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Dettaglio seduta n.98 del 05/06/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Rinvio inizio seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Constatando l'evidente mancanza del numero legale in aula, sospendo la seduta per trenta minuti.
Comunico sin d'ora che, qualora alla ripresa dei lavori non dovesse essere garantito il numero legale, aggiornerò la seduta alla prossima settimana.
La seduta è pertanto sospesa, ai sensi dell'art. 54, comma 2, del Regolamento.



(La seduta, sospesa alle ore 14.31 riprende alle ore 15.02)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Cavallera, Cotto, Galli Ghiglia, Ghigo, Mancuso, Ronzani, Salerno e Valvo.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori - Richiesta verifica numero legale


PRESIDENTE

Potremmo iniziare i nostri lavori esaminando alcune interrogazioni ed interpellanze di competenza dell'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro (fuori microfono)

Mi spiace, ma non ho con me la documentazione.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro (fuori microfono)

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro (fuori microfono)

Presidente, il numero legale?



PRESIDENTE

Il numero legale è in votazione, Consigliere Papandrea. Deve fare un'altra richiesta per provocare una votazione.
Visto che c'è questo slittamento sulle interrogazioni, riesce a farsele portare, Assessore Pichetto?



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro (fuori microfono)

Sì, i funzionari stanno già provvedendo.



PRESIDENTE

Nel frattempo, sospendo brevemente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 15.05 riprende alle ore 15.20)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 396 del Consigliere Chiezzi inerente a "Chiusura della fabbrica Mandelli di Collegno e dell'ex ILVA di Corso Regina Margherita" interpellanza n. 609 del Consigliere Chiezzi inerente a "ILVA S.p.A. di Corso Regina Margherita - Torino"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interpellanza n. 396 presentata dal Consigliere Chiezzi.
Risponde l'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Con l'interpellanza n. 396 del 24/11/2000 il Consigliere Chiezzi chiedeva informazioni in merito alla Mandelli di Collegno e all'ex ILVA di Corso Regina Margherita.
In relazione a tale interpellanza, si comunica che, per quanto riguarda la Mandelli, in data 9/1/2001, presso l'Assessorato al lavoro, si è chiusa positivamente la vicenda dell'azienda, che il 20/12/2000 aveva aperto la procedura per la messa in mobilità di 129 lavoratori.
E' stato, quindi, siglato un accordo che, in prima istanza, tende a salvaguardare l'unicità produttiva nell'auspicio che si definisca un progetto industriale serio che rilanci un'azienda di così grande tradizione. L'accordo prevede, da un lato, il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale per la durata di dodici mesi, in attesa che si definiscano tre nuovi assetti proprietari dall'altro, la mobilità come strumento di accompagnamento alla pensione.
Per quanto riguarda la situazione dell'ex ILVA - stabilimento di Corso Regina Margherita - si sottolinea che le problematiche connesse al futuro dei dipendenti dell'azienda sono state costantemente monitorate da parte dell'Assessorato.
In particolare, a seguito dell'emanazione dell'Ordinanza del Ministro dell'Interno n. 3095 del 23/11/2000 "Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile in conseguenza degli eventi alluvionali dei mesi di settembre, ottobre e novembre 2000 ed altre misure di protezione civile" Ordinanza che ha recepito anche le precise richieste di intervento formulate dalla Commissione regionale per l'impiego e dal Comitato al lavoro di questa Regione, fatte proprie dalla Giunta regionale dall'Assessorato al lavoro sottoscritto, si è provveduto a convocare e ad incontrare l'azienda per illustrare gli specifici criteri di ammissibilità che avrebbero avuto le domande di cassa integrazione straordinaria presentate dalle aziende piemontesi alluvionate, in applicazione dell'art.
2, comma 6, della citata Ordinanza.
Alla luce di quanto premesso, la Direzione Formazione Professionale Lavoro dell'Assessorato, in data 15/1/2001 è stato siglato l'accordo di esame congiunto sulla domanda di cassa integrazione per riorganizzazione aziendale per la durata di mesi 24 presentata dall'azienda.
A seguito degli eventi alluvionali, che hanno reso del tutto impossibile il recupero degli impianti, la Direzione aziendale ha dovuto assumere la decisione di anticipare i tempi programmati per la chiusura dello stabilimento.
Le parti hanno ravvisato la necessità di realizzare un piano di ristrutturazione e riorganizzazione che, prescindendo dallo specifico sito di Corso Regina Margherita, abbracci come un tutto unico la realtà produttiva del Gruppo sul territorio dell'intero Piemonte. A tal fine, si è previsto un coinvolgimento del Centro Servizi di Strada della Cebrosa in Torino, dello stabilimento di Racconigi (CN) e dello stabilimento di Novi Ligure (AL).
L'azienda, al fine di realizzare il programma di cui sopra, prevede un incremento di utilizzazione degli impianti mediante una diversa turnistica lavorativa che potrebbe determinare un fabbisogno di circa 15 unità presso il Centro Servizi di Strada della Cebrosa.
Presso lo stabilimento di Racconigi è previsto un piano di investimenti focalizzati sulla costruzione di un nuovo magazzino automatizzato che migliorando le capacità di stoccaggio, consentirà un incremento della produzione sulle linee profilatrici. Tale intervento potrebbe determinare un fabbisogno di circa 35 unità. Gli investimenti previsti da parte dell'azienda ammontano a circa 50 miliardi.
Inoltre, lo stabilimento di Novi Ligure potrebbe assorbire ulteriori unità di Torino, al momento non quantificabili, in quanto il trasferimento si basa sulla volontarietà. Presso lo stabilimento sono comunque previsti interventi per circa 40 miliardi.
Le parti hanno individuato nella cassa integrazione straordinaria, per ristrutturazione e riorganizzazione aziendale, a partire dal 15/1/2001, per 24 mesi e per un massimo di 200 unità, lo strumento idoneo a risolvere le eccedenze occupazionali derivanti dalla chiusura dello stabilimento di Corso Regina Margherita, senza ripercussioni traumatiche sul personale che non può usufruire di percorsi mirati alla maturazione dei requisiti per accedere ad un trattamento pensionistico.
Entro il termine del periodo della cassa integrazione straordinaria in via di integrazione o in via suppletiva al piano industriale di cui alle intese con le Organizzazioni sindacali, l'azienda offrirà ai lavoratori che non avranno maturato i requisiti per accedere ad un trattamento pensionistico ulteriori possibilità di ricollocazione consensuale intra ed extra Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ho ascoltato con parecchia difficoltà la risposta dell'Assessore, in quanto vi è un brusìo di sottofondo che mi ha impedito, a volte, di comprendere le parole dell'Assessore; evidentemente, si tratta di un tema che interessa poco ai colleghi.
Esprimo insoddisfazione per la risposta su un punto in particolare che riguarda l'ILVA. Chiederei all'Assessore di dare, anche in via ufficiale al mio Gruppo, visto il disinteresse dell'aula, una risposta su questo tema.
L'ILVA è uno stabilimento alluvionato e i macchinari sono stati danneggiati dall'esondazione della Dora.
Le chiedo, Assessore, di chiarire come si è sviluppata l'azione di richiesta di danni da parte dell'ILVA e come sono stati erogati gli eventuali finanziamenti e come siano stati utilizzati. L'alluvione determina tanti danni, i quali vengono quantificati e poi si chiedono i rimborsi.
Successivamente o negli stessi tempi in cui questi eventi si realizzano, l'ILVA decide di andarsene e di chiudere.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro (fuori microfono)

Scusi, Presidente, non ho capito: a quale interpellanza si sta riferendo il Consigliere Chiezzi?



PRESIDENTE

Si sta riferendo all'interpellanza n. 609.



CHIEZZI Giuseppe

Sempre relativa all'ILVA...



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro (fuori microfono)

Ma io devo ancora rispondere a quell'interpellanza!



CHIEZZI Giuseppe

Ah, deve ancora rispondere!



PRESIDENTE

Beh, sì!



CHIEZZI Giuseppe

Allora possiamo trattare insieme tutte le interpellanze relative all'ILVA!



