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Dettaglio seduta n.125 del 15/04/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo dell'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 1° e 7 aprile 1982 si intendono approvati.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti idrici

Interpellanza del Consigliere Mignone, relativa ad ipotesi di inquinamento dell'Acquedotto del Monferrato


PRESIDENTE

Circa il punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze", viene discussa l'interpellanza del Consigliere Mignone relativa ad ipotesi di inquinamento dell'Acquedotto del Monferrato.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Al momento attuale, per quanto attiene la situazione sanitaria, la possiamo definire "sotto controllo ed in fase di normalizzazione".
Alla data odierna, dal giorno 30 di marzo non si hanno segnalazioni di ulteriori cittadini colpiti dalle manifestazioni gastroenteriche che hanno coinvolto 2.000 persone nei giorni antecedenti a quella data, né si hanno avuti ricoveri ospedalieri per supposti sintomi di tifo.
I medici di base e gli ufficiali sanitari mantengono una costante situazione di vigilanza e permane l'ordinanza dei Sindaci sull'uso dell'acqua previa ebollizione nella zona coinvolta, che comprende i Comuni di Ozzano, Cellamonte, Sala, Treville, Rosignano, Casale frazione Rolasco.
Giornalmente, dal 29 marzo, il Laboratorio provinciale di igiene e profilassi di Alessandria effettua controlli analitici sulla potabilità dell'acqua della zona, che all'oggi non hanno mai dato risultati positivi dal punto di vista batteriologico.
Si è riscontrata la costante assenza di batteri coliformi e salmonelle che i sintomi gastroenterici delle persone colpite farebbero pensare esserne la causa. Questa assenza si è riscontrata anche nelle coprocolture delle feci sino ad ora effettuate.
Non si può, comunque, escludere la ricomparsa di una qualche sintomatologia a distanza, considerata la probabile presenza di portatori sani.
A scopo profilattico l'USL n. 76 di Casale ha già provveduto, nella zona, alla distribuzione di 4.000 dosi di vaccino antitifico orale, dando priorità ai cittadini che, per il tipo di lavoro che svolgono, hanno frequenti rapporti collettivi.
Riguardo alle cause che hanno generato l'inquinamento, si può escludere con assoluta certezza la contaminazione dell'unica sorgente dell'Acquedotto del Monferrato, sita nel Comune di Saluggia.
Si presumono tre possibili cause dovute a fattori accidentali esterni riassumibili in: 1) durante la fase di svuotamento per lavori di un tratto di tubazione adduttrice del ramo Casale, nel tratto tra Ozzano e il bivio di Pontestura si può essere verificato un ritorno da qualche utenza collegata a fonte inquinante. La mancanza di "valvole di ritegno" potrebbe aver favorito questo fenomeno.
2) L'immissione involontaria di liquidi inquinanti da parte di fonti ausiliarie di approvvigionamento non potabile.
3) Una fuga di acqua dalla tubazione con "ritorno inquinato" durante lo svuotamento per l'effettuazione dei lavori. Ciò in ragione dello stato di vetustà dell'impianto.
Mercoledì 7 c.m, è stata indetta dall'Assessorato una riunione presieduta dal sottoscritto alla presenza dei rappresentanti delle USL 76 e 70, del medico provinciale di Alessandria, del Direttore dell'istituto di igiene dell'Università di Torino, dei rappresentanti del Consorzio e della "S.p.A. Acquedotto del Monferrato" che ha in carico la gestione del suddetto, la Società è stata formalmente invitata a proseguire in tempi rapidi ad una valutazione tecnica più precisa della causa dell'inquinamento.
Onde garantire un costante controllo della situazione e l'individuazione più precisa (sia delle cause tecniche dell'inquinamento possibilmente individuando lo stato preciso delle condutture e definendo una mappatura di pozzi neri o similari a queste vicine, sia l'individuazione precisa dell'agente eziologico causale delle forme gastroenteriche), L'USL 76 si è impegnata a costituire una commissione tecnico-scientifica rappresentativa di tutte le strutture coinvolte coordinata dal Prof. Vanini, direttore dell'Istituto di igiene dell'Università di Torino e dal Servizio ambiente dell'Assessorato regionale.
La Commissione inizierà i suoi lavori sabato 17 c.m, con un incontro con i Sindaci della zona interessata al problema.
L'Assessorato regionale alla Sanità, però, ritiene a tempi brevi di predisporre una direttiva a tutte le UU.SS.LL. del Piemonte tesa a costituire una rete di "riferimento e vigilanza" in grado di funzionare sull'arco delle 24 ore, onde garantire punti costanti di riferimento per le situazioni di "emergenza" che permettano un intervento meglio coordinato ed immediato da parte dei servizi competenti.
Colgo, comunque, l'occasione per sottolineare l'urgenza di approvare da parte del Consiglio regionale, la legge di riordino dei servizi ambientali, in derivazione dall'art. 32 della 833.
Questo atto è essenziale per garantire chiarezza ed univocità all'intervento in casi analoghi a quelli dell'inquinamento dell'Acquedotto Casalese, ritenendo che soltanto un miglior assetto organizzativo, la più precisa definizione dei servizi di igiene e sanità pubblica delle UU.SS.LL., la creazione degli 11 laboratori di sanità pubblica previsti dal piano socio-sanitario regionale, garantisca una più adeguata tutela ambientale e "prevenzione" Il recente episodio di inquinamento impone una riflessione più generale.
L'Acquedotto del Monferrato ha 1.600 km di condutture ed è insieme a quello delle Puglie uno dei più vasti: 1300 km però sono costruiti in eternit. La tecnica degli anni 1930/40 pone seri problemi in ordine allo stato di conservazione. Sono note le lagnanze relative alle rilevanti perdite d'acqua.
La ristrutturazione, l'organizzazione della distribuzione da più punti attraverso la creazione di un sistema con un grande anello circolare, come prevede il progetto discusso in sede di consorzio dei Comuni, prevede un finanziamento di grossa entità. E' un problema di ordine generale per la quale i diversi livelli di governo, nazionale, regionale e locale dovrebbero attivarsi per reperire i fondi necessari che permettano di dare risposte definitive in termini di tutela della salute e dell'ambiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Nel dichiararmi soddisfatto della risposta formulata dall'Assessore Bajardi, voglio dargli atto della rapidità con la quale, non appena informato dei primi casi di intossicazione, si è mosso nonostante la vastità dell'area e la quantità delle popolazioni interessate.
In questi casi la rapidità dell'intervento è fondamentale per evitare il diffondersi del panico e per intraprendere azioni preventive.
Giustamente l'Assessore ricordava come da questo esempio deve derivare una maggiore attenzione, così come si sta facendo in questi anni, anche attraverso le indicazioni del piano, per tutte quelle azioni volte alla prevenzione.
Questa vicenda doveva giustamente avere una eco in Consiglio regionale.
Se non avessi presentato l'interpellanza, sicuramente l'Assessore o il Presidente avrebbero fatto una comunicazione al riguardo per dare sicurezza alle popolazioni che non esiste più il pericolo per la salute pubblica e per bilanciare le dichiarazioni fatte nelle settimane scorse dal Medico provinciale che parevano andare nel senso inverso, in quanto parlavano di attentato alla salute pubblica e di pericoli per la sicurezza degli abitanti.
Mi sembrano anche interessanti le iniziative preannunciate dall'Assessore in ordine all'emanazione di una direttiva regionale che faccia tesoro di questa esperienza.
E' opportuno che questo Consiglio adotti in tempi brevi la legge sul riordino delle funzioni di sanità pubblica da parecchio tempo giacente in Commissione. Questo caso deve sollecitare le forze politiche e trovare quelle intese necessarie perché si addivenga a un testo che possa trovare il consenso del Consiglio regionale.
Sono state sollevate anche questioni di ordine tecnico in ordine alla funzionalità della rete idrica; anche questa sottolineatura è meritevole di attenzione particolare nell'ambito degli interventi ipotizzabili nel settore delle infrastrutture di uso pubblico. Non entro nel merito della parte di competenza della Magistratura. Stamattina il giornale riporta la notizia che il Procuratore della Repubblica di Casale avrebbe inviato due comunicazioni giudiziarie ma sono per ora ignoti i destinatari.
Ringrazio l'Assessore e lo prego di farmi avere copia del documento.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Boschi e foreste

Interpellanza del Consigliere Viglione e interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso, entrambe relative al Corpo forestale dello Stato


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza del Consigliere Viglione e all'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso, entrambe relative al Corpo forestale dello Stato.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

