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Dettaglio seduta n.74 del 06/03/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del Vice Sindaco del Comune di Torino, Domenico Carpanini


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In apertura, colleghi, vorrei che l'assemblea commemorasse Domenico Carpanini.
Un grave lutto ha colpito la città di Torino mercoledì 28 febbraio.
Si è conclusa, in maniera repentina, l'avventura umana di una persona diciamo unica, da sempre impegnata in politica, un sognatore direbbe qualcuno, un uomo che a 48 anni ancora da compiere ne ha dedicati oltre venti di impegno quotidiano alla sua città.
In questi giorni sono state ricordate le sue 400 sedute in Consiglio comunale, festeggiate già nel 1994, a testimonianza di come egli si sentisse compreso nel ruolo di Amministratore di Torino e come l'istituzione, di cui a buon diritto si sentiva parte, assorbisse tutto il suo impegno e tutte le sue energie.
La scelta di dedicarsi alla politica egli l'aveva maturata giovanissimo, nelle file del PSIUP, quando era ancora studente al Liceo Cavour.
Aderì successivamente al PCI e da oltre vent'anni, com'è stato già ricordato, ha fatto parte prima del Consiglio provinciale di Torino e quindi del Consiglio comunale, dal 1983 come Capogruppo del suo Partito poi quale Presidente del Consiglio comunale ed infine come Vice Sindaco.
Alla sua scelta di dedicarsi interamente all'Amministrazione della città ha anche sacrificato la sua attività lavorativa, rinunciando al suo posto presso la Banca Commerciale.
Ho conosciuto Domenico Carpanini il giorno dopo la mia elezione a Presidente del Consiglio regionale. Mi ha subito colpito la sua gentilezza e la grande umanità che ho sempre colto in tutti i nostri successivi incontri.
Le sue qualità umane, appunto, la sua capacità politica e la sua specchiata onestà gli hanno garantito il rispetto e la stima di tutte le forze politiche. Da Vice Sindaco di una città come Torino, che in questi anni è diventata problematica dal punto di vista della convivenza Carpanini si è occupato di temi scottanti con indubbia abnegazione.
Come tutti quelli che si occupano di politica, da questa ha avuto anche le sue amarezze. Egli, che era ritenuto da tutti l'erede naturale del Sindaco Castellani, carica alla quale ambiva, aveva deciso di gettare la spugna quando si era reso conto che la sua candidatura non riscuoteva il consenso unanime della coalizione dell'Ulivo. Un mese fa la designazione: il sogno coltivato per tanti anni stava per prendere forma. Sarebbe stata una campagna elettorale faticosa, ma, come sempre, era deciso a non risparmiarsi.
Il confronto da sostenere con il candidato della Casa delle Libertà non si profilava né semplice né facile. Anche l'on. Rosso era deciso a dare battaglia ad un competitore leale che non riusciva a definire un avversario.
Amici ed avversari politici sono concordi nel considerare Carpanini un politico di grande tempra morale.
Il cordoglio unanime delle più alte cariche dello Stato, come quello di tanti cittadini torinesi, ci consegnano oggi il ricordo di un politico che ha amato profondamente la sua città e si è speso per il suo bene.
Muore ancora giovane Carpanini, ma la sua esistenza è talmente permeata di passione civile ed impegno politico che non si può dire un'esistenza breve, piuttosto un'esistenza spezzata che ci restituisce la figura di un politico capace e di un uomo di grande valore, un punto di riferimento per chiunque intenda dedicarsi all'Amministrazione della Cosa Pubblica.
Per tutti noi che ci occupiamo di politica, come in tutte le vicende umane, c'è sempre un momento, sicuramente quello dello sconforto, in cui siamo portati a chiederci se ne valeva la pena.
Anche per Carpanini devono esserci stati questi momenti, ma è altrettanto certo che lui si è sempre risposto che sì ne valeva la pena.
Alla famiglia di Carpanini, alla cittadinanza di Torino all'Amministrazione comunale ed al Partito dei Democratici di Sinistra rinnovo la mia partecipazione al dolore per la sua scomparsa.
Colleghi, vorrei ora dare la parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Voglio, in primo luogo, rivolgere ancora una volta un saluto affettuoso ed un abbraccio alla mamma e al papà di Domenico Carpanini, che sono qui con noi questa mattina.
Voglio ringraziare, a nome loro, a nome mio e a nome del nostro Partito, lei, signor Presidente del Consiglio, per le parole che ha appena pronunciato, il Presidente della Giunta regionale, per la sua partecipazione e per le parole che ha pronunciato nei giorni scorsi, tutti i Colleghi Consiglieri, ma in particolare voglio ringraziare i colleghi della maggioranza che in questi giorni ho visto rendere omaggio, con gli occhi lucidi di pianto come i nostri, a Domenico Carpanini.
Molte cose in questi giorni, in questi lunghi funerali, in questo clima di commozione intriso di una drammatica dolcezza, sono state dette e molte cose sono state scritte. Ho letto nei giorni scorsi le frasi che sono state scritte in quel registro delle condoglianze dell'anticamera della camera ardente e vi assicuro che troverete lì, e troveranno lì i genitori di Domenico, parole che rendono, meglio di molte commemorazioni, l'idea della stima e dell'affetto del quale Domenico Carpanini godeva in questa città una città della quale conosceva tutte le pieghe, tutti i particolari.
E' stato impressionante, diciamo così, il numero e la quantità di associazioni e di presenze che abbiamo visto in questi giorni al funerale.
Mi è venuto da pensare in questi giorni cosa si sarebbe udito in quella camera ardente, in quelle anticamere, se ci fosse stato un registratore che avesse raccolto le confidenze, le parole, i discorsi tra le persone. In qualche modo, credo che in quei giorni in quella camera ardente sia stata ricostruita, in quel clima informale, una parte importante della storia della città.
Voglio solo fissare alcuni punti che mi sembra essenziale ricordare, in primo luogo - ne parlava adesso il Presidente Cota - Domenico Carpanini come un uomo che ci consegna oggi una dimensione alta, nobile, importante della politica, un uomo la cui vita non è stata naturalmente solo la politica, è stata una vita fatta di tante altre cose, ma un uomo la cui vita senza la politica non potrebbe essere compresa, interpretata conosciuta.
Valentino Castellani ha usato in questi giorni un'espressione che descrive, forse nel modo migliore, Domenico Carpanini: un uomo animato contemporaneamente dal gusto per il dettaglio e dalla passione del progetto.
Sicuramente si è parlato in questi giorni della figura di Domenico Carpanini come figura morale, ma io voglio sottolineare di una moralità che si spogliava di retorica, che non aveva bisogno di essere predicata, di una moralità che si affermava nelle scelte, nei singoli atti, come dire che forse ci viene dalla storia di Domenico Carpanini una lezione, cioè che moralità in politica è anche la capacità di ridurre, entro limiti accettabili, la distanza tra le parole e i fatti, e di questa moralità Domenico Carpanini è stato un interprete coerente.
Voglio aggiungere ancora qualcosa, e lo faccio come persona che sa di aver avuto con Domenico Carpanini delle discussioni nei mesi scorsi, a volte anche aspre.
Voglio ricordare Domenico Carpanini come un uomo fortemente critico della politica, anche del suo Partito. Ricordo il suo ultimo intervento l'ultimo che ho sentito - nella direzione torinese dei DS, che chiedeva di aprire una riflessione critica sulla politica e sul modo nel quale i rapporti politici si stavano sviluppando. Però, questa critica, anche radicale, è riuscito a condurla tenendo fermo un timone e senza mettere in discussione il fondamento di una scelta, come può solo chi sa di avere in sé le risorse culturali e morali per affrontare una battaglia politica per cambiare le cose in un periodo nel quale spesso, purtroppo a ragione, della politica si evidenziano le miserie.
Dall'esperienza, dalla storia di Domenico Carpanini arriva un messaggio, un esempio per tante persone e penso, in particolare, per i giovani, di una politica intesa in un altro senso.
Il secondo punto che voglio ricordare è questo. Domenico Carpanini è stato un uomo di parte, un uomo della sinistra, convinto delle ragioni della sinistra, dei suoi valori e delle sue scelte. E' un uomo che dentro la sinistra ha impegnato una battaglia politica per il suo rinnovamento, ma al tempo stesso Domenico Carpanini è stato un uomo delle istituzioni, un uomo dello Stato.
Non è facile per una personalità politica fare convivere queste due diverse realtà; essere al tempo stesso uomo di una parte ed essere anche in modo inequivocabile, uomo delle istituzioni. Credo che questo sia uno dei meriti che tutti hanno riconosciuto in questi giorni e in queste settimane a Domenico Carpanini.
Questo non è un problema della destra o della sinistra, ma è un problema di tutti. Penso che sia un problema che valga per tutti.
Lui è stato, naturalmente, come tutti hanno ricordato, l'uomo dei contenuti. Il Presidente Cota ricordava come preparava la sua campagna elettorale, che lui voleva condotta sui temi della città, del confronto fra i progetti, fra le soluzioni e fra le risposte. Voglio ricordare che Domenico Carpanini è stato, al tempo stesso, l'uomo delle forme, della passione per le regole, addirittura della cura per il protocollo. Un uomo per il quale il decoro, la dignità, la misura sono sempre stati punti essenziali. Era un uomo che riconosceva il carattere - scusate l'espressione - rituale della politica come la modalità che consente, ad un certo punto, di segnare una distinzione e un distacco tra la passione personale e l'azione e la responsabilità pubblica. Un uomo che non ha mai confuso il momento in cui esprimere le proprie opinioni e quello nel quale parlare e rappresentare a nome di tutti e a nome delle istituzioni. Anche qui c'è un tratto importante della sua "torinesità", perché questo senso delle istituzioni è radicato nella storia politica, culturale ed istituzionale di questa città che Domenico in un modo, a me pare così compiuto, ha rappresentato.
Infine, voglio parlare dell'ultima, grande lezione che Domenico Carpanini ci ha lasciato. Una lezione che ha trovato nei giorni successivi alla sua morte, nelle ore del suo lungo funerale, la sua più concreta e chiara conferma: essere avversari politici non significa essere nemici.
Destra e sinistra indicano l'esistenza di diversi valori, di diverse priorità, di diversi progetti e di diverse scelte. Non sono rispettivamente l'uno o l'altro il campo dei buoni e dei cattivi.
Noi abbiamo il dovere di non dimenticare questo insegnamento e di non limitarci a ricordare questo punto essenziale solo davanti alla commozione che sempre si prova davanti ad una bara e, soprattutto, davanti alla salma di un uomo giovane. Eppure, sappiamo quando questo limite sia sovente oltrepassato, determinando un imbarbarimento della politica e delle relazioni civili. Questa distinzione che così sovente scompare, soprattutto in questi tempi così convulsi, noi dobbiamo, come istituzioni e come persone, anche in omaggio a Domenico Carpanini, impegnarci a rispettarla.
Oggi che la lotta politica riprende il suo corso nel mezzo di una delle campagne elettorali più aspre e più lunghe della storia del Paese, voglio ricordare, nel nome di Domenico Carpanini, questo impegno. Anche questo è un modo per dire ai suoi genitori, a mamma Teresa e papà Italo, che noi non lo dimenticheremo.
Io e la mia famiglia proveniamo, come i genitori di Domenico Carpanini sanno, da una stretta valle dell'Appennino, molto vicina a quella dalla quale proviene il papà di Domenico. Mi è capitato, non molto tempo fa, dopo aver fatto visita alla tomba di mia madre, che è sepolta in un cimitero di un piccolo paese della Valle del Taro, di attraversare la Valle del Ceno e vedere, nonostante questi anni di grandi trasformazioni, che le acque del Ceno sono rimaste limpide: sono acque dove si trovano ancora le trote e addirittura si trovano i gamberi di fiume, che sono quasi scomparsi.
Voglio dire che Domenico Carpanini, nel travaglio di questi tempi difficili, ha mantenuto la stessa limpidità e trasparenza e che solo questo spiega il tributo di affetto che Torino, questa meravigliosa città che ringraziamo, gli ha attribuito nei giorni scorsi.



