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Dettaglio seduta n.313 del 07/03/85 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Tossicodipendenza

Relazione della Giunta regionale sulle linee di intervento nel settore delle tossico-dipendenze e sulla situazione dei relativi servizi (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Riprende la discussione sul punto 4) dell'ordine del giorno: "Relazione della Giunta regionale sulle linee di intervento nel settore delle tossico dipendenze e sulla situazione dei relativi servizi".
La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è finalmente giunto il dibattito sulle tossico-dipendenze.
Abbiamo atteso molti mesi, affinché ci fosse un momento istituzionale importante rispetto a questo tema, abbiamo anche sollecitato la relazione dell'Assessore Bajardi su un argomento che è sempre più drammatico e grave per migliaia di giovani e per tutta la società.
La drammaticità della droga è diventata quasi un fatto retorico nel ripetersi di interpellanze e ordini del giorno presentati dal Gruppo consiliare repubblicano per chiedere e sollecitare chiarimenti che non sono mai arrivati.
Ricordo solo una risposta a una interrogazione molto precisa data dall'Assessore Bajardi circa all'inizio dello scorso anno.
La Presidenza della Giunta inviò ai Capigruppo una bozza di un documento del Presidente Craxi in data 10 aprile 1984, documento che è rimasto senza pronunciamenti da parte di alcuno nonostante che nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni ci fosse stata una sollecitazione a portare il documento all'attenzione dei Consigli regionali.
Un altro importante dibattito arriva comunque in Consiglio al termine della legislatura, stiracchiato negli atti burocratici della cartellina di documentazione inviata dalla Giunta ai Gruppi consiliari. Speravamo sinceramente, che malgrado questi precedenti, malgrado il periodo in cui si colloca questo dibattito, potesse aver luogo in Consiglio una discussione al di là delle recriminazioni più diverse, per affrontare il problema seriamente. In questo senso era stato proposto di far intervenire in Consiglio una vasta rappresentanza di quelle realtà, organizzazioni e comunità terapeutiche che in questi anni, in maniera spontanea e nel volontariato, hanno agito sostituendosi di fatto alla permanente latitanza della parte pubblica e delle istituzioni.
Questo non è stato possibile, da un lato per le difficoltà operative che questa assemblea sta vivendo in quest'ultimo scorcio di legislatura rispetto al quale abbiamo tutti responsabilità di concludere un certo numero di lavori, dall'altro per un disinteresse e una sorta di indifferenza politica che ritengo di dover denunciare avendola avvertita come tale (disposta a smentirmi se non sarà così) che fa giustizia di tanta altra retorica della partecipazione democratica usata comodamente in questi anni ed imbavagliata al momento opportuno, nella fase del confronto confronto di cui le forze democratiche non devono mai avere paura, perch questo è effettivamente un argomento difficile e credo che la relazione di Bajardi abbia dato la misura della difficoltà nella quale si trova la nostra Regione di fronte a questo tema.
Oggi non abbiamo una adeguata legislazione cui fare riferimento nella lotta alle tossico-dipendenze. La legge 685, accolta come una scelta politica di rilevante portata sociale, così come è stata attuata e per la sua stessa formulazione, non solo non ha posto argine al dilagare delle tossicodipendenze, ma ha di fatto consentito che un numero sempre maggiore di persone venissero contagiate. Tra queste soprattutto larghe fasce di giovanissimi; le morti si sono moltiplicate in maniera inquietante per non parlare della morte civile di coloro che, irrimediabilmente prigionieri della droga, sopravvivono, tesi unicamente alla ricerca della sostanza che li ha intossicati, in paurose condizioni psico-fisiche, del tutto separati dal mondo che li circonda. Insieme alla vita di tanti giovani vengono distrutte le esistenze di innumerevoli loro familiari, costretti a lottare da soli, senza alcun aiuto, per evitare ai loro figli il totale disfacimento fisico e morale. La legge, del resto quasi completamente inapplicata, ha fallito i suoi obiettivi. I correttivi predisposti successivamente, come la somministrazione cosiddetta "controllata" di metadone o morfina, non hanno risolto alcun problema, anzi spesso hanno aggravato la situazione. La distribuzione della droga da parte dello Stato è avvenuta senza validi controlli, senza alcun vincolo ad un completo programma terapeutico, peggiorando quindi, in molti casi, condizioni già disperate e favorendo l'insorgere di dipendenze miste. Non si è verificata diminuzione di criminalità ed i pochi eventuali casi di miglioramento (da ritenersi per ora soltanto provvisori), non giustificano l'erogazione insensata, avvenuta per mesi, di metadone o peggio morfina, consegnata in fiale a ragazzi non ancora ventenni, sulla base di una presunta tossicodipendenza, neppure accertata scientificamente, col risultato quindi di avere sovente assuefatto alla droga giovani che ancora non lo erano oppure di avere alimentato il mercato nero che si aveva il velleitario disegno di colpire come nel caso, ed è solo il più clamoroso, dello spaccio di metadone a Napoli.
Attualmente tutti i partiti concordano circa il fallimento della 685, ma è preoccupante la posizione che molti partiti hanno preso nelle proposte di modifica avanzate in Parlamento. Chi ha chiesto di distribuire l'eroina nelle strutture pubbliche, una proposta ripresa da Pannella ma che ha paternità più autorevoli, lo ha fatto su spinte dottrinali o ideologiche senza analizzare le terribili cause e conseguenze. Per anni in questo paese, e ancora oggi nella nostra Regione è sopravvissuta una tendenza pseudo libertaria e suicida. Però non tutto è rimasto immobile. Ad esempio il partito comunista è passato dalle posizioni di chi richiedeva la distribuzione con alla creazione di comunità per la disintossicazione. Il fatto è che queste evoluzioni procedono con una velocità che è inversamente proporzionale alla gravità del fenomeno. Il problema delle comunità non è certo l'unica risposta per combattere il fenomeno delle tossico-dipendenze in questo caso sono d'accordo con l'Assessore Bajardi - il problema è complesso ed articolato. E' tuttavia indispensabile agire sul fronte del recupero e del reinserimento senza nascondersi dietro la complessità e vastità della questione. Non ignoriamo l'urgenza di una azione efficace tesa a combattere il grande traffico degli stupefacenti, ad individuare la rete organizzativa ed i collegamenti mafiosi, a stabilire relazioni internazionali idonee e una lotta senza quartiere contro il fenomeno della droga, della applicazione di tutte le norme vigenti, a cominciare da quelle che intendono colpire la grande delinquenza organizzata. Come affermano poc'anzi, allo stato attuale, comunque, insieme alla inderogabile lotta al grande traffico, ci si deve fare carico della situazione di chi, già tossicomane, rischia quotidianamente la vita o la libertà, ed è destinato ad una sempre maggiore emarginazione, all'isolamento ed alla distruzione psichica. Il P.R.I. nell'82 ha presentato un primo progetto di legge che prevedeva impegni precisi degli enti pubblici preposti a questo compito: preparazione professionale del personale, istituzione di comunità pubbliche, controllo rigoroso ed appoggio a quelle private e creazione di strutture idonee a far fronte alle esigenze differenziate dei soggetti colpiti dal fenomeno. In seguito alla proposta per le comunità è stata presentata la proposta di legge elaborata dalla Lenad che oltre al discorso della tutela delle comunità prevede alcuni importanti interventi come l'alternativa al carcere per i tossico-dipendenti che vogliono accedere nelle Comunità.
La 685: apparentemente destinata a tutelare il consumatore di stupefacenti, vuoi per l'interpretazione, vuoi per la mancanza di strumenti adeguati, finisce per portare sul banco degli imputati giovani e giovanissimi, che non sono delinquenti, ma commettono reati perch costretti dalla droga e dalle regole del suo mercato. Una situazione che non conduce ad alcun risultato terapeutico. Il carcere, infatti, non è un luogo assolutamente idoneo alla cura. Il primo errore è avere introdotto i concetto di modica quantità. Tale concetto permette ai piccoli spacciatori di aggirarsi con piccole sostanze di stupefacenti in tasca, e quindi, di sostenerne l'uso personale. Il risultato di questa situazione è la sostanziale impunità. I piccoli spacciatori sono nella quasi totalità dei casi dei tossico-dipendenti e sono proprio loro che più si affaticano per cercare di aumentare il commercio di droga, creando nuovi tossicodipendenti. Se, come adesso, si rinuncia ad intervenire su questi soggetti, non si potrà ragionevolmente sostenere di stare lavorando contro la diffusione della droga. Per questo abbiamo chiesto di poter intervenire anche quando si riscontra il semplice possesso di piccole quantità di sostanze stupefacenti. Intervenire non con il carcere ma con le comunità ovvero con le strutture adatte sia alla disintossicazione che alla risocializzazione.
Qualcuno ha parlato o parlerà forse di "dipendenza dalle comunità", di vincolo che si crea rispetto alla comunità. A me sembra questa una grossa amenità. Tra l'altro mi pare che questo argomento sia stato ripreso dall'Assessore. Non esiste dipendenza dalle comunità. A S. Patrignano ma anche altrove, i giovani recuperati hanno ormai una loro vita. Ci sono i laureati, quelli che lavorano fuori e vivono fuori dalla comunità. A S.
Patrignano sono rimasti alcuni giovani, sono operatori che aiutano altri coetanei giunti in comunità. Non esiste la comunità-isola e nemmeno potrebbe esistere. Proponiamo la coattività? Sì, la proponiamo, e questa posizione di cui siamo convinti, anziché portare al confronto e al dibattito è stata respinta in maniera presuntuosa. La coattività per un certo periodo può essere un'esigenza per spezzare la dipendenza dal mercato e per facilitare il recupero. Non è una lesione delle libertà fondamentali perché il suicidio da eroina è un omicidio. Non vogliamo ripristinare i manicomi ante litteram né le catene perché non sono necessarie.
A proposito della sentenza di S. Patrignano emessa dal tribunale contro la comunità, io non critico i giudizi per quella sentenza, essi hanno applicato la legge quale essa é. Ma critico il fatto che per tutto il corso del processo, nella fase istruttoria, quando è stata ordinata una perizia ebbene in tutti questi passaggi si è colto un inequivocabile comportamento persecutorio, un comportamento non giustificabile. Non si può dimenticare che i periti nominati dal tribunale erano ideologicamente contrari all'esperienza di S. Patrignano. E' noto che a S. Patrignano erano sotto processo i ritardi del parlamento nella revisione della 685 e nell'approvazione della legge che tuteli le comunità. Queste considerazioni appaiono necessarie in questo dibattito perché l'Assessore ha ritenuto di inviarci un documento sulle violenze, alla comunità riminese senza per preoccuparsi minimamente di dirci qual è la sua valutazione sulla realtà di San Patrignano. La posizione del "Gruppo Abele" la conoscevo, ne ho avuto conferma in questo documento, pero mi sembra che nel momento in cui si ritiene di associare alla documentazione una valutazione di questo tipo forse occorre una valutazione più attenta: per esempio, in tutta questa documentazione non ci sono i documenti del Consiglio. Ho presentato due ordini del giorno in epoche diverse, un documento all'Assessore sin dall'aprile, maggio e giugno dell'anno scorso. Certo, sono dimenticanze che possono anche essere comprensibili, ma ad esse si accompagnano altri aspetti che dispiacciono, per esempio numerose dichiarazioni di collaboratori o dipendenti pubblici. Vorrei segnalare la dichiarazione, che trovo ignobile e pretestuosa, del coordinatore dei centri per le tossico dipendenze di Torino che ha affermato: "La Lenad, ad esempio, che non è considerabile un gruppo di intervento risponde solo ai bisogni dei figli della buona borghesia. E' secondo me un gruppo di opinione di destra che meno interventi fa, meglio é, perché i ragazzi che loro hanno mandato nei kubbuz o nelle comunità in giro per l'Europa, stanno ritornando ai nostri servizi completamente distrutti".
Questa, signori Consiglieri, è la dichiarazione di un incompetente pagato con i nostri soldi, perché a Torino tutti coloro che si sono interessati a questo problema sanno che cos'è la Lenad e cioè un gruppo di genitori, magistrati, qualificati operatori sorto per supplire all'assenza degli interventi pubblici e che si occupa di tutti, che non si occupa della lotta di classe, come lo psichiatra di turno, ma della lotta alla droga.
Evidentemente per fare queste affermazioni significa che il coordinatore dei centri non conosce uno dei maggiori gruppi di volontariato. E' estremamente grave che funzionari pubblici critichino realtà valide di volontariato proprio quando l'ente pubblico si trova in queste difficoltà.
Eppure esistono anche delle organizzazioni truffa che si occupano di droga.
Ci sono pseudo comunità che imbottiscono i ragazzi di farmaci dietro compensi di rette altissime. Ci sono comunità che ricevono finanziamenti per parecchi milioni e che tengono due ragazzi in montagna. Questi sono gli abusi, queste sono le situazioni che andrebbero denunciate. Situazioni che sono sorte in assenza di una legge nazionale ma anche per la carenza di un controllo a livello regionale nel governo del fenomeno delle tossico dipendenze. Lo scorso anno abbiamo denunciato questa situazione e su delle precise proposte abbiamo chiesto il confronto. In parte, oggi delle risposte arrivano con la relazione dell'Assessore. Relazione che più che affrontare il problema sembra una raffazzonata risposta politica che considero eccessivamente ottimistica. Si parla di corsi per degli operatori attraverso qualche seminario. Io spero che la sinistra abbia superato il concetto del medico tuttofare e mi sembra che nella logica dei gruppi di lavoro e studio si stia entrando in questa logica. Per il momento tuttavia gli operatori continuano ad essere dei distributori di metadone. Oggi lo distribuiscono con più attenzione ma non è offerta agli operatori valida alternativa.
In Italia esistono dei corsi ad alto livello per gli operatori: sono quelli del Ceis di Don Picchi, che ringraziamo per quanto ha fatto sinora.
Questi corsi, che si svolgono a Castelgandolfo in una residenza chiamata Casa del Sole durano diverse settimane, si avvalgono di consulenti di fama mondiale ed oggi il Ceis ha infatti i migliori e più preparati operatori che lavorano- con criteri studiati, registrati ad una esperienza intensa.
Recentemente l'assessorato ha emesso una circolare che obbliga il passaggio per il centro tossico-dipendenze a tutte le organizzazioni che desiderano poi inviare dei ragazzi nelle comunità. Ma quelle organizzazioni che i funzionari osteggiano pubblicamente come si devono comportare? Quali garanzie esistono per questi gruppi di fronte alla lotta ideologica alla droga intrapresa dall'ente pubblico, a giudicare almeno da quanto dichiarato da funzionari che ricoprono posti importanti.
Il caso della Cufrad in questo senso è esemplare. Questo centro di ispirazione religiosa ha subito anch'esso dell'ostracismo ideologico, un ostracismo che passa attraverso le circolari burocratiche che rimandano all'allegato 20 del piano socio-sanitario o alle circolari emesse dagli uffici regionali. Intanto non esistono criteri, tutto è lasciato alla discrezionalità di un apparato abbandonato a sé stesso o inficiato da iniziative politiche di funzionari.
L'Assessore allega anche una lista di comunità sulle quali nulla è specificato se non i contributi che ricevono. Mancano i criteri ma i finanziamenti vengono distribuiti con il risultato che alle comunità che funzionano si aggiungono comunità notoriamente senza operatori preparati o che, come dicevo, a fronte di alti finanziamenti svolgono un lavoro di poco rendimento.
Verrà costituito un albo delle comunità e noi chiediamo che a livello regionale venga istituita anche una commissione permanente dell'albo delle comunità che possa discutere, rivedere, migliorare gli interventi nella pluralità di terapie che oggi vengono adottate. Non esiste una sola terapia, questo è noto. L'ente pubblico deve dunque operare affinché tutte le esperienze siano messe a confronto nella teoria e nella pratica, nella formazione degli operatori, nella definizione dei criteri generali per la completa revisione dell'allegato 20.
