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Dettaglio seduta n.71 del 27/02/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Cattaneo, Ghigo Pedrale, Pichetto, Pozzo e Racchelli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

c) Ritiro ordine del giorno n. 223 e sospensione ordine del giorno n. 224


PRESIDENTE

Colleghi, prima di iniziare con la parte dedicata alle interrogazioni e alle interpellanze, comunico che i proponenti hanno ritirato l'ordine del giorno n. 223, relativo al duplice omicidio di Novi Ligure.
Chiedo, con riferimento all'ordine del giorno n. 224, avendo concordato questa modalità con i presentatori, se l'assemblea acconsente a sospenderne la trattazione, quello relativo all'episodio di Orbassano, perché sono ancora in corso le indagini, sarebbe più prudente ed opportuno trattarlo più avanti e non durante la seduta odierna.
Preliminarmente comunico che, in seguito alla richiesta del Consigliere Ronzani, nella seduta odierna verrà trattata l'interpellanza n. 400, oltre all'elenco che era stato distribuito.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 8 del Consigliere Chiezzi inerente a "Grave inquinamento da cromo esavalente e da solventi clorurati nella Città di Asti in zona S. Fedele"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 8, presentata dal Consigliere Chiezzi.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

L'interpellanza del Consigliere Pino Chiezzi richiede una risposta articolata che dia conto, da un lato, della situazione venutasi a determinare nel quartiere S. Fedele e, dall'altro, delle azioni intraprese dalla Regione per assicurare gli interventi di bonifica necessari.
Per quanto riguarda gli aspetti di bonifica, nel caso di Asti si tratta di inquinamento da solventi clorurati e cromo esavalente derivante dall'insediamento ex Wayassauto, ora di proprietà della IAO ed utilizzato da Arvin Meritor e Fergom (a quest'ultima non è ascrivibile alcuna responsabilità non utilizzando prodotti contenenti gli inquinanti riscontrati).
L'inquinamento all'interno dello stabilimento fu accertato da ARPA su incarico giudiziario nel febbraio 1998. La stessa Agenzia ne diede comunicazione a Comune, Provincia e Regione. Conseguentemente, la Regione prese atto della situazione invitando gli enti coinvolti a seguire le procedure previste dall'articolo 17 del D.Lgs 22/97 (Ronchi) in base all'accertamento ARPA e secondo le competenze previste dalla legge.
Nel marzo 1998, venne presentato un primo piano di intervento dall'allora Wayassauto e IAO. ARPA e Regione richiesero approfondimenti perché esso risultava incompleto ed assolutamente non circostanziato in merito alle cause dell'inquinamento.
Nel settembre 1998, IAO e Arvin presentarono un nuovo elaborato che non rispondeva ad alcuna delle richieste fatte da ARPA e Regione in merito al piano elaborato.
Nel novembre 1998, la Regione, evidenziando le carenze progettuali richiese di far ottemperare le ditte a quanto previsto dall'articolo 17 diffidandole formalmente come previsto dalla procedura in materia.
Nel giugno 1999; le ditte presentarono un ulteriore progetto di bonifica.
Nell'agosto 1999, la Regione evidenziò che il progetto presentato non chiariva, né forniva, alcuna risposta alle questioni più volte segnalate e come del resto i precedenti, non proponeva alcuna bonifica di terreni e falda, ma esclusivamente azioni su impianti e strutture dello stabilimento si richiese quindi di convocare un incontro urgente per affrontare la situazione in modo definitivo.
Durante l'incontro, tenutosi in data 22 settembre 1999 presso il municipio di Asti, anche il Dipartimento ARPA concordò con la Regione e si richiese fermamente il rispetto di quanto previsto dall'articolo 17 da parte delle ditte presenti all'incontro, le quali peraltro dichiararono di avere effettuato alcuni interventi per rimuovere quelle che venivano ritenute le sorgenti di inquinamento, senza che tali interventi fossero n comunicati formalmente né approvati dalle amministrazioni.