(Italo e Teresa Carpanini, genitori di Domenico Carpanini, gentilmente ringraziano tutti coloro che hanno ricordato il figlio, auspicando che la sua figura e il suo contributo non siano dimenticati)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Cantore, Cavallera Cotto, Galli, Ghigo e Rossi Giacomo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Trasmissione radiofonica delle sedute del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Comunico che da oggi Giornale Radio Parlamento trasmetterà le sedute di diversi Consigli regionali e in particolare le sedute del Consiglio regionale del Piemonte. Per la seduta odierna è prevista una diffusione registrata; da martedì prossimo saranno invece previsti dei collegamenti diretti.


Argomento: Rapporti con altre Regioni

Richiesta di informazioni in merito ai criteri di designazione dei Consiglieri rappresentativi dei Consigli regionali in seno al Congresso delle Regioni


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Mi spiace scendere ora ad un argomento meno importante rispetto a quanto poc'anzi in quest'aula abbiamo celebrato: la scomparsa del Vice Sindaco di Torino, Carpanini, ovvero il mistero della morte.
Vorrei portare in evidenza a questa assemblea un fatto rilevante per significato e cioè l'istituzione del Consiglio delle Regioni. I Presidenti dei Consigli regionali, ritengo con un atto di grande intelligenza e coraggio, hanno istituito il Consiglio delle Regioni che dovrebbe formarsi e che in una fase di processo federalistico del nostro Paese assume un rilievo importante.
Credo che questo Consiglio delle Regioni prefiguri in prospettiva, un elemento che potrà poi radicarsi in questo federalismo attuato che si dovrà, credo, nella prossima legislatura parlamentare, esaminare.
Ho potuto prendere visione nelle scorse settimane di un'elegante brochure illustrativa di questo Consiglio delle Regioni, a firma dei Presidenti dei Consigli regionali. Tra l'altro, avevo anche detto parlandone con qualche collega, che mi sembrava un evento rilevante per i nostri rappresentanti in questo Consiglio e la scorsa settimana ho potuto notare nella Rassegna Stampa del Consiglio regionale che gli stessi rappresentanti erano già stati individuati: oltre, e mi sembra giusto, al Presidente, anche i due Vicepresidenti, verso i quali ovviamente ho grande stima e rispetto. Non ho nulla di personale nei loro confronti, ma ritenevo che per la dimensione di questa scelta e per i caratteri doveva essere un problema verificato da questa assemblea quello di stabilire chi dovevano essere i due rappresentanti. Infatti la formula che si usa per il Consiglio delle Regioni - così è scritto nel documento - è la seguente: "un Consigliere di maggioranza e un Consigliere di minoranza".
Ora, ognuno di noi come Consigliere ha le sue prerogative specifiche non sono mediate nemmeno dal Capogruppo. Infatti io ricevo delle convocazioni alle sedute del Consiglio personali, non le riceve il mio Capogruppo e poi me le comunica. Il fatto quindi che questi argomenti siano affrontati in un seminario, oppure nell'Ufficio di Presidenza, oppure nella riunione dei Capigruppo, mi sembra che sminuisca intanto il valore di questa iniziativa e poi anche le prerogative del Consiglio che devono essere tutelate soprattutto dal Presidente e dall'intero Ufficio di Presidenza.
Chiederei quindi una breve comunicazione o comunque qualcosa che permetta a me e ai colleghi interessati di capire che cosa sta succedendo e di poter avere qualche ruolo in questo processo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Continuiamo a lavorare, anche dopo la commemorazione, perché ricordare Domenico Carpanini vuol dire essere capaci di ricominciare immediatamente il nostro lavoro.
Concordo, Presidente, con le osservazioni del collega Tapparo. Ho ricevuto solo ieri la pubblicazione: ho letto i contenuti, ho visto che si parla di coinvolgimento dei rispettivi organi regionali nella convocazione di questo Congresso. Non so se mi sia sfuggito, ma non mi è parso che vi sia stato un coinvolgimento o perlomeno io non ne sono stato coinvolto.
Sono un po' stupito che un Congresso così importante, che inevitabilmente tende a preordinare uno stato delle cose, sia un Congresso nel quale non mi risulta ci siano le rappresentanze politiche dei Gruppi.
Questa mattina ho avuto un colloquio con riferimenti nazionali e contrariamente a quanto è scritto in questo documento relativamente al fatto che per la pluralità delle presenze questo sarebbe un Congresso rappresentativo della pluralità delle forze politiche, così non è a livello nazionale, così non è nemmeno a livello locale, perché non mi sembra che il Consiglio sia stato coinvolto nel decidere chi, tra Consiglieri di maggioranza e Consiglieri di opposizione, doveva partecipare.
Sono molto imbarazzato perché questa è una strada importante. Chiederei anch'io una comunicazione, già avanzando una richiesta, che è quella, a seguito della comunicazione, di decidere quali saranno i nostri rappresentanti nel Congresso. Non penso che la decisione possa essere scollegata dalle decisioni delle altre Regioni, per garantire proprio quello che avete scritto, cioè "eguale rappresentanza, almeno un rappresentante per Gruppo presente", che allo stato attuale non è così.
In secondo luogo, chiederei, visto il modo in cui è stato costruito il Congresso, che anche a livello nazionale non mi sembra sia stato tale da coinvolgere scientemente tutte le parti, se per questa occasione, per questo primo Congresso, l'Ufficio di Presidenza, il Consiglio non possa decidere che l'accesso è consentito a tutti i Consiglieri regionali che intendono recarsi in missione in quei due giorni presso il Congresso, non con diritto di parola - per carità! - ma con diritto di presenza, per chi fosse interessato.
Io sarei interessato ad assistere, anche perché del mio Gruppo non è vi è alcun rappresentante tra i 66 presenti, al momento, con questi criteri al Congresso.
Quindi, se il Presidente del Consiglio ed altri colleghi condividono di considerare questo primo Congresso un evento un po' sperimentale, una sorta di "chiamata", a valle della quale poi decidere nazionalmente i pesi e le varie rappresentanze, ma per l'intanto diventando forse difficile rimandare questa convocazione, di interpretarla come una sede nella quale i Consiglieri regionali che hanno interesse possono accedere come presenza.



PRESIDENTE

Le rispondo subito, Consigliere Chiezzi.
Innanzitutto, devo dare conto dell'impossibilità che c'è stata la settimana scorsa di comunicare ai Capigruppo l'avvenuta designazione dei rappresentanti e di comunicare anche in anticipo il contenuto della brochure distribuita. Purtroppo, nella giornata di giovedì era prevista una riunione dei Capigruppo che non si è potuta svolgere per ovvi motivi.
Detto questo, il Congresso delle Regioni è nato per volontà della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali, ed è nato proprio per individuare un momento assembleare un po' più esteso rispetto al momento rappresentato dalle classiche riunioni del Comitato dei Presidenti che, in qualche occasione, avrebbe anche potuto apparire all'esterno come un circolo un po' ristretto.
Quindi, è nata l'idea di istituire questo Congresso per effetto di una deliberazione dei Presidenti dei Consigli regionali, deliberazione istitutiva che ha provveduto a redigere anche un Regolamento, nel quale si è ritenuto di prevedere la partecipazione a tale Congresso di tre rappresentanti per ogni Consiglio regionale: uno è il Presidente, che è componente di diritto; in caso di sua assenza o impedimento, può essere delegato un componente dell'Ufficio di Presidenza a rappresentarlo. Gli altri due sono rappresentanti uno di maggioranza e uno di opposizione liberamente scelti dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.
L'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Piemonte si è riunito tempestivamente e ha ritenuto, in ossequio a tale deliberazione istitutiva, che a mio avviso rende anche ragione dello spirito di questo Congresso - che non è niente di più che la Conferenza allargata dei Presidenti, perché non ha un carattere ed una valenza costituente altrimenti avrebbe avuto un'altra spinta ed un'altra legittimazione, quindi questo è il suo ruolo, la sua funzione e la sua dimensione e niente più, al di là degli articoli sui giornali e al di là dell'obiettivo del coordinatore di pubblicizzare un'iniziativa meritoria, il che è normale di rispettare una prassi che hanno rispettato quasi tutti i Consigli regionali. Non vorrei sbagliare, colleghi, ma vi posso dire che su 20 forse 17 Consigli regionali (comunque un numero superiore a 15) hanno scelto i due Vicepresidenti.
Pertanto, non essendoci un motivo particolare per la maggioranza e neanche per l'opposizione, avendo l'opposizione come massimo rappresentante all'interno dell'Ufficio di Presidenza il Vicepresidente Riba, si è ritenuto, data la presenza qualificante dei due Vicepresidenti, di far rappresentare l'Ufficio di Presidenza proprio al massimo livello, cioè nelle persone del Presidente e dei due Vicepresidenti, come ha fatto la maggioranza degli altri Consigli regionali.
Posso sbagliare, ma sicuramente più di 15 su 20 Consigli regionali hanno scelto di inviare i Vicepresidenti con apposite deliberazioni dei rispettivi Uffici di Presidenza.
In ordine alla rappresentanza politica dei Gruppi, penso che se il Consigliere Chiezzi ha rilevato la mancanza di un esponente del suo Gruppo questo corrisponde al vero.
Comunico inoltre che il coordinatore, Roberto Louvin, prendendo atto delle deliberazioni degli Uffici di Presidenza, che hanno scelto le modalità di rappresentanza, mi ha detto di essere contento, perché, nei limiti del possibile, all'interno di questo organismo erano rappresentate quasi tutte le forze politiche.
Mi dispiace se il Gruppo dei Comunisti Italiani non è rappresentato. Lo controllerò, anche per mia curiosità, perché ero stato tranquillizzato dalla posizione del coordinatore Louvin.
Con riferimento alla possibilità di partecipazione dei Consiglieri regionali, temo non sia possibile, perché non dipende dal Presidente del Consiglio regionale o dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Piemonte, in quanto il numero di 66 così ristretto è stato determinato dal Coordinamento della Conferenza dei Presidenti in accordo con il Presidente della Camera dei Deputati e con il Presidente del Senato della Repubblica anche per questioni logistiche, legate al luogo dove si svolgerà l'incontro. E, vi ripeto, è una decisione ed una previsione di carattere regolamentare.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Proseguimento esame disegno di legge n. 131: "Ordinamento contabile della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame dell'articolato del disegno di legge n. 131, di cui al punto 2) all'o.d.g.
E' stato presentato dai Consiglieri Riba, Manica, Suino e Ronzani un emendamento che propone l'inserimento dell'art. 45 bis: 45.1) Capo V - Art. 45 bis.
"1. Entro sei mesi dall'approvazione del presente ordinamento la Giunta regionale proporrà al Consiglio le norme di adeguamento della contabilità del sistema sanitario ai principi dell'unitarietà e della possibilità di costante controllo delle dinamiche di spesa comunque riconducibili al bilancio regionale.
2. Il rendiconto riassuntivo della contabilità annuale delle AA.SS.LL. e delle AA.SS.OO. del Piemonte è allegato al conto consuntivo dell'esercizio di riferimento".
Comunico all'assemblea, per dovere di completezza, che sullo stesso argomento c'è un emendamento della Giunta che, all'art. 48, propone di aggiungere il comma 3 bis che recita: "Al fine di evidenziare le relazioni tra i rendiconti delle AA.SS.LL. e delle AA.SS.OO. e i dati finanziari del rendiconto regionale, è predisposta un'apposita relazione comprensiva del bilancio consolidato del comparto sanitario regionale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Riba per l'illustrazione; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Si tratta di un emendamento sul quale spero ci sia una riflessione convergente, ma comunque sul merito. Se il Presidente permette, vorrei esporre la riflessione a prescindere dalla lettera dell'emendamento, che traduce correttamente il senso della riflessione.
In sostanza, continuiamo ad affrontare i problemi della contabilità delle AA.SS.LL. e delle AA.SS.OO. in una situazione costantemente - per quello che percepisco - precaria o comunque non completa, non unitaria, sia per il Consiglio sia per la stessa Giunta.
Mi rivolgo all'Assessore al bilancio, ovviamente, perché è il referente, ma se non disturbo l'Assessore D'Ambrosio, vorrei esporre il mio pensiero anche a lui.
Noi ci troviamo - è una constatazione - ripetutamente a discutere della contabilità delle strutture sanitarie (ASO, ASL in modo particolare) per via del fatto che non abbiamo, come per tutte le altre materie delle quali disponiamo di un bilancio preventivo, un conto consuntivo né naturalmente la lettura dello sviluppo economico-finanziario di gestione nel corso dell'esercizio.
Per quanto riguarda le AA.SS.OO. e le AA.SS.LL. non è oggi una questione di contestazione sul merito, perché ci sono altre sedi; qui stiamo soltanto cercando di ragionare su un'impostazione della contabilità.
In realtà, avremmo bisogno, per una lettura normale delle partite finanziarie della contabilità regionale, di un sistema che aggregasse al bilancio regionale il conto preventivo e il conto consuntivo.
Nella fase della discussione, l'Assessore Burzi aveva già detto: "E' del tutto ovvio che dobbiamo aggregare ai rendiconti i conti consuntivi delle singole aree di spesa, e non soltanto riassuntivamente". Trattandosi di un'area di spesa che riguarda praticamente - l'abbiamo detto tante volte una quantità superiore al 50% della spesa regionale, avremmo bisogno di individuare un percorso che ne consenta la lettura sulla base degli stessi modelli di lettura che sono assicurati per tutti i bilanci delle aziende sia pubbliche che private, delle ferrovie come delle altre aziende pubbliche, delle aziende che dipendono dalla Regione e di tutto ciò che in qualche maniera rappresenta il rivolo di erogazione della spesa regionale.
Non abbiamo inteso, come dire, richiedere oggi una soluzione tassativa anche perché richiedere una soluzione tassativa su un problema che ha bisogno di una riflessione, probabilmente avrebbe imposto un atteggiamento di riserva da parte degli organi responsabili della gestione contabile.
Con questo emendamento abbiamo proposto di individuare, nell'ambito di sei mesi - i tempi che normalmente ci diamo per trasformare una legge di norme e di indirizzi in norme operative - una forma ordinata di esercizio della contabilità del settore sanitario.
Aggiungo, Assessore Burzi, che questa proposta non deve essere per forza come la vogliamo noi: sarebbe un elemento che susciterebbe un dibattito di merito che non vorrei fare in questa sede (non ne avrei neanche gli strumenti); un argomento che dovrebbe essere affrontato a livello di una più larga riflessione, per quanto mi riguarda, tra le forze di opposizione, ma più in generale nell'ambito delle Commissioni competenti in materia di sanità e bilancio.
Entro sei mesi potremmo avere, assieme alle altre materie, una normativa redatta sulla base delle cose dovute (normative nazionali), delle cose attese (bisogno di unitarietà e di chiarezza), delle cose possibili (l'interpretazione che di queste due esigenze e principi potrà essere fatta dalla Giunta in relazione a questa materia).
Volevo precisare i caratteri di questo indirizzo, che è strettamente connesso alla necessità di proporre nel nostro regolamento di contabilità le modalità per l'inclusione delle partite che riguardano la sanità. Poi non prevengo neanche un'obiezione, perché so che l'Assessore Burzi non mi farebbe un'obiezione di questo genere, dicendo: "Guarda che le voci di entrata e le voci di spesa riassuntivamente figurano nel bilancio". E' del tutto naturale che sia così. Abbiamo bisogno di avere le contestualità rispetto ai nostri documenti contabili di questa impostazione e, di lì in avanti, la possibilità di leggere l'andatura ordinaria nel corso dell'esercizio, l'andatura dei fenomeni amministrativo-contabili delle UU.SS.LL.
Ho preferito illustrare l'emendamento, perché nella voce succinta, che potrebbe anche essere espressa in altra forma che fosse ritenuta più contingente, si esprimeva soltanto in parte l'intenzione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e finanze

