Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.77 del 13/03/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Deorsola, Ghiglia e Rossi Giacomo.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Esame proposta di legge n. 25: "Proposta di legge costituzionale al Parlamento: 'Abrogazione della norma transitoria e finale XIII della Repubblica Italiana'" - richiamata in aula ai sensi dell'art. 34 del Regolamento - Esame ordini del giorno collegati


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di legge n. 25 di cui al punto 3) all'o.d.g.
Su tale proposta di legge sono stati presentati degli ordini del giorno: ordine del giorno n. 54 "Eliminazione del divieto di ingresso in Italia dei discendenti maschili dei Re di Casa Savoia" presentato dai Consiglieri Marengo, Costa Rosa Anna, Pedrale, Costa Enrico, Angeleri ordine del giorno n. 199: "Abrogazione della XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana" presentato dai Consiglieri Mellano, Palma, Botta Marco, Costa Rosanna, Marengo, Ghiglia Angeleri, Giordano, Bussola, Burzi, Ferrero, Vaglio, Tomatis, Caracciolo Rossi Oreste e Mercurio.
Relatore della proposta di legge n. 25 è il Consigliere Angeleri, che ha facoltà di intervenire.
ANGELERI, relatore Finalmente, dopo molti mesi, anzi, direi alcuni anni, poiché la presentazione originaria di questa proposta di legge risale addirittura all'anno 1999, poi, con l'entrata in vigore della settima legislatura, è stata reiterata tra le prime proposte, in particolare, dopo nove mesi dall'inizio della legislatura, arriviamo in aula a proporre l'abrogazione della norma transitoria e finale XIII della Costituzione.
Come sappiamo, è una proposta che viene inviata al Parlamento e rientra nelle facoltà di un Consiglio regionale richiederla.
Leggo la relazione ai colleghi del Consiglio, riservandomi di intervenire successivamente nel merito: "Nel 1946, al termine della Seconda Guerra Mondiale, l'Italia duramente provata dalla miseria e dalla violenza di un conflitto che aveva sconvolto l'intero pianeta, fu chiamata alle urne per scegliere tra Monarchia e Repubblica. Il popolo, sconvolto da vicende politiche che avevano cambiato il percorso storico della Nazione, non ebbe dubbi ed i Savoia ed i loro discendenti dovettero lasciare il trono ed abbandonare per sempre l'Italia.
Fu una svolta fondamentale che avrebbe creato le condizioni favorevoli alla nascita di una Repubblica Democratica. Oggi, nel Terzo Millenio, la Famiglia Reale è ancora in esilio. Coloro che furono protagonisti di una pagina della nostra storia sono ormai scomparsi ed i diretti discendenti chiedono di poter tornare in Italia. Un desiderio legittimo contrastato da una diffidenza e da una legge che affondano le loro radici in un passato ormai lontano e che, sebbene debba rimanere nella nostra memoria, ci sembra ormai anacronistico.
Per questo motivo si fa largo il desiderio di porre fine ad un veto che non ha più ragione di esistere e che non fa altro che stendere ombre di dubbio sulla nostra volontà di entrare a far parte dell'Unione Europea in veste di Paese moderno, industrializzato, civile e, soprattutto cosmopolita. A questo punto della nostra storia la Norma transitoria e finale XIII della Costituzione della Repubblica Italiana deve essere abrogata per permettere alla nostra Nazione di cominciare una nuova parte della sua storia. E' giusto che questa proposta parta proprio dal Piemonte terra d'origine della Famiglia Reale".
Questa è una richiesta democratica, che noi avanziamo all'interno del Consiglio regionale, che, tra l'altro, vorremmo più attento. Non ci sembra che una parte della storia del nostro Paese debba essere trattata in quest'aula con questa disattenzione; noi non lo siamo assolutamente né come Gruppo consiliare né come parte politica facente parte di questa maggioranza che, convintamente, ha supportato questa proposta di legge da presentare al Parlamento.
Quindi, chiedo al Presidente l'approvazione di questo PDL.



PRESIDENTE

Dichiaro aperto il dibattito generale.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Stiano dove sono i Savoia! Colleghi, non so se posso rendere pubblico un brevissimo colloquio che è avvenuto poco fa con il collega Marcenaro circa le date di nascita.
MARCENARO (fuori microfono) No, sulla mia no.
CHIEZZI Parlo della mia data di nascita.
Quando, qualche tempo fa, ho dovuto richiedere un certificato di nascita in quel di Moretta, dove sono nato il primo agosto 1943, quindi tra il 25 luglio e l'8 settembre, ho appreso che su tale documento vi era scritto: "Chiezzi Giuseppe, di razza ariana". Di questa vergogna devo ringraziare i Savoia che, dopo avere avallato due o tre colpi di Stato fascista - capisco che quando si parla di fascismo c'è ancora qualcuno che si inebria, come il Consigliere Salerno - dopo aver gettato l'Italia in una guerra imperialista e aver accettato di diventare, oltre che Re d'Italia Imperatore di Etiopia, dopo essersi alleato con i nazisti, dopo aver promulgato le leggi raziali, dopo, di fatto, essere scappati come Casato dopo l'8 settembre, abbandonando gli italiani e l'esercito italiano alle rappresaglie fasciste e naziste, capite che loro stessi si sono posti fuori dall'Italia, con il loro comportamento. Rimangano fuori i Savoia: dovrebbero essere i morti a Cefalonia, in nome della patria, a decidere cosa farne dei Savoia, i cui eredi maschi, tra l'altro, non si sono nemmeno distinti, in questi anni, per un minimo di cultura patriottica e democratica.
Questi sono i motivi per i quali la disposizione non transitoria ma finale (perché questa è la lettura esatta della disposizione tredicesima com'era stata fatta tempo fa da Terracini) va mantenuta.
I Savoia sono scappati, se ne sono andati e là, per quanto mi riguarda rimangano. Grazie.



