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Dettaglio seduta n.100 del 21/10/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 09.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato approvato nella seduta del 20 ottobre.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Caputo, Ferrero, Monaco, Pentenero e Ruffino.


Argomento: Comuni - Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni - Città metropolitane

Proseguimento esame disegno di legge n. 145, inerente a "Riordino delle funzioni amministrative conferite alle Province in attuazione della Legge 7 aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province sulle unioni e fusioni di Comuni)"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 145, inerente a "Riordino delle funzioni amministrative conferite alle Province in attuazione della Legge 7 aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni", di cui al punto 2) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana di ieri è proseguito l'esame del provvedimento. Sono stati votati ed approvati gli articoli 1, 2, 3 e 4.
E' iniziato l'esame dell'articolo 5 e sono stati illustrati gli emendamenti rubricati n. 81), n. 82), n. 104), n. 46), n. 83) e n. 84).
Si è svolta la discussione generale a cui è seguita la replica dell'Assessore Reschigna.
La votazione degli emendamenti è stata rinviata alla seduta odierna.
Comunico che il numero legale è 24.
BERTOLA Giorgio (fuori microfono) Ma c'è davvero?



PRESIDENTE

Il numero legale c'è, ci sono le firme.
Consigliere Bertola, c'è il numero legale. Si fida di me?



(Commenti del Consigliere Bertola)



PRESIDENTE

Proseguiamo con la votazione degli emendamenti.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 81), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 82), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 104), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 46), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 83), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 84), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 5, nel testo originario.
Il Consiglio approva.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Giudizio di parifica della Corte dei Conti"


PRESIDENTE

Il Vicepresidente Reschigna è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Giudizio di parifica della Corte dei Conti".
Prego, Vicepresidente Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Com'è noto, ieri la Corte dei Conti del Piemonte ha parificato il rendiconto 2014 della Regione Piemonte, accertando un disavanzo finanziario pari a 5.843.655.170,18 euro.
Ciò in relazione soprattutto agli effetti che ha determinato la sentenza della Corte Costituzionale del luglio di quest'anno, sulla base dell'impugnativa promossa dalla Corte dei Conti su legge di assestamento e legge di variazione al bilancio dell'anno 2013, con la quale sono state dichiarate incostituzionali le due leggi, per le parti riferite alla contabilizzazione delle anticipazioni sul decreto legge n. 35. In più, in quest'importo vi è anche la sentenza della Corte Costituzionale, sempre del luglio di quest'anno, che ha dichiaro incostituzionale per le parti di rispettiva competenza la legge di bilancio relativa all'anno 2013, per quanto riguarda i trasferimenti della Regione alle Province per le funzioni delegate.
Era un risultato, dal nostro punto di vista, atteso. E' evidente che di fronte alla sentenza della Corte Costituzionale - ricordo che parliamo del rendiconto del 2014 - non poteva non esserci altra determinazione da parte della Corte dei Conti.
Il tema che si pone e che si è posto all'attenzione dell'Amministrazione e del Presidente è quello sostanzialmente di come poter governare questa situazione dopo la sentenza della Corte Costituzionale. La questione è stata all'interno degli impegni e del lavoro della Giunta regionale a partire dal giorno dopo che la sentenza della Corte costituzionale è stata emanata, anche in relazione al fatto che appariva subito, da contatti che avevamo assunto con la Corte dei Conti che emergevano diversità di vedute tra l'Amministrazione regionale e la Corte dei Conti del Piemonte in relazione alle norme contenute all'interno della legge n. 190/2014, cioè la legge di stabilità del 2015, in modo particolare per quanto atteneva al fatto se la nomina del Presidente della Regione come commissario governativo straordinario sulle operazioni del 35 risolveva o non risolveva il problema.
La diversità di vedute stava nel fatto che l'Amministrazione regionale riteneva che quella norma era capace di risolvere i problemi e da parte della Corte dei Conti - peraltro questo aspetto è stato ribadito all'interno della relazione di parifica approvata ieri dalla Corte dei Conti - emergevano, invece, opinioni e valutazioni diverse circa la capacità della nomina del Presidente della Regione come commissario governativo straordinario di poter superare i problemi che la sentenza della Corte aveva posto.
Apro e chiudo un inciso molto veloce. E' una sentenza che ha preso in considerazione tre elementi. Il primo è il decreto legge n. 35, il secondo è l'applicazione del decreto legge n. 35 all'interno del Piemonte e il terzo era relativo proprio alla normativa introdotta dalla legge di stabilità 2015 con la nomina del commissario straordinario.
Su questo devo dire, per fortuna per alcuni aspetti, che la Corte Costituzionale ha espresso quasi una sorta di equilibrismo. Ha dichiarato costituzionale il decreto legge n. 35, soprattutto per la parte relativa all'articolo 3 che erano le anticipazioni in ambito sanitario, e ha dichiarato incostituzionale la legge della Regione Piemonte, che non ha fatto altro che applicare, pedissequamente, le norme contenute nell'articolo 3 del decreto legge n. 35 sulla sanità.
Mentre erano evidenti i dubbi in relazione alle anticipazioni sull'articolo 2, sull'articolo 3 la Regione Piemonte non ha fatto altro che applicare quanto contenuto pedissequamente nel decreto legge n. 35 che vado a memoria - tratta di utilizzo delle anticipazioni per la copertura degli ammortamenti non sterilizzati, tratta di copertura di disavanzo delle Aziende sanitarie degli esercizi pregressi e tratta di trasferimenti in competenza a favore delle Aziende sanitarie complessivamente in Italia.
Apro e chiudo questa parentesi.
Qual era la preoccupazione forte che ha spinto l'Amministrazione regionale, a partire dalla fine del mese di luglio, ad attivarsi attorno a questo tema? Primo, la consapevolezza che la sentenza della Corte Costituzionale, anche se riguardava due leggi della Regione Piemonte, era una sentenza che aveva degli effetti e delle conseguenze sul piano nazionale e che avrebbe inevitabilmente coinvolto tutte le Regioni che avevano utilizzato le anticipazioni previste dal decreto legge n. 35.
Voglio ricordare in modo particolare che la Corte dei Conti del Lazio aveva sospeso il giudizio di parifica sul rendiconto della Regione Lazio per l'anno 2014, proprio in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale sull'impugnativa promossa dalla Corte dei Conti del Piemonte. Questa era la grossa preoccupazione che riguardava il Presidente soprattutto nel suo ruolo di Presidente della Conferenza delle Regioni.
Il secondo elemento di preoccupazione da parte nostra è: noi siamo fortemente impegnati in un'operazione difficile e complicata di risanamento dei conti della Regione. Tale operazione ha bisogno di certezze, non possiamo vivere in una condizione di precarietà nell'interpretazione delle norme. Per assurdo, quand'anche fossimo andati avanti con le disposizioni contenute all'interno della legge di stabilità, in modo particolare con la nomina del Presidente come Commissario straordinario governativo sulle operazioni del decreto legge n. 35 della Regione Piemonte, il rischio vero è quello di ritrovarsi, l'anno prossimo, in sede di parifica sul rendiconto 2015, di fronte ad un ulteriore contenzioso interpretativo, magari con la richiesta di sollevare un nuovo pronunciamento alla Corte Costituzionale.
Non può essere portata avanti un'operazione di ripianamento dei conti e della difficile situazione della Regione vivendo, anno dopo anno, una condizione di incertezza se il sistema normativo, cui facciamo riferimento è un sistema capace di garantirci nel lavoro che stiamo facendo o è soggetto a continue e diverse interpretazioni.
Il terzo elemento di grande preoccupazione che riguardava la Regione Piemonte nel suo specifico era relativo al fatto che, nella legge di bilancio, avevamo riconosciuto circa 270 milioni di euro di debiti fuori bilancio, di passività pregresse e di residui perenti. Se non veniva data copertura a quest'operazione, noi saremmo arrivati alla fine dell'anno con una condizione di squilibrio del bilancio della Regione, cosa che non potevamo e non possiamo permetterci perché, in sede di rendiconto del 2015 noi dobbiamo rispettare l'equilibrio di bilancio, pena sanzioni, in termini di minori trasferimenti dello Stato, a valere sul 2016.
Senza l'operazione di trasferimento di questi importi alla gestione commissariale, noi non avremmo avuto copertura di questi importi sulla legge di bilancio. Voglio ricordare, a tal proposito, che l'operazione di iscrizione di questi importi all'interno della legge di bilancio era stata concordata tra la Giunta regionale e il Ministero delle Economia e delle Finanze e certificata da un parere scritto che era stato trasmesso dal responsabile dell'Ufficio legislativo del Ministero dell'Economia e delle Finanze. Avevamo chiesto, preventivamente, un parere scritto a questo riguardo.
Quali sono le preoccupazioni dopo la pronuncia e il giudizio di parifica della Corte dei Conti? Primo: dare copertura ai 270 milioni che abbiamo riconosciuto all'interno della legge di bilancio. Anche perché il tavolo tecnico presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze che doveva chiudere l'esame delle fatture e delle operazioni che venivano saldate con quest'ultimo pezzo di anticipazione sull'articolo 2 del decreto legge n. 35 del 2015, dopo la sentenza della Corte Costituzionale aveva sospeso e interrotto i propri lavori, per cui, da un ammontare complessivo di un miliardo e 700 milioni di euro, a noi rimanevano scoperti, rispetto a queste operazioni, circa 300 milioni, mentre un miliardo e 400 milioni (900 in sanità e 500 non in sanità) erano stati erogati e totalmente pagati già entro il mese di luglio da parte del Commissario straordinario governativo.
Avevamo la preoccupazione di mettere in protezione il bilancio della Regione.
Il secondo elemento di preoccupazione era dato dal fatto che, con questo giudizio di parifica che, a differenza di altri del passato sottolineo a differenza di altri del passato - non tratta più di disavanzo sostanziale per alcuni importi, ma di disavanzo finanziario (la differenza è che il disavanzo sostanziale viene collocato in fondi nel conto del patrimonio, mentre il disavanzo finanziario deve essere coperto dal bilancio della Regione), con questo importo rischiavamo di non essere in grado di dare la copertura sul 2015 ad un settimo di quei cinque miliardi e 843 milioni di euro. Ricordo che la norma introdotta in sede di conversione del decreto legge sugli Enti locali ad agosto di quest'anno obbliga a dare copertura ai disavanzi delle Regioni non più in tre anni, ma in sette anni con l'obbligo che un settimo, la copertura per anno, deve avvenire in quote proporzionali. Nel 2015 e nel 2016 dobbiamo dare copertura di un settimo di questo importo. Era facile fare un confronto, fare una semplice operazione matematica: un settimo di cinque miliardi e 800 milioni è pari a oltre 800 milioni di euro. E 800 milioni di euro all'anno - detratti la spesa sanitaria e il fondo nazionale sui trasporti, il pagamento dei mutui e degli stipendi - non sono neanche rinvenibili nel bilancio della Regione posto che si sarebbero azzerate tutte le poste all'interno del bilancio.
Rispetto a questo tipo di situazione c'è stata subito un'iniziativa da parte della Giunta regionale, ampliata poi da un'iniziativa della Conferenza delle Regioni, che ha consentito di condividere il testo di un decreto legge, il testo di un provvedimento che definiva norme interpretative sulla contabilizzazione delle anticipazioni sul decreto legge n. 35 per le operazioni relative all'anno 2013-2014 e 2015. Ripeto la sentenza della Corte Costituzionale aveva aperto un problema che non era solamente quello della Regione Piemonte, anche se dentro di noi rinvenivamo quelle specificità, ma un problema di carattere nazionale.
Il testo era stato condiviso in una riunione che si era svolta a Palazzo Chigi, con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Sottosegretario agli Affari regionali, il Capo di Gabinetto del Ministero delle Economie e delle Finanze. Tanto che il testo di quel decreto legge era stato anche approvato da parte della Conferenza delle Regioni, dove preventivamente - perché così richiesto dal Governo - era evidente la difficile operazione di mediazione che ha dovuto portare avanti il Presidente Chiamparino, in relazione al fatto che la maggior parte delle Regioni sono coinvolte in questo tipo di operazione, ma alcune Regioni, che non avevano utilizzato le anticipazioni sul decreto legge n. 35, non vedevano di buon occhio un provvedimento di questo genere.
Alla fine la Conferenza delle Regioni aveva approvato, preventivamente il testo del decreto legge.
Nella riunione che si era svolta all'inizio di settembre a Palazzo Chigi, proprio in relazione alle preoccupazioni condivise dal Governo relative all'avvicinarsi dei giudizi di parifica da parte della Corte dei Conti, era stato preso l'impegno che il decreto legge sarebbe stato assunto dal Governo entro il 30 settembre corrente anno. La cosa non è avvenuta (anche se il testo del decreto legge era entrato in un Consiglio dei Ministri, ma non ne era uscito) e continuavamo il nostro lavoro di pressione nei confronti del Governo, consapevoli che, in modo particolare per il Piemonte, senza questa norma contenuta all'interno di un decreto legge, noi avremmo avuto enormi problemi: non saremmo stati in grado di presentare l'assestamento di bilancio e avremmo dovuto dare una copertura che non avevamo relativamente all'accertamento dei debiti fuori bilancio delle passività pregresse e dei residui perenti. Voglio ricordare che la legge prevede che se la copertura non è garantita dalla legge di bilancio scatta automaticamente l'incremento delle aliquote fiscali, operazione che come Giunta regionale, non potevamo assolutamente accettare; né volevamo immaginare che questa fosse la prospettiva.
L'incertezza delle ultime settimane nasceva soprattutto dal fatto che non avevamo rassicurazioni, da parte del Governo, se l'accordo che era stato raggiunto in sede di Palazzo Chigi veniva rispettato dal Governo. E le preoccupazioni diventavano ancora più forti quando, nei giorni scorsi fra i tanti testi che circolavano relativamente all'articolato della legge di stabilità del 2016, un testo riportava all'interno dello stesso le norme che erano state concordate tra la Conferenza delle Regioni e il Governo circa le interpretazioni relative ai criteri di contabilizzazione delle anticipazioni sul decreto legge n. 35. Tutto ciò ha destato in noi fortissima preoccupazione, perché è evidente che i tempi di approvazione della legge di stabilità, che normalmente viene approvata verso la fine dell'anno (verso Natale), avrebbero reso impraticabile l'operazione di presentazione dell'assestamento, impossibile la copertura di un settimo del disavanzo e assolutamente impossibile la prosecuzione e la chiusura del tavolo tecnico su quella parte di 270 milioni con i trasferimenti delle risorse e il relativo pagamento a favore dei creditori della Regione.
Questi tre elementi avrebbero significato, per il Piemonte, una condizione effettiva di dissesto del proprio bilancio. Ecco perché nei giorni scorsi abbiamo proseguito un'operazione di forte pressione nei confronti del Governo nazionale, tesa, sostanzialmente, a ribadire un concetto: la variabile "tempo" per noi è strettamente collegata alla possibilità di poter ricreare una condizione di certezza sulle operazioni di risanamento della Regione e sulla possibilità di poter chiudere operazioni di bilancio, quali la chiusura dei pagamenti dei debiti fuori bilancio e delle passività pregresse, la possibilità di presentare un assestamento e la possibilità di mantenere il bilancio 2015 in sede di rendiconto in condizione di equilibrio di bilancio.
Devo rilevare che il pressing, salvo smentite - ma, a questo punto siamo sufficientemente fiduciosi sotto questo aspetto - ha avuto un esito positivo nella giornata di ieri pomeriggio, proprio mentre si svolgeva il Consiglio regionale.
Questa è la ragione per cui ho spiegato al collega Vignale che, in quel momento, ero impegnato in una telefonata con il Viceministro dell'Economia Enrico Morando, il quale ci stava comunicando che, in primo luogo, il Governo non avrebbe inserito l'operazione all'interno della legge di stabilità; in secondo luogo, che il Governo emetterà nei prossimi giorni un decreto legge, come da intesa con la Conferenza delle Regioni, che definendo norme interpretative sulla contabilizzazione delle anticipazioni sul decreto legge n. 35, risolve definitivamente la questione.
Il testo è complicatissimo: in grande sintesi, con questo decreto legge viene risolta una questione che si sarebbe aperta con la sentenza della Corte Costituzionale, che era quella di un doppio gravame sul bilancio della Regione relativamente alle operazioni sul decreto legge n. 35. Doppio gravame in questo senso: uno relativo alla restituzione al MEF delle rate annuali previste dai contratti di anticipazione, cosa che la Regione fa normalmente, ha sempre fatto negli ultimi anni e continua a fare (ma questo significa destinare una quota parte della spesa del bilancio della Regione alla restituzione di queste operazioni); l'altro nel senso che dovevamo destinare altre risorse sul bilancio della Regione a copertura del disavanzo che si sarebbe creato dal momento che quelle operazioni di anticipazione venivano ribadite essere operazioni di cassa, quindi incapaci di coprire competenze e soprattutto disavanzi pregressi.
Questo è il senso di questo decreto legge, che definisce sostanzialmente, che verranno appostate tutte le operazioni in un fondo nel conto del patrimonio del bilancio della Regione; la restituzione delle quote di capitale annuali, che viene operata dalle Regioni al Governo determina, con lo stesso importo, una diminuzione progressiva (anno per anno) degli importi di questo fondo nel quale viene caricato l'importo complessivo residuo delle operazioni sul decreto legge n. 35.
Se è così - ripeto che è una voce autorevole, peraltro confermata ieri sera dallo stesso Viceministro Morando anche a Parlamentari che si sono interessati alla vicenda, e a tal riguardo, vorrei esprimere, credo anche a nome del Presidente, gratitudine per l'impegno e per l'interessamento mostrato dai Parlamentari piemontesi attorno a questo tipo di operazione non dico che abbiamo risolto i nostri problemi, ma la conseguenza di tutto ciò - certo, non è cosa da stare allegri, ma è comunque un'operazione gestibile sotto questo aspetto - è che questo disavanzo finanziario accertato ieri dalla Corte dei Conti di 5.843.655.000 euro cala a 1.653.101.384 euro.
Perché? Rispetto agli importi che hanno determinato questo disavanzo finanziario, i 3.039.313.610.92 euro dell'ammontante delle operazioni fatte sul decreto legge n. 35 nel 2013 e nel 2014 subiscono questo trattamento contabile: i 969.236.810.62 euro, che erano debiti latenti a fronte di perenzioni di residui passivi (sono quelli sulla sanità, mandati in perenzione alla fine del 2013), sono rientrati tutti nell'operazione fatta quest'anno dal Commissario governativo sulla sanità; dei 182.033.364.64 euro di passività pregresse per il trasporto pubblico locale, 132 milioni sono dentro l'ultima operazione (quella che, a questo punto, dopo il decreto legge, verrà conclusa con il Ministero dell'Economia) e 50.000.000 sono stati inseriti nella riprogrammazione dei fondi FAS (quindi questi 182 milioni vengono coperti). Rimane da coprire il disavanzo di un miliardo e 653, un miliardo e 264 che era stato accertato dalla Giunta regionale, e i 108.382.182 di altri debiti latenti, che sono fondi da reimpostare (saranno contenti i miei colleghi, perché alcune operazioni del passato, soprattutto in ambito ambientale e di opere pubbliche, abbandonate poi nei vari bilanci della Regione, saranno rifinanziate in questo modo). I 49.832.000 del debito nei confronti delle Province corrispondono alla transazione che è stata sottoscritta tra la Regione Piemonte e tutte le Province piemontesi e la Città metropolitana, e questo lo dovremmo coprire tra il 2016 e il 2017 e i 141 milioni 117 mila 947, economie vincolate derivanti da fondi statali per sanità, sono una parte di questo disavanzo.
Devo dire che, in questo, la Corte non è stata molto gentile nei confronti della Regione, perché il tema dei fondi da reimpostare lo stiamo attentamente monitorando ed inserendo nel bilancio della Regione, facendo attenzione al fatto che ci sentiamo di dover impostare fondi per obbligazioni che si sono determinate.
Quindi, se c'è una reimpostazione che riguarda un'opera pubblica che è stata appaltata, questa dobbiamo per forza di cose pagarla, ma se sono reimpostazioni per interventi che non erano ancora partiti, le valuteremo una per una, perché non possiamo gravare in modo complessivo. Di questi 141 milioni di economie vincolate da fondi statali per sanità, ad oggi, vi sarebbe la necessità unicamente per 30/40 milioni di euro, però dobbiamo assumere questo tipo di questioni.
Questo è lo stato dell'arte.
In Consiglio regionale abbiamo vissuto - lo dico in termini molto sinceri - due mesi di grande incertezza. Speriamo e contiamo sul fatto che questo decreto legge ridetermini questa condizione di incertezza perché, al di là delle conseguenze positive che lo stesso determinerà rispetto alla situazione della Regione Piemonte e di altre Regioni, l'operazione risanamento nei confronti della Regione ha ancora bisogno di molto impegno di molta fatica e di molto lavoro da parte della Giunta regionale. Un conto è lavorare con un obiettivo da raggiungersi in quattro/cinque anni, un conto è lavorare ogni giorno non sapendo qual è l'ammontare dei problemi e la reale situazione che ti potresti ritrovare.
E' chiaro che, rispetto a questo decreto legge, contiamo molto sul fatto che ogni forza politica e ogni Gruppo che siede in Consiglio regionale senta il dovere, nel corso del dibattito parlamentare di conversione dello stesso, di agevolare questo percorso. Ripeto, è un percorso che guarda sostanzialmente alla capacità di questa Regione, ma anche di molte altre Regioni italiane, di poter sopravvivere, affrontando come stiamo facendo noi in modo molto duro, la realtà, che non è una realtà positiva, perché rimane ancora una condizione molto difficile sotto il profilo della situazione economica finanziaria. Questo decreto legge, per ci risolve e ci toglie molti di questi problemi e molte di queste preoccupazioni. Lo voglio ribadire, a scanso di ogni equivoco.
Mi rendo conto che la materia è delicata e complessa; quando leggerete questo decreto legge probabilmente avrete bisogno di un'enciclopedia a fianco per poterlo sufficientemente approfondire e studiare, però in questo momento, e in tutto questo inizio di legislatura, la Regione Piemonte non ha chiesto al Governo nessun soldo. Non siamo andati da nessuno con il piattino in mano dicendo che qualcun altro doveva risolvere i nostri problemi. Siamo andati unicamente a chiedere che una condizione di incertezza, che anche ambiguità governative hanno determinato e hanno contribuito a determinare, potesse essere affrontata e risolta.
Per questo motivo, anche a chiarificazione definitiva di molti non adeguati articoli giornalistici, è bene ribadire che tutte le risorse del passato e del presente, ottenute dalla Regione per l'anticipazione sul decreto legge 35, non sono state distolte per altre spese, ma sono state utilizzate per saldare debiti nei confronti di fornitori, così come previsto dal decreto legge.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Invito i Capigruppo e i colleghi se vogliono chiedere qualche chiarimento.
Terminati i chiarimenti, incontreremo una delegazione delle rappresentanze sindacali in Sala Viglione e quindi sospendere il Consiglio per circa mezzora e poi riprenderemo i lavori d'Aula.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Visto che ho richiesto la comunicazione, vorrei ringraziare l'Assessore Reschigna per la sua relazione, che è stata corretta in tutti i passaggi.
Lo dico perché l'ho vissuto dall'inizio questa questione, in particolare per quanto riguarda la valutazione sull'interpretazione del decreto legge 35, che ci portò a fare un confronto già con l'allora Governo e con l'allora Ministro (che in quel momento era Saccomanni) e che ha visto soprattutto il sottoscritto a vivere la questione della discussione di come chiamare, come denominare il DL 35. Da qui la lettura di come anche la Corte Costituzionale definisce il DL 35. Se qualcuno vuole andare a leggere la sentenza della Corte Costituzionale, determina riflessioni sul nostro complesso sistema giuridico e sul sistema delle opinioni che regolano il tutto.
Da parte nostra, quindi, prendiamo atto e ci vediamo impegnati, a fianco della Giunta, nel chiedere al Governo nazionale di accelerare al massimo, considerato anche che il Consiglio dei Ministri con ha necessità del numero legale: basta convocarlo ed essere in due ed è riunione regolare dei Consigli dei Ministri (basta che il Presidente faccia la convocazione in uno dei momenti in cui passa uno dei Ministri a Palazzo Chigi).
Questo perché? Perché certamente è ora di fare chiarezza su tutto un percorso che ha visto le strutture tecniche e i governi che si sono susseguiti - ormai siamo al terzo - a seguire il filone che ha portato questa Regione, anche a seguito dei decreti direttoriali, a determinare questa impostazione di contabilizzazione.
Vorrei chiarire - come giustamente ha detto il Vicepresidente Reschigna nel finale - che sovente si fa confusione, essendo comunque una materia difficile da trattare anche dagli organi di stampa. Ogni tanto scatta l'allarme nel dire: "I fondi sono stati distorti per altro?". No, hanno pagato regolarmente i fornitori e quei fornitori sono decine di migliaia (pensate all'ASL, ad esempio). Proprio ieri ho risposto, qui fuori dal Consiglio, ad uno che mi chiedeva dov'erano finiti. Gli ho suggerito di andare su internet, che avrebbe trovato l'elenco nominativo di tutti i pagamenti fatti. Sono qualche decine di migliaia: quindi questa Regione ha pagato tutto.
La questione è questa situazione di incertezza normativa che caratterizza un po' tutte le materie di questo Paese, tutto il sistema legislativo di questo Paese, che per noi e per molte Regioni italiane rischia di diventare davvero disastroso. Certo, tanto per fare nome e cognome: la Lombardia no, non aveva disavanzi, non aveva bisogno e quindi ha potuto anche fare la prima della classe (e non importa se era governata dal centrodestra). Tutte le altre Regioni italiane invece - ed è stato citato il Lazio - hanno utilizzato questo criterio di contabilizzazione concordato con il Ministero dell'Economia.
Alla fine, capisco che la politica abbia anche bisogno di battute e di accusare i governi precedenti e quelli successivi, quindi da parte nostra accusare chi ha creato il buco (i nostri predecessori) e lasciare l'ombra sulla Giunta successiva che non l'ha risolto totalmente.
Credo, però, che la relazione del Vicepresidente Reschigna sia stata di chiarezza estrema, quindi lo ringrazio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ovviamente, avremo modo di parlarne meglio e adeguatamente...