Ho letto l'emendamento presentato dal collega Riba ed altri e cerco di spiegare perché sono contrario alla forma dell'emendamento e non alla sostanza, se il collega Riba mi dedica un attimo di attenzione.
Quello di rendere più chiaro il rapporto tra i dati contabili della sanità e quelli dell'Ente Regione, è un problema oggettivo e per questo motivo non posso che aderire allo spirito dell'emendamento, se lo interpreto correttamente, anche in base all'intervento del primo firmatario. Il problema è come applicarlo.
La contabilità della sanità parte come variazione del D.lgs. n. 502, il quale mi pare sia degli anni 1994/1995. La Regione Piemonte è stata capofila, insieme ad altre tre Regioni, nell'applicazione della mutata logica della contabilità nel mondo della sanità, quando si è tentato di trasporre i principi di contabilità finanziaria introducendo anche i principi di economicità e quindi di gestione economica dal punto di vista contabile della stessa.
Chiunque, in qualunque punto di questo territorio si occupi di analisi dei dati della sanità - quindi non parlo di merito di gestione della sanità, parlo di forma del dato - non può che pervenire ad una certa conclusione. Gli ultimi due mesi di dibattito, mi pare solo parzialmente inquinato dall'aspetto elettorale, vedono i Ministeri competenti esprimere un po' a tutti l'estrema difficoltà di seguire, dal punto di vista del dato non del merito - il fenomeno della sanità. Quindi, è un problema oggettivamente molto complesso.
Da questo punto di vista, sarei molto preoccupato a legiferare definendo - se il collega Riba mi presta un attimo di attenzione - la volontà di porre questo presupposto in termini di legge e di stabilire che in sei mesi arriviamo alla sua definizione. Non credo che ce la faremmo.
In sostanza, aderisco al principio; non aderisco alla soluzione proposta. D'altronde, mi pare che anche il collega Riba - l'ha detto chiaramente - non intenda proporre una soluzione, ma sottolineare - questo è lo spirito dell'emendamento - la necessità che si lavori alla soluzione.
Nel secondo passaggio dell'emendamento si propone una relazione più evidente fra il rendiconto annuale delle Aziende e il rendiconto dell'Ente.
Questo è totalmente non solo condiviso, come lo era anche nello spirito della prima parte dell'emendamento, ma anche recepibile. Proprio per questo proporrei - ricordando a tutti i colleghi che questa legge che stiamo discutendo e votando prevede, come la legge n. 76 tra l'altro dispone, un Regolamento attuativo - di recepire immediatamente le relazioni a livello di consuntivo. Noi abbiamo proposto, come Giunta - ma la vorrei considerare una controproposta, non un emendamento, cioè mi piacerebbe che si convenisse sulla soluzione, non amo votare contro gli emendamenti di cui condivido la finalità - che all'art. 48... In realtà, adesso stiamo parlando dell'art. 45, ma sull'art. 48, relativo allo stesso argomento...
RIBA Lido (fuori microfono) Posso chiedere il testo?



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e finanze

L'art. 48 della legge, che discuteremo quando vi arriveremo, analizza il tema del rendiconto. Proprio per questo, l'emendamento che la Giunta propone è collegato al rendiconto, ma, d'altronde, nel secondo capoverso dell'emendamento - il cui primo firmatario è il Consigliere Riba - si tocca il tema del rendiconto. Per questo l'ho connesso, per linearità di tema.
Che cosa proponiamo? Di aggiungere "Al fine di evidenziare le relazioni tra i rendiconti delle AA.SS.LL. e delle AA.SS.OO. e i dati finanziari del rendiconto regionale". Quindi, si riprende esattamente il secondo capoverso dell'emendamento del Consigliere Riba: "E' predisposta un'apposita relazione comprensiva del bilancio consolidato del comparto sanitario regionale".
Cosa dice, dunque, questo emendamento all'art. 48 che, se condiviso voteremo? Che connettiamo i bilanci consolidati delle AA.SS.LL. e delle AA.SS.OO. al momento - sia formale che temporale - dell'analisi del rendiconto dell'Ente, consentendo quindi a tutti coloro che a questo tema sono doverosamente interessati (a qualunque livello) di avere una comparazione.
Rimanderei il primo punto dell'emendamento e chiederei, se possibile se si riesce a trovare un'altra modalità - che fosse ritirato. Il mio auspicio è di affrontare, trovando la modalità giusta, il tema nell'ambito del Regolamento attuativo della Legge di ordinamento contabile, perché non sono affatto sicuro che ce la faremo in sei mesi.
Sono certo che il dibattito attorno a questo tema non può riguardare solamente la Regione Piemonte, ma riguarda anche il rapporto tra le Regioni e, soprattutto, tra le Regioni e i Ministeri competenti. E' un problema sentito, oggettivo, non di natura politica: non ho, dunque, una soluzione ma ne condivido lo spirito.
Mi impegno - peraltro tale impegno c'è già, sebbene non sia stato sottolineato in senso politico - a prestare, nella definizione del Regolamento attuativo della legge, specifica attenzione al tema suggerito dal primo capoverso dell'emendamento.
Ripeto: il secondo capoverso, relativo al rendiconto, formalmente sarebbe accettato, anche se - a mio avviso - sarebbe meglio trasformarlo in emendamento aggiuntivo all'art. 48 che, nella stessa legge, tocca il tema del rendiconto.
In conclusione, recependo questa istanza, aggiungeremmo: "Al fine di evidenziare le relazioni fra il rendiconto delle AA.SS.LL. e delle AA.SS.OO. e i dati finanziari del rendiconto regionale, è predisposta un'apposita relazione comprensiva del bilancio consolidato del comparto sanitario regionale". Dunque, li uniremmo, per la contemporaneità e la forma del dato. E' una materia un po' complessa, mi scuso della mia lungaggine.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Burzi.
La parola al Consigliere Riba per dichiarazione di voto.



RIBA Lido

Apprezzo le considerazioni dell'Assessore su questa materia. Da parte nostra, facciamo un passo verso la direzione indicataci: il comma 2 dell'emendamento può essere eliminato e sostituito dalla proposta che l'Assessore suggerisce.
Per quanto riguarda il primo capoverso, manterrei l'emendamento, perch frutto di un corposo ragionamento che riprenderemo in sede di bilancio.
Tuttavia - anche perché si tratta di un ragionamento che non si esaurisce qui - apprezzo l'intenzione di recuperare questo indirizzo nel Regolamento attuativo della legge. In quella sede, prenderemo atto dell'impostazione che, adesso, la Giunta non ritiene di assumere e che assumerà, invece, in quell'occasione.
Quindi, chiederei la votazione del primo comma, sapendo che c'è una risposta che considero utile. Ricordo che il dibattito che si fa sulle leggi viene verbalizzato: si può prendere atto, poi, di quanto viene detto.



PRESIDENTE

Scusi, collega Riba, solo per far comprendere all'assemblea quanto ci ha riferito: manterrebbe il comma 2?



(Commenti fuori microfono del Consigliere Riba)



PRESIDENTE

Allora cancella il comma 2 e mantiene il comma 1?



RIBA Lido

Sì.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e finanze

Passettin passettin avrei una controproposta: sperando di aver ben spiegato il motivo della mia contrarietà, al fine di poter votare l'emendamento, chiedo al suo primo firmatario se è possibile cambiare il comma 1 - che comunque rimarrebbe - trasformandolo in "entro un anno".
Ripeto: non sono sicuro di farcela, per i motivi operativi spiegati.
Inoltre, si potrebbe aggiungere in un punto idoneo del comma "nell'ambito del Regolamento attuativo della presente legge", di modo che le norme di adeguamento della contabilità del sistema sanitario siano introdotte nel Regolamento attuativo della presente legge, perché quello è il suo ambito naturale.
Quindi, suggerirei - e, in tal caso, lo voteremmo - la formula "entro un anno" e l'aggiunta di "nell'ambito del Regolamento attuativo della presente legge". Può andare bene? Posso chiedere agli uffici di riscrivere l'emendamento? Se sì, lo votiamo?



RIBA Lido

Assessore, forse sarebbe meglio inserire "entro il 31/12/2001". Se gli uffici modificano così la dicitura, va bene.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e finanze

Presidente, possiamo riscrivere l'emendamento, così da votare un testo pulito?



