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Dettaglio seduta n.28 del 10/12/80 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute". Se non vi sono obiezioni i verbali delle sedute del 26 e 27 novembre e 1° dicembre 1980 si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo ai punto secondo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che sono in congedo i Consiglieri Astengo, Bastianini Bruciamacchie, Revelli, Turbiglio.


Argomento:

b) Presentazione progetto di legge


PRESIDENTE

E' stato presentato il seguente progetto di legge: N. 35: "Ulteriore contributo del Piemonte alle iniziative di solidarietà nazionale per i terremotati della Campania e della Basilicata" presentato dalla Giunta regionale in data 9 dicembre 1980 ed assegnato alla I Commissione nella stessa data.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Rendo note le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 18 e 25 novembre 1980 in attuazione dell'art. 7, primo comma della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65.



PRESIDENTE

SEDUTA DEL 18 NOVEMBRE 1980 2 - Corso di aggiornamento di "Paghe .e contributi" per segretari dei Centri di formazione professionale - Spesa L. 370.000. Capitolo 11540/80.
ALASIA Giovanni 3 - Corso di aggiornamento di Inglese per docenti della formazione professionale. Spesa L. 2.304.000. Cap. 11540/80.
ALASIA Giovanni 4 - Corso di formazione per formatori sui sussidi audiovisivi. Spesa prevista L. 25.000.000. Cap. 11560/80.
ALASIA Giovanni 5 - Corso di aggiornamento sulle macchine utensili a C.N.: predisposizione servizio mensa. Spesa di L. 1.120.000. Cap. 11540. Bilancio 1980.
ALASIA Giovanni 11 - Corso di aggiornamento destinato agli informatori scientifici che operano sul territorio della Regione Piemonte. Spesa L. 35.000.000.
Capitolo 10720. Bilancio 1979.
ALASIA Giovanni 39 - Costituzione di un gruppo di lavoro per l'approfondimento dei criteri di strutture sociali alternative all'istituzionalizzazione minorile e per l'integrazione delle attività connesse alle funzioni di competenza degli Enti locali per la sperimentazione di alcune comunità per adolescenti impegno di spesa di L. 500.000 per l'anno in corso. Cap. 1900/80.
CERNETTI BERTOZZI 93 - Legge regionale 22/11/1978 n. 69 "Coltivazione di cave e torbiere". Commissione tecnico-consultiva. Liquidazione gettoni di presenza sino al 3/11/1980 compreso per L. 1.275.000 cap. 1900. Esercizio 1980.
MARCHESOTTI Domenico 106 - Progettazione per il recupero, restauro e risanamento ambientale e paesaggistico nella tenuta regionale "La Mandria" - Liquidazione ai progettisti spese sostenute in attuazione dell'incarico. Spesa L.
4.972.680. Cap. 7930. Bilancio 1980.
RIVALTA Luigi 109 - Delega delle Autorità di Gestione (legge regionale n. 44 del 22/8/1977, art. 14). Affidamento di consulenza al prof. Daniele Ciravegna al dr. Malacrino e alla dr.ssa Elisa Marchisio per la predisposizione degli schemi del programma unitario ed integrato di esercizio e del programma pluriennale e annuale di investimento e d'esercizio. Spesa L. 8.122.020 I.V.A. compresa. Impegno quota di L. 1.704.893 I.V.A. compresa, sul cap.
1850 del bilancio per l'esercizio finanziario 1980.
RIVALTA Luigi 145 - Affidamento al sig. Padovani Luigi e al sig. Garesio Giuseppe, ai sensi dell'art. 4 legge regionale 6/11/1978, dell'incarico di collaborazione con il Servizio Stampa della Giunta regionale per mesi sei.
Spesa L. 13.000.000. Cap. 2250/81.
TESTA Gianluigi 143 - Liquidazione dei compensi ai componenti; estranei al personale dipendente, delle Commissioni giudicatrici dei concorsi e delle prove di idoneità espletati durante l'anno 1980. Importo L. 4.250.000 (legge regionale 2/7/1976, n. 33).
TESTA Gianluigi 156 - Progetto per il sistema informativo regionale dei trasporti e viabilità. Anticipo di L. 60.000.000 al Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione. Cap. 1850/1980.
TESTA Gianluigi 162 - Restauro e ristrutturazione dell'immobile regionale denominato "Cascina Fornace" sito nella tenuta "La Mandria" in Comune di Venaria Reale. Approvazione progetto - Affidamento lavori, a trattativa privata all'Impresa Bottione Maurizio e nomina direttore dei lavori. Spesa di L.
39.300.000 oneri fiscali e spese tecniche compresi.
TESTA Gianluigi



PRESIDENTE

SEDUTA DEL 25 NOVEMBRE 1980 6 - Rimborso I.V.A. 14 % proff. Gariglio Roberto e Restagno Francesco.
Spesa L. 147.000. Cap. 10720. Anno finanziario 1979.
ALASIA Giovanni 51 - Conferimento di consulenza ed incarichi ad un gruppo di esperti per lo svolgimento delle attività connesse all'attuazione della legge 833/78 ed all'elaborazione del piano socio-sanitario regionale. Spesa presunta L. 138.640.000.
BAJARDI Sante 88 - Legge regionale 12 ottobre 1978 n. 63, art. 25, punto 2. Studi indagini e ricerche nel campo della forestazione. Convenzione tra la Regione Piemonte e l'Istituto per le piante da legno e l'ambiente (I.P.L.A.) S.p.A. di. Torino. Cap. 3300 del bilancio per l'anno finanziario 1980. Impegno di L. 8.835.000 facenti parte dei 210 milioni già impegnati con precedenti deliberazioni.
FERRARIS Bruno 133 - Liquidazione parcella al dr, arch. Emilio Sironi per la progettazione dell'arredamento dei locali denominati "Villa San Remigio" in Verbania e destinati a sede di uffici regionali. Spesa di L. 14.341.730 oneri fiscali compresi. Cap. 100. Bilancio 1980.
TESTA Gianluigi Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Promark - Nomina di due Sindaci effettivi e uno supplente


PRESIDENTE

Il punto terzo all'ordine del giorno ci chiama alla nomina degli organi d'amministrazione della Promark che verranno votati a scrutinio segreto.
Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 45 hanno riportato voti: VERA Fernando n. 23 DE FRANCISCO Antonio n. 23 Gavazzi Roberto n. 23 VISONE Antonio n. 23 MONCALVO Franco n. 23 PERETTI Sergio n. 18 DI CLAUDIO Giuseppe n. 18 TAVERNA Carlo n. 18 CONTRATTO Alberto n. 18 schede bianche n. 4 Pertanto in base all'esito dello scrutinio proclamo i summenzionati eletti.
Sospendo la seduta per una breve riunione dei Capigruppo.



(La seduta, sospesa alle ore 10,30 riprende alle ore 10,45)



PRESIDENTE

Riprendiamo con la nomina di due Sindaci effettivi ed uno supplente alla Promark con le stesse precedenti modalità di votazione.
Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 45 hanno riportato voti: Sindaci effettivi: DEORSOLA Sergio n. 33 FERRERI Guido n. 27 Sindaco supplente: ARNULFO Francesco n. 27 schede bianche n. 2 In base all'esito dell'urna li proclamo eletti.
Le nomine sono così esaurite.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Decreto Presidente della Giunta regionale del 9 dicembre 1980 n. 10706/80 circa l'assegnazione delle funzioni di competenza regionale agli Assessori


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Enrietti per la comunicazione del Decreto del 9 dicembre 1980 n. 10706/80 circa l'assegnazione delle funzioni di competenza regionale agli Assessori.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

La Giunta, nella sua seduta di ieri, ha assegnato le competenze regionali agli Assessori. Vi leggo il decreto:



PRESIDENTE

VICEPRESIDENTE



BAJARDI Sante



CERNETTI BERTOZZI Elettra



CERUTTI Giuseppe



FERRARIS Bruno



FERRERO Giovanni



MARCHESOTTI Domenico



MORETTI Michele



RIVALTA Luigi

"Il Presidente della Giunta regionale, vista la deliberazione del Consiglio regionale n. 7/CR/5151 e n. 8/CR/5152 del 28/7/1980 e n.
31/CR/7873 in data 1° dicembre 1980, esecutive a norma di legge; visto l'art. 36, quarto comma, dello Statuto della Regione, approvato con legge 22/5/1971 n. 338 ritenuta l'esigenza, ai fini operativi, di articolare e di assegnare le funzioni di competenza regionale ad ogni Assessore componente la Giunta decreta le funzioni di competenza regionale, svolte a norma di legge e di Statuto dalla Giunta regionale, sono articolate ed assegnate come segue: funzioni istituzionali funzioni istituzionali in sostituzione del Presidente; lavoro occupazione, immigrazione, industria sanità, sicurezza sociale assistenza trasporti e viabilità, porti e navigazione interna (infrastrutture e trasporto); pronto intervento, esproprii agricoltura e foreste cultura, beni culturali, istruzione; enti locali e decentramento formazione professionale; polizia urbana e rurale artigianato; commercio; cave e torbiere, acque minerali e termali fiere e mercati turismo, tempo libero, industria alberghiera, sport; porti e navigazione interna (aspetti turistici); pesca pianificazione territoriale, edilizia residenziale e scolastica parchi; enti strumentali" tutela ambientale, energia, assetto idrogeologico forestale, uso e risanamento delle acque, scarichi industriali, smaltimento rifiuti solidi inquinamento atmosferico programmazione socio-economica, bilancio pluriennale; urbanistica coordinamento e gestione opere pubbliche, coordinamento generale a livello interassessorile sugli interventi in materia di calamità naturali; caccia bilancio annuale, finanze, tributi, patrimonio e demanio, economato ragionerie centrale e decentrate; legale e contenzioso; personale ed organizzazione".



SALERNO Gabriele



SIMONELLI Claudio



TESTA Gianluigi



PRESIDENTE

Circa le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale chiede di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Ringrazio il Presidente della Giunta per le comunicazioni date al Consiglio regionale circa le attribuzioni degli incarichi agli Assessori.
Ci pare si tratti di incarichi per i quali è stato usato il misurino del farmacista. Vedremo l'operatività di spezzettamenti di incarichi che - mi sembra - contrastano con i disegni di grandi accorpamenti e di dipartimenti degli anni passati. Queste valutazioni di ordine politico le faremo nelle opportune sedi. Mi premeva però, nel ringraziare il Presidente per la corretta informazione al Consiglio, fare immediatamente questa valutazione.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Comunicazione della Giunta regionale in ordine agli interventi urgenti della Regione Piemonte a seguito del terremoto in Basilicata e Campania