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Avremo il rendiconto, fra poco.



BONO Davide

Sì, è ovvio, ma volevo solo ricevere (non so se risponderà l'Assessore Reschigna) una risposta ad alcune valutazioni e domande che farò. Ad esempio, se possiamo fidarci del fatto che i fondi del decreto legge 35 non sono stati usati - né nella precedente legislatura né in questa - per altre finalità che non quelle di ripianare debiti.
Come ho detto in Commissione, il decreto legge 35 prevede anche una relazione semestrale (mi sembra) da parte del Commissario straordinario quindi noi aspettiamo sempre la relazione semestrale del Presidente Chiamparino.
Inoltre, se ci possiamo fidare del fatto che i fondi non sono stati usati per pagare spese con altre finalità rispetto ai debiti pregressi ricordo a tutti che il decreto legge 35 parlava di debiti certi, liquidi ed esigibili. Pertanto, in qualche modo, tutte le Regioni, tranne la Lombardia, l'Emilia Romagna e la Toscana, hanno fatto un po' le furbette poiché hanno pagato debiti fuori bilancio, cioè non riscritti.
E questo lo dice anche la relazione della Corte dei Conti. A pag. 6, ad esempio, dice: "Il finanziamento dei due miliardi e 655 milioni (il disavanzo sostanziale del precedente rendiconto) è stato stanziato nel triennio 2014/2016, ancorché, traendo origine da debiti fuori bilancio, non corrisponde all'effettivo impegno di spesa". E, infatti, è scritto: "Dalla copertura del disavanzo che doveva essere messa nel 2014 (un miliardo e 990 milioni) emerge in realtà un effettivo ripianamento per solo un miliardo e 60 milioni. La differenza è potuta essere trasferita ad esercizi successivi, in quanto costituiva una mera previsione di spesa e non un impegno per l'esercizio 2014".
E' chiaro a tutti che questa mossa è stata fatta per poter spalmare il disavanzo in 30 anni, con i contratti con il MEF, e non in tre anni (adesso sette), però è ovvio che le Regioni hanno interpretato in maniera un po' "larga" il decreto legge 35. Quindi, oggi, ci troviamo questa sanatoria che non è calata dal cielo, improvvisamente.
Con il collega Campo e con i colleghi presenti in Parlamento ci chiedevamo, in effetti, cosa cambia oggi, con questo nuovo decreto legge oppure se il testo è lo stesso (mi sembra di aver capito che è cambiato) rispetto al decreto legge che il Presidente Mattarella, poche settimane fa si è rifiutato di firmare.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Non è così la cosa.



BONO Davide

Sui giornali l'abbiamo appresa così: se vuole, può spiegarci com'è andata.
Secondariamente, siamo preoccupati ancora di più, ovviamente, di come possa essere vista questa manovra a livello europeo, perché sappiamo che il nodo è anche lì. Può esserci l'accordo con il Governo, ma poi vorremmo capire come l'Unione Europea valuterà questa manovra, se non un aggiramento delle misure molto strette e restrittive di sforamento della spesa, cioè delle manovre in deficit, visto che adesso lo Stato sta varando una legge di stabilità (dovrebbe essere arrivata oggi in Parlamento) in cui si sta chiedendo un aumento delle misure in deficit, con tutta una serie di misure che dovrebbero andare in porto - come quella sulle pensioni anticipate - in relazione all'allentamento dei lacciuoli dell'Unione Europea.
Queste sono le domande rapidissime. Poi, forse sarà più utile approfondire l'argomento in Commissione bilancio.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(Alle ore 10.45 il Consigliere Segretario Benvenuto comunica che la seduta riprenderà alle ore 11)



(La seduta riprende alle ore 11.09)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Comuni - Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni - Città metropolitane

Proseguimento esame disegno di legge n. 145, inerente a "Riordino delle funzioni amministrative conferite alle Province in attuazione della Legge 7 aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province sulle unioni e fusioni di Comuni)" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 145, inerente a "Riordino delle funzioni amministrative conferite alle Province in attuazione della Legge 7 aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni", di cui al punto 2) all'o.d.g.
ARTICOLO 5 bis Emendamento rubricato n. 85) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Sozzani Ruffino: Dopo l'art. 5, del disegno di legge n. 145, è aggiunto il seguente: "Art. 5 bis (Funzioni delle unioni di comuni) In deroga e a completamento delle funzioni previste all'articolo 2 della presente legge, sono altresì attribuite alle unioni di comuni le seguenti funzioni: in materia di formazione professionale, le funzioni relative alla partecipazione all'individuazione dei fabbisogni formativi e delle attività con tipicità locale maggiormente presenti sul territorio in materia di energia, le funzioni amministrative relative alle autorizzazioni degli impianti a biomassa di piccola e media taglia connessi alla filiera legno bosco-energia, nel rispetto del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità) 2. Qualora il comune interessato non sia aderente a un'unione di comuni, le competenze di cui al precedente comma 1 sono attribuite alle amministrazioni provinciali".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
In continuazione con le valutazioni che abbiamo svolto nella giornata di ieri, presentando l'emendamento n. 80) - quello relativo alle intese sottoscritte anche dai Comuni direttamente interessati - che poi è stato recepito, riteniamo che, relativamente ad alcune competenze, non si possano non tenere in considerazione, in una costruzione di una nuova architettura costituzionale, le Unioni dei Comuni.
Infatti, come ho detto ieri, attualmente le Unioni dei Comuni rappresentano più della metà dei Comuni piemontesi, pertanto si tratta di un territorio assolutamente vasto, dove si sono costituite forme associative sovracomunali. L'emendamento n. 85), che inserisce l'articolo 5 bis, prevede che la norma individui le funzioni delle Unioni dei Comuni quindi non soltanto le funzioni delle Province, degli ambiti e della Città metropolitana, ma anche delle Unioni dei Comuni.
Noi attribuiremmo, sostanzialmente, due temi, che sono anche presenti all'interno della norma, ma in modo spezzettato: in materia di formazione professionale, le funzioni relative alla partecipazione all'individuazione dei fabbisogni formativi e delle attività con tipicità locale maggiormente presenti sul territorio. Questo, perché ricordavo come, ad esempio, il fondo sociale europeo nei Comuni montani, nell'ultima programmazione (vado a memoria, ma la cifra non è molto lontana) valga 90 milioni di euro.
Come sono stati utilizzati, nell'intera programmazione? Come sono stati utilizzati per le attività formative? Sono stati utilizzati spesso per attività formative individuate dal centro, e dovevano essere utili a formare delle persone in ogni luogo della regione. Noi sappiamo che la nostra regione, per conformazione geografica, per ambiti naturali molto diversi tra loro, ha anche delle professioni molto diverse fra loro.
Pensiamo a quali eccellenze ha tutto il mondo dell'artigianato, in particolar modo rispetto ad alcune realtà, o il mondo (lo cito perché viene spesso ripreso nella legge) della forestazione, delle attività estrattive o del turismo. Ci sono, cioè, tutta una serie di temi che non possono essere trattati in eguale misura in tutta la regione.
Il punto b) prevede che, in materia di energia, non tutte le funzioni ma esclusivamente le funzioni amministrative, relative alle autorizzazioni degli impianti a biomassa di piccola e media taglia, connessi alla filiera legno bosco-energia, siano date alle Unioni. Cos'è questo? E' la lettera identica, contenuta nel disegno di legge 145, che viene attribuita esclusivamente alla Provincia di Verbania. Questa ha certamente una specificità montana; la presenza di foreste è una delle tipicità di quella provincia, ma non possiamo dimenticare come tutto il resto delle Province dell'arco alpino e appenninico abbiano la stessa tipicità.
Ricordiamo altresì che, oggi, la legge nazionale dà competenze alle Amministrazioni comunali per rilasciare le autorizzazioni in ambito, per esempio, di filiera, qualora gli impianti non superino i 250 chilowatt.
Allora, crediamo che le Unioni dei Comuni siano i soggetti più titolati per questo tipo di autorizzazioni.
Diciamo altresì, al comma 2 dell'articolo, che, qualora il Comune non sia aderente ad un'Unione di Comuni, le competenze vanno alla Provincia, in modo tale da non lasciare alcuna parte del territorio scoperta dal soggetto autorizzatore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Continuo sul punto per giustificare l'emendamento sotto il profilo delle competenze in campo energetico, perché - già ora, nel momento in cui stiamo discutendo questa legge - la Regione aveva delegato le Province per il rilascio del permesso per quanto riguarda gli impianti di tipo energetico, specialmente gli impianti relativi ad energia alternativa pensiamo anche solo agli impianti fotovoltaici o idroelettrici di piccola portata le cui autorizzazioni sono rilasciate direttamente dalla Provincia.
Ora, siccome vi è già una competenza in questo senso - soprattutto come diceva il collega Vignale, le filiere relative alle energie specialmente quelle alternative, sono filiere locali - può esserci da parte dei Comuni un interesse nella realizzazione di questi impianti - che peraltro viene sancita per il Verbano-Cusio-Ossola, quindi non si capisce come mai quella Provincia abbia competenze professionali interne per rilasciare questo tipo di autorizzazioni, mentre le altre Province che non hanno la specificità montana non avrebbero le competenze professionali all'interno, e ci sembra quasi una disparità in questo senso - e nell'ambito dell'emendamento si chiede semplicemente se vogliamo aggiungere anche elementi di chilowattora.
Questo è un elemento in più che possiamo aggiungere, cioè elementi di potenza di questi impianti, per limitare la possibilità di autorizzazione provinciale - ma a questo punto le limitiamo a tutti - in modo tale che possa esserci un favore rispetto a queste Amministrazioni nel completare la loro attività e, perché no, ottenere anche dei benefici economici che in questo momento sono quanto mai necessari per i Comuni in generale e per i piccoli Comuni in particolare.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Reschigna per il parere della Giunta.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Il parere della Giunta - ho sentito anche l'Assessore Valmaggia sarebbe favorevole se viene tolta la lettera a). Non per altro, spero che poi ci sia un meccanismo di partecipazione tra le Province e il sistema dei Comuni, ma codificarlo in legge lo ritengo eccessivo sotto questo aspetto.
Mentre il punto b) può andare: per cautela, dopo le parole "piccola e media taglia", inserirei le parole "la cui definizione sarà prevista con delibera di Giunta regionale", solo per evitare, oggi, di inserirla in legge e magari, domani, disquisire su cos'è la "piccola e media taglia".
Con questa modifica e togliendo la lettera a), il parere è favorevole.



