Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.236 del 15/03/90 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cernetti, Croso, Dardanello, Marchini e Pezzana.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

Data l'assenza momentanea dell'Assessore Brizio, prima di continuare l'esame del progetto di legge n. 512 propongo di esaminare il progetto di legge n. 586.
Siccome oggi è prevista seduta notturna, potremmo porci l'obiettivo di esaurire l'o.d.g. previsto per le giornate di martedì, mercoledì e giovedì e domani nella seduta dei Capigruppo si potrà concordare il calendario per le sedute di lunedì, martedì e mercoledì prossimi.



PRESIDENTE

Il Consiglio concorda.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 586: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Società E.C.B.I.C. Piemonte S.p.A."


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 16) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 586.
La relazione del Consigliere Fassio viene data per letta.
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Con la proposta di legge relativa alla Società E.C.B.I.C. Piemonte si porta a termine un'iniziativa avviata molto tempo fa (con una sperimentazione nata sul territorio della provincia di Vercelli e poi esportabile a tutto il territorio regionale) di particolare importanza promossa e sostenuta dalla CEE, che si propone di favorire la nascita di nuove imprese o di diversificare le piccole e medie imprese esistenti sul territorio piemontese mediante l'erogazione di servizi di consulenza qualificati, di formazione professionale e di agevolazioni finanziarie.
La fase sperimentale denominata "Ricerca ed azione", avviata dalla Regione Piemonte d'intesa con la CEE a Vercelli, è conclusa e si tratta ora di formalizzare, e soprattutto di costituire, una struttura stabile sotto forma di Società per Azioni la più idonea a raggiungere, con l'apporto di pubblici e privati, gli obiettivi proposti.
La Società denominata E.C.B.I.C. Piemonte S.p.A. avrà il compito di gestire su tutto il territorio regionale piemontese le attività sperimentate a Vercelli allargando progressivamente il raggio di azione nella provincia di Torino, nell'area comprensoriale del Verbano-Cusio Ossola per sfruttare le possibili sinergie derivanti dall'applicazione del Regolamento CEE n. 2052 che approveremo nei prossimi giorni, ed infine in tutte le altre aree della Regione Piemonte.
Alla costituzione della società hanno già espresso interesse enti locali del Piemonte, Comuni capoluogo, Amministrazioni provinciali Unioncamere, associazioni imprenditoriali, Finpiemonte e diversi istituti di credito.
La partecipazione regionale in detta società sarà di L. 200 milioni.
Tale partecipazione non supera comunque il 20% del capitale sociale ipotizzato in circa L. 1 miliardo e mezzo.
Alla società potranno partecipare enti locali della Regione, istituti bancari, associazioni varie pubbliche e private operanti nel campo della promozione e dello sviluppo e nell'assistenza tecnica, economica e finanziaria alle imprese.
Richiamo all'attenzione del Consiglio regionale questo tassello importante che fa parte di uno dei tanti progetti che la Regione ha inteso da anni attivare e che oggi ha il suo momento finale con la costituzione della Società per Azioni, con un inizio che ha avuto ricaduta sul territorio di Vercelli e che ora può avere una ricaduta su tutto il territorio della regione Piemonte.
La necessità di promuovere soprattutto la nascita di nuove iniziative imprenditoriali e la diversificazione innovativa di imprese già esistenti attraverso la prestazione di servizi ci pare una strada intelligente, utile per raggiungere l'obiettivo prefissato dalla società e per raggiungerlo pu svolgere attività anche di consulenza, di assistenza verso gli operatori pubblici e privati. Mi auguro quindi che da questo atto legislativo decolli l'opportunità di creare servizi per una nuova imprenditoria in Piemonte.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 28 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame proposta di deliberazione n. 1348: "Approvazione dello schema di Statuto della Società E.C.B.I.C. Piemonte S.p.A."


PRESIDENTE

Connessa alla legge testé approvata è la deliberazione n. 1348, di cui al successivo punto 17) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 1 contrario.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 566: "Partecipazione della Regione Piemonte alla costituzione della Società I.T.A.C.A. S.p.A."


PRESIDENTE

Passiamo al punto 18) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 566.
La relazione è data per letta.
Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge ha facoltà di intervenire l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Questo disegno di legge si colloca come secondo tassello di progettualità dopo l'approvazione del precedente disegno di legge relativo al BIC Piemonte, in questo caso ci si riferisce alla Società I.T.A.C.A.
S.p.A.
Il Consiglio regionale approvando oggi questo disegno di legge fa riferimento ad una propria deliberazione assunta nella seduta del giugno 1986 quando aveva autorizzato la partecipazione della Regione alla costituzione di un comitato promotore del progetto I.T.A.C.A. per l'integrazione telematica nell'area comprensoriale dell'Alto Novarese.
Compito di questo Comitato, al quale partecipavano enti pubblici e privati operanti nell'area, era quello di promuovere e di redigere uno studio di fattibilità sul progetto I.T.A.C.A. Tale progetto si configura da un lato come esperimento pilota dall'alto contenuto innovativo estensibile in proiezione futura ad altre aree territoriali del Piemonte; dall'altro come un insieme organico e articolato di servizi rivolti alle imprese e alla Pubblica amministrazione attraverso un coerente e mirato supporto di apparecchiature e professionalità informatiche e telematiche.
I servizi previsti da tale progetto sia per l'utenza pubblica con le proposte relative all'area ecologica telematica per il controllo ambientale, all'area sanitaria telematica medica, all'area della formazione professionale, sia per l'utenza privata con un ventaglio assai vasto e articolato di servizi, perseguono lo scopo di incidere e di qualificare soprattutto il tessuto socio-economico di una zona difficile quale il Verbano-Cusio-Ossola, mirando a contribuire alla rivitalizzazione delle attività economiche in loco e di riflesso apporre anche un contributo alla soluzione dei vasti problemi occupazionali di quell'area.
Da quello studio di fattibilità si è proseguito sul lavoro e oggi si è giunti a questo disegno di legge che tiene conto sia delle indicazioni fornite in questi anni di percorso formativo e dello studio di fattibilità sia delle stesse proposte formulate dai vari soggetti pubblici e privati interessati.
Si ritiene che l'assetto societario ipotizzato nel disegno di legge risponda a criteri di operatività e che nel contempo consenta alla Regione una esatta prefigurazione del proprio impegno e del proprio ruolo, nonch un sufficiente controllo dell'impostazione e dell'aumento delle attività a tale società affidate, in modo che lo sviluppo del progetto prosegua e raggiunga obiettivi in sintonia con il piano regionale di sviluppo, nonch con gli specifici indirizzi programmatici che l'amministrazione regionale del Piemonte ha individuato per questa specifica area.
Alla costituzione della società hanno manifestato il loro interesse i principali Comuni e Comunità montane del Verbano-Cusio-Ossola, la Provincia di Novara, la Camera di Commercio, la Banca Popolare di Intra, le Società Italtel e Olivetti, la Finpiemonte, enti tutti già presenti nel Comitato promotore ad eccezione dell'Olivetti. Il capitale sociale iniziale dovrebbe essere di circa 1 miliardo di lire anche se a regime sarebbe opportuno un capitale dell'ordine di un miliardo e mezzo. L'impegno della Regione per questa partecipazione all'interno della Società I.T.A.C.A. è nella misura di 300 milioni; questo progetto risponde alla programmazione indicata dalla Regione e fa riferimento alla specifica indicazione all'area territoriale del Verbano-Cusio-Ossola. Si tratta quindi di una conseguenza operativa dell'attenzione indicata dal Piano regionale di sviluppo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Biazzi.
Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

L'Assessore Cerchio, anche se in zona Cesarini, ha recuperato l'illustrazione del progetto di legge che avevamo già esaminato e ha ricordato le varie tappe che ci hanno portato all'approvazione prima del disegno di legge e successivamente della deliberazione che riguarda lo Statuto della società. L'Assessore Cerchio ha già esposto puntualmente le vicende di I.T.A.C.A., desidero però ricordare un punto che è fondamentale a mio modo di vedere: la società che si va a costituire avrà un capitale di 1.000 o 1.500 milioni che rispetto agli obiettivi prefissati è un capitale del tutto insufficiente. Basti pensare per esempio che per quanto riguarda i progetti derivanti dal famoso Regolamento CEE che prevede un intervento specifico per l'area torinese, escluso il capoluogo, e il Verbano-Cusio Ossola, se non ricordo male la Società I.T.A.C.A., ha fatto comunque proposte per progetti che riguardano circa 54 miliardi. Ebbene, lo stesso Regolamento CEE prevede che i contributi sono parziali, cioè al massimo nell'ordine del 40%, mentre il 60% deve essere trovato dai soggetti proponenti, in questo caso siamo di fronte a oltre 30 miliardi da dover reperire. Abbiamo la dimensione delle sperequazioni che ci sono tra questa proposta di legge, insieme allo Statuto, e gli impegni che questa società dovrà assicurare. Questo per dire che la Regione Piemonte può sicuramente intervenire con qualcosa in più del capitale che si è impegnata a sottoscrivere con questi provvedimenti, ma rimane aperto il problema di recuperare le risorse, soprattutto da parte degli operatori direttamente interessati e degli enti locali, per far sì che questa decisione non rimanga nella sostanza sulla carta, impedendo alla società stessa di decollare.
Le finalità non possiamo che condividerle, vi abbiamo lavorato tutti insieme, rimangono però aperti i problemi di fondo che richiederanno di essere affrontati adeguatamente.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola per dichiarazione di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 28 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame proposta di deliberazione n. 1347: "Approvazione dello schema di Statuto della Società I.T.A.C.A. S.p.A."


PRESIDENTE

Conseguente alla legge testé approvata vi è la proposta di deliberazione n. 1347, di cui al punto 19) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 1 contrario.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Esame progetto di legge n. 512: "Norme in materia di riconoscimento in via amministrativa della personalità giuridica di diritto privato delle II.PP.A.B.." (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 512, di cui al punto 15) all'o.d.g. relativo alle II.PP.A.B..
La relazione è stata svolta nel corso della seduta di ieri da parte del Consigliere Emilia Bergoglio, Presidente della V Commissione.
E' aperta quindi la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sestero. Ne ha facoltà.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, abbiamo avviato la discussione di questa legge, a parer mio, con scarsi elementi di valutazione generale sulla materia che stiamo affrontando. La relazione introduttiva al testo di legge non permette di aver ben chiara la situazione. La materia non è di scarso rilievo; si tratta di un provvedimento di efficacia significativa sia in termini materiali sia di principio.
Per me stessa e per la conoscenza dei colleghi vorrei puntualizzare meglio la materia che ci apprestiamo ad affrontare.
Siamo di fronte ad II.PP.A.B.., enti funzionanti nel settore socio assistenziale e scolastico (ricovero e assistenza per anziani, minori handicappati, persone senza fissa dimora, scuole materne, scuole dell'obbligo e professionali) ovvero ad una realtà il cui unico riferimento legislativo è la legge Crispi del 1890, che ne riconosceva la valenza pubblica. Successivamente, vennero altri riferimenti normativi e legislativi, ad esempio l'art. 25 del DPR n. 616/77, che in clima di riconoscimento e di potenziamento del ruolo di governo degli enti locali ne riconosceva il passaggio alle Pubbliche amministrazioni. Si è trattato evidentemente, di un superamento della legge Crispi del 1890.
Successivamente, nel 1981, in un clima amministrativo e politico radicalmente mutato rispetto alla fase in cui era prevalso l'orientamento di potenziamento del governo degli enti locali, una sentenza della Corte Costituzionale cancellava l'art. 25 del DPR n. 616.
Questo con la consapevolezza di dover colmare il vuoto legislativo che si veniva a creare - visto l'unico riferimento così lontano - e auspicando quindi la definizione di una normativa, di una legge nazionale su questa materia.
La legge nazionale sull'assistenza non è mai stata emanata; arriviamo quindi nel 1988 alla sentenza n. 396 della Corte Costituzionale, che limita di fatto l'art. 1 della legge Crispi, dichiarando illegittimo il carattere pubblico delle II.PP.A.B..
In realtà, basandosi questa sentenza su un ragionamento di tipo non giuridico, ma politico si dice: "Ci troviamo, in Italia, di fronte a un monopolio pubblico nella gestione dell'assistenza; riconoscere il carattere privato delle II.PP.A.B.. è un bilanciamento necessario per avere un regime misto". Si tratta di una motivazione che si addice meglio ad una legge che non ad una sentenza della Corte Costituzionale; tant'è che con volontà politica la Corte Costituzionale ha sancito questa possibilità.
Questo richiamando comunque la necessità, nella consapevolezza non eludibile della vacanza legislativa, che si procedesse a una legislazione nazionale e, in assenza di questa, richiamando in subordine l'art. 17 del DPR n. 348 del 1978 relativo alle "Norme di attuazione dello Statuto speciale della Sardegna".
L'ultimo atto cui dobbiamo far riferimento è un atto amministrativo: la direttiva di Andreotti. Con un atto non legislativo ma amministrativo si riconosce il passaggio alla privatizzazione delle II.PP.A.B..
Ho richiamato questi dati poiché credo siano indispensabili per un ragionamento sulla materia, e per sottolineare come, sostanzialmente, a partire dalla fase successiva alla stesura del DPR n. 616, in questo campo come in altri si sia espressa, non con strumenti di legislazione generale ma attraverso sentenze della Corte Costituzionale o atti amministrativi, la precisa volontà politica di depotenziare il servizio pubblico privatizzandolo.
Questo orientamento è prevalso in questi ultimi anni anche in altri campi; noi siamo assolutamente contrari a una direzione di marcia di questo tipo. Vorrei quindi riprendere alcuni dati per un ragionamento sulla realtà in cui andiamo ad incidere con questa legge. Qual è la consistenza e la quantità delle I.PP.A.B.? In una seduta della Camera dei Deputati del 1982 in cui si discusse di questo argomento, una parlamentare aveva evidenziato come il patrimonio complessivo delle II.PP.A.B.., si potesse valutare, in Italia, intorno ai 30/45.000 miliardi: non è cosa di poco conto, non sono piccoli pezzi del settore assistenziale.
Il Piemonte, con circa un quinto delle II.PP.A.B.., nazionali, è la regione che ha la presenza più massiccia, per motivi storici, di realtà di questo genere.
La legge, quindi, viene a normare una realtà che, in termini di singole entità e di consistenza patrimoniale, ha la valenza che dicevo; nel settore assistenziale sposta risorse e realtà decisamente non indifferenti.
La sentenza della Corte Costituzionale - ripeto - motiva il suo parere giuridico su un dato che a me pare prevalentemente politico, dice: "Siamo di fronte ad un monopolio pubblico nel settore dell'assistenza" e che c'è la necessità di riequilibrare questo dato. In realtà questo non è così esatto; alla data del 1986, secondo le rilevazioni ISTAT, su 4.300 enti (sono dati nazionali che riguardano il settore anziani), 2.210 sono privati e solo 659 sono pubblici. Quindi l'equilibrio è tutto a favore del settore privato, non certo a favore del settore pubblico; è un dato parziale che riguarda il settore dell'assistenza agli anziani, ma purtroppo non avendo un censimento complessivo dobbiamo utilizzare i dati pubblici.
Nel 1980 i dati riguardanti il settore dell'assistenza agli anziani registravano una presenza di 292 enti pubblici e di 139 privati; nel 1987 e negli anni successivi, c'è stato un riequilibrio a favore dei privati cioè è cresciuto il settore privato fino a 235 soggetti, mentre si è ridotto a 270 quello pubblico, e i nuovi enti che si sono sviluppati in questi anni sono tutti privati. Quindi a me pare che non ci sia quel problema evidenziato dalla sentenza, ammesso che si ritenga che sia necessario un equilibrio tra pubblico e privato, come è questione di principio un settore di questo genere. Credo che il settore dell'assistenza, sia un settore in cui ancora troppo poco, e ne abbiamo discusso in altre occasioni, l'ente pubblico fa la sua parte, e sappiamo quanto manchino ancora servizi pubblici, e quanto sia drammatica la situazione delle famiglie che si trovano a dover affrontare problemi attinenti la questione dell'assistenza.
Se si vuole poi prendere a riferimento la sentenza della Corte Costituzionale (come fa la relazione introduttiva), va detto che la legge della Sardegna, richiamata all'art. 17 come temporaneo riferimento contiene una serie di norme vincolanti restrittive per la privatizzazione che, nella proposta di legge della Giunta regionale, sono state ridotte quindi il disegno di legge si presenta sostanzialmente come un'operazione legislativa regionale che dà ampio spazio, e mano libera, ad un processo di privatizzazione. Se si introduce adesso, nell'ultima fase di esame della legge, un vincolo sui patrimoni e sul personale che inizialmente non esisteva (su questo torneremo nella discussione dell'articolato, perché è un vincolo che rischia di non essere garantito in quanto non capiamo quali sono i meccanismi che lo possono garantire) si corre il rischio che miliardi escano dall'impegno assistenziale per una privatizzazione e una destinazione di chissà quale genere, magari - ed è un grido d'allarme che è stato lanciato anche da altre parti - utilizzando queste risorse per investimenti redditizi come pare, secondo una denuncia del CSA, abbia fatto il Cottolengo che ha investito 44 miliardi in alberghi di lusso ad Ischia.
Noi non vorremmo che un patrimonio di questo genere venisse affidato a operazioni speculative e di arricchimento privato, invece di essere destinato a un servizio pubblico come era nella volontà iniziale di chi ha impiegato risorse su questi istituti, come dire per beneficenza, per un intervento volontario da destinarsi ad un servizio pubblico.
Questo è un ragionamento generale che noi facciamo sulla legge, sapendo che sicuramente la legge non ha anomalie rispetto alla linea di tendenza governativa di questi anni. Mi pare, peraltro, che l'omogeneità politica governativa e della Giunta regionale non poteva farci avere un altro tipo di risultato.
Purtroppo è la vecchia storia del diritto allo studio e del riconoscimento degli interventi a favore degli istituti privati, e altre questioni più recenti, e altre che si affacceranno in applicazione del concordato negli anni prossimi. Noi su questa linea di tendenza dove c'è omogeneità, ci rendiamo conto che è una linea di tendenza nei governi prevalenti, non però garantita da una limpidità di processo legislativo, ma da direttive, atti amministrativi, sentenze e strumenti non propri. Il governo poteva arrivare ad una stesura di legge complessiva sull'assistenza invece di seguire percorsi alcune volte impropri, a volte contorti.
Sappiamo che si sta perseguendo un disegno complessivo senza affrontare con energia la questione, ma utilizzando strumenti in parti impropri per lo smantellamento e la riduzione del pubblico in favore dei privati.
Questo è il motivo per cui il nostro giudizio è negativo su questa proposta. Interverremo poi sui singoli punti del provvedimento. Abbiamo presentato degli emendamenti e riconosciamo che alcuni risultati (e di questo siamo contenti perché la legge è stata all'attenzione anche della società e delle sue organizzazioni per un periodo significativo) sono stati ottenuti, ma riteniamo che il proposta vada ancora emendata per rendere tollerabile questo processo di privatizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, avrei preferito intervenire dopo aver ascoltato qualche altro intervento della maggioranza; finora solo il Gruppo DC ha espresso il suo punto di vista sia sul disegno di legge presentato da un suo autorevole esponente sia dalla relatrice, seppure per succinti cenni ieri sera. Avrei trovato interessante ascoltare il punto di vista di un altro autorevole partner della maggioranza: il Gruppo socialista. Questo anche perché il disegno di legge tratta di una materia che in qualche modo è riconducibile alla legge quadro sull'assistenza, documento che originariamente portava la firma di una esponente del Gruppo socialista.
Questa premessa è per sottolineare come su questa materia si è realizzata una spartizione di aree di influenza molto pericolosa, per le ragioni che sono state già citate dalla collega Sestero e per altre ragioni che intendo sottolineare.
Chiedo anticipatamente scusa ai colleghi della DC per il tono che potrà apparire un po' troppo perentorio, ma sono profondamente convinto delle cose che ho da dire in merito, vi prego quindi di tollerarle.
Il 21 novembre ci premurammo di lanciare uno dei primi segnali di allarme pubblici da un punto di vista istituzionale in merito a quello che definivamo, in un giudizio ripreso anche dalla stampa, immorale e mercimonio. Si trattava di un giudizio abbastanza severo e vorrei provare a motivare il perché allora dicemmo ciò e il perché oggi riproponiamo lo stesso giudizio.
E' stata già citata dalla collega Sestero la memoria del Coordinamento sanità ed assistenza tra i movimenti di base; le stesse organizzazioni sindacali, che su questo argomento sono divise, hanno manifestato seri dubbi sulle finalità reali di questo provvedimento.
Signor Presidente, noi eravamo stati colpiti ed avevamo condiviso le argomentazioni puntuali e le obiezioni fornite da una serie di organismi sociali. Eravamo stati colpiti, signor Presidente, ancor più dalla fermezza etica della presa di posizione di Monsignor Nervo che, come tutti sappiamo è il coordinatore della Conferenza Episcopale Italiana per i rapporti fra Chiesa e territorio.
Voglio citare integralmente il giudizio di Monsignor Nervo, perché mi pare molto significativo, che proviene dall'interno di un ambiente a cui in particolare la DC ha prestato e presta particolare attenzione.
Monsignor Nervo scriveva su "Italia Caritas Documentazione" n. 11 del 1988: "Come Caritas e come Chiesa mi sembra che dovremmo essere vigilanti e decisi, che i patrimoni delle II.PP.A.B.., passino ai Comuni, sia che passino ai privati, sul fatto che è doveroso e necessario che venga rispettata la volontà dei donatori e che i patrimoni rimangano destinati ai poveri. La cosa non è scontata e finora non c'è nessuna garanzia che avvenga".
Ed esemplifica, Monsignor Nervo: "Non sarebbe accettabile che il Comune nell'edificio delle II.PP.A.B.
facesse il Museo o il Centro culturale o il Centro sportivo; sarebbe ancora meno accettabile che il Consiglio di amministrazione di una IPAB privatizzata ne ricavasse un albergo o vendesse il patrimonio per investirlo in speculazione edilizia per altri scopi e per interessi diversi da quelli fissati dal donatore".
Siccome non sono processi alle intenzioni, ma sono fatti avvenuti, mi pare allora che le preoccupazioni di Monsignor Nervo debbano farci riflettere tutti quanti.
Riprendendo la citazione: "Certo, le finalità devono essere aggiornate e adeguate ai bisogni attuali, ma non disattese e stravolte. La Chiesa su questo punto ha una precisa responsabilità morale perché questi patrimoni sono stati messi a disposizione dai donatori nelle sue mani per i poveri".
Ho voluto citare lungamente questo testo perché proveniente da un'area culturale e sociale che è distante dalla mia e che mi pare meritevole di particolare attenzione. Tuttavia noi dobbiamo considerare le implicazioni effettive del provvedimento che ci viene sottoposto. Prima di arrivare a questo però chiederei cortesemente all'Assessore e ai colleghi di prestare attenzione a qualche altra osservazione che intendo proporre.
Insieme ai colleghi del Gruppo comunista ci eravamo proposti di sollevare questo problema. Già in Commissione è emersa quella che è stata definita una riserva di legittimità sul disegno di legge proposto dall'Assessore Brizio e al riguardo voglio riprendere testualmente una memoria dell'Ufficio Legale della Giunta regionale del Piemonte del 15 novembre 1989, protocollo n. 2084.
Dice l'Ufficio Legale della Giunta regionale: "Una ragionata e comparata lettura della sentenza della Corte Costituzionale - che è quella da cui prende le mosse come input istituzionale il provvedimento dell'Assessore Brizio - già citata e del DPR n. 348/79, cui detta sentenza si riferisce, esplicita il principio della riserva di legge statale in ordine alle procedure di riconoscimento della personalità giuridica".
In ordine ai requisiti e alle condizioni cui è subordinato il riconoscimento stesso non è pensabile in una materia analoga, ad esempio quella che regola il conferimento della cittadinanza, la sussistenza di normative difformi a seconda delle Regioni di appartenenza.
Quindi alle altre ragioni di ordine morale, politico e sociale che ho voluto esemplificare con una citazione di un ambiente culturalmente distante da quello del sottoscritto, esiste questo tipo di problema sul quale ritengo sia rilevante ascoltare dall'Assessore Brizio le sue opinioni.
Questo provvedimento della Giunta a noi pare essere una esemplificazione efficace quanto pericolosa della politica socio assistenziale complessivamente praticata in questi anni dal governo in carica.
Perché l'esemplificazione di questa politica socio-assistenziale? Noi abbiamo avuto una politica ispirata alla mancata integrazione dei servizi sociali ed assistenziali sul territorio, disattendendo meticolosamente e scientificamente l'applicazione della L.R. n. 20. Ecco perché mi stupisce l'assenza dal dibattito del Gruppo socialista che a suo tempo molto contribuì alla formazione di questa legge.
Pertanto, si spiega molto bene il rinvio al 31 dicembre 1990 per il passaggio alle UU.SS.SS.LL. dei patrimoni gestiti degli enti locali in quanto occorre favorire il trasferimento ai privati anche sotto il profilo giuridico dell'attività assistenziale.
In questo senso, noi avevamo paventato a suo tempo il pericolo che si tendesse a mettere in piedi quella che avevamo chiamato l'"industria del bisogno", dopo aver messo in piedi con disastrosi effetti, anche sotto il profilo giudiziario, l'"industria della malattia" attraverso le convenzioni d'oro e così discorrendo.
Cos'è che ci pare interessante di tutto l'argomento? Nel progetto di legge n. 512 è la filosofia di far dipendere, anche attraverso atti giuridici, l'assistenza dal buon cuore e non invece da un progetto di organizzazione sociale in cui ci sia il concorso di tutte le energie disponibili, ovvero il volontariato cattolico e il volontariato laico quindi un'organizzazione sociale dell'assistenza, un servizio sociale e non viceversa quello che ci pare si vada profilando.
Signor Presidente, mi sono dilungato su questi concetti generali e vorrei concludere con un breve cenno al testo specifico.
Ho presentato alcuni emendamenti con cui si tenta di restringere i criteri, stante l'insufficienza della legge nazionale e stante gli atti amministrativi già citati dalla collega Sestero, di privatizzazione delle II.PP.A.B.., escludendo del tutto le istituzioni che svolgono attività prevalente di istruzione.
D'altra parte a noi pare che su un settore che richiede circa 8 mila miliardi e che interessa circa 1.300 enti, un quinto dell'intero patrimonio nazionale 5 mila dipendenti, sia opportuno un parere obbligatorio della competente Commissione consiliare prima di procedere a qualsivoglia privatizzazione, quindi in questo senso che ci sia anche un vincolo di destinazione per servizi sociali ed assistenziali dei patrimoni.
Chiedo venia se mi sono dilungato, ma credo che l'argomento sia più rilevante di quanto la disattenzione dell'aula non lasci credere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Realisticamente dobbiamo prendere atto, al di là di ogni valutazione di merito, che ancora una volta la Corte Costituzionale ha dovuto svolgere una funzione di supplente rispetto al legislatore nazionale che in materia di assistenza non ha ancora emanato una legge quadro statale che disciplini la materia. Pertanto si è arrivati, attraverso lo strumento a disposizione della Corte Costituzionale, all'abrogazione della norma della legge Crispi che vietava che una fascia delle II.PP.A.B.., potesse essere privatizzata.
Dopo questa constatazione, che non può che essere una presa d'atto della volontà ormai ineludibile della Corte Costituzionale, quindi della non più esistenza del principio della riserva pubblica per le II.PP.A.B..
devo dire che non condivido la questione che con un certo trionfalismo il relatore collega Bergoglio ha ritenuto di superare.
Il collega Staglianò ha messo in evidenza un punto che è stato oggetto di discussioni preliminari in V Commissione, cioè la legittimità per la Regione Piemonte di legiferare in questa materia fissando dei criteri rigidi e tassativi nei quali incasellare il riconoscimento della personalità giuridica privata ogni qualvolta vi sia la richiesta.
Il ragionamento del Servizio legislativo della Giunta è indubbiamente corretto e valido e ha evidenziato che su questa materia non si pu legiferare perché non si può dare l'interpretazione autentica e tassativa dei casi in cui si può fare il riconoscimento della personalità giuridica.
Lo potrebbe fare eventualmente il legislatore nazionale, ma non il legislatore regionale, né vale richiamarsi a quel passo della sentenza della Corte Costituzionale laddove è detto che in carenza di una legge statale che disciplini la materia ci si può attenere ai criteri della Regione Sardegna o della Regione Sicilia. In sostanza, il suggerimento della Corte Costituzionale alle Regioni è il seguente: "Badate bene che in seguito alla mia pronuncia possono essere presentate alle Regioni le domande di trasformazione da parte delle II.PP.AA.BB., intraregionali ai fini di vedere trasformata la loro personalità giuridica da pubblica a privata". Aggiunge inoltre: "In mancanza di una legge nazionale potete richiamarvi ai criteri di queste leggi di due Regioni a Statuto speciale".
"Richiamarsi ai criteri" significa non derogare peraltro a quella che è la regola che deve presiedere per una Regione in generale nella materia di riconoscimenti delle persone giuridiche private e segnatamente in questa valutare caso per caso le domande, in questo caso sarebbero di trasformazione, sulla scorta di criteri ben rigorosi che sono previsti dal Codice Civile, come richiama fra l'altro anche la direttiva governativa cioè opportunità, attualità sociale, idoneità dei mezzi e rispetto della volontà del testatore. Questi sono i criteri previsti dalla legge statale per concedere il riconoscimento della personalità giuridica privata che una volta apparteneva al Governo - e per esso al Prefetto delegato - ma che dall'entrata in vigore delle leggi inerenti il trasferimento delle funzioni, competono ora alla Giunta regionale. E' indubbio un vizio di tutta evidenza, non potendo essere fissati criteri rigidi con legge regionale. Né si potrebbe ritenere che la direttiva del Presidente del Consiglio, quella citata nella relazione della collega Bergoglio, sentito il Ministro delle Regioni, abbia valore di legge. E' una direttiva che viene data in base al DPR n. 616 il quale consente al Presidente del Consiglio, sentito il competente Ministro delle Regioni, di fornire direttive di massima, ma non di legiferare in materia. Praticamente, questa direttiva ha una portata ben modesta, perché non fa altro che ripetere quello che ha detto la Corte costituzionale la quale sostiene: "Giunte regionali potete esaminare le domande di trasformazione da pubblico a privato di una IPAB e in mancanza di altro potete anche attenervi ai criteri interpretativi". I criteri che devono presiedere ad un riconoscimento della persona giuridica privata sono quelli dell'opportunità, del controllo dell'opportunità, del controllo dell'attualità sociale dello scopo, dell'idoneità dei mezzi e del rispetto della volontà del fondatore. Per cui, quando ci si trovasse di fronte ad una richiesta di trasformazione da pubblico a privato, di una IPAB che abbia sistematicamente - anche in qualche altro caso vistosamente violato la volontà del fondatore, penso che si possa e si debba intervenire. Il vizio di fondo di questa normativa è la non legittimità costituzionale anche se, come è stato detto in VIII Commissione, la questione è stata superata non solo perché questa direttiva non ha alcun valore formale di legge, ma dal fatto che la Lombardia ha già legiferato in materia con un contenuto normativo più o meno simile a questo. Inoltre risulta che la competente Commissione Affari istituzionali ha dibattuto a lungo proprio sulla questione preliminare della legittimità del potere della Regione di legiferare in materia di interpretazione autentica dei criteri per la privatizzazione delle persone giuridiche in generale e delle II.PP.AA.BB.
in particolare. Però questa legge, che è stata approvata a maggioranza dalla Regione Lombardia, porta la data del 15 febbraio e solo con decorso dal 19 marzo potrebbe diventare legge. Quindi il problema è ancora tutto da analizzare. Non è certo risolto in nessun senso, né con il precedente di una legge sostanzialmente identica approvata, né tanto meno con il richiamo ad una direttiva che più che carattere di direttiva non può e non deve avere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ripeto naturalmente le cose già dette dalla collega Sestero. Il punto di partenza è la sentenza della Corte Costituzionale che nel 1988 ha stabilito l'illegittimità dell'art. 1 della legge del 1890, aprendo quindi la strada alla possibilità di privatizzazione delle II.PP.AA.BB. Credo che ci siano problemi di legittimità rispetto ad alcuni atti, di serietà o di mancanza di serietà da parte del Governo nazionale, perché la conseguenza di quella sentenza della Corte Costituzionale avrebbe dovuto essere l'emanazione di una normativa nazionale che normasse i procedimenti e determinasse i requisiti per l'accertamento della natura privata delle II.PP.AA.BB. Requisiti che essendo necessario determinarli per tutto il territorio nazionale, è evidente che debbano essere determinati per legge, e per legge nazionale.
Voglio inoltre ricordare (forse l'ha già fatto qualcuno) il parere degli uffici del Settore Affari giuridici della Regione, là dove dice che una comparata e ragionata lettura della sentenza della Corte Costituzionale e del DPR n. 348/79 relativo alla Sardegna, esplicita il principio della riserva di legge statale in ordine alle procedure di riconoscimento della personalità giuridica e sostiene che non è pensabile che su una materia di questo genere sussistano o possano sussistere normative diverse e difformi a seconda della Regione di appartenenza. Cosa che inevitabilmente avverrebbe se invece di una normativa nazionale ci fossero normative regionali. Purtroppo non c'è stata una normativa nazionale, il Governo non ha varato una legge, pertanto, se si vuole essere seri, l'unico punto di riferimento legislativo a livello nazionale esistente è il DPR n. 348/79 relativo alla Sardegna. Nelle settimane scorse è stata emanata una direttiva da parte del Presidente del Consiglio, Andreotti. Ritengo vi siano forti dubbi sulla legittimità di questa direttiva. L'art. 4 del DPR n. 616 dà facoltà al Governo di emanare direttive alle Regioni che dovrebbero servire a chiarire l'interpretazione di leggi e a stabilire le modalità di applicazione di leggi e normative esistenti, ma non per emanare surrettiziamente delle normative di legge come ha fatto il Governo.
Io avrei compreso una direttiva che sostanzialmente dicesse alle Regioni che in conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale le Regioni per il riconoscimento della personalità giuridica delle II.PP.A.B.., dovevano applicare i criteri stabiliti dall'art. 17 del DPR n.
348/79 che è l'unica normativa nazionale. Invece il Governo, con la direttiva Andreotti, ha di fatto emanato e stabilito delle norme di legge e ha stabilito i nuovi procedimenti e requisiti che le Regioni devono applicare per l'accertamento della natura privata delle II.PP.A.B.. Dico "nuovi" perché queste procedure e questi requisiti non sono contenuti, così come indicato nella direttiva, in alcuna norma di legge nazionale. Questo perché i criteri e i procedimenti contenuti nella direttiva sono sostanzialmente diversi e contrastanti con l'unica normativa nazionale esistente attualmente che è l'art. 17 del DPR n. 348/79. Per ragioni di tempo non voglio ora fare un confronto comparativo tra i contenuti della direttiva e l'art. 17 del decreto sopraccitato. La diversità però è sostanziale: la direttiva è molto più generica e permissiva e si presta ad essere interpretata in molteplici modi, diversi e contrastanti tra di loro.
Io spero che a livello nazionale qualcuno sollevi questa questione perché esiste un problema di legittimità ad emanare di fatto delle norme di legge attraverso una direttiva. Io credo che questa direttiva sia un abuso e mi auguro che venga in qualche modo impugnata.
Vale la pena approfondire un punto di questa direttiva anche perché, se ho letto bene gli emendamenti, tale punto è stato ripreso dall'Assessore Brizio come proposta di emendamento alla legge. Riguarda il fatto che la direttiva, ai fini del riconoscimento della natura privata delle II.PP.A.B.., ritiene validi gli elenchi degli enti educativi religiosi che sono stati formati nel 1979 (erano previsti dall'art. 25 del DPR n. 616) al fine di determinare quali fossero le II.PP.A.B.., da escludere rispetto al passaggio automatico ai Comuni, non si parlava allora di privatizzazione.
L'art. 25 del DPR n. 616 però è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale: si recuperano quindi degli elenchi formati ad altro fine e con altre ragioni e motivazioni, sulla base di un articolo dichiarato incostituzionale. Ci sono pertanto ragioni formali sull'opportunità di recuperare questi elenchi, ma vi sono anche ragioni sostanziali: al momento del censimento del 1979, quando vennero redatti questi elenchi delle II.PP.A.B.. che svolgevano attività educativa religiosa, le II.PP.A.B.. svolgevano la loro attività soprattutto nel campo delle scuole materne e degli asili e ancora oggi svolgono questa funzione, con personale per la maggior parte religioso e con risorse proprie molto maggiori di quanto non avvenga oggi. Dal 1979 ad oggi le cose sono cambiate: uno degli aspetti caratterizzanti l'attività di tipo educativo religioso era rappresentato dal personale che era religioso ebbene oggi quel personale non esiste quasi più, è stato sostituito con personale laico. Queste II.PP.A.B.., che allora venivano gestite con rilevanti risorse proprie, oggi vengono gestite quasi totalmente con contributi pubblici. A Torino tutti gli asili che hanno queste caratteristiche funzionano con contributi del Comune di Torino. Sono quindi sostanzialmente cambiate le condizioni in base alle quali nel 1979 erano stati formati questi elenchi e questi istituti ed erano stati dichiarati educativi e religiosi. Quindi noi non crediamo che si possa automaticamente, come fa la direttiva, recuperare questi elenchi e di fatto riconoscerne la natura privata.
Inoltre sia recuperando questa norma contenuta nella direttiva, sia lasciando la norma contenuta alla lettera e) dell'art. 2, laddove si parla di istruzione, la Regione andrebbe a legiferare su una materia l'istruzione, che non è di sua competenza.
Termino il mio intervento affermando che la legge, pur in misura minore della direttiva, si discosta anch'essa dalle norme dell'art. 17 del n. DPR n. 348/79. Se si deve legiferare su questa materia, credo sia politicamente serio e corretto farlo con assoluta coerenza ai principi contenuti nel DPR relativo alla Sardegna che ho prima citato.
Gli emendamenti che abbiamo presentato hanno sostanzialmente queste caratteristiche.