Per un certo periodo abbiamo assistito all'opera politica di chi ha voluto mettere in contrasto le diverse esperienze per nascondere la propria incapacità ad agire, il proprio immobilismo. Sul tema della prevenzione alla droga è stata fatta troppa demagogia. A cosa serve la prevenzione se poi non si pensa anche a coloro che hanno bisogno di essere curati? Al Comune di Torino in occasione della recente delibera sulla prevenzione delle tossico-dipendenze il nostro voto non è stato contrario.
Quella delibera era frutto del lavoro della sottocommissione per le tossicodipendenze presieduta da Franca Prest che ha avviato un lavoro proficuo, ma che attende anche misure precise a livello regionale che tuttora mancano e che se non saranno prese vanificheranno gli sforzi a livello comunale. L'Assessore parla di notevoli resistenze da parte degli enti locali e di incomprensione dei pubblici amministratori verso il problema droga come nel caso di Andezeno. L'incomprensione sorge nel momento in cui i Comuni non conoscono, perché non esistono, le misure e le iniziative regionali. Anche in questo caso si criticano i comuni per coprire le proprie mancanze. Delle incomprensioni locali esistono comunque ma il caso di Andezeno ed altri hanno dimostrato un'incomprensione istituzionale da addebitarsi a fattori politici.
D'altronde nel momento in cui non si riescono ad assicurare dei posti letto adeguati negli ospedali per i tossicodipendenti è difficile palesare interventi più organici. A Torino degli otto posti letto teorici ne sono disponibili molti di meno. Nei mesi scorsi abbiamo raccolto migliaia di firme in appoggio alla proposta di legge per l'alternativa al carcere ed in appoggio delle comunità. Ma le comunità devono essere create in larga parte e questa non è la richiesta di un partito o di un'organizzazione antidroga è una richiesta popolare che per primi rivolgono i tossicodipendenti a cui non si può semplicemente dare un buon pasto e una casa protetta per dormire, case ghetto che sono stazioni per chi vuole continuare a drogarsi tra un colloquio e l'altro al centro per le tossico-dipendenze. Il dramma è che questi ragazzi sono costretti a ruotare intorno ai centri perché le comunità non hanno posti a sufficienza.
Negli scorsi anni, sempre al Comune di Torino, avevamo richiesto insieme alla Democrazia Cristiana la creazione di un dipartimento antidroga per unificare centri di spesa e di intervento tra i vari assessorati. Sono in larga parte le proposte che abbiamo avanzato anche in Regione lo scorso anno. Sono iniziative che presuppongono una volontà politica precisa e tuttora assente. Al termine di questo dibattito presenteremo un ordine del giorno per l'organizzazione del lavoro legislativo sull'albo delle comunità e sulle iniziative più urgenti cui ho accennato. Si tratta, per tutti noi di riparare a quel buco nelle istituzioni, all'assenza istituzionale che ha aggravato la dimensione del fenomeno in Italia nella nostra regione scaricando l'onere e la sofferenza su migliaia di giovani e sui loro familiari. Concordo con chi ha affermato che su questo tema non esistono verità e rimedi assoluti. Non sarei laica se non pensassi che su nessun tema esistono delle verità assolute. Certo, su un tema di tanto mistero e di tanta complessità non esistono verità assolute. Per capire questo colleghi Consiglieri, immaginatevi se in questo momento facesse la sua apparizione in quest'aula un giovane od una giovane drogata. Nessuno di noi ne sono sicura - saprebbe come comportarsi per aiutarli. Ciò non esclude che dobbiamo insieme tutti ricercare la soluzione al come uscirne. E la soluzione al come uscirne la trovo in alcune frasi di Vincenzo Muccioli questo romagnolo testardo e buono, tanto discusso in questi giorni, che in un recente convegno sulla droga ha detto: "lo sono solo un uomo ma ci sono tanti uomini che costituiscono la società e se tanti di questi uomini si rimboccano le maniche, si possono avere molte comunità terapeutiche.
E non è la mia la più giusta: quella di Don Mario Picchi è giusta quella di Don Gino Rigoldi è giusta, quella del signor Rossi è giusta, o quella di Caio o di Sempronio. Noi abbiamo bisogno di tante risposte perch tante sono le richieste. Gli uomini non sono birilli e non possiamo adottare un unico sistema per formarli e per tirar li fuori dalla tossocodipendenza dobbiamo riuscire a capire le loro angosce, scoprirne l'origine e dare loro una possibilità di avere un punto fermo come riferimento, e per far questo bisogna totalmente annullarsi in loro amandoli e capendoli perché questo è l'unico modo di rendere loro la fiducia".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono d'accordo con il Consigliere Vetrino che sottolineava la difficoltà di impostare un dibattito su un argomento come questo, come d'altra parte abbiamo verificato anche sulla psichiatria e su altri aspetti che non comportano investimenti di migliaia di miliardi, ma che incidono sulla condizione umana, che obbligano a confronti serrati su realtà sconosciute o abbandonate a loro stesse. E' doveroso partire dalle esperienze che in modo difficile e contrastato la Regione, le UU.SS.SS.LL. e qualche Comune hanno maturato nell'affrontare il dramma della droga che non interessa soltanto i tossico- dipendenti, ma investe tutta la società. Né devono essere sottovalutati i mezzi di informazione che devono affrontare questi problemi con serietà e con umanità e non in modo scandalistico.
Sulla questione della droga ci sono state in questi tempi nel nostro Paese e anche altrove, polemiche e incertezze. In ogni parte del mondo assistiamo a tentativi diversi e articolati di affrontare questo problema ci sono anche dei segnali di speranza perché di fronte all'indifferenza, di fronte ai problemi acuti e difficilmente affrontabili della psichiatria delle tossico-dipendenze, c'è una certa attenzione anche sulla nostra Regione. Un segno evidente è costituito dal Comitato permanente contro la droga e l'indifferenza sorto nella nostra città in seguito all'impegno che forze politiche, sociali, culturali e religiose, hanno profuso confrontandosi per analizzare questo fenomeno, il modo in cui si sta estendendo e mettendo nuove radici. Occorre un aggiornamento continuo, una analisi e una lettura dei fatti e degli avvenimenti.
Il rapporto del Censis afferma che "lo status del tossico-dipendente diventa quasi una omologazione per i giovani della società consumistica una modalità estrema di interpretare il modello consumistico trasmesso dalla società degli adulti, senza fronzoli e mezzi termini, ma con determinazione e abnegazione assoluta". In questi anni si è assistito ad un processo di polverizzazione e di capillarizzazione dei luoghi di spaccio e di offerta delle sostanze illecite, prima di tutte dell'eroina.
I vari rapporti dicono che la droga è disponibile ovunque e nelle sedi di più facile accesso per i giovani. L'area di rischio per i giovani è più estesa in quanto la sostanza è raggiungibile attraverso i più raffinati meccanismi di aggancio e di ricatto. Vi è una trasformazione del modo di essere del drogato, esiste un percorso attorno al dramma della droga Molto diverso rispetto al tradizionale. Vi è un consumo differenziato e contemporaneo di più sostanze, che sono reperibili sia sul mercato illegale che su quello legale. Vi è un'altra caratterizzazione, sempre più drammatica e che determina situazioni come quella che abbiamo letto ieri su "La Stampa": l'eroina che viene offerta sul mercato è sempre più "tagliata" rendendo minore o addirittura inesistente la dipendenza fisica. Ci sono giovani dipendenti, soprattutto dal punto di vista psichico, clic sono alla ricerca di una compensazione, e di un ascolto diverso. Ecco perché si amplia l'area della droga, ecco perché si pongono i problemi che nel documento del Comitato permanente contro la droga e l'indifferenza sono menzionati.
A Torino, ormai, opera una rete criminale legata alla mafia ed alla camorra, di cui non vanno sottovalutati né gli interessi economici immediati, né il ruolo oggettivamente destabilizzante rispetto agli equilibri democratici ed allo sviluppo di pesanti centri di potere finanziario e politico e di forme di consenso alla violenza ed alla corruzione.
Una denuncia così forte, sottoscritta da forze di diversa ispirazione politica, culturale, religiosa e sociale, esige una profonda ed attenta riflessione anche sul tipo di intervento che le istituzioni, sia quelle repressive, sia quelle di intervento operativo, hanno svolto in questi anni.
Siamo di fronte alla prospettiva di sempre minore lavoro, si acquisisce sempre di più il fenomeno della solitudine, vi è un appiattimento culturale, la caduta e la messa in discussione delle ideologie, elementi che sollecitano di meno l'interesse e l'impegno di prospettiva. La crisi profonda della società mette in discussione ogni prospettiva. Di fronte a questi fatti c'è la fuga attraverso metodi di vita nei quali può diventare normale l'uso quotidiano della droga nella vita quotidiana, nel divertimento, della droga come elemento complementare e sostenitore di un modo di essere, di vivere e di lavorare. Il fenomeno ormai tocca tutte le aree sociali, non solo quelle tradizionalmente emarginate, ma anche quelle che si trovano in una profonda crisi culturale ed ideale per mancanza di prospettive; tocca ambienti e situazioni diverse.
La lotta al mercato della droga è una lotta che sempre di più colpisce centri di potere più deboli rispetto all'operare del mercato; si potrebbe leggere anche come un sostegno alla parte più forte di questo mercato, un mercato che vede la corruzione e il coinvolgimento di settori importanti della vita politica, sociale, economica del nostro Paese; coinvolge il traffico internazionale di grande portata sostenuto da centri di potere politico ed economico.
Alla proposta di affrontare questo grave problema attraverso la liberalizzazione di alcune droghe non so rispondere. E' una proposta che deve essere posta al centro del dibattito e del confronto. La lotta al mercato della droga è sempre più una lotta impari, il mercato si estende, i guadagni sono immensi, i ricavi vengono riciclati in investimenti cosiddetti "puliti" ma che hanno origini molto preoccupanti.
Il Comitato ha giustamente osservato che il problema della droga è problema di tutti. Si chiede allo Stato, alle pubbliche istituzioni di compiere fino in fondo il loro dovere. C'è una sollecitazione alla opinione pubblica ed agli addetti ai lavori perché si convincano che per l'intervento sulla singola persona non bastano le ricette o le persone univoche.
Gli organi di informazione devono evitare lo stile della cronaca nera riducendo l'informazione agli spazi di cronaca nera. "Stampa Sera" ha pubblicato ieri all'opinione pubblica, in modo superficiale e scandalistico, la morte di una persona di 30 anni. E' giusto richiamare come ha fatto il Comitato pubblicità, la scuola, il mondo del lavoro, le Chiese, affinché ognuno svolga il ruolo che gli compete, invitando a ripensare criticamente i riflessi che taluni messaggi possono avere sulle coscienze.
Il Comitato ha chiesto al mondo della cultura torinese di uscire allo scoperto su questi problemi.
Il mondo della cultura ha già dato una risposta attraverso un appello che è stato sottoscritto da un gruppo di personalità notevoli. Richiamer alcuni punti di quell'appello che sono il canovaccio, la linea culturale entro i quali tutti dovrebbero operare, in particolare il pubblico potere.
Intanto va detto che l'uso della droga è sintomo evidente di disagio da parte dei giovani. E' inoltre fonte di interessi colossali contro i quali non basta operare con la delega alle istituzioni, non bastano leggi, i centri di incontro, le comunità. Ciascuno deve fare la sua parte, vanno rimosse le cause di fondo potenziando la lotta al traffico della droga impegnandosi nella prevenzione contro ogni forma di disagio, ricercando per concrete possibilità di lavoro e di realizzazione personale. L'appello degli intellettuali invita a costruire attorno ai giovani una rete di solidarietà, una serie di occasioni per trovare senso e significato della vita, privilegiando da parte del pubblico potere chi è in difficoltà quindi compiendo scelte prioritarie per le situazioni di maggiore rischio.
Si richiede inoltre un miglioramento della qualità dei servizi, un intervento per il problema delle carceri, il consolidamento degli strumenti per il reinserimento sociale e lavorativo di chi cerca un riscatto. Sarebbe opportuno che le leggi approvate dal Consiglio regionale per l'incentivazione alla cooperazione e per i cantieri di lavoro, venissero riviste con un occhio particolare a queste esigenze. Cito alcune delle personalità cattoliche e laiche e provenienti da aree politiche diverse che hanno firmato l'appello: Bobbio, Barbano, Bolgiani, il Rettore dell'Università di Torno, Lombardini, Novelli, Peradotto, Pizzetti Vaudano, Ferraresi, Primo Levi, Tranfaglia, Pastori valdesi. Per la prima volta un gruppo sostanzioso e significativo di persone rappresentative della nostra cultura torinese ha posto una serie di paletti, di indicazioni, ha dato una traccia attorno alla quale chiamare le risorse pubbliche e private. Richiamo un altro fatto non per spirito polemico, ma per chiarezza. Mi ha colpito l'attenzione e il dibattito che si è sviluppato per le vicende di San Patrignano e mi ha colpito la passerella di politici, di sindacalisti e di altre persone che hanno fatto sfoggio delle loro capacità di essere un'immagine per sostenere una esperienza come quella. Perché molti politici e molti sindacalisti, che con tanta passione hanno testimoniato per San Patrignano non hanno la stessa passione nel controllo sull'applicazione delle leggi dello Stato? Perché "La Stampa" che difende gli operatori di San Patrignano non difende anche quanti ogni giorno nelle strutture pubbliche lavorano affinché l'"essere curato" non significhi essere escluso, rinchiuso abbandonato? Perché certi politici, certi sindacalisti, certi intellettuali, la cosiddetta stampa indipendente trascurano completamente le esperienze significative che provengono dall'area cattolica e dal Gruppo Abele? Mi permetto di richiamare due problemi importanti, il primo riguarda, la formazione e l'aggiornamento del personale.
Credo debba essere detto con franchezza che non sempre si è compiuto lo sforzo che è necessario nei confronti dei programmi formativi non solo negli ultimi tempi, ma anche negli anni passati.
Credo che una autocritica debba essere fatta. Si è dovuto - è vero fare i conti con una realtà difficile. Il problema dell'aggiornamento e della formazione del personale è però un elemento essenziale se si vuole trasformare ed adeguare i servizi e le prestazioni alle domande nuove che provengono. Questa mattina è stato distribuito il documento del Comitato permanente contro la droga il quale richiama la Regione affinché solleciti lo Stato, il Parlamento, il Governo, ad avviare iniziative per adeguare e modificare le piante organiche, per potenziare i servizi qualitativamente con una particolare attenzione alla formazione professionale.
L'ultimo aspetto che voglio richiamare riguarda le convenzioni con i privati. In questi anni si sono sviluppate grandi e significative esperienze che hanno avuto sostegni ed aiuti, ma che questi sostegni e che questi aiuti, come anche i controlli, siano stati inadeguati, è noto.
L'Assessore Bajardi ha portato il discorso agli Albi professionali come elemento in grado di garantire il consolidarsi di queste esperienze, come riconoscimento esplicito del ruolo e delle funzioni e come elemento di garanzia perché queste esperienze non corrano i rischi che hanno coinvolto gli istituti per i minori e che hanno seminato gli scandali.
La positività del Comitato permanente contro la droga e l'indifferenza va sostenuta perché può diventare punto di riferimento fondamentale nella operatività degli enti locali.
Il Comitato si sta ponendo come interlocutore sociale pluralistico articolato, in grado di assumersi responsabilità e questo è dimostrato dalle iniziative di questi due mesi, dalla costituzione di gruppi di lavoro che settimanalmente si incontrano e formulano le proposte, così come risulta nel documento distribuito ai gruppi con il quale si tenta di avviare un rapporto propositivo ed operativo con la Regione, con il Comune con le dieci UU.SS.SS.LL. di Torino.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cernetti. Ne ha facoltà.