La struttura periferica del Ministero agricoltura e foreste, il corpo forestale dello Stato, opera in Piemonte con circa 280 uomini disseminati sul territorio regionale in circa 50 stazioni ancora operanti (un tempo erano circa 90) in 5 sedi ripartimentali (la sede di Alessandria ha competenza anche per la Provincia di Asti) e una distrettuale (Ivrea) inoltre vi è una sede regionale, a Torino.
Questa struttura, il cui funzionamento è sempre stato stimato ed esaltato dalla Regione Piemonte al punto che ogni anno venivano e vengono stanziati sul bilancio regionale dei fondi per il funzionamento degli uffici dello Stato (spese condominiali delle stazioni, telefono, affitto locali garages per vetture del C.F.S. ecc.) ha sempre collaborato in modo molto efficace per il compimento della politica forestale che la Regione andava e va perseguendo.
Questo equilibrio in Piemonte non ha mai dato problemi, anche se Chiabrando, che in merito ha sollevato altre volte il problema, sa benissimo che esisteva anche qui, come in tutte le altre Regioni, una tensione fra il personale dello Stato e il personale della Regione, in quanto è uno di quei casi in cui il trasferimento, pur essendo totale o pressoché totale, per quanto riguarda le competenze, così non è per quanto riguarda gli uffici e il personale: gli uffici sono stati trasferiti e quindi la Regione poteva e può utilizzarli nel modo che meglio crede invece il personale in divisa, cioè il Corpo ed i funzionari, i laureati, a quel momento rimasero a disposizione della Regione, ma dipendenti dello Stato.
Noi non abbiamo mai avuto problemi, salvo quelli relativi interni al personale, mentre problemi di questo tipo scoppiarono in diverse altre Regioni. Già allora, io ricordo, su un' interpellanza del compianto Avv.
Oberto, ci eravamo fatti parte diligente per ottenere una convenzione a livello nazionale che regolasse meglio i rapporti. Si era costituita un'apposita Commissione, di cui la Regione Piemonte era stata accettata come capo-fila, proprio perché non aveva problemi e quindi la consideravano al di sopra delle parti, ma poi quella Commissione si è sciolta perché il Ministero non l'ha fatta funzionare e non ha portato a termine alcun lavoro.
Successivamente, invece, con l'approvazione della legge 6/1979 e della legge 73/1980, cioè la legge sulle strutture del personale regionale abbiamo dovuto dare una collocazione diversa che questa volta viene a raccogliere e a soddisfare le attese dei funzionari regionali.
La costituzione del servizio di forestazione regionale ha reso necessario addivenire alla suddivisione dei compiti. L'operazione, che a me sembrò all'inizio concordata, perché discussa con il responsabile dei servizi forestali, dott. Salsotto si era tradotta in una proposta semplice: al personale statale, e quindi al Corpo per il quale la Regione avrebbe continuato ad assicurare locali, uffici e l'attrezzatura necessaria, veniva dato in prima persona tutto ciò che concerne l'organizzazione della difesa e della lotta contro gli incendi boschivi e tutti i compiti di vigilanza quelli che in quel momento erano gestiti dall'Assessore Rivalta, quelli che concernono l'Assessore all'ecologia e la parte che riguardava l'Assessorato all'agricoltura.
Se nonché questa proposta, che sembrava accettata, successivamente non trovò più consenzienti i vari responsabili dei Ripartimenti forestali. Di qui un ricorso al TAR contro la decisione della Giunta di costituzione dei servizi. E mi pare che per quanto riguarda questo aspetto non ci sia nulla da fare, si tratta di lasciare che il TAR decida come meglio ritiene. Posso dire che semmai sono loro che dovrebbero ritirare questo ricorso, che per altro hanno fatto senza l'avallo del Ministro dell'agricoltura e del responsabile nazionale del Corpo forestale che a me personalmente, al dottor Massacesi e a un mio funzionario ha confermato il suo disappunto per aver loro presentato questo ricorso. Mentre si sta concludendo il ricorso sono stati ripresi i contatti per cercare un accordo. La commissione mista in cui sono presente con l'Assessore al personale Testa, ha largamente discusso, ma si è resa conto che questa soluzione non è pacifica. Nel frattempo, su iniziativa del Senatore Fabbri, sottosegretario al Ministero agricoltura e foreste, è stato fatto un nuovo tentativo per arrivare a una convenzione di carattere nazionale. Il Sottosegretario ha mandato a tutte le Regioni una sua proposta che è stata esaminata e sulla quale le Regioni hanno espresso il loro parere, però, successivamente, il Ministro ha dichiarato quella strada non percorribile, così come era stato dichiarato non percorribile il lavoro già impostato 3 anni fa di cui io ho parlato e di cui la Regione Piemonte era capo-fila.
Il Ministro ultimamente ha deciso che il problema debba essere risolto con convenzioni Regione per Regione, perché ci sono realtà diverse.
Nell'incontro della scorsa settimana abbiamo tradotto in una convenzione il succo della deliberazione circa l'attribuzione al Corpo dello Stato dei due compiti fondamentali e alle strutture regionali degli altri compiti.
Nelle prossime settimane il Ministero dovrebbe pronunciarsi su quella convenzione; successivamente la tradurremo in deliberazione.
Colgo l'occasione per dire che questa però sarà ancora una sistemazione provvisoria per i servizi della Regione Piemonte, i quali saranno gestiti direttamente dal personale regionale. In altre Regioni sono state istituite le aziende forestali per la gestione del patrimonio forestale.
Qui stiamo invece operando con un accordo o con un protocollo o con un comodato per un possibile trasferimento del patrimonio forestale regionale all'IPLA, in modo da evitare l'istituzione di un altro Ente.
L'Ufficio legale sta esaminando se questa procedura è percorribile, se occorre un atto legislativo o se è sufficiente una delibera del Consiglio.
In questo caso eviteremmo la costituzione dell'azienda forestale, le nostre foreste verrebbero attribuite ad una S.p.A. con capitale interamente pubblico, molto esperta e qualificata per la gestione del bosco che potrà in una situazione organica da una parte portare avanti gli studi, i piani e la programmazione per l'intero patrimonio boschivo della Regione dall'altra potrà gestire in modo diretto il nostro patrimonio, avviare e proseguire i suoi studi e le sue sperimentazioni.
La gestione dei vari interventi resterà al personale dei servizi regionali e la vigilanza e la lotta asti incendi al Corpo forestale dello Stato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Ringrazio l'Assessore per il suo impegno costante, la sua intelligenza la capacità che ha sempre dimostrato nel campo dell'agricoltura.
Sono qui presenti due rappresentanti di Sommariva Perno che con l'aiuto dell'Assessorato hanno fatto delle cose eccezionali nel campo dell'agricoltura.
Devo però dire che nel campo della forestazione questo periodo non è stato felice per tante ragioni, una delle quali è certamente il mancato utilizzo del Corpo forestale dello Stato, delle sue vicende che conosciamo bene. E' l'insieme del problema della forestazione che non ha avuto quel grande rilancio che pensavamo dovesse avere. Nei 18 vivai disposti in tutto l'arco geografico della Regione, da Chiusa Pesio al Novarese (di cui 14 sono della Regione e 4 dell'IPLA) stazionano non meno di sei milioni di piante che minacciano di mutare i vivai in foreste perché non trapiantate in altri luoghi.
Il grande grido della forestazione, che costituisce un momento importante non soltanto per la produzione legnosa, ma per l'insieme dei problemi idrogeologici cittadini e del contenimento del terreno, e che dagli anni 1946/47 abbiamo portato come tema dominante del territorio vediamo che non ha dato risultati. Ho visitato in questi ultimi tempi numerosi vivai forestali ed ho trovato insoddisfazione profonda.
Vi sono però ragioni di fondo che portano a ritenere che un rilancio possa essere ancora fatto. Nulla è perduto, non siamo all'ultima spiaggia.
Nel campo della forestazione, circa un anno addietro, il Gruppo socialista aveva promosso una mozione e nel corso degli incontri con le altre forze politiche abbiamo posto con forza la necessità di un rilancio della forestazione sotto i vari aspetti: la forestazione urbana, la forestazione idrogeologica, la forestazione per il contenimento del terreno, per la riossigenazione e la depurazione dell'ambiente.
Con la nostra interpellanza di oggi e con la mozione di allora intendevamo e intendiamo riproporre con forza questo problema: senza albero e senza forestazione non c'è vita.
Non si possono tenere in Piemonte circa 300 unità del Corpo forestale dello Stato in carenza dell'accordo di carattere generale che era previsto specificamente in alcune normative ministeriali attraverso una convenzione di utilizzo.
Questa convenzione venne preparata ma a tutt'oggi non mi risulta essere stata perfezionata. Il Ministro dell'Agricoltura, on. Marcora, aveva rifiutato di firmarla. La Regione, attraverso forme di convenzione anche locali, deve poter utilizzare quelle 300 unità, le loro esperienze ed i loro valori.
Il Gruppo socialista riproporrà il tema della forestazione montana collinare e di pianura poiché questo è stato il suo cavallo di battaglia e non intende rinunciarvi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Il Consigliere Viglione ha spaziato su problemi più ampi di quelli della forestazione e dei vivai. Mi limiterò a toccare il problema specifico che abbiamo sollevato con l'interrogazione, anche se trovo una certa contraddizione in alcune parole da lui dette quando da un lato dà atto all'Assessorato di aver fatto tutto bene e dall'altro fa della pesanti e notevoli critiche circa la mancanza di iniziativa e di attività in alcuni settori da tutti ritenuti molto importanti, come la forestazione e il verde in generale. Per quanto riguarda il problema specifico, do atto che la risposta data dall'Assessore è abbastanza completa ed obiettiva. Vorrei dire che eravamo stati sentiti in questi ultimi tempi su questa innovazione e su questa suddivisione dei compiti e avevamo dato tacitamente un certo assenso non ufficiale. Contavamo sulle affermazioni fatte dall'Assessore secondo le quali c'era accordo di fatto con il personale statale, più che con gli uffici regionali. Alla resa dei conti pare che questo accordo non fosse né reale né condiviso.
La suddivisione dei compiti alla luce delle norme del DPR n. 11/1972 e del DPR 616, mostra una discrepanza: infatti nel DPR 11/1972 è detto: "Il corpo forestale dello Stato, ferma restando la sua unitarietà di struttura di inquadramento e reclutamento, è impiegato dalle singole Regioni nell'ambito del rispettivo territorio, per l'esercizio delle funzioni trasferite con il presente decreto". Quindi parrebbe che il Corpo forestale debba essere utilizzato per le materie trasferite, anche quelle che abbiamo poi suddiviso. Indubbiamente un fondamento questo ricorso ce l'ha perch richiama l'unitarietà del Corpo e richiama le materie che dovrebbero essere gestite dal Corpo statale, materie che invece noi abbiamo diviso tra uffici statali e uffici periferici.
Questo personale indubbiamente è altamente qualificato e tutti ne riconosciamo la capacità, la competenza e la serietà. Tuttavia, viene a essere messo in condizioni di subalternità rispetto alle competenze più ampie che prima aveva: questo dobbiamo riconoscerlo.
L'Assessore si richiama a convenzioni non avvenute, perché non firmate o non andate avanti negli uffici vari, però cita anche possibili accordi.
Quindi, contrariamente a quanto dice l'Assessore, si deve comunque trovare un accordo con il Ministero per l'utilizzo del personale



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Ho detto che c'è la convenzione e che il Ministero è disposto a firmare con la sola Regione Piemonte.



CHIABRANDO Mauro

Però, questo contrasta con l'affermazione che hai fatto di attendere comunque, la sentenza del TAR.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Devono ritirare il ricorso.



CHIABRANDO Mauro

Credo che non si possa pretendere un ritiro, si ritira se si trova un accordo, una convenzione che soddisfi entrambe le parti. Un ritiro unilaterale e senza condizioni mi pare non sia possibile chiederlo.
E' un suggerimento che faccio alla Giunta perché questa vertenza, che interessa 250 o 300 persone, trovi soluzione.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Sono cinque persone...