PRESIDENTE

Va bene.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Nel frattempo, comunico all'aula che, alla fine della seduta del mattino, si svolgerà la riunione dei Capigruppo, dopo l'approvazione di questo provvedimento.
Colleghi, l'Assessore Burzi deve fare una comunicazione in ordine all'emendamento.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e finanze

Presidente, se mi consente, rileggerei il testo dell'emendamento del collega Riba così come concordemente modificato: "Entro il 31/12/2001 dall'approvazione del presente ordinamento la Giunta regionale propone al Consiglio le disposizioni per l'adeguamento della contabilità del sistema sanitario ai principi dell'unitarietà e della possibilità di costante controllo delle dinamiche di spesa, comunque riconducibile al bilancio regionale".
Se condiviso, votiamo il testo. Il comma 2, invece, è cassato. Rimane un unico capoverso.



PRESIDENTE

Quindi, il testo da lei letto diventa un articolo a parte, il 45 bis, e scompare dal testo il comma 2. Cosa diventa questo testo?



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e finanze

Diventa un emendamento presentato dal collega Riba ed altri, di un unico capoverso, su cui la Giunta si dichiara favorevole.



PRESIDENTE

Perfetto.
Si tratta pertanto di un emendamento all'emendamento presentato dal Consigliere Riba ed altri.
Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 31 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Comunico che il titolo di questo emendamento è "Coordinamento della contabilità sanitaria".
Si proceda ora alla votazione del nuovo art. 45 bis per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 31 voti favorevoli 31 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 45 bis è approvato.
ART. 46 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 46 è approvato.
ART. 47 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 47 è approvato.
ART. 48 48.1) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: all'art. 48 è aggiunto il seguente comma 3 bis: "Al fine di evidenziare le relazioni tra i rendiconti delle AA.SS.LL. e delle AA.SS.OO. e i dati finanziari del rendiconto regionale, è predisposta un'apposita relazione comprensiva del bilancio consolidato del comparto sanitario regionale".
La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e finanze

Questo emendamento recepisce la seconda parte dell'emendamento precedentemente ritirato dal Consigliere Riba e da altri firmatari.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 48 come emendato per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 48 è approvato.
ART. 49 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 35 L'art. 49 è approvato.
ART. 50 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 votanti 35 voti favorevoli 24 astensioni 11 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 50 è approvato.
ART. 51 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 votanti 35 voti favorevoli 24 voti contrari 11 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 51 è approvato.
ART. 52 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 votanti 35 voti favorevoli 24 voti contrari 11 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 52 è approvato.
ART. 53 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 votanti 35 voti favorevoli 35 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 53 è approvato.
ART. 54 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 votanti 35 voti favorevoli 35 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 54 è approvato.
ART. 55 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 votanti 35 voti favorevoli 35 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 55 è approvato.
ART. 56 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 votanti 35 voti favorevoli 35 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 56 è approvato.
57.1) Emendamento presentato dalla Giunta regionale che introduce il seguente nuovo articolo: "Art. 57 - Norma transitoria. 1. In fase di prima applicazione della legge il documento di programmazione economica e finanziaria, di cui all'art. 5 è presentato al Consiglio regionale entro 180 giorni dall'entrata in vigore della presente legge".
La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e finanze

Come i Consiglieri ricorderanno, all'inizio della discussione su questa legge ci siamo lungamente trattenuti sull'importanza del documento di programmazione economico-finanziaria (ricordo gli interventi dei Consiglieri Saitta, Chiezzi e Riba). Poiché nella legge abbiamo inserito che il documento di programmazione economico-finanziaria è presentato nel mese di luglio e abbiamo anche allungato i termini di dieci giorni onde avere una consultazione non formale, nel limite del possibile, delle forze sociali e degli Enti coordinati dalla Regione nella formazione di questo documento ed essendo già al 7 marzo, se non mettiamo una norma transitoria per il primo anno di esercizio, a luglio l'Assessore competente avrebbe qualche problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Assessore, noi abbiamo un cronoprogramma che prevede, ovviamente, la presentazione di un documento di programmazione economico-finanziaria ed una serie di adempimenti, ma, se presentiamo questo documento entro 180 giorni, non lo presentiamo più per l'esercizio finanziario in corso, ai fini dell'approvazione del bilancio 2002.
Dovendo presentare il bilancio entro il 31 agosto, occorrerebbe innanzitutto stabilire una data - per esempio, settembre - in quanto la data di approvazione viene considerata quella di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale. Occorrerebbe prevedere, inoltre, che tale documento fosse preliminare alla redazione del bilancio e a tutti gli altri adempimenti.
In questo modo, invece, si inserisce il termine dei 180 giorni in un punto del cronoprogramma che non ha più la propria funzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e finanze

Probabilmente, non sono riuscito a spiegarmi bene. La legge è esattamente quella che abbiamo votato e c'è un cronoprogramma che parte dal DPEF e va avanti nelle fasi che abbiamo sin qui votato.
Il Consiglio regionale sta per votare la legge e questo sarà un anno di transizione, perché è il 6 marzo 2001 e non, per esempio, il 5 ottobre 2000. Se fosse il 5 ottobre 2000, questa norma transitoria non l'avrei presentata. Essendo il 6 marzo e tendendo io a rispettare le leggi (tutte ancor più quelle che propongo ai colleghi), rimanendo inelusa la cascata dei documenti, a partire dal DPEF a scalare, mi sembra difficile poter garantire ai colleghi della Giunta e a voi che a luglio di quest'anno tenuto conto anche degli impegni che avremo da oggi a maggio-giugno, si riesca a rispettare gli impegni. Propongo, dunque, un anno di transizione con questa modalità, che ha inizio a partire dalla data di approvazione della legge.
Vorrei fare un esempio diverso: siamo stati abbastanza celeri - si fa per dire - nell'approvare la legge. Se fossimo a giugno, invece che al 6 marzo, la legge sarebbe rimasta esattamente la stessa, poiché tiene conto delle esigenze dell'Ente da qui in poi. Credo che nessuno di noi riuscirebbe a chiedere alla Giunta di presentarla al Consiglio, discuterla e votarla dopo 10 giorni. Tengo solo conto che oggi è il 6 marzo, che la legge diventerà tale il 6 aprile e che il 6 aprile questa Regione avrà una serie di incombenze non facilmente differibili. Quindi, bisogna trovare il modo affinché si approvi la norma transitoria. Sono stato abbastanza contenuto e ho ipotizzato il termine di 180 giorni senza modificare la catena degli eventi, ma tenendo semplicemente conto che il 2001 è l'anno in cui stiamo vivendo.



RIBA Lido

Non condividiamo, ma abbiamo capito.



PRESIDENTE

Pongo, dunque, in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento, e così il nuovo articolo, è accolto con 25 voti favorevoli e 9 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Prima di passare alla votazione dell'intero testo della legge, chiedo se ci sono dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Faccio, a nome del Gruppo, una dichiarazione di voto di astensione.
Questa legge costituisce indubbiamente, per certi aspetti, un progresso rilevante, fa parte di una discussione che riguarda l'evolversi degli strumenti di bilancio e di programmazione nell'insieme del Paese. E' significativo, d'altra parte, che l'elaborazione di questa legge sia avvenuta in un rapporto che ha interessato e coinvolto il Governo e il Ministero del Tesoro, che mi pare abbia fornito le linee guida che ispirano questo tipo di riforma nel Paese. E' una legge che ha un rilievo di vero e proprio strumento di previsione e programmazione, di strumento di bilancio e quindi è una riforma che va in una direzione positiva.
Segnaliamo, però, il permanere e l'esistenza di una serie di limiti.
Ricordo all'Assessore Casoni, ad esempio, che aveva assunto un impegno in sede di Conferenza dei Capigruppo riguardante la consultazione del sistema degli Enti locali, per la definizione di questa legge. Sapete che questo impegno non è stato rispettato e di questo risentono alcuni aspetti di impostazione della legge: il fatto, ad esempio, che noi non siamo in grado anche perché su questo punto gli emendamenti che avevamo presentato non sono stati accolti dalla maggioranza - di stabilire un legame più stretto tra il bilancio regionale e quello degli Enti locali, costruendo, da questo punto di vista, uno strumento di intervento, previsione e gestione che sia in grado effettivamente di collegare i diversi Enti e l'insieme della filiera nel quale una politica federalista si articola ed una corretta politica di bilancio dovrebbe strutturarsi.
Per queste ragioni, ponderando motivi di apprezzamento del provvedimento e le riserve che abbiamo espresso, manifestiamo, come voto conclusivo, un voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e finanze

Non è rituale, ma ci tenevo a ringraziare tutti i colleghi della I Commissione, e segnatamente quelli della minoranza, per il contributo non formale che c'è stato alla costruzione di questa legge. E' stato un lavoro lungo - ricordo che la legge è stata presentata alla fine della scorsa legislatura - e se c'è un piccolo rammarico, come piemontese più che Assessore o appartenente ad uno dei due schieramenti, è che avremmo potuto in qualche modo, sulla stessa legge, essere anche anticipatori di quello che poi la legge nazionale n. 76 ha voluto recepire in senso complessivo.
Ciò non di meno siamo la prima Regione che si adegua nella sostanza avendone in parte anche anticipato alcuni temi. Ripeto: ringrazio sinceramente i colleghi della minoranza perché il contributo su questa legge è stato utile e non formale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Mi scuso con l'Assessore, ma non penso che, a valle della mia dichiarazione, si possa aggiungere altro. L'Assessore avrà già capito che confermiamo il nostro voto contrario, pur apprezzando il fatto di approvare finalmente una legge che strutturalmente imposta in modo nuovo il tema della contabilità della Regione Piemonte.
E' una legge, al di là di come è fatta, strutturalmente importante e decisiva. Per questo non abbiamo contrastato il suo cammino, ma abbiamo soltanto cercato di esprimere le nostre opinioni.
Vi sono un paio di aspetti negativi che riguardano l'insufficienza della legge e li segnalo come motivo di non approvazione di questa legge.
Sono le procedure, i ritmi e il metodo di approvazione di certi momenti chiave dell'attività contabile della Regione: l'assestamento, il consuntivo e il preventivo, che sono normati lasciando delle scappatoie a comportamenti non nobili della Regione Piemonte.
Si poteva stringere con maggiore coerenza la sequenza degli atti contabili secondo razionalità. L'Assessore ha ritenuto di lasciare ancora una maglia larga, in attesa di altre leggi che normino altre questioni come il voto di fiducia all'interno dell'aula.
Noi rimaniamo dell'altra opinione; quindi, diamo voto contrario a questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI' 26 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 230 dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi inerente a: "Mancanza di funzionalità del servizio ferroviario a Bianzè (VC)"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 230 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi.
Risponde l'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