In detto incontro, i tecnici della Regione e dell'ARPA richiesero che fossero monitorati anche pozzi esterni allo stabilimento, dal momento che l'inattività delle ditte avrebbe portato presumibilmente ad un allargamento della contaminazione anche al di fuori dello stabilimento.
Nel gennaio 2000, con l'entrata in vigore del D.M. 471/99 (regolamento tecnico in materia di bonifiche di siti inquinati), la Regione richiese a tutte le amministrazioni ed ai soggetti interessati l'adeguamento dei progetti di bonifica non ancora approvati.
Nel febbraio 2000, le ditte ARVIN e IAO presentarono uno stato di avanzamento degli interventi da loro eseguiti (tra l'altro mai formalmente autorizzati), ma non diedero alcuna delle informazioni più volte richieste sullo stato ambientale dell'area e circa gli interventi necessari alla bonifica dei terreni e della falda.
La Regione e l'ARPA richiesero all'Amministrazione della Città di Asti di provvedere a mettere in mora le ditte tramite ordinanza ai sensi dell'articolo 17 perché di fatto non ottemperanti alla norma.
In concomitanza con tale richiesta l'inquinamento da cromo raggiunse i pozzi della zona di S. Fedele ed il Comune emise ordinanza ai sensi dell'art. 17 nei confronti delle ditte sopracitate.
I pozzi di San Fedele sono utilizzati prevalentemente ad uso irriguo solo due sono connessi all'acquedotto che si approvvigiona prevalentemente in altre zone; i due pozzi per uso potabile furono isolati e l'approvvigionamento del quartiere fu garantito attraverso la rete acquedottistica comunale.
E' da precisare che l'inquinamento acuto che ha raggiunto San Fedele fu dovuto probabilmente anche alla rottura di una condotta di rilancio di acque cromiche interna allo stabilimento; ciò può aver contribuito massicciamente a peggiorare ed evidenziare una situazione di contaminazione che sino a quel momento forse sarebbe stato ancora possibile controllare se i soggetti obbligati avessero agito con maggiore determinazione.
Nell'aprile 2000 l'Autorità Giudiziaria avviava un accertamento tecnico sull'area.
Sempre nell'aprile 2000 Arvin presentò il suo piano di caratterizzazione particolarmente indirizzato alla ricerca del cromo.
In Maggio 2000 Arvin incominciò ad approntare il primo pozzo di una barriera idraulica per il contenimento dell'inquinamento interno allo stabilimento.
Il 25/5/2000 si riunì la conferenza dei servizi indetta dal Comune per esaminare il piano di caratterizzazione Arvin. La Regione e l'ARPA richiesero che la caratterizzazione fosse estesa alle aree esterne allo stabilimento ormai raggiunte dall'inquinamento e quindi oggetto di bonifica da parte delle ditte. Si richiese altresì che le ditte si coordinassero per presentare caratterizzazioni uniche su tutta l'area e per tutti gli inquinanti e non ognuna solo per la parte di sua pertinenza.
Si richiese altresì l'immediata esecuzione di tutti gli interventi di messa in sicurezza d'emergenza necessari per impedire l'ulteriore propagazione dell'inquinamento.
Nel Giugno 2000 pervennero un primo piano di messa in sicurezza e un piano di caratterizzazione di IAO, proprietaria del sito.
Il Comune nel frattempo istituì "L'unità di coordinamento" con funzione consultiva per la gestione dell'emergenza. In Conferenza dei servizi la Regione chiarì che tale "comitato" doveva avere delimitazione istituzionale, dal momento che le azioni di bonifica dell'area avrebbero dovuto seguire un altro iter procedurale già previsto dalla legge (legge 22, art. 17); peraltro, la richiesta di designazione di un rappresentante regionale in detta "unità di coordinamento" ebbe seguito sostanziale garantendo la presenza dell'Ente per quanto riguarda l'Assessorato all'Ambiente.
Nell'ambito di tale unità furono decise azioni di monitoraggio sanitario della popolazione svolte congiuntamente da ARPA (Area epidemiologia di Grugliasco) ed ASL di Asti.
