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Dettaglio seduta n.84 del 04/04/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito alle "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Cantore, Cavallera, Costa Enrico, Marengo, Pichetto Fratin, Pozzo, Racchelli e Scanderebech.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta odierna è convocata ai sensi dell'art. 43, comma 1, lettera b) del Regolamento del Consiglio regionale per la trattazione del seguente argomento: "Piani aziendali delle ASL e delle ASO in Piemonte".
Comunico che alla seduta odierna interverrà il Presidente Ghigo, che è in arrivo, il quale mi ha chiesto di poter fare una relazione introduttiva.
L'ordine dei lavori, pertanto, sarà il seguente: ci sarà l'intervento introduttivo del Presidente Ghigo, seguirà una relazione dell'Assessore D'Ambrosio e successivamente si aprirà il dibattito generale.
Dichiaro assorbite nella trattazione dell'unico punto all'o.d.g. tutte le interrogazioni, le interpellanze e gli ordini del giorno inerenti ai "Piani aziendali delle ASL e delle ASO in Piemonte". In particolare, sono state presentate, da parte dei Consiglieri di opposizione, 30 interpellanze (dalla n. 654 alla n. 683) a firma dei Consiglieri Riggio, Suino, Manica Placido, Marcenaro, Muliere, Riba, Ronzani, Tapparo, Saitta, Chiezzi e Moriconi. Quindi ragionevolmente ci sarà, dopo la relazione introduttiva del Presidente Ghigo e dopo l'intervento dell'Assessore D'Ambrosio, un dibattito anche con interventi sulle singole interpellanze. Dichiaro inoltre, che sono collegate anche le interrogazioni dalla n. 599 alla n.
602, presentate dai Consiglieri Riggio e Suino.
Vi è, inoltre, l'ordine del giorno n. 70 presentato il 27 luglio 2000 tuttora valido, inerente a "Programmazione sanitaria", la cui sorte sarà rimessa alle determinazioni dei firmatari (i Consiglieri Manica, Placido Riggio e Suino) e il n. 238 inerente a "Richiesta di indagine ispettiva presso l'Azienda Sanitaria Ospedaliera S. Giovanni Battista di Torino", a firma dei Consiglieri Caracciolo, Chiezzi, Contu, Di Benedetto, Giordano Moriconi e Papandrea.
Le interrogazioni e interpellanze - ripeto - sono tutte relative a singoli casi e possono essere ricomprese e riassorbite dal dibattito ASL per ASL.
Detto questo, sono in attesa dell'arrivo del Presidente Ghigo e quindi devo sospendere per cinque minuti la seduta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Vorrei solo comunicare che in Sala Viglione ci sono dei rappresentanti della città di Venaria con una raccolta di firme. Hanno raccolto 12500 firme contro il rischio di trasferimento della pediatria, più altre 6500 firme per la questione dell'ospedale.
Avevano il piacere di essere ricevuti dall'Assessore D'Ambrosio e dal Presidente del Consiglio per consegnare loro queste firme.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Va bene.



PRESIDENTE

Va bene.
Riprenderemo la seduta alle ore 11. Intanto possiamo ricevere questa delegazione.



(La seduta, sospesa alle ore 10.42 riprende alle ore 11.05)