PRESIDENTE

Siete disponibili per la modifica? La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Siamo disponibili. Devo dire che la lettera a), che non riguardava la totalità delle competenze relative alla legge n. 63, ma solo l'individuazione dei fabbisogni formativi, spiace che venga levata, perch non toglie alcuna competenza alla Regione Piemonte se non dare un supporto alla stessa rispetto ai profili che in quelle realtà possono avere una maggiore ricaduta di carattere economico, per cui invitiamo solo ad una riflessione. Non si cita la legge n. 63 - non si cita alcun articolo della legge n. 63 - che quindi rimane sempre in carico alla Regione o, nel caso degli articoli 5 e 8, alla Città metropolitana e alla Provincia. E' solo un supporto che le Unioni dei Comuni possono dare nel dire: "Guardate che l'operaio forestale, piuttosto che l'attività artigianale di produzione di pietre ornamentali, può essere utile perché c'è una reale richiesta che il territorio pone, quindi un'attività formativa".
Però, evidentemente, piuttosto che niente è meglio piuttosto, come si dice, quindi la lettera b) va bene, va bene anche con l'indicazione che ha dato il Vicepresidente.
La nostra idea, visto che è normata una legge nazionale, era di lasciare quanto la legge nazionale prevede, che è 250 chilowatt, ma va benissimo che ci sia un atto della Giunta regionale che in qualche modo lo individui. Quindi, modifichiamo la norma facendo però presente che è un peccato che la lettera a) non ci sia; ci auguriamo sia una modalità con cui si individueranno i fabbisogni formativi partendo non solo da quelle che sono valutazioni di carattere generale ma anche da singole esigenze territoriali.
Nella Provincia in cui risiede il Vicepresidente c'erano gli artigiani più famosi al mondo che producevano fiati; è evidente che da questo punto di vista, magari, vi è una necessità formativa perché è un settore molto specifico ed è un'eccellenza riconosciuta a livello mondiale.



PRESIDENTE

Grazie.
Consigliere Vignale, le chiedo se, dopo la votazione, può venire a mettere una sigla.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Noi siamo sostanzialmente contrari a quest'innovazione perché, in primis, riteniamo che la legge sulle Unioni di Comuni non costruisce realtà sostenibili, quindi crea realtà che potrebbero gestire queste situazioni in maniere efficace e realtà che non ne sarebbero in grado.
Pertanto, delegare loro le funzioni sugli impianti energetici a biomasse, anche amministrative e autorizzative, ci sembra inappropriato nella situazione attuale, tra l'altro è pendente anche l'approvazione del Piano energetico regionale; di conseguenza, voteremo contro questo articolo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 85), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Il voto dell'emendamento è esteso all'articolo 5 bis.
ARTICOLO 6 Emendamento rubricato n. 86) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Sozzani, Ruffino: Il comma 2, dell'art. 6, del disegno di legge n. 145, è soppresso.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il comma 2 dell'articolo 6 prevede quanto è una declinazione approvata rispetto ad alcuni principi sanciti dal comma 1: "Le funzioni di organizzazione e controllo diretto del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani sono attribuiti alla Città metropolitana e alle Province che li esercitano entro un anno dall'entrata in vigore della legge".
I principi che, in qualche modo, si sanciscono sono quelli relativi all'esercizio in forma associata a livello regionale fra la Città metropolitana e le Province relativamente alla gestione di impianti tecnologici, e poi si dice - noi l'abbiamo già fatto presente in sede di Commissione, ma poi il collega lo chiarirà molto meglio di me - "ivi comprese le discariche". Al riguardo, facciamo presente che una legge dello Stato oggi non prevede la costruzione, non soltanto la gestione e il recupero, ma non prevede la realizzazione di discariche e quindi crediamo che almeno le parole inerenti alla realizzazione non potrebbero stare all'interno della norma.
Così come la lettera b), sempre inerente al comma 2), prevede: "La Città metropolitana e le Province esercitano le funzioni concernenti i conferimenti e la raccolta differenziata. organizzati per aree territoriali omogenee". Allora, questa è un po' un'anticipazione del Piano sui rifiuti e diventerebbe difficile arrivare a una discussione del Piano dei rifiuti dove sostanzialmente tutte le linee principali, sia per funzioni che per ambiti, sono già indicate all'interno della legge.
Di conseguenza, crediamo che questo comma 2 dovrebbe essere stralciato non tanto perché non vada bene - in alcune parti sì - ma soprattutto perch in questo momento stiamo discutendo proprio il documento (500 pagine) che nel dettaglio declina quanto si dice al comma 2, alla lettere a) e b) del presente articolo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Mi rivolgo più all'Assessore Valmaggia che non al Vicepresidente Reschigna. In Commissione noi avevamo fatto una domanda, come giustamente evidenziava il collega Vignale, alla quale non è stata data risposta perch su questo argomento interviene una sovrapposizione di competenze.
Cosa pensa la Giunta della legge 7 sulla gestione dei rifiuti? Perch qui si dà una competenza alla Città metropolitana e alle Province nella gestione di impianti tecnologici, quando per la legge 7 la scelta degli impianti tecnologici è in capo alla Regione e non è in capo alle Province.
Rispetto alla gestione delle stesse, invece, ci sono i consorzi attualmente in vigore, che sono consorzi obbligatori - ricordiamocelo - non sono volontari. Il fine di questi consorzi, qual è rispetto alla legge che stiamo facendo? Sembrerebbe quasi che, con l'approvazione di questa vengano meno i consorzi e, a questo punto, entrino in vigore le Province, i Comuni o le Città metropolitane in forma associata. Temo quindi - e questo lo avevamo già detto in Commissione - che questo articolo generi una confusione.
Non lo dico in termini politici di minoranza, ma lo dico in termini amministrativi: se lasciamo così la scrittura di questo articolo, avviene una problematica non indifferente su chi fa che cosa, rispetto a una legge regionale che dà dei compiti che sono contrari a questi principi. Quindi non vorrei che ci fossero due leggi della Regione Piemonte che esprimono finalità differenti rispetto a un unico argomento, e in Commissione lo avevamo fatto presente; io non c'ero, l'aveva riportato il collega Vignale il quale mi ha detto che non c'è stata risposta, ma oggi qui lo riproponiamo proprio per una evidenza che mi sembra abbastanza chiara rispetto a questo tipo di problematica.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
Emendamento rubricato n. 63) presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Batzella, Bono, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti: Il comma 2 dell'articolo 6 viene modificato come segue: "2. La legge regionale di cui al comma 1 è approvata nel rispetto dei principi sanciti dalla legge regionale 7/2012: La Città Metropolitana, le Province e i Comuni di ciascun ambito territoriale esercitano in forma associata, e d'intesa con la Giunta regionale comma 2, articolo 4, l.r. 7/2012, le funzioni inerenti alla realizzazione e alla gestione degli impianti tecnologici di recupero e smaltimento dei rifiuti, ivi comprese le discariche la Città Metropolitana e le Province esercitano le funzioni concernenti i conferimenti separati, la raccolta differenziata, la raccolta ed il trasporto dei rifiuti, garantendo la funzione di governo e vigilanza attraverso la partecipazione diretta dei Comuni, organizzati per aree territoriali omogenee, alle relative decisioni".
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Proseguo un po' la filosofia del discorso del collega Sozzani, anche se in modo differente, perché in questo campo ci muoviamo, o meglio, ci dovremmo muovere all'interno del recinto della legge 7/2012, una legge che è stata sistematicamente ignorata e disapplicata fino ad oggi (sono passati tre anni dalla sua emanazione). Il disegno di legge 145, in questo caso, ne certifica la disapplicazione e, anzi, dice che continueremo a disapplicarla.
Allora, l'emendamento n. 63) cosa fa? Va a definire che la legge regionale è approvata nel rispetto dei principi sanciti dalla legge regionale 7/2012 che, fino a prova contraria, fino a quando non verrà abrogata o modificata, è vigente e quindi deve essere applicata. C'è quindi il riferimento innanzitutto alla realizzazione e alla gestione di impianti tecnologici di recupero e smaltimento di rifiuti, che la versione originale, quella che vorremmo modificare del comma 2, definisce in ambito regionale. In realtà, si deve dire che questa funzione, come recita la legge 7/2012, è realizzata d'intesa con la Giunta regionale, perch parliamo di impianti tecnologici, quindi non è una funzione che si esercita da parte solo delle Province, ma d'intesa con la Giunta regionale.
Allo stesso modo, al comma 2 dell'articolo 6 si dice che viene garantita la funzione di governo e vigilanza attraverso la partecipazione diretta dei Comuni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



(I Consiglieri del Gruppo del Movimento 5 Stelle indossano una maglietta recante la scritta "No TAV")



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Io intervengo come firmataria di questo emendamento, ma intendo utilizzare i pochi minuti a mia disposizione per spiegare per quale motivo oggi abbiamo indossato tutti questa maglietta.
Arrivo da un presidio che si è svolto davanti al carcere delle Vallette.
GARIGLIO Davide (fuori microfono) Sembra la maglia di Capitan Harlock!



FREDIANI Francesca

Capitan Harlock era un tosto e avremmo tutti molto da imparare da lui: rubava ai ricchi per dare ai poveri.



GARIGLIO Davide

Quello era Robin Hood!



FREDIANI Francesca

Era anche Capitan Harlock: siete stati dei bambini molto tristi, se non sapete.
Comunque, questa maglietta serve per dare solidarietà ad Angela, che ha perso il suo lavoro proprio a causa di una maglietta come questa.



PRESIDENTE

Consigliera Frediani, devo interromperla e sospendere per qualche minuto la seduta.



FREDIANI Francesca

Avevo due minuti a disposizione, se vuole parlo anche un po' di rifiuti.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.34, riprende alle ore 11.36)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Stava intervenendo la Consigliera Frediani.
Prego, Consigliera, finisca il suo intervento.



FREDIANI Francesca

In questo modo volevamo manifestare la nostra solidarietà ad Angela una donna che lavora in carcere, meglio, lavorava in carcere perché il permesso di entrare in carcere è stato revocato a causa di una maglietta che indossava e a causa della sua vicinanza al movimento No TAV.
Essere No TAV non costituisce reato e non costituisce nemmeno una giusta causa di licenziamento. Motivo per cui abbiamo scelto di indossare oggi una maglietta che, forse, per il colore e per il simbolo che riporta spaventa soltanto le persone che non conoscono le ragioni del movimento No TAV.
Speriamo che il Consiglio, da questo momento, si sensibilizzi sul tema e dimostri la sua solidarietà a questa lavoratrice che ha ingiustamente perso il suo lavoro.
Ci aspettiamo che tutto il Consiglio esprima solidarietà a questa persona, così come il Presidente Chiamparino.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Passiamo all'esame dell'emendamento successivo.
Emendamento rubricato n. 64) presentato dai Consiglieri Bertola, Andrissi Batzella, Bono, Campo, Frediani, Miglietti, Valetti: Il comma 3, dell'articolo 6, viene abrogato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

L'emendamento n. 64) va ad abrogare il comma 3.
Chiedo solo un po' di silenzio!



(Commenti del Consigliere Vignale)



PRESIDENTE

Non si può perché il Regolamento non lo prevede. Glielo spiego dopo Consigliere Vignale.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Se il Consigliere Grimaldi tace, illustro l'emendamento. Piuttosto sospendiamo la seduta.
Io posso stare qui anche dieci minuti, non ho nessun problema, martedì abbiamo anche la serale, abbiamo tutto il tempo che ci serve...



(Commenti della Consigliera Conticelli)



BERTOLA Giorgio

Se la Consigliera Conticelli mi fa esporre il mio emendamento.
Il comma 3 dell'articolo 6, dovrebbe essere abrogato dal nostro emendamento n. 64), esattamente per lo stesso motivo che dicevo in precedenza illustrando l'emendamento n. 63).
Ripeto, la legge n. 7 del 2012 è totalmente inapplicata e il comma 3 fa riferimento ai commi 3 e 9 dell'articolo 14 della legge n. 7 del 2012.
Commi 3 e 9 che definiscono lo stato transitorio. Si continua a disapplicare la legge, anzi, si richiamano gli articoli che prevedono un regime transitorio.
Siamo nel 2015, siamo ancora nel regime transitorio di quella legge.
Legge che doveva abolire i consorzi, legge inapplicata, legge alla quale sono seguite anche delle delibere, una che fissava i criteri per i subambiti - mai creati - e un'altra che metteva in mora le amministrazioni dal dare applicazione, anche questa inattuata.
Così come la Regione non s'è avvalsa del potere sostitutivo che, oltre ad essere un principio base del diritto amministrativo, era sancito anche dallo stesso articolo 14 della legge 7 del 2012.



PRESIDENTE

Per rispondere al Consigliere Vignale, dicevo che sono autorizzati per le foto solo i fotografi o il fotografo ufficiale. Nessuno può fare foto all'interno de Consiglio. Questa è la motivazione.



VIGNALE Gian Luca

Chi stava fotografando?



PRESIDENTE

Non ha importanza il soggetto.



VIGNALE Gian Luca

No, la persona che fotografava chi era?



(Commenti del Consigliere Gariglio)



VIGNALE Gian Luca

Consigliere Gariglio, lei ha già fatto il Presidente del Consiglio.
Quando lo farà di nuovo avrà modo di interrompere, altrimenti.
GARIGLIO Davide (fuori microfono) Non esiste un'interlocuzione: botta e risposta.



VIGNALE Gian Luca

Basta decidere, se lo affrontiamo dopo, a parte, o se lo affrontiamo subito.



PRESIDENTE

Siamo tutti dotati di diligenza e intelligenza media e abbiamo fortunatamente una buona.



VIGNALE Gian Luca

L'unica cosa che lei non può fare è decidere chi, all'interno della struttura del Consiglio, una persona può fotografare o no. Questo è avvenuto.



PRESIDENTE

Decido io.
Io ho la gestione dell'Aula. Le ho spiegato gentilmente, e non ero tenuto a farlo in questo momento, perché un Consigliere non interloquisce con il Presidente, ma ci sono dei momenti nei quali poter sollevare questioni, ed è nella Conferenza dei Capigruppo. Ma poiché per me non ci sono problemi, ho portato a conoscenza lei e l'intera Aula che all'interno dell'Aula possono fare fotografie solo i fotografi autorizzati.
Detto ciò, dato che c'è stata una situazione per la quale il sottoscritto ha utilizzato un minimo di elasticità, perché mi sembrava una contestazione degna di risposta, mi sono permesso di chiamare il fotografo ufficiale, al quale ho detto alcune cose. Se poi vuole sapere che cosa ho detto al fotografo ufficiale, nella prossima Conferenza dei Capigruppo ne farà richiesta.
Adesso illustri l'emendamento.



VIGNALE Gian Luca

È estremamente interessante. Lei deve ricordarsi che questa non è la Rear: questo è il Consiglio!



PRESIDENTE

Lei non si deve permettere!



VIGNALE Gian Luca

Io mi permetto quello che voglio!



PRESIDENTE

Lei non può fare quello che vuole! Quando intervengo io, Consigliere Vignale, lei è tutto i suoi colleghi immediatamente devono sospendere il loro intervento. Sempre!



VIGNALE Gian Luca

Glielo ripeto: non è alla Rear. La interrompo come e quando voglio io.



