa sciagurata, che aveva precipitato nel baratro della non autosufficienza l'erario comunale di tutti i Comuni italiani. Però, quando è Matteo Renzi a fare la stessa mossa, guarda caso, nessuno si lamenta. Ma perché nessuno si lamenta? Perché il Governo garantisce la copertura completa dei mancati introiti fiscali.
Allora, sorge spontanea la vera domanda: perché i Comuni sono bravi - e sappiamo che non è così - e le Regioni, invece, sono cattive? L'unica cosa che consento al Presidente Chiamparino è l'avere individuato che il tema non è "Regione Piemonte, sì"-"Regione Piemonte no", e neanche "Regioni, sì" e "Regioni, no": è un problema di sistema, di decentramento e di architettura costituzionale, perché c'è un Governo - e non è in realtà il primo degli ultimi non democratici, antidemocratici, che si sono succeduti negli ultimi anni - che ha individuato, in un certo periodo con il vostro avallo politico, nelle Regioni, come enti semplicemente il male assoluto, su cui scaricare semplicemente tutto il carico dell'impopolarità politica, ma anche tutti gli oneri di aumento fiscale nella doverosa garanzia della continuità dei servizi. C'è stato un meraviglioso gioco delle tre carte di Renzi, davvero eccezionale, che va a blandire i Comuni - e, quindi, sostanzialmente, a chiudere uno dei due fronti - e a massacrare le Regioni, con il taglio dei mancati trasferimenti che porteranno le Regioni a riflettere ricadute, ovviamente negative di restrizione dei servizi, anche su servizi comunali in secondo livello. E questo è veramente un meraviglioso gioco, peraltro da parte di chi, ormai abbiamo conosciuto come il classico boy scout che suona porta a porta per vendere biscotti, con il piccolo problema che sono biscotti avvelenati.
Purtroppo, speriamo che, prima o poi, la cittadinanza apra gli occhi e capisca questo giochino.
L'auspicio è semplicemente uno: Presidente Chiamparino, una volta tanto, in questo caso, vada fino in fondo! Io sono dell'idea che la minaccia della dimissioni abbia sortito quanto meno l'effetto di rompere un muro del silenzio, quello di questo giochino del massacro delle Regioni.
Guardate, lo dico anche rispetto a qual è la portata - e noi lo sappiamo bene - del peso delle Regioni, che lungi dall'essere semplicemente il simulacro di tutti i mali, sono, poi, quegli enti che, anche ben più dei Comuni, devono garantire davvero la presenza e il coordinamento, da territori, in un sistema che altrimenti sarebbe estremamente frammentato, e noi torinesi lo conosciamo bene.
Guardate, anche se non c'entra direttamente, voglio spendere una parola anche se dimissionario, o congelato, è comunque Presidente delle Regioni italiane - rispetto anche alla gravissima emergenza delle alluvioni che stanno vivendo adesso alcune Regioni del Sud, come la Calabria o la Sicilia, che sta mettendo in ginocchio quei territori, peraltro, da torinese, ricordo che Torino, forse, è la più grande città calabrese al di fuori della Calabria.
Quindi, colgo l'opportunità di questo intervento per mandare un messaggio di solidarietà a quelle Regioni, però, in realtà, ricordo che le Regioni devono rivendicare un proprio orgoglio e devono rappresentare in modo molto concreto e plastico, soprattutto ben comunicato alla cittadinanza, quali sono le ricadute sui servizi nel caso il Governo mantenga questa scure sul sistema delle Regioni. E va detto in modo molto chiaro, perché devono essere individuate le responsabilità politiche.
La speranza, visto che lei ha citato la metafora del bicchiere di vino è che poi, alla fine, tutta questa trattativa, necessariamente impostata con un braccio di ferro istituzionale - legittimo - tra lei e le Regioni da una parte e il Governo dall'altra, finisca a tarallucci e vino, cioè che al bicchiere venga tolta l'acqua, ma poi si aggiungano i tarallucci.
L'auspicio, invece, sarebbe che si finisca con una vittoria politica o se non si riesce a vincere, quanto meno con un chiarimento sulle responsabilità, perché noi, al giochino degli annunci dei tagli fiscali e dell'obbligo per le Regioni e per i Comuni del mantenimento dei servizi (quando si sa bene che tutto ciò porta semplicemente ad un collasso del sistema ed ad un uso e consumo della propaganda renziana), non ci stiamo più.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Nella situazione creatasi tra il nostro Presidente Chiamparino e Renzi noto una sottile ironia; diciamo che ad inizio legislatura l'asse iniziale la sponda Renzi era di tutt'altro avviso, mentre ore le cose sono un po' cambiate. Adesso che il Piemonte si trova faccia a faccia con l'irruenza e i modi poco condivisi delle attuali politiche economiche del nostro Premier, vediamo che l'asse si inclina un po' (per usare un eufemismo).
E' chiaro che nessuno gode di questa situazione, perché in gioco ci sono le finanze regionali e i nostri servizi pubblici essenziali (ovviamente parlerò, per quanto mi compete, del trasporto pubblico).
Siamo molto preoccupati. Siamo preoccupati perché sappiamo che il sistema, ad oggi, è inefficiente. Ha bisogno di avvicendamenti, quindi sicuramente non tutta la spesa che la Regione fa è dovuta o, meglio, non va in servizi, ma in sprechi, in inefficienze e in rapporti politici mal gestiti.
Potremmo chiedere al nostro Presidente, non solo di chiedere più soldi ma di sciogliere alcuni nodi, che sono essenzialmente politici, per cui una Regione si trova ad avere condizioni vessatorie nei confronti di una S.p.A.
di proprietà dello Stato - come Trenitalia - e in cui la Regione, di fatto sta ai diktat di un gestore che dovrebbe essere un concessionario di servizio pubblico.
Questa partita vale un'inefficienza di venti milioni di euro all'anno sul settore del trasporto pubblico, già oggi fortemente messo in discussione nella sostenibilità per i tagli, quindi noi immaginiamo altri sette milioni di euro e di tagli al comparto. Il sistema non regge.
Ricordo al Presidente che Trenitalia - che ricordo essere una S.p.A.
controllata dallo Stato centrale - si rifiuta di ridefinire le condizioni contrattuali. Da una parte, quindi, c'è Renzi che taglia i soldi nei trasferimenti al trasporto pubblico, dall'altra c'è lo stesso gestore statale che dice: io non accetto riduzioni del contratto.
Ma allora a cosa stiamo giocando? Vogliamo far fallire la Regione? La vogliamo far fallire, e allora sono queste le cose che si devono dire. Non si devono chiedere più soldi, ma bisogna dire a che a gioco stiamo giocando. Lo stesso discorso vale per la sanità e per altri aspetti dell'amministrazione che non conosco altrettanto bene.
Qui siamo stretti in una morsa mortale e secondo noi il nostro Presidente Chiamparino non sta ancora facendo abbastanza per difendere la Regione Piemonte su questo aspetto. Meglio hanno fatto altre Regioni, come la Toscana ad esempio, anche se la Toscana aveva disponibilità economica quindi è facile fare la voce grossa quando si paga in tempo i gestori e non si hanno debiti arretrati da anni e quindi si è di nuovo ricattabili.
Da qui non se ne esce più. Se si dà qualcosa, bisogna anche prendere qualcosa.
Chiariamo, quindi, i rapporti di forza a livello nazionale, perché qui siamo veramente schiacciati. Ci sono i margini per riprendere un'inefficienza dei servizi in un periodo breve-medio, ma questa manovra scaccia totalmente il bilancio ed i servizi. O si viene a patti sulla questione dicendo: me li togli da qua, va bene, ma dall'altra parte voglio una flessibilità, anche se sui contratti c'è scritto questo, perché i contratti sono fatti da un ente pubblico della Regione e da una concessione dello Stato centrale, oppure di cosa stiamo parlando? Non parliamo di una multinazionale, ma di una società dello Stato. Qui è lo Stato che sabota lo Stato! Il Presidente Chiamparino, quindi, deve fare qualcosa per risolvere questo nodo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Mi dispiace intervenire prima del mio Capogruppo, ma adesso lo chiamiamo per farlo venire subito in aula, in modo che possa intervenire anche lui.
Una breve considerazione e poi lascerò la parola al Capogruppo Pichetto Fratin.
Intanto ringrazio il Presidente Chiamparino per aver fatto, con molta onestà intellettuale, un intervento non solo da Presidente della Conferenza Stato-Regioni, ma da Presidente della Regione Piemonte.
Presidente, mi permetto di farle, non una battuta, ma un accorato appello: continui così. Lei avrà l'Aula del Consiglio regionale del Piemonte al suo fianco se, a differenza di quanto è accaduto per un anno lei sarà il Presidente della Regione Piemonte e non soltanto il Presidente della Conferenza Stato-Regioni, o meglio, sarà un Presidente che difenderà in modo corretto e serio, come ha sempre fatto, le competenze di una Regione. Ricordo che, in questi anni, le competenze delle Regioni sono state smontate, con precisa politica di carattere nazionale, pezzo a pezzo.
Ritengo che oggi si debba riconoscere qual è la valenza di un organo intermedio che, così come i corpi intermedi da questo Presidente del Consiglio non vengono considerati, così gli organi intermedi, quali le istituzioni regionali, non vengono considerate.