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno: Comunicazione della Giunta regionale in ordine agli interventi urgenti della Regione Piemonte a seguito del terremoto in Basilicata e Campania.
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Alla data odierna sono partite, con la colonna di pullman ATM di questa mattina, come soccorsi ed aiuti alle popolazioni terremotate della provincia di Salerno, 10 colonne organizzate e coordinate della Regione Piemonte. Queste colonne hanno complessivamente trasferito a destinazione 391 roulottes, 100 tende, 253 automezzi, carichi di materiale di assistenza di varia natura. Questa parte dei soccorsi coordinata dalla Regione Piemonte è arrivata a 21 Comuni nel Salernitano, in parte diversi da quelli che sono stati successivamente definiti Comuni attribuiti alla Regione Piemonte.
Sono invece 15 i Comuni definitivamente assegnatici dopo la ripartizione avvenuta nella riunione di Napoli alla presenza del Commissario Zamberletti.
In relazione a queste decisioni noi siamo impegnati a coordinare i soccorsi nei confronti di questi 15 Comuni facenti capo al Comune di Buccino sede di centro di coordinamento.
Questi Comuni hanno una caratteristica globale: vi abitavano 61 mila 128 persone; le vittime del terremoto sono 64; 161 i feriti e le distruzioni o la gente che è rimasta senza tetto, varia dal 40 al 90 %.
La Regione Piemonte ha tuttavia organizzato oltre a questo centro di coordinamento, un punto di raccolta e di smistamento di tutto il materiale partito dal Piemonte, verso le zone terremotate. Questo punto è situato com'è noto, presso il campo militare di Persano. Inoltre è in funzione un sottocomitato, che ha sede nel Comune di Padula, per i Comuni più lontani dal centro operativo di Buccino.
Questa è una decisione che la Regione ha preso autonomamente e non è contestuale alle decisioni assunte a livello istituzionale.
Questi primi dati che ho fornito riguardano essenzialmente solo una parte dell'aiuto profuso dalla Regione Piemonte in questi giorni; esso non comprende ancora i dati di tutto ciò che è stato fatto dal sistema complessivo delle autonomie locali, né quelli relativi ad importanti centri di iniziativa privata (come, ad esempio, la Fiat, che è tuttavia impegnata nella ricostruzione dei suoi stabilimenti danneggiati a Grottaminarda Napoli ed Avellino) e delle iniziative della "Stampa", autrice di un suo progetto autonomo; né comprende ancora le cifre dell'impegno delle organizzazioni sindacali; essenzialmente è un impegno di raccolta di fondi da investire nella ricostruzione.
Alcuni altri dati possono già essere forniti per ciò che è stato il complessivo sforzo della comunità regionale. Importanti sono quelli che concernono quell'altro polo di coordinamento, che inizialmente ha operato autonomamente, sia pure a contatto con la Regione Piemonte, e cioè la Prefettura. I dati che sono stati forniti dalle Prefetture del Piemonte indicano che sono partiti dal Piemonte altre 872 roulottes, 102 automezzi per trasporto di generi vari e 7 aerei speciali da Caselle a Capodichino.
Se si assommano questi dati a quelli coordinati dalla Regione Piemonte (e senza avere ancora tutti i dati dei Comuni e delle Province) si riscontra ché sono stati inviati nelle zone terremotate 1.263 roulottes 355 autotreni da trasporto, 78 automezzi attrezzati a ricovero, 100 tende.
Si può quindi valutare che i terremotati ospitati dalle roulottes, dai pullman e dalle tende inviate dal Piemonte sono almeno 6.800 di cui almeno 5.800 ricoverati in roulottes o strutture equivalenti. Ripeto che queste cifre non tengono conto dei dati inerenti gli invii effettuati dal sistema completo delle autonomie locali del Piemonte. Questi dati ancorché Sommari indicano tuttavia la dimensione dello sforzo che la comunità piemontese ha compiuto.
Ma l'invio di materiale non è stato il solo elemento di questa grande mobilità, piena di sentimenti e di solidarietà concreta, il fattore, uomo non è stato meno importante di quello materiale. Hanno operato, sin dai primi giorni a Coniano i 27 del gruppo della protezione civile della Val Sangone, e nei Comuni a noi assegnati squadre di emergenza e disinfestazione del Comune e della Provincia di Torino, Croce Rossa e Verde di Asti e di Omegna, Vigili del Comune di Torino e di Alessandria, gruppi di volontari del coordinamento giovanile e dei sindacati e della FLM a Persano, per lo scarico e l'inoltro dell'ingente quantitativo di materiale giunto sul posto, il gruppo di elettricisti ed idraulici di Belgirate, la squadra dell'AER. il gruppo delle Guardie Forestali, il gruppo del Soccorso Alpino di Usseglio, e tanti altri gruppi dell'associazionismo culturale politico, religioso dall'ARCI, alla San Vincenzo che ha continuato con la Regione l'esperienza così positivamente sperimentata in occasione del terremoto del Friuli. Ma di importante rilievo si sta profilando il contributo dei tecnici, sia della Regione che dell'Università e del Politecnico, i quali stanno già operando sul luogo per le rilevazioni dei dati e degli accertamenti dei danni e di tutti gli elementi necessari per la ricostruzione. Infine non meno di 700 sono stati i volontari che hanno portato sul posto le roulottes e i camion e gli autocarri con straordinario impegno e spirito di sacrificio.
Occorre ricordare, inoltre, che da 15 giorni tutto il coordinamento è retto da alcune decine di funzionari della Regione che qui a Torino e là nei Comuni del Salernitano hanno fatto dalle 10-14 ore al giorno di lavoro per rendere possibile una così urgente gestione degli aiuti.
Questo sforzo, tuttora in corso, deve continuare: la fase dell'emergenza, come tutti noi possiamo constatare dalle immagini drammatiche che la televisione ci riserva ogni giorno, non è conclusa. Essa è resa anzi più grave dalla persistente mancanza di efficacia di coordinamento generale complessivo e dalle condizioni atmosferiche avverse.
In queste zone, contrariamente all'immagine che sovente si ha del sud, in questa stagione fa freddo ed anzi la neve è già caduta succedendo al terremoto, alla pioggia e alla grandine.
Nei Comuni sui quali si esercita il nostro intervento si può dire che i problemi da risolvere oggi possono essere così caratterizzati: dal punto di vista dell'emergenza rimane ancora in parte da risolvere il problema di dare un tetto riscaldato ad una parte della stessa popolazione dei 15 Comuni. La razionalità con cui le roulottes sono partite e sono giunte a destinazione è stato un elemento estremamente positivo, privilegiando i Comuni che avevano subito maggiori distruzioni o dove esistevano minori possibilità di trovare un qualsiasi alloggiamento ai sinistrati.
Il secondo dato positivo è stato quello di aver scelto, sin dalla prima colonna, la soluzione di non inviare per ferrovia o per nave i soccorsi (molti di questi giacciono, a centinaia, ammassati agli scali ferroviari e marittimi di Salerno e di Napoli, mancando coloro che hanno i traini necessari per portarli in sede), bensì di far partire le colonne con gli automezzi individuali; questi hanno potuto raggiungere il luogo di destinazione; non vi è più una sola roulotte (salvo una destinata all'alloggiamento di militari) che sia ancora al campo di Persano: tutte sono state trasferite nei posti di utilizzo.
Quindi quasi senza soluzione di continuità (salvo alcuni casi isolati) tutti hanno potuto portare, progressivamente, a destinazione precisa i mezzi che servivano per gli alloggiamenti. Se questi sono gli elementi positivi già acquisiti, il problema è lungi dall'essere risolto, anche solo per la prima emergenza.
Ripeto, quindi, da questa stessa seduta del Consiglio regionale l'appello che da più parti viene rivolto (ma che noi diffondiamo con la garanzia che, se viene accolto, si traduce immediatamente nel soccorso necessario), rivolgiamo, ripeto, l'appello ai cittadini piemontesi, agli enti pubblici e privati, all'associazionismo di tutti i tipi a continuare nello sforzo generoso già intrapreso, d i offrire la disponibilità delle roulottes per garantire che in questi giorni, nei prossimi, prima di Natale, per i mesi di dicembre e di gennaio, nuove centinaia di nostri fratelli possano essere ospitati al caldo. E poiché il Commissario straordinario, Zamberletti, ha annunciato che non ci sarà fase intermedia si passerà dalle roulottes alla ricostruzione; anche noi cerchiamo di evitare di incamminarci lungo la strada dei prefabbricati, che potrebbero far fallire questa giusta intenzione e portarci, invece, alla fase, già deprecata di altri terremoti, che passa dalle tende, alle roulottes, ai prefabbricati, alle baracche, con una ricostruzione che non avviene mai.
Perché questo sia possibile occorre che la quantità di roulottes sia sufficiente a risolvere il problema, assieme allo spostamento di popolazione, già iniziato ma che trova ancora difficoltà rilevanti per motivi che tutti abbiamo presenti.
Ora è in gioco la salute di migliaia di terremotati: la salute è la vita, occorre sopravvivere non solo al terremoto, ma anche alle condizioni climatiche proibitive che continuano e continueranno a caratterizzare tanta parte delle zone colpite dal sisma.
Tuttavia, contestualmente a questa emergenza che è quella di una casa che non sia la tenda, occorre già aggiungere quello della sanità. E' del tutto evidente che sono in sviluppo le malattie da raffreddamento, e quindi influenze, bronchiti. In questo senso la nostra attenzione deve rivolgersi e coordinarsi con la disponibilità e con l'impegno assunto dalla Regione Campania e con interventi tali da sopperire alle deficienze che si manifestassero nella tempestività degli interventi. Senza schemi precostituiti e con l'unico obiettivo di arrivare rapidamente a dare soluzioni reali ai problemi emergenti. Abbiamo ad esempio a San Gregorio Magno la necessità di sostituire l'ospedale da campo delle Marche che ha funzionato egregiamente fino a pochi giorni or sono con analoga struttura o con una struttura concentrata a Buccino e abbiamo da impiantare praticamente, di concerto con la Regione Campania, in ogni Comune un efficace centro di assistenza sanitaria che consenta di riparare i malati che non possono essere trasportati, o che non vogliono essere trasportati altrove, e nello stesso tempo non possono continuare a trascorrere giorni e notti all'aperto. A questo problema cerchiamo di far fronte sulla base di soluzioni concrete e precise, Comune per Comune, studiate dai nostri funzionari presenti a Buccino, a Persano, a Padula, coadiuvati dai dodici tecnici sinora messi a disposizione dal sistema delle autonomie locali del Piemonte e già assegnati a 12 Comuni dei 15 a noi affidati. Ultimeremo e coordineremo anche le segnalazioni di esigenza, che ci provengono dal sistema dei gemellaggi in atto, e che si completerà in questi giorni, fra i Comuni e le Province del Piemonte ed i Comuni terremotati. Questo gemellaggio si può realizzare come già attuato da parte del Comune di Torino con l'intera zona, oppure come hanno fatto i Comuni di Collegno e Grugliasco nei confronti del Comune di San Gregorio Magno, inviando delle delegazioni a prendere contatti precisi; d'altra parte, però, coordinati dal centro operativo di Buccino.
Così stanno muovendosi i Comuni di Rivoli con il Comune di Sanvitelli e di Novara con il Comune di Romagnano al Monte. Questi gemellaggi devono essere plurimi e consentiranno di elevare l'efficienza generale degli aiuti e di mantenere un quadro aggiornato e preciso della situazione concreta come si evolve, Comune per Comune. Invitiamo tutti i Comuni del Piemonte a coordinarsi con la Regione per stabilire la forma di gemellaggio che essi intendono offrire, avendo coscienza che, date le dimensioni dei disastri avvenuti in molti di questi Comuni, è assai opportuno che ogni centro colpito dal terremoto sia gemellato con più Comuni del Piemonte, se si vuole portare quel tipo di assistenza coordinata ed elevata nella qualità e nella quantità, ancora necessaria in questa e nelle successive fasi.
Ma la fase che viviamo è già quella che avvia e deve avviare, al più presto, le linee della ricostruzione, intendendo per ricostruzione sia le demolizioni per ricostruire ex novo, sia le opere da salvare con restauri sia le iniziative da intraprendere per garantire la ripresa piena dell'attività produttiva. In questa direzione oggi devono convergere i nostri sforzi. L'orientamento del Comitato esecutivo è di intervenire, in questa fase, con gli aiuti ancora possibili dal sistema delle autonomie locali del Piemonte coordinati dalla Regione per dare ai Comuni alcuni prefabbricati per risolvere il problema di una certa attività scolastica.
Questo avrebbe il duplice scopo di consentire una continuità didattica e di radunare i ragazzi nelle scuole, in luoghi riscaldati, e quindi di alleggerire il peso delle famiglie che potrebbero anche, da questo intervento, trarre nuova fiducia per radicarsi in modo produttivo ed attivo nella soluzione dei problemi di ricostruzione. Accordi ed intese sono in via di perfezionamento (attraverso un'iniziativa coordinata dal Comitato esecutivo e presieduta dall'arch. Picco) anche se non ci nascondiamo le difficoltà di reperire fabbricati che non siano soltanto baracche ma soddisfino per tutto l'inverno l'esigenza. Dobbiamo, nello stesso tempo avvertire che la dotazione di questi tipi di prefabbricati pregiati, capaci di risolvere il problema esige stanziamenti e finanziamenti che la Regione da sola assolutamente non può coprire, ed è anche per questo che il sistema del gemellaggio fra il complesso delle autonomie locali e i singoli Comuni può consentire di risolverlo, naturalmente con l'aiuto di tutti. Il terzo campo di intervento che è ancora di emergenza, tuttavia, un tipo di emergenza che può già consentire alla società civile di questi Comuni di ricominciare a funzionare è quella di trovare una sede ai Comuni, laddove questa non si è potuta ricavare in edifici rimasti in piedi. In proposito occorre un chiarimento, che dobbiamo avere non solo con il Commissario straordinario ma con il Governo, circa il rapporto futuro che la Regione dovrà avere con questi 15 Comuni superata la fase dell'emergenza che ripeto, continua a caratterizzare la situazione. E' nostra opinione che ogni sforzo deve essere ancora fatto con la raccolta di fondi e con la loro corretta e tempestiva utilizzazione, il loro trasferimento immediato in investimenti produttivi e fruibili da parte di coloro che ne hanno bisogno.
E' anche del tutto evidente che la Regione non può sostituirsi al Governo o allo Stato nell'opera complessiva di ricostruzione, non ne ha il compito non ne ha i mezzi, non ne ha la possibilità.
Credo sia del tutto opportuno che la Regione dichiari la sua piena disponibilità ad attuare piani di ricostruzione cui può dare il contributo dei suoi tecnici, delle esperienze dei Centri operativi, dell'Università del sistema produttivo che una Regione come la nostra può mettere a disposizione, finalizzato ad un nuovo sviluppo delle zone terremotate.
E' evidente, però, che al più presto occorre un chiarimento sull'utilizzo dei fondi e dei cospicui stanziamenti annunciati dal Governo.
In nessun caso la nostra Regione ed il sistema delle autonomie locali sarebbe in grado di sostituire lo Stato, tenuto anche conto che contestualmente al terremoto reale del Mezzogiorno, sulle finanze delle autonomie locali delle Regioni sta per arrivare, secondo le dichiarazioni del Governo, un "terremoto finanziario" che porterà ad una consistente riduzione dei fondi di investimento a disposizione delle Regioni.
Una misura che, assommata allo sforzo che stiamo compiendo, rende assai precaria la situazione finanziaria complessiva del sistema delle autonomie locali ed anche del bilancio regionale. Se queste sono le caratteristiche dell'azione e i problemi che abbiamo di fronte, occorre esaminare anche l'altro versante e cioè quello degli effetti che il terremoto ha provocato: il flusso migratorio che dalle regioni terremotate si è innestato, si pu dire, già dal primo giorno verso il nord, verso l'estero, e per quanto ci riguarda più direttamente, verso Torino ed il Piemonte. La caratteristica di questo flusso può intanto essere determinata dalla sua quantità, allo stato attuale dei fatti risultano censiti nella sola città di Torino fra quelli che hanno chiesto un soccorso e si sono fatti registrare presso il centro istituito presso la Stazione di Porta Nuova: oltre 1.500 immigrati.
Nel complesso del Piemonte si può calcolare in 3.000 il numero dei terremotati censiti dai centri istituiti nei vari Comuni del Piemonte. Ma è evidente che la cifra reale è ben superiore e non tiene conto di quelli ospitati da parenti e familiari. Il fenomeno, nel suo complesso, ha dimensioni assai più cospicue. Complessivamente è forse più rilevante il numero di emigrati che hanno trovato rifugio in questi giorni in Svizzera in Germania, in Belgio, cioè laddove operano e lavorano i loro parenti, di quanto non sia l'emigrazione (ancorché già significativa) realizzatasi nelle città del nord. Tuttavia questo secondo aspetto del problema non è meno denso di questioni del primo. In effetti bisogna definire anche in questo caso delle linee precise di intervento. Quelle finora seguite sono state basate sul principio di non favorire l'esodo dalle zone terremotate (l'esodo permanente) e di consentire tutta l'assistenza necessaria a queste famiglie di lavoratori che, a volte, hanno perso tutto e che necessitano di un'assistenza qualificata, adeguata, che trasmetta anche il calore delle popolazioni che le accolgono. Nello stesso tempo si deve operare in modo tale da assicurare il ritorno di queste popolazioni non appena riemergano condizioni accettabili di reinserimento nella vita sociale dei Comuni di provenienza. Con questi principi ci siamo ispirati sinora. Ma questi, sono messi alla prova dalla disponibilità dei posti, dalla necessità di somme per garantire non soltanto il ricovero in un locale o il cibo caldo, ma anche per un necessario contributo finanziario che consenta a questi terremotati di vivere una vita non ghettizzata.
Allora in questo campo le somme a disposizione sono esigue e gli impegni sono già enormi perché ogni giorno si pone il problema non solo del vitto, ma di un sussidio, di una quantità di denaro. Si pone, quindi, tutto il problema dell'assistenza in termini notevolmente diversi da quello che si poteva, non dico prevedere, ma che, in sostanza, era stata la consuetudine sinora; d'altra parte, fin qui, assolta egregiamente da tutti i Comuni, dal Comune di Torino come dagli altri Comuni della Regione Piemonte e dall'Assessorato all'assistenza.
Questa questione, però, presenta una faccia diversa dal problema che fin qui abbiamo considerato ed occorre un chiarimento da parte del Governo che sia preciso su ciò che accadrà dal punto di vista finanziario dopo il 15 dicembre: sinora ci si è regolati, ancorché applicate diversamente dalle varie Prefetture del Piemonte, con le disposizioni del Commissario governativo. Disposizioni che, in sostanza, garantirebbero una copertura da parte del Governo dei fondi destinati in questo campo, ma non esiste ancora certezza ed il 15 dicembre è alle porte. Cosa succederà dopo tale data? Va tenuto in considerazione il flusso di migrazione in questi ultimi giorni: superiore alle 200 unità giornaliere solo per quanto riguarda il Comune di Torino...
Signori Consiglieri, da questa nuova tragica esperienza che il Paese sta vivendo dobbiamo però trarre, fra le altre, anche la conclusione di provvedere, al più presto, a dotare la nostra Regione di un efficiente sistema di protezione civile e di pronto intervento.
A tale scopo la Giunta, valutando positivamente le iniziative legislative annunciate dai Gruppi consiliari nella sua penultima riunione ha istituito un gruppo di lavoro interassessorile che deve presentare un progetto organico in tale senso da sottoporre celermente al Consiglio, per la discussione e l'attuazione.
Abbiamo operato sinora senza residui passivi, anzi già con qualche debito, vogliamo con i residui attivi e nuovi investimenti dotare la nostra Regione di un elemento essenziale per la protezione e la sicurezza di tutti.
La Giunta intende, inoltre, prima di Natale, recarsi nelle zone terremotate per partecipare ad un convegno delle autonomie locali della zona, che sarà indetto per aggiornare tutti sui nuovi tipi di intervento che la Regione sarà in grado di realizzare e per stabilire fisicamente un gemellaggio dell'autorità delle autonomie locali del Piemonte con le popolazioni locali, naturalmente accompagnando quella visita con ciò che sarà necessario ed utile portare in occasione delle festività natalizie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