CERNETTI Elettra

Se il Gruppo Abele, tra i gruppi benemeriti ed esperti che operano a livello nazionale nel campo delle tossico-dipendenze, ha sentito la necessità di costituire una lega contro la droga e l'indifferenza, per ora a livello provinciale, ma che probabilmente sarà estesa a livello regionale, è un chiaro segno di allarme che, nell'indifferenza, rischiano di non prendere l'avvio nelle amministrazioni locali quelle iniziative che pure a livello regionale sono programmate e che, nell'indifferenza rischiamo di naufragare altre lodevoli iniziative portate avanti dai privati senza fini di lucro. A nostro avviso, cresce nell'opinione pubblica la consapevolezza che senza la collaborazione della società tutta difficilmente una parte consistente dei nostri giovani, potrà uscire dal tunnel disperato della droga. Ma è una disponibilità che va indirizzata e coordinata, altrimenti si disperde senza dare frutti.
L'Amministrazione pubblica ha la competenza e il dovere di intervenire.
Ma si fa troppo poco, quasi niente, rispetto alle enormi necessità.
Gli operatori dei servizi, delle UU.SS.SS.LL., lamentano la delega totale che gli amministratori scaricano sulle loro spalle, le difficoltà nelle quali operano pressati dalle necessità impellenti dei tossico dipendenti e delle loro famiglie, dalla molteplicità dei campi nei quali si dovrebbe intervenire. Si pensi alle carceri e agli ospedali dove i tossico dipendenti devono essere seguiti, alla scuola, ai luoghi di lavoro, alla collaborazione con le famiglie che sempre più viene richiesta agli operatori.
Ecco perché alla base di una maggior quantificazione e qualificazione dei servizi deve corrispondere una maggior quantificazione e qualificazione del personale.
La realtà oggi e che quei tossico-dipendenti che ricorrono al servizio della Unità Socio Sanitario Locale, si aggirano smarriti nella sede del presidio senza sapere cosa fare di se stessi.
Emerge la necessità, prioritaria su tutto, di assisterli ai vari livelli non solo con la somministrazione di metadone. Si rende indispensabile la costituzione di centri di incontro che provvedano ai bisogni della maggior parte dell'utenza. Questi centri di incontro, vista l'insufficienza di personale (si pensi all'assurdo della Città di Torino: un operatore su cento utenti) e la scarsità di personale preparato potrebbero essere tutt'uno con i centri diurni di propri accoglienza ed avere funzioni terapeutiche, di socializzazione, collegamenti con associazioni, circoli sportivi, culturali, ecc., e di reinserimento, gruppi di lavoro cooperative, ecc. Necessità di centri crisi aperti 24 ore su 24 soprattutto nei grossi agglomerati urbani; di grande interesse ed utilità anche gli operatori della strada. Ma necessitano per i casi più gravi comunità terapeutiche. Il fatto che centinaia e centinaia di giovani attendano di entrarvi, dopo aver percorso un iter per arrivare a questa decisione non facile, spesso dopo essere stati convinti con estrema difficoltà dalle famiglie, il fatto che non trovino accoglienza o debbano attenderla per mesi e mesi, è chiaro segno che di queste comunità ce n'è bisogno.
Dovrebbero essere elargiti i contributi alle associazioni di famiglie che hanno imparato a socializzare la loro tragica situazione, ma che devono trovare sostegno a livello di amministratori e di operatori.
Nessuno più di queste famiglie, che quotidianamente vivono tragedie che spesso portano alla disperazione e alla distruzione, può suggerire e mettere in atto, in stretta collaborazione con il Servizio della Unità Socio Sanitaria Locale, iniziative tese al recupero dei loro figli, tese verso una via di uscita mutuando l'espressione che proprio l'associazione delle famiglie di Novara si è data.
Vorrei, in chiusura dell'intervento, ricordare che un dibattito simile a questo, nel quale si sono dette molte cose, oggi qui ripetute, è stato tenuto dal Consiglio regionale nel 1981 in occasione della presentazione del DPR 24 sul disadattamento, devianza e criminalità che come Assessore avevo proposto. Quel decreto è stato approvato all'unanimità; ma oggi, a distanza di quattro anni, vi chiedo quante delle cose allora dette, allora raccolte, e riportate nella pubblicazione degli atti, sono state tradotte in pratica quotidianità.
Mi auguro che questo dibattito, così interessante, così animato, da buona volontà, non si traduca ancora una volta in velleità. Se la volontà non si traduce in fatti concreti ed operativi, rimane velleità, rimangono foglie, ma non frutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Il dramma sociale di cui stiamo discutendo colpisce prevalentemente i giovani, la parte più vitale della società, il futuro della società. Questo deve far riflettere attentamente sui modi di affrontare il problema per adeguare gli strumenti al fine di coinvolgere maggiormente la società e di sensibilizzare le coscienze.
L'Assessore Bajardi in chiusura del suo intervento esaltava l'impegno di tutti a non accettare di convivere con la droga. Questo è profondamente giusto e rilevante.
Il Comitato permanente contro la droga, costituito dal "Gruppo Abele" e da una serie ampia di altre associazioni, nell'atto costitutivo ha tra gli obiettivi prioritari quello del superamento dell'indifferenza e dei pregiudizi rispetto a questo problema. I pregiudizi, come abbiamo verificato negli anni passati ci sono, anche da parte di amministratori locali. La vicenda di Andezeno e altre sono emblematiche.
Una maggiore sensibilità della società si realizza se si individuano i modi per affrontare il problema. Nel dibatto sono emerse due ipotesi di intervento nel campo delle tossico- pendenze: l'attivazione di strutture e di servizi che affrontino da un lato i problemi sanitari e dall'altro che rimuovano le condizioni sociali che portano all'uso della droga.
Il lavoro che la Regione Piemonte ha fatto in questi anni si è riferito sempre a questo metodo e la relazione dell'Assessore Bajardi fa una scelta precisa in questa direzione. L'altro metodo che differisce rispetto a questo tipo di approccio è stato esposto dalla collega Vetrino ed è la coattività. Io credo che la coattività non serva a far crescere nella società la sensibilità necessaria. La scelta della coattività dà il segnale di una società che non riesce a trovare nel suo seno la forza e la capacità di mobilitazione per affrontare adeguatamente i problemi e che tenta di rimuoverli attraverso le strutture coattive.
Le indicazioni date nella relazione dall'Assessore Bajardi sono giuste e le condivido. E' necessario un potenziamento dei servizi. A Torino un operatore ha in carico circa 80 utenti, nel 1984 mediamente ne aveva circa 90. Questo significa che le strutture non sono adeguate, che il personale è insufficiente.
Non è ammissibile che per carenza di strutture e di personale un soggetto debba essere prenotato per i giorni successivi più o meno distanti.
Quando si parla di personale si deve parlare di turn-over diverso da quello odierno, di superamento del precariato.
L'Assessore Bajardi ha esposto gli impegni assunti da oggi al 1986 con l'aumento a Torino da cinque a dieci équipes . Siamo preoccupati per l'accentuata tendenza alla sanitarizzazione del problema. Il rischio di una accentuata sanitarizzazione lo si affronta valorizzando le esperienze delle comunità, le esperienze del volontariato. Non c'è dubbio che l'esperienza del "Gruppo Abele" è la più avanzata, capace di affrontare i problemi non solo dal punto di vista sanitario, ma anche di capire il contesto sociale per rimuovere le cause sociali che favoriscono l'espandersi del fenomeno della droga e della tossico-dipendenza.
Occorre incentivare e sostenere finanziariamente queste iniziative. Il rischio di sanitarizzazione lo si affronta anche in termini di prevenzione attraverso la realizzazione di strutture sociali per giovani emarginati.
Nella relazione dell'Assessore Bajardi mi ha colpito un dato: nei tre anni dal 1980 al 1982 il livello di occupazione di coloro che si sono rivolti ai servizi è del 44/45 per cento. Allora non si tratta solo di offrire una occupazione, un lavoro, ma probabilmente si tratta di qualità del lavoro di modi con cui si può esplicare un lavoro. Una risposta si è data con le attività cooperative, con il part-time. Quando si parla di lavoro come strumento riabilitativo e di prevenzione non si può non fare cenno alla necessita di un maggiore e più stretto coordinamento tra gli Assessorati regionali.
La Regione e gli enti locali debbono favorire l'accesso dei soggetti in stato di tossico-dipendenza alle iniziative di lavoro da loro attivate o finanziate.
La legge regionale 28/84 prevede ogni anno l'emanazione di criteri ebbene, uno dei criteri potrebbe essere quello di favorire il finanziamento di iniziative cooperative in direzione della emarginazione e della tossico dipendenza. Per esempio, la Regione finanzia parzialmente cantieri di lavoro attivati dagli enti locali. Credo che si possano fissare dei criteri che mettano sul piano degli altri soggetti i tossico-dipendenti.
C'è poi il problema del rapporto tra droga e carcere. E' ovvio che il carcere è luogo di diffusione della droga. Si dovrebbe offrire ai tossico dipendenti che commettono reati di poter volontariamente entrare in strutture per la disintossicazione e riabilitazione come sono ad esempio le comunità.
Leggo nella relazione dell'Assessore Bajardi che la Commissione Cooperazione sta studiando i problemi inerenti agli arresti domiciliari presso comunità residenziali derivanti dall'applicazione della legge nazionale del luglio 1984 per emanare degli indirizzi. Questo può essere un atto che si può emanare rapidamente.
Ci sono poi altri problemi, quello della regolamentazione tra le UU.SS.SS.LL. e le associazioni (credo che si possa tentare di approvare prima dello scioglimento del Consiglio regionale, un documento in tal senso), quello del coinvolgimento dei medici di base che hanno in carico tossico-dipendenti della droga.
Le UU.SS.SS.LL. dovrebbero poter segnalare ai medici di base i tossico dipendenti per coinvolgere i medici.
Questi dibattiti hanno il pregio di un ampio respiro culturale, dobbiamo perciò sforzarci affinché da essi derivino atti concreti. Prima di terminare il mio intervento faccio una proposta. La settimana scorsa la V Commissione si è incontrata con il Comitato permanente contro la droga e l'indifferenza il quale ha redatto un primo documento relativo alle questioni dei servizi. Propongo che questo dibattito si concluda con la richiesta di un incontro con il Comitato entro la prossima settimana per verificare in quella sede le risposte che la Giunta potrà dare alle richieste del Comitato stesso e per verificare quali atti il Consiglio potrà assumere prima del 28 marzo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, farò in primo luogo una valutazione su questo dibattito che è richiesto e voluto da larga parte delle forze politiche, ma che - guarda caso - arriva in tempi che non hanno più una grande audience presso l'opinione pubblica. E' un dibattito ripetitivo, un dibattito dejà vu come direbbe il mio collega comunista. Non ha certo quella tensione morale, ideale e culturale che un dibattito di questo genere dovrebbe avere, non esiste il pubblico, non siamo riusciti a coinvolgere intorno a questa iniziativa l'opinione pubblica, non si è portata fino in fondo l'esperienza di lavoro, che qualcuno aveva suggerito cioé quella di scindere questo dibattito in tre parti di cui quella centrale destinata a raccogliere la voce della gente, degli operatori degli interessati.
Con questo dibattito, nei tempi in cui viene fatto, si misura la lontananza delle istituzioni dai problemi. Questa lontananza diventa preoccupante laddove il taglio del dibattito diventa specifico e a senso unico.
Illustrerò come, salvo rare eccezioni, questo dibattito non riesca a discostarsi dalla voglia di rispondere a una domanda, che non è una domanda, ma è già una risposta a un'altra domanda.
Tre cose si possono dire sulla relazione dell'Assessore. Il giudizio politico complessivo: trasferisco pari pari il giudizio espresso dalla collega Cernetti. Aggiungo di mio soltanto una riga: come mai il Gruppo socialista continua a sostenere questa Giunta, posto che su questi terni da due anni a questa parte ci sono accenti molto più critici del PCI nei confronti dell'Assessore Bajardi che non dagli altri Gruppi politici.
Coerenza vorrebbe che, a fronte di talune valutazioni, si assumessero anche le conseguenti determinazioni.
Collega Cernetti, queste rendite culturali, non sono più consentite probabilmente dopo il 12 maggio non lo saranno neanche più quelle politiche, probabilmente non sarà più consentito collocarsi sempre in modo da aver sempre ragione qualunque cosa si dica. Quelle culturali non sono posizioni che possono essere coltivate oltre misura.
I distinguo del Partito socialista attraverso la sua responsabile collega Cernetti nei confronti della politica della Giunta è totale ed assoluto ormai da anni a questa parte ma le conseguenze politiche non si tirano.
Questo a mio modo di vedere è molto grave anche perché in una qualche misura fari poi sapere di revanscismo quello che magari si fari in una futura legislatura governata da una maggioranza diversa.
Una delle cose dalle quali dobbiamo guardarci noi politici è il revanscismo; il senso dello Stato ci obbliga a considerare quello che è avvenuto patrimonio di noi stessi, non di altri. Attenzione, questo revanscismo è un vizio logico sempre presente, che normalmente fa perdere la nostra capacità di esaminare la realtà o per conservarla o per trasformarla, dipende dai punti di vista.
Nella sua relazione, Assessore Bajardi, mi ha stupito e preoccupato l'affermazione (che spero di non avere compreso bene) secondo la quale la classe dei medici e dei farmacisti non darebbe un apporto sufficiente alla battaglia contro la droga. Questa affermazione dovrà essere oggetto di una successiva occasione di dibattito che la nostra forza politica chiederà.
Affermazioni di questo genere onorano chi le fa, mettono però nelle condizioni di trarre delle conseguenze e di assumere i provvedimenti che ne conseguono.
Non si può soltanto registrare la non sufficiente partecipazione di due importanti categorie, ma devono trarsi le conseguenze, magari anche di tipo sanzionatorio. Se due categorie sfuggono al loro obbligo, prima etico e poi professionale qualche sanzione deve essere espressa.
Se poi il giudizio dell'Assessore risulterà incauto o superficiale, la sanzione dovrà ricadere su chi quel giudizio ha espresso o su chi l'ha costruito.
L'altro aspetto che nella relazione dell'Assessore non condividiamo, è l'approccio prevalentemente sociologico al problema. Certamente l'approccio sociologico è quello che mostra sempre di più la sua corda. Non si riesce a dimostrare se non per partigianeria intellettuale e politica, che siano le situazioni di disadattamento sociale e di alienazione sociologica a determinare la droga.
Esistono altri approcci, per esempio quelli di scuola psicanalitica che dicono cose molto più complesse e molto più delicate. Per esempio che la scelta della droga è una scelta esistenziale dell'età adolescente che avrebbe all'origine due o tre ordini di componenti: la caduta assoluta nella famiglia moderna della figura del padre che diventerebbe un personaggio molto amletico, troppo "democratico" e sfuggente, quindi non più un punto di riferimento, la crisi del rapporto con la madre, che da rapporto oggettivo di tipo cantiano: "ti amo perché ci sei" si sarebbe trasformato in un rapporto: "ti amo perché mi dai" quindi quando "non ti dò" da parte della madre comincia ad esserci il "non ti amo" e alla fine il "non ci sei", quindi la distruzione dell'individualità del bimbo-ragazzo che attraverso questo processo psicologico si trova in totale crisi rispetto ai suoi riferitori di sopravvivenza. I genitori sono la espressione e la condizione della sopravvivenza anche fisica del ragazzo.
Nei colloqui con questi pazienti i ricercatori hanno potuto ritrovare il riproporsi di talune situazioni-tipo in cui il "servizio prestato" è sempre a pagamento, mai donato. In questo rapporto curioso nasce nell'individuo (che trova nella droga un modo di uscirne), un rapporto che è il presupposto di una serie di risposte molto remunerative dal punto di vista psicologico per chi le offre, cioè per la società, ma poco produttive per chi le riceve, cioè per il malato. Sostanzialmente venendo meno il punto di riferimento esterno rispetto al ragazzo nasce quello che viene chiamato un processo narcisistico e cioè l'esigenza di trovare al proprio interno il riferimento del proprio mondo posto che non ve n'è più uno all'esterno. E' evidente che quando si cerca di trovare al nostro interno il riferimento del proprio mondo si tende a creare livelli di diseguaglianza, di differenza culturale e di immagine rispetto agli altri e quindi l'avventura nella droga è uno degli approcci più frequenti in situazioni di disadattamento. La terapia si trova di fronte a questo bivio curioso: o si recupera il rapporto "ti amo perché ci sei" e si rompe il rapporto "ti amo perché ti dono" con conseguenti rischi di frustrazione per l'interessato qualora il "ti dono" non sia sufficiente a recuperare il trauma infantile, oppure questa comunità, questa società, questo operatore deve in una qualche misura aumentare di giorno in giorno l'oggetto che viene donato affinché si sia amati. Ho analizzato seppur molto brevemente questo aspetto, proprio per cercare di riportare al nostro dibattito non soltanto l'elemento terapeutico.
Le cause di questo processo non sono di ordine sociologico come ci è stato detto, ma sono molto più profonde e molto più delicate. Non esiste la possibilità di collocare in alcuni fenomeni della società moderna, il consumismo (dice l'Assessore), la non adeguata qualità del lavoro (dice Montefalchesi), la causa di questi fenomeni.
Le cause sono molteplici, l'approccio deve essere interdisciplinare, ho insistito su questo aspetto perché si è fatta da parte di qualche collega normalmente attento a queste cose, una speculazione non corretta sulla vicenda di San Patrignano. Quella vicenda ha fatto emergere un dato estremamente inquietante nell'opinione pubblica. Devo dare atto ancora una volta a Montefalchesi, uno dei più coraggiosi e lucidi colleghi, di essersi posto il problema In quel processo si è posto il problema della coercizione del tossico-dipendente. Buona parte dell'opinione pubblica si sarebbe aspettata l'assoluzione di qualcuno che comunque ha commesso un reato rispetto al quale non scatta ancora un esimente e sembra crescere la voglia che il legislatore consideri il fine terapeutico un esimente rispetto al comportamento antigiuridico. Questo è un segnale estremamente inquietante.
Ci sono alle mie spalle alcuni signori, che non ho il piacere di conoscere e che hanno apprezzato un intervento che io non ho apprezzato ed hanno non colto il senso profondo e la preoccupazione di Montefalchesi.
Se riteniamo che la coercizione possa essere uno strumento di intervento, con la coercizione si può rendere questo mondo molto pulito molto asettico, perfetto da tutti i punti di vista. Basta solo decidere.
Rinunciamo alla libertà e dopodiché con un prezzo di libertà rimediamo a un male della società, rinunciamo a tutte le libertà ed abbiamo una società perfetta, ma non è più una società umana.
Se riteniamo che sia pensabile introdurre nel codice penale (oltre a quelli esistenti) un esimente a fine terapeutico, la violenza a fine terapeutico, mi dovete dire per esempio, che l'uso di sostanze allucinogene deve essere reato.
Proprio lo studioso, del quale ho ripetuto alcuni passi sull'approccio psicologico alla droga, si pone questo problema. Ci sarebbe una violazione dell'art. 32 della Costituzione che obbliga la società alla tutela della salute dei cittadini, quando non si punisce l'uso della droga in quanto è considerata lesiva della salute.
Stiamo molto attenti a non lasciarci trascinare da alcuni episodi pure positivi e costruttivi e anche estremamente validi e significativi che fanno onore ai loro protagonisti, in particolare alla persona della quale parliamo, quando non il soggetto ma l'opinione pubblica dice su tutti i giornali d'Italia che sostanzialmente ci si aspetta una sentenza che riconosca che anche se taluni fatti sono stati commessi, il fine lo giustifica. Illustri pensatori su giornali torinesi, scomodando i più noti filosofi della storia, hanno cercato di sostenere questo principio: la violenza sull'uomo se è a vantaggio dell'uomo è consentita. Su questo dobbiamo andare estremamente cauti. Il Parlamento un giorno o l'altro potrà elaborare una norma che ritenga consentita la violenza a fine terapeutico: questo è aprire una breccia in una cultura giuridica, di cui noi siamo fieri e che siamo disponibili a mettere in discussione, qualora i risultati che possono venire da questo sacrificio della cultura del diritto siano direttamente a portata di mano.
Reburdo ha riproposto il dubbio amletico se si debba consentire la somministrazione gratuita di sostanze allucinogene per troncare il mercato alla sua radice. E' curioso che questo argomento non sia mai stato portato alle estreme conseguenze. Il Ministro Altissimo è stato lapidato perché ha fatto una constatazione molto semplice: nessuno cerca la droga, ma a tutti viene offerta. Questo mercato curioso è anomalo.
Sono liberale e credo che l'homus del mercato è dominato dalla domanda non dall'offerta. Mi stupisco che l'approccio all'attacco all'offerta non sia riuscito ad andare avanti non ai limiti "demenziali" del Ministro Altissimo di dare metadone nelle tabaccherie, ma a qualcosa per stroncare il meccanismo alla radice.
Io i nomi e i cognomi li faccio. Chiedo scusa a Reburdo se mi scontro sempre con lui, che è molto bravo ma ho l'impressione che anche lui viva non di posizione, ma di rendita di linguaggio. I termini "certi", "ben conosciuti", "interessi di potere economici, politici" è un linguaggio non da assemblee, ma da comizi. Quando si sa che alcuni centri politici sono interessati al traffico della droga, si deve dire: "il Consigliere tale" "il Gruppo tal altro", "il governo, il ministro", altrimenti non si fa altro che alimentare il terreno sul quale lo stesso Reburdo dice alimentarsi il fenomeno della droga.
Denuncio, per esempio, che il sistema internazionale degli Stati non sia ancora riuscito ad intervenire nei paesi produttori riconvertendo le culture, garantendo a coloro che si occupano di queste culture un reddito analogo coltivando patate.
Il sistema degli Stati che ha mobilitato le cannoniere sul Canale di Suez negli anni '52-'53, che ha mobilitato le cannoniere e le portaerei che le Isole Falkland, potrebbe pure mobilitare qualche cosa di più che non gli ordini del giorno nei confronti di sistemi che sul lutto e sul dramma del mondo prosperano. Questo problema può essere rappresentato al nostro Governo in termini tali da poter richiedere delle risposte non evasive. Si tratta di chiedere perché la CEE non applichi delle sanzioni, si tratta di chiedere analoga solidarietà ai paesi legati dal Patto Atlantico del Sud Atlantico e probabilmente potrebbe essere affrontato se non risolto il problema.
Per il resto brancoliamo nel buio. All'inizio ho fatto delle osservazioni critiche sull'operato della Giunta e dell'Assessore.
Brancoliamo nel buio e ci rendiamo conto che già siamo chiusi in una trincea perché qui si dibatte come affrontare di conseguenza. Su come affrontare la causa ci stiamo rinunciando.
Richiamo la Giunta ad attivarsi nel modo migliore ed a cogliere la proposta di maggiore collaborazione che ci viene fatta dalla società civile e suggerisco che la proposta di Montefalchesi abbia corso. Si deve giocare fortemente sulla produzione delle sostanze oppiacee e sul versante della lotta alla criminalità organizzata che ha riconosciuto nel mercato della droga spazi per investimenti e per redditi come mai ci sono stati sul nostro pianeta. Anche quando avessimo sconfitto la droga, qualora non ci fosse più sul mercato, dovremo pur fare qualcosa per lo stato di alienazione psicologica, culturale, sociologica, perché, al di là delle conseguenze, il fenomeno dell'uomo, della sua solitudine e delle sue sofferenze va affrontato.
Non sono convinto che questa società opprime l'uomo e lo aliena per le sue caratteristiche capitalistiche o consumistiche. Forse questa società toglie troppo all'individuo di ciò che ha di più prezioso, la sua individualità. Quanto più si cerca di evitare lo scontro-incontro di ognuno di noi con sé stesso esasperando e moltiplicando le occasioni di socializzazione come fuga da sé stessi, probabilmente si accentua questo fenomeno anziché risolverlo. Credo che mandare i bambini di tre anni alla scuola materna per 8 ore al giorno, fargli frequentare la scuola elementare per Otto ore al giorno, la scuola media e il liceo per nove ore al giorno significa sottrarre a sé stesso il ragazzo che cresce.
Molti di noi ricordano con grande nostalgia di questi lontani periodi non i momenti dell'apprendimento, non i momenti degli affetti, ma i momenti della fantasia in cui costruivamo al proprio interno un mondo esterno rispetto al quale muoversi.
Questo spazio della fantasia, che è l'occasione dell'uomo di rigenerarsi e di crearsi gli obiettivi e gli scenari, in questa società sta venendo meno.
A questo concorrono anche strumenti di natura consumistica, come i network nazionali che Fanno comparire i puffi a tutte le ore del giorno.
Tutto questo attiene allo stesso processo: l'alienazione dell'individuo da sé stesso, la separatezza del ragazzo da se stesso. Su questo dovremmo fare qualche ragionamento. Certamente, la società consumistica, quindi di matrice capitalistica determina una aggressione delle cose sui valori distrugge i valori e la voglia di immaginarli. Quando pensiamo agli anni ormai lontani, non pensiamo ai valori che c'erano nella nostra fantasia, ma alla voglia dei valori che c'erano nella nostra fantasia, anche più modesti e più semplici. L'aggressione c'è, ma c'è anche in certa cultura politica che rifiuta l'individuo. Cerchiamo di ridare all'individuo uno spazio fisico e temporale nel quale si possa ritrovare, ricostruirsi e rigenerarsi: questo non avviene nella sottrazione del ragazzo a quello che ha di più caro e di più suo: il suo tempo e la sua fantasia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turco.