PRESIDENTE

Proseguiamo con gli interventi. La parola al Consigliere Marcenaro.
MARCENARO In primo luogo, devo dire che, per quanto l'argomento sia appassionante, non conosco e, purtroppo, non posso portare una posizione del mio Partito frutto di una approfondita e lunga discussione/elaborazione, perché, per un'evidente sottovalutazione, forse non abbiamo dato a tale questione il rilievo che meritava nel nostro lavoro ed oggi, quindi, siamo in qualche modo in difficoltà. Per questa stessa ragione, non considero questo un argomento sul quale possa valere, almeno per quanto ci riguarda, una posizione di partito. Ritengo che sia piuttosto, una classica questione sulla quale ciascuno si pronuncia liberamente e personalmente dirò qual è la mia opinione.
Naturalmente, quando ho ascoltato la relazione del collega Angeleri devo ammettere di aver avuto un piccolo sobbalzo. Nella relazione, infatti si dice che nel 1948, al termine della Seconda Guerra Mondiale, l'Italia fu chiamata alle urne per scegliere fra Monarchia e Repubblica.
Ora, volevo prima far circolare una copia della mia carta d'identità essendo nato casualmente il 02 giugno del 1946, in modo da poter testimoniare al collega Angeleri che il giorno del voto fu circa due anni prima di quello di cui lui parla, il 02 giugno del 1946.
Non è neppure vero che il popolo non è ebbe dubbi e i Savoia dovettero lasciare il trono e abbandonare l'Italia.
Il popolo ebbe un sacco di dubbi, fu un voto molto contrastato. La Repubblica si affermò per un margine molto esiguo di voti, altro che il popolo non ebbe dubbi! Il popolo fu pieno di dubbi e, come ripeto, fu un voto molto contrastato, che si affermò con un margine molto ristretto.
Forse anche quella situazione rese necessaria una legislazione che garantisse queste cose.
Naturalmente oggi credo che si possa guardare a queste questioni con un certo distacco. Tuttavia quando si legge una relazione nella quale si chiede non il ritorno del "signor Savoia" - poi tornerò su questo punto ma della famiglia reale, ovviamente, diciamo così, siamo di fronte ad una posizione politica e all'affermazione di questioni che mi preoccupano non perché i Savoia mettano in discussione la cultura e la tradizione repubblicana, ma perché mettono in discussione un Consigliere regionale come il collega Angeleri quando si esprime in questo modo.
Tutto ciò colloca, per quanto mi riguarda, questo provvedimento in un contesto che rende impossibile un voto favorevole, quand'anche ne fossi disposto.
Non voglio tornare sulle cose ribadite dal Consigliere Pino Chiezzi sulle regioni storiche che hanno portato a un giudizio sui Savoia. Noi ne ricordiamo, come sapete, fondamentalmente tre, che riguardano la storia dell'ultimo ventennio, degli ultimi venticinque anni dell'esperienza dei Savoia in Italia: sono le responsabilità dei Savoia e del re nell'avvento del fascismo, la responsabilità dei Savoia e del re che firmò le leggi raziali, le responsabilità dei Savoia nella proclamazione della guerra.
Tuttavia, concordo con coloro che dicono che oggi la Repubblica è sufficientemente solida da non aver bisogno di difendersi attraverso quelle disposizioni che furono necessarie 55 anni fa. Le cose sono cambiate.
Personalmente, non sono neanche tra quelli che pensano che bisognerebbe condizionare il rientro dei Savoia ad un eventuale giuramento.
L'unica cosa della quale sono convinto è che forse sarebbe bene invece, che affermassero di non considerarsi eredi del trono, semplicemente perché in Italia non c'è nessun trono e perché questo semplice fatto costituisce un problema.
Voglio portare ancora due argomenti, concludendo questo intervento, per esprimere la mia opinione.
In primo luogo, vorrei chiedere a qualcuno di voi se mi può aiutare in un problema che personalmente non riesco a risolvere, che è questo: qual è il cognome col quale dobbiamo chiamare questi signori? Per esempio: Esposito Salvatore, cognome e nome. Nel caso dei Savoia, io non ho ancora capito qual è il cognome loro. Come si chiamano, semplicemente "Savoia", o come mi verrebbe da pensare a volte, "Di Savoia"? Ecco, provate a pensare questa cosa. E' strano, cittadini dei quali non conosciamo il cognome, dei quali nessuno conosce il cognome.
Invece di tanti giuramenti, se loro chiarissero, come qualsiasi cittadino borghese, qual era il loro cognome e fossero, conseguentemente chiamati normalmente come tutti gli altri, Savoia Vittorio Emanuele, o Di Savoia Vittorio Emanuele, come preferiscono, e si classificassero così forse i problemi sarebbero risolti.
C'è però, ed è l'ultima cosa che voglio dire, un argomento decisivo che mi spinge verso l'idea che la norma transitoria finale della Costituzione debba essere superata. E' un dilemma al quale ci si trova davanti leggendo questa legge. Se voi leggete la disposizione transitoria finale, vedrete che la stessa vieta l'ingresso in Italia agli eredi maschi della famiglia Savoia.
Ora, il 2 giugno 1946, quando si votò per la Repubblica, in Italia questo coincise con un altro grande avvenimento: fu la prima volta che le donne parteciparono al voto.
In queste parole (eredi maschi della famiglia), come sapete, c'è la tradizione Salica, della legge Salica, che caratterizzò, diciamo così, la tradizione monarchica italiana a differenza di quanto capitava in altri Paesi, dove, invece, la discendenza non era solo per via maschile ma, com'è noto, anche per via femminile.
Da questo punto di vista, moltissime cose sono cambiate. Questa norma transitoria finale oggi contraddice un quadro generale che, a livello europeo e nel mondo, vede nella parità e pari opportunità fra i sessi un principio generale.
In realtà, quindi, noi saremmo di fronte a questo dilemma, volendo adeguare questa norma transitoria e finale allo spirito dei tempi: o si estende questo divieto non solo ai figli maschi ma anche alle figlie femmine, per costruire, in questo modo, una situazione corrispondente al pensiero moderno, oppure si decide di sopprimerlo per gli uni e per gli altri.
Penso che forse questa sia oggi la cosa più ragionevole.
L'unica cosa che vi dico è questa: progetti di legge come questo discorsi che parlano della famiglia reale, discorsi intrisi di nostalgia mi pare che invece che avvicinare questo momento, che potrebbe essere forse risolto senza tanta teorica, rischiano di allontanarlo.
Per queste ragioni, collega Angeleri, consiglierei un po' di attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.
GIORDANO Mentre il Presidente Marcenaro chiedeva in che modo doveva chiamare i Savoia, per coincidenza la XIV disposizione transitoria annulla i titoli nobiliari, lasciando soltanto i predicati nobiliari; perciò, sotto il profilo del protocollo, non commette nessun errore: li può chiamare come vuole.
Riteniamo, però, che il periodo transitorio della XIII disposizione finale della Costituzione repubblicana sia ormai da tempo concluso.
Sono trascorsi più di cinquant'anni da quel 1° gennaio 1948, giorno di entrata in vigore della Carta Costituzionale. Le ragioni storiche, che giustificarono l'introduzione della XIII disposizione finale e transitoria sono ormai superate.
La norma aveva una ragione d'essere per un Paese dalle istituzioni ancora fragili, lacerato da profondi conflitti, appena uscito da una guerra devastante.
Essa risultava tanto più opportuna poste le precise responsabilità storiche e politiche della monarchia nell'avvento della dittatura fascista prima, nell'entrata dell'Italia in guerra e, da ultimo, per i fatti conseguenti a quell'8 settembre 1943, in cui il Paese e la popolazione civile e militare, furono di fatto abbandonati dai Reali al loro destino e consegnati alla dittatura nazi- fascista. Si pensi a che cosa rappresent per le Forze Armate l'essere abbandonate a se stesse senza più una guida e senza più direttive. Pensiamo ai militari della Divisione Acqui, trucidati in quel di Cefalonia ed ai tanti altri consimili esempi.
All'indomani del referendum istituzionale del 2 giugno 1946, favorevole alla Repubblica, l'introduzione di una norma quale quella contenuta nella XIII disposizione finale e transitoria appariva del tutto logica, di fronte alla necessità di garantire una crescita ed un rafforzamento il più possibile sereno alle nascenti Istituzioni Repubblicane.
Da questa disposizione non era neppure estraneo l'intento di punire la Casa Reale per delle responsabilità che apparivano ed appaiono del tutto incontestabili.
Il fatto, però, che la norma sia stata inserita fra le disposizioni finali e transitorie della Costituzione mostra come i Costituenti stessi già allora ritenevano che ad essa dovesse essere posto un termine.
In altre disposizioni finali e transitorie è la stessa Carta Costituzionale ad individuare ed a porre un termine finale all'efficacia delle sue disposizioni.
Pensiamo, a titolo di mero esempio, a quanto previsto dalla XII disposizione che, al secondo comma, prevede che "in deroga all'art. 48 sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dalla entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista".
Nel caso della XIII disposizione i Padri Costituenti non ritennero di dover fissare un termine per la caducazione della norma, forse perché Essi stessi non sapevano quanto tempo sarebbe occorso alla Repubblica ed alle sue Istituzioni per radicarsi e consolidarsi nel Paese.
Oggi questo tempo è trascorso ed è assurdo continuare ad impedire l'ingresso ed il soggiorno entro i confini nazionali agli eredi di una ex Casa regnante che non possono rappresentare alcun pericolo per l'attuale assetto istituzionale e che, se, per assurdo, potessero in futuro anche rappresentarlo, potrebbero tranquillamente essere fronteggiati con tutto l'apparato degli strumenti democratici, propri del nostro ordinamento.
E' assurdo continuare a far pagare ai discendenti le colpe dei loro avi; l'abrogazione dei primi due commi della XIII disposizione transitoria e finale rappresenta non soltanto un atto ormai storicamente dovuto, ma altresì un gesto di maturità da parte delle Istituzioni repubblicane.
Non ha senso, in un Paese sempre più multi-etnico, tradizionalmente ospitale ed aperto alla progressiva integrazione europea, impedire a pochi soggetti di vivere, lavorare, produrre entro i nostri confini nazionali rispettandone, come tutti, le leggi.
Non v'è nessuna ragione storica per continuare a prevedere che i membri ed i discendenti di Casa Savoia non possano essere elettori e non possano ricoprire uffici pubblici o cariche elettive. Ad essi deve essere riconosciuto il pieno godimento dei diritti civili e politici, senza subordinarne il riconoscimento al giuramento di fedeltà alle Istituzioni repubblicane, se non nei casi richiesti dalla legge a tutti i cittadini.
A questo risultato si può giungere soltanto con una legge di revisione costituzionale che abroghi i primi due commi della XIII disposizione transitoria e finale.
Essa non rappresenta una norma fissa ed intangibile della Costituzione così come - a titolo di esempio- il disposto di cui all'art. 139 che stabilisce che "la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale" e la cui modificazione potrebbe avvenire soltanto attraverso un evento rivoluzionario e, per ciò stesso, nemico della Costituzione.
Se la norma contenuta nella XIII disposizione finale e transitoria si fosse formata in via consuetudinaria, oggi diremmo che essa è venuta meno per desuetudine.