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

"Piani aziendali delle ASL e delle ASO in Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo alla trattazione dell'unico punto all'o.d.g. relativo a "Piani aziendali delle ASL e delle ASO In Piemonte".
La parola al Presidente Ghigo, come mi aveva richiesto.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, ho ritenuto opportuno, anche per fornire elementi di maggiore informazione al dibattito che si svolgerà oggi in Consiglio, di rappresentarvi - poi l'Assessore D'Ambrosio interverrà successivamente per parlare dei piani di attività e rispondere alle innumerevoli interrogazioni che sono state presentate da parte dell'opposizione su questa tematica darvi un aggiornamento di quella che è la situazione a livello nazionale nel rapporto Governo-Regioni per quanto riguarda la sanità e quali sono tutte le partite aperte in questo settore, in modo che poi la discussione possa avere anche questo elemento ulteriore di valutazione e di confronto.
La politica sanitaria, intesa come promozione e tutela della salute dei cittadini, costituisce senz'altro il banco di prova più significativo per i Governi regionali. Anche se infatti permane convenzionalmente il nome di Servizio Sanitario Nazionale, ormai il percorso avviato - con il passaggio della Legge istitutiva di tale Servizio (L. 883 del 1978) alla Riforma ter (D.Lgs. n. 229 del 1999) - ha portato ad uno spostamento delle competenze dell'Amministrazione centrale verso quelle regionali: la spesa sanitaria rappresenta, infatti, circa l'80% del bilancio della Regione e le strutture regionale di programmazione, di gestione e di servizi in materia sanitaria si sono sempre più potenziate e responsabilizzate.
In tale direzione, la Regione - costituendo oggi il livello istituzionale più adeguato in rapporto alle specifiche esigenze del territorio a garantire una programmazione unitaria e peculiare dei servizi sanitari - pone sempre più in primo piano la sua autonomia di governo del settore e dei relativi strumenti di finanziamento.
Le Regioni non si sentono più responsabili nei confronti del Governo di debiti pregressi, in quanto determinati - questo è un passaggio che vorrei sottolineare - da scelte centralistiche e, soprattutto recentemente, si sono impegnate unitariamente - tramite la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome - a ridiscutere in diverse fasi i livelli di finanziamento dello Stato centrale.
L'attuale situazione economico-finanziaria. I conti della Sanità restano pertanto al centro dell'attenzione nel rapporto Governo-Regioni nella annosa diatriba sullo "sfondamento della spesa", come lo definisce lo Stato, o di "sottostima delle entrate" come preferiscono chiamarla le Regioni.
Con l'importante Accordo sulla spesa sanitaria sancito in Conferenza Stato-Regioni il 3 agosto 2000, Governo e Regioni avevano fissato alcuni "paletti fondamentali" quali: -l'incremento del FSN del 2000 di 6.860 miliardi, portando il Fondo a 124.000 miliardi; -la quantificazione del FSN del 2001 in 129.000 miliardi; -la definizione di alcuni importanti provvedimenti quali i livelli essenziali di assistenza; l'Atto di indirizzo e coordinamento sull'integrazione sociosanitaria; la normativa sui Fondi integrativi; l'Atto di indirizzo e coordinamento sugli IRCCS; il nuovo sistema di rapporti tra il SSN e Università. -il Ripiano di Deficit pregressi: 16.000 miliardi fino al 31/12/1999, così ripartiti: 7.000 miliardi nel 2001; 6.000 miliardi nel 2002; 3.000 miliardi nel 2003 Attenzione, è lo scadenzario dei 16.000 miliardi sui debiti fino al 1999.
Non si cada nell'equivoco di pensare che ci sono 6.000 miliardi nel 2002 perché sono la scadenze sui debiti fino al 1999. - le spese per gli investimenti: 1.800 miliardi per la realizzazione di strutture per le attività libero-professionali intramurarie e 2.000 miliardi in più sui programmi di edilizia sanitaria (ex art. 20 L.67/88; -la responsabilità delle Regioni: dal 2001 e gli eventuali sforamenti di bilancio delle ASL devono essere coperti dalle stesse Regioni mediante contenimento della spesa o aumento delle imposte regionali; -la rimozione del vincolo di destinazione. Altro elemento oggetto di una stretta trattativa nella sottoscrizione di questo accordo. Ma, ben presto, proprio in fase di prima applicazione l'Accordo sulla spesa ha mostrato i suoi problemi, sia sulla quantificazione del Fondo sia, soprattutto, sul versante della spesa.
La manovra finanziaria 2001. A rendere obsoleto l'Accordo dell'agosto scorso, fondato sul cosiddetto principio del "chi rompe paga", è stata la manovra finanziaria del 2001. Questa, da un lato ha previsto l'abolizione della fascia B dei farmaci a partire dal 1 luglio 2001, la progressiva l'abolizione del ticket anche su alcune prestazioni specialistiche e di diagnostica strumentale; dall'altro ha ribadito l'obbligo di garantire fino al 2003 livelli di assistenza pari a quelli definiti dal Riparto dei Fondi SSN; la copertura degli eventuali disavanzi di gestione attraverso l'autonomia impositiva e, infine, la sperimentazione da parte delle Regioni del budget di distretto, per intenderci quelli dei medici di base.
Il riparto FSN 2001. A fronte di tale manovra il Governo ha previsto un aumento del FSN 2001 di circa 1.900 miliardi. Proprio in relazione al Riparto del FSN 2001, si è svolto un confronto articolato in sede di Conferenza dei Presidenti delle Regioni dove è stato concordato un "Fondo di riequilibrio" di 1.000 miliardi aggiuntivi alle risorse messe a disposizione nell'Accordo, per le realtà regionali con maggiori ritardi infrastrutturali nel settore di Sanità.
Per intenderci, mi riferisco al famoso esercizio di federalismo solidale che, noi Presidenti delle Regioni, facemmo a Venezia, a fronte delle pressanti richieste delle Regioni del Sud, per ridiscutere il meccanismo di quota capitale per l'assegnazione del fondo sanitario, in quanto questo era ritenuto impossibile o impercorribile. In questo incontro, si trovò una forma per stanziare ulteriori 1.000 miliardi per le Regioni del Sud, per compensare quello che loro ritengono, e in parte è vero, di disistima della quota capitaria sul fondo sanitario nazionale.
Il fondo è alimentato al 50% dalle risorse regionali e al 50% è posto a carico dello Stato. Questo significa che di questi 1.000 miliardi, 500 miliardi sono stati erosi dalle Regioni e 500 miliardi saranno a carico dello Stato: 250 miliardi saranno assegnati subito e i restanti 250 miliardi saranno inseriti, con un impegno da parte del Governo, in una variazione di bilancio che farà il prossimo Governo. Naturalmente il principio di continuità amministrativa presuppone che l'impegno preso da parte di un Governo venga mantenuto da quello successivo. La legge finanziaria 2001 ha riconosciuto un primo stanziamento di 200 miliardi ed il Governo si è impegnato a prevedere ulteriori 300 miliardi nel DDL di assestamento di Bilancio dello Stato.
Le Regioni, pertanto, hanno raggiunto l'intesa nella seduta della Conferenza Stato-Regioni del 1 febbraio 2001, su un Riparto il cui ammontare complessivo è di 131.143 miliardi mentre il Cipe ha dato subito dopo il via libera alla ripartizione delle risorse oggi disponibili, pari a 130.843 miliardi, mancano quei 300 miliardi che dovranno essere aggiunti in assestamento. Abbiamo un saldo negativo di 300 miliardi.
La spesa farmaceutica. Già a partire dai primi mesi del 2001 il consumo dei farmaci è esploso e le prime stime sull'andamento della Spesa farmaceutica operata dalle Regioni sono state condivise anche dalla Farmindustria. Si parla del 25% di incremento.
Nello specifico della Spesa farmaceutica, l'abolizione del ticket e della fascia B, porteranno ad un aumento stimabile del 10%. A questo si deve aggiungere: l'aumento delle ricette, che già si è registrato nel mese di gennaio 2001, di farmaci più costosi (più 7%), di quelli innovativi (pi 4%), l'adeguamento del prezzo medio europeo (più 3%) e l'allargamento delle note CUF (più 6%), provvedimenti per cui si stima un aumento totale del 20%.
Per il 2001 si ipotizza un aumento della spesa di circa il 30%-33 rispetto al 2001, anzi addirittura di più, perché ci sono tutte quelle voci che vi ho citato: l'incremento europeo, la CUFU e quant'altro.
A fine anno la spesa farmaceutica potrebbe, pertanto, crescere di circa 4.800 miliardi, di questi 1.700 sono stati coperti dalla Finanziaria 2001 restano scoperti più di 3.000 miliardi. Uno dei provvedimenti della Finanziaria 2001 che dovrebbe portare ad una diminuzione della spesa farmaceutica è quello della prescrivibilità dei farmaci generici, ma l'effetto non è immediato, bisognerà attendere il 2002 quando scadranno importanti brevetti. Alcune soluzioni a tale problematica possono essere indirizzate a lungo termine su quattro direttrici: 1. campagne di prevenzione mirate; 2. coinvolgimento di tutti gli operatori sanitari per un uso appropriato del farmaco; 3. razionalizzazione di tutte le risorse globalmente destinate all'assistenza sanitaria; 4. stima reale della spesa.
A breve termine, già a metà del corrente anno, le Regioni hanno suggerito proposte di razionalizzazione della spesa sanitaria, ed in particolare per la spesa farmaceutica si potrebbe prevedere: un compito di indirizzo della Conferenza Stato-Regioni alla CUF (Commissione Unica del Farmaco), alla Commissione sulla spesa farmaceutica ed dell'Osservatorio Nazionale sull'impiego dei medicinali l'introduzione dell'approccio budgetario in materia di assistenza farmaceutica, fissando volumi di assistenza erogabile a tetti di spesa. Una volta superati questi ultimi si possono prevedere forme di distribuzione diretta l'introduzione del principio del "prezzo rimborsabile" a carico del SSN per principio attivo o per classi terapeutiche a parità di efficacia.
Per la spesa specialistica si potrebbe prevedere, in attesa della definizione dei percorsi diagnostico-terapeutici, che le Regioni possano adottare provvedimenti di definizione di linee guida e di protocolli con carattere di specificazione ed adattamento della lista di prestazioni erogabili nel livello essenziale ed uniforme di assistenza specialistica.
Su questo tema, ma è proprio una nota di redazione, esiste un dibattito. Alcuni hanno proposto, a fronte dell'abolizione di ticket, di sostituirlo con una forma di assistenza sanitaria pubblica indiretta, ma questa non è una posizione assunta dalle Regioni; è una proposta che sta avanzando, sulla quale non abbiamo ancora espresso alcun parere. Però mi sembra il caso che nel dibattito io la possa anche rappresentare come un'ipotesi sulla quale si discuterà.
Tale proposta prevede una fascia unica per tutti i farmaci di prontuario. La medicina prescritta nella ricetta medica verrebbe pagata direttamente dal cittadino, il quale poi sarebbe rimborsato dopo un mese.
Il rimborso verrebbe addebitato direttamente sul conto corrente bancario del cittadino. Questo sistema, che è un po' farraginoso, ma è abbastanza innovativo, ha come obiettivo quello di responsabilizzare il consumatore di farmaco. Il cittadino a quel punto, si trova di fronte ad un meccanismo un po' pesante, perché lo paga, dopo deve presentare la ricevuta, verificare che gli venga accreditata sul conto corrente.
Questo elemento, garantendo comunque il principio di pagare tutti i farmaci, creerebbe un meccanismo calmierante che si pensava - e penso ancora - esercitava il ticket, senza togliere quell'elemento di filosofia che il ticket rappresenta, cioè una tassa ingiusta nei confronti di chi ha bisogno di usufruire di medicinali.
E' un'ipotesi che qualcuno sostiene, qualcuno ritiene tecnicamente molto percorribile. Noi, nella Conferenza del 19, faremo alcune valutazioni per verificare se è un'ipotesi che possa, in un certo senso, essere presa seriamente in considerazione.
Sono inoltre ancora da monitorare rispetto alle previsioni del 2001 due rilevanti voci della spesa sanitaria.
Vi ho raccontato la situazione finanziaria, la questione del fondo sanitario nazionale, il fatto che abbiamo dato un po' di soldi alle Regioni del Sud, la spesa farmaceutica, l'abolizione di alcune prestazioni diagnostiche, ma non è finita, perché ci sono ancora due temi importanti di carattere nazionale da prendere in considerazione: le spese per l'esclusività di rapporto per gli ospedali classificati religiosi, gli IRCCS, la componente universitaria delle aziende miste e dei policlinici. Credetemi che questa è un'altra partita che in alcune Regioni rappresenta dei costi impressionanti. Il Lazio, sulla partita degli istituti di ricerca e soprattutto gli ospedali classificati religiosi, è in una situazione drammatica, perché come potete immaginare a Roma questi istituti sono piuttosto presenti.
Inoltre vi è la spesa sanitaria a rilevanza sociale, quest'ultima in relazione al recente Atto di indirizzo e coordinamento relativo all'Integrazione sociosanitaria, in base alla quale la Regione determina nell'ambito della programmazione, obiettivi, funzioni e criteri delle prestazioni sociosanitarie.
Ma scusatemi se calco la mano in questo senso, perché non è ancora finita: c'è un'altra grossa criticità, che va aggiunta alla considerazione dei costi della sanità nell'anno 2001 e per gli anni successivi.
Altra grande preoccupazione economica delle Regione è quella legata agli oneri del rinnovo del secondo biennio economico del Comparto Sanità.
La scorsa settimana in tal senso vi è stato uno sciopero. Di questi sono già iscritti in Finanziaria 2001 circa 1200 miliardi, mentre la prima stima dei costi della piattaforma sindacale, a totale carico delle Regioni ammonterebbe a più di 1000 miliardi.
In tale settore, le Regioni hanno di recente suggerito un percorso che prevede un contributo sia del Governo che delle Regioni. La stima ed il relativo percorso vanno definiti nell'apposito tavolo di monitoraggio attivato a seguito dell'integrazione dell'accordo di spesa. Questo ruolo di corresponsabilizzazione dell'ente Regione sulla gestione della sanità è da noi esercitato in tutte le occasioni, perché a fronte di un contratto di carattere nazionale al quale noi non partecipiamo, comunque ci faremo carico di una quota-parte del costo di questa piattaforma. Il problema è che noi diciamo che questa piattaforma nella sua frazione costa 1000 miliardi in più di quello che esercitano come proposta i sindacati. Questi 1000 miliardi chiaramente fanno parte anch'essi di tutti quegli incrementi che penso di avervi evidenziato in maniera molto chiara, che sono fuori dal fondo sanitario nazionale a noi assegnato, che è già insufficiente - lo ricordo - a far funzionare la sanità nella nostra Regione e in tutte le altre Regioni.
Occorre, a questo punto, una certezza da parte delle Regioni nel percorso di finanziamenti possibili per sbloccare la trattativa con i sindacati anche in vista di ulteriori manifestazioni del settore.
Questa piattaforma va assolutamente chiusa, per quale motivo? Immaginate che noi stiamo pagando il contratto del personale dirigente, che stiamo pagando già dal 2000, perciò un contratto già in essere dal 2000, e vorrei dire, solo per citare una cifra, che questo contratto del personale dirigente nella sanità piemontese costa 350 miliardi nel 2000, 350-400 nel 2001, e così per tutti gli anni fino al prossimo contratto.
Però potete bene immaginare che, in una struttura come quella sanitaria, il personale dirigente ed anche quello amministrativo ha avuto un certo tipo di incremento di emolumento. Quindi, ci sono gli infermieri e qui c'è anche la questione del riconoscimento del titolo di studio, le lauree brevi, quindi un meccanismo molto complesso dal punto di vista sindacale, perché magari chi fa l'infermiere da 25 anni rischia di essere scavalcato da uno che è appena entrato che ha il titolo e non ha l'equiparazione. E' una partita piuttosto complessa, in quanto questo comparto è fondamentale nella sanità, perché senza gli infermieri e senza la dedizione personale che queste persone dedicano a far funzionare il sistema sanitario, il sistema sanitario andrebbe in crisi. Non bastano i medici, ci vogliono gli infermieri e tutto il personale.
Perciò a fronte di un contratto che è stato chiuso nel 2000, noi riteniamo che questa piattaforma debba necessariamente essere chiusa in tempi molto stretti, ed è per questo che ci siamo ancora una volta corresponsabilizzati nel fare la nostra parte per chiudere questa piattaforma. Però, tanto per intenderci, questa piattaforma viene chiusa a livello nazionale, noi ne paghiamo solo i costi; ormai siamo corresponsabilizzati sulle risorse in maniera totale e non siamo equiparatamente corresponsabilizzati nelle scelte di carattere nazionale vuoi per quanto riguarda i rapporti con le organizzazioni sindacali, vuoi per quanto riguarda i rapporti di programmazione sanitaria.
Accanto alla preoccupazione delle cifre del contratto, è invece emersa una riflessione sul contratto nazionale della categoria: con il progressivo accentuarsi dell'autonomia regionale nel settore e delle cosiddette devoluzione della Sanità alle Regioni, l'attuale sistema contrattuale rischia di essere messo sempre più in crisi per lasciare spazio a regole e a modifiche specifiche a seconda delle realtà regionali.
La considerazione opposta è che noi dobbiamo partecipare a quelle che sono le contrattazioni nazionali, ma dobbiamo anche avere la capacità di evitare che ci siano poi 22 trattative a livello regionale su un comparto importante come quello della sanità. Ma credo che questo saremo in grado di gestirlo.
Si potrebbe profilare nel più ampio contesto delle riforme in senso federale anche l'avvio di una nuova stagione di contratti regionali di settore? Io mi auguro di no, come ho detto, ma spero che le Regioni siano coinvolte nella contrattazione nazionale dei contratti di comparto, ma che i contratti abbiano comunque una valenza di tipo nazionale.
Veniamo adesso all'integrazione dell'accordo sulla spesa sanitaria.
Alla luce quindi delle novità introdotte sia dalle disposizioni della Finanziaria che dalla vertenza-Sanità, è divenuta urgente priorità delle Regioni aggiornare ed integrare l'Accordo sulla spesa dell'agosto scorso (il famoso "chi rompe, paga") e, nell'ultima seduta della Conferenza Stato Regioni del 22 marzo scorso, è stato sancito, come dicevo, l'Accordo integrativo che prevede in particolare, l'attivazione di due Tavoli di lavoro Governo-Regioni.
Il primo è costituito dal Tavolo di monitoraggio che sottoporrà a verifica l'evoluzione della spesa sanitaria nel 2001, in particolare nei settori relativi a: spesa farmaceutica e specialistica ambulatoriale spesa per i contratti e le convenzioni spese per l'esclusività di rapporto per gli ospedali classificati religiosi, gli IRCCS, la componente universitaria delle aziende miste e dei policlinici spese sanitarie a rilevanza sociale. (perciò, vedete, è un bel pacchettone).
Il secondo Tavolo, con il supporto dell'Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali, assocerà a diversi livelli di assistenza e di prestazioni sanitarie i relativi costi.
Sulla base delle verifiche scaturite dal primo Tavolo, la Conferenza Stato-Regioni definisce le modalità per la copertura degli eventuali maggiori oneri risultanti.
In questo clima di stretta concitazione sulla spesa sanitaria, è stato varato il primo provvedimento sul ripiano dei disavanzi pregressi (ddl di conversione del DL 19/2/2001) e sono stati ripartiti fra le Regioni i primi 7.000 miliardi previsti per il 2001.
In tale sede, comunque, è stato precisato dal dibattito parlamentare sul ddl di conversione che la liquidazione dei 9.000 miliardi del 2002-2003 sarà subordinata (voglio tornare a ripetere: questi 9.000 sono comunque quota parte dei 16.000 per i debiti pregressi fino al '99, non sono soldi nuovi, sono ancora i debiti del '99!), sarà subordinata - dicevo all'adozione da parte delle Regioni dei provvedimenti di copertura del disavanzo a loro carico ed, ancora, per quanto attiene al procedimento, le Regioni dovranno inviare ogni 3 mesi i dati su costi e ricavi sanitari sulla base di una "modulistica" che verrà elaborata entro 20 giorni dalla conversione in legge del decreto (dovrebbe già essere arrivata perch l'abbiamo confermata a febbraio).
Se grande rimane l'attenzione sulla spesa sanitaria, non minore importanza è da riservare al versante dei provvedimenti che dovranno essere emanati nel settore, ma ci sono ancora altri elementi di particolare criticità.
Non è stato ancora esaminato dalle Regioni lo schema di Piano Sanitario Nazionale 2001-2003. Il Ministero l'ha pronto, il Ministro Veronesi avrebbe intenzione di presentarlo, almeno così mi aveva accennato, ma voi sappiate che quel piano sanitario nazionale, che io non posso giudicare perché non conosco nei suoi particolari, comunque non è stato ancora visionato e analizzato dalle Regioni. E' stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri, l'aggettivo "preliminare" dice tutto.
Anche lo schema di "Linee guida per i protocolli d'intesa Regioni Università", elaborato a conclusione di un impegnativo lavoro istruttorio condotto fra Regioni e Ministeri interessati, non ha ancora trovato l'assenso all'interno dello stesso Governo. E guardate che il rapporto Regioni-Università nel settore della medicina rappresenta uno di quegli elementi che nella spesa sanitaria incide in maniera molto considerevole anche se noi abbiamo sottoscritto l'altro giorno il protocollo con l'Università, ma lasciando ancora aperte le tabelle relative alla definizione di questo accordo nazionale.
Infine, la normativa sui Fondi integrativi non ha registrato ancora l'approvazione in sede di Stato-Regioni, in quanto queste ultime sono impegnate ad approfondire ed integrare i testi governativi tramite un confronto diretto anche con le parti sociali, volto proprio a definire forme specifiche di mutualità integrativa per un miglior governo della spesa sanitaria.
Ho voluto rappresentarvi - depositerò comunque copia del documento che ho testé letto - quella che è la situazione nazionale del tema sanità, per riconfermare gli atti che questa amministrazione ha assunto sui quali giustamente tutti possono avere le loro opinioni o ritenere che dovessero essere fatti in un modo piuttosto che in un altro. Quello che è certo colgo l'occasione per riconfermare la posizione di questa Giunta - è che la manovra finanziaria del 7 gennaio è una manovra che noi difendiamo nella sua totalità, in modo anche estremo, perché io mi sento fortemente, come tutti i miei colleghi, la responsabilità di affrontare un percorso di assestamento della spesa sanitaria e guardate che ho usato il termine "assestamento", cioè far sì che questa benedetta curva che nessuno riesce più a controllare si possa stabilizzare, per poi affrontare, come stiamo facendo in modo concreto e serio, quelli che sono gli impegni relativi che il prossimo governo dovrà assumersi sulla spesa sanitaria, perché è chiaro ormai a tutti che i fondi che sono destinati per la sanità non sono sufficienti.
Voglio anche dire - se l'ho già detto, scusatemi - che noi con questa manovra finanziaria non riteniamo di aver risolto i problemi della sanità piemontese; ho detto che il nostro obiettivo è quello di stabilizzare la spesa. La riforma del sistema sanitario piemontese sarà oggetto, mi auguro di una proficua e articolata discussione in quest'aula nel momento in cui presenteremo il Piano Sanitario Regionale che stiamo elaborando e sul quale stiamo anche inserendo dei meccanismi che quelli sì potranno portare a una razionalizzazione della spesa.
Voglio ancora aggiungere, siccome in periodo elettorale questo è un argomento che può essere usato in un senso piuttosto che in un altro, che io mi sono arciconvinto che la sanità non si sistema dal punto di vista finanziario solo chiudendo qualche ospedale, di questo credetemi sono arciconvinto. Certo, qualche trasformazione, qualche razionalizzazione è necessaria (lo dice lo stesso Ministro Veronesi in tutti i suoi interventi che gli ospedali vanno chiusi, che va ridotto il numero dei posti letto che la filosofia del posto letto è una filosofia superata, che il numero di prestazioni che ogni letto riesce a produrre è il termine di paragone per l'efficienza all'interno di una struttura ospedaliera), però io mi sono convinto, almeno per quanto riguarda la sanità regionale piemontese, che non è sufficiente ipotizzare qualche chiusura, sia pure con tutte le difficoltà che ci saranno e le vedremo, le discuteremo, vedrete che si apre una stagione nella quale questo argomento sarà sicuramente un argomento ricco di valutazioni e di considerazioni, ma torno a ripetere non è sufficiente. Secondo me, qui in Regione Piemonte dobbiamo avere il coraggio di impostare una riforma che sia veramente innovativa rispetto alla situazione in cui ci troviamo, e su questo stiamo lavorando. Il dibattito dell'aula, quando noi vi presenteremo il nostro progetto, la nostra ipotesi, sarà probabilmente il momento nel quale potremo confrontarci e come ho sempre detto e come ho sempre fatto, se ci sarà anche qualche idea significativa e positiva da parte dell'opposizione l'accoglieremo in quanto l'interesse del sistema sanitario, proprio per la sua valenza nella nostra Regione e per la mia amministrazione, è un interesse primario.



PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore D'Ambrosio.
Assessore, mi scusi, mi aveva accennato questa mattina che prevede tempi abbastanza lunghi per la sua relazione: quanto più o meno?



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Un'ora e mezza.



PRESIDENTE

Va bene.
Ne ha facoltà.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rispondo alle interpellanze dei Consiglieri Riggio, Suino, Manica, Placido, Marcenaro, Muliere, Riba Ronzani e Tapparo, che attengono a tutte e 29 le Aziende sanitarie regionali, le 22 Aziende sanitarie locali, le 7 Aziende Ospedaliere e al Mauriziano.
In riferimento a queste interpellanze preciso quanto segue.
Alcuni quesiti posti nelle interpellanze riguardano questioni di carattere generale da cui discendono i problemi specifici di ogni singola azienda.
Prima di parlare di questi, cioè dei problemi specifici di ogni singola azienda, risponderò ai quattro quesiti di carattere generale comuni a tutte le interpellanze.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE



RIGGIO Angelino

Chiedo scusa, Presidente. Chiedo la parola sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Consigliere Riggio, non mi sembra corretto interrompere l'Assessore mentre si sta accingendo a svolgere la sua relazione.



RIGGIO Angelino

Probabilmente c'è stato un malinteso: abbiamo concordato, prima dell'inizio del dibattito con il Presidente Cota, un percorso completamente diverso. Il percorso prevedeva la relazione del Presidente della Giunta regionale e la relazione dell'Assessore, quindi una discussione di carattere generale e poi la discussione sui singoli Piani. Se, invece l'Assessore alla sanità vuole entrare nel merito delle singole interpellanze, io chiederei due cose: primo, che noi si possa intervenire sulla questione generale; secondo, che si possa fare una discussione interpellanza per interpellanza, perché è assolutamente disumano che l'Assessore risponda alle trenta interpellanze e poi gli interpellanti rispondano globalmente.
Il metodo di lavoro che credevo di avere concordato con il Presidente del Consiglio regionale è questo: dopo la relazione del Presidente della Giunta regionale, se l'Assessore D'Ambrosio vorrà fare delle considerazioni di carattere generale, queste saranno sicuramente utili ed è giusto che i Consiglieri che lo ritengono, possano intervenire sulle questioni di carattere generale. Dopodiché, entreremo nello specifico dei singoli Piani aziendali. Chiedo, pertanto, cortesemente, di discutere un Piano alla volta, altrimenti la relazione si rivela assolutamente disumana: ci sono inoltre, delle questioni di carattere generale che, oltre al Presidente Ghigo, anche noi vogliamo sottolineare.



PRESIDENTE

Si può procedere in questo modo, tenendo presente che, ovviamente, la discussione sulle singole interpellanze ha i tempi delle interpellanze: se l'Assessore D'Ambrosio acconsente, pur essendovi diversi interroganti, pu dividere in due il proprio intervento, quindi presentare una prima parte generale, sulla quale apriamo il dibattito, ricomprendendo anche le dichiarazioni del Presidente Ghigo, e poi una seconda parte che vedrà gli interventi dell'Assessore mirati alle singole interrogazioni.
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Grazie, Presidente, mi pare che la proposta sia accettabile.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



ANGELERI Antonello

Scusi, Presidente...



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Chiedo scusa, Presidente. Forse ho capito male, ma alla riunione dei Capigruppo eravamo rimasti d'accordo che oggi avremmo affrontato un dibattito che raggruppasse tutte le problematiche della sanità, quindi un dibattito generale. Quanto ha detto il Consigliere Riggio è completamente diverso da quanto è stato concordato alla riunione dei Capigruppo. La prego, Presidente, di attenersi a quanto è stato disposto ieri nella riunione.



PRESIDENTE

Non ci sono particolari problemi, perché c'è una richiesta di convocazione straordinaria, che richiede un dibattito generale, e poi ci sono trenta interrogazioni che, ai sensi dell'art. 91, sono da considerarsi collegate, pertanto procediamo con il dibattito generale ed anche la discussione di tutte le interrogazioni collegate. E' per questo che possiamo agevolmente seguire questo ordine dei lavori.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

"Piani aziendali delle ASL e delle ASO in Piemonte" (seguito)