TURCO Livia

E' utile avere piena consapevolezza in un dibattito come questo dell'esercizio di umiltà e rigore che ci è richiesto per la complessità della materia e la sua drammaticità, per le tante cose che essa evoca e perché di fronte a tale complessità e drammaticità è sempre insufficiente lo sforzo profuso. La discussione è vera, è utile, se non cerca scorciatoie e non si adagia in rimozioni e soprattutto se rifugge, ma davvero, da contrapposizioni manichee e coglie gli sforzi che si sono compiuti.
Pertanto noi comunisti evidenziamo dato obiettivo dato che forse volutamente si è taciuto, vale a dire la positività degli indirizzi seguiti dalla Regione Piemonte, dei risultati acquisiti, entrambi riconosciuti da fonti insospettabili, quali, ad esempio, il rapporto Censis.
Tuttavia non ci sottraiamo ad una discussione più di fondo sul problema, raccogliamo la sfida delle questioni aperte, raccogliamo la sollecitazione che da essa avviene a fare di più e meglio.
Anche per questo esprimiamo profondo apprezzamento, oltre che condivisione alla relazione proposta dall'Assessore Bajardi.
Innanzitutto, occorre collocare in modo corretto il problema della droga. Esso non è più solo patologia sociale, ma spia, fenomeno rilevatore di dinamiche e problemi più generali della società. Chiama in causa la società, le sue regole di funzionamento e i suoi valori ma ci propone anche in modo forte la complessità e profondità dell'individuo, le sue ragioni le sue responsabilità. Nell'analisi del problema della droga sarebbe dannoso attardarsi nella peraltro vecchia, querelle, tra un economicismo che si riferisce prevalentemente alle ragioni di ordine economico e sociale, e un approccio puramente individuale privato che esuli dalle dinamiche sociali. Approcci che si sono rivelati essere entrambi illusori parziali, giustificatori e quindi inefficaci.
Oggi occorre guardare invece alla forte interazione tra individui ed ambiente, gli ambiti di influenza, le distinzioni reciproche. Vorrei sottolineare come il problema della droga segnala in modo acuto una questione generale che è sottesa peraltro da altri aspetti dell'epoca attuale, quale ad esempio, l'innovazione tecnologica, la ricerca scientifica, che io non credo improprio sottolineare anche in questa sede vale a dire la necessità di ridefinire, riproporre i fondamenti di una etica della dignità umana che torni ad essere espressiva, regolativa dell'agire individuale sociale.
Ritrovare una espressività etica dell'agire sociale ed individuale non è indugiare in un ancestrale meccanismo di difesa e di paura, ma ricercare in un mondo in profonda trasformazione le ragioni di fondo della esistenza individuale e sociale. E insistere sulle ragioni dell'individuo, sulla capacità e sulla condizione individuale di responsabilità e di liberti, mi pare precipuo proprio in riferimento ai processi che definiscono e segnano la nostra vita. Infatti, la tendenza prevalente è a stimolare il potere sulle coscienze anziché la consapevolezza critica.
Prioritariamente è dunque la definizione di un'etica della responsabilità individuale e soeiale che realizzi unitamente la consapevolezza critica, la responsabilità e la libertà e definisca sempre più la libertà come liberazione, crescita della propria umanità. Ma in particolare, il problema della droga ci pone due temi di fondo: la condizione giovanile ed il posto che essa occupa nella società attuale. Con grande lucidità il rapporto Censis del 1984 evidenzia un dato, peraltro rinvenibile per via empirica, e documentato dai molti studi sulla condizione giovanile. Vale a dire, è la condizione giovanile nella sua generalità ad essere foriera di quelle incertezze, di quelle privazioni, di quelle solitudini che espongono i giovani alla droga. Quella che il rapporto Censis definisce la terza fase nel rapporto giovani-droga è caratterizzata dal fatto che i suoi ceti coinvolti non paiono complessivamente portatori di caratteristiche specifiche.
Così come particolarmente significativa è la ricerca di una compatibilità tra vita normale ed uso della droga da parte dei giovani oltre che il forte abbassamento dell'età in cui ci si avvicina ad essa.
Questi aspetti ci parlano della più generale condizione giovanile e su questo mi vorrei soffermare un attimo.
Effettivamente ciò che maggiormente caratterizza la condizione giovanile oggi è il malessere che deriva dalla discrasia tra bisogni indotti e possibilità di soddisfarli.
Non dimentichiamo, i giovani sono comparto determinante del mercato; si viene promossi consumatori fin dall'infanzia, senza il possesso di una crescente quantità di oggetti ci si sente sconfortati fino all'avvilimento.
D'altra parte, c'è uno spostamento continuo in avanti della soglia di accesso ai consumi desiderati, come dire, una continua fatica di Sisifo naturalmente è una fatica del tutto diversa, tra l'una e l'altra fascia sociale.
Dunque, i consumi quale fattore significativo di identità dei giovani quale loro linguaggio, è mezzo di comunicazione. Ma c'è un altro dato da sottolineare.
Per i giovani di oggi non esiste più un luogo privilegiato di formazione della personalità, di socializzazione, quello che in modo prevalente definisce una identità individuale e sociale, e da cui nasceva una presa di coscienza ed un processo di elaborazione politica.
Oggi l'esperienza di un giovane procede attraverso molti luoghi, senza che alcuno sia più fortemente significativo di altri. Un allargamento di opportunità cui corrisponde una riduzione di intensità qualitativa, una vita che scorre in molteplici esperienze e luoghi senza però avere un centro forte, esperienze semplicemente vissute, a volte come riempitivo non meditate e composte secondo un progetto, collocate in un tempo indefinito, sospeso che attende.
Le molteplici opportunità di vita a volte arricchiscono, altre disorientano e quasi sempre sopperiscono all'impossibilità di diventare adulti, autonomi, di scegliere davvero il proprio percorso personale.
La domanda di lavoro, di studio, di cultura, di libertà, di significato che i giovani pongono non sono generazionali, legate cioè ad una sola fase della vita. Né sono risolubili spontaneamente attraverso i meccanismi del mercato e dello stato così come ora sono, e tanto meno sono risolubili per via individuale.
E' nella risposta a questa domanda la vera sfida che il problema droga ci pone. Ciò non vuole annullare la specificità del problema e l'urgenza di perfezionare interventi a favore dei tossico-dipendenti per liberarli dal tunnel della droga, ma conferma quale prioritaria la linea della prevenzione.
Il secondo punto di fondo che è opportuno richiamare in una discussione come questa, è relativo ai caratteri del mercato della droga. Noi comunisti, lo abbiamo affermato in un nostro progetto di legge, siamo convinti che il fulcro della lotta alla tossico-dipendenza è costituito dalla lotta contro il traffico. Lo stesso intervento socio-terapeutico disgiunto da una efficace lotta contro il traffico è destinato comunque al fallimento. L'espandersi delle tossico-dipendenze infatti non dipende dall'aumento della domanda, ma, come avviene in ogni società legata alla logica del profitto e del consumo, dall'aumento dell'offerta.
Il mercato della droga costituisce un colossale affare economico assicura una redditività che supera quella di qualsiasi affare lecito e di qualsiasi attività criminale. Esso ha una sua legge interna per la quale ciascun consumatore diviene prima o poi venditore.
Inoltre, il controllo del mercato ha trasformato le grandi organizzazioni della mafia e della camorra in vere e proprie centrali di potere eversivo che possono giungere alla distruzione dei principi essenziali della nostra democrazia.
Per questo affermiamo che l'attacco al mercato si rivela il fulcro di una nuova moderna ed efficace strategia anti-droga.
Ribadiamo l'esigenza di un intervento coordinato e contestuale sui tre livelli fondamentali: la lotta al traffico e al mercato, la prevenzione, il recupero dei tossico-dipendenti ed i relativi trattamenti terapeutici.
Rispetto a quest'ultimo punto, l'esperienza compiuta ci permette di fare un bilancio ed una verifica.
A noi pare che essa confermi alcuni criteri di fondo, primo tra i quali: non esiste una soluzione unica, miracolosa per garantire l'emancipazione della droga. E' invece necessario cercare pazientemente l'insieme delle soluzioni che possono essere utili in ciascuna situazione.
Essenziale risulta pertanto garantire l'accoglienza a chiunque vive il problema della droga e garantire l'orientamento verso le soluzioni ritenute più idonee. Si tratta successivamente di offrire un ventaglio di soluzioni differenziate che possono essere messe a disposizione dei tossico dipendenti dei loro famigliari, sotto forma di progetto terapeutico.
In tale iter assolutamente indispensabile risulta l'apporto del volontariato e qui condividiamo fino in fondo il riconoscimento espresso dall'Assessore Bajardi nella sua relazione.
Inoltre, la riflessione sui diversi tipi di interventi e le strategie terapeutiche attivate, suggerisce la considerazione assolutamente laica del processo terapeutico. Sottolinea l'assurdità di formule che pretendono di essere applicate indistintamente in tutti i casi, suggerisce l'opportunità di un atteggiamento umile per tutti coloro che si occupano dei tossicomani.
Infatti, l'analisi dettagliata del percorso seguito dal tossicomane sicuramente guarito dimostra che egli ha avuto contatto abitualmente con diverse imprese, ripensati a distanza di tempo i tentativi compiuti non sono catalogabili come giusti o sbagliati, valutati in termini di movimenti, volti all'attivazione progressiva del senso di responsabilità del tossicomane, tentativi apparentemente non riusciti, atteggiamenti apparentemente distaccati, diventano poi il punto cruciale di una svolta.
Così come appare irrinunciabile non solo sul piano del valore, ma anche della efficacia, il riconoscimento non solo della dignità personale del tossico-dipendente, ma della sua responsabilità e libertà personale.
Voglio infine sottolineare il valore e la positività degli indirizzi seguiti dalla Regione, indirizzi che vanno potenziati ed innovati, come peraltro ha affermato l'Assessore. La relazione ha parlato di luci ed ombre. Mi soffermo un attimo su queste ultime per indicare le linee programmatiche da rafforzare.
Mi riferisco ai problemi generali aperti, rispetto ai servizi rinvenibili su tutto il territorio nazionale. Sono quelli anche segnalati dalla ricerca del Censis. Essi riguardano la disomogenea diffusione territoriale dei servizi, gli orari, le modalità organizzative, la difficoltà al raccordo tra i servizi ed i relativi programmi di lavoro, una certa difficoltà ancora ad identificare il momento finale del trattamento dovuto ad una scarsa comprensione collettiva dell'iter fenomenologico, la formazione degli operatori. Più in generale ancora scarsa risulta essere la capacità e possibilità delle attuali forme di risposte istituzionali del problema, di predisporre un ventaglio di strumenti in grado di rapportarsi con soggetti diversi, in momenti diversi, attuando una complessa strategia di intervento che integri i livelli della prevenzione primaria, secondaria e terziaria, con quello di cure e di riabilitazione. Pesa soprattutto l'assenza di un reale movimento in grado di esercitare attraverso la partecipazione un efficace controllo democratico sulla qualità delle prestazioni e sull'inserimento delle scelte specifiche in un quadro integrato di politica dei servizi sul territorio. Di qui quei fenomeni di burocratizzazione nei servizi ed il senso di isolamento avvertito dal servizio e dai suoi operatori. Noi ribadiamo il ruolo insostituibile del servizio pubblico che deve essere accessibile a tutti, affermiamo anche la necessità di attivare una pluralità di risorse, di strumenti diversificati che in un quadro coordinato permetta di affrontare complessivamente le problematiche espresse in modo e in tempi diversi dai singoli individui.
In particolare ci preme sottolineare alcune esigenze immediate di prospettiva a cui deve dare risposta la Regione Piemonte che in parte sono contenute nella relazione presentata dall'Assessore.
Per quanto riguarda le iniziative immediate in particolare è urgente come è già stato detto, l'adeguamento e la modifica delle piante organiche al fine di rendere possibile il potenziamento del personale ove necessario ed inoltre la regolamentazione del rapporto enti pubblici, iniziative private del volontariato, adeguandolo alla linea della prevista direttiva del Ministero della sanità già concordata con le Regioni.
In prospettiva vogliamo segnalare tre punti: l'assunzione della questione tossico-dipendenze in termine di un progetto mirato ed integrato la responsabilizzazione sul tema della droga e più in generale sul disagio giovanile di assessorati diversi per una politica complessiva di prevenzione e di riabilitazione, il superamento di eventuali tendenze pratiche alla sanitarizzazione del problema. Ed infine, l'adeguamento del sistema informativo regionale che permetta una rapida raccolta di elaborazione dei dati relativi all'utenza dei servizi, curando in particolar modo il coinvolgimento degli operatori. Infatti, solo attraverso il costante ritorno delle informazioni elaborate di cui essi sono fonte, è incentivata la costante produzione di dati. Una considerazione finale. Vi è la necessità di superare l'indifferenza come dimensione individuale, è stato detto. Sicuramente la solidarietà, le intelligenze singole, le sensibilità episodiche non sono sufficienti, perché sono in questione fatti di fondo, la prospettiva di questa società, i destini collettivi rispetto a problemi come la distruzione dell'umanità, valori che rifondino il rapporto tra gli uomini e fra i popoli ed inoltre la qualità intesa anche come intensità di sentimenti e relazioni fra generazioni diverse. Ma non è soltanto una questione di interrelazioni: violenza e ingiustizia pesano sulla vita di ogni giorno; incertezze che sembrano definitive rispetto ad un futuro di lavoro. Ed è proprio rispetto alle dimensioni di questi problemi che pensiamo sia necessaria umiltà, riflessione ed impegno, ma anche rispetto. Il rispetto per chi ha già costruito esperienze, per chi ha tentato strade impervie, senza troppe illusioni, rispetto per tutto ciò che si è fatto senza leggerezza e con coraggio.
Credo che si possa dire che abbiamo di fronte una lotta lunga ed abbiamo bisogno di non disperdere energie e soprattutto abbiamo bisogno di una grande onestà intellettuale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, confesso di trovarmi a disagio a parlare di questi problemi perché il dibattito, ricco di spunti e di contenuti, si è svolto tuttavia in una atmosfera stanca, un po' scoraggiata e scettica rispetto alle possibilità reali di affrontare i problemi. Forse si ha l'impressione di celebrare dei riti. Ogni tanto ci si accorge che questi problemi ci sono, ci domandiamo che cosa fare, partecipiamo a convegni, promuoviamo dibattiti in Consiglio. Questo mio disagio credo sia anche il disagio di altri colleghi. Ma, quando ci si pone di fronte al dramma della droga non possiamo accontentarci di questo stato d'animo, dei riti, ma dobbiamo uscire con un po' di coraggio. Sotto questo profilo mi sembra che la relazione dell'Assessore Bajardi abbia mancato di coraggio nell'ammettere che la Regione Piemonte non ha fatto molto in questi anni oltre che scrivere dei piani più o meno accettabili.
L'Assessore Bajardi ha parlato di luci e di ombre considerando luci il numero dei servizi e la loro distribuzione nelle UU.SS.SS.LL. e ombre le situazioni problematiche. La più drammatica e la più preoccupante è l'aumento del numero dei morti per overdose nel 1984 oltre a una serie di inadeguatezze di inadempienze, di difficoltà dei servizi che sono in contraddizione rispetto alla prima parte della relazione. Si sono attivati diversi interventi però manca il personale, i servizi non sono sufficientemente diffusi sul territorio, non danno risposte tempestive ecc. ecc.
Avrei voluto sentir dire che abbiamo fatto dei tentativi, alcuni dei quali sono utili e vanno potenziati, altri vanno ripensati, per esempio quando tre anni fa abbiamo approvato la deliberazione per distribuire il metadone nei centri aperti, molti di noi avevano sottolineato la inadeguatezza e la insufficienza dei servizi. Leggiamo nel nuovo Piano sanitario 85/87 che gli obiettivi prioritari del progetto sulle tossico dipendenze sono di recuperare da un lato il ruolo istituzionale della famiglia e dall'altro le modifiche degli stereotipi di lettura del fenomeno della droga, ma a me pare che diciamo delle cose che vorrei tout-court definire sciocchezze. Cosa si vuole dire tradotto in pratica? C'è una cultura legata al fenomeno della droga. Occorre creare una rete di servizi, peraltro non si sa bene quale tipo di rete di servizi. Certo è che l'istituzione non è l'unica risposta corretta e che è bene attivare possibilità flessibile di interventi di un volontariato organizzato che non può essere però considerato semplicemente qualcuno che fa qualche cosa ma deve essere inserito ed integrato in una rete organica di attività considerata pubblica ancorché svolta da privati.
Gli stereotipi sono che in fondo la droga deve essere combattuta sul piano del contenimento del disturbo e del disagio sociale che il fenomeno dà, quindi anche in questo c'è disattenzione da parte di chi non ha il fenomeno direttamente, cioè non ha parenti, conoscenti, amici che abbiano questo problema e una certa difficoltà da parte delle famiglie di far conoscere l'esistenza del problema nella famiglia. L'accettazione che il tessuto sociale, la cosiddetta società dà di questi problemi è l'emarginazione, il rifiuto. Proviamo a pensare cosa accade quando un ragazzo, che ha subito una terapia disintossicante e che vuole uscire dal fenomeno e che cerca una occupazione. In momenti di difficoltà queste persone hanno maggiori difficoltà. Né le strutture pubbliche, né le iniziative private di collocamento si fanno minimamente carico di questa questione. E' diffusa l'opinione che il tossicomane sia un ladruncolo, un piccolo delinquente, un elemento di disturbo sociale. Si cerca di accreditare l'immagine di famiglie disaggregate, disattente, incapaci inesistenti per giustificare e per spiegare il fenomeno di un tossicodipendente, ma le famiglie sono di ogni tipo. Abbiamo una statistica ormai molto ampia di tali aspetti e possiamo affermare che ogni tipo di famiglia da quella aggregata che si preoccupa dei figli, che ha una situazione economica favorevole a quella che apre il dialogo costante, a quella che questo dialogo costante non riesce ad avere o non ha pensato di avere. Così come non si riesce a dare neanche il secondo aspetto di stereotipo che è quello di un disagio sociale di un certo tipo che provoca necessariamente un aumento dei casi di tossico dipendenza o una loro riduzione. Le analisi e le statistiche di tutti i Paesi, dai più poveri ai più ricchi, dai più liberali ai meno liberali, il fenomeno è in grande diffusione. Che cosa si può fare per aggredire questi fenomeni e questi stereotipi? Come si può fare per incidere correttamente? Dicevo alla collega Vetrino che potrei condividere il suo intervento e considerare finito così il mio. In fondo nessuno di noi inventa nulla: le soluzioni possibili sono poche, quindi tutte vanno bene nella misura in cui sono possibili. Ma per dare qualche nota in più rispetto a quanto già è stato detto, vorrei riferire alcuni dati di carattere nazionale che sono stati illustrati nel momento in cui si è presentato al Consiglio dei Ministri il disegno di legge sulle misure contro la droga. Molti Consiglieri hanno spostato il tiro in sede nazionale e come se tutti ci occupassimo e ci preoccupassimo di questo problema e l'unico a disinteressarsene fosse il Governo nazionale. Nel mese di ottobre 1984 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un disegno di legge. Noi ci auguriamo che sia frutto ed oggetto di dibattito e che possa portare ad una legge nuova in materia di misure per la lotta contro la droga perché ormai è ora di adeguare la legge nazionale ai problemi nuovi che sono nel frattempo intervenuti o alle dimensioni nuove del problema.
Nel triennio 1981/1983 sono state denunciate alla autorità giudiziaria 37635 persone tra trafficanti e spacciatori, di cui 31725 in stato di arresto. Sono state altresì deferite al Pretore per possesso di modiche quantità di stupefacenti per uso personale 10.642 persone e sequestrati 22.420 chilogrammi di stupefacenti- di cui 684 di eroina, 85 di morfina 391 di cocaina e 21.260 di derivati dalla cannabis. Di proporzioni notevoli sono anche i reati commessi da persone in stato di tossico-dipendenza; è stato infatti calcolato che almeno il 40 per cento dei reati consistenti in scippi, furti di automobili e furti di vario genere, sono stati commessi da persone dedite alla droga. Dal punto di vista amministrativo il Governo ha già assunto dei provvedimenti quali quello della costituzione del Comitato nazionale di coordinamento per l'azione antidroga, per collegare attraverso il concorso di tutte le amministrazioni interessate al fenomeno scambio di informazioni, di dati e di azioni coordinate.
Sono stati anche approvati gli indirizzi programmatici per combattere il traffico illecito e la diffusione degli stupefacenti nell'ambito delle tre direttrici: prevenzione, cura e riabilitazione, repressione a livello internazionale.
Il punto più importante è certamente quello della prevenzione. L'uso della droga è diventato quasi un fenomeno consumistico, sempre meno collegabile alle variabili di tipo personale, familiare o di appartenenza ai ceti sociali e senza circoscrizioni geografiche. Ormai si è diffuso in misura rilevante in Italia, sia nei centri urbani che nelle campagne.
Occorre un'azione di informazione corretta che coinvolga tutte le componenti che hanno a che fare con i giovani, ma anche le componenti che escono dalla fascia giovanile, il mondo del lavoro, il mondo della sanità intesa come settore della cosiddetta "sanità di base". Ha ragione il collega Marchini quando dice che non si può genericamente scaricare sui medici di base o sui farmacisti la disattenzione a questi aspetti. Credo sia invece corretto attivare con iniziative di sensibilizzazione la partecipazione diretta degli operatori ad azioni di informazione e di prevenzioni. Per esempio, il medico di famiglia può intervenire in una fase di rischio, di disagio perché conosce molti aspetti legati a quella particolare situazione, ma è anche giusto che non si individui nel medico di base un interlocutore generalizzato, il Consigliere comunale, signora Campolonghi, in occasione di analogo dibattito in Comune, osservava che è opportuno incominciare ad utilizzare persone, gruppi, associazioni di medici di base e farmacisti più sensibili e piu disponibili anzich appellarsi ad una generica disponibilità di persone. Occorre individuare quanti e quali medici sono disponibili e con questi incominciare un lavoro serio, sperimentando forme possibili di intervento. Il disegno di legge nazionale si sviluppa sul terreno della prevenzione, ne attribuisce alle Regioni ed ai Comuni le competenze, definisce i compiti di coordinamento degli enti, in definitiva esce dal generico e dal volontaristico.
Il disegno di legge governativo fa riferimento alle comunità terapeutiche e ad un intervento per favorire tutti quegli organismi privati e pubblici che, attraverso l'avvio al lavoro e forme di comunità residenziali e non, siano messe in condizioni di esprimere molto di più di quanto non abbiano sinora potuto esprimere.
E' compito dei Comuni promuovere cooperative di lavoro e di servizio comunità agricole, attività artigianali. Nulla di nuovo, quindi, si tratta semplicemente di metterlo in funzione.
Nel campo della repressione è stato istituito il Comitato di collaborazione italo-statunitense per la lotta contro la criminalità organizzata ed il traffico della droga. E' stato stipulato un accordo con le Nazioni Unite sul piano finanziario. L'Italia si è impegnata ad erogare nell'arco di un quinquennio 65 miliardi di lire per programmi di sviluppo agricolo nell'area andina al fine proprio di trasformare le economie di alcuni Paesi che traggono dalla coltivazione di sostanze stupefacenti le loro risorse.
Quando parliamo di prevenzione dobbiamo evitare generici discorsi o informazioni di tipo formale. E' importante sottolineare i rischi dell'uso delle sostanze stupefacenti, ma è soprattutto importante saper creare nei giovani modelli di vita, valori, scelte di vita essenziali che non siano semplicemente riferiti allo "star meglio" o all'"aver di più" economicamente perché tutti questi aspetti se non sono collegati ad un progetto esistenziale accettato, che può essere un modello religioso o di altro tipo, rischiano di non dare risultati apprezzabili. Oggi stiamo attraversando una fase difficile dopo la contestazione del 1968 caratterizzata dalla ricerca dell'impegno politico. Siamo in una fase di riflusso verso un "privato" che rischia di essere noioso, senza prospettive, senza modelli di riferimento La nostra forza politica non ha avuto dei ripensamenti sui modelli di vita che ha proposto, altre forze politiche oggi ripensano al modo in cui presentavano il problema giovanile nel 1968 e negli anni successivi. Questo non lo pongo in termini di polemica, ma come fatto di meditazione per tutti.
Venendo al difficile capitolo della cura, dell'assistenza e della riabilitazione dei tossico-dipendenti, è indispensabile ricordare la specificità di ogni persona e quindi la necessità di un trattamento studiato per quel particolare tossico-dipendente, per le sue caratteristiche, la sua personalità, la sua famiglia.
L'ospedale è un momento di intervento importante nella fase di emergenza, nella fase della disintossicazione e del recupero degli effetti collaterali (epatiti ed altro), ma non sono sufficienti tre o quattro posti letto in più, i cinque o sei centri esistenti nella Città di Torino per esaurire le richieste.
Il volontariato nella nostra città è presente ed è utile che abbia delle opportunità di maggior intervento, inserito ed integrato in un programma complessivo, per questo è particolarmente utile il Comitato contro la droga e l'indifferenza che si è costituito recentemente. E' un momento corretto di confronto, di dibattito dei problemi, è un momento in cui tutte le forze interessate, politiche e sociali possono studiare problemi e soluzioni. Abbiamo proposto che i servizi di cura, assistenza e riabilitazione passino attraverso fasi successive, essendo anelli di una catena, quindi la rete dei servizi deve utilizzare e coordinare tutte le diverse forme di intervento. Noi abbiamo sufficientemente discusso su che cosa far fare a un giovane che si sia liberato dalla tossico-dipendenza e che cerchi una occupazione, uno spazio di reinserimento. L'Assessorato al lavoro ed alla formazione professionale dovrebbe essere interessato a questo problema avviando attività formative specifiche per il recupero di professionalità, assicurando un reddito minimo. Si pensi, per esempio, ad attività agricole in senso tradizionale, ad attività di giardinaggio, di artigianato, ecc.
C'è il problema centrale del personale. Gli operatori spesso sono lasciati allo sbando, non hanno alcun riferimento né tecnico n scientifico, Ricordo che un direttore di servizi comunali è stato esonerato perché anch'esso era diventato un tossico-dipendente. Gli operatori devono essere sorretti, non devono essere abbandonati a loro stessi, non devono sentirsi isolati sul piano tecnico. E' indispensabile una politica di aggiornamento del personale. Sollecitiamo le istituzioni a creare un comitato tecnico-scientifico esterno ai servizi a cui sia demandata la valutazione complessiva degli interventi e lo sviluppo della qualificazione professionale.
Di questo Comitato potrebbero far parte quelle componenti universitarie che spesso sono accusate, qualche volta anche giustamente, di non farsi carico di questi problemi.
Un altro aspetto importante è quello di trovare il modo di intervenire e di invitare un soggetto tossico-dipendente a curarsi. La coercizione del tossico-dipendente non è facile e poi mi chiedo come si possa fare leva sulla volontà di un soggetto dal momento che la volontà di questo soggetto è vanificata, è ridotta, è molto debole proprio per effetto delle sostanze stupefacenti. E' il vero nodo di fondo che va affrontato in termini corretti altrimenti diventa un circolo vizioso.
Se le forme coercitive non sono accettabili, dovrebbe essere studiato un trattamento sanitario obbligatorio. Al momento dell'approvazione della legge 685, che aveva acceso tante speranze, si era messo un punto fermo quello cioè di non considerare il tossico-dipendente persona da mettere in galera, come precedentemente era previsto.
Oggi sono ancora molti i tossico-dipendenti che finiscono in galera non perché consumatori di droga, ma per reati commessi per l'uso della droga.
Sono oggetti che non riescono ad uscire da un circolo vizioso. Il discorso non può essere limitato al recupero del ruolo istituzionale della famiglia.
Concordo con quanto diceva il collega Marchini, con taglio però leggermente diverso. Per noi le otto ore della scuola materna, elementare e media non sono soltanto una sottrazione di fantasia al singolo soggetto, ma sono qualche cosa di più, sono una demotivazione della famiglia, una delega della famiglia del ruolo educativo, delle responsabilità: sono la sottrazione di quegli spazi di autonomia e di personalismo educativo che vengono occupati da gruppi sociali.
Tutti abbiamo contribuito a creare l'attuale modello di famiglia che delega le responsabilità educative, che supplisce alla carenza della presenza dei genitori e di familiari con fenomeni consumistici (TV gratificazioni in denaro, ecc.).
La famiglia oggi non ha più né il suo ruolo né il suo spazio. Se l'impostazione del progetto-obiettivo a cui facevo riferimento l'inizio vuol dire questo, allora diciamo in modo più preciso, diciamolo in modo netto, ripensiamo anche al modello di società alla cui creazione tutte le forze politiche hanno contribuito. Forse facendo un passo indietro potremmo affrontare più complessivamente il problema delle tossico-dipendenze.
Noi abbiamo presentato al Consiglio una proposta di ordine del giorno che non illustro in questa fase perché è analoga ad altre proposte di altri Gruppi.
Noi prevediamo degli stanziamenti nel bilancio 1985, degli stanziamenti di bilancio triennale 1985/1987 perché, al di là della buona volontà, al di là del rito dei dibattiti, si affrontino con risorse e con obiettivi precisi i problemi dei servizi e degli spazi per contribuire a combattere l'uso della droga.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Abbiamo concluso il dibattito. La parola all'Assessore Bajardi per la replica.