Nel momento in cui, correttamente, le Regioni chiedono al Governo, con dati oggettivi - come lei ha riportato prima - un impegno a rivedere quelli che sono dei tagli, una risposta com'è quella riportata da tutti gli organi di stampa "ora ci divertiamo" (che non credo sia una risposta inventata da qualcuno ) non è una risposta da Presidente del Consiglio. Non è divertirsi andare a distruggere un sistema territoriale che ha funzionato fino ad oggi, a prescindere da quello che vogliono indicare gli organi di stampa vale a dire scandali e scaldaletti. Qui c'è un tema diverso: noi abbiamo un soggetto, che è la Regione, che oggi si ritrova nel mezzo di una politica di carattere nazionale imprecisa e non corretta che vede, nei tagli sui territori, l'unico modo di fare politica.
Noi riteniamo che la politica nazionale debba essere una cosa diversa: una politica che sia interpretata, sia a livello centrale sia a livello territoriale, dagli organi che costituzionalmente ed istituzionalmente devono essere parte attiva di un sistema, e non è attraverso la demonizzazione o la demolizione anche economica di queste Istituzioni che l'Italia riuscirà ad uscire da questa crisi, non soltanto economica, ma anche di identità e di rappresentanza.
Quindi, Presidente, a prescindere dal fatto delle sue dimissioni che molto spesso servono, nel senso che il fatto che una persona, il Presidente di una Regione autorevole come il Piemonte, decida di dare un segnale forte nel dare le dimissioni, è sicuramente importante. Però, Presidente, ci permettiamo di suggerirle: le dia! Le dia nel senso di non tornare indietro, ma per un motivo.
Noi chiediamo al Presidente della Regione Piemonte che, attraverso questa sua presa di posizione, si garantisca e si torni a combattere per una dignità di questa Istituzione. Siamo un Consiglio che lavora da circa un anno e mezzo, chiaramente con una rappresentanza di maggioranza ed opposizione, ma che in modo consapevole e responsabile sa di essere in un momento delicato e non accettiamo più che una persona, che oggi ricopre l'incarico di Presidente del Consiglio, possa farsi beffe di altri rappresentanti di Istituzione e di Partiti che seriamente stanno lavorando sul territorio.
E' ora che il Presidente Renzi la smetta con gli annunci, ma lavori seriamente e non divertendosi come scrive in questo momento, ma impegnandosi. E' un verbo un po' diverso rispetto a divertirsi. C'è poi chi lavora divertendosi, ci mancherebbe altro, ma bisogna lavorare e divertirsi e non soltanto divertirsi con le Istituzioni.
Ci aspettiamo, quindi, che lei in questo ci rappresenti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Innanzitutto ringrazio il Presidente Chiamparino per la comunicazione e partirei da una considerazione da cittadino. Devo dire che mi spiace, da italiano, leggere i tweet del Presidente del Consiglio che in questo momento - di maggioranza o di opposizione che si possa essere, che si voti in un modo o in un altro, con un Parlamento eletto con una legge che non è più costituzionale (vorrei ricordare che anche lì è intervenuta una sentenza della Corte costituzionale) - risponde "adesso ci divertiamo" rispetto a delle istanze che vengono da una parte importante dello Stato quella dell'articolazione territoriale, tra l'altro avente funzioni legislative come l'insieme delle Regioni.
Sembra che si vada avanti proprio con il gioco di cercare, man mano, un avversario sul quale sparare, per cogliere al massimo l'attenzione dell'opinione pubblica, anche con le battute. L'ho già detto la volta scorsa, in occasione del dibattito precedente: prima c'erano le Province poi il Senato; adesso abbineremo le elezioni amministrative al referendum di modo che si faccia la campagna elettorale con un indirizzo su un piano per raggiungere un obiettivo su un altro. E questa è certamente una pagina non bella di quello che dovrebbero essere i rapporti istituzionali, in un momento in cui il Paese indubbiamente sta vivendo una fase di cambiamento.
Forse giustamente lei, Presidente, ha detto prima che c'è una questione di sistema in merito all'interpretazione del decreto n. 35; basterebbe andare a vedere come l'ha definito la Corte Costituzionale, ma chi ha vissuto in prima persona quel momento potrebbe scrivere anche il perché il provvedimento è uscito in quel modo e con quell'applicazione.
Se il sistema deve cambiare, però, non lo si può cambiare a colpi di mannaia con meccanismi come quello dell'attuale legge di stabilità cercando, a seconda dei casi, di colpevolizzare l'avversario o di favorire.
E' vero, la politica è anche il modo di gestire i tavoli. Ma un Governo che svolga la sua funzione e il proprio dovere di governare il Paese e accompagnarlo nella sua trasformazione e che si prefigga anche di raggiungere il proprio disegno politico - che può essere condiviso dall'opposizione o può essere da questa osteggiato, perché ne ha uno alternativo - non può scherzare, anche sui numeri, in questo modo.
Certamente, strada facendo, si può correggere la parte tecnica e numerica. Il fatto stesso che a livello di legge di stabilità la previsione delle entrate rispetto all'IVA abbia qualche sfrido lo si vede: il calcolo automatico di quattro miliardi ogni punto percentuale di IVA non è completamente corretto; che ci siano degli sfridi è stato rilevato proprio in prima analisi dalle osservazioni dei tecnici della Commissione bilancio del Senato.
Quello che assolutamente non è ammissibile è che da un lato, per vendersi, si tenga la struttura dei LEA (vado sulla sanità, che è la parte più corposa: si tratta di 110 o112 miliardi). Accetto anche che si rimangino la firma rispetto all'accordo che c'era stato proprio con la Conferenza delle Regioni: cambiano i tempi, è arrivata l'emergenza, c'è pure un'emergenza vaccinazioni e l'abbiamo scoperto - guarda caso - un mese fa, quando ci si è accorti che meno bambini vengono vaccinati e che quindi bisogna intervenire.
Non sono innamorato della staticità e del "tutto fermo", ma il fatto che si debba condividere un disegno di cambiamento dev'essere uno dei punti fermi anche del Governo.
Purtroppo il sistema delle Regioni - che siano di destra o sinistra del Sud o del Nord - ha ammesso in questi anni anche di avere inefficienze.
Non dobbiamo vergognarci di dirlo. Le inefficienze sono maggiori in alcune Regioni, ma vorrei ricordare che noi abbiamo una situazione di bilancio difficile dovuta a inadeguatezze e a colpe politiche (poi ognuno dà la colpa a chi gli pare). Lo Stato, però, ne ha altrettante. Chi conosce i meccanismi dello Stato sa bene che non si può andare a tagliare sui servizi ai cittadini e non operare invece - tolti 1,7 miliardi, tutti da verificare sulla spesa centrale.
Se prendiamo la tabella dei valori relativi alla spesa complessiva rispetto al totale delle entrate dello Stato (tributarie ed extratributarie), e andiamo a vedere quali sono gli indirizzi della spesa vediamo che i margini sul funzionamento della macchina dello Stato - se la scelta è quella di spending review - sono ancora enormi; e quelli non vengono toccati. Non vengono toccati perché si mantengono le riserve indiane e perché, probabilmente, non c'è la volontà di farlo.
Ma qui ritorno al disegno: volontà di toccarli significa volontà ristatalizzare e ricentralizzare tutto? La battuta della Ministra Lorenzin "va beh, allora riportiamo tutto allo Stato" - è una battuta che viene così, naturale, oppure tradisce un disegno politico? E' questo che innanzitutto dobbiamo chiederci, perché se quello è un disegno politico allora io pongo il tema al centrosinistra che governa questa Regione; e gli chiedo: la ricentralizzazione del sistema della sanità è il disegno politico anche della maggioranza che governa il Piemonte? Devo dire che dall'esperienza che ho avuto in quest'Aula e a livello nazionale, io credo che questo sarebbe l'errore più grande che possiamo fare. Qui, infatti, si può intervenire e lo si può fare immediatamente: qui il Presidente, l'Assessore al bilancio e quello alla sanità, che stamattina non c'è, possono agire anche subito; e lo Stato, con il cosiddetto Tavolo Massicci e il sistema creato presso il Ministero dell'Economia, è in grado di determinare le regole dei LEA. Il fatto è che lo Stato non è stato in grado ad oggi - forse anche con il concorso delle Regioni - di ridefinire i LEA, in una società che, dopo 15 anni, è cambiata: sono cambiati i modelli di cura e di farmaci e i parametri ospedalieri.
Scusate una digressione - e poi chiudo - sull'esperienza del nuovo ospedale di Biella, a proposito del quale - basta andar a prendere la rassegna stampa - abbiamo preso insulti per anni, perché era piccolo: lo volevano da 1.000 posti letto perché era da 1.000 posti letto il vecchio ospedale. A sostenere quella tesi c'erano tutti: primari, media, tutti quelli che la sapevano lunga. Poi, i giornali degli ultimi due anni dicevano che il presidio era grande. In realtà, dieci o 12 anni fa fu fatta una stima - in questo caso lungimirante - da parte di coloro che governavano; e guardate che la valutazione è stata fatta dal 2003 al 2007 quindi da entrambe le parti politiche rappresentate in quest'Aula; e il Sindaco della Città di Biella, a quei tempi, era Vittorio Barazzotto. Beh in questo caso la politica ha saputo dare una risposta in linea con una società che cambiava: quando sono stato operato di appendicite sono stato 15 giorni in ospedale; oggi si entra al mattino e si esce alla sera, o si esce il mattino dopo.