SANTONI



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola ha facoltà di replicare il Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Cercherò di essere molto breve, ma nel contempo di rispondere ad alcune delle osservazioni fatte, anche per non ingenerare il sospetto che il desiderio di accelerare al massimo i tempi, possa nascondere disinteresse da parte del nostro Gruppo e della sottoscritta, rispetto ad un problema che in realtà ci ha visto seriamente e attivamente impegnati per alcuni mesi.
Questo periodo di tempo ci ha permesso la ricerca di un consenso e di un'elaborazione su una materia delicata, che già altri colleghi hanno in questa sede apprezzato come momento di confronto e di dibattito, comunque utile al di là del singolo risultato.
Vorrei fare alcune precisazioni nel merito. Senza pretese di improvvisarmi giurista, so molto bene che in questa materia si possono a volte sostenere tesi diverse, pur partendo da situazioni concrete e reali simili.
Non mi addentro nel merito di cosa sia e che valore abbia un decreto del Presidente del Consiglio, titolato "Direttiva alle Regioni in materia di riconoscimento di personalità giuridiche di diritto privato a carattere regionale e infraregionale alle II.PP.A.B..".
Prendo atto che questa direttiva pone alcune indicazioni, alcune regole di comportamento in materia, e verifico che la legge regionale presentata dall'Assessore Brizio e dalla Giunta si colloca su queste linee e con queste regole, senza andare oltre e stravolgerle. Dopodiché lascio ad altri disquisire, magari con qualche documentata esperienza alle spalle più di quanto non possiamo fare noi - con tutto il rispetto per ciascuno di noi che non abbiamo, tutto sommato, grande competenza di tipo teorico in materie giuridiche.
Mi sembra però normale una certa personale soddisfazione: dico questo con tranquillità e senza trionfalismo al collega Majorino, a meno che per trionfalismo non si voglia intendere l'impegno e la soddisfazione, avendo lavorato su dei problemi, di vederli arrivare in porto. In questo senso certamente, quando si lavora su un problema si ha piacere che si concluda e che si definisca.
Comunque, la normativa rappresentata dalla direttiva rafforza la nostra precedente convinzione che la Regione avesse potere di legiferare nell'ambito di una materia di sua competenza. Come già ieri ho detto brevemente nella mia relazione introduttiva, "nel più ci sta sicuramente il meno". Se è vero che la Giunta ha in via amministrativa il potere di decidere, ha ancora più forza se decide sulla base di una legge regionale che la stessa decide di darsi; questo tra l'altro non è in contrasto con i principi espressi da una direttiva intervenuta successivamente, sulla quale gli emendamenti presentati dall'Assessore Brizio tendono ad adeguarsi per quei punti che potevano presentare elementi di non sufficiente chiarezza.
Questo in particolare per quanto si riferisce alle scuole materne.
In particolare, quando si dice che la "qualificazione religiosa educativa è data da personale religioso, ecc.", in realtà si dicono cose opinabili: ognuno può esprimere proprie convinzioni, ma è altrettanto vero che si può dissentire. Dire "valori religiosi" non significa considerare solo suore o sacerdoti, significa che la struttura ha una valenza educativo culturale che va in una certa direzione; questa è l'interpretazione autentica che attribuiamo a questo significato. E' chiaro che se vien meno la congregazione o l'istituzione che ha rappresentato l'elemento di gestione di questa iniziativa, dovrebbe essere automaticamente decaduta la funzione che gli istitutori delle II.PP.A.B.., si sono dati, attraverso i famosi Statuti di cui tutti ci siamo giustamente preoccupati questa mattina.
Desidero rassicurare al riguardo il Consigliere Montefalchesi, ma ancor più il collega Staglianò quando ci ricorda la preoccupazione che questi patrimoni e queste risorse, messe a disposizione della Comunità per determinate opere ed iniziative di carattere sociale, non vengano dirottate ad altre iniziative.
Sicuramente concordiamo sul fatto che i patrimoni continuino a mantenere le destinazioni delle originarie finalità; infatti, le regole che diamo - i "paletti" che abbiamo cercato di mettere in questa legge - sono sicuramente un contributo in questa direzione. Diversamente, tali regole si sarebbero potute applicare senza mettere alcun paletto, attraverso l'attivazione di norme di carattere generale.
Vorrei fare un'ulteriore considerazione nel merito di una probabile svista da parte del collega Staglianò quando si riferisce, per la fine di dicembre, ad un possibile passaggio di patrimoni alle UU.SS.SS.LL. da parte degli enti locali.
Sappiamo tutti molto bene che la legge n. 20 non si riferisce ai patrimoni delle II.PP.A.B.., ma a quelli dei Comuni. Il passaggio dei servizi alle UU.SS.SS.LL. non è dei patrimoni delle II.PP.A.B.., ma dei Comuni. Quindi, l'eventuale privatizzazione non modifica il passaggio alle UU.SS.SS.LL. di servizi a gestione pubblica.
Vorrei evidenziare un'osservazione sulla considerazione della collega Sestero: quando si prendono dati di riferimento più o meno indicativi - lei ha parlato di 4.300 enti nel 1986, di cui 2.210 privati e 659 pubblici occorre essere più precisi: 4.300 meno le cifre da lei indicate dà, circa 2.870, gli altri enti dovrebbero pur essere privati o pubblici? In questo caso, i dati citati non mi tornano, forse sarebbe bene rivederli.
Ma non è su questo che voglio soffermarmi. Intendo invece fare un'osservazione di altro tipo: molti di questi enti pubblici e di queste II.PP.A.B.., in questi anni si sono sciolti, passando ai Comuni. Il numero totale degli enti pubblici può essere diminuito, ma i patrimoni e le attività sono comunque rimasti in capo ai Comuni, essi stessi, a loro volta, enti pubblici: la riduzione va calcolata in questo senso.
Concludendo, la legge proposta, sulla quale tutto sommato sono state fatte osservazioni non tanto nel merito e nella sostanza, non va certo nella direzione di diminuire la responsabilità nella gestione di settori importanti dell'assistenza, ma cerca di renderla più snella e rapida nelle sue decisioni. Nel centenario della legge Crispi questo è un obiettivo che potrebbe essere realistico porsi.



PRESIDENTE

Chiude la discussione generale l'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Devo aggiungere alcune notazioni anche se la replica del Presidente della Commissione ha in parte risposto ad alcune osservazioni.
La questione legge o non legge, è una questione sostanziale e politica.
Trovo paradossale, al di la di tutto, che si cavalchi un parere dell'Ufficio legale, che dovrebbe limitare le Regioni, quando in quest'aula abbiamo costantemente rivendicato maggiori spazi, maggiore possibilità legislativa, e siamo anche andati alla Corte Costituzionale per rivendicarli nei confronti del Governo e del Parlamento; anche noi che siamo forze di maggioranza. Questa posizione è superata; è superata nella sostanza da questa mia osservazione, ma è superata ancor più dalla direttiva. Collega Majorino, al terzo comma la direttiva richiama espressamente le competenze regionali, e io ritengo che questo richiamo abbia veramente questo significato: non proponiamo una legge come Governo nazionale, perché la competenza è regionale, diamo solo degli indirizzi. A questo punto l'alternativa è molto chiara: se non si fa una legge, si applica la direttiva. La direttiva certamente dà più discrezionalità alla Regione, più spazio operativo, dà tempi più brevi; quindi credo che oggi tutti pensano, contrariamente a due mesi fa - non siamo noi che abbiamo cambiato opinione che la legge è utile, che la legge è necessaria.
All'inizio di questa polemica, qualche lavoratore, strumentalizzato, è venuto qui davanti al Palazzo con dei cartelloni che portavano: "Viva Crispi, abbasso Brizio", troppo onore devo dire. Con il passare del tempo invece, confrontandoci (come diceva il Consigliere Bergoglio) con i sindacati abbiamo raggiunto un documento di accordo, perché ci si è convinti che la legge, in definitiva, dà più chiarezza, più determinazione.



SESTERO Maria Grazia

Voi vi siete convinti.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

No, noi eravamo convinti già prima. I sindacati si sono convinti, e forse oggi anche l'opposizione ritiene sia meglio una legge che non la direttiva. Comunque il problema è risolto, a mio avviso, nel senso che la Giunta conferma questa necessità, ritiene sia giusto fissare per legge alcuni aspetti normativi, ritiene essere questa una strada di maggior chiarezza.
La seconda osservazione riguarda il problema se si vuole salvaguardare o meno i patrimoni. Ma questo è un problema di fondo ed occorre avere coscienza di cos'è la legge. La privatizzazione non significa formare delle S.p.A., o delle s.r.l., ma delle fondazioni. Fondazioni che sono nella sostanza vincolate a precise norme di codice civile e la cui tutela patrimoniale è conforme alla gestione dei propri Statuti. Pensare che gli amministratori inopinatamente diventino dei dilapidatori, mi pare sia un po' forte, un po' assurdo e certo infondato.
Credo occorra invece dare più flessibilità a questi enti; flessibilità oggi necessaria ed utile, perché la società cambia, e va aperta la possibilità, anche nella gestione dei patrimoni e nelle funzioni previste dallo Statuto, di muoversi nell'ottica delle regole della società moderna.
Ritengo perciò che, nella sostanza, si possa arrivare a dei risultati positivi, proprio dando un'impostazione privata, ma, direi, privata di ente privato, non di società a fine di lucro, che non è assolutamente pertinente alla fattispecie.
Per quello che riguarda, Consigliere Staglianò, il problema del comma e) dell'art. 2 (il famoso elenco), desidero ribadire che il nostro emendamento è proposto per chiarezza, perché poi l'emendamento, se notate ripete la direttiva nella sua pienezza, nei lati positivi e negativi. Da un lato si fa riferimento all'elenco (come prevede la direttiva, e non si potrebbe fare diversamente), dall'altro lato peraltro si toglie il riferimento all'istruzione. Si usa il termine educativo-religioso, che restringe, sotto certi aspetti, il quadro d'azione. Anche questo emendamento sostanzialmente è restrittivo. La legge, sotto certi aspetti nell'ambito della direttiva, porta degli elementi di ridefinizione, di chiarezza che devono essere evidenziati, tenuti in considerazione, valutati per quello che sono.
Per queste ragioni la legge è necessaria, e per queste ragioni il riferimento alla direttiva non può che essere un riferimento puntuale.
La direttiva (vorrei chiarirlo perché qui si è sempre parlato di Andreotti), è una proposta Maccanico - Andreotti, predisposta dal Ministro delle Regioni, ed approvata dal Consiglio dei Ministri. Quindi si tratta di valutazione collegiale e ogni personalizzazione appare eccessiva. La direttiva fissa delle norme ben precise: il riferimento alla legge della Sardegna aveva senso quando c'era e vigeva soltanto la sentenza della Corte; adesso che vige la direttiva mi pare possa essere, sotto certi aspetti, meno puntuale anche tenendo conto che la Sardegna è una Regione a Statuto speciale e non a Statuto ordinario come la nostra.
Per queste ragioni confermiamo l'impostazione di fondo della legge; la confermiamo come impostazione valida e necessaria a chiarire e a liberare da freni l'iter della legge quadro sull'assistenza. Credo che ad un certo punto la legge partirà; abbiamo richiesto anche noi come Assessori di avere chiarezza dal Governo in ordine a questo tema, e la chiarezza è venuta con la direttiva.
Certamente una legge quadro sull'assistenza è necessaria; un chiarimento della funzione pubblica e della funzione privata, anche. Quella che finisce (ma finisce per la sua incostituzionalità) nel quadro della logica, del movimento della situazione politica economica e sociale, è l'illusione di provvedere a sostenere una riforma dell'assistenza attraverso la confisca di patrimoni privati, che i testatori hanno dato con delle definizioni e degli scopi che devono essere salvaguardati con rispetto e a fondo degli Statuti, e con il rispetto di quella volontà di andare incontro a coloro che ne hanno bisogno (come diceva il Consigliere Staglianò) nella sostanza dei fatti. Si raccolgono più forze se ci sono insieme privati che si muovono con una certa flessibilità e con dei precisi valori morali, e il pubblico con la sua validità e la sua consistenza.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Montefalchesi Sestero e Reburdo: dopo le parole "attività assistenziali", aggiungere le parole "fra quelle previste dalla L.R. n. 20/82 e successive modifiche ed integrazioni".
La parola al Consigliere Sestero per l'illustrazione.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, a me pare necessario aggiungere questa determinazione che costituisce un riferimento preciso per definire le attività assistenziali. La dicitura del testo è così generica che può far presupporre, legittimamente, che all'interno della categoria delle II.PP.A.B.., privatizzabili e riconoscibili in questa normativa ci stia tutto, anche le non funzionanti. Mi pare che il richiamo alla legge n. 20 che è la nostra legge sull'assistenza, costituisca una definizione di ambiti pertinente alla volontà della legge necessaria per la chiarezza della legge stessa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

L'emendamento purtroppo non è accoglibile perché le attività svolte dalle II.PP.A.B.., abbracciano un campo più vasto di quello previsto dalla L.R. n. 20/82. Non possiamo quindi andare a restringerlo a quello previsto dalla legge n. 20 perché riguarda tutto il complesso di attività delle II.PP.A.B.., anche di altro genere.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli e 22 contrari.
Prima di procedere all'esame degli altri emendamenti, saluto gli allievi e i loro insegnanti della Scuola Cesare Pavese di Alessandria che sono presenti in aula e assistono ai lavori del Consiglio.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Montefalchesi Sestero e Reburdo: al primo comma, lettera a), punto a2), quarta riga, sostituire la parola "ovvero" con la lettera "e".
La parola al Consigliere Sestero per l'illustrazione.



SESTERO Maria Grazia

Si potrebbe pensare che la sostituzione di "ovvero" con "e" sia questione di scarso rilievo, però vorrei spiegare il senso e lo spirito con cui operiamo attraverso gli emendamenti.
La lettera a), comma primo, dell'art. 2 definisce le condizioni e quindi i vincoli inevitabili e necessari per la privatizzazione. Il problema è che nel momento in cui si definiscono le istituzioni che si intendono privatizzare si tratta di porre delle condizioni. Siamo contrari ad un'alternativa di condizioni, siamo per sommare le due condizioni: l'elezione dei componenti dell'organo collegiale di carattere privato e le competenze deliberative dei soci per definire meglio e in modo più vincolato dove il carattere più privato nell'atto di fondazione sia evidente.
Vorrei riprendere il ragionamento sulla direttiva. Consigliere Bergoglio, è ovvio che la legge non è in contraddizione con la direttiva la direttiva è nulla, è semplicemente la dichiarazione di mano libera alle Regioni per privatizzare, è una maglia così larga che diventa universale dentro la quale le Regioni possono fare quello che vogliono. Il nostro impegno è stabilire delle condizioni anche perché si possono stabilire delle condizioni e dei vincoli, la Regione Sardegna ed altre Regioni hanno agito in questo modo per delimitare gli ambiti in cui può avere senso un'uscita dal sistema pubblico.
Ci pare che il testo di legge che stiamo esaminando sia stato elaborato tendenzialmente cercando di ridurre al minimo i vincoli e le condizioni quindi sostanzialmente cercando di riconoscere a tutte le II.PP.A.B.., la possibilità di trasferimento in campo privato.
Pertanto, un emendamento apparentemente di poco conto è per noi fondamentale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Proprio perché sostituire "ovvero" con "e" non è insignificante, non possiamo accogliere l'emendamento. Noi mettiamo dei vincoli non previsti dalla direttiva, però devono essere dei vincoli ragionevoli e non tali da far sì che la legge sia respinta perché crea dei vincoli eccessivi che contrastano con lo spirito di fondo, che è quello invece di consentire la privatizzazione, nel senso previsto dalla direttiva medesima.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli e 21 contrari.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Montefalchesi Sestero e Reburdo: al primo comma, lettera a), il punto a3) è sostituito con il seguente: "che il patrimonio risulti quasi esclusivamente costituito da beni provenienti da atti di liberalità privata o dalla trasformazione dei beni stessi, e che il funzionamento sia avvenuto, nell'ultimo quinquennio antecedente il 31 dicembre 1989, in prevalenza con contributi, redditi rendite e altri mezzi patrimoniali o finanziari di provenienza privata, e che comunque l'istituzione non abbia beneficiato di finanziamenti pubblici a qualsiasi titolo in misura superiore al 10% delle entrate complessive dell'ente nel quinquennio, né abbia percepito rette a carico di pubbliche amministrazioni in misura superiore alla metà delle entrate complessive dell'ente nel quinquennio".
La parola al Consigliere Montefalchesi per illustrazione.



MONTEFALCHESI Corrado

Al fine di determinare la natura privata di una IPAB non riteniamo sufficiente che il patrimonio risulti prevalentemente formato da apporti dei soci o da atti di liberalità. Riteniamo che un'altra condizione sia quella che la natura privata dell'ente risulti anche dalla sua effettiva autonomia di gestione. Non ci può essere una IPAB il cui patrimonio sia prevalentemente formato da apporti dei soci, perché il patrimonio delle II.PP.A.B.. è formato in origine da donazioni private. E' opportuno ricordare che i benefattori hanno affidato le loro sostanze alle II.PP.A.B.., proprio per il loro carattere e la loro natura pubblica perch ciò dava garanzie sulla durata nel tempo e sul mantenimento delle finalità rispetto all'utilizzazione di tali beni. E' plausibile pensare che questi privati non avrebbero affidato i loro beni ad un privato qualsiasi. Quindi la natura privata deve risultare non solo da come si è formato il patrimonio, ma anche dalla loro attuale ed effettiva gestione autonoma.
Questa è la natura dell'emendamento che è ripreso integralmente dal DPR relativo alla Sardegna. Assessore, occorre fare chiarezza perché la dizione utilizzata si riferisce al DPR relativo alla Sardegna, ma ha tralasciato di inserire la parte inerente la caratteristica per il riconoscimento che deve essere anche quella della effettiva gestione autonoma. Quando dicevo nel mio intervento che probabilmente non c'è molta differenza tra questa legge e la direttiva, questo tipo di scelte che sono state fatte nella legge lo dimostrano. Spero che l'Assessore e il Consiglio accolgano questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Questo emendamento riguarda la lettera a). La lettera a) riguarda le Associazioni, non le Fondazioni. Per la parte delle Fondazioni abbiamo recepito l'impostazione della Sardegna. Alla lettera b) è chiarissimo. Non l'abbiamo recepito per la parte delle Associazioni perché riteniamo che nelle istituzioni a carattere associativo l'elemento fondamentale non è quello patrimoniale, ma è quello umano. Quindi non ci pare che questo emendamento alla lettera a) sia recepibile. Di più c'è sempre l'impostazione generale, Consigliere Montefalchesi. Questi sono tutti vincoli non previsti dalla direttiva, che noi abbiamo attentamente soppesato, per cui andare oltre in una linea vincolistica è veramente insostenibile, pena poi il ricorso delle II.PP.A.B.., che vogliono privatizzarsi, alla via amministrativa. Occorre tenere conto che abbiamo già delle richieste in Tribunale, in ordine alle quali opereremo tramite ufficio legale, se sarà possibile, per rinviarle e deciderle con la legge regionale operante. Il Tribunale si legge la direttiva, ed agisce per conto proprio, poiché non c'è vincolo alcuno del genere di quelli che noi fissiamo.
Per queste ragioni, malgrado la buona attenzione che prestiamo ai vostri emendamenti, non ci pare questo assolutamente accoglibile.



MONTEFALCHESI Corrado

Assessore, non capisco. Se nelle Associazioni è prevalente il fattore umano, credo vada rimarcato che l'effettiva gestione dell'Associazione deve avere una natura autonoma e nella sua formulazione l'unico aspetto che viene preso in considerazione è il patrimonio. Seconda questione: lei continua a fare riferimento alla direttiva. Abbiamo capito che si è in qualche modo un po' pentito per questo tipo di legge...



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Se fossi pentito non avrei insistito per portarla avanti.



MONTEFALCHESI Corrado

Se la direttiva fosse stata emanata prima della formulazione della legge, la stessa sarebbe molto peggiore; questo l'abbiamo compreso.
Tuttavia noi riteniamo che il punto di riferimento non può e non deve essere una direttiva sulla quale, secondo noi, ci sono seri dubbi di legittimità, ma il punto di riferimento deve essere l'art. 17 del DPR n.
348 relativo alla Sardegna, che è l'unica legge esistente. Il DPR relativo alla Sardegna non porta la formulazione che voi riprendete, ma la formulazione del nostro emendamento, quindi se volete essere coerenti dovete accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 20 contrari e 1 astensione.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Montefalchesi Sestero e Reburdo: al primo comma, lettera b), i punti b3) e b4) sono sostituiti con il seguente: "che il patrimonio risulti quasi esclusivamente costituito da beni provenienti da atti di liberalità privata o dalla trasformazione dei beni stessi, e che il funzionamento sia avvenuto, nell'ultimo quinquennio antecedente il 31 dicembre 1989, in prevalenza con contributi, redditi rendite e altri mezzi patrimoniali o finanziari di provenienza privata, e che comunque l'istituzione non abbia beneficiato di finanziamenti pubblici a qualsiasi titolo in misura superiore al 10% delle entrate complessive dell'ente nel quinquennio, né abbia percepito rette a carico di pubbliche amministrazioni in misura superiore alla metà delle entrate complessive dell'ente nel quinquennio".
La parola al Consigliere Montefalchesi per l'illustrazione.



MONTEFALCHESI Corrado

Questo emendamento propone di sostituire i punti b3) e b4) con il testo proposto che è letteralmente ripreso dal testo del DPR della Sardegna. E' vero che nel testo della legge l'Assessore ha in parte ripreso i concetti che risultano dall'emendamento, ma a noi pare che l'emendamento sia più chiaro, mentre la legge risulta più confusa e comunque non riprende letteralmente i concetti riportati nel DPR della Sardegna.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Non possiamo accoglierlo perché nella sua stringatezza non tiene conto di tutta la complessità dei punti b3) e b2) che pure noi abbiamo evidenziato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli e 21 contrari.
5) Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: al primo comma, paragrafo b4), al primo punto la frase "in misura superiore ad un terzo" è sostituita da "in misura superiore alla metà".
La parola al Consigliere Staglianò per l'illustrazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Dal tono delle risposte dell'Assessore Brizio agli emendamenti finora discussi mi assale un senso di frustrazione totale. Ciò detto vorrei spiegare perché è opportuno quanto meno sostituire la frase "in misura superiore ad un terzo", compresa al primo comma, paragrafo b4), con la frase "in misura superiore alla metà".
Se la norma che si vuole approvare è quella che tra i requisiti posseduti vi sia quello di operare prevalentemente con mezzi di provenienza privata, come si dice in specifico al punto b), la prevalenza si ha quando i contributi pubblici non sono superiori al 50% e non al 33%, percentuale che non si capisce da dove prende spunto.
La ratio dell'emendamento penso risulti sufficientemente chiara a tutti. In sede di discussione generale dissi che gli emendamenti da noi proposti al Consiglio sarebbero stati tutti finalizzati a stringere la griglia del setaccio - che ci pare troppo larga - attraverso cui passano le privatizzazioni. Vorrei capire sulla base di quale criterio, signor Assessore, il 33% assicura e garantisce la prevalenza dei contributi pubblici.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Consigliere Staglianò, leggendo attentamente il testo del suo emendamento ci si accorge che in realtà si vuole facilitare la privatizzazione, quindi io potrei anche accogliere la sua proposta di modifica; la prego, quindi, di rileggere attentamente il testo perché va esattamente nella direzione opposta a quanto lei ha poc'anzi affermato.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Mi aiuti a capire. Al punto b) si parla di istituzioni promosse e amministrate da privati ed operanti prevalentemente con mezzi di provenienza privata, dopodiché al punto successivo (b4) si specifica che "tale circostanza sussiste quando l'istituzione non abbia beneficiato di contributi pubblici di gestione, fatta esclusione per i contributi in conto retta e i contributi erogati sul Fondo Sanitario Nazionale per le prestazioni a carattere e a rilievo sanitario, in attuazione del DPCM n.
88/85, misura superiore ad un terzo delle entrate dell'ente nel quinquennio".



BERGOGLIO Emilia

Con il suo emendamento gli fa avere più del 50%, quindi sarebbe da accogliere.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Riconosco che questa volta lei ha ragione.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Come vede abbiamo risposto con grande serietà, perché io ero tentato di accogliere il suo emendamento, ma ho voluto convincerla che si stava sbagliando.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Su questo ha ragione.



PRESIDENTE

Consigliere Staglianò, mantiene l'emendamento?



STAGLIANO' Gregorio Igor

No, lo ritiro.



PRESIDENTE

D'accordo. Il Consigliere Staglianò ritira l'emendamento n. 5).
6) Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: al primo comma, paragrafo b4), al secondo punto la frase "alla conservazione di beni artistici e culturali, sempre che la natura pubblica del soggetto non sia stata condizionante ai fini dell'assegnazione dei finanziamenti stessi, nonché" è cancellata.
La parola al Consigliere Staglianò per l'illustrazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

A me pare che questo emendamento sia sufficientemente chiaro, vorrei comunque spiegare perché, a nostro avviso, sarebbe opportuna questa abrogazione. Il testo, così come è formulato, sostiene che se una IPAB possiede un bene classificato di valore artistico, ad esempio un palazzo d'epoca o altro, del valore di x miliardi, questo può averlo ricevuto anche attraverso finanziamenti per la sua conservazione e quindi senza che questi rientrino nel computo del tetto complessivo del 10%. A me pare che ci possa essere il rischio di un possibile escamotage per sforare il 10% attraverso questa dizione. Siccome si tratta di restringere i criteri, l'abrogazione di questo paragrafo è opportuna.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Ricordo al Consigliere Staglianò che il paragrafo relativo ai beni artistici e culturali non era presente nel disegno originario della Giunta ma è stato aggiunto in sede di Commissione dopo le consultazioni e su proposta esplicita delle organizzazioni sindacali. Abbiamo valutato con attenzione questo problema, non riteniamo quindi di poter accogliere l'emendamento perché è stata raggiunta una calibratura in Commissione che è opportuno non modificare.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 6).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 21 voti favorevoli, 17 contrari e 3 astensioni.
7) Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Montefalchesi Sestero e Reburdo: al primo comma, lettera c), il punto c1) è sostituito con il seguente: "che l'attività istituzionale attualmente svolta persegua indirizzi e finalità religiose".
La parola al Consigliere Sestero per l'illustrazione.



SESTERO Maria Grazia

Confermo intanto la dicitura "religiosi" perché prevale, ahimè, in una cultura e in una linguistica maschilista, il maschile sul femminile quindi non si tratta di un errore.
Abbiamo presentato un emendamento che sostituisca la dicitura "continui anche attualmente a caratterizzare le finalità e gli indirizzi" perch riteniamo che il termine "caratterizzare" sia troppo debole e preda quindi di interpretazioni ampie. Il termine "perseguire" lo riteniamo più forte e in grado di connotare in modo più restrittivo e deciso i soggetti cui ci si riferisce.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

A nostro avviso si trattava di un emendamento pleonastico, ma dopo l'illustrazione della collega Sestero che ha sottolineato il fatto che si vuole con questo emendamento dare maggior forza alla norma, riteniamo di poterlo accogliere.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 7).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
8) Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Montefalchesi Sestero e Reburdo: al primo comma, lettera c), il punto c2) è sostituito con il seguente: "che risulti collegata ad una confessione religiosa mediante la designazione negli organi collegiali deliberanti, in forza di disposizioni statutarie, di ministri del culto o di appartenenti ad istituti religiosi o di rappresentanti di autorità religiose, e mediante la collaborazione di personale religioso come modo qualificante di gestione del servizio".
La parola al Consigliere Montefalchesi che lo illustra.



MONTEFALCHESI Corrado

Non riteniamo sufficiente a dimostrare la natura religiosa di un organo la presenza, negli organi collegiali deliberanti, di un ministro di culto o di appartenenza ad istituti religiosi.
Certo, ci può essere il rappresentante di diritto, che di solito è il parroco, ma riteniamo che il carattere religioso deve essere dimostrato attraverso la qualificante collaborazione di personale religioso nella gestione del servizio, e non soltanto la presenza di un ministro di culto negli organi deliberanti. Questo è il senso dell'emendamento che sta a significare, Assessore, la reintroduzione della parte del DPR della Sardegna che lei ha tralasciato. Lei si è fermato a "rappresentanti di autorità religiose negli organi collegiali" e ha tralasciato "e mediante la collaborazione di personale religioso, quale modo qualificante di gestione del servizio".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Non è una dimenticanza, è una precisa valutazione. Occorre essere molto chiari: la precisazione nasce dal fatto che, come è stato detto, gli anni sono passati, e sempre più il progetto educativo-religioso viene oggi affidato nella società contemporanea non soltanto alla presenza di religiosi, ma anche alla presenza di laici. Quindi una lettura sostanziale ci dice che una chiusura a questo livello non è giusta e che l'accettazione di questo emendamento nella sua stesura aggiuntiva "vi è mediante..." allo stato attuale delle cose non è possibile.
Si potrebbe, per capovolgere la proposta del Consigliere Sestero sostituire "ovvero" con "e", sostituire il "mediante" con "ovvero attraverso". In caso contrario l'emendamento non è accettabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Non possiamo, Assessore Brizio, accogliere tale modifica al nostro emendamento (una volta tanto mi tolgo la soddisfazione di dirlo io). I vincoli per noi devono essere due. Mi stupisce un po' che la sentenza della Corte Costituzionale faccia riferimento vincolante.
La sentenza della Corte Costituzionale richiama la legge della Sardegna: una parte della sentenza vi va bene, il riferimento normativo cui consiglia di ispirarsi non vi va bene: la sentenza decade e non vi interessa più. Questo certamente anche grazie alla direttiva Andreotti e alla scellerata intesa - in termini manzoniani - tra autorità centrali e periferiche per privatizzare le II.PP.A.B..
La sua motivazione, Assessore, conferma maggiormente le nostre considerazioni. Non voglio mettere limiti alla Provvidenza nel non riconoscere che l'ispirazione religiosa e il senso religioso passi ormai anche attraverso i laici e che la relativa capacità di presenza nella società non ha solo più le forme dell'abito talare o delle Confraternite religiose, ma questi enti sono radicalmente mutati negli anni, così come la loro caratteristica originaria. Per cui enti di beneficenza, con utilizzo prevalente di personale religioso sono diventati enti che utilizzano personale laico di cui non è possibile conoscere la Fede. E' chiaro per che "personale laico" può essere di tutto, e nell'anima di questo personale che lavora in questi enti non possiamo penetrare.
Ci pare importante conservare un vincolo che caratterizzi il servizio in chiave di senso religioso e non aprirsi a trasformazioni che hanno radicalmente mutato la configurazione di questi enti, non più ispirati ad una missione sociale, ma ad altre missioni meno nobili, anche se laicamente normali in una società dove il guadagno e il lucro - certamente non da noi è legittimamente riconosciuto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 8).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 19 contrari.
9) Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: al primo comma, il paragrafo e) è cancellato per intero.
10) Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Montefalchesi e Sestero: al primo comma, la lettera e) è soppressa.
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Potremmo trattare questi emendamenti insieme con quello della Giunta.



PRESIDENTE

C'è infatti un emendamento presentato dalla Giunta.
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

L'intendimento dell'opposizione è di sopprimere la lettera e) tout court; il nostro è di sostituirla.
E' un argomento che è stato ampiamente trattato nella discussione generale. Noi diciamo "no" alla soppressione, perché riteniamo che il settore degli enti con attività educativo-religiosa, prevista, corrisponde alla direttiva nazionale; d'altro canto, evidenziamo che rispetto al testo della Giunta si toglie il riferimento alla parola "istruzione". Il nostro è un emendamento riduttivo, rispetto al testo originario che avevamo a suo tempo predisposto. Quindi va nel senso di quella politica di maggior vincolo che qui è stata da tutti evidenziata. Io invito l'opposizione a ritirare l'emendamento, in caso contrario dovremo dire "no" alla soppressione del punto e), e "sì" alla sua trasformazione nel senso del nostro emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero per dichiarazione di voto.



SESTERO Maria Grazia

Credo sia utile soffermarci sull'emendamento sostitutivo della lettera e), al di là del fatto che l'Assessore Brizio propone una sostituzione. Noi siamo per la soppressione, perché ci pare necessario che ci sia il massimo di chiarezza su una questione non secondaria e che ha qualche rilevanza di legittimità. Ci troviamo di fronte, come è steso nel testo di legge, ad un riconoscimento della possibilità di procedere alla privatizzazione per quelle II.PP.A.B.., che svolgono attività di istruzione. Pertanto la prima obiezione che noi avanziamo è che questa non è materia di competenza della Regione, non possiamo quindi decidere noi lo status giuridico di istituzioni religiose. Quindi riteniamo che debbano essere escluse le II.PP.A.B.., che svolgono attività di istruzione. Nella legge della Sardegna e in altre leggi, sono esplicitamente escluse. La questione non è di poco conto; se io ho ben capito, le realtà concrete, che svolgono questo tipo di attività, sono realtà consistenti, corpose e significative. Mi chiedo se l'Istituto delle Rosine, con proprietà in Torino, in Via M.
Vittoria, in Via Giolitti, in Via delle Rosine, a Saluzzo, a S. Damiano Asti, che nel 1977 possedeva 100 posti di scuola materna, 170 posti di scuola elementare, 72 posti di pensionato per studentesse, è una realtà dell'istruzione piemontese rispetto a cui possiamo così leggermente pensare che possa sfuggire ad una collocazione in quanto IPAB pubblica e rinserrarsi in una dimensione privata.
Sapendo poi che ci sono delle complicazioni su questa questione, perch quando parliamo di scuole materne, il panorama dell'istruzione di questo livello, e di questo tipo di servizi nella nostra realtà, vive sulle risorse pubbliche. Perché il riconoscimento della funzione suppletiva di servizio di questo tipo di istituzioni scolastiche è ampio, per motivi che sono venuti a determinarsi negli anni. Quindi sono attività che si sono svolte in tutti questi anni, da quando si è istituita la scuola materna pubblica, con risorse pubbliche, sono enti che non solo erano pubblici, in quanto II.PP.A.B.., ma si sono alimentati di risorse pubbliche. Quindi per un motivo di legittimità, di competenza, e per la concreta fisionomia e funzionamento, e rapporto sostenuto dalle risorse pubbliche che queste presentano, ci pare si tratti di escludere esplicitamente questa realtà dal possibile processo.
Questo è un punto sul quale non dovrebbero esserci dubbi in quanto ci muoviamo su un terreno che può essere cancellato da un intervento di controllo.
In merito alla proposta dell'Assessore Brizio ci pare che questo testo abbia tante ambiguità; noi vogliamo un'esplicita esclusione delle istituzioni di istruzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Nella sostanza non cambia nulla. Tecnicamente noi accettiamo la soppressione dell'art. 3, perché il nostro emendamento presuppone non tanto una lettera e), ma lo consideriamo per chiarezza come un secondo comma dell'articolo.
Cioè la lettera e) viene abolita. Il nostro emendamento: "art. 2 lett., e) sostituire con", lo intendo come non sostituzione della lett.
e), ma come secondo comma dell'articolo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 9).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'emendamento n. 10).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
In merito all'emendamento n. 11) chiede la parola il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo argomento l'ho già trattato nella discussione generale. Intervengo per ribadire che assumendo la dizione contenuta nella direttiva del Governo di fatto si stabilisce un'automaticità fra gli elenchi delle II.PP.A.B.., educativo-religiose (elenchi che sono stati formulati nel 1979 per altri motivi e in condizioni ben diverse da quelle attuali), elenchi che non hanno più alcuna corrispondenza con la realtà attuale di quelle II.PP.A.B.., e il loro passaggio alla privatizzazione. E' assolutamente inaccettabile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La Giunta conferma l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Brizio, il cui testo recita: 11) dopo il primo comma, aggiungere il seguente secondo comma: "Ai fini del riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato sono comunque considerate istituzioni di ispirazione religiosa le II.PP.A.B.., per le quali sia stato riconosciuto, ai sensi dell'art. 25 del DPR 24/7/1977, n. 616, lo svolgimento in modo precipuo di attività inerenti alla sfera educativo-religiosa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 19 voti favorevoli, 11 contrari e 3 astensioni.
12) Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Montefalchesi Sestero e Reburdo: dopo il primo comma aggiungere il seguente comma: "Sono in ogni caso escluse dalla possibilità di riconoscimento dalla personalità giuridica di diritto privato: a) le II.PP.A.B.., il cui organo collegiale deliberante sia composto, a norma di Statuto, in maggioranza da membri designati dai Comuni, Province Regioni o altri enti pubblici b) le II.PP.A.B.., già concentrate o amministrate dagli ECA c) le II.PP.A.B.., che non esercitano le attività previste dallo Statuto o altre attività assistenziali".
La parola al Consigliere Montefalchesi che illustra l'emendamento.