BAJARDI Sante, Assessore all'assistenza e sanità

Cercherò di stare nei tempi previsti dal regolamento. Sono dell'opinione che una lettura più attenta del materiale consegnato e della relazione ad esso allegata, permetterà di capire di quale rilevanza è stato il lavoro compiuto in, questi cinque anni, oltre allo spirito autocritico che muove gli operatori che operano in questo campo, i quali solamente in questa fase recente vedono esprimere comprensione e interesse per l'attività che quotidianamente svolgono.
Sono anche dell'opinione, collega Bergoglio, che i giudicati, quelli che danno la pagella, sono sempre molto severi. La collega Bergoglio si è soffermata a lungo sul ruolo della famiglia e sul superamento degli stereotipi e dei comportamenti della società che giudica il fenomeno dell'uso della droga. Cinque anni fa si considerava questo problema come esterno alla famiglia, semmai la famiglia era considerata sotto certi aspetti colpevole. Oggi nessuno più dice questo e considera il tossico dipendente un malato che ha i suoi diritti nei confronti del quale tutti non solo il medico, non solo gli operatori, ma la società nella sua globalità, devono operare.
Se per prevenzione si intende soltanto quella medica, si ha un concetto limitativo, se invece si intende quello che tutti abbiamo incominciato a capire, allora vuol dire che la prevenzione non la fanno i servizi sanitari e socio-assistenziali, ma la facciamo tutti noi collegandoci in modo diverso. Malgrado che la scuola oggi rispetto al passato, riesca a dare risposte più adeguate ai bisogni, i giovani la considerano ancora inadeguata, l problemi non sorgono nel periodo della disintossicazione, ma dopo che la disintossicazione è compiuta negli ospedali piemontesi sono stati disintossicati migliaia di giovani.
Che cosa capita dopo il periodo di disintossicazione? Le circolari del Ministero della difesa stabilivano che il tossico-dipendente non può essere arruolato. Allora incominciamo a capire. La comunità militare così rigidamente organizzata non è in grado di recuperare, di impedire? Allora andiamo alla radice delle questioni. Quando andiamo all'Ufficio di collocamento riusciamo a superare gli stereotipi? A quel punto non sono tutti uguali e bisogna avere il coraggio di riconoscerlo e di modificare le leggi che permettono comportamenti diversi. Diversamente tutte le nostre proteste finiscono per non approdare ai risultati.
In privato ed in pubblico ho espresso solidarietà a Muccioli: chi opera alla fine finisce sempre per pagare. Noi non ci dobbiamo solo schierare dalla parte di coloro che intendono risolvere i problemi: dobbiamo invece decidere se le coercizioni del passato e del presente nel servizio sanitario sono ancora lecite. Questo è il problema. Non si deve giudicare Muccioli: si tratta di giudicare se tanti altri in Italia possono godere della impunità ricorrendo a metodi diversi che la legge italiana non condivide. In questo campo esiste il trattamento sanitario obbligatorio che esiste in psichiatria e nella cura della salute mentale.
Come è possibile mantenere a forza in una comunità un tossico dipendente? Con le catene o con i fili spinati? Il problema non è più complesso? Il problema non è né sanitario né assistenziale nel senso stretto delle parole, ma è un problema di ordine generale che proprio perché è generale, è difficile da gestire, Tuttavia non si tratta di problemi difficili o di problemi facili, ma si tratta di problemi che si vogliono risolvere e che non si vogliono risolvere, allora anche quelli grossi e difficili si possono avviare a soluzione. Dobbiamo rifiutare la convivenza con la droga, però ci conviviamo. Le statistiche dicono che il 4 per cento delle morti in Italia sono per cancro da fumo, nessuno si impegna a bandire il fumo, l'annuario statistico socio-sanitario riporta i dati degli effetti da epatopatie alcooliche.
In sostanza, viviamo di fatto con una serie di sostanze pericolose e di comportamenti pericolosi, quindi dobbiamo darci dei meccanismi di difesa.
Si tratta di ragionare se una sostanza messa o non messa in commercio rappresenta un maggiore o minore pericolo.
Il rapporto Censis parla di grande sproporzione tra i bisogni e le risposte che il servizio sanitario può dare e ci richiama ad un salto di qualità. Esamina le realtà, delle Regioni italiane e riconosce che la sproporzione è minore in Piemonte rispetto alle altre Regioni. Questi servizi ce li siamo creati noi con gli atti che abbiamo compiuto. Tuttavia è doveroso dire clic sono insufficienti. Non possiamo dire che non esistono, non possiamo negare la realtà, negare i punti di riferimento.
Dirò qualcosa su Andezeno. Nonostante la massiccia e rilevante attività di informazione, le opinioni sono cambiate nella forma, ma nella sostanza continuano ad essere le stesse. Quella cascina, distante chilometri dal Comune di Andezeno non si vuole che diventi una struttura di riabilitazione. Allora la responsabilità è del Comune di Chieri e della USSL. La Comunità di Piverone è saltata perché l'Amministrazione comunale ha preso le distanze nei confronti di questa comunità che la USSL di Ivrea aveva ritrovato ed acquistato.
I problemi sono complessi. Io ho detto una frase molto prudente che corrisponde ad una esperienza personale. L'Ordine dei medici regionale e la Regione Piemonte hanno organizzato in tutte le Province le riunioni dei medici di base, ma in quelle riunioni c'era il vuoto. Al massimo si sono avute sette presenze. C'è stato un lavoro per costruire il consenso sui programmi di formazione e l'Ordine dei medici e la Regione non hanno raggiunto risultati, il che vuol dire che il problema è più complesso. Non dobbiamo farlo diventare un problema dei medici di base, dei farmacisti altrimenti sminuiremmo la questione. Ho voluto solo evidenziare, con una riga e mezza, senza atteggiamenti punitivi, che non siamo riusciti a mobilitare i medici di base. E' una manifestazione di insuccesso che esprime anche imbarazzo. Quante riunioni il sottoscritto ha tenuto negli ospedali per convincere che bisogna curare i tossico-dipendenti con la disintossicazione negli ospedali di Torino? Vogliamo fare i nomi? Quante riunioni ho tenuto con i farmacisti che non vogliono più trattare questi prodotti, perché non vogliono che il tossico-dipendente vada in farmacia? Questo posso certificarlo con nome e cognome di rappresentanti ufficiali della categoria, il che non pone dei problemi amministrativi.
Ci si deve convincere che il problema è politico, di ordine generale.
Se non riusciamo ad avere un ampio consenso, in una linea di intervento che poi spalleggi gli operatori nel raggiungimento dei loro obiettivi, possiamo fare grossi investimenti, possiamo anche scrivere 30 miliardi per le tossico-dipendenze, ma quando si iscrivono queste cifre, esse devono stare nel rispetto delle indicazioni della spesa corrente finalizzata. Certi aspetti formali, certe difficoltà tirare determinati limiti di spesa possono essere ampiamente superati modificando i comportamenti, creando impegni diversi.
Concludo sottolineando la necessità che il coinvolgimento degli enti locali diventi una chiave di volta in questo grosso discorso. Non a caso marcavo con forza il discorso del distretto come elemento di base nel quale la struttura ha quel riferimento in cui la gente si conosce tutta. Quando discuteremo del problema di un tossico-dipendente nel distretto in cui abita, avremo vinto la battaglia politica di principio.
C'è ancora vergogna a discutere su queste cose, si crede ancora che l'anonimato sia la chiave per poter gestire certe questioni. Non è così occorre fare il grande passo avanti. Nella nostra Regione ci sono sei associazioni di famiglie, allora o troviamo la maniera farlo diventare il problema di tutti, altrimenti non lo risolviamo. Dobbiamo stabilire dei valori, la gente non deve più giudicare i genitori come negli anni addietro, deve diventare un problema nella giusta dimensione, un problema per cui si esprima una solidarietà non generica, ma specifica, concreta una vigilanza sull'ambiente affinché il tossico-dipendente si veda attorno gente che vuole aiutarlo e non gente che scantona all'angolo. E' un mutamento di modelli culturali. Scusate il calore con cui mi esprimo, ma l'indifferenza nella mia persona non è presente.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

Si chiude il dibattito sulle linee di intervento nel settore delle tossico-dipendenze. Devo comunicare al Consiglio che il Gruppo DC ha presentato un ordine del giorno, un altro è stato annunciato dal Gruppo PRI, altri Gruppi hanno comunicato la presentazione di analoghi ordini del giorno. La Presidenza, sentiti i Presidenti dei Gruppi, è venuta nella determinazione che è opportuno esaminarli e votarli nel prossimo Consiglio regionale per vedere se è possibile formularne uno unitario su questo importante problema.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Visto che molte organizzazioni ed associazioni che operano nel settore hanno avanzato richieste e fatto proposte alla Regione, al Comune e alle UU.SS.SS.LL., chiedo se per la parte che compete alla Regione, è possibile verificare quali sono gli atti che siamo in grado di concretare da oggi fino al 28 marzo e quali impegni è possibile assumere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Questo si potrebbe realizzare se c'è la volontà, dando mandato al Presidente del Consiglio di convocare una delegazione di queste associazioni e di fissare un incontro con la Commissione competente e con la Giunta. Suggerisco che sia la Presidenza del Consiglio proprio per dare il senso della completezza della partecipazione, non quella meramente settoriale della Commissione competente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità ed assistenza

Mi pare che nel dibattito sia possibile ritrovare molti elementi comuni che possono essere oggetto di un documento conclusivo del Consiglio.



PRESIDENTE

La Presidenza si far/ carico di convocare questa delegazione, la Commissione competente e la Giunta prima del 28 marzo. In quella riunione verrà esaminato l'ordine del giorno conclusivo dei lavori del Consiglio su questo importante tema, quindi sarà sottoposto ed iscritto all'ordine del giorno per la prossima seduta del Consiglio regionale.
Il punto quarto all'ordine del giorno è cosi concluso.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Al punto nono dell'ordine del giorno vengono effettuate le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

a) Rinnovo componenti il Comitato Urbanistico Regionale: nomina di undici esperti con specifica riprovata competenza nelle discipline che interessano la pianificazione urbanistica con voto limitato a sei (a norma dell'art. 76 della L.R. 6/12/1984, n. 61 di modifica della L.R. 56/1977).


(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Visto l'art. 76 della L.R. 6/12/1984, n. 61 di modifica della L.R. 56/77 che prevede alla lettera c) la nomina di undici esperti con specifica e provata competenza nelle discipline che interessano la pianificazione territoriale ed urbanistica designati dal Consiglio regionale, con voto limitato a sei nominativi.
Considerato che il Consiglio regionale deve provvedere a tale nomina la Commissione consultiva per le nomine, esaminati i curriculum dei nominativi proposti, ha valutato la rispondenza dei requisiti richiesti alle cariche da ricoprire.
Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti: TODROS Alberto n. 20 ARNAUDO Giovanni n. 20 MASSARELLA Giancarlo n. 19 MARSERO William n. 19 CHIABRANDO Roberto n. 19 CANTAVENNA Carlo n. 19 VEZZARI Renato n. 15



VARNERO Gian Paolo n. 15

ROSSI Vincenzo n. 16 GALLINA Beppe n. 15 BARBIERI Mario n. 16 PICCALUGA n. l schede bianche n. 2 Proclamo eletti i signori Todros, Arnaudo, Massarella, Marsero Chiabrando, Cantavenna, Veziari, Varnero, Rossi, Gallina e Barbieri.


Argomento: Nomine

b) Rinnovo componenti il Comitato Urbanistico Regionale: nomina di tre esperti indicati dalle Associazioni più rappresentative in materia urbanistica ed ambientale su terne proposte dalle singole Associazioni (a norma dell'art. 76 della L.R. 6/12/1984, n. 61 di modifica della L.R. 56/1 977).


PRESIDENTE

Visto l'art. 76 della L.R. 6/12/1984, n. 61, di modifica della L.R.
56/77 che prevede alla lettera f) la nomina di tre esperti, indicati dalle Associazioni più rappresentative in materia urbanistica ed ambientale designati dal Consiglio regionale su terne proposte dalle singole associazioni.
Considerato che il Consiglio regionale deve provvedere a tale nomina la Commissione consultiva per le nomine, esaminate le terne proposte, ha individuato i nominativi valutando la rispondenza dei requisiti richiesti alle cariche da ricoprire.
Si distribuiscano le schede per la votazione



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti: Designato dell'A.N.C.S.A.: VIGLIANO Giampiero n. 36 Designato da Italia Nostra: PIACENTINO Marco n. 36 Designata dall'I.N.U.:



VERNETTO M. Luigia n. 36

schede bianche n. 2 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

c) Consiglio di Amministrazione del Centro piemontese di studi africani (istituito con deliberazione n. 386 - C.R. 877 del 27/1/1983 del Consiglio regionale e costituito con atto registrato a Torino il 3 agosto 1983 rep. 4964): nomina di due rappresentanti ai sensi dell'art. 6 dello Statuto.


PRESIDENTE

Visto l'art. 6 dello Statuto del Centro piemontese di studi africani (istituito con deliberazione n. 386 - C.R. 877 del 27/1/1983 del Consiglio regionale e costituito con atto registrato a Torino il 3 agosto 1983 rep.
4964), che prevede la nomina di due rappresentanti della Regione Piemonte nel suddetto Consiglio di Amministrazione.
Considerata la necessità per il Consiglio regionale di procedere a tale nomina, la Commissione consultiva per le nomine ha valutato la rispondenza dei requisiti dei nominativi proposti alla carica da ricoprire.
Si distribuiscano le schede e si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti: RICCA Franco n. 35 ERCOLE Ezio n. 35 schede bianche n. 2 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

d) Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei beni ambientali: nomina di tre esperti nella materia di competenza e di comprovata e specifica esperienza scientifica e professionale (a norma dell'art. 72 L.R. 61/1984 a modificazione della L.R. 56/1977, art. 91/bis).


PRESIDENTE

Visto l'art. 72 della L.R. n. 61/84 che, modificando l'art. 91/bis della L.R. 56/77 e successive modificazioni, istituisce la Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei beni ambientali; visto che il comma 4 del citato art. 72, lettera c), prevede che a far parte di tale Commissione vengano nominati dal Consiglio regionale tre esperti di comprovata specifica esperienza scientifica e professionale.
Considerata la necessità per il Consiglio regionale di procedere a tale nomina, la Commissione consultiva per le nomine ha valutato la rispondenza dei requisiti dei nominativi proposti alla carica da ricoprire.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti:



COMOLI MANDRACCI Vera n. 34

VOLPIANO Cesare n. 29 BECCHI Giuliano n. 33 schede bianche n. 3 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

e) Rinnovo Consiglio di amministrazione Ente teatrale italiano: designazione di un componente ai sensi dell'art. 4, lettera d), legge 836 del 14/12/1978.


COMOLI MANDRACCI Vera n. 34

Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 35 votanti n. 10 ha riportato voti: GUAZZOTTI Giorgio n. 5 schede bianche n. 5 non hanno partecipato alla votazione n. 25 Dichiaro pertanto nulla la presente votazione e comunico che nella prossima riunione della Commissione consultiva per le nomine verrà concordato il nominativo da eleggere.


Argomento: Nomine

f) Consulta regionale per l'artigianato: nomina di cinque Consiglieri (art. 3, terzo comma, lettera b), L.R. 4/3/1985 n. 17).


PRESIDENTE

Visto l'art. 3, terzo comma, lettera b) della legge regionale n. 17/85 che prevede la nomina di cinque Consiglieri regionali nominati dal Consiglio, la Commissione consultiva per le nomine ha proceduto all'individuazione dei cinque Consiglieri preposti a tale carica.
Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti: MARCHESOTTI Domenico n. 36 CERNETTI Elettra n. 33 MIGNONE Andrea n. 33 CERCHIO Giuseppe n. 30 VETRINO Bianca n. 33 scheda bianca n. 1 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

g) Commissione tecnica e di vigilanza per la disciplina dei rapporti con le farmacie (istituita ai sensi dell'art. 16 del DPR 15/9/1979): sostituzione di Dario Prato, dimissionario, nella Provincia di Cuneo.


PRESIDENTE

Comunico che con lettera datata 21 febbraio 1985 l'Assessore Bajardi fa rilevare che il signor Dario Prato ha rassegnato le dimissioni da segretario della Commissione tecnica e di vigilanza per la disciplina dei rapporti con le farmacie.
Propongo quindi per alzata di mano la proposta di prendere atto di tali dimissioni. E' approvata con il seguente esito.
presenti e votanti 38 favorevoli 38 Consiglieri Il nominativo proposto è stato esaminato dalla Commissione consultiva per le nomine valutandolo rispondente alla carica da ricoprire.
Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 ha riportato voti: SANINO Franca n. 35 schede bianche n. 3 La proclamo eletta.


Argomento: Nomine

h) Collegio dei Revisori dei conti dell'USSL n. 58 di Cuneo (istituito ai sensi dell'art. 2 L.R. 10/1983): sostituzione di Gianpiero Girardo dimissionario.


PRESIDENTE

Comunico che con lettera datata 23 luglio 1984, il Presidente dell'USSL n. 58 di Cuneo trasmette copia del provvedimento adottato dall'Assemblea generale dei Comuni il 25/6/1984 relativo a: "Presa d'atto delle dimissioni dall'incarico di revisore del dott. rag. Gianpiero Girardo designato dal Consiglio regionale".
Pongo quindi ai voti per alzata di mano la proposta di prendere atto di tali dimissioni; è approvata con il seguente esito: presenti 38 favorevoli 38 Consiglieri Il nominativo proposto è stato esaminato dalla Commissione consultiva per le nomine valutandolo rispondente alla carica da ricoprire.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 ha riportato voti: PASQUALE Vitale n. 35 schede bianche n. 3 Lo proclamo eletto.


Argomento: Nomine

i) Collegio dei Revisori dei conti dell'USSL n. 62 di Fossano (istituito ai sensi dell'art, della L.R. 10/1983): sostituzione di Massimo Cugnasco dimissionario.


PRESIDENTE

Comunico che con lettera datata 6 agosto 1 984 il signor Massimo Cugnasco ha rassegnato le dimissioni dalla carica di componente del Consiglio dei revisori dei conti dell'USSL 62 di Fossano.
Pongo quindi ai voti per alzata di mano la proposta di prendere atto di tali dimissioni; è approvata con il seguente esito: presenti e votanti 38 favorevoli 38 Consiglieri Il nominativo proposto è stato esaminato dalla Commissione consultiva per le Nomine valutandolo rispondente alla carica da ricoprire.
Procediamo alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 ha riportato voti: BAUDINO Marziano n. 35 schede bianche n. 3 Lo proclamo eletto.


Argomento: Nomine

l) Commissione per la formazione professionale (istituita ai sensi dell'art. 9 della L.R. 8/1980): sostituzione membro esperto Piergiorgio Pecchio, dimissionario.


PRESIDENTE

Comunico che con lettera datata 13 settembre 1984 il signor Piergiorgio Pecchio ha rassegnato le dimissioni dalla Commissione per la formazione professionale.
Pongo quindi ai voti per alzata di mano, la proposta di prendere di tali dimissioni; è approvata con il seguente esito: presenti e votanti 38 favorevoli 38 Consiglieri Il nominativo proposto è stato esaminato dalla Commissione consultiva per le Nomine valutandolo rispondente alla carica da ricoprire.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 ha riportato voti: BISELLO Giuseppe n. 35 schede bianche n. 3 Lo proclamo eletto.


Argomento: Nomine

m) Consiglio di amministrazione dell'IRES (istituito ai sensi dell'art. 4 della L.R. 2/9/1974, n. 29 integrato dall'art. 2 della L.R. 23/5/1975, n. 33): sostituzione di Nicola De Mattia, dimissionario.


PRESIDENTE

La presa d'atto delle dimissioni è avvenuta con deliberazione del Consiglio regionale n. 847 - C.R. 2542 del 28/2/1985. Il nominativo proposto è stato esaminato dalla Commissione consultiva per le nomine valutandolo rispondente alla carica da ricoprire.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: TORNINCASA Stefano n. 31 schede bianche n. 4 Lo proclamo eletto.


Argomento: Nomine

n) Consiglio di amministrazione della riserva naturale speciale del Sacro Monte di Varallo (istituito ai sensi dell'art. 5 della L.R. 28/4/1980, n. 30): sostituzione membro esperto Alberto Bossi, decaduto per incompatibilità.


PRESIDENTE

La presa d'atto della decadenza è avvenuta con deliberazione del Consiglio regionale n. 848 - C.R. 2543 del 28/2/1985. La Commissione consultiva per le nomine, esaminata la deliberazione del Comitato comprensoriale di Borgosesia, ha valutato i requisiti della persona in essa indicata alla carica da ricoprire.
Procediamo alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti:



COMOLI MANDRACCI Vera n. 33

schede bianche n. 2 La proclamo eletta.


Argomento: Nomine

o) Consiglio di amministrazione dell'Ente collegio universitario di Torino: nomina di un rappresentante (art. 7 lettera c) dello Statuto relativo)


PRESIDENTE

Visto l'art. 7 dello Statuto del Collegio universitario di Torino "Renato Einaudi", istituito con DPR 11/4/1950 n. 345, che prevede la nomina di un rappresentante per ciascuno dei seguenti enti: Regione, Provincia Comune, Istituto Bancario San Paolo e Cassa di Risparmio Considerato che la Regione deve provvedere alla nomina del proprio rappresentante, il nominativo proposto è stato esaminato dalla Commissione consultiva per le nomine valutandolo rispondente alla carica da ricoprire.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 36 votanti n. 35 ha riportato voti: MORETTI Mario n. 33 schede bianche n. 2 non ha partecipato alla votazione il Consigliere Moretti Lo proclamo eletto.


Argomento: Nomine

p) Commissione regionale per la mano d'opera agricola: sostituzione membro effettivo dimissionario Orietta Demi (art. 2 del D.L. 3/2/1970, n. 7 convertito in legge 11/3/1970, n. 83).