D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Grazie. Penso sia opportuno che, in questa prima fase, durante la quale discuteremo di questioni di ordine generale, io risponda ai primi quattro quesiti comuni alle interpellanze presentate.
Il primo quesito recita: "...per sapere, posto che le criticità siano quelle individuate in delibera, se esse derivino da un difetto della programmazione aziendale, della programmazione di quadrante o dell'Assessorato". Il secondo quesito recita: "...per sapere quali siano le scelte strategiche, le decisioni politiche e gli strumenti operativi messi in opera o da mettere in opera per superare le criticità individuate nella delibera del 7 gennaio 2001 e con quale tempistica". Il terzo quesito recita: "...per conoscere quali forme di coinvolgimento della Conferenza Permanente per la Programmazione Sanitaria delle Amministrazioni locali degli operatori sanitari, delle Organizzazioni Sindacali, delle Associazioni di categoria si intendono attivare rispetto alle decisioni contenute nella suddetta delibera. Per sapere con quali tempistiche si intenda attivare tale coinvolgimento".
La premessa doverosa che devo fare per quanto attiene alle criticità è questa: nel Servizio Sanitario Nazionale le criticità derivano dall'estrema complessità del sistema in cui coesistono e si intreccia una miriade di fattori di tipo sanitario, sociale ed economico che ne rendono oggettivamente difficile la gestione.
E' pertanto evidente la necessità di un'azione permanente di intervento per correggere e rimuovere le criticità che inevitabilmente affiorano.
Questa esigenza diventa particolarmente rilevante quando le possibilità di finanziamento del sistema devono confrontarsi con le misure, generali e specifiche, di contenimento della spesa pubblica.
In questo caso, le analisi per individuare irrazionalità ed inefficienze, che consentano di effettuare manovre di contenimento economico-finanziario efficaci senza penalizzare i servizi, acquisiscono il carattere di priorità.
Non si tratta, quindi, di individuare difetti di programmazione e relative "colpe", ma piuttosto di impegnarsi attivamente in azioni che permettano di superare le difficoltà derivanti dal "taglio" delle risorse senza pregiudizio per la qualità dell'assistenza.
Ed a questo riguardo si può affermare, sulla base dei dati dalla relazione sullo stato di salute della popolazione del Piemonte, che il livello di tutela che l'organizzazione sanitaria fornisce ai cittadini piemontesi è più che valido ed in linea con i Paesi più avanzati.
La relazione sullo stato di salute dei cittadini del Piemonte è in mio possesso in bozza. Mi hanno assicurato che entro 15-20 giorni sarà pronta per tutti i Consiglieri e, ovviamente, sarà distribuita in IV Commissione e poi a tutti i Consiglieri qui in Consiglio.
Quanto affermato potrebbe essere già di per sé risposta esaustiva al primo quesito posto dagli interpellanti, ma mi corre l'obbligo di una precisazione: se proprio si vuole individuare un responsabile delle criticità della sanità piemontese, che sono poi quelle della sanità nazionale, debbo dire che gli interpellanti hanno omesso di indicare, tra i supposti responsabili del difetto di programmazione, chi è senz'altro il responsabile maggiore, ovvero l'Amministrazione centrale: i Governi che si sono succeduti dal 1992 ad oggi.
Per quali considerazioni? Punto primo: l'allora Governo Amato, dopo un lungo e travagliato dibattito, conseguente anche al fatto che la 833/78 così come ha accennato il Presidente Ghigo poc'anzi, dava tutto a tutti vara la seconda riforma del Sistema Sanitario Nazionale nel 1992, con il Decreto Legislativo 502, che, inoltre, viene modificata, nel 1993, con il Decreto Legge 517. Nel 1999, come è stato già sottolineato, viene approvata una terza riforma sanitaria, con il DL 229. Di nuovo l'Amministrazione centrale, con le varie leggi finanziarie, determina la quota del fondo sanitario nazionale da attribuire alle Regioni.
Nel 1992 viene sancito il passaggio dalle USSL alle Aziende Sanitarie Regionali, a decorrere dal 1' gennaio 1995.
1993-1995: due anni abbondanti, quindi, in cui ci si sarebbe aspettato un profondo lavoro di preparazione al cambiamento, sia a livello statale sia a livello regionale.
Una preparazione alla formazione del management, alla formazione di una cultura aziendale dei primari e dei responsabili dei servizi, alla contabilità analitica e per centri di costo, alla gestione di nuovi istituti organizzativi quali il distretto e il dipartimento.
Nulla di tutto ciò è stato fatto.
Senza alcuna preparazione, di colpo, dal 1' gennaio 1995 vengono istituite le nuove Aziende Sanitarie Regionali, impreparate a gestire il profondo cambiamento introdotto dal 502 e poi dal 517.
Gli elementi oggettivi di tale situazione sono riscontrabili nella relazione della Commissione di inchiesta del Senato sul processo di aziendalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale, recentemente elaborata in cui si sottolinea come il cambiamento della sanità sia, più o meno marcatamente, lento e pieno di ostacoli e difficoltà in tutta Italia.
Punto secondo: le risorse destinate alla sanità. Fino ad oggi definite dallo Stato rappresentano: 5.5%, o poco più, rispetto al Prodotto Interno Lordo, a fronte di oltre il 6% (media europea) destinato dagli altri paesi dell'Unione Europea, con punte del 7% per la Francia e dell'8% per la Germania.
Quindi Il 5,6% del Prodotto Interno Lordo, ancora poco per fronteggiare il naturale incremento dei costi dovuto all'evoluzione tecnologica e al progressivo invecchiamento della popolazione. Se la situazione "DEFICITARIA" del bilancio sanitario è pressoché identica in tutte le Regioni, è evidente che si debba parlare di sottostima del fondo da parte dello Stato. Altrimenti avremo Regioni "buone" ed altre "cattive". Noi, per l'entità del nostro disavanzo, mi dispiace deludere qualcuno, saremmo inclusi tra le Regioni "buone".
E' bene ribadire che il '95 e il '99, che hanno portato allo sforamento di 34 mila miliardi da parte delle Regioni, hanno significato per il Piemonte uno sforamento di 2134 miliardi (indubbiamente non è un motivo n di soddisfazione e nemmeno da elogiare). Rispetto agli sforamenti delle altre Regioni, anche con lo stesso numero di abitanti, è un aspetto indubbiamente da considerarsi non più in modo catastrofico, ma in modo obiettivo ragionando su come sono andate le cose e il perché si è arrivati a questo sforamento. Alla luce del ripiano di 16 mila miliardi, a cui ha fatto cenno il Presidente della Giunta, debbo dire che il periodo '95 e '99 si chiude per la Regione Piemonte con un passivo di circa 340 miliardi per i quali, sapete, è già stato iscritto a bilancio un mutuo di 350. Ripeto se la situazione deficitaria del bilancio sanitario è pressoché identica in tutte le Regioni è evidente che si debba parlare di sottostima del fondo da parte dello Stato. Allora delle due l'una: o lo Regioni sono tutte incapace, o lo Stato non destina fondi a sufficienza.
Punto terzo (anche questo punto sottolineato dal Presidente Ghigo): Chi stipula i contratti del personale? Chi determina l'aumento dei prezzi dei farmaci? Chi stabilisce le quote IVA sui beni e servizi? Chi definisce le quote di partecipazione alla spesa sanitaria, o le elimina? Non certo le Regioni; non certo i quadranti; non certo l'Assessorato.
Chi definisce il numero di specializzandi da inserire nelle varie scuole, senza tener conto dei reali fabbisogni? Questa è una cosa gravissima. Ancora oggi in tutta Italia si formano più chirurghi e internisti che anestesisti, radiologici e pediatri di cui c'è carenza. Chi ha deciso dei Dipartimenti Universitari, determinando una carenza di personale sanitario? Non le Regione, non i quadranti, non l'Assessorato.
Sulle Regioni ricadono, pertanto, i costi di decisioni assunte a livello statale senza la necessaria copertura economica (questo penso sia una realtà inconfutabile).
Punto quarto: Certo, nella sanità piemontese, non tutto è al meglio, o esente da miglioramenti. Ciò che è mancato, qui in Piemonte come nelle altre Regioni d'Italia, è stato l'ottimale integrazione interaziendale, la ricerca, a volte esasperata, dell'autosufficienza e dell'autoreferenzialità da parte di ogni Azienda Sanitaria Regionale, che il nuovo sistema ha indotto. In particolare, a livello ospedaliero, sono mancate le sinergie tra Aziende Ospedaliere e Ospedali gestiti dalle Aziende Sanitarie Locali.
A questo si può porrà rimedio con il nuovo Piano Socio Sanitario Regionale ma prima si è ritenuto necessario, doveroso lavorare sugli aspetti finanziari del sistema (gli sprechi, le diseconomie, le attribuzioni). In conclusione desidero ancora sottolineare qual è il senso del concetto di criticità, come inteso della Giunta e trasferito nelle proprie deliberazioni di gennaio, in quelle recenti del 29 marzo, e che sarà in futuro ancora utilizzato quando adotteremo provvedimenti riferiti a singole AA.SS.RR. o gruppi di esse.
Mi preme, in sostanza, rimarcare che la segnalazione delle criticità non ha il significato della ricerca e della contestazione di un eventuale "errore" connesso a precise responsabilità, ma rappresenta invece la ricerca chiara e puntuale delle cose da fare in termini di strategie generali, efficienza gestionale, indirizzi per le attività. Pertanto deve risultare comprensibile a tutti che anche in condizioni di efficienza ed efficacia economica, organizzativa e gestionale del sistema sanitario piemontese contribuiremo a segnalare le criticità possibili, proprio perch sentiremo sempre il dovere di individuare ed evidenziare gli aspetti possibili di miglioramento, nel quadro di un processo di sviluppo qualitativo dei servizi che dobbiamo considerare e rendere permanente. E' da rilevare, peraltro, che le deliberazioni assunte dalla Giunta Regionale i data 7/01/01 hanno disposto che la relativa formulazione delle manovre aziendali avvenisse entro il 6/02/01. Le AA.SS.RR. hanno inviato la loro elaborazione in attuazione della manovra e l'Amministrazione regionale si è espressa nei loro riguardi con apposite deliberazioni della Giunta regionale. Pertanto le situazioni di criticità aziendale assunte a riferimento per la manovra sanitaria 2001 si sono arricchite delle proposte aziendali di superamento delle stesse, permettendo all'Amministrazione regionale di valutare la fattibilità degli interventi previsti dai Direttori Generali delle AA.SS.RR.. Nel mese di febbraio 2001 le AA.SS.RR.
hanno prodotto anche il primo pre-consuntivo 2000, il che rende valutabili (con maggior precisione rispetto alle previsioni di consuntivo elaborate dalle aziende nel mese di novembre 2000 e utilizzate per l'elaborazione della manovra sanitaria 2001) le eventuali difficoltà rispetto al budget assegnato. Gli aggiornamenti aziendali operati con il pre-consutivo 2000 e la determinazione degli oneri contrattuali 2000 e 2001 hanno determinato l'aggiornamento della situazione rispetto al quadro di fine anno 2000. Per questo motivo è utile al dibattito, oltre che chiarire i termini di attuazione della manovra proposti dalle singole aziende, evidenziare anche i confronti tra il pre-consuntivo 2000 e il budget assegnato 2001. Tale confronto, che viene esposto nella seconda parte del mio intervento, quella dedicata alle singole realtà, consente quindi di valutare le eventuali difficoltà finanziarie che possono incontrare le AA.SS.RR. nell'attuare la manovra stessa.
Entrando nel merito delle richieste di chiarimenti oggetto delle interpellanze in discussione si rilevano alcune domande che, sebbene riferite ad una realtà specifica aziendale, risultano di più ampio respiro e quindi richiedo, in via preliminare, risposte di carattere generale sulle strategie e sulle politiche sanitarie dell'ultimo triennio.
Soprattutto per quanto attiene ai quesiti 1 e 2: Ci si riferisce in particolare alle richieste sulle scelte strategiche, le decisioni politiche, gli strumenti operativi messi in opera per superare le criticità individuate nelle singole aziende, nonché all'individuazione dei soggetti responsabili di tali criticità. Fermo restando la responsabilità del Governo nazionale, è da rilevare in estrema sintesi che, in ambito regionale, esistono due fattori ricorrenti che costituiscono le principali matrice di tutte le criticità rilevate: le condizioni storiche aziendali gli scarsi risultati prodotti dagli accordi interaziendali.
Il primo fattore, seppur scontato assume grande rilevanza dal momento che qualsiasi operazione di razionalizzazione prende avvio dalle condizioni in cui si trova l'azienda. E' evidente che le situazioni particolarmente ricche di risposta sanitaria ospedaliera presentano le ormai note difficoltà ad ottimizzare i loro fattori produttivi e conseguentemente permangono in situazioni finanziarie difficili. Proprio a causa della ridondanza dei fattori produttivi impiegati è risultato difficoltoso anche il percorso tracciato dalle Intese di programma e dai successivi accordi di quadrante, che richiedevano forti sinergie tra le aziende per migliorare i risultati ottimizzando i fattori produttivi stessi. Il sistema sanitario piemontese si è inevitabilmente rifatto ad una logica di autoconservazione che ha limitato le possibilità di accordi interaziendali comportanti riconversione di attività dei presidi ospedalieri e accorpamenti di strutture organizzative sanitarie. Ne consegue la necessità che all'attuale assetto aziendale subentri una nuova organizzazione che faciliti e rende più rapido e snello il processo di razionalizzazione del sistema stesso. Lo strumento per realizzare questo obiettivo, così come ha detto il Presidente Ghigo, è il nuovo Piano Socio Sanitario Regionale. Concordo perfettamente con il Presidente, si deve cercare il massimo dei consensi in ambito regionale, sia con gli Enti Locali, con le organizzazioni sindacali, con le organizzazioni di volontariato, con la parte politica sia sul territorio che in Commissione come qui in Consiglio.
Nel merito questa Amministrazione è particolarmente sensibile alla definizione di un assetto aziendale coerente con le idee guida ministeriali espresse durante la recente presentazione dell'ospedale del futuro. La Regione ha sostanzialmente aderito alla proposta di sperimentazione sia per la realizzazione del nosocomio modello, sia per l'avvio di servizi sanitari collegati all'ospedale in un sistema a rete che incrementi l'efficienza e l'efficacia del sistema sanitario. L'interesse particolare che questa iniziativa ha suscitato nell'Amministrazione lascia intendere che la soluzione strutturale al sistema sanitario piemontese sarà fortemente connotata dalle realizzazioni ospedaliere previste dalle linee guida ministeriali, anche tramite più cantieri da avviarsi contestualmente in aree diverse della Regione.
Entro il prossimo giugno avremo a disposizione la prima bozza di PSSR per il quale, all'insegna della massima partecipazione, ricercheremo il più ampio consenso. Nel frattempo quali azioni di governo regionale possono risultare utili in preparazione della razionalizzazione oggetto di questo nuovo PSSR? La domanda contiene un'elevata valenza strategica perché se in questo periodo vengono sviluppate politiche coerenti con il disegno successivo si garantisce anche il successo degli obiettivi futuri.
E' per questo motivo che il governo regionale ha inteso avviare, con la manovra del 7/01/2001, tutte le possibili azioni a carattere congiunturale che fossero propedeutiche alle successive azioni strutturali da realizzare sul sistema sanitario piemontese secondo gli indirizzi del nuovo PSSR.
Infatti gli obiettivi che si pone la manovra sanitaria per l'anno 2001 convergono tutti sulla creazione delle condizioni di massima efficienza possibile dell'attuale assetto aziendale, al fine di creare le condizioni economiche che consentano il recupero delle risorse necessarie agli investimenti per il nuovo sistema sanitario regionale.
Tali obiettivi, che caratterizzano la manovra quale "ponte" verso le scelte del nuovo PSSR, sono sintetizzabili in tre filoni principali: il recupero di efficienza, allineando i costi delle produzioni sanitarie aziendali alla media dei 2/3 migliori delle aziende regionali il recupero di efficacia della risposta sanitaria tramite l'allineamento dei volumi di attività ospedaliera ai valori previsti nelle singole aziende dalle intese di programma e dai successivi accordi al fine di aumentare le risorse impiegate per la prevenzione e l'assistenza territoriale. In tal senso è da interpretare anche il disposto della DGR 12005 del 16/01/01 d'integrazione alla manovra sanitaria 2001. Con questa delibera il Presidente Ghigo mi diceva di sorvegliare a che i servizi socioassistenziali, con la manovra, non debbano essere penalizzati l'avvio del riequilibrio delle quote capitarie di spesa che sarà obiettivo prioritario del nuovo PSSR.
Si ribadisce pertanto il carattere congiunturale della manovra sanitaria 2001 e la sua finalizzazione al raffreddamento delle dinamiche di crescita della spesa sanitaria prevista dalle Aziende per l'anno in corso senza ridurre i livelli di assistenza raggiunti. In tal senso indipendentemente dalle previsioni giuridiche di partecipazione dei sindaci e delle forze sociali, risulta decisamente meno pregnante l'apporto esterno in quanto non applicato su un momento programmatico (com'è propriamente la formulazione del PSR) quanto invece sull'attuazione dello stesso ed in particolare sull'incremento di efficienza delle strutture organizzative esistenti.
L'impostazione data alla manovra non esclude che alcune realtà aziendali abbiano previsto nell'elaborazione della manovra 2001 anche delle azioni strutturali. I provvedimenti di Giunta regionale del 29/03/2001, che autorizzano la manovra aziendale, hanno comunque temporaneamente escluso l'attivazione di azioni strutturali, decidendo di utilizzare per ulteriori analisi e determinazioni specifiche i risultati del monitoraggio trimestrale.
Tali provvedimenti si possono rappresentare in due tipologie, derivanti dalle valutazioni effettuate sulle attività aziendali e sulle relazioni dei Direttori generali delle ASR: 1. la prima relativa ad aziende che dall'insieme della documentazione previsionale presentata forniscono coerenti garanzie rispetto ad un'applicazione corretta della manovra richiesta dalla Giunta e ai risultati economico finanziari attesi. Per queste aziende si delibera un'esplicita approvazione delle linee strategiche individuate dal Direttore generale, segnalando comunque, quando ritenuto necessario anche l'eventuale presenza di qualche azione aziendale su cui porre particolare attenzione negli sviluppi applicativi 2. la seconda relativa ad aziende che presentano una strategia non precisamente coincidente con gli indirizzi ricevuti (ad esempio perch prevedono forti aumenti del personale) oppure perché le azioni di contenimento dei costi non forniscono sufficienti garanzie di realizzazione (ad esempio quando si prevede una forte contrazione della spesa farmaceutica). Per queste aziende si delibera l'assegnazione del compito di applicare le manovre congiunturali di razionalizzazione dei costi e si individua nelle analisi trimestrali degli andamenti aziendali lo strumento successivo per fornire al Direttore generale nuove disposizioni o l'approvazione del percorso seguito.
Deve essere doverosamente precisato che nella seconda tipologia sono state inserite diverse aziende che presentavano incoerenze anche lievi rispetto agli obiettivi generali della manovra. Questa scelta è stata effettuata per segnalare ai Direttori generali delle aziende, da parte della Giunta, la necessità di applicare con la massima serietà le indicazioni ricevute e le azioni possibili, evidenziando anche come in futuro l'attenzione e la valutazione sugli andamenti aziendali sarà puntuale e precisa proprio per evitare che in alcuni casi non vengano seguite o applicate superficialmente le indicazioni della Regione. I previsti monitoraggi trimestrali previsti su tutte le aziende serviranno a realizzare in modo sistematico e approfondito il controllo della situazione.
Al primo Gruppo - cui facevo riferimento poc'anzi - appartengono le aziende: -ASL 3 ASL 7 ASL 8 ASL 10 ASL115 ASL 22



ASO NOVARA



ASO CUNEO



ASO ALESSANDRIA

Al secondo gruppo appartengono le aziende: ASL 1 ASL 4 ASL 5 ASL 6 ASL 9 ASL 11 ASL 12 ASL 13 ASL 14 ASL 16 ASL 17 ASL 18 ASL 19 ASL 20 ASL 21



ASO MOLINETTE



ASO CTO



ASO OIRM/S. ANNA



ASO S.LUIGI



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Quelle ASL che si sono discostate alcune di poco, alcune non sostanzialmente ma, per intenderci, un poco in più di quello che era l'obiettivo dato con la deliberazione del 7 di gennaio.