CHIABRANDO Mauro

Questi sono capi, però dietro ai capi c'è altro personale statale che merita attenzione e che deve essere valorizzato.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo dell'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente", rendo noto che hanno chiesto congedo i Consiglieri Ariotti Carazzoni, Ferrero, Guasso, Martini, Moretti e Salerno.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

E' stato presentato il seguente progetto di legge: N. 203: "Adempimenti regionali per l'applicazione dell'articolo 2 e dell'articolo 3 del decreto legge 23 gennaio 1982, n. 9, convertito con modificazioni nella legge n. 94 del 25/3/1982", presentato dai Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio in data 7 aprile 1982.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 18 marzo 1982: "Proroga fino al 30 aprile 1982 dell'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno finanziario 1982 autorizzato con la legge regionale 21 gennaio 1982, n. 3".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 6 aprile 1982, in attuazione dell'articolo 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.
L'elenco delle medesime è allegato al processo verbale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola al Vice Presidente della Giunta regionale per una comunicazione sulla situazione del complesso Montefibre nel Vercellese.



SANLORENZO Dino, Vice Presidente della Giunta regionale

Desidero brevemente informare su una situazione di particolare gravità che si è venuta a determinare nella città di Vercelli, nella quale domani si avrà uno sciopero di 4 ore, in relazione al non felice esito delle trattative in corso fra la Montefibre, i sindacati nelle quali è intervenuta la Regione e il Comune di Vercelli tendenti in primo luogo a normalizzare la situazione conflittuale esistente all'interno della Montefibre di Vercelli e, in linea più generale, a dare una soluzione anche solo di prospettiva all'attività produttiva del complesso dello stabilimento.
Vorrei ricordare ai colleghi che si tratta della più grande azienda di Vercelli (qualcuno dice che è l'unica rimasta; non è così, tuttavia è il complesso più importante). Il fatto che sia completamente bloccato comporta che siano bloccate tutte le attività collegate alla Montefibre e questa chiusura ha ripercussioni anche sulla Chatillon.
Lo sciopero di domani è una forma di pressione certamente legittima che i lavoratori esercitano per ottenere risposte.
Credo però che se non c'è un'iniziativa politica della Giunta e di tutte le forze politiche del Consiglio regionale per ottenere una riunione a Roma, presso il Ministero dell'industria e delle partecipazioni statali tale da poter dare una risposta di prospettiva al futuro di quel grande stabilimento che viene minacciato di soppressione, ho l'impressione che le agitazioni continueranno e si esaspereranno per l'assenza di prospettiva oltre che per le forme di lotta che sono state scelte.
La mia richiesta è che oltre ai telegrammi che abbiamo indirizzato da parte mia in qualità di Assessore al lavoro e da parte del Presidente della Giunta a Spadolini, ci sia un impegno delle forze politiche presenti in Consiglio per stabilire la data dell'incontro romano; se ci fosse questo entro domani, questa notizia porterebbe un elemento di serenità alla città di Vercelli, ai lavoratori e alle forze politiche che a Vercelli stanno portando avanti una situazione estremamente difficile.
Scelgano le forze politiche la forma di esperienza più opportuna: un ordine del giorno oppure una pressione sul Governo perché venga fissata la data dell'incontro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Oltre alle informazioni date dal Vice Presidente della Giunta, desidero aggiungere che le ultimissime notizie confermano che, accanto alla decisione di chiusura del poliestere, stanotte è iniziata la chiusura tecnica del reparto acetato e stamattina i lavoratori hanno già trovato l'elenco delle sospensioni; per cui accanto al problema delle prospettive occupazionali, v'è anche un'emergenza data dal fatto che sono fallite le trattative volte ad evitare questo ultimo atto il quale, oltretutto contrasta con le stesse precedenti dichiarazioni dei dirigenti della Montefibre in ordine alle prospettive dell'impianto.
Il Gruppo comunista aderisce alla proposta formulata da Sanlorenzo aggiungendo che essa può concretizzarsi in un ordine del giorno e in un pronunciamento del Consiglio regionale. Proporremmo altresì di prevedere un intervento della Regione nei confronti Montefibre su questa parte dell'emergenza che, evidentemente, non richiede esami di strategia industriale e di investimenti circa prospettive occupazionali. Si tratta di rimuovere una situazione che ostacola la ripresa produttiva degli impianti non soggetti a richiesta di chiusura ed è originata, in particolare, dalla pretesa di Montefibre di una formalizzazione di parte sindacale della riunione del controllo delle merci attuato dai lavoratori all'esterno dello stabilimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

La situazione che ha espresso il Vice Presidente Sanlorenzo è certamente grave. Riteniamo che si debbano fare le sollecitazioni al Governo per un più puntuale interessamento e anche per un incontro nel più breve tempo possibile.
Non riteniamo che si debba votare un ordine del giorno. Riteniamo che i canali debbano sempre essere quelli istituzionali: quindi il Presidente della Giunta è la persona titolata a richiedere al Governo questo incontro con il Ministro dell'industria e ha la solidarietà del nostro Gruppo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame mozione relativa alle modifiche alla legge 482/1968 di riforma del collocamento obbligatorio in discussione alla Camera dei Deputati "Testo unificato del Comitato ristretto"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno: esame mozione relativa alle modifiche alla legge 482/1968 di riforma del collocamento obbligatorio in discussione alla Camera dei Deputati "Testo unificato del Comitato ristretto".
La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Incaricata dal nostro Gruppo ad intervenire a questo dibattito è la collega Bergoglio che è momentaneamente impegnata in un concorso. Prego la Presidenza del Consiglio di chiedere che venga sospesa la riunione del concorso in modo che la collega possa seguire gli interventi.