PRESIDENTE

Va bene.
Prego, Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Ho avuto un attimo di difficoltà; non riuscivo a capire quale domanda volesse pormi il Consigliere Chiezzi, ma l'argomento mi suonava conosciuto! Con l'interpellanza n. 609, il collega Chiezzi (dopo aver fatto una premessa sull'alluvione dello scorso ottobre e sul fatto che l'ILVA ha ricevuto dei contributi previsti per le aziende alluvionate) chiedeva se il Gruppo RIVA riuscirà a farsi pagare dalla Regione - o dal Governo - in tutto o in parte i 37 miliardi di danni richiesti ed autocertificati.
Inoltre, chiede se, oltre al danno della chiusura di un'attività produttiva e la perdita di 250 posti di lavoro, non si aggiungerà la beffa di pagare con denaro pubblico i materiali e gli impianti dell'ILVA di Torino trasferiti e riutilizzati in altri stabilimenti del Gruppo RIVA.
Con riferimento alla sua interpellanza, collega Chiezzi, e con riferimento all'evento alluvionale dello scorso autunno 2000, si evidenzia che l'emanazione di diverse Ordinanze del Ministero dell'Interno, delegato per il coordinamento della Protezione Civile (sette al 31/3/2001), e della legge n. 365/00 ha consentito l'attivazione di una serie di meccanismi e di procedure atte ad affrontare e superare l'emergenza sotto molteplici profili: gestione del territorio, contributi per le attività produttive contributi a privati cittadini che hanno subìto danni a beni immobili e mobili e ripristino di infrastrutture pubbliche danneggiate.
Nel caso delle attività produttive "era" previsto - aggiornando il verbo - un primo contributo per favorire la ripresa delle attività stesse (art. 3 dell'Ordinanza n. 3090/2000), mentre il ristoro dei danni è riconducibile all'art. 4 bis della legge n. 365/00. Più precisamente: i trasferimenti di somme dalla Regione ai Comuni sono stati effettuati in base alla direttiva emanata dal Ministero dell'Interno per l'applicazione dell'art. 3 dell'Ordinanza n. 3090/2000.
Tale direttiva prevede che il Sindaco, accertata la sussistenza dei presupposti per l'erogazione del contributo, provveda a trasmettere l'elenco dei contributi ammissibili al Presidente della Regione competente per territorio, il quale, in relazione alle disponibilità finanziarie provvede a trasferire al Comune le risorse relative. Il Sindaco provvede alla liquidazione di un acconto fino ad un massimo di 30 milioni di lire, a condizione che i danni siano superiori a 75 milioni di lire. Per la liquidazione definitiva dei contributi superiori ai 30 milioni, i soggetti beneficiari devono presentare una perizia asseverata sui danni subìti.
La direttiva emanata dal Ministero dell'Interno per l'applicazione dell'art. 4 bis della legge n. 365/00 prevede che alle imprese con più di 20 dipendenti spettino: 1) un contributo a fondo perduto fino al 40% dei danni subìti, nel limite massimo di 300 milioni per ciascun soggetto 2) un finanziamento in conto interessi che copra la concorrenza del danno fino al 75% del valore dei danni subìti (detratto il contributo a fondo perduto effettivamente percepito), con un onere a carico del beneficiario non inferiore all'1,5% della rata di ammortamento.
Con riferimento all'interpellanza in questione, si sottolinea che l'ILVA S.p.A. ha siglato una serie di accordi con le Organizzazioni sindacali, tra cui uno in data 15/1/2001 che prevede, tra l'altro, a partire dal 15/1/2001, la fermata progressiva degli impianti e la connessa operazione di smontaggio e liberazione dei terreni che verranno riconsegnati al proprietario entro il 31/12/2001.
Questo era il quadro normativo nell'ambito del quale è stata presentata dall'ILVA la domanda al Comune di Torino e la richiesta del Comune stesso alla Regione.
Fatte queste premesse, si evidenzia che in data 18/12/2000 il Comune di Torino, ai sensi dell'Ordinanza n. 3090/2000, accertata la sussistenza dei presupposti per l'erogazione del contributo, ha provveduto a richiedere che gli fosse trasferito un contributo di 30 milioni di lire per l'erogazione dei fondi alla società ILVA S.p.A., a fronte di un danno complessivo dichiarato dalla stessa impresa nella misura di circa 37 miliardi di lire di conseguenza la Regione, in base alla direttiva più sopra citata, ha trasferito al Comune di Torino la somma citata.
Si informa che, a seguito dell'interpellanza del collega Chiezzi, si è provveduto a trasmettere al Comune di Torino una nota in merito, affinch ulteriormente valuti se sussistano, alla luce di quanto intervenuto, i presupposti per l'ammissibilità al contributo di cui all'Ordinanza n.
3090/2000.
Al momento, non è pervenuta, da parte del Comune di Torino comunicazione di risultanza del suo ruolo di controllo e certificazione della legittimità del contributo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Assessore, per cortesia può ricordarmi che data porta la lettera che lei ha scritto al Comune di Torino?



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Porta la data del 23 aprile.



CHIEZZI Giuseppe

Quindi è abbastanza recente e, comunque, risalente ad un periodo di transizione elettorale.
Assessore, mi piacerebbe sentire il suo parere su questa vicenda. Nella mia interpellanza ho segnalato un fatto: una ditta, alluvionata, chiede un contributo per il ripristino degli impianti e, se non ho sentito male (per colpa del brusìo dell'aula), ha avuto, mi sembra, 37 miliardi di contributi...



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

No, 30 milioni di contributo dal Comune.



CHIEZZI Giuseppe

Va bene, 30 milioni. In che relazione questa ditta utilizza i contributi nella direzione per la quale gli stessi sono destinati? Ripristino degli impianti, non smantellamento degli impianti... Ho sollevato questo problema: dato che, dopo l'alluvione, l'ILVA, invece di rimettere in funzione gli impianti, ha preso la palla al balzo per dire "chiudo tutto", che fine ha fatto la procedura di rimborso finalizzata al ripristino degli impianti? Mi sembra che a questo lei non abbia dato una risposta; ha detto: "Ho chiesto notizie al Comune". Però lei è interessato a capire che fine ha fatto o no? Oppure, una volta scritta la lettera, se ne disinteressa? La pregherei di tornare in aula, visto che adesso abbiamo la nuova Amministrazione e le elezioni sono passate, dicendoci - e soprattutto rassicurandoci - che se l'ILVA ha smontato un impianto, questo smontaggio se l'è pagato e non che lo faccia pagare al contribuente che è ben deciso viceversa, a pagare il ripristino di un impianto alluvionato. Vuole chiarirci questa vicenda nel giro di qualche settimana? Grazie.



PRESIDENTE

La parola l'Assessore Pichetto per una breve replica.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Politicamente, sono d'accordo con lei, collega; amministrativamente non faccio il giudice, perché la legge non impone a me di fare la valutazione.
La legge indicava nel Sindaco di Torino la persona tenuta a valutare l'esistenza del danno e il possesso dei requisiti per il rimborso.
Spero che il Comune di Torino, superata la fase elettorale, prenda in esame la questione e ne verifichi la legittimità: qualora sia legittima nulla da eccepire; qualora non lo sia, comunichi che si è attivato per la revoca del contributo, sperando naturalmente che ci informi quanto prima rispondendo alla lettera. In quel caso, potrò soddisfarla e soddisfare anche quello che può essere un interesse dall'Amministrazione regionale.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, mi concede mezzo minuto per dei chiarimenti?



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Assessore, non si nasconda dietro gli aspetti burocratici. La questione sarà tutta in ordine (non ho dubbi che sia così), ma quello che lei, come Assessore regionale, dovrebbe essere interessato a capire è la chiusura dell'attività, che nulla ha a che fare con il contributo dato a questa azienda per rimettere in moto la produzione. Lei dovrebbe avere la responsabilità di occuparsi delle aziende che chiudono, e io le dico: "Assessore, dato che si chiude un'azienda per la quale nello stesso giorno si è chiesto un contributo di ripristino degli impianti, vuole occuparsi della questione?".
Spero che se ne voglia occupare come Assessore, non perché le interessa come persona fisica. Chiedo di poter avere copia scritta delle risposte.
Grazie.


Argomento: Sport - Tempo libero: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 704 del Consigliere Giordano inerente a "Contratto di sponsorizzazione concluso tra la Noicom Alpitour Cuneo e la Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 704, presentata dal Consigliere Giordano, sollecitata in sede di Conferenza dei Capigruppo dallo stesso presentatore.
Risponde l'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore allo sport

Con l'interrogazione si volevano conoscere i criteri attraverso i quali si era addivenuti alla sponsorizzazione della Noicom Alpitour. Ci sono diversi aspetti che hanno consigliato e ci hanno indirizzato nell'ottica delle sponsorizzazioni, che, dopo questa, hanno avuto una successiva evoluzione.
Una delle prime valutazioni è stata quella di sponsorizzare uno sport che non fosse il calcio e che avesse una grande valenza nazionale.
La seconda considerazione che avevamo fatto era che è l'unica squadra del Piemonte ad essere in serie A1 e ad aver vinto tutte le Coppe internazionali. E ancora: una volontà della Giunta di incentivare lo sport della pallavolo e di portarlo a conoscenza di tutti i bambini nelle scuole elementari e medie della Regione Piemonte il coinvolgimento degli addetti sia dell'Alpitour che della Kappa alla campagna istituzionale "Sport Pulito" ad incontri organizzati dalla Regione di concerto con i Provveditori delle scuole piemontesi, con assegnazioni di biglietti per gli incontri del Campionato di pallavolo abbonamenti, ecc. (convegni e dibattiti dove si parla di prevenzione sportiva).
La ragione ancora più importante è forse quella che, con questa iniziativa, si è voluto legare indissolubilmente l'attività della Noicom come poi successivamente è stato proposto per la Fila-Biella e la compagine di Trecate, nell'intento di non staccare la propria attività da un'attività di promozione sportiva legata ai giovanissimi che conta, per quanto riguarda la Noicom Alpitour, circa 800 ragazzi che praticano la pallavolo come promozione sportiva dai 5 fino ai 15 anni. Vi era inoltre la preoccupazione che questa situazione di impegno ad altissimo livello nei Campionati nazionali potesse, in qualche modo, portare le squadre a diminuire i "budget" per la promozione sportiva giovanile, per destinarli all'attività agonistica della prima squadra.
Queste sono le ragioni principali che ci hanno spinto, dopo questa prima esperienza importante ed interessante, ad ampliare e a sviluppare questo tipo di intervento anche su altre aree piemontesi, su altre squadre come la Fila-Biella e quella di Trecate, sempre in sport ritenuti minori ma di grande valenza e di grande impatto sull'attività dei giovani e dei giovanissimi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

La risposta è soddisfacente. Prendiamo atto che in futuro altre attività sportive entreranno in questa logica di contribuzione. Grazie Assessore; grazie Presidente.