(Commenti dei Consiglieri Manica e Riggio fuori microfono)



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Nel senso che avevano fatto richieste maggiori rispetto al budget assegnato.
Non sono ancora state assunte determinazioni specifiche per l'ASL 2 e l'Ospedale Mauriziano che hanno inviato la documentazione in tempi successivi a quelli delle altre Aziende.
Per quanto riguarda l'ASL 2 perché è stato di recente nominato il Commissario, per quanto riguarda l'Ospedale Mauriziano perché ci aveva chiesto un po' di tempo in più. Comunque, tutta la documentazione è arrivata in Assessorato proprio ieri, per cui siamo pronti per le deliberazioni relative all'ASL 2 e al Mauriziano.
Risposta ai quesiti 3 e 4: sempre in riferimento alla disamina delle richieste di chiarimenti di tipo generale, e più in particolare su quelli inerenti la partecipazione dei soggetti da consultare e i relativi tempi di attuazione, si precisa quanto segue.
Le amministrazioni locali, tramite la Conferenza dei sindaci o dei presidenti di circoscrizione, per quanto concerne le Aziende torinesi, sono state coinvolte nel momento di preparazione dell'applicativo aziendale della delibera del 7/01/01. Ho qui i pareri della Conferenza dei sindaci e dei presidenti di circoscrizione di Torino. Hanno pertanto discusso la manovra con il Direttore generale dell'Azienda prima che la relativa documentazione fosse inviata in Regione per le valutazioni del caso verificandone a livello territoriale le strategie puntuali.
Nella stessa fase preventiva la deliberazione aziendale di adozione della manovra è stata sottoposta alle valutazioni degli organismi rappresentativi aziendali.
Per quanto riguarda il coinvolgimento delle altre realtà citate, si ricorda che sono stati deliberate le linee di indirizzo dell'atto aziendale: pertanto, in applicazione della D.G.R. n. 80-1700 dell'11 dicembre 2000, è in fase di adozione da parte delle Aziende Sanitarie Regionali il citato atto aziendale di diritto privato che dovrà disciplinarne l'organizzazione e il funzionamento. L'allegato A della deliberazione suddetta, al titolo I, sottotitolo 2), punto 13), prevede l'individuazione nell'atto aziendale delle procedure di consultazione al fine della predisposizione degli atti di programmazione, mentre al punto 15) prescrive che lo stesso debba individuare "tutte le strategie e le azioni atte a sviluppare livelli adeguati di informazione, accoglienza tutela e partecipazione degli utenti, delle loro organizzazioni e degli organismi di tutela dei diritti". Dopo la formalizzazione da parte delle Aziende dell'atto aziendale, le procedure e le strategie di cui sopra troveranno applicazione su tutti gli atti di programmazione dalle stesse adottati anche in attuazione delle deliberazioni del 7 gennaio 2001.
Per ciò che riguarda l'eventuale coinvolgimento della Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sia la D.G.R. n. 27-1912 del 7 gennaio 2001 che le deliberazioni da essa derivanti con riferimento alle singole Aziende, non sono da considerare atti di variazione, integrazione aggiornamento parziale o totale del P.S.R., in quanto, per ritenersi tali i provvedimenti avrebbero dovuto rivedere tutti i punti indicati nel comma 2 dell'articolo 7 della legge regionale n. 61/97, tra cui ricordiamo, tra gli altri: gli obiettivi specifici da perseguire attraverso i progetti obiettivo gli indirizzi per l'integrazione dei servizi sanitari e socio assistenziali.
La deliberazione n. 27/1912 "Programmazione sanitaria: determinazioni per la gestione del servizio sanitario regionale nell'anno 2001", nonché le deliberazioni assunte nella stessa data per ogni singola azienda sono un atto di indirizzo e si muovono nell'ambito delle indicazioni programmatiche del P.S.R. di cui alla legge regionale n. 61/97, che mantiene la sua efficacia sino all'approvazione del nuovo Piano Sanitario Regionale (articolo 6, comma 1, della legge regionale n. 61/97), e delle intese di programma, quali strumento attuativo del P.S.R. del quale assumono lo stesso periodo di validità. Tali intese sono peraltro state siglate nel gennaio 1999 e sottoposte alle valutazioni degli enti locali.
La D.G.R n. 27/1912 del 07/01/2001 assume, invece, la veste di atto di indirizzo per verificare la congruità tra i benefici conseguiti e i costi sostenuti e il raggiungimento dell'efficacia e dell'efficienza del servizio offerto dalle singole Aziende sanitarie (vedi art. 25 della legge regionale n. 61/97).
E' evidente che il momento programmatorio non può essere totalmente disgiunto da quello di verifica e la deliberazione del 7 gennaio 2001 esprime e sostanzia la necessità che quanto programmato con il P.S.R. e da attuarsi con le intese di programma debba produrre corretti effetti gestionali, trovando il giusto equilibrio tra l'attribuito, l'introitato e i costi sostenuti.
A conferma di quanto affermato si legga anche il contenuto di quanto espressamente riportato nel terzultimo capoverso della premessa del deliberato laddove recita: "La Regione verifica trimestralmente l'andamento della spesa in coerenza con i budget assegnati e i relativi dati analizzati. Costituiranno elemento significativo di valutazione dell'operato dei Direttori Generali delle AA.SS.RR. con riferimento a quanto stabilito nei singoli provvedimenti relativi agli obiettivi gestionali ed economici per l'anno 2001 per ciascuna Azienda regionale".
Va da sé che lo spirito della deliberazione era proprio quello previsto dall'articolo 25 della legge regionale n. 61/97 e a riprova di ciò è l'assunzione della deliberazione n. 4-2074 del 23 gennaio 2001 "D.G.R. n.
27-1912 del 7 gennaio 2001. Verifica trimestrale dell'andamento della spesa in coerenza con i finanziamenti assegnati.
La necessità di intervenire con precisi indirizzi: sull'assistenza farmaceutica, la definizione dei budget di distretto e dell'appropriata erogazione dell'assistenza sanitaria trovano il loro fondamento nella legge 23 dicembre 2000 n. 388 agli articoli 84 e seguenti che incidono in modo puntuale sulla spesa farmaceutica (eliminazione ticket sanitari), la necessità di monitorare le prescrizioni mediche, farmaceutiche specialistiche e ospedaliere (art. 87 della legge n. 388/2000) l'applicazione di disposizioni relative all'appropriatezza nell'erogazione dell'assistenza sanitaria (art. 88 della legge n. 388/2000).
Si ricorda, in ogni caso, che con l'art. 108 della legge regionale 26 aprile 2000, n. 44, è stata istituita la Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e sociosanitaria regionale, attualmente non ancora operante in quanto la stessa legge demanda ad apposito regolamento, da adottare entro 60 giorni dalla sua entrata in vigore (22/03/2001) con deliberazione di Giunta regionale, la disciplina della sua costituzione e funzionamento e del suo raccordo con la Conferenza permanente Regione Autonomie locali.
Nelle interpellanze ricorre molte volte il riferimento all'appropriata incidenza di strutture ambulatoriali e di laboratorio ai fabbisogni degli assistiti. La tematica così affrontata non è esaustiva di una trattazione che deve necessariamente coinvolgere il tema delle prestazioni ambulatoriali nel loro complesso.
Le criticità connesse al momento di erogazione dei servizi sono a tutti ben note e non sono esclusivamente un problema della Regione Piemonte e coinvolgono non solo l'ambito nazionale. Infatti sono di questi giorni le notizie sugli interventi che il Servizio Sanitario Inglese intenderebbe sviluppare per tentare di risolvere tali criticità.
La nostra Regione è da tempo impegnata ad affrontare il tema delle prestazioni ambulatoriali sia sul versante dell'offerta di servizi che su quello, fondamentale, dell'analisi della domanda. La stessa manovra regionale dedica alcune parti a tale argomento sia coinvolgendo la responsabilità degli operatori sul territorio, sia attraverso la definizione di specifici budget sia attraverso lo sviluppo di metodiche di analisi dell'appropriatezza della domanda.
Inoltre la nostra Regione è fortemente impegnata sul tema del monitoraggio delle prestazioni con particolare attenzione alla quantità tipologia e tempistica di erogazione.
La manovra assunta nello scorso gennaio, infatti, individua, tra gli strumenti da adottarsi per l'appropriata erogazione dell'assistenza sanitaria, anche l'analisi dell'appropriatezza dell'utilizzo delle risorse specialistico ambulatoriali finalizzate alla razionalizzazione della domanda di prestazioni ed alla promozione del pieno utilizzo delle risorse strumentali e professionali.
Va inoltre sottolineato che i valori parametrali riportati nelle interpellanze hanno mero valore indicativo, in quanto non tengono conto della densità di popolazione afferente (rapporto tra strutture e popolazione), né delle tipologie e quantità di prestazioni erogate.
Peraltro le strutture private sono chiamate ad operare in modo sinergico con le strutture pubbliche per dare adeguate risposte alle domande di salute nell'ambito di un percorso che i recenti provvedimenti regionali sull'accreditamento hanno già compiutamente delineato.
Signor Presidente, ho terminato, non dico di aver risposto esaurientemente ai primi quattro quesiti delle interpellanze, ma penso di aver chiarito quelle che potevano addirittura essere alcune incomprensioni.
Così come avete stabilito, sono doverosamente disponibilissimo a rispondere alle interpellanze per quanto attiene ogni singola A.S.L.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Apro il dibattito generale.
La parola al Consigliere Riggio sull'ordine dei lavori.



RIGGIO Angelino

Intervengo sull'ordine dei lavori. Penso sia indispensabile poter disporre della relazione dell'Assessore D'Ambrosio e avere il tempo materiale per poter annotare le cose fondamentali. Quindi, chiedo di avere questa relazione e una sospensione perlomeno di venti minuti per poter discutere.



PRESIDENTE

L'Assessore D'Ambrosio è disponibile a fornire quanto ha riferito rispetto al suo intervento.
Possiamo quindi far distribuire le copie e nel frattempo possiamo sospendere la seduta per 15 minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 12.15 riprende alle ore 12.39)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prego i colleghi di rientrare in aula al fine di poter procedere dopo la sospensione del Consiglio avvenuta in merito ad una richiesta specifica di poter avere copia della relazione dell'Assessore D'Ambrosio e quindi di poterla apprendere con una attenta lettura per gli interventi dei singoli Consiglieri. Prego, quindi, se all'esterno ci sono ancora dei colleghi Consiglieri, di accedere internamente all'aula per darci modo di riprendere i lavori.
Ho già delle prenotazioni: ha chiesto di intervenire il collega Brigandì; successivamente il Consigliere Riggio mi deve confermare se la sua richiesta era per procedere al dibattito generale. Chiedo, inoltre, ad altri colleghi di indicarmi se intendono intervenire anticipatamente.
Possono certamente prenotarsi comunque durante l'espletamento dei lavori.
Ricordo ai Componenti della VI Commissione consiliare che la stessa è convocata per le ore 14.00, nell'Ufficio di Presidenza alle ore 14.30 e alle ore 15.00 la IV Commissione. Era per questo motivo che chiedevo cortesemente di accelerare un pochino i tempi, senza nulla togliere all'importanza e alla qualità del dibattito. Pensavo, concordandolo con voi, di concluderlo ancora in mattinata, cioè prima della chiusura della seduta antimeridiana, il dibattito generale, per poi fare una breve pausa prima della convocazione della Commissione fissata per le 14.00.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

"Piani aziendali delle ASL e delle ASO in Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Possiamo riprendere i lavori, nel frattempo è rientrato il collega Riggio.
La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Grazie, Presidente.
Intervengo sul dibattito generale per esprimere l'apprezzamento sulla relazione svolta dal Presidente Ghigo.
Il bilancio della sanità è palesemente in deficit: la Regione Piemonte spende più di quanto lo Stato trasferisce per la gestione della sanità regionale. Questo è un dato di fatto. La notizia, pubblicata sugli organi di informazione, è stata, come ci saremmo dovuti aspettare strumentalizzata dalle forze di opposizione di centrosinistra, che hanno colto l'occasione per attaccare la maggioranza che governa la Regione Piemonte. La realtà è però diversa e le colpe del deficit sanitario regionale non sono della Giunta Ghigo.
La Regione Piemonte si trova a dover fare i conti con i fondi che sono assolutamente insufficienti a gestire la sanità. Il Governo di centrosinistra, infatti, ha da un lato abolito i ticket per ragioni meramente elettorali, dall'altra parte ha stretto i cordoni della borsa delle Regioni proprio in un settore così importante. Ricordiamo che la sanità è regionalizzata soltanto per quanto riguarda le competenze. Dal punto di vista economico dipendiamo comunque dal Governo centrale. Vorrei fornire un dato: nell'ultima finanziaria, il Governo ha stanziato, per la sanità, una cifra pari al 5% del PIL. La media europea è di molto superiore, ed pari al 7,2%. La Francia l'8,4%, la Germania l'8,1%. Il Governo italiano di centrosinistra ha deciso di risparmiare proprio su questo delicato settore. La Regione si trova così di fronte a due soluzioni, entrambe molto pericolose: aumentare le tasse locali o effettuare tagli alla spesa.
E' evidente che è necessaria una riforma sanitaria regionale, visto che non è possibile pensare ad un deficit che, in assenza di adeguate misure opportune, è destinato a crescere.
E' interessante il discorso che vede dividere questa manovra finanziaria dall'idea di un riporto generalizzato e razionalizzato della sanità in Piemonte. E' importante, quindi, cominciare a stabilizzare la spesa e i cespiti di spesa prima, e poi, evidentemente, trovare un meccanismo che possa dare efficienza alla sanità in questa Regione.
Un punto su cui noi saremo assolutamente determinati è quello di affermare con vigore che questa riforma non dovrà prevedere tagli che possano compromettere la salute dei cittadini.
Il nostro Gruppo regionale è stato e sarà inflessibile su questo punto: la salute non si tocca. Siamo disponibili a fare una durissima battaglia e se ciò si rendesse necessario, ad assumere provvedimento anche forti.
La sanità è uno dei punti focali del programma politico su cui si basa l'alleanza della Lega Nord con il Polo delle Libertà.
Io e il mio Gruppo regionale abbiamo incontrato l'Assessore alla sanità Antonio D'Ambrosio, con il quale abbiamo ribadito la nostra posizione.
Il Gruppo della Lega Nord è assolutamente contrario all'assegnazione del budget di spesa per i medici di medicina generale e lo abbiamo ribadito anche all'Assessore D'Ambrosio, che ci ha assicurato che la manovra non prevederà questo tipo di tagli alla spesa. Sappiamo che questo sistema abbinato ad un meccanismo sanzionatorio in caso di sforamento (modello peraltro sperimentato da alcuni anni in Germania) ha generato notevoli problemi di fruizione del servizio sanitario da parte dei cittadini.
Potrebbe infatti verificarsi che il medico che si rende conto ad ottobre di essere in procinto di sforare sia portato a ridurre la prescrizione di prestazioni sanitarie, ipotesi pericolosissima per la salute pubblica. Il medico di medicina generale dovrà, piuttosto, avere un ruolo centrale quale filtro di primo livello con il paziente, gestendo il percorso diagnostico e terapeutico della patologia, contenendo, laddove è possibile, la ospedalizzazione. E ancora, i medici di medicina generale hanno un ruolo fondamentale nel contenimento dei costi farmaceutici: a parità di effetti e di valore farmacologico (tolleranza, biodisponibilità, farmacocinetica) dovranno prescrivere medicinali con il miglio rapporto costo-beneficio, con la possibilità di un risparmio considerevole per tutta la comunità.
Il Presidente ha accennato al principio attivo. E' un principio che noi condividiamo in pieno, che prevede, a parità di efficacia, di scegliere le cure meno costose e i farmaci meno costosi.
Annuncio che la Lega, sul punto, è in procinto di presentare un disegno di legge che renda questo principio un obbligo per questa Regione.