PRESIDENTE

Va bene. Sospendo brevemente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 10,45 riprende alle ore 10,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende. La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La discussione di questa mozione viene seguita da alcuni cittadini portatori di handicaps che, purtroppo, sono impossibilitati ad assistere dalla tribuna del pubblico a causa delle barriere architettoniche che ne impediscono l'accesso. Questo fatto deve farci meditare a partire dalle istituzioni e dall'aula del Consiglio regionale.
Questo è il primo problema da affrontare se vogliamo dare dei segnali positivi che pure in questi ultimi anni abbiamo già dato. La discussione di questa mozione avviene nell'ambito di una serie di iniziative portate avanti dalla Regione negli anni trascorsi, in particolare i piani CEE per l'inserimento nel lavoro degli handicappati. La Regione con un impegno importante e lodevole ha rinnovato nei mesi scorsi il programma e quella è stata l'occasione per una discussione importante tra i soggetti interessati e gli operatori.
Questa mozione si inquadra quindi all'interno di una operatività in atto nella Regione rispetto a questo problema. Abbiamo presentato questa mozione perché la revisione della legge n. 482 vada avanti in tempi celeri.
E' negativo il fatto che la Commissione parlamentare abbia impiegato un anno per mettere a punto un'ipotesi di testo unificato. Ma al di là dei tempi, la revisione della legge deve rispondere a criteri e ad esigenze maturati grazie ad iniziative, mobilitazioni e lotte che il movimento dei portatori di handicaps ha espresso con la collaborazione e l'esperienza degli operatori che operano nel settore.
Al Parlamento si chiedono scelte ben precise che permettano una reale possibilità di inserimento nel lavoro dei portatori di handicap perch proprio nel lavoro è la condizione indispensabile per togliere questi cittadini dallo stato di emarginazione.
Il portatore di handicap non deve essere visto come soggetto da proteggere e da assistere, ma come un potenziale lavoratore. A questo concetto deve ispirarsi la revisione della legge 482. La discussione di oggi è un momento importante di confronto tra la Regione e gli utenti, gli operatori e le esperienze maturate.
Parlare di inserimento nel lavoro dei portatori di handicap forse vuol dire andare contro corrente nel momento in cui assistiamo all'espulsione di forze lavoro dai cicli produttivi, nel momento in cui proprio i soggetti più deboli, gli invalidi, gli anziani e i portatori di handicap sono i primi ad essere espulsi perché ritenuti forza lavoro non produttiva. Ma, a volte è necessario e utile andare contro corrente, perché in questo modo si possono raccogliere le potenzialità, la ricchezza, le proposte che la società esprime e portare avanti quelle istanze che qualificano una società ed evitano la sclerosi delle istituzioni.
Prima di tutto è necessario rimuovere una considerazione diffusa: l'identificazione del portatore di handicap quale soggetto improduttivo quindi da sacrificare nei momenti di difficoltà come l'attuale.
Credo invece che con un collocamento mirato molti portatori di handicap possono esprimere una capacità lavorativa pari a quella degli altri lavoratori. Molti portatori di handicap fisici, inseriti in posti di lavoro in cui si richiedono capacità intellettive, esplicano appieno e pari a qualsiasi altro lavoratore le loro mansioni.
Ma questo è possibile nella misura in cui vi siano delle commissioni specifiche di sostegno a livello di USL che contemperino i problemi di valorizzazione professionale con l'idoneità del posto di lavoro appunto per arrivare a quel collocamento mirato che dicevo prima.
Il primo aspetto da affermare nella modifica della legge è appunto questo. Ci sembra inoltre importante affermare l'unificazione delle categorie, cioè valutare la capacità lavorativa del soggetto rispetto alle sue reali condizioni e non rispetto al tipo di minorazione, valutare la capacità lavorativa del soggetto in riferimento al possibile sbocco produttivo e all'inserimento lavorativo e non predeterminare una esclusione rispetto ad alcuni lavori.
E' pure importante separare il giudizio medico da quello professionale ed attitudinale. Non si possono usare come valutazioni della diminuita capacità lavorativa, le percentuali. Questo criterio non corrisponde alla realtà perché un soggetto con un'alta percentuale di invalidità a livello sanitario può esprimere appieno la sua capacità lavorativa.
Un altro aspetto che è necessario affermare rispetto al testo unificato è il superamento delle mansioni predeterminate. Se siamo convinti del concetto del collocamento mirato non è possibile predeterminare a livello centrale le mansioni. E' necessario avviare una formazione professionale che sia collegata alle reali possibilità e ai reali sbocchi occupazionali in determinate aree produttive in rapporto con la capacità del soggetto.
Del resto, la formazione professionale - e anche questo è un punto da affermare nel testo unificato - deve avvenire presso i normali centri di formazione professionale e non in centri appositi che sanno tanto di ghetti.
Infine, non si deve pensare all'incollocabilità lavorativa del soggetto. Vanno eliminati gli esoneri rispetto a determinate mansioni intanto perché gli handicappati che realmente non sono inseribili nel mondo del lavoro, non chiederanno certo di lavorare, ma chiederanno un'adeguata assistenza. Comunque la possibilità o meno di collocazione nel mondo del lavoro, dovrà essere stabilita dalle Commissioni competenti determinando le capacità e le potenzialità lavorative del soggetto, avviando un collocamento mirato. Con questa procedura di fatto si escludono le mansioni non idonee al soggetto.
L'elemento guida dovrà essere la capacità lavorativa del soggetto ed a questo si dovrà adeguare la formazione professionale e ricercare i posti di lavoro capaci di far esprimere dal soggetto la massima capacità lavorativa.
Vi è poi l'inaccettabilità del computo degli invalidi sul lavoro all'interno delle aliquote d'obbligo, perché questo di fatto, permette alle aziende un blocco rispetto alle assunzioni e di eludere l'obbligo di assunzione.
L'ultima questione che voglio toccare è quella degli aventi diritto.
All'interno di questa legge vanno escluse alcune categorie di cittadini socialmente disagiati non portatori di handicap. Mi riferisco alle vedove agli orfani, ai profughi. L'inserimento di queste categorie all'interno della legge 482 riformata creerà molta confusione perché questi cittadini socialmente disagiati debbono trovare posto all'interno del collocamento ordinario con dei punteggi aggiuntivi.
Queste indicazioni e queste proposte sono la condizione per sviluppare appieno l'impegno che la Regione si è assunta sia con il rinnovo dei piani CEE, sia con l'attenzione che dimostra di avere ai problemi che sono emersi. Importante sarà comunque l'operatività della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, il problema sollevato con la mozione presentata al Consiglio regionale è quello analiticamente descritto nel documento che vuole fare emergere il problema gravissimo degli handicappati. Fin dal lontano 1970 dibattiamo questi problemi, che abbiamo prima chiamato di minorazione, in seguito gli abbiamo dato indicazioni diverse: sostanzialmente handicap è la parola che più risponde a chi si trova in difficoltà fisiche per poter svolgere una vita normale nell'ambito della società civile, per le minorazioni che lo contraddistinguono.
Il nostro è un paese di invalidi. Sono 5 milioni, ai quali ne vanno aggiunti 500 mila per fatti calamitosi recenti. Di chi sia la responsabilità di tutto questo non andiamo a ricercarlo, perché questa ricerca darebbe luogo a lunghe discussioni. Cinque milioni e mezzo di invalidi corrispondono pressappoco alla forza lavoro dell'industria italiana che è di circa sei milioni di lavoratori nelle fabbriche.
Ritenete che siano tutti effettivamente degli invalidi? No, nessuno lo crede.
Abbiamo delle situazioni di assistenzialismo diffuso e generalizzato.
Chi pagherà questo assistenzialismo? In definitiva, saranno quelle stesse fasce di povertà di lavoratori a reddito fisso o di pensionati.
Ma il settore vero di invalidità dell'handicappato, di chi è in condizioni di non poter svolgere nella società civile una propria vita viene trattato allo stesso livello di quell'invalido che lamenta un soffio al cuore oppure un dolore che non gli permette di avere l'agilità di prima per cui compiacenze, complicità politiche determinano situazioni inaccettabili e questa fascia di handicappati non deve essere mescolata con l'esercito immane dei cinque milioni e mezzo che si è formato via via nel Paese sotto la spinta di determinate forze politiche.
Individuare il problema non vuol dire ghettizzare, come qualcuno ha detto. E' vero esattamente il contrario. La rappresentazione di questa situazione deve essere fatta specificamente attraverso la formazione professionale, l'inserimento di un modello di lavoro, il sostegno finanziario e un insieme di atti non assistenziali, ma tali da dare dignità a tutti gli uomini, qualunque condizione fisica essi abbiano. Quindi respingiamo l'inserimento di tutti quanti nel campo dell'invalidità civile che è una truffa, perché non è pensabile che un Paese abbia cinque milioni e mezzo di invalidi.
Credo che tutti conoscerete qualcuno che si trova in quella situazione e vi sarete resi conto di come sia truffaldino l'aver riconosciuto cinque milioni e mezzo di invalidi che in effetti non lo sono, e l'aver dimenticato questo problema che invece è reale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Il fenomeno degli handicappati nel nostro Paese ha un'importanza non indifferente e ha contribuito a determinare quella situazione economica che spinge il Presidente del Consiglio Spadolini a fare gli appelli alla televisione, come quello fatto in occasione dell'inaugurazione della Fiera campionaria di Milano.
Prendo la parola per correggere la cifra detta dal collega Viglione. Un giornalista degno di fede faceva un giorno questo paragone: in un Paese come l'Italia con 57 milioni di abitanti si pagano cinque milioni e 500 mila pensioni di invalidità; negli Stati Uniti d'America con 240 milioni di abitanti circa si pagano 780 mila pensioni di invalidità.
Quindi sottoscrivo a piene mani quello che diceva Viglione, tranne quando ha cercato maliziosamente, anche se non ha voluto entrare nella polemica, di lasciar credere che questa situazione è stata creata da chi ha governato l'Italia negli ultimi 30 anni e cioè la Democrazia Cristiana.
Sotto un certo aspetto è vero. E' vero che avendo la D.C. governato l'Italia con "Presidente del Consiglio e larga parte dei Ministri" avrebbe dovuto rifiutare ed opporsi di fronte a sempre ulteriori richieste e a che questo andazzo si determinasse.
Il meridione d'Italia rappresenta una zona in cui questo fenomeno patologico, è enorme. Un muratore siciliano l'altro giorno mi diceva che laggiù sono pochissimi quelli che non prendono la pensione d'invalidità.
Per un'azione politica seria e responsabile bisognerebbe proporre un meccanismo in virtù del quale siano invalidi i veri invalidi e vengano quindi trattati nella maniera di cui diceva Montefalchesi e di cui tutti gli italiani onesti chiedono.
Agli altri, se si deve dare una pensione, la si dia sotto un'altra forma. Paragoni del genere se ne potrebbero fare all'infinito. Un esempio lo abbiamo dagli scioperi dei giornalisti. Credete che i giornalisti siano pagati male? Un fattorino dalla Gazzetta del Popolo che è tra quelli che hanno contribuito a mandarla in malora prendeva uno stipendio di circa 1.300.000 lire al mese.
Voglio dire che ci sono dei lavoratori che per capacità e professionalità meriterebbero una retribuzione maggiore, ma allora in un giornale che necessita di 100 unità non dovrebbero essercene 300.