La situazione di inquinamento esterno al sito è stata sotto costante ed attento controllo di ARPA che stimò il superamento dei valori limite di cromo in un'area ristretta di circa 0.05 km2, mentre per i clorurati tale inquinamento risultò molto più esteso (1 km2).
La tendenza del cromo era verso la diminuzione delle concentrazioni essendo state sostanzialmente interrotte le vie di propagazione all'esterno dello stabilimento per mezzo delle azioni di messa in sicurezza.
In data 5/7/2000 si tenne una nuova seduta della Conferenza dei servizi che approvò, con prescrizioni, il piano della caratterizzazione proposto congiuntamente dai responsabili, fissando in 90 giorni. il termine per la presentazione del progetto preliminare. La caratterizzazione e gli interventi sarebbero stati svolti anche sulle aree inquinate esterne allo stabilimento.
Il progetto preliminare fu presentato entro l'8/12/2000 in virtù di una proroga di 30 giorni concessa dal Comune di Asti alle ditte, in base a documentate esigenze tecniche.
Nel frattempo Arvin provvide, almeno in parte, ad attivare l'emungimento della falda per impedire l'ulteriore propagazione di cromo (per i clorurati sta acquistando l'impianto) al di fuori dello stabilimento ed al completo ripristino di tutti gli impianti che hanno causato il fenomeno acuto di inquinamento da cromo o che avrebbe potuto costituire pericolo di altri incidenti.
Ad oggi, anche a seguito dell'incontro tenutosi in data 14/12/2000 presso la Prefettura di Asti e promosso dal Ministero dell'Ambiente, si sono completamente definite le azioni di messa in sicurezza necessarie al completo isolamento degli inquinanti ancora presenti al di sotto dello stabilimento. E' stato previsto il completamento della barriera idraulica portando il numero complessivo dei pozzi di emungimento a sette; tali pozzi sono entrati in funzione tra la fine di gennaio ed i primi giorni di febbraio. Entro marzo 2001 le acque emunte dalla barriera idraulica dovranno essere depurate entro limiti che ne permettano qualsiasi possibilità di riutilizzo.
Il 19/01/2001 si è tenuta la Conferenza dei servizi per l'esame del progetto preliminare: questo, valutate le scelte operate dai proponenti circa la disamina di tutte le tecnologie applicabili al caso, è stato considerato approvabile condizionatamente al rispetto di alcune prescrizioni. Tra le prescrizioni si è richiesto che, considerata l'avvenuta messa in sicurezza dello stabilimento, il primo obiettivo del progetto di bonifica sarà intervenire con la massima sollecitudine sulle aree inquinate esterne (villaggio San Fedele) e che dovrà essere definito un preciso ed impegnativo cronoprogramma finalizzato a scadenzare le attività necessarie per giungere alla presentazione del progetto definitivo degli interventi.
L'atto di approvazione ed autorizzazione del progetto preliminare non è stato ancora adottato essendo in fase di valutazione il cronoprogramma delle attività presentato dalle ditte.
Per quanto riguarda la situazione di emergenza del villaggio San Fedele, in data 31/10/2000 è stata inoltrata ai Ministeri competenti, da parte della Regione, la richiesta di finanziamento, in regime di emergenza per la realizzazione di una rete idrica duale di alimentazione del quartiere San Fedele a scopi irrigui ed industriali; tale richiesta ammonta a L. 2.174.646.000. E' da precisare che questo intervento, qualora fossero accertate delle responsabilità, sarebbe poi ripetuto a carico dei soggetti responsabili.
In data 15/12/2000, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, è stato dichiarato lo stato di emergenza per l'area di Asti coinvolta dall'inquinamento.
Attualmente il Ministero dell'Ambiente ed il dipartimento della Protezione Civile sono impegnati nell'elaborazione dell'ordinanza che dovrà regolare lo stato di emergenza, il regime degli interventi ed identificare le fonti di finanziamento. Tale ordinanza è stata in più occasioni sollecitata ad entrambi gli organi statali (vale a dire Ministero dell'Ambiente e Protezione Civile nazionale).