MONTEFALCHESI Corrado

Questo emendamento sostanzialmente introduce una norma già contenuta nella direttiva del Governo.
L'ultimo comma della direttiva recita: "Non sono comunque considerate di natura privata le istituzioni di beneficenza ed assistenza già amministrate dagli enti comunali di assistenza o in questi concentrati".
Questo emendamento sostanzialmente afferma che sono escluse dalla possibilità di privatizzazione quelle II.PP.A.B.., che nella sostanza sono amministrate dai Comuni. Quindi, questo credo sia in coerenza con la direttiva. Mi auguro che almeno questo emendamento l'Assessore lo accolga.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La lettera a) noi l'abbiamo posta soltanto per le Fondazioni e in questo emendamento la si generalizza.
La lettera b): le II.PP.A.B.. già concentrate o amministrate dagli ECA sono già comunali.
La sostanza è già ripresa dalle norme da noi fissate, tecnicamente non possiamo accogliere questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Per chiarire una questione. L'Assessore dice che la lettera b) del nostro emendamento non ha senso. Io mi chiedo se neanche la direttiva del Governo abbia senso in quel punto. Se il Governo ha esplicitamente scritto in una direttiva che non sono comunque considerate di natura privata le istituzioni di beneficenza e assistenza già amministrate dagli enti comunali di assistenza o in questi concentrati, una ragione evidentemente c'è. La ragione è che c'è questa fattispecie e che va normata. Io credo che almeno questa fattispecie vada normata nella legge.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Questa fattispecie è già normata. Noi ci troviamo in presenza di una Regione che ha una sua legge n. 20 che ha già normato questi passaggi.
Quindi, proprio perché siamo dotati della legge n. 20, con l'art. 37 bis della medesima non abbiamo bisogno di recepire una direttiva di carattere nazionale che evidentemente abbiamo già recepito con la legge n. 20, art.
37 bis, titolato: "Amministrazione delle II.PPA.B., già concentrate o amministrate dagli enti comunali di assistenza".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 12).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli e 21 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

I Consiglieri Monticelli, Montefalchesi e Sestero hanno presentato un emendamento che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 2 bis Entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge si avviano le procedure per l'estinzione delle II.PP.A.B., che non svolgono alcuna attività assistenziale.
L'estinzione avviene su richiesta dell'IPAB, del Comune in cui l'IPAB stessa ha la sede legale o su iniziativa della Regione Piemonte.
I beni delle II.PP.A.B., estinte vengono trasferiti al Comune in cui vi è la sede legale dell'Ente stesso, mantenendo la destinazione assistenziale del bene acquisito.
Il personale dipendente dell'IPAB estinta è trasferito al Comune destinatario dei beni".
La parola al Consigliere Sestero per l'illustrazione.



SESTERO Maria Grazia

L'emendamento riguarda le II.PP.A.B.. che non svolgono alcuna attività assistenziale. Dal censimento del 1977/1978 risultavano 441 enti non funzionanti, i quali non possono privatizzarsi perché ci troveremmo di fronte ad un passaggio che disperderebbe quel patrimonio senza alcuna possibilità di recupero di una finalità di funzionamento. C'erano già, al di là della sentenza sul decreto n. 616, le possibilità in questi anni per sciogliere tali II.PP.A.B., e passare il patrimonio agli enti pubblici. In questi anni l'iniziativa non è mai stata assunta e le II.PP.A.B.. non funzionanti sono state conservate in questa loro condizione.
Di fronte ad una legge che riconosce di fatto la possibilità per le II.PP.A.B., non funzionanti di privatizzarsi ed oggettivamente disperdere il patrimonio, noi riteniamo opportuno affrontare il problema affinch almeno il patrimonio resti pubblico, il quale in alcuni casi può essere più consistente, in altri meno, riteniamo però che si tratti di utilizzare in ambito pubblico dei patrimoni che attualmente non vengono utilizzati.
L'articolo prevede inoltre le procedure che hanno una serie di vincoli deve intervenire il Comune oltreché la richiesta dell'IPAB o deve prendere l'iniziativa la Regione Piemonte. Ovviamente il patrimonio riteniamo debba andare ai Comuni. Pregherei l'Assessore Brizio di accogliere l'emendamento perché mi pare di buon senso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Il problema dello scioglimento delle II.PP.A.B., inattive ce lo siamo posto perché è un'esigenza reale e predisporremo un apposito disegno di legge.
Nel frattempo il primo comma dell'art. 2, testé approvato, ha già le implicazioni necessarie per rispondere al quesito del non rischio in attesa di una legge, perché si dice: "le II.PP.A.B., che esercitino le attività previste dallo Statuto". Se le II.PP.A.B., non esercitano l'attività dello Statuto perché inattive la privatizzazione è impossibile.
Non riteniamo oggetto della legge andare a normare oggi questo aspetto che è già specificato chiaramente dal primo comma dell'art. 2. Il problema di una normativa in proposito esiste, mi rendo conto che la legislatura è finita, ma lasceremo come messaggio scritto la proposta di legge che stiamo predisponendo. Non possiamo mischiare in una stessa legge due normative diverse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Assessore, ci permetta di dubitare che almeno nel breve termine ci sarà una legge che normerà la questione. Nel momento in cui si fa un'operazione di privatizzazione almeno si cerchi di recuperare i patrimoni ingenti delle II.PP.A.B., che non funzionano, patrimoni che sono stati donati da privati appunto per il loro carattere pubblico.
Il progetto di legge da una parte privatizza e dall'altra lascia che questi patrimoni continuino ad essere dispersi e non vengano recuperati dal pubblico. Del resto, Assessore, leggi simili le hanno già fatte il Lazio la Lombardia, la Puglia, ecc.
Io vedo un pericolo e cioè che di fronte alla possibilità di privatizzare le II.PP.A.B., o almeno una parte di esse che oggi non funzionano, decidano di riavviare alcune attività e in questo caso in modo surrettizio rientrerebbero all'interno dei requisiti della legge arrivando alla privatizzazione. In questo caso si privatizzerebbero soltanto i patrimoni, perché se una IPAB non svolge più alcuna attività è perché non ritiene più opportuno svolgere attività di beneficenza o perché non ci sono più le condizioni oggettive per svolgere tali attività. Quindi, l'eventuale riavvio di attività sarebbe soltanto un modo surrettizio per privatizzare dei patrimoni e ciò sarebbe estremamente grave.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Ho già chiarito che il primo comma dell'art. 2 ci garantisce in modo esplicito.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento che prevede il nuovo art. 2 bis.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni.
ART. 3 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Montefalchesi Sestero e Reburdo: alla fine del primo comma aggiungere le parole "entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge".
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Assessore, ha respinto l'emendamento precedente che tendeva a recuperare i beni delle II.PP.A.B., non funzionanti. C'è il rischio che in qualche modo surrettiziamente delle II.PP.A.B., riavviino delle attività per potersi privatizzare.
L'emendamento che proponiamo tende ad evitare che questo avvenga e quando noi diciamo che per avviare le procedure di privatizzazione le II.PP.A.B., devono presentare la richiesta entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge, significa che poniamo un termine ben preciso e tendiamo a fare in modo che le II.PP.A.B., che funzionano e che hanno i requisiti presentino la domanda e che le II.PP.A.B., che non funzionano non abbiano più la possibilità di introdursi surrettiziamente all'interno della legge per essere privatizzate. Questa è la logica. Se respinge anche questo emendamento ritengo che questa legge sia non solo brutta, ma rasenti lo scandalismo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Lo devo purtroppo respingere, perché fissare il termine temporale per l'esercizio della richiesta di privatizzazione non è previsto dalla legge.
Avevamo anche valutato questa ipotesi e, a suo tempo, quando abbiamo predisposto il progetto abbiamo sentito anche il Governo in proposito.
Fissare un termine all'esercizio di questo diritto non è tecnicamente possibile ed è contro l'impostazione della legge stessa. In più questo assestamento sarebbe veramente tale da spingere al ricorso massiccio alla Magistratura ordinaria, che è quello che vogliamo evitare con l'approvazione di una legge che passi però, non che non passi!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Assessore Brizio, capisco che si sia consultato con il Governo, per non può convincerci con questo argomento. Ho già detto nell'introduzione che c'è una volontà politica che va in quella direzione, che noi tendiamo a contrastare. Dopodiché il Governo invece di portare in Parlamento una legge da sottoporre alla discussione generale, usa uno strumento amministrativo.
Siete tutti d'accordo. Noi chiedevamo su questa questione delle non funzionanti, che mi pareva non facesse male a nessuno, che si mettesse un punto chiaro, perché non è l'elemento dell'inizio dell'art. 2 che pu vincolare. Assessore, lei sa che su questo terreno si possono inventare mille cose, si può riattivare una IPAB con patrimonio che attualmente non sta funzionando e ripresentarsi dopo averla attivata con la possibilità di passaggio privato...



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Se stimolasse veramente usare i patrimoni per l'attività assistenziale invece di lasciarli inoperanti...



SESTERO Maria Grazia

Il problema è che se sono inoperanti sono di origine pubblica, devono tornare al pubblico. Non vedo perché un ente pubblico come la Regione deve rinunciare a valorizzare se stesso e le sue possibilità di intervento per percorrere altri percorsi che sono anche discutibili. Pertanto ci convince ancora di più che questo è un gran regalo fatto ed è un regalo fatto all'ultima ora di questa legislatura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Questo emendamento veramente meritava assenso, innanzitutto era opportuno fissare il termine. Questo perché la sentenza della Corte Costituzionale è del 7 aprile 1988, il che significa che dal giorno successivo, che è quello da cui ha efficacia, le II.PP.A.B., potevano chiedere la trasformazione da pubblico a privato, sempre che dimostrassero i requisiti essenziali previsti dal Codice Civile. Non mi pare una buona soluzione il fissare il termine oggi in una legge che vuole essere vincolistica, nel senso che fissa rigorosamente i criteri quali enunciati dalla circolare governativa, mi pare sarebbe stato più opportuno fissare un termine entro il quale le II.PP.A.B.. - che abbiano i requisiti indicati nella legge da quel momento - hanno 120 giorni per presentare le loro domande. Questo senza possibilità appunto che si verifichino degli eventi surrettizi per rientrare nella normativa, anche se al momento dell'entrata in vigore della legge si è fuori. Sotto questo profilo è un emendamento che meritava pieno accoglimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Mi permetto di ricordare che il fissare delle regole che non siano previste nei quadri di riferimento ha soltanto due obiettivi: quello di far bocciare la legge e farcela rimandare oppure di attivare il ricorso alla Magistratura ordinaria, che è comunque sempre previsto e sempre possibile.
Questi sono dei punti di riferimento ai quali bisogna prestare una certa attenzione, perché il provvedimento non è tale da piacere solo all'Assessore Brizio o solo alla Giunta o alla maggioranza, ma contiene alcuni riferimenti di carattere generale. C'è poi anche un altro aspetto che comunque funzionanti o meno, riattivate o no, valgono le norme del Codice Civile in materia di associazioni e fondazioni, così come vengono richiamate agli articoli successivi. Infatti, l'utilizzo del patrimonio ai fini impropri è comunque un reato ed è comunque sottoposto a vincoli che sono previsti dalla nostra legge n. 20 e che sono continuamente verificati tant'è vero che noi in Commissione continuiamo ad esaminare, pressoch tutte le settimane, dei provvedimenti in relazione alla cessione di patrimoni, a modifiche e trasformazioni. Le norme fissate in questa legge vanno anche viste nell'insieme della regolamentazione che questo Consiglio si è dato. Se poi si incorre in reati, c'è anche la Magistratura. Non vorrei che qualcuno avesse l'impressione che una parte del Consiglio è per sbracare e regalare non si sa bene a chi e un'altra parte invece è attenta agli interessi pubblici. Questo vale come dichiarazione di voto, ma anche come precisazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 21 contrari.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Montefalchesi Sestero e Reburdo: al secondo comma, punto 2), sopprimere le parole "o da altro componente del suddetto organo amministrativo".
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La richiesta di privatizzazione deve essere presentata dal legale rappresentante, non crediamo possa essere presentata da qualcun altro. Solo per faziosità l'Assessore non può accogliere questo emendamento.



PRESIDENTE

La Giunta accoglie l'emendamento.



BERGOGLIO Emilia

A mio avviso è pleonastico perché la deliberazione deve essere comunque emanata dal Consiglio.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
3) Emendamento presentato dal Consigliere Majorino: al secondo comma aggiungere le parole "alla domanda deve essere unita la documentazione prescritta dall'art. 2: 'Disposizioni di attuazione del Codice Civile'".
La parola al Consigliere Majorino per l'illustrazione.



MAJORINO Gaetano

La spiegazione è molto semplice. Si tratta di un emendamento innanzitutto coerente con quanto si dice nel primo comma laddove si precisa che il riconoscimento avviene ai sensi dell'art. 12 del Codice Civile e che la domanda va firmata dal legale rappresentante, definisce inoltre che l'IPAB che vuole essere privatizzata deve motivare in quale ipotesi dell'art. 2 si colloca e infine che deve produrre la necessaria documentazione. Il richiamo all'art. 2 delle disposizioni di attuazione è necessario sia perché si opera nell'alveo dell'art. 12 del Codice Civile per riconoscere la personalità giuridica in questione, sia perché qui viene prescritto un particolare documento dal quale non si può prescindere perch l'art. 2 (Disposizioni di attuazione del Codice Civile) che riguarda tutti i riconoscimenti da effettuarsi, quindi compresi quelli che oggi per delega effettua la Regione, prevede un documento base, cioè la copia autentica dell'atto costitutivo dello Statuto e altri documenti da cui si pu desumere lo scopo dell'ente e i mezzi patrimoniali per farvi fronte.
Non vedo perché non si voglia inserire il richiamo a questa norma del Codice Civile nel cui alveo, lo ripeto ancora una volta, opera la procedura di riconoscimento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

A prescindere dal fatto che questi documenti sono in gran parte già a nostra disposizione, c'è anche un riferimento nel richiamo della direttiva.
Noi proporremo che l'emendamento venga formulato, al fine di essere accolto, in modo diverso, aggiungendo dopo le parole "la stessa" le parole "va indi presentata con domanda, secondo le forme e i modi di cui all'art.
2 delle disposizioni di attuazione del Codice Civile" per poter togliere susseguentemente la parte finale del secondo comma che non è più necessaria, cioè "fatta pervenire corredata dalla necessaria documentazione" in quanto è già chiarita al punto precedente.
Se il proponente accetta questa modifica, la Giunta è in grado di accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3) nel testo modificato dall'Assessore Brizio: riscrivere la seconda parte del secondo comma nel modo seguente: "La stessa va indi presentata con domanda, secondo le forme e i modi di cui all'art. 2 delle disposizioni di attuazione del Codice Civile, a firma del legale rappresentante dell'IPAB medesima ed inoltrata alla Giunta regionale per il tramite dell'Assessorato competente in materia".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
4) Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: viene aggiunto il seguente punto 3: "3. Qualunque siano le motivazioni addotte, in ordine ai requisiti previsti dall'art. 1, la richiesta deve sempre essere corredata da una dichiarazione del competente organo amministrativo relativa alla dettagliata consistenza patrimoniale, con particolare riguardo all'esistenza di eventuali vincoli di destinazione d'uso dei beni patrimoniali".
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Lo illustro semplicemente leggendolo perché dovrebbe essere sufficientemente chiaro. Si tratta di un emendamento aggiuntivo; si propone di aggiungere un terzo comma che recita: "Qualunque siano le motivazioni addotte, in ordine ai requisiti previsti dall'art. 1, la richiesta deve sempre essere corredata da una dichiarazione del competente organo amministrativo relativa alla dettagliata consistenza patrimoniale, con particolare riguardo all'esistenza di eventuali vincoli di destinazione d'uso dei beni patrimoniali".
Ci pare questa un'aggiunta opportuna per poter dare piena applicazione alle norme di salvaguardia dei patrimoni previste all'art. 6 di cui discuteremo dopo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La Giunta non accoglie questo emendamento perché è pleonastico: tutta la documentazione necessaria è già prevista dagli articoli precedenti.
D'altra parte la consistenza patrimoniale dell'ente non è discriminante circa l'accoglimento delle richieste di privatizzazione. Non vedo quindi perché si debba aggiungere questa norma che è già implicita in quanto la documentazione deve fare riferimento, come indicato in precedenza, al Codice Civile.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Le suggerisco di leggere le ultime due righe dell'emendamento proposto.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

I vincoli di destinazione dell'uso sui beni patrimoniali, se esistono li abbiamo molto chiari in quanto conosciamo bene il patrimonio delle II.PP.A.B..



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

Prosegue l'esame dell'articolato.
ART. 4 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) emendamento presentato dal Consigliere Majorino: al primo comma, sostituire le parole "l'Assessore regionale competente", con le parole "la Giunta competente".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

L'emendamento al primo comma riteniamo di non accettarlo perch significherebbe complicare le procedure.



MAJORINO Gaetano

Lo manteniamo unicamente per una ragione: potrebbe darsi che questa espressione costituisca motivo di rinvio da parte del Governo perch l'Assessore non è soggetto a rilevanza esterna. Secondo l'Assessore questo sarebbe un comportamento non decisorio, ma istruttorio. Se l'Assessore ritiene che non sia a rilevanza esterna il comportamento di cui a normativa, io posso anche ritirare l'emendamento e se poi verrà bocciato dal Governo, la maggioranza "imputet sibi".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 21 contrari.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Majorino: sostituire come segue il terzo comma: "Prima di assumere la decisione di cui all'art. 3, la Giunta regionale ai fini di completare la richiesta - può richiedere all'USSL competente e al Sindaco del Comune sede legale dell'istituzione notizie ed informazioni in ordine alla sussistenza dei requisiti previsti dall'art. 1 della presente legge".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La Giunta accoglie tale emendamento, conché siano sostituite le parole "la Giunta regionale" con "l'Assessore regionale competente".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Questo emendamento, che peraltro nella parte più rilevante viene accettato, è diretto ad impedire che la decisione finale della Giunta sul riconoscimento venisse delegata a certificazioni amministrative dei Sindaci o delle UU.SS.LL.LL.
Il fatto che questa parte di maggior rilievo viene eliminata e si arriva solamente ad una ovvia e legittima richiesta di informative, mi soddisfa ed evita la delega per certificazione.
Accetto anche il subemendamento dell'Assessore; anche in questo caso sulla rilevanza esterna le conseguenze saranno quelle che saranno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

L'emendamento può essere accolto con la seguente sostituzione: anzich le parole "provvede a richiedere" le parole "può richiedere". A parte questa modifica il terzo comma rimane tale e quale. Lei sostiene la dizione "prima di assumere la decisione di cui all'art. 3": nessuna delle decisioni di cui all'art. 3 compete alla Giunta; tali decisioni competono all'IPAB.
Si è deciso che l'emendamento si intende sostitutivo dalla parola "provvede a richiedere": subentra la dizione "può richiedere" secondo il testo di Majorino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Vorrei chiedere una spiegazione. Non ho capito bene il senso di questo emendamento. A noi va bene la dizione secondo la quale l'Assessore "deve provvedere a richiedere informazioni" sia alle UU.SS.SS.LL. sia al Comune.
Ci sembra più debole la formulazione secondo la quale si introduce la discrezionalità di richiedere o meno tali informazioni. Queste ultime infatti, "devono" essere richieste; infatti sono sostanziali ai fini dell'assunzione dell'atto da parte della Regione. Introdurre una discrezionalità sul fatto di richiederle o meno non ci pare opportuno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Nel nostro testo, infatti, era così. Il "può richiedere", comunque, è motivato obiettivamente dal fatto che nel caso in cui tutte le informazioni potessero essere già a disposizione dell'ente, non c'è motivo di vincolarsi ad una richiesta formale, che in taluni casi potrebbe non essere necessaria.



MONTEFALCHESI Corrado

Ma, Assessore, chi stabilisce che tutte le informazioni siano a disposizione dell'ente se prima non si interpella il Comune? Sarebbe un giudizio soggettivo dell'Assessore.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Ma abbiamo uffici che da anni seguono le II.PP.A.B..



MONTEFALCHESI Corrado

Il Comune e le UU.SS.SS.LL. possono avere informazioni che l'Assessorato non ha; continuiamo a non capire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

In sintesi, a me premeva soprattutto eliminare - come è stato eliminato quella parte del comma laddove si diceva che l'Assessore regionale competente richiede alle UU.SS.SS.LL. e ai Sindaci la certificazione attenzione in ordine alla "sussistenza dei requisiti previsti". Il che significa delegare ad un certificato più o meno compiacente - qualche volta, forse, anche obiettivo - l'accertamento dei requisiti per concedere la personalità giuridica alle II.PP.A.B..
Indubbiamente, il testo che avevo proposto era più forte; infatti, si intendeva che la Giunta, e per essa l'Assessore competente, dovevano richiedere a questi due soggetti, che operando sul territorio conoscono bene le realtà locali, informazioni - e non certificazioni circa l'esistenza dei requisiti di cui agli artt. 1 e 2.
Il testo proposto dall'Assessore è più debole. Tuttavia, lo approvo lo stesso, perché elimina quella "certificazione" che ritenevo, in sede di attuazione della legge, molto pericolosa. In tal caso, infatti, la Giunta non formulava più dei giudizi sul patrimonio, sui fini degli enti, su tutti quei requisiti che abbiamo visto nel dettaglio, ma si accontentava di un certificato e di un timbro a secco di un ente locale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Noi proporremmo una modifica a questo emendamento. Siamo d'accordo nel lasciare il testo invariato, sostituendo però la dizione "richiede la certificazione" con "richiede le informazioni" così come recita il testo di Majorino.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Dopo la parola "per materia", si legge "richiede all'USSL competente e al Sindaco", poi rimane il testo di Majorino.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2) nel testo così modificato: dopo la parola "materia" sostituire come segue: "richiede all'USSL competente e al Sindaco del Comune sede legale dell'istituzione notizie ed informazioni in ordine alla sussistenza dei requisiti previsti dall'art. 1 della presente legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
3) Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al terzo comma, terza riga, dopo la parola "comma", aggiungere le parole "per le II.PP.A.B., di cui alle lettere a) e b) dell'art. 2 della presente legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli e 10 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Emendamento presentato dal Consigliere Majorino: sostituire come segue il primo comma: "entro sei mesi dalla conclusione dell'istruttoria la Giunta regionale provvede".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: il primo comma dell'art. 6 è cancellato.
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

E' la soppressione di un comma che provocherebbe difficoltà nell'approvazione a livello di Governo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 22 voti contrari e 8 astensioni.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: al termine del secondo comma, prima del punto, viene aggiunta la seguente frase: "e da eventuali vincoli di destinazione d'uso preesistenti".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Non è accettato perché risulta incomprensibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Tale emendamento mi risulta chiaro. Nella sostanza l'emendamento tende a dire che "i redditi netti derivanti dalla gestione" sono destinati esclusivamente alle attività socio-assistenziali previste dallo Statuto e da eventuali vincoli di destinazione d'uso preesistenti. Bisogna tener conto delle attività previste dallo Statuto, anche se ci sono dei vincoli.
Se c'è un vincolo di destinazione rispetto all'utilizzo delle risorse e dei proventi, va tenuto in considerazione.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

E' del tutto pleonastico, perché questi vincoli sono connaturali.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli e 19 contrari.
3) Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: il quinto comma è soppresso.
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Qui andiamo veramente al di fuori dalle competenze della legge, non fa parte neanche dell'accordo sindacale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 20 voti favorevoli e 10 contrari.
Sull'art. 6 ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Intervengo perché desidero che quello che sto per dire rimanga a verbale. Non siamo intervenuti sull'emendamento perché ci è sfuggito. Noi riteniamo grave che sia stato tolto il comma che fa salve le condizioni di miglior favore riguardo agli aspetti retributivi del personale. Lo riteniamo grave perché in tutti i contratti laddove si prevede il passaggio di mansioni o passaggio da un tipo di normativa ad un altro, per i lavoratori vengono generalmente fatte salve le condizioni di miglior favore. Questo motivo non solo ci convince a votare contro questo articolo ma anche contro la legge.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 6 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
L'Assessore Brizio ha presentato un emendamento che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 7 - Albo regionale.
E' istituito l'Albo regionale delle II.PP.A.B., che hanno ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Mi pare che l'articolo aggiuntivo sia chiaro e corrisponda all'esigenza di continuare a seguire con attenzione le II.PP.A.B., che si sono privatizzate.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 23 voti favorevoli e 13 astensioni.
Il Consigliere Staglianò ha presentato un emendamento che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 7 - Norma transitoria relativa al controllo dell'attività di pubblica assistenza e beneficenza delle II.PP.A.B., che abbiano conseguito il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato.
1. Sino all'entrata in vigore della legge statale di riforma dell'assistenza pubblica, e delle relative leggi regionali di attuazione alle II.PP.A.B., che abbiano conseguito il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato si applicano le norme previste dalla L.R.
23/8/1982, n. 20 e successive modificazioni".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La Giunta non può accogliere l'emendamento, in quanto le norme da seguire per gli enti di diritto privato sono quelle del Codice Civile. La legge n. 20 agisce esclusivamente sugli enti operanti nel settore previsto di riordino dalla legge stessa, che implicitamente è già valida e interessa solo gli assistenziali.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 22 voti contrari e 13 astensioni.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale del nuovo art. 7 proposto dall'Assessore Brizio.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri.
Il nuovo art. 7 è approvato.
Prima di procedere alla votazione dell'intero testo della legge, ha chiesto la parola il Consigliere Sestero per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, credo che nonostante i toni di persuasione adottati dall'Assessore Brizio per convincerci di aver concepito e portato a termine un atto di saggia e buona amministrazione, noi dobbiamo confermare il nostro giudizio che resta fermo e negativo.
Abbiamo lavorato a lungo e per merito nostro e di altri soggetti abbiamo ottenuto alcune correzioni sulle intenzioni originarie della Giunta.
In realtà però abbiamo misurato in aula, su alcuni punti in cui doveva esprimersi la volontà di governare la privatizzazione, peraltro prevista per procedure civili, il comportamento rispetto agli emendamenti che ha testimoniato la logica con cui si è voluto procedere. Le caratteristiche della legge ci convincono che sostanzialmente abbiamo messo "in libertà" 8 mila miliardi (non sono pochi, sapendo che sul terreno assistenziale facciamo sempre i conti con scarse risorse) e invece di tentare un'operazione di riutilizzo pubblico di questo patrimonio la Giunta e l'Assessore Brizio hanno voluto favorire e rendere facile un processo di privatizzazione che va a favore di soggetti che molto spesso hanno ampiamente abusato di risorse pubbliche. Quindi, questa legge si configura come un'operazione a favore di un privato assistito e non certo di un privato che si colloca sul mercato per meriti propri. Il seguito della vicenda sarà che una volta privatizzate queste istituzioni continueremo a sostenerle con le risorse pubbliche, al di fuori di ogni controllo, perch l'attività di vigilanza nella Regione si svolgerà senza alcuna garanzia che il controllo sia reale.
L'Assessore Brizio sostiene che seguirà attentamente la vicenda. Sono convinta che lo farà, perché gli 8 mila miliardi sono stati "regalati" per merito di questa maggioranza e mi pare giusto che i soggetti che ne hanno beneficiato vengano seguiti attentamente dall'Assessore Brizio, visto anche che siamo a fine legislatura e fra non molto tempo i cittadini saranno chiamati a votare.
Noi daremo comunque voto contrario alla legge.



PRESIDENTE

La parola per dichiarazione di voto al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, non penso sia necessario aggiungere ulteriori considerazioni a quelle già fatte nell'intervento generale di questa mattina, ma lo svolgimento della discussione sull'articolato ha reso ancora più motivato il voto contrario del sottoscritto.
Quando lanciammo l'allarme nel novembre scorso sull'operazione che si stava compiendo, anche nella disattenzione di forze più consistenti di quella che indegnamente rappresenta il sottoscritto, penso si sia fatta cosa utile. In questo modo abbiamo richiamato l'attenzione della società civile che è intervenuta anche proponendo a tutte le forze politiche una serie di argomenti che la Giunta ha potuto glissare semplicemente basandosi su un brutale rapporto di forza numerico. Senza con questo riuscire ad occultare un dato politico, che a me pare di un qualche rilievo, ovvero la totale assenza, intesa come silenzio "imbarazzato", di una forza politica di maggioranza, il Gruppo socialista, che sulla materia non ha espresso alcun punto di vista.
Detto questo, signor Presidente, è del tutto inutile aggiungere altre considerazioni: quando la dialettica è basata su un brutale rapporto di forza numerico non ci si intende. Debbo soltanto ascrivere a merito dell'opposizione il parziale passo indietro che l'Assessore ha dovuto fare a proposito della privatizzazione delle II.PP.A.B., che svolgono prevalente attività di istruzione, nel senso che la toppa che è stata messa è peggiore del buco. Ma la vicenda è servita ad evidenziare che l'eccesso di zelo - mi consenta, Assessore Brizio - dell'Assessorato all'assistenza si era spinto addirittura ad appropriarsi di competenze che la Costituzione non ha ancora assegnato alle Regioni per quanto riguarda la disciplina dell'attività relativa all'istruzione dei nostri concittadini. Una magra soddisfazione nel senso che noi avremmo voluto che in particolare il punto relativo alla non privatizzazione delle II.PP.A.B., che esercitano attività istruttiva venisse radicalmente cancellato. Prendiamo atto e ribadiamo il voto contrario al progetto di legge.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14,30, riprende alle ore 15,20)


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame proposta di modificazione dello Statuto regionale (testo unificato delle proposte dei Gruppi DC, MSI-DN e PCI)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Esaminiamo le proposte di modificazione allo Statuto regionale, di cui al punto 20) all'o.d.g.
Relatori sono i Consiglieri Petrini e Monticelli.
La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi, relatore

Signor Presidente, parlo anche a nome del collega Monticelli che conosce ovviamente quanto dirò. Non leggerò la relazione che è a mani dei colleghi già da alcuni giorni e che accompagna il testo che è stato approvato all'unanimità dall'VIII Commissione, ma solo una breve nota sugli indirizzi politici di fondo della modifica statutaria.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, lo Statuto della Regione Piemonte, per giudizio di parecchi studiosi del diritto, è senz'altro uno dei più validi delle Regioni a Statuto ordinario. La Commissione VIII in sede di esame finale ha convenuto che lo Statuto attuale nella sua struttura e formulazione complessiva non pare né superato né inadeguato.
Infatti lo Statuto nella sua struttura e formulazione complessiva, fatta forse eccezione per le norme sulla programmazione connesse anche all'impostazione comprensoriale, non pare proprio sorpassato. Nel quadro del rilancio dell'esperienza regionale siamo convinti che un decisivo contributo può venire dall'autoriforma che le Regioni possono realizzare attraverso la revisione degli Statuti, la revisione delle norme regolamentari che saranno esaminate dopo questo punto. Ma l'esigenza di revisione degli Statuti, delle norme regolamentari, nasce anche dalla consapevolezza che il regionalismo, così come si è sviluppato in questi vent'anni, è stato qualcosa di diverso rispetto a quanto prefigurato dalla Costituzione, rispetto alle attese che accompagnarono la nascita delle Regioni prima e il Decreto del Presidente della Repubblica n. 616/77 poi.
Per questo l'occasione della revisione dello Statuto, che è la maggiore espressione dell'autonomia regionale, non può a nostro avviso non essere colta come un'occasione per rilanciare, unitariamente ed ulteriormente con gli enti locali, la questione regionale nell'opinione pubblica e nel Parlamento. E' indubbio infatti che i primi vent'anni di funzionamento della struttura regionale non stiano dando l'impressione di una precisa linea evolutiva. Anche prescindendo dalla mutata considerazione che lo Stato ha delle Regioni, considerazione che pare ora in fase calante, con un nuovo sforzo accentratore da parte dello Stato stesso, sono state le Regioni stesse, tra esse anche il Piemonte, a non dare prova di sufficiente capacità innovativa nella propria organizzazione interna e nei rapporti con i cittadini. Troppo spesso il modello funzionale della Regione Piemonte ricalca modelli non aggiornati, propri dell'Amministrazione centrale, con l'aggravante che la Regione non dispone di quella tradizione amministrativa che riesce comunque ad assicurare continuità al funzionamento degli organismi statali.
Il riesame analitico delle norme statutarie e la verifica della funzionalità delle istituzioni degli organi regionali di derivazione statutaria portano alle seguenti essenziali valutazioni. Le difficoltà e le disfunzioni attengono a problemi nascenti dalla configurazione e struttura delle forze politiche, alle loro difficoltà di adeguamento e rappresentazione della realtà socio-economica in accelerata evoluzione alla modalità della loro presenza e partecipazione a prassi ed indirizzi interpretativi delle norme, all'esasperazione di riti espressivi delle singole posizioni che si esauriscono in se stessa, senza effetti dinamici ed operativi. Il più ampio ascolto e la rappresentazione efficace e sintetica della domanda politica e degli interessi presenti nella comunità regionale sono stati momenti importanti come espressione del ruolo regionale. Ma quando l'aspirazione a questo legittimo ruolo si traduce, con troppa frequenza, in una mera risonanza o in una marginale partecipazione a confronti politici propri di sede diversa, dove il discutere presuppone il potere di decidere, ne consegue una progressiva mortificazione ed emarginazione dell'istituzione, un'immagine riduttiva che si sovrappone anche ai ruoli, alle competenze, agli atti validi che l'istituzione regionale produce. Le modifiche quindi possono riguardare in minor misura l'organicità e la coerenza in sé della Carta statutaria ed in maggior misura l'adozione di strumenti e correttivi ulteriori che valgono, per un lato, a ricreare lo spirito che ha dettato la Carta regionale e per l'altro ad introdurre strumenti atti a meglio favorire l'efficiente dispiegarsi dell'azione politica e degli apporti delle singole forze politiche. Il problema non è quello di mortificare ogni autentico pluralismo, ma di riportarne gli effetti nell'ambito di uno spedito funzionamento dell'istituzione. Il Presidente della Repubblica nei suoi recenti messaggi ha evidenziato la crisi dei partiti, la necessità di riscoprirne il ruolo di animatori e di interpreti della società civile, delle aspirazioni e degli interessi dei cittadini. Ma la gente, quella a cui spesso il Presidente Cossiga fa riferimento, esprime soprattutto il bisogno l'esigenza di governi che governino, di servizi che servano, di istituzioni che funzionino. Il nostro impegno di oggi, di modificazione dello Statuto è dunque un passo importante per migliorare le istituzioni, renderle più efficienti e più operanti, atte a ridare immagine, autorevolezza e funzionalità alla Regione Piemonte. Quindi una risposta alle esigenze della gente, un contributo a far crescere la società civile, a mettere al primo posto l'uomo, cioè il cittadino.