Per tornare al tema in discussione, che cosa bisognerebbe fare in questo Paese? Si dovrebbe azzerare la situazione di tutti gli invalidi e ricominciare da capo con azioni promozionali per quanto riguarda la retribuzione, per quanto riguarda la riabilitazione, per quanto riguarda l'avviamento al lavoro e una loro possibile responsabilizzazione altrimenti si fanno solo delle parole. Non bisogna fare delle diversificazioni sulle forze politiche. Tutte le forze politiche devono essere interessate, a cominciare dal Parlamento fino agli altri sottoresponsabili. Chi di voi nello svolgimento della propria funzione politica non si è sentito chiedere: "conosce il Direttore dell'INPS? Avrei bisogno di un favore".
Non c'è più moralità. Se vogliamo fare le cose seriamente, dobbiamo approvare un ordine del giorno in questo senso, altrimenti facciamo delle parole e non concludiamo niente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere signora Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Nel merito del problema che stiamo discutendo (a mio avviso frettolosamente, tra una cosa e l'altra, mentre un approfondimento e un'attenzione maggiore non guasterebbero), il Gruppo della D.C., per quanto già detto dal collega Borando, che intendo confermare, è del tutto d'accordo per l'importanza del problema e la serietà che le forze politiche devono dedicare.
Non è un problema unicamente limitato al solo aspetto del lavoro, ma riguarda la questione degli handicappati in generale così come viene affrontata e discussa in sede governativa e parlamentare e così come viene portata alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica, delle forze sociali e delle categorie interessate. E' anche un problema sindacale imprenditoriale, quindi ha dimensioni più vaste di quanto non possa apparire dalla mozione che il collega Montefalchesi ha illustrato.
Riteniamo che un problema di questo genere debba essere oggetto di un approfondimento ulteriore, possibilmente, in una prima fase in sede di commissione per definire una serie di questioni che restano aperte.
Un conto è parlare di collocamento di coloro che sono realmente invalidi, la cui invalidità è stata accertata in maniera corretta (quindi il problema interessa un numero di persone diverso dai 5 milioni e 500 mila).
Certamente è una cifra eccessiva rispetto al problema reale dell'invalidità presente nel nostro Paese. Non c'è ombra di dubbio che su questo la mozione è poco incisiva. Laddove, in ordine all'accertamento chiede che: "non sia lasciata esclusivamente al medico la valutazione del diritto al collocamento obbligatorio per non incrementare ulteriormente il fenomeno delle false invalidità", non ci pare questo il modo giusto per risolvere il problema.
Tra i firmatari della mozione c'è un medico, il quale dovrebbe aver presente più di altri colleghi non medici la reale funzione dell'accertamento.
Bisognerebbe inoltre, approfondire che cosa si intende per accertamento del grado di invalidità. Non credo che l'invalidità fisica e psichica, che quindi è legata al concetto di salute, possa essere accertata da chi non ha le capacità professionali di questo tipo di accertamento. Allora, chi meglio del medico potrebbe garantire? Non credo che si possano affiancare nella commissione di accertamento ai medici, un avvocato o un laureato in economia e commercio. Bisogna far sì che gli accertamenti siano seri e siano fatti da persone tecnicamente preparate e competenti per accertare la reale portata della diminuzione delle capacità fisiche o psichiche del soggetto. Dopo di che si dovranno avviare, a livello di collocamento, le procedure successive anche con l'intervento di altre persone, altri tecnici, altri esperti per rendere più agevole la fase di accesso al lavoro vero e proprio: l'assistente sociale per le sue competenze, lo psicologo per le sue competenze, e così via.
Il Consigliere Montefalchesi ritiene che la legge nazionale non pu predeterminare le mansioni possibili per gli handicappati e parla di un collocamento "mirato" in relazione alle capacità del soggetto da inserire.
Sotto un certo aspetto, queste osservazioni sono contraddittorie. A nostro avviso, il problema non è questo.
Bisogna ricercare le possibilità reali di collocamento e non dei falsi collocamenti che, dopo qualche settimana, finirebbero con l'abbandono del posto di lavoro da parte del soggetto inserito dietro invito a starsene a casa oppure come avviene in molte situazioni di fatto, il soggetto handicappato è lasciato nell'ambito dell'ambiente di lavoro senza nessuna mansione o senza nessuna possibilità reale di inserimento nell'attività lavorativa con una doppia mortificazione.
Credo che sia ancor più negativo un inserimento di questo genere perch il soggetto si trova esposto alla pubblica dichiarazione della sua inutilità. Credo che nessuno di noi voglia questo tipo di inserimento perché sarebbe una situazione intollerabile dal punto di vista umano e sociale.
Ritengo che la mozione debba essere ulteriormente approfondita e chiarita. Quando si dice che un sordo non può fare il telefonista non si discrimina nei confronti del soggetto, ma si dice una cosa ovvia e precisa e il soggetto stesso potrà svolgere un'infinità di altri lavori. E così potremmo esemplificare altri casi ed altre situazioni.
La genericità delle assunzioni legislative e la onnicomprensività degli handicaps rischiano di portare all'interno delle categorie che si vorrebbero privilegiare ulteriori discriminazioni che vanno a favore della scelta degli handicaps più facili da collocare o alla scelta di persone che, per ragioni varie, danno meno fastidio o creano minori problemi di inserimento.
Non credo che questa mozione possa determinare uno sbocco positivo di questa questione. Pertanto, occorre l'indicazione degli "schemi di accertamento", per cui ci sia la garanzia che gli accertamenti avvengano in relazione alla reale riduzione di capacità lavorativa e non in relazione a dichiarazioni generiche più o meno attendibili, il reale inserimento rispetto a concrete fasce produttive, che in questo momento non sono ancora individuate, ed infine, l'inserimento della questione degli handicappati fisici e psichici nel più generale problema del collocamento del lavoratore più debole.
Se è vero che i problemi delle vedove e degli orfani sono diversi dai problemi dei portatori di handicap è altrettanto vero che il principio che muove rispetto a una legislazione particolare in materia è di favorire il collocamento delle persone che per ragioni diverse hanno una maggiore difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro, sia in relazione agli handicaps fisici o psichici, sia in relazione alla situazione sociale e personale nella quale per varie ragioni si sono venuti a trovare.
Condividiamo lo spirito di una mozione volta a favorire realmente il collocamento del lavoratore handicappato nell'ambito del lavoro stimolando i competenti organi parlamentari e di governo a fare la loro parte ed assumendoci la nostra responsabilità politica per le iniziative che già attualmente si potrebbero fare nella nostra Regione e che forse non sono state tutte fatte.
E' opportuno un approfondito esame della questione, per il quale propongo la sede della V Commissione, magari anche con una rappresentanza degli interessati al problema, per discutere più nel dettaglio queste questioni, in modo che la mozione che andremo a votare sia più rispondente alle dimensioni dei problemi che intendiamo risolvere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, signori Consiglieri, la discussione nell'aula consiliare sUl problema degli handicappati e la presentazione della mozione devono avere un profondo significato sia perché si riferiscono a una categoria di cittadini a cui va posta attenzione e per contribuire ad una loro giusta collocazione all'interno della società civile, sia perch dobbiamo compiere uno sforzo in direzione di questi problemi. La mozione presentata compie questo sforzo.
Certo se questo dibattito dovesse prolungare i tempi parlamentari faremmo un cattivo servizio a questi cittadini ed anche agli sforzi compiuti in questa direzione negli ultimi anni.
Questi cittadini chiedono di non essere considerati diversi, di non essere emarginati nella società e rivendicano il diritto a dare il loro contributo lavorativo all'interno dell'ap.parato produttivo del nostro Paese.
Le iniziative che la Regione Piemonte ha promosso in questi anni hanno sollecitato l'attenzione della società civile attorno a queste problematiche. Dobbiamo cercare di non vanificare le attività e l'attenzione che siamo riusciti a creare attorno a questo problema.
Credo di poter dichiarare la nostra disponibilità a ridiscutere e a revisionare sulla base del dibattito che si sta svolgendo, la mozione presentata. Avrei qualche perplessità sulla metodologia proposta dalla signora Bergoglio che ci porterebbe troppo in là nel tempo, mentre c'è l'esigenza di intervenire immediatamente in sede parlamentare per ottenere le modifiche alla legge 482 in tempi rapidissimi. Potremmo partire dalla valutazione che la IV Commissione fece nell'incontro con gli operatori e le organizzazioni sindacali in ordine al piano CEE. Da questo punto di vista credo che il materiale sia sufficiente per definire, al termine di questa seduta, un testo tale che possa avere l'approvazione unanime del Consiglio regionale e possa rappresentare uno stimolo al dibattito parlamentare.
Questo è lo spirito che portiamo alla discussione su questa mozione.
Non è soltanto un atto dovuto a una categoria di cittadini bisognosa di attenzione, ma è un impegno costante della Regione Piemonte per riuscire a dare uno sbocco positivo alle esperienze fatte in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, condivido molte argomentazioni trattate dai colleghi che mi hanno preceduto.
Abbiamo la conferma che su questo problema così importante per una società moderna e civile non sono consentite delle cadute di tensione, ma che vi deve essere sempre, in ogni momento, in ogni circostanza una solidarietà attenta e una attenzione particolare da parte degli organi politici e di coloro che sono deputati allo svolgimento di funzioni legislative che in modo determinante incidono sulle strutture sociali del nostro paese.
Quando, nelle scorse settimane, avemmo incontri con le rappresentanze degli handicappati, aderimmo a che sollecitamente il Consiglio regionale fosse investito di questo problema e desse il suo contributo come uno degli enti che, unitamente ad altri enti pubblici e in concorso con lo Stato debbono approntare provvedimenti che consentano davvero di dare delle soluzioni a questo problema.
Il dibattito su questa mozione avviene mentre stiamo definendo il piano socio-assistenziale, quindi condivido l'opinione di chi diceva che non si è avuta la possibilità di prepararlo nel modo migliore. Non bastano i momenti celebrativi come quello dell'anno dedicato all'handicappato, ma occorre una continuità di intervento e di attenzione che, a fianco di momenti particolari per richiamare l'opinione pubblica sul problema, serva a dare un seguito con iniziative concrete e attivabili, cioè farsi carico in modo operativo delle questioni.
E' stata anche richiamata la necessità di un atteggiamento serio responsabile, civile e non pietistico e mi pare che i contenuti della mozione vadano in questa direzione. Siamo d'accordo su quelle parti della mozione che sottolineano l'importanza di una impostazione della legge che eviti gli inconvenienti, gli abusi, già ricordati dai colleghi Viglione e Borando.
La mozione vuole essere un sollecito al Parlamento perché addivenga in tempi brevi alla definizione delle modifiche legislative che tengano conto del nuovo modo di intendere il problema e che non partano da concezioni veramente assistenziali e pietistiche.
Per i correttivi: la mozione potrebbe essere valutata dai Capigruppo e dalla Giunta per un pronunciamento unanime del Consiglio, anziché rinviata in Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salvetti.