Io accetterei se la Ministra Lorenzin dicesse: "Ci metto le mani dentro: cambio il modello dei LEA, cambio completamente il sistema, perch è un altro modello". Poi si può discutere, posso non condividerlo, ma il puro criterio di utilizzare la politica e la ricaduta sui cittadini ai fini del voto dello strumento "salute" o dello strumento "trasporti" (ci arriveremo probabilmente in fase di discussione di bilancio) per avere una nuova "bandiera" per la battaglia politica nazionale credo che sia inaccettabile. Dev'essere inaccettabile sia per la destra che per la sinistra.
Mi auguro davvero che la Conferenza delle Regioni sappia difendere quelli che sono non gli interessi delle Regioni, ma gli interessi dei cittadini italiani.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Io non tornerò specificamente sui numeri che sono stati raccontati prima, perché non ho una compiuta nozione sui fatti come hanno, invece, il nostro Presidente e il nostro Vicepresidente. Tuttavia, vorrei ringraziare gli stessi sia per il ruolo che stanno svolgendo per la nostra Regione, sia per il ruolo di Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni sia pur pro tempore.
Io credo che lo scandalo che, su alcuni giornali, su alcuni media o in alcuni commenti, viene suscitato da parole critiche rispetto ad un provvedimento di legge (anzi, rispetto ad un disegno di legge) sia frutto della patologia nei nostri tempi; tempi in cui se si va al di là di un tweet, se si cerca di entrare nel merito delle questioni, se si cerca di approfondire e dare un contributo critico, si è fuori dagli schemi, fuori dalle regole del gioco.
E non riguarda solo i rapporti rispetto al Governo del momento, ma riguarda un po' il modo in cui tutti quanti, chi più, chi meno, stiamo arrivando a concepire il rapporto politico, il rapporto tra le istituzioni il rapporto finanche tra le persone. Tutto è sintesi, efficacia, battuta battuta ad effetto, e il problema è risolto e superato. Non è così.
Non a caso, proprio in un momento come questo, emergono con tutta la loro drammaticità alcune questioni che, in realtà, covavano da anni. Credo che la specificità del momento sia stata ben fatta emergere dal decreto n.
35 di qualche anno fa. Qual era lo scopo di quel decreto? Il decreto aveva lo scopo di sbloccare dei pagamenti attesi dai creditori degli enti pubblici.
Poi, il fatto che dietro a quei pagamenti attesi per forniture e servizi resi ci stessero dei residui andati in perenzione, dei debiti ormai fuori bilancio o dei residui effettivamente iscritti a bilancio, dal punto di vista del creditore, cioè di chi si aspettava un pagamento, poco faceva e fa come differenza.
La domanda è: quei debiti c'erano o no? Se c'erano, se c'erano fatture se c'erano aspettative di trasferimento, se c'erano accordi di programma bene ha fatto lo Stato a fare un decreto. E se quel decreto contiene degli elementi di ambiguità interpretativa, cosa che è stata acclarata in modo molto chiaro, ben fa il Governo a chiarire - speriamo il più in fretta possibile - tali dubbi interpretativi, che, giustamente, non valgono solo per il Piemonte, ma valgono per l'intero sistema. Auspico, dunque, che i tempi siano finalmente maturi per chiarire il problema medesimo.
La seconda specificità del momento sono le nuove regole di contabilità che hanno imposto a tutti gli enti pubblici un riaccertamento straordinario di tutti i loro residui. Cioè, finalmente, si è chiesto agli enti di cancellare dai propri bilanci quei residui che non fossero esigibili ad una certa data. Su questo ce n'è per tutti! Perché quanti bilanci di quanti enti diversi contenevano delle poste per esempio di entrata che ormai erano assolutamente inesigibili! Quanti Comuni hanno continuato a garantire un pareggio di bilancio sulla base di poste in entrata - penso al tema delle multe da Codice della Strada - che per anni e anni affollavano la parte di residui attivi dei bilanci ma che, in realtà, si sapeva benissimo che non corrispondevano a crediti che avrebbero sortito degli incassi per il Comune medesimo! Quanti Comuni si sono trovati nella difficoltà di gestire quest'anno le conseguenze del riaccertamento straordinario! Veniamo alle nuove regole di pareggio di bilancio: per fortuna, nel progetto della nuova legge di stabilità si interviene sulla materia, perch garantire dal 2016 il pareggio in termini di competenza e cassa, con tutta la declinazione di sotto-obiettivi, sarebbe stata la morte per tantissimi enti locali, oltre che per le Regioni. Allora, anche da questo punto di vista, è condiviso il problema.
Veniamo, infine, al tema dell'adeguamento di alcuni fondi nazionali dedicati. Prima ne citavano uno alcuni colleghi dell'opposizione: il Fondo sul Trasporto Pubblico Locale. Siamo così sicuri che rispetto alle implementazioni di servizi che in questi anni si sono assommati nella nostra Regione - penso alla metropolitana di Torino - il finanziamento del Trasporto Pubblico Locale, che invece è legato a criteri storici, sia oggi adeguato, cioè permetta agli enti che hanno competenza di pagare i contratti di servizio e di far fronte ai servizi medesimi su cui abbiamo investito? Questi sono i temi che devono essere portati all'attenzione del livello nazionale. Perché se non si risolvono questi problemi, la Regione potrà chiudere, i Comuni potranno chiudere, potrà chiudere qualunque cosa ma il tema della garanzia dei servizi per il cittadino resterà bello e grosso come una casa, chiunque lo faccia e chiunque se ne assuma la responsabilità.
La seconda riflessione su cui vorrei chiudere, che invece esula dall'aspetto numerico ed entra nel gioco del sistema Paese, è la seguente: verso quale orizzonte vogliamo andare? In questi anni sono state messe in piedi una serie di riforme dell'assetto istituzionale che hanno una certa direzione, giusta o sbagliata che sia, a prescindere dalla valutazione che ciascuno di noi ne può dare.
Si è deciso che i Comuni, soprattutto quelli più piccoli, debbano andare verso forme associative, e quindi si mettano insieme le forze per affrontare le nuove sfide; si è deciso che gli enti di area vasta che conoscevamo e che avevano un governo politico (cioè le Province) non devono più persistere nel nuovo assetto costituzionale (fatte salve le Città Metropolitane, che però sono altra cosa, su cui l'elezione, allo stato, è comunque indiretta); si è deciso addirittura che la seconda Camera, che oggi concorre in un bicameralismo perfetto a garantire il funzionamento dell'istituzione Paese, si trasformi in una Camera delle Autonomie locali dove il peso preponderante ce l'avranno i Consiglieri regionali. Cioè il nuovo assetto istituzionale verso cui andiamo vede nella Regione un elemento o un Ente di fondamentale importanza, in primis perché deve riordinare, come noi abbiamo fatto e concluso dal punto di vista normativo nella seduta della scorsa settimana di Consiglio, l'allocazione delle funzioni amministrative su temi importantissimi.
La Regione si è dovuta far carico di una parte di quel personale che operava nelle Province attraverso un ruolo straordinario, riassorbendolo nel proprio organico. In futuro, se e quando la riforma avrà la votazione definitiva ed entrerà in vigore, non ci saranno più gli enti di area vasta che conoscevamo, quindi le Regioni dovranno garantire un ruolo fondamentale di interfaccia e di mediazione tra il singolo Comune e lo Stato come elemento centrale. E poi - lo ripeto - i Consiglieri regionali dovranno sedere all'interno del futuro Senato e garantire, a livello centrale, in quella Camera, il bilanciamento di interessi e di competenze, soprattutto nelle materie concorrenti e nelle materie di mezzo, nei rapporti tra la parte locale e la parte nazionale.
Se oggi non si raggiungesse un accordo serio e di prospettiva, che non guardi solo al 2016 ma, come giustamente veniva detto prima, guardi al futuro tra Stato, Regioni e Autonomie locali, tutto questo processo di riforma che è stato impostato e in parte anche già votato rischierebbe di cadere, lasciando quindi il nostro Paese, da un certo punto di vista, in una condizione di anarchia istituzionale.
Di conseguenza, credo sia davvero interesse di tutti, al di là dei tweet, delle battute e delle prese di posizione, lavorare seriamente e istituzionalmente attorno al medesimo tavolo. In quel tavolo ciascuno di noi rappresenta un'istituzione, prima ancora di rappresentare un partito anzi, da certi punti di vista, anche a prescindere dall'etichetta specifica di partito, di cui molti di noi fanno parte. Quindi, in bocca al lupo per il lavoro che non sarà di uno, ma sarà di tutti quanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
La situazione, che ci ha molto chiaramente descritto il Presidente Chiamparino, cosa per cui lo ringrazio, manifesta una serie di evidenti problematiche e contraddizioni, per le quali una delle possibili soluzioni per affrontarle in maniera anche più libera da parte della Regione Piemonte, sarebbe proprio quella che le dimissioni irrevocabili da Presidente della Conferenza Stato-Regioni diventassero effettive e quindi non congelate. Anzi, per certi versi sarebbe stato opportuno che questo avvenisse prima dell'estate, sapendo più o meno quale notizia sarebbe giunta dalla Corte Costituzionale.