PRESIDENTE

Sto parlando io, deve stare zitto!



VIGNALE Gian Luca

Ma chi se ne frega! Lo posso dire?



PRESIDENTE

Lo ammonisco! Ha una prima ammonizione formale, questa è la prima.



VIGNALE Gian Luca

Poi c'è il cartellino rosso.



PRESIDENTE

Alla seconda ammonizione formale, lei si allontana dall'Aula!



VIGNALE Gian Luca

Ci divertiamo allora.



PRESIDENTE

Cercherò di spiegarmi con calma.
Quando interviene il Presidente del Consiglio, non interviene Mauro Laus come persona fisica, ma il vostro rappresentante di quest'istituzione di destra e di sinistra. E' il rappresentante di tutte le forze politiche.
Dopodiché, ci sono dei doveri. Io ho determinato i doveri e voi avete degli altri doveri.
Per fare il Consigliere regionale, semplice, è necessario che il Consigliere ottemperi a tutta una serie di doveri contenuti nell'abc.
Nell'abc c'è che quando il Presidente interviene, il Consigliere deve far parlare il Presidente. Se ci sono delle osservazioni in merito alla gestione dell'Aula, si rappresentano nella Conferenza dei Capigruppo, ma non in Aula perché stiamo facendo un altro tipo di lavoro.
Faccio un esempio. Quando faccio parlare lei, Consigliere Vignale anziché due minuti sei minuti su un emendamento - e ciò accade sovente non è che un altro Consigliere può interloquire con me per quale motivo le concedo ulteriore tempo. Assolutamente no. Lo fa nella Conferenza dei Capigruppo. Se la Conferenza dei Capogruppo impedisce al Presidente un'elasticità di un certo tipo, il Presidente ne prenderà atto e va avanti.
Non è successo niente.
Capisco che lei deve fare il lavoro dell'opposizione, ma il Presidente non rappresenta la Giunta. Tuttavia questo non significa che il Presidente non possa sbagliare ed è un Presidente che, quando sbaglia, chiede scusa.
C'era una situazione di tensione e io, in quel momento, considerata quella situazione non possibile perché non si possono indossare indumenti che rappresentano una simbologia, ho ritenuto, discrezionalmente, di fare continuare l'intervento alla Consigliera Frediani. E il problema si è risolto. I colleghi sono stati corretti, hanno tolto quella maglia ed è tutto a posto.
Dopodiché ho fatto un'osservazione al fotografo giusta o sbagliata, ma ho ritenuto in quel momento di risolvere velocemente una situazione.
Prego, Consigliere Vignale, se vuole intervenire sull'emendamento rubricato n. 87), ne ha la facoltà.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Non intervengo sui diritti e sui doveri e non entro nelle polemiche.
Faccio solo notare che relativamente a quest'Aula c'è comunque del personale autorizzato ad entrare e a svolgere la sua attività, che pu essere un'attività di supporto ai Consiglieri, così come di supporto alla comunicazione.
Faccio notare che, più di una volta, sono state viste delle persone collaboratori legittimi dei Gruppi consiliari di centrosinistra, da quella tribuna e da quell'altra, fare delle foto ai Consiglieri di centrosinistra che stavano parlando, così come ad altri Consiglieri. Quindi, se c'è una regola - ed io sono assolutamente sempre per il rispetto delle regole - di solito va fatta rispettare a tutti. Se una regola non c'è, non c'è; se c'è la devono rispettare tutti.



PRESIDENTE

Questa regola c'era, c'è e ci sarà. Se qualche volta dovesse capitare che qualcuno non autorizzato fa delle fotografie, me lo fate notare. Pu essere che io non ho visto e mi scuso se non ho visto, non posso tenere sempre tutto sotto controllo.
Emendamento rubricato n. 87) presentato dai Consiglieri Vignale, Pichetto Fratin, Berutti, Porchietto, Graglia e Ruffino: Il comma 3 dell'art. 6 del disegno di legge n. 145 è soppresso.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Mi deve spiegare perché io non posso intervenire in merito a ciò che è accaduto, ma solo rispetto all'emendamento. Dico solo che c'è una sottile differenza fra impedire che soggetti non autorizzati fotografino ed impedire che una persona autorizzata fotografi, perché questo, a casa mia si chiama censura. Punto e basta.
Dopodiché le faccio presente che, non essendo questa un'azienda - così non si offende - se c'è un problema all'interno dell'Aula, il problema si affronta anche all'interno dell'Aula, non solo all'interno della Conferenza dei Capigruppo. E lo dico con grande serenità.
L'emendamento rubricato n. 87) prevede la soppressione dell'articolo 3 della norma perché, come veniva già ricordato dal collega Bertola, appare un po' paradossale che questa Regione si doti di una legge (la n. 7/2012) e su quella legge abbia costruito il Piano rifiuti, o vi siano le fondamenta per la gestione di tutto il servizio di gestione integrata dei rifiuti all'interno della nostra Regione. Inoltre, già nel comma 2 in qualche modo superiamo la norma e ne abbiamo la conferma al comma 3, dove sostanzialmente solo i commi 3 e 9 dell'articolo 14 - che, ricordo, sono le norme transitorie della legge - sono fatti salvi.
Non si può con un articolo all'interno di una legge di conferimento di deleghe alle Province stravolgere quello che è un impianto normativo, che parte da un presupposto: la gestione integrata dei rifiuti si fa a livello regionale. Quello è l'articolo 1, per così dire, della legge n. 7/2012.
Ora, si può fare tutto; da un punto di vista tecnico non fa una grinza da un punto di vista politico c'è un aspetto significativo. Se uno vuole modificare la legge n. 7/2012, attribuendo funzioni differenti a soggetti differenti, modifica la legge n. 7/2012 e non fa due "modifichine" che sostanzialmente la stravolgono e sono all'interno della norma sulle Province.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Ad integrazione di quanto detto prima, aspettavo la chiusura del dibattito rispetto all'articolo 6, che è un articolo quanto mai problematico dal punto di vista della sua applicazione, perché crea non poche confusioni sotto il profilo del territorio. Infatti, c'è una gestione tecnico-amministrativa della realizzazione della legge, ma poi c'è un'applicazione pratica della stessa.
Non entro nel merito dell'analisi tecnica, perché gli Uffici probabilmente hanno visto la compatibilità di questo articolo 6 rispetto alla legge n. 7 e agli articoli della stessa legge. Al di là delle norme transitorie dove, alla fine, facciamo un articolo, discutiamo di tutto questo e poi le norme transitorie dicono che tanto rimane tutto com'è e tutto il dibattito che stiamo facendo viene rinviato ad altro momento probabilmente quando affronteremo direttamente il Piano rifiuti e, di conseguenza, la governance, che è questa legge n. 7, credete che c'è una grossa problematica di applicazione della stessa.
Viste le norme transitorie e vista l'inapplicabilità della stessa legge rispetto ai bacini d'ambito, che non sono stati conclusi e quindi rimangono i Consorzi in essere come elemento di gestione, perché non cancelliamo l'articolo? Rimane così, tanto transitorio per transitorio rimane dopodiché, quando affronteremo la legge n. 7 andremo ad affrontare una serie di elementi, anche perché qua, lo ripeto, andiamo a toccare una serie di problematiche alla realizzazione degli impianti tecnici in capo alle Città metropolitane e alle Province, quando non è possibile farlo per l'altra legge. Citiamo ancora le discariche quando la legge nazionale vieta la realizzazione delle discariche; quindi, devono andare a chiusura quanto prima possibile, perché basta fare le discariche.
Ci sono tutta una serie di problematiche tecniche di applicazione della stessa che creano problemi non indifferenti su tutti i territori.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale sull'articolo 6 e sugli emendamenti.
Non essendoci interventi in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Intervengo per dichiarare il nostro voto contrario all'articolo 6, se non verranno accolti i nostri emendamenti, perché così com'è disattende totalmente la legge n. 7/2012, che è una legge vigente.
Noi su questo, rispetto al centrodestra e al centrosinistra, possiamo essere più tranquilli, perché non ci sono leggi fatte da noi e leggi fatte dagli altri. Quindi, abbiamo un atteggiamento assolutamente neutrale sulla legge e andiamo sul merito.
Riteniamo che la legge n. 7/2012 probabilmente è una legge da cambiare e da migliorare, però, ripeto, finché c'è è vigente; quindi, o la si modifica in modo esplicito e la si abroga, altrimenti bisogna muoversi entro il recinto di quella legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Rispetto a quest'articolo che, come abbiamo già più volte rappresentato, e alla somma degli emendamenti - sui quali spero di sentire la Giunta in una risposta tecnica rispetto alle osservazioni che abbiamo fatto, che sono osservazioni essenzialmente di merito e non assolutamente di altro genere - si vanno a toccare una serie di problematiche che ieri abbiamo già visto essere complesse.
Ieri abbiamo discusso di alcuni emendamenti. Pensate che sulla Città metropolitana - lo dico anche al Governatore Chiamparino - il Sindaco di Torino ha oltre il 70% del potere contrattuale rispetto all'intero territorio che va a sovrintendere.
Quindi, è per quello che da questo punto di vista si richiede che ci sia una regia regionale, perché evidentemente la regia regionale garantisce, rispetto ad un'applicazione dell'articolo che stiamo discutendo, un'omogeneità di intenti, riguardo al resto della Regione dove su un tema di questo genere, vi sono anche situazioni economiche completamente differenti. Ci sono Province che hanno con i loro consorzi che, ripetiamo, sono ancora in atto, perché in questo senso le autorità d'ambito non si sono attivate, hanno dei costi pro capite dei cittadini per lo smaltimento dei rifiuti bassi, e altre zone di altre Province del Piemonte che invece non hanno un'efficienza come in quel caso e, quindi hanno costi differenti.
L'interpretazione di questa legge, ancorché individuata all'interno di un regime amministrativo relativo alle Province, ha un'implicazione pratica sostanziale. E' per quello che continuiamo a ribadire l'attenzione che ci deve essere sulla norma, altrimenti si creerebbero una serie di problematiche che andrebbero ad incidere, non solo sotto il profilo amministrativo delle competenze amministrative che le Province avranno, ma anche sotto il profilo che poi i cittadini andranno a pagare.
Alla fine della fiera esistono soltanto due settori in cui i soldi amministrativamente, girano: le bollette dell'acqua e le bollette sui rifiuti. Si tratta di due elementi in cui ci deve essere la massima attenzione. Sono i due settori in cui, proprio per il sistema di bollettazione, c'è molto denaro che deve essere verificato costantemente ai fini di una minore tariffa finale che i cittadini devono pagare.
Con questa logica sono stati studiati gli emendamenti che vi abbiamo presentato. Con questa logica sono state richieste queste analisi, adesso attendiamo le risposte.
Speriamo che ci sia, da parte vostra, una considerazione propositiva agli emendamenti che vi abbiamo proposto, eventualmente anche emendativa da parte vostra, purché non si vada a creare confusione. Non vorremmo ritrovarci a breve in quest'Aula (a breve perché nella Commissione relativa è già iniziata la discussione sul Piano dei rifiuti) a ridiscutere completamente su una confusione che si è creata con leggi differenti nella stessa Regione.
Questo è il principio per cui al momento, se non ci saranno modifiche sostanziali da parte della Giunta, non possiamo che avere un parere assolutamente contrario, anche perché non vorremmo essere conniventi rispetto a questa evidente confusione che a breve dovremmo affrontare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

A differenza degli interventi che mi hanno preceduto, penso che l'articolo 6 abbia un'importanza di assoluta centralità nel dibattito complessivo dei servizi importanti che le Province, e non solo loro garantiscono ai cittadini.
Innanzitutto dobbiamo ratificare, per l'ennesima volta, che una legge che, pur avendo avuto una gestazione complessa, quale la legge 7 del 2012 nei fatti è stata superata dai sopravvenuti interenti normativi a livello nazionale. Penso in particolare alla legge 56, la cosiddetta legge Delrio di cui discutiamo in Aula nel corso di queste sedute.
In allora, il tema delle raccolte e della gestione di questa parte del ciclo integrato dei rifiuti era rimessa, da legge regionale, a conferenze provinciali, che però reggevano i propri equilibri sul presupposto che la Provincia fosse un organo diverso, rispetto ai Comuni e ai consorzi, pure solo tributari competenti in materia. La partecipazione della Provincia quindi, all'interno della Conferenza metropolitana, in particolare in una realtà come quella della Città metropolitana di Torino attuale riequilibrava le rappresentanze.
Oggi come oggi, la figura cardine e capo dei due enti - Città capoluogo che detiene la maggioranza delle quote, e Città metropolitana - è la stessa. Nei fatti, quindi, tutta la realtà extracapoluogo non pu riconoscersi nell'impostazione originaria della legge 7. Ecco perch ritengo sia assolutamente positivo - soprattutto per dare anche un po' di chiarezza - questo articolo 6.
Da un lato, si dice che l'impiantistica è di competenza di un ambito unico regionale. Questo, però, è assolutamente imprescindibile, perché non ha senso parcellizzare il ragionamento degli impianti per subambiti, quando poi il piano stesso regionale dei rifiuti deve dare un inquadramento generale per tutto il territorio regionale.
Dall'altro lato, non ha senso centralizzare, in ambiti troppo ampi, il discorso delle raccolte, se vogliamo puntualizzare gli obiettivi sostenibili all'interno del futuro piano regionale di rifiuti di cui si sta discutendo nella Commissione competente.
Il fatto che in modo chiaro si definisca che i Comuni partecipano in modo diretto, aggregati in aree territoriali omogenee, alle decisioni in materia di raccolta e smaltimento, ci sembra un elemento importante che supera quell'impasse legato alla legge 7 non attuata.
E' anche importante la normativa transitoria che richiama la normativa transitoria della legge 7 perché, oggi come ieri, i servizi devono essere garantiti. Evidentemente, i consorzi sono superati, per cui la legge 7 andrà rivisitata il più presto possibile, come abbiamo detto in Commissione, ed è un impegno che credo tutti quanti noi ci dobbiamo assumere. E' anche vero, però, che all'interno dei consorzi, visto che siamo reduci da un incontro con sindacati e rappresentanze sindacali unitarie, abbiamo personale che lavora, quindi dovremmo dare un assetto definitivo ed una certezza a questo personale, altrimenti oggi chiudiamo un discorso afferente alle Province, intese in senso lato, e domani apriamo immediatamente un discorso di precarietà del personale che attualmente opera nei consorzi.
Anche da questo punto di vista, dopo l'approvazione della legge di attuazione della Delrio, ritengo ci si debba metterne attorno ad un tavolo perché il Piano rifiuti e la legge 7 nella sua rivisitazione siano al centro dell'agenda politica dei prossimi mesi, perché si dia un assetto definitivo, una volta per tutte, ad un settore e ad un ambito così delicato, quale quello del ciclo integrato dei rifiuti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
Procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 86), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 63), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi del Circolo Didattico "A. S. Novaro" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti del Circolo Didattico "A .S .Novaro" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Province - Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni - Città metropolitane

Proseguimento esame disegno di legge n. 145, inerente a "Riordino delle funzioni amministrative conferite alle Province in attuazione della Legge 7 aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province sulle unioni e fusioni di Comuni" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 145 e procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 64), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 6, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Emendamento rubricato n. 105) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Reschigna: Alla voce AGRICOLTURA il numero 1) relativo alla legge regionale 13 maggio 1980, n. 39 (Repressioni delle frodi: sistema di rilevazione e controllo della produzione e del commercio dei prodotti vinicoli), è interamente abrogato.
La parola all'Assessore Reschigna per l'illustrazione; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

È un emendamento che è stato richiesto dalle Province: in funzione della riacquisizione della funzione "agricoltura" in capo alla Regione chiedono che la Regione, conseguentemente, riassuma anche la funzione della repressione delle frodi, in modo particolare sui prodotti vinicoli.