E' aperta la discussione. Ha chiesto di parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, ringraziamo la Giunta per la sua comunicazione e diamo atto che ogni sforzo possibile è stato compiuto tempestivamente dall'esecutivo e dalle forze politiche presenti nel Consiglio regionale.
Questa capacità di intervento esternamente al territorio piemontese si era già manifestata in occasione della calamità del Friuli in cui la Regione Piemonte aveva dimostrato di saper intervenire in modo rigoroso, senza dare luogo a smagliature e critiche.
Il Vicepresidente Sanlorenzo ha delineato il quadro delle zone colpite dal sisma e disegnando la strategia futura per quanto riguarda gli aiuti al sud e la prevenzione nella nostra Regione. Voi sapete che le calamità dopo i primi giorni dall'evento non fanno più notizia, la televisione incomincia ad esaurire i suoi programmi; i lamenti trovano scarsa eco, per cui solo le manifestazioni, come la marcia del Vescovo siciliano davanti ai Ministeri ci fanno ricordare che esistono ancora il Belice e le sue zone, da ricostruire.
La ricostruzione ha due facce: .quella nei luoghi del disastro e quella all'interno della nostra comunità, dove arrivano i disperati, senza case e senza lavoro creando un problema di dimensioni così gravi che neanche il generale Cadorna, nella prima guerra mondiale, affrontò quando dovette far sfollare le famiglie lungo la linea del fronte.
Il fenomeno di immigrazione nell'area metropolitana di Torino e nel territorio piemontese avrà caratteristiche sempre più marcate ed aggraverà i problemi attuali. Pertanto dobbiamo saper individuare questi problemi evitare che "i treni della speranza" giungano a Porta Nuova senza che un'organizzazione precisa sappia accoglierli. Certamente di fronte al costo della ricostruzione (20 mila miliardi) la risposta del Piemonte non è elevata - questo lo sappiamo -. Ma non è questo che conta. Conta il fatto che siamo una particella del mondo che aiuta, che ha dimostrato di essere attenta, rigorosa, pronta ad individuare e ad intervenire nella ricostruzione. Si richiedono geometri, ingegneri, operai specializzati capaci di montare una gru, di costruire un acquedotto, una linea elettrica più che denaro che non si saprebbe nella grandiosità del disastro, come distribuire. Il problema è duplice per il Consigliò regionale del Piemonte che ha questa attenzione nella solidarietà nazionale. Non ci siamo mai posti in condizione di separatezza di fronte ai problemi nazionali. Abbiamo sempre visto l'autonomia regionale come momento di aiuto alla crescita del Paese.
Il terzo momento riguarda il Piemonte, perché mentre contribuiamo alla ricostruzione nelle zone distrutte, pensiamo anche a costruire delle ipotesi di intervento all'interno della Regione Piemonte, in caso di calamità naturali. Con questo balzo di qualità, la Regione provvede a dotarsi di propri strumenti di intervento, di conoscenza, di ricerca, di studi geologici, di momenti di prevenzione che possono limitare l'ipotesi dei danni.
L'ordine del giorno che unitariamente presentiamo con i socialisti e i socialdemocratici ha questa caratteristica del terzo momento, che non è meno importante degli altri due.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Riccardo

Dobbiamo riconoscere che il Consiglio regionale e la Giunta si sono seriamente impegnati in relazione ai fatti avvenuti nel sud del Paese, ma l'assemblea regionale deve anche prendere atto che hanno risposto prontamente la gente, gli Enti locali, le grandi aziende, la Fiat, con un impegno che non ha precedenti, così come non ha precedenti la dimensione della catastrofe.
Poiché molti Comuni hanno manifestato la volontà di impegnare nel bilancio per l'anno 1981 dei fondi per la ricostruzione, sarebbe opportuno ché la Regione trovasse il modo di coordinare gli interventi che deriveranno da queste destinazioni a bilancio.
Sui giornali si è dato grande risalto agli interventi degli Enti locali, quasi per rimarcare le carenze dello Stato. A questo proposito vorrei osservare che il 50 % del bilancio dello Stato viene attualmente gestito dagli Enti locali, per cui non ritengo sia opportuno una distinzione tra l'intervento degli Enti locali e l'intervento dello Stato.
Vorrei sapere in che modo garantiremo la restituzione delle roulottes che vengono inviate sul posto, perché temo che se tale restituzione non avvenisse provocheremmo reazioni spiacevoli che potrebbero amplificare le connotazioni che normalmente vengono date alla gente del sud. Chiedo che la Regione, con un rigoroso inventario e con un'azione attenta, impedisca il diffondersi di voci negative.
Credo che il nostro Gruppo si dichiarerà d'accordo sul merito dell'ordine del giorno annunciato dal Consigliere Viglione. Come componente del Comitato esecutivo ho seguito l'attività della Giunta e del Consiglio regionale e posso dire che la Regione Piemonte si è mossa con impegno e tempestività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio il Vicepresidente Sanlorenzo per l'esposizione dettagliata che dimostra come la Giunta si sia mossa tempestivamente nella prima emergenza, il materiale inviato è giunto a destinazione ed è stato distribuito. La disorganizzazione soprattutto dei primi giorni è il risultato dell'incapacità del Governo, ma anche della camorra e di altri episodi di gestione clientelare dei soccorsi, non equa e non rispondente alle necessità dei cittadini.
L'obiettivo immediato è quello di dare almeno una roulotte a tutti per impedire che ai decessi causati dal terremoto e dal colpevole ed intempestivo comportamento del Governo, si aggiungano quelli dovuti alle malattie. Contemporaneamente occorre vigilare sui modi e sui tempi della ricostruzione dai quali può dipendere in gran parte il destino del Meridione; questa tragedia non deve essere nuovamente occasione di emigrazione, ma può essere l'avvio dello sviluppo produttivo del Meridione.
Il Vicepresidente ci ha informato su migliaia di persone che hanno abbandonato quelle terre e si sono dirette in Piemonte, in altre regioni italiane e all'estero. Si può ragionevolmente presumere che chi abbandona le terre è ancora in forza e ha capacità lavorativa, mentre chi resta, ha un pezzo di terra o il bestiame che non si sente di abbandonare. Per far fronte a questa situazione si deve avviare l'opera di ricostruzione dell'apparato produttivo impegnando quelle popolazioni, invogliandole a restare, non solo, ma permettendo agli emigrati di ritornare. La responsabilità di tutto questo ricade sul Governo e sulle Regioni almeno per le zone assegnate. Sarebbe utile fare un esame delle strutture da abbattere e da recuperare, comunque è importante che alla ricostruzione non concorrano costruttori come quelli che hanno costruito l'Ospedale di Sant'Angelo dei Lombardi. Quindi si pone il problema della ricostruzione controllata dal basso, dalle popolazioni, dai giovani di quelle zone attraverso la formazione professionale. Pertanto il primo impegno che la Regione può assumere è quello di costruirsi delle strutture per avviare la formazione professionale per quei lavoratori ed in funzione della ricostruzione. Anche nel campo produttivo è opportuna un'analisi della struttura rimasta illesa ed un'analisi di quella che si può impiantare nelle zone montane; probabilmente, si tratterà di sfruttare le risorse energetiche esistenti, nelle zone rurali dove è possibile impiantare l'industria per la trasformazione dei prodotti agricoli.
Chiedo che la Regione si impegni in questo senso. Sono d'accordo sull'ordine del giorno presentato dai compagni del P.S.I., P.S.D.I. e P.C.I. E' necessario che la Regione disponga di una struttura in grado di far fronte ad eventuali calamità naturali, però ritengo che un piano di questa natura debba essere raccordato con un piano a livello nazionale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervenendo nella discussione sul documento programmatico, abbiamo già avuto modo, sia pure incidentalmente, di denunciare colpe politiche ed amministrative e responsabilità civili e penali ché si sono assommate nell'evento tragico che ha colpito le zone meridionali d'Italia.
Non ci ripeteremo questa volta, ritenendo che compito precipuo di questa discussione sia il porsi di fronte alla relazione presentataci dal Vicepresidente Sanlorenzo. Diciamo subito che siamo sostanzialmente d'accordo sui principi informatori che hanno guidato la prima opera di soccorso della Regione e sulle prospettive che si dischiudono anche per l'azione futura. Abbiamo invece qualche perplessità non in ordine agli obiettivi, che sono sicuramente condivisi anche dalla nostra parte, ma sul progetto della Giunta di presentare un piano per la protezione civile.
Diremo a suo tempo perché si è arrivati a livello nazionale, e per responsabilità di chi e di quali forze politiche, alla mancanza di un simile progetto e ci riserviamo di esaminare nel merito quanto sarà sottoposto su scala regionale.
Il Vicepresidente Sanlorenzo ha fornito i dati, che noi abbiamo attentamente ascoltato, sugli interventi coordinati dal centro di Buccino.
Abbiamo preso atto che il materiale della Regione è già stato distribuito nelle località terremotate. Non abbiamo motivo di dubitare di questa informazione.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

L'informazione si riferisce alle roulottes e alle case prefabbricate mentre il materiale dei camions è organizzato nel campo di Persano. Dai Comuni viene richiesto un determinato tipo di materiale di soccorso, dal campo di Persano un camion parte e lo consegna; abbiamo potuto usufruire di questo grande magazzino dove il materiale è stato sistemato.