PRESIDENTE

La presa d'atto delle dimissioni è avvenuta con deliberazione del Consiglio regionale n. 849 - C.R. 2544 del 28/2/1985. Il nominativo proposto è stato esaminato dalla Commissione consultiva per le nomine valutandolo rispondente alla carica da ricoprire.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della Votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: VOLPE Sebastiano n. 32 schede bianche n. 3 Lo proclamo eletto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento:

Iscrizione all'ordine del giorno di argomenti


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'ordine del giorno dei seguenti argomenti: Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifiche alla legge regionale 'Disciplina delle rivendite di giornali e riviste"": Esame progetto di legge n. 444 Esame progetti di legge nn. 476 e 486 Esame progetto di legge n. 491: Esame deliberazione Giunta regionale n. 66-38938 Esame progetto di legge n. 503 Esame progetto di legge n. 495: Esame deliberazione Giunta regionale n. 65-40843.
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali

Esame p.d.l. n. 494: "Delega alle Province delle funzioni amministrative relative al rilascio dell'autorizzazione per la circolazione su strade provinciali e comunali di trasporti e veicoli eccezionali"


PRESIDENTE

Punto quinto dell'ordine del giorno: "Esame p.d.l. n. 494: 'Delega alle Province delle funzioni amministrative relative al rilascio dell'autorizzazione per la circolazione su strade provinciali e comunali di trasporti e veicoli eccezionali"'.
Relatore è il Consigliere Biazzi che dà per letta la relazione.
Passiamo quindi alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "Sono delegate alle amministrazioni provinciali le funzioni amministrative, di competenza regionale, relative al rilascio delle autorizzazioni alla circolazione dei veicoli e dei trasporti eccezionali di cui agli articoli 1 e 4 della legge 10 febbraio 1982; n. 38".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Al fine di disciplinare l'esercizio delle funzioni delegate la Giunta regionale, sentite le Amministrazioni provinciali, emana le opportune disposizioni anche in conformità ai decreti ministeriali di cui all'articolo l della succitata legge 10 febbraio 1982, n. 38".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "La Regione provvede, attraverso le Province, agli adempimenti previsti dall'articolo 3 del Decreto ministeriale 23 gennaio 1984.
A tal fine la Giunta regionale definisce, con i provvedimenti di cui al precedente articolo 2: le modalità per la tenuta dell'archivio delle autorizzazioni rilasciate le modalità ed i tempi per la rilevazione da parte delle Province con la collaborazione dei competenti uffici comunali, dei necessari dati tecnici e di circolazione riferiti alla rete stradale interessante il territorio di ciascuna provincia".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "Al fine di disciplinare la circolazione dei trasporti e dei veicoli eccezionali per i quali, dato i1 loro impiego, non possono essere stabiliti itinerari prefissati, gli Enti proprietari delle strade dovranno apporre l'opportuna segnaletica atta ad indicare gli obblighi e le limitazioni localmente imposti, ovvero ad indicare percorsi obbligatori".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "L'indennizzo di cui all'articolo 7 del Decreto Ministeriale 23 gennaio 1984, così come modificato dal Decreto Ministeriale 14 dicembre 1984, deve essere versato direttamente agli Enti proprietari delle strade interessate.
L'indennizzo di cui all'articolo 8 del sopracitato Decreto Ministeriale 23 gennaio 1984 e sue modificazioni deve essere versato alla Regione che lo ripartisce tra gli Enti proprietari delle strade, sulla base di criteri stabiliti dalla Giunta regionale, sentite le Amministrazioni provinciali e l'associazione dei Comuni.
I criteri di ripartizione possono tenere conto anche degli oneri derivanti dagli adempimenti di cui agli articoli 3 e 4 della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 "Fino all'entrata in vigore della nuova articolazione dei servizi, ai sensi delle nonne di attuazione della L.R. 16/8/1984, n. 40, il servizio impianti fissi e merci della Regione cura gli adempimenti regionali connessi alla delega delle funzioni amministrative in materia di circolazione dei trasporti e dei veicoli eccezionali ed in particolare: il coordinamento delle attività degli Enti delegati anche al fine di realizzare uniformità di procedure per le richieste ed il rilascio di autorizzazioni la tutela e l'aggiornamento del catasto stradale concernente la rete viaria regionale di cui al precedente articolo 3 la tenuta dell'archivio delle autorizzazioni rilasciate dalle Amministrazioni provinciali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 "Ai fini dell'introito degli indennizzi di cui all'articolo 5 della presente legge è istituito, con la denominazione 'Decreto ministeriale 23 gennaio 1984 - trasporti eccezionali: indennizzo usura strade', apposito capitolo dello stato di previsione delle entrate del bilancio per l'anno finanziario 1985 e seguenti ed allo stesso è iscritta in termini di competenza e di cassa la somma di L. 5.000 milioni.
Ai fini della corresponsione agli Enti proprietari delle strade degli indennizzi introitati dalla Regione e istituito, con la denominazione 'Ripartizione indennizzi usura strade', apposito capitolo dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1985 e seguenti ed allo stesso è iscritta in termini di competenza e di cassa la somma di L. 5.000 milioni.
Il Presidente della Giunta è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 "Con la presente legge è abrogata la legge regionale 7 luglio 1982, n.
15".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno successivo t: quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Procediamo alla votazione dell'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Opere pubbliche

Esame deliberazione Giunta regionale n. 25-40368: "L.R. 21/3/1984 m. 18 'Legge generale in materia di opere e lavori pubblici. Regolamento di attuazione'"


PRESIDENTE

Punto sesto all'ordine del giorno: "Esame deliberazione Giunta regionale n. 25-40368: 21/3/1984 n. 18 'Legge generale in materia di opere e lavori pubblici. Regolamento di attuazione'".
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Avevamo suggerito di far slittare questo punto ad una riunione successiva.



PRESIDENTE

Era però stato fatto presente alla Conferenza dei Capigruppo che è indispensabile discuterlo oggi per poter eventualmente riesaminarlo prima che scada.
Passiamo all'esame degli emendamenti.
1) Articolo 2 del Regolamento, presentato dai Consiglieri Nerviani Genovese e Martinetti: dopo le parole "di cui all'art. 9 della legge" e fino a "sul territorio regionale", sostituire con: "dagli Enti locali territoriali, gli enti pubblici operanti sul territorio regionale, compresi i Consorzi pubblici e le Comunità Montane".
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Questo regolamento è importante sotto il profilo tecnico e politico più di altri regolamenti ai quali naturalmente viene riservata una attenzione più modesta. Per questo, forse, valeva la pena di dire qualche cosa in premessa, ma accolgo l'invito della Presidenza a parlarne eventualmente in dichiarazione di voto. Il primo emendamento è relativo all'art. 2. La nostra proposta è di togliere tutti gli enti attuatori che sono specificamente indicati all'art. 3 della legge. Il pericolo che avvertiamo è che il regolamento abbia delle osservazioni da parte del Commissario di Governo perché si sottopongono a vincoli enti attuatori che vincoli espliciti da parte della legge non hanno. Ecco la ragione del nostro emendamento, fondata sulla prudenza e sulla volontà di dare corso alla legge 18 e preliminarmente di vedere approvato senza osservazioni del Commissario di Governo, il regolamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

La Giunta accoglie questa proposta.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
2) Articolo 15 del Regolamento, presentato dai Consiglieri Nerviani Genovese e Martinetti: dopo le parole "certificato di regolare esecuzione" inserire: "di lavori che abbiano ottenuto finanziamento regionale", cancellare quindi "dei lavori" e continuare con "sono tenuti...".
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Una breve annotazione su questo argomento.
Abbiamo ritenuto di contenere la normativa riguardante la banca dati nell'ambito dei lavori che abbiano finanziamento regionale. Annoterò dopo che c'è stata, nella storia, non ancora incominciata appieno di questa legge, un progressivo adeguamento alle posizioni vivacemente sostenute dalla DC in sede di discussione della legge ora chiamata n. 18.
In sostanza, mentre prima vi era un intendimento di programmazione generalizzata onnicomprensiva, l'art. 1 del regolamento è inequivocabile nel senso da noi desiderato, e cioè tutti gli interventi programmatori sono esclusivamente riservati alle opere che abbiano finanziamento regionale. La banca dati deve essere omogenea e cioè formata da tutti gli elementi che debbono essere obbligatoriamente forniti e non da alcuni elementi che provengono casualmente. E' opportuno che ci si limiti ai dati relativi ai lavori che abbiano finanziamento regionale e quindi che sono obbligatoriamente controllati in modo che ci sia un riferimento certo e completo e non casuale.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

La Giunta non può cogliere questo emendamento perché è limitativo rispetto alla intenzione di arrivare a una banca dati per avere una dimensione di carattere generale. Limitare l'invio dei dati significa vanificare l'obiettivo che ci si pone con la costituzione della banca dati.
La Giunta respinge l'emendamento.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 23 contrari ed 1 astensione.
3) Articolo 15 del Regolamento, presentato dai Consiglieri Nerviani Genovese e Martinetti: l'ultimo comma dell'art. 15 è soppresso.
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Ritengo che l'ultima parte dell'art. 15 non sia parte da destinarsi a regolamento. E' un indirizzo che viene suggerito alla Giunta e che non ha ragione di essere in questa sede anche perché nel merito ho dei seri dubbi che abbia senso che si dica che "la Giunta regionale desumerà altresì dalla banca dati elementi utili per fornire indirizzi e parametri per corrette e congruenti progettazioni". Mi sembra che non abbia nessun senso affidare alla Giunta competenze di questo genere. Fra l'altro la banca dati opera su elementi non generali, non complessivi, non omogenei, ma in grande misura casuali e fondati sulla buona volontà non essendoci l'obbligatorietà degli enti che debbono inviare questo materiale. Pertanto chiediamo che l'ultimo comma dell'art. 15 sia soppresso.



PRESIDENTE

La parola alla Giunta.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

La Giunta non accoglie l'emendamento presentato dai colleghi del Gruppo DC ritenendo dare un significato preciso alla raccolta dei dati.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 23 contrari, l astensione.
4) Articolo 17 del Regolamento, presentato dai Consiglieri Nerviani Genovese e Martinetti: al punto c), dopo la parola "ricorrere", inserire "anche attraverso l'istituto del concorso".
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Abbiamo cercato di accogliere una segnalazione che è pervenuta in Commissione, anche se non ci è stata fatta conoscere da parte dell'Ordine degli ingegneri e degli architetti che si lamentavano del fatto che non si prevedesse per gli incarichi affidati dalla Regione l'utilizzo dell'istituto del concorso. Anche senza renderlo obbligatorio, in quanto la Giunta può trovarsi in condizioni eccezionali che impongono il non utilizzo di questo istituto. Ritengo che il menzionarlo voglia in qualche modo significare l'impegno della Giunta ad affidare incarichi sul fondamento non soggettivo ma obiettivo del concorso, anche per quanto attiene ai progetti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

Sono i casi dove la Giunta interviene in forma diretta. Non ricorriamo mai all'esterno della progettazione. Lo facciamo attraverso i nostri uffici, perciò non riusciamo a comprendere il discorso dei progettisti. Ci sembra fuori posto, pertanto non lo possiamo accogliere.



PRESIDENTE

Chi è favorevole e pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 11 voti favorevoli, 23 contrari 1 astensione.
5) Articolo 18 bis (aggiuntivo) del Regolamento, presentato dal Consigliere Valeri: aggiungere il seguente articolo 18/bis con conseguente abrogazione dell'articolo 29.
"Progetti.
Sono ammesse a fruire del contributo regionale definitivo le opere per le quali sia stata effettuata una progettazione definitiva. (o esecutiva) come prevista dalle norme tecniche CNR. o da leggi specifiche nelle diverse materie, quando vi siano, o comunque completa di: 1) Relazione che, oltre alla descrizione del progetto, fornisca ulteriori indicazioni circa la scelta opportuna rispetto a diverse alternative con sommarie determinazioni tecniche, funzionali ed economiche 2) Cartografia o corografia orientativa a scala opportuna (1:25.000 o 1:10.000) 3) Planimetria generale (con scale da 1 :100 a 1:1000) secondo i progetti 4) Profili o sezioni longitudinali e trasversali 5) Piante planimetriche e sezioni dei punti o zone soggette a particolari interventi 6) Profilo geognostico con indicazioni dei saggi, sondaggi e prelievi eseguiti 7) Calcoli geotecnici delle zone di scavo, delle fondazioni, ecc.
8) Calcoli delle sovrastrutture o delle coperture 9) Planimetrie e sezioni delle opere di sistemazione dei depositi a rifiuto e delle cave 10) Progetto degli impianti (illuminazione, ventilazione, ecc.) 11) Autorizzazioni e benestare degli Enti interessati, mappali, e piani parcellari di esproprio 12) Computi metrici 13) Analisi dei prezzi e riferimenti ai costi e prezzi elementari 14) Determinazione dei parametri revisionali 15) Stima dei lavori e delle espropriazioni particolareggiata e generale 16) Capitolato speciale, comprendente il cronoprogramma e le norme aggiornate sulla direzione dei lavori, le sospensioni e le proroghe 17) Programmi e preventivi dei costi di manutenzione e di esercizio".
6) Articolo 24 del Regolamento, presentato dal Consigliere Valeri: al termine del primo comma dopo la parola "progetto" aggiungere "esecutivo" al termine del terzo comma, dopo la parola "elaborati progettuali" aggiungere "esecutivi" al termine del quarto comma, dopo la parola "progetto" aggiungere "esecutivo" all'inizio del quinto comma, dopo la parola "progetti" aggiungere "esecutivi".
La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

L'emendamento aggiuntivo che comporta la soppressione dell'art. 29 che norma la revisione prezzi, si riallaccia alla discussione che ebbe luogo allorquando si discusse la legge sulle opere pubbliche. In quella circostanza presentammo un emendamento analogo e ci si disse che non era materia da normare per legge, bensì da introdurre nel regolamento.
Dato che nel regolamento non si fa menzione di che cosa si intende per progetti esecutivi, ci siamo risolti a presentare questo emendamento.
Ricordo ai colleghi che stiamo normando le opere pubbliche e i criteri per conseguenti erogazioni finanziarie. A tutt'oggi l'ammontare complessivo delle opere è solo in minima parte compreso nello stanziamento iniziale dato che la maggior parte, in alcuni casi il doppio, il triplo ed anche di più dell'ammontare iniziale, è determinato successivamente sulla base di variazioni in corso d'opera conseguenti alla non di rado intenzionale incompletezza della progettazione esecutiva. Da ciò conseguono anche revisioni prezzi a catena, per cui si vuole rendere trasparente e controllabile la materia occorre normare i contenuti di ciò che si intende per progettazione esecutiva, anche in considerazione del fatto che le uniche norme esistenti sull'argomento si riferiscono ad un decreto ministeriale del 29 maggio 1983, marginalmente integrato nel 1923.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

La Giunta apprezza lo sforzo che il collega Valeri ha fatto nel riprodurre tutto quanto è già previsto nella normativa delle opere pubbliche per quanto riguarda i progetti esecutivi. Le varianti in corso d'opera rispetto al progetto iniziale sono giustificate perché durante l'esecuzione dei lavori vengono fatte varianti che completano l'opera pertanto si utilizza lo stanziamento iniziale e si richiedono finanziamenti successivi per completare l'opera. Per evitare tutto questo iter abbiamo incluso nel regolamento un capitolo apposito dove è detto che i finanziamenti che esulano dal finanziamento iniziale devono rientrare nella programmazione regionale e questo per non penalizzare la programmazione che viene fatta estesa a tutte le opere e alla disponibilità finanziaria.
Devono inoltre essere evidenziate le motivazioni dell'ulteriore richiesta di finanziamenti, in caso contrario il diniego è automatico. Pertanto la Giunta non può accogliere l'emendamento, il cui contenuto fa già parte della normativa generale.



PRESIDENTE

La parola al collega Nerviani.



NERVIANI Enrico

Poiché gli interlocutori di Valeri sono Giunta e Consiglio, noi ci asteniamo su questo emendamento perché non può essere "emendamento dell'ultimo minuto". Esso impegna una competenza e comporta un approfondimento e un confronto che non possono essere fatti nei tempi che abbiamo ora in questa sede. Debbo comunque dare ragione a chi vede l'eccessiva complessità che è determinata da questo emendamento. Come Gruppo siamo propensi a non accettarlo come non abbiamo accettato il lungo discorso del crono-programma che Valeri aveva fatto a suo tempo in aula.
Obiettivamente non abbiamo tuttora elementi di giudizio serio e definitivo: sono le nostre valutazioni fondate sull'intuizione che deriva da lunga esperienza e dal buon senso. Quindi, al riguardo, il nostro Gruppo si astiene.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Turbiglio. Ne ha facoltà.



TURBIGLIO Antonio

Non ho capito il significato dell'articolo proposto da Valeri. Potrebbe essere visto come ulteriore precisazione di ciò che normalmente si fa e non potrebbe guastare; relazione, planimetria, profilo, sono tutte cose che devono essere presentate. Naturalmente potrebbero creare una uniformità nel senso che ogni progetto potrebbe essere confrontato in modo da dare una certa serietà di lavoro da parte del progettista e da parte degli enti che l'hanno esaminato ed esprimere di esso una valutazione. Se questo è il concetto, allora non ho capito la risposta dell'Assessore. Il cosiddetto "crono-programma", che è diventata una parola "valeriana" è qualcosa che non dà nessun fastidio, anzi se c'è stato un programma dei lavori ed è stato convalidato nel momento della accettazione della progettazione, si capisce che eventuali ritardi non possono essere giocati su convenienze particolari da parte di chi effettua il lavoro; neanche sulle perizie suppletive che vengono successivamente presentate per lavori imprevisti o per lavori che si devono eseguire per completare il lavoro, se c'é stato un programma, la revisione prezzi deve tener conto di questo programma per cui si legano anche lavori sotto l'aspetto finanziario. Credo sia opportuno dare qualche spiegazione supplementare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

I regolamenti risalenti agli ultimi anni dell'800 erano fatti molto bene, tanto è vero che la loro validità e la loro durata testimoniano un riferimento non secondario.
Quando il Consigliere Valeri propone di introdurre delle strozzature di ordine tecnico, probabilmente il suo obiettivo è quello di riuscire a correggere delle distorsioni di carattere gestionale soprattutto in ordine all'affidamento dei lavori. E' una preoccupazione più che legittima, per non è documentabile una giustificazione rigorosa rispetto a fasi di progetto (progetto definitivo, progetto di massima) se gli obiettivi che si vogliono conseguire sono altri. Se l'obiettivo che si vuole conseguire è quello di fare degli affidamenti per opere complete, dobbiamo dire che i progetti devono riguardare opere complete e per opere complete dobbiamo fare delle verifiche sulla loro complessiva funzionalità, perché solo una elencazione di tavole che poi si riferiscono a stralci di progetti e quindi a parti di progetti (che vengono appaltati per 400 milioni e poi diventano di 4 miliardi) è chiaro che non è l'elenco degli elaborati che supplisce a questa cattiva gestione. La ricerca delle perverse interpretazioni dei regolamenti dei LL.PP. non vanno tanto ricercati nella non perfezione dello strumento, nella non corretta applicazione che se ne fa ai vari livelli. A livello degli enti locali tutto questo viene cassato perché i comitati di controllo esercitano un controllo di merito sul modo di gestire gli affidamenti delle trattative private, ma a livello di istituto regionale la discrezionalità nel giudicare le estensioni è tale da condurci alle constatazioni che sono sotto gli occhi di tutti. Opere che iniziano con il 10 per cento del valore, dopo tre anni sono affidate alla stessa ditta a trattativa privata per 33-40 per cento dell'importo iniziale. Certo non è un modo corretto di gestire l'affidamento dei lavori, ma non ha nulla a che vedere le strozzature che si vogliono introdurre in una regolamentazione che tutti abbiamo pensato e sulla quale ci siamo applicati, nonostante gli atteggiamenti critici, per favorire la snellezza delle procedure e non per complicarle ulteriormente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Colgo una spinta del Consiglio ad arrivare a meccanismi che passino anche attraverso i progetti e che possono garantire il più possibile da quella che è la non piena trasparenza e declaratoria di quello che si vuol fare come meccanismo che può portare ad una enorme crescita dei costi delle opere e tutto sommato anche ad ammissione a contributi di opere che non sono secondo criteri generali dichiarate. A nostro avviso una sede propria per l'esame di queste materie non è tanto la sede regolamentare, ma la sede legislativa. Forse quando si disse che la sede propria per definire questi aspetti era il regolamento, si fece un errore. La sede legislativa è la sede che lega comportamenti generalizzati che pone in chiaro l'obiettivo della comunità rispetto ai fini.
Chiedo al Consigliere Valeri se non ritenga di ritirare l'emendamento con riserva di presentare entro questa legislatura una proposta limitata alla fase dei progetti che dovrebbe anche riguardare i criteri per gli affidamenti delle progettazioni e le strutture di progettazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri proponente dell'emendamento.



VALERI Gilberto

Si è parlato di strozzature. Credo si tratti di intendere che cosa stiamo discutendo perché o le cose che si chiedono sono ovvie, e allora non sono strozzature, oppure ovvie non sono ed allora occorrerebbe fossero maggiormente esplicitate le motivazioni di chi si oppone a norme rivolte ad assicurare una maggiore trasparenza delle procedure e ad un conseguente risparmio di risorse.
Preso atto che a giudizio di quasi tutti gli intervenuti il problema rimane aperto (e lo sarà davvero, dato che di questo passo le opere pubbliche continueranno a triplicare il loro costo in corso d'opera) ritiro l'emendamento ed aderisco alla proposta di presentare una apposita iniziativa di legge per normare la materia.