Questo perché? Perché la Conferenza Stato-Regioni è quel luogo cosiddetto di leale collaborazione, in cui lo Stato centrale e le Regioni dovrebbero, attraverso un processo di confronto, ma comunque volto ad affrontare i problemi in maniera collaborativa, cercare di risolvere le gravi questioni che nascono dal fatto che esistono competenze legislative concorrenti tra lo Stato centrale e le Regioni, e queste sono quelle che hanno di fatto causato la situazione attuale.
Il cosiddetto federalismo che si voleva creare per le Regioni con la riforma del Titolo V è rimasto incompiuto, nel senso che a un trasferimento di funzioni legislative non è corrisposto un trasferimento di risorse da gestire in maniera autonoma, per cui è rimasto un controllo centrale che di fatto, rende sempre le Regioni dipendenti anche nei propri processi legislativi (lo vediamo bene adesso sulla questione sanità); comunque nella definizione delle risorse, avvengono a livello centrale correzioni piuttosto frequenti. Di conseguenza, quel luogo di confronto è un luogo importante .
Tra l'altro, il collega Appiano ha parlato poc'anzi della riforma del Senato. La riforma attuale è una riforma inutile, perché quello che si sta cercando di fare col Senato è, in realtà, di renderlo inutile; è un club vacanze per Consiglieri regionali e Sindaci, possibilmente con dell'immunità aggiunta, perché il luogo di confronto dove le Autonomie portano le loro esigenze sono le conferenze (Conferenza Unificata Conferenza Stato-Regioni): o trasferiamo lì questo luogo, oppure il Senato ha poco senso di esiste. Comunque, questo è un aspetto a margine.
Quello che conta è il fatto che il Presidente della Conferenza Stato Regioni, nel rappresentare le Regioni, purtroppo parte da un vizio di credibilità. Perché? Perché la Regione Piemonte ha problemi in più significativi, quindi si trova in uno stato di sudditanza, per certi versi morale, e in particolare vede in questo momento pendente anche l'esigenza di un decreto salva Piemonte, che probabilmente vizia il rapporto tra la Presidenza della Conferenza Stato-Regioni e lo Stato centrale per quanto attiene alla negoziazione e alla ricerca di soluzioni credibili che riguardino il sistema Paese, articolato nelle sue due funzioni legislative: quella centrale e quella periferica esercitata dalle Regioni sulle materie concorrenti.
Sotto questo profilo, purtroppo il Piemonte non si è riqualificato e chiaramente sconta gravi pecche che la Corte dei Conti ha raccontato bene già lo scorso anno, legate alle gestioni precedenti. Ma la Corte dei Conti quest'anno ci ha altresì detto che, sfortunatamente, anche la gestione attuale non ha affrontato i problemi con il piglio necessario, quindi ha rilevato una tendenza - parla di postergazione - a rimandare il confronto con i problemi più grossi, gestendo comunque le cose in maniera relativamente superficiale sotto tanti profili, cercando di risolvere questioni importanti con soluzioni temporanee e non strutturali e non affrontando tante tematiche.
Una delle tematiche che si rileva particolarmente significativa, ad esempio, è quella sulla gestione delle premialità del personale, dove si scopre che sostanzialmente tutti dirigenti sia della Regione che del Consiglio regionale hanno avuto, o meglio, che una piccola percentuale di essi ha avuto il premio solo al 92%: praticamente hanno avuto il massimo della premialità, a fronte di obiettivi non così significativi. Questo comunque incide, incide su come funziona la Regione, perché rendiamoci conto che non c'è solo l'aspetto della parte politica nel gestire le cose ma c'è una sostanziale responsabilità di tutta la macchina amministrativa della Regione. Se nell'ultimo decennio siamo giunti alla situazione in cui ci troviamo, dove la Corte dei Conti ha certificato che non siamo in grado di programmare, non siamo in grado di spendere secondo quanto programmato e non siamo neanche in grado di fare bene i conti su quanto abbiamo speso perché ancora ad oggi ci sono comunque delle incertezze sulle poste, sui residui, ecc.
Poi, qualcuno può ironizzare sui programmi software, ma sta di fatto che il buco nel bilancio del patrimonio è superiore ai dieci miliardi.
Possiamo anche giocare, ma in informatica si dice "garbage in, garbage out": se uno mette spazzatura dentro i programmi, questi non potranno che produrre spazzatura. Quindi non sfuggiamo alle responsabilità.
C'è una responsabilità da parte della Regione nel non essere in grado di gestire i propri conti e le proprie funzioni. Certo, non solo questa Regione, però questa Regione lo sta dimostrando in maniera significativa.
Dall'altra parte, c'è uno Stato centrale che non vede l'ora - altro che leale collaborazione! - di falciare tutto quello che è amministrazione locale: lo vediamo bene nell'attuazione della Delrio, una legge costruita male, in cui le Città metropolitane sono le Province, quindi che cosa è cambiato? Non abbiamo fatto la Città metropolitana: abbiamo fatto le Città metropolitane, che sono delle Province, degli enti sub-regionali, punto e basta, in cui non si capisce bene come si debba strutturare la relazione e non si definiscono neanche bene le questioni delle aree vaste, tant'è che cos'è successo? Che questa legge ha prodotto e sta producendo ancora 20 riorganizzazioni diverse del funzionamento delle Province a livello delle diverse Regioni, creando ulteriore caos.
Dall'altra parte, cosa fa questo Governo? Questo Governo, in Europa, a fronte dei vincoli di bilancio, dei vincoli economico-finanziari che costringono.Noi, questo abbiamo cercato di spiegarlo bene nella nostra campagna di raccolta firme sul referendum sull'euro, perché l'Europa di oggi impone vincoli che strozzano le economie, in quanto le economie europee sono diverse e economie diverse non possono funzionare col vincolo di cambio fisso che l'euro impone. Allora, invece di andare a difendere una legge di stabilità che abolisce la TASI - come ha certificato di nuovo la Corte dei Conti e anche le strutture tecniche di Camera e Senato - ma che di nuovo non affronta in maniera strutturale le problematiche di tenuta dei conti. Perché ricordo che abbiamo già posticipato il pareggio di bilancio che avevamo ben scritto comunque in Costituzione e abbiamo posticipato la riduzione del debito pubblico secondo quanto specificato dai Trattati europei. Eppure, non facciamo come altre Nazioni fanno, ad esempio la Polonia che, a un certo punto, sui vincoli sull'efficienza energetica, ha detto: "Signori, io, con l'industria che ho e per il tipo di economia che ho, non mi posso permettere il lusso di accettare i vincoli energetici".
Nessuno ha ammazzato la Polonia.
La Francia ha detto: "Il rapporto deficit-PIL lo sforiamo perché la nostra economia ha bisogno di misure anticicliche". Noi andiamo, invece, a difendere - per carità, una riduzione fiscale - l'imposizione sulla casa ma nel limite dei vincoli attuali e andando ad affamare i sottosistemi fondamentali del nostro sistema nazionale, che sono la sanità, che è rimasto ormai - dopo aver massacrato la scuola e i trasporti - l'unico grande pentolone, da cento e passa miliardi da cui si può ancora grattare (la difesa invece non la si tocca), andando ad incidere sulle funzioni delegate alle Regioni.
La disgrazia è che non hanno funzionato le Regioni e lo Stato di oggi sta facendo tutta una serie di manovre per riaccentrare, ma di corto respiro di nuovo. In questo sistema, l'aspetto che salta agli occhi è che lo Stato centrale appartiene ad una certa forza politica, la maggioranza dei governi regionali è della stessa forza politica, la maggioranza delle amministrazioni provinciali e comunali è in mano alla stessa forza politica. Mai come oggi c'è un monocolore politico su tutto il territorio a tutti i livelli istituzionali, eppure non stiamo affrontando i problemi.
Quello che noi ci chiediamo, come opposizione che, disgraziatamente, non ha ancora avuto l'opportunità di governare, è che se fossimo noi al Governo in questa situazione, verremmo massacrati.
A voi, che governate oggi, vi rivolgiamo un invito ad affrontare i problemi in maniera chiara, senza ricorrere a slogan che non affrontano le questioni in maniera stabile e con una prospettiva verso il futuro. Vi chiediamo qual è il futuro che volete dare a questa Regione e a questo Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Rimango al tema della comunicazione. Per quanto, nelle nostre facoltà ritengo che non si debba allargare più di tanto il cerchio dando, ogni volta, lezioni su come il mondo dovrebbe andare. Penso che non siamo di fronte ad un redde rationem; non penso, e lo dico da uomo del PD, che siamo di fronte ad una conta tra favorevoli e contrari al Premier.