PRESIDENTE

Ringrazio i colleghi Petrini e Monticelli per l'ottima relazione di apertura a questo dibattito. Le Regioni, dopo aver toccato il loro punto più basso, oggi possono porsi in una prospettiva di ripresa che mi auguro diretta a dar loro una collocazione adeguata nel quadro del nostro sistema istituzionale e costituzionale. La relazione offre molti spunti di partenza per arricchire ulteriormente lo Statuto della nostra Regione finalizzandolo alla nuova realtà delle autonome locali.
La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Signor Presidente, probabilmente la discussione avverrà su alcuni articoli poiché vi sono degli emendamenti presentati da diversi colleghi forse converrebbe, se non c'è discussione generale, passare all'articolato.
Laddove non vi sono emendamenti, il nostro auspicio è che ci sia un voto unitario perché così si è verificato in Commissione; qualora ci fossero degli emendamenti, ci fermiamo, vi ragioniamo sopra, in quanto non è che debba rispondere la Giunta, ma devono rispondere i relatori ed il dibattito è con l'aula.



PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 Ha chiesto la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Il mio voto sulle modificazioni all'art. 5 sarà di astensione in quanto non condivido la procedura adottata per definire le controversie inerenti l'applicazione del Regolamento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 33 hanno risposto SI 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Il Consigliere Valeri ha presentato un emendamento che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 7 bis All'art. 31 è aggiunto il seguente terzo comma: 'Il numero degli Assessori e la struttura della Giunta sono determinati con legge regionale'".
La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Prima di dare la parola al collega Valeri, che illustrerà l'emendamento, volevo informare il Consiglio che lo stesso argomento è stato sollevato in VIII Commissione da parte dello stesso Consigliere. La Commissione, a maggioranza, ha respinto l'impostazione del collega, perch di fatto si tratterebbe di un'autolimitazione regionale. Infatti sottoporremmo al giudizio del Governo l'approvazione o la respinta del numero degli Assessorati della Giunta regionale del Piemonte. Inoltre, è necessario, a nostro avviso, mantenere una snellezza procedurale tale per cui la Giunta può articolarsi in deleghe diverse e diversificate a seconda del momento storico ed istituzionale; in un certo periodo può esservi la necessità di istituire determinati Assessorati non necessari in altri momenti.
Per queste ragioni, la Commissione e la Sottocommissione hanno respinto a maggioranza l'impostazione dell'emendamento in discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

La mia sarà un'illustrazione e una replica nel medesimo tempo.
L'emendamento riproduce la proposta, presentata in Commissione e in Sottocommissione dal Gruppo comunista, di determinare per legge il numero degli Assessori e la struttura della Giunta.
Riteniamo importante tale proposta in quanto, pur nei suoi limiti costituisce un pezzetto di quella riforma della politica e delle istituzioni che, a parole, da tutte le parti si sostiene essere indispensabile, in ragione, fra l'altro, del prevalere di logiche di lottizzazione, spartizione e subordinazione delle stesse ad interessi che nulla hanno a che spartire con esigenze istituzionali correttamente intese.
Sappiamo che ad ogni formazione di Giunta, il numero degli Assessori e la struttura della Giunta, prima ancora di essere determinati in base alle esigenze di un governo efficace ed efficiente, sono condizionati dagli appetiti espressi dalle Segreterie di partito o, addirittura, dalle correnti dei partiti che si accingono a formare la maggioranza.
Leggendo la breve relazione di Petrini, redatta a nome anche di Monticelli, sulle problematiche contenute nelle modifiche statutarie e diciamo - sulla filosofia che le ha guidate, ritroviamo, tra le altre anche alcune considerazioni riferibili anche a questa problematica. In particolare al punto a), pagina 2, è detto che tra le principali cause delle difficoltà che la Regione ha incontrato e incontra vi sono quelle che "attengono a problemi nascenti dalla configurazione e struttura delle forze politiche, alla loro difficoltà di adeguamento e rappresentazione della realtà socio-economica in accelerata evoluzione, alle modalità della loro presenza e partecipazione a prassi e ad indirizzi interpretativi delle norme, alle esasperazioni di riti espressivi delle singole posizioni che si esauriscono in sé, senza effetti dinamici ed operativi".
Aggiungo, inoltre, che non pare motivato il rischio da taluni paventato, che il Governo nazionale possa utilizzare la nuova normativa da noi proposta per inframmettersi nel delicato processo di formazione dei governi regionali, in quanto, trattandosi di legge attuativa di un principio statutario, il controllo governativo deve a maggior ragione che in altri casi fermarsi alla verifica di legittimità, senza invadere gli aspetti di merito. La cosa mi pare abbastanza ovvia.
Il collega Petrini accennava alla diversificazione dei momenti storici ai quali possono essere connesse anche esigenze diverse in fatto di numero di Assessori, aggregazione di competenze e organizzazione della Giunta. Mi pare però che l'assunzione di una legge regionale che determini le caratteristiche della Giunta non impedisca di fronteggiare in tempi rapidi le necessità impreviste e di introdurre quelle modificazioni che si ritenesse di dover adottare in futuro.
Non sono intravedibili, mi pare, minacce alla funzionalità regionale né tanto meno alla possibilità di formare governi efficienti, ma piuttosto la messa in campo di una garanzia in più a che la formazione dei governi regionali risponda unicamente ai requisiti di funzionalità, sottraendo la definizione della loro struttura e della loro composizione numerica a quell'avvilente "mercato delle vacche" (passatemi il termine), a cui molte volte si è assistito.



PRESIDENTE

Molto benevolmente il Consigliere Valeri ha chiesto di passargli il termine, però chiamiamo le cose con il loro nome, perché il dire "mercato delle vacche" è un'interpretazione molto arbitraria.



VALERI Gilberto

Scusi, Presidente, chiedo la parola per fatto personale. Se il termine è ritenuto troppo forte lo si sostituisca con lottizzazione, spartizione e soprattutto, espropriazione dell'assemblea regionale del potere di determinare una struttura di governo confacente ai bisogni propri dell'istituzione che qui rappresentiamo e non a logiche di puro potere imposte dalla Segreteria di partito o dal bisogno di accontentare richieste di gruppi e correnti varie. Quindi espungiamo pure il termine che prima ho usato, che attiene alla vulgata dei giudizi espressi su quanto capita all'indomani delle elezioni all'atto della formazione delle nuove Giunte ma si deve essere consapevoli che la sostanza dell'esigenza che abbiamo posto resta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi, non è che la maggioranza, che si è espressa in un certo modo, non abbia tenuto presente le osservazioni che ci ha ricordato il collega Valeri. Certamente quei problemi esistono, sappiamo bene che ad ogni legislatura o ad ogni crisi di Giunta (fortunatamente in questo quinquennio in Regione non ce ne sono state) si apre una trattativa fra i Gruppi che devono formare la coalizione, e non sempre la composizione e le deleghe corrispondono al 100% ad esigenze reali, molte volte sono equilibri tra le forze che concorrono a formare una Giunta. Questo esiste collega Valeri. Ma quando si modifica uno Statuto, si mettono sul tavolo vantaggi e svantaggi.
Io ho qualche dubbio che il fissare per legge la composizione e le competenze della Giunta risolva questo problema. Se vogliamo risolverlo alla radice l'unico modo è di inserirlo nello Statuto, per cui non si aprirebbe più la discussione, e qualora si decidesse di modificarlo c'è un iter talmente complicato, talmente lungo che si rinuncerebbe in partenza.
Per esempio, se per Statuto la Giunta è formata da un numero "x" di Assessori con particolari deleghe, i proponenti della modifica statutaria non raggiungerebbero il loro obiettivo: sanno benissimo che questo rappresenterebbe una rigidità eccessiva, cioè si otterrebbe un risultato positivo, ma se ne otterrebbero degli altri negativi.
Introdurre tale determinazione attraverso uno strumento legislativo serve solo ad appesantire; ma se i Gruppi decidono all'inizio di legislatura di fare una certa "spartingaia", fanno la legge. Quindi non mi sembra che questo sistema risolva quello che si vuole risolvere, per aggiunge un appesantimento e una complessità laddove, invece, ci sono delle esigenze reali di modificare un assetto di Giunta.
Il riferimento del Consigliere Petrini sul controllo del Governo secondo me è molto centrato. Abbiamo un esempio di attualità, quello riferito alla legge sull'informazione. Il Commissario del Governo ci ha respinto tale legge - che mi pare fosse stata voluta dall'unanimità di questo Consiglio - su un presupposto strettamente formalistico, cioè che la Regione non ha competenza in materia di informazione. C'era a monte una censura che tagliava la testa a tutta la legge, tant'è che era inutile mettersi a ritoccarla e l'abbiamo riproposta tale e quale, andando con questo a sollevare la competenza dirimente della Suprema Corte.
Ebbene, se ritenessimo di istituire, per necessità, una delega all'informazione ad un Assessore, il Commissario del Governo, per quella composizione di Giunta, stabilita con quella legge, ce la boccerebbe pari pari.
L'introduzione di una norma di questo tipo non è solo un fatto ipotetico, significa in sostanza introdurre il controllo del Governo sulla composizione e sulla formazione della Giunta regionale; è un fatto reale e realistico.
Inoltre, se noi poniamo per legge la formazione e la composizione della Giunta, significa che la Giunta può operare soltanto con il plenum degli Assessori. Per cui se per qualche motivo viene a mancare un Assessore, la Giunta si ferma finché non viene reintegrato quell'Assessore con quelle competenze. Oggi non si presenta tale problema perché è un atto amministrativo, quindi il Presidente sposta le deleghe, può funzionare con un Assessore in meno, può assumere il Presidente stesso la delega o pu attribuirla ad un altro Assessore.
Ci sembrano, tutti questi argomenti, elementi da tenere presenti e prevalenti anche su un ragionamento che in parte comprendiamo, ma che ci sembra soccombente a fronte di questi problemi, che solleverebbe l'accoglimento dell'emendamento proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Il collega Santoni ha puntualizzato alcuni aspetti che mi paiono importanti.
A me pare che questa questione non possa essere definita con un sistema legislativo-statutario che garantisca le esigenze che poneva molto chiaramente il collega Valeri. C'è una questione di autolimitazione o di ricollocazione del ruolo dei partiti nel sistema che sta al di fuori della questione statutaria, sta in una corretta applicazione dei dettati costituzionali che in questi quarant'anni sono stati calpestati o molte volte superati da una realtà di partitocrazia che ha imposto certe determinate regole, non scritte, ma che sono ormai acquisite; c'è una costituzione di fatto che in questo caso è nettamente diversa dalla Costituzione scritta. In generale gli emendamenti e le modifiche che sono state poste allo Statuto della Regione Piemonte correggono solo in parte questo modo improprio di essere dei partiti che hanno impresso un ruolo sovradimensionato rispetto a quello previsto dalla Costituzione del nostro Paese. Quindi occorre ripensare alle regole della politica e del modo di essere dei partiti (più che modificare una regola statutaria) per poter garantire la giusta esigenza che poneva l'amico e collega Valeri, il quale ha detto, tra l'altro, una cosa sacrosanta: è in termini autocritici che si deve fare questo perché in effetti il sistema dei partiti nel suo insieme ha posto pesantemente questa questione e questi problemi. Torno a ripetere che il problema non è di modificare una parola, ma è fissare regole democratiche che debbono essere ripristinate alla luce dei dettati costituzionali. Qualcuno sostiene che non è sperabile che i partiti vadano verso un'autoriforma, credo invece che ci sarebbero le condizioni in questo Paese perché in qualche modo all'autoriforma i partiti giungano nell'interesse di una democrazia che riequilibri i vari poteri e quindi garantisca elementi essenziali per la vita democratica del Paese.
Intendevo ribadire questi concetti perché l'argomento entra a pieno titolo all'interno di questa interessante discussione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Valeri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 26 contrari.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo, Montefalchesi e Ala: alla seconda riga, sostituire alla parola "100 mila" la parola "50 mila".
La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

L'argomento è stato affrontato in Commissione. Ci trovavamo di fronte ad una proposta del Gruppo DC che prevedeva un decimo degli elettori del Piemonte, il che significava 400 mila firme. La Commissione prima e la Sottocommissione poi hanno mediato, giungendo a 100 mila firme, per rappresentare comunque una parte significativa di popolazione. Se si pensa a determinate categorie (cacciatori, ambientalisti, artigiani commercianti, ecc.) il quorum di 100 mila firme non pare un traguardo difficile da raggiungere su temi che siano degni di divenire oggetto di quesito referendario e anche per non ridurre il referendum ad un momento di poco significato nel quadro istituzionale. Per queste ragioni la Commissione si è poi attestata, a maggioranza, sulla cifra di "100 mila".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ringrazio il collega Petrini per il chiarimento.
Con i colleghi Montefalchesi ed Ala abbiamo ritenuto di presentare un emendamento che ripristinava la situazione precedente perché esistono condizioni che vanno verificate alla luce di una composita realtà sociale della nostra comunità. Se è vero che esistono categorie o lobby in grado di esprimere la forza economica e di produrre molte firme per la richiesta di referendum, è anche vero che nella società esistono realtà sociali non lobbistiche in termini tradizionali, ma che si esprimono su contenuti senza avere dietro lobby economiche o lobby di interessi tali in grado di garantire economicamente la raccolta delle firme per un referendum.
Pertanto a noi pare che la cifra "100 mila" escluda una realtà sociale della comunità piemontese che non avrebbe alcuna possibilità di attivare iniziative di carattere referendario.
Se paragoniamo la cifra "100 mila" per firme proposte a livello piemontese con "500 mila" firme richieste per un referendum nazionale abbiamo notevolmente splafonato a sfavore della realtà piemontese. Se tenessimo le debite proporzioni sarebbe del tutto evidente che dovremmo notevolmente ridurre anche la cifra "50 mila", se volessimo fare un rapporto con il numero previsto dalle leggi sui referendum nazionali.
Volevo sottolineare questi due aspetti per dire che abbiamo assistito in questi anni di storia della Regione Piemonte ad un processo che tendeva a mettere in difficoltà le realtà sociali che intendono partecipare, anche con gli strumenti statutari previsti, alla vita legislativa della Regione.
Nel 1978 sono stato tra i firmatari della prima proposta di legge regionale di iniziativa popolare per la costituzione delle unità locali di tutti i servizi e ho dovuto verificare nel concreto che l'istituzione e i partiti che la sostengono non hanno permesso alla stessa di esprimersi nella parità dei diritti che deve acquisire nel momento in cui si attiva un dispositivo dello Statuto e ci si porta quindi ad essere una forma di legislatore. Ma questa forma di legislatore di carattere partecipativo non è considerata nel consesso istituzionale di pari livello e di pari grado.
In effetti questo è un problema che va considerato. Credo di dover chiedere un parziale, se non totale, ripensamento alla proposta delle 100 mila firme, abbassandola ad un livello sostenibile ed accettabile, facendomi in particolare forza del fatto che se a livello nazionale ci vogliono 500 mila firme non si capisce perché nella Regione Piemonte, che è esattamente un dodicesimo, ce ne debbano essere 100 mila. Questo significa che a livello nazionale si dovrebbero richiedere almeno 1.200.000 firme. A me pare spropositato e a sfavore della liberalità democratica di questo Parlamento subalpino. Questo è il punto vero sul quale noi chiederemmo, se non il ripristino, un ripensamento di mediazione che in qualche modo dia un segnale in questo senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per dichiarazione di voto su questo emendamento e anche per chiarire l'atteggiamento del Gruppo comunista su questo problema, tenuto conto che il Gruppo comunista ha votato a favore, complessivamente, alle proposte di modifica allo Statuto in sede di VIII Commissione, ed ha espresso uno dei relatori per il dibattito in quest'aula. Quando questa questione è stata esaminata in VIII Commissione, a nome del Gruppo comunista avevo espresso forti perplessità sull'ipotesi di raddoppio del numero degli elettori la cui firma è richiesta per indire il referendum. Le motivazioni delle mie perplessità erano del tutto simili a quelle espresse poco fa dal collega Reburdo, cioè mi sembra un salto effettivamente troppo grande, troppo repentino passare da 50 mila a 100 mila firme. Se noi teniamo ferme anche le proporzioni con il referendum nazionale, con la quota di firme richieste dal referendum nazionale, e teniamo anche conto dell'incremento di popolazione che si è verificato a livello nazionale e a livello piemontese nel corso di questi anni, e facciamo riferimento anche al contesto storico in cui la legge nazionale per il referendum (che è una norma costituzionale) è stata approvata e la legge statutaria della Regione Piemonte è stata approvata circa vent'anni fa, mettendo assieme questi dati non arriveremmo certamente a quota 100 mila, ma al massimo a quota 60 mila. Questo era stato, grosso modo, il ragionamento fatto in VIII Commissione. C'era anche un problema che noi avevamo posto e che, complessivamente, ci è sembrato risolto in modo soddisfacente, nell'insieme delle proposte di modifica, di un corretto equilibrio sulla questione del referendum ed in genere della partecipazione e dell'iniziativa popolare all'interno dello Statuto regionale, perché è vero che occorre valorizzare l'istituto del referendum, quindi non svilirne il senso rendendolo troppo semplice, ma è altrettanto necessario garantire meglio l'istituto del referendum, assicurargli una certezza di diritti affinché i cittadini che si impegnano in questo esercizio democratico possano avere la pienezza di garanzie nel rapporto con le istituzioni ed è un punto specifico che poi è trattato nelle modifiche statutarie quando si prevede l'intervento della Corte d'Appello nell'esame di ammissibilità e ricevibilità delle proposte referendarie. In rapporto a questo, il nostro Gruppo ha espresso un parere favorevole complessivo sulle proposte di modifica dello Statuto ed io qui ribadisco questo parere favorevole complessivo. Però sulla questione specifica, quindi rispetto all'emendamento proposto dal collega Reburdo, il nostro Gruppo darà voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sembra che per quanto riguarda le modifiche allo Statuto, la parte relativa al referendum ed alla partecipazione sia la più significativa. Non vorrei che queste modifiche allo Statuto si caratterizzassero in senso non proprio positivo rispetto al rapporto tra questa istituzione, la società e i cittadini. Nel merito vorrei avanzare alcune considerazioni.
La prima è che in tutti gli anni di vita di questa Regione, ormai sono venti, non si è mai verificata un'inflazione di referendum; questo è constatabile.
La seconda considerazione è che la partecipazione è riconosciuta dallo Statuto come uno strumento fondamentale della vita di questa Regione ed il referendum è uno dei momenti più importanti perché questa partecipazione si esprima. Dobbiamo constatare che siamo in una fase in cui la sfiducia e la distanza dei cittadini dalle istituzioni è andata crescendo in questi anni e ha raggiunto livelli preoccupanti, tanto che in molti parlano ormai della necessità di trovare nuovi strumenti affinché questa partecipazione si possa esprimere. Alla luce di queste considerazioni non possiamo fare un'operazione che invece va esattamente in senso opposto all'esigenza di incentivare la partecipazione. Aumentare da 50 mila a 100 mila le firme necessarie per richiedere un referendum, significa esattamente andare in senso opposto all'esigenza di incentivare la partecipazione. Per questo mi sembra importante l'emendamento che ha illustrato il collega Reburdo e che ho sottoscritto anch'io.
Ultima considerazione: in questa Regione due anni fa c'è stata una richiesta di referendum, quello sulla caccia, ammessa dall'Ufficio di Presidenza. E' stata una richiesta di referendum che a molti ha dato fastidio. Vorrei evitare che i 60 mila cittadini che firmarono quella richiesta di referendum possano interpretare un atto come quello di elevare da 50 mila a 100 mila le firme per richiedere referendum, come una sorta di "vendetta" delle istituzioni di quei 60 mila cittadini che si sono permessi di disturbare il manovratore. Credo che il mantenere il numero di 100 mila firme potrebbe anche avere questo tipo di significato. Sicuramente anche questo non va nel senso di aumentare la partecipazione e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Per questo motivo ritengo opportuno che l'emendamento da noi proposto venga accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, è stato detto quasi tutto al riguardo, per cui mi limito a pochissime battute. Si discute ovunque sull'esigenza di rendere più vicine le istituzioni alla società civile; qui ci troviamo di fronte al tentativo di accentuare la corsa agli ostacoli affinché i cittadini direttamente possano pronunciarsi sugli atti di loro principale interesse.
Io voterò a favore di questo emendamento, ieri non l'ho firmato perché mi pareva sovrabbondante aggiungere altre firme visto quelle che erano già state apposte e in questo senso mi auguro che anche da parte di altri Gruppi politici, oltre a quelli dell'opposizione, ci sia una riconsiderazione di questa formulazione così come è stata predisposta dell'art. 15 perché sarebbe davvero un pessimo segnale di addio di questa legislatura rispetto proprio alle esperienze che hanno animato le nostre fatiche nei cinque anni che abbiamo alle spalle.
In questo senso mi pare avesse ragione il collega Montefalchesi quando si riferiva all'esperienza che ci ha coinvolti direttamente rispetto a cui l'approvazione di questo articolo non potrebbe che apparire per quello che effettivamente è: una vendetta assolutamente ingiustificata e ingiustificabile sotto il profilo della partecipazione effettiva dei cittadini alla nostra vita democratica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente e colleghi, questo complesso di provvedimenti istituzionali e di autoriforme è stato costruito sulla base di un lungo confronto e di una lunga discussione che ha riguardato lo Statuto, il Regolamento e anche i provvedimenti che successivamente sono all'esame del Consiglio, cioè quelli che riguardano la materia referendaria. Sono state avanzate proposte articolate da parte dei Gruppi (quella del Gruppo DC prevedeva per i referendum un numero di firme pari al 10% degli elettori) c'è stata una mediazione che ha portato ad un'indicazione per questa parte riferita allo Statuto di 100 mila firme richieste per accedere al referendum. Questa mediazione adesso sembra non essere accolta favorevolmente, segnatamente da parte dei Gruppi comunista e verdi. Si corre quindi il rischio che, venendo meno la solidarietà complessiva, alla fine può venir meno tutto il castello che abbiamo faticosamente ed unitariamente costruito e portato in Consiglio regionale. Senza aver neanche potuto consultare approfonditamente i Gruppi, ma assumendomi una responsabilità che spero i Gruppi vogliano accettare come tale, chiedo a loro al contempo anche di valutarla per non scardinare un sistema che abbiamo creato tutti insieme unitariamente. Avanzo pertanto una proposta di mediazione, non perché questa sia il migliore dei risultati, ma perch spesso è segno anche di buon senso, cosa che in quest'aula è quasi sempre presente. Propongo quindi al Consiglio di raggiungere un punto d'accordo in un numero di firme necessario per richiedere un referendum pari a 80 mila.
Colgo l'occasione per dire che nel prosieguo dell'esame sia dello Statuto che del Regolamento che degli altri provvedimenti si dovrebbe tener conto dell'equilibrio e dell'impostazione generale complessiva che noi non vogliamo assolutamente rompere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Al di là dell'entità numerica, credo sia da prendere in considerazione soprattutto la motivazione della proposta del collega Carletto, cioè la giusta esigenza di tener conto che lo Statuto, così come per altro verso le altre materie che saranno oggetto dell'esame del Consiglio in questo pomeriggio, ovvero la questione delle modifiche alla legge sul referendum e la questione del Regolamento, nonché le stesse modifiche alla legge sulle nomine, sono questioni che attengono al funzionamento della Regione in quanto istituzione e quindi richiedono, fra l'altro è espressamente sancito dalle leggi, maggioranze particolarmente qualificate e anche uno spirito e una concezione di insieme dei problemi. Proprio in questo spirito, il nostro Gruppo dichiara la disponibilità a votare un testo che contenga l'indicazione di 80 mila firme. Pertanto accettiamo la proposta di mediazione, come è stata definita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Per quanto ci riguarda apprezziamo l'interessante segnale che coglie alcuni aspetti del problema che stiamo discutendo.
Personalmente, come ho già detto illustrando l'emendamento, mi rendo conto che ci sono settori di società per i quali andare oltre il numero 100 mila non costituisce un problema, però ci sono espressioni sociali più marginali o più in difficoltà con grossi impedimenti nell'adire a questo importante strumento partecipativo. Il problema - ci rendiamo conto - non è di facile soluzione.
Apprezzando l'atto proposto, il nostro sarà un voto di astensione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo Montefalchesi e Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' respinto con 7 voti favorevoli, 24 contrari e 6 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Carletto e Petrini: alla seconda riga, sostituire alla parola "100 mila" la parola "80 mila".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli, 1 contrario e 5 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 15 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 35 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Emendamenti presentati dai Consiglieri Reburdo, Montefalchesi e Ala: 1) l'art. 16 è abrogato.
2) Sostituire la parola "due" con la parola "tre".
La parola al Consigliere Reburdo che illustra gli emendamenti.



REBURDO Giuseppe

Ritiriamo l'emendamento che chiede l'abrogazione dell'intero art. 16 ma chiediamo la possibilità, pur mantenendo un'unica consultazione, che questa possa contenere almeno tre quesiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Sono d'accordo, sempre che i Gruppi condividano questa impostazione. Si tratterebbe, dunque, di una consultazione unica, ma con la possibilità di formulare tre quesiti, invece dei due proposti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

A mio parere il problema sta a monte del numero dei quesiti.
Si sono fatti parecchi ragionamenti su queste questioni. Mi pare che gli emendamenti presentati determinino valutazioni un po' superficiali: cosa cambia se i quesiti passano da due a tre? Si era detto di fissarne un massimo di due per non creare condizioni di confusione al momento dei referendum.
Due quesiti, quali oggetto dei referendum, ci parevano sufficienti. Si è anche detto che quando ci sono parecchi referendum, il referendum più forte, dal punto di vista dell'interesse dell'opinione pubblica, trascina nel voto gli altri referendum che forse hanno meno importanza.
Nelle Sottocommissioni e nelle Commissioni competenti si è discusso molto su questa materia, quindi lascerei ai due relatori il compito di valutare, suggerendo loro di concorrere a non stravolgere ciò che abbiamo fatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Rispondendo al collega Carletto, voglio dire che a noi è sembrato, come relatori di questa proposta di modifica allo Statuto, che l'emendamento in questione non creasse uno stravolgimento sostanziale. Nel senso che è stato opportunamente, a giudizio unanime dell'VIII Commissione, stabilito un punto molto importante: quello di una sola consultazione referendaria all'anno. Questa è la questione decisiva, anche dal punto di vista organizzativo, del costo per la Regione. Inoltre, sappiamo che nel nostro Paese l'esperienza referendaria è piuttosto diffusa da alcuni anni a questa parte; abbiamo avuto referendum nazionali dove si è arrivati a superare di gran lunga il numero dei due, tre quesiti contemporanei (pensiamo agli ultimi referendum nazionali), e ci sembra che il numero di tre, come tetto massimo, sia un numero che non stravolge l'intenzione della proposta originaria di ridurli semplicemente a due.
In questo senso i relatori restano dell'opinione di accogliere questo emendamento che porta a tre il numero massimo di quesiti in una sola consultazione referendaria all'anno.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 1) è ritirato dai proponenti.
Pongo pertanto in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 16 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
I Consiglieri Guasso, Fracchia, Santoni e Calligaro presentano un emendamento che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 21 bis All'art. 81, dopo il primo comma, è aggiunto il seguente comma: 'I dipendenti della Regione sono inquadrati in due ruoli organici distinti approvati con legge regionale, uno dei quali è riservato ai dipendenti del Consiglio'".
La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Anche a nome del collega Monticelli, devo dire che questo importante emendamento non è stato esaminato né in VIII Commissione né nella Sottocommissione da me presieduta, in quanto nessun Gruppo e nessun Consigliere aveva in allora sollevato il problema.
Rispondo ora come Vicepresidente del Consiglio. Da anni discutiamo sulla grande opportunità che consentirebbe al Consiglio di deliberare sul personale, con tempestività, soprattutto in modo più aderente alle esigenze così particolari del Consiglio rispetto all'intera struttura dell'Ente. E' comunque anche vero che l'Ente Regione si articola in organi distinti che lavorano ed operano in modo sinergico e non separato per raggiungere le finalità dell'Ente nel suo complesso, inteso in senso unitario.
Ribadisco, anche a nome del collega Monticelli, che è un argomento da approfondire, quindi noi ci rimettiamo all'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, la proposta dell'art. 21 bis va a modificare il secondo comma dell'art. 81 del vecchio Statuto. La materia è delicata e complessa, e faccio un po' fatica - dato che non è materia di mia normale competenza - a trattarla nei modi dovuti. Mi scuso anche a nome degli altri presentatori dell'emendamento che, oltre ad essere Consiglieri regionali sono anche i quattro Segretari dell'Ufficio di Presidenza. Mi scuso con il Presidente della Commissione, con i Commissari e con i due relatori per essere arrivato un po' in ritardo, e non vorrei con questo sentirmi rampognare dal collega Carletto per essere andato un po' fuori dal fatto che giustamente c'è un lavoro unitario che va difeso.
Il nostro emendamento (esprimo le mie idee, attraverso la mia esperienza) tende a modificare quella parte dell'art. 81 dello Statuto "Stato giuridico ed economico del personale", al secondo comma dove si affronta la questione della collocazione del personale.
Condivido in pieno quanto ha detto il Vicepresidente Petrini e cioè che la questione dell'autonomia gestionale del personale da parte del Consiglio non solo è questione importante, ma vale la pena affrontarla anche se non saremo in grado di risolverla.
Voglio essere franco fino in fondo; questo problema non fu affrontato a suo tempo. Non so se nelle discussioni dei primi anni '70 (io allora non c'ero), quando si elaborò lo Statuto, questa questione si pose oppure no.
Io ritengo che fu un limite di allora non affrontarla e non risolverla.
Anche perché altre Regioni lo fecero (attenzione: non le Regioni a Statuto speciale, perché questa questione è pacificamente risolta in sede costituzionale per le Regioni a Statuto speciale). La Regione Lombardia nel suo Statuto definì che i dipendenti della Regione sono inquadrati in due ruoli organici distinti; la stessa cosa fece la Regione Campania. Quindi abbiamo già un'esperienza in Regioni a Statuto ordinario, non in due piccole Regioni, ma in una grandissima Regione come la Lombardia e in una Regione grande del Sud quale è la Campania.
Due anni fa, con i dirigenti dei settori, ci siamo confrontati con la Presidenza della Lombardia e questa questione ci fu ampiamente illustrata come importante e con dei risultati positivi.
Signor Presidente, non voglio con questo soffermarmi solo sul passato.
Il problema, in tutti questi anni, è tornato a riproporsi con prepotenza e urgenza e non solo nella nostra Regione. Presidente Rossa, se la mia memoria non mi tradisce qualche mese fa in un'apposita riunione dei Presidenti dei Consigli delle Regioni si pose all'unanimità la richiesta di affrontare, anche con il Governo, questo specifico problema e fu votato da tutti i Presidenti delle Regioni a Statuto ordinario del nostro Paese un ordine del giorno per risolvere la questione.
Aggiungo di più, la Regione Marche - che è una Regione molto avanzata sul piano delle riforme e della struttura istituzionale in data 22 febbraio 1989 si è vista approvata con legge questa questione. L'argomento è tanto più importante non solo perché si è giunti a questo risultato senza modificare lo Statuto, ma solo attraverso una legge regionale (mentre noi chiediamo una modifica dello Statuto, seguiamo la via ordinaria), ma soprattutto perché, impugnando il "no" del Governo, si è riconosciuto questo suo diritto con una sentenza chiarissima della Corte Costituzionale.
Quindi, una sentenza della Corte che di fronte ad una impugnatura di una Regione, dà ragione alla Regione e si acquisiscono i due ruoli.
Chiedo scusa se mi prolungherò nel mio intervento, d'altra parte Presidente, credo sia un po' un diritto per qualcuno che forse non tornerà più in quest'aula.
Perché è necessaria questa modifica statutaria nella Regione Piemonte? In questi due anni e mezzo in cui ho fatto parte dell'Ufficio di Presidenza per l'incarico che il Consiglio mi ha affidato, scherzando ho sempre detto che quando salivo al primo piano mi mettevo una giacca e quando salivo al secondo piano, in Commissione, ne mettevo un'altra: questo per distinguere nettamente quale era la funzione e la collocazione istituzionale e quale era la mia funzione di semplice Commissario comunista in una Commissione.
Oggi qui ho la prima giacca. Voglio essere chiaro su questo, altrimenti non ci comprendiamo più. I motivi sono oggettivi e soggettivi e spesso vanno ben oltre il pensiero di un qualsiasi Assessore al personale anche se pieno di buona volontà come è oggi l'Assessore Brizio. Di questi motivi ne richiamo solo alcuni per brevità. Nella Regione Piemonte, per prassi, per consuetudine, per visioni distorte e concezioni burocratiche e accentratrici, si considera il Consiglio, il suo personale, un po' come un corpo separato, un po' come un parente povero, come una cosa marginale nella struttura organica del personale. Egregi colleghi, persino nella modulistica burocratica, che in questi ultimi anni è cresciuta considerevolmente, il Consiglio viene messo sullo stesso piano di un qualsiasi Assessorato in quanto a compiti e funzioni. Quando poi non viene dimenticato del tutto, anche nell'invio delle circolari che bisogna sollecitare per avere.
In questi anni le proposte che l'Ufficio di Presidenza ha avanzato alla Giunta in materia di organico, di personale, secondo le procedure previste dalla normativa vigente, il più delle volte non sono state accolte. Infatti vi sono deliberazioni relative all'istituzione di unità organiche funzionali al Consiglio che vengono rimandate nel tempo; deliberazioni relative all'istituzione del Servizio per il centro di documentazione che devono aspettare il processo complessivo; deliberazioni del luglio 1988 più volte reiterate dall'Ufficio di Presidenza, relative all'individuazione di un'area unica di coordinamento e della figura del coordinatore che non hanno avuto risposta; persino per i concorsi specifici esclusivi per il Consiglio, tipo quello degli stenotipisti, abbiamo dovuto aspettare otto mesi per espletarli. Gli stenotipisti operano solo in quest'aula, non fuori.
Il secondo motivo, conseguente a queste storture e disfunzioni, è dato dal fatto che sovente non si vuole cogliere la specificità e la peculiarità dei compiti del Consiglio che è, e resta, un'assemblea legislativa di tipo parlamentare. Se andiamo a leggere l'art. 121 della Costituzione che affida questi compiti ai Consigli regionali e gli artt. 16 e 17 del vecchio Statuto ci rendiamo conto che il Consiglio è un organo che non gestisce, ma legifera, svolge funzioni di controllo sulle leggi e sulla loro applicazione.
Egregi Consiglieri, ancora oggi, dopo un anno circa, siamo senza Ufficio legislativo, il Consiglio regionale del Piemonte, assemblea legislativa, ha vissuto un anno e più senza la copertura dell'Ufficio legislativo perché non siamo stati in grado di trovarla.
Vorrei aggiungere un'altra questione...