SALVETTI Giorgio

Signor Presidente, egregi colleghi, credo di non essere fra quelli in questo Consiglio regionale che, di fronte ad espressioni di partecipazione sia aduso a prendere la parola. E non avrei neanche parlato oggi, perch aveva già parlato per il Gruppo socialista il nostro Capogruppo, senonch sono stato tirato in causa sotto l'aspetto della sprovvedutezza personale oltre che amministrativa, nell'aver sottoscritto la mozione coi colleghi Montefalchesi, Reburdo, Avondo.
Credo che la collega Bergoglio, che è autorevole rappresentante della V Commissione, avrà letto Laing o avrà letto Basaglia sull'"Io diviso".
Ebbene, non ci sta l'"io diviso" fra il Consigliere Salvetti e il medico e a ragion veduta, la sottoscrizione è pertinente e negatrice dell'una e dell'altra espressione della propria individualità operativa.
Che cosa c'è scritto, collega Bergoglio, nella mozione? Non facciamo il polverone sullo specifico.
La Provincia di Torino, che "ante Regione" ho avuto l'onore di rappresentare, aveva fatto delle scelte opzionali alternative su questo terreno, con delle scelte economiche e sociali nell'ambito del suo bilancio, cosa che non si realizza negli Enti locali. E' un'azione di sollecitazione di un provvedimento che è in itinere al Parlamento.
Gli individui portatori di handicap hanno sì un'emergenza biologica negativa, ma non hanno un'emergenza culturale della loro personalità, che non è scissa per essere in qualche modo portatori di una minorazione funzionale rispetto all'equilibrio biologico.
Quando si parla di fasce di collocazione al lavoro di handicappati si intende quel tessuto di handicappati, il cui livello-soglia basale di funzioni operative residue può essere riequilibrato da un intervento che ha una funzione di inserimento nella collettività di lavoro e integra l'apporto terapeutico con un fatto di autotrazione endogena.
"Icard è morto nel 1700..." - "Allora, nella Francia meridionale i moti del ragazzo selvaggio? ...". La storia che ha legittimato il tempo. Sono venuti i Maxwell, gli Orwell, sono venuti quelli che hanno dimostrato su basi scientifiche che ciò è possibile. Bisognerebbe discutere a lungo su cosa vuol dire stato di invalidità e stato di inabilità. 1L discorso lo faranno penso quelli della Commissione che, pur non essendo medici, hanno affrontato questo problema. Non si può assolutamente non vedere che cosa si diceva in questa proposta di mozione.
Innanzitutto, si parlava di un collocamento che poteva sembrare speciale, ma non lo era; era specifico. Quando si parla di handicappati nella scuola, non parliamo di speciale o differenziale, ma di provvedimenti specifici nei loro contenuti che, semmai, mettono in movimento un processo di integrazione e non sottraggono il fenomeno che ho visto ancora emergere nell'ascetismo di solidarietà.
L'ascetismo di solidarietà è un moto dell'anima del tutto volontario ma non dimentichiamo che intorno ad esso non può mascherarsi la vera realtà ed il vero contenuto del problema. Quando si parlava di unificazione di categorie si pensava al concetto di quella che è la funzione o la possibilità vicariante rispetto all'aspetto professionale; quando si parlava dell'accertamento, si diceva che bisogna vederlo non soltanto come un fatto di accertamento dell'emergenza biologica, ma di tutto quel complesso interdisciplinare e multiforme che attiene alla sfera della ricomposizione strutturale e del riconoscimento reale della personalità del soggetto portatore di handicap. Non è una questione solo semantica, è una questione di strutturazione di alcuni concetti fondamentali che sono andati avanti nel tempo; sono fenomeni culturali che dovrebbero già avere permeato la vita e l'apporto del Consigliere, regionale.
Non credo che ci sia stata difformità nel comportamento rispetto alla struttura della propria rappresentatività di Consigliere e del cittadino che ha un'esperienza medica nell'avere sottoscritto questo documento.
Quando si parla di sottolineare l'apporto degli invalidi, in genere si pensa già a un terreno di minus valenza. Non è solo questione di non poter far fare il centralinista al sordo, a prescindere poi dal discorso sul settore delle ipocusie e delle paracusie parafoniche all'interno delle cabine di recezione per poter discutere intorno a questo argomento.
Potremmo per un confronto più serrato avere anche dei documenti intorno ai quali discutere.
La fiscalizzazione generalizzata non ha risolto il problema del sostegno finanziario. Esistono discriminazione e meccanismi elusivi. Non si prevede in nessun modo all'interno della legge di riforma la non collocabilità del soggetto, sia per le invalidità avvenute successivamente sia per quelle categorie che devono giustamente riportarsi a un collocamento normale. Seminai, sono titoli acquisiti, non è il loro stato né fisico, né psichico, né psicologico, né psicodinamico, n interrelazionale a determinare questi fatti.
Certo, noi siamo tra quelli che dicono che il portatore di handicap ha determinato spesse volte delle strategie nuove all'interno dei Gruppi, fra i normali. Gli ultimi dati occupazionali in Piemonte, la recessione ci fanno pensare quale sia la situazione oggi, ancora peggiore di ieri rispetto a questo problema. Ecco perché ci siamo preoccupati rispetto a uno specifico provvedimento che giace in Parlamento. Le riforme si fanno facendo anche funzionare le istituzioni. Era questo lo specifico, del nostro apporto: un momento di individuazione di una fase hic et nunc collega Bergolio. Non si può fare il polverone per non dare questo tipo di apporto. Rispetto sempre l'interlocutore, sia che faccia parte dell'esecutivo, anche quando ci possono essere valutazioni diverse, sia esso appartenente all'opposizione. Si pretende di non mascherare la realtà del problema che ci sta di fronte. Allargare il discorso, entrando nella dinamica del problema e della questione in se stessa, mancheremmo, in queste ore, a quell'azione di pressione del Consiglio regionale che vada nella direzione di sollecitare il provvedimento.
Forse è la mancanza di stimolo che, spesse volte, la comunità di coloro che hanno gli handicaps trovano per la loro emarginazione reale. Questo discorso si fa quando c'è una particolare condizione partecipativa, magari se ne poteva discutere anche prima.
Vogliamo semplicemente un processo che possiamo definire di normalizzazione. Il nostro intendimento era di considerare che sono soggetti che possono avere un'emergenza biologica. Guai a noi essere ancora succubi dei processi di emarginazione, di depauperizzazione culturale all'interno del quale riemerge la diversità del biologico. Dobbiamo superare questo, dobbiamo dare a queste categorie di cittadini le opportunità per superare in condizioni difficili questi problemi.
Collega Bergoglio, non siamo più ai tempi della rivoluzione francese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo dibattito sta facendo emergere spunti interessanti ed anche qualche asprezza e non vorrei essere né arbitro né interprete di queste asprezze che probabilmente sono derivate dal fatto che l'argomento è troppo propositivo e troppo politicamente significativo e insieme è troppo descrittivo. Probabilmente, si ha difficoltà a capire quando un discorso generale tende a sfuggire allo specifico e quando lo specifico tende a coinvolgere il generale. Mi sembra un vizio di metodo.
Venendo all'intervento, permettetemi di fare una brevissima digressione, che è l'esame della cornice di questo quadro, alla quale ci ha riportati con la consueta foga, ma con qualche liberalità di linguaggio anche di tipo storico il collega Capogruppo socialista, quando ha chiamato il fenomeno "curioso" e lo ha politicamente e moralmente stigmatizzato: "l'assistenza nel nostro paese".
Il collega Borando da buon cattolico, ha auspicato un miracolo di massa con tre o quattro milioni di ciechi che vedono, di sordi che sentono, di paralitici che camminano. Noi ci auguriamo la beatificazione del Consigliere Borando, anche perché probabilmente in qualche cenacolo del futuro noi saremo alla sua destra e in qualche misura ci saremo assicurati le vie del cielo! Ma pensiamo che non sia così.
Non pensiamo che il problema dell'assistenza del nostro Paese sia riducibile ad un fatto di tipo moralistico o politico. E' un fatto puramente storico.
Quando le forze politiche di questo paese se ne renderanno conto evidentemente, avranno dimostrato tutte insieme di aver fatto un salto di qualità nella grossolanità, o meglio, nella grossezza con cui affrontano questa problematica.
Noi siamo stati abituati a scuola, fino dalla terza elementare, a leggere la storia dell'uomo come la storia del potere. Abbiamo letto come Tizio conquistava il potere e come il potere di Tizio veniva sostituito dal potere di Sempronio.
Ci sono però tante altre storie dell'uomo che non abbiamo imparato sulle quali non ci sono libri per aiutarci a capire. Queste riflessioni ci portano a considerare che c'è una storia molto importante: la storia del lavoro, ossia la capacità dell'uomo di liberare sempre più persone da settori di lavoro altamente pesanti e di andare verso settori di lavoro nuovi che di volta in volta l'uomo inventa. Così è passato dalla caccia alla pastorizia, dalla pastorizia all'agricoltura e dall'agricoltura al settore terziario.
Nell'800 il nostro Paese è passato da una realtà pre-agricola ad una realtà preindustriale, con qualche difficoltà a inventare e ad occupare spazi nuovi. Sarebbe bene non ridurre il problema dell'assistenzialismo del nostro Paese alla capacità della D.C. a gestire i voti e alla incapacità del P.S.I. ad essere concorrenziale su questo fenomeno.
Chiedo alle forze politiche preparate su questi argomenti di spiegarci questi fenomeni in termini meno grossolani perché qui siamo in un'aula rappresentativa di cinque milioni di individui e non siamo in un cral paesano.
Negli ultimi secoli di esistenza l'incapacità del nostro Paese che è marginale sul piano culturale e dell'aggiornamento tecnologico alla società industriale europea è nel non riuscire a coprire in tempi utili gli spazi e questo ritardo è di questi giorni. In passato non c'erano i socialisti del Sud o i democristiani del Nord ad occupare l'Etiopia per evitare che qualche centinaia di milioni di "non occupati" premessero verso le fabbriche o verso i campi dai quali erano stati espulsi e fossero mandati sulle sabbie dell'Africa. Né erano i liberali della Sicilia. Ma è probabile che i liberali in Sicilia facciano queste cose, visto che abbiamo un Consigliere regionale e che contiamo qualcosa. Probabilmente anche lì qualche lettera per il Presidente dell'INPS arriva! E' un'argomentazione che una tantum dovrebbe servire a ricordare il perché di certe collocazioni, di certe ipotesi di maggioranza, di certe strategie di certi partiti.
Non si dovrebbe parlare soltanto di invalidi, ma di ceti produttivi assistiti. Non è un problema etico e moralistico quello che investe i coltivatori diretti della montagna, ma è un problema politico di cultura industriale. Quando diciamo che non crediamo in queste forze politiche o in questa maggioranza perché non le riteniamo efficienti nel loro impegno ad acquisire la moderna realtà industriale, non ci riferiamo soltanto alla realtà del 1982, che è quella di non essere conservatori ma liberali.
Dobbiamo renderci conto che la storia del mondo del lavoro è una storia di aree di lavoro che tengono sempre minori occupati e, se gestite intelligentemente, producono aree di occupazione sempre maggiori. Le rivoluzioni industriali del lavoro hanno prodotto l'impoverimento apparente dei mercati del lavoro precedenti e la liberazione di nuovi mercati di lavoro più produttivi.
Questo in Italia non è avvenuto. E' un problema di arretratezza culturale del Paese in generale.
E' normale che l'assistenzialismo sia necessario, comunque si collochi proprio in quelle aree del Sud che rispetto al processo culturale sono state emarginate. Riflettiamo su questo. Quando ci contrastiamo l'un l'altro nel ritenere che certe forze politiche e certe maggioranze abbiano difficoltà a gestire una moderna società industriale è perché le vediamo soprattutto impegnate a difendere aree di occupazione, di privilegio e di reddito fisso.
Le situazioni di assistenzialismo compatente o di assistenzialismo di altro genere, non si risolvono con polemiche di tipo moralistico, che servono solo a fare colore, ma si risolvono con l'approfondimento della tematica e della nostra capacità di conoscere e affrontare i problemi.
Sul merito mi rimetto alle considerazioni che hanno fatto altri colleghi. Dell'intervento del collega socialista ho apprezzato il fatto che non gradisca la terminologia su questi problemi.
Il concetto che l'handicap sia comunque un ritardo, qualche cosa per cui un cittadino è indietro rispetto ad un altro, anche se serve a descrivere un fenomeno perché entrato nel linguaggio comune, è sempre sviante e fuorviante nei vostri discorsi.
Il collega Salvetti converrà con me che in luogo di handicap si dovrebbe passare al concetto di invalidità nel senso di riconoscimento al cittadino di un'inattitudine specifica e non generalizzata. Probabilmente dovremo fare la rivoluzione copernicana di tutta questa vicenda.
Nei confronti di questi cittadini e di questi problemi la V Commissione ha speso pomeriggi di dibattiti. Sono stati portati degli emendamenti, di cui non diciamo la paternità, che hanno cercato di togliere il diritto costituzionale al lavoro. La Costituzione italiana nell'affermare che la nostra è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, individua un valore della personalità oltre che dell'istituzione nazionale. Su questo tema non ci sono molte parole da spendere per dire che il Consiglio regionale è interamente schierato nel cercare di perseguire questi obiettivi.
Il collega Viglione osservava che il dibattito deve servire a "far emergere il problema" - e questa osservazione mi sembra pleonastica - e che il documento è analiticamente descrittivo.
Sono fra quelli che ritengono che la funzione legislativa in uno stato delle autonomie, se pure formalmente compete a un soggetto, funzionalmente compete alla collettività dei cittadini e alla pluralità dei soggetti istituzionali sul territorio. Siccome questa mozione non si pone soltanto come momento di promozione ma anche come intervento concreto e di dettaglio nelle indicazioni che daranno i parlamentari, richiede sul piano istituzionale una altrettanta attenzione di tipo procedurale nel processo decisionale e legislativo.
Come abbiamo sempre rifiutato di essere succubi della volontà legislativa nazionale, così, nel momento in cui ci facciamo stimolatori nei tempi e promotori nei contenuti, ci pare che questi contenuti e questi dettagli debbano avere da parte del Consiglio un'attenzione e una riflessione particolare, anche nei tempi formali e procedurali della Commissione o della conferenza dei Capigruppo.
A nome del Gruppo ringrazio i proponenti che hanno portato questo importante problema che ci ha dato modo di riflettere su questi argomenti e ci dichiariamo completamente concordi nella finalità, nei tempi e nei metodi. Ci trova altrettanto consenzienti la proposta della D.C.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Nel presentare questa mozione, sapevamo di toccare un argomento che avrebbe suscitato la discussione e il confronto tra le forze politiche e sapevamo, anche, che la nostra posizione era focalizzata essenzialmente e fondamentalmente sul collocamento obbligatorio. Ci rendiamo conto della parzialità della proposta, ma anche della sua centralità e della sua importanza. Noi sosteniamo il diritto al lavoro come sosteniamo il diritto alla vita. Non credo sia il caso di entrare nello specifico delle questioni sollevate.
La mozione è importante come fatto politico di pressione sul Parlamento, dove un Comitato ristretto ha in corso questa discussione. E' un fatto di grande rilevanza politica. La Giunta, dopo l'approvazione di questa mozione, dovrebbe farsi carico di collegare le altre Regioni in ordine a questi problemi, proprio per dare una pregnanza complessiva e più rappresentativa all'iniziativa.
E' importante ricercare il massimo delle convergenze su questa mozione.
Credo che la divisione tra handicap e mansioni da svolgere debba e possa essere superata sulla base dell'esperienza importante che la Regione ha portato avanti, con lo inserimento degli handicappati nel campo della formazione professionale. Nella mia qualità di responsabile di un'organizzazione impegnata nell'inserimento degli handicappati nella formazione professionale, ho potuto acquisire una serie di elementi che mi portano a dire che è possibile ed essenziale superare il tema delle mansioni predeterminate ed affrontare in modo esplicito e puntuale l'obiettivo dello sbocco professionale all'interno di progetti mirati superando il fatto di giudicare l'handicap soltanto dal punto di vista medico.
E' opportuno operare in direzione del collocamento mirato che rispetti il grado di professionalità, che colleghi le reali capacità degli aventi diritto agli sbocchi occupazionali in aree produttive idonee.
Queste esigenze, secondo noi, possono essere soddisfatte da una Commissione specifica che operi a livello di USL. che valuti in modo particolare la professionalità, l'idoneità al posto di lavoro, superando il giudizio medico. Questa esperienza si è sviluppata in questi anni e questa innovazione richiede il suo recepimento a livello nazionale. E' importante sottolineare che la formazione professionale deve avvenire presso i normali centri di formazione professionale e deve avere uno stretto rapporto con gli ambienti di lavoro, attraverso contratti di formazione e di lavoro.
In sostanza, non vorremmo una prefabbricazione delle qualifiche, ma una valutazione complessiva degli elementi inseriti.
Ci auguriamo che a conclusione di questa seduta si possa ottenere il massimo delle convergenze e l'approvazione della mozione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