Non penso che siamo di fronte al fallimento della stagione delle riforme, che io sostengo perché ritengo necessarie e, in buona parte buone. Penso che ci sia una fisiologica dialettica tra istituzioni di portata nazionale e regionale. Non vedo come questo non possa venire in momenti cruciali e topici come rappresenta la legge di stabilità. Peraltro viviamo tutti ruoli pro tempore, dal Presidente, a noi al Premier, quindi penso che abbiamo tutti l'eleganza di andare al di là dei percorsi personali per guardare quali sono i percorsi istituzionali.
Ringrazio il Presidente Chiamparino perché ritengo che l'impostazione che sta dando a questo confronto e a questa dialettica istituzionale sia ragionevole. Le cifre che ha portato sono cifre che non hanno bisogno né di commenti né di cornici. Ritengo che abbia l'autorevolezza per farlo. In questo anno e tre mesi, abbiamo lavorato molto e duramente per attuare la spending review, per riacquistare quella credibilità che avevamo perso.
Ritengo che sia anche necessario che si vada con autorevolezza, con il cappello in testa - detto da piemontese - a quei tavoli, altrimenti c'è il rischio che l'antipolitica travolga tutto, che la gente pensi che abbiamo fatto fuori la Provincia e adesso vogliamo fare fuori anche le Regioni dopodiché rimane solo uno al comando.
Faccio un breve inciso per farmi capire. Penso che la riforma che ha trasformato le Province in aree vaste sia stata buona. Penso che avesse un vizio di fondo, ed era il presupposto giustizialista partito con campagne di stampa giornalistiche e autorevoli. Il presupposto era che non servivano a nulla e che spendevano soltanto. Il presupposto avrebbe dovuto essere: sono enti da cambiare, perché è cambiato il mondo, è cambiato il tempo. Un conto è Roma, un altro è una Provincia di 50 mila abitanti, non possiamo continuare a crescere, dobbiamo cambiarle. Evidentemente, questo pregiudizio ha fatto sì che poi ci trovassimo in enorme difficoltà a salvare quello che era da salvare e a traghettarle ad un assetto che fosse in linea con i tempi.
Non vorrei che questo capitasse anche alle Regioni, che hanno un ruolo che solo un folle può mettere in discussione: solo chi non sa quanto sono complessi i problemi legati ai trasporti, alla sanità e quant'altro pu pensare di articolarli ad un livello centrale o, ulteriormente, periferico.
Credo sia necessario riguadagnarsi questo spazio e questa autorevolezza nei confronti di altri interlocutori e dell'opinione pubblica.
Ritengo coerente, rispetto alla necessità, che vadano rivisitate forse anche le Regioni. Penso che dobbiamo chiederci se sia giusto andare avanti con la Basilicata e la Lombardia, con differenze statutarie importanti tra una Regione e l'altra. Questo credo sia anche un tema che il Presidente è perfettamente in grado di sostenere in quella sede. Tutto questo farà sì che quando rappresentanti di quest'Aula andranno ad abitare la seconda Camera nazionale, non saranno vissuti come dei perditempo o degli indagati che non sanno bene come passare la giornata, ma come degli esponenti politici autorevoli che svolgono un servizio per il Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Devo ammettere che il Presidente Chiamparino è un ottimo giocatore.
Lancia bene la pietra e, nello stesso tempo, tira indietro la mano con molta scaltrezza. Questo perché, Presidente? È un anno e mezzo che voi governate la Regione Piemonte. In un anno e mezzo non è la prima volta che sento il Presidente Chiamparino dire - mi riferisco alle firme false - che se ci sarà un minimo dubbio riguardo la validità delle firme raccolte, sarà il primo a dimettersi. Già in campagna elettorale il Presidente parlava di onestà e di trasparenza, parlava di una squadra di collaboratori onesti che non avessero nessuna indagine in corso. Tutto un insieme di cose che Presidente, mi fanno un po' sorridere. Ha sempre dichiarato di dimettersi e non l'ha mai fatto, nonostante l'evidenza.
Mi ha colpito molto anche una sua dichiarazione, Presidente. Dopo il giudizio di parificazione della Corte dei Conti, che ha riscontrato un disavanzo di 5,8 miliardi nel 2014, lei era molto preoccupato perch giustamente, in queste condizioni, una Regione non può stare in piedi. E lei stesso ha dichiarato: rassegno le dimissioni dalla Presidenza della Conferenza delle Regioni. Mi devo dedicare di più alla Regione Piemonte.
Queste sono sue affermazioni.
Le chiedo, accoratamente, di dedicarsi di più alla Regione Piemonte e di finirla con queste scenette e con questi teatrini "mi dimetto, non mi dimetto", di minacciare le altre Regioni, di minacciare lo stesso Presidente del Consiglio Renzi che lei si dimette per ottenere in cambio qualcosa.
Presidente, governate voi, non governiamo noi! Mettetevi d'accordo perché a livello nazionale e anche la maggior parte delle Regioni in Italia sono governate dal Partito Democratico, ahimè, non dal Movimento 5 Stelle o da altre forze politiche. Quindi, mettetevi d'accordo voi! Lei, che parte dal Piemonte carico e pieno di speranza, dia speranza al popolo piemontese e ai cittadini piemontesi. Lei, Presidente, ha affermato "non aumenterò le tasse" - è una sua frase di poco fa che mi sono segnata e "mi auguro che non avvenga, mi auguro che non succederà di aumentare le tasse, di non aumentare i ticket". Avete finito di prendere in giro, oltre noi, i cittadini? I ticket sono già aumentati, Presidente; le tasse sono già aumentate. Dite la verità, perché non siete più credibili se continuate a mentire! Dite la verità! Io sono stanca di sentire le vostre menzogne seppur, come voi le dichiarate, a fin di bene.
Dite la verità una volta per tutte! Non dite che non aumentate le tasse e poi si parla di aumento del bollo per le auto ecologiche, poi aumentano i ticket, e poi arriviamo alla sanità, Presidente, che è il tema del quale mi occupo e che mi sta molto a cuore.
Io credo che sia giunto il momento di difendere la sanità pubblica; la sanità non va tagliata, ma va difesa. Lei ha parlato di un miliardo di euro. La Lorenzin, il grande Ministro della sanità italiana che non ha alcuna competenza in materia, dice: "Ci sarà un miliardo in più".
Bene, di questo miliardo in più lei, Presidente, ha dichiarato che 800 milioni di euro saranno destinati ai nuovi LEA.
Poi ha parlato di vaccinazione. All'improvviso, negli ultimi 15 giorni si parla di vaccinazione, come se il tema vaccinazione non fosse mai esistito in Piemonte. All'improvviso tutti si concentrano sulla vaccinazione, se sia giusto o meno vaccinare; si entra anche nel merito delle famiglie, si entra anche nel processo educativo dei genitori che comunque, hanno libera scelta, ma questo è un altro discorso.
All'improvviso c'è il problema della vaccinazione.
Altra cosa importante, Presidente: lei ha parlato di farmaci salvavita.
Bene, parliamo di farmaci salvavita. Si stimano 500 milioni da destinare ai farmaci salvavita? In realtà, credo che 500 milioni non siano sufficienti per i farmaci salvavita. A questo proposito, questo volevo collegarmi al farmaco salvavita relativo all'epatite C.
Parliamo di un farmaco, il cui nome commerciale è Sovaldi, che costa 40 mila euro. Lei ha citato l'AIFA e io credo che sia giunto veramente il momento di rivedere la normativa riguardo l'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), perché se in una nazione come l'Egitto - faccio questo esempio perché mi è venuto in mente l'Egitto - un farmaco salvavita costa circa 900 euro e in Italia costa 40 mila euro, ci dobbiamo porre una domanda Presidente. E' su questo che dobbiamo veramente battere i pugni, perché è impensabile. Capite che c'è una differenza di 31 mila euro: da 40 mila euro che costa in Italia a 900 euro in Egitto. Capite che c'è una differenza estrema? Tra l'altro, c'è anche un'inchiesta in corso, aperta dal Procuratore Guariniello sulla vaccinazione da epatite C. Nella Regione Piemonte sono stati attivati dieci centri e finora hanno potuto usufruire di questo farmaco circa 300 pazienti. Ma la lista dei pazienti è di 2.500. Capite che anche su questo c'è una forte discriminazione. Voi vi direte: se ne hanno usufruito 300 pazienti è perché evidentemente quei 300 hanno i requisiti mentre i restanti 2.200 non li hanno. No, purtroppo non è così, perché quei 300 sono stati fortunati a poter usufruire di quel farmaco salvavita mentre gli altri sono sfortunati perché non ancora non hanno potuto usufruire di questo farmaco.
Quindi, attenzione, perché visto che si parla di vaccinazione, ritengo che sia di fondamentale importanza e prioritario concentrarci sui farmaci salvavita, non solo legati alla vaccinazione da epatite C, ma anche per tutte le altre patologie, cioè dalle patologie cardiovascolari a quelle neurodegenerative. C'è un lungo elenco di patologie su cui potremmo andare avanti a parlare. Quindi, attenzione, Presidente, anche nel fare i calcoli dei farmaci salvavita che richiedono 500 milioni di euro.
Inoltre, lei parlava - ma ne ha già parlato il mio collega Valetti delle risorse. Ci vogliono 500 milioni, il contratto di comparto (300 milioni).
Personalmente rifletto e sembrerebbe alquanto strano perché sembro più impulsiva che riflessiva; invece io rifletto a lungo sulle condizioni economiche in cui versa la nostra Regione, perché sono seriamente preoccupata in qualità di cittadina.
Pensate ai cittadini che si chiedono: "Perché sempre noi?". Perché i cittadini devono essere sempre le vittime.