CARAZZONI Nino

Mi pare che lei abbia anche detto che questo in buona parte è dipeso dal fatto che l'invio di roulottes e di prefabbricati è stato effettuato direttamente. Questa è senza dubbio una scelta positiva. Noi stessi domenica scorsa eravamo a Napoli ed abbiamo visto, a cominciare dalla stazione ferroviaria di Villa Literno, l'ingorgo di roulottes, molte delle quali portavano il contrassegno della "Stampa", che erano bloccate per mancanza di auto con gancio che le trainassero sui posti dovuti.
Siamo d'accordo sulla relazione che c'è stata presentata e soprattutto riteniamo che il Vicepresidente Sanlorenzo abbia detto bene sottolineando l'importanza di continuare, anche nei tempi futuri, l'opera di soccorso.
Infatti ora più che nei primi giorni sgomenti dell'emergenza, i sopravvissuti della Campania, della Lucania e della Basilicata hanno bisogno di essere difesi ed aiutati. Tende ad affievolirsi, com'è naturale ed inevitabile, l'interessamento esercitato in modo encomiabile dalla "Stampa", soprattutto ci sembra che si stia manifestando sempre meno larvatamente un brutale ricatto alle popolazioni colpite: o abbandonare le zone disastrate o essere abbandonate a loro volta, cioè esposte ai rigori all'addiaccio, al freddo dell'inverno.
Giustamente è stato sottolineato che il problema è duplice: riguarda gli interventi nella zona colpita dal sisma e gli interventi che qui debbono essere predisposti a fronte di un nuovo flusso migratorio che già si sta verificando. Senza dubbio bisogna essere prudenti, cauti e preveggenti nel predisporre l'opera di soccorso agli immigrati che giungono a noi, ma bisogna fare di tutto, non per egoismo campanilistico ovviamente, per mantenere le popolazioni dove hanno le loro radici, le lord tradizioni, la loro cultura, sia pure approfittando della ricostruzione per impiantare, in zone di miseria tradizionale, nuove attività produttive.
Siamo disponibili ad appoggiare ogni iniziativa che punti prioritariamente verso questo obiettivo, soprattutto perché le popolazioni non siano esposte alla drastica e disumana scelta di sgomberare le Loro case e i loro paesi e non siano lasciate all'addiaccio a trascorrere l'inverno. Sia proposta invece una civile alternativa tra l'alloggio o l'appartamento requisito e l'alloggio in prefabbricati. Noi pensiamo che la costruzione di prefabbricati sia al momento l'unica scelta da fare. L'altro obiettivo importante, al quale il Vicepresidente ha fatto cenno, è l'opera per la tutela sanitaria delle popolazioni colpite, che preservi dalle epidemie e garantisca la vita dei bimbi, dei vecchi e delle popolazioni disagiate. L'azione di ricostruzione dovrà essere coordinata il più rapidamente possibile da un Comitato tecnico ad alto livello, che possa respingere l'assalto delle clientele, della speculazione e della camorra essendo da evitarsi assolutamente il ripetersi della tragedia e della vergogna del Belice.
Su questa strada noi affermiamo la nostra completa disponibilità.
Non abbiamo il testo dell'ordine del giorno, preghiamo anzi la Presidenza di farcene avere copia in modo che si possa anche da parte nostra esprimere una serena valutazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, trii associo alle espressioni dei colleghi intervenuti precedentemente, in merito all'approvazione dell'operato sia del Comitato più ampio che del Comitato esecutivo.
Intendo, nel mio intervento, puntualizzare alcuni aspetti che mi sembrano non irrilevanti ai fini della messa a punto dell'operato della Regione Piemonte in rapporto agli interventi delle altre Regioni e del Governo.
La generosità, il grande impegno, la disponibilità della gente, degli Enti locali in Piemonte, non vanno sottovalutati anche se, a volte, si affiancano alla diffidenza per il modo in cui gli aiuti sono stati profittevolmente collocati. La prima preoccupazione è stata di coordinare gli aiuti, individuando i comuni sui quali operare l'intervento. Elemento non secondario è stata la ripresa del rapporto di fiducia con la gente che è disponibile ad offrire, ma che, per le note vicende, per i ritardi, per il clima che esiste nel Paese, non si è fidata, tant'è vero che i canali di raccolta dei fondi delle istituzioni sono molteplici. Come si recupera la fiducia? Con l'attivismo, con grande impegno, soprattutto con la concretezza che il Vicepresidente Sanlorenzo ci ha esposto. Sarebbe un errore scavalcare il tema della solidarietà dell'emergenza. La ricostruzione è certamente da avviare, ma c'è il problema più immediato dell'emergenza, c'è il problema delle roulottes, dei tecnici. La messa a disposizione di tecnici validi e qualificati, soprattutto nelle perizie, si è rivelata indispensabile alle popolazioni locali e lo sarà ancora perch le macerie continuano ad essere ammassate in tutti i paesi colpiti.
L'altro punto sul quale vorrei soffermarmi riguarda i prefabbricati. I prefabbricati sono strutture di aggregazione collettiva di importanza politico-sociale: scuole, strutture sanitarie, municipi, centri di riferimento amministrativo. Per quanto riguarda la fabbricazione, essa deve essere vista in coordinamento con i piani ed i progetti di ricostruzione veri e propri. Quindi, mi pare giusto l'indirizzo che il Comitato ha dato ed insisto sull'importanza politico-sociale che i prefabbricati siano strutture di tipo collettivo.
Un altro elemento importante nella fase di emergenza è il rigore nella delimitazione delle zone interessate. C'è la tendenza di allargare l'area delle zone terremotate con il rischio di disperdere le risorse: è necessario un grande rigore. La presenza sul posto, il collegamento con i Comuni che ci sono stati assegnati sono molto importanti.
Vorrei fare alcune osservazioni sul comportamento politico di fondo, in ordine ai rapporti con le autonomie locali. Abbiamo registrato il fallimento delle Regioni Campania e Basilicata. Per i Comuni, che sono di colorazione politica varia, è stato diverso, alcuni hanno fallito, altri no. Il rapporto con quelle autonomie locali deve essere tale da favorirne il processo di crescita, anche del suo personale politico, nell'emergenza e nella fase della ricostruzione: nessun atteggiamento coloniale, n arrogante, né presuntuoso perché c'è il rischio che si formi una mentalità che condanna l'inerzia delle popolazioni meridionali. Possiamo anche rilevarla come tale, ma dobbiamo essere attenti a fare immediatamente gli avvocati difensori; dobbiamo capire le radici strutturali, che la ricostruzione ed il futuro di quelle popolazioni passano attraverso a quella gente ed attraverso ad un rapporto politico, anche psicologico.
C'è il problema degli emigrati che risultano già in numero elevato: 15.000 della provincia di Salerno, 10-12 mila della provincia di Avellino.
Il problema è duplice: di qualità di strutture da un lato e dall'altro di azione attiva, né arrogante, né presuntuosa ma di gente Seria che interviene per ricostruire rapidamente condizioni di certezza, per recuperare energie disponibili, per mobilitarne di nuove.
Sulla prova dura e delicata del terremoto si sta sfatando uno dei miti che negli ultimi anni ha circolato specie tra alcune forze politiche: la sconfitta del sistema delle autonomie locali. Il Commissario Zamberletti più volte esplicitamente in televisione ha fatto riferimento al ruolo determinante dei Comuni del centro-nord. Infatti il sistema di collegamento con i Comuni, ha dimostrato come la capacità d'intervento, di coordinamento delle autonomie locali delle Regioni è stato un fatto rilevante che non pu esaurirsi solo nella fase della solidarietà e dell'emergenza.
Vengo al grande tema della ricostruzione. Il primo problema è finanziario. Signori Consiglieri, dico a nome del mio Gruppo che sono profondamente contrario all'ipotesi di Andreatta, che è inaccettabile nel metodo e nel merito. Propongo invece che si faccia un accordo, da definire magari in capo alla legge nazionale della ricostruzione, in ordine ad un contributo autonomo delle Regioni. Sarei d'accordo di dare una cifra più alta di quella che Andreatta vorrebbe toglierci, se questa cifra fosse chiaramente determinata con il concorso autonomo delle Regioni che, per esempio, possono individuare progetti speciali per la ricostruzione nei piani di sviluppo attraverso un impegno permanente, quindi non di un solo anno, ma anche di cinque anni o più.
La proposta di Andreatta, al di là dei limiti di efficienza dello Stato, pone le Regioni in un ruolo non attivo. La Lombardia, per esempio ieri, ha votato un ordine del giorno in cui è previsto un progetto speciale, a favore delle aree terremotate, che verrà compreso all'interno del prossimo programma regionale di sviluppo, finanziato dalla Regione stessa, sulla base dei contatti che ha con i 30 Comuni assegnatigli.
Dovremo seguire con attenzione il dibattito sulla legge di ricostruzione che si farà a livello parlamentare, il quale dovrà chiaramente puntare su due obiettivi: progetti di assistenza tecnico-produttiva e progetti di riassetto del territorio che dovranno essere elaborati attraverso al rapporto con le popolazioni e alle idee che possono venire dal nostro patrimonio di storia e di cultura come contributo reale ed autentico.
Importante sarà la concretezza dell'intervento, la forma e la trasparenza di esso attraverso una pubblicità continua all'opinione pubblica.
Chi dirigerà la ricostruzione? Questo problema è all'attenzione di tutti. Credo che da questo momento bisogna trarre degli elementi per andare avanti e per rilanciare le autonomie del Meridione, affidando a Comuni e a Regioni i compiti loro propri con una forte integrazione ed unificazione delle funzioni statali. Per realizzare questo si tratterà di trovare la forma più adeguata che potrà essere un alto commissariato, un ministero l'importante è che tutto ciò avvenga attraverso l'unificazione delle funzioni statali e di quelle degli Enti locali e delle Regioni introducendo anche poteri in surroga e in sostituzione, a tempi definiti.
Se la Regione Campania non è stata all'altezza della gravità della situazione, le cause possono essere ricercate nelle persone e negli strumenti, ma soprattutto nel modo in cui quella Regione concepisce il suo modo di essere ente burocratico ed amministrativo che non ha avviato processi di delega e di coinvolgimento. Questo è un dato di fondo e questo ci spinge ad operare qui, sapendo che in Piemonte esistono soggetti istituzionali compartecipi e comprotagonisti.
L'ordine del giorno che abbiamo formulato e firmato insieme al P.S.I. e al P.S.D.I. propone l'attuazione del disposto dell'art. 7 della legge 996 è del D.P.R. 616, circa le funzioni legislative regionali in ordine ad un servizio permanente di protezione civile sul territorio piemontese.
Tra l'altro la Regione dispone già di alcuni strumenti. Ricordo che si svolse nel mese di maggio un convegno sulla carta del dissesto. Tale carta ci può indicare i punti del territorio regionale su cui concentrare l'attenzione e dislocare i presidi. Vorrei insistere, per esempio, sulla crucialità di funzioni istituzionali soprattutto delle Comunità montane e delle Province e Comuni capoluogo. Una simile legge oltre ad avviare studi e programmi ed un sistema di governo che può rendere possibile l'intervento immediato secondo la scala di gravità dei fenomeni, compie un passo in avanti anche nei confronti dei privati. Abbiamo registrato la grande disponibilità dei privati pertanto occorre predisporre strumenti idonei quali le convenzioni per poter utilizzare anche dei mezzi e delle strutture dei privati. Tutto questo potrà essere organizzato se la Regione saprà essere la base, saprà dare l'indirizzo e il coordinamento degli organismi democratici e della spesa.
Mi auguro sia possibile uscire da questa riunione con il parere della Giunta e con un voto che, in questo momento, è importante perché nel giro di non molto tempo sarà possibile attivare uno strumento operante in caso di eventuali future evenienze.