PRESIDENTE

Grazie.
Emendamento rubricato n. 68) presentato dai Consiglieri Mighetti, Valetti Campo, Bertola, Frediani, Andrissi e Batzella: Nel punto 1) del paragrafo ATTIVITÀ-ESTRATTIVE il numero dell'articolo "29" viene eliminato.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Semplicemente, questo emendamento era "compagno" degli emendamenti respinti dalla Giunta nel precedente articolo.
Parliamo di attività estrattive e ci riferiamo alla questione relativa alla scissione tra vigilanza all'interno della attività estrattiva e attività autorizzativa.
Chiaramente, essendo decaduto il presupposto che avevamo inserito all'articolo 2, questo emendamento non ha più senso. Approfitto comunque dello spazio per la sua illustrazione per sottolineare la nostra posizione e, soprattutto, per replicare all'Assessore Reschigna in merito a quanto ha detto in risposta all'emendamento già presentato.
L'Assessore Reschigna ha detto che il personale delle Province addetto alla vigilanza dell'attività di escavazione sarà riassorbito dalla Regione Piemonte e con questo personale verrà fatta l'attività di vigilanza.
Nel merito, sollevo due questioni. La prima è molto pratica: questo personale, se viene riassorbito dalla Regione, deve comunque rimanere sul territorio. E' impensabile, infatti, che il personale per la vigilanza sulle attività estrattive parta da Torino per andare tutti i giorni in tutto il Piemonte. Dev'essere un'attività fatta sul territorio e dev'essere un'attività operativa; perché la vigilanza sulle cave non si fa dall'ufficio, ma sul territorio.
In secondo luogo, volevo sottolineare come questa vigilanza debba essere riconsiderata a fondo, dal punto di vista organizzativo, dalla Regione e debbano essere, in qualche modo, valutati anche gli aspetti pratici: queste persone che lavoravano in Provincia e che facevano attività di vigilanza, non si limitavano solo a quella, ma, in molti casi, erano a scavalco tra l'attività di vigilanza ambientale e quella di Polizia mineraria. Vi sono, dunque, molti piccoli elementi da valutare correttamente e coerentemente, per non creare dei problemi fattivi e pericolosi per il territorio. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
Emendamento rubricato n. 47) presentato dai Consiglieri Bono, Mighetti Valetti, Campo, Bertola, Frediani, Andrissi e Batzella: Dopo le parole "Allegato A" sono elise le parole "e fatte salve le funzioni delegate di cui all'art. 5, comma 3, lettera a".
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani per l'illustrazione; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Come per il collega Mighetti, anche in questo caso facciamo riferimento a degli emendamenti che sono stati respinti e che erano attinenti alla formazione professionale e al fatto di ricondurre la funzione sempre al di sotto della Regione.
Mi sembra, però, che il discorso sia decaduto abbondantemente e lo conferma l'Assessore Reschigna con ampi gesti della testa.
Direi, quindi, che ritiriamo quest'emendamento.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 61) presentato dai Consiglieri Mighetti, Valetti Campo, Bertola, Frediani, Andrissi e Batzella: Il comma 2 viene così modificato: "2. Al fine di garantire l'unitarietà dell'esercizio e provvedere al completamento del riordino in materia, sono ricollocate, altresì, alla Regione: a. le funzioni amministrative in materia di agricoltura già trasferite alle Province ed esercitate dalle comunità montane ai sensi dell'articolo 3 della legge regionale 8 luglio 1999, n. 17 (Riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative in materia di agricoltura, alimentazione, sviluppo rurale, caccia e pesca), in virtù della specificità territoriale. Con deliberazione della Giunta regionale si provvede alla ricognizione delle risorse umane, finanziarie e strumentali da trasferire alla Regione ed all'individuazione della decorrenza del trasferimento delle funzioni.
b. le funzioni amministrative in materia di beni ed attività culturali e spettacolo già trasferite alle Province ai sensi dell'articolo 126 (comma 2, lettera s), numeri 1), 2), 3) e 4) e lettera b), numeri 1), 2) e 3)) della legge regionale 26 aprile 2000, n. 44.
c. le funzioni amministrative in materia di turismo già trasferite alle Province ai sensi dell'articolo 83 (comma 3, lettera b) della legge regionale 26 aprile 2000, n. 44".
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani per l'illustrazione; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Con quest'emendamento, invece, andiamo a chiedere di precisare maggiormente le funzioni in materia di beni e attività culturali spettacolo e turismo.
Nello specifico, andiamo a definire al comma 2 maggiori precisazioni per garantire l'unitarietà dell'esercizio e provvedere al completamento del riordino, in modo che sia indicato precisamente quali siano le funzioni della materia relativamente al turismo e alla cultura all'interno della ridistribuzione delle funzioni.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 62) presentato dai Consiglieri Mighetti, Valetti Campo, Bertola, Frediani, Andrissi e Batzella: Dopo il comma 2 viene aggiunto il comma 2 bis, così come articolato: "In materia di beni ed attività culturali, spettacolo e turismo, la Giunta regionale può affidare con specifico atto, alla Città metropolitana di Torino e alle Province, nonché ai Comuni, attività di istruttoria, di gestione e di controllo".
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani per l'illustrazione; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Con questo emendamento chiediamo di aggiungere, dopo il comma 2, il comma 2 bis, che definisce che in materia di beni e attività culturali spettacolo e turismo - quindi siamo sempre all'interno del settore oggetto dell'emendamento precedente - la Giunta regionale può affidare, con specifico atto, previa convenzione, alla Città Metropolitana di Torino alle Province, nonché ai Comuni, attività di istruttoria, di gestione e di controllo.
Anche qui, sempre nella logica di ottimizzare e velocizzare le attività, e per fare in modo che la Regione mantenga comunque il coordinamento di queste funzioni, però possa essere presente in modo capillare sul territorio, recependo, per l'appunto, le indicazioni che provengono dagli enti che si trovano a livello inferiore.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 48) presentato dai Consiglieri Frediani, Andrissi Batzella Bertola, Bono, Campo, Mighetti, Valetti: Il comma 4 dell'art. 7 è così riformulato: "4. Al fine di individuare le azioni di competenza della Città Metropolitana e delle Province, nell'ambito delle funzioni conferite dalla legislazione nazionale in materia di promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, gli atti di indirizzo e di programmazione strategica regionale in materia di istruzione e formazione professionale sono adottati previa acquisizione del parere degli enti stessi formulato in sede di concertazione".
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani per l'illustrazione; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Con questo emendamento intendiamo individuare, in modo più preciso definendole come "azioni di competenza", le azioni riservate alla Città Metropolitana e alle Province. Chiediamo una migliore definizione di queste azioni, in modo che ci sia maggior chiarezza sulla distribuzione delle spesse.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Reschigna, per esprimere il parere della Giunta regionale sugli emendamenti; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Ad eccezione dell'emendamento rubricato n. 105), la Giunta regionale esprime parere negativo per le ragioni che ha già evidenziato anche la Consigliera Frediani.
Questi emendamenti sono conseguenza di articoli che sono stati votati con indirizzi diversi.
Brevemente, sul tema dei controlli della Polizia mineraria: non abbiamo alcuna intenzione di portare a Torino il personale che recupereremo e che oggi svolge questo tipo di funzione all'interno della Provincia, anche perché c'è la norma della legge Madia che prevede il limite dei 50 chilometri per le mobilità sul posto di lavoro del personale. Quindi, tutte le funzioni - l'ho già detto anche nel dibattito generale - anche quelle che la Regione riassume come gestione diretta, prevedranno comunque la presenza di Uffici decentrati della Regione sul territorio, proprio per le ragioni che, peraltro, ha sottolineato il Consigliere Mighetti nel suo intervento; inoltre, voglio ricordare che su questo tema la richiesta perviene proprio dalle Province in relazione alle difficoltà in alcune Province all'esercizio effettivo di tale funzione.



PRESIDENTE

Grazie.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 105).
Il Consiglio approva.
Consigliere Mighetti, l'emendamento rubricato n. 68) lo considero ritirato perché era conseguente all'altro che ha ritirato?



(Commenti del Consigliere Mighetti)



PRESIDENTE

Lo pongo in votazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 68), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
L'emendamento rubricato n. 47) presentato dalla Consigliera Frediani è stato ritirato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 61), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 62), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 48), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 7, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Emendamento rubricato n. 88) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Sozzani Ruffino: L'art. 8, del disegno di legge n. 145, è sostituito dal seguente: "Art. 8 (Specificità della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola) 1. In deroga a quanto stabilito dalla legge regionale 14 marzo 2014, n. 3 (Legge sulla montagna), la Regione, in attuazione dell'articolo 1, comma 3 secondo periodo della l. 56/2014 e di quanto stabilito dalla l.r. 8/2015 in considerazione del suo territorio interamente montano e confinante con paesi stranieri, delle specifiche caratteristiche geografiche ed idrografiche, geomorfologiche e geoidrologiche, nonché delle locali tradizioni storico-culturali, attribuisce alla Provincia del Verbano-Cusio Ossola specifiche funzioni amministrative concernenti, in materia di attività estrattive, relativamente a cave e torbiere, la gestione delegata delle funzioni amministrative di cui all'articolo 4 della l.r. 69/1978.
2. La Regione garantisce, per quanto di competenza, la partecipazione della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola agli organismi di indirizzo e coordinamento interessanti le iniziative transfrontaliere promosse dalla Commissione europea, incluso il programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Svizzera".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 88), sostanzialmente, prevede una riscrittura dell'articolo 8 all'interno del quale si lasciano alla Provincia del Verbano-Cusio-Ossola minori competenze rispetto a quelle indicate nell'articolo, non tanto perché non si crede che siano utili quanto perch come abbiamo già visto in un emendamento precedente, noi crediamo - uno peraltro è stato accolto - che la competenza dei Comuni relativamente alla filiera legno-energia debba stare in capo alle Unioni dei Comuni. Allo stesso modo, l'aspetto relativo agli usi civici crediamo debba essere attribuito ad alcune Province, nella fattispecie la Provincia di Torino e a quella del Verbano-Cusio-Ossola, ma sotto una forma sperimentale.
E' importante farlo presente perché credo che, in qualche modo, occorra spiegare il motivo per cui, sostanzialmente, l'articolo 8 non è altro che ciò che rimane rispetto ad altre parti che sono contenute in alcuni articoli che abbiamo discusso e in altri invece da discutere.
Faccio solo presente che, in tema di coordinamento e di valutazione bisognerebbe capire se, recepito l'emendamento relativo all'Unione dei Comuni, che quindi assegna alle medesime una competenza, si voglia lasciare, come prevede il comma 3 alla lettera a), questa competenza in capo alla Provincia oppure, come avviene in tutto il territorio piemontese anche all'interno del VCO, che peraltro ha la quasi totalità dei Comuni costituiti in Unione di Comuni, salvo due o tre (adesso non ricordo il numero esatto), comunque diciamo che più del 90% dei Comuni all'interno di Unioni avrebbe questa opportunità.
Ovviamente, abbiamo mantenuto gli aspetti che qualificano un'area.
Certamente quella relativa agli organismi di indirizzo e di coordinamento interessanti le iniziative transfrontaliere, incluso il programma Italia Svizzera, è una parte che lasciamo perché è assolutamente similare alla riflessione che avevamo compiuto in capo alla formazione professionale. Ci dispiace che non sia stata accolta, perché, per omogeneità, riprendeva un po' il principio che qui viene indicato, ancorché sia la Regione Piemonte il soggetto che, con le Province, con la Lombardia, con la Svizzera e con i Cantoni che costituiscono il programma transfrontaliero Italia-Svizzera, ha la gestione dei fondi; in questo caso, la norma, secondo noi correttamente dà competenza alla Provincia di Verbania di svolgere funzioni di indirizzo e di coordinamento.
La stessa modalità, se l'avessimo estesa alla formazione professionale credo sarebbe stato un passaggio importante.



PRESIDENTE

Grazie.
Emendamento rubricato n. 102) presentato dai Consiglieri Berutti, Sozzani Vignale: Al comma 2, dell'art. 8, del disegno di legge n. 145, le parole: "E' altresì, delegata" sono sostituite dalle seguenti: "E' altresì, conferita".
Ha chiesto la parola il Consigliere Berutti per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Intervengo molto rapidamente.
Alla luce di questo articolo, che evidenzia la specificità della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, che rispetto alle altre Province ha comunque ricevuto dalla legge nazionale un suo riconoscimento particolare la proposta è la seguente: sul comma 2, invece di parlare di delega in materia di ambiente, per la gestione nell'ambito delle aree della Rete Natura 2000, di conferire in materia di ambiente la gestione, ecc. Ho visto, cioè, che lì ha una sua specificità e tutta una sua autonomia operativa, pertanto la proposta era semplicemente quella.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Berutti.
Emendamento rubricato n. 106) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Reschigna: Al comma 3 dopo le parole "in deroga a quanto stabilito dall'articolo 3" sono aggiunte le seguenti "e all'articolo 5 bis".
La parola all'Assessore Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

E' proprio per quelle norme di coordinamento cui faceva riferimento il Consigliere Vignale che manteniamo in capo alla Provincia del VCO, in deroga anche alla norma prevista dall'articolo 5 bis, che era stato introdotto, per una ragione molto semplice: in una Provincia piccola cerchiamo di evitare di avere una duplicazione di funzioni.
Per gli altri territori abbiamo accolto l'emendamento, anche perch quella era una funzione di area vasta, e quindi, probabilmente, con qualche difficoltà e capacità a capire e leggere le diversità di un territorio.
Qui, invece, facciamo una scelta netta: è sulla Provincia e quindi non sulle Unioni dei Comuni montani.
E', pertanto, una norma di coordinamento, che prevede quanto è stato detto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Non possiamo non rilevare alcuni aspetti: anche con la presentazione dell'emendamento n. 106), la Giunta fa una scelta netta.
Mentre, cioè, c'è un Piemonte che viene normato in modo che le funzioni sono in capo alla Regione (formazione professionale) o alle Unioni dei Comuni (filiera dell'energia), andando proprio dal più grande al più piccolo, la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola (sarà certamente un caso che il Vicepresidente, avendo anche la delega agli Enti locali, risieda in quella provincia), invece farà tutto.
Rileviamo come questa sia una scelta da noi non condivisa, per due aspetti: il primo, perché è un ente con un'elezione di secondo livello; il secondo, perché ci domandiamo, anche in virtù di ciò che la legge nazionale prevede - che dà compiti alle Province con specificità montane di svolgere le funzioni che svolgono le Unioni dei Comuni - che cosa faranno le Unioni dei Comuni all'interno di quella Provincia. Se, cioè, uno va a guardare le tre o quattro funzioni principali delle Unioni dei Comuni, si rende conto che, o per norma nazionale, o per norma regionale, non saranno più in capo alle Unioni dei Comuni, a differenza di tutto il resto del Piemonte.
E' una modalità di centralismo non indifferente, nel senso che la Provincia ha un'Amministrazione di centrosinistra e a quell'Amministrazione si attribuisce la totalità delle competenze. Chi ha fatto lo sforzo, o ha assunto l'impegno, di costituire l'Unione, che non è sempre governabile come una Provincia di colore omogeneo, si aggiusti, nel senso che si pu far pagare qualche stipendio e occuparsi delle minuzie, perché, o la legge nazionale - da una parte - o la legge regionale - dall'altra - quelle competenze che tutte le altre Unioni dei Comuni hanno, alla Provincia del VCO non le attribuiscono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

In merito all'emendamento presentato dalla Giunta, abbiamo appreso un'indicazione sicuramente positiva, anche se abbiamo detto più volte che ci sono delle differenze sostanziali fra il trattamento che hanno avuto le altre Province rispetto a quella del Verbano-Cusio-Ossola.
Riguardo alla specificità montana, nessuno ha nulla da obiettare, ma ci sono delle differenze sostanziali che questa specificità attribuisce a quel tipo di territorio, rispetto ad altri.
La criticità che abbiamo evidenziato nella discussione precedente degli emendamenti rimane, poiché non riteniamo giusto che un territorio in particolare possa avere delle caratteristiche amministrative, delle potenzialità amministrative come queste, rispetto ad altri territori, cui invece, riteniamo andassero estese alcune funzioni. Intanto, per mantenere l'efficienza di questi enti di area vasta, altrimenti sono enti di area vasta sicuramente nell'ambito dell'applicazione della legge Delrio e dell'applicazione di un costo complessivo degli stessi troppo alto per lo Stato. Stiamo discutendo, cioè, di una legge che attribuisce al nuovo ente di area vasta una situazione ibrida.
Non si capisce qual è la funzione complessiva di questo ente, rispetto invece, alle funzioni che aveva in precedenza, dove c'era anche una responsabilità elettorale sicuramente importante, perché si doveva rendere conto alle popolazioni locali. In questo caso, invece, diventano enti cui si sta cercando di trovare delle competenze specifiche amministrative, ma non c'è il riconoscimento di coloro che ci abitano.
Pertanto, rispetto a questa situazione un po' particolare e rispetto al fatto che la Giunta non ha voluto ampliare, riconoscendo ad altre Province alcune specificità del VCO, manteniamo il parere critico, votando in modo negativo su questo articolo di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Su quest'articolo convergono alcune perplessità. Noi non abbiamo presentato emendamenti in merito, perché riteniamo che la questione avrebbe dovuto essere affrontata in maniera radicalmente diversa. Questo avrebbe comportato, però, una serie di cose quali l'abolizione della 8/2015, oppure un altro tipo d'intervento.
Il problema, cioè, è: poiché si vogliono riconoscere alla Provincia del VCO le caratteristiche specifiche di territorio interamente montano, e quindi assegnare delle funzioni particolari (si è usato già quest'anno uno strumento per riconoscere queste caratteristiche), ci lascia molto perplessi il fatto che sia stata inserita in uno degli ambiti territoriali per la gestione associata di funzioni, che la vedono come una parte che in più ha anche delle caratteristiche peculiari.
Un approccio più soft sarebbe stato quello di lasciarla come ambito territoriale ottimale separato, con tutte le sue caratteristiche, come già definite dalle modifiche normative e statutarie.
Pertanto, quello che non capiamo in questo articolo 8 è quale tipo di approccio si stia facendo per quel territorio, perché - l'ha ben sottolineato il Consigliere Vignale - si tolgono quei ruoli che sarebbero più propri delle Unioni montane (i Comuni che rientrano in questo territorio comunque costituiranno Unioni montane) e, dall'altra parte, si attribuiscono funzioni specifiche ad un ente che, pur riconosciuto dalla legge Delrio e da una legge specifica regionale, è una Provincia e, quindi è sub iudice rispetto alla riforma costituzionale che andrà a cancellare l'esistenza dell'ente Provincia.
Ci saremmo aspettati un approccio che affrontasse la questione andando o dal lato delle Unioni dei Comuni, oppure dal lato della riscrittura della già citata legge 44, che andava a rivedere in maniera complessiva la redistribuzione delle funzioni e anche una loro possibile ridefinizione nella logica, appunto, di questo riordino anche temporaneo - proprio per capire come intervenire nelle aree montane.
Ricordiamo che ora, comunque, il VCO rientra in quell'agglomerato di ambito territoriale ottimale con altre tre Province che di montano non hanno nulla, mentre dall'altra parte io ho un ambito territoriale - la Provincia di Cuneo - che ha parecchio di montano anch'essa, per cui mi sarei aspettato piuttosto un intervento che andasse a riconoscere le peculiarità delle aree montane tout court, anziché far ricadere funzionalità che sarebbero specifiche di gestione del territorio montano anche sulla Città metropolitana - tutto sommato, io vedo poco appropriato questo affidamento alla Città metropolitana - così come l'inserire in un'area vasta di ambito territoriale ottimale di quattro Province una Provincia a cui è già stata riconosciuta una peculiarità di area montana mentre su altre aree montane del Piemonte tali peculiarità non vengono riconosciute, con tutte le conseguenze in termini di risorse e di personale.
Questo è un articolo, in particolare, su cui veramente ci chiediamo cosa voglia significare dal punto di vista normativo. Di conseguenza, la nostra posizione sarà di sostanziale non partecipazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Reschigna per esprimere il parere della Giunta sugli emendamenti.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Ovviamente il parere è favorevole sull'emendamento della Giunta ed è contrario su tutti gli altri emendamenti.
Due brevissime considerazioni. La prima è che, quando abbiamo fatto questa legge, un punto doveva essere chiaro: non potevamo immaginare un'attribuzione di funzioni in parte a un soggetto e in parte a un altro soggetto. La Provincia del VCO ha 160.000 abitanti, è poco più di un quartiere di Torino. Mi rendo conto che in quel territorio c'è un problema di rapporto tra le competenze delle Province e le competenze delle Unioni dei Comuni montani, ma è una scelta che ha fatto quel territorio. E' una scelta che ha fatto quel territorio ed è evidente che non è immaginabile che in una realtà di questo genere noi ci si ponga il problema di una suddivisione di competenze tra Province e Unioni dei Comuni. Lì le Unioni dei Comuni dovranno avere prevalentemente le caratteristiche di rappresentare la gestione associata delle funzioni previste dalla legge Delrio.
Seconda considerazione. Non è così incoerente, Consigliere Campo, il fatto che una Provincia abbia funzioni esclusive e partecipi a una politica di quadrante, perché non è pensabile che la Provincia del VCO possa affrontare il tema della riorganizzazione del trasporto pubblico locale da sola e nemmeno le politiche sullo smaltimento dei rifiuti da sola, perch non sono ambiti ottimali nella misura in cui le une e le altre hanno bisogno oggi di essere esercitate su ambiti territoriali più ampi. Questa è la logica che ha portato a individuare alcune funzioni specifiche e non altre.
Dopodiché, Consigliere Campo, ho ascoltato il suo intervento. Mi sembrano molto contraddittorie le cose che lei ha detto, l'una nei confronti delle altre. Ha detto che non bisognava dare le specificità alla Provincia del VCO e, nello stesso tempo, ha detto che bisognava togliere la Provincia del VCO dalle aree vaste.
Mettiamoci d'accordo!