(Interruzioni)



GUASSO Nazzareno

Io spero che un giorno o l'altro i dipendenti del Consiglio regionale comincino a porsi questi problemi con più forza di quanto abbiano fatto in questi mesi.
Il Consiglio è una "macchina" - consentitemi il termine improprio al servizio e alle dipendenze delle forze politiche che compongono questa assemblea. Se per assurdo la Giunta e i Gruppi non fornissero materia legislativa, questo Consiglio potrebbe chiudere, potrebbe avere lunghissimi mesi di stasi perché il nostro compito è di affrontare fino in fondo tutta la materia legislativa che ci viene dal Governo e dai Gruppi. E' un assurdo, ma io ho voluto esasperare il concetto.
Da qui sorge un terzo motivo. Queste peculiarità, queste funzioni del Consiglio e non della Giunta, la netta e forte distinzione di ruolo tra Consiglio e Giunta, in sostanza l'autonomia gestionale, è condizione essenziale per dare corpo e vita ad una professionalità del personale non finalizzata genericamente all'ente, ma finalizzata ai compiti e alle funzioni specifiche del Consiglio e non ad una cosa astratta.
Conosco, signor Presidente, le obiezioni che in questi anni mi sono state avanzate; c'è il pericolo di due corpi separati, di corporativismi due stati diversi creano problemi. E' vero, questi pericoli esistono, ma se ci facciamo prendere paura dei pericoli non risolviamo mai i problemi perché ci nascondiamo sempre dietro ad un dito. Questi pericoli sono superabili con una legge regionale in materia, adeguata alla nuova realtà e funzionale alle nostre strutture e al nostro personale.
Qualora l'emendamento non venisse accolto il problema rimarrà irrisolto, urgente e grave, e la nuova legislatura, se vuole migliorare la qualità del nostro lavoro, dovrà dare delle risposte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Mi rendo conto di essere, come ha detto il Consigliere Guasso, un Assessore di buona volontà, un Assessore pro tempore e quindi in una fase particolare. Mi rendo anche conto che la questione supera la posizione della Giunta ed è una questione squisitamente istituzionale, come tutto il problema che stiamo discutendo sta nelle mani del Consiglio per le decisioni che vuole assumere. Peraltro è una questione riproposta più volte, avanzata fin dall'inizio della mia esperienza regionale e ripetutamente portata avanti. Ci sono Regioni che hanno scelto il doppio ruolo (l'autonomia del ruolo del Consiglio rispetto a quello della Giunta) e ci sono Regioni che hanno come noi privilegiato il ruolo unico.
Il problema di rendere più operante ed effettiva, anche a livello di struttura burocratica, l'autonomia del Consiglio è un problema reale che dovrà essere rivisto, ma al momento le difficoltà che può creare la formazione di un ruolo del Consiglio, separato rispetto al ruolo della Giunta, è problema notevole che non mi sento di avallare in questa fase.
Ci sono delle difficoltà, peraltro le esigenze del Consiglio sono sempre state tenute presenti. Inoltre, immediatamente aperta la strada dei concorsi pubblici si sono inserite tutte le posizioni che il Consiglio ha richiesto e dagli stenotipisti agli addetti stampa è stata data una risposta attenta da parte dell'esecutivo.
Il rispetto della dipendenza funzionale è garantito, mi auguro che lunedì si discuta in quest'aula la questione dei nuovi Servizi e in questa sede potremo meglio definire che non c'è alcun attentato all'autonomia funzionale del Consiglio, ma il doppio ruolo è un elemento di rigidità mentre tutta l'organizzazione pubblica richiede flessibilità.
La mia risposta, pur tenendo conto di tutte le valutazioni avanzate dal Consigliere Guasso in perfetta buona fede e valide nella sostanza, non mi consente di esprimere, come Assessore, una valutazione positiva, pur nel rispetto delle scelte che il Consiglio andrà a fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega Guasso ha illustrato egregiamente questo emendamento che l'Ufficio di Presidenza, o almeno molti componenti dell'Ufficio di Presidenza, hanno presentato.
Vorrei aggiungere che l'autonomia del Parlamento, rispetto al Governo, si può realizzare compiutamente soltanto laddove il Parlamento è autonomo non soltanto nei propri comportamenti legislativi, ma anche negli strumenti per il proprio funzionamento. Non può dipendere dal Governo il Parlamento se crediamo veramente che la Giunta e il Consiglio regionale rappresentino un Governo ed un Parlamento. Non voglio dilungarmi troppo e cominciare a parlare di Montesquieu e della separazione dei poteri, risparmio i colleghi da questa disquisizione. Credo che il problema posto con questo emendamento sia reale, di funzionalità e di costituzionalità degli organi. D'altra parte, ci rendiamo conto che formulato in questo modo crea dei problemi perché se chiedessimo la votazione di questo emendamento credo che molti colleghi si troverebbero combattuti tra l'esigenza di non bocciarlo, quindi di non negare un'esigenza reale, e di non approvarlo creando delle difficoltà operative laddove non si è ancora disegnato un iter ed un percorso utile per il raggiungimento pratico dei risultati che si perseguono. Quindi anche a nome dei colleghi sottoscrittori di questo emendamento chiederemo al Presidente di non porre in votazione l'emendamento e di lasciarlo agli atti per memoria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ricordo che di questo problema tempo addietro se ne discusse in I Commissione, oggi però ci troviamo di fronte ad una proposta di emendamento che purtroppo viene ritirata proposta considerata dal Gruppo MSI-DN molto positiva. Non entro nel merito altrimenti dovrei dire quali sono le interferenze che si verificano con il personale quando dall'amministrativo si deve poi passare agli adempimenti dell'attività di Consiglio. L'allusione è molto chiara per cui una distinzione dei ruoli, oltre che logica nella realtà delle cose, sarebbe anche sul piano dell'etica politica molto apprezzabile. Visto però che i firmatari affidano a futura memoria la proposta, presumendo che questo vanifichi l'attesa che si era creata nell'ambito del Consiglio e quindi della partecipazione politica che il Consiglio rappresenta, voglio ricordare che se si fosse giunti all'approvazione, noi avremmo attuato ci che è disposto dalla legge del 6/12/1973 n. 853 che al Capitolo IV sancisce che tutta la gestione del personale deve essere distinta e separata per i due ruoli specifici.
Agendo in questo modo è come se noi confermassimo, al termine di questa legislatura, un'inadempienza di carattere istituzionale vera e propria atteggiamento questo molto pesante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che la proposta avanzata dal collega Guasso a nome anche di altri colleghi e dell'Ufficio di Presidenza, riproponga a questo Consiglio un problema che esiste da molti anni. Problema che altri Consigli regionali hanno risolto all'interno dei loro Statuti con l'autonomia gestionale del personale da parte del Consiglio, rispetto alla gestione unitaria del personale anche del Consiglio regionale da parte dell'esecutivo. Credo che le osservazioni, le motivazioni avanzate, che sono alla base di questa richiesta, siano l'elemento emblematico di una situazione che comunque va affrontata e risolta. Non si tratta più di un rapporto tra il Consiglio regionale istituzione, Giunta regionale, Assessore pro tempore di un rapporto più o meno corretto e di disponibilità da parte dell'esecutivo nei confronti della sede legislativa. A mio parere, l'intervento del collega Guasso mette in luce un aspetto istituzionale vero, cioè quello di un'autonomia propria del Consiglio che si esplica anche, e soprattutto, se questa autonomia il Consiglio regionale riesce ad esprimerla in tutte le fasi del suo lavoro. E' inutile negare il fatto che il nodo significativo ed importante di questo tipo di autonomia è rappresentato dalla struttura e dalla gestione della stessa. Senza questo ho la sensazione che davvero si rischi di produrre un elemento di segnalazione di un problema che di per s travalica la volontà dei singoli, la volontà delle maggioranze che governano la Regione. Mi rendo anche conto delle questioni avanzate dal collega Santoni in ordine all'esigenza di non porre oggi in votazione questa questione, ma inviterei i colleghi ed il Presidente del Consiglio a valutare l'opportunità di sospendere per qualche minuto il Consiglio per dar modo ai Gruppi di valutare questa questione in rapporto con i relatori delle modifiche, perché si tratta di una questione che ha un risvolto istituzionale. Credo sarebbe sbagliato, ma è un'opinione personale, di fronte ad un'occasione come quella che oggi ci è proposta, passare sopra la questione posta nei termini di "a futura memoria". Questa è l'occasione per discutere e avere la possibilità di introdurre questo elemento; occasione concessa non solo a fine dell'attuale legislatura, ma dal momento in cui lo Statuto fu approvato da questa Regione.
Inviterei quindi i colleghi ed il Presidente a non sprecarla.



PRESIDENTE

A questo punto ritengo sia opportuno ed inevitabile che prima di prendere una decisione si compia una riflessione su un problema sentito da tutte le forze politiche. Ho apprezzato l'intervento dell'Assessore Brizio allorché riconosce la funzionalità, anche se egli pone una serie di questioni che sono altrettanto importanti. Mi rendo conto che occorre trovare un momento cui demandare un impegno preciso in ordine al riconoscimento della distinzione dei ruoli e delle funzioni.
Prima di sospendere i lavori ha facoltà di intervenire, avendolo chiesto, il Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, devo dire che non capisco i motivi della sospensione. Se lei ritiene che in una brevissima sospensione di dieci minuti o mezz'ora (non penso infatti che sia di tre giorni) si riesca a trovare la soluzione ad un problema sul quale in questa Regione si discute da anni, i casi sono due: o qualcuno è troppo ottimista o qualcuno pensa che con una sospensione si possa tirar fuori il coniglio dal cilindro, ma così non è. La questione, al di là degli interessi che ognuno di noi e ognuno dei dipendenti complessivamente ha, tutti legittimi, deve essere anche valutata alla luce della maglietta che si indossa. Ricordo il nostro compianto amico Viglione che diceva che a seconda della maglietta che uno indossa qualche volta gioca contro una porta e qualche volta contro l'altra.



PRESIDENTE

E' coerentemente morale difendere delle posizioni in rapporto agli atteggiamenti che si assumono.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, noi qui non scegliamo in ordine al ruolo che attualmente ognuno di noi ricopre, ma dobbiamo scegliere in funzione agli interessi della Regione e in funzione alla capacità di efficienza dell'istituto regionale nel suo complesso tale da determinare le risposte ai problemi della Regione.
Per chi ha lavorato, e io sono tra questi, per mesi nell'VIII Commissione, nella Commissione Regolamento e nelle Sottocommissioni, di fronte ad un emendamento di questa portata ho qualche difficoltà a credere che in dieci minuti si possa decidere se è giusto o se è sbagliato. Vorrei quindi cercare di capire dialogando e ponendomi con l'esperienza di Assessore al personale, prescindendo da quelle che sono emotivamente le cose che sentiamo dentro e le pressioni che riceviamo anche dall'esterno.
Quando ci si lascia prendere la mano dalle pressioni - e qualche volta succede quando quest'aula è piena di cittadini che magari premono legittimamente - il legislatore regionale può anche commettere qualche errore. Credo quindi, senza entrare troppo nel merito, che ci sia una certa difficoltà in dieci minuti ad esprimersi su una materia così complessa.
Ritengo che si potrebbe decidere che il Consiglio regionale vota un ordine del giorno nel quale si pone formalmente il problema, che non può essere affrontato e al quale non si può dare una risposta in dieci minuti, anche perché occorre sentire le Organizzazioni sindacali e chi pensa di far questo dimentica...



MASARACCHIO Antonino

Ma se non esistono più le Organizzazioni sindacali!



CARLETTO Mario

Questo lo dici tu, secondo il mio punto di vista le Organizzazioni sindacali esistono.



MASARACCHIO Antonino

Ci sono solo quando devono andar fuori con le bandiere rosse.



PRESIDENTE

La prego, Consigliere Masaracchio. I sindacati sono autonomi, liberi indipendenti e ben presenti, fortunatamente.
Prosegua, Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Io sono dell'opinione che prima della fine di questa seduta istituzionale occorra raggiungere un'intesa fra i Gruppi su un ordine del giorno che ponga il problema, quindi trovare le condizioni all'inizio della prossima legislatura affinché tale problema venga discusso in modo approfondito e informarsi come altre Regioni hanno agito in merito. Noi conosciamo la nostra esperienza che è quella di avere una politica unica del personale - non mi pare che la gestione sia unica nel senso che il Consiglio ha una sua autonomia nella gestione quotidiana del personale anche se mi sembra strano introdurre due politiche del personale in un'istituzione come la nostra. Ci sono degli aspetti positivi ed altri che secondo me sono negativi, bisogna bilanciare le due parti e vedere se prevalgono gli aspetti positivi o viceversa, quindi predisporre un ordine del giorno che rimandi alla prossima legislatura l'approfondimento dell'argomento attraverso gli strumenti che il Consiglio regionale deciderà (uno strumento potrebbe essere una Commissione mista). Dovremmo inoltre informarci come il sistema diviso ha funzionato in altre Regioni; non sono molte quelle che hanno i due sistemi autonomi, quindi già questo mi fa pensare che occorra approfondire il problema. Nulla vieta che questo Consiglio possa, entro la fine di quest'anno o all'inizio del prossimo introdurre una modifica statutaria, se condivisa dal Consiglio regionale per modificare l'attuale assetto del personale regionale. Non credo per che con un approfondimento di dieci minuti si possa arrivare ad una soluzione.



PRESIDENTE

Consigliere Carletto, mi consenta una puntualizzazione. Di fronte alla richiesta del collega Avondo di sospendere brevemente i lavori del Consiglio, sostenevo la tesi che di fronte allo sviluppo processuale della discussione - partita da una proposta sottoscritta da alcune componenti dell'Ufficio di Presidenza e da me condivisa - tale sospensione fosse necessaria.
Tuttavia, di fronte al rischio che questa proposta, dopo che i presentatori hanno dichiarato di ritirarla, potesse essere ripresentata da qualcuno di parte stretta, quindi di dover votare contro una proposta che ciascuno di noi magari ha condiviso, ritenevo positivo affidare alla futura legislatura l'impegno di risolvere questo problema. Ma se il problema pu essere risolto delegando ad un gruppo di colleghi la definizione di una posizione, sono d'accordo di non sospendere i lavori del Consiglio.
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ritengo giuste le preoccupazioni rilevate dal Capogruppo DC. Mi pare anche, però, che la questione - posta da tempo dall'emendamento - stia nel fatto che come sempre succede nella realtà legislativa, c'è una legge scritta e una legge di fatto. Oggettivamente, la realtà di Giunta è diversa da quella del Consiglio.
Il problema si pone con urgenza, anzi, per poterlo affrontare in puntuali termini legislativi siamo già in notevole ritardo.
Non credo ci si possa nascondere dietro l'alibi della mancata consultazione sindacale; pur essendo iscritto al sindacato, mi sento di affermare che se questo non è in grado di cogliere modificazioni della realtà che pongono nuove esigenze e domande, doverosamente deve essere scavalcato dal legislatore.
In termini assoluti ritengo essenziale la consultazione sindacale, ci sono però casi per i quali questa può essere superata, quando, cioè, il sindacato non tiene conto dei processi di cambiamento in atto. Siccome non mi candiderò alle prossime elezioni, posso tranquillamente affermare ci senza che mi si possa accusare di manovra elettorale. E' il personale del Consiglio regionale che da tempo ci fa verificare, nella sua concretezza quotidiana, i vari problemi da affrontare.
Ritengo che la sospensione da lei proposta, Presidente, non possa essere finalizzata ad affrontare questo problema con un ordine del giorno.
I dossier di questo Consiglio regionale sono pieni di ordini del giorno: ciò che conta, rispetto ad una proposta, è pronunciarsi con un "sì" o con un "no". Anche se comprendo fino in fondo le preoccupazioni del Capogruppo DC, credo non si possa sfuggire da un pronunciamento su questo emendamento.
Non ci sono alibi per fare altri escamotage, compreso quello del problema sindacale, lo dico a malincuore, ma quando un'organizzazione sindacale non è in grado di recepire le realtà in movimento è bene che sia scavalcata.
Come legislatore, credo di avere l'esigenza e il dovere improcrastinabile di denunciare tali situazioni.



PRESIDENTE

Mi sembra non ci sia ancora la sufficiente chiarezza, fra le varie parti politiche, per giungere ad un'intesa che permetta di superare questa impasse.
Sospendo quindi i lavori e convoco una riunione dei Capigruppo.



(La seduta sospesa, alle ore 17,50, riprende alle ore 18,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La sospensione ha consentito di trovare una formulazione comune sull'emendamento.
La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Ho saputo che i Capigruppo e la Presidenza hanno formulato una proposta che, partendo dall'emendamento presentato, dà una prima risposta al grandissimo problema in discussione. Torno a scusarmi con il Consiglio per aver posto il problema all'ultimo momento, essendo arrivato in ritardo.
Ritengo si possa ritirare il nostro primo emendamento e passare alla discussione della proposta sottoscritta dai Capigruppo.



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dai Consiglieri Guasso, Fracchia, Santoni e Calligaro è ritirato.
Pongo pertanto in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Petrini, Santoni, Bara e Majorino, il cui testo recita: "Art. 21 bis All'art. 81 è aggiunto il seguente ultimo comma: 'Con legge regionale possono essere istituiti ruoli organici separati per il personale della Giunta e per quello del Consiglio regionale'".
La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Farò una brevissima dichiarazione di voto.
Mi pare che la soluzione a fronte dell'emendamento presentato dall'Ufficio di Presidenza, e quindi per il Gruppo DC sottoscritto dal Vicepresidente Petrini, che ha ovviamente condiviso e sostenuto la tesi dell'emendamento stesso, sia sostanzialmente buona.
La formula proposta - come si dice - salva "capra e cavoli", nel senso che offre la possibilità, attraverso uno strumento legislativo molto più snello di una modifica statutaria, di introdurre, se il Consiglio della prossima legislatura lo riterrà, i due ruoli.
Non mettendo oggi il Consiglio nella condizione di decidere fra ruolo unico o due ruoli senza averne discusso ed approfondito i vari aspetti, non si creano le condizioni di un'ulteriore modifica statutaria laddove il Consiglio e la volontà politica del Consiglio stesso sarà quella di istituire i due ruoli nella prossima legislatura.
Quella che abbiamo concorso a definire mi pare una soluzione corretta e seria: la sposiamo e la voteremo volentieri, lasciando alla prossima legislatura la definizione del problema attraverso il confronto tra forze politiche e sociali, l'acquisizione di informazioni, notizie e valutazioni con una semplice legge ciò sarà possibile, se - ripeto - il Consiglio lo riterrà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, avremmo preferito che la questione sulla distinzione dei ruoli si fosse definita in questa sede. Tuttavia ciò che si è adottato è accettabile, per cui se non pienamente soddisfatti dichiariamo che una qualche soddisfazione può essere espressa anche da parte del Gruppo MSI che, fra l'altro, alla ripresa della prossima legislatura penso che unitamente o separatamente ad altri Gruppi, si farà carico di presentare un apposito disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, anche il Gruppo comunista esprime soddisfazione alla formulazione raggiunta che credo tenga conto delle preoccupazioni non fittizie che il collega Carletto ha richiamato nell'ultimo suo intervento.
Nel senso che la ricaduta di una decisione di questo tipo, dal punto di vista funzionale e complessivo dell'assetto dato alla Regione Piemonte, è questione che andava considerata. Quindi la proposta di rimandare, pur prevedendo una modifica statutaria, alla prossima legislatura la possibilità di decidere una cosa di questo tipo, consente anche di risolvere quei risvolti di tipo organizzativo che il problema comunque proporrebbe.
Per questi motivi la nostra adesione al testo è totale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Signor Presidente, avendo firmato come membro dell'Ufficio di Presidenza quell'emendamento, riteniamo sia sicuramente un risultato di mediazione che lascia aperto lo spiraglio per il riconoscimento sostanziale di quelle funzioni che vengono svolte all'interno del Consiglio in modo notevolmente diverso rispetto a quelle della Giunta, e questo abbiamo avuto modo di constatarlo e di viverlo in questi due anni e mezzo di appartenenza all'Ufficio di Presidenza.
Per quanto riguarda invece l'eventualità, prospettata oggi relativamente allo "stravolgimento" (sotto certi aspetti) del lavoro della Commissione e dell'Assessorato, riteniamo che la soluzione adottata consenta di arrivare alla soluzione voluta senza andare a stravolgere tutto il lavoro che è stato fatto fino ad oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro giudizio di merito è evidente con il fatto di aver sottoscritto la prima proposta di emendamento allo Statuto. Ci sembra questa una soluzione estremamente equilibrata, in quanto raggiunge l'obiettivo di sganciare la decisione sul problema dal vincolo statutario, che sappiamo essere forte in quanto lo Statuto non si modifica tutti i giorni e richiede anche il parere del Parlamento; quindi ci vorrà tempo e impegno. Il pensare di poter riprendere questa questione con un'altra modifica di Statuto avrebbe il significato di rinviare di moltissimo la soluzione del problema. Dall'altro lato però lascia aperta la strada - attraverso la necessità di una legge apposita del Consiglio di valutare con più attenzione i problemi organizzativi, operativi e di funzionalità. Ci rendiamo conto che se sotto il profilo del principio non credo vi siano possibilità di dubbio, sulla funzionalità, sull'operatività e sulla pratica attuazione, è comprensibile come la soluzione attualmente prospettata possa creare dei problemi che devono essere prima esaminati e risolti, e poi attuati.
Per questo motivo la soluzione adottata ci sembra equilibrata. Il nostro quindi sarà un voto di adesione.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale del nuovo art. 21 bis.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 21 bis è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Iniziativa legislativa popolare e degli enti locali - Referendum abrogativo e consultivo

Esame testo unificato dei progetti di legge nn. 546 e 558 concernenti: "Modifica della L.R. 16/1/1973, n. 4" in materia di referendum


PRESIDENTE

Il punto 21) all'o.d.g. prevede l'esame del testo unificato dei progetti di legge nn. 546 e 558.
Relatori di questi progetti di legge sono i Consiglieri Majorino e Santoni.
Ha facoltà di intervenire il Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di entrare nella discussione generale dell'articolato farò una sintesi della relazione per indicare le ragioni che hanno portato al testo unificato.
Nel testo unificato, che viene portato all'esame del Consiglio, sono confluite la proposta di legge n. 546 dei colleghi Avondo, Dameri Monticelli e Valeri e la proposta del nostro Gruppo.
Le due proposte erano dirette principalmente a modificare la vigente normativa del referendum abrogativo, introducendo un organo neutro e super parte (questa è la principale innovazione) che agisse e intervenisse nella fase introduttiva del referendum e nella fase finale dell'indizione. Questo perché ci si era resi conto, anche in base all'esperienza della procedura attuatasi per il referendum sulla caccia, che sia la questione principale della ricevibilità e dell'ammissibilità del referendum (fase introduttiva) e sia quella della indizione (fase finale) erano assegnate al dominio e alla esclusiva competenza di organi politici. Infatti, in base allo Statuto (che su questo punto, fra l'altro, non è stato toccato) è l'Ufficio di Presidenza che vaglia la ricevibilità e l'ammissibilità di una proposta di referendum e alla fine è compito del Presidente della Giunta indire il referendum o non indirlo qualora siano sopravvenute modifiche alla legge oggetto della proposta referendaria. In questo caso la modifica sostanziale del testo unificato è che si istituisce una Commissione tecnico - giuridico consultiva al di sopra delle parti. Tale Commissione si affianca all'Ufficio di Presidenza allorquando deve decidere l'ammissibilità del referendum, si affianca al Presidente della Giunta regionale allorquando deve decidere in ordine alla indizione e allorquando si verifichi il fenomeno (non normale, ma possibile) di una legge regionale che abbia nelle more della procedura modificato la normativa oggetto della proposta referendaria.
Tale Commissione si caratterizza per la massima imparzialità nella sua formazione e nella tecnicità, infatti è formata da nove persone: cinque professori dell'Università delle materie giuridiche e quattro avvocati iscritti agli Albi del Piemonte e scelti fra i patrocinanti davanti alla Corte di Cassazione.
Ultima considerazione. Questa Commissione esprime anche e sempre pareri consultivi allorquando si debba procedere all'esame di proposte di legge di iniziativa popolare e degli enti locali.
Infine, punto qualificante del disegno di legge, c'è una fase preliminare e introduttiva della proposta referendaria nella quale sono sufficienti 600 firme al fine di esaminare la ricevibilità formale e la formulazione del quesito proposto. Questo al fine di evitare che i cittadini proponenti debbano raccogliere le 50 mila firme con dispendio di tempo, di energie, di denaro. Pertanto solo dopo questo esame preliminare e la declaratoria di ricevibilità ed ammissibilità da parte dell'Ufficio di Presidenza affiancato dall'organo consultivo, scatta il meccanismo della raccolta delle 50 mila firme (per ora continua ad essere tale numero perch la modifica statutaria non è approvata).
Queste in sintesi sono le linee maestre della proposta di modifica che compongono il disegno di legge e che raccomandiamo all'approvazione dei colleghi.



PRESIDENTE

Il Consigliere Santoni dà per letta la sua relazione.
Passiamo pertanto all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Prima di procedere alla votazione dell'intero testo della legge passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Esprimo la soddisfazione del Gruppo PCI per l'approvazione del testo di legge unificato, frutto del lavoro del nostro Gruppo e del Gruppo MSI-DN, e dell'accordo unanime dell'VIII Commissione all'interno di un dibattito contestuale alle modifiche dello Statuto.
Il punto più qualificante di questa modificazione, che pone termine ad una questione che si era aperta nella nostra Regione nei mesi scorsi stabilisce che delle more dell'applicazione del nuovo Statuto (che prevede come abbiamo testé deciso con il voto sulle modifiche allo Statuto, che sia un organo esterno, la Corte d'Appello, a decidere sull'ammissibilità delle proposte referendarie) se ne occupi comunque un organo esterno, anche se non la Corte d'Appello.
I colleghi ricordano che nei mesi scorsi, a seguito della richiesta di referendum sulla legge per la caccia, ci fu una polemica accesa sul fatto che a decidere sull'ammissibilità, sull'indizione o meno del referendum fossero organi interni alla Regione e cioè in specifico l'Ufficio di Presidenza e, nel caso ultimo, il Presidente della Giunta regionale. Con queste modifiche alla legge del referendum la questione viene risolta in modo soddisfacente e garantisce pienamente il diritto dei cittadini che danno vita alla procedura referendaria.
Noi avevamo accolto all'interno dello Statuto alcune norme anche leggermente restrittive, in alcuni punti, sull'istituto del referendum proprio perché contestualmente c'era l'intenzione di approvare le modifiche alla legge sul referendum che aprivano invece nuovi spazi di garanzia per l'istituto del referendum.
Per queste ragioni il Gruppo PCI vota a favore di queste modifiche ed esprime la più viva soddisfazione per il risultato raggiunto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Dichiaro la piena soddisfazione del Gruppo MSI-DN per il risultato raggiunto.
Avevo effettivamente omesso di ricordare il punto, forse il più qualificante dell'intero disegno di legge, che affianca all'organo politico (Presidente della Giunta) l'organo tecnico-consultivo allorquando deve decidere se il referendum debba andare avanti o debba fermarsi a seconda del contenuto di un'eventuale legge di modifica nel frattempo sopravvenuta.
Su questo punto e sul punto introduttivo del referendum ci si è in buona sostanza allineati al principio che domina la materia nella legge statale, nella quale la parte introduttiva del referendum e la parte decisoria di indizione è affidata ad un organo neutro che è la Corte Costituzionale. Non potendo con la legge regionale ordinaria affidarsi ad organi neutri di tale valenza abbiamo istituito la Commissione consultiva che smorzerà la politicizzazione degli organi previsti dall'attuale Statuto (Ufficio di Presidenza e Presidente della Giunta).



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame proposta di deliberazione n. 1373: "Proposta di modifiche e aggiunte al testo vigente del Regolamento consiliare"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 22) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di modifiche al Regolamento interno del Consiglio regionale.
La parola al relatore, Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono molto onorato di parlare da questa alta tribuna in questo che sarà il mio ultimo intervento da Consigliere regionale. Non approfitterò di questo onore per dilungarmi perché mi rendo conto che i tempi non consentono un'ampia illustrazione. Mi auguro che i colleghi abbiano letto la relazione che insieme al collega Monticelli abbiamo predisposto e distribuito, dove oltre ad alcune sintesi sulle finalità che ci siamo proposti c'è anche la motivazione dettagliata dei quarantasei articoli che sono stati modificati e dei tre articoli aggiuntivi di cui si propone l'inserimento.
Vorrei aggiungere un commento di natura politica, rispondendo ad una domanda che probabilmente molti di noi e forse anche i cittadini si saranno posti, ovvero se meriti dedicare un po' del tempo preziosissimo, ormai scarso e limitato, che abbiamo a disposizione in questi giorni, per un adempimento che potrebbe sembrare puramente formale e tecnico, come la modifica di un Regolamento. Ma questo in realtà non è. E' stato detto secondo me giustamente, che nel campo giuridico istituzionale la forma è sostanza. E' attraverso la definizione precisa delle cosiddette regole del gioco ed il rispetto scrupoloso delle modalità di comportamento che la democrazia vive, si esprime, garantisce i diritti dei singoli e dei gruppi sociali; in definitiva manifesta la sua sostanziale superiorità rispetto a forme che si tenta di gabellare come più partecipative, ma sono soltanto delle fughe in avanti non producenti, anzi molto pericolose. Le assemblee parlamentari in tutto il mondo democratico occidentale ed ora anche nel mondo orientale, danno molto rilievo alle regole di funzionamento interno perché da queste dipende la produttività e la serietà del lavoro ed anche in misura rilevante il rispetto che i rappresentanti popolari debbono reciprocamente salvaguardare nei loro rapporti interpersonali. A tale scopo sappiamo che nelle disposizioni regolamentari anche delle più alte assemblee come, ad esempio, il Parlamento europeo, molta attenzione viene posta nella definizione di norme disciplinari, di limiti di tempo degli interventi, di procedure e procedimenti dettagliati al fine di evitare atteggiamenti impropri e tanto più intrusioni esterne e pressioni psicologiche che possano giungere fino a rendere impossibile l'espletamento dignitoso e garantito e libero della funzione di rappresentanza democratica. Sappiamo, signor Presidente e colleghi, che probabilmente non tanto e non solo di un Regolamento più puntuale e più preciso ha bisogno questa assemblea, perché si possano evitare momenti di sfilacciamento lungaggini, ripetitività, incertezze che non sono mancati purtroppo nell'esperienza degli ultimi anni. Le nuove norme saranno vane come in parte lo sono state quelle precedenti, se esse non saranno rispettate e fatte rispettare scrupolosamente da chi ne ha il dovere. Non mi permetto certo di esprimere giudizi negativi su un'assemblea che nella sostanza ha operato con grande impegno, né tanto meno sui Consiglieri che hanno dato prova di grande disponibilità e spirito di sacrificio, ma mi sia permesso come ultimo atto di un servizio modestamente reso in quest'aula, di auspicare che questa assemblea, anche grazie al nuovo Regolamento, possa svolgere in futuro il proprio lavoro in maniera più ordinata, meno dispersiva, senza tutti quei limiti e quelle difficoltà che spesso ci hanno lasciato un po' tutti con la bocca amara, insoddisfatti per noi e per l'immagine esterna che ne deriva. Ecco dunque perché insieme con i colleghi della Commissione Regolamento abbiamo lavorato intensamente, sono state nove riunioni di un gruppo di lavoro coordinato dal collega Monticelli di cui facevano parte il collega avv. Majorino, il prof.
Olivieri ed il sottoscritto e sei sedute della Commissione plenaria presieduta dal Vicepresidente Dameri prima e dal Vicepresidente Sestero poi. Abbiamo lavorato duramente e lungamente e siamo convinti che approvando il nuovo testo questo Consiglio compirà un atto molto positivo ed utile verso il nuovo Consiglio che uscirà dalle ormai prossime elezioni.
Come dicevo, la relazione che avete a mano illustra dettagliatamente le ragioni e il senso dei singoli interventi modificativi. Concluderò dicendo che lo scopo prefissato dalla Commissione è stato triplice: confermare, e nel caso, accentuare le norme di garanzia finalizzate a consentire ai singoli Consiglieri e ai Gruppi il più adeguato espletamento dei propri compiti; migliorare l'operatività dell'assemblea e delle Commissioni attraverso una revisione di determinate procedure in modo da favorire una conduzione dei lavori snella, corretta e produttiva; operare, ove possibile, una revisione formale del testo al fine di evitare al massimo incertezze di interpretazione ed ambiguità normative.
Termino qui il mio intervento rendendomi disponibile a rispondere ad eventuali chiarimenti.



(Applausi da parte di tutto il Consiglio)



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Martinetti.
Il vostro applauso è significativo, non solo per il lavoro intenso che ha svolto con lui la Commissione ed il collega Monticelli, ma per ciò che con molta sensibilità e serietà ci ha detto adesso in quest'aula.
L'esame del Regolamento è normato dallo Statuto con l'art. 23, quarto capoverso, che recita: "Il Consiglio approva a maggioranza assoluta dei Consiglieri assegnati alla Regione, a scrutinio palese, articolo per articolo e con votazione finale il proprio Regolamento".
Devo comunicare che intanto non esamineremo gli articoli che non hanno variazioni, perché evidentemente valgono gli articoli che il Consiglio aveva votato a suo tempo. Esamineremo invece gli articoli che sono stati emendati, votandoli per alzata di mano.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
ART. 13 La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Sarei interessato a comprendere perché nell'art. 13 sia stata inserita una postilla modificativa dell'articolo precedente nella quale si vieta ai Gruppi consiliari, che siano stati eletti direttamente con propria lista ma non in tutte le circoscrizioni, di potersi costituire come gruppo; ho delle perplessità personali su questa questione. Probabilmente capisco le conseguenze con le elezioni del 6 maggio prossimo, ma gradirei capire il perché si debba fare velo rispetto ad una realtà che è eletta con propria lista e che quindi ha tutto il diritto di rappresentare la propria lista in Consiglio regionale e quindi di costituirsi come Gruppo consiliare.
Vorrei capire la logica che ha portato ad inserire questa modifica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Cercherò di fugare le perplessità del collega Reburdo. L'articolo è stato modificato soltanto per quanto riguarda un aspetto, per il resto è identico a quello precedente. L'unica modifica è l'introduzione del vincolo che il Consigliere o i due Consiglieri, comunque meno di tre, che potrebbero concorrere a formare un Gruppo consiliare subito dopo le elezioni, siano stati eletti in una lista presentata con lo stesso contrassegno in tutti i Collegi della Regione. La filosofia di questa modifica è che a noi è sembrato sensato e corretto identificare anche un singolo Consigliere come costituente un Gruppo consiliare a condizione che questo Consigliere esprima, anche se eletto con i resti e non con un quoziente pieno, comunque una forza di dimensioni e significato regionale escludendo quindi la possibilità che un singolo Consigliere eletto in una determinata area per una realtà di tipo più locale, più specifico, più parziale da questo punto di vista, possa concorrere a formare un Gruppo consiliare.
Questo è lo spirito della norma, tenuto conto che anche così modificato il Regolamento della nostra Regione è uno dei Regolamenti più aperti per quel che riguarda la costituzione dei Gruppi consiliari, perché altre Regioni o costringono ad un numero più alto anche all'inizio della legislatura (ad esempio, dicono due Consiglieri e non uno), oppure pongono un limite che riguarda il quoziente pieno e il singolo Consigliere può fare Gruppo se eletto con almeno un quoziente pieno (è il caso della Lombardia) mentre il nostro regolamento da questo punto di vista apre spazi maggiori con questo unico vincolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Dichiaro, argomentandola brevemente, la mia contrarietà a questo punto.
Premetto innanzitutto che il Gruppo consiliare Lista Verde (Sole che ride) non sarebbe stato costituito in questa legislatura con questa definizione regolamentare in quanto la mia forza politica si presentò in cinque dei sei Collegi regionali. Vi è quindi una valutazione tutta personale che nasce dalla valutazione dell'importanza che ha avuto la presenza del Sole che ride all'interno della Regione, grazie proprio dall'aver avuto a disposizione le strutture e gli strumenti di un Gruppo consiliare. Questo è rilevante non tanto per la singola forza in sé, quanto proprio per la capacità di fare politica, di essere visibili, di contare come forza all'interno di un'istituzione ed essere elemento della sua attività istituzionale in modo pieno, consapevole ed autorevole.
Vi sono poi altre considerazioni che nascono dal fatto che, a mio avviso, soprattutto per alcune Province e Collegi della nostra Regione possono essere importanti e significativi alcuni tipi di aggregazione, in vista di un modello di presenza istituzionale sul territorio che possa maggiormente rispecchiare le caratteristiche locali. Quindi, accorpamenti tra più forze politiche in alcuni Collegi soprattutto qualora andassimo ad aumentare le Province piemontesi con Biella e Verbania, con Collegi che hanno un numero limitato di seggi, quindi altissimi quorum che, se favoriscono le forze politiche che raccolgono il maggior numero di consensi e di suffragi, d'altra parte possono costituire in alcune condizioni quei laboratori dove sono possibili, sganciandosi da un percorso regionale presentazioni di liste di candidati specifiche in quel Collegio che nascano da accorpamenti, da liste aperte, da altre forme che prefigurino quasi una sorta di Collegi uninominali.
Dall'altro lato, vi è il fatto che il Piemonte ha composizione, storia e caratteristiche diversificate secondo le diverse zone. Eppure, tutte rappresentano un pezzo della nostra storia, cultura e tradizione. A mio avviso, si rappresenta la Regione in quanto si è Consiglieri, come recita lo Statuto, anche se una determinata forza politica si è presentata in un unico Collegio o effettivamente rappresenta solamente un pezzo di una Provincia piemontese, quale possono essere, ad esempio, le vallate alpine.
Per questo insieme di considerazioni, voterò contro questa modifica del Regolamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Occorre, se è possibile, trovare un aggiustamento. Io comprendo le difficoltà ad elevare il numero dei Gruppi anche se la realtà politica va verso questa tendenza. Secondo me, non è imbrigliando in termini regolamentari la realtà che si garantisce la funzionalità del Consiglio. Si hanno modi diversi per esprimersi anche in termini di boicottaggio dei lavori del Consiglio o altri atteggiamenti del genere.
Forse la Commissione non ha previsto - se proprio non si vuole accettare di abrogare questa norma - la presentazione di liste non nella totalità dei Collegi circoscrizionali, bensì nella maggioranza dei Collegi circoscrizionali. Ciò permetterebbe comunque una selezione, ma le esigenze elettorali hanno bisogno non di essere imbrigliate ma aiutate, nel confronto democratico di un'aula consiliare, a rapportarsi correttamente con uno sbocco politico. Una tale soluzione mi parrebbe del tutto opportuna; se questa non fosse possibile con mio grande rammarico non potr dare voto favorevole a questo articolo per motivi ideali più che per accettazione di uno spezzettamento della realtà politica, che, comunque m'infastidisce.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Volevo rassicurare il Consigliere Reburdo e il Consiglio che la proposta scaturisce da un preciso esame comparato con altre situazioni, ed è certamente a livelli di grande apertura e più congrua di quella di molte altre Regioni, che fanno riferimento, addirittura, al Parlamento nazionale.
Non esiste alcun elemento per poter dire che il Consigliere eletto nel modo che veniva esemplificato sia un Consigliere "di serie B", anzi in altri articoli del Regolamento sono stati precisati e individuati accuratamente i diritti dei Consiglieri del Gruppo misto. Questi ultimi hanno particolari prerogative, per esempio, in quanto forza politica distinta, dopo una loro personale scelta, possono partecipare a qualsiasi Commissione con voto deliberativo Naturalmente, occorre una certa regola nella determinazione dei Gruppi pur dovendo fare un qualcosa contro ogni razionalità e logica - la stessa parola "Gruppo", che viene ad indicare una sola persona - abbiamo ritenuto che quanto proposto sia il massimo giustificabile.
Riteniamo quindi che il Consiglio debba accettare questa formulazione.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 13.
E' approvato con 33 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astensioni.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 24 bis - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 27 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 27 bis - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli e 1 astensione.
ART. 34 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
ART. 35 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
ART. 36 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
ART. 42 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
ART. 43 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
ART. 45 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
ART. 46 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
ART. 47 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
ART. 49 La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Si tratta dell'articolo relativo alle iscrizioni di nuovi punti all'o.d.g. Nel nuovo testo si sostiene che "i nuovi punti devono essere proposti all'inizio della seduta" con la successiva postilla "salvo casi eccezionali". Ora, o si normano tali casi o non si comprende quali possano essere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Lo spirito della proposta è di introdurre forme di regolamentazione delle modifiche all'o.d.g. decisamente - se mi è consentito questo termine molto più precise rispetto all'attuale Regolamento.
Non solo si sostiene che eventuali modifiche all'o.d.g. possono essere apportate (tranne casi eccezionali ai quali accennerò fra poco) soltanto all'inizio della seduta, ma si stabilisce anche "che nel caso si propongano modifiche delle quali i Consiglieri non sono venuti a conoscenza tramite l'avviso scritto di convocazione della seduta" occorre un quorum particolarmente qualificato, ovvero 2/3 dei Consiglieri assegnati.
Attualmente, con 31 Consiglieri è possibile, in qualsiasi momento della seduta, inserire nuovi punti all'o.d.g.; con il nuovo Regolamento occorre l'approvazione dei 2/3 dei Consiglieri assegnati, ovvero 40 voti.
E ancora: "tranne casi eccezionali le proposte possono essere avanzate solo all'inizio della seduta".
La dizione "casi eccezionali", Consigliere Montefalchesi, vuole essere un'indicazione di carattere generale, non può essere definita in astratto.
Può succedere, però, che nel corso della seduta si abbia notizia di determinati fatti, magari esterni, che richiedano, per esempio, il voto di un ordine del giorno non previsto, che nasce in quel momento su proposta di qualche Consigliere. In tale occasione, essendo intervenuto "il caso eccezionale", è possibile modificare l'o.d.g. dei lavori nel corso della seduta.
Questa possibilità andava lasciata comunque aperta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

A mio parere, si dovrebbe dire "per casi eccezionali sopravvenuti dopo l'inizio della seduta".