PRESIDENTE

La parola alla signora Bianca Vetrino Nicola.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il 23 novembre giungeva la notizia di un sisma che aveva colpito l'Italia meridionale. La prima impressione fu che si trattasse di un fenomeno grave sì, ma non più di altri. Infatti, nessuno, subito, si rese conto delle dimensioni del fenomeno.
Il sistema di informazione che avrebbe dovuto mettere al corrente almeno le autorità di Governo saltò e ci volle del tempo perché la tragica verità si facesse strada; anche la macchina dei soccorsi si mise in moto con molto ritardo e quando lo fece si rivelò impropria ed impreparata.
Oggi possiamo valutare l'apocalittica ampiezza del disastro. I morti e i dispersi si avvicinano ai 5 mila, i senza tetto sono 200/300 mila. I danni sono valutati da un Ministro in 10 mila miliardi, da un altro Ministro in 40 mila miliardi, comunque sono cifre destinate purtroppo ad aumentare. Inoltre quelle zone sono battute dalla pioggia e dalla neve squassate dal vento e paralizzate dal freddo.
In queste condizioni e tenendo conto dell'infelice geografia di quelle terre, sarebbe stato illusorio supporre che tutte le località colpite sarebbero state raggiunte tempestivamente, anche in un Paese meglio organizzato del nostro. Ma il nostro Paese è quello che è, ed allora borghi e villaggi vengono semplicemente dimenticati, i soccorritori arrivano senza gli strumenti del mestiere e magari senza aver provveduto almeno a sistemare se stessi; le colonne di mezzi si intralciano una con l'altra e si bloccano in giganteschi ingorghi di traffico. Si scopre ora che non esiste un piano di difesa civile, malgrado si sappia da sempre che dissesti, inondazioni e terremoti, sono endemici nel nostro Paese. In verità dopo il sisma del Friuli, il Governo aveva presentato una legge allo scopo, ma 'i dispositivi di attuazione non erano stati adottati dal Parlamento e tutto era restato come prima.
Ecco perché relativamente all'ordine del giorno, su cui ancora ci esprimeremo ma che abbiamo già valutato positivamente, siamo particolarmente favorevoli perché prevede una nostra presa di coscienza diretta delle responsabilità relative al Piemonte e l'avvio di un'opera di prevenzione che ci trovi pronti a superare eventuali difficoltà, in caso di disastro, con strutture e mezzi idonei.
Ritornando al terremoto del sud, al disastro verificatosi, si aggiunge l'assoluta inconsistenza della società civile, l'assenza totale di quello che si chiama il senso dello Stato. Le Regioni, che noi abbiamo da sempre indicato come il toccasana contro la sclerosi della burocrazia centrale, si sono dimostrate latitanti, almeno quelle meridionali.
Mentre talune Amministrazioni fanno registrare queste grosse carenze la delinquenza organizzata, mafia o camorra, scende sulla desolazione come i corvi su una carcassa, tentando di far denaro del sangue: c'è chi sceglie la strada dell'iniziativa personale dedicandosi alle sciacallaggio nelle case rovinate, al furto del materiale di soccorso, al commercio strozzino vendendo l'acqua al prezzo del liquore, il pane al prezzo del filetto, le bare al prezzo delle automobili.
Le autorità sono impotenti o hanno le mani legate; qualcuno viene arrestato, processato per direttissima, condannato ad un anno o due. Ci vuole altro o forse non c'è niente da fare.
Il Presidente della Repubblica sui luoghi del disastro porta, poich altro non può, il conforto della sua presenza. Pertini è abituato a riscuotere simpatia ovunque vada, invece qui lo accolgono male, gli dicono con assurda arroganza di andare a scavare. Pertini lancia un accorato messaggio alle popolazioni colpite, nega di essere stato respinto, se la prende un po' con tutti. L'accusa rimbalza sul Governo. Le responsabilità oggettive non si discutono, quelle soggettive non sono più gravi di quelle di altri. Ma fino al momento del disastro e anche dopo, i Ministri sono stati a discutere dell'ultimo scandalo che ha coinvolto ancora una volta gli uomini del partito di maggioranza e quella che è stata chiamata la questione morale incombe, mentre rinasce la questione meridionale. Così il Governo resta sopraffatto e vacilla sotto i colpi della stampa, della radio, della televisione, anche quella di Stato, anche quella di impronta cattolica. Nella mischia si scatenano le solite faide, si stigmatizza generalizzando in maniera assurda il comportamento dell'esercito, per attaccare il Ministro della Difesa. Si critica l'operato dei pompieri per colpire il Ministro dell'Interno, il quale si chiama Rognoni ed ha la dignità di dimettersi (credo che in questo modo dimostri di non essere peggiore di tanti altri). Passa un giorno e poi il Presidente del Consiglio mette fine a questo gioco al massacro respingendo le dimissioni. Pertini dice che gli sta bene.
In questo quadro desolato ci sono tuttavia delle occasioni di speranza di recupero. E' lo slancio di solidarietà che da tutto il mondo raggiunge l'Italia, anche se qualche commentatore estero ci riserva giudizi, taluni giusti, altri non propriamente generosi.
In questo slancio di solidarietà si fa certamente onore la nostra Regione che 24 ore dopo il disastro ha già preso alcune decisioni importanti e 40 ore dopo fa partire la prima delle 10 colonne che nei giorni successivi si sono dirette verso il sud.
Il Piemonte ha mobilitato quindi tutto, ha sviluppato la solidarietà che ha avuto il suo centro nel Consiglio regionale. Nel Comitato di coordinamento di cui facevano parte membri della maggioranza e della minoranza.
Un grosso impegno che si estrinseca attraverso la Regione come ente di governo, attraverso l'attivismo e l'efficienza di decine di associazioni dei Comuni grandi e piccoli, di privati cittadini con una sottoscrizione indetta dalla "Stampa" che continua ad avere successo ogni giorno. In questo complesso di solidarietà regionale abbiamo praticamente dato una tenda e un primo riparo a 6.800 persone.
Il Piemonte ha dimostrato che prima di correre dietro a speculazioni politiche di vario tipo è importante dimostrarsi con la presenza, con l'efficienza e con la reale intenzione di portare aiuti concreti. Credo che la solidarietà dimostrata dal Piemonte nella fase dell'emergenza debba proseguire anche nella fase successiva della ricostruzione. Si è già parlato del coinvolgimento delle Regioni nel nuovo piano che si dovrà fare relativamente alla ricostruzione, si è parlato dei tagli che le Regioni "ricche" dovrebbero subire per favorire la ricostruzione del sud.
Noi vorremmo intanto dire che i tagli sui fondi delle Regioni non possono essere imposti. Infatti, pur riconoscendo l'eccezionalità dell'iniziativa, non si può disconoscere che il protagonismo delle Regioni che si è estrinsecato in questi giorni con la presenza tempestiva ed efficiente, possa essere fatto valere soltanto nel momento di formazione delle decisioni di riparto e di assegnazione. I tagli vanno concordati quindi, in sede interregionale in modo che le Regioni possano far valere i loro diritti, evidenziare le loro disponibilità e le loro idee. Il Consigliere Bontempi ha dato, pochi minuti fa, alcuni indirizzi relativamente al modo nuovo delle Regioni di porsi di fronte al problema della ricostruzione. L'ordine del giorno votato dalla Regione Lombardia pu essere un fatto importante e sicuramente va esaminato ed approfondito.
Credo, però, che in caso di tagli, non sia impossibile per le regioni più "fortunate" accettarli. Sappiamo che le capacità di spesa delle Regioni sono notoriamente ridotte e, anche se negli ultimi anni si sono ottenuti dei sensibili miglioramenti, si è ben lungi dal raggiungimento della tempestività della spesa, per l'assenza di programmazione nel quadro generale della finanza pubblica. Il rendiconto finanziario ha evidenziato che la Regione Piemonte nel 1979 ha speso soltanto il 30 % delle cifre impegnate: se è vero che le Regioni giustificano la loro incapacità a spendere, è altrettanto vero che non si può assumere questa situazione a motivazione di un no ai tagli che parrebbe assurdo ed incomprensibile.
Si impone, quindi, una linea di condotta anche morale di fronte ai riparti regionali.
Le Regioni devono chiedere e lo Stato accordare solo quei finanziamenti che si presentino a fronte di opere già progettate e pronte per la realizzazione. Non convenire su questo significa incrementare il metodo della spesa non programmata, soprattutto sottrarre risorse a settori o ad iniziative più urgenti come quelle che si stanno progettando per il sud terremotato.
Colleghi Consiglieri, il terremoto del sud dovrebbe anche aver richiamato le forze politiche ad una maggiore necessità, sempre più inderogabile, di impegno alla solidarietà. Ho ascoltato il dibattito al Parlamento relativamente al terremoto e ho scoperto che la parola "solidarietà" è andata in crisi. Tutti gli intervenuti si sono preoccupati di ricercare tante altre belle parole, coesione, collaborazione, concordia.
"Concordia" è una parola che ha un certo sapore, lo stesso sapore che poteva avere la parola "risparmio" che il Capogruppo democristiano butt nel dibattito sul rendiconto finanziario e che l'Assessore Testa riprese nella sua replica Dicendo che era una parola antica, ma che forse andava recuperata. Concordia e risparmio può essere un binomio banale, ma è probabile che il progetto politico che può derivare dal raggiungimento di questi due obiettivi sia il solo progetto di cui l'Italia ha veramente bisogno in questo momento di ricostruzione morale e civile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, signori Consiglieri, anche il Gruppo socialdemocratico valuta positivamente le iniziative messe in atto dalla Regione in questa emergenza; così come riteniamo importante, la volontà di voler partire da questo fatto per approntare all'interno della nostra Regione normative, strumenti operativi ed azioni di coordinamento per eventuali casi di gravi calamità naturali. Il coordinamento delle iniziative, siano esse pubbliche o private (ricordiamo le meritorie azioni intraprese dai quotidiani locali) si è dimostrato elemento decisivo per un rapido e celere intervento. E' a questo che occorre puntare con decisione e prioritariamente, perché la sfida per la ricostruzione in quelle zone è grande, ma anche qui, in Piemonte, abbiamo un impatto di immigrazione cui occorre provvedere per .soluzioni pronte e possibilmente definitive.
Per la ricostruzione il Piemonte può far molto, specie in ordine al personale ed ai servizi che può offrire alla popolazione terremotata. La nostra Regione deve dare, come peraltro ha già dato, il contributo alla Nazione intera, per cercare di uscire da questa non facile situazione soprattutto stabilendo un rapporto profondo, corretto e continuo con le autonomie locali. Ci sono timori che i debiti pubblici possano sfondare l'economia, già così vacillante; ci sono anche paure di fronte alle tragiche lentezze burocratiche che ostacolano gravemente il buon volere di tanti. Il Meridione di domani, a nostro avviso, non può uscire da addizionali, da "una tantum", da operazioni che sanno di cerotto.
L'Italia di oggi paga errori vecchi che si assommano a quelli recenti: o ci troviamo ad un bivio, tra il riaggancio morale e produttivo dell'Europa o siamo di fronte ad un ulteriore scivolone verso un mondo che non sappiamo definire (Terzo o con quale altro numero). Si può uscire dalle pietre sconvolte del sud, si riesce ad emergere: l'Italia si siederà nel suo dolore abbandonandovisi oppure lavorerà anche per riscattare i morti che ha dovuto sacrificare attraverso il dissesto territoriale, l'ignoranza civile e l'incapacità gestionale? Abbiamo visto, in questi giorni tremendi, il volto civile e responsabile del Paese, le donne, gli uomini, gli agricoltori e gli artigiani che vogliono rimanere, per dare un senso di continuità alla loro esistenza; la gente che scava e che vuole ricostruire; i vigili del fuoco i soldati e i volontari; e, poi, il risvolto truce del burocrate fuggito del ladro e del rapinatore, del personaggio avido e cinico. Non si tratta soltanto di muoverci per consolarci, ma di muoverci per fare, per costruire e quindi per essere là in quelle zone. E' evidente che si tratta di sfidare la storia così aspra e in questi casi nemica nei confronti delle nostre popolazioni. Forse, anche nei corridoi dei passi perduti, qualcuno si sta accorgendo che occorre cambiare pagina.
Occorrono risposte precise e al riguardo il nostro Gruppo ritiene che da parte della Regione si sia indicata ed abbozzata la strada giusta rappresentata da un centro di coordinamento e di filtro delle iniziative pubbliche e private che a livello locale e nella realtà sociale andavano emergendo, stabilendo un rapporto diretto e immediato con le autonomie locali, costituendo un Comitato che ha dimostrato in questo periodo tutta la sua efficacia. A nostro avviso, il costituito Comitato può lavorare per un fattivo apporto della Regione, sia nelle località terremotate sia nell'impatto del fenomeno sul tessuto sociale ed economico del Piemonte.
Soprattutto occorre guardare al futuro. Da questo punto di vista riteniamo che l'ordine del giorno presentato abbia la sua efficacia non tanto nel dare indicazioni e valutazioni del passato, ma proprio perché tenta di tracciare una linea per il futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Va apprezzato lo sforzo intrapreso dalla Regione (le differenziazioni fra Giunta e Consiglio richiamate nell'ordine del giorno mi sembrano non accettabili) e dal suo Vicepresidente che l'esperienza del Friuli ha attrezzato per questa nuova vicenda. La razionalità del nostro intervento nel Friuli era caratterizzata dalla circostanza che eravamo di fronte ad una società con precisi ancoraggi socio-economici e proprie strutture. In definitiva si trattava di recuperare gli ancoraggi della realtà del Friuli cioè il tessuto produttivo. Ricordo l'allora Presidente del Consiglio quando insisteva sul fatto che bisognava anzitutto assicurare la continuità del posto del lavoro, a costo di far accettare agli amici del Friuli situazioni contingenti diverse da quelle che realisticamente si potevano dare.