In merito alle problematiche poste con l'interpellanza suddetta, si comunica quanto segue.
Il Settore Trasporto Pubblico Locale della Direzione Trasporti, a seguito della petizione, presentata in data 10/5/2000 da un gruppo di utenti della stazione di Bianzé, già con lettera prot. n. 4906 del 6/6/2000, invitava le FS ad esaminare il contenuto dell'esposto e a formulare le proprie osservazioni e proposte in merito alle problematiche al fine di migliorare l'efficienza del collegamento.
Non avendo avuto alcuna risposta e a seguito dell'interpellanza, il predetto Settore ha indetto, in data 28/11/2000, una specifica riunione con i seguenti rappresentanti del trasporto ferroviario: 1) Trenitalia S.p.A. Direzione Regionale Trasporto Locale del Piemonte (titolare dell'organizzazione e dell'erogazione del servizio ferroviario) 2) La Direzione Compartimentale Infrastrutture delle FS (responsabile delle infrastrutture ferroviarie e quindi anche delle stazioni 3) La Direzione Compartimentale Movimento (responsabile dei servizi di stazione), la Provincia di Vercelli, il Comune di Bianzé ed il firmatario dell'esposto, prof. Alberto Antoniotto.
Al riguardo della stazione occorre premettere, essendo stato accertato da parte di funzionari del Settore, che tutta l'area si trova in completo degrado, in quanto, essendo stata classificata "disabilitata", l'impianto è stato progressivamente abbandonato.
In sede di riunione i predetti rappresentanti di FS hanno assicurato di aver ripristinato i servizi basilari di funzionamento, quali: annunci ripristino delle macchine obliteratrici, pulizia all'interno ed all'esterno e che in tempi brevi avrebbero provveduto alla copertura delle rampe di accesso ai binari per i disabili. Infine, è stata data imminente la firma del contratto di comodato fra la Società Metropolis ed il Comune di Bianz per l'utilizzo ai fini sociali dei locali di stazione, di alcune aree adiacenti e del sottopassaggio, nonché l'obbligo del Comune di garantire il buon esercizio dell'impianto. Tale contratto - Repertorio n. 1369 del 23/11/2000 - è stato registrato in data 30/11/2000. Sulla base di quanto riferito si ritiene che il problema stazione sia stato risolto.
Diversamente, per quanto riguarda la richiesta di ripristino delle fermate dei treni regionali, pur ritenendo la stessa motivata, le relative problematiche risultano alquanto complesse per carenze strutturali ed anche legate all'attuale materiale rotabile in possesso dalla Società Trenitalia.
Inoltre, la richiesta di far effettuare fermata ai treni regionali non riguarda solo Bianzé, ma anche altre località quali S. Antonino di Saluggia, S. Germano Vercellese, ecc.
Nello specifico si precisa che i treni da Torino in direzione Milano alla stazione di Vercelli sono in stretta coincidenza (5-6 minuti) ai treni I.R. per Milano; conseguentemente, la fermata aggiuntiva richiesta tecnicamente è inattuabile (vedi treni n. 4165 e n. 10099). Mentre il treno n. 4171 da qualche mese effettua già la fermata.
In sede di riunione è emersa l'esigenza di far fare fermata al treno n.
4141. La Società Trenitalia ha dato l'assenso di massima, tuttavia analoga richiesta è stata contemporaneamente formulata dalla Provincia di Vercelli che ha chiesto di far fare la stessa fermata al treno n. 4141 a S. Antonino di Saluggia. Due fermate allo stesso treno non sono attuabili, pertanto occorre sceglierne una.
Per i treni Milano - Vercelli - Torino si precisa: il materiale del treno n. 4150 prosegue per Cuneo con partenza alle ore 6,10 (quando esisteva la fermata l'utenza era molto scarsa); la fermata creerebbe ulteriori problemi, rispetto a quelli già esistenti per i treni n. 4170, n. 4452 e n. 10642 la Società Trenitalia si è riservata una verifica suppletiva in quanto occorre anticipare le partenze e salvaguardare le coincidenze.
Siamo in attesa di una definitiva risposta in merito.
Rispetto all'intera questione ritengo infine utile formulare le seguenti considerazioni: tutte le località servite dai treni regionali dovrebbero avere un servizio cadenzato con passaggi almeno ogni ora; poiché ciò non è possibile, in particolare su questa direttrice per carenze infrastrutturali e per l'eccessivo transito di treni del trasporto regionale, del trasporto passeggeri e del trasporto merci, occorre che la Provincia, tramite servizi di linea, e i Comuni associati, tramite servizi di linea alternativi, si attrezzino per programmare un servizio navetta di apporto al servizio ferroviario di base.
Questo è stato espressamente richiesto agli Enti in una successiva riunione tenutasi in data 13/12/2000 e verrà nuovamente riproposto nei successivi incontri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, prima di dichiararmi soddisfatto o non soddisfatto l'Assessore potrebbe solo dirmi che data ha il documento che ha letto, se è recente o meno?



CASONI William, Assessore ai trasporti

Primo febbraio 2001.



CHIEZZI Giuseppe

Primo febbraio, quindi abbastanza recente.
Mi ritengo non soddisfatto per questo motivo: innanzitutto, non si capisce cosa è successo dal 21 novembre 2000 al primo febbraio, in quanto a seguito di quella riunione del 21 novembre, la risposta annunciava delle verifiche sulle quali l'Assessore non ha detto alcunché, quindi non so se i lavori sono stati effettivamente eseguiti. Quanto annunciato il 21 novembre a che punto è oggi, 6 marzo? Questo non è dato di sapere.
Il secondo punto di insoddisfazione riguarda i treni regionali, che svolgono un ruolo importante, ma evidentemente non sono investiti da adeguate politiche di investimento. Si dice di spostare o mantenere le ferrovie come infrastruttura da potenziare e privilegiare, ma quando andiamo in sede locale a verificare le volontà politiche le carenze infrastrutturali impediscono ai treni di fermarsi in tutti i luoghi in cui bisogna svolgere servizio.
Nella stessa risposta all'interpellanza l'Assessore dice: "Invece dei treni, gli Enti locali mettano dei veicoli su gomma".
L'insoddisfazione nasce proprio dalla politica di smantellamento della rete e del servizio diffusa sul territorio e sappiamo per concentrare norme e risorse in linee ferroviarie sulle quali noi continuiamo a dire che si compiono scelte troppo costose rispetto ai risultati ottenibili.
Pregherei l'Assessore di fare un accertamento perlomeno sulla realizzazione degli impegni che Trenitalia ed altri soggetti hanno assunto il 21 novembre 2000.


Argomento: Cooperazione

Interrogazione n. 310 del Consigliere Riba inerente a: "Aumento del prezzo del gasolio agricolo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 310 presentata dal Consigliere Riba.
Risponde l'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

In esito all'interrogazione di cui all'oggetto, si dà indicazione che questo Assessorato, come già nei mesi precedenti, sta seguendo con attenzione la problematica dell'andamento del costo dei carburanti per gli operatori agricoli. Congiuntamente con altre Regioni, a livello nazionale è stata rappresentata tale esigenza ai Ministri competenti, che si è concretizzata con l'approvazione da parte del Ministero delle Finanze del D.lgs. 30 settembre 2000 n. 268. Nel provvedimento venivano ulteriormente ridotte le aliquote dei prodotti petroliferi che assumevano i seguenti livelli rispetto all'intera accisa: gasolio per il riscaldamento serre aliquota pari al 5%, gasolio utilizzato come carburante 22% e benzina come carburante 49%. Successivamente, con legge 23 novembre 2000 n. 354, che convertiva il D.lgs. n. 268, l'accisa per il gasolio per il riscaldamento delle serre è stata azzerata. Queste riduzioni di accisa sono state poi inserite nel DM 11/12/2000 n. 375 che ha sostituito il DM 6/8/1963 che fino al 31/12/2000 regolava tutta la materia.
Parallelamente all'entrata in vigore delle suddette disposizioni, il prezzo del gasolio ha subìto una costante diminuzione, dopo aver toccato i massimi a metà novembre (circa 1.160 Lire/kg + 10% di IVA) - (ora costa circa 920 Lire/kg + IVA), per l'andamento dei prezzi di mercato del petrolio.
Queste misure, che sono importanti perché l'agricoltura attraversa un momento di particolare difficoltà dovuta al notevole aumento di tutti i costi di produzione e ai danni delle recenti calamità atmosferiche, non sono sufficienti.
Comunque, crescenti preoccupazioni ora si stanno concretizzando per l'applicazione del citato DM n. 375 dell'11/12/2000. Infatti, a parte la positiva riduzione delle accise, in esso sono contenute disposizioni che rendono estremamente complicate e farraginose le regole per usufruire del carburante agricolo agevolato da parte degli agricoltori e creano un preoccupante allarmismo nei distributori di carburante, che dovrebbe anticipare gli sconti di accisa agli agricoltori.
Con le altre Regioni, questo Assessorato sta proponendo delle modifiche al DM 11/12/2000 n. 375 per ovviare alle sopra descritte difficoltà di applicazione.
Più specificatamente l'Assessorato è intervenuto chiedendo la convocazione del coordinamento degli Assessori all'agricoltura delle Regioni e la discussione dell'argomento nella Conferenza Stato-Regioni (note del 24/11/2000, 29/12/2000 e 22/1/2001) per ottenere uno slittamento al 2002 dell'applicazione del DM n. 375 e nel frattempo concordare con le altre Regioni e i Ministeri competenti la modifica del decreto altrimenti difficilmente applicabile. Questa attività ha portato allo slittamento della data delle dichiarazioni (dal 31 gennaio al 31 luglio 2001) e la costituzione di un tavolo di trattative tra Regioni e Ministeri delle Finanze e dell'Agricoltura per apportare le dovute modifiche al DM n. 375.
In Piemonte è già diminuito il numero dei beneficiari per effetto dell'obbligo di iscrizione alla Camera di Commercio.
Se non interverranno le auspicate modifiche al DM n. 375 si ridurrà ulteriormente il numero dei beneficiari.


Argomento: Nomine - Produzione e trasformazione dei prodotti

Interrogazione n. 354 dei Consiglieri Riba e Muliere inerente a: "Stato di attuazione della L.R. n. 20/99 'Disciplina distretti vini e strade del vino del Piemonte - Modifiche alla L.R. n. 37/80 (Le enoteche regionali, le botteghe del vino)" - (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 354 presentata dai Consiglieri Riba e Muliere.
Risponde l'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

In merito all'interrogazione n. 354...



PRESIDENTE

Scusi, Assessore Scanderebech, la prego di interrompere la lettura della risposta all'interrogazione n. 354 in quanto gli interroganti in questo momento non sono presenti in aula.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Interventi fondiari

Interpellanza n. 406 dei Consiglieri Tapparo e Muliere inerente a: "Regolamento CE 1257/99 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia - Dimezzamento del contributo per macchine ed attrezzature"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto ad esaminare l'interpellanza n. 406, presentata dai Consiglieri Tapparo e Muliere, alla quale risponde l'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