PRESIDENTE

Il Consigliere Valeri l'emendamento aggiuntivo n. 5): "Articolo 18/bis" ed il secondo paragrafo dell'emendamento n. 6) che recita: "al termine del terzo comma, dopo la parola 'elaborati progettuali' aggiungere 'esecutivi"'.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

La Giunta accoglie gli emendamenti, tranne quello al secondo comma. La parola "esecutivi" non ci sta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 6), primo, terzo e quarto paragrafo, chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
7) Articolo 25 del Regolamento, presentato dai Consiglieri Nerviani Genovese e Martinetti: l'intero articolo è cosi sostituito: "Secondo gli indirizzi di cui al primo comma dell'art. 14 la Giunta regionale fornisce periodicamente indicazioni per la formazione dei prezzi secondo elementi comuni ed omogenei e predispone semestralmente la rilevazione dei prezzi, secondo aree territoriali regionali, applicati per la realizzazione di opere eseguite con finanziamento regionale anche al fine di consentire ad Enti pubblici e a privati di svolgere opportuni raffronti e fare i necessari riferimenti".
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Per quanto riguarda il prezziario - sarà una deformazione di chi ha svolto fino a poco tempo fa l'attività di amministratore - a me sembra che dobbiamo impegnarci rigorosamente a semplificare le cose e farle bene senza caricarci di oneri che probabilmente sappiamo sopportare malamente e con molte difficoltà. La Regione dovrebbe fare il prezziario che fa la Camera di Commercio di Milano, aggiornarlo sistematicamente, incontrare infinite difficoltà perché deve essere definito per aree diverse, quindi con prezzi e con contrattazioni diverse. Dovrebbe poi fare di questo strumento un elemento di riferimento e di indirizzo per gli operatori pubblici e privati del settore.
Sinceramente non capisco neppure il senso della definizione: "strumento di riferimento e di indirizzo per gli operatori". A cosa servono gli strumenti di riferimento e di indirizzo, me lo dovrà spiegare la maggioranza con esempi concreti. Abbiamo presentato un emendamento che cerca di interpretare lo spirito che è emerso da qualche Consigliere in Commissione. Noi diciamo: la Giunta si preoccupi di dare i criteri con cui si formano i prezzi, cioè si omogenizzi la terminologia illustrativa, si faccia una analisi dei prezzi che sono stati praticati per opere finanziate dalla Regione, si fornisca questa analisi agli enti pubblici ed ai privati perché facciano i propri raffronti e se ne servano per verificare i costi che abitualmente sopportano, quindi diano una corretta programmazione ai loro interventi ed operino conseguentemente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

L'intervento del Consigliere Nerviani merita una risposta articolata.
Questo articolo che abbiamo voluto inserire nel regolamento va nell'indirizzo che il Consigliere Valeri cercava di recuperare attraverso la predisposizione di atti tecnici. Per assicurare una corretta progettazione ci sono dei punti essenziali al quale fare riferimento. Per progettare un'opera, siamo costretti a consultare il capitolato generale delle opere pubbliche che raccoglie tutto lo scibile umano. Non ci sono capitolati specifici.
L'obiettivo che la Regione intende conseguire, è fare capitolati specifici, settore per settore. Se si deve progettare una strada si deve usare il capitolato delle strade, così dicasi per tutto il resto.
prezzi sono fondamentali per varie ragioni: il Comune, oltre che il progettista, deve avere dei riferimenti precisi: il progettista è vincolato ai prezzi regionali e non deve ricorrere al prezziario di Milano che normalmente ha dei prezzi superiori a quelli del mercato piemontese il Comune che appalta in proprio, poiché verranno usati dei prezzi regionali, ha anche la possibilità di valutare i tipi di riduzione o di aumento che sul prezzo possono avvenire; pertanto ha già una sicurezza di moralizzazione rispetto ad una serie di appalti che sono lasciati alla esclusiva autonomia dei Comuni.
Per fare tutto questo ci vuole del tempo, ma è un tempo limitato esclusivamente alla impostazione del progetto. Impostato l'elaboratore l'aggiornamento è un atto che si compie in pochissimo tempo. Abbiamo così dato una analisi del prezzo, un riferimento per tutte le opere, abbiamo dato un costo di riferimento preciso, sia per la mano d'opera sia per i materiali.
La Giunta non accoglie l'emendamento restrittivo proposto dal Consigliere Nerviani e da altri colleghi e resta ferma sulla volontà di realizzare il prezziario con l'analisi dei prezzi nell'intento di moralizzazione rispetto a progettazioni ed esecuzioni di opere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turbiglio per dichiarazione di voto.



TURBIGLIO Antonio

Ho considerato con molta attenzione la risposta dell'Assessore. Siamo di fronte a valutazioni contrastanti. Sono dell'opinione che la Regione non debba assolutamente mettersi a fare dei prezziari. Non voglio con questo dire che l'Assessore abbia torto o abbia ragione, però ho tanti elementi che mi derivano dall'esperienza professionale per dire che forse ho un po' di ragione. La Regione con questo si impegna in qualcosa che non è di sua competenza. Il prezziario dovrebbe essere una specie di Bibbia, i lavori sono molti e presentano continue difficoltà, le voci dei prezzi sono varie e riguardano i calcestruzzi, le modalità di costruzione, i modi di gettare ecc. Il prezziario comporta estreme difficoltà e magari ha dei tempi morti per cui, quando esce è già vecchio, quindi non ne vedo assolutamente la necessità. Non so poi se il Comune attraverso quale organo tecnico possa andare a verificare se il prezzo è stato collegato al prezziario della Regione. A me pare che parlare di rilevamento prezzi ha un significato parlare di prezziario è improponibile per le difficoltà ed ai fini della utilizzazione. Propongo di votare un emendamento che semplifichi e che non ci metta in una strada difficile che non riusciremmo a percorrere.



PRESIDENTE

Il Consigliere Picco chiede di intervenire per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

L'intervento del collega Turbiglio è molto equilibrato, onesto e collocato in un atteggiamento collaborativo. Credo che altrettanto.
collaborativo è il contenuto dato dall'emendamento che ha illustrato il Consigliere Nerviani per una semplice ragione. Qui si confondono l'analisi e la descrizione dei prezzi con l'elenco dei prezzi. L'analisi e la descrizione dei prezzi è un contributo alla chiarezza, alla identificazione dei contenuti di ciascun prezzo in modo che quando si propone un costo relativo ad una prestazione d' opera complessa, che comporta mano d'opera materiali, trasporti, vi sia chiarezza di quale componente è fatto il prezzo. Le analisi dei prezzi abbondano, il problema vero è quello dell'unificazione, ma il problema dell'unificazione è finalizzato all'opera, non è finalizzato in astratto: ogni opera richiede una finalizzazione di una certa analisi del prezzo in modo tale che sia confacente alla prestazione d'opera che viene eseguita.
E' legittimo che la Regione cerchi di precisarlo, però questo non è l'elenco prezzi. L'elenco prezzi nasce da una rilevazione complessa intrecciando i dati Istat, intrecciando rilevazioni che vengono fatte a campione. Non vedo perché la Regione debba innescare un processo del genere con strumenti che non ha, con una titolarità che non possiede, con una competenza che non gli è propria, andando in conflittualità. E' una follia! Quale altra Regione ha affrontato una strada di questo tipo?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Siamo per il mantenimento del testo licenziato dalla Commissione perché riteniamo che sia nello spirito della legge. Non si tratta di una singola norma, ma di un complesso di norme che crea dei capisaldi per avere trasparenza e moralizzazione negli appalti degli enti pubblici.
Questo è un servizio che viene reso alla comunità regionale. Quando si dice che è uno strumento di riferimento e di indirizzo per gli operatori pubblici e privati, ci sembra di cogliere una esigenza fondamentale espressa dalla nostra comunità, dagli operatori pubblici, dai professionisti.
Il Piemonte tenta di costruire un progetto complesso che richiederà circa due anni di tempo per il primo avvio; ma non parte da zero.
L'articolazione data alla norma permette di acquisire l'esperienza fatta sul territorio, in particolare mi riferisco al prezziario del Comune di Torino.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'emendamento n. 7 all'art. 25.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E, respinto con 12 voti favorevoli, 22 contrari ed 1 astensione.
8) Articolo 27 del Regolamento, presentato dal Consigliere Valeri: al termine dell'articolo aggiungere il seguente comma: "Per l'espletamento degli appalti di concorso, dovrà, di norma, essere predisposto apposito capitolato, contenente le condizioni ed i vincoli tecnici e normativi, ai quali dovranno attenersi le ditte concorrenti per la elaborazione del progetto esecutivo, completo di : a) relazione generale b) cartografia orientativa e/o particolareggiata del sito in cui verrà eseguita l'opera nonché, se necessario, di cave e discariche c) valutazione orientativa dei costi di realizzazione d) cronoprogramma dei lavori e delle forniture e) riferimenti legislativi, normativi per l'esecuzione (lei manufatti ed impianti, forniture di accessori, ecc.".
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

Prego Valeri di ritirare l'emendamento perché questo tema è in fase di elaborazione a livello nazionale.



PRESIDENTE

L'emendamento è ritirato dal Consigliere Valeri.
Possiamo passare alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Il nostro Gruppo aveva votato a favore della legge sulle opere pubbliche avendo considerato quello un momento estremamente qualificante del Consiglio su una legge che in quel momento tra l'altro aveva anche un valore morale oltre che di regolamentazione e di programmazione.Viceversa voterà contro questo regolamento per una questione di principio oltre che di contenuto. A nostro avviso non sono state rispettate nell'iter procedurale le garanzie della partecipazione che è uno dei presupposti su cui si fonda tra l'altro il processo legislativo. Sono stata presente una intera mattinata, al momento della consultazione, e in quella sede non una voce favorevole si levò a favore della bozza di regolamento. Furono fatte delle promesse agli enti consultati che nell'eventualità di un regolamento rivisto ci sarebbero state delle nuove consultazioni. Ricordo in particolare l'intervento molto acceso dell'onorevole Todros. Si era parlato della probabilità che alcuni articoli potessero essere addirittura anticostituzionali o comunque non in regola con le leggi dello Stato e con le leggi regionali.
O il regolamento non è cambiato rispetto al testo originale ed allora non soddisfa affatto, o è molto cambiato e allora a maggior ragione andava sottoposto a consultazione.
Per questo motivo fondamentale, al di là di aspetti di contenuto sui quali non mi soffermo, noi votiamo contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani per dichiarazione di voto.



NERVIANI Enrico

Non sarò così breve come lo è stata la collega Vetrino, ma vorrei anche fugare la tentazione di pensare che vogliamo perdere del tempo. E' infatti opportuno rilevare che nel momento in cui mancasse la nostra parte politica in questo momento il Consiglio non potrebbe operare in quanto mancherebbe il numero legale.
Non siamo stati d'accordo sulla legge, non siamo d'accordo su molte parti del Regolamento malgrado sia stato modificato rispetto alla prima bozza. Ciò nondimeno riteniamo che le leggi che approviamo debbano avere la loro applicazione e che gli istituti mantengano fede alle parole che danno.
La legge è stata approvata un anno fa. Non ne fummo contenti. E neppure del regolamento possiamo essere contenti: lo siamo soltanto dell'ultimo lavoro fatto in Commissione che mi è sembrato molto serio e positivo. Non siamo contenti perché il regolamento necessariamente interpreta la legge, anche se debbo dire che questo regolamento è lievemente modificativo (per noi il fatto è positivo) rispetto alle tentazioni programmatoristiche e vincolanti che erano presenti all'inizio dell'iter della legge 18 e che non sono scomparse alla fine. Esprimemmo voto contrario per il fatto che sono stati aggiunti elementi di volontà legislativa che non avevano cittadinanza in un regolamento. Sono inoltre stati portati elementi di appesantimento che non capiamo - mi riferisco al modo di costruire la banca dati, al modo di formulare il prezziario. Questi potrebbero essere elementi di secondaria importanza anche se denunciano il gusto per costruzioni un po' barocche che dovrebbero essere da tanto tempo dietro di noi.
E siamo anche contrari perché non è neppure stata mantenuta qualche parola che era stata data in termini legislativi, non in termini umani, in sede di Commissione. Per esempio, per quanto riguarda il fondo di rotazione, ricordo che il collega Bontempi disse in Commissione "non dobbiamo lasciare spazio agli indugi, dobbiamo predisporre il provvedimento legislativo che la legge 18 prevede perché ci sia risposta alla richiesta di formazione di un fondo di rotazione che era stata fatta e che il Consiglio aveva approvato".
Siamo contrari anche perché inevitabilmente il Crop ha assunto (e il regolamento non le ha limitate) competenze che non gli sono proprie. Con il consenso di alcuni Commissari (ed ancora una volta richiamo perché lo ritengo autorevole e serio il Collega Bontempi) si era detto che i compiti dei Crop sarebbero stati limitati in ambiti tecnici precisi, che bisognava mettersi al lavoro prima di concludere il regolamento. Di questo non si è fatta più parola: il Crop continua ad essere - come non puo non essere - un organismo tecnico, ma anche da elementi con alta valenza politica e continua ad avere, senza limitazioni di ambiti, compiti di esame dei piani della Giunta regionale in tempo anticipato rispetto a quelli del Consiglio regionale, che è il vero organo legiferante della Regione. Avevo denunciato questa forzatura al tempo dell'approvazione della legge 18: la richiamo in questa sede. Andremo alla verifica nei tempi futuri se avremo l'opportunità di farlo in questa sede.
Ecco alcune delle ragioni che ci inducono a dire di no, pur rilevando e ancora ricordando il lavoro positivo che la Commissione ha fatto. Richiamo inoltre la memoria a cui ha fatto riferimento la collega Vetrino. E' vero nell'ultima consultazione vi era stata la richiesta di ritornare di fronte agli enti che erano stati consultati. Sarebbe giusto farlo ma i tempi stringono e non possiamo rinviare ulteriormente, a meno di scegliere una posizione ostruzionistica e di impedimento che non è nelle nostre intenzioni. Voglio infine ricordare un'altra ragione, che è poi la fondamentale della nostra opposizione.
Avevamo detto che questa legge non sarebbe, stata applicata. Ci fu risposto che il tempo per metterla a regime sarebbe stato più lungo del previsto, ma che comunque entro il 31 ottobre si sarebbe proceduto alla estensione dei primi piani pluriennali, passato tutto il tempo che abbiamo alle spalle e niente di tutto questo è stato fatto.
Questa legge è stata costruita per una corretta programmazione ed anche per essa si riehiama spesso in modo fastidioso il termine di "moralizzazione". Io dico soltanto che tutti ci eravamo dati dei criteri per una programmazione più seria, più organica, più controllabile, ma questa programmazione è stata bellamente elusa. La parte più contraddetta più contorta che è stata difesa però con tanto accanimento, non è servita a nulla, o meglio, coloro che potevano servirsene non se ne sono serviti. La logica potrebbe essere questa, per uno che voglia pensare male: i piani si debbono fare, ma fin quando ci siamo noi non li facciamo, diciamo soltanto che si debbono fare, li faranno poi gli altri. Scriviamo che la programmazione è una cosa molto bella, ma la realizzino gli altri, al tempo opportuno e se nel caso dovessimo esserci ancora noi, troveremo magari il modo per eluderla un'altra volta. Bisogna essere più rigorosi: quando ci si dà un impegno anche gravoso, bisogna onorarlo, altrimenti si ingannano coloro ai quali questo impegno è diretto, i cittadini. Abbiamo fatto tante parole, tante battaglie su questa legge che sembrava dovesse salvare il mondo, ci troviamo alla Fine della legislatura constatando che neppure una virgola di questo provvedimento è stata messa in atto. E' società politica questa, colleghi Consiglieri? Ho dei seri dubbi a rispondere affermativamente.
Di qui a scendere al voto negativo anche sul regolamento il passo è breve. Il nostro voto è infatti negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi per dichiarazione di voto.



BIAZZI Guido

E' doveroso sottolineare l'importanza dell'atto che stiamo per compiere. E' già stato richiamato il lavoro serrato e proficuo della Commissione con la partecipazione di tutti i Gruppi. Due sono gli aspetti fondamentali della legge: snellire le procedure per l'approvazione dei progetti, avviare un processo di pianificazione e di programmazione per gli interventi in modo da costituire e costruire un quadro complessivo ed organico degli interventi stessi, avendo a fronte il quadro delle risorse finanziarie disponibili. Non è un fatto del tutto nuovo per la nostra Regione. Gli atti più importanti adottati anche in questa legislatura hanno già visto questo processo, ricordo le proposte relative al piano della viabilità. Abbiamo approvato la settimana scorsa il quarto o il quinto biennio degli interventi in edilizia residenziale, ecc.
Si precisano nel regolamento alcuni punti importanti della legge: la banca dati e il prezziario, mettendo nuovi capisaldi per arrivare alla trasparenza massima ed alla moralizzazione degli interventi delle pubbliche amministrazioni. E' fuori dubbio che dall'approvazione di questo regolamento e dalla legge scaturiscono notevoli impegni per tutti sul terreno della programmazione. Si tratta di mettere in movimento procedure per l'approvazione dei progetti che non sono di poca conoscenza, si attiva un processo di acquisizione di elementi di conoscenza per la comunità regionale che non sono di poco conto. L'avvio del fondo di rotazione è un obiettivo che dobbiamo porci. Per arrivare alla definizione del fondo di rotazione dovremo dotarci di una legge nuova. Sarà un compito della prossima legislatura. Le competenze tecniche del Crop sono ben definite, e su questo punto non sono d'accordo con il collega Nerviani. Si puntualizza la competenza che riguarda il parere sull'insieme dei piani e dei programmi che la Giunta ed il Consiglio debbono approvare. E' importante varare questo regolamento perché il Consiglio regionale e la Giunta abbiano la possibilità di avviare gli adempimenti che sono previsti nella legge 18.
Buona parte della legge diventa operativa con l'approvazione del regolamento. 1 Comuni non dovranno più sottoporre all'approvazione dei vari organi tecnici consultivi regionali i loro atti. Si può dare l'avvio alla pianificazione ed alla programmazione degli interventi in materia di opere pubbliche. Con l'approvazione di questo regolamento la Giunta non fa slittare l'impegno, con questa approvazione si chiude tutta una serie di procedure. Sarà un impegno per la Giunta e per il Consiglio regionale che subentreranno dopo il 12 maggio di dare attuazione alla programmazione ai piani ed ai programmi di intervento. Ritardi ce ne sono stati; forse si poteva concludere prima. Non so se entro il mese di ottobre potevamo far partire i primi programmi delle opere pubbliche. Abbiamo avuto però un risultato positivo: un anticipo da parte della Giunta delle linee di intervento per quanto riguarda la destinazione delle risorse. Non è la vera programmazione; è però un passo che ci avvicina alla stesura dei piani e dei programmi che tutti vogliamo siano predisposti c realizzati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

Dichiaro che il Gruppo PLI dovrà votare contro. Dico "dovrà" con un certo rincrescimento perché in fase di formazione di legge abbiamo cercato di dare tutta la nostra collaborazione. Le leggi nascono come nascono, i regolamenti servono per dare dei chiarimenti, per snellire le procedure.
Questo non è avvenuto, Nelle consultazioni sulla legge abbiamo riscontrato l'interesse di tutte le forze produttive che pensavano che la legge dava sviluppo e incentivo a nuovi investimenti. Il regolamento ci pare invece un freno, non è un momento di chiarificazione. Lo stesso Assessore alla Provincia di Torino, ing. Todros, in fase di consultazione dichiarava che il regolamento serve ad aggravare, ad appesantire i dubbi creati dalla legge, legge che già dimostrava eccessivo dirigismo. Il regolamento supera quei limiti e si configura come una legge aggiuntiva. E' una critica che viene da tutte le parti che hanno con attenzione esaminato il documento.
I liberali voteranno no.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione definitiva della deliberazione.
Vi do lettura del testo: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale del 15/1/1985 n. 25-40368 relativa a: 'L.R. 21/3/1984, n. 18 Legge generale materia di opere e lavori pubblici'. Regolamento di attuazione' sentita la competente Commissione consiliare delibera l'approvazione del Regolamento di attuazione della L.R. 21/3/1984, n.
18 nei testo allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 23 voti favorevoli e 11 contrari.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Possiamo ora proseguire con i lavori.



BRIZIO Gian Paolo

Avevamo concordato di chiudere i lavori alle ore 19. Propongo di esaminare il pdl 495, che reca: "Ulteriori modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17/5/1976, n. 28 modificata ed integrata dalle leggi regionali 18/2/1980, n. 21 e 22/10/1980 n. 74" che era stato concordato dal Consiglierei Genovese. Ricordo che in sede di Conferma dei Presidenti dei Gruppi avevo proposto di rinviare il dibattito sulle tossico-dipendenze e di votare le deliberazioni sulle quali c e il consenso di tutto il Consiglio.
Il nostro Gruppo, data l'ora, non e in grado di procedere.



PRESIDENTE

Non possiamo sottrarci agli obblighi che abbiamo.



BRIZIO Gian Paolo

E' questione di orario.