PRESIDENTE

Consigliera, sono passati dieci minuti e ci sono ancora tre interventi.
In questo modo il Presidente non potrà più rispondere.



BATZELLA Stefania

Concludo, Presidente. Mi appresto alle conclusioni.
Ritorno al discorso dei cittadini, i quali si chiedono: "Perché siamo sempre noi quelli che devono pagare le conseguenze di coloro che hanno causato questi debiti? Perché sempre noi cittadini, Presidente?".
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Cercherò di non usare tutti i minuti a disposizione.
Intervengo certamente per ringraziare il Presidente Chiamparino per l'attività che finora ha svolto. Devo dire che è stato più coraggioso di almeno una parte della sua maggioranza.
Quando vogliamo giustificare delle manovre che non sono giustificabili e che sono esclusivamente dettate da un cinismo istituzionale che, devo dire, non ho mai visto.
In molti casi nel rapporto tra Province, Comuni e Regioni, cioè tra Enti locali e Stato centrale, negli ultimi dieci abbiamo assistito a dei agli ogni anno, perché non possiamo dire altrimenti. Tutti ricorderanno i tagli lineari di Tremonti, di cui fu accusato il Ministro delle Finanze.
Però devo dire che, rispetto a quelle situazioni, vi erano maggioranze e minoranze che sedevano all'interno delle singole Assemblee elettive che su questo intervenivano, ma io proverò anche a spiegare i motivi.
In questi giorni abbiamo letto e ascoltato molto, per cui ad esempio sulla sanità ci si dice: "Guardate, non è un miliardo in meno, in realtà è un miliardo in più rispetto all'anno precedente". Però si devono tenere a mente quelli che sono anche solo alcuni dati che il Presidente ricordava.
Cioè, solo con gli adempimenti economici che noi dovremmo affrontare il prossimo anno, i servizi che oggi siamo in grado di garantire non li garantiremo più. E, detto molto banalmente, non riguarda solo quest'Amministrazione, riguarda anche gli ultimi anni dell'Amministrazione precedente, quando utilizzammo solo il Fondo sanitario e non altro. In questi momenti, cioè negli ultimi due mesi dell'anno, le ASL per rispettare il bilancio, perché è una prerogativa anche rispetto alla conferma o alla revoca dei direttori, scelgono chi curare e chi no, o meglio, scelgono quali interventi costosi fare nel corso dell'anno e quali rinviare all'anno successivo - perché questo avviene.
Guardate, l'aspetto della sanità è delicato, perché non si chiude il bilancio del prossimo anno con il taglio.
Ora, lo scorso anno, le Regioni hanno siglato un Patto per la Salute che prevedeva una serie di adempimenti: cioè, fate i compiti a casa - tutti quelli che la Regione Piemonte ha fatto - ma avrete un incremento della spesa sanitaria, perché questo è nelle cose, è sufficiente vedere quanto costava la sanità piemontese nel 2005 (sette miliardi) e man mano è cresciuta, anche, a volte, in modo non corretto.
E' evidente che noi non siamo più in grado di garantire quei servizi ma anche i 90 milioni, che sono quelli, più o meno, di riduzione dei trasferimenti sulle spese generali - che poi sono di più - perché anche relativamente ai 120-130 (noi più o meno valiamo il 10% dei tagli a livello nazionale) che siano vincolati aiuta, ma non risolve, perché un conto è averli da spendere rispetto alle esigenze dei piemontesi e un conto no.
Allora, anche su questo sia chiaro quali saranno i tagli. Noi abbiamo un bilancio dell'ente che è semplice, che ha molte risorse (più di otto miliardi) nella sanità, che ne spende, credo ormai, 700 nel pagamento dei mutui, più di 400 nei trasporti, un centinaio sulle politiche sociali, una cinquantina per il cofinanziamento di fondi europei, 200 per il personale e poi il resto.
E' assolutamente evidente che se c'è un taglio di 90 milioni di euro posto che facciamo già un bilancio senza restituire parte del capitale, si ripercuoteranno lì; quindi, non è che stiamo parlando dei vizi dei Consiglieri o degli Assessori rispetto al fatto che si risparmia: "Vi tagliamo, fate un po' di efficienza". No, si taglia sulla carne viva perché tutto quello che era inefficienza, o gran parte di quello che era inefficienza, si è tagliato. Si può sempre risparmiare, però lo sottoporrei al Presidente del Consiglio che gestisce un bilancio da 560 miliardi di euro (o qualcosa di simile, è vero che tanta è previdenza).
Se lo Stato centrale realizzasse l'efficienza che è stata richiesta alle Regioni, alle Province e ai Comuni, saremmo qui a disquisire di come usare quei 40-50-60 miliardi di euro di avanzo rispetto a politiche per l'abbattimento del patto di stabilità, per lo sviluppo delle economie, ecc.
Credo ci sia un limite oltre il quale non vale la recita dovuta: "Le Regioni non facciano l'errore che hanno fatto le Province se non si autoriformano". Cioè, non è che siamo qui a gestire i fatti nostri; siamo qui a gestire aspetti fondamentali per questo territorio, che si chiamano "servizi alle famiglie", "sanità", "politiche sociali", "impresa" "sviluppo economico", "cofinanziamento dei fondi europei", "cultura" "turismo", di questo è fatto il nostro bilancio e non di altro.
Allora, si abbia il coraggio, almeno una volta, di battere un colpo! Io non voglio fare sempre del passatismo: ricordo il primo taglio significativo che fece il centrodestra con il Ministro Tremonti, nel 2010: ci fu l'insurrezione.
La nostra critica è di dimensioni inferiori rispetto a quella di allora, però sappiamo che interveniamo sulla carne viva, non interveniamo sulle facezie, non abbiamo più da levare - probabilmente ce n'era - ma non abbiamo più da tagliare sull'inutilità. Certo, ogni ente può essere ancora efficientato e, certo, questo può essere ancora efficientato, ma ha dei limiti che non sono quelli previsti dal Governo.
Poi, come sempre abbiamo avuto modo di dire, anche all'interno di quest'Aula, nei confronti della Giunta, chi fa il primo della classe deve essere almeno d'esempio rispetto all'ente che gestisce, molto più grande e con molti più miliardi.
Allora, sei miliardi di efficienza, quattro nei confronti delle Regioni e due nei confronti dello Stato? Rispetto a 560 miliardi di euro, o comunque a più di 500, di bilancio dello Stato, due miliardi di efficienza? E' proprio risparmiare le briciole, è proprio il denaro da tasca, direbbero i francesi. Credo che su questo ci debbano essere posizioni comuni.
Rispetto al tema che questa Regione rimanga un soggetto in grado di erogare servizi ai cittadini, nella discussione del bilancio ci confronteremo, altrimenti non c'è neanche la discussione del bilancio! E' questa la differenza sostanziale.
Da questo punto di vista, con alcune posizioni un po' più tranchant rispetto alla volontà di affossare i corpi intermedi, le Province scompaiono, così come scompare il Senato, abbiate pazienza, nel senso che non è un soggetto elettivo, è un soggetto che non vota neanche il bilancio dello Stato, sostanzialmente ha una rappresentanza del territorio rimangono i Comuni e lo Stato, fine, questo è.
E' il modello che piace? A noi no, certamente no, perché crediamo non esista un modello al mondo costituito dallo Stato e dai Comuni. Qualunque modello democratico al mondo ha i Comuni - fondamentali - lo Stato nazionale - fondamentale - e dei livelli intermedi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Sembra che in quest'Aula sia rinata un po' la discussione sul federalismo per abbandono. Per tanti anni abbiamo assistito alla retorica degli Enti locali, di come avrebbero contribuito in qualche modo alla rinascita di questo Paese; erano gli anni Novanta e la discussione sul federalismo ha portato, secondo me, grandi avanzamenti, ma comprendendo dei limiti, penso alla riforma dell'inizio degli anni 2000.
Da allora sembra sia passato un secolo perché negli ultimi anni - lo hanno detto molti colleghi - il contributo al risanamento dello Stato da parte degli Enti locali e delle Regioni è stato più del doppio di quello dello Stato, e con questa avanzata federalista siamo davanti alla più grande forza offensiva centralista degli ultimi tempi. Lo dico perché credo che i dati della Conferenza Stato-Regioni depositati al Parlamento siano inquietanti, e lo dico soprattutto sul piano triennale. Infatti, quando si dice che i tagli previsti per le Regioni sono strutturali e continuativi sulla spesa corrente e nel triennio aumentano dell'80%, mentre si riducono i tagli previsti ai Ministeri del 45% - è questo il dato più eclatante siamo davanti ad un disegno che va contrastato prima di tutto sul piano culturale.
Sono felice che il Presidente Chiamparino abbia fatto qualcosa di diverso da quello che si è visto dell'Assemblea dell'ANCI! Non lo dico solo per quello che affermava Fassino nella sua relazione, in chiusura, non capendo - per esempio - che i cinque miliardi della mancata entrata dell'IMU, anche qualora fossero restituiti alla virgola agli Enti locali rappresentano la fine del federalismo fiscale dei Comuni e la fine di un tema per niente banale, che è quello della cassa dei Comuni.
Colleghi Consiglieri, metà di voi è stato Sindaco! Sappiamo cosa vuol dire non avere quei soldi certi a giugno? Lo sappiamo? Io credo che voi lo sappiate bene e mi sarei aspettato almeno una parola in più dall'ANCI su quella che considero la richiesta finale delle Regioni italiane, laddove si dice, all'ultimo punto del documento, di attribuire anche agli Enti territoriali una parte della espansività della manovra per gli investimenti, per tutto quello che vuol dire anche il fatto di premiare l'efficienza, l'efficacia e la qualità dei servizi e delle misure messe in campo.
Ritengo che questa controffensiva culturale avvenga nei confronti di un disegno neocentralista che non rispetta neanche quello che è stato fatto in questi anni, perché non tutti hanno contribuito allo stesso modo: non l'hanno fatto tutte le Regioni e non l'hanno fatto tutte le Città. Per attenzione: non è un caso che la vicenda delle Province venga accostata alla vicenda delle Regioni, perché si parte sempre così in questo Paese, e non lo si fa solo sulla politica, lo si fa su tutto.
Una volta, per una parte della discussione che avviene nel Paese, il problema diventano i fannulloni, un'altra volta i sindacalisti, i politici ma poi magari anche una lobby, i farmacisti, i taxisti, con quel bel sistema per cui, alla fine, si ammanta di retorica l'unico problema (in quel momento è l'unico problema) del Paese e con queste armi di distrazione di massa non si parla di altro.
Spesso non si parla dei ricchi che hanno "evaso la crisi" (la metto così, tra virgolette), hanno eluso la crisi, hanno portato i loro investimenti all'estero. Questo - tra l'altro - non fa parte della nostra narrazione: è importante sapere che qui, in questo stato di cose, c'è qualcuno che ha aumentato il proprio patrimonio, le proprie ricchezze? Per guardate che questo fa parte della stessa retorica che dice: "Eh, ma se togliamo la prima casa a tutti è una misura giusta: ce l'hanno l'80% degli italiani!". E' questa la retorica di fondo. E, dentro tutto questo riusciamo a trovare i cinque miliardi per coprire una misura che è oggettivamente di pre-campagna elettorale.
Forse, in questa controcultura bisognerebbe anche guardare i dati di questa triste Europa. Voi sapete che l'Italia, per la spesa sulla sanità, è al quindicesimo posto, tra i Paesi che hanno costruito l'Unione Europea? Sapete quant'è il quantitativo di quel costo, rispetto al PIL? E' fra i più bassi. E quant'è la nostra media, invece, rispetto agli anziani (ovviamente l'anzianità di un Paese cambia)? Noi siamo secondi solo dietro la Svizzera che - come sapete - non fa parte dell'Unione Europea economica e politica.
E allora, possiamo dirci che un po' di questa retorica dovrebbe essere tolta? Non si sa come mai, in questo Paese, solo noi - trinariciuti, comunisti e pacifisti - diciamo che la spesa per la difesa è lì, stabile, non si pu toccare di una virgola, non si può dire che quegli 850 milioni destinati a quel tipo di missioni devono essere ridimensionati. Non si può: in questo Paese non si può discutere della spesa militare e - se possibile - in generale, della spesa dei Ministeri centrali!



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Pacifisti è un po' un ossimoro!