Argomento: Informazione - Partecipazione e informazione: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 585 del Consigliere Saitta inerente a "Studi di fattibilità per il progetto della TV satellitare Regione Piemonte e domanda di autorizzazione all'Authority"; interrogazione n. 593 del Consigliere Placido inerente a "TV satellitare Regione Piemonte"; interrogazione n. 635 dei Consiglieri Saitta, Caracciolo, Giordano, Chiezzi, Moriconi, Placido e Manica inerente a "Modifiche allo Statuto dell'ATR (Agenzia Turistica Regione Piemonte) per gestire il canale satellitare" (seguito)


PRESIDENTE

A questo punto, l'Assessore Racchelli intende completare la risposta ad alcune interrogazioni relative alla TV satellitare richiamate nel corso della scorsa seduta.
Prego, Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Nel corso della precedente seduta avevo risposto ad una serie di interrogazioni relative alla TV satellitare, ma, per alcuni disguidi taluni interroganti non erano presenti, per cui mi è stato chiesto di rispondere nuovamente.
Colgo l'occasione per fare ulteriori precisazioni in modo tale che ci sia una risposta la più esaustiva possibile, tenendo presente - l'ho già detto la volta scorsa - che il problema della TV satellitare, o l'opportunità della TV satellitare, è stata da me inviata al Presidente del Consiglio regionale affinché egli possa disporre tutte le attività di Consiglio e di Commissione, per verificare il progetto e per esprimere, con la Commissione competente, una valutazione complessiva e determinarne di fatto, successivamente, gli iter, sia in senso positivo, sia eventualmente qualora lo decidesse la Commissione, di non proseguire tale attività.
La determinazione dirigenziale n. 628 pone come scadenza dell'obbligazione, ovvero la data entro cui doveva essere consegnato lo studio di fattibilità, il 15/12/2000. Tuttavia, il visto sulla determinazione da parte della Ragioneria regionale è stato apposto soltanto in data 11/12/2000 e la lettera di incarico ad Arkon porta la data del 19/12/2000.
Per tale motivo, i termini di consegna del lavoro sono stati necessariamente procrastinati. Lo studio è stato consegnato in data 15/1/2001.
La prima fattura relativa all'acconto di L. 40.000.000 è del 9/1/2001 (prot. n. 1996 del 22/1/2001) ed è stata liquidata il 30/1/2001; mentre la seconda, a saldo, di L. 92.000.000 è del 22/1/2001 (prot. n. 4053 dell'8/2/2001) e non è ancora stata liquidata a tutt'oggi.
Per quanto riguarda la Euphon, anche in questo caso la determinazione dirigenziale individua la scadenza del 15/12/2000. Il visto della Ragioneria regionale porta la data dell'11/12/2000 ed anche qui la lettera di incarico è del 19/12/2000. I termini di consegna dello studio di fattibilità hanno pertanto dovuto subire uno slittamento. La consegna dello studio è infatti del 15/1/2001, prot. n. 1251. Nella determinazione era previsto un acconto di L. 80.000.000 all'inizio dello studio ed un saldo di L. 148.000.000 a studio terminato, previa verifica di conformità effettuata dal dirigente. La liquidazione è avvenuta il 30/1/2001 in un'unica "tranche" di L. 228.000.000, sulla fattura di pari importo acquisita agli atti il 22/1/2001, prot. n. 1997. La determinazione relativa all'acquisto dei servizi offerti dalla "Maurizio Costanzo Comunicazione" è del 14/12/2001 e riconosce un compenso di L. 150.000.000 da liquidarsi a prestazione avvenuta. Inizialmente, la scadenza era del 28/2/2001 successivamente è stata posticipata al 30/4/2001.
Successivamente, essendo variata la previsione della tempistica di consegna del lavoro, precedentemente specificata, e non essendo ancora disponibili le risultanze degli studi sul turismo, che avrebbero dovuto consentire di individuare un messaggio trainante per la comunicazione dell'intero settore, il contratto con la "Maurizio Costanzo Comunicazione" è stato rescisso consensualmente senza alcun onere a carico dell'Amministrazione regionale.
Da parte regionale è stato restituito anticipatamente l'utilizzo del canale satellitare ed è stato chiuso il rapporto in essere, senza contenzioso alcuno.
La società Telespazio ha riconosciuto che nulla le sarà dovuto per prenotazione e disponibilità futura del canale satellitare. Saranno a carico dell'Amministrazione regionale unicamente le prestazioni finalizzate alle prove tecniche occasionali effettuate.
In data 25/1/2001 è stato dato l'assenso regionale affinché la richiesta di autorizzazione all'Autorità per le garanzie delle comunicazioni fosse inoltrata alla società Accordo s.r.l., che si è attivata nei giorni immediatamente successivi. Nel frattempo, Telespazio nei primi giorni del 2001 ha iniziato le prove tecniche di trasmissioni del tutto occasionali e sperimentali, come consentito dal Regolamento concernente la diffusione via satellite dei programmi televisivi, approvato con delibera n. 127/2000.
Un approfondimento degli scenari che si sono configurati nel settore ha indotto in ulteriori riflessioni su quello che potrebbe essere un adeguato progetto di comunicazione e della promozione turistica, inducendo a rimandare ad un successivo momento l'assunzione di decisioni in merito.
Per le suddette ragioni, si è dovuto richiedere alla Arkon s.r.l. il ritiro delle istanze di autorizzazione per le trasmissioni satellitari all'Autorità per le garanzie delle comunicazioni, inoltrata tramite Accordo s.r.l., sulla quale l'Autorità stessa non si era ancora pronunciata. Tale istanza è stata infatti ritirata in data 11/4/2001. Questo al fine di consentire al Consiglio, che è stato investito con nostra lettera inviata al Presidente, di poter lavorare, analizzare e decidere in piena libertà senza scadenze che ne avrebbero definito e condizionato l'operato, in modo da poter affrontare senza strumentalizzazioni il tema della comunicazione innovativa attraverso il segnale digitale, nel modo più sereno e disponibile possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Ringrazio l'Assessore Racchelli per la sua disponibilità che ha permesso di ovviare - e lo voglio rimarcare ufficialmente - ad una lacuna che considero grave. Presento, pertanto ufficiale richiesta all'Ufficio di Presidenza affinché venga data la possibilità ai Consiglieri di essere informati ufficialmente, con atto scritto, riguardo alle interpellanze alle quali verrà data risposta nella seduta del Consiglio. Non è possibile non conoscere ufficialmente, almeno 24 ore prima, l'elenco delle interpellanze alle quali gli Assessori daranno risposta.
A parte questa precisazione, rinnovo il ringraziamento all'Assessore Racchelli, facendo alcune precisazioni.
Nella fase iniziale della polemica sulla TV satellitare il mio Gruppo aveva formulato alcune richieste, tra le quali il ritiro della deliberazione relativa. Non siamo certo al ritiro della delibera, ma mi sembra si stia tornando al punto di partenza: rimettere il progetto nelle mani del Presidente Ghigo per vedere quale percorso dovrà effettuare (se la Commissione - e quale - se la presentazione di un disegno di legge o quant'altro).
L'attuale situazione è dunque questa (e parto dall'elenco fatto dall'Assessore Racchelli): una segnalazione presentata alla Corte dei Conti per le spese effettuate ed un sequestro delle cassette televisive effettuato dalla Polizia postale, perché voglio ricordare che ci siamo trovati di fronte a trasmissioni abusive. C'è stato, cioè, un abusivismo televisivo da parte di società che avevano l'incarico dalla Regione Piemonte. Lascio ai colleghi a valutare la gravità dei fatti, anche perch sono già intervenuti gli organi preposti e - come ho detto - la Polizia postale ha sequestrato le cassette televisive. Mancano, invece, alcune risposte riguardo, per esempio, al luogo in cui sono state effettuate le prove; non si è mai saputo, almeno ufficialmente, dove sono state effettuate le prove televisive e chi le abbia autorizzate.
Oggi dobbiamo fare un passo indietro e tornare a quello che avrebbe dovuto essere il naturale percorso: investire il Consiglio di un progetto che io reputo interessante, perché, per certi versi, il futuro è nel satellitare; si tratta solo di recepire se il percorso in Consiglio e nelle Commissioni competenti e così di seguito, dove le opposizioni - parlo per il nostro Gruppo - potranno dare un contributo al fine di ottenere il risultato migliore.
Oggi abbiamo di fronte una cifra di L. 474.800.000, relativa al mese di gennaio (228.000.000 alla Euphon; 132.000.000 all'Arkon, di cui 92 già pagati; 96.000.000 alla Telespazio).
Voglio far rilevare, Assessore, che il 30 gennaio lei ha dichiarato leggo testualmente la sua dichiarazione: "Gli studi di fattibilità sono stati consegnati nei tempi stabiliti e quindi gli impegni sono stati rispettati come concordato". Mi fa piacere - e prendo per buona la sua ultima dichiarazione - che lei oggi abbia detto che, per una serie di motivi legati a determine e presentazione di documenti, gli studi di fattibilità sono stati presentati in data successiva. Prendo, dunque, per buona questa dichiarazione, facendo finta di non aver sentito quella ufficiale del 30 gennaio, che comunque è agli atti. Ma, al di là di questi fatti singolari, rimane un problema: ci sono 474.800.000 lire in cerca di autore, di responsabili, per capire come mai è stato speso questo denaro pubblico per un progetto che oggi torna al punto di partenza. Si affronterà il problema nelle sedi opportune, tutti potranno dare il proprio contributo, ma riguardo a questa spesa di 474.800.000 lire noi abbiamo presentato un esposto alla Corte dei Conti. Vedremo quale sarà il seguito.
La ringrazio, comunque, Assessore, per la possibilità che mi ha dato.