PRESIDENTE

Grazie.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 88), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 102), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 106).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 8, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 bis Emendamento rubricato n. 89) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Sozzani Ruffino: Dopo l'articolo 8 del disegno di legge n. 145, è aggiunto il seguente: "Articolo 8 bis (Sperimentazioni gestionali) In deroga a quanto previsto dall'articolo 7 della presente legge, e in via sperimentale, alla Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, di Torino e di Cuneo sono attribuite specifiche funzioni amministrative concernenti: in materia di foreste: predisposizione ed approvazione del Piano forestale territoriale di cui all'articolo 10 della legge regionale 4/2009 definizione delle scelte prioritarie d'intervento sul territorio finalizzate alla realizzazione delle azioni di cui all'articolo 25 della legge regionale 4/2009, nell'ambito dei Piani di sviluppo socio-economico approvazione del Piano forestale aziendale di cui all'articolo 11 della legge regionale 4/2009 in materia di usi civili, le funzioni di cui all'articolo 4, comma 1 lettere a) e c) e all'articolo 6, comma 3, secondo periodo della lettera a), relativamente alle funzioni consultive di competenza regionale, della legge regionale 2 dicembre 2009, n. 29 (Attribuzioni di funzioni amministrative e disciplina in materia di usi civili)".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
E' quanto avevamo detto già nella giornata di ieri, anche se in qualche modo si è voluto provvedere alla votazione degli emendamenti all'articolo 5, in realtà precedendo quello che era un articolo aggiuntivo che forse sarebbe stato meglio introdurre anteriormente.
Cosa dice l'articolo 8 ("Sperimentazione gestionale")? Sostanzialmente indica che alcuni temi - quello in materia di foreste, con la predisposizione e l'approvazione del Piano forestale territoriale; la definizione delle scelte prioritarie dell'intervento sul territorio finalizzate alle azioni della legge 4; l'utilizzo delle attività legate alla legge sulle foreste, in particolar modo riguardo all'articolo 25 ("Sviluppo economico"); l'approvazione del Piano forestale aziendale di quell'articolo 11, che peraltro non è invece previsto nella norma che stiamo discutendo; gli usi civici - possono essere dati in via sperimentale alle Province di Torino, del Verbano-Cusio-Ossola e di Cuneo.
Perché queste tre Province? Perché, tanto in merito all'attività di gestione delle foreste quanto in merito all'attività e alla presenza degli usi civici, sono le tre Province piemontesi che maggiormente potrebbero intervenire in tal senso. Non si dice nulla di differente rispetto a quanto è scritto all'interno della legge, però si sancisce un principio estremamente significativo: non ci sono due Province privilegiate - che hanno un privilegio che la norma nazionale gli dà, per carità, rispetto a una limitazione, per esempio, delle eccedenze lavorative o hanno un numero di maggiori competenze in merito almeno a competenze che non individua la norma nazionale, ma che individua esclusivamente la norma regionale, cioè quella del concetto delle foreste come sviluppo economico e attività di pianificazione e quello relativo agli usi civici - ma partono tre Province.
Qualora la sperimentazione funzioni, questa viene estesa a tutto il resto delle Province piemontesi.
Credo che questo sia un modo più equilibrato per dimostrare che un'amministrazione regionale è sì disposta a utilizzare prima alcune amministrazioni provinciali per verificare se una sperimentazione funziona e poi estenderla.
La legge che noi stiamo approvando dice una cosa diversa: queste funzioni sono esclusivamente in capo alla Provincia di Torino e alla Provincia del VCO, tutte le altre non ce l'hanno e rimangono di competenza regionale o comunale. Ci sembra un errore. Un errore dettato, come abbiamo detto in più occasioni, non da una valutazione politica generale, ma una richiesta territoriale: da una parte una richiesta che viene anche da sollecitazioni che il Vicepresidente ha avuto in casa propria e dall'altra, da quella della Città metropolitana e dal Sindaco Fassino.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
In aggiunta a quanto detto dal Consigliere Vignale e riallacciandomi a quanto diceva il Consigliere Campo relativamente ad alcuni privilegi chiamiamoli così in termini non offensivi, della legge Delrio rispetto al Verbano-Cusio-Ossola. Vista la complessità e anche la confusione che la legge Delrio ha già dato in questo senso, sottolineo il fatto che anche la Provincia di Cuneo potesse entrare nell'ambito della sperimentazione.
Riteniamo che nel prossimo futuro non si esaurirà il dibattito sotto il profilo delle Province, non si esaurirà il dibattito sotto il profilo degli enti di area vasta che dovranno essere ancora ottimizzati, piuttosto che valutare altre funzioni che sicuramente affronteremo nell'ambito dell'Aula.
Il fatto che ci possano essere degli elementi con lo stesso spirito che discutevamo prima nell'ambito dei rifiuti, che sono stati introdotti degli articoli di salvaguardia rispetto alla transitorietà della legge medesima.
La sperimentazione rispetto ad un futuro nuovo della gestione della cosa pubblica a livello nazionale come quella dell'introduzione di aree vaste.
Il fatto che si possa allargare ad una Provincia in più, che ha delle specificità, non ha probabilmente le caratteristiche territoriali per rientrare nelle caratteristiche della legge montana come la Provincia del VCO, ma è fuor di dubbio che le specificità le ha. Il fatto che si possa allargare fino a questa Provincia la possibilità sperimentale dell'utilizzo delle competenze amministrative che noi abbiamo indicato nell'emendamento riteniamo che sia giusto ed interessante. Soprattutto, come diceva il Consigliere Vignale, nel momento in cui ciò funziona, funziona per tutte le Province piemontesi e non solo per queste tre.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Riteniamo interessante questa proposta perché nel solco di quanto detto prima, per quanto noi avremmo preferito la riconduzione di tutte queste funzioni in generale all'ente regionale e alla nostra impostazione regionale.
Intanto ci sembra che la Provincia di Torino non esista più, quindi semmai si dovrebbe parlare di Città metropolitana, cui già sul discorso forestale le competenze vengono date. Poi ci chiediamo, comunque, per uniformità, se non si sarebbe dovuto intervenire sull'interno contesto dell'arco alpino piemontese come area forestale, includendo nell'arco alpino anche la parte appenninica che riguarda la Provincia di Alessandria.
In buona sostanza, quest'emendamento, che introduce l'articolo 8 bis, ci piace come impostazione perché solleva la questione che ho già detto prima.
Vorrei dire al Vicepresidente Reschigna che quello che ho detto prima non è una posizione; anzi, semmai ho espresso le perplessità per le quali non abbiamo presentato emendamenti sull'articolo precedente in quanto, in questo disegno di legge, non emerge, disgraziatamente, un'indicazione chiara su che cosa si voglia fare su questi temi. Questa geometria variabile è una geometria che ha poco di geometrico, ma tanto di caotico.
Sostanzialmente, noi stiamo distribuendo funzioni per cercare di fare il minimo sforzo possibile altrimenti, come ha ripetuto tante volte il Vicepresidente, lo sforzo per la Regione, che notoriamente si sforza mostruosamente in termini organizzativi, sarebbe stato eccessivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Graglia; ne ha facoltà.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
In quanto Consigliere della Provincia di Cuneo e poiché l'articolo bis coinvolge direttamente la Provincia, mi rivolgo direttamente ai Consiglieri della Provincia di Cuneo - maggioranza e minoranza - ma soprattutto all'Assessore Valmaggia, al quale chiedo di fare l'interesse dei cittadini cuneesi e di inserire anche Cuneo in questa sperimentazione gestionale che se desse i risultati sperati, potrebbe poi essere estesa a tutte le altre Province.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Non farò, mi permetta la battuta, un'istanza per la Provincia di Torino, ma credo sia fondamentale risottolineare quanto già detto dai Consiglieri.
Credo sia fondamentale risottolineare che quello che viene richiesto con quest'emendamento è di sperimentare e se la sperimentazione, come si ritiene, avrà un buon effetto, portarla come buona prassi in un territorio vasto e ampio come quello della regione Piemonte.
In realtà, crediamo che non sia soltanto un'iniziativa da intraprendere su un'area sicuramente difficile e disagiata, ma che sia da utilizzare veramente in forma sperimentale per non fare figli e figliastri. Diventerà già difficile riuscire ad equilibrare, all'interno delle nuove logiche di demandazione, delle deleghe rispetto a quanto avvenuto fino ad oggi, con la presenza delle Province, e non soltanto con la presenza di ambiti vasti di area metropolitana.
Riteniamo che se ci sono delle buone prassi, non vadano utilizzate soltanto in alcune aree, ma che vengano sperimentate e poi utilizzate su tutto il territorio della regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

La legge Delrio dice sostanzialmente che, nell'ambito dell'intervento legislativo di riordino delle funzioni, le Regioni possono conferire ulteriori funzioni amministrative in capo alla Città metropolitana esclusivamente montana e confinante con tratti stranieri. Durante il dibattito in Commissione si è detto: alcune di queste funzioni sono pure interessanti. Io ho risposto: facciamo una sperimentazione su questi territori e se il sistema funziona, lo estendiamo. Ma vuol dire estenderlo alle altre Province, a tutte le altre Province, non ad una.
Altrimenti questa legge viene impugnata da qualunque altro soggetto che appartiene alla Provincia di Biella, Vercelli, Novara e Alessandria. Non facciamo i localisti per piacere!