GRIMALDI Marco

Eh, ci sono anche i comunisti pacifisti, e lei dovrebbe far parte anche di un pezzo di quella storia. Vada a rileggersi qualcosa degli anni Settanta e Ottanta: non tutti i comunisti italiani erano interventisti come lei! In questa discussione, o riprendiamo il bandolo della matassa o riandiamo a leggere, anzi, Presidente Chiamparino, può mandare queste slide a tutti i Consiglieri?



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Basta scaricarle da Internet.



GRIMALDI Marco

Non sono ancora su Internet, mi spiace: io ho avuto il privilegio di riceverle dai suoi Uffici, perché l'ho richiesto, in tutta legalità.
Io credo che questi dati siano importantissimi e facciano parte di una discussione che, ovviamente, ci mette ancora più in difficoltà. E' chiaro che se non arrivasse questo decreto per noi vorrebbe dire la parola fine ma per noi vuol dire la parola fine in termini democratici, di sostegno a questa discussione, perché - oggettivamente - se andremo a pagare 600 milioni di euro l'anno di quelle tranche, potremo anche chiudere il Consiglio regionale e restituire le chiavi al Governo centrale! Sinceramente, noi siamo stati vicini, in queste ore, al Presidente Chiamparino e alle sue scelte: non gli do i consigli sul fatto di ritirarle o no; questo lo deciderà lui. Spero solo che questo sia il primo passo per tornare ad un po' di verità in questa discussione ed anche ad un po' di sobrietà nel dare epiteti ai soggetti istituzionali.
Ritengo che le parole "ci divertiremo" facciano male al Paese, non perché non accettiamo lezioni e compiti a casa (i compiti a casa servono sempre, serve studiare e studiare un po' di più). Il problema è che mi pare che qualcuno abbia studiato troppo poco questa manovra per poterne dare giudizi così felici, pertanto credo e spero che tutti gli amministratori che in queste ore si affrettano ad allinearsi a chi dice "ah, finalmente una manovra espansiva; ah, finalmente nessun taglio!", vadano a rivedersi cosa c'è dietro a questa legge di stabilità.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) Aspettavamo con ansia quest'intervento.



GARIGLIO Davide

Potevo sottrarmi, quando una simpatica collega mi manda messaggi in ogni momento, chiedendo: "Intervieni, parla!"? Non potevo sottrarmi nemmeno io a questo dibattito! A parte le facezie, volevo rispondere, dapprima, a una frase buttata lì dal Consigliere Marrone, quando ha parlato di questo Governo come di un Governo non democratico. Ecco, a tutta prima gli ho dato retta, perch sicuramente il collega Marrone di Governi non democratici se ne intende (perlomeno per gli studi e le passioni storiche), però faccio notare che un Governo è democratico nel momento in cui si insedia secondo i meccanismi stabiliti dalla nostra Costituzione repubblicana e ottiene un voto sulle proprie dichiarazioni programmatiche: il cosiddetto voto di fiducia.
Pertanto, se ne faccia una ragione: questo Governo la fiducia l'ha ottenuta e, finché l'avrà, continuerà a lavorare. Quando non ce l'avrà più, questo Governo, come gli autorevoli predecessori, lascerà il posto ad altri Governi.
Poi, Consigliere Marrone, attacchi pure Renzi, ma lasci stare i boy scout e soprattutto i biscotti venduti dai boy scout, perché - tra l'altro è appena terminato Halloween e non mi risulta ci siano stati incidenti di sorta.
Manovra e misure della manovra: il Consigliere Grimaldi ironizzava un po', ma che questa sia una manovra espansiva non lo dicono i supporter di questo Governo. E' la prima manovra espansiva nei fatti, dopo tanti anni, e non era necessario essere al Lingotto per sentirlo dire dai nostri Sindaci: basta leggere, ogni tanto, i giornali e credo che anche questo sia uno degli elementi che ha portato il nostro Paese ad essere il Paese d'Europa in questo momento, con il più alto tasso di fiducia da parte dei propri cittadini, riguardo al futuro del Paese.
Questa manovra, oltretutto, non arriva da Marte, ma arriva da un Paese che ha alle spalle una voragine di debito pubblico immenso. E' una manovra che si fa carico di una serie di problemi: lo voglio ricordare, perché pare che i colleghi dell'opposizione se ne siano dimenticati.
La prima parte dell'articolo 3 sterilizza delle clausole di salvaguardia per 17 miliardi, cioè noi mettiamo 17 miliardi di euro per evitare che, dal 1° gennaio 2016, aumentino l'IVA di due punti e mezzo per cento e le accise sui carburanti di 700 milioni.
E' una manovra che interviene, con cinque miliardi - ma questo lo ricordava il collega Grimaldi - sulla cancellazione della TASI sulla prima casa, tranne - mi pare - le categorie A1, A8 e A9.
Pertanto, è una manovra sulla cui portata si possono avere giudizi diversi, perché è una questione che è stata rivestita anche di caratteri ideologici, ma rimetto a quanto scritto dal professor Ricolfi su Il Sole 24 Ore di domenica scorsa.
Ci sono tre miliardi e mezzo sulle misure antipovertà e sulle pensioni perché diciamo a tutti che bisogna estendere la tutela delle persone colpite dalla manovra Fornero, però per estendere questa tutela bisogna mettere dei denari. Tra l'altro, mi fa piacere che lo dicano anche quelli che la manovra Fornero l'hanno votata e non hanno protestato quando questa manovra veniva discussa con tanto di lacrime in conferenza stampa. Infine ci sono un miliardo e mezzo di decontribuzioni, minori tasse per le imprese al fine di dare un'impostazione espansiva al settore economico.
Allora, è stato già detto dell'apprezzamento che questa manovra ha colto sul versante dei Comuni d'Italia; ne abbiamo discusso per tre giorni chi ha voluto assistere al dibattito al Lingotto l'ha sentito e non merita tornarci.
Obiettivamente, c'è un problema sul fronte delle Regioni, un problema che è stato posto dal Presidente Chiamparino a Roma e in quest'Aula poc'anzi, in modo corretto, in modo non ideologico, di buonsenso, insomma in modo equilibrato nella logica di trovare una soluzione.
A me fa piacere che dopo le dichiarazioni del Presidente Chiamparino ad esempio, il collega Bono abbia detto che tutti abbiamo la "maglia della Regione"; un po' l'ha detto, con toni diversi, anche il collega Vignale. Fa piacere perché ovviamente, da amministratori della Regione, in questo siamo impegnati. Ci sono battaglie che quando si devono fare non sono né di destra né di sinistra, sono battaglie che servono all'Ente e che vanno fatte, ed è utile farle avendo un consenso alle spalle trasversale rispetto alle divisioni che dipendono dalle nostre provenienze. Così come credo che alzare i toni, come ha fatto qualcuno dei colleghi dell'opposizione, non aiuti.
La coperta è corta per tutti. E' per noi, e lo sa bene il Presidente Chiamparino, che quando va in giro tutti lo tirano per la giacca chiedendogli di più; non fa piacere al Presidente Chiamparino dire "noi non possiamo darlo", ma la coperta è corta, purtroppo, anche per il Governo nazionale, specie per l'effetto della clausola di salvaguardia, la cui entità mi pare ammonti a circa 70 miliardi, non solo quelli "sterilizzati" in questa manovra.
Noi stessi abbiamo avuto problemi, ma avremo ulteriori problemi nella gestione dei rapporti con il mondo che ci circonda.



(Commenti in aula)



GARIGLIO Davide

E' un monocolore, sì. Anche per noi è un monocolore. Quasi tutti i Comuni della nostra Regione sono amministrati dal centrosinistra (sette su otto Comuni capoluogo, sette su otto Province). Ciononostante, in questi anni abbiamo avuto problemi con le Amministrazioni comunali perché abbiamo riorganizzato, giustamente, la rete ospedaliera. Abbiamo avuto problemi con i Consorzi socio-assistenziali e con i Comuni piemontesi su alcune deliberazioni, da ultimo quella sulla psichiatria, su cui c'è stata una pronuncia del TAR la settimana scorsa. Abbiamo avuto problemi e ne avremo per quanto ci è stato annunciato con un ricorso sui tagli alle aziende del TPL. Abbiamo avuto problemi con le Province sui fondi per finanziare le funzioni delegate, ma la Giunta regionale li ha risolti con gli ultimi provvedimenti.
Anche qui, collega Campo, era un monocolore, ma la Regione ha fatto delle scelte perché ha attuato il consenso di responsabilità. L'abbiamo fatto e ci siamo confrontati, così come oggi è necessario che le Regioni (17 su 20 guidate dal centrosinistra) facciano altrettanto con il Governo nazionale, perché i problemi che sono stati posti in questa sede sono problemi veri.
Ricordo il problema del miliardo e otto di taglio sulla parte non sanitaria dei trasferimenti dello Stato alle Regioni, il taglio dai tre miliardi tendenziali a un miliardo solo di incremento dei fondi sulla sanità e il taglio, che non tocca le Regioni direttamente, ma che è un problema che dobbiamo affrontare noi e anche un po' i Comuni, alle Province, perché se le Province non esercitano le funzioni, alla fine qualcuno i servizi ai piemontesi deve garantirli.
Di questi tagli, ovviamente, la portata più emblematica è quella rispetto alla questione dei farmaci salvavita, perché alcuni, come il sottoscritto, si sono trovati di fronte persone la cui vita dipendeva ed è dipesa in un momento storico dalla somministrazione di un farmaco. In alcuni casi, i malati hanno dovuto pagarselo, ma non tutti possono pagarsi i farmaci salvavita, il cui costo è di 60 mila euro: si sa, sono i farmaci contro l'epatite C. Questo è un grosso problema etico, anche e non solo per la gestione contabile che tocca tutta la nostra comunità politica.
Condivido le osservazioni (e le farei ancora più dure) del Presidente della Giunta regionale rispetto alla politica del farmaco, rispetto ai rapporti con l'AIFA e con le imprese produttrici di questi farmaci.
Noi, come PD, siamo impegnati con i nostri parlamentari e con i membri del Governo di espressione della nostra Regione, primo fra tutti il Viceministro dell'Economia Enrico Morando, a sostegno delle questioni poste dai Presidenti delle Giunte regionali in espressione e in rappresentanza delle Regioni. Sono temi veri. Temi su cui noi crediamo che sia possibile come ha detto il Presidente Chiamparino, sedersi attorno a un tavolo e trovare una soluzione.
Poi, come in tutte le trattative, come ha detto il Presidente, si decide dove posizionare l'asticella, capendosi e guardandosi negli occhi perché la coperta è corta per tutti. Ma siamo tutti consapevoli delle difficoltà: lo siamo noi che andiamo a predicare anche nel nostro territorio che ciascuno si deve fare carico della propria parte dello sforzo, quindi noi siamo consapevoli che una parte di questo sforzo sta a noi, ma siamo anche consapevoli delle ragioni poste, che non sono ragioni di parte, ma ragioni obiettive. Quindi, c'è spazio per una trattativa che confidiamo si apra.
Ugualmente, confidiamo che avvenga con il decreto legge interpretativo della legge n. 35; tutti abbiamo ricevuto assicurazioni e confidiamo che con l'appoggio di parlamentari e dei nostri membri del Governo, questo agognato decreto possa arrivare in porto.
Noi non siamo per la centralizzazione della sanità, Consigliere Pichetto. Non sappiamo cosa pensa il Ministro Lorenzin, perché non l'abbiamo eletta, l'avete eletta voi, ma siamo comunque consapevoli che nel nostro DNA non c'è quello di centralizzare la sanità piemontese in capo allo Stato.