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 694 dei Consiglieri Papandrea e Contu inerente a "Il Biellese ancora escluso dai finanziamenti per il miglioramento del servizio pubblico ferroviario"


PRESIDENTE

Passiamo ancora ad esaminare l'interpellanza n. 694 presentata dai Consiglieri Papandrea e Contu, cui risponde l'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

In risposta all'interpellanza n. 694 dei Consiglieri Papandrea e Contu riguardante "Il Biellese ancora escluso dai finanziamenti per il miglioramento del servizio pubblico ferroviario" comunico quanto segue.
Come è stato comunicato anche alla Provincia di Biella, si fa presente per quanto riguarda le infrastrutture della linea Santhià - Biella Novara, che gli interventi di miglioramento e potenziamento già compresi nella bozza del Protocollo d'intesa fra il Ministero dei Trasporti e della Navigazione, FS S.p.A. e Regione Piemonte, approvata con DGR n. 13-29503 dell'1/3/2000, sono stati stralciati dal successivo accordo approvato con DGR n. 2-2254 del 19/2/2001, in quanto, su richiesta di FS, si sono considerati i soli interventi i cui finanziamenti sono già disponibili o sono in fase di acquisizione.
Nella prima bozza dell'Accordo di programma fra il Ministero dei Trasporti e della Navigazione, FS S.p.A. e Regione Piemonte, approvata con DGR n. 13-29503 dell'1/3/2000, erano compresi fra l'altro, in allegati 2 e 3, interventi per il potenziamento della linea Santhià - Biella - Novara.
In particolare, erano previsti: la realizzazione dell'ACEI di Biella l'adeguamento alla categoria C3 della tratta Novara - Casaleggio un nuovo posto d'incrocio a Carpignano Sesia un nuovo posto d'incrocio a Vergnasco.
Era stato inoltre stabilito che i passaggi a livello saranno oggetto di apposito Protocollo d'intesa.
Con DGR n. 2-2254 del 19/2/2001 - quindi abbastanza recentemente - è stato approvato il Protocollo d'intesa modificato come sopra descritto.
Ciò non toglie che la Regione ha sempre in evidenza successivi interventi, compresi quelli riguardanti la linea Santhià - Biella - Novara per i quali saranno presi ulteriori accordi con il Ministero e con FS.
Per quanto concerne il materiale rotabile, si ritiene che le nuove acquisizioni concordate con FS potranno soddisfare anche le esigenze rappresentate nella tratta Santhià - Biella - Novara, compatibilmente con i tempi comunicati dal Ministero per la consegna di tale materiale rotabile.
Come è noto, l'accordo che abbiamo stipulato con il Ministero e FS prevede la totale sostituzione dei treni e dei mezzi operanti in Regione Piemonte entro l'anno 2005, con ingressi cadenzati ogni anno. In teoria, se sarà rispettato tale protocollo, nel 2005 avremo carrozze e treni totalmente rinnovati sul territorio regionale, per cui saranno soddisfatte le esigenze di tutte le linee oggetto di servizio regionale dei trasporti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Dalla risposta dell'Assessore mi pare di comprendere che, al di là di questo ultimo aspetto, cioè del materiale rotabile, per il resto venga sostanzialmente confermato che su questa linea non ci sono finanziamenti quindi non sono previsti interventi su una linea sicuramente importante che rappresenta l'unica possibilità di collegamento di Biella con la rete ferroviaria nazionale. Credo che questo sia un fatto grave. Siamo una Regione che si vanta di voler mettere in campo un sistema ferroviario moderno, però prende in considerazione solo una linea, mentre se tutto il resto del Piemonte è arcaico non è assolutamente importante.
Le linee che effettivamente vengono utilizzate quotidianamente da molte persone vengono abbandonate. Tra l'altro, tutto ciò provoca un peggioramento significativo del servizio; mi è stato detto che negli ultimi tempi si sono accumulati molti ritardi su questa linea, addirittura treni che non sono mai arrivati, tutta una serie di problemi che portano spesso gli utenti ad abbandonare il treno, perché il treno può essere competitivo se ti dà un minimo di certezza. Se invece si viaggia male e con orari incerti o addirittura, in qualche caso, con l'incertezza sull'esistenza del treno stesso, credo che diventi difficile qualificare questo servizio.
Questo problema l'abbiamo posto molte volte. Noi abbiamo sempre detto che c'era una priorità per rendere moderna questa Regione ed era quella di non appaltare immensi lavori per un'unica linea. Infatti, la cosiddetta Alta Velocità non si sa bene quando vedrà la luce definitivamente e vedrà viaggiare dei treni non strettamente necessari, perché un conto è il trasporto merci, altro conto è il trasporto passeggeri, in quanto credo viaggi sicuramente più gente tra Biella e Chivasso che fra Torino e Lione: eppure, su quello si investe massicciamente! Per noi questa è una scelta grave e soprattutto mi pare negativo che la Giunta registri tutto questo! Non solo lo registra, ma alle spalle c'è la volontà politica di questa Giunta di non occuparsi seriamente delle linee ferroviarie che dovrebbero essere di propria maggiore competenza: non lo fa e quindi si presenta in aula con una risposta che dice che questi soldi non ci sono, sono stati stralciati, chissà quando arriveranno! Però, per gli utenti obbligati quotidianamente ad utilizzare queste linee, questi problemi rimangono, perché l'assenza di ammodernamento è una delle cause del fatto che questa linea funziona sempre peggio. Purtroppo non è l'unica! In questo caso, non si può dire "mal comune mezzo gaudio", perché non siamo affatto contenti! Il dramma è che questa è una questione piemontese in modo diffuso ed è la conseguenza di un'errata politica della Giunta. Non ho visto la stessa passione da parte della Giunta in tutti i momenti in cui si trattava di costruire qualcosa di nuovo, dall'Alta Velocità all'autostrada che deve collegare Cuneo con Asti, in cui contro la minaccia di mancanza di finanziamenti c'è stata una levata di scudi fortissima. Invece si prende atto di queste questioni un po' burocraticamente, punto e basta! Questo segnala il tipo di sensibilità e di politica dei trasporti di questa Giunta. Per cui siamo completamente insoddisfatti della risposta che purtroppo conferma esattamente quanto contenuto nell'interpellanza.



PRESIDENTE

A questo punto, abbiamo esaurito il tempo dedicato alle interrogazioni e alle interpellanze.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 285 inerente a "Adesione e partecipazione all'iniziativa 'In marcia per il Tibet'"


PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 285, presentato dai Consiglieri Mellano, Leo e Marcenaro.



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

Si può avere il testo di questo ordine del giorno?



PRESIDENTE

Dovrebbe esservi già stato distribuito, comunque gliene facciamo una copia ulteriore, Consigliere Papandrea.



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

Quando è stato distribuito?



PRESIDENTE

All'inizio della seduta, colleghi; vi viene distribuito...



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, mi spiace.



PRESIDENTE

In tutte le sedute alle ore 10.00 viene distribuito il materiale relativo alla seduta in corso. Se non è stato distribuito, vi prego di segnalarmelo, perché è una mancanza del personale e della Presidenza, alla quale senz'altro porrò rimedio. Però mi risulta che sia stato distribuito.
A questo punto, non essendovi interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 285, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale ribadendo l'impegno espresso nell'ordine del giorno n. 112, approvato all'unanimità nella seduta del 5 dicembre 2000 ed avente per oggetto 'Riconoscimento dei diritti del popolo tibetano' salutando e ringraziando i trentacinque Comuni e le due Province piemontesi che hanno già aderito alla campagna europea 'Una bandiera per uno status di piena autonomia per il Tibet' valutata l'iniziativa 'In marcia per il Tibet' (da Bologna a Firenze, dal 30 giugno al 6 luglio) organizzata da varie associazioni per sostenere la causa tibetana considerato che gli obiettivi dell'iniziativa sono: 'rivendicare libertà e giustizia per un popolo oppresso da una feroce dittatura', 'affermare il suo diritto all'autodeterminazione', 'esprimere solidarietà alla lotta nonviolenta dei tibetani', 'chiedere alle istituzioni di intervenire con il Governo di Pechino affinché questi apra immediatamente negoziati con il Dalai Lama ed il suo Governo in esilio' visto che all'iniziativa hanno già aderito esuli e profughi tibetani assieme a personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, politici ed amministratori locali, laici e religiosi decide di aderire all'iniziativa 'In marcia per il Tibet' e di parteciparvi con una propria delegazione ufficiale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame disegno di legge n. 132 (ex disegno di legge n. 552): "Autorizzazione, limiti e condizioni per conferimenti in conto capitale in società partecipate in liquidazione"


PRESIDENTE

A questo punto, possiamo passare all'esame del disegno di legge n. 132 di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi, relatore