Essa risulta del tutto anacronistica, fuori dal tempo e non più rispondente alla c.d. "opinio iuris ac necessitatis" : non è più avvertita come norma dal carattere precettivo, perché ormai fuori dalla cultura giuridica nazionale.
Siamo, però, di fronte ad una norma di rango costituzionale e l'unica via consentita è rappresentata, e non potrebbe essere diversamente, dal procedimento di revisione costituzionale disciplinato dall'art. 138 della Costituzione.
Il rispetto delle regole e delle procedure deve esser fatto salvo; se la legge di revisione costituzionale, abrogativa dei primi due commi della XIII disposizione transitoria e finale, ferma l'intangibilità di quanto previsto al III comma, è storicamente necessaria e si pone come atto dovuto, le forze politiche, che sul punto mostrano un'ampia convergenza, a differenza che su altri temi di maggiore rilevanza per il progresso politico, economico e sociale del Paese, si adoperino per farla.
In fondo non è richiesto un intervento normativo particolarmente complesso.
Su questo punto, invece, abbiamo l'impressione che ancora una volta trovi conferma l'antico adagio secondo cui si vuol cambiare tutto, affinch tutto resti come prima. Sulla spinta delle emozioni si è disposti a far tutto, poi si fa di tutto per mantenere lo status quo ante o si preferisce l'assoluto immobilismo.
Del resto se si volesse agire con rigore e coerenza, questo stesso dibattito non avrebbe ragione d'essere posto che la Regione dovrebbe occuparsi di altri e più rilevanti problemi e che la titolarità e l'esercizio del potere di revisione costituzionale spetta ai soggetti individuati nell'art. 138 della Costituzione secondo le procedure ivi indicate.
Qualsiasi altra forma o tentativo di abrogare la XIII disposizione transitoria e finale rappresenterebbe un'inaccettabile rottura di quelle procedure che hanno consentito il radicamento ed il consolidamento dei valori repubblicani.
Grazie per l'attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Mi pare che il Capogruppo Marcenaro abbia detto che questo è un classico tema in cui la libertà di coscienza è un elemento logico.
Ritengo che il tema trattato e sottoposto alla nostra attenzione riguardi una questione storica e politica di una certa rilevanza. Non so se sia opportuno affrontare la discussione in questa assemblea, in quanto potrebbe ottimizzare il tempo su fatti e aspetti legati alle esigenze di sviluppo e alle problematiche sociali della nostra collettività, ma siamo costretti - almeno io sono costretto - a discuterne e voglio offrire il mio modesto punto di vista.
Questo tema andrebbe visto alla luce della tendenza imperante della "marmellata" revisionista che è in corso, dove si riabilita il sanfedismo e dove ci sono dei processi storici, anche per quanto riguarda il giudizio rispetto al Risorgimento, che fanno riflettere sull'intelligenza di un Paese. E, poi, ci sono delle riabilitazioni indistinte: le abbiamo viste anche in Parlamento a volte opportunisticamente e a volte legate ad affrettate revisioni storiche.
Ciò che mi ha colpito - non so come definirli, e anche il Consigliere Marcenaro si poneva il problema - è che la famiglia Savoia, in questi anni non abbia colto l'esigenza e la necessità di far risaltare gli aspetti positivi nell'ambito di una negatività del processo storico che li ha accompagnati negli ultimi anni del loro regno, non citando mai che nella loro famiglia esisteva una donna chiamata Mafalda di Savoia morta in un campo di sterminio nazista, che ha rappresentato un impegno contro un processo del quale la Casa Savoia è stata in parte responsabile. Non ha ritenuto importante rivendicare che alcuni soldati della divisione Acqui a Cefalonia si sentivano vincolati dal giuramento al Re e non ha sentito la necessità di rivendicare il fatto che nella resistenza parteciparono anche sia pure in minoranza, delle forze che si richiamavano alla monarchia.
Sono tutti questi elementi che mi aspettavo venissero affrontati da una intelligente azione promozionale di un Casato che voleva rivendicare dei diritti; invece, abbiamo visto delle contraddizioni, dei piagnistei e delle richieste particolari.
Una cosa è sorprendente dalla caratura della vicenda. Questa caratura è legata anche, rispetto a molti anni fa, al peso dei mass media e alla potenza della televisione. Basti pensare che un personaggio come Taricone può avere una investitura da Presidente della Repubblica, in quanto personaggio importante di una vicenda televisiva di costume. Ci troviamo dinanzi a una situazione con processi complessi che pongono degli interrogativi.
La nostra Assemblea Costituente del '47-'48 aveva individuato, con qualche ragione, due divieti fondamentali: la ricostituzione del partito fascista e il rientro dei Savoia, come elementi vincolanti perché l'Italia Repubblicana, nata dalla guerra di deliberazione, poteva alzare dei valori e porre dei vincoli. Ormai sono trascorsi quei tempi; tra l'altro, è stato operativo per decenni un partito monarchico che è confluito, a suo tempo nell'MSI.
Ci sono stati dei processi particolari, ma tutto è cambiato. Anche con la morte di Maria José di Savoia è cambiato lo scenario. Ci troviamo di fronte una famiglia che se, esplicitamente, ma senza un giuramento dichiarasse con dignità che non ha nessuna pretesa dinastica, come la Casa d'Orléans in Francia (non si sogna minimamente di porre delle pretese, si limitano a organizzare, in qualche chiesa o in qualche club, un "ritorno al passato", senza porre al Paese pretese dinastiche), credo che l'Italia dovrebbe vivere questa vicenda con questa dimensione estremamente chiara.
Questa famiglia deve dichiarare con chiarezza le sue intenzioni, senza fare nessun giuramento. Con il tempo, la situazione si normalizzerà come è avvenuto nella Francia repubblicana, dove le istituzioni repubblicane sono perfettamente consolidate.
Io sono indifferente alla vicenda, ma sarà compito del prossimo Parlamento dare un giudizio, nella sua autonomia e nelle sue prerogative valutando se è opportuno intervenire sulla Costituzione.
Sono sorpreso che in questi giorni di precampagna elettorale e di umori particolari vi è la ricerca di vie affrettate che ledono l'autonomia e le prerogative del Parlamento per trovare una soluzione a questo problema, che deve e non può che essere una soluzione costituzionale.
Stiamo dedicando alcune ore a questo problema, ma forse questo tempo lo avremmo potuto dedicare, in maniera più producente, ad aspetti che sono effettivamente di nostra competenza, ma, comunque, ne abbiamo discusso.
Credo che questo problema vada correttamente delegato al Parlamento affinché prenda una decisione. Forse un po' di indifferenza aiuta a far sì che questo Casato sia perfettamente consapevole che il suo ruolo in Italia è semplicemente di una normale famiglia nobile e che non ci possono essere spazi per eventuali pruriti e pretese dinastiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.
PALMA Ho l'impressione che questa proposta di legge, non tanto per come è stata formulata, ma per la relazione che l'accompagna, rischi di sviare in parte la nostra riflessione e il contenuto di un dibattito che ha per oggetto un provvedimento che si limita - se il termine "limitare" pu essere adeguato - ad abrogare una serie di disposizioni transitorie della nostra Costituzione e a non imporre una rivisitazione storica affrettata all'interno di quest' aula sul ruolo che Casa Savoia ha svolto prima della guerra, durante la guerra e nella storia italiana complessivamente, legando l'approvazione di questo provvedimento ad un giudizio favorevole a questo tipo di ricostruzione storica sommaria, il cui contenuto dovrebbe limitarsi all'abrogazione di una serie di norme e non richiedere una sorta di pronunciamento istituzionale su una ricostruzione storica sommaria, non solo nelle date, ma anche proprio nel contenuto stesso della ricostruzione.
Questa vicenda a me pare essere una vicenda semplice, anche se, come molte storie semplici, di difficile soluzione. Non è una vicenda che riguarda Casa Savoia; non è una vicenda che riguarda alcune persone che sulla base della XIII Disposizione transitoria della Costituzione non possono rientrare nel nostro Paese: è una questione che riguarda essenzialmente l'ordinamento giuridico italiano e l'idea che del diritto nell'ordinamento giuridico italiano e nella Costituzione italiana, si dà e si realizza con una disposizione di questo tipo. Il problema non è dei Savoia, bensì quello di una Costituzione che prima nella storia italiana ha davvero riconosciuto ed inverato i diritti civili e politici dei cittadini e che in una fase storica che non espone fortunatamente il nostro Paese a pericoli di nessun tipo da questo punto di vista, tanto più a pericoli di una rinascita di ambizioni dinastiche di Casa Savoia, non ha più neppure una giustificazione di tipo politico. Se esiste una ragione per modificare ed abrogare i primi due commi della XIII Disposizione transitoria, questo ha più a che fare con la nostra Costituzione per renderla interamente Costituzione che riconosce e sancisce diritti, molto più che con le vicende personali ancorché difficili, a volte anche drammatiche, dei discendenti maschi di Umberto II di Savoia.
Così dovrebbe svolgersi, io ritengo, questa discussione e non finire come inevitabilmente sta finendo, per la relazione che ha fatto il Consigliere Angeleri e la replica che ha fatto il Consigliere Chiezzi, in una discussione sulle responsabilità storiche, giuridiche e politiche di casa Savoia nella storia italiana.
Lo dico perché se davvero noi volessimo affrontare una discussione di questo tenore in questa Regione, ad esempio, e lo dico davvero a titolo di esempio, già da alcuni mesi avremmo dovuto affrontare una proposta di legge che insieme al Consigliere Marcenaro abbiamo presentato a questa assemblea che chiede di stanziare un contributo al Museo del Risorgimento per approfondire e divulgare innanzitutto il contributo del cattolicesimo liberale al processo risorgimentale, in una fase politica in cui, diciamo dal Giubileo in avanti, la storia italiana sembra essere una storia piena di Savoia, ma senza Risorgimento; una storia piena di casate, ma senza diritti; una storia ricostruita in maniera abbastanza ambiziosa, sullo spunto delle polemiche politiche immediate e non di una riflessione storica di più ampio respiro. Lungi da me l'idea che qualunque forma di revisionismo storico debba essere interdetta, tanto più interdetta in sede istituzionale; dico semplicemente che se vogliamo affrontare sul piano storico un argomento di questo tipo, non possiamo limitarci ad una relazione di accompagnamento erronea nei riferimenti storici - mi consenta il Consigliere Angeleri - abbastanza miserevole nella prospettiva e nella definizione dei problemi ed assolutamente ultronea rispetto al contenuto e all'oggetto del provvedimento che questa relazione va ad accompagnare.
Allora io proporrei questa soluzione di mediazione al Consigliere Angeleri: in quella formulazione che secondo me tecnicamente può essere rivista perché l'introduzione del terzo comma secondo me pone una serie di problemi, quella proposta di legge in quella formulazione può essere approvata a patto che perlomeno il Consigliere Angeleri ritiri l'ordine del giorno...