Il sito, attualmente, non è inserito in alcun piano di finanziamento regionale per la bonifica, dal momento che i soggetti obbligati sono ottemperanti e quindi non è ammissibile alcun intervento in danno (infatti solo in caso di inadempienza da parte dei soggetti responsabili sarebbe possibile un'azione in danno secondo quanto stabilito dall'art. 14 del D.M.
471/99 e con le procedure previste dall'art. 16 della L.R. n. 42/2000).
Altra cosa è l'intervento della Protezione Civile, la quale interviene in deroga alle norme specifiche e quindi può decidere con la nomina di un commissario interventi puntuali e precisi.
Tenterò ora di rispondere puntualmente ai quesiti posti nell'interpellanza, dopo aver fatto la cronistoria della vicenda.
1) L'inquinamento esterno al sito è stato supposto dalla Regione in base anche ai controlli eseguiti da ARPA che, nel corso della sua attività istituzionale, ha costantemente monitorato le aree esterne attraverso la rete di monitoraggio dei pozzi.
2) Le ditte, sino all'evento di inquinamento acuto ed alla successiva ordinanza, hanno presentato elaborati tecnici che evidenziavano già seri problemi di inquinamento, ma non hanno mai adottato iniziative volte alla corretta messa in sicurezza e bonifica dell'area.
3) ARPA ha tenuto costantemente informati gli enti coinvolti ed i controlli svolti sono stati effettuati in base ai compiti di istituto ed al supporto che l'ARPA deve al Comune.
4) Come già espresso al punto 2), le ditte non hanno mai presentato progetti di interventi rispondenti a seri criteri tecnici, ma esclusivamente elaborati di monitoraggio. In detti elaborati non veniva mai chiarita la situazione di contaminazione dei terreni, ma esclusivamente quella delle acque di falda; non erano in alcun modo identificate le cause dell'inquinamento né tanto meno le fonti dello stesso. Per tali motivi la Regione, ed anche ARPA e Provincia, espressero sempre parere negativo su tali documenti richiedendo precise integrazioni ed azioni.
5) Gli elaborati delle ditte furono ritenuti insufficienti per i seguenti motivi: a) mancanza di indagini sui terreni b) mancanza di identificazione delle cause dell'inquinamento c) mancanza di identificazione delle fonti di inquinamento d) tali carenze impediscono dal punto di vista tecnico di poter formulare una qualsiasi azione di bonifica.
Si ribadisce che l'azione di ARPA, costante sulla problematica, è stata svolta d'ufficio in base ai compiti propri di istituto.
6) Il sito di Asti - San Fedele è agli atti degli uffici regionali per il suo inserimento nell'Anagrafe dei siti inquinati che dovrà essere attivata ai sensi della L.R. n.42/2000, coordinatamente con gli indirizzi nazionali che saranno forniti da ANPA; le liste di priorità del piano regionale stante la vigente normativa, vengono intese come riferite esclusivamente ai siti per i quali è prevista l'esecuzione in danno da parte della P.A.
tale intervento è al momento non ammissibile per Asti, non ricorrendo quanto previsto dal D.M. 471/99 art. 14, comma 1, anche perché, dopo lunga e penosa malattia - come si suol dire - finalmente le ditte hanno presentato i progetti e hanno avviati gli interventi.
7) Il sito non è stato segnalato come "di interesse nazionale", sia perch emerso successivamente alla presentazione al Ministero delle proposte regionali di inserimento nel programma nazionale di bonifica, sia perch essendo in presenza di responsabili individuati, non può essere ammesso il contributo pubblico se non per esecuzioni in danno al momento non necessarie, ovvero in base a disposizione legislativa (così recita la legge n. 426).
8) Tale struttura, costituita dal Comune di Asti, non è prevista da alcuna norma riguardante le bonifiche. La competenza per l'avvio delle procedure previste dall'art. 17 del D.Lgs 22/97 e dal D.M. 471/99, in questo caso, è in capo al Comune che istruisce i progetti in base al parere della Conferenza dei servizi prevista dal D.M. 471/99, art. 10.