Signor Presidente e colleghi, la I Commissione ha approvato nella seduta di venerdì 17 novembre c.a. - in allora, adesso ovviamente significa 2000 - il disegno di legge relativo all'autorizzazione, limiti e condizioni per conferimenti in conto capitale in società partecipate in liquidazione.
Il provvedimento in esame è la riassunzione del disegno di legge che ha esaurito la fase referente nella precedente legislatura. Il disegno di legge in oggetto ha richiesto un'attenta ed approfondita analisi del testo a cui sono state dedicate numerose sedute di Commissione.
L'art. 2 del disegno di legge, che disciplina l'intervento di ripiano nelle sue modalità operative, è stato riformulato nel comma 2, prevedendo che in casi eccezionali possano essere autorizzati, previo parere della Commissione consiliare competente, ulteriori conferimenti, a condizione che il loro importo non superi il 30% dei medesimi.
Anche il comma 1 dell'art. 3 è stato riscritto prevedendo che la Giunta regionale, verificate le condizioni e nel rispetto dei limiti dell'art. 2 decide, acquisiti i necessari elementi conoscitivi e valutativi, se effettuare i conferimenti, stabilendone l'ammontare.
L'art. 5, in merito alle disposizioni finanziarie, autorizza la spesa per l'esercizio 2000, quantificata in 500 milioni. Se ricordo bene, c'è un emendamento che sostituisce 500 milioni con 100 milioni, emendamento presentato dalla Giunta. Tale emendamento verrà discusso successivamente: lo dico solo affinché non ci si fossilizzi sui 500 milioni indicati nella relazione, la quale è stata stilata lo scorso anno non appena il testo fu licenziato dalla I Commissione. All'onere relativo si provvede mediante istituzione dello stato di previsione della spesa, in termini di competenza e di cassa, per l'anno finanziario 2000, di apposito capitolo denominato "Oneri relativi a conferimenti in conto capitale in società partecipate in liquidazione", con dotazione di pari importo. La copertura viene assicurata mediante contestuale riduzione delle somme iscritte al capitolo 27170 del bilancio di previsione 2000. Agli oneri che, per effetto dell'esercizio della facoltà di cui all'art. 3, dovessero eventualmente derivare a carico degli esercizi successivi, si farà fronte in sede di predisposizione dei relativi bilanci.
La I Commissione consiliare ha licenziato a maggioranza il testo del disegno di legge e lo ha rimesso all'aula per la sua approvazione.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, ci accingiamo a discutere ed approvare un provvedimento che solo in apparenza sembra essere una "sistemazione procedurale amministrativa", ma che, in realtà, ha dei contenuti e dei riflessi rilevanti. Così come impostato, mi pare che il provvedimento, da un lato favorisca forme di deresponsabilizzazione dei nostri amministratori, di coloro che, in qualche modo, come Consiglio regionale, deleghiamo a rappresentare la Regione nelle società partecipate; dall'altro lato, mi sembra che ampliare e generalizzare il provvedimento, e non concentrarlo sulle tre situazioni specifiche in sofferenza, significhi compiere un atto troppo "blando" - non saprei come definirlo in altra forma - rispetto alla pluralità delle nostre partecipazioni.
Sarebbe pertanto opportuno concentrarci sulle tre società che in effetti sono in sofferenza. Tra l'altro, anche lì ci sono delle anomalie oppure delle considerazioni strane. Per esempio, per quanto riguarda il BIC Piemonte, sul quale facciamo l'operazione di intervento, parallelamente l'Assessore Pichetto, non più tardi di tre settimane fa, rilasciando una dichiarazione al giornale, parlava dell'apertura del BIC a Verbania.
Vorremmo capire: da un lato, si chiude un'esperienza, certamente sfortunata e con tanti limiti del BIC Piemonte, e in questo caso facciamo un'operazione anche finanziaria di una certa consistenza; dall'altro lato vi è l'apertura di un medesimo meccanismo, Business Innovation Center, con una logica analoga, che potrebbe nuovamente determinare, se non governato con particolare attenzione, i problemi che il BIC Piemonte ha avuto negli anni passati.
Occorrerebbe, in qualche modo, attuare una strategia, altrimenti, da un lato, c'è la libera operatività degli Assessori e, dall'altro lato, c'è l'operatività di ripianamento delle situazioni di sofferenza.
Occorre, quindi, superare la logica, puramente amministrativa ed eccezionale, che il provvedimento tenta di mantenere, e collocarlo nella strategia che la Regione tenta di seguire in questa materia.
Ho presentato degli emendamenti sui quali interverrò volta per volta per illustrarli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anche il nostro Gruppo ha espresso perplessità sul provvedimento che contiene i limiti già illustrati dal Consigliere Tapparo.
Il provvedimento è giunto con certe caratteristiche, poi è stato "generalizzato" nel corso della discussione. Quindi, diventa anche un provvedimento diverso per caratteristiche rispetto al precedente limitato ad un certo numero di situazioni.
Il secondo aspetto che vorrei evidenziare è che da anni, fin dai primi anni in cui si è insediata questa Giunta, esiste il problema del riordino delle società partecipate. Questo problema continua ad essere rinviato, si continua ad operare con provvedimenti specifici e anche quest'ultimo in qualche modo prosegue sulla stessa strada, perché, pur avendo un impianto generale, tende a non entrare nel merito delle scelte, partecipata per partecipata, da compiere per capire se la Regione deve continuare a partecipare con il proprio capitale.
E' una discussione che, a mio avviso, è necessaria e dovrebbe svolgersi prima di esaminare il provvedimento in oggetto.
Inoltre, è necessario valutare se sia il caso che la Regione mantenga la partecipazione in tutte quelle società o, viceversa, modifichi tale situazione.
Il nostro voto al disegno di legge sarà negativo, anche se siamo interessati a seguire il dibattito che si svolgerà sugli emendamenti presentati dal Consigliere Tapparo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Anche il Gruppo dei Comunisti Italiani esprime parere negativo su questo provvedimento sia per l'implicita deresponsabilizzazione dei nostri amministratori, come ricordava il collega Tapparo, sia perché nel campo delle partecipate da anni attendiamo una politica che determini un nuovo assetto delle stesse e una nuova scelta politica.
Mi sembra che, recentemente, il Presidente Ghigo abbia anche trasferito questa competenza. Mi chiedo se non sia il caso, vista la riassegnazione di competenze, di prenderci un po' di tempo per un riordino complessivo della politica delle partecipate. Dopodiché continuare la discussione su questo disegno di legge che, a rigore, dovrebbe essere, a questo punto sospesa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Il disegno di legge in discussione ha avuto una sorte abbastanza controversa. Non solo è passato da ben tre Assessori, ma ha anche avuto un iter di discussione in Commissione particolarmente accidentato. Diverse versioni e relazioni lo hanno reso, progressivamente, un provvedimento di carattere "generale", quasi sistemico, mentre invece, per la sua logica e finalità, dovrebbe essere una "legge-provvedimento".
Già nella scorsa seduta, riprendendo una serie di osservazioni mosse in Commissione insieme ad altri colleghi - alcuni dei quali anche di maggioranza - ho presentato una serie di emendamenti, che ha, in primo luogo, l'intento di riportare il disegno di legge alla sua finalità originaria, cioè quello di intervenire su situazioni specifiche e ben individuate e, in secondo luogo, quello di impedire che questa diventi "legge di sistema", autorizzando il conferimento in conto capitale a società partecipate in liquidazione, di fatto, quindi "bypassando" ogni passaggio consiliare e presentando, secondo me, anomalie e vere e proprie illegittimità di carattere statutario.
La questione - probabilmente lo sentiremo dire dall'Assessore - è molto più circoscritta: non serve emanare una legge che consenta di pescare, in un capitolo istituito ad hoc, le somme necessarie alla liquidazione di società (che in questo momento non sono neppure individuate), ma serve invece, uno stanziamento preciso. Non serve l'istituzione di un capitolo per tre - ora sembra due - società in liquidazione, per cui la Regione deve fare fronte all'esigenza del proprio indebitamento e quorum complessivo della società anche per quote superiori a quello della partecipazione azionaria della Regione nelle società stesse. Punto e basta.
Di questo provvedimento dobbiamo parlare e a questo ambito lo dobbiamo circoscrivere.
Un altro discorso - ma non lo si può fare, a questo punto, per il disegno di legge n. 132 - è la questione della galassia delle società partecipate e controllate dalla Regione. Mi sembra che, su questo punto specifico, ci sia stata un'assenza di governo e di politica di governo. La situazione è esattamente come un anno fa - cioè pessima - e sfugge, con ogni evidenza, anche al controllo e alla contezza degli Assessori chiamati ad occuparsene. Forse, a partire da questo provvedimento così circoscritto possiamo, in Commissione Bilancio, inaugurare una stagione di esame più articolata. Soprattutto, possiamo tentare di inaugurare una stagione in cui, ogni volta, non si discuta di partecipate semplicemente per deliberare aumenti di capitale - com'è successo - per fare fronte all'indebitamento conferimento in conto capitale per favorirne la liquidazione, ma si possa anche discutere dell'interesse strategico della Regione in queste partecipazioni societarie. Un interesse strategico circoscritto a pochissimi casi, visto che, come tutti ormai sanno, l'istituzione di società o la partecipazione della Regione a società non ha quasi mai rispecchiato un interesse strategico della Regione, ma ha quasi sempre rispecchiato - o rispettato, a volte - un criterio contabile: se c'erano i soldi per partecipare, si mettevano, se non c'erano i soldi per mandarle avanti, si chiudevano. Si chiudevano, però, con particolare fatica: in un caso, una società era in liquidazione dal 1983.
Forse dovremmo iniziare a parlare in modo diverso delle società partecipate. Spero che l'Assessore (come peraltro ha concordato con i presentatori degli emendamenti, o almeno con alcuni di essi) voglia circoscrivere - accettando alcuni emendamenti - la portata di questo disegno di legge e magari annunciare, se vuole, che su questa partita delle partecipate iniziamo a lavorare e a riformare qualcosa, senza comportarci come un azionista cieco che interviene solo quando si creano buchi che non possono essere altrimenti finanziati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Anch'io intendo manifestare delle perplessità relativamente a questo disegno di legge. Peraltro, gran parte delle considerazioni che vorrei fare sono già state fatte.
Come si evince dalla lettura degli emendamenti presentati, mi sembra che ci accingiamo ad affrontare un numero "limitato" di problemi se pensiamo all'insieme dei problemi relativi alle società partecipate della Regione Piemonte.
Partendo da una situazione già "limitata", inoltre, predisponiamo un disegno di legge che propone una sorta di "ripianamento generalizzato".
Facendo ciò, apriamo la strada alla possibilità che, in futuro, si creino ulteriori situazioni come queste: gli amministratori saprebbero che comunque, qualora si verificassero problemi gestionali, la Regione sarebbe in grado di intervenire ripianando gli errori commessi nella gestione delle società. Che di errori si possa parlare, credo si evinca dallo stesso testo del disegno di legge: laddove il disegno di legge prevede formule di esclusione per gli amministratori che hanno gestito le società portandole al dissesto finanziario, la Regione si tutela attraverso formule di garanzia contro i problemi di "mala gestione" o di dissesto finanziario.
Di fronte ad una situazione di "mala gestione" che rende necessario ripianare i bilanci, invece di elencare ed affrontare i problemi per quello che sono, pensiamo ad una norma legislativa che è, in realtà, una specie di "ripianamento generalizzato", valevole per ora e per il futuro. Una norma che, con il tempo, può escludere la necessità del parere del Consiglio regionale.
Da parte del Gruppo dei Verdi, quindi, in linea di principio non pu che esserci parere negativo relativamente a questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Di questo disegno di legge si è parlato a lungo in sede di Commissione.
E' stata mantenuta, però, una formulazione che non ci convince e, se non interverranno significative modifiche, non potremo che mantenere un atteggiamento nettamente contrario.
In parte è già stato detto dai Consiglieri Palma e Moriconi, che mi hanno preceduto con i loro interventi: con questo disegno di legge il Consiglio regionale e la Regione si mettono nella condizione di fronteggiare con il patrimonio regionale i debiti insolvibili di società nelle quali la Regione ha una presenza, con questo mallevando gli amministratori (peraltro nominati dalla stessa Regione) dalle loro responsabilità patrimoniali ed anche dalle conseguenze civili e penali che in conseguenza di questa gestione, finirebbero per ricadere sull'Amministrazione regionale.
Invito l'Assessore Burzi a riflettere sull'inopportunità di mantenere in piedi un provvedimento di tipo generalizzato, anche perché l'esistenza di una condizione che impegna la Regione ad intervenire finanziariamente per evitare situazioni di dissesto pone quelle società che hanno una partecipazione regionale al di fuori di un regime di normalità, concorrenza e pari dignità rispetto alle altre società. E' già discutibile il fatto che la Regione debba intervenire in operazioni di tipo economico-commerciale se non all'interno di definite finalità, ma quando si creano delle Società per Azioni, queste devono sottostare unicamente al principio del Codice Civile e delle norme che regolano finanziariamente l'esercizio delle attività imprenditoriali. Se esistono, poi, situazioni all'interno delle quali gli interessi pubblici sono particolarmente posti a rischio, allora questi si rilevano non dalla dimensione finanziaria, ma da un dibattito che riguardi le caratteristiche di quell'Ente pubblico. Può anche darsi che per ragioni di interesse generale, si debba evitare il fallimento di un'azienda, si debba operare con aggiunte di capitale, si debbano sottoscrivere degli aumenti di capitale, ma abbiamo tutti gli strumenti per gestire queste iniziative e responsabilità della Regione-imprenditore all'interno del quadro che regola il comportamento di tutti gli imprenditori, essendo la Regione ammissibile anche come tale.
Assessore Burzi, un'operazione di questo genere richiama anche una grande offesa ai principi del liberalismo e della libera impresa, perch da un lato, abbiamo le libere e "dannate" imprese dove gli amministratori rispondono in proprio e penalmente del capitale e, dall'altro, abbiamo le "fortunate" imprese che, grazie alla partecipazione regionale, sono in grado di innescare un procedimento attraverso il quale l'amministratore che probabilmente sarà stato pagato a termine di tariffe previste nelle società, è mallevato dalla responsabilità che gli compete. Non solo, è mallevato anche da quella specie, non dico di castigo o penalità, ma di sanzione morale, che è quella di non essere riproponibile per esercitare un'attività nella quale ha male operato, causando danni alla Regione.
Pur con i suoi limiti, sarebbe stato accettabile un discorso che non fosse reso maggiormente preoccupante dal fatto che si deve prevedere un'amnistia nel termine dei cinque anni, per cui l'amministratore responsabile di un'iniziativa imprenditoriale, che ha causato perdite e danni, dopo cinque anni può tornare ad essere un amministratore della Regione.
Abbiamo presentato un emendamento affinché il danno sia contenuto dal fatto che, chi ha creato o si è indotto in un genere di responsabilità di questa natura, non possa più appartenere all'Albo (che dovrebbe essere particolarmente curato) di coloro che possono amministrare per conto dell'Ente regionale.
Vedremo quale sarà l'esito del dibattito, ma riteniamo che situazioni di questo genere potrebbero essere valutate di volta in volta, così come è stato fatto nei primi venticinque anni di vita della Regione, dove le situazioni problematiche sono state affrontate con i provvedimenti che la Regione ha ritenuto eccezionalmente di assumere.
Cosa cambia, Assessore Burzi? In questi venticinque anni quali sono stati gli elementi che hanno determinato una riduzione del normale corso dell'attività amministrativa ed imprenditoriale nella quale era impegnata la Regione? Non è successo niente! Questo mi sembra un elemento in controtendenza rispetto al principio dell'autonomia e della responsabilità e potrebbe diventare il principio di un legame - ma non voglio approfondire il concetto, lo accenno soltanto - di particolare solidarietà tra chi nomina per conto della Regione e chi è nominato. Chi è nominato, essendo un elemento aggiuntivo rispetto all'attribuzione dei compensi ed altro essendo mallevato in termini di responsabilità e nel caso debba incorrere nella sanzione definitiva di non poter salvare l'azienda, sia richiamato soltanto parzialmente con una sanzione a termine di alcuni anni nell'ambito dei quali non può essere rinnovato come amministratore. Non ci sembra che questo provvedimento, così com'è formulato, al di là di un principio che può anche essere accolto nella nostra legislazione, collochi nel dovuto rilievo gli interessi della Regione nei confronti degli amministratori e delle società partecipate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Pierluigi