(Commenti del Consigliere Angeleri)



PRESIDENTE

PALMA



PRESIDENTE

Chiedo scusa, allora non il Consigliere Angeleri che probabilmente non l'ha neanche sottoscritto, ma che alcuni Consiglieri di maggioranza che hanno anche sottoscritto l'ordine del giorno promosso dal Gruppo Radicale ritirino e non approvino congiuntamente un ordine del giorno che enfatizza in maniera ancora più marcata questi elementi di rivisitazione storica che non sono così approfonditi e probabilmente non si prestano a supportare e a sostenere una proposta di legge di questa natura. Mi pare che il peggiore servizio che possiamo fare, ripeto, non a Casa Savoia, ma alla Costituzione del nostro Paese, sia di accompagnare con una relazione sbagliata e un ordine del giorno "filomonarchico" la richiesta di abrogazione della XIII Disposizione transitoria della Costituzione che ha evidentemente un altro contenuto ed un altro spessore politico.
La questione, ripeto, è chiara: è un problema che riguarda la nostra Costituzione. Io ritengo, a differenza di altri colleghi, che la nostra assemblea benissimo faccia ad utilizzare gli strumenti che la Costituzione le mette a disposizione, quindi anche le proposte di legge alle Camere, io avrei preferito come strada quella di un ordine del giorno che si limitasse a sostenere le innumerevoli proposte presentate già in sede parlamentare ma lo strumento della proposta alle Camere è uno strumento che la Costituzione mette a disposizione dei Consigli regionali e quindi giustamente i Consiglieri regionali li utilizzano; io davvero vorrei che se questo progetto di legge venisse approvato, venisse approvato in quella prospettiva e con quel contenuto e non fosse l'annuncio di un revisionismo storico di assemblea che con questo provvedimento o con altri provvedimenti qualcuno potrebbe avere l'interesse ad imporre.
Chiedo quindi ai presentatori dell'ordine del giorno collegato, per intendersi quello non a prima firma Mellano, di riflettere sull'opportunità del ritiro, e al Consigliere Angeleri di valutare se tecnicamente quella formulazione della proposta di legge sia la più adeguata, in particolare per la riduzione anche del terzo comma della XIII Disposizione o non si possa limitare più propriamente ai primi due commi per riportare al centro la questione del diritto e del riconoscimento dei diritti civili e politici per tutti i cittadini, anche quelli che le contingenze storiche del nostro Paese hanno costretto, ormai parecchi decenni fa, ad esiliare fuori dai confini italiani.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.
PAPANDREA Dichiaro il voto contrario del mio Gruppo e mio personale (in questo caso penso sia giusto infatti parlare a titolo personale, tra l'altro oggi sono l'unico presente del Gruppo, quindi a maggior ragione annuncio il mio voto contrario).
Condivido molte delle considerazioni svolte da Consiglieri che mi hanno preceduto, ma in particolare condivido quelle di chi notava come, pur essendo legittimo da parte nostra fare questo tipo di percorso, sia sostanzialmente un percorso inutile, perché evidentemente il Parlamento deciderà in modo autonomo di discuterne quando lo riterrà. Tra l'altro recentemente abbiamo avuto occasione di vedere uno schieramento abbastanza vasto di forze che si dicevano favorevoli all'abolizione di questa norma il nostro Gruppo no, ma diciamo che comunque ci sono state molte dichiarazioni in quel senso, per cui probabilmente sarà risolto abbastanza in fretta.
Ritengo pertanto che porre un problema in questo modo in Consiglio abbia il solo scopo di farci discutere un paio d'ore (non vedo altra utilità se non quella di aver parlato due ore), non vedo quali altre ricadute possa avere.
Detto questo, comunque sono contrario alla proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.
SALERNO Dopo tanto discutere su ciò che è avvenuto nella storia più lontana credo che bisogna anche volgere un po' lo sguardo al presente e al futuro.
Il tanto celebrato e il tanto discusso Terzo Millennio ormai è arrivato, ci siamo entrati, abbiamo dei momenti di grande passaggio politico, di grande senso ed importanza politica quali l'integrazione europea, il guardare oltre i nostri confini, guardare oltre le singole realtà locali e i singoli interessi locali.
Direi che trovo quasi aberrante che nella nostra Costituzione, definita una delle Costituzioni più liberali e più garantiste dell'Occidente nell'ambito delle società e dei paesi democratici, vi sia ancora una disposizione che vieta, con una forma di razzismo non so se politico o etnico, che una famiglia che si chiama in un determinato modo possa entrare in Italia.
Sulla storia ovviamente ci sarebbe molto da dire, signor Presidente perché ci siamo accorti come talvolta la storia venga letta in maniera non troppo obiettiva e non troppo fedele a ciò che veramente è successo nel corso degli anni felici, infelici ed anche tragici del nostro Paese.
Se guardiamo molto indietro, mi pare che qualche settimana fa il Consiglio Regionale abbia celebrato e abbia festeggiato l'anniversario dello Statuto Albertino. Perché non ricordarsi anche di quei passaggi? Nel '700 il Piemonte fu uno dei primi Stati moderni del centro Europa. Io stesso, per un'esperienza di studio, feci la mia tesi di laurea in economia basata sul sistema fiscale dello Stato Sabaudo alla fine del '700.
Direi che la riforma sabauda del sistema fiscale fu quasi avvenieristica, per non dire futuristica; un tale Vittorio Amedeo II tolse addirittura molte garanzie e molti privilegi alla Chiesa e alla nobiltà introducendo il primo abbozzo di imposta personale sul reddito (si chiamava "cotizi", non "taglie", che era un'imposta daziale).
Quindi, ci troviamo di fronte ad un percorso storico che andrebbe visto nella sua complessità. I Savoia sicuramente sono legati non già da sempre a tutto il Paese, all'Italia nel suo complesso, ma da sempre al Piemonte.
Noi, con la proposta di legge, chiediamo l'abrogazione della norma XIII della Costituzione. Credo che non debba passare inosservato il fatto che non chiediamo l'abolizione della norma XIV. Mi pare, Presidente, che la norma XIV affermi che i titoli nobiliari non sono riconosciuti. Ciò sta a dire che, se anche i Savoia venissero in Italia, non sarebbero né re n principi né duchi né altro; sarebbero dei semplici cittadini.
Credo che questo sia un passaggio estremamente significativo. Se comunque ci fosse questa eventualità che noi chiediamo e crediamo sia dovuta, perché ormai matura nell'epoca che viviamo, ormai la situazione non desterebbe alcun tipo non dico di sospetto, ma alcun tipo d'illazione o di pensiero di altro genere. La Repubblica è pienamente la forma politica prescelta dai cittadini italiani, confermata nel corso del mezzo secolo trascorso.
Quindi, crediamo sia un fatto di coscienza, ma soprattutto di educazione civica questa proposta di legge al Parlamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.
MELLANO Per aggiungere alcuni elementi all'intervento, che condivido, del collega Palma, parto da una premessa, nel senso che ho trovato sinceramente un po' demagogiche le battute di alcuni colleghi, che avrebbero preferito utilizzare il tempo che oggi stiamo dedicando a questa iniziativa ad altri problemi. Questo vale ovviamente sempre e vale spesso in questo Consiglio quando si perde molto tempo o si discute per intere giornate, per poi approvare ordini del giorno del centrosinistra e del centrodestra accomunati nel non dire nulla, com'è successo ultimamente, per esempio, sul tema della BSE.
Ritengo invece sia utile per questo Consiglio usare la prerogativa di questa proposta di legge per porre un problema, che ovviamente aveva una sua valenza temporale anche più forte, nel momento in cui si discuteva nei giorni della morte dell'ultima regina d'Italia Maria José, che ovviamente i tempi del Consiglio hanno procrastinato ad oggi.
Oggi siamo chiamati a questa discussione e quindi direi che è utile usare questo tempo in modo proficuo, per un atto che, a mio avviso, è un atto di civiltà; non è un atto di revisionismo storico, non è un atto di fede monarchica da ribadire o da sollecitare per ottenere qualche voto nella prossima campagna elettorale.
Però, dal nostro punto di vista, è invece un motivo ed una causa di una battaglia che, da anni, mi appassiona, proprio perché credo che la Costituzione non debba essere retorica e non debba essere scritta sulla carta e poi sempre dimenticata, nell'applicazione quotidiana. Quindi ritengo che vi sia un particolare caso di negazione della Costituzione quando leggo l'articolo 22 della nostra Carta - tanto citata e tanto amata da molte parti, in particolare dai banchi della sinistra - che recita: "Nessuno può essere privato per motivi politici della capacità giuridica della cittadinanza, del nome".
Inoltre, all'art. 27 si legge che "la responsabilità penale è personale". In un'ottica storica molto precisa e, a mio giudizio condivisibile erano state introdotte delle disposizioni transitorie finali ma, come dicono le parole stesse, dovevano essere transitorie e finali. E' vero che siamo abituati in un Paese in cui la provvisorietà diventa perenne e quindi non ci scandalizziamo di nulla. Tuttavia, a mio modesto avviso è davvero eclatante il fatto che, se i costituenti avessero voluto, sul piano tecnico-giuridico, decretare un esilio perenne o secolare dei discendenti di casa Savoia, l'avrebbero statuito nelle disposizioni ordinarie, nel corpo della Costituzione. Invece, si tratta di norme transitorie e finali proprio perché dovevano avere una valenza temporanea ed essere poi superate.
A mio giudizio, è davvero un richiamo non tanto ad un discorso di revisione storica o di messa in discussione dei valori cardine della nostra Repubblica, ma, proprio rivendicando quei valori cardine della nostra Repubblica, rivendicando i valori su cui è fondata la Carta Costituzionale questo Consiglio deve chiedere al prossimo Parlamento di farsi - in modo urgente e necessario - promotore di una riforma della Carta costituzionale con l'abrogazione della Disposizione XIII. Ovviamente, con un vincolo quello di cui parlava il collega Palma, già sollecitato al dibattito di quest'aula.
La Disposizione XIII ha due capoversi assolutamente anacronistici, e vanno eliminati. Ne ha anche un terzo, collega Angeleri, quello riferito ai beni, nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia. E' un tema, a nostro giudizio, che non va toccato, onde evitare di sollevare un ulteriore vespaio.
Con le premesse politiche fatte dal mio Capogruppo, e con questa mia sottolineatura (ribadisco che la nostra intenzione è la revisione della Disposizione XIII, con l'abrogazione dei suoi primi due commi ma non del terzo), ci permettiamo di chiedere a quest'aula una riflessione più pacata e seria, meno "politicistica", sull'argomento.
Dei signori, conosciuti da tutti - rispondendo al collega Marcenaro in base alla Disposizione XIV della Carta costituzionale, si chiamano ormai "di Savoia", poiché i titoli nobiliari non sono più riconosciuti e i predicati di quelli esistenti prima del 28 ottobre del 1922 si considerano parte del nome. Non ho idea di quale passaporto abbiano attualmente in tasca questi signori che di cognome fanno "di Savoia". La loro origine però, è chiaramente italiana, e hanno dunque il buon diritto di tornare in Italia e di non essere più gli ultimi cittadini europei a non godere del diritto di viaggiare liberamente su questo nostro libero continente. In caso contrario, porremmo una contraddizione tale da mettere in crisi noi non loro: metterebbe in crisi i nostri valori, nati dalla Resistenza, dalla conquista della Carta costituzionale, da quel periodo difficile, ma anche positivo, che ci ha portato alla libertà.
Io sono contrario a che lo Stato sia uno Stato che uccide il cittadino in forza di leggi che introducono alla pena di morte, sono contrario ad uno Stato che, per difendersi da non so quali paure e sommovimenti di piazza ritiene ancora, nel 2001, di cancellare dei diritti sacrosanti a cittadini di origine italiana che vogliano tornare in Italia.
Secondo questa posizione "tecnico-giuridica", la normativa, che era transitoria, può essere modificata: dobbiamo finalmente dichiarare chiusa quella fase per rientrare nella normalità della vita costituzionale.
Partendo da queste intenzioni, decideremo come votare questa proposta di legge che, alcune settimane fa, avrei visto con qualche difficoltà in più. Infatti, so per certo che in Parlamento, da vari Gruppi e parlamentari anche di sinistra - erano state depositate proposte analoghe. Essendo in una fase il cui il Parlamento è chiuso e quelle proposte di legge decadute il nuovo Parlamento riceverà una proposta del Consiglio regionale del Piemonte che gli pone un problema (certo non di urgenza vitale, ma civile e democratica sì), quello di superare definitivamente una situazione contradditoria che, a mio giudizio, rasenta se non il tragico certamente il ridicolo.
Certo, va sottolineato il pressappochismo con cui, forse, è stata redatta la relazione, o la fretta di depositarla. Vanno sottolineati questi richiami un po' troppo succubi verso il pensiero monarchico, più da "tifosi" che da persone consapevoli di fare una proposta per i diritti civili. Pur con questa relazione che non mi piace e che non condivido, se non nella sostanza, ritengo in ogni caso che il Consiglio potrebbe opportunamente approvare l'ordine del giorno, magari con le modifiche che ci stiamo preparando a presentare. E' un momento importante per segnare una svolta: la morte di Maria José è stata la morte dell'ultima regina d'Italia.
Credo che le paure che ho sentito trapelare da questi banchi siano totalmente ingiustificate. Comunque, se fossero giustificate, sarebbe davvero un brutto segno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.
MORICONI Confesso che non avrei voluto intervenire, perché non mi sento particolarmente emozionato dal dibattito. Inoltre, la mia carta d'identità porta la data del 1949 e, quindi, non posso neanche inserirmi nel discorso sulle date delle carte d'identità.
Solo una cosa mi spinge ad intervenire, ed è questa: vorrei ricordare al Presidente Ghigo, che sta preparando un progetto per la restaurazione della Reggia di Venaria reale, che forse sarebbe bene prendesse atto del fatto che, in questo Consiglio, stiamo per deliberare una proposta di legge che se approvata potrebbe porre le basi perché tutti i beni di Casa Savoia ritornino a Casa Savoia.
Nel momento in cui noi prepariamo dei progetti interessanti sulla Reggia di Venaria reale, se abrogassimo totalmente la Disposizione XIII che afferma che "I beni esistenti nel territorio nazionale degli ex re di casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi sono avocati allo Stato" potremmo aprire un lungo contenzioso con Casa Savoia.
Penso che, giustamente, dopo aver ottenuto questa gentile concessione il contenzioso potrebbe aprirsi non solo per la Reggia di Venaria reale ma anche per Stupinigi, per Palazzo reale e quant'altro.
Ripeto: la questione non mi appassiona nel modo più assoluto. L'unica cosa che vorrei sottolineare è che mi sembra che la norma, così come scritta, non sia totalmente corretta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.
CARACCIOLO Voglio dire solo due parole e dare il mio contributo a questo breve dibattito. Ricordo che il 2 giugno del 1946 c'è stato un referendum, e che con esso ha vinto la Repubblica. Siamo dunque in un regime repubblicano nel quale è stato previsto che i re e i discendenti maschi non hanno più diritto di entrare in Italia. Quindi, tutti i dubbi e i problemi riguardanti il rientro del Savoia, ruotano attorno alle questioni giuridico costituzionali. Ce ne siamo accorti anche dall'intervento del Presidente del Consiglio Amato quando ha chiesto un parere alla Consulta, la quale ha risposto che, allo stato attuale, non è possibile.
Molte cose in realtà sono cambiate; il problema lo stiamo affrontando oggi, in un ambito in cui non abbiamo potere di decidere, ma di stimolare e suggerire. C'è molto della componente umana, ognuno di noi esprime il suo parere sempre avendo davanti la situazione che esistono problemi giuridico costituzionali. Se ci trovassimo a decidere oggi davanti al Re Vittorio Emanuele III, non ci sarebbe nessun dubbio: nessuno di noi direbbe sì al suo rientro (ha combinato un po' di "pasticci, un po' dovuti al suo carattere e un po' ad una serie di circostanze storiche). Poco tempo fa è morta anche Maria José che, indubbiamente, era molto simpatica agli italiani per il suo spirito liberale. Siamo portati ad esprimere la nostra opinione che va verso l'aspetto umano, tenendo conto, come diceva il Consigliere Mellano, dei diritti civili, tenendo conto che ognuno di noi può anche avere un momento di spirito liberale e garantista e tenendo conto che oggi i figli e i nipoti del Re chiedono, con grande insistenza, di rientrare in Italia disposti a qualsiasi compromesso. Tutto ciò premesso mi sembra che si possa approvare l'ordine del giorno che abbiamo firmato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.
BRIGANDI' Intervengo brevissimamente. Il problema del rientro dei Savoia penso abbia, prevalentemente, una valenza di carattere nazionale. Penso che alla Regione Piemonte importi molo relativamente come questo problema venga porsi, se sia posto storicamente, giuridicamente e de iure condendo. Penso anche che sia una discussione del tutto inutile perché sappiamo bene che la questione è già stata posta alle Camere, ma sappiamo altrettanto bene che le stesse a giorni saranno sciolte. Quasi certamente questa questione, se fosse portata oggi dal Presidente della Giunta alle Camere non sarebbe di alcuna valenza e di alcun effetto; se portata con le nuove Camere, sarà in buona compagnia con i disegni di legge che certamente verranno presentati.
Penso che non esistano più il Re e la Regina da quando è entrata in vigore giusto o sbagliato che sia, la nuova Costituzione. Possiamo parlare della famiglia Savoia esclusivamente come di cittadini italiani all'estero (non mi pare che sia stata revocata la cittadinanza italiana ai signori di casa Savoia).
La Disposizione XII della Costituzione ha una doppia valenza: una di rientro e una economica. Sarebbe interessante discutere delle due valenze che hanno posizioni sostanzialmente diverse: un conto è dire devono rientrare, un altro è dire devono riprendere il possesso, in che modo devono riprendere possesso e con quale merito. Ritengo che sarebbe opportuno anche chiamare in causa le pari opportunità perché dalla Disposizione XIII non sono considerate, come al solito, sullo stesso piano la posizione degli uomini con quella delle donne.
Vorrei concludere con una considerazione che mi sembra di lapalissiana evidenza: oggi non si corre alcun rischio per il rientro dei Savoia in Italia. Ricordo a tutti che nel '48 non c'è stata una situazione plebiscitaria per cui il 99% dei votanti ha detto vogliamo la Repubblica e l'1% la Monarchia, in quel momento poteva essere un rischio per lo Stato italiano. Ripeto, credo che il rientro dei Savoia in Italia non sia più un rischio perché dopo più di cinquant'anni lo Stato Italiano è sufficientemente consolidato. Non penso che si possano trattare i Savoia peggio di come si trattano i cittadini extracomunitari non regolari.
Non condividendo il principio che, comunque, verrà esplicitato nelle Camere nazionali dove si discuterà (i meccanismi sono due: il rientro dei Savoia e la situazione economica), credo non si possa che esprimere un parere favorevole a questa legge, ancorché non sia di perfetta pregnanza del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