BRIGANDI' Matteo

MARCENARO (fuori microfono)



BRIGANDI' Matteo

Qual è il principio?



BRIGANDI' Matteo

Il principio attivo: a parità di efficacia, sono da annotare sia le medicine che le terapie meno costose.
La Lega Nord si dichiara assolutamente contraria alla chiusura dei piccoli ospedali, soprattutto quelli ubicati nei centri minori.
Il Movimento che ho l'onore di presiedere ha fatto e continuerà a fare una durissima battaglia contro la chiusura degli ospedali nei centri minori: penso all'ospedale di Venaria e a quello di Avigliana.
I piccoli ospedali non devono chiudere perché svolgono un servizio importantissimo, in quanto filtro di secondo livello. Certo si comprende bene che un piccolo ospedale non può avere tutte le specialità: si tratta di un'ipotesi irrealizzabile per gli altissimi costi. Ma ci sono dei servizi dei quali non si può prescindere: il reparto materno-infantile, ad esempio, il dipartimento di emergenza e di accettazione in funzione 24 ore al giorno, il centro prelievi.
Noi vogliamo garantire l'immediata fruizione da parte del cittadino del servizio. Sarà il piccolo ospedale a "smistare" i casi non gestibili nelle specialità possedute, non il cittadino costretto a pellegrinare da un centro all'altro, come purtroppo accade.
Gli ammalati devono avere la certezza e la sicurezza, visto che pagano profumatamente questo servizio. Non è accettabile l'ipotesi di chiusura per questi piccoli ospedali. Credo che la strada sia quella della razionalizzaione, come abbiamo proposto e continuiamo a proporre per l'Ospedale di Venaria, una situazione emblematica da questo punto di vista.
L'Ospedale civile di Venaria, che ha ben 300 anni di tradizione e un ruolo importantissimo per tutto il circondario, vive da diverso tempo in uno stato di progressivo abbandono: non esiste un pronto soccorso notturno non c'è più il cardiologo, il primario di pediatria non è mai stato sostituito dopo le dimissioni del Presidente e da qualche tempo è stato chiuso il servizio di pediatria notturna. E' una situazione ormai insostenibile. Certo, l'ospedale necessiterebbe di importanti lavori di ristrutturazione e di una razionalizzazione, così come ha gravi carenze. Ma l'ipotesi di chiusura, che ormai circola da tempo, non è accettabile.
Il risparmio sulla spesa sanitaria deve essere effettuato dove esistono veri sprechi di denaro pubblico. Personalmente, andrò a controllare i centri di analisi convenzionati, le cui ruberie, a suo tempo, proprio a Torino, furono accertate dalla magistratura. Questi i settori sui quali intervenire subito.
I tagli devono riguardare chi ha agevolato gli sprechi, come ad esempio quei Direttori generali dell'ASL che non hanno rispettato i budget loro assegnati.
Prendiamo atto che c'è stata una privatizzazione della struttura sanitaria. Se siamo un'azienda privata, dove i soldi escono dalle tasche delle persone che fanno gli imprenditori, quando vi è un dirigente che sfora il budget assegnatogli, dobbiamo cacciarlo via.
E' importante capire se in Regione Piemonte abbiamo dei Dirigenti che mantengono la loro parola in termini economici, o se abbiamo un andazzo di spesa indiscriminata, tanto chi paga non è un privato, ma sono le tasche di tutti e, quindi, sostanzialmente, di nessuno. Questo meccanismo andrebbe immediatamente bloccato. Per questo motivo, le spese di ciascuna azienda sanitaria dovranno essere monitorate con carenza periodica, bimestrale o trimestrale.
Concludo, Presidente, augurando un buon lavoro di razionalizzazione.
Dobbiamo cercare di non intaccare il servizio a spese dei cittadini cercando di tagliare dove è possibile a favore del risparmio pubblico.
Ripeto, credo che siano dei grossi cespiti che andrebbero tagliati cioè tutte le prestazioni che ci vengono a costare più rispetto alla minima spesa del mercato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Chiedo se è possibile avere la presenza del Presidente della Giunta. Mi rammarico che un dibattito di questa portata richiami così scarsa partecipazione da parte dei Consiglieri di maggioranza. E' un cattivo costume che mi crea imbarazzo.
Non intervengo spessissimo in questo Consiglio, ma vorrei che il Consiglio avesse veramente il significato di parlamento subalpino. Richiedo la presenza del Presidente della Giunta, perché ha fatto delle affermazioni che hanno un grosso significato rispetto alla programmazione sanitaria.
Personalmente e come forza politica non le condividiamo. Per questo motivo, sarebbe corretto interloquire.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta sta arrivando, può proseguire.



RIGGIO Angelino

Certo. Andiamo avanti per monologhi, invece che per dialoghi! Va tutto bene! Qual è il senso di questo Consiglio regionale e perché abbiamo richiesto questo Consiglio? Provo a riassumere in poche battute la flow chart che ci ha guidato. Stiamo per discutere il bilancio generale della Regione Piemonte. Questo bilancio è fortemente compromesso dalla situazione di deficit finanziario in sanità. Noi abbiamo avuto un trend molto negativo per quello che riguarda la situazione dei conti della sanità in Piemonte.
In Commissione sanità, l'Assessore D'Ambrosio, nemmeno un mese fa, mi ha dato una enorme soddisfazione. Subito dopo le elezioni, che, come sapete, il centrosinistra ha perso, l'Assessore D'Ambrosio, nella Conferenza della mia azienda sanitaria, mi aveva detto che mi voleva bene anche se avevo raccontato un po' di bugie sul disavanzo in sanità, e che non era vero che c'era stato un disavanzo di 3.000 miliardi.
Siccome non è mie costume raccontare bugie e non ho avuto modo di replicare, l'Assessore, nemmeno un mese fa, invece ha detto, dopo aver vinto le elezioni - ma questo è un fatto marginale - che era vero che, in cinque anni, c'erano stati 3.000 miliardi di disavanzo. I conti sono presto fatti, perché, come ha citato lo stesso Assessore D'Ambrosio, fino al 1999 c'è stato un disavanzo di 2.134 miliardi, a cui c'è da aggiungere il disavanzo del 2000, di cui per ora nulla sappiamo, ma l'Assessore ha detto che probabilmente sarà di 757 miliardi, che, sommati ai 2.134 miliardi arrivano a un totale corrispondente a una cifra pari a 2.900 miliardi scarsi. Questa è la stima minima nell'ipotesi che il contenimento, che era stato previsto per il cosiddetto Patto di buon governo, abbia funzionato, e la stima media da un disavanzo pari a quello del 1999, di 1.164 miliardi che aggiunto ai 2134, raggiunge i 2300 miliardi. Se, invece, dovesse essere rispettato il trend di aumento che il Presidente della Giunta Regionale con estrema onestà, ha indicato, avremmo, invece, un disavanzo che si attesterebbe per il 2000 intorno ai 1.450 miliardi, il che porta il disavanzo tendenziale nei cinque anni a 3600 miliardi. Come si vede, non avevo detto delle bugie - non è il mio metodo di fare politica - ma avevo detto la verità. C'era stato un disavanzo di circa 3.000 miliardi, da un minimo di 2.900 a un massimo di 3.600 miliardi.
Sulle cause di questo disavanzo ormai è stato detto parecchio. Vi è stata un'erronea capacità dal punto di vista della programmazione, nel senso che una programmazione avrebbe previsto, come giustamente doveva accadere, un'analisi dell'esistente, quindi un'individuazione sullo stato di salute della popolazione piemontese che abbiamo avuto solo dopo che il piano sanitario era stato stilato, con un'inversione completa dei tempi della programmazione. Avrebbe dovuto esserci una ricognizione delle risorse umane e strumentali, soprattutto murarie. Invece, il piano per l'edilizia sanitaria è stato di gran lunga precedente al piano sanitario regionale mentre il piano di edilizia sanitaria avrebbe dovuto discendere dal piano sanitario, con il risultato che oggi possiamo constatare che ospedali che sono in predicato di essere chiusi o che vengono indicati in tutte le deliberazioni del 7 gennaio come criticità sono stati finanziati fino a ieri per essere ristrutturati e ammodernati, compresi ospedali che avevano 70-100-150 anni, con una dissociazione di tipo assolutamente schizofrenico tra la pianificazione per lo sviluppo dell'edilizia sanitaria, che ha previsto addirittura il 95% degli interventi sull'ospedale rispetto alla pianificazione del piano sanitario regionale, secondo cui avrebbe dovuto essere prevalente l'attività territoriale. E' una prevalenza assolutamente condivisa anche dall'opposizione, in quanto l'intervento territoriale avrebbe sicuramente consentito un maggiore controllo della spesa.
Abbiamo denunciato - mi sono autocitato, perché già nel '96 lo avevo fatto - il rischio che le varie aziende sanitarie si facessero concorrenza fra di loro o che facessero concorrenza alle ASO confinanti per "acchiappare" DRG, costruendo un meccanismo inflattivo. L'abbiamo ritrovato nelle deliberazioni del 7 gennaio.
Assessore D'Ambrosio, molte delle cose che ha detto potrebbero anche essere accettate se lei fosse "vergine"; ma lei non lo è, perché ha governato già per sei anni la sanità piemontese, e in questi sei anni, tra l'altro, non ha nemmeno minimamente messo mano ai diversi problemi. Ha avuto questo difetto di programmazione generale ed è stato ancora più grave il momento della gestione, in quanto sappiamo tutti come sono andate a finire le intese di programma, che dovevano essere l'elemento fondamentale per la gestione. Non mi voglio ripetere, l'abbiamo già detto tante volte in Consiglio.
Non parliamo del controllo, perché abbiamo dovuto ricorrere alla società esterna Seimandi per poter avere un minimo di controllo e, dopo l'intervento della Seimandi, in questi giorni l'Assessore D'Ambrosio ci ha detto che sono stati spesi 80 miliardi di consulenze di cui una quarantina assolutamente inutili: spese telefoniche, ecc.
La dissociazione fra programmazione, gestione e controllo è stata una delle caratteristiche dell'era D'Ambrosio. Quindi, sulle cause del disavanzo, per cortesia, l'etica della responsabilità richiederebbe questo.
La Giunta regionale di centrodestra ha prima causato il disavanzo e, in secondo luogo, non ha governato la domanda sanitaria. Io ho dato atto al Presidente Ghigo che esiste una dinamica, questa frazione famosa fra aumento dei costi in sanità (la C) con il denominatore (la S), che è la spesa sanitaria. Esiste una dinamica reale per cui i costi aumentano, ed aumentano per una serie di fattori positivi. Ma proprio perché aumentano i costi, deve aumentare la nostra capacità di governo. Io gliel'ho già posta questa domanda, Presidente Ghigo. Di fronte a questo aumento dei costi ci voleva una maggiore capacità di governo. Io pongo nuovamente questa domanda: c'è stata questa maggiore capacità di governo? Sa che cosa significava questa maggiore capacità di governo? Significava differenziare all'interno dei costi, quelli che erano i costi reali da quelli che erano i costi fittizi. E non parlo solo degli sprechi, quelli a cui è "appiccicato" il collega Brigandì, che probabilmente di sanità si è occupato solo oggi.
Non si parla solo degli sprechi, c'è un problema di politiche sanitarie, ci sono dei costi fittizi, che sono indotti dalle patofobie, che sono indotte da meccanismi di ansie, che sono indotti da un consumismo di mercato che finisce per interessare anche la sanità. Ci sono questi costi fittizi.
Ci sono poi dei costi reali che devono essere affrontati in modo diverso, perché quando parliamo di questo famoso numeratore di aumento dei costi, che è collegato ad un aumento di tecnologie e di professionalità non è che questi C-T-P-F sono allo stesso modo. Abbiamo dei costi che hanno un basso livello tecnologico ed interventi...



PRESIDENTE

La invito a concludere.



RIGGIO Angelino

No, mi sono trovato di fronte a due relazioni di 30 minuti...



PRESIDENTE

I tempi sono questi, altrimenti, se non ci sono regole, non si riesce a disciplinare la vita del Consiglio. La invito a concludere; parlerà poi con tutto il tempo che avrà a disposizione.



RIGGIO Angelino

Dico che noi avevamo la possibilità di intervenire in modo differenziato e, soprattutto, con interventi a basso contenuto tecnologico e professionale; il che significava puntare sul territorio. Questo non è stato fatto.
La Giunta regionale di centrodestra prima ha causato il disavanzo, poi lo ha ignorato, poi lo ha nascosto; di fronte poi alla presa di posizione precisa del Governo nazionale, ha operato i tagli.
Voglio smontare, prima di chiudere, quattro falsità che vengono dette: che il Governo di centrosinistra abbia tagliato le risorse in sanità. Non è vero! Non è vero, perché porto i dati e sono dati certi che posso mettere a disposizione dell'assemblea. Il PIL tra il 1995 e il 1998 (sono dati consolidati, quindi non più modificabili) è aumentato del 14%; la spesa in sanità a livello nazionale è aumentata del 19%. Questo è un dato a disposizione di tutti quanti i Consiglieri.
Seconda questione: non è assolutamente vero che spendere di più in sanità necessariamente significhi garantire migliori risorse, tant'è vero che l'OMS ha riconosciuto al nostro Paese una maggiore efficacia degli interventi e una maggiore efficienza nell'utilizzo delle risorse, una maggiore equità. Paesi che spendono molto di più, come ad esempio gli USA sono al trentasettesimo posto in questa graduatoria.
Altra cosa che è stata detta: il nostro disavanzo è pari a quello delle altre Regioni. Non è vero, perché siamo partiti da una situazione di parità fra il fabbisogno e le risorse, e noi in un trend di crescita; altre Regioni sono in un trend discendente.
Ultima cosa che volevo dire: queste deliberazioni sui tagli hanno generato inutilmente scompiglio.
Mi rendo conto che lei, Presidente, mi chiede di concludere. Chiedo di poter intervenire nuovamente per dare una risposta rispetto alle interpellanze.