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 49.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 50 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 51 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 52 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 56 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 59 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 60 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 61 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 63 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 64 - Emendamento presentato dai Consiglieri Montefalchesi, Reburdo e Ala: sopprimere le parole "sempreché il Presidente della Giunta regionale non dichiari che l'oggetto investe il programma politico o la propria permanenza in carica".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Richiamo su questo articolo un'innovazione di non poco conto rispetto al nostro Regolamento, quella relativa alla trasformazione di alcune votazioni in voto di fiducia vero e proprio. Innovazione ampiamente consapevole da parte dei proponenti, laddove si limitano le condizioni del voto a scrutinio segreto. Se vado indietro con la memoria, ritengo che questo Consiglio, in questi cinque anni, non abbia mai fatto ricorso al comma dell'art. 64 del Regolamento, che prevede "lo scrutinio segreto su richiesta di nove Consiglieri". Pertanto l'innovare, in questo senso, in una materia che, in questi anni, è mai stata oggetto di alcuna contestazione - con l'invenzione di un vero e proprio "voto di fiducia" mi pare una svolta assolutamente non necessaria per il funzionamento della nostra istituzione e del nostro Consiglio, che è già in direzione, prima ancora che arrivassero i Regolamenti del Parlamento, di una legiferazione a scrutinio palese.
Il mio voto è quindi contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Anch'io sono estremamente contrario ad introdurre il voto di fiducia in quanto se nove Consiglieri chiedono il voto a scrutinio segreto su un argomento e il Presidente della Giunta alzandosi dice: "Questo è un argomento che investe il programma politico della Giunta, quindi non accettiamo il voto a scrutinio segreto", scatta il meccanismo del voto di fiducia. Il voto di fiducia, a mio avviso, serve a coartare la libertà dei Consiglieri e a renderli sempre più ostaggio dei partiti che concordano tra loro un programma in sostegno della Giunta e ostaggi delle forze che concorrono alla maggioranza e della Giunta. Credo che questo sia grave e sia unicamente una scelta tutta politica e profondamente sbagliata. In quest'aula non c'è mai stato il ricorso a questo articolo, né nella passata legislatura né in questa.
Pertanto propongo l'abrogazione delle parole "sempreché il Presidente della Giunta regionale non dichiari che l'oggetto investe il programma politico o la propria permanenza in carica".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Vorrei sottolineare ai Consiglieri intervenuti e a tutto il Consiglio che secondo le osservazioni della Commissione la non molta incidenza pratica di questa norma esiste; è pur vero che in questa legislatura il voto segreto non è mai stato chiesto.
Inoltre, aggiungo, che nel procedimento legislativo è chiaramente detto che il voto deve sempre essere palese. Quindi non siamo nel caso del Parlamento che ha messo la fiducia sul voto segreto nel procedimento legislativo; questo riguarda atti particolari: gli ordini del giorno, le mozioni, ecc., e non il procedimento legislativo. Quindi è vero che non è molto influente, però non è una decisione politica, come dice Montefalchesi, ma una scelta di principio, che noi abbiamo mutuato da altre Regioni in particolare dalla Regione Lombardia - e che risponde ad un criterio di razionalità.
Mi chiedo come sia possibile che in una Regione, dove abbiamo tutti concordemente stabilito statutariamente che il Presidente e la Giunta vengono eletti con voto palese, la sfiducia, su proposta del Consiglio in determinati modi, venga invece votata in modo palese, mentre su argomenti ritenuti dalla Giunta essenziali per la propria permanenza in carica, il voto deve essere segreto. Questo atteggiamento è esattamente contrario a quelle linee di chiarezza e di apertura, tese ad evitare i perturbamenti di carattere sotterraneo che esistono e ai quali facevano riferimento i Consiglieri intervenuti. Quindi il nostro comportamento è in linea perfetta con la volontà statutaria, stabilita in tempi insospettabili e unanimemente da questo Consiglio. Per cui se si vota la Giunta in modo palese, lo stesso deve avvenire se la si vuol togliere; nel momento in cui si vota una determinata decisione a cui la Giunta attribuisce ragioni essenziali per la propria permanenza, è logico che questo deve avvenire in modo palese. E' una questione di razionalità, di coerenza con il resto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Intervengo per contestare l'argomentazione formulata dal relatore Martinetti. Nel senso che è stabilito che la Giunta si vota con votazione palese e che la sfiducia deve avvenire con votazione palese, qualsiasi altra votazione che investa argomenti di qualsiasi genere, che avvenga in forma non palese, non costituisce sfiducia alla Giunta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli e 36 contrari.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto sull'art. 64 il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

E' del tutto evidente che avendo presentato con i Consiglieri Montefalchesi ed Ala l'emendamento poc'anzi respinto, il mio parere non pu che essere contrario. Sono d'accordo nel dire che si introduce forzatamente un elemento che è prettamente di carattere politico e lo si vuole rendere consequenziale agli ordini di scuderia di una maggioranza, qualunque essa sia. A me pare un'inopportuna forzatura che in qualche modo mette in discussione non le appartenenze (qualche volta andrebbero messe in discussione, come dice il mio amico Orlando, Sindaco di Palermo), anche se la messa in discussione dell'appartenenza è anche la garanzia delle appartenenze stesse, perché nel momento in cui queste appartenenze non rispondono ai Gruppi consiliari, ma alle Segreterie di partito, risulta del tutto evidente che i partiti hanno il dominio totale ed assoluto anche delle assemblee elettive. Sarebbe invece importante instaurare una dialettica tra i rappresentanti di quei partiti nelle istituzioni e le Segreterie di partito che in qualche modo abbiamo visto anche in questo Consiglio regionale quale potenza abbiano. Infatti, alcuni Consigli fa abbiamo avuto modo di vedere il Segretario di un importante partito della maggioranza dominare dall'alto della sua presenza tra il pubblico le decisioni che venivano assunte.
Forse occorrerebbe attenuare questo tipo di decisione, che a me pare abbastanza grave e che mette in discussione tutto l'impianto della credibilità e in qualche modo di apertura che potrebbe avere anche uno stesso Regolamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biazzi per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non voterò l'art. 64 perch l'inserimento del comma che recita: "lo scrutinio segreto si effettua quando lo richiedono nove Consiglieri sempreché il Presidente della Giunta regionale non dichiari che l'oggetto investe il programma politico o la propria permanenza in carica", mi sembra improprio. Di fatto si introduce una sorta di potere alla Giunta, ovvero di porre la questione di fiducia da parte della Presidenza della Giunta. E' questa una novità non di poco rilievo all'interno del nostro ordinamento.
Perché non mi convince? Stante le norme del nostro Statuto, che promanano da leggi nazionali molto rigide del nostro Regolamento, mi pare che l'attività dell'esecutivo sia già molto garantita da quelle norme. Un esempio è la necessità del voto palese per l'elezione della Giunta stessa oppure il fatto di non poter porre la questione della revoca da parte di un Assessore.
La norma che permette l'uso del voto segreto, già abbastanza regolamentata, con nove Consiglieri, di fatto è la tutela dell'autonomia di valutazione da parte del Consiglio su dei provvedimenti ad hoc. Ed è l'altra faccia di un'altra norma (che credo ci sia addirittura nello Statuto) che recita che il voto contrario del Consiglio su una proposta della Giunta non comporta evidentemente le dimissioni della Giunta stessa.
Inserendo questo comma non si tutela adeguatamente la possibilità del Consiglio regionale di esprimersi liberamente su questioni che sono state oggetto della discussione nel Consiglio stesso; inoltre, per quanto riguarda la Giunta, l'esecutivo, negli Statuti regionali, per scelte nazionali, viene già ampiamente tutelato dal punto di vista politico e dal punto di vista regolamentare.
Per questo motivo mi astengo.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 64.
E' approvato con 33 voti favorevoli, 3 contrari e 2 astensioni.
ART. 65 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 68 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
ART. 74 - Emendamento presentato dai Consiglieri Martinetti, Monticelli Majorino ed Ala: viene soppresso l'art. 74 nuovo testo (vige il precedente).
Ha chiesto la parola il Consigliere Ala per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Vorrei motivare il mio voto di astensione sull'art. 74 laddove si innova il Regolamento sulla possibilità di intervenire contro la richiesta di dichiarazione di procedura d'urgenza da parte di un solo Consigliere anziché, come era previsto prima, da parte di un Consigliere per ogni Gruppo consiliare.
Pur essendo necessario prevedere la possibilità di una procedura d'urgenza all'interno del Regolamento, vorrei ricordare che l'unica volta che questo si è verificato, in questi cinque anni, è stato in merito alla caccia e non era assolutamente giustificabile. Ritengo vi debba essere la possibilità di pronunciamento per ogni Gruppo consiliare e spazio per dissociazioni individuali e personali, Pertanto ritengo debba essere mantenuto l'attuale Regolamento che permette il dispiegarsi di tutte le formazioni politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

I relatori si sono consultati con il collega Majorino, membro autorevole della Commissione, e siccome non ci sono motivazioni importanti salvo una volontà di accelerazione diffusa in tutto il Regolamento, e tenuto conto che la procedura d'urgenza non è richiesta frequentemente pensiamo sia possibile accettare l'emendamento.



PRESIDENTE

Viene pertanto soppresso il nuovo art. 74 e rimane in vigore il precedente.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 74.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
ART. 80 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
ART. 86 - Emendamento presentato dai Consiglieri Martinetti e Montefalchesi: all'ultimo comma è soppressa la parola "soltanto" e sono aggiunte le parole "e su eventuali emendamenti".
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

L'ultimo comma dell'art. 86 recita: "Il voto sulle deliberazioni pu essere espresso per alzata di mano. La dichiarazione di voto è consentita soltanto in relazione alla votazione finale complessiva". Ciò significa che se vengono presentati degli emendamenti non si fanno le dichiarazioni di voto sugli stessi? Se è così non sono affatto d'accordo. Se viene presentato un emendamento come fanno ad esprimersi i Gruppi?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

L'osservazione del Consigliere Montefalchesi sembrerebbe accettabile in quanto in aggiunta alla motivazione che sulle deliberazioni possono esserci emendamenti c'è anche il fatto che a volte una deliberazione pu avere allegato un Regolamento. Proponiamo di eliminare l'ultimo periodo dell'ultimo comma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Ho capito l'obiezione del collega Montefalchesi. Sarebbe sufficiente aggiungere "nella votazione finale complessiva ovvero su eventuali emendamenti".
Il problema introdotto dal collega Montefalchesi ha una sua ragion d'essere perché è un qualche cosa di diverso. Propongo di considerare la possibilità di lasciare la dizione così com'è, per cui mi pare corretto che i Gruppi possano esprimersi sugli emendamenti, ma non sulle singole parti della deliberazione.



MARTINETTI Bartolomeo

Accettiamo questa formula che salva il principio che avevamo instaurato. Pertanto all'ultimo comma si aggiungono le parole "e su eventuali emendamenti" e viene soppressa la parola "soltanto".



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 86.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
ART. 87 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
ART. 88 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
ART. 89 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
ART. 90 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
ART. 90 bis - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
ART. 92 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
ART. 95 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
ART. 97 - Si proceda alla votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
L'esame del Regolamento è così concluso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Martinetti. Ne ha facoltà.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, a questo punto vogliamo ricordare che deve essere fatto un lavoro di coordinamento formale e di eventuali riferimenti che fossero sfuggiti nella fase di stesura. Quindi, come previsto, l'Ufficio di Presidenza si occuperà del lavoro finale di coordinamento formale.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo del Regolamento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 32 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'intero testo del Regolamento è approvato.


Argomento: Nomine

Esame progetto di legge n. 614: "Norme per l'applicazione della L.R. 18/2/1985, n. 10, modificata con L.R. 22/7/1986, n. 30, durante il periodo di cessato esercizio delle funzioni del Consiglio regionale connesso al suo rinnovo"


PRESIDENTE

Il successivo punto 23) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 614.
Si tratta di una normativa che per la prima volta trova applicazione nella fase di passaggio da una legislatura all'altra e si riferisce alla Commissione Nomine, regolando la fase di transizione da una legislatura a quella successiva.
Si tratta di tre articoli, già a mano dei Consiglieri da diversi giorni accompagnati da una relazione che do per letta.
Passiamo quindi all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Ordinamento regionale

Esame ordine del giorno inerente la riforma regionale (rinvio)


PRESIDENTE

A conclusione di questa parte istituzionale regolamentare esaminiamo l'ordine del giorno inerente la riforma regionale.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, mi pare un ordine del giorno così scontato che non so se sia effettivamente utile presentarlo al Consiglio. Su questo problema sono già stati presentati tanti ordini del giorno e tali documenti rimangono agli atti come testimonianza politica e poco più. Tra l'altro, è un ordine del giorno molto confuso perché si passa dall'Europa ai parcheggi. Mi sembra che in un ordine del giorno che deve avere un respiro istituzionale alto non si possa parlare di parcheggi.
Non sono d'accordo per quanto riguarda le ultime quattro o cinque righe, in particolare la trasformazione dell'attuale Senato in Camera delle Regioni e delle autonomie locali. Fin quando le Regioni e le autonomie locali saranno qualcosa di stretta attinenza nelle decisioni delle Segreterie dei partiti questa autonomia non ha grande possibilità di esprimersi. Se non si ridisegna un quadro istituzionale che favorisca questa rifondazione della politica, rimangono solo delle parole e oltretutto di scarso significato. Inviterei i proponenti dell'ordine del giorno a ritirarlo. Tale argomento necessita di un dibattito attento, non se ne può parlare in quattro e quattr'otto, altrimenti si dicono le cose in modo molto superficiale.
Se non si riforma la politica e se adesso non si dà una risposta istituzionale tutto il resto è aria fritta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, non abbiamo firmato questo ordine del giorno e me ne dispiace perché lo condividiamo per il 99%. Purtroppo il centesimo sul quale non concordiamo non è marginale.
Non sono interamente d'accordo sull'intervento del Consigliere Reburdo.
Questo ordine del giorno dice delle cose importanti e dà un orientamento del Consiglio regionale in ordine a fatti non secondari. In questo documento viene analizzato il trasferimento alle Regioni della capacità impositiva fiscale, l'allargamento e quindi il rovesciamento dei limiti di competenza delle Regioni; per esempio, oggi le Regioni legiferano laddove c'è un'espressa delega dello Stato, mentre con questo documento si chiede di legiferare laddove non vi è un limite esplicito da parte dello Stato.
Vi è un'individuazione di un ordinamento che se non va nel senso di un ordinamento federale poco ci manca. Quanto meno riafferma in modo chiaro una volontà regionalistica, una volontà a sostegno delle autonomie locali inserite in un'Europa delle Regioni e non in un'Europa delle Nazioni che non è acqua fresca. Sono d'accordo con il Consigliere Reburdo sulla parte finale e dissento dall'ordine del giorno: voler riaffermare una scelta come quella della trasformazione dell'attuale Senato in Camera delle Regioni e delle autonomie locali...



(Interruzione del Consigliere Masaracchio)



PRESIDENTE

Consigliere Masaracchio, è stato chiesto che questo ordine del giorno fosse messo in discussione perché risultava essere all'unanimità. Nel corso della discussione si sta constatando che non è affatto all'unanimità. O il Consiglio prende atto che è un argomento ancora da approfondire e si rinvia a lunedì prossimo, diversamente si procede nella discussione. La Presidenza assume la determinazione, visto che non c'è unanimità, come sembrava in un primo momento, di rinviare l'esame di questo ordine del giorno. Siccome è convocata per domani alle ore 14,30 la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, in quella sede verrà stabilito a che punto inserire questo argomento all'o.d.g. della prossima seduta.
I lavori del Consiglio sono sospesi.



(La seduta, sospesa alle ore 20, riprende alle ore 21)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Esame progetto di legge n. 608: "Proposta di legge al Parlamento 'Interventi straordinari a favore degli Enti Autonomi Teatro Regio di Torino e Teatro Comunale dell'Opera di Genova'"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo all'esame del progetto di legge n. 608, di cui al punto 25) all'o.d.g.
La relazione, allegata al testo della legge, viene data per letta dal relatore, Consigliere Villa.
Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 30 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 439: "Erogazione di preparati galenici magistrali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 439, di cui al punto 26) all'o.d.g.
Poiché il Consigliere Olivetti aveva precedentemente svolto la relazione possiamo procedere alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Personale del servizio sanitario

Esame progetto di legge n. 607: "Disposizioni per l'applicazione nell'ordinamento regionale del DPR 15/1/1987 n. 14 in materia del riconoscimento del titolo di assistente sociale per l'abilitazione all'esercizio della professione"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 607, di cui al punto 27) all'o.d.g.
La relazione del Consigliere Gallarini viene data per letta.
Passiamo pertanto all'esame del relativo articolato.
ARTICOLO UNICO - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: dopo le parole "del personale della Regione", modificare con ", degli Enti pubblici locali e loro Associazioni o Consorzi".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Si tratta di un emendamento aggiuntivo che statuisce esser compresi non solo gli Enti pubblici locali, ma anche loro Associazioni e Consorzi. Si è reso necessario aggiungere questa dizione in quanto c'era qualche dubbio che potesse riguardare le UU.SS.SS.LL. che invece è il punto di essenziale interesse.
Si tratta di un articolo unico; con l'emendamento presentato si precisa che vale anche per le UU.SS.SS.LL.
L'articolo recita: "costituisce titolo per l'accesso alle qualifiche direttive e dirigenziali del personale della Regione e degli Enti pubblici locali", noi proponiamo di aggiungere "e loro Associazioni o Consorzi".



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Si proceda quindi alla votazione per appello nominale dell'articolo unico nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'articolo unico, quindi l'intero testo della legge, è approvato.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Attivita' di promozione

Esame testo unificato dei progetti di legge nn. 157, 475, 490, 492, 505 522 e 549: "Interventi regionali per la cooperazione, la pace e lo sviluppo"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 28) dell'o.d.g. che prevede l'esame del testo unificato dei progetti di legge in materia di cooperazione, pace e sviluppo.
La parola al relatore, Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio, relatore

Signor Presidente e colleghi, pochi istanti per segnalare le questioni principali e significative di questa legge, frutto dell'unificazione di numerosi testi - mi pare siano sette di iniziativa di vari Gruppi consiliari e della Giunta regionale.
La legge recepisce, nella normativa della nostra Regione, quanto previsto di competenza della Regione nella legge nazionale n. 49 del 26/2/1987, intitolata "Nuova disciplina della cooperazione dell'Italia con i Paesi in via di sviluppo".
Tale legge nazionale all'art. 2, ai commi quarto e quinto, indica la possibilità per le Regioni in particolare, ma anche per altri enti locali Province e Comuni di assumere iniziative proprie e autonome per interventi nel campo della cooperazione internazionale e di fare proposte al Ministero degli Affari Esteri.
Inoltre, relativamente a possibili interventi, la legge ha fissato criteri ed indirizzi particolarmente innovativi. Ne ricordo in particolare tre, che ritroviamo, anche se in forma specifica, nel testo regionale.
Il primo consiste nel progettare interventi in grado di intervenire nei Paesi in via di sviluppo in modo partecipativo e non sovrapposti rispetto alle realtà locali, che non sconvolgano le culture e gli assetti di questi Paesi, ma consentano la partecipazione endogena a programmi di sviluppo che li riguardano direttamente; il secondo è relativo a quella particolare attenzione che la legge nazionale rivolge alla questione dell'integrazione delle donne e della partecipazione femminile ad ogni programma di sviluppo il terzo è in relazione al ruolo specifico ed autonomo, riconosciuto dalla legge nazionale, delle organizzazioni non governative.
Per quel che riguarda il testo di legge all'attenzione del Consiglio mi limito a dire che si tratta di un testo molto semplice; in sostanza infatti, le competenze della Regione in materia sono essenzialmente di proposta, anche se possono essere integrate da attività più ricche.
Il testo di legge è stato elaborato dalla Commissione anche tenendo conto di altre esperienze legislative compiute a livello nazionale, e in particolare della legge della Regione Lombardia di alcuni mesi fa, già vistata dal Governo; ci siamo attenuti, quindi, ad un testo già approvato e vistato dal Commissario del Governo.
Termino il mio intervento facendo rilevare che il Gruppo ristretto, per le contingenze note a tutti, ha dovuto lavorare in tempi altrettanto ristretti, e si è trovato poi nella necessità di elaborare alcuni emendamenti formali, già consegnati alla Presidenza e - credo - ai vari Gruppi. Invitiamo fin d'ora a prendere in esame tali emendamenti sottoscritti da tutti i componenti del Gruppo ristretto.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Monticelli è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Il collega Monticelli ha già sottolineato alcuni aspetti della legge ma, se permettete, voglio piantare anch'io qualche "bandierina" su questo testo di legge.
Ritengo il provvedimento di un certo rilievo non solo in quanto importante frutto della recente legge sulla cooperazione allo sviluppo dei Paesi del Terzo Mondo, ma anche per testi che ne sono stati precursori in questo e nel precedente Consiglio regionale.
Già nella passata legislatura, infatti, predisponemmo due operazioni a mio parere importanti. La prima, fallita dal punto di vista istituzionale consisteva in una proposta di legge presentata con il collega Montefalchesi, di educazione alla pace, ecc., che non fu mai discussa dal Consiglio regionale.
In seguito, sempre su proposta mia e del collega Montefalchesi, venne inserito nel secondo Piano regionale di sviluppo un apposito capitolo che in qualche modo, anticipava quanto avrebbe potuto essere meglio sviluppato dalla legge n. 49. Il capitolo venne approvato, ma non fu mai applicato dalla Regione: si trattò di una delle tante "lettere morte" inserite nel contesto di provvedimenti generali.
Successivamente, nel 1986, e più precisamente il 6 agosto, giorno del lancio della bomba atomica su Hiroshima, presentai una più generale proposta di legge sulla pace e sulla cooperazione.
Per finire, siamo giunti ad una serie di altre proposte, che hanno portato alla sintesi sostanzialmente unitaria di questo provvedimento.
Non intendo entrarvi nel merito anche se ritengo di avere qualche piccola e irrilevante competenza in questo settore, essendomene personalmente occupato. Penso che il lavoro fatto sia serio e approfondito, verificato, tra l'altro, in consultazioni ampie nelle quali i Consiglieri che vi hanno partecipato riscontrano sicuramente aspetti molto interessanti. Per esempio, il fatto che un Ente strumentale della Regione Piemonte, la Promark, si è pronunciato con un "'Ghe pensi mì' a vendere bene i nostri prodotti al Terzo Mondo"! Si è trattato di un apporto abbastanza discutibile. Abbiamo avuto, invece, nelle consultazioni apporti forti da parte dell'area dell'immigrazione extracomunitaria che ha portato all'interno della consultazione, sensibilità, problematiche, interrogativi di grande rilievo; poi abbiamo avuto l'area pacifista della cooperazione e della solidarietà internazionale, che ha dato una forte spinta affinch queste proposte arrivassero ad una formulazione unitaria.
Sono stati presentati degli emendamenti tecnici per aggiustare alcune incongruenze, dovute allo scarso tempo che avevamo a disposizione. Con i colleghi Montefalchesi e Staglianò ho presentato tre emendamenti che illustreremo per completare il quadro dei problemi. Inoltre ringrazio il collega Bonino che ha svolto un lavoro di ricucitura molto importante, che ha permesso di arrivare a questo provvedimento in termini distesi e interessanti.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Emendamenti presentati dai Consiglieri Monticelli, Bonino Masaracchio, Reburdo e Tapparo: 1) al primo comma, dopo le parole "si impegna", sopprimere le parole "ad attuare" e sostituirle con "a promuovere" dopo la parole "Regioni", aggiungere "- anche ai sensi dell'art. 2 dello Statuto regionale -" dopo le parole "dell'infanzia," sopprimere la congiunzione "ed" a fine comma aggiungere "e alla diffusione della cultura di pace e solidarietà".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
2) Al secondo comma, sostituire il termine "integrare" con "coinvolgere" sopprimere la parola "preventivamente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Bonino Masaracchio, Reburdo e Tapparo: al primo comma, dopo le parole "attua interventi", sopprimere il termine "anche" dopo le parole "apposite convenzioni" aggiungere "o altri atti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Bonino Masaracchio, Reburdo e Tapparo: al secondo comma, lettera a), dopo le parole "armonizzare e" aggiungere "eventualmente" lettera b), dopo le parole "sede legale" aggiungere "od operanti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo, Staglianò e Montefalchesi: inserire la seguente lettera c): "c) favorire aspettative e distacchi del proprio personale (compreso quello degli Enti strumentali), che intenda operare in programmi di cooperazione internazionale".
La parola al Consigliere Reburdo per l'illustrazione.



REBURDO Giuseppe

Questo problema è stato discusso seriamente all'interno del gruppo di lavoro. Mi sono permesso di ripresentarlo in Consiglio perché gli organismi di volontariato hanno chiesto che venisse esplicitato, anche se all'interno della legge n. 49 è già prevista la possibilità per i dipendenti degli enti locali di usufruire del distacco per due anni per inserirsi in progetti di cooperazione allo sviluppo. Però pare che qualche dipendente regionale, che ha inteso usufruire di questa possibilità, abbia ricevuto qualche incertezza; pertanto chiederei di inserirlo con maggiore evidenza per mettere a disposizione della cooperazione internazionale del personale che all'interno dell'amministrazione, svolge un ruolo significativo. Faccio un esempio. Sono a conoscenza di un caso in cui un dipendente del CSI è andato per sei mesi a Maputo, per instaurare, in quel Comune, un sistema di anagrafe computerizzata, dando in quel modo un apporto costruttivo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Mi pare che il tutto sia stato dibattuto sufficientemente e con ogni approfondimento all'interno della Commissione. A nostro avviso, questo emendamento diviene improponibile e, così come è impostato, potrebbe metterci nella condizione di vanificare ogni migliore volontà e di essere compromettenti circa il risultato della legge, attribuendo certe funzioni ai dipendenti degli Enti strumentali. Prego il collega Reburdo, che all'interno della Commissione ha visto maturare molte sue istanze, di ritirare questo emendamento e i successivi presentati insieme ad altri colleghi sui quali la Giunta sin d'ora dichiara di non poter aderire.



REBURDO Giuseppe

Ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamenti presentati dai Consiglieri Monticelli, Bonino Masaracchio, Reburdo e Tapparo: 1) al primo comma, sostituire la cifra "120" con "180".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
2) Al terzo comma, dopo le parole "Consiglio medesimo", sopprimere le parole "a tal fine".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Emendamenti presentati dai Consiglieri Monticelli, Bonino Masaracchio, Reburdo e Tapparo: 1) al primo comma, dopo la parola "solidarietà", sopprimere la congiunzione "e" dopo le parole "allo sviluppo", aggiungere le parole "della promozione della pace" la lettera a) viene spostata all'ultimo punto e diviene lettera d) la vecchia lettera d) viene soppressa le lettere b) e c) diventano a) e b) alla nuova lettera a), dopo le parole "in via di sviluppo" aggiungere le parole "o delle aree" a fine lettera a), aggiungere "e alla connessione tra sviluppo e sottosviluppo" la lettera c) è sostituita dalla seguente espressione: "attività di scambi giovanili, opportunità di incontro tra la popolazione piemontese e la popolazione dei Paesi in via di sviluppo con particolare riguardo alle esperienze del mondo femminile e attività di gemellaggio con aree geografiche dei Paesi in via di sviluppo, tendenti a favorire le conoscenze multiculturali e la comprensione tra i popoli".
2) Il terzo comma è soppresso.
Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo, Staglianò e Montefalchesi aggiungere nella parte finale del punto b) le parole ", e i problemi che pone la produzione e il commercio delle armi con i PVS".
La parola al Consigliere Reburdo che lo illustra.



REBURDO Giuseppe

Mi è dispiaciuto che il Presidente della Giunta abbia anticipato il proprio parere; mi permetto di dire che questo sarà l'unico emendamento che non ritireremo. Il Consigliere Bonino può vedere e riferire al Presidente che qualche cambiamento c'è stato rispetto a come l'emendamento era stato formulato nella prima fase.
Noi riteniamo che nell'attività di ricerca finalizzata, anche attraverso specifiche convenzioni, la Regione possa fare almeno tre livelli di ricerca: uno riguarda l'approfondimento della realtà dei Paesi in via di sviluppo; l'altro riguarda il rapporto tra sviluppo e sottosviluppo; infine una questione abbastanza dirimente e che fa parte di un'ampia maturazione nell'area della cooperazione, del volontariato, della solidarietà internazionale che riguarda i problemi che pone la produzione e il commercio delle armi con i Paesi in via di sviluppo. E' una questione che ci interessa anche direttamente come Regione perché nella nostra regione esistono delle industrie piccole e grandi che producono ed esportano in questi Paesi. Noi abbiamo già opportunamente attivato nel programma di ricerca dell'IRES una ricerca sull'industria bellica in Piemonte, ricerca che spero proceda in modo abbastanza celere da darci dati oggettivi. Questo aspetto a livello di cooperazione internazionale darebbe la possibilità di avere uno spettro di valutazione, di ricerca finalizzata. Il fatto di valutare con più attenzione l'incidenza della produzione e del commercio delle armi rispetto ai Paesi in via di sviluppo può essere un aspetto che completa la cosa. Non credo che questa possa essere una questione di altissimo livello politico e neanche una questione pregiudizievole rispetto all'approvazione della legge.
Abbiamo cercato di porre questa questione nella formula meno eclatante possibile, non so cosa si possa fare, capisco che ci possono essere dei problemi, sommessamente mi permetto di dire che l'emendamento non solo non sarà ritirato, ma addirittura chiedo che sia recepito. Sono a conoscenza che in Giunta ci sono persone sensibili a questo proposito.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Penso che dovremmo accelerare i tempi di questa nostra produzione. Il collega Reburdo sa che siamo magari momentaneamente divisi nel configurarci all'interno di questo nostro Parlamento, ma abbiamo molti spazi comuni quel retaggio che ci fa dire queste cose, che te le fa ripetere, anche perché non è necessario dirle, perché sono già scritte. Nelle "Finalità" della legge, io leggo: "Le iniziative si ispirano, altresì, ai principi sanciti dalle Nazioni Unite, evitando interventi che possono essere utilizzati, direttamente o indirettamente, per contribuire ad attività di carattere militare".
Direi che questa affermazione di fondo non debba essere esplicitata o comporti il rinnovo dei voti battesimali ogni qualvolta si percorra un articolo. Se il tema di fondo è quello di una rimpatriata sulla non violenza, il collega proponente sa che noi siamo per la non violenza e che non accadrà mai che da questa Regione si assumano atteggiamenti in direzione diversa. Per cui, il volere ulteriormente reiterare questa scelta suonerebbe offensivo per l'intelligenza dei destinatari della legge, perch le cose che il collega Reburdo vuole esplicitare qui sono state largamente richiamate nelle finalità generali della legge.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, chiedo ancora la parola perché risulti a verbale quanto segue.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Nella consultazione questa questione è stata posta con forza dalla Commissione femminile del Consiglio regionale, con una sensibilità che la signora Camoletto ha espresso con molta determinazione e delicatezza.
Quanto richiamava il Presidente è giusto, però qui siamo ad un passo successivo, cioè si innesca un tentativo di capire di più quale può essere questo riflesso di produzione e di commercio delle armi quando si affronta e si approccia il tema della cooperazione allo sviluppo, quindi il nostro è un tentativo di costruire in positivo una proposta. Quindi ci sarebbe gradito che la Giunta, la maggioranza e il Consiglio accettassero questa proposta. Noi ci permettiamo di mantenere l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 20 voti contrari e 10 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Bonino Masaracchio, Reburdo e Tapparo: al secondo comma, la lettera h) è così sostituita: "h) un rappresentante, per ciascuna, dell'ANCI, dell'UPI e dell'Associazione delle Città gemellate".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 7 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli, Bonino Masaracchio, Reburdo e Tapparo: al primo comma, dopo le parole "è istituito", aggiungere le parole "presso la Giunta regionale" dopo le parole "documentazione sulla cooperazione", aggiungere le parole "ed educazione" dopo le parole "indirizzate alla cooperazione", aggiungere le parole "ed educazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo, Staglianò e Montefalchesi: inserire il punto 3 bis: "l'archivio curerà un catalogo ragionato e mirato agli obiettivi della presente legge, coinvolgendo gli altri centri di documentazione pubblici e privati esistenti sul territorio regionale".
La parola al Consigliere Reburdo per l'illustrazione.