PRESIDENTE

TAPPARO (fuori microfono)



PRESIDENTE

Parla a nome del re?



PRESIDENTE

ANGELERI



PRESIDENTE

Per questa volta a titolo personale, ma solo per questa volta.
Capisco, Presidente, che non ci si possa appassionare ad alcuni dibattiti, sono il primo ad essere testimone di alcune discussioni fatte in quest'aula, in totale assenza di attenzione da parte dei colleghi. Ritengo invece, che per un atto di giustizia che dobbiamo, in qualche modo, far rispettare, debba esserci quell'attenzione - che peraltro non riscontro relativamente su questo tema. Con questo atto si compie, come Consiglio Regionale, un atto di giustizia assolutamente necessario per sanare una norma che, l'abbiamo detto un po' tutti negli interventi, risulta ormai anacronistica. Gli stessi protagonisti di quella pagina di storia del nostro Paese sono scomparsi, non esistono più e, nonostante sia estremamente importante che quel passato rimanga nella nostra storia, il veto oggi non ha più motivo di esistere. Questo veto non fa altro che stendere un'ombra di dubbio sulla reale democraticità del nostro Paese in un momento in cui si parla di spirito europeo. L'aver presentato all'interno dell'istituzione regionale questo PDL per l'approvazione, non è casuale. Proprio dal Piemonte, terra dei Savoia, parte un tentativo per cercare di cancellare quella norma blindata che, all'indomani del referendum, ha chiuso le frontiere agli eredi della Famiglia Reale.
Voglio ricordare che tre anni fa, in un momento assolutamente non sospetto, il Consiglio regionale piemontese approvò un ordine del giorno nel quale si sollecitava il Governo ad abrogare la disposizione transitoria. In quella sede, tutte le forze politiche furono a favore dell'ordine del giorno, ad eccezione dei Verdi e di Rifondazione Comunista.
In Piemonte, la sensibilità nei confronti dei discendenti della Casa regnante è stata avvertita, non soltanto in Consiglio regionale, ma anche in Consiglio comunale, dove due anni fa, sul finire del 1999, alcuni Consiglieri del Polo chiesero l'intervento del Sindaco sul Governo per accelerare il rientro in Italia dei Savoia, facendo fare ad esempio l'anacronismo relativo all'impegno profuso dal Governo italiano per facilitare il ritorno in Italia di personaggi come Silvia Baraldini, per l'estradizione della quale lo Stato italiano aveva versato una somma ingente di denaro pubblico.
In Consiglio comunale si notò una disparità di trattamento, che rappresentava una violazione dei diritti umani in contrasto con la normativa europea.
Non si può dimenticare, anche per motivi storici, il ruolo che la Casa Sabauda ha rappresentato per il Piemonte, per la nostra città capoluogo Torino - sia dal punto di vista storico sia patrimoniale ed artistico.
Penso pertanto che, a fianco dell'impegno assunto da molti Parlamentari stiamo parlando, fra l'altro, di un impegno trasversale - debba esserci questa nostra iniziativa che mi auguro possa rendere più celere il cammino verso l'abolizione di una norma che la Costituzione stessa definisce transitoria.
Solo in questo modo, dopo l'approvazione da parte del Consiglio regionale, si può porre la Camera dei Deputati di fronte alla responsabilità della prima lettura del provvedimento, potendo dimostrare che il nostro Paese - a partire dal Piemonte - ha intenzione di compiere un vero cammino di democratizzazione e crescita morale.
In questo senso, chiedo ancora una volta all'aula di approvare il progetto di legge n. 25.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Angeleri.
1.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano, interamente sostitutivo dell'art. 1: L'art. 1 è sostituito dal seguente: Art. 1 "Il primo e il secondo capoverso della disposizione transitoria e finale XIII della Costituzione della Repubblica Italiana sono abrogati".
La parola al Consigliere Palma per l'illustrazione.
PALMA Molto brevemente, solo per spiegare il contenuto dell'emendamento e dare formalizzazione ad uno spunto e ad un rilievo che avevamo formulato rispetto alla proposta di legge del Consigliere Angeleri.
La formulazione che il collega Angeleri propone, che peraltro era stata direttamente o indirettamente ricompresa anche negli altri ordini del giorno presentati - compreso quello presentato a prima firma dai Consiglieri radicali - comprende, nella proposta di legge, anche il terzo capoverso della XIII disposizione transitoria, che evidentemente non riguarda la questione del diritto di rientro dei discendenti maschi di Umberto di Savoia, ma riguarda aspetti economici e patrimoniali rispetto a beni esistenti sul territorio nazionale, al momento dell'entrata in vigore della Costituzione.
Dal punto di vista tecnico è possibile - e così mi pare sia interpretare che l'abrogazione di una norma non comporti di per sé la riviviscenza della norma precedentemente vigente. Pertanto, un'abrogazione di questo tipo, nell'interpretazione che a questo punto rischia di essere giurisprudenziale, non comporterebbe la restituzione dei beni economici soprattutto di natura patrimoniale, che sono stati avocati allo Stato, in ragione della XIII disposizione.
Poiché siamo alle prese con un provvedimento di contenuto essenzialmente politico, che nei suoi profili giuridici dovrebbe essere approfondito con maggiore attenzione e forse anche con maggiore competenza di quanto non possiamo fare in questa sede ed al termine di una discussione affrettata, proporrei al primo firmatario della proposta di legge di accettare l'emendamento sostitutivo e limitare la proposta di legge ai primi due capoversi della tredicesima disposizione, anche perch l'introduzione del terzo capoverso avrebbe un significato politico inevitabilmente equivoco o perlomeno di difficile decifrazione.
Poiché mi pare che la ratio del provvedimento che il collega Angeleri propone sia quella di superare una situazione ormai anacronistica, che prevede il divieto per i discendenti maschi di Umberto II di entrare in Italia, limitiamo il provvedimento a questa portata e valenza e non coinvolgiamo la terza disposizione che forse tecnicamente potrebbe essere ricompresa, ma che nei suoi effetti dovrebbe essere salvaguardata e che soprattutto, nel caso in cui decidessimo di "abrogarla" politicamente contraddirebbe l'impostazione del provvedimento.
Pertanto, Presidente, prima di mettere ai voti l'emendamento, chiederei al presentatore Angeleri se accetta l'emendamento in questa formulazione.



PRESIDENTE

Tecnicamente non è un ordine del giorno, comunque, su iniziativa diretta del Consigliere Palma, chiediamo il parere del Consigliere Angeleri.
Sospendo la seduta per una breve consultazione.



(La seduta, sospesa alle ore 16,53 riprende alle ore 16,54)



PRESIDENTE

Riprendiamo la seduta.
La parola al Consigliere Angeleri in merito all'emendamento.
ANGELERI Ho voluto consultarmi anche con coloro che hanno firmato il PDL e con i colleghi che hanno firmato l'ordine del giorno: da parte nostra è accettabile la proposta avanzata dal Capogruppo Palma.



PRESIDENTE

E' accettabile.
Pongo in votazione l'emendamento 1.1 a firma dei Consiglieri Palma e Mellano.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 32 voti favorevoli, 3 contrari e 5 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.



(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 45 votanti 41 hanno risposto SI' 34 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri La proposta di legge è approvata.
Chiedo all'assemblea a quale ramo del Parlamento intendiamo inviare la proposta di legge costituzionale, io propongo la Camera.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

E' una cosa seria, è un adempimento procedurale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Mi pare che tocchi alla Camera Alta, se vogliamo essere coerenti oppure, Presidente, vista la situazione, usi una moneta.