In applicazione del disposto del Regolamento CE 1257/99 sul sostegno allo sviluppo rurale, la Giunta regionale adottò con deliberazione n. 10 29076 del 30/12/1999 il Piano di Sviluppo Rurale 2000/2006 del Piemonte trasmettendolo quindi alla Commissione Europea per la prescritta approvazione da parte della Commissione stessa.
In attesa dell'approvazione da parte della Commissione, per abbreviare i tempi di avvio del Piano di Sviluppo Rurale, con le deliberazioni n. 14 29233 del 31/1/2000 e n. 41-29414 del 21/2/2000, la Giunta regionale decise di procedere ad un'attuazione anticipata di alcuni degli interventi previsti dal Piano stesso, disponendo un'apertura straordinaria e limitata delle domande.
In conseguenza di ciò, con DGR n. 10-29657 del 10/3/2000, poi modificata con DGR n. 91-29896 del 10/4/2000, sono state adottate le Istruzioni per l'applicazione delle Misure A "Investimenti nelle aziende agricole" e B "Aiuti all'insediamento di giovani agricoltori" e per tali Misure è stata disposta l'apertura della presentazione delle domande di sostegno e di aiuto.
Nella citata DGR n. 10-29657 del 10/3/2000 era esplicitamente indicato: "Poiché il Piano di Sviluppo Rurale del Piemonte è in attesa di approvazione da parte della Commissione Europea, la presentazione delle domande di sostegno/aiuto non costituisce in alcun modo impegno per la Regione e le Province al finanziamento delle stesse, in quanto le Misure proposte dal Piemonte potrebbero essere modificate, ridimensionate o soppresse da parte della Commissione stessa, come pure potrebbero essere modificati i requisiti per l'accesso ai finanziamenti o gli importi degli stessi. Eventuali investimenti effettuati o impegni assunti dai richiedenti prima dell'approvazione del Piano da parte della Commissione Europea e prima dell'approvazione da parte della Provincia competente della domanda di sostegno/aiuto presentata, avvengono a rischio dei richiedenti stessi".
Gli imprenditori agricoli che hanno presentato domanda di contributo erano quindi a conoscenza del fatto che le disposizioni della DGR n. 10 29657 del 10/3/2000 erano adottate a titolo provvisorio ed avrebbero potuto essere modificate a seguito di eventuali modifiche apportate al Piano di Sviluppo Rurale per ottenerne l'approvazione da parte della Commissione Europea, come pure erano a conoscenza del fatto che erano a proprio rischio investimenti effettuati prima dell'approvazione della domanda di contributo presentata.
A seguito dei negoziati intercorsi nel primo semestre all'anno 2000 tra la Commissione Europea e la Regione Piemonte, è stato necessario rivedere il Piano di Sviluppo Rurale, che nelle sedute del 25 e 26 luglio 2000 ha avuto il parere favorevole del Comitato europeo strutture agricole rurale (STAR) in una versione modificata rispetto a quella approvata con DGR n. 10 29076 del 30/12/1999 e che in tale versione modificata è stato riapprovato dalla Giunta regionale con DGR n. 118-704 del 31/7/2000 ed è stato infine approvato dalla Commissione europea con Decisione n. C(2000) 2507 def. del 7/9/2000.
La modifica del Piano di Sviluppo Rurale ha comportato anche la modifica del piano finanziario, con allocazione prevalentemente negli anni finali del periodo 2000/2006 delle risorse disponibili per la Misura A, il che ha imposto un'attenta considerazione sugli investimenti a cui devono essere prioritariamente destinate le limitate risorse degli anni iniziali del periodo di attuazione del Piano, disponibili per la prima apertura domande.
Si è ritenuto pertanto necessario destinare prioritariamente le risorse disponibili negli anni iniziali del periodo agli interventi di tipo strutturale-fondiario-edilizio, ritenendo che siano questi gli interventi a più elevata e duratura valenza miglioratrice delle aziende agricole limitando la spesa massima ammissibile per acquisti di macchine attrezzature mobili e bestiame.
Con la deliberazione n. 47-1159 del 23/10/2000 la Giunta regionale ha quindi adottato i necessari provvedimenti, riducendo, con una disposizione valida solamente per la prima apertura domande, da 60.000 Euro a 30.000 Euro la spesa massima ammissibile per l'acquisto di macchine ed attrezzature.
E' il caso di precisare che il Piano di Sviluppo Rurale del Piemonte prevede la più alta dotazione finanziaria fra tutte le Regioni d'Italia tuttavia, ad una prima situazione delle domande presentate risultano avanzate richieste per un importo consistente che può trovare finanziamento solo a condizione che venga mantenuta tale riduzione.
Per quanto riguarda il secondo punto dell'interpellanza relativo a possibili fondi aggiuntivi, si precisa che la Regione Piemonte - oltre al cofinanziamento obbligatorio del Piano di Sviluppo Rurale per un importo di circa 180 miliardi - ha destinato ulteriori risorse finanziarie aggiuntive con fondi propri per circa 200 miliardi, dei quali 70 destinati alla Misura A.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per la risposta che non mi vede completamente soddisfatto.
Quando si fanno delle politiche per l'impresa agricola io credo che non si possano trasformare queste politiche in una specie di partita a poker per l'imprenditore agricolo, al quale gli si dice che è a suo rischio la scelta di utilizzare questo provvedimento straordinario a titolo provvisorio: o lo si fa e si ha la forza per sostenerlo, oppure non lo si fa! Non si può, prima dell'inizio della campagna elettorale, stabilire un provvedimento in cui si dice agli imprenditori agricoli che per gli interventi per attrezzature e macchinari è possibile che loro abbiano una disponibilità fino a circa 120 milioni di lire e poi, finita la campagna elettorale, siccome quello era un valore troppo alto, gli si dice che lo si dimezza! Se un imprenditore è un vero imprenditore programma le sue scelte e si impegna, e molti imprenditori si sono impegnati! Si sono impegnati sui 120 milioni e si trovano oggi, con il dimezzamento della disponibilità della Regione, a non poter soddisfare quegli impegni e a dover quindi ricorrere al credito bancario, tra l'altro un credito di breve termine perché non è organizzabile in altra forma! Allora, quando ci sono delle attuazioni di provvedimenti generali come sono quelli indicati dal Piano di Sviluppo Rurale, l'attuazione anticipata di alcuni di questi aspetti - e l'Assessore l'ha sottolineato - a titolo provvisorio, non gli si può dare alcun paracadute all'imprenditore agricolo dicendo "comunque tutti i rischi sono tuoi", perché allora non è un provvedimento! E' qualcosa di diverso! Io credo che questo sia un fatto grave, perché molti imprenditori agricoli si sono impegnati su una certa dimensione dell'agevolazione! Probabilmente, già allora era noto che quei 120 milioni non erano sostenibili nel bilancio, ma in quel momento "rendeva" parlare di quella cifra, e dopo, realisticamente, si è parlato di una cifra diversa! Io credo che non si debba, nell'interesse della nostra comunità e non solo dell'imprenditoria agricola, commettere questi errori, cioè non bisogna far giocare al buio l'imprenditore agricolo, ma dargli, magari più modeste, comunque delle disponibilità certe di accesso al credito, in questo caso molto importante per la ristrutturazione della dotazione di macchinari ed attrezzature.
Mi trovo completamente insoddisfatto e ritengo che sia avvenuto un fatto estremamente grave! Che non deve ripetersi più perché lede quelli che sono gli interessi del nostro sistema economico, in questo caso il settore agricolo!



PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione...



MARCENARO Pietro

Scusi, Presidente, si può avere una risposta?



PRESIDENTE

Le do la parola.



MARCENARO Pietro

Il Consigliere Tapparo ha detto che è successo un fatto grave. Non sarà obbligatorio, ma adesso l'Assessore, oltre che leggere le carte che gli vengono passate, ha qualcosa da dire con la sua testa o sta sempre zitto?



PRESIDENTE

Vuole replicare, Assessore Scanderebech? Ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Io pensavo che la risposta fosse già esauriente di per sé, ma evidentemente così non è stato.
Dunque, la delibera è stata costituita nel marzo 2000, nel momento in cui sul Piano di Sviluppo Rurale non c'era ancora molta chiarezza nei confronti di Bruxelles su quali dovevano essere le Misure. Tra l'altro, io non c'ero, però sono qui per rispondere e rispondo anche di quello che è stato fatto prima: mi sembra corretto.
Più volte ho cercato di capire, sia dalle Associazioni di categoria sia dai dirigenti della struttura perché si è andati in questa direzione e mi è stato comunicato che avevano bisogno di capire anche solo il numero delle domande per sapere come orientarsi e poi in una fase successiva conoscere quelle che erano le reali esigenze degli agricoltori.
Lei giustamente ha citato i 120 milioni per singolo trattore, ma facendo un po' di conti se a tutti avessimo dovuto finanziare 120 milioni per trattore si sarebbero esauriti tutti i fondi previsti per la ristrutturazione e l'ammodernamento. Quindi, a me è stato detto che è stata fatta questa gara proprio per cercare di capire come rispondeva il mondo agricolo, per poi assestare in un secondo momento su richiesta specifica della Commissione Europea. Non vi nascondo che questo ci ha creato un po' di difficoltà nei confronti degli agricoltori, ma anche nei confronti della Commissione Europea per le richieste da effettuare sulla base delle domande. Per cui è stato un monitoraggio tutto sommato importante. Non credo che sia una cosa così grave come è stato detto, però non nascondo che ha creato dei problemi. Ripeto, sotto certi aspetti ha dato un po' di notizie e il monitoraggio è servito moltissimo a mappare il problema perché diversamente - ripeto - noi solo con il finanziamento sui trattori del singolo trattore, avremmo esaurito tutti i soldi delle Misure. Quindi in qualche modo è stato utile, è stato creato qualche piccolo disagio agli agricoltori, però ricompensato con la messa a fuoco del Piano di Sviluppo Rurale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 297 dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi inerente a: "Posti di lavoro a rischio alla CMT di Tortona"


PRESIDENTE

Andiamo avanti, colleghi.
Esaminiamo ora l'interpellanza n. 297 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi.
Risponde l'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente. I colleghi Chiezzi e Moriconi con l'interpellanza urgente n. 297 del 18 ottobre chiedevano se la Regione fosse a conoscenza e se l'Assessorato si fosse attivato in merito alla questione sorta alle Costruzioni Meccaniche di Tortona, che vedeva a rischio oltre un centinaio di posti.
In relazione a tale interpellanza posso fornire i seguenti elementi.
Le problematiche della Ditta CMT di Tortona sono state seguite dalla Regione, dall'Assessorato all'industria e dall'Assessorato alla formazione e al lavoro, con la massima attenzione. In particolare, l'Assessorato all'industria si è attivato con le parti interessate; si sono avuti diversi incontri di merito.
Ho partecipato a due incontri con le rappresentanze sindacali (una volta quelle regionali, una volta quelle locali) e con le rappresentanze di fabbrica e ci sono stati due incontri anche con le proprietà di questa realtà.
Ricordo che in merito era stato anche approvato un ordine del giorno del Consiglio regionale proposto dal collega Muliere ed altri.
Non entro nel merito specifico della problematica che ha determinato la crisi. Era sostanzialmente una lite fra soci, se è possibile in un'aula istituzionale sintetizzarla in due parole.
A seguito della crisi industriale che ha coinvolto i due soci Scheiber e Lazzaroni, la situazione è precipitata e, di conseguenza, ancora nello scorso anno si è provveduto alla nomina di un liquidatore nella persona del dott. Vittorio Sala.
Successivamente, sono state presentate due offerte per l'acquisizione dell'azienda. Il liquidatore ha avuto mandato di ricercare sul mercato dei possibili acquirenti di questa impresa, e sono state presentate due offerte per l'acquisizione: una dalla ditta Gildemaister già presente in Tortona con altri stabilimenti, e l'altra proveniente da un gruppo di industriali veneti, precisamente un misto trevigiani e bresciani, la cui offerta è stata garantita dalla ditta Everest di Treviso.
La valutazione fatta per conto del Tribunale dal liquidatore ha preferito l'offerta del gruppo di industriali trevigiani e bresciani perché con maggiori garanzie dell'assetto produttivo e del livello occupazionale dell'impresa.
Cosicché è stata costituita la CMT S.p.A. con sede in Tortona, che annovera tra i soci la Finanziaria Pegaso di Treviso; a sua volta, socio della Finanziaria Pegaso vi è il gruppo Benetton e la Finanziaria IBS Investimenti di Brescia ed altre Società minori.
Tale società ha un contratto di affitto dell'immobile per la durata di tre anni con opzione d'acquisto e in data 1/3/2001 ha iniziato a riprendere l'attività produttiva di torni con circa 60 dipendenti; i restanti dipendenti ancora in esubero, circa una quindicina, verranno assorbiti gradualmente secondo un piano concordato con il liquidatore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore, che prego di continuare a seguire con la massima attenzione questa vicenda, che non è risolta, ma si ricomincia una fase produttiva sia pure a ranghi ridotti, che deve essere tenuta sotto controllo.
Gradirei avere la risposta scritta.



PRESIDENTE

Credo che l'Assessore Pichetto sia in grado di fornire la risposta scritta.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Edilizia e norme tecnico-costruttive - Edilizia commerciale e sportiva - Difesa idrogeologica

Interpellanza n. 125 della Consigliera Suino inerente a: "Autorizzazione all'attuazione del PEC nel Comune di Pino Torinese in località Traforo SS 10 nel Parco della Collina di Superga. Hotel nel Parco - Colata di cemento in collina" ed interpellanza n. 196 del Consigliere Palma inerente a: "Realizzazione di un imponente complesso alberghiero all'interno del Parco naturale della Collina di Superga"


PRESIDENTE

Proseguiamo nell'esame delle interrogazioni ed interpellanze.
Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Non pongo una questione di principio; ne faccio una questione di opportunità, nel senso che essendo la terza puntata - cosa di per s atipica - di risposta ad un'interpellanza relativa al complesso alberghiero presso Superga, con il terzo Assessore coinvolto dall'Assessore precedente che si dichiara parzialmente incompetente, sarebbe il caso di chiudere questa vicenda nel più breve tempo possibile, essendo una vicenda delicata nei suoi risvolti.
Quindi, dato che l'ho visto in aula, se l'Assessore Racchelli non vuole rispondere si calendarizza la prossima settimana.