Vorrei precisare, sulla base di quanto ha detto il collega Riba, che non è che per venticinque anni si sia andati in una direzione ed oggi la si cambi. Stiamo prendendo in esame delle società che sono nate e sono state poste in liquidazione in quei famosi venticinque anni.
Il momento critico che ha portato alla formulazione di questa legge si è verificato in due società (tre, ma una è stata chiusa nei giorni scorsi): una, in liquidazione dal 1983 (non credo ci fosse questa Giunta in tale anno); l'altra, in liquidazione dal 1990 (altrettanto non mi risulta che ci fosse questa Giunta). E' sicuramente una situazione incancrenita...



RIBA Lido

Hai proprio citato il periodo in cui il collega Gallarini era Assessore al bilancio!



MARENGO Pierluigi

Ma non c'era questa Giunta! Nel 1990 c'è stata la messa in liquidazione della seconda di queste società, quindi non si tratta di un fatto straordinario. E' un fatto che va ad incidere su due situazioni incancrenite, che vanno avanti nel tempo, che hanno generato disagi nei confronti di quei terzi che hanno dato credito a questa società, in quanto sì, società di diritto privato, ma partecipate (specialmente una) esclusivamente da Enti pubblici.
Stiamo parlando di società che hanno una partecipazione al capitale sociale esclusivamente pubblica. Si tratta, dunque, di andarle a definire.
Il vero nodo, il vero dibattito è di altra natura. Ha senso, o meno mandare davanti al Giudice fallimentare delle società che in essere hanno dato un certo credito sui mercati, per la compagine societaria che avevano? Questo è il vero nodo sul quale occorre sviluppare un dibattito, ma questo non è un problema della Regione Piemonte: è un problema dello Stato italiano, della Regione Lombardia piuttosto che della Regione Emilia Romagna. E' il grande problema se, laddove c'è il pubblico nella compagine si possa ipotizzare la procedura fallimentare o il pubblico non debba intervenire per il ripianamento. Questo è un dibattito lungo, che va avanti da anni, che non ha colore, non è né di destra né di sinistra. Forse sarebbe opportuno assumere una determinazione finale per le situazioni che potranno arrivare in futuro.
Oggi abbiamo queste due situazioni da chiudere; questa legge serve a chiudere. Anch'io non sono assolutamente convinto della formulazione di questa legge, tant'è che insieme ai colleghi Palma, Mellano ed Enrico Costa, abbiamo presentato degli emendamenti per trasformare questa legge da una legge generale, da uno strumento di libero intervento, in uno strumento finalizzato a due situazioni ben specifiche, inserendo nel testo di legge nome e cognome delle società su cui si va ad intervenire. Questo è il primo emendamento.
E' chiaro che, a coda di questo emendamento, ne abbiamo presentati altri, poiché diversamente sarebbe potuto sembrare contraddittorio.
Sul punto, invece, della responsabilità degli amministratori, avevo presentato un emendamento dove prevedevo che chiunque avesse fatto parte del Consiglio di amministrazione non potesse più essere rieletto modificando il testo di legge iniziale che diceva che non potevano più essere rieletti "coloro che hanno concorso al dissesto". La valutazione su "coloro che hanno concorso al dissesto" compete alla Magistratura, non pu certo competere all'Assessore Burzi o alla Giunta, perché, per quanto potente, l'Assessore Burzi fino a tanto non può arrivare. Quindi, quella dicitura, così com'era scritta, sicuramente non poteva essere accettata.
Mi sono inoltre posto il seguente problema: come facciamo a prevedere che - "sic et simpliciter" - ci sia l'ineleggibilità per coloro che sono stati amministratori? Io posso essere stato nominato amministratore in pieno dissesto e, dunque, non avere assolutamente colpe; magari, essendo stato l'ultimo, ho pure rimediato, in parte, a tale dissesto.
Di conseguenza, diventava una norma oggettivamente ai limiti della legittimità (e soggettivamente da me ritenuta illegittima, anche se l'ho scritta). E infatti, nella rilettura di questo emendamento, abbiamo provveduto a scriverne un altro, togliendo completamente quell'articolo.
Perché? Perché, tra l'altro, avendo dato nome e cognome a queste due società, stiamo parlando di due società i cui amministratori non sono più amministratori nell'una da diciassette-diciotto anni e nell'altra da dieci anni. Stiamo quindi parlando di eventuali responsabilità che ormai ricadono adesso non ho i termini, non li conosco perché non è mia materia nell'ambito delle prescrizioni finanche di natura penale su eventuali ipotesi di reato.
A questo punto, credo che con questi emendamenti la legge cambi e di molto. Accettata la logica che queste due società non devono e non possono fallire per il credo che hanno dato quando erano operative rispetto a terzi, ritengo sia una legge assolutamente accettabile e che rientri pienamente nel concetto di andare a chiudere situazioni comunque incancrenite, che non ha più senso che la Regione porti avanti, quali Promark ed EC-BIC. Quindi, non riesco a vedere tutte le preoccupazioni che ho sentito in questo dibattito.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Intervengo dopo l'intervento del Consigliere Marengo, perché mi ha chiarito le idee sulla portata di questa legge (non l'ho seguita in Commissione e le ho dato uno sguardo sommario in questo momento).
Pongo una prima questione all'Assessore: stiamo parlando di partecipate, all'interno delle quali, nel corso degli anni, il Consiglio regionale ha espresso propri rappresentanti. Nel frattempo, si sono verificate determinate vicende societarie, che hanno portato ad una situazione di messa in liquidazione di tali società partecipate.
Risultano, anche rispetto alle società indicate negli emendamenti e che vedremo successivamente, atti concreti di Commissioni di indagine da parte della Regione Piemonte, cioè da parte del Consiglio regionale che ha espresso propri rappresentanti all'interno di quelle partecipate? Mi spiego meglio. Ci sono atti di sindacato ispettivo che possono aver ricostruito storicamente la vicenda e quindi individuato eventuali responsabilità dirette? Questa è la prima domanda.
Seconda questione. Questa legge mette tutte le vicende societarie sullo stesso piano. Noi emaniamo una legge di impostazione generale, una sorta di sanatoria che annulla le responsabilità e dà copertura finanziaria prestando attenzione all'aspetto di credito, e che malleva, probabilmente gli attori da ambiti di responsabilità che pure sono individuabili; quindi questo aspetto, secondo me, va assolutamente ridefinito nell'impostazione della legge.
Metto anche in discussione l'eventuale competenza del Consiglio regionale - è la terza questione che pongo - sulla legittimità dell'atto nel senso che mi pare di comprendere che si tratta di dare risposta a dei creditori nell'ambito di un percorso di liquidazione societaria che espone chi? La domanda è: per il fatto che il Consiglio regionale ha espresso i propri rappresentanti, le responsabilità sono dell'Ente pubblico, cioè della Regione, o esistono responsabilità dirette da parte del rappresentante? E cosa copre questa legge? O perlomeno: si apre un diritto di rivalsa? Voglio comprendere bene i meccanismi, perché forse non ho inteso bene.
Condivido gli interventi svolti da coloro che mi hanno preceduto sul fatto che sia più opportuno intervenire caso per caso, attraverso una modalità che mi sembra sufficientemente definita anche dai regolamenti che pure esistono e che definiscono le questioni delle partecipazioni pubbliche (rispetto a questo il Codice Civile è sovrano).
Vorrei comprendere meglio questo aspetto che mi sembra molto vago, cioè questa legge mi sembra onnicomprensiva, mette tutte le vicende societarie le società partecipate che incappano in situazioni come queste, sullo stesso piano. Sicuramente occorre operare dei distinguo e verificare caso per caso.