PRESIDENTE

Se siete d'accordo, se l'assemblea acconsente, si può fare anche questo. Testa: Senato; croce: Camera.
Colleghi, anche questa è una modalità, oppure avanzate delle proposte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.
ANGELERI Al di là di come sta prendendo piega questo dibattito, che è risultato essere estremamente attento da parte di quest'aula, richiederei che venisse indirizzata alla Camera dei Deputati.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta che, da un punto di vista logico, deve essere posta in votazione. Il Consigliere Angeleri propone "la Camera" e il Consigliere Tapparo "il Senato".
Poniamo in votazione la richiesta "la Camera".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto.
TAPPARO Ho già espresso i miei dubbi sul provvedimento, però, dinanzi al fatto che viene indicato un rinvio alla operatività del nuovo Parlamento, credo proprio per i caratteri che assume il Parlamento nel nostro bicameralismo perfetto, sia giusto fare riferimento al Senato della Repubblica.
Inoltre, in Bicamerale, con un consenso praticamente unanime, si era pensato che il Senato potesse avere i caratteri che gli permettessero di essere una sede in cui si discutono gli aspetti istituzionali, mentre si era convenuto che alla Camera competessero gli aspetti in merito all'operatività, vorrei direi quotidiana ed alla produzione legislativa conseguente. Del resto, il provvedimento, oggi, a fine legislatura giaceva, quindi è stato seppellito a fine legislatura. Quindi, a causa di un meccanismo logico-temporale, il provvedimento era fermo al Senato.
Per questi motivi, invito i colleghi a indicare il Senato quale luogo a cui inviare questa proposta di legge.



PRESIDENTE

Iniziamo dalla votazione per la Camera. Non è confermata la richiesta di votazione per appello nominale? Penso sia meglio trovare un accordo.
Pongo in votazione la proposta di invio alla Camera dei Deputati.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolta con 29 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Comunico che ritengo superati gli ordini del giorno collegati, quindi dichiaro chiuso il punto.


Argomento: Commercio

Esame disegno di legge n. 113: "Disposizioni fiscali per l'acquisto delle benzine in territori regionali di confine"


PRESIDENTE

Esaminiamo il disegno di legge n. 113, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Cattaneo, che ha facoltà di intervenire.
CATTANEO, relatore Signor Presidente e colleghi, quale relatore del disegno di legge n.
113, iniziativa del governo regionale...