Nei molti interventi che mi hanno preceduto è mancata questa valutazione.
Cosa andiamo a fare, cosa andiamo a ricostruire, di quale tessuto connettivo stiamo parlando? Non condivido l'ordine del giorno quando stigmatizza i ritardi e non parla, invece, della realtà oggettiva di quei paesi. Io che per ventura e per scelta, in queste situazioni, sono di quelli che mettono le mani sotto le macerie e non stanno a guardare conosco quali capacità di rendimento può avere un uomo normale in situazioni così drammatiche e così particolari. Tanto per parlarci chiaro: non sono i tempi della Fiat: scavando macerie, recuperando cadaveri, si lavora due o tre ore, non di più. Quindi invito a riflettere su quella realtà disastrata che è senza precisi ancoraggi sociali.
Più che disputare su quello che ha deciso la Regione Lombardia, mi pare che si debba prevedere un quadro di programmazione certo, perché la solidarietà è un dato che appartiene all'umano, non al collettivo e neppure al politico. Al politico attiene responsabilità, razionalità, senso di governo e dello Stato che fa scelte precise in linea con gli obiettivi che vuole perseguire. Gli obiettivi, probabilmente, si raggiungono non soltanto rimettendo in piedi i mucchi di mattoni, ma si colgono obbligati dall'emergenza e dal dramma, facendo qualcosa per dare un futuro a quei territori. Le case a cui i vecchi vogliono stare attaccati ci stanno ad indicare che fra non molti anni saranno dei ruderi o abbattuti da altri terremoti o dall'abbandono dei loro utenti, quindi il discorso perché quei mucchi di pietre tornino ad essere utilizzabili da una collettività umana deve vederci tutti presenti ed attenti con molta umiltà. Non enfatizziamo il ruolo degli Enti locali. Il non senso di responsabilità non è quello che in quest'aula si sta dicendo. Il piano Zamberletti sta crollando anche perché il senso dello Stato di un grande partito è tale che si fanno le riunioni degli amministratori di un certo colore politico. Non stupiamoci allora che sistemi di malgoverno antico tendano ad agganciarci a certe situazioni di potere. Non si stupiscano gli amici della D.C. se, a questo punto, diciamo che questa ambasciata, questa calata di Piccoli per riunire le sue scorte, è stato un messaggio che ha provocato l'acutizzarsi di mali antichi. Un Segretario di partito che riunisce nell'area terremotata soltanto gli amministratori del suo partito non fa un'opera con il timbro del senso dello Stato. L'onorevole di cui parliamo ha titoli per chiedere la riunione degli amministratori e non dei soli amministratori del suo partito. Così come non accetto le facili considerazioni che la maggioranza mette in testa all'ordine del giorno, lamentando la mancanza nel Paese di un sistema di difesa civile: questo è un infortunio infatti; una delle accuse di incoerenza mosse a Pertini è di non aver ricordato che proprio quando era Presidente della Camera, il non lasciò decollare il programma perciò, se siamo qui per fare serietà, facciamola a tutti i livelli, ognuno per la propria parte e, visto che è tornato l'amico Viglione, devo dirgli che non mi sento sollecitato dalle considerazioni che egli ha fatto su questo Consiglio, su quest'aula e su questi personaggi. Noi qui veniamo a fare il nostro dovere nella misura in cui la maggioranza che ci governa ci sa stimolare, ci sa dare degli argomenti di dibattito. Questa è una maggioranza che ci ha fatto disputare per tre giorni su un programma presentato con quattro mesi di ritardo, pur non avendo ancora concordato le deleghe agli Assessori. Quindi non credo assolutamente a quello che hanno scritto i giornali, che è stata mancanza di tempo. Il contenuto delle istituzioni non si recupera andando ad ascrivere agli Enti locali maggiori competenze rispetto allo Stato. Si tratta, a mio avviso, di prendere atto che una tragedia come questa ha riproposto al nostro Paese in modo nuovo più attuale, più impegnativo il problema del sud. Questo è il vero sud. Il sud non è Bagnoli, non è Taranto. Questa tragedia è uno strumento che mette nelle mani dei politici la possibilità di far passare anche misure impopolari, però, in un quadro programmatorio.
Non posso concludere questo intervento senza ritornare alla strumentalizzazione fatta, di molte vicende, mentre ho apprezzato il Vicepresidente della Giunta che non ha polemizzato sui ritardi antichi dello Stato o sulle anticipazioni nuove del Capo dello Stato. Dobbiamo guardare quell'Italia, quella gente. Qualcuno che è facile a fare polemica si chiedeva il perché di certi atteggiamenti di quella gente. A me pare di dover dire che quella gente nel dramma generale ripete i comportamenti che ha nella vita singola e familiare. Per il meridionale la più grossa festa non è il matrimonio, ma il funerale dove spende molte pii risorse che in qualunque altra festa della vita. Il meridionale che da secoli non conosce momenti di responsabilità ma soltanto momenti di passiva accettazione del potere, è protagonista nella tristezza, nel dolore, nella miseria. Questo momento di protagonismo ci illumini, ci faccia essere attenti a che cosa andiamo a decidere e a fare.
Cogliendo quanto diceva l'articolo di fondo de "La Stampa" di questa mattina, forse in questo c'entra anche la questione polacca. Se l'Europa vuole essere protagonista in queste vicende deve essere protagonista di cultura e non di rapporti di forze, di rapporti militari. Se l'Europa riesce in una Regione come l'Irpinia a ricreare un modello di vita attuale moderno, aperto verso il futuro, probabilmente contribuisce a risolvere i problemi internazionali, non tanto mettendo i propri mezzi bellici sull'uno o sull'altro piatto della bilancia o al centro, ma riproponendosi come fatto, di cultura politica di cui è stata maestra.
Nel ripetere l'apprezzamento che ho espresso al Vicepresidente della Giunta e l'augurio che possa insieme ai suoi collaboratori ed ai tecnici svolgere il suo compito nel migliore dei modi, sottolineo fin d'ora, alcune riserve sull'ordine del giorno presentato e mi auguro che le ragioni delle mie eccezioni possano essere Superate per addivenire a un ordine del giorno unitario.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta per la replica.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Credo di interpretare il consenso espresso dai Gruppi come uno dei momenti più alti dei lavori della nostra assemblea, momenti che non sono stati rari in questi ultimi 11 anni.
Il terremoto nel Friuli e i momenti del terrorismo sono state drammatiche occasioni di convergenza e di unità. Oggi siamo nuovamente chiamati ad una prova di questo genere, accresciuta nei suoi valori culturali e politici dal fatto che interessa il Mezzogiorno d'Italia, uno dei punti fissati nel nostro Statuto come terreno di impegno programmatico ed istituzionale. Quando scrivemmo quella parte dello Statuto non avevamo presenti i terremoti, ma avevamo presente il "terremoto secolare" che ha interessato le regioni meridionali dal punto di vista sociale ed economico.
Questo consenso è stato alla base della creazione del Comitato di iniziativa e del Comitato esecutivo che continueranno la loro opera ricchi di un'esperienza, sia pure diversa, che ci ha permesso sin dall'inizio, più che di azzeccare le mosse giuste, di non commettere errori di prospettiva e di investimento.
Detto questo, dobbiamo aver coscienza che il più è ancora da fare. Sono molto preziose ed utili le indicazioni prospettate da voi tutti. Il Consigliere Sartoris ha giustamente rilevato l'opportunità di un censimento delle roulottes e dell'altro materiale donato dai privati, operazione che nella nostra Regione ha avuto una grossa dimensione a differenza di altre Regioni dove si è dovuto comprare tutto.
Il Piemonte ha alle spalle l'esperienza del Friuli, al termine della quale tutti i privati sono tornati in possesso delle roulottes.
E' stato sottolineato dai Consiglieri Viglione, Sartoris, Marchini e Vetrino Nicola la necessità di capire in quale quadro si situa la nostra operazione che, appunto, deve avere una dimensione culturale e politica di grande respirò. C'è in ballo qualcosa di molto più grande della solidarietà e credo si possano cogliere gli inviti preoccupanti che sono venuti a una sorta di antimeridionalismo che per cause storico - politiche lontane, di cui non ci siamo liberati neanche nella nostra Regione, e che pu riaccendersi per portare a risultati disperanti che sarebbero l'esatto contrario dello spirito dell'operazione che ci guida in questo momento: cioè, il tentativo di ricostruire elementi di certezza, punti di riferimento sicuri, fiducia nello Stato laddove esso, per storia antica di serietà o di concretezza e per capacità, esprime un volto credibile. Non dobbiamo coprire le responsabilità individuali o collettive che ci possono essere, anzi, dobbiamo andare a fondo perché il Paese vuole giustizia. Le popolazioni colpite dal terremoto alla televisione hanno detto le cose che sentivano dentro di loro che erano anche precedenti al terremoto. Povera gente, portatrice di elementi culturali ed umani di eccezionale valore che è abituata da secoli a mangiare poco, a vivere con poco e con quel poco sopravvivere, aggrappata alla terra.
Sono questi gli elementi che ci spingono a ricostruire quelle terre con un tipo di sviluppo tutto nuovo rispetto al regresso precedente. I tre vecchi che per giorni sono vissuti lontani da tutti, con una bottiglia di vino e il peperoncino, ci ricordano la popolazione della Sicilia che mangiava pane e cipolle, abituata da sempre alle restrizioni, a concepire la vita con modestia. Proprio questi elementi e questa cultura permettono loro di resistere.
Questa ventata di antimeridionalismo deve essere evitata sia sul posto che qui, nei confronti di coloro che arrivano. Dobbiamo avere di fronte il progetto di non avvalorare un trasferimento nuovo che sappiamo quanti problemi può creare al nord d'Italia, nello stesso tempo non dobbiamo ghettizzare e confinare in luoghi estranei alla vita di Torino, quella gente, ma dobbiamo fornire un'assistenza intelligente, umana solidaristica, concreta, perché sia possibile un ritorno, in tempi brevi nelle zone terremotate.
Si è aperta una discussione sui prefabbricati. Il Comitato ha finora scelto modesti prefabbricati, ma qualitativamente buoni, per le strutture pubbliche, sulla linea di quanto ci viene indicato dal Commissario straordinario, tentando di passare dalle tende alla ricostruzione saltando, quindi, la fase dei prefabbricati generalizzati.
Non so se ce la faremo. In qualche misura tutto questo è pensabile, sia per l'esperienza del passato, sia per la dimensione dei fondi che vengono Stanziati. Ci vorrebbe, però, uno Stato efficiente e capace di far decollare la ricostruzione molto rapidamente. Ad ogni buon conto, possiamo essere coerenti perché la dimensione del nostro intervento è modesta. Se diciamo di voler costruire delle scuole prefabbricate, facciamo delle scuole prefabbricate, se diciamo di voler creare un sistema di assistenza che copra i 15 Comuni, sappiamo di poterlo fare con modesti prefabbricati.
Non possiamo incoraggiare nessun investimento per fabbricati che siano destinati alle famiglie. La ricostruzione di un intero paese con prefabbricati impegna urgenti energie finanziarie e potrebbe essere realizzata da imprese statali o private: se venisse invece frantumata in elementi di assistenza solidaristica, creerebbe delle situazioni di disparità fra cittadino e cittadino e metterebbe il sindaco nella tragica condizione di dover addirittura decidere della vita di quelli che dovrebbero abitarli.
L'Ente pubblico non può che scegliere la strada più prudente concretamente realizzabile, coerente con l'obiettivo ambizioso del Commissario straordinario, di passare dalla fase dell'emergenza alla fase della ricostruzione.
La Giunta esprime parere favorevole sull'ordine del giorno e sui progetti presentati dai Consiglieri di maggioranza e si impegna a presentare in tempi brevi un progetto complessivo.
Non c'è stato fra di noi un dibattito politico sul terremoto. Quella di oggi la considero una pagina buona del Consiglio regionale, non perch dimentichiamo la politica, anzi, infuria il dibattito politico qui e fuori di qui. Noi siamo nella condizione, per l'esperienza passata, di dire operando, quello che pensiamo, non siamo nella disperante condizione di dover solo giudicare quello che hanno, o no, fatto gli altri, quello che si dovrebbe, o non, fare; siamo nella condizione di poter Operare dicendo il nostro pensiero, che è tanto più autorevole e più sentito dal Governo e dagli altri apparati dello Stato, quanto più possiamo ogni giorno portare un tassello di concretezza, di efficienza, di sperimentata sicurezza sulle cose che realizziamo. Poiché il programma di interventi viene portato avanti da un Comitato che rappresenta tutte le forze politiche, credo sia qualche cosa di prezioso a cui devono guardare con equilibrio, la maggioranza e la minoranza, le forze politiche e le forze sociali. In questo momento si gioca una partita rilevantissima sulla credibilità di una parte dello Stato rappresentata dalle Regioni, senza delle quali uno Stato rinnovato non nascerà mai.
Tutto questo ci consiglia di procedere nella direzione imboccata e credo ci siano le condizioni per portare avanti anche la fase della ricostruzione con la modestia della nostra parte, ma con la sicurezza di operare con coerenza e con un indirizzo che è condiviso da tutte le forze politiche.