PRESIDENTE

Dal momento che l'Assessore Racchelli è disponibile a rispondere in merito all'interpellanza n. 196 presentata dal Consigliere Palma, gli do la parola.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Rispondo a questa interpellanza come già Assessore ai parchi. Io mi ero già occupato di questa situazione quando ero Assessore ai parchi; oggi rispondo io, anche se sarebbe competenza dell'Assessore ai parchi.
L'istanza inoltrata al Settore Pianificazione Aree Protette dalla Comit S.r.l. in data 8 febbraio 2000 per ottenere l'autorizzazione alla realizzazione del PEC nella zona AT 4/B in Comune di Pino Torinese ai sensi dell'art. 5 della L.R. 14 novembre 1991, n. 55, istitutiva del Parco Naturale della Collina di Superga, è stata presentata alla luce delle indicazioni contenute nella delibera della Giunta regionale n. 69/29134 del 30 dicembre 1999 come riesame della precedente istanza presentata dal Comune in data 22 settembre 1998 ed oggetto di diniego di autorizzazione emesso con determinazione dirigenziale n. 536 del 9 novembre 1999.
Non si sono pertanto configurate le condizioni di una nuova istanza (i contenuti progettuali erano peraltro gli stessi) e quindi non si è reso proceduralmente necessario sottoporre il progetto alle disposizioni della legge 14 dicembre 1998, n. 40, relativa alle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale.
In effetti, la succitata delibera della Giunta regionale, pur prendendo spunto dalle istanze presentate dalla Società Comit S.r.l., valuta ed analizza il complesso delle indicazioni programmatiche sviluppate dagli Enti locali tendenti a cercare integrazioni tra le esigenze della tutela e della valorizzazione della collina di Torino anche attraverso lo sviluppo di iniziative quantificate volte a migliorare il sistema dell'ospitalità della città di Torino.
La delibera della Giunta regionale dispone a tal fine che le finalità istitutive dell'Area protetta devono essere lette nella loro interezza per conciliare le esigenze di tutela, di organizzazione del territorio a fini scientifici, didattici e ricreativi, di valorizzazione delle attività agricole e forestali con le necessità di sviluppo del territorio, in coerenza con gli atti di programmazione degli Enti locali.
La delibera della Giunta regionale, nel caso specifico, ha peraltro affrontato in modo chiaro una questione aperta in ambito regionale fin dal 1975, quando all'allora Assessore alla pianificazione e gestione urbanistica venne comunicata la fattibilità in linea tecnica ed urbanistica dell'intervento.
Successivamente, dopo l'istituzione dell'Area protetta, avvenuta com'è noto - con L.R. 14 novembre 1991, n. 55, e a fronte di reiterati provvedimenti (delibera programmatica Giunta regionale n. 774/93, delibera programmatica Giunta regionale n. 1593/94, delibera programmatica Giunta regionale n. 4849/94, delibera programmatica Giunta regionale n. 1401/96) nonostante il diniego di autorizzazione rispetto ad altrettante istanze presentate dalla società, esponenti della Giunta regionale hanno sottolineato la fattibilità dell'intervento ponendo alcune condizioni.
L'ordinanza del Consiglio di Stato n. 3515 dell'11 luglio 2000, che accoglie l'appello delle Associazioni ambientaliste per l'annullamento dell'ordinanza del TAR Piemonte n. 741 del 17 maggio 2000, pone peraltro in evidenza la necessità di un riesame di tutta la problematica relativa alla realizzazione del PEC.
Il Consiglio di Stato rileva in effetti che è fondata la possibilità che l'intervento possa determinare un'effettiva alterazione ambientale e quindi possa essere in contrasto con i disposti dell'art. 5 della legge regionale istitutiva. L'ordinanza sospende, di conseguenza, l'efficacia della delibera della Giunta regionale n. 69/29134 del 30 dicembre 1999 e quindi della determinazione dirigenziale n. 49 del 22 febbraio 2000.
La lettura degli atti che hanno portato all'esclusione dell'Area protetta d'altra parte conferma la volontà della II Commissione consiliare e del Consiglio regionale di garantire il completamento della protezione e della valorizzazione della Collina di Torino attraverso l'ampliamento dei confini dell'Area protetta a Parco, fino a ricomprendere il territorio oggetto del PEC.
Il Consiglio ha inoltre votato, in sede di approvazione della legge istitutiva, un ordine del giorno che impegnava la Giunta regionale affinch nella prospettiva di un ulteriore allargamento del Parco fino a Moncalieri e Casalborgone avviasse un Piano paesistico ed esercitasse un puntuale controllo delle attività insediative al fine di salvaguardare i beni culturali ed ambientali della Collina di Torino.
Alla luce di quanto esposto e in considerazione del fatto che il Piano dell'Area protetta è in corso di avanzata predisposizione da parte dell'Ente di gestione, che provvederà ad adottarlo prossimamente, si ritiene opportuno che la verifica della possibilità di realizzazione del PEC sia realizzata in tale ambito, anche in considerazione della disposizione della L.R. 14 dicembre 1998, n. 40, che impone la verifica della compatibilità ambientale delle previsioni in esse contenute.
In merito alla richiesta di chiarire i riferimenti formulati dalla delibera della Giunta regionale n. 69/29134 del 30 dicembre 1999 al Piano territoriale di coordinamento della provincia di Torino circa la vocazionalità per interventi di turismo diffuso dei rilievi collinari ed in particolare per insediamenti alberghieri finalizzati a recuperare a maggiore dignità internazionale l'Area metropolitana torinese ed in merito alla richiesta di conoscere le conseguenze del progetto, con gli eventuali studi o strumenti di pianificazione sullo sviluppo delle capacità recettive piemontesi in vista delle Olimpiadi del 2006, si precisa quanto segue.
Sul Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Torino ed una valutazione del rapporto esistente tra l'autorizzazione alla realizzazione dell'albergo e le indicazioni fornite in merito dal Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Torino, occorre prendere in considerazione particolari contenuti dell'art. 8 delle norme tecniche di attuazione del suddetto Piano, articolo che regolamenta gli insediamenti turistici.
Il Piano provinciale, sotto tale profilo, opera su due fronti, ed in particolare: 1) da un lato, recepisce quanto previsto dal Piano territoriale regionale approvato dal Consiglio regionale nel 1997, che all'art. 29 definisce come aree di turismo diffuso di grande rilievo regionale i rilievi collinari e l'Area metropolitana torinese 2) dall'altro lato, in aggiunta a quanto previsto dal Piano, individua ulteriori centri di turismo diffuso a seconda delle loro caratteristiche ed in particolare: centri appartenenti alla rete delle città d'arte, centri interessati da Aree protette (si tratta di Comuni il cui territorio è inserito anche parzialmente nelle aree protette di rilievo nazionale regionale o provinciale) previste dal Piano o ad esse contiguo, centri inclusi negli itinerari storico-culturali, centri inclusi in bacini sciistici provinciali.
Il Comune di Pino Torinese, in base alle tabelle allegate al Piano che individuano le tipologie che connotano i centri di turismo diffuso di livello provinciale, risulta classificato come centro contiguo ad Aree protette. Sotto tale profilo, è quindi evidente il riconoscimento del Comune come possibile sede di interventi insediativi a carattere turistico e quindi anche di natura ricettiva.
L'insediamento, peraltro, secondo quanto previsto dall'art. 8.2 del Piano, dovrà avvenire sulla base degli indirizzi forniti dallo stesso articolo, indirizzi che seppur diretti agli strumenti di pianificazione di livello inferiore, sono da intendersi validi in linea di principio anche nella progettazione degli specifici e singoli insediamenti.
Si può concludere quindi che sia il Piano territoriale regionale che il Piano territoriale comunale individuano entrambi l'area interessata come area di localizzazione di turismo diffuso ed entrambi forniscono indirizzi ed obiettivi assolutamente di ordine generale e tale da non consentire, sia in termini positivi che negativi, alcuna valutazione sulla puntuale localizzazione dell'intervento sull'area.
L'eventuale localizzazione dell'insediamento dovrà quindi essere valutata dagli uffici a ciò preposti sulla base degli indirizzi forniti dagli strumenti di pianificazione ai vari livelli in merito alla tutela del territorio, dell'ambiente e del paesaggio.
Per quanto attiene alle problematiche legate alla recettività connessa all'evento olimpico, elementi di confronto utili per una valutazione ed una comparazione dei dati derivano dai documenti di candidatura della Città di Torino. In tale documento si ipotizza al 2006 un'offerta da parte della Regione Piemonte di circa 200.000 posti letto. Per il raggiungimento di tale dato, il "dossier" di candidatura, tralasciando la quota da destinare alla famiglia olimpica, alle persone accreditate ed all'organizzazione prevedeva la realizzazione nel solo polo torinese di ulteriori nuove strutture ricettive (alberghi a quattro e cinque stelle) per un totale di 1.183 posti letto. Di tali strutture veniva altresì ipotizzata la localizzazione in alcune parti del territorio comunale, sulla base delle previsioni insediative dello strumento urbanistico vigente.
Appare evidente come tali ipotesi non debbano però essere lette in senso rigido in entrambi i sensi, se è vero il fatto che le iniziative proposte dal "dossier" di candidatura rappresentano certamente una soglia minima da raggiungere per affrontare con un certo grado di sicurezza il problema della recettività del capoluogo. E' pur vero, però, il fatto che la soglia ipotizzata di 200.000 posti letto da raggiungere al 2006, a fronte dei circa 140.000 attuali esistenti nel settore alberghiero ed extralberghiero, comporterà un deciso intervento sul fronte della realizzazione di nuova recettività su tutto il territorio regionale, ed in particolare nell'area interessata alle manifestazioni sportive.
Sotto tale profilo, pertanto, l'iniziativa in questione, tralasciando ogni tipo di considerazione, costituisce un elemento favorevole al raggiungimento dell'obiettivo dei 200.000 posti letto.
Ad oggi, non risulta presentata alcuna domanda alla Regione di insediamento turistico (almeno per quanto riguarda le competenze regionali) né di finanziamento per l'insediamento alberghiero in oggetto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Questa, in realtà, è la terza risposta che l'interpellanza riceve. Per la terza volta ci viene proposta, in risposta ad una serie di quesiti puntuali - che fanno riferimento a deliberazioni e documenti di cui l'Amministrazione regionale è a conoscenza - una cronistoria parziale, che giustificherebbe la localizzazione di un insediamento alberghiero, ma non giustificherebbe minimamente la localizzazione in quel sito di quello specifico insediamento.
Cosa ha risposto, anche oggi, l'Assessore Racchelli? Che il Comune insiste in un'area contigua ad Aree protette, che per gli investimenti e gli insediamenti turistici è necessario tenere presente le aree collinari e che nell'accordo per Torino la Città, e quindi indirettamente anche la Regione, si era impegnata ad accrescere la propria recettività alberghiera prevedendo un certo numero di posti letto. Tutto questo non c'entra niente con quell'insediamento e con quella localizzazione.
Impiegando i criteri utilizzati dall'Assessore Racchelli, dato che la Città si è impegnata a realizzare impianti sciistici, potremmo anche giustificare l'innevamento artificiale della Mole Antonelliana, sostenendo che, visto che bisogna realizzare gli impianti sciistici, si può decidere di farli anche sulla Mole Antonelliana. Non è evidentemente questo ciò di cui stiamo parlando, e non è neppure quello che abbiamo chiesto alla Giunta regionale.
Provo a riproporre la domanda, sperando che l'Assessore, in sede di replica, risponda. Perché la Regione ha autorizzato - non finanziato autorizzato - un insediamento alberghiero in un'area in cui il FAI (è scritto nell'interpellanza) e il Comitato istituzionale dell'Autorità di bacino del fiume Po segnalano un'area di frana divencombente sul sito destinato alla costruzione? Su questo, la risposta non c'è.
Perché la Regione Piemonte ha ritenuto di autorizzare un insediamento in un'area per la quale il Corpo Forestale dello Stato ha dato parere negativo, ravvisando la necessità di mantenere la copertura forestale ai fini della difesa idrogeologica della stessa? Anche su questo, l'Assessore non ha dato riposta.
Dobbiamo cercare di capirci: quando si presentano interpellanze ed interrogazioni su casi specifici, la riposta non può che essere specifica.
Assessore, lei non mi può rispondere che, dato che servono gli alberghi, si autorizza la loro costruzione! La domanda posta non è per quale ragione autorizzate un insediamento di strutture ricettive, ma è per quale ragione avete autorizzato - al di là del latinorum di tutte le delibere e di tutti i numeri citati - un insediamento alberghiero all'uscita del Traforo del Pino, su un'area che frana - e che frana lo si sa dagli stessi documenti a mano dell'Amministrazione regionale.
Un altro punto, signor Assessore. Per la terza volta, nelle risposte ufficiali che in quest'aula ci vengono date su questo argomento, non si cita una questione molto grave. Questa società - che lei ha citato proprietaria dell'area - ha ordinato di disboscare la zona che dovrebbe ospitare l'insediamento. Al termine della scorsa seduta l'Assessore Cavallera ha trasmesso agli interpellanti un verbale dell'Ente di gestione delle Aree protette della Collina torinese - verbale redatto da un signore che non nomina - volto a tagliare un pezzo di Parco. Tale verbale deve averlo anche la Giunta regionale se me l'ha dato l'Assessore Cavallera.
Questo signore - dato che non è un pazzo che si aggira tra i boschi con i macchinari per tagliare gli alberi - ha dichiarato di aver proceduto seguendo le indicazioni del proprietario. Evidentemente il proprietario invece, non ha seguito le indicazioni del Corpo Forestale dello Stato, che aveva sì autorizzato un intervento di ripulitura, ma non la tabula rasa dell'area che in teoria dovrebbe ospitare l'insediamento.
Signor Assessore, ho presentato questa interpellanza pensando che questo fosse un progetto sbagliato. Andando avanti, mi sono reso conto che oltre ad un progetto sbagliato mi stavo imbattendo in un atteggiamento elusivo da parte della Giunta regionale. Infatti, per la terza volta in quest'aula la Giunta regionale non ricorda un fatto che è ormai noto alle cronache, cioè che il proprietario ha ordinato di tagliare un pezzo di Parco non rispettando l'ordinanza sospensiva del Consiglio di Stato e, di fatto, neanche richiedendo le autorizzazioni del Parco e della Regione. Per tutti questi motivi, sono giunto alla conclusione - che le trasmetto - che questo sia un caso di speculazione.
E' un caso di speculazione che ha già il suo piccolissimo risvolto penale - in questa fase legato all'intervento di taglio degli alberi - e che potrà averne di maggiori nel caso in cui continuassimo a ravvisare, da parte della Giunta regionale, su questo caso specifico, un atteggiamento così elusivo.
Cosa farei, io, Assessore, al suo posto? Al di là della sua risposta obiettivamente incoerente ed inadeguata al tenore...