9) La concreta applicazione del comma 2 dell'articolo 17 del D.Lgs 22/97 è stata attuata solo a seguito dell'entrata in vigore del D.M. 471/99 che, in particolare al suo articolo 10, prevede che entro trenta giorni sia presentato il "Piano della caratterizzazione". In questo caso il Piano della caratterizzazione è stato presentato nella sua forma definitiva solo dopo le ripetute richieste da parte di Regione ed ARPA.
10) L'esecuzione di screening e controlli sanitari ed epidemiologici sulla popolazione di San Fedele è stata già da tempo avviata nell'ambito delle attività promosse dall'"unità di coordinamento" ed ha visto l'attiva partecipazione dell'Area epidemiologia dell'ARPA di Grugliasco e della ASL di Asti.
L'azione di rivalsa nei confronti di chi ha causato l'inquinamento verrà sicuramente perseguita dalla Regione, in accordo con gli altri enti coinvolti, anche in attuazione di quanto previsto dall'articolo 18 della legge n. 349/86, quella istitutiva del Ministero dell'Ambiente che riserva l'azione prioritariamente al ministero, quindi bisogna concertare con il Ministero.
In sostanza, ho cercato di illustrare la cronistoria e le iniziative della Regione. Abbiamo altresì assistito all'avvio dell'operatività della legge n. 22, art. 17, poi successivamente modificata più volte con due provvedimenti legislativi e con strumenti più incisivi a disposizione solamente dall'anno 2000, quando è entrato in vigore il Decreto Ministeriale n. 471. Dopodiché si è ritenuto utile concordare la nomina di un Commissario al fine di superare gli ostacoli burocratici e i tempi eccessivamente lunghi delle procedure ordinarie.
Il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza a dicembre 2000. Purtroppo, a tutt'oggi, l'ordinanza con la nomina del Commissario e la messa a disposizione dei fondi non è ancora stata attuata.
Venerdì, anche in previsione di questa risposta, ho chiamato il Direttore del Servizio Bonifiche e Rifiuti del Ministero dell'Ambiente, l'Avvocato Pernice, e mi sembra di aver colto che siamo alla frutta, nel senso che questa benedetta ordinanza dovrebbe, in qualche modo, essere emanata nei prossimi giorni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore.
Penso che si possa fornire copia al capogruppo Chiezzi di quanto l'Assessore ha illustrato.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Ho potuto ascoltare solo a tratti l'intervento dell'Assessore a causa di un forte rumore di fondo, dovuto alle chiacchiere dei colleghi Consiglieri, rumore di fondo che è stato, peraltro, tollerato dalla Presidenza in una situazione che ritengo non sia di rispetto della dignità di quest'aula. Pertanto, al termine di questa interpellanza, chiederò la verifica del numero legale per farla finita con questa disattenzione indecorosa e questo rumoreggiamento da parte dei colleghi che lede la dignità dell'aula. E' preferibile sospendere questo Consiglio, piuttosto che continuare in questo modo.
Relativamente alla risposta dell'Assessore, devo dire che la vicenda è abbastanza allucinante, e non è forse la sola, nel senso che le nostre attività produttive per anni hanno violato l'ambiente, hanno incamerato delle plusvalenze di risparmio consentite dal fatto di scaricare nell'ambiente costi di produzione e di inquinamento che avrebbero dovuto sopportare.
Leggerò la relazione, visto che ho potuto ascoltarla malamente.
Inviterei solo l'Assessore a due attenzioni: la prima è di garantire che il finanziamento (mi sembra di 3 miliardi) venga subito destinato alla città di Asti, senza ulteriori perdite di tempo.
In secondo luogo, mi risulta che la città di Asti abbia già concesso una proroga rispetto alle operazioni di bonifica. Ho questo tipo di informazione: lo verifichi. Si attivi affinché, se questo è successo, non debba più ripetersi. E' auspicabile che la città di Asti non consenta più ulteriori proroghe al risanamento di una situazione che è andata avanti con l'inquinamento fin troppo a lungo.
Chiedo, infine, la verifica del numero legale, Presidente.