REBURDO Giuseppe

L'emendamento si commenta da sé. Si tratta di un tentativo di dare un compito puntuale all'archivio per curare una cosa di estrema utilità per i gruppi e le associazioni che lavorano in questo campo e cioè di impegnarlo a redigere un catalogo ragionato, in raccordo con i centri di documentazione pubblici e privati esistenti sul territorio piemontese da mettere a disposizione dei vari gruppi, associazioni, scuole, ecc. Non è nulla di sconvolgente se non una puntualizzazione che merita di essere accolta.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Per certi aspetti mi parrebbe che lo stesso proponente riconosca che tale emendamento abbia carattere ripetitivo. Se lo scopo del catalogo è di diffondere questi problemi, soprattutto nell'ambiente della scuola, direi che all'art. 5, sub c), si parla ampiamente di diffusione nelle scuole negli istituti di istruzione e formazione professionale e nelle Università della ricerca dei materiali prodotti in materia di cooperazione internazionale. Direi che c'è tutto, anche il contrario di tutto, comunque è sottolineata la notevole volontà di far conoscere alla gente, soprattutto chi può avere maggiore sensibilità o bisogno di conoscenza, questo problema. Per cui la Giunta non lo rigetta per il gusto di dire che vota contro, ma perché l'emendamento diviene ripetitivo rispetto al testo.



PRESIDENTE

L'emendamento viene ritirato dal proponente.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 9 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1346: "Proposta al Consiglio regionale dei nuovi Servizi regionali ai sensi art. 24 della L.R. 8/9/1986, n. 42" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 29) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1346.
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Esprimo soddisfazione nel constatare che la Giunta è stata in grado di portare, prima della fine della legislatura, all'esame del Consiglio una proposta organica di revisione delle strutture della Regione.
Ricordo che ripetutamente, quando decidevamo in ordine alla realizzazione dei concorsi interni e successivamente quando abbiamo portato avanti la realizzazione dei concorsi pubblici, che si stanno avviando e che prevedono finalmente la possibilità di far entrare nell'ambito regionale nuove risorse umane attraverso una selezione quale prevista dalla legge per la dirigenza e per l'VIII livello, avevamo anche assunto l'impegno di predisporre per l'approvazione una revisione generale delle strutture.
Il collega Avondo, che certamente ci farà alcune critiche nel merito non può tuttavia non considerare che ripetutamente aveva espresso dei dubbi sulla capacità della maggioranza di arrivare a questa proposta. Questa capacità l'abbiamo avuta. Può darsi che il prodotto non sia pienamente soddisfacente secondo il punto di vista dell'opposizione, ma ritengo che sia tuttavia un prodotto nella sostanza buono. Intanto è un prodotto che parte da una proposta che abbiamo formulato fin dal luglio 1989, consegnata allora tempestivamente a tutti i Gruppi oltre che alla I Commissione competente e al Presidente del Consiglio regionale. Questa proposta è stata alla base di un confronto serrato con le organizzazioni sindacali e con le strutture interne, Assessorato per Assessorato, con gli Assessori naturalmente sentendo anche i responsabili dei Settori. Da questo confronto serrato si è giunti alla proposta conclusiva. Non è che ci sia una grande distanza tra l'una e l'altra, non c'è stato quel cedimento che taluno ha postulato essere avvenuto nel corso della trattativa sindacale. Siamo partiti con un'ipotesi che prevedeva per i servizi il passaggio dai 190 attuali ai 262. Arriviamo ad una conclusione di 288 servizi, quindi non c'è una sostanziale differenza fra la proposta iniziale e quella finale sotto il profilo quantitativo. Sotto il profilo qualitativo certamente qualche aggiustamento è avvenuto e si è tenuto conto di esigenze indubbiamente complesse e non infondate. Debbo anche rilevare che il complesso dell'organico della dirigenza interessata alla copertura dei servizi, cioè di IX livello, è di 378 unità. Rimangono con i progetti alcuni impegni diretti che andranno ad assumersi e rimane comunque uno spazio tra l'organico, la copertura dei servizi e quella che potrà essere la formazione di progetti per una contenuta, ma tuttavia consistente presenza di noni livelli come staff senza responsabilità diretta. Tenuto conto di quanto si proponeva la legge n. 42 che è tuttora vigente dell'individuazione dei settori allora fatti, il rapporto anche tra settori e servizi nasce come conseguenza logica. D'altra parte, questa ristrutturazione è da noi delineata nell'interesse dell'ente, come utile a risolvere i problemi dell'ente, ma tiene anche conto della realtà nella quale operiamo, del contesto, delle risorse umane presenti e disponibili dei vincoli che esistono e che non possono essere semplicisticamente soppressi. Rispondendo ad una precisa domanda in proposito, che mi è stata posta nella I Commissione, ove mi si chiedeva se questa ristrutturazione se questa ipotesi di costituzione dei servizi fosse quella ottimale, ebbi allora a dire con molta tranquillità, e lo ripeto qui, che se costruissimo un'organizzazione a freddo su un ente inesistente in vista della sua formazione e della sua statuizione, probabilmente le ipotesi di proposta sarebbero diverse. Peraltro operiamo su un corpo vivo, che è il corpo regionale con le risorse umane presenti, con le storie che ci sono dietro e che noi dobbiamo aver presenti per portare, attraverso la motivazione e anche l'utilizzazione migliore delle risorse umane, al miglior risultato.
La risposta che detti allora è quella che ripeto qui a conclusione di questa mia presentazione e restando a disposizione di tutte le richieste di chiarimento che saranno formulate. Quella che presentiamo è la proposta migliore possibile tenuto conto che stiamo operando su un treno in corsa su un corpo vivo. Una proposta quindi che tiene conto, a nostro avviso, sia delle esigenze dell'ente, sia di quello che c'è dietro sotto il profilo delle risorse umane disponibili e dei vincoli connaturali a tutto un assestamento interno naturalmente avvenuto per una serie di provvedimenti che avevano lo scopo anche di riconoscere meriti e di dare motivazione alle forze del personale. C'è molta attesa intorno a questo provvedimento, credo sia bene che venga approvato. Non dubito che il Consiglio terrà conto che si arriva ad un provvedimento che è comunque utile anche per chi dovrà lavorare nella quinta legislatura, perché si troverà alle spalle delle decisioni assunte, una struttura più organizzata e potrà lavorare su un terreno più solido di quello del passato e più confacente alla possibilità di sviluppo della Regione. Ne sono pienamente convinto, al di là di aspetti singoli e di rilievi che possono essere certamente formulati. Debbo anche dire che come Giunta proponiamo una modifica alla parte deliberativa innanzitutto per chiarire, e questo va detto, che le organizzazioni sindacali hanno espresso parere favorevole soltanto sull'allegato B) mentre gli allegati A) e C) non sono entrati nell'accordo sindacale.
L'allegato A) riguarda le premesse, l'allegato B) la parte deliberante l'allegato C) le prospettive che abbiamo voluto dare anche per connessione ad iniziative di modifica della legge n. 42.
La seconda proposta di modifica concerne il problema del passaggio dai vecchi servizi ai nuovi. Il nuovo testo proposto è più preciso in quanto non si collega a vicende di singole nomine o di scavalcamenti, ma demanda alla Giunta con un provvedimento proprio la decadenza dei vecchi servizi e la statuizione dei nuovi, dà un'organicità alla soluzione del problema.
Vi sono infine alcune modifiche solo tecniche all'allegato B) e v'è una modifica finale all'allegato C) per quello che riguarda la nota questione che concerne il problema dei Geni Civili. Si è voluto illustrare la nota questione che concerne e meglio chiarisce il problema della responsabilità del servizio previsto dalla legge n. 42 per i Geni Civili. Quando si arriverà a parlare di queste correzioni sarò a disposizione per fornire ulteriori chiarimenti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo anch'io che la deliberazione di cui si tratta sia una deliberazione importante, non solo dal punto di vista del volume, ma dal punto di vista dei contenuti e quindi credo di dover chiedere alla Presidenza ed ai colleghi di risparmiarmi la suoneria ai dieci minuti, perché credo sia davvero difficile poter esprimere una valutazione compiuta, come sono capace, nel giro di dieci minuti. A me pare ci sia una prima condizione che devo subito dichiarare: l'Assessore Brizio con questo disegno di legge ci ha deluso in modo profondo, nel senso che avremmo voluto, e credo ci fossero le condizioni per il modo con cui si è operato in questi anni all'interno dell'amministrazione regionale, compiere uno sforzo davvero innovativo nell'impostazione generale della struttura della Regione Piemonte.
La base di questa deliberazione è la L.R. n. 42/86; l'Assessore Brizio correttamente ha richiamato il fatto che è stato comunque in grado di far fronte ad un impegno che più volte gli è stato sollecitato anche da parte nostra di elaborare la ristrutturazione, la riorganizzazione di questo ente, ma i tempi non sono tutto, anche se in questa occasione tempi diversi avrebbero consentito di produrre un lavoro migliore, più attento alle reali esigenze dell'Ente Regione Piemonte.
La L.R. n. 42/86, sulla base della quale è stata predisposta questa deliberazione, presenta gravi elementi di difficoltà. E' vero che l'Assessore Brizio fa fronte ad una scadenza di ordine politico, ma la legge n. 42 prevedeva, all'ultimo comma dell'art. 11, che entro un anno dall'entrata in vigore della legge stessa, nell'ambito delle procedure di ristrutturazione previste dalla stessa, la Giunta regionale avrebbe proposto la verifica della dotazione organica complessiva dell'ente, cosa che anche oggi con questa deliberazione non affrontiamo.
Inoltre all'interno della stessa L.R. n. 42/86, all'art. 24, secondo comma, si diceva "entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale, a norma del precedente art. 3, propone al Consiglio regionale la nuova articolazione dei settori in servizi", ma questi 6 mesi, come si può vedere, hanno avuto una proroga piuttosto lunga.
Quindi politicamente va registrato favorevolmente il fatto che l'Assessore Brizio sia stato in grado di proporre, entro il termine della legislatura il progetto di costituzione dei servizi, ma rispetto alla legge base, sulla quale questa deliberazione si poggia, ci sono tuttora i limiti che ho richiamato. Un limite ancora più grande, che c'entra poco con la deliberazione in questione, ma molto rispetto all'organizzazione generale dell'ente, riguarda i responsabili e i coordinatori dei settori. Questa questione, che non può essere attribuita al fatto che i responsabili di secondo livello dirigenziale in questa Regione siano stati nominati con ritardo, oppure ai processi concorsuali che all'interno di questa Regione si sono avviati con ritardo e tra molte difficoltà, è stata una mancanza di volontà politica da un lato e dall'altro lato è il segno di una difficoltà da parte di questo ente a funzionare e a gestirsi in termini precisi e puntuali.
Ho già accennato alla mancanza della definizione dei coordinatori che rappresenta un limite grave non solo del funzionamento della Regione, ma anche rispetto al prodotto che oggi noi siamo chiamati a discutere.
Il relatore Santoni alla L.R. n. 42/86 diceva che gli obiettivi di quella legge erano due: primo, avviare un processo di razionalizzazione delle strutture, che come vediamo arrivano in parte ad essere portate a compimento con la deliberazione oggi in discussione; secondo, introdurre elementi di flessibilità che consentano alla Regione di adeguarsi tempestivamente alle esigenze di una comunità in continua evoluzione; anche in questo caso i tempi cui prima facevo riferimento dimostrano una persistente difficoltà da parte della struttura regionale e della Giunta ad essere adeguata rispetto a questi fenomeni cui dobbiamo corrispondere.
Diceva ancora il relatore Santoni che la razionalizzazione e la flessibilità sono obiettivi perseguiti attraverso la riduzione delle strutture rigide, prima parcellizzate in ben 195 servizi. Prego di prendere nota di queste affermazioni che non erano il pensiero del collega Santoni bensì la valutazione politica che reggeva la L.R. n. 42 - risottolineo questo passaggio: "riduzione delle strutture rigide prima parcellizzate in ben 195 servizi" -. Questa sera abbiamo sentito dall'Assessore Brizio che si propongono 282 servizi che vanno aggiunti ai 65 settori già istituiti ed ancora aggiunti ai 67/68 funzionari di seconda qualifica dirigenziale in posizione di staff. Devo tra l'altro evidenziare il fatto che manca una parte rispetto alla quale però l'Assessore Brizio non avrà difficoltà a rispondere nel corso della discussione che si svilupperà su questa deliberazione, ovvero che si prefigura un'ipotesi di costituzione di addirittura 400 unità operative organiche.
Quindi la struttura di questa Regione, rispetto alla flessibilità e alla riduzione delle strutture rigide, mi pare stia andando in una direzione diametralmente opposta quanto meno rispetto allo spirito che ci aveva animato nella discussione della L.R. n. 42, introducendo il principio della delegificazione per l'istituzione di servizi e di strutture dirigenziali di primo livello, dove è necessaria la deliberazione del Consiglio regionale per l'istituzione delle unità operative organiche per le quali è richiesta la deliberazione della Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente.
"In sintesi - diceva ancora il collega Santoni - anche mutuando dalla relazione di accompagnamento del disegno di legge disposto dalla Giunta regionale, si sottolinea che il testo: definisce il ruolo della dirigenza delineandone in modo puntuale i compiti e responsabilità (parlerò poi dei gravi ritardi che registriamo su questo fronte) individua nel 'settore', struttura stabile di massimo rilievo, il riferimento organizzativo di pianificazione e programmazione, legislazione e controllo per una determinata materia o funzione dell'ente affida all'istituto del coordinamento, previsto quale funzione temporanea le cui competenze sono collegate ai singoli Piani di sviluppo funzioni innanzitutto di raccordo ed armonizzazione delle linee programmatiche interessanti un'area predispone un modello di struttura già orientata alla delega con previsioni di livelli organizzativi le cui funzioni sono, nell'ottica del disegno proposto, già riordinate per consentire, dopo l'istituzione di nuovi servizi, l'eventuale trasferimento di competenze agli enti delegati".
A me pare, rispetto allo spirito che ha caratterizzato la relazione che accompagnava la L.R. n. 42, ci sia una serie di osservazioni e valutazioni che vanno svolte in ordine al testo e al processo che oggi cerchiamo di rimettere in moto.
Il collega Santoni richiamava ancora un aspetto che ritengo fondamentale porre alla nostra riflessione: l'ipotesi di ristrutturazione è importante per gli aspetti di organizzazione degli apparati. E su questo aggiungo, non c'è dubbio. "Ma lo è anche in riferimento ai problemi di politica del personale e quindi alla possibilità di innescare procedimenti di valorizzazione delle professionalità sia con l'istituzione dei profili professionali da individuare finalmente in relazione alle nuove strutture per tutte le qualifiche regionali, sia con l'individuazione della dotazione organica della nuova V qualifica funzionale, ecc.".
Mi chiedo, quindi, se la deliberazione che oggi stiamo esaminando ha qualche riferimento con lo spirito richiamato.
E' vero, come diceva la relazione del collega Santoni, che il disegno di legge rassegnato al voto dell'aula non è certo risolutivo di tutti i problemi di funzionamento della Regione, ma rappresenta un primo passo verso una completa riorganizzazione dell'ente. Infatti, tale processo necessariamente non si può esaurire con l'attuazione delle strutture ivi previste, ma presuppone ulteriori fasi: l'individuazione di nuovi servizi ed eventualmente delle unità operative organiche - le "eventuali" sono diventate 400, i nuovi servizi sono diventati 282 - la modifica e la distribuzione, all'interno delle strutture della dotazione organica e così via.
C'è ancora un passo, sempre della relazione, che vorrei richiamare.
"All'organizzazione dell'ente viene attribuito così un assetto più snello e dinamico di quello attuale - per assetto attuale si intende quello cui ho fatto riferimento prima: 195 servizi - accorpando, secondo il criterio dell'omogeneità funzionale o in mancanza, secondo il criterio della stretta correlazione, competenze attuamente frammentate e distribuite fra i 195 servizi previsti dalla L.R. 17/12/1979 n. 73".
"Non bisogna dimenticare - concludeva Santoni - come in questi anni si sia realizzata una naturale stratificazione nell'organizzazione e nel funzionamento degli uffici, di cui non si può non tener conto, e che questo disegno di legge rappresenta il primo e più fondamentale passo per una riorganizzazione dell'ente, per far sì che la Regione torni ad essere protagonista nella capacità di indirizzo in raccordo con le autonomie locali nella società degli anni '90, ed è in questo spirito che se ne raccomanda l'approvazione del Consiglio regionale".
Come i colleghi sanno, il Gruppo comunista, e chi vi parla, aveva motivato le ragioni per le quali votavamo contro quella legge: per i suoi contenuti e perché avevamo capito allora - non certo per doti profetiche che la legge avrebbe fatto una brutta fine anche per gli aspetti innovativi che conteneva.
Faccio adesso riferimento ad una nota illustrativa della proposta di ristrutturazione circolata - non l'ho avuta sottraendola dagli uffici dell'Assessore Brizio - anche fra le organizzazioni sindacali cui è stata trasmessa dall'Assessore nel settembre scorso, in cui si fanno alcune affermazioni e riferimenti.
"Per quanto riguarda il tema dell'organizzazione del lavoro si trasmette l'unito documento, allegato 2), inerente i criteri generali relativi alla ristrutturazione dei settori istituiti con la L.R. n. 42.
Infatti, 65 settori funzionano ancora oggi, articolati nei vecchi servizi istituiti dalla L.R. n. 73/79 che ormai sono inadeguati alle funzioni dell'ente. La proposta di ristrutturazione prevede pertanto l'istituzione di nuovi servizi, di unità operative organiche e la determinazione di nuovi organici. La ristrutturazione così concepita consentirà di mettere in evidenza eventuali casi di ridefinizione dell'assetto di nuovi settori che potranno esaminarsi a fine anno".
Ho fatto riferimento ad un documento che porta la data del settembre 1989. In tutta la partita che questa sera stiamo esaminando questi elementi non sono contenuti, non se ne fa cenno e non si sa quali tempi avranno.
A pagina 3 di questo documento, laddove si parla di funzione degli ex servizi Affari generali, si afferma che "La soppressione dei Servizi Affari generali di Assessorato ha creato un vuoto in molti Assessorati ed alcune disfunzioni. E' necessario trovare uno strumento organizzativo che contribuisca a migliorare la situazione che è derivata dalla soppressione di tali servizi, tenuto conto peraltro di alcuni elementi imprenscindibili della L.R. n. 42/86 e di nuovi contratti regionali sulla dirigenza (quello del 1984 e quello del 1986 che adesso verrà applicato). Inoltre, va considerato che il numero più ridotto dei settori rispetto ai servizi e l'istituto del cooordinamento delle leggi regionali consentirebbero di ovviare, almeno in parte, al vuoto derivante dalla soppressione dei Servizi Affari generali. D'altra parte, è previsto che i coordinatori vengano dotati di un'apposita struttura di supporto con l'incarico di coordinamento, quale segreteria".
Anche di queste questioni, nella deliberazione non si trova cenno.
Eppure sono questioni che la Giunta e l'Assessore Brizio mettono in risalto.
Nell'aspetto di sintesi di questa nota si descrive la situazione di fatto: "La situazione attuale è caratterizzata da alcuni elementi critici nel passaggio dalla vecchia organizzazione alla prima attuazione di nuovi 65 settori". Elementi critici si rivelano: "discrasia fra previsioni di legge di una dirigenza con forti responsabilità incisive e strumenti per il raggiungimento dei risultati, e l'attuale situazione di una dirigenza non ancora consolidata, con caratteristiche di non omogeneità e per la quale non vi sono stati interventi significativi di formazione al ruolo necessità forte di raccordo fra i vari settori a livello di Assessorato e per specifici contenuti progettuali; necessità forte di una struttura a supporto di tale raccordo con l'istituzione di coordinatori di progetto anche all'interno degli Assessorati: la legge prevede apposite strutture di segreteria; organici del personale superati e distribuzione delle risorse umane da rivedere sostanzialmente; otto anni senza occasioni di sviluppo interno; necessità di meglio ricollocare funzionalmente il personale nella nuova organizzazione del lavoro; necessità di chiarire ulteriormente l'utilizzo degli staff ed in particolare degli staff di seconda dirigenza non istituendo 61 nuovi settori, ma prevedendo ipotesi concrete di riorganizzazione dei settori che agevolino l'individuazione di sfere di ampia autonomia in capo ai dirigenti di posizione di staff; carenza grave di personale, soprattutto nei settori centrali; necessità di immissione di nuova forza lavoro".
Queste sono questioni che la Giunta ha tenuto presenti, nel senso che le ha persino scritte, ma manca un elemento di coerenza tra il progetto e la deliberazione che viene presentata oggi.
Per quanto mi riguarda, questa è l'ultima occasione di discutere tali questioni, quanto meno in questa legislatura; l'Assessore Brizio è un po' più fortunato della legislatura precedente, nel senso che oggi perlomeno si discute, quasi a mezzanotte, però con altri cinque giorni di possibilità di discussione, e quindi da questo punto di vista un elemento di maggiore disponibilità da parte del Consiglio di discutere c'è. Ma non sono qui per fare dell'ostruzionismo, ma per cercare di dare un contributo, nel limite delle mie possibilità, ad una discussione che riguarda il funzionamento della Regione; dell'ente a cui siamo stati chiamati dai cittadini piemontesi a rappresentare.
Mi pare ci sia un primo nodo, Assessore Brizio, già evidenziato in Commissione, si tratta della dirigenza in questa Regione. Non voglio riprendere le questioni e le metodologie con cui siamo andati alla selezione di questa dirigenza, conosciamo tutti la storia e non è il caso di rifarla. C'è però un dato di fondo: il ruolo, la riconoscibilità, le funzioni della dirigenza, in questa Regione, credo siano questioni che non possono più a lungo attendere una loro definizione. E quando parlo del ruolo, per quanto mi riguarda come Gruppo comunista, mi riferisco ad una questione di fondo che anche in questo Consiglio abbiamo avuto modo seppure non in termini approfonditi, di affrontare in qualche occasione. In sostanza quando parliamo di ruolo della dirigenza, ci riferiamo all'esigenza di una netta separazione delle funzioni, con conseguente attribuzione di autonomie e di responsabilità ai dirigenti. Questo per favorire un positivo chiarimento anche nella vita dell'istituzione, dei ruoli rispettivi dei dirigenti, del potere politico e della direzione amministrativa. Fermo restando che le funzioni dell'istituzione regionale sono fondamentalmente programmatorie e non di gestione. Gestione, peraltro da realizzarsi di norma attraverso deleghe agli enti territoriali. Come vedete, non sto richiamando cose nuove, e di cui il Gruppo, che ho l'onore di rappresentare, è l'unico depositario; sono questioni ed affermazioni su cui tutti concordiamo. Il problema vero è che le coerenze rispetto a queste affermazioni non sempre siamo in grado di attuarle.
In sostanza, noi crediamo che la tradizionale omologazione tra potere politico e potere burocratico si debba sostituire con un modello dialettico tra polo politico e polo amministrativo, in cui, quest'ultimo, fornito di piena autonomia e in modo correlativo di piena responsabilità, sia in grado di porsi in posizione non subalterna rispetto al potere politico, con piena responsabilità degli atti che compie. In sostanza, i compiti devono essere nettamente distinti: agli organi politici competono le indicazioni degli obiettivi da perseguire, la definizione delle scelte di priorità l'emanazione delle direttive generali e, comunque, gli atti di alta amministrazione; ai dirigenti regionali, forniti di autonomia gestionale competono la realizzazione dei programmi e dei progetti loro affidati nonché le scelte operative coerenti e concernenti le risorse umane finanziarie e strumentali per la realizzazione degli obiettivi fissati dagli organi politici della Regione.
Sono questi principi e norme che, come l'Assessore Brizio e qualche collega sa, sono contenute all'interno del contratto di lavoro.
I principi generali. L'art. 40 dell'ultimo contratto (quello in vigore) recita: "I dirigenti esplicano le proprie funzioni secondo i principi generali che regolano i compiti della dirigenza nell'ambito delle pubbliche amministrazioni, al fine di garantire la piena concordanza dell'azione dell'apparato con gli obiettivi e le scelte degli organi istituzionali. A queste scelte, e dagli strumenti per attuarle, la dirigenza concorre con carattere di autonomia e responsabilità, svolgendo le funzioni proprie delle declaratorie e di qualifiche indicate dal DPR n. 347/83, e delle leggi regionali di recepimento dell'accordo contrattuale nazionale, del triennio 1983/1985; nonché nei rispettivi regolamenti degli enti, di cui al precedente art. 1". A me pare che anche la metodologia seguita per la definizione di questa deliberazione, ovvero la funzione e il ruolo della dirigenza, sia avvenuta, ma a livello di singoli. E' mancato il momento collettivo di verifica tra la dirigenza - ed è un elemento, Assessore Brizio, che vorrei capire - ed un forte elemento di autonomia da parte della dirigenza stessa. Il momento di confronto, richiamato alla lettera a) della deliberazione, laddove si dice: "c'è stato, dopo aver raccolto tutte le informazioni da parte della struttura, un momento di confronto con gli Assessori", secondo me ha portato anche ad una serie di questioni che all'interno di questa deliberazione, non riusciamo a comprendere, ma questo lo vedremo nel momento in cui entreremo nel merito della deliberazione.
Voglio fare ancora un richiamo, sempre sullo scenario generale al quale è necessario dare una risposta. Nel protocollo d'intesa con le Organizzazioni sindacali, del 30/10/1989, tra le altre cose si evidenzia: "L'Amministrazione si impegna comunque ad avviare, sulla base di specifiche analisi, l'attribuzione di mansioni superiori, secondo procedure e criteri generali che assicurino omogeneità ed equità, nonché salvaguardando i principi della ristrutturazione in corso". Assessore Brizio, questa è una questione (che lei sa) che in Regione è aperta da tempo, e che non possiamo tutte le volte rimandare. Prima c'era la dirigenza da nominare - e quindi si è subordinata questa questione alla nomina dei dirigenti -; nominata la dirigenza, c'erano i concorsi interni - e quindi andava subordinata questa questione alla definizione e al completamento dei concorsi interni definiti e finiti i concorsi interni, c'era l'esigenza di definire i concorsi pubblici. In sostanza, ci sono unità di personale che svolgono mansioni superiori, svolgono un'attività seria, impegnativa, che in questi anni hanno comunque consentito alla Regione di funzionare in tutta una serie di settori e di servizi, a cui non è riconosciuta la mansione superiore.
Lei è venuto in Commissione qualche settimana fa, prima della presentazione formale della deliberazione, a dire che entro il mese di marzo si sarebbe occupato di queste deliberazioni riguardanti le unità di personale individuate. Assessore Brizio, non vorrei lasciare questo Consiglio regionale senza vedere queste deliberazioni, è una questione, se mi consente, di affezione, nel senso che con questo personale abbiamo lavorato anche noi in questi anni, e vorrei avere la possibilità di gioire con lei nel momento in cui a questo personale verrà riconosciuto quello che merita.
Colleghi, ho quasi terminato il mio intervento. Consentitemi solo di richiamare brevemente alcune questioni che danno l'idea di quale è, secondo noi, il percorso che si sarebbe dovuto seguire.
Ci troviamo di fronte ad un passato che pesa, ma quel passato è un passato, è datato e risale a cinque anni fa; con la differenza, caro Brizio, che nel frattempo sono trascorsi altri cinque anni e cosa si è fatto in merito? Certo, si è cercato di dare una risposta ai problemi.
Mi consentirà l'Assessore Brizio di dire - e l'Assessore Brizio potrà prendersela solo per una parte, perché tutta la parte non è sua, ma è anche di chi l'ha preceduto, cioè Carletto che in questa Regione (e qui vorrei mettere insieme il passato e questi ultimi cinque anni) del presente è meglio non parlare, ma se il futuro va avanti così è pericoloso.
L'Amministrazione continua ad affrontare i problemi man mano che si presentano, senza un disegno organico e di prefigurazione attendibile della struttura dell'Ente Regione. Colleghi, un esempio è questa deliberazione che non tiene in alcun conto né l'aspetto intellettuale né l'aspetto scientifico (non saprei neanche io come dire) della legge; legge che uno dei due rami del Parlamento ha approvato sulla riforma delle autonomie, nel senso che questa questione della riforma del sistema delle autonomie non ha avuto nessuna considerazione nella predisposizione della metodologia che ha portato a questo risultato. L'affermazione che ho fatto della mancanza di un disegno organico continua, purtroppo, ad essere elemento portante del nostro modo di essere. La sensazione anche in questo caso, Assessore Brizio, è che il processo di ristrutturazione dell'ente corrisponda più ad una serie di contrattazioni private e particolari, e quando parlo di privato e di particolare non mi riferisco alla funzione dell'Assessore (Brizio, in questo caso, Assessore al personale) rispetto ai singoli dipendenti: no, sto parlando di un'altra cosa. In sostanza, voglio dire che si risente sempre di più, soprattutto quando i numeri si allargano, di una pressione da parte della struttura complessiva, da parte del personale perché è da dieci anni che non vede riconosciuti certi principi e tenta di farli valere in qualche modo.
In sostanza, ho la sensazione che la ristrutturazione si riduca sempre più a mediazione con interessi particolari che, ripeto, poggiano più su una questione e un'esigenza che in questa Regione è presente (spinte corporative, attese più o meno motivate di carriera) che non al disegno generale a cui dovremmo invece corrispondere.
Il problema vero di questa Regione è quello di vedere e di verificare se non sia possibile costruire l'organizzazione partendo dalle esigenze dell'ente; ciò non significa non farsi carico delle esigenze e delle necessità che la struttura propone, ma occorre tenere conto dei ruoli e delle professionalità esistenti che si devono ricondurre a coerenza con un progetto di ristrutturazione utilizzando correttamente riconversione e formazione professionale e ricorrendo, ove è necessario, ad una mobilità contrattata e non affidata all'arbitrio degli uffici.
Assessore Brizio, l'invito che rivolgo a lei e a coloro i quali verranno dopo di noi, è di superare una gestione puramente formale della L.R. n. 42 (ve lo dice un Gruppo che la L.R. n. 42 non ha votato) e applicare i disposti contrattuali e le metodologie che all'interno di quella legge erano comunque segnalati.
Consentitemi in ultimo di citare alcune affermazioni dell'allora Assessore Carletto che risalgono al luglio 1986.
Sulla base di una serie di osservazioni che il sottoscritto aveva fatto e che risparmio, Carletto rispose: "Bisogna evitare di irrigidire troppo la struttura regionale rispetto alla realtà regionale attuale e soprattutto si debbono creare le condizioni affinché l'Assessorato al personale possa avere la necessaria operatività, tale da rendere omogenea tutta la struttura regionale, che spesso è invece condizionata dai vari Assessorati quasi fossero dei piccoli ministeri".
Caro Brizio, ho la sensazione che in questa deliberazione questo condizionamento sia ancora pesato molto. Il tempo per l'esame della deliberazione non è stato molto, abbiamo potuto preparare solo una quindicina di emendamenti che vorremmo verificare nel merito; da questo punto di vista credo che la cosa più saggia da fare sia quella di continuare la discussione di carattere generale e se l'Assessore, il Presidente e i Gruppi concordassero darci appuntamento ad una rapida riunione, e di votare quindi la deliberazione nella giornata di lunedì.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, voglio occupare solo pochi minuti per dire alcune cose al collega Brizio. Con questo provvedimento checché ne dicano i colleghi del Gruppo comunista, si completa un programma ambizioso che questo governo regionale aveva fissato nel 1985 e che prevedeva una serie di atti importanti dal punto di vista legislativo ed organizzativo. Pertanto ci presentiamo alla fine della legislatura con le carte in regola per dire che in questo settore le cose si sono fatte o si stanno facendo. Quindi, non è giusto dare all'Assessore Brizio o a chi l'ha preceduto, ovvero al sottoscritto, la responsabilità di non aver fatto le cose che si erano prefissate nel 1985. Il dramma vero è che fare queste cose è stato molto complesso e difficile perché l'eredità che questa maggioranza ha raccolto nel 1985 nel settore del personale è stata grave quasi di sfascio. Registrammo una situazione di ritardi in ordine alla definizione dei vari livelli, da quello dirigenziale agli altri, un ritardo nella definizione del personale nelle rispettive qualifiche di competenza per le funzioni che lo stesso svolgeva, dei ritardi in ordine all'organizzazione complessiva del lavoro e alla definizione delle competenze e delle responsabilità che hanno richiesto, purtroppo, tutta l'attuale legislatura per essere superate e per arrivare allo stadio attuale nel quale la Regione, dal punto di vista della definizione dei ruoli, delle competenze, delle funzioni e delle responsabilità, ha raggiunto una stabilità. Non voglio dire che questa stabilità così com'è stata raggiunta debba essere condivisa. Rispetto l'intervento del collega Avondo perché mi pare l'intervento di una persona che prima di lasciare il Consiglio regionale vuole lasciare una testimonianza più per la storia che per il futuro. Mi dispiace perché con Avondo non siamo solo colleghi, siamo amici, abbiamo lavorato insieme, ci siamo confrontati, c'è una stima reciproca perché abbiamo creduto in questo lavoro e per anni ci siamo occupati del problema del personale, prima l'uno dai banchi dell'opposizione e l'altro della maggioranza, poi viceversa.
Noi riteniamo che questi problemi debbano essere affrontati non guardando al passato, ma al futuro. Raramente abbiamo messo il dito nella piaga in ordine a quello che abbiamo ereditato, abbiamo sempre cercato come maggioranza, come Giunta, come forze politiche che sostengono questo governo regionale, di affrontare questi problemi delicati guardando al futuro, ma soprattutto lavorando in chiave positiva, cioè cercando di trovare delle soluzioni. Soluzioni ne sono state individuate, non tutto è perfetto.
Il collega Avondo ha ragione, non possiamo accettare il condizionamento che in questa legislatura abbiamo dovuto subire da parte di pezzi del personale regionale, da parte di problemi legati a certe funzioni e al personale che le svolge: non faccio nomi, non indico strutture o Assessorati, ma credo di fare un ragionamento che, a chi conosce la materia, è abbastanza chiaro.
Ritengo che la prossima legislatura, dopo che abbiamo sistemato le cose, mettendoci anche dei rattoppi, debba partire con il piede giusto affinché si guardi davvero ad una definizione di funzioni, di compiti, di responsabilità e di strumenti, affinché queste responsabilità vengano esercitate appieno e sulle stesse si abbia un riscontro. Il rischio che abbiamo corso e che corriamo è che nessuno chiede mai il riscontro delle cose che si fanno, delle cose che non si fanno, di come si fanno quando qualcosa si fa. Questo ragionamento attiene alla strutture e anche al governo regionale. E' vero, collega Avondo, noi abbiamo peccato (ma non è solo questa legislatura che soffre di tali problemi) sulla questione del personale di scarsa collegialità e quando affrontiamo un problema così delicato come quello del personale con comportamenti ed atteggiamenti che qualche volta hanno maggiore attinenza con i Ministeri piuttosto che con gli Assessorati regionali, commettiamo degli errori. Questo discorso è stato fatto dall'Assessore Brizio in Giunta, come a suo tempo lo feci io alcune volte, ma questo è un problema che va superato complessivamente con uno sforzo del governo regionale, del Consiglio regionale e delle forze politiche, nella convinzione che solo battendo questa strada si riuscirà a superare quelle parcellizzazioni che dobbiamo registrare e solo in questo modo si riuscirà a non far prevalere le spinte settoriali che spesso vengono anche cavalcate dalla maggioranza e dall'opposizione. Quando certe spinte vengono portate avanti in ognuno di noi scatta quel meccanismo legato alla nostra vicenda personale politica di appartenere ad un certo partito, di appartenere ad un momento storico della vita della Regione, in maggioranza o in opposizione, e pertanto cavalchiamo, in una o nell'altra delle due posizioni, la tigre perché speriamo che ci porti qualche risultato.
In questa Regione è stato fatto questo lavoro faticoso con il concorso dell'opposizione e del sindacato, che riconosco, perché a me pare negativo immaginare che il sindacato, soprattutto quando è debole, debba essere relegato in un angolo, è quando è debole che deve essere aiutato, per tornare ad essere un punto di riferimento per i lavoratori, perché quanto più il sindacato è debole, tanto più il governo regionale trova difficoltà a trovare degli interlocutori e delle soluzioni credibili nell'interesse dell'ente.
Queste questioni stanno cuore a tutti perché ritengo che nel Consiglio e nella Giunta regionali possiamo avere le più belle, brillanti e grandi idee, ma se non hanno le gambe non vanno avanti e le gambe le dà la struttura regionale, che è quella che tutti i giorni deve portare avanti il lavoro di indirizzo, di programmazione, di governo fatto dalla Giunta e fatto dal Consiglio. Veniamo da una legislatura complessa e difficile. Le soluzioni date, 280 servizi, anche a me non piacciono molto. In I Commissione, se il discorso è stato tutto sommato abbastanza rapido e veloce ed abbiamo mandato questo provvedimento in aula, è perché da una parte abbiamo l'esigenza comunque di finire questa legislatura portando a termine questo provvedimento ed il mio Gruppo sente forte questa necessità.
Dall'altra parte, però, non abbiamo sottaciuto al nostro interno la necessità di andare a discutere, a vedere all'interno di questi 280 servizi che vengono proposti. In Commissione ho chiesto a Brizio, nel quale ho la massima fiducia, se ritenesse davvero che questo fosse il risultato migliore che in questo momento si poteva ottenere. E l'Assessore Brizio onestamente mi ha risposto di sì. Allora io gli credo perché so quanto è difficile il lavoro di un Assessore al personale in questa Regione, in tutti gli enti pubblici, ma soprattutto in questa Regione in questo momento. Mi fido di Brizio e della Giunta e non ho ragione per non fidarmi quindi voteremo questo provvedimento, ma credo che nella prossima legislatura complessivamente sul problema del personale si debbano tener presenti le preoccupazioni, alcune espresse da Avondo, anche condivisibili preoccupazioni che in parte sono anche del Gruppo della Democrazia Cristiana e di tutto il Consiglio. Credo che, dopo aver sistemato la questione del personale al meglio, come siamo stati capaci di sistemarla dalla prossima legislatura occorra davvero fare un lavoro di ricognizione completa perché la struttura non può non essere nella condizione di poter esprimersi al massimo assolutamente recuperando efficacia nella sua azione in stretto raccordo con il governo e con il Consiglio regionale. Questa è la scommessa della prossima legislatura. Mi spiace, Avondo, se non ci sarai più, ma per chi sarà in questo Consiglio nella prossima legislatura questa è la scommessa. Mi auguro, nell'interesse della Regione, che questo risultato possa essere conseguito. Quindi noi voteremo questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega Carletto con un intervento molto significativo ha in parte già replicato alle affermazione di Avondo, che sono state certamente di ampio respiro e che hanno toccato a fondo la tematica del problema del personale. Questo intervento esigerebbe una replica molto ampia, io cercherò di toccare i punti più significativi alcuni dei quali, molto puntualmente, il collega Carletto ha già evidenziato. Avondo ha cominciato dicendo, a parte il problema della delusione sul prodotto complessivo, che ha dovuto riconoscere che i tempi sono stati rispettati. Nello stesso momento in cui il collega diceva che i tempi non sono tutto, mi ricordava anche la legge n. 42 sia come scadenze che poneva, sia come ritardo in cui siamo comunque rispetto a tali scadenze. La legge n. 42 ci impegnava a definire i servizi entro sei mesi ad approvare i nuovi organici e se avessimo ancora rinviato senza arrivare ad una soluzione del problema organica, veramente avremmo disatteso le esigenze dell'ente. Mi pare quindi ci sia una contraddizione tra queste due critiche, contraddizione che voglio evidenziare. Certamente abbiamo mancato anche alla nomina dei coordinatori, altro aspetto della critica sotto questo aspetto si poteva forse fare concretamente di più, anche se è un problema che ha incontrato delle difficoltà perché la norma prevedeva una nomina complessiva e questa complessività ha creato problemi, proprio perché l'individuazione dei settori in allora era stata un'individuazione che doveva essere in qualche modo rivista ed anche perché la nuova esperienza della massima dirigenza a livello di staff ha creato qualche problema operativo, come tutte le esperienze nuove. Occorre riconoscere che è un'esperienza che nella pubblica amministrazione mancava, occorreva realizzarla nel concreto e purtroppo ha incontrato delle difficoltà perch non c'è la cultura dello staff. C'è solo una cultura di responsabilità dirette dall'alto al basso. Si è lavorato e si continuerà a lavorare per creare questa cultura, perché credo che in un momento in cui la pubblica amministrazione deve vincere la sfida dell'ammodernamento per non essere imputata, come è oggi, di non essere all'altezza del sistema privato e di essere elemento di freno allo sviluppo economico, alla competitività del sistema Italia, anche in vista del 1992, questo problema dobbiamo porcelo con energia.