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Certamente il Vicepresidente ha una capacità o, meglio, la Giunta ha una capacità di stesura delle norme che può non essere pari a quella dei Gruppi consiliari.
Rilevo che c'è un aspetto significativo. Se il Vicepresidente legge gli articoli 2 e 3 vedrà che, in realtà, noi attribuiamo altre funzioni a tutte le Province che non sono solo né la Città metropolitana né tutte le Province.
Non casualmente la rubrica del nostro articolo individua l'articolo stesso come sperimentazione gestionale. Noi l'abbiamo inserita, perché in particolar modo rispetto al tema delle foreste è evidente che la Provincia di Cuneo rappresenta quasi il 40% dell'intero patrimonio forestale della nostra Regione ed è il motivo per cui l'abbiamo inserita.
Se il Vicepresidente ci diceva che, per i motivi che adesso ha esposto andavano mantenute solo le due, le avremmo mantenute, ma c'è una differenza sostanziale tra quest'articolo e quello che abbiamo votiamo al 5 e quello che voteremo all'8.
La legge che voi presentate prevede che quelle competenze stiano in capo esclusivamente a quelle Province. Poi, in un secondo momento modificando la norma, si può prevedere che queste competenze vengano estese ad altre Province, ma questo vale sempre per tutti. Cioè, in qualunque momento il Consiglio regionale può decidere che una funzione che oggi è in capo alla Regione venga estesa a tutte le Province, una funzione che oggi è in capo solo al VCO o solo alla Città metropolitana o a tutte e due insieme venga estesa a tutte le otto.
Il nostro emendamento introduceva un principio differente, cioè che essendo una sperimentazione gestionale, si cominciava in quelle Province per poi, se funzionava, estenderla a tutte.
Crediamo ci sia una profonda differenza tra quello che è presente all'interno della legge e quello che è presente all'interno di questo articolo. O meglio, non una profonda differenza, ma una piccola differenza che se si voleva colmare non volendo fare alcune Province privilegiate certo è anche la norma nazionale che prevede questo - e altre più penalizzate, questo è uno strumento per dimostrare che la Regione, ancorch la legge n. 56 individui soggetti a cui si possono conferire più competenze e altre no, cercava una via mediana per essere pari nei confronti di tutti gli Enti di area vasta della nostra Regione.
Il voto che noi esprimeremo sarà ovviamente favorevole rispetto all'emendamento rubricato n. 89), su cui chiedo l'appello nominale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 89), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 8 Consiglieri Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 9 Emendamento rubricato n. 95) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Sozzani, Ruffino: L'art. 9 del disegno di legge n. 145 è sostituito dal seguente: "Art. 9 (Trasferimento delle risorse) 1. Il trasferimento delle risorse umane, finanziarie, strumentali e organizzative, nonché dei rapporti attivi e passivi connessi all'esercizio delle funzioni oggetto di riordino è definito con modalità di spese standard individuate per singoli servizi.
2. La Giunta regionale propone le modalità di cui al precedente comma al Consiglio regionale che le approva.
3. Il trasferimento del personale provinciale è disciplinato dalle disposizioni di cui alla L. 23 dicembre 2014, n. 190 (Disposizioni per la formazione del bilancio pluriennale dello Stato, Legge di stabilità 2015)".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Noi riteniamo estremamente importante non soltanto l'emendamento rubricato n. 95), ma anche il principio che l'emendamento stesso enuncia.
Faccio una piccola valutazione di carattere generale. L'articolo 9, per noi, è uno degli articoli che ha la maggiore criticità all'interno della legge, perché la legge prevede che, individuate funzioni e competenze e quant'altro, l'accordo per il trasferimento o il mantenimento non solo di funzioni ma anche per il trasferimento di risorse avvenga con una modalità che, devo dire la verità, non abbiamo mai visto in una legge regionale.
Cioè è quella che la Regione sigli singoli accordi con le Province individuando qual è la risorsa complessiva che viene trasferita.
E' vero che all'interno dell'articolo 9 vi è il comma 2 che prevede anche grazie ad alcune modifiche che abbiamo proposto ed ottenuto in sede di Commissione, che l'Osservatorio può proporre criteri integrativi rispetto a quelli di cui all'articolo 4 del DPCM. Cioè si dà il ruolo all'Osservatorio regionale di individuare dei criteri sui quali fare i trasferimenti.
Noi, però, sappiamo che oggi le situazioni sono molto differenti da Provincia a Provincia. Cosa dice il nostro emendamento? Il nostro emendamento dice: "Il trasferimento delle risorse umane, finanziarie strumentali ed organizzative, nonché di rapporti attivi e passivi connessi all'esercizio delle funzioni è definito con modalità di spese standard individuata per singoli servizi". Enunciando un principio e lasciando un grande spazio alla Giunta, perché si dice che la Giunta regionale propone le modalità di quel precedente comma al Consiglio che le approva.
Qual è il principio? Il principio è che in questo Paese e anche in questa Regione, quando si parla di spese standard, sono sempre tutti d'accordo; quando si tratta di declinare l'enunciazione, non avviene mai nel senso che anche nei trasferimenti che faremmo alle Province, pagheremmo un servizio dieci e pagheremmo lo stesso servizio ad un'altra Provincia venti.
Allora, si vuole introdurre un principio per cui gradualmente si arriva ad un costo comune, perché capiamo bene che la Provincia che oggi ha una spesa standard di 20, per portarla a dieci, l'unica possibilità che ha è quella di mettere in mobilità dei dipendenti.
Però se vogliamo parlare non soltanto di riduzione dei costi della politica derivanti da piccole ma di vera efficienza, dobbiamo partire dal presupposto che le spese standard, quindi il pagamento uguale per tutti di uno stesso servizio che viene erogato, dovrebbe essere il principio cardine di un'Amministrazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Avevamo già accennato pochi istanti fa, relativamente all'articolo 7 della proposta di legge che stiamo discutendo, proprio parlando di costi ambientali, alle differenze che ci potevano essere nella Regione tra la tassa dei rifiuti. Quest'emendamento generalizza la tematica, andando ad individuare i cosiddetti costi standard.
In Italia da anni si parla di costi standard, ma non mi pare che ci siano delle applicazioni concrete in questo senso, perché alcune Regioni spendono più di altre rispetto a tematiche equivalenti. Vorremmo che questo possa essere riportato anche come circolo virtuoso positivo del costo complessivo del mantenimento di un Ente intermedio, come questo di cui stiamo discutendo, affinché ci possa essere una redistribuzione delle risorse dalle Regioni alle Province in funzione di questi costi standard.
Cosa significa questo? Significa che per un dato servizio, una data attività, un dato costo che la Regione eroga a favore di questi Enti intermedi non vi siano differenze: se questo costo in una Provincia piemontese sia differente rispetto ad un'altra Provincia.
Introdurre questo concetto di costo standard diventa importante sotto il profilo della verifica di questi costi, ma, soprattutto, sotto il profilo del contenimento dei costi medesimi perché, come dicevo prima, il circolo vizioso porta, nel costo più basso, a far sì che tutte le Province si adeguino rispetto a quel costo.
Questo è un elemento che non va ad incidere sull'impostazione della legge, ma può sicuramente essere utile ai fini dell'applicazione della stessa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Come dicevano i colleghi, questa è una proposta che riteniamo assolutamente idonea, soprattutto in una proiezione su cui le Province potrebbero - o meglio - dovrebbero scomparire, secondo la riforma costituzionale che dovrebbe in breve tempo essere approvata. Crediamo che creare un perimetro all'interno del quale si possa organizzare un aspetto gestionale senza la possibilità di andare oltre ai tetti di spesa, quindi a tutta una serie di linee operative, possa essere un aspetto intelligente proprio al fine di dare un segnale che un ente di secondo grado, come oggi sono le Province, è comunque in un contesto di monitoraggio - chiamiamolo così - da parte dell'ente regionale.
E' vero che è un concetto un po' forte, ma noi dobbiamo partire dal presupposto che, in tutti questi anni, gli Enti locali hanno dimostrato in molti casi - ahimè - di avere delle derive, dal punto di vista gestionale abbastanza forti.
E' una proposta che, a nostro avviso, creerebbe una condizione gestionale abbastanza controllata, e nello stesso tempo darebbe una linearità definita, all'interno del bilancio regionale, in termini di trasferimenti e quindi di spesa.
E' una proposta che noi pensiamo possa essere recepita in quanto non cambia l'assetto della legge.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Intervengo in merito a quest'emendamento e al tema che tratta.
Sul trasferimento delle Province, che peraltro si è concluso con una sentenza della Corte Costituzionale citata nell'intervento del Vicepresidente di questa mattina in aula, abbiamo un'esperienza che non è certamente brillante e felice.
Perché? Perché i criteri per il trasferimento dei fondi, o meglio, per il rimborso alle Province delle funzioni delegate, erano stabiliti, allora pressappoco con la stessa norma che troviamo qui al comma 2 dell'articolo 9, rinviando, anno per anno, al bilancio e all'intesa tra le varie realtà dicendo che così si trova l'accordo, anche se poi la Regione è più forte ed è in grado di imporsi.
Vorrei ricordare che l'attualizzazione del servizio diretto del personale per le funzioni delegate fino ad oggi alle Province era quantificato, circa un anno fa, in 12 milioni e mezzo. Poi da lì si è aperto il ricamo sul dire che erano funzioni del 1999, che queste funzioni sono cambiate, che l'agricoltura allora prevedeva 100 dipendenti e oggi sono 400. La scelta di andare da 100 a 400 è data, probabilmente, dal cambiamento del lavoro, non c'è dubbio, ma anche da alcune Province che hanno splafonato rispetto alle esigenze e alle necessità. Può darsi.
Secondo me, il fatto che s'individui e s'indichi un criterio che fa riferimento ai costi standard per le funzioni è un aiuto alla Regione e alla Giunta regionale, ed una certezza per il soggetto delegato. E' vero che forse, visto dal fronte della Giunta, può essere letto come la possibilità di una mano libera, ma devo dire che la mano libera - la mano più libera, la libertà di contrattazione - in questi quindici anni ha creato più danni che benefici in Regione Piemonte.
Ritengo sia molto meglio, Assessore, avere un criterio chiaro, noto anche a chi sta dall'altra parte, da chi gestisce le deleghe, e non andare ad accordi quadro così come vengono definiti nell'articolo 2. Se andiamo avanti così, probabilmente chi sarà qui e in piazza Castello rischierà di trovarsi nelle condizioni di avere la Provincia tale, o la Provincia talaltra, che diranno: "No, non mi sta bene, perché nel contempo è cambiato tutto e ho dieci o venti persone in più addette a questa funzione, quindi devo avere di più e faccio ricorso alla Corte Costituzionale".
La formulazione può anche non essere questa, ma questo è il concetto che voglio esprimere. Può non essere questa, può anche essere tutta un'altra formulazione, ma se c'è un minimo di certezza nulla toglie che alla Giunta, a livello di accordi quadro, aggiunga. Almeno è una certezza di minima sia per il soggetto delegato sia per il soggetto delegante altrimenti andremo avanti a ricorsi.
Chiedo scusa, mi prendo il tempo e poi lo recupero sui prossimi interventi, ma concludo constatando che "l'andi" che in questo Paese hanno preso la Corte Costituzionale e gli organi che dovrebbero occuparsi di giustizia, non è più quello di applicare le norme, ma di svolgere la funzione di legislatore, dettando le norme.
Faccio un esempio che esula da quest'Aula: hanno detto come deve essere fatta la legge elettorale nazionale e come deve essere effettuato il giudizio sulla congruità del trasferimento alle Province.
Visto questo tipo di "andi" - scusatemi per il termine - non vorrei che, fra quattro o cinque anni, chi si troverà qui avrà di fronte un qualche Giudice di Pace, il TAR, il Consiglio di Stato, la Cassazione o la Corte Costituzione, che dice: "No, alla Provincia di Verbania piuttosto che a quella di Cuneo devi dare cinque milioni in più". Perché? Perché mia nonna era di lì e conosceva bene la situazione.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Nel voler rimarcare quanto detto in modo molto chiaro anche dal mio Capogruppo Pichetto, mi permettevo di sottolineare soprattutto alla Presidenza - in funzione del fatto che gli emendamenti presentati, vedendo l'attenzione che presta il Vicepresidente Reschigna, credo che siano di merito - che richiamare in Aula la maggioranza, visto che mancano un po' di colleghi, in un contesto come questo, sarebbe importante. Perché potremmo magari definire dei percorsi insieme per, ancora una volta, cercare di portare degli aggiustamenti ad una norma in merito alla quale, questa mattina, anche in funzione dell'audizione che abbiamo fatto circa un'ora e mezza fa, emerge grande preoccupazione non soltanto da parte della classe politica, ma anche da parte delle rappresentanze dei lavoratori.
Mi permetto di sottolineare questo passaggio alla Presidenza e faccio appello al buonsenso di tutti per continuare in Aula e per avere attenzione anche da parte dalla maggioranza.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Porchietto.
Nel frattempo, facciamo una comunicazione di servizio: sui divanetti del corridoio è stato trovato un cellulare marca Nokia.
Chi lo avesse smarrito, può ritirarlo ai banchi della Presidenza.
Chiederei al collega Gallo di invitare i colleghi che sono fuori a rientrare in aula, così ascoltiamo il dibattito e cerchiamo di arrivare alla conclusione di questo Consiglio.
Emendamento rubricato n. 90) presentato dai Consiglieri Vignale, Sozzani Pichetto, Berutti, Graglia, Porchietto e Ruffino: Il comma 1, dell'art. 9, del disegno di legge n. 145, è soppresso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
A dire la verità, la situazione attuale la dice lunga sull'interesse di questa norma. I colleghi di maggioranza hanno fatto il conto sul numero degli articoli da discutere e sulla votazione degli stessi: hanno visto che si arrivava alle 14 e quindi ci graziano - adesso è entrato qualcuno in più della presenza di sette o otto persone in Aula.
Visto che poi qualcuno ci ascolta e visto che tanti sono molto disponibili a sottolineare quanto sono interessati alla tutela delle Province e quant'altro, questo è l'interesse.
L'emendamento 90) prevede l'abrogazione del comma 1 dell'articolo 9.
Come dicevamo precedentemente, l'articolo 9 è uno di quelli che presenta le maggiori criticità. Negli interventi precedenti noi abbiamo già enunciato che cosa avremmo fatto (sul tema delle spese standard credo ci sia una condivisione, almeno teorica, da parte di tutti i Governi nazionali degli ultimi anni, salvo poi non declinarlo ai Governi locali).
Cosa dice il comma 1? Dice che, rispetto a quanto previsto dal decreto del Presidente del Consiglio, il trasferimento delle risorse umane finanziarie, strumentali, organizzative e quant'altro è disciplinato da specifici accordi, come per certi versi è normale che sia. Anche quello delle spese standard è un accordo, perché c'é una delibera della Giunta che individua un costo per il servizio erogato.
In questo caso, invece, noi abbiamo un comma che rimanda poi ad altri successivi che vedremo negli emendamenti a venire, in cui si prevedono sì gli accordi, ma sono accordi completamente discrezionali, salvo quelli legati al costo del personale.
Cioè mentre l'aspetto del costo del personale, evidentemente, è una spesa invariabile, quello che riguarda il numero di dipendenti necessario per erogare una prestazione, la stessa attività strumentale, dalle sedie a quant'altro, per erogare la medesima... cioè quant'è, complessivamente, il costo finale per l'erogazione di una prestazione? Questo non viene tenuto in considerazione. Noi crediamo che questo non possa essere accettato. E' facile capire chi, da questo punto di vista, avrà dei benefici e chi invece, sopporterà le conseguenze di una non ricercata efficienza, cioè la Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 91) presentato dai Consiglieri Vignale, Sozzani Pichetto, Berutti, Graglia, Porchietto e Ruffino: Il comma 2, dell'art. 9, del disegno di legge n. 145, è soppresso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento 91) prevede la soppressione del comma 2 della legge.
Rispetto all'articolo 9 nel suo complesso, che non condividiamo per le modalità che abbiamo avuto modo di dire negli interventi precedenti, il comma 2 è quello che specifica meglio di ogni altro come vi sarà una valutazione all'interno dell'Osservatorio regionale che potrà essere assolutamente discrezionale rispetto a differenti realtà provinciali. In realtà, i compiti dell'Osservatorio riguardano la promozione della stipulazione di un accordo quadro, finalizzato alla definizione di criteri per la determinazione dei contingenti numerici di personale in relazione al riordino delle funzioni, ma anche la proposizione di criteri integrativi rispetto a quelli previsti dal DPCM del 2014. Tale accordo viene poi recepito con delibera di Giunta regionale.
È evidente, quindi, che all'interno di tale accordo vi sarà una parte che sarà certamente oggettiva rispetto alle quantità numeriche di personale che svolge le funzioni; si farà quindi una valutazione e se sono 22 i dipendenti a svolgere la funzione "x", li conteggiamo per 22 e i trasferimenti economici saranno per 22. Poi, magari, scopriamo che in realtà la spesa standard all'interno della nostra Regione per lo svolgimento di quella funzione non era 22, ma poteva essere 17 come 25 (perché magari vi sono Province che utilizzano meno personale e altre che ne utilizzano di più). Ma noi, tanto che siano 17, quanto che siano 22 o 25, pagheremo, sostanzialmente, l'indicazione numerica che uscirà dall'Osservatorio per singola realtà provinciale.
In una considerazione di carattere generale, che poi magari riprenderemo nell'illustrazione dell'emendamento successivo, rilevo che diventa difficile capire come, a fronte di una serie di indicazioni che sono state date da questa Giunta rispetto a percorsi di efficienza, si possa continuare a mantenere articoli come questo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Ribadendo, rispetto a quanto è stato detto precedentemente, che sul tema dei costi standard noi torneremo sistematicamente, perché riteniamo che sia uno dei principi cardine su cui dobbiamo basare quella che è l'innovazione a carattere regionale dei rapporti anche con gli altri soggetti di area vasta, e rimarcando nuovamente ciò che mi pare di aver sentito questa mattina nel riportare le preoccupazioni delle rappresentanze sindacali rispetto non ad una richiesta di trovare la giusta collocazione ad una persona in più, ma di certo non ad una persona in meno, il fatto di doversi basare soltanto sulla trattativa all'interno di un Osservatorio regionale, credo che metta in difficoltà chiunque, anche - mi permetto di dirlo io - le rappresentanze dei lavoratori che rischiano poi di essere accusate di aver valutato in modo discrezionale nell'ambito di aree diverse, quindi di aver condotto trattative diverse. Riteniamo sia fondamentale, come ha già riportato prima il collega Vignale, rivedere completamente questo articolo, ed è il motivo per cui non c'è stata soltanto la presentazione di un emendamento per la soppressione del comma 1, ma anche del comma 2.
Ritengo importante in questo frangente ristabilire comunque giuste procedure, per far sì che non si immagini che solo una trattativa discrezionale possa portare al compimento di un percorso di trasferimento sia delle risorse umane che finanziarie, e il Tavolo dell'Osservatorio è il soggetto principe che verrà deputato a farlo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Porchietto.
Emendamento rubricato n. 5) presentato dal Consigliere Grimaldi.
All'articolo 9, comma 2, dopo le parole "L'accordo quadro è recepito con deliberazione della Giunta regionale' aggiungere 'fermo restando il trasferimento di tutto il personale delle Province e della Città metropolitana, in servizio alla data dell'8 aprile 2014 impiegato nelle attività relative all'esercizio delle funzioni oggetto di riordino compreso quello di cui al comma 3, secondo la mappatura, aggiornata rispetto a pensionamenti e mobilità esterne nel frattempo intervenute, del contingente numerico complessivo e sulle singole funzioni trasmessa all'Osservatorio e da questo validata".
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi per l'illustrazione; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Presidente, non lo illustro ancora e le spiego il motivo, poi lo vedrà negli emendamenti successivi, soprattutto nell'emendamento n. 8) dove noi chiediamo l'inserimento di un articolo 9 bis sulla vigilanza ambientale e faunistica.
In generale, dico già, visto che lo abbiamo detto in tante sedi, che è inutile parlare di reati ambientali se poi si cancella il Corpo forestale lo abbiamo detto in riferimento allo Stato, ma è inutile anche da noi procedere ad una programmazione venatoria, piuttosto che iniziare la discussione sui reati ambientali piuttosto che su quello che abbiamo sentito in queste settimane, senza porci il tema di cosa succederà delle cosiddette "polizie provinciali".
Allora, perché le chiedo di soprassedere e, quindi, di presentare il primo emendamento...



PRESIDENTE

Sospendiamo la discussione su questo, quindi?