L' utilità di questa mozione non è solo determinata dal suo alto livello morale, ma dalla sua tempestività in quanto affronta un problema che ha una sua validità di dibattito in questo momento nel quale è ancora possibile intervenire sulle modifiche alla legge 482. Non sempre riusciamo a sviluppare dei dibattiti che abbiano dei riferimenti precisi e puntuali e quindi a coordinare le nostre iniziative con i lavori del Parlamento. Se arriviamo ad una decisione su questa questione, realizziamo un collegamento necessario, utile ed indispensabile in questo momento.
La mozione ha un significato generale essenziale: il diritto al lavoro più che il diritto all'assistenza.
Non perché non ci siano problemi di assistenza collegati ai portatori di handicap e non indulgo neanche per un minuto a polemizzare su come è stata gestita in Italia l'assistenza in trent'anni, sul numero degli invalidi, sul rapporto Nord-Sud, sulla presenza delle nostre province di ingenti categorie di persone che invalide non sono, sullo sperpero di denaro pubblico, sull'assistenzialismo, sul clientelismo e via di questo passo. Voglio invece sottolineare la filosofia della mozione che è quella di considerare prima di tutto il lavoro come valore che per coloro che sono portatori di handicaps è ancora maggiore.
Tutti hanno diritto al lavoro, ma di più importatori di handicaps che più degli altri vengono esclusi dall'esercizio del lavoro. Purtroppo stiamo discutendo questa mozione in un'epoca di espansione dei costi di lavoro e in un'epoca di restringimento delle occasioni di lavoro.
La mozione è coerente con il discorso che qui stiamo facendo di uscire dalla crisi con lo sviluppo dell'occupazione, infatti non insiste su come assistere di più e meglio nuove categorie di cittadini. Questi cittadini chiedono il diritto al lavoro nella direzione verso cui si ispira il piano di sviluppo regionale.
Dobbiamo essere consapevoli che avremo una conflittualità crescente nell'esercizio di questo diritto: da un lato la necessità di una riforma che crei le condizioni perché questo diritto sia esaudito, dall'altro condizioni sempre meno facili per acquisire questo diritto. E' ormai accertato che i Paesi industrializzati, non soltanto l'Italia, avranno nel 1982 e nel 1983 problemi di occupazione crescente: 15 milioni dì disoccupati nella Comunità Economica Europea: 10 milioni sono attualmente esistenti negli Stati Uniti.
Ragion per cui non dobbiamo fermarci all'approvazione della mozione ma dobbiamo assumere questo problema in modo permanente. Non è nemmeno detto che la difficoltà di creare nuovi posti di lavoro sia un ostacolo invalicabile alla possibilità di trovare quei posti di lavoro per portatori di handicap, se c'è un collegamento fra i posti di lavoro ancora disponibili, la specializzazione professionale, persino l'attitudine a certi lavori che i portatori di handicap manifestano più di altri. Dobbiamo realizzare questo collegamento, ma per fare questo bisogna distinguere le categorie. Nella mozione è indicata la necessità di non accomunare tutto nello stesso listone (vedove, orfani di guerra, portatori di handicap ).
Queste distinzioni vanno fatte nella legge e indicate con estrema precisione se vogliamo fare una riforma che tenga conto di tutte le esperienze.
Propongo che la mozione venga esaminata dai Gruppi e votata nella giornata di oggi. Se venisse invece rinviata in Commissione, la sua efficacia politica verrebbe estremamente ridotta.
Poiché condivido la struttura fondamentale del documento e la sua ispirazione ideale, culturale, morale e politica e la sua coerenza con gli obiettivi generali che la Giunta si prefigge con il Piano di sviluppo, la validità e l'efficacia del Piano di sviluppo, che è ancora da discutere viene aumentata se tutto questo viene deciso nella giornata di oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fassio.



FASSIO Luigia

Ho letto con attenzione la ;nozione che ritengo assai importante ed interessante della quale però mi permetto di sottolineare qualche punto.
Ritengo doveroso, così come è stato richiesto dai colleghi Bergoglio e Marchini, data l'importanza e la serietà dell'argomento, passare la mozione all'esame della V Commissione perché forse non concretizza sufficientemente determinate iniziative nei confronti di queste persone.
Certo, il diritto al lavoro è sacrosanto e anche il Consigliere Marchini ha richiamato la Costituzione che afferma che: "la Repubblica italiana si fonda sul lavoro".



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Veramente adesso si fonda sulla Cassa integrazione.



FASSIO Luigia

Questa considerazione è valida per altri aspetti.
Prendo lo spunto da queste due affermazioni per dire che non ci preoccupiamo di tutti gli uomini ricercando le attitudini. C'è chi ha attitudine a fare il medico, chi ha attitudine a fare il coltivatore diretto (professione molto bella e a me molto cara) c'è chi ha attitudine a fare l'artigiano. Il discorso ha un carattere generale e il compito del legislatore è di dare a tutti i cittadini il diritto della ricerca dell'attitudine dello svolgimento della propria attività lavorativa.
Secondo il mio punto di vista dovremmo inserire nella mozione questo aspetto in modo più concreto, anche se già vi è contenuto ma in modo sfumato. Presso l'amministrazione comunale di Asti, sono stati assunti dieci handicappati che svolgono mansioni in modo perfetto e sono valutati alla pari con gli altri. E' un discorso che va rivolto alle famiglie, alla scuola sin dagli anni delle elementari. Nella città di Asti c'è lo IAL che svolge questo particolare compito ma non è ancora sufficiente perché non c'é questa ricerca dell'attitudine del soggetto, indipendentemente dalle facoltà fisiche o psichiche.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'assistenza