PRESIDENTE

Consigliere Gariglio, le devo chiedere di concludere, perché sono già passati i dieci minuti.



GARIGLIO Davide

La sanità piemontese ha saputo dare risposte rigorose, quello che citava il Consigliere Pichetto a proposito dell'Ospedale di Biella è probabilmente vero, ma ricordo che in passato abbiamo fatto scelte anche non sempre dello stesso livello. E sono bipartisan: penso alla scelta di localizzazione dell'Ospedale della Valle Belbo, piuttosto che alla scelta di localizzazione dell'Ospedale di Bra Verduno, perché l'altro giorno mi trovavo a Bra con il Presidente della Regione Friuli ed è stato difficile spiegarle perché da quindici anni un Ospedale costruito sulle pendici della collina continua a franare e non si...



PRESIDENTE

Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Termino. Noi siamo regionalisti, siamo impegnati in questa battaglia ma sappiamo - lo dico ai colleghi che hanno stigmatizzato questo - che si pone un problema di riforme e di riorganizzazione delle Regioni: un problema che la classe dirigente delle Regioni prende su di sé e porta avanti direttamente, oppure un problema che verrà risolto manu militari da qualcuno dopo di noi.
Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto di Istruzione Superiore "P. Sraffa" di Orbassano (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto di Istruzione Superiore "Piero Sraffa" di Orbassano in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Dimissioni del Presidente della Conferenza Stato-Regioni" (seguito)


PRESIDENTE

Concludiamo il dibattito sulle comunicazioni della Giunta regionale.
La parola al Presidente Chiamparino, per la replica.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Molto rapidamente, perché prima ho approfittato per quasi venti minuti quindi vi chiedo soltanto pochi minuti.
Ci tenevo ad intervenire per non apparire omissivo su un punto che effettivamente, mi sono dimenticato di citare, che è quello relativo alle dimissioni da Presidente della Conferenza delle Regioni; ci tengo ad intervenire su questo argomento.
Ho preso nota di alcuni suggerimenti che stanno a margine, come quello del Consigliere Valetti sulla negoziazione con Trenitalia, che credo sia una questione che si porrà l'anno prossimo, quando ci avvicineremo al momento delle gare.
Ho preso nota di altre spunti di dibattito, anche simpatici, come le sollecitazioni politiche della Consigliera Batzella a Gariglio che, devo dire, instillano in me un germe di gelosia, ma questo è solo perché...



(Commenti del Consigliere Gariglio)



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Eh, lo so, è così! E' l'età.
A parte le battute, di cui mi scuso, ma era per alleggerire un po'.
Vorrei passare alla questione sulla quale vorrei intervenire. Sono molto netto su questo: le mie dimissioni da Presidente della Conferenza che restano - anzi, dopodomani, durante la Conferenza chiederò che l'elezione del nuovo Presidente sia messa all'ordine del giorno della prossima riunione - sono motivate da tre considerazioni, che riassumo per somma trasparenza davanti al Consiglio.
Primo. Questa è la seconda legge di stabilità che il sottoscritto gestisce come responsabile della Conferenza e la seconda finanziaria in cui, come avete detto tutti (da ultimo Davide Gariglio, in modo molto puntuale e preciso), le Regioni, a livello del sistema locale, sono gli Enti più penalizzati, o meno avvantaggiati. Da alpino so che quando il plotone non marcia innanzitutto ci si deve interrogare se il primo tiene il passo giusto o no; quindi intendo porre questo problema.
Può darsi che non c'entri niente, può darsi che c'entri, ma credo sia un principio di responsabilità ed un segnale sul fatto che, quando uno ha delle responsabilità, deve renderne conto.
La seconda questione è già stata appropriatamente richiamata dal Consigliere Bono: sgombriamo il campo da qualsiasi possibilità di conflitto di interessi. Non è perché il Piemonte avrà una situazione, anche per i prossimi anni, non semplice, diciamo complessa, di gestione del bilancio non potrà avere titolo ad avere il Presidente della Conferenza delle Regioni, però capisco che possano insorgere, in sensi diversi, elementi che possano far pensare e possano instillare il sospetto ed il dubbio che vi sia, in alcuni comportamenti, un conflitto di interessi.
E' bene, quindi, sgombrare il campo anche da questa considerazione.
Per quanto riguarda la terza motivazione, mi rifaccio all'ultimo tema che voglio affrontare, introdotto dal Consigliere Pichetto Fratin, poi ripreso dal Consigliere Marrone e, da ultimo, dal Consigliere Gariglio.
Sono consapevole che, soprattutto con la riforma del Senato, si aprirà una stagione di radicale riformismo del sistema regionale. Dato che penso che non basti la pur necessaria valutazione su possibili aggregazioni (semmai questa è la conclusione di un processo, secondo me, non si parte mai di lì), ritengo si debba ripartire riprendendo in mano l'attuale assetto delle competenze.
Preciso: quando la Ministra Lorenzin ha fatto quella battuta, noi non solo abbiamo replicato, ma abbiamo scritto una lettera al Presidente del Consiglio chiedendo un incontro, esattamente per chiedere quello che avete chiesto voi, cioè se quella era una battuta politica legittima, perché un Ministro può fare una battuta politica e può anche avere un'opinione politica legittima diversa da quella del Governo, o se invece corrispondeva ad un'aspirazione dell'interno Governo.
L'incontro non c'è stato. Mi auguro sia possibile farlo convergere con quello di domani o di doman l'altro, quando sarà convocato.
Ritorno al tema.
Visto che abbiamo la fortuna di avere in aula anche una classe delle medie superiori, diciamo che il sistema sanitario italiano, non per riconoscimento di Sergio Chiamparino che non è niente, ma per riconoscimento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, è uno dei tre/quattro migliori sistemi sanitari al mondo come rapporto fra qualità delle prestazioni, universalità del servizio e costo.
Non dimentichiamo che il servizio sanitario italiano pubblico rappresenta il 6,4 (se si mette anche il privato diventa 8,3) del prodotto interno lordo. Paesi come la Germania e la Francia hanno un rapporto, fra spesa per il servizio sanitario e prodotto interno lordo, pari all'11-12%.
Se tutto questo è avvenuto, certamente molto è dovuto - lo dico ironicamente - al caso, ma qualche ragione legata anche alle modalità di organizzazione del servizio, che ha visto un crescendo di coordinamento fra responsabilità regionale e responsabilità nazionale (e questa, secondo me è la chiave di volta di tutto, e non solo nella sanità), ha consentito di fare dei passi avanti.
Non voglio farvela lunga, ma questa è la mia idea, non solo per la sanità, ma anche per il lavoro e per tante altre politiche.
Tuttavia - e concludo - sono apertissimo a qualsiasi discussione, anche la più radicale. Anche la più radicale.
Si ritiene sia meglio portare la sanità al centro? Discutiamo, io non ho nulla da difendere, nessun tabù né ideologico né politico n istituzionale, però credo che la modifica della Costituzione, tema che qui non ha affrontato nessuno, dia più possibilità alle Regioni di utilizzare l'articolo 116 della Costituzione per chiedere più poteri in rapporto alle risorse che si hanno a disposizione.
Questo introduce un elemento che potrebbe portare ad una ridiscussione del rapporto fra Regioni a Statuto speciale e Regioni a Statuto ordinario per esempio, perché potrebbe introdurre elementi di novità. Lo faccio solo come esempio. E' una stagione che si può aprire e sulla quale il sottoscritto preferisce - e questo non c'entra niente - avere le mani libere, dal punto di vista politico, per poter contribuire a portare avanti progetti, idee e proposte che tengano anche molto conto della peculiarità del dibattito che ci può essere in una Regione come il Piemonte.
Tutto questo potrebbe essere non così politicamente corretto se uno ha responsabilità che implicano un tenere conto della medietà delle opinioni di tutti.
Queste sono le tre ragioni che mi portano - ripeto, nella massima trasparenza - a ribadire nella prossima Conferenza che venga al più presto convocata una nuova adunanza in cui eleggere il nuovo Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Chiamparino.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.09)



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