PRESIDENTE

Collega Chiezzi, volevo solo riferirle che la Presidenza ha scampanellato per ben tre volte per richiedere l'attenzione dei colleghi Consiglieri e penso che il tono sia stato mantenuto in modo accettabile.
In alcuni momenti concordo con lei che fosse oltre misura, ed è per questo che ho scampanellato.
Richiede, allora, la verifica del numero legale?



CHIEZZI Giuseppe

Sì.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Mancuso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
27 Consiglieri ed in congedo n. 6 Consiglieri.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Interpellanza n. 106 dei Consiglieri Rossi Oreste, Brigandì, Dutto inerente a "Istituto Sperimentale di Nutrizione delle Piante e Collezione Garnier Valletti. Salvaguardia dell'istituzione della Biblioteca e della collezione sita in Torino, Via Ormea"


PRESIDENTE

Prego i Consiglieri, durante la discussione delle interpellante e delle interrogazioni di prestare un minimo di attenzione, altrimenti obblighiamo alcuni colleghi Consiglieri a chiedere la verifica numero legale. Ritengo che il singolo Consigliere abbia le proprie esigenze e le esprima attraverso un'interrogazione o un'interpellanza e abbia tutto il diritto di avere un minimo di accettazione da parte dell'aula nell'ascoltare e nel farsi ascoltare.
Detto questo, vorrei ricordare, se i Consiglieri lo permettono, che il nostro collega Ronzani aveva sollecitato, ancora nell'ultima seduta della scorsa settimana, un'interpellanza, così come il Capogruppo Deorsola aveva sollecitato una risposta da parte dell'Assessore D'Ambrosio relativamente alla n. 565. Ora le Giunta ha comunicato la propria disponibilità a rispondere Chiedo, dunque, vedendo il collega Ronzani in aula, di richiamare l'Assessore che so essere all'esterno dell'emiciclo, al fine di rispondere sulla 565 e sulla 487.
Direi, quindi, di procedere con queste richieste sollecitate da più tempo, per poi riprendere l'ordine così com'era stato concordato. In attesa dell'Assessore D'Ambrosio, chiediamo all'Assessore Scanderebech la disponibilità a rispondere all'interpellanza n. 106 dei Consigliere Rossi Oreste, Brigandì e Dutto inerente a "Istituto Sperimentale di Nutrizione".
Ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Per far risparmiare tempo all'aula, per noi è sufficiente una risposta scritta, se l'Assessore è disponibile a fornirla.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Consegno il testo della risposta scritta ai Consiglieri interroganti.