PRESIDENTE

Comunico che mi è stato presentato un ordine del giorno sulla problematica delle calamità naturali, firmato dai Consiglieri Viglione Bontempi, Ferro e Mignone.
La Giunta ha presentato in data 9 dicembre 1980 un disegno di legge su: "Ulteriore contributo del Piemonte alle iniziative di solidarietà nazionale per i terremotati della Campania e della Basilicata".
Se non vi sono altri interventi sull'ordine del giorno presentato propongo una breve sospensione per consentire alla I Commissione di esaminare il disegno di legge citato.
Chiede di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Sono d'accordo sulla relazione del Vicepresidente della Giunta particolarmente sulla parte finale quando ha ricordato come in questo dibattito si sia cercato di prescindere da quelle valutazioni, che indubbiamente vanno fatte, ma non in questo momento.
Ora, invece, si debbono registrare tutte le posizioni per trarne delle considerazioni. Che questo sia totalmente avvenuto nel dibattito, non direi. Quindi, sull'ordine del giorno, non sono favorevole sulla sua premessa che, pur con termini larvati, finisce per dare delle valutazioni di ordine pratico e politico.
Se qualcuno in queste parole, pur così ovattate ed attutite, vuol vedere una pura e semplice critica al Governo, noi diciamo chiaramente che non siamo fra questi. Pur riconoscendo che in una macchina così complessa vi sono stati dei disagi e dei ritardi, sarebbe fuori della realtà chi non considerasse la vastità del fenomeno e le difficoltà che si sono dovute affrontare.
Qualcuno ha parlato di responsabilità del partito al quale appartengo come ha fatto, ad esempio, il collega Marchini che ha criticato il Segretario del mio partito perché ha fatto l'unica cosa che poteva, cioè ha convocato i quadri del partito (guai se un Segretario di un partito convocasse tutte le istituzioni, avremmo il partito che sostituisce le istituzioni! ): ebbene noi non siamo fra quelli che si associano alle critiche al nostro partito. Poiché si fa riferimento alla legge sulla responsabilità civile e altrui, invitiamo le forze politiche a rileggere gli atti parlamentari della discussione di quella legge, votata nel 1970, e a verificare perché i regolamenti attuativi non si sono realizzati.
Se qualcuno pensa di vedere lo Stato da una parte, le Regioni e gli Enti locali dall'altra, noi non siamo fra questi e ci collochiamo fra coloro i quali ritengono che le Regioni e gli Enti locali siano lo Stato nella sua moderna articolazione; quindi un'eventuale contrapposizione tra uno Stato inefficiente e Regioni ed Enti locali più o meno efficienti non ci vede consenzienti.
L'ordine del giorno ci trova concordi sulla parte in cui si richiama la legislazione statale e su quella propositiva, salvo che si dica che la Giunta propone al Consiglio la normativa, perché non credo possa farlo l'esecutivo.
La posizione del mio Gruppo è molto chiara: adesione sostanziale a quanto l'ordine del giorno propone, prescindendo da alcune valutazioni che tentano di coinvolgerci in affermazioni che potrebbero assumere precise responsabilità.
Il Capogruppo comunista, concludendo il suo intervento, ha posto una precisa domanda: "Chi dirigerà la ricostruzione?". Su questo esprimo con chiarezza la posizione della D.C.: la ricostruzione va coordinata dallo Stato, ma deve essere, come ha già detto il Capogruppo comunista, un momento di esaltazione di quelle autonomie locali che vanno aiutate e delle nostre che, come articolazioni dello Stato, danno il loro contributo alla ricostruzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Faccio parte di un partito che è al Governo e non condivido le preoccupazioni espresse dal Capogruppo Paganelli. Infatti, il documento dice: "A seguito della grave catastrofe abbattutasi il 23 novembre scorso in Campania e Basilicata, di fronte ai limiti ed alle carenze di carattere organizzativo degli organi responsabili, manifestatisi nell'opera di soccorso alle popolazioni colpite" e questo suona come fatto oggettivo che rileviamo; "Rilevato che esiste un obbligo per lo Stato moderno di predisporre misure e strumenti efficaci per la tutela dell'ambiente.., e che di fatto il Paese ha dimostrato di non possedere adeguati strumenti..." e giunge alla tesi, che è stata sostenuta da Paganelli, che le autonomie locali diventano momento di contributo positivo per lo Stato.
Così deve essere inteso. Quindi, non ha significato la parola se non quella di essere rafforzativa rispetto all'attenzione, alla proposta, al contributo che le autonomie locali danno in questo momento.
Per quanto riguarda la questione della proposta al Consiglio, facciamo riferimento alla Giunta, non perché ad essa vengono attribuiti poteri normativi, ma perché la disposizione stabilisce che il Presidente della Giunta è anche il capo dell'organizzazione civile. Quindi, dal momento in cui scatta la difesa civile ed avendo gli strumenti, si fa riferimento alla Giunta perché proponga al Consiglio le soluzioni normative da condurre.
Concordo pienamente con Paganelli sopra questo punto. Il testo è una proposta che i Gruppi di maggioranza offrono all'attenzione di tutti gli schieramenti politici. Non abbiamo nessuna difficoltà ad affrontare proposte migliorative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Condivido l'intervento del Capogruppo socialista che, quindi, mi esime dal ripetere le stesse considerazioni. Vorrei soltanto rispondere all'amico Paganelli. E' legittimo l'orgoglio di partito e la necessità di non essere coinvolti in un giudizio che semmai tocca ad altri: non era nelle nostre intenzioni.
Questa è una registrazione di fatti oggettivi. L'ultima proposta potrebbe essere formalizzata impegnando la Giunta a definire una normativa regionale.
In merito alle osservazioni fatte sulla premessa, credo vada rimarcato come si stia intervenendo in un momento in cui tutti i soggetti istituzionali, e noi in particolare con questa specifica iniziativa intendono farsi Carico di un problema di recupero rispetto a limiti ed insufficienza che si sono manifestate. Come diceva giustamente il Segretario regionale del P.C.I., Guasso, avremmo proposto un documento politico di cui però non abbiamo ravvisato la necessità e nel dibattito abbiamo tenuto la stessa impostazione. Anche il senso dell'ordine del giorno si ricava da una lettura complessiva del dibattito, di come è stato proposto e concluso da parte della Giunta e di come si sono collocati i vari Gruppi politici.
Possiamo verificare quali parole possono aver creato qualche problema sapendo che l'univocità delle intenzioni è quella espressa dal collega Viglione e che ho ribadito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Il nostro Gruppo sottoscrive l'Ordine del giorno proposto dalla maggioranza, anche perché non vede nelle parole di introduzione alcuna intenzione polemica e di giudizio su quanto è stato fatto in occasione del terremoto dagli organi preposti.



PRESIDENTE

Prego il Presidente della I Commissione di convocare i membri della stessa per l'esame del disegno di legge.


Argomento: Commercio al dettaglio

Proposta di deliberazione relativa a: "D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 - Art. 54, lett. d) - Criteri regionali concernenti gli orari di apertura e chiusura dei negozi e delle attività esercenti la vendita al dettaglio"


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchesotti per una comunicazione in merito agli orari di apertura e chiusura dei negozi nelle domeniche precedenti le festività natalizie.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Il giorno 2 dicembre 1980 le associazioni dei commercianti hanno richiesto alcune deroghe alla chiusura dei negozi nelle domeniche pre natalizie. Le richieste sono diverse e la situazione si presenta diversificata da provincia a provincia, da Comune a Comune. La richiesta sarebbe di aprire i negozi extra alimentari nelle domeniche del 14 e 21 dicembre e i negozi alimentari mezza giornata il 21. Tale richiesta è motivata dal fatto che i settori del tessile e dell'arredamento sarebbero in crisi, pertanto, queste giornate di apertura offrirebbero possibilità di visite e di acquisti. Il Consiglio regionale nel luglio 1980 consentiva ai Comuni di dare deroghe nel periodo dal 15 al 25 dicembre e il 3 dicembre l'Assessorato informava con telegramma le associazioni dei commercianti, i sindacati, i centri urbani più grandi della Regione. Vi fu un'ampia discussione, di cui alcuni giornali hanno dato pubblicazione; altri giornali provinciali hanno accusato l'Assessore di avere dato disposizioni contrarie a quelle vigenti, senza tener conto delle decisioni del Consiglio regionale, quindi, creando una certa confusione, probabilmente voluta, per sostenere la tesi dell'apertura.
In questi giorni ci sono pervenute ulteriori richieste da parte di Comuni, alcuni dei quali avevano già approntato le deliberazioni relative alle deroghe che poi hanno ritirato a seguito del telegramma. La Giunta regionale ha deciso di informare il Consiglio e di consultare i commercianti e i sindacati, questa mattina. Le soluzioni possibili sono due: o l'approvazione di un ordine del giorno che confermi la decisione assunta nel mese di luglio 1978, oppure una deliberazione urgente del Consiglio regionale che muti quella decisione per il 1980. La Giunta ha scelto la soluzione dell'adozione di una deliberazione con procedura d'urgenza e in via del tutto eccezionale, per il 1980, con l'impegnò a ridiscutere la materia degli orari con le forze sociali ed economiche. Su questa soluzione sono d'accordo le associazioni dei commercianti, mentre sono contrari i sindacati perché ritengono di dover confermare l'accordo del 1978. Ritengo che il nostro atteggiamento sia stato corretto e che non ci si possa accusare di inefficienza. Non compete alla Giunta decidere diversamente di quanto è stato deciso nel mese di luglio 1978, sarà il Consiglio a decidere con una deliberazione straordinaria ed urgente, e valida solo per quest'anno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Ringrazio l'Assessore per il tempestivo intervento e concordo a nome del Gruppo socialista sulla soluzione proposta. Ha fatto bene l'Assessore ad introdurre l'altro argomento: cioè che la decisione di oggi prevede un dibattito per una soluzione eventualmente diversa da quella adottata fino ad oggi per gli orari del commercio.
In questi anni molti fatti nuovi si sono verificati nel mondo del lavoro, anche in ordine agli orari, che richiedono posizioni diversificate all'interno delle singole unità di lavoro. Il commercio non può seguire le regole dell'industria, degli uffici, delle fabbriche. L'organizzazione del commercio deve sostanzialmente essere diversa da quella attuale, in quanto è di supporto al consumatore che, in genere, lavora negli uffici, nelle fabbriche e nei negozi. Il commercio incentra, per esempio, suoi momenti importanti in determinati periodi dell'anno. In certe località turistiche nel periodo estivo o in quello invernale, mentre per il resto dell'anno vi è l'assenza quasi totale di attività commerciale; nei grandi centri urbani nella giornata del sabato o alla sera.
Occorre quindi ridistribuire l'orario in modo che sia favorevole ai dipendenti del commercio e nello stesso tempo ai consumatori.
Comprendo il problema sindacale, ma non vanno dimenticati i problemi generali dei consumatori.
Vi è anche la possibilità del doppio turno, come vediamo nei Paesi anglosassoni e in molti Paesi europei dove l'apertura serale, in alcuni giorni della settimana o dell'anno, si protrae fino alle 21/22.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'Assessore Marchesotti ha messo le mani avanti dicendo che non si può criticare di inefficienza o di intempestività l'Assessorato in quanto avrebbe subito consultato le categorie interessate e rispettato la centralità del Consiglio in questa decisione. La centralità del Consiglio si sarebbe rispettata coinvolgendo nell'incontro con le categorie interessate le forze politiche e la Commissione competente. Gli organi di informazione, a fronte della sollecitazione di categorie interessate, hanno emesso dichiarazioni su una conflittualità tra la posizione dell'Assessorato che si richiama ad una decisione assunta, ma che in realtà era frutto di una mediazione fra l'Assessore Marchesotti, le categorie interessate e i sindacati.
Le proposte fatte dalla Giunta sono proposte aperte, ma esse, a volte rischiano di non essere tali, anche se l'Assessore ha parlato di preferenza su una delle due ipotesi suggerite.
Penso vi siano delle necessità complesse che non si legano tanto ai legittimi interessi della categoria dei commercianti sul problema dell'apertura, nel giorno di domenica 14 dicembre (l'apertura nelle due domeniche pre-natalizie dovrebbe essere costante e non per l'anno 1980) quanto all'interesse prevalente dei consumatori, che tendono ad evitare confusione, ressa, prezzi gonfiati e a realizzare scelte oculate, adeguate.
Il problema non riguarda solo Torino, ma tutto il territorio piemontese e interessa gli esercizi extra alimentari. Tra l'altro nelle Regioni Lombardia e Liguria l'apertura domenicale degli esercizi extra alimentari è fissata nelle tre domeniche precedenti il Natale; conseguentemente questa disparità penalizza i commercianti dei Comuni novaresi e vercellesi confinanti con la Lombardia e dei Comuni della provincia di Cuneo confinanti con la Liguria.
Da questa situazione rischiano di essere penalizzati i negozi dei grossi centri urbani che non sono legati a motivi turistici o stagionali.
Una sentenza del TAR aveva cassato l'accordo - mediazione, fra l'Assessorato ed i sindacati dei lavoratori del commercio degli anni scorsi. Noi siamo per l'apertura delle due domeniche pre-natalizie. Sarà un problema che ci porremo per il 1981, comunque anticipiamo la nostra posizione, diciamo "no" ad ogni decisione punitiva per la categoria commerciale, "no" ad ogni decisione punitiva per la categoria dei consumatori, in particolare di quei consumatori che per impegni di lavoro non possono dedicare molto tempo agli acquisti.
Mentre invitiamo la Giunta e l'Assessorato ad assumere decisioni per il 1981 ci dichiariamo d'accordo sulla proposta dell'Assessorato sull'apertura del giorno 14 dicembre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ritenevo si trattasse semplicemente di prendere atto che quando si era adottata quella normativa, probabilmente, non si era fatto il conto con il calendario, che non è fisso. A mio avviso si tratta di scrivere "due domeniche anteriori al Natale" anziché una data, che probabilmente crea problemi. Ho anche scoperto che, così facendo, evitiamo fatti drammatici come il paventato contrabbando dalla Lombardia di cavallucci a dondolo o cose di questo genere, quindi, affrettiamoci ed auguriamoci che l'Assessore riesca ad arrivare in tempo a scongiurare questo tipo di reato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Dei miei trascorsi come Assessore al commercio mi sono venute in mente tante cose. Apprendo con soddisfazione le proposte fatte dall'Assessore e dall'avvocato Viglione. Siamo di fronte ad una legge dello Stato che è stata Provocata dal sindacato dei lavoratori del commercio al quale si sono uniti i grandi magazzini e hanno imposto la famosa legge con l'orario delle 44 ore settimanali e chi vuole esaminare bene come vengono adoperate, si trova di fronte alla coperta troppo corta che se copre la testa scopre i piedi e viceversa.
Sono d'accordo su quanto è stato detto dal Consigliere Cerchio che bisogna guardare avanti. La tempestività di questo provvedimento è relativa perché siamo ormai alla vigilia di Natale, ma quando qualcuno spinge bisogna prendere i provvedimenti. Forse vale la pena di guardare più avanti, chiedendo al Ministero dell'Industria e del Commercio di rivedere la legge statale. Anche la decisione di due anni fa è da dimostrare se non è in contrasto con la legge dello Stato. La legge dello Stato consente le deroghe nelle località turistiche, durante certi periodi dell'anno, quindi si dovrebbe discutere sulle caratteristiche delle località, essendovene molte a carattere prettamente turistico ed altre che contrabbandiamo per tali ed invece non lo sono: turistiche sono le località dove l'economia trae il 70/80 del reddito dall'attività turistica. E' turistica Intra e non Pallanza, perché in una località c'è solo turismo, nell'altra c'è anche la Montefibre. La materia è difficile da trattare.
Per la regolarità sono perfettamente d'accordo che vale la pena di fare una deliberazione del Consiglio regionale che si sostituisca all'altra quindi, la responsabilità è di tutti.
E' soprattutto opportuno assumere iniziative nei confronti del Ministero perché il problema sta nei contrasti tra le categorie, nella difesa di interessi peculiari, dei rappresentanti dei lavoratori del commercio che contrasta con gli interessi generali della comunità.
Sul piano pratico è necessario concedere le aperture natalizie anche per ragioni generali di economia: più possibilità di comperare al sabato e alla domenica, meno assenze durante le ore di lavoro negli altri giorni della settimana.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchesotti per una breve replica.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Ci troviamo di fronte ad una decisione formale del Consiglio.
L'Assessorato e la Giunta sono nella pratica impossibilità di avviare quell'iter che la legge 558 impone.
La materia sarà riesaminata per il futuro e la consultazione avverrà anche con L'ANCI, con le Comunità montane; con i coltivatori diretti, con una procedura che i tempi ristretti non ci hanno consentito. Si è detto che in Lombardia e in Liguria sono tre le domeniche di apertura, ma non è così: in Liguria sono due, in Lombardia sono tre solo a Milano, con la festività di S. Ambrogio.
Ringrazio il Consigliere Borando per quanto ha detto. Oggi si dimentica che la normativa approvata dal Consiglio regionale nel 1978 era una delle più avanzate in Italia perché consentiva esperimenti di apertura alla domenica, che il TAR ha bocciato, non per nostra intenzione, ma per volontà di una parte di commercianti che hanno ricorso. Le forze politiche devono essere coerenti su tali problemi. E' , facile prendere una posizione oggi e cambiarla all'indomani; quindi, quando si arriva a conclusioni anche formali, che sono dei compromessi, si dovrebbe poterli far rispettare.
Purtroppo in Italia non sempre si rispettano accordi e contratti. Due sono i punti sui quali non possiamo derogare: l'applicazione della legge 558 e i contratti sindacali. Non potete chiedermi di non rispettare le decisioni del Consiglio regionale e i patti, questo non lo farò mai. Certo, si subiranno attacchi da certa stampa disinformata o che non vuole essere informata.
Per quanto riguarda la proposta del Consigliere Borando, devo informare che le Regioni in questi giorni, su iniziativa della Regione Lombardia hanno chiesto al Governo di rivedere la legge 558. Nel corso del prossimo Consiglio, potremmo proporre un ordine del giorno unitario con la richiesta da parte del Consiglio regionale di revisione della legge 558, fornendo alcune indicazioni che riteniamo valide e concrete per meglio affrontare tale materia.