GRIMALDI Marco

No, più che sospendere chiederei al Vicepresidente Reschigna - che ha successivamente altri due emendamenti, che sono in qualche modo il comma 3 bis e il comma 4, e visto che in qualche modo abbiamo depositato questi emendamenti prima dei suoi e prima di questa discussione, inoltre abbiamo avuto almeno tre discussioni formali e informali nelle Commissioni - di ricordarci un po' qual è la discussione sul tavolo nazionale, e le spiego anche perché, Vicepresidente: la tecnica dell'avvalimento può anche essere una soluzione, ma, se guardiamo la fotografia, le Province le hanno già messe nel 30% del taglio.
Quindi, visto che la situazione è più complessa, vorrei solo che il Vicepresidente presentasse prima i suoi emendamenti. Poi, c'è anche una questione tecnica, perché il primo emendamento che poi illustrerò, di fatto, è stato iscritto prima dei commi 3 bis e 4. Pertanto, semmai venisse approvato, l'approvazione non può avvenire prima di quegli emendamenti perché, se volessimo subemendare, il testo di questo articolo (quindi recependo come sarà la normativa finale) rischia di essere incompleto.
Ripeto la mia richiesta chiedendo che la Giunta presenti il comma 3 bis e il comma 4, spiegando, se possibile, cosa è successo su questo tema complicato anche nello Stato-Regioni; a quel punto presenteremo il nostro magari subemendandolo, qualora fosse necessario. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
La parola al Vicepresidente Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Innanzitutto, colgo l'occasione per una puntualizzazione rispetto agli interventi che ho ascoltato.
In questo articolo 9 di discrezionale c'è solo una scelta: la fissazione del 10% come percentuale che viene riconosciuta dalla Regione relativamente ai dipendenti appartenenti alle funzioni dei servizi generali; per quanto riguarda il resto non c'è nulla di discrezionale.
Nella misura in cui la legge Delrio impone di fotografare la situazione dei dipendenti delle Province alla data di entrata in vigore classificata per funzioni, se la Regione riconosce una funzione si deve beccare tutto il personale delle Province che è all'interno della stessa funzione.
Coglierei anche l'occasione per dire che la definizione dei costi standard nell'esercizio delle funzioni è un tema che la Giunta regionale ha recepito e in Commissione è stato modificato l'articolo 21 del disegno di legge, che è quello relativo alla norma finanziaria, laddove al secondo comma recita: "A decorrere dall'esercizio finanziario 2016, la Regione provvede alla copertura delle spese connesse all'esercizio delle funzioni conferite mediante un fondo indistinto con funzioni perequative e con la compartecipazione a canoni e tariffe stabiliti in apposito provvedimento legislativo, sulla base di un sistema di fabbisogni standard". Questo tema è stato posto. Però, voglio rappresentare ai sottoscrittori dell'emendamento che inserito nell'articolo 9 significa sostanzialmente che noi scavalchiamo di gran lunga la fase di riconoscimento del personale.
Infatti, se, prima di fare gli accordi con le Province sul riconoscimento del personale, devo procedere alla definizione di costi standard e portarla in Consiglio regionale, impieghiamo sei mesi e il personale delle Province dal 1° gennaio 2016 finisce in mobilità.
Ci sono due fasi, per essere chiari, che mi rendo conto possono anche sembrare contraddittorie: per quanto riguarda la prima, quei dipendenti fotografati che nelle Province svolgevano quelle funzioni delegate della Regione entrano nel ruolo straordinario della Regione, e mi rendo conto che ci sono situazioni diverse da Provincia a Provincia. Ci sono Province con un numero di dipendenti, relativamente alla funzione dei servizi generali e a quella tecnico-amministrativa, più alto in percentuale rispetto ad altre ci sono Province - questo è anche comprensibile perché il territorio piemontese non è tutto uguale - che a seconda delle funzioni hanno determinate caratteristiche.
Ma dove e perché diventa importante la norma che abbiamo introdotto sull'articolo 21 della disposizione finanziaria? Noi immaginiamo un percorso successivo a questa fase del riconoscimento del blocco del personale dove non creiamo un sistema non comunicante. Atteso che c'è un tema che può ulteriormente alleggerire la situazione - cioè, la richiesta di estensione al 2017 del possibile collocamento in quiescenza con i requisiti pre-Fornero - dopo il riconoscimento di questo personale, cosa avremo sostanzialmente? Il personale complessivo riconosciuto per l'esercizio delle funzioni fondamentali si scomporrà in due parti: il personale occupato nell'esercizio delle funzioni che vengono confermate in capo alle Province entra nel ruolo straordinario della Regione e viene riaffidato alle Province, con gli accordi; l'altra parte di personale, che si occupa di funzioni delegate dalla Regione - ad esempio, agricoltura o formazione professionale - che la Regione con la legge decide di riappropriasi, entra nel ruolo straordinario e non viene più affidato alle Province, ma rimane nel sistema dell'organizzazione della Regione.
Allora, negli articoli successivi diciamo che questi due contenitori non possono essere scatole vuole non comunicanti tra di loro, perché ho sempre dichiarato che, probabilmente, a seguito di questo procedimento negli Uffici decentrati della Regione avremo magari più figure amministrative rispetto a quelle indispensabili per l'esercizio di funzioni e, magari, il personale della Regione riconosciuto e riconsegnato alle Province, che magari subisce un processo di tour over in mobilità molto più forte, lo compenseremo con questo altro personale e non autorizzeremo nuove assunzioni; così facendo occorreranno un po' di anni ma avremo una diminuzione sostanziale nel sistema dei costi di organizzazione e funzionamento. Però, se questo meccanismo lo applichiamo oggi, avremo una conseguenza: non faremo gli accordi - peraltro, non possiamo non riconoscere quel personale perché è previsto dal DPCM, e noi il DPCM dobbiamo rispettarlo - e, sostanzialmente, molto di quel personale rischierà di finire in una condizione di limbo.
Ho cercato di spiegare il meccanismo esistente, perché non vorrei mai che si pensasse che è una questione discrezionale: mi accordo con quel sindacato, mi accordo con quella Provincia, mi accordo con quel personale e li faccio transitare.
Noi abbiamo un sistema che deve funzionare con queste caratteristiche.
L'unica questione discrezionale presente nell'articolo 9 è la fissazione del 10%. Altre Regioni hanno alzato questa percentuale, ma voglio dire che proprio per la storia che c'è stata nel decentramento amministrativo, la Regione Piemonte, probabilmente, sarà una delle Regioni che dovrà riconoscere un maggior numero di dipendenti rispetto ad altre Regioni italiane, perché altre Regioni italiane non hanno avuto lo stesso processo di decentramento amministrativo.
Vengo al dunque dei due emendamenti. Con il primo emendamento, noi diciamo che riconosciamo all'interno degli accordi quel personale non appartenente ai Corpi della Polizia provinciale (perché i Corpi esistono in due Province), quel personale che svolge le funzioni di Polizia provinciale e che è classificato come Agente di Polizia Giudiziaria, come personale che in un procedimento di avvalimento rimane in Provincia e la Regione corrisponde a ciascuna Provincia il costo della retribuzione di quel personale.
Perché questa scelta? Perché, a differenza del procedimento classico della legge Delrio (riconosco la funzione, riconosco il personale, entro nel ruolo straordinario della Giunta e lo riattribuisco), l'inserimento nel ruolo straordinario della Giunta fa perdere la qualifica di Agente di Polizia Giudiziaria, mentre la procedura di avvalimento non fa perdere la qualifica di Agente di Polizia Giudiziaria.
E' chiaro che c'è un problema che va affrontato - e lo stiamo risolvendo - con il Governo. Nel momento in cui ciò avviene attraverso la procedura di avvalimento, qualche Provincia rischia di trovarsi nella condizione amletica di dover dire: "Se io non riesco a ridurre il costo del personale al 50%, così come mi ha imposto la legge di stabilità, mi tengo la Polizia provinciale e quindi mando in mobilità altre persone, magari appartenenti ai servizi tecnici generali amministrativi, oppure faccio la scelta di scaricare la Polizia provinciale sulla Polizia locale, perché è quello che prevede il decreto legge, convertito in legge nell'agosto, e mi tengo il personale sui servizi tecnici amministrativi".
Il tema che abbiamo posto al Governo nell'ultima riunione dell'Osservatorio nazionale - e l'ho posto io a nome di tutte le Regioni è: questo tema interessa anche noi. Non è solamente un problema delle scelte individuali che fanno le singole Province, perché se, poi, le singole Province decidessero in astratto che non gliene importa di quel personale, perché preferiscono scaricarlo sulla Polizia locale, chi fa più il controllo sull'attività venatoria, ittica, o in materia ambientale? Il tema - e i pasticci che a volte vengono fatti a livello di legislazione nazionale - è la preoccupazione che qualcuno continui a esercitare quella funzione. Ecco perché abbiamo chiesto al Governo (e il Governo ha risposto di sì, sotto questo aspetto) che l'eventuale riconoscimento di quel contingente di personale e il pagamento di quel personale da parte delle Regioni a favore delle Province lo faccia fuoriuscire dal conteggio della riduzione del 50% del costo del personale in modo tale che siamo sicuri di salvaguardare la funzione e l'esercizio della funzione.
Questo è il senso dell'emendamento.
Gli accordi con le Province dovranno riguardare un'altra questione, ma su questo stiamo già lavorando e penso che l'abbiamo praticamente quasi risolta: ci sono solo due Province in Piemonte (Alessandria e Vercelli) che utilizzano la Polizia provinciale anche per svolgere i controlli sulla viabilità provinciale. E' chiaro che quel personale non possiamo riconoscerlo, perché è funzione fondamentale quella della gestione del traffico sulle strade provinciali. Pertanto, il gruppo tecnico che è stato costituito all'interno della Regione sta valutando con le Province quali sono quegli Agenti che svolgevano prevalentemente questo tipo di funzione e quali sono gli Agenti, invece, impiegati all'interno dell'attività di controllo venatorio, ittico e di controllo ambientale.
Il secondo emendamento presentato dalla Giunta dà attuazione ad un accordo definito con le Province piemontesi, in merito ad una compartecipazione della Regione nel riconoscere costi relativi alla gestione della funzione ambiente, alla data dell'entrata in vigore della Delrio, pari al 40% del costo dichiarato dalle Province. Noi abbiamo i tabulati, quindi sappiamo questo.
Perché questa scelta? Perché, sulla funzione ambiente ci sono almeno tre elementi che hanno inciso, nel corso degli anni. Una è funzione delegata direttamente dalla Regione, per scelta della Regione stessa; un altro componente è rappresentato dal fatto che, con le Bassanini, la Regione è stata - sì - coinvolta, ma non in un processo volontario di decentramento, bensì in un processo che ha deciso se quella funzione che la Bassanini decentrava fosse allocata in capo alle Province o in capo ai Comuni.
Poi, c'è una terza funzione, legata al fatto che l'ambiente è considerato funzione fondamentale. Naturalmente, quando si fanno le leggi in un certo modo, c'è anche chi (a Roma) dice che la funzione fondamentale sull'ambiente è la protezione dei versanti delle strade provinciali, che con l'ambiente ha nulla a che vedere; ha a che vedere con la difesa del suolo, semmai, non certamente con l'ambiente. Siccome, però, tale questione risultava anche importante sotto un profilo, che è quello di cercare di salvaguardare competenze, esercizio di funzioni, ma anche di evitare, nel limite del possibile, che le Province potessero non rientrare all'interno della questione legata alla riduzione del costo del personale, con questo emendamento la Regione dice: "Noi compartecipiamo, riconoscendo il 40% del costo del personale impiegato sulla funzione ambiente, a quella data". E lo facciamo con una norma - e cercheremo, poi, di convincere anche il Governo che faccia fuoriuscire anche questa compartecipazione dalla rideterminazione del costo del personale. Su questo, non sono oggi nelle condizioni di dare certezze; sono nelle condizioni di poter dire che questo tema lo stiamo portando avanti con il Governo.
D'altra parte, a volte, nel complesso pasticcio che si è creato in giro sulla gestione e sull'attuazione delle leggi regionali in attuazione della Delrio, sta avvenendo che due Regioni hanno, di fatto, assunto delle leggi regionali che non sono quelle del percorso della Delrio. Infatti, Lombardia e Veneto hanno scritto, nelle loro leggi regionali di riordino, che quel personale impiegato nelle Province per l'esercizio delle funzioni delegate dalle Regioni entra in un ruolo straordinario. Il Governo non ha impugnato le leggi, perché immaginava che il ruolo straordinario fosse il ruolo straordinario della Regione. In Lombardia e in Veneto, invece, stanno lavorando dicendo che per loro è il ruolo straordinario delle Province.
Capite che la differenza non è di poco conto: è sostanziale. Vuole dire che quel personale non diventerà mai personale regionale. Vuol dire sostanzialmente, fare (posso dirlo?) anche un po' i furbi. Perché quel personale, a quel punto, non diventando mai personale regionale, neanche tra dieci o 15 anni (non mi ascoltino i sindacati, è un termine che ho buttato lì), non accorderà mai le distanze retributive tra il dipendente provinciale e il dipendente regionale.
Quindi, il tema di un rapporto con il Governo che cerchi di far passare il concetto che anche questa compartecipazione, dal nostro punto di vista essendo compartecipazione a costo di personale, fa fuoriuscire sostanzialmente anche questa quota parte di costo dal conteggio della riduzione.
Penso di aver spiegato l'articolo 9 e gli emendamenti della Giunta quindi sono esonerato dal farne l'illustrazione successiva e anche.



(Commenti in aula)



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Ve lo dico subito, ma li ho depositati da tempo: 18) e 19). Questa è l'impostazione.
Ripeto, sui costi standard ho accolto - ma l'abbiamo già accolta in Commissione - una sollecitazione ad attuare un processo volto ad evitare che ci siano, per l'esercizio della stessa funzione, costi differenziati a seconda delle Province. Però lo dobbiamo fare dopo. In prima battuta - è per quello che abbiamo inserito la norma finanziaria - noi dobbiamo altrimenti creiamo veramente grossi problemi, riconoscere i contingenti.
Dopo che avremo riconosciuto i contingenti, e saranno facce, volti, profili professionali, nomi e cognomi del personale occupato per l'esercizio delle funzioni, dovremo creare questo percorso.



PRESIDENTE

Dopo la risposta del Vicepresidente Reschigna sull'emendamento n. 5) vuole prendere brevemente la parola, Consigliere Grimaldi? Prego, ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Di fatto, rimane parte della mia perplessità ovviamente su come andrà a finire, però sono contento che la Giunta intanto abbia voluto non solo raccogliere quello che in molti ci hanno chiesto, ma che stia facendo di tutto, anche a livello nazionale, affinché si eviti questo gioco che rischia effettivamente, per alcune Province che hanno già fatto altre scelte, di non essere un gioco virtuoso. In effetti, noi possiamo anche cofinanziare con la tecnica dell'avvalimento al 40%, ma se poi queste funzioni non vengono salvaguardate da quell'impianto più in generale.
Per questo, in realtà, l'articolo 9 bis decadrà qualora la maggioranza di quest'Aula voterà i due emendamenti, però mi corre l'obbligo anche di emendare il n. 5, perché in qualche modo questo emendamento spiega che il trasferimento del personale delle Province e della Città metropolitana impiegato in quelle attività relative all'esercizio delle funzioni oggetto del riordino, comprese quelle di cui al comma 3 e secondo la mappatura.
Adesso dobbiamo capire cosa intendiamo per mappatura aggiornata; si pu anche togliere la definizione e si può anche arrivare a togliere la fotografia, quella dell'8 aprile, se pensiamo che di fatto, nel frattempo ci siano stati degli aggiornamenti; di sicuro, io salvaguarderei il fatto che l'Osservatorio validi questa mappatura e questo lavoro. Tuttavia, in questo senso, qualora passasse il comma 3 bis e il comma 4, devo ovviamente dire che è fatta salva la diversa disciplina per il personale di cui al comma 3 bis e 4, perché non è lo stesso tipo di disciplina.
Quindi chiedo umilmente anche al Direttore qual è la cosa migliore. Io credo che quest'emendamento debba essere votato successivamente al 3) bis e al 5), oppure contestualmente, nel senso che non vorrei mai subemendare un emendamento che ha la presunzione che il 3) bis arrivi successivamente: in realtà, per quanto sia della Giunta, potrebbe essere bocciato dall'Aula e quindi potrebbe non aver senso questo tipo di subemendamento.
Di conseguenza, chiedo anche alla Presidenza qual è la cosa migliore posto che mancano pochi minuti alla chiusura della seduta.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per una breve risposta al Consigliere Grimaldi.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Io ho bisogno di leggermelo attentamente, per essere chiaro. Adesso sono le 13.50 e vi chiedo se possiamo interrompere qui, ma vi spiego la ragione semplicemente.
Mentre siamo impegnati a riconoscere tutto il personale che esercitava le funzioni, non siamo impegnati a tollerare qualche furbata che qualche Provincia sta cercando di fare, come ad esempio l'attribuzione di posizioni attinenti alle funzioni riconosciute della Regione in epoche recenti. La tutela del personale va bene, ma vorrei evitare che, mentre io non faccio attività discrezionale, la facciano le Province, magari scaricandomi un po' di quel personale che non gradiscono. Okay? Questa è la mia preoccupazione, per essere chiari. Questa cosa negli incontri della settimana scorsa è già venuta fuori, perché stranamente qualche mese fa una Provincia ha spostato un dirigente da una funzione ad un'altra. Allora, questo è un articolo semplice, ma è molto complesso rispetto alle implicazioni.
Di conseguenza, vi chiedo di interrompere qui la discussione sugli emendamenti e io mi riservo di verificare eventuali correzioni agli emendamenti che sono stati presentiti, per andare avanti martedì prossimo se fosse possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Non so se parlo anche a nome del PD, ma mi pare che siano tutti disponibili. Quindi, come maggioranza, raccogliamo l'ipotesi di sospensione.
Mi avvalgo solo ancora di qualche secondo per dire al Vicepresidente Reschigna la sospensione che va bene; mi consenta solo di suggerirle una risposta che c'è già nell'emendamento. Proprio perché sono disponibile, da una parte, a togliere la fotografia dell'8 aprile, ma dall'altra parte a non consentire quelle che lei ha definito furbate, l'idea che sia l'Osservatorio - dove noi comunque siamo presenti - a validare quella fotografia mi pare l'uscita migliore da questa discussione.
Consegno questa possibilità di emendamento e ovviamente chiedo anche ai colleghi se sono disponibili a sospendere i lavori a questo punto, a cinque minuti dalla fine della seduta.



PRESIDENTE

Se l'Aula acconsente, il Consiglio termina ora ed è convocato nuovamente per martedì 27 ottobre alle ore 9.30, alle ore 14.30 e alle ore 20.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.53)



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