PRESIDENTE

Il testo di tale risposta scritta recita: La presente risposta è stata redatta congiuntamente dagli Assessorati all'Agricoltura e alla Cultura della Regione Piemonte.
1. Situazione attuale L'Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante fa parte del neonato CORSA (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura), istituito con decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 454, in applicazione dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59. Sarà pertanto oggetto di riorganizzazione secondo quanto stabilito dallo Statuto e dai Regolamenti che il Consiglio di Amministrazione del nuovo ente (non ancora nominato dal Ministero competente) dovrà predisporre nei prossimi mesi.
La sede centrale dell'Istituto è in Roma - Via della Navicella 2-4 mentre l'Istituzione torinese ne è una sezione operativa periferica a partire dal 1967, anno in cui è stata effettuata la riforma degli Istituti sperimentali dell'allora Ministero dell'Agricoltura e Foreste.
Le risorse finanziarie messe a disposizione dal Ministero competente e la gestione della Sezione torinese nel corso degli ultimi trent'anni ne hanno progressivamente ridotto le capacità operative dal punto di vista della ricerca scientifica. Attualmente sono in organico presso la Sezione un Direttore, 1 ricercatore (che opera con convenzione di collaborazione presso il Dipartimento di Biologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Torino), 1 collaboratore tecnico, 1 operatore amministrativo (che opera dal 1998 con assegnazione provvisoria presso l'Istituto Sperimentale per la Zootecnia di Torino). Inoltre le strutture (locali, attrezzature laboratori) sono ormai inadeguate ad una corretta esecuzione di una ricerca scientifica e la sezione laboratori è chiusa da 2 anni per motivi di sicurezza.
A partire dal 1995 il Comune di Torino, proprietario dell'immobile in cui ha sede l'Istituto, ha chiesto di rientrarne in possesso.
Nel 1996 il Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante ha deliberato (deliberazioni nn. 33/96, 118/96 e 133/96) il trasferimento della Sezione proponendo la sua collocazione presso l'Istituto Sperimentale per la Zootecnia con sede in Torino - Via Pianezza 115. Dopo lo scioglimento del Consiglio di Amministrazione, il Commissario unico dell'Istituto ha provveduto a dare attuazione alle deliberazioni e sono in corso i lavori di adeguamento dei locali di Via Pianezza per accogliere personale, uffici e laboratori dell'Istituto Sperimentale Nutrizione delle Piante.
2. Patrimonio culturale L'importanza del patrimonio culturale dell'Istituto e le vicende recenti che implicano il suo trasferimento in altra sede sono note all'Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte. La conservazione e la valorizzazione di quel patrimonio - della collezione di frutti artificiali di Garnier-Valletti, dei laboratori scientifici e della biblioteca in particolare - sono oggetto di interesse in quanto documento significativo degli studi scientifici otto-novecenteschi in tema di agraria. Per quello che riguarda la raccolta bibliografica, l'ufficio regionale di Soprintendenza ai beni librari ha compiti particolari di vigilanza previsti dal decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490.
Nel settembre 1996 la Regione Piemonte - Assessorato alla Cultura ha iscritto, nel progetto di recupero dei musei e del patrimonio culturale piemontese, un intervento a favore della struttura e degli arredi degli spazi espositivi della collezione Garnier-Valletti pari a L. 50.000.000.
Inoltre, al fine di conoscere con esattezza i termini del problema, il 21 giugno scorso il responsabile della Soprintendenza citata ha compiuto un sopralluogo, a seguito del quale è stato deciso di redigere un inventario del materiale bibliografico. Tale inventario consentirà di valutare se sia opportuno o meno chiedere al Ministero per i Beni e le Attività culturali che la raccolta nel suo insieme sia dichiarata di eccezionale interesse e che dunque non possa essere smembrata. L'Amministrazione regionale fornirà un programma per l'inventariazione e tutta l'assistenza tecnica necessaria per la redazione di elenchi corretti.
A seguito dello stesso incontro si è segnalata alla Soprintendenza per i Beni Artistici la necessità di affrontare il problema del patrimonio culturale dell'Istituto nel suo insieme e si stanno definendo le operazioni più opportune.
3. Iniziative e provvedimenti possibili Dall'esame della situazione non sembra evidente un danno alla collettività piemontese perché non sono state prese finora decisioni che possano privare il Piemonte della presenza dell'Istituto Sperimentale Nutrizione delle Piante, della sua Biblioteca scientifica e della collezione Garnier-Valletti.
In un'ottica di razionalizzazione organizzativa ed economica si sta procedendo al trasferimento, sempre nella città di Torino, di un Istituto di ricerca da locali in affitto a locali di proprietà del Ministero. In questo modo si ha una più idonea collocazione logistica, un'economia dei costi di gestione, un accorpamento di ricercatori che può favorire sinergie professionali e migliore uso delle risorse. Va ricordato che la ricerca scientifica si sta orientando sempre più verso la formazione di 'poli' che assicurino una interdisciplinarità nell'approccio metodologico ed una sufficiente massa critica di ricercatori per il raggiungimento degli obiettivi di ricerca. In tal senso si esprime anche il citato decreto legislativo n. 454/99.
In questo momento non viene quindi messa a rischio l'esistenza dell'Istituto né tantomeno lo sono le sue funzioni tecnico-scientifiche che anzi dovrebbero risultare potenziate da questa nuova collocazione che favorisce migliori rapporti tra ricercatori e una razionalizzazione dal punto di vista organizzativo, economico e logistico.
Va rilevata, peraltro, la difficile convivenza tra l'Istituto, che ha finalità di ricerca, e la gestione della Biblioteca scientifica e della collezione Garnier-Valletti, che hanno una rilevanza sul piano della storia scientifica e della cultura. La collocazione dei locali e la scarsa disponibilità di personale, nonostante l'encomiabile impegno di chi opera all'interno dell'Istituto, non consentono una razionale utilizzazione di questo patrimonio librario e museale.
Per questo motivo sia il Comune di Torino sia altri Enti hanno fatto all'Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante alcune proposte per collocare la Biblioteca e la Collezione in spazi idonei ad una loro valorizzazione.
Pertanto, anche in considerazione dell'attenzione già dimostrata in passato dalla Regione Piemonte per questo patrimonio culturale regionale gli Assessorati alla Cultura e all'Agricoltura prenderanno, se necessario opportuni provvedimenti al fine di assicurare una idonea collocazione della Biblioteca scientifica e della collezione Garnier-Valletti in sedi che possano consentire la tutela di questi beni, nonché la loro migliore e più ampia fruizione da parte della collettività. Per quello che riguarda in particolare la collezione Garnier-Valletti, già oggetto di dichiarazione di eccezionale interesse da parte dello Stato, l'Amministrazione regionale potrebbe anche considerare con favore l'ipotesi di acquisirla, per destinarla all'istituendo Museo del paesaggio presso la Reggia di Venaria o presso altra istituzione che garantisca adeguata conservazione e pubblico godimento".