GUASSO Nazzareno

Si poteva sperimentare...



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Si è sperimentata laddove si poteva sperimentare. Ho capito a cosa alludi, ma in questa parte, anche per quello che riguarda la formazione, si è sperimentata. Non in modo completo, in modo graduale ed anche tenendo conto di un livello complessivo che deriva da una storia, non esaltante, di un personale che viene da diversi enti, che ha diverse esperienze, che è stato raccolto in un Ente Regione, con storie diverse, culture diverse preparazioni diverse: una grande armata che bisogna cercare di far funzionare. Lavoriamo con un personale che arriva da tutte le parti. Sui coordinatori è un discorso sul quale posso ammettere che la collegialità della Giunta deve ancora sperimentarsi. Avondo ha accentrato tutta la critica, utilizzando in modo certamente abile la relazione di Santoni, alla legge n. 42. Si deve tener conto che ci sono alcune cose modificate.
Partiamo dai 195 servizi per i quali si dice che erano troppi e li aumentiamo. Attenti! I 195 servizi erano la posizione apicale che si è ridotta da 195 servizi a 126 massime dirigenze, di cui 65 settori. Nel frattempo è cambiata anche la cultura, è mutata la legislazione nazionale sono cambiati i contratti, si è creata la seconda dirigenza e quindi non si possono confrontare i 195 servizi di allora con i 65 settori ed i servizi di oggi. La funzione apicale va al settore, va agli organi di staff; il servizio è il livello operativo che integra il settore. Nella scelta di allora era implicita la necessità di sviluppare i servizi come nella sostanza si è provveduto a fare e quindi bisogna in qualche modo avere presente questo aspetto come anche il fatto che i servizi si articolano in unità operative e questo sta nella legge, non è una cosa che inventiamo noi.
Dobbiamo anche tenere presente di come si è formata la dirigenza in seguito ad un complesso di circostanze, quali la via dei concorsi interni che abbiamo portato avanti in questa legislatura, predisposti in gran parte dal collega Carletto e poi conclusi in questo ultimo anno con un grande sforzo. Quando si compie un così grande sforzo di assestamento interno occorre cercare anche di responsabilizzare le persone, avendo presente che non operiamo su un corpo inerte, ma sulle forze che abbiamo e l'esistenza delle quali occorre valutare. Il problema delle unità operative organiche che si formano è connesso alla formazione dei servizi. Devo anche dire che sempre utilizzando la relazione Santoni...



AVONDO Giampiero

La legge dice che bisogna fare i servizi con le unità operative organiche, è vero, ma non dice che bisogna farne 300.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Sì, non dice 300, ma se noi abbiamo 378 dirigenti di IX livello che sono in dotazione organica...



VALERI Gilberto

Ma chi li ha decisi?



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Sono nell'organico.



VALERI Gilberto

Ma chi ha deciso quell'organico?



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Non noi: il Consiglio.



AVONDO Giampiero

Ma come non voi? L'avete modificata voi la L.R. n. 42!



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Questo sì, ma i 378 funzionari di IX livello non sono poi un numero eccezionale rispetto alle forze che abbiamo. Non capisco le vostre obiezioni e mi assumo la totale responsabilità di quello che dico: con molta chiarezza affermo che questi funzionari di IX livello, ma anche quelli di VIII livello, devono avere delle responsabilità operative perch senza queste responsabilità non si riesce a far funzionare l'ente. Se ci riferiamo alle altre Regioni possiamo vedere come anche queste operino con la nostra stessa consistenza per cui i nostri non sono livelli eccezionali rispetto agli altri.
Ritorno al discorso precedente. Sempre utilizzando la relazione Santoni il Consigliere Avondo ha parlato di mancata razionalizzazione, cosa che mi pare davvero non sussista, ed ha parlato di mancati elementi di flessibilità. Ma la flessibilità non è nelle strutture, bensì nell'assegnazione del personale che viene data al settore e non al servizio, per cui attraverso questa impostazione c'è il discorso ben preciso e concreto della flessibilità.
Lo stesso discorso vale per la critica sui profili professionali. Noi abbiamo veramente cercato di dare profili differenziati, abbiamo espletato i concorsi per l'VIII livello e per quelli di accesso al IX livello sono stati individuati undici profili differenziati, quindi anche su questo terreno c'è stato tutto un lavoro che non può essere disconosciuto e che va nel senso che era stato delineato anche da Santoni nella sua relazione. I profili differenziati sono stati definiti sia per i concorsi interni sia per i concorsi pubblici.
Il Consigliere Avondo, anche in questo caso con notevole abilità, ha ripreso un documento interno consegnato ai sindacati nello scorso settembre nel momento in cui comunque era già presente una nostra proposta di modifica presentata a luglio che tendeva a toccare apertamente il complesso dei problemi sul tappeto per la trattativa con le Organizzazioni sindacali ma anche in questo caso si possono dire molte cose.
Per quello che riguarda il problema degli organismi di staff erano già state fatte le osservazioni che ho ribadito oggi e che confermo: da un lato bisogna creare la cultura dello staff, dall'altro occorre responsabilizzare per non avere una massa di dirigenti inutilizzati che sarebbe davvero un grave errore.
Per quello che riguarda il problema degli organici non siamo stati inerti: abbiamo lavorato con i responsabili di settore, siamo anche entrati in contestazione perché non accettiamo semplicisticamente tutto, "pro bono pacis". Abbiamo avviato una fase dialettica con i responsabili di settore la massima dirigenza, per quello che riguarda gli organici, perché su questo terreno facciamo valutazioni certamente più restrittive, proprio in vista anche di quella modifica di competenze delle autonomie locali cui il Consigliere Avondo fa riferimento e sul quale dirò qualcosa successivamente.
Sugli organi di staff ho già detto e mi pare che altri aspetti non siano da essere citati, salvo uno che stranamente non è stato ripreso dal collega Avondo e che era presente in quel documento di settembre. Noi parlavamo della necessità di verificare il problema dei nuovi settori, e l'allegato C) formula delle proposte, non è una modifica della L.R. n. 42 ma è una linea di indirizzi futuri per la L.R. n. 42.
Il Consigliere Avondo non ha parlato di un altro tema: accennavamo in quel documento anche al problema di una sintesi generale per riprendere il discorso di Carletto, l'eccessiva parcellizzazione, i Ministeri, e ponevamo il problema della segreteria della Giunta che è problema che, mi rendo conto, non è stato ancora risolto, ma andrà risolto, perché il problema di una sintesi più completa a livello dell'ente esiste, al di là di tutta la rivalutazione della seconda dirigenza che è avvenuta.
Il Consigliere Avondo ha posto quello della dirigenza come nodo centrale del provvedimento, come nodo aperto, parlando del rapporto tra politica ed amministrazione e della necessità dell'autonomia della dirigenza, e su questo tema non ci sono solo i contratti, c'è una legge statale sulla dirigenza di grande rilievo che si sta predisponendo. Nel rapporto con il Governo abbiamo trovato nel Ministro Maccanico una disponibilità che peraltro non si è finora concretizzata, ma speriamo che si concretizzi nella nuova legge sulle Regioni: avevamo chiesto di avere per quello che riguarda la dirigenza, un'autonomia di contrattazione e di movimento rispetto ai contratti nazionali perché ci rendiamo conto che la dirigenza è un elemento essenziale e vitale per il funzionamento della Regione. Non è vero però, Consigliere Avondo, che non si è cercato di motivare e responsabilizzare la dirigenza. I piani di lavoro che vengono predisposti, approvati dalla Giunta con deliberazione, sono davvero il massimo della responsabilizzazione; infatti il dirigente pubblico, che è produttore di servizi, predispone il budget sul lavoro.
C'è ancora il discorso della programmazione per obiettivi che nei piani di lavoro viene portata avanti. E' un discorso molto difficile di ammodernamento culturale che procede anche con l'attenzione che diamo al progetto FEPA, che talvolta sembra non condiviso. Ma la sostanza dell'ammodernamento della pubblica amministrazione e della responsabilità della dirigenza passa attraverso questo rinnovamento, anche culturale e la maggiore responsabilizzazione che, nella sostanza, si sta definendo.
Il collega Avondo ha successivamente fatto riferimento all'accordo del 30/10/1989 per introdurre il tema, altrettanto aperto ed importante, delle mansioni superiori.
A questo proposito, le scadenze che abbiamo assunto con l'accordo del 30/10/1989 non sono ultimate; si parlava allora dell'occorrenza di un periodo di sei mesi, che quindi ci porta al 30 aprile.
Per quanto attiene le mansioni superiori, abbiamo il problema degli ex comandati e il problema - noto - dei "37" che intendiamo portare avanti prioritariamente. Per gli altri settori abbiamo disposto particolari criteri.
Il corpo regionale è fatto di persone: avendo detto che si sarebbe riparlato di mansioni superiori, ognuno si è sentito investito da tale situazione. Questo dal punto di vista individuale sicuramente in perfetta buona fede, ma non è possibile generalizzare: un altro generalizzato passaggio sarebbe assurdo ed è proprio quanto non vogliamo.
Per un esame serio e concreto stiamo predisponendo dei criteri - che andremo a confrontare anche con le Organizzazioni sindacali - in base ai quali si fisserà una procedura per esaminare casi di possibile riconoscimento di mansioni superiori, al di fuori di un contenzioso categoriale limitato, che avevamo peraltro individuato più volte e sul quale l'impegno alla soluzione rimane nei termini previsti dall'accordo sindacale del 30/10/1989.
La critica complessiva del collega Avondo si è anche espressa con queste parole: "Cosa è stato fatto nei passati cinque anni?".
Al riguardo il Consigliere Carletto mi pare abbia detto puntualmente che dalla situazione del 1985 alla situazione del 1990 sono stati fatti significativi passi in avanti: abbiamo la L.R. n. 42, la definizione in allora degli organici - che certo vanno rivisti nell'attuale situazione e, soprattutto, si è puntato ad una riorganizzazione dell'ente. Penso si tratti della migliore ristrutturazione possibile, come Carletto giustamente ha ricordato.
Sostenere che non abbiamo tenuto conto delle esigenze dell'ente non è giusto, perché nella proposta del luglio 1989, dalla quale siamo partiti abbiamo iniziato con un esame dei nuclei di attività, cioè dall'analisi dell'esistente, e di quello che l'ente può essere. E non si è trattato di una scelta esclusivamente nostra, fredda o, se vogliamo, troppo calda nel recepire le varie esigenze. Ci siamo avvalsi anche dell'appoggio di consulenti di valore dell'Università "Bocconi" con i quali abbiamo scambiato valutazioni e considerazioni.
L'avvio e la costruzione dei nuclei di attività non sono stati unicamente frutto del nostro lavoro; da lì partono le esigenze dell'ente, e da lì è partito il disegno di ristrutturazione. Può darsi che i 280 servizi a cui giungiamo dai 260 previsti a luglio quali concretizzazione dei nuclei di attività possano apparire eccessivi. Occorre però tener conto delle esigenze nuove e forti dell'ente, alle quali non siamo stati in grado di rispondere. Ad esempio, i settori dell'ecologia, dell'ambiente dell'industria, nei quali ci sono piombate addosso nuove competenze; ed oltre a questi ci sono ancora altri settori che necessitano di un potenziamento di struttura.
Nel suo complesso, la risposta della Giunta può non essere perfetta certamente non inadeguata ed inattuale.
Concordo con il collega Carletto nel dire che la prossima legislatura nell'andare ad analizzare con attenzione altri aspetti, lo potrà fare su un progetto definito. Non si può dire che cinque anni sono passati invano: c'è stata la legge n. 42, una serie di concorsi interni, l'attuale definizione dei servizi, ed inoltre - rispondendo al completamento del discorso di Santoni e della nota ai sindacati si sono banditi dopo oltre dieci anni concorsi pubblici per apportare nuovo personale, anche di seconda dirigenza (bandiremo un concorso pubblico per i 14 posti liberi), ricercando nuove risorse umane, necessarie per dare alla Regione nuova operatività.
Si possono certamente esprimere critiche, ma non si può non considerare il cammino compiuto in questi cinque anni; il nostro lavoro che si presenta secondo i tempi previsti - alla fine della legislatura è comunque una proposta che consente all'ente di avviare la prossima legislatura certamente meglio di come è cominciata quella del 1985.



PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame del testo della deliberazione.
Intanto faccio una precisazione; nella seconda pagina della premessa c'è stato un errore di battitura: all'ultima riga, allegato C), si cancella la dizione "parte integrante alla deliberazione della Giunta regionale n. 52/35/644 del 27/2/1990".
Chiede di intervenire il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Volevo capire come si intende procedere. Si intende andare in fondo compreso l'allegato? Ho fatto una richiesta a cui la risposta preliminare non mi è pervenuta. Ho presentato 15 emendamenti sui servizi e ho delle osservazioni da fare sui nuclei sui quali materialmente non sono stato in grado di scrivere gli emendamenti, quindi sarei costretto ad aprire il libro e fare le opportune considerazioni, tenuto conto che la deliberazione è stata approvata dalla Giunta il 27/2/1990 e discussa in Commissione la settimana scorsa. Opportunamente in Commissione si era detto che era possibile e necessario costituire un gruppo di lavoro anche informale, dato che avevo annunciato che comunque qualche emendamento l'avrei prodotto, per evitare di appesantire i lavori del Consiglio. Non ho alcuna difficoltà a dire di andare avanti nella votazione della deliberazione. E' chiaro che quando arriviamo al dispositivo, un primo problema si pone, nel senso che anche questa deliberazione pone qualche problema in quanto nella declaratoria e nell'illustrazione della deliberazione ad un certo punto si dice: "individuati quali criteri metodologici per la proposta di definizione dei nuovi servizi, i criteri sintetizzati nell'allegato A), che fanno parte integrante della presente deliberazione"; e più avanti si dice ancora: "viste a completamento del quadro organizzativo così delineato le valutazioni riportate nell'allegato C), che costituisce parte integrante della presente deliberazione", e poi andiamo al dispositivo della deliberazione che dice: "di approvare la proposta al Consiglio regionale relativa alla istituzione di nuovi servizi regionali così come è articolato nell'allegato B)". Nella consultazione con le Organizzazioni sindacali era emerso che sull'allegato A) e sull'allegato C) vi erano delle osservazioni di fondo da produrre. Qui si tratta di capire se la disponibilità c'è, per è chiaro che nel momento in cui approviamo l'allegato B) senza averlo discusso, quindi senza aver esaminato gli emendamenti, per noi diventa una cosa impossibile. L'esame dell'allegato B) con i relativi emendamenti già presentati e con le osservazioni che con i colleghi mi prometterò di fare sull'allegato B), è questione preliminare all'approvazione della deliberazione. Questo non è per elementi ostruzionistici o quant'altro, ma credo sia opportuna una sospensione dell'esame della deliberazione per giungere ad un accordo. Qualora non si giungesse ad alcun accordo sappiate che noi presenteremo emendamenti e sugli emendamenti si discuterà.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Credo sia un discorso da vedere a livello di Gruppi perché non voglio assolutamente imporre nulla. Se si tratta di darci il tempo di valutare gli emendamenti, sta bene, se invece si vuol dire: "Questo è perché possiamo presentare altri 100 emendamenti", allora la cosa non regge, perché è vero che la deliberazione è stata approvata il 27 febbraio, ma non ci sono sostanziali differenze con il documento che avete in mano dal 14/7/1989.
Non è che sia mancata la possibilità di approfondire il provvedimento. Se il discorso è quello di vedere emendamenti con maggiore attenzione, non ho difficoltà, però non dipende da me.



AVONDO Giampiero

Infatti non è che non te li ho dati per scortesia in quanto li ho stilati oggi in Consiglio, perché materialmente sono qui da tre giorni.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

D'altra parte, il discorso che ho fatto è sufficientemente chiaro sull'approccio dell'esame degli emendamenti. Comunque non tocca a me, ma tocca alla Presidenza del Consiglio e ai Gruppi determinare quale atteggiamento assumere.
Se questa deliberazione è attesa dal personale è una necessità dell'ente, deve essere approvata. Lunedì abbiamo tre giornate con provvedimenti importanti, come il bilancio e il Piano socio-sanitario. Non è l'Assessore che rinvia i provvedimenti all'esame, ma è una decisione che si deve assumere con i Gruppi e con la Presidenza del Consiglio. Faccio presente che se questo tentativo e questa proposta sono un approfondimento che accorcia i tempi dell'esame del provvedimento, è una cosa, se invece questo è un elemento che prospetta altri emendamenti, allora il discorso diventa difficile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, se l'Assessore acconsente, siccome si era detto in Commissione che i Gruppi si sarebbero incontrati per sgrossare i problemi e gli eventuali emendamenti presentati su vari provvedimenti, si potrebbe rinviare l'esame di questa deliberazione a lunedì mattina, iscrivendola al primo punto all'o.d.g.
Domani mattina, dal momento che saremo tutti impegnati in varie riunioni, avremo la possibilità di valutare le diverse questioni. A questo punto potremmo procedere nei lavori esaminando i successivi punti fino a quando lo si riterrà opportuno.



PRESIDENTE

D'accordo.


Argomento: Pesca

Esame proposta di deliberazione n. 1345: "Integrazione alla tabella annessa al Regolamento regionale sugli attrezzi e mezzi di pesca nelle acque interne del Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame della proposta di deliberazione n. 1345, di cui al punto 30) all'o.d.g., che è stata licenziata all'unanimità dalla Commissione competente.
Se non vi sono osservazioni pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi energetici

Esame mozione n. 745 riguardante il Piano Energetico Nazionale e le Centrali ENEL di Trino (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 745, di cui al punto 14) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Valeri per l'illustrazione.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la mozione parte dalla constatazione che il Paese è tuttora privo del Piano Energetico Nazionale che il Governo ha presentato con grave ritardo e che è tuttora all'esame del Parlamento. Il tutto, mentre il deficit energetico tende ad accrescersi, come tendono ad accrescersi i consumi di energia elettrica indotti dall'espansione produttiva e dei consumi.
Partendo da queste premesse generali, l'oggetto della mozione si pone il problema del destino della Centrale Elettronucleare "Enrico Fermi" di Trino e le prospettive di riutilizzo del sito di Leri Cavour.
Per quanto riguarda la Centrale "Enrico Fermi", noi partiamo dalla constatazione che già nei programmi operativi dell'ENEL la produzione di tale centrale è stata cancellata dalle previsioni di qui al 1995. Peraltro non è detto nulla da parte dell'ENEL in quei programmi circa il futuro della centrale e del personale che in essa è occupato.
Noi riteniamo che questa situazione di incertezza e di indeterminatezza non sia assolutamente più accettabile e che occorra sollecitare il Governo a decidere la definitiva chiusura di questa centrale. Non è assolutamente pensabile che mentre il Paese, attraverso il referendum di due anni fa, si è pronunciato contro la costruzione di nuove centrali elettronuncleari, si lascino sopravvivere le vecchie, magari pensando di riaprirle in un futuro più o meno prossimo. Ciò anche in ragione del fatto che la riduzione al lumicino delle strutture energetiche alimentate con energia atomica ha portato ad un pratico immobilizzo di queste strutture (vedi la Centrale "Enrico Fermi" e quella di Caorso), pertanto non è più possibile mantenere attive ed efficaci le misure di sicurezza necessarie per il controllo di simili impianti.
Sospendo il mio intervento in quanto non mi pare esistano le condizioni minime di attenzione che il problema ritengo meriterebbe.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, poiché non sono state completate, non ho compreso bene le motivazioni del collega Valeri in ordine ad una mozione che ripercorre una strada legata alle vicende referendarie, al mantenimento della situazione a freddo della Centrale nucleare "Enrico Fermi". Il tutto peraltro deve essere collegato alle determinazioni prese a larga maggioranza dal Parlamento in un documento votato semestri or sono.
Le indicazioni contenute nella proposta di mozione presentata dal Gruppo comunista in realtà fanno riferimento al Piano Energetico Nazionale nei confronti del quale evidentemente la Giunta non può non richiamare la necessità di una determinazione e di una decisione parlamentare che è da tempo attesa. Ma lo stesso riferimento al Piano Energetico Nazionale, come al pronunciamento che il Parlamento ha indicato su questo aspetto, non impone, ovviamente, la chiusura della centrale e quindi lo scioglimento dell'attività della Centrale nucleare "Enrico Fermi". D'altra parte, alcune proposte che sono indicate nella mozione sono sostanzialmente superate da una serie di riunioni che già sono state attivate, comprese alcune determinazioni legate alla struttura di un gruppo di lavoro che, attraverso la proposta stessa che l'ENEL ha fatto in ordine ad una nuova centrale sostitutiva della centrale nucleare a Trino, ha già visto la determinazione assunta lo scorso anno (1989) con la designazione di funzionari che insieme al Comune di Trino, all'Amministrazione provinciale di Vercelli e all'USSL competente già hanno iniziato ad operare su questo versante avendo una scadenza legata ai termini indicati dalla presentazione, da parte dell'ENEL. del nuovo progetto della centrale alternativa al nucleare. Su questa base alcuni Gruppi consiliari hanno presentato, o stanno per presentare, un articolato documento che non collima con il documento presentato dal Gruppo consiliare del PCI. Questa proposta modificativa del documento presentato dal Partito comunista vede l'adesione della Giunta e si avvicina alla proposta di ordine del giorno alternativo cui hanno lavorato stamani alcuni Gruppi consiliari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Dato che non conosco l'ordine del giorno alternativo chiedo di poterne prendere visione e di rinviare la discussione a quando avremo potuto consultare tale proposta.



PRESIDENTE

D'accordo, nel frattempo possiamo proseguire nell'esame dei punti all'o.d.g.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1314: "L.R. n. 55/84 - Impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro di enti locali. Delibera quadro ai sensi dell'art. 4"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 31) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1314.
Sono stati presentati alcuni emendamenti da parte dei Consiglieri Montefalchesi, Calligaro ed Ala.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Si tratta della solita deliberazione annuale sui cantieri di lavoro che ripartisce le risorse tra le Province ed inoltre ribadisce una serie di criteri sulla base dei quali le Province e i Comuni devono avviare i cantieri di lavoro.
Rispetto alla deliberazione n. 1314 ci sono alcuni problemi. Il primo riguarda l'indennità per i cantieristi che è ferma dal 1988 a L. 45.000 giornaliere. Visto che i cantieri di lavoro sono finalizzati a svolgere opere di pubblica utilità, ma anche a far sì che attraverso lo svolgimento di tali opere i lavoratori disoccupati in condizioni particolarmente disagiate possano avere un minimo di reddito, tale somma dovrebbe essere indicizzata. Propongo di portare l'indennità giornaliera a L. 55.000, così come hanno chiesto anche i delegati dei cantieri di lavoro e le Organizzazioni sindacali.
Il secondo problema si riferisce allo stanziamento complessivo della legge, pari a L. 1.363.200.000, che è assolutamente inadeguato a rispondere alle esigenze, pertanto propongo l'aumento dello stanziamento a L. 2 miliardi e mezzo.
Il terzo problema, che era già stato risolto con la deliberazione del 1988, ma che è opportuno riprendere anche nella presente deliberazione, è la decorrenza dell'aumento di indennità proposto riprendendo la dizione della deliberazione del 1988 laddove chiarisce che l'aumento dell'indennità decorre anche per quei cantieri già in corso che verranno rinnovati per ulteriori sei mesi.
L'ultimo problema non risolto e non risolvibile con la deliberazione in quanto sarebbe necessario un provvedimento di legge, si riferisce all'indennità di malattia. Occorre trovare il modo per erogare un'indennità ai cantieristi che si ammalano, anche perché i cantieri di lavoro sono anche finalizzati al sostegno del reddito di fasce particolarmente deboli e disagiate. Avevamo provato, negli scorsi mesi quando fu approvata la modifica alla legge n. 55, a normare questo aspetto proponendo la costituzione di un fondo straordinario presso la Regione. L'Assessore allora ci rispose negativamente, credo che non riusciremo a farlo in questa legislatura. Spero "a futura memoria" a questo punto, per chi verrà dopo o per chi sarà confermato, che comunque questo aspetto venga preso in considerazione e risolto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Il collega Montefalchesi conosce una verità che sarebbe bene conoscessimo realisticamente tutti, nel momento in cui stiamo approvando una deliberazione quadro relativa ai lavoratori disoccupati nei cantieri di lavoro. Sapendo che questo strumento della deliberazione "ex lege" n. 55 è stato uno strumento che negli anni scorsi - nel momento della particolare emergenza e di fronte a giuste rivendicazioni in ordine a problemi di carattere sociale - era eccezionale e temporaneo, cercava di essere il meno assistenziale possibile, ma di fatto era legato ad un intervento sostanzialmente o prevalentemente assistenziale per venire incontro alle fasce più deboli del mercato del lavoro. Detto questo, chi vi parla giunse due anni fa a coprire l'incarico di Assessore al lavoro e molte volte, in realtà alla disoccupazione, si pose un primo problema di aumentare l'allora indennità giornaliera, che non so se era di 35 o 40.000 lire, a 45.000 lire, proprio per rispondere ad un primo aggiornamento a fronte di un passaggio di anni che comportava anche la necessità di adeguare un'indennità giornaliera. In allora e successivamente in più occasioni anche in incontri con rappresentanti dei cantieri di lavoro e in particolare della realtà torinese, abbiamo spiegato che con tutta la nostra buona volontà alcuni interventi di carattere previdenziale e sanitario di copertura di questi aspetti, seppure erano un fatto auspicabile, non era possibile intervenire come Regione, avendo già fatto tutte le modifiche possibili ed immaginabili nell'ambito dell'autonomia e della titolarità della Regione. Su alcuni campi che sono di competenza chiaramente non regionale non potevamo avere la titolarità anche se questo può suonare positivo come proposta nei confronti dei soggetti interessati cantieristici. Anche perché non ne abbiamo titolo, comunque pur non avendone titolo saremmo incorsi evidentemente nell'occasione di non avere il visto alla deliberazione stessa. Sulle specifiche proposte di emendamento che il collega propone al Consiglio, non ho alcuna difficoltà ad adeguare l'indennità offrendo la disponibilità della Giunta. Si sappia e sappiano i colleghi Consiglieri che se il budget è X e aumenta a Y l'indennità giornaliera, si immetteranno meno lavoratori nel circuito dei cantieri di lavoro, il che vuol dire che tenuto conto che in questi ultimi anni gli stessi enti locali hanno di fatto ridotto la proposta di progetti di cantieri di lavoro, perché nel frattempo si sono attivati nuovi strumenti, la legge n. 53, a favore delle fasce più deboli, noi dovremo in qualche misura aiutare questo percorso per andare fuori dalla provvisorietà che i cantieri di lavoro indicano pur mantenendo questo strumento che pur non essendo più legato ai momenti drammatici degli anni passati rappresenta ancora una certa validità ed un certo significato. Ritengo che possiamo anche aumentare l'indennità sapendo che aumentandola si diminuisce il numero dei soggetti che potranno usufruire di queste opportunità. E' una scelta che evidentemente dobbiamo fare.
In ordine al punto legato alle indennità di malattia devo dire che non c'è titolo a presentare questa possibilità perché non ne abbiamo capacità e competenza, come mi pare di capire dall'ultima proposta di deliberazione che propone di aumentare da 1 miliardo e 363 milioni a 2 miliardi e 500.
Questa soluzione mi va bene, ma è una variazione che dovremo fare in sede di variazione di bilancio, che non è oggi all'o.d.g. e quindi la affronteremo la prossima settimana dove evidentemente abbiamo tutto l'interesse a discutere. In realtà non può essere fatta oggi, ovviamente.
Pregherei, alla luce di queste cose che si possono dire verso mezzanotte di concordare insieme ai proponenti, in questo caso al collega Montefalchesi ed agli altri che hanno firmato, una giusta equidistanza della cifra proposta dalle 45.000 lire alle 55.000 lire proposte per trovare un'indicazione che serva a dare un ulteriore aumento di indennità ai lavoratori senza diminuire eccessivamente l'opportunità della quantità di possibili ricadute su posti di lavoro attraverso i cantieri. Il trovare un giusto intermedio tra le 45.000 lire e le 55.000 lire, non per una contrattazione, ma per dare un incremento di 5.000 lire ai soggetti che hanno un miglioramento delle indennità giornaliere, eviterebbe di diminuire eccessivamente l'opportunità per avere più posti di lavoro.



PRESIDENTE

L'Assessore ha dimostrato disponibilità, ritengo pertanto si possa procedere al fine di trovare una soluzione tale da risolvere questo problema.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Noi possiamo anche accettare la proposta dell'Assessore, ma non accettiamo l'automatismo tra aumento delle indennità e diminuzione della quantità di cantieri attivabili, perché il budget è quello ed è immodificabile. Abbiamo presentato un emendamento di aumento del budget sapendo che questa non era la sede ove poter collocare questo emendamento perché va collocato sul bilancio, ma lo abbiamo presentato perché vogliamo discutere di questa questione. Non accettiamo che il budget sia immodificabile, perché noi conosciamo le verità che ha evidenziato l'Assessore, ma conosciamo anche un'altra verità che probabilmente è più vera ancora e cioè che in IV o in VIII Commissione è ferma una legge, che sicuramente fortunatamente - non passerà in Consiglio, che prevede lo stanziamento di 5 miliardi per il fondo innovazione, detto anche fondo Garesio. Detto questo, quei 5 miliardi bisogna collocarli da qualche parte, signor Assessore: noi proponiamo che una parte di quei 5 miliardi venga collocata qui. Intendiamo collocare l'emendamento di aumento a 2,5 miliardi nella discussione sul bilancio e in questo senso non chiediamo che tale emendamento venga messo ai voti ora perché non è la sede giusta questa, sapendo che nel bilancio questa operazione si deve fare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Cercheremo di trovare un accordo per aumentare da 45.000 a 50.000 lire l'indennità giornaliera. L'Assessore sarà soggetto attivo in prima persona insieme a quanti del Consiglio lo vorranno fare in sede di discussione del bilancio per aumentare la quota parte stabilita.



PRESIDENTE

Si proceda all'esame degli emendamenti presentati dai Consiglieri Montefalchesi, Calligaro ed Ala: 1) alla pagina 2, terza riga, sostituire le parole "L. 45.000 lorde" con le parole "L. 55.000 lorde".
Pongo in votazione tale emendamento con la modifica proposta dall'Assessore Cerchio di sostituire le parole "L. 45.000 lorde" con le parole "L. 50.000 lorde".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
2) Alla pagina 2, sesta riga, sostituire le parole "L. 22.500" con "L.
27.500".
L'Assessore Cerchio propone di sostituire "L. 27.500" con "L. 25.000".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
3) Alla pagina 4, punto 1), quarta riga, sostituire le parole "pari a L.
1.363.200.000" con le parole "pari a L. 2.500.000.000".
L'emendamento viene ritirato dai proponenti.
4) Alla pagina 4, punto 2), sostituire le parole "L. 45.000 lorde" con le parole "L. 57.000 lorde".
L'Assessore Cerchio propone di sostituire "L. 45.000 lorde" con "L. 50.000 lorde".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
5) Alla pagina 4, punto 3), sostituire le parole "L. 22.500" con le parole "L. 27.500".
L'Assessore Cerchio propone di sostituire "L. 22.500" con "L. 25.000".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
6) Alla pagina 4, dopo il punto 3), aggiungere il seguente comma: "L'indennità, come sopra determinata, si riferisce ai disoccupati avviati ai cantieri la cui apertura è stata autorizzata dalle Province in attuazione e quindi successivamente all'entrata in vigore della presente deliberazione, nonché ai partecipanti ai cantieri di lavoro di cui è stata autorizzata, dopo la suddetta data, la proroga ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 6 della L.R. n. 55/84, limitatamente al periodo di proroga, e ai disoccupati avviati ai cantieri autorizzati, sempre dopo l'entrata in vigore della presente deliberazione, ai sensi dell'art. 10 della L.R. n.
55/84".
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Ho già detto che vorrei aderire entusiasticamente, ma la Regione non ha titolo a realizzare interventi in tema di indennità di malattie perché è una competenza statale.



MONTEFALCHESI Corrado

Non è così, Assessore, ha sbagliato tutto.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Avendo io sbagliato tutto, sarà il Consigliere Montefalchesi a dirci perché dobbiamo aderire alla sua proposta di emendamento.



MONTEFALCHESI Corrado

Questo emendamento è ripreso testualmente dalla deliberazione che è stata approvata dal Consiglio regionale nel 1988. L'emendamento dice che l'aumento dell'indennità verrà erogato anche a quei cantieri tuttora in atto che vengono rinnovati per i successivi sei mesi. Questa dizione è stata ripresa testualmente, lo ripeto, dalla deliberazione del 1988.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Mi pare che anche questa volta ci possiamo trovare in adesione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 6).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Pongo infine in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Il Consiglio è convocato per i giorni 19, 20 e 21 marzo 1990.
L'o.d.g. delle sedute verrà distribuito ai Gruppi domani sera dopo la riunione dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 0,10 del 16 marzo 1990)



< torna indietro