PRESIDENTE

Ne ha diritto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Sono contento, perché oggi che è il 4 aprile, per l'ultima volta prima delle elezioni parliamo di sanità. Lo dico senza volere essere irrispettoso delle decisioni del Consiglio, ma lo dico perché sinceramente ogni volta che si riaffronta questo tema, che ormai è diventato nelle parole, nei modi, nelle richieste di parte della minoranza assolutamente tanto strumentale quanto propagandistico, quanto stucchevole, quanto inutile, noi ci troviamo puntualmente, una volta al mese, come fosse un appuntamento fisso, a discutere di sanità, delle solite cose, delle solite cifre e a confutare tesi differenti. Differenti però, quando ci sono due tesi, perch a me hanno insegnato così ("la destra tradizionale ha una visione ristretta della società"), in ogni caso quando ci sono due tesi, nella norma, una è corretta e l'altra è scorretta. Non voglio dire "una giusta e una sbagliata", perché è un po' troppo categorico e un po' troppo lapidario però una è corretta e l'altra è scorretta. Allora oggi, per l'ennesima volta... Poi attendiamo tutti i prossimi interventi perché c'è sempre un'emergenza sanità per cui occorre chiedere un Consiglio straordinario invece l'emergenza bilancio che il Piemonte aspetta non è un'emergenza quindi il bilancio si fa di tutto per ritardarlo, per fare ostruzionismo e per bloccarlo in Commissione - perché tanto il bilancio che interessa tutti i Piemontesi non è una priorità! - mentre la sanità è sempre un'emergenza quindi si chiedono Consigli straordinari e bisogna dibatterne una volta al mese! Allora noi oggi non ci sottraiamo al nostro dovere dibattimentale mensile. Tra l'altro, Presidente, per rispetto all'aula io non le dir "no!" quando scadranno i dieci minuti, perché non ho la prepotenza e l'arroganza di autodeterminarmi da solo, indipendentemente dal Regolamento quanto e come devo parlare, ma anche qui è una questione di differenze, di tesi contrapposte, in cui invece ritengo ci sia un giusto e uno sbagliato ma non è questo il tema.
Oggi si confrontano di nuovo le due tesi: è lo Stato che dà pochi soldi; è la Regione Piemonte che li gestisce male. Fra queste due tesi, io non perché sto in maggioranza, ma perché se noi vogliamo andare a fare un ragionamento che superi la politica politicante o la strumentalità che su questo tema ciascuno di noi può usare tirando la coperta da una parte e dall'altra, noi abbiamo un solo termine di valutazione, che sono i numeri e le cifre, quindi dei dati oggettivi su cui basarci, non dei dati interpretati, perché sull'interpretazione dei dati ciascuno di noi può dire quello che vuole; sui dati oggettivi diventa un po' più difficile. Allora la tesi A, cioè è il Governo che dà poco, da contrapporre alla tesi B (è la Regione che spende male quel poco), secondo me sta nei numeri e sta nella relazione, devo dire, molto dettagliata del Presidente della Giunta e nella risposta, altrettanto dettagliata, alle 30 interpellanze (29, 22, 26, non lo so, almeno un po' di tempo lo avete impiegato a fare qualcosa!) che sono state presentate all'Assessore D'Ambrosio. Perché vedete, colleghi, il fatto stesso di presentare 30 interrogazioni o 30 interpellanze dimostra tutta la simbologia di cui voi volete impregnare questa discussione, perch se fosse una cosa seria e se non fosse soltanto, appunto, una politica politicante, ne bastava una! Bastava il Consiglio straordinario; fare 30 o 29 interpellanze è un fatto simbolico: "noi ti facciamo ventinove domande precise su tutte le ASL e le ASO del Piemonte!". Fatto simbolico, inutile sterile: per la sanità, per l'utilità, per l'efficienza o per l'inefficienza, però un fatto simbolico.
Allora, di fronte alla sinistra dei simboli, o dei simulacri, c'è secondo me - il centrodestra del pragmatismo e delle cifre. Allora io mi chiedo come sia possibile confutare ciò che è stato detto dall'Assessore D'Ambrosio: tutte le Regioni hanno sforato, e questo ci spiace. Perch tutte le Regioni hanno sforato? Perché tutti gli Assessori delle Regioni italiane sono degli incapaci? O perché il Governo dà poco? La risposta è retorica, perché dando per assunto che gli Assessori delle Regioni pochissime, in cui il centrosinistra governa siano capacissimi, se pure loro sforano nonostante la falcidia di ospedali (poi è giusto che non è solo chiudendo gli ospedali che si risana la sanità), nonostante la falcidia - dicevo - di ospedali, di posizioni sul territorio e di ambulatori, riescono lo stesso a sforare! Allora la risposta è addirittura scontata: è il Governo che dà poco.
A fronte di un Governo che chiede il mantenimento degli stessi standard nell'offerta sanitaria e nell'assistenza, ma che poi abolisce il ticket su una quantità rilevante di medicinali, dicendo alle Regioni "abbiamo abolito il ticket - il Governo ha fatto una bella figura - poi voi semmai, con la vostra autonomia impositiva...". Ma almeno ce l'avessimo totale l'autonomia impositiva, anziché poter andare a fare dei giochini sull'IRPEF o su altre microtasse da far sorridere, perché voi sapete bene che se anche noi facessimo delle operazioni sulla benzina faremmo ridere (non sto parlando di quella appena fatta, sto parlando di operazioni generali sulla benzina)! Cosa significa questo? Che il 20%, più o meno, stimabile di spesa in più chi lo paga? Lo paga l'inefficienza della programmazione regionale? O lo dovrebbe pagare l'ex Ministro Bindi o il già non più Ministro, per dichiarazione di due mesi fa, quindi non ricandidato né ricandidabile Veronesi? Anche qui la risposta è scontata: non è che possiamo menarcela per il naso, perché se meno soldi corrispondono a meno servizi, è un tipo di ragionamento; meno soldi, più servizi, è un'utopia! Allora, le utopie del XIX e del XX secolo ce le siamo lasciate alle spalle e sono miseramente fallite; se vogliamo ragionare in termini di efficienza non ragioniamo per utopia, per ideologia e per "politique politicienne", perché è l'unico ragionamento che voi portate in quest'aula! Non c'è mai un dato concreto! C'è il Governo nazionale, e questo è un dato, lo ripeto ogni volta Presidente, mi spiace, ma se la discussione è sempre la stessa, non è colpa mia, chiedo scusa a lei Presidente del Consiglio se dico sempre le stesse cose, lo so che sono un po' noioso, me lo dico da solo, però se ci impongono di discutere sempre le stesse cose, la prossima volta non mi sforzo più, mi prendo il dattiloscritto, lo leggo e risparmio anche due minuti, perché tanto le cose da dire sono le stesse! Se il nostro Governo è quello che spende meno in spesa sanitaria signori miei, e questo Governo è targato centrosinistra o sinistra-centro la colpa non è della Regione Piemonte! La colpa è dei vostri Ministri, del vostro Governo, del vostro centrosinistra! Se questo Governo, con le furbizie, tenta di scaricare sulle Regioni la spesa sanitaria, un maggior aggravio di spesa sanitaria perché vuol fare la bella figura di abolire i ticket per poi far passare per cattivi, coi denti grondanti di sangue, gli Assessori regionali, non è colpa dell'inefficienza delle Regioni, è colpa dei vostri Ministri e del vostro Governo! Perché è inutile altrimenti che ci contiamo fanfaluche! Potremmo fare un'altra cosa ma voi il federalismo non l'avete voluto fare. Se ci fosse l'autonomia impositiva, se ci fosse una reale possibilità di indirizzo della spesa pubblica della Regione globalmente intesa e non soltanto settorializzata sulla sanità, allora sì che ci si potrebbe venire a dire "voi avete commesso degli errori" o "voi non avete saputo, rispetto ad una libertà di introito, garantire un'efficienza di spesa", ma questo non è possibile, lo sapete! Voi con una mano togliete, cioè togliete soldi alla sanità a livello centrale, e con l'altra volete prendere! Cioè volete dire "non è colpa dello Stato", che dà meno e che si inventa la bufala dei ticket, "ma è la Regione che non è efficiente". Ma questa è una presa in giro nei confronti dei cittadini! Guardate, è un'arma che fa "puf!" ed esce la bandierina con scritto "Peace and love", non esce un proiettile contro l'inefficienza della Regione Piemonte! La vostra è una pistola giocattolo, perché sono talmente scontate, stucchevoli e sbagliate - sbagliate! - nei numeri oggettivi del "vostro" Governo, le cose che dite, che sinceramente - sinceramente! potremmo fare altro; potremmo magari discutere di bilancio preventivo anche se è dal 5 dicembre 2000 che vi rifiutate di farlo nel merito tentando di fare l'ostruzionismo in Commissione.
Allora io concludo, Presidente, come ho iniziato: lo Stato dal '92 in avanti, lo ha detto bene l'Assessore D'Ambrosio, ha avuto una politica assolutamente schizofrenica sulla gestione sanitaria; ha fatto degli stanziamenti che più volte ha corretto, a dimostrazione che erano sbagliati, perché se faccio una previsione di stanziamento e poi ogni anno ogni due anni, ripiano il pregresso, significa che ho anche coscienza di aver sbagliato prima nelle previsioni, attenzione! E il continuare a sbagliare diventa anche casomai un fatto doloso, ma questo non interessa nessuno, se non la politica. Per noi la distinzione è ben chiara. Non c'è inefficienza nella sanità piemontese, c'è un grande sforzo di razionalizzazione, ma c'è inefficienza e sottostima da parte dello Stato.
In ultimo, Presidente - visto che la Giunta questo impegno lo aveva assunto e lo ha portato avanti - invito a tenere presenti le rivendicazioni dei medici di medicina generale, dei medici di base. Condivido la tesi del collega Brigandì, perché in effetti, rispetto a questo punto particolare della spesa sanitaria, occorrerà fare ulteriori ragionamenti rispetto a quelli fatti finora.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Ghiglia.
Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, anch'io, come il collega Riggio ritengo che sarebbe stata opportuna una presenza più consistente, per sviluppare un dibattito approfondito sul tema. Al di là dell'interesse che può avere una parte politica, come l'opposizione, a sottolineare i limiti della manovra ritengo che nei prossimi giorni, discutendo del bilancio, ci renderemo sicuramente conto che questa vicenda ha delle ricadute proprio riguardo alla manovra che bisogna compiere.
Il bilancio di previsione del 2001 è stato assunto prima della manovra ed è un bilancio che non tiene conto dell'evoluzione della spesa sanitaria e delle modalità per poterla coprire, per quanto riguarda il 2000 e il 2001. Tiene conto del 1999 con i 350 miliardi di mutuo che si pensa di accendere, ma del 2000 non tiene assolutamente conto, nonostante siano noti i pre-consuntivi.
Rispetto al 2001, tiene conto della manovra che è stata fatta, cioè ipotizzando che la Giunta riesca a realizzare l'obiettivo di una riduzione della spesa corrente nei termini indicati nella manovra del 7 gennaio.
Questa è la situazione, ed è modificata rispetto ad allora: lo dico all'Assessore e spero che il Presidente se ne renda conto, nel senso che non è che nel momento in cui l'Assessore D'Ambrosio e la Giunta hanno deciso la manovra, questa è stata immediatamente applicabile. E' stato detto: "Queste sono le indicazioni, ogni ASL ed ogni ASO prepara il proprio Piano, lo invia alla Regione e la Regione lo approva". Dal momento dell'approvazione incomincia l'attuazione, quindi sono già passati tre mesi senza interventi di contenimento della spesa. In questi mesi, dunque, è continuato a scorrere il disavanzo dei due miliardi giornalieri, cioè 700 e più miliardi all'anno.
Rispetto al quadro indicato non molto tempo fa - a gennaio - la situazione è dunque questa: la Regione Piemonte ha già accumulato un'ulteriore spesa, che bisogna finanziare per questi primi tre mesi senza considerare aprile - di 60, 120 e 180 miliardi.
Ritengo che qualsiasi persona di buon senso non possa non rendersi conto di come sia impossibile ridurre in sei mesi, perché le delibere vanno predisposte e pubblicate. Ma come è possibile riuscire a fare, in sei mesi oppure otto, un'operazione di riduzione della spesa del 7%, quando nel 2000 non si riuscì a fare dell'1%? Obiettivamente è impossibile! Poi, è sufficiente la lettura di questi Piani; io ne ho letto qualcuno con una certa attenzione e, alla fine, un po' tutti partono dal presupposto e dalla constatazione che qualunque decisione venga assunta, soprattutto se deve avere un effetto incidente gli effetti si producono nel tempo e non immediatamente. Anche riguardo ad alcune ipotesi sciagurate, come quella del blocco del turn over, è possibile immaginare che producano effetti nel 2001? Non è possibile! Per concludere, la realtà è questa: se la Regione Piemonte volesse realmente affrontare il tema della sanità in occasione del bilancio dovrebbe partire non solo dalla constatazione del problema del finanziamento dei 350 miliardi del '99, già indicati, ma dalla constatazione del problema del finanziamento del disavanzo del 2000, che non è indicato.
Vogliamo indicare che perlomeno una cifra è uguale a quella del '99? Sarà maggiore, perché tende a crescere, oppure sarà la stessa cifra, 350 miliardi! C'è, poi, il problema del disavanzo del 2001: i 250 miliardi che la Giunta ha indicato come risorse proprie, che non sono indicate nel bilancio del 2001. Quindi sono 700 miliardi più 250, cioè circa 1000 miliardi.
In più, c'è il disavanzo che è scattato dal 1' gennaio di quest'anno che ha già raggiunto i 180 miliardi e, se consideriamo il mese di aprile raggiunge i 240 miliardi.
La Giunta, dunque, dovrebbe indicare, nel bilancio di previsione del 2001, una cifra pari a 1.250 miliardi.
Se questo tema non viene affrontato in occasione del bilancio - come credo, per le informazioni che ci ha dato l'Assessore al bilancio - vuol dire che si fa un falso in bilancio, perché non si registra...