PRESIDENTE

Vi invito gentilmente a prendere posto e ad osservare un minimo di attenzione alla relazione che il collega Cattaneo si appresta a svolgere.
CATTANEO, relatore Mi sia permesso, prima di iniziare la relazione sul disegno di legge svolgere una considerazione.
Come forse ribadirà la collega Manica che, se non ricordo male, è la relatrice del provvedimento collegato (quindi del progetto di legge n. 81) mi sembra che vi sia una volontà di incardinarlo (magari insieme all'altro collegato), visto che questo è un provvedimento estremamente importante e che, come ricordo, giunge in aula con un grave ritardo, anche se personalmente, come Capogruppo di Forza Italia, ma con me anche altri Consiglieri di altri Gruppi, ho più volte sollecitato, anche alla Conferenza dei Capigruppo, in tal senso. Posto che l'Assessore competente è assente, che la relatrice ed altri Consiglieri firmatari del progetto di legge n. 81 avevano un impegno e quindi non potranno rimanere in aula, e mi immagino che sia estremamente urgente, se si vuole arrivare in tempi certi con un provvedimento magari unificato o, comunque, un provvedimento che vada a rispondere alle esigenze che sono le istanze di quel territorio credo si possa consentire di addivenire, come dicevo, ad un'illustrazione di entrambi i provvedimenti e al loro incardinamento, in modo da proseguirne l'esame in una seduta consiliare dalle prime ore mattutine. Se si vuole arrivare ad un risultato come quello a cui prima mi riferivo ci vedremo impegnati in un dibattito che durerà moltissime ore e, soprattutto con la presenza del governo regionale, nella fattispecie dell'Assessore competente, che, peraltro, ha proposto alla Giunta, che lo ha approvato, il disegno di legge n. 113.
Ricordo che questo è il provvedimento principe, sostenuto dalla maggioranza cui appartengo e di cui ho l'onore di essere relatore, e che peraltro nasce, come vedremo nella relazione che sto per leggervi, da due iniziative dei Gruppi Lega Nord e Forza Italia.
A causa del prezzo di vendita nettamente inferiore (circa 300 lire) praticato in Svizzera sulle benzine rispetto a quello applicato in Italia si è creato il problema della migrazione di risorse verso il Paese confinante da parte dei proprietari di autoveicoli e motoveicoli che vi si recano per fare il rifornimento dei loro mezzi, e tale fenomeno produce di conseguenza effetti negativi sull'intera economia della zona.
Il legislatore nazionale, con le leggi n. 549/95 e n. 133/99 e con il D.lgs. n. 56/00, ha previsto in linea di principio la possibilità per le Regioni di provvedere a ridurre il divario esistente tra il prezzo praticato in Svizzera e quello praticato in Italia.
In particolare, l'art. 12 del D.lgs. n. 56/00 prevede che le Regioni confinanti con la Svizzera possano determinare, con propria legge e nell'ambito della quota complessiva dell'accisa a loro riservata, nel rispetto della normativa comunitaria, una riduzione del prezzo alla pompa delle benzine utilizzate dai privati cittadini residenti nelle stesse per consumi personali, in modo tale da garantire che il prezzo non sia inferiore a quello praticato nello Stato confinante e che la riduzione sia differenziata sul territorio regionale in maniera inversamente proporzionale alla distanza dei punti di vendita dal confine.
La Regione Piemonte intende pertanto fornire una risposta positiva alle richieste pervenute in proposito da parte dei Comuni e delle varie Associazioni di categoria interessate dal fenomeno del pendolarismo oltre frontiera.
La rilevanza della tematica, già oggetto di discussione nella scorsa legislatura, ha contribuito a creare una convergenza di attenzione e di interesse di più forze politiche presenti in Consiglio regionale, che ha portato alla presentazione, oltre al disegno di legge n. 113 della Giunta regionale, di altre tre proposte di legge regionale: la proposta di legge n. 27 di iniziativa del Gruppo Forza Italia, la proposta di legge n. 80 pervenuta dal Gruppo Lega Nord ed infine la proposta di legge n. 81 del Gruppo DS.
Nel corso dell'istruttoria in sede di VII Commissione, le proposte di legge n. 27 e n. 80 sono state ritirate dai rispettivi presentatori, in quanto gli stessi hanno ritenuto di condividere la soluzione delineata nel disegno di legge della Giunta regionale al problema della riduzione del prezzo alla pompa delle benzine nei territori regionali di confine.
Il disegno di legge n. 113 e la proposta di legge n. 81, pur concordando nelle finalità da perseguire, divergevano tra loro nelle modalità rinvenute per la riduzione del prezzo delle benzine per autotrazione nelle zone di confine della Provincia del Verbano Cusio Ossola (unica Provincia interessata del Piemonte) con la Svizzera. La proposta di legge n. 81 prevedeva infatti che i cittadini residenti nei Comuni individuati con apposita deliberazione della Giunta regionale potessero usufruire di sconti sul prezzo delle benzine, in modo differenziato a seconda della distanza del Comune di residenza dal confine (meno di 20 km da 20 a 35 km; da 35 a 50 km), mediante l'utilizzo, direttamente al momento del rifornimento, di un'apposita "card sconto benzina", rilasciata dai Comuni interessati. Si tratta del medesimo procedimento attuato dalla Regione Lombardia per le zone del proprio territorio confinanti con la Confederazione Elvetica.
Viceversa, il disegno di legge n. 113 ha rinvenuto la soluzione del problema dello sconto sul prezzo delle benzine nella possibilità di concedere un bonus fiscale ai soggetti residenti nei territori di confine da utilizzare nel pagamento della tassa automobilistica regionale. Anche in questo caso, la misura del beneficio risultava inversamente proporzionale alla distanza dai confini nazionali con la Svizzera dei Comuni individuati con apposita deliberazione della Giunta regionale.
La Commissione, dopo aver esperito le consultazioni con gli Enti e le categorie interessati, ha costituito un apposito gruppo di lavoro al fine di verificare la possibilità di pervenire alla stesura di un testo unificato dei due provvedimenti. Si è tuttavia dovuto prendere atto dell'incompatibilità dei testi oggetto di esame, derivante non tanto da quella parte dell'articolato relativa alle finalità perseguite, alle zone interessate ed ai beneficiari, quanto dalle differenti modalità da mettere in atto in vista dell'applicazione concreta dello sconto sulle benzine.
Nel corso della successiva discussione svoltasi in sede di Commissione anche alla luce dei dati forniti dall'Assessorato - su specifica richiesta dei Commissari - riferiti sia ai tempi ipotizzabili per l'attuazione dei due provvedimenti, sia ai costi stimati, si è data la preferenza alla soluzione del bonus fiscale proposta dal disegno di legge (inviando invece in aula consiliare con voto negativo la proposta di legge n. 81, in considerazione del fatto che i proponenti della stessa hanno inteso mantenerne la validità).
Pur non mettendo in dubbio che la riduzione del prezzo direttamente alla pompa può sembrare un benefico di più immediato riscontro per l'utente, i costi di organizzazione, gestione e controllo del sistema risulterebbero eccessivamente elevati in rapporto alla fascia di utenza interessata e tali da mettere in discussione l'opportunità stessa di dotarsi di uno strumento legislativo in materia. Nella Regione Lombardia dove è stato previsto lo sconto alla pompa, tale modalità ha richiesto un'organizzazione di tipo informatico e la predisposizione di un sistema di gestione e di verifica che hanno comportato costi accettabili soltanto se considerati in relazione al numero dei beneficiari (circa 600 mila), mentre in Piemonte tale spesa sarebbe insostenibile se rapportata alla popolazione residente nei Comuni che insistono nelle fasce interessate, alla percentuale dei beneficiari e all'erogato degli impianti.
La soluzione scelta consente di offrire all'utente un beneficio diretto sul "sistema auto" - ovverosia un bonus fiscale a favore dei residenti nella fascia dei Comuni individuata, da utilizzare come sconto sulla tassa automobilistica regionale - e risponde contemporaneamente a tre esigenze: costo limitato di gestione da parte dell'Amministrazione regionale garanzia di offrire all'utente il maggior beneficio possibile e semplicità di realizzazione. Tale sistema ha infatti il pregio di semplificare il meccanismo di controllo sulle effettive quantità di carburante venduto, in quanto la verifica del quantitativo erogato viene svolta direttamente dai soggetti che hanno un preciso interesse aziendale affinché non vengano compiute infrazioni od irregolarità.
Il presente disegno di legge è inoltre un provvedimento agile che non contiene disposizioni di dettaglio e di organizzazione degli adempimenti amministrativi derivanti dalla sua attuazione, considerate in particolare le variabili legate, ad esempio, al mutare del prezzo delle benzine che potrebbe richiedere interventi tempestivi da parte della Regione: per tale motivo, demanda alla Giunta regionale l'adozione delle disposizioni attuative del dettato normativo.
Di seguito si dà luogo ad una breve illustrazione degli articoli (nove) che compongono il testo del provvedimento.
Nell'art. 1 si individua, quale finalità della legge, la concessione nel rispetto dei principi di coordinamento della finanza regionale con quella statale ed in coerenza con le disposizioni comunitarie, di un bonus fiscale a favore dei soggetti residenti nei Comuni localizzati in prossimità del confine con la Svizzera; l'entità del bonus dovrà essere stabilita in misura differenziata per singoli Comuni in ragione inversamente proporzionale alla distanza dei medesimi dai confini nazionali.
Alla Giunta regionale è assegnato inoltre il compito di individuare i Comuni interessati.
L'art. 2 chiarisce il significato dei termini "beneficiari" (persone fisiche residenti ed organizzazioni senza fini di lucro la cui attività sia caratterizzata dal perseguimento di esclusive finalità di solidarietà sociale), "veicoli" (autoveicoli e motoveicoli iscritti nei pubblici registri) ed "intestatari" (proprietario, usufruttuario, locatario).
All'art. 3 sono indicate le modalità di concessione del beneficio consistente nel riconoscimento di un rimborso per ogni litro di benzina acquistato dai soggetti aventi diritto esclusivamente presso i distributori di carburante situati nei territori dei Comuni che saranno individuati con provvedimento della Giunta regionale. Il rimborso è attribuito mediante la procedura del bonus fiscale e può essere utilizzato dal beneficiario in un'unica soluzione per il pagamento della tassa automobilistica regionale.
E' infine prevista la subordinazione della concessione del bonus al rispetto del principio comunitario del "de minimis": tale clausola è stata inserita in quanto tra i beneficiari, oltre ai semplici cittadini, sono ricomprese anche le organizzazioni che, pur non operando a scopo di lucro rilevano tuttavia ai fini delle disposizioni comunitarie in materia di concorrenza.
Nell'art. 4 sono indicate, nell'ambito della semplificazione e delegificazione delle norme, le disposizioni attuative di dettaglio che la Giunta regionale deve individuare entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge per rendere efficace l'agevolazione, relative a: Comuni interessati; modalità di fruizione dell'agevolazione; limiti, criteri e modalità operative per la concessione della stessa.
L'art. 5 assegna alla Giunta regionale, tramite l'Osservatorio regionale per la rete carburanti, di cui alla L.R. n. 18/99, il monitoraggio relativo ai prezzi alla pompa delle benzine sia in Italia che in Svizzera ed all'incremento dell'erogato negli impianti interessati dal provvedimento; il monitoraggio assume particolare importanza ai fini dell'eventuale adeguamento del bonus fiscale da parte della Giunta regionale. E' inoltre prevista la presentazione alla Commissione consiliare competente di una relazione annuale sullo stato di attuazione della legge.
L'art. 6 individua le sanzioni da applicare nei confronti dei trasgressori (cittadini e gestori degli impianti di distribuzione carburanti).
All'art. 7 sono previste: la decorrenza dell'efficacia delle norme contenute nel provvedimento dalla data di entrata in vigore della deliberazione attuativa della Giunta regionale di cui all'art. 4; la sospensione dell'efficacia della legge medesima qualora il prezzo delle benzine praticato alla pompa in Italia non sia superiore a quello applicato in Svizzera; l'adeguamento dell'entità del bonus fiscale in relazione all'andamento dei prezzi delle benzine nello Stato confinante.
L'art. 8 contiene la norma finanziaria con l'istituzione di un apposito capitolo di spesa nello stato di previsione del bilancio per l'esercizio finanziario 2001, destinato agli oneri derivanti dalla procedura di concessione del bonus fiscale, demandando lo stanziamento delle relative somme alla legge di approvazione del bilancio stesso.
Nell'art. 9 è inserita la clausola d'urgenza.
Sul provvedimento in oggetto, la VII Commissione, come già ricordato ha esperito le consultazioni, coinvolgendo gli Enti pubblici e le Associazioni di categoria interessate e ha svolto un'ampia ed approfondita discussione.
Si richiede pertanto una sollecita approvazione dello stesso da parte dell'aula consiliare, al fine di consentirne l'applicazione già a partire dall'anno 2001, con la conseguente fruizione del beneficio da parte dei soggetti interessati in occasione del pagamento della tassa automobilistica dovuta per l'anno 2002.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.
MANICA Accolgo la proposta avanzata dal collega Cattaneo in ordine alo svolgimento delle relazioni sul disegno di legge e sul progetto di legge ritenendola una proposta produttiva.
Dovremo arrivare, in quest'aula, inevitabilmente, alla votazione di un testo di legge e di una normativa unica.
Ritengo che sia utile il confronto tra i testi presentati; che sia utile fare questo lavoro seriamente e nel più breve tempo possibile (abbiamo già avuto sufficienti ritardi in questa direzione al momento in cui la Commissione ha licenziato i testi); ritengo che per farlo nel modo più produttivo si possano svolgere le relazioni, incardinare oggi i provvedimenti, chiedendo a questa Presidenza che questi testi siano il primo punto all'o.d.g. della seduta di martedì prossimo del Consiglio regionale.
Mi associo quindi alla proposta avanzata dal collega Cattaneo, in modo che la discussione possa avvenire nel modo più produttivo e portare ad un risultato conclusivo.
Entrando nel merito della relazione, sappiamo come, con la legge 549/1995 "Misure di razionalizzazione della finanza pubblica", le Regioni a Statuto ordinario abbiano ottenuto una facoltà importante: quella di poter differenziare l'imposta regionale sulla benzina per l'autotrazione, in relazione al luogo di ubicazione degli impianti di distribuzione e delle condizioni particolari di mercato.
La proposta di legge è rivolta al fine di disciplinare la riduzione del prezzo alla pompa delle benzine per autotrazione nelle zone di confine con la Svizzera del Verbano Cusio Ossola, rimandando ad un apposito e successivo provvedimento della Giunta regionale l'individuazione dei Comuni interessati e le modalità di applicazione della legge stessa.
Questa nostra iniziativa legislativa nasce dall'esigenza di "colmare" l'alto differenziale tra il prezzo delle benzine applicato nei territori di confine della Provincia del Verbano Cusio Ossola e quello invece praticato oltre confine in Svizzera, anche in ragione dell'elevato numero di frontalieri italiani.
Per il Piemonte, che vede interessata a questo problema la sola Provincia del VCO in quanto "confinante" con la Confederazione elvetica, in questa proposta abbiamo individuato tre fasce territoriali in cui è possibile applicare lo sconto sul prezzo delle benzine: una prima fascia non superiore a 20 km una seconda fascia da 20 a 35 km una terza fascia da 35 a 50 km.
L'intenzione è quella di consentire a ciascun cittadino residente nelle tre fasce di usufruire degli sconti sul prezzo della benzina in via graduale, a seconda della distanza dal confine e per il tramite di un'apposita "card sconto benzina".
La proposta di legge regge la propria compatibilità finanziaria mediante un meccanismo che, proprio in virtù dell'incremento delle vendite di carburante nelle zone di confine favorito dall'applicazione degli sconti, ammessi peraltro dalla legislazione nazionale, favorirà un maggiore introito fiscale per la Regione Piemonte.
Si propone infine che ci sia una dichiarazione d'urgenza del provvedimento, considerata l'attesa del medesimo da parte delle popolazioni interessate, che vivono come iniqua nei loro confronti l'analoga misura adottata dalla Regione Lombardia, creando di fatto una disparità tra i due territori.
Questa nostra proposta di legge, in sostanza sulla benzina scontata tocca - richiamo alcuni punti in breve - la realtà del VCO, dove la vicinanza della Svizzera rende indispensabile un provvedimento a favore delle imprese del settore distributivo dei carburanti e dei residenti.
Come Gruppo dei Democratici di Sinistra, da tempo abbiamo sostenuto la necessità della dichiarazione d'urgenza di questo provvedimento (e anche altri Gruppi lo hanno fatto in quest'aula).
In tal senso abbiamo proposto l'introduzione di sconti sul prezzo della benzina in via graduale - come ho già ricordato - secondo la distanza dal confine e, agendo in questo modo, abbiamo ritenuto che fosse immediatamente percepibile un vantaggio sia per l'automobilista sia per il titolare del distributore dei carburanti, scartando altre ipotesi di rimborso fiscale a lungo termine.
Abbiamo ritenuto poi che per noi ci fosse un punto fermo fondamentale: poter stabilire nella legge la copertura dell'intero territorio del VCO inteso come unica Provincia piemontese confinante con la Svizzera, agendo successivamente, anche in base al variare del differenziale di prezzo sulle percentuali di sconto ed, eventualmente, sulle stesse fasce. Lasciare, poi alla discrezionalità della Giunta definire chi e per quanto deve essere ammesso allo sconto non garantisce nulla e nessuno.
Le proposte hanno entrambe la propria compatibilità finanziaria mediante un meccanismo che, proprio in virtù dell'incremento delle vendite nelle zone di confine, favorisce l'applicazione degli sconti.
Riteniamo, quindi, che si possa giungere ad un proficuo lavoro all'interno dell'aula del Consiglio regionale e ad un confronto che porti al raggiungimento di un provvedimento estremamente utile per una importante Provincia della nostra Regione, avendo un grandissimo valore non solo per quella Provincia, ma per l'intero territorio regionale piemontese.



PRESIDENTE

L'intervento della Consigliera Manica diventa anche relazione del punto n. 5) all'o.d.g., anche se non comporta l'inversione all'ordine del giorno.
La parola al Consigliere Cattaneo.
CATTANEO E' doveroso innanzitutto un ringraziamento all'Assessore competente Racchelli, che è giunto in aula.
Durante l'intervento della Consigliera Manica ho conferito con l'Assessore Racchelli, il quale mi ha garantito la sua disponibilità ad affrontare la discussione sui provvedimenti nella giornata di oggi.
Non rinnego alcune posizioni, poiché rimane, comunque, la disponibilità di tutti, in quanto vi è l'interesse dell'intero Consiglio regionale quantomeno nelle finalità e nelle esigenze di quel territorio, di un'ampia convergenza delle diverse forze politiche; quindi, immagino che vi sia una volontà positiva per il raggiungimento dell'obiettivo.
Volevo precisare che non è la Consigliera Manica, quindi, in questo caso, il Gruppo dei Democratici di Sinistra che accoglie una nostra proposta, perché noi siamo pronti a discutere i provvedimenti, ma è stato il sottoscritto a consentire la possibilità, in quanto relatore del disegno di legge n. 113, di accogliere un'istanza che la Consigliera Manica e i Democratici di Sinistra hanno posto, cioè di rinviare il dibattito a martedì prossimo. Confermo la mia posizione ed immagino che anche il Capogruppo dei Democratici di Sinistra confermi la sua. Quindi, chieder che questo provvedimento, essendo in questo momento incardinato, sia posto come primo punto all'o.d.g. del Consiglio regionale di martedì prossimo.
In sostanza, la questione non riguarda il fatto che la Consigliera Manica accetti una mia proposta, perché sono stato io, preventivamente, a dare la disponibilità ad una richiesta rivoltami dai Democratici di Sinistra e dalla stessa Consigliera Manica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.
MARCENARO Intervengo solo per dare atto alle affermazioni del Consigliere Cattaneo.