PRESIDENTE

Collega Palma, le chiedo scusa se la interrompo, ma le repliche sono di cinque minuti...



PALMA Carmela

Scusi, Presidente, mi avvio alla conclusione.
Al tenore della domanda contenuta nell'interpellanza io risponderei così: c'è un'ordinanza sospensiva del Consiglio di Stato, la società proprietaria che ha chiesto l'autorizzazione alla costruzione dell'edificio ha violato la legge, la Giunta regionale si impegna a non autorizzare l'insediamento a questa società. Un amministratore serio - mi consenta Assessore Racchelli - direbbe questo. Nascondersi per la terza volta dietro al latinorum delle deliberazioni, delle prese di posizione, delle istanze presentate, delle richieste di autorizzazione e di finanziamento non ha alcun senso.
Le pongo una domanda specifica. Lei ritiene che, anche alla fine di questa vicenda, che ormai coinvolge istanze giurisdizionali alte, sia credibile - non dico neppure "legittimo" - autorizzare un insediamento recettivo per conto di una società che ha violato in maniera così pesante la legge?



PRESIDENTE

La risposta dell'Assessore vale anche per l'interpellanza n. 125 presentata dalla Consigliera Suino sullo stesso argomento.
La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Non riprendo le questioni già sollevate dal Consigliere Palma.
Assessore Racchelli, lei è stato l'ultimo dei rappresentanti della Giunta ad esprimersi su questo problema, tenendo conto che lei fu l'Assessore che aveva questa delega nel momento in cui il Presidente Ghigo cambiò e firmò una delibera autorizzativa a fronte di vent'anni di pareri contrari e a fronte di tre provvedimenti della Giunta Ghigo di pareri contrari. Era il dicembre 1999, dopo che vi erano già stati due pareri contrari della Giunta Ghigo, quindi in parte già con il suo Assessorato e in parte con l'Assessorato precedente.
Aggiungo, a quanto diceva il Consigliere Palma, che nel precedente Consiglio l'Assessore Cavallera ha preso, in aula, una sorta di contromisura rendendosi conto che un "pezzo" di procedimento penale esiste perché, comunque, una parte di parco è stata disboscata - e non solo per pulizia - rendendosi conto che il problema della recettività del turismo e degli alberghi non c'entra.
Il problema non è l'albergo a quattro stelle, il problema è l'insediamento previsto. Non conoscete il progetto, ci fate pensare che non lo conoscete veramente! Dopo che si sono espressi tre Assessori e dopo vent'anni di pareri contrari viene modificato il parere, a chiunque viene il dubbio che ci sia speculazione. E' un grande progetto: quattro piani di albergo, circa 400 camere, tre parcheggi di cui due interrati (è previsto un insediamento analogo sull'altra sponda della strada): è una posizione "ver-go-gno-sa"! Lei non conosce la collina di Torino, ma è una delle posizioni più stupide, più sbagliate viabilmente, perché è all'imbocco della galleria del traforo del Pino. Un posto infelice. Ripeto, è un grande progetto che prevede piscine e residence, che prevede strutture private aggiuntive; si comincia con questo e poi si va oltre. Assessore Racchelli non andiamo a "cacciarci" in un altro guaio! L'Assessore Cavallera la scorsa settimana ha preso, in qualche modo delle contromisure e ha rilasciato ad alcuni giornali una comunicazione in cui si dice che impedirà questo progetto. Assessore, le hanno dato informazioni sbagliate: il Piano provinciale si è espresso contro, il Piano d'area è stato varato e ha dato parere contrario. Assessore Racchelli questo è un tranello, si divincoli, si può ancora fermare questo progetto.
E' avviato un procedimento penale, ma si può ancora fermare questo progetto, è stato intimato il ripristino. Il problema, ripeto, è il sito.
Il progetto è rimasto lo stesso da vent'anni a questa parte. Il problema è il sito.
Contiamo di sentire delle contromisure nella replica. Ovviamente siamo disponibili a procedere: io vado avanti, non ho problemi a moltiplicare disponibilità e, soprattutto, creatività. Basta con le interpellanze, si può procedere con altro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Premesso che non è di mia competenza perché c'è un Assessore che ha una delega e deve fare quello che gli compete, rispondo in base a quanto ricordo.
Si parla di un anno fa. Innanzitutto, non è vero che è stata fatta una delibera del Presidente della Giunta regionale che autorizza quel progetto perché non è stata fatta alcuna delibera. Inoltre, non è vero che non ci sono i pareri favorevoli: ci sono i pareri favorevoli del Corpo Forestale dello Stato, dei Servizi tecnici di prevenzione e della Pianificazione e gestione urbanistica che autorizzavano quel progetto perché era stato presentato in variante, quindi non era più il progetto originale, come dite voi, ma un progetto modificato...
SUINO Marisa (fuori microfono) Ma li ha letti gli atti? I pareri sono stati tutti contrari.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Sono disposto a riprendere le carte e rileggerle, ma un minimo di memoria mi rimane. Un conto è il progetto originale che era stato presentato e che aveva avuto il diniego di alcune Amministrazioni, ma agli uffici competenti era stata presentata una nuova versione riduttiva di quel progetto. Il progetto aveva seguito tutti gli iter procedurali per le fasi autorizzative.
Ricordo perfettamente che c'era stato il parere favorevole del Corpo Forestale, dei Servizi tecnici di prevenzione e della Pianificazione e gestione urbanistica (quest'ultimo lo verificherò). I pareri erano stati espressi in modo chiaro dagli uffici competenti. Di fronte a pareri favorevoli degli uffici competenti, la Giunta non ha fatto altro che produrre una delibera-quadro di interpretazione del ruolo delle aree intorno a Torino (forse lei si riferisce a quella delibera) che evidenziava la possibilità di realizzare degli investimenti anche nell'ambito delle Aree protette.
E' vero che non conosco Torino come voi, è indubbio, cerco di fare il possibile, ma non mi meraviglio che il Comune di Pino Torinese, che contrariamente dovrebbe conoscere bene il suo territorio, abbia un Piano Regolatore che autorizzi gli investimenti fatti. Non possiamo individuare ogni volta la sussidiarietà, il federalismo, il fatto che si possa fare una legge sul territorio, perché governa il territorio, e poi sindacare il fatto che abbia deciso di permettere un insediamento di quel genere. Il Comune di Pino Torinese è venuto più volte in Regione a sostenere il proprio Piano Regolatore e a sostenere il fatto che lì si doveva realizzare un progetto di quel genere.
Non abbiamo fatto niente se non delle verifiche dal punto di vista della compatibilità che gli uffici competenti hanno espresso. Non valuto se un ufficio abbia espresso un parere nel modo giusto o sbagliato: ci sono fior di professionisti; se hanno detto che era compatibile vuol dire che è così. Se invece lei ha informazioni diverse per cui, dal punto di vista geologico è a rischio di frana, bisognerebbe fare un'osservazione ai funzionari delle strutture e dire come mai hanno fatto un'osservazione positiva...
SUINO Marisa (fuori microfono) Il Geologico ha dato parere contrario!



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

A me non risulta, andrò a verificare. Se c'è un parere contrario, non si fa nulla. La Giunta ha interpretato i pareri che esistevano su questo progetto, non ha deliberato alcuna autorizzazione, ha predisposto una delibera di concetto rispetto alle aree collinari della cintura torinese nella quale si dava la possibilità di interpretare il ruolo della collina torinese anche in funzione di investimenti di questa tipologia. Dopodich ci sono stati atti conseguenti, ma non è stata la delibera a creare quella situazione. E' stata una delibera di criteri, che ha portato in quella direzione, ma fatta salva la verifica complessiva di tutte le fasi autorizzative che, ricordo - ma vi assicuro che andrò a rivedere - erano assolutamente favorevoli a questo progetto. C'è, poi, un Piano d'area che dovrà essere approvato e che, se interpreterà in modo diverso il ruolo di quell'area, lo rimetterà in discussione, perché, se ricordo ancora bene i processi amministrativi che regolano le Aree protette, il Piano d'area è superiore al Piano Regolatore del Comune, quindi si sostituisce ad esso.
Pertanto, se il Parco o qualcun altro non è d'accordo, si faccia un Piano d'area nel quale questo non sia più compatibile rispetto ad un progetto di programmazione urbanistica compatibile con gli strumenti che il Parco ha nelle mani, nel far sì che l'area resti in determinate condizioni.
Di questo mi ricordo e vi ho risposto. Se ci sono ulteriori elementi dirò all'Assessore competente di venire a riferire su degli elementi che io non ho avuto oggi la possibilità di riferire in modo compiuto.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Racchelli. Vorrei solo interpretare, perché le interpellanze, dal punto di vista regolamentare, sono esaurite. Lei vuole riservarsi di dare un'ulteriore risposta?



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Per uno scrupolo mio andrò a vedere.



PRESIDENTE

Quindi lei fornirà un'ulteriore informazione, in modo che gli interpellanti sappiano che ci sarà un'altra fase di risposta e la Presidenza ne prenda atto.
Comunico che la riunione dei Capigruppo è convocata adesso presso l'Ufficio di Presidenza.
La seduta pomeridiana del Consiglio è convocata alle ore 15.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,27)



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