(Intervento, fuori microfono del Consigliere Cattaneo)



SAITTA Antonino

Cattaneo, mi sembra che tu sia stato un imprenditore: se nel bilancio del 2001 della tua azienda non puoi mettere i problemi, cioè il disavanzo che hai avuto nel 2000 - qui non è indicato, è indicato solo il disavanzo '99 - cosa fai? Tu non indichi il problema del finanziamento del 2000! E' questo che avviene nel bilancio del 2001: non si indica che, con la manovra finanziaria del 7 gennaio, si è deciso di inserire risorse pari a 250 miliardi; nel bilancio del 2001 queste non trovano risposta.
Non solo, non trova risposta tutto ciò che è capitato dal 7 gennaio di quest'anno. Il problema, cioè, non viene affrontato.
Dico questo perché, se continua la leggerezza con la quale affrontate le questioni economiche - tipica di questi anni - il prossimo anno, o forse prima, probabilmente durante l'assestamento, ci troveremo con una situazione gravissima. Situazione che, nei termini che ho indicato, è peggiorata ulteriormente. L'Assessore verrà qui e dirà delle cose diverse rispetto a quanto ha detto oggi; questo è certo, perché l'Assessore sa perfettamente che i rilievi trimestrali, ordinati alla ditta Saimanti avranno dimostrato che nel primo trimestre non è stato raggiunto neppure l'obiettivo di un quarto della manovra, perché i Piani non sono stati approvati e quindi occorrerà una manovra correttiva.
L'Assessore verrà a raccontarci, come ci ha raccontato nella delibera quadro della manovra del 7 gennaio, che, sì, l'obiettivo era quello, ma che c'era una necessità, un problema e allora si è dovuto fare un'eccezione.
Ci verrà a dire che ad un certo punto, quando qualche Piano dice che bisogna ridurre i costi per i beni sanitari (e nessuna osservazione è stata fatta da parte dell'Assessore per i beni sanitari) che in qualche ospedale manca proprio materiale sanitario.
Cosa potrà fare l'Assessore? Potrà dire: "Beh, facciamo un'eccezione bisogna garantire!".
Quando l'Assessore non fa osservazioni riguardo al fatto che qualche Piano dice di ridurre le spese di assicurazione in una determinata ASL cosa vuol dire? Non si assicurano più gli edifici? Ma è possibile che nessuno abbia fatto osservazioni? O quando qualche direttore dice di ridurre le spese di manutenzione, cosa vuol dire anche questo? O quando viene detto, mi pare dall'ASL 8 di Chieri: "Riduciamo le spese", mi pare a favore di altre spese (psichiatrica, tossicodipendenza ecc.), cosa vuol dire questo, se non incide sui servizi? Poiché alla fine bisogna dare delle risposte vere, l'Assessore, dopo le elezioni, ci dirà che la manovra non poteva essere applicata, che bisognava ridurre, ecc. Il problema delle risorse, verrà trasferito negli anni successivi con una situazione aggravata, con una responsabilità aggiuntiva perché la modalità della manovra è la stessa sui principi che l'Assessore voleva fare in passato (quella contenuta nel piano sanitario). Se non si è fatta, qualche motivo c'è. I presupposti con la quale è stata imposta la manovra, non sono corretti e nemmeno seri. Stiamo vendendo fumo. Quando si dice che la manovra produrrà certi effetti, non è assolutamente vero. Come non è assolutamente vero dire che la manovra, se applicata - probabilmente non sarà applicata - non produrrà effetti sui servizi. Questo non è vero.
Potremmo dimostrare, lo faremo ASL per ASL, che questi ragionamenti ci sono, checché ne dica il Consigliere Brigandì che ha sostenuto e voluto questa manovra, perché fa parte della maggioranza. Quando si dice che bisogna ridurre i posti letto nell'ASL di Ciriè, ricordo che c'è anche Venaria. Gli ospedali possono anche morire per asfissia, non è detto che occorra il "certificato di morte": si chiude un reparto, si sposta il reparto ginecologia, si toglie il pronto soccorso. Questo vuol dire farli morire. Il Consigliere Brigandì sarà contento, ma è stato complice di una manovra che porta alla morte di un ospedale. In questi piani c'è scritto questo, basta leggerli. L'Assessore ha raccontato cose diverse.
Leggeremo che cosa c'è scritto in questi piani, cercheremo di spiegarlo con un linguaggio comprensibile. Ci rendiamo conto dell'inutilità dell'aggravamento dei problemi e di un peggioramento della situazione economica della sanità. Questo è il tema che affronteremo nelle singole interrogazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani.



PRESIDENTE

CHIEZZI (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, alle 14,00 c'è un'altra Commissione, non possiamo chiudere la seduta?



PRESIDENTE

Dopo l'intervento del Consigliere Ronzani.
Consigliere Ronzani; ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Ho seguito alcuni interventi dei Consiglieri che mi hanno preceduto nei quali, mi riferisco in particolare a quelli dei Consiglierei di maggioranza, si è contestato il fatto che la sanità piemontese sia inefficiente e nella quale si verificano sprechi e quant'altro.
Naturalmente questa discussione è legittima, tuttavia vorrei raccontare degli episodi poiché cerco sempre di fondare il mio giudizio su fatti.
Primo fatto. Circa due anni fa è stato stanziato 1 miliardo e mezzo per l'ospedale di Gattinara. E' stata realizzata una sala parto e una sala travaglio che dovrebbero essere inaugurate a giorni (stanno preparando gli inviti per l'inaugurazione); io ho fatto un sopralluogo pochi giorni fa in quella struttura che non è del mio collegio (quindi faccio un esempio che non riguarda il biellese): peccato che il piano di attività che ha presentato il Direttore Generale dell'ASL 11 di Vercelli, preveda che quell'ospedale non abbia un reparto di ginecologia! Se non è uno spreco, se non è mancanza di programmazione questa! Circa due anni fa avete programmato un investimento di 1 miliardo e mezzo (certo, poca cosa rispetto ai 750 che tagliamo!) per un intervento del genere? La logica vorrebbe che, a fronte di quell'intervento, decidessimo di attivare quel reparto. Invece il Piano di attività propone di chiuderlo. Assessore, chi paga per questo? Poiché il Presidente Ghigo questa mattina ha detto: "Chi rompe paga", chi paga, in questo caso, per aver rotto? Chi è il responsabile del fatto che abbiamo speso 1 miliardo e mezzo dei contribuenti nazionali e piemontesi per realizzare quel tipo di struttura che oggi non verrà utilizzata? Non verrà utilizzata perché voi avete deciso di chiudere - non lei, Assessore, ma lei ha approvato avendo approvato la Giunta regionale quel piano - quel reparto. Questo non è sinonimo di inefficienza e di spreco? Questo mi pare chiaramente un esempio di spreco e di inefficienza. Potrei fare un elenco, anzi, propongo che le opposizioni facciano un libro bianco nel quale raccontare gli sprechi che in questi anni sono stati compiuti nella sanità piemontese.
Secondo episodio. L'ing. Zenga, direttore generale dell'ASL di Biella ha tagliato 51 posti letto nel reparto di chirurgia. Naturalmente è una scelta legittima, anche se discutibile. Io, che non sono certo un esperto dico che dobbiamo certamente porci il problema dei posti letto, ma intervenendo prima sul territorio. Dobbiamo evitare l'ospedalizzazione, ma questa può essere evitata se intervengo sul territorio, se ho dei filtri primi, altrimenti la domanda la soddisfa qualcun altro. Voi sapete che se non c'è il pubblico che soddisfa le nostre richieste, ci si rivolge al privato. Non è vero che avremmo risolto i problemi, semplicemente una parte di cittadini che prima si riversava negli ospedali pubblici del Piemonte per farsi curare, adesso, in assenza di quei filtri che non avete avviato in questi anni, si rivolgerà alle strutture private. Ripeto, l'ing. Zenga ha tagliato 51 posti letto dal reparto di chirurgia: peccato che un anno fa abbiate attivato la terza chirurgia nell'ospedale di Biella: un anno fa non venticinque anni fa. Questa cos'è Consigliere Ghiglia, efficienza? Questo è il secondo episodio che propongo di scrivere in quel libro bianco e che pensiamo, noi Gruppi di opposizione, di fare nei prossimi giorni provata dal fatto che avete governato la sanità con un po' di pressappochismo.
In questo caso chi paga? L'ing. Zenga? Lui era lì un anno fa. Lo stesso manager che ha chiesto di attivare il terzo reparto di chirurgia un anno fa, adesso vi presenta un piano in cui propone di ridurre della metà i posti letto. Ripeto, la stessa persona che un anno fa ha detto a voi Governo regionale, di attivare il terzo reparto di chirurgia, oggi, quella stessa persona, su vostra sollecitazione a presentare un piano, vi propone di ridurre i posti letto. Una persona così deve essere licenziata! In una qualsiasi azienda, un amministratore delegato che sbaglia così tanto le previsioni, viene "cacciato". Si aggiunge il fatto che questo signore ha dato attuazione al suo piano, prima ancora che l'Assessore alla Sanità lo approvasse. Anche questo è grave.
La Giunta Regionale ha tutto il diritto di attuare la politica sanitaria che crede e io spero che paghi un prezzo per le scelte che fa. Ma che la Giunta Regionale faccia una delega che impegni i Direttori Generali delle AA.SS.LL. ad elaborare piani sanitari che poi ci si riserva di esaminarli - perché è a quel punto che diventano operativi - e che qualcuno di questi, indipendentemente dalle scelte che avrebbe fatto la Giunta decida di proseguire per la sua strada, pone un problema di correttezza e di rapporti, di autonomia nostra rispetto a loro! Non è accettabile che un Direttore generale applichi il piano prima che la Giunta regionale l'abbia visionato e approvato. Così è capitato! Chi paga? Non lo so! Se non paga nessuno, è un problema vostro: esiste la responsabilità politica! E se è solo una questione di responsabilità politica forse c'è qualcosa di profondo che non va, e che non può essere risolto dicendo "Ma no, tutto va bene!". No che tutto non va bene! La sanità piemontese ha un problema grosso! Abbiate almeno il coraggio di fare un discorso di coerenza! Stamattina mentre venivo a Torino, ho dato un'occhiata ai giornali. Ho visto che il Consigliere Mancuso - oggi assente - nel suo collegio fa le barricate per difendere l'ospedale e per contestare il Piano! C'è un articolo, con la foto del Consigliere Mancuso, in cui si dice che lo stesso Consigliere di Alleanza Nazionale contesta il Piano presentato. E' legittimo, per l'amor di Dio: il Consigliere Mancuso, se lo ritiene, fa bene a sollevare obiezioni. Ma il problema è che si continua ad essere, quando fa comodo una forza di governo che impone i tagli sul territorio, come a Gattinara.
Sono stato a Gattinara, Assessore. E' dal 1987 che vi si deve realizzare una torre dei servizi. Siamo nel 2001, e ancora non è stata ultimata. Il piano di attività contiene misure che decretano la morte di quell'ospedale. Sa cosa capita a Gattinara, Assessore? Che alcuni Consiglieri della maggioranza stanno dicendo ai quattro venti che non è vero, che quell'ospedale verrà rilanciato, ristrutturato e ammodernato!.
Ancora un'ultima questione. Parlo, in questo caso, di Biella. Il nuovo ospedale avrà 530 posti letto. Erano più di 600: ne ha perso circa 80-90.
In quella città stiamo facendo - anche su iniziativa della Giunta regionale un nuovo ospedale che, si dice, avrà 803 posti letto. Assessore, le domando: se il vecchio ospedale non ha i soldi, e con i soldi che ha riesce a malapena a gestire una struttura con 530 posti letto, come potete convincere quegli utenti che il nuovo ospedale ne avrà 803? Voi prevedete l'ha detto lei poco fa - che le risorse debbano essere ridotte, non aumentate. O pensate di trasferire nel biellese risorse aggiuntive tali per cui saremo in grado di coprire i costi che derivano da 300 posti letto in più - e dovete dirlo - oppure siamo di fronte ad un'ennesima bugia.
Un'ennesima bugia! Presidente, mi avvio alla conclusione. Vorrei solo dire, ancora, che siamo di fronte a ben altro che ad un'inefficienza: siamo di fronte ad un'inefficienza, al pressappochismo, eccetera, eccetera...
La sanità, è vero, è un problema nazionale. Non credo si debba fare un discorso che non si fa carico delle esigenze nazionali. Non credo si debba ignorare il problema dei rapporti con le altre Regione per quanto riguarda la sanità italiana. Però, per mesi, voi avete negato l'evidenza dei fatti.
Non io, ma voi avete negato il deficit della sanità piemontese, quando era evidente che esisteva un deficit! Era evidente che esisteva un deficit! Credo sia giusto, come ha detto il collega Saitta, riprendere la discussione sul bilancio e cercare, in quella sede, di dimostrare che anche su questa questione esistono due linee alternative: la vostra e la nostra. Poi, è certo, le giudicheranno i cittadini quando ne avranno l'occasione.



PRESIDENTE

Sospendiamo i lavori. Riprendiamo alle ore 15.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.38)



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