PRESIDENTE

L'aula acconsente all'approvazione della questione sospensiva relativamente al disegno di legge n. 113 e al progetto di legge n. 81.


Argomento:

Inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Interpretando l'intendimento di alcuni Consiglieri, formulo, a nome dell'Assessore Cavallera, una proposta di inversione del punto all'o.d.g.
anticipando la trattazione della proposta di deliberazione n. 216, che è al punto 7) all'o.d.g., invece del progetto di legge n. 215, che è al punto 6). Si tratta semplicemente di una ratifica.
L'aula acconsente all'unanimità.


Argomento: Valutazione impatto ambientale

Esame proposta di deliberazione n. 216: "Ratifica DGR n. 52-2244 del 12/02/2000 ai sensi dell'art. 44 Statuto 'Legge regionale 14 dicembre 1998 n. 40 (Disposizioni concernenti la compatibilità ambientale e le procedure di valutazione). Aggiornamento Allegato B1 in attuazione del p.c.m. 1 settembre 2000. Riadozione con i poteri del Consiglio regionale in via d'urgenza'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 216, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Per consentire ai Consiglieri di rientrare in aula, sospendiamo la seduta per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 17,33 riprende alle ore 17,37)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Grazie, Presidente.
La relazione è molto breve, nel senso che, quando abbiamo approvato la legge sul VIA, abbiamo previsto in allegato delle tabelle che riservano ai vari livelli di competenza le procedure di valutazione di impatto ambientale.
Inoltre, abbiamo previsto che quando vi sono delle modifiche, in ordine a queste competenze, per decisioni conseguenti alle Direttive europee o per decisioni del Ministero dell'Ambiente, non vi è un automatico aggiornamento delle tabelle stesse, ma a questo aggiornamento deve provvedere, in via ricognitoria, il Consiglio regionale.
Con ogni probabilità, in futuro, sarebbe opportuno, a mio avviso demandare alla Giunta, in sede regolamentare, questo aggiornamento.
Per quanto riguarda la ricerca degli idrocarburi, la competenza in materia di valutazione di impatto ambientale, con d.p.c.m. 1 settembre 2000, è stata trasferita alla Regione. Si tratta ora di integrare l'allegato B1 alla legge sul VIA con questa dizione: attività di ricerca degli idrocarburi liquidi e gassosi in terra-ferma; così come disposto dalla delibera della Giunta regionale del 12/12/2000, che è stata rinnovata alla scadenza dei 60 giorni. E' una semplice integrazione. Ne avevamo discusso già in Commissione ed era stata approvata da tutti.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 216.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 15 hanno risposto SI' 14 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere La votazione non è valida, in quanto manca il numero legale.
Sospendo la seduta, che riaggiorno alle ore 18,10.



(La seduta, sospesa alle ore 17,40 riprende alle ore 18,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende. Invito i Consiglieri a prendere posto perch procediamo alla ripetizione della votazione svolta in precedenza relativa alla proposta di deliberazione n. 216: "Ratifica DGR n. 52-2244 del 12/02/2001 ai sensi dell'art. 40 dello Statuto 'Legge regionale 14 dicembre 1998 n. 40 (Disposizioni concernenti la compatibilità ambientale e le procedure di valutazione). Aggiornamento Allegato B1 in attuazione del DPCM 1/9/2000. Riadozione con i poteri del Consiglio regionale in via d'urgenza'", il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 24 voti favorevoli e 4 astensioni (2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 115: "Costituzione della Società consortile per azioni Ignitor"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 115 di cui al punto 6) dell'o.d.g.; relatori sono i Consiglieri Saitta e Pedrale.
Ha chiesto di intervenire il Presidente della Giunta; ne ha facoltà.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Questo disegno di legge, che ha visto la partecipazione della Giunta del Gruppo PPI, nella persona del Consigliere Saitta, e del Gruppo Forza Italia nella persona del Consigliere Pedrale, io ritengo debba - questa è la proposta che faccio - essere posposto al prossimo Consiglio, in quanto sarebbe opportuno (parlo naturalmente per la parte della maggioranza) avere la possibilità di un ulteriore approfondimento. Naturalmente questo non significa che ci siano delle criticità sul provvedimento, ma proprio per far sì che nella prossima seduta del Consiglio possa trovare un largo consenso e vedere la sua votazione, io chiederei all'aula di non metterlo in discussione oggi e di posticiparlo a martedì prossimo. Tanto più che noi abbiamo già espresso la volontà politica e l'appoggio a questa iniziativa l'ho fatto io e lo hanno fatto altri Consiglieri, sono certo che il provvedimento arriverà a essere votato martedì; credo però sia più utile che ci sia ancora qualche giorno di approfondimento.



PRESIDENTE

Non essendovi contrarietà a questa proposta del Presidente Ghigo l'aula acconsente al rinvio di questo punto alla prossima seduta consiliare.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Referendum abrogativo e consultivo

Esame proposta di deliberazione n. 218: "Richiesta, ai sensi dell'art. 138 della Costituzione, di sottoposizione a referendum popolare della legge costituzionale avente per oggetto: 'Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione', pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, serie generale, parte I, n. 59, in data 12 marzo 2001'" e mozione n. 231 collegata (rinvio)


PRESIDENTE

Ora, colleghi Consiglieri, abbiamo da esaminare il punto aggiuntivo all'o.d.g., vale a dire la proposta di deliberazione: "Richiesta ai sensi dell'art. 138 della Costituzione di sottoposizione a referendum popolare della legge costituzionale avente ad oggetto: 'Modifica al titolo V della parte II della Costituzione, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale Serie generale, parte prima, n. 59, in data 12 marzo 2001", presentata dal Consigliere Cattaneo ed altri; e la mozione n. 231 presentata dal Consigliere Saitta ed altri.
Con riferimento a questo punto io devo, ai sensi dell'art. 87, comma 2 del Regolamento interno del Consiglio regionale, chiedere all'aula se intende discutere immediatamente la proposta oppure rinviarla all'esame della Commissione permanente competente per materia, perché riferisca al Consiglio. Qualora la richiesta attenga a materie escluse dalla competenza delle Commissioni permanenti, il Consiglio può deliberare l'istituzione di una Commissione speciale. Si tratta di materia che può essere assegnata alla VIII Commissione, quindi non c'è il problema della Commissione speciale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo. Penso che chieda di parlare sulla proposta ai sensi dell'art. 87, comma 2.
Ne ha facoltà.
TAPPARO Certamente, però anche con una premessa.
Poc'anzi il Presidente della Giunta ha chiesto a questa assemblea di poter soprassedere in merito ad un importante provvedimento, tra altro proposto da componenti dell'opposizione, e mi pare che abbiamo convenuto tutti per poter affrontare in modo adeguato questo appuntamento.
Ora, in coda alla seduta, fra l'altro con la mancanza del numero legale in una prima battuta, noi affrontiamo un aspetto che credo non sfugga a nessuno sia estremamente delicato. Io chiedo invece di aprire una discussione, perché anche questo aspetto procedurale, apparentemente procedurale, che lei indica è ricco di sostanza. Io chiedo che questo argomento sia rinviato alla prossima seduta della nostra assemblea per poterlo affrontare in modo compiuto e non in modo affrettato.
La procedura è sostanza, in particolare in questo momento, Presidente quindi chiedo di tener conto di questo aspetto.



PRESIDENTE

Io devo porre in votazione ai sensi dell'art. 87, comma 2, il punto e cioè se l'aula intende trattare immediatamente oppure se intende rinviarlo in Commissione oppure se intende sospendere la votazione sull'art. 87 e rinviarla alla prossima seduta, e in questo caso sarebbe esaurito l'o.d.g.
della seduta odierna.
Chiedo sul punto il parere della maggioranza o di qualche Consigliere visto che è stata fatta una proposta dal Consigliere Tapparo, che è una proposta di sospensione della votazione sull'art. 87.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.
CATTANEO Diventa difficile portare una valutazione o un'eventuale disponibilità o indisponibilità della maggioranza per due aspetti: uno di carattere fisico perché mancano alcuni Capigruppo firmatari di questa mozione l'altro di carattere organizzativo perché non vedo grosse presenze - non è la prima volta che faccio autocritica - tra le file della maggioranza.
Quindi, chiederei per cortesia (essendo le ore 18,20 possiamo, da un lato prendere in debita considerazione la richiesta avanzata dal Consigliere Tapparo, dall'altro, abbiamo il dovere di lavorare utilmente fino alle ore 20 poiché il Consiglio regionale è convocato fino a quell'ora) una sospensione di due minuti per confrontarci all'interno della maggioranza al fine di poter portare all'attenzione dell'aula la nostra eventuale o meglio, l'eventuale disponibilità o indisponibilità della maggioranza.



PRESIDENTE

D'accordo. La seduta è sospesa; riprenderà alle ore 18,25.



(La seduta, sospesa alle ore 18.20 riprende alle ore 18.25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Cattaneo.
CATTANEO Grazie per la sospensione, che è stata particolarmente utile, in quanto ci siamo confrontati all'interno della maggioranza. Abbiamo deciso di accogliere l'istanza del Con sigliere Tapparo, che credo intervenisse a nome dell'opposizione e, quindi di rinviare la discussione di questo punto in occasione del Consiglio regionale di martedì prossimo. Ad una condizione, però.
Siccome sia la proposta di deliberazione n. 218, a firma del sottoscritto e degli altri Capigruppo di maggioranza, sia la mozione n. 213 ad essa collegata, presentata dal Presidente Saitta e degli altri Presidenti dei Gruppi dell'opposizione, sono, di fatto, già incardinate riteniamo che vi debba essere l'impegno, visto che molti Capigruppo sono presenti - il sottoscritto ne ha la delega per la maggioranza - di chiedere l'iscrizione al primo punto all'o.d.g della prossima seduta del Consiglio regionale della proposta di deliberazione n. 218 e della mozione n. 213 ad essa collegata.



PRESIDENTE

L'aula acconsente all'unanimità alla proposta del Consigliere Cattaneo.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.29)



< torna indietro