PRESIDENTE

Non è questione di orario, è questione di far passare dei provvedimenti che qualora richiedessero anche soltanto un chiarimento dal Commissario di Governo non potremmo più chiuderli. Sono provvedimenti che sono stati concordati con i Capigruppo. A quest'ora la legge sarebbe passata.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame deliberazione della Giunta regionale n. 66-38938: "Estensione ai sensi art. 2, L.R. n. 24/84 ad imprenditori agricoli part-time di alcuni aiuti previsti dalla L.R. n. 63/78"


PRESIDENTE

Esaminiamo la deliberazione della Giunta regionale n. 66-38938: "Estensione ai sensi art. 2 L.R. n. 24/84 ad imprenditori agricoli part time di alcuni aiuti previsti dalla L.R. n. 63/78".
Il testo recita: "La legge regionale 11/5/1984 n. 24, di modifica:ione ed integrazione alla L.R. 12/10/1978 n, 63 prevede all'art. 2, ultimo comma, l'estensione agli imprenditori agricoli part-time degli aiuti previsti dalla L.R. n.
63/78, per gli imprenditori agricoli a titolo principale ai sensi dell'ari. 2, ultimo comma, della L.R. n. 24/84, il Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, emana le disposizioni regolamentari all'attuazione della legge ai fini dell'estendimento degli aiuti previsti dalla L.R. n. 63/78 agli imprenditori agricoli part-time vista la normativa allegata alla presente deliberazione per farne parte integrante riguardante le disposizioni per l'estendimento degli aiuti previsti dalla L.R. 63/78 agli imprenditori agricoli part-time vista la deliberazione della Giunta regionale n, 66-38938 del 22 dicembre 1984 di proposi, al Consiglio regionale il Consiglio regionale delibera ai sensi dell'art. 2, ultimo comma, della L.R. 11/5/1984 n. 24 l'adozione della regolamentazione allegata alla presente deliberazione per farne parte integrante riguardante le condizioni, i criteri e le altre disposizioni necessarie per l'estendimento agli imprenditori agricoli part time di alcuni aiuti previsti dalla L. R. 63/78 per gli imprenditori agricoli a titolo principale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 495: "Ulteriori modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17/5/1976, n. 28 modificata ed integrata dalle leggi regionali 18/2/1980 n. 21 e 22/10/1980 n. 74"


PRESIDENTE

Esaminiamo il progetto di legge n. 495: "Ulteriori modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17/5/1976 n. 28 modificata ed integrata dalle leggi regionali 18/2/1980 n. 21 e 22/10/1980 n. 74".
Procediamo alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "L'art. 1 della legge regionale 17/5/1976 n. 28, modificato ed integrato dall'art. 1 della legge regionale 18/2/1980 n. 7, è sostituito dal seguente: 'La Regione, al fine di agevolare la realizzazione dei programmi di edilizia abitativa, concede agevolazioni finanziarie, per la realizzazione di alloggi da assegnare in locazione, a favore di Comuni, di Istituti autonomi per le case popolari e loro Consorzi, beneficiari dei finanziamenti di cui al primo comma, lettera b) degli artt. 1 e 38 della legge 5 agosto 1978 n. 457, nonché a favore delle Cooperative edilizie a proprietà indivisa e loro Consorzi, assegnatarie dei finanziamenti di cui agli art. 55 lett. c) e 72 della legge 22 ottobre 1971, n. 865, art. 9 della legge 27 maggio 1975, n. 166, art. 6 della legge 16/10/1975, n. 492 artt. 1 primo comma, lett. b) e 38 della legge 5 agosto 1978 n. 457, art. 5 ter della legge 25/3/1982 n. 94 con le modalità di cui alla legge 10/11/1983 n. 637 e fondi disposti dalle Compagnie di assicurazione, per interventi di edilizia pubblica residenziale recepiti nel programma regionale di localizzazione, il cui statuto prevede: a) divieto di cessione in proprietà degli alloggi ed obbligo del trasferimento degli stessi al competente Istituto autonomo per le case popolari, in caso di liquidazione o scioglimento della cooperativa stessa b) rivalutazione del canone di locazione c) pagamento del canone di locazione per tutta la durata della concessione del diritto di superficie.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato a concedere, con proprio decreto, sulla base di apposita deliberazione assunta dalla Giunta regionale, le integrazioni finanziarie indicate agli artt. 3, 4, 4bis, 5 e 5bis della presente legge ai soggetti di cui al precedente comma".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "All'art. 3 della legge regionale 17/5/1976, n. 28, sono soppresse nel secondo comma le parole 'dell'ultimo comma' e sono aggiunti i seguenti commi: 'Qualora il rimborso di cui al comma precedente sia effettuato in ritardo, a tale ritardo sarà applicato il tasso d'interesse previsto per le operazioni di mutuo agevolato ai sensi della legge 5 agosto 1978, n. 457 maggiorato di 4 punti, in vigore alla data in cui è maturata la scadenza.
Nel caso in cui il suddetto ritardo superi i sessanta giorni il beneficiario è tenuto alla restituzione di tutto il capitale residuo del contributo a suo tempo percepito che dovrà avvenire in unica soluzione e nei 30 giorni successivi al termine di 60 giorni sopra indicato.
Superato quest'ultimo termine di 30 giorni, il recupero di tali somme avverrà ai sensi del Regio Decreto 14/4/1910 n. 639 'Testo Unico delle norme per la riscossione delle entrate patrimoniali'.
Se la scadenza del rimborso cade in giorni festivi è ammesso il versamento di quanto dovuto nel primo giorno feriale successivo.
Il tasso di interesse di cui al terzo comma del presente articolo sarà applicato, nella misura in vigore alla data in cui avviene la rinuncia alle agevolazioni previste dalla presente legge, per il periodo compreso tra il pagamento del contributo regionale e la sua restituzione che dovrà avvenire in unica soluzione"".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Il primo comma dell'art. 4 della legge regionale 17/5/1976, n. 28 modificato ed integrato dall'art. 2 della legge regionale 18/2/1980 n. 7 è sostituito dal seguente: 'Alle Cooperative edilizie a proprietà indivisa che abbiano ottenuto le agevolazioni finanziarie, di cui agli artt. 55 lett. c) e 72 della legge 22 ottobre 1971, n. 865, art. 9 della legge 27 maggio 1975 n. 166, art. 6 della legge 16 ottobre 1975 n. 492, ovvero art. 5/ter della legge 25/3/1982 n. 94 con le modalità di cui alla legge 10/11/1983 n. 637, possono essere concessi contributi integrativi venticinquennali; possono inoltre essere concessi gli stessi contributi a favore dei soggetti definiti al precedente art. 1 beneficiari dei contributi previsti dagli artt. 1, primo comma lett. b) e 38 della legge 5 agosto 1978 n. 457, e dei fondi disposti dalle Compagnie di assicurazioni'.
Inoltre, viene abrogato l'ultimo comma dell'art. 4 della legge regionale 17 maggio 1976 n. 28 e successive modifiche ed integra ioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "Il terzo comma dell'art. 5 della legge regionale 17/5/1976 n. 28 aggiunto con l'art. 3 della legge regionale 18/2/1980 n. 7 è sostituito dal seguente: A favore dei soggetti di cui al precedente art. 1, beneficiari dei finanziamenti disposti dagli artt. 1, primo comma, lett. b) e 38 della legge 5 agosto 1978 n. 457, può essere concesso un finanziamento integrativo fino alla concorrenza del 100 per cento della spesa riconoscibile sulla base dell'applicazione dei massimali definiti ai sensi della lett. g) dell'art. 4 della stessa legge 5 agosto 1978 n. 457 maggiora ti del 10 per cento per abitazioni di superficie utile inferiore o uguale a mq. 70, e del 5 per cento per abitazioni di superficie utile inferiore o uguale a mq. 80'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "L'art. 5 bis della legge regionale 17/5/1976 n. 28 aggiunto con l'art. 4 della legge regionale 18/2/1980 n. 7, viene integrato col seguente comma: 'Qualora le Cooperative a proprietà indivisa stipulino dei mutui ai sensi dell'art. 5 ter della legge 25/3/1982 n. 94, con le modalità di cui alla legge 10/11/1983 n. 637, sostitutivi di quelli previsti dal primo comma del presente articolo, l'onere a carico della Regione rimane in vigore sullo stesso importo precedentemente mutuato e non potrà superare quello già previsto dal primo comma del presente articolo"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 "Il secondo comma dell'art. 7 della legge regionale 17/5/1976 n. 28 modificato ed integrato dall'art. 5 della legge regionale 18/2/1980 n. 7 dall'art. 1 della legge regionale 14/4/1980 n. 21 e dall'articolo unico della legge regionale 22/10/1980 n. 74 è sostituito dal seguente: 'I mutui integrativi di cui ai precedenti artt. 4/bis e 5 bis sono garantiti da ipoteca e fruiscono della garanzia integrale della Regione per il rimborso del capitale, degli interessi e degli oneri accessori"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 "L'art. 8 della legge regionale 17/5/1976 n. 28 è sostituito dal seguente: 'Le Cooperative edilizie a proprietà indivisa che intendono usufruire delle integrazioni finanziarie di cui ai precedenti artt. 4, 4 bis primo comma e 5, dovranno presentare al Presidente della Giunta regionale entro 60 giorni dalla promessa del finanziamento o dalla data di entrata in vigore della presente legge di modifica, formale istanza corredata dalla seguente documentazione: a) statuto della Cooperativa b) copia autentica del provvedimento di concessione del finanziamento pubblico ai sensi delle leggi statali citate c) il programma di intervento dal quale siano rilevabili i dati tecnici ed economici del programma d) delibera di concessione del mutuo; per i programmi finanziati ai sensi degli artt. 55 lett. e) e 68 lett. b) della legge 22 ottobre 1971 n.
865, delibera del Consiglio di amministrazione dell'istituto autonomo per le case popolari competente per territorio di approvazione del progetto esecutivo.
Qualora i fondi statali siano stati attribuiti dalla Regione Piemonte non occorrerà allegare alla domanda formale la documentazione di cui alle lettere a), b) e d) del presente articolo.
Per i finanziamenti di cui al secondo) comma dell'art. 4 bis l'istanza dovrà essere corredata da: a) statuto della Cooperativa b) programma di intervento dal quale siano rilevabili i dati tecnici ed economici del programma c) eventuale altra documentazione richiesta dalla Regione'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 "L'art. 9 della legge regionale 17/5/1976 n. 28, modificata cd integrata dall'art. 6 della legge regionale 18/2/1980 n. 7 è sostituito dal seguente: 'Le Cooperative edilizie a proprietà indivisa beneficiarie delle integrazioni finanziarie di cui agli artt. 4, 4 bis, 5 e 5 bis della presente legge, sulla base della rivalutazione degli affitti, sono tenute a versare alla Regione la differenza tra la quota di cui alla successiva lett. a) rivalutata così come previsto all'ottavo comma del presente articolo e le rate di ammortamento dei mutui.
Le cooperative edilizie a proprietà indivisa di cui al precedente comma, successivamente al periodo di ammortamento dei mutui, sono tenute a versare alla Regione l'intera quota a) rivalutata nei modi stabiliti dall'ottavo collima del presente articolo.
Detti versamenti dovranno avvenire alle date fissate del 30 aprile e del 31 ottobre di ciascun anno, e sono soggetti alle disposizioni di cui al precedente art. 3.
Qualora entro i due mesi successivi alla scadenza il versamento non risultasse effettuato, saranno sospese le erogazioni dei contributi in conto interessi disposti dagli artt. 4, 4 bis, 5, 5 bis della presente legge per lo stesso intervento costruttivo, ripristinabili soltanto il semestre successivo alla regolazione delle pendenze.
Dalle quote da versare alla Regione ai sensi dei commi precedenti, le Cooperative a proprietà indivisa possono trattenere, a decorrere dall'ottavo anno successivo a quello in cui ha avuto luogo la stipula della convenzione ai sensi dell'art. 35 della legge 22/10/1971 n. 865, il 15 per cento della quota di cui alla lettera a) del presente articolo precedentemente rivalutata, per alimentare un fondo di manutenzione straordinaria gestito dalle Cooperative stesse, al quale contribuiscono ove necessario, con proprie quote.
Qualora la convenzione ai sensi dell'art. 35 della legge 22/10/1971 n.
865, sia stata stipulata prima del 30 giugno 1977, la trattenuta del 15_ per cento di cui al comma precedente per la costituzione di un fondo per la manutenzione straordinaria, decorrerà dal decimo anno dalla stipula della convenzione stessa.
Il canone di locazione degli alloggi è costituito: a) dalla quota destinata all'ammortamento dei mutui depurata dal contributo statale e regionale b) da una, quota di spese generali di amministrazione determinata in misura non superiore al 5 per cento della quota prevista alla suddetta lett. a) precedentemente rivalutata c) da una quota per la manutenzione straordinaria determinata in misura non inferiore al 5 per cento della quota prevista alla succitata lett. a) precedentemente rivalutata, destinata ad alimentare il fondo di manutenzione previsto dal quinto comma del presente articolo.
La quota di cui alla precedente lett. a), precedentemente rivalutata dovrà essere aumentata o diminuita all'inizio di ogni biennio in relazione all'andamento dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, quale risulta dalle determinazioni dell'Istat, verificatosi tra il sesto mese ante scadenza ed il medesimo mese di due anni prima considerato nella misura massima del 75 per cento, a partire dal sesto anno successivo a quello in cui ha avuto luogo la stipula della convenzione ai sensi dell'art. 35 della legge 22 ottobre 1971 n. 865.
La sostituzione dei soci assegnatari degli alloggi assistiti dai finanziamenti di cui alla presente legge, potrà avvenire esclusivamente mediante soggetti aventi i requisiti per l'assegnazione di alloggi di edilizia pubblica residenziale.
Le Cooperative edilizie a proprietà indivisa sono tenute a comunicare all'Istituto autonomo per le case popolari competente per territorio, ai sensi dell'art. 14 del DPR 30 dicembre 1972 n. 1035, tutte le eventuali sostituzioni di soci assegnatari".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 "La legge regionale 17/5/1976 n. 28 viene integrata con i seguenti articoli: Art. 4 bis 'Le agevolazioni finanziarie di cui al precedente articolo 1 possono essere concesse, alle Cooperative a proprietà indivisa, su future leggi statali di settore compatibilmente alle disponibilità Finanziarie della Regione.
La Regione è inoltre autorizzata a concedere le predette agevolazioni finanziarie, nei limiti mutuabili stabiliti dal terzo comma dell'art. 5 della presente legge, ad integrazione dei fondi comunque reperiti dagli operatori, sempre che i loro programmi siano dichiarati compatibili con le lince programmatiche e territoriali della Regione e fermo restando il limite massimo di contributo regionale concedibile che comunque non dovrà superare il tasso medio di riferimento, previsto per i mutui agevolati di cui alla legge 5/8/1078 n. 457, del semestre precedente all'ammissione al finanziamento, diminuito di tre punti, compatibilmente alle disponibilità finanziarie della Regione stessa.
soggetti destinatari delle agevolazioni finanziarie previste dal precedente comma debbono essere in possesso dei requisiti soggettivi previsti dalle vigenti disposizioni in materia di edilizia economica e popolare con la sola eccezione del requisito del reddito che dovrà comunque non essere superiore al reddito massimo previsto dall'art. 20 lett. a) della legge 457/78 e successive modifiche.
Le agevolazioni finanziarie di cui al presente articolo sono concesse nella misura occorrente per evitare l'aggravio a carico dei mutuatari per: a) interessi, diritti, commissioni b) eventuale perdita relativa al collocamento delle cartelle c) oneri fiscali e vari d) spese accessorie e rimborso del capitale nella misura prevista dalla legge vigente in materia di equo-canone'.
Art. 4 ter 'Le restituzioni delle agevolazioni finanziarie da parte delle Cooperative a proprietà indivisa, sono effettuate con le modalità di cui agli artt. 3 e 9 della presente legge.
Detti introiti verranno utilizzati per la concessione delle agevolazioni finanziarie previste dalla presente legge e verranno destinati dalla Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente previa consultazione con le Associazioni regionali delle cooperative di abitazioni aderenti alle organizzazione delle cooperative giuridicamente riconosciute a livello nazionale e dovranno comunque essere destinati per la concessione di nuove agevolazioni a favore degli operatori che hanno versato) le somme ai sensi degli artt. 3 e 9 della presente legge.
Art. 5 ter 'Ai beneficiari dei contributi integrativi disposti dai precedenti artt. 4, 4 bis, 5 e 5 bis della presente legge, che estinguono i mutui oggetto dei contributi stessi, è fatto obbligo di darne tempestiva comunicazione al Presidente della Giunta regionale al fine di consentire l'emissione dei provvedimenti di sospensione dei benefici stessi.
I sopraddetti beneficiari .sono tenuti a presentare alla Regione ricevuta, debitamente quietanzata, emessa dall'Istituto di Credito, entro 30 giorni dalla quietanza, per tutti i pagamenti inerenti i mutui assistiti dai contributi della presente legge'.
Art. 14 ter 'Per la concessione dei contributi integrativi di durata massima venticinquennale di cui al precedente art. 4 per le integrazioni finanziarie a copertura delle operazioni di mutuo disposte dall'art. 55/C della legge 22/10/1971 n. 865 e dell'art. 5/ter della legge 25/3/1982 n. 9 è autorizzato per l'anno finanziario 1985 il limite di impegno di lire 30 milioni e per l'anno finanziario 1987 il limite di impegno di lire 390 milioni.
Per la concessione dei contributi integrativi di durata massima venticinquennale, di cui al precedente art. 4/bis è autorizzato per l'anno finanziario 1987, il limite di impegno di lire 220 milioni.
All'onere di lire 30 milioni si provvede, per l'anno finanziario 1985 mediante una riduzione di pari ammontare, in tema di competenza e di cassa del capitolo 7720 dello stato di previsione della spesa per lo stesso anno.
All'onere complessivo di lire 610 milioni per l'anno finanziario 1987 si provvede mediante l'aumento di pari importo dello stato di previsione dell'entrata del capitolo 2530 del bilancio regionale 1987 relativo agli introiti delle somme versate da Cooperative a proprietà indivisa ai sensi degli artt. 3 e 9 della presente legge.
Alle annualità derivanti dai limiti di impegno autorizzati per l'anno finanziario 1987 si farà fronte per l'esercizio finanziario 1988 e successivi con il maggior introito di cui al capitolo n. 2531 dello stato di previsione dell'entrata dei bilanci medesimi.
Nello stesso stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1985 sarà istituito il seguente capitolo: capitolo n. 7725 con la denominazione 'Contributi integrativi di durata massima venticinquennali a favore di Cooperative edilizie a proprietà indivisa, e loro Consorzi per agevolare la realizzazione dei programmi di edilizia abitativa di cui all'art. 55/C della legge 22/10/1971 n. 865 e all'art. 5 ter della legge 25/3/1982 n. 94', con lo stanziamento di lire 30 milioni in termini di competenza e di cassa.
Nello stato di previsione della spesa di bilancio per gli anni finanziari 1986 e successivi, all'annualità derivante dal limite di impegno di cui al cap. 7725 del bilancio regionale per l'anno finanziario 1985, si farà fronte con lo stanziamento di cui al cap. 7720 degli stati di previsione della spesa dei bilanci medesimi.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1987, sarà aggiunto un limite di impegno di lire 390 milioni sul capitolo 7725 del bilancio regionale 1987 e sarà istituito il seguente capitolo: capitolo 7727 con la denominazione: 'Contributi integrativi di durata massima venticinquennali a favore di Cooperative edilizie a proprietà indivisa e loro Consorzi per agevolare la realizzazione di programmi di edilizia abitativa previsti dall'art. 4 bis della legge regionale 17/5/1976 n. 28, e successive modifiche ed integrazioni' con lo stanziamento di lire 220 milioni in termini di competenza e di cassa.
Agli oneri aggiuntivi derivanti dalla prestazione della garanzia di cui al precedente articolo 7, si fa fronte con le disponibilità iscritte al capitolo n. 7670 del bilancio 1985 e ai corrispondenti capitoli dei bilanci per gli anni finanziari successivi.
Le spese derivanti dall'attuazione della presente legge per gli anni finanziari successivi saranno determinati con le leggi di approvazione dei relativi bilanci, nei quali saranno comunque iscritte le annualità derivanti dai limiti di impegno autorizzati ai sensi del presente articolo.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio"'.
Vengono presentati i seguenti emendamenti: 1) Dai Consiglieri Genovese e Bruciamacchie: all'art. 9, istitutivo dell'art. 4/bis, il primo comma viene sostituito dal seguente: "Le agevolazioni finanziarie di cui al precedente art. 1 compatibilmente alle disponibilità finanziarie della Regione, possono essere concesse alle cooperative a proprietà indivisa anche per interventi previsti da leggi statali successive all'entrata in vigore della presente legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
2) Dai Consiglieri Genovese e Bruciamacchie: all'art. 9, istitutivo 4/ter, dopo le parole "per la concessione di nuove agevolazioni" aggiungere le parole: "con priorità".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato.
3) Dal Consigliere Biazzi: all'art. 9 istitutivo dell'art. 4/ter, dopo le parole "riconosciute a livello nazionale" sono soppresse le parole: "e dovranno comunque essere destinati"; il comma riprende con "per la concessione di nuove agevolazioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato.
Procediamo alla votazione dell'art. 9 così modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame deliberazione Giunta regionale n. 65-40843 relativa a: "Regolamento per l'attuazione da parte degli I.A.C.P, e dei Comuni degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata localizzati sul quarto progetto bienmale della legge 457/78, con D.G.R. n. 34-31469 del 24/1/1984 e finanziati ai sensi delle leggi 5/8/1978 n. 457 e 25/3/1982 n. 94"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 65 40843 relativa a: "Regolamento per l'attuazione da parte degli I.A.C.P. e dei Comuni degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata localizzati sul quarto progetto biennale della legge 457/78, con D.G.R. n.
34-31469 del 24/1/1984, e finanziati ai sensi delle leggi 5/8/1978 n. 457 e 25/3/1982 n. 94".
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 65-40843 in data 5 febbraio 1985 relativa a: 'Regolamento per l'attuazione da parte degli I.A.C.P. e dei Comuni degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata localizzati sul quarto progetto biennale della legge 457/78 con D.G. R. n. 34-31469 del 24/1/1984, e finanziati ai sensi delle leggi 5/8/1978 n. 457 e 25/3/1982 n. 94' sentita la competente Commissione consiliare delibera di approvare il regolamento per l'attuazione da parte degli Istituti autonomi per le case popolari e dei Comuni degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata localizzati sul quarto progetto biennale con deliberaz ione della Giunta regionale n. 34-31469 in data 24 gennaio 1984, assunta ai sensi dell'art. 40 dello Statuto e finanziati ai sensi delle leggi 5/8/1978 n. 457 e 25/3/1982 n. 94, contenuto nell'allegato testo che costituisce parte integrante e sostanziale della presente deliberazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Musei

Esame progetto di legge n. 491: "Modifica all'art. 4 della legge regionale 29/6/1978, n. 37 'Istituzione del Museo regionale di scienze naturali'"


PRESIDENTE

Viene infine esaminato il progetto di legge n. 491: "Modifica all'art.
4 della legge regionale 29/6/1978 n. 37 'Istituzione del Museo regionale di scienze naturali'" Procediamo alla votazione dell'articolo unico.
Articolo unico "All'articolo 4 della legge regionale 29/6/1978 n. 37, il primo comma è sostituito dal seguente: 'Il Comitato scientifico è composto da cinque membri scelti fra docenti e ricercatori della Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali di riconosciuta competenza nel campo della ricerca e della didattica scientifica, comprovata da specifici titoli od attività'". Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'articolo unico è approvato.
I lavori terminano qui.
Il Consiglio verrà convocato per i giorni 14 e 15 marzo prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.30)



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