PRESIDENTE

Leggo la proposta di deliberazione che successivamente andremo a votare: "Il Consiglio regionale visto l'art. 54, lett. d), del D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 28/7/1971, n. 558 vista la propria precedente deliberazione n. 327-C.R. 5069 del 6/7/1978 vista la proposta della Giunta regionale in data 10/12/1980 delibera A parziale modifica della propria precedente deliberazione n. 327-C.
R. 5069 del 6/7/1978, in via del tutto eccezionale, per quest'anno, nel periodo compreso tra il 14 e il 25 dicembre 1980, i Comuni possono autorizzare deroghe temporanee all'obbligo della chiusura domenica festiva nonché infrasettimanale, sia per il commercio in sede fissa che per quella in forma ambulante.
Impegna la Giunta a ridiscutere con le forze sociali ed economiche interessate l'intera disciplina degli orari dei negozi, al fine di pervenire, con sollecitudine, alla presentazione di nuove proposte.
Stante l'urgenza dell'adozione delle intese con le associazioni ed organizzazioni sopra menzionate e considerate le numerose e pressanti richieste, la presente deliberazione viene dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10 febbraio 1953, n. 62, e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto".
Chiede nuovamente di parlare il Consigliere Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Ci esprimiamo favorevolmente sulla deliberazione con le eccezioni e le riserve che avevo espresso nel mio intervento, ritenendo che la Regione debba impegnarsi per l'apertura nelle due domeniche precedenti il Natale non solo per l'anno 1980, ma per il futuro.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Ordine del giorno sulle iniziative della Regione Piemonte a seguito del terremoto in Campania e Basilicata


PRESIDENTE

E' stato concordato tra i Gruppi l'ordine del giorno sulle iniziative della Regione Piemonte a seguito del terremoto in Campania e Basilicata.
Chiede di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Preso atto delle dichiarazioni dei Capigruppo Viglione e Bontempi e delle modifiche che sono intervenute alla parte iniziale dell'ordine del giorno e che hanno reso più chiaro il pensiero già esposto dai due firmatari, il Gruppo democristiano voterà a favore di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Mi asterrò in sede di votazione di questo ordine del giorno. Ho detto di essere Favorevole alla predisposizione di una normativa regionale che sia rivolta a definire un piano di pronto intervento per l'insorgere di ogni eventuale calamità.
Tuttavia, penso che è vano sforzo cercare di risolvere limitatamente questo problema, se non lo si fa prima a livello nazionale, quando ancora non sono state emanate le norme attuative della legge 996 risalente addirittura al 1970.
Poiché nell'ordine del giorno, per un malinteso spirito di solidarietà mi permetto di dirlo - non si vuole è non si fa alcun cenno alle responsabilità sia dei partiti di sinistra, Che del partito di maggioranza di Governo, in, ordine ai ritardi e alle carenze, il mio sari un voto di astensione.



PRESIDENTE

Esaurite le dichiarazioni di voto, leggo il testo definitivo dell'ordine del giorno sulle iniziative della Regione Pie monte a seguito del terremoto in Campania e Basilicata: "Il Consiglio regionale del Piemonte a seguito della grave catastrofe abbattutasi il 23 novembre scorso in Campania e Basilicata, di fronte ai limiti di carattere organizzativo e ai problemi manifestatisi nell'opera di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto rilevato che esiste un obbligo per lo Stato moderno, anche attraverso le sue articolazioni locali, di predisporre misure e strumenti efficaci per la tutela dell'ambiente e per la prevenzione e l'intervento nei casi di eventi calamitosi che di fatto il Paese ha dimostrato di non possedere adeguati strumenti per fronteggiare situazioni di emergenza come quelle verificatesi considerato 1) che l'art. 24 del D.P.R. 616 assegna alle Stato le funzioni amministrative concernenti gli interventi di primo soccorso in caso di catastrofe o di calamità naturali di particolari gravità ed estensione 2) che la legge 996 del 1970 recante il titolo 'Norme sul soccorso e l'assistenza alle popolazioni colpite da calamità - Protezione civile' prevede un coordinamento delle iniziative svolte nella circostanza tra il Ministero dell'Interno, le Regioni, gli Enti pubblici territoriali ed istituzionali 3) che il legislatore nazionale con l'art. 7 della succitata legge affidando al Presidente della Giunta regionale il compito di presiedere il 'Comitato regionale per la protezione civile', ha inteso sviluppare una normativa basata su strutture agili e su procedure rapide da mettere tempestivamente in moto in caso di calamità 4) che sinora non sono ancora state emanate le disposizioni attuative della legge 996 preso atto che tale legge lascia ampi margini di discrezionalità all'intervento regionale, sia nella definizione di strumenti di analisi e di studio del suolo e del suo grado di esposizione ai pericoli sismici e di dissesto, sia nella predisposizione di piani di pronto intervento che abbiano centri operativi diffusi nel territorio e, come riferimenti istituzionali, le Province, le Comunità montane, i Comprensori ed i Comuni capoluogo considerata la capacità organizzativa più volte manifestata dalla Regione Piemonte sia nel passato che nella recente catastrofe, di predisporre piani di pronto intervento impegna la Giunta a proporre al Consiglio, negli spazi consentiti nel D.P.R.
616 e della legge 996, una normativa regionale rivolta a definire modalità e figure a cui assegnare l'opera di prevenzione, strutture e mezzi a cui assegnare le iniziative di emergenza e di primo soccorso, il ruolo delle istituzioni nell'opera di primo intervento per ripristinare in tempi rapidi i servizi essenziali in caso di calamità grave".
Chi è favorevole all'approvazione dell'ordine del giorno testè enunciato, è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 46 voti favorevoli ed un'astensione.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Esame progetto di legge n. 35: "Ulteriore contributo del Piemonte alle iniziative di solidarietà nazionale per i terremotati della Campania e della Basilicata"


PRESIDENTE

Poiché si è concordato di porre in votazione il disegno di legge n. 35: "Ulteriore contributo del Piemonte alle iniziative di solidarietà nazionale per i terremotati della Campania e della Basilicata", chiedo che questo punto venga iscritto all'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti in aula.
Procediamo allora alla votazione dell'articolato di tale progetto.
Art. 1 "La Regione Piemonte, a completamento dello stanziamento di fondi disposti con la legge regionale approvata dal Consiglio il 27 novembre 1980, partecipa all'azione di solidarietà nazionale per i terremotati della Campania e della Basilicata stanziando un ulteriore fondo di L. 500 milioni.
Le somme stanziate con la presente legge e con la precedente approvata dal Consiglio regionale il 27 novembre 1980 potranno essere utilizzate dalla Giunta regionale sia direttamente che indirettamente, su indicazioni fornite dal Comitato regionale di solidarietà, per l'acquisto di attrezzature e beni, per il pagamento di prestazioni di lavoro e di impresa, per le erogazioni di contributi a privati, ad enti ed associazioni, nel quadro delle iniziative promosse sia a livello nazionale che a livello locale".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Ai fini dell'attuazione della presente legge è autorizzata, per l'anno finanziario 1980, la spesa di L. 500 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, del capitolo 12800 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1980 e mediante l'integrazione di 500 milioni dello stanziamento di cui al capitolo 2390 istituito nello stato di previsione medesimo con la denominazione: 'Interventi straordinari a favore delle popolazioni della Campania e della Basilicata colpite da eventi calamitosi'.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Passiamo ora alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'intero testo è approvato.
Comunico inoltre che, di comune accordo, i Consiglieri hanno deciso il versamento della quota di L. 100.000 a favore delle zone terremotate dell'Italia meridionale.


Argomento: USSL: Piante organiche

Esame progetto di legge n. 23: "Norme straordinarie per l'approvazione di pianta organica provvisoria da parte delle Unità Sanitarie Locali ed il conferimento di incarichi nelle more delle graduatorie regionali"


PRESIDENTE

Il punto settimo all'ordine del giorno prevede l'esame del progetto di legge n. 23: "Norme straordinarie per l'approvazione di pianta organica provvisoria da parte delle Unità Sanitarie Locali ed il conferimento di incarichi nelle more delle graduatorie regionali".
Passiamo alla votazione dell'articolato.
Art. 1 (Predisposizione pianta organica provvisoria) "L'Unità Sanitaria Locale, entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, predispone la pianta organica provvisoria da valere fino all'approvazione della pianta organica definitiva, da adottare ai sensi dell'art. 6 del D.P.R. 20 dicembre 1979, n. 761, ai fini dell'istituzione e gestione del ruolo nominativo regionale del personale del servizio sanitario nazionale di cui alla legge regionale 20 maggio 1980, n. 52.
Il numero complessivo dei posti della pianta organica, di cui al precedente comma, deve corrispondere, per i singoli ruoli, ai posti previsti negli organici degli enti ed istituzioni di cui agli artt. 2, 8 e 9 della citata legge regionale n. 52, del territorio di riferimento, avuto riguardo alle qualifiche funzionali desumibili dalle tabelle di cui agli allegati '1' e '2' del D.P.R. 20 dicembre 1979, n. 761, fermo restando l'obbligo dell'eventuale adeguamento delle qualifiche stesse, conseguente all'emanazione del D.P.R. previsto dall'are 63, ultimo comma, del richiamato decreto n. 761.
Al fine di attivare i servizi obbligatori di cui al terzo comma dell'art. 3 della legge regionale 22 maggio 1980, n. 60, in carenza dei sufficienti posti di qualifica apicale, sono istituiti i necessari posti in aggiunta rispetto a quelli determinati ai sensi di cui al precedente comma".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Modalità per la determinazione del numero dei posti) "Ai fini della determinazione del numero dei posti della pianta organica provvisoria, l'Unità Sanitaria Locale, relativamente agli Enti ospedalieri da cui dipendono più Ospedali, considera esclusivamente l'organico dello stabilimento ospedaliero che insiste sul territorio di competenza.
Per gli enti diversi da quelli indicati nel comma precedente e per le istituzioni di cui al precedente art. 1, che espletano istituzionalmente attività su aree territoriali comprese in più Unità Sanitarie Locali, il numero dei posti delle rispettive piante organiche viene ripartito fra le Unità Sanitarie Locali interessate in relazione al numero della popolazione servita, previa intesa in ordine all'assegnazione delle qualifiche funzionali disponibili, da formalizzare con deliberazione della Giunta regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Parere della Giunta regionale) "La Giunta regionale esprime parere sulle deliberazioni con le quali l'assemblea dell'Unità Sanitaria Locale, ai sensi dell'art. 12, secondo comma, lett. c), della legge regionale 21 gennaio 1980, n. 3, adotta la pianta organica provvisoria in conformità della presente legge.
Il parere della Giunta regionale va trasmesso unitamente alla deliberazione cui si riferisce al competente organo di controllo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Conferimento incarichi) "Fino all'espletamento dei primi concorsi di assunzione, al fine di consentire il conferimento di incarichi temporanei semestrali non rinnovabili nel caso in cui non sussistano le graduatorie di cui all'art.
78, ultimo comma, del D.P.R. 20 dicembre 1979, n. 761, l'Unità Sanitaria Locale procede - previa autorizzazione regionale - alla copertura dei posti d'organico vacanti mediante conferimento d'incarico, secondo l'ordine di graduatoria, agli aspiranti che, in possesso dei requisiti richiesti risultino utilmente collocati nella graduatoria approvata sulla base dei titoli presentati a seguito di avviso pubblico, per la cui valutazione si applica la normativa prevista dal D.P.R. 27 marzo 1969, n. 130, tenuta presente l'equiparazione di cui alla tabella, allegato n. 2 del citato D.P.R. 761, fino all'emanazione del D.M. di cui all'art. 12 del D.P.R. 20 dicembre 1979, n. 761.
Nelle more di espletamento dei concorsi di cui all'art. 71, Primo comma, del D.P.R. 20 dicembre 1979, n. 761, l'Unità Sanitaria Locale previa autorizzazione regionale - provvede altresì al conferimento di incarichi temporanei semestrali per i posti messi a concorso con le modalità di cui al precedente comma".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Passiamo ora alla votazione sull'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
Comunico che il Consiglio è convocato per i giorni 18 e 19 dicembre prossimi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14)



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