PRESIDENTE

Ha ora la parola per la replica l'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore alle finanze

Gli interventi succedutisi sono ricchi nell'ambito di una discussione generale, ma peraltro - lo hanno ricordato alcuni colleghi intervenuti nell'ambito di una legge che ha certamente tra le sue caratteristiche quella di aver occupato molto tempo, soprattutto in Commissione, per la discussione della stessa, quindi probabilmente è utile che ne vengano fatte delle ricapitolazioni e delle considerazioni in qualche modo finali.
Vengo agli esiti positivi, perlomeno per la parte di mia competenza, ma vorrei anche non trascurare alcuni passi che trovo invece contraddittori nell'ambito degli interventi che si sono succeduti oggi.
Ho già esaminato - come è stato ricordato nel corso della passata sessione - buona parte degli emendamenti pervenuti e non ho alcuna difficoltà a convenire, fermo restando lo spirito per il quale la Giunta conviene, su quelli presentati dai colleghi Palma, Mellano, Costa Enrico e Marengo, buona parte dei quali riassumono alcuni interventi del collega Tapparo, che mi spiace in questo momento non vedere in aula, anche perch il suo, all'inizio della sessione, è stato un intervento particolarmente interessante; parte degli stessi emendamenti su cui la Giunta conviene coprono anche emendamenti provenienti da altri componenti della minoranza (ne cito uno specifico firmato dai colleghi Riba, Ronzani e Manica).
Faccio questa anticipazione per dire che in maniera molto laica (dopo entrerò anche nelle differenziazioni) mi pare utile che questa legge diventi una legge-provvedimento, non perché io disconosca a priori - e lo dirò in conclusione - l'utilità che ci sia una legge-quadro, ma semplicemente perché constato in maniera molto semplice che questa, come legge-quadro, oggi non troverebbe, con motivazioni molto diversificate attuazione (evidentemente sono particolarmente attento alle esigenze che mi sono o più vicine, perché vengono dalla mia maggioranza, o a quelle sulle cui finalità convengo, e in questo senso ho alluso agli emendamenti suggeriti dai colleghi Mellano e Palma e, in buona parte, anche dal collega Tapparo).
Quindi, molto velocemente, modifichiamo l'art. 1 accogliendo, ne cito uno per tutti, un emendamento che definisce per nome e cognome le società che hanno diritto alle conseguenze che la legge espone, e che sono tre: la PAPAC, la EC-BIC e la Promark; le lascerei tutte e tre, nonostante che le informazioni di cui sono in possesso mi dicano che, per quanto riguarda la PAPAC, il discorso si sia comunque estinto; ma, nel dubbio, lascerei per abbondanza, qualora invece alcuni esiti ulteriori necessitassero.
Dando quindi alla legge la finalità di un provvedimento, ne deriva, di conseguenza, l'accettazione di una serie di emendamenti: cito fra gli altri l'abolizione del comma 2 dell'art. 2, perché non c'è più bisogno di definire dei casi eccezionali avendo definito qui la puntualità del caso un emendamento all'art. 2, comma 1, in cui si specificano i conferimenti che qui sono destinati in maniera mirata, quindi si toglie una definizione che, a questo punto, diventa superflua. Condivido l'abrogazione totale dell'art. 4 sull'ineleggibilità. Lasciamo evidentemente l'art. 5 come copertura finanziaria, che, occhio e croce, è pure ridondante, stanti le necessità che abbiamo messo in indirizzo, ma preferisco avere un'abbondanza di stanziamento non facendone fronte, non utilizzando, piuttosto che avere un emendamento inutilmente riduttivo che magari obbligherebbe poi la Giunta a venire a chiedere nuovi stanziamenti qualora le necessità fossero invece diverse.
Con tutto ciò l'abbiamo trasformata in legge-provvedimento.
Peraltro, non posso esimermi dal dire che alcuni interventi, alcuni dubbi, espressi essenzialmente dal collega Riba, che peraltro li aveva già espressi in maniera altrettanto evidente nelle sedi di Commissione a cui io stesso ho partecipato e in qualche modo ripresi dal collega Contu, hanno il dono di essere talmente provocatori dall'avermi fatto riflettere che forse era bene non aderire, perché io aderisco alla logica molto laica di far diventare provvedimento ciò che voleva avere l'ambizione di essere legge quadro, ripeto, non perché non condivida il discorso delle leggi-quadro altrimenti qui ci dovremmo mettere, e non mi pare la sede e neanche l'ora a discutere delle leggi-delega. Alcuni degli ultimi governi hanno, a mio avviso, utilmente proposto e ricevuto deleghe significativamente più ampie per ampiezza di stanziamenti, di quanto qui si volesse richiedere. Non ho dubbi per lo scopo semplicemente di evitare il ruolo dell'Ente come socio perché qui la Regione agisce come socio, e se agisce come socio significa che in un momento variabile tra il 1970 e ieri, secondo provvedimenti idonei, si è deciso, in maniera legittima, e seguendo idonei provvedimenti amministrativi, di partecipare ad iniziative come socio a vario titolo.
Avviene nell'ambito della vita delle società che non tutto fili secondo ci che il motivo fondante ha previsto; credo che sia ineludibile che il socio eserciti, secondo i tempi che la vita delle società richiede, la propria legittima autonomia di socio. Talora accade poiché i tempi della definizione dell'azione del socio, essendo regolamentata dal Consiglio sono talora un po' più lenti di quanto la vita delle società potrebbe richiedere. Il tema della lentezza del processo legislativo del Consiglio regionale è noto. Credo che l'ex Presidente Violante l'avrebbe autorevolmente chiamato della "democrazia decidente": buon Dio, quanto ne siamo lontani! Invito tutti i colleghi a riflettere su questo, anche e soprattutto coloro che ben più di me sono vicini alla cultura politica non solo da ieri espressa dall'autorevole Presidente Violante; qui di "democrazia decidente", nell'ambito del Consiglio regionale, non so di altri Consigli ne vedo solamente l'ombra.
Nessuna volontà di dare delle malleve che comunque non sarebbero conferibili, poiché credo che, qualunque fosse la definizione in termini di stanziamenti di cui la Regione potesse disporre, nulla toglierebbe la responsabilità in sede civile; non voglio neanche alludere a quelle eventualmente in sede penale, che i singoli nominati, nella loro autonomia in funzione della loro attività, potessero aver maturato.
Quindi, la trasformiamo in legge-provvedimento.
Riprendo un tema toccato dal Consigliere Papandrea. Ho la doverosa ambizione di avere un quadro più completo, e questo è un punto molto specifico delle partecipate in senso lato. Credo che il fatto che finora non sia stato molto semplice procedere non solo in questa legislatura, ma anche nelle precedenti, non possa che connotare l'oggettiva complessità di agire su un quadro complesso e che si è andato formando nel corso delle legislature. Chi si occupa di partecipate a qualunque titolo e per qualunque periodo, sa che la modifica del quadro delle stesse è difficilissimo da qualunque punto o da qualunque pulpito; ciò nondimeno c'è l'impegno a riferire in breve sul quadro completo e a procedere ove possibile a delle generalizzazioni, perché le generalizzazioni non credo attengano a statalismo puro. Per me il ruolo della Regione, nell'area delle partecipate, tendenzialmente dovrebbe essere pari a zero o ridursi a quello che lo spirito degli Enti strumentali prevede, e quindi avviare dei processi senza il denaro pubblico difficilmente più avviabili. Certamente la direzione delle partecipate e dell'Ente Regione non è questa, come non lo è di tanti altri Enti.
Non ho l'ambizione di riuscire a risolvere il problema, ma certamente a provare ad affrontarlo, secondo una visione completa, nel dibattito tra maggioranza e minoranza. Questa non la vedo soltanto come ambizione, ma anche come impegno.
Quindi, riassumendo, accetto il primo emendamento, che comunque la Presidenza avrebbe posto in discussione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Scusi, Assessore, è arrivato in questo momento un emendamento interamente soppressivo dell'art. 1.
Quindi, tanto per intenderci, accetta il secondo?