Approfitto di questa occasione che vede la presenza dei diretti interessati, per quanto a questo tema è interessata tutta la società essendo il collocamento al lavoro di portatori di handicap problema di tutti, per riproporre una richiesta che già avevo fatto.
I portatori di handicap sono spesso presenti alle riunioni che l'Assessorato all'assistenza tiene anche in questo palazzo e solo l'Assessore all'assistenza constata il disagio degli stessi ad accedere a questo palazzo che sembra un monumento alle barriere architettoniche.
Da oltre un anno, ho fatto richiesta al Presidente del Consiglio perch elimini tali barriere affinché i portatori di handicap possano accedervi con autonomia ed autosufficienza superando umiliazioni pesanti per dover ricorrere all'aiuto altrui per accedere in un palazzo che dovrebbe essere di vetro e aperto a tutti.
Questo è avvenuto per il palazzo della Giunta, il Presidente del Consiglio ha sentito il parere dell'architetto, Consigliere Picco.
Obiettivamente ci sono delle difficoltà. Ho proposto un ulteriore studio.
La presenza degli interessati è anche un sollecito in questo senso e questo può diventare un simbolo della volontà politica della Regione Piemonte di andare verso la normalizzazione che giustamente è stata richiamata.
Non riprendo gli argomenti trattati da altri colleghi opportunamente e con particolare passione, dal Consigliere Salvetti. Ricordo soltanto lo scandalo delle pensioni di invalidità.
Approvo la proposta che il giudizio non deve essere affidato ad una sola persona perché queste decisioni influiscono sull'intera vita di molte persone. Molte sono le pensioni di invalidità date a chi non è invalido surrogato di un'assistenza economica e, in alcuni casi, surrogato della poca voglia di lavorare, mentre non vengono date a molti che invalidi lo sono veramente. Questo influisce sull'inserimento nel lavoro e sul fatto che persone bisognose di pensione di invalidità non riescono ad ottenerla.
Ci sono soggetti con una invalidità al 100% che vogliono e che debbono lavorare perché la pensione civile è così bassa che è ritenuta da fame. E' noto che il portatore di handicap vive con una certa sicurezza fintantoch i genitori sono in grado di mantenerlo. E' un fatto angoscioso sia per i genitori sia per il soggetto portatore di handicap.
Ci sono soggetti invalidi al 100% che hanno conseguito un diploma o una laurea ma che non hanno possibilità di accedere al mondo del lavoro.
Questa proposta trova la Giunta perfettamente d'accordo in tutti i punti essenziali soprattutto per quanto riguarda la professionalità, perch non si capisce perché un cieco possa fare soltanto il centralinista telefonico o il rivenditore di giornali. Quale svantaggio avrebbe la società se un cieco facesse l'avvocato, il medico, il professore? Non bisogna giudicare in base all'handicap escludendo determinate categorie e discriminando come avviene per esempio, per gli psichici, mentre va giustamente considerata la professionalità.
Questa mozione rientra negli intendimenti e nelle linee programmatiche della Giunta che ha anticipato le linee nazionali nel senso che già il piano CEE ha avviato più di cento interventi diretti nel lavoro, duecento nell'attività professionale, circa cento nelle cooperative di lavoro. Su questa linea la Giunta intende procedere. Abbiamo buone speranze che la CEE rifinanzi il progetto. L'art. 6 del progetto di legge 54 oggi in discussione, che prevede l'inserimento lavorativo, è decisamente anticipatorio e progressista, nei limiti consentiti alla Regione e colma lacune nazionali. Da oltre 14 anni aspettiamo una legge di modifica della legge 482. Propongo, per queste ragioni, come giustamente diceva l'Assessore al lavoro Sanlorenzo, di votare la mozione oggi stesso e che la Regione si faccia promotrice di questa azione alla conferenza dei Presidenti delle Regioni il 28 aprile ne ottenga in quella sede l'avallo e l'adesione delle altre Regioni, per influire direttamente sul comitato ristretto della Commissione al lavoro e per apportare le modifiche necessarie alla legge 482.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

Ringrazio tutti gli intervenuti al dibattito.
L'Assessore Cernetti propone di mettere subito in votazione la mozione mentre qualche Gruppo propone di votare nel pomeriggio per raggiungere una formulazione unitaria del documento. Questo sarebbe opportuno per una maggiore incidenza in sede di Parlamento.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Crediamo che nella giornata di oggi sia possibile sciogliere questo nodo con voto.
Il documento presentato, a nome del Gruppo, dal compagno Salvetti, non è una mozione rigida nel senso della parola, ma è una mozione disponibile al confronto che abbiamo operato in quest'aula.
Nella giornata di oggi i presentatori potranno ritrovarsi anche con gli altri Gruppi presenti in Consiglio per dare luogo a una mozione unitaria il problema sostanzialmente lo merita.
Non condivido l'opinione secondo cui il dibattito è stato affrettato.
Ritengo invece che esso sia stato fatto in modo approfondito e che sia stato arricchito di molti dati, il compagno Salvetti, che ha trattato con competenza l'argomento e che è stato uno dei protagonisti di questa vicenda, cercherà di raggiungere con le altre forze politiche questo risultato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Concordiamo pienamente con la proposta del compagno Viglione di rivederci nel pomeriggio per discutere nel merito e votare entro questa sera la mozione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa se intervengo successivamente ai lavori, ma debbo esprimere un giudizio non positivo su questa mozione. Quando ho detto che sugli aspetti normativi ci voleva tutta la prudenza e la capacità di valutazione che ci vuole per l'attività normativa della Regione, intendevo riferirmi agli strumenti tipici dell'attività normativa.
Non sono più capace a decidere in una seduta di Capigruppo o di esperti che in quest'aula. Il problema è un altro. In Commissione ci si avvale di valutazioni esterne, di riflessioni, di consultazioni, ovviamente in tempi rapidissimi. Questo non è trasferire in un'altra sede una decisione che comunque compete alla capacità di valutazione dei Consiglieri presenti in aula che, su certi aspetti, è insufficiente.
In ogni caso, non viene meno il nostro voto positivo alla mozione perché il valore politico va ben al di là delle riserve di carattere normativo. Il nostro voto positivo ci sarà, qualunque ne sia l'esito. Dico soltanto che non è stato apprezzato nella sua completezza, e la mia preoccupazione è che negli elementi di tipo normativo si seguisse un processo decisionale più attento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, il Gruppo della D.C. rimane dell'opinione che l'approfondimento del dibattito sarebbe stato più corretto compierlo in sede di Commissione, con un esame attento soprattutto della parte propositiva e normativa. Se si vuole un ordine del giorno unitario, è sufficiente dire che l'iter della legge deve proseguire rapidamente. Se entriamo nel merito della questione con una serie di puntualizzazioni, è molto difficile esprimere delle valutazioni che ci trovino totalmente concordi su tutti i punti, proprio perché sono aspetti che devono essere definiti e che saranno definiti in sede parlamentare con un confronto fra le forze politiche completo ed attento.
Siamo disponibili anche ad un confronto nel pomeriggio, però, riteniamo che se si vuole fare un sollecito e un'azione di pressione sul governo l'ordine del giorno deve essere sintetico senza entrare nel merito dei singoli problemi. In questo caso lo voteremo all'unanimità.
Se si segue questo canovaccio noi avremmo da suggerire alcuni completamenti alle lettere b), e), f) per cui non potremmo andare oltre all'astensione.
La via maestra è però quella che avevamo proposto inizialmente attraverso un confronto nel merito delle questioni anche perché ci sono delle iniziative regionali relative al tema dell'istruzione professionale degli handicappati della quale si dovrebbe discutere con l'Assessore Ferrero che oggi non vedo presente.
L'handicappato è una persona come tutte le altre, ma la sua capacità lavorativa è diversa a seconda dei soggetti, comunque va ricercata caso per caso attraverso una lunga sperimentazione e, se possibile, con l'esaltazione della persona umana.
Il problema è complesso e non è possibile semplificarlo in questa mozione sulla quale il dibattito, anche se è stato appassionato, non è stato sufficiente.
Siamo disponibili all'incontro del pomeriggio, tuttavia preferiremmo un esame della V Commissione.



PRESIDENTE

Mi pare che ci sia materiale sufficiente per una lunga discussione.
Però se non facciamo una certa pressione, finiremmo di discutere per un mese o due senza riuscire a fare questa pressione sul Parlamento.
Oggi i colleghi interessati faranno il loro esame e poi sentiremo le vostre conclusioni.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Difesa idrogeologica

Esame deliberazione Giunta regionale n. 11-14413: "Costituzione dell'Ufficio decentrato di Pinerolo del Servizio geologico regionale per la gestione delle competenze regionali di cui alla legge 2/2/1974, n. 64"


PRESIDENTE

Esaminiamo il punto nono all'ordine del giorno: "Esame deliberazione Giunta regionale n. 11-14413: 'Costituzione dell'Ufficio decentrato di Pinerolo del Servizio geologico regionale per la gestione delle competenze regionali di cui alla legge 2/2/1974, n. 64"'.
Il testo della deliberazione recita: "Il Consiglio regionale visto il parere favorevole espresso ai sensi dell'art. 3 comma secondo della legge 2/211974, n. 64, con deliberazione n. 227-3555 del 20/10/1981 alla classificazione sismica di seconda categoria di 41 Comuni piemontesi di cui all'allegato elenco visto il Decreto interministeriale del 41211982, n. 82, con il quale sono dichiarate sismiche, ai sensi e per gli effetti della legge 2 febbraio 1974, n. 64, con grado di sismicità S 9, le zone della Regione Piemonte comprendenti i territori dei Comuni di cui all'allegato elenco preso atto delle procedure fissate dalla citata legge n. 64/1974 che assegna all'Amministrazione regionale molteplici competenze i cui adempimenti sono disciplinati dal Presidente della Giunta regionale ritenuto indispensabile costituire un ufficio tecnico regionale per la gestione delle competenze, di cui alla stessa legge n. 64/1974 con sede a Pinerolo, in quanto tale Comune risulta baricentro rispetto all'area classificata sismica preso atto che con successivo provvedimento la Giunta regionale determinerà la pianta organica, le conseguenti assegnazioni di personale, nonch l'organizzazione di tale ufficio vista la legge regionale 201211979, n. 6; visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione consiliare delibera all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula, di costituire un Ufficio tecnico regionale per la gestione delle competenze di cui alla legge 2/2/1974, n. 64, con sede nel Comune di Pinerolo, presso i locali del Comitato comprensoriale di Pinerolo, operante nell'ambito delle competenze dell'Assessorato alla, pianificazione territoriale e costituente articolazione del Servizio geologico regionale; di riservare a successivi provvedimenti della Giunta regionale la determinazione della pianta organica, le conseguenti assegnazioni di personale, l'organizzazione di tale ufficio, nonché le attribuzioni di responsabilità stanti le ragioni di urgenza derivanti dall'applicazione del Decreto interministeriale n. 82 del 4/2/1982, la presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'articolo 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula.
Pongo in votazione la dichiarazione d'urgenza di detta deliberazione.
E' approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula.
I lavori riprenderanno alle ore 15.
La seduta è tolta.
(La seduta ha termine alle ore 12,55)



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