BURZI Angelo, Assessore alle finanze

Accetto quello che ha come firmatari Carmelo Palma, Mellano, ecc.
Questo emendamento è totalmente identico ad un emendamento suggerito...



BURZI Angelo, Assessore alle finanze

CONTU Mario (fuori microfono)



BURZI Angelo, Assessore alle finanze

Però, scusi, Assessore, man mano che discutiamo...



BURZI Angelo, Assessore alle finanze

Sì, ma volevo solo darle il quadro, perché ci sarà anche un problema di cui davo volentieri delega - tra l'altro, se la sarebbe presa - alla Presidenza del Consiglio, per poi uniformare la logica legislativa.
Partendo dal dare indirizzo al provvedimento, nell'art. 1, come ripeto, gli altri provvedimenti e gli altri emendamenti ne vengono in qualche modo di conseguenza, perché non diventa più una legge-quadro, ma una legge provvedimento. Sono stato chiaro?



PRESIDENTE

E' stato chiarissimo.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolato.
ART. 1 1.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi, Contu e Papandrea: l'art. 1 è soppresso.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Nell'art. 1 è contenuta l'impronta ideologica di questo disegno di legge, che modifica un atteggiamento di rispetto delle cosiddette regole di mercato.
E' un provvedimento in fondo statalista, malfatto, ma statalista perché con questo primo articolo è incredibile che un Assessore come l'Assessore Burzi, che dovrebbe predicare il mercato, il rischio industriale, la capacità manageriale e tutta quella serie di parole di cui si compiace, dica che, invece, quando nell'economia partecipa l'Ente pubblico le regole non valgono più, nessuna regola, nemmeno quella dell'impegno, della responsabilità, della capacità di individuare obiettivi e poi perseguirli, perché nell'art. 1 si dice che quando la Regione Piemonte partecipa a qualcosa, allora questo "qualcosa" non può essere...



(Brusìo in aula)



CHIEZZI Giuseppe

Mi fermo qui, non vorrei disturbare l'Assessore Burzi che sta parlando con il Consigliere Marengo.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi...



CHIEZZI Giuseppe

Non vorrei disturbare.



PRESIDENTE

Non sta disturbando. La prego di continuare.



CHIEZZI Giuseppe

Questo articolo mette in crisi il concetto di eguale responsabilità da parte degli amministratori nel momento in cui amministrano una società. Ma come? In questo articolo, alla seconda riga, si prevede che, quando si amministra una società nella quale la Regione impiega capitali, per una migliore efficacia gestionale bisogna dire agli amministratori come presupposto - questa è ideologia pura - che comunque vada, qualcuno pagherà; non loro, ma qualcuno pagherà. Cioè la Regione.
Questa è un'affermazione di un ideologismo puro. Quando nell'economia entra il pubblico, le cose devono, secondo voi, essere costruite in modo tale che, anche a fronte di un disastro di qualsiasi natura, il pubblico paga e neppure poi si fanno rilievi, come in certi emendamenti viene scritto, agli amministratori che hanno prodotto disastri gestionali.
E' curioso che da parte di chi continua a predicare il rischio industriale, la capacità manageriale, il libero mercato, le regole di concorrenza e via dicendo, venga presentato un provvedimento costruito in questo modo. All'interno di questa costruzione non avrei mai scritto una frase come questa, perché io sono per l'intervento pubblico in economia; il libero mercato lo considero un'astrazione e una barzelletta e quindi l'intervento dello Stato nell'economia rientra nei presupposti di governo possibili. Mai mi sognerei di dire che per gestire bene una società occorre essere sicuri che se anche va male fa lo stesso. Questo proprio non l'avrei mai scritto. Invece voi giungete anche a scrivere quello: per gestirla bene bisogna essere sicuri che ci sia qualcuno che paga le malefatte.
Per questi motivi, in prima approssimazione direi di provare a cancellare questo articolo e a ricominciare il ragionamento da un altro punto di vista.
Chiedo l'appello nominale.



PRESIDENTE

Ci sono altri Consiglieri che si associano alla richiesta di appello nominale sull'emendamento soppressivo?



(Si associano i Consiglieri Moriconi e Papandrea)



PRESIDENTE

D'accordo. Come richiesto, pongo in votazione l'emendamento soppressivo dell'art. 1 per appello nominale.



(Il Vicepresidente Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 25 votanti 23 hanno risposto NO 23 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'emendamento è respinto.
L'Assessore Burzi ha anticipato parere favorevole della Giunta in relazione all'emendamento a firma dei Consiglieri Palma, Marengo e Mellano.
Si presuppone il fatto che l'intervento dalla Regione venga circoscritto soltanto alle procedure concorsuali riguardanti le tre società.
Con riferimento all'art. 1 c'è una serie di emendamenti ulteriori del Consigliere Tapparo che chiedono di sostituire le parole "possono essere autorizzati" con le parole "vengono autorizzati"; un ulteriore emendamento chiede, dopo le parole "la fase liquidatoria", di aggiungere il termine "in corso"; infine, un ulteriore emendamento chiede di aggiungere, alla fine dell'articolo, dopo le parole "partecipazione regionale", il nome delle tre società.
Poiché c'è bisogno di rimettere in sesto l'articolo, chiedo una sospensione di alcuni minuti per riscriverlo tenendo conto di queste esigenze.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.30 riprende alle ore 17.35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ho fatto un lavoro di integrazione. La Giunta dà parere favorevole all'emendamento presentato dai Consiglieri Palma, Marengo e Mellano.
Seguendo l'impostazione di questo emendamento, l'unica correzione che viene fatta è quella all'art. 1 che recita: "nei limiti ed alle condizioni di cui alla presente legge, conferimenti in conto capitale nelle predette società" (è soltanto una questione stilistica, nulla di più). Questo emendamento lo formalizziamo.
Pertanto, il primo emendamento da discutere è quello firmato dai Consiglieri Palma, Marengo, Costa Enrico e Mellano: 1.2) all'art. 1, comma 1, dopo la parola "concorsuali", aggiungere le parole "in capo alla PAPAC S.p.A., EC-BIC S.p.A. e Promark S.p.A.".
Ripeto. Per razionalizzare il gruppo di emendamenti presentati dal Consigliere Palma ed altri, l'unica correzione che deve essere apportata al testo della legge, soltanto da un punto di vista stilistico, è quella alla fine del comma 1: quando si parla di conferimenti in conto capitale inserire "nelle predette società". E' pleonastico ripetere una formulazione generale che è già stata circoscritta con la presentazione dell'emendamento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Mi sembra insufficiente così come impostato dal Presidente. Nel punto in cui si dice "possono essere autorizzati durante la fase liquidatoria" se vuole individuare le tre società, dobbiamo dire "vengono autorizzate".
Siamo di fronte ad una scelta specifica di intervento, a meno che l'Assessore, sui tre casi in questione, non voglia avere ancora una possibilità di selezione o di rinuncia di intervento su uno dei tre.
Il mio secondo emendamento citava la necessità di individuare l'intervento specifico sulle tre partecipate come fa il collega Palma, per utilizzando i termini "vengono autorizzate" e non "possono essere autorizzate".
Presidente, vorrei capire se nel coordinamento, che lei molto opportunamente ha tentato, si può leggere in questo modo, oppure se ritiene che l'espressione "possono essere autorizzate" sia sufficiente.



PRESIDENTE

E' sufficiente il termine "possono".
Pongo in votazione l'emendamento n. 1.2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 32 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Accetto la sua proposta di coordinamento, per cui ritiro i miei tre emendamenti.



PRESIDENTE

Gli emendamenti n. 1.3), n. 1.4) e n. 1.5) presentati dal Consigliere Tapparo sono pertanto ritirati.
1.6) Emendamento presentato dal Presidente Cota: all'art. 1, dopo la parole "nelle" aggiungere la parola "predette".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Si proceda ora alla votazione dell'art. 1 per appello nominale.



(Il Vicepresidente Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 26 votanti 25 hanno risposto SI' 25 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art.1 è approvato.
ART. 2 Ai fini del coordinamento, comunico che gli emendamenti relativi all'art. 2 sono quasi tutti accolti.
2.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Marengo: all'art. 2, comma 1, abrogare le parole "nelle società in cui la partecipazione regionale raggiunge una consistenza tale da farne derivare una rappresentanza all'interno dell'organo gestionale".
Su questo emendamento c'è il parere favorevole della Giunta; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
2.2) Emendamento presentato dal Consigliere Tapparo: all'art. 2, abrogare l'intero comma 2.
Anche su questo emendamento c'è il pa-rere favorevole della Giunta; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Si proceda ora alla votazione dell'art. 2 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 22 votanti 21 voti favorevoli 21 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
La votazione non è valida essendo presenti in aula 22 Consiglieri, anzich 26 (sono in congedo 10 Consiglieri).
A questo punto, il Consiglio è aggiornato, per ripetere questa votazione e per concludere l'esame del provvedimento, a martedì prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.48)



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