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza n. 565 del Consigliere Ronzani inerente a "ospedale di Biella"


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interpellanza n. 565, presentata dal Consigliere Ronzani.
La parola all'Assessore D'Ambrosio per la risposta.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

In relazione all'interpellanza del Consigliere Ronzani, che attiene al nuovo ospedale di Biella, si precisa quanto segue.
Il numero dei posti letto (803) previsti all'interno del nuovo ospedale di Biella è coerente con quanto espresso nella nota del Direttore generale dell'ASL 12, prot. 8431 del 10/3/2000, che si allega in copia (poi gliela farò avere, collega Ronzani).
Va comunque rilevato che il CROP, con nota prot. 9179 del 23 ottobre 2000, nell'esprimere parere favorevole in linea tecnica sul progetto esecutivo, ha ribadito che, per ciò che concerne la capienza del nosocomio relativamente al numero dei posti, la questione dovrà essere oggetto di approfondimento da parte dell'Assessorato alla sanità, al fine di accertare la coerenza e la conformità alla programmazione sanitaria prevista. Ciò in considerazione del fatto che la tendenza per gli anni futuri è di ridurre progressivamente la risposta ospedaliera per un incremento dei servizi territoriali.
L'Azienda Sanitaria n. 12 ha recepito quanto evidenziato dal CROP, ma ha comunque attivato, tenuto conto dei tempi necessari previsti per la realizzazione dell'intervento, la procedura di gara, anche a seguito di quanto riportato nella nota prot. 13865-28284 del 26/10/2000 dell'Assessorato alla sanità. Il bando di gara è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18/1/2001 e la predetta procedura di gara si sviluppa sulla base delle indicazioni tecniche contenute negli elaborati progettuali approvati.
L'Assessorato alla sanità, con la nota sopracitata, ha comunque richiamato l'Azienda Sanitaria alla necessità di conformare, qualora ve ne fosse bisogno, i servizi e il numero dei posti letto previsti dal progetto esecutivo con lo sviluppo e l'evoluzione del quadro programmatico regionale. Un eventuale ridimensionamento della struttura comporterebbe quindi una modifica del progetto in corso di esecuzione. I risvolti sui costi e sui tempi di realizzazione dell'opera potranno essere valutati una volta reso noto l'eventuale ridimensionamento, ove fosse ritenuto necessario.
Vede, Consigliere Ronzani, attualmente il progetto va avanti così com'è, con gli 803 posti letto, ma devo dire che gli ospedali, così come attualmente vengono progettati a livello europeo, mediamente non superano i 600 posti letto.
Lei sa benissimo che comunque i posti letto così indicati non sono in realtà tutti per degenze, ma 712 sono gli effettivi (così come lei ha sottolineato nella sua interpellanza); vi sono 20 cure pediatriche; 21 posti letto per dialisi; 40 a pagamento; 10 per la degenza temporanea.
Quindi, per il momento devo dirle che i posti letto, così come sono stati programmati, restano.
Aggiungo un piccolo chiarimento, che purtroppo riguarda tutte le ASL in relazione a tutte le contestazioni fatte dai colleghi dell'opposizione: il "taglio" fatto all'ASL 12 non è di 29 miliardi, ma di 21, perch dobbiamo - come logica vuole - far riferimento non alle richieste dei Direttori generali per il 2001, ma al consuntivo 2000: in realtà, per l'ASL 12 di Biella il preconsuntivo è di 302 miliardi e il budget assegnato per il 2001 è pari a 281 miliardi, per cui la differenza è di 21 anziché di 29 miliardi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Assessore, francamente credo che la sua risposta non possa soddisfarmi.
Lei, nel rispondere alla mia interrogazione, fa un'affermazione che era già contenuta nella mia interrogazione, e cioè lei ammette che nella determina con la quale la Giunta regionale ha approvato il progetto esecutivo, che dovrebbe portare alla realizzazione del nuovo ospedale, si afferma che il progetto esecutivo non è stato modificato a seguito dei cambiamenti degli obiettivi della politica sanitaria regionale.
Aggiunge poi, se ho capito bene, che questi obiettivi della politica sanitaria regionale, per quanto riguarda gli ospedali, prevedono un certo numero di posti letto non superiore a 600.
Quindi abbiamo due fatti che sono indiscutibili: da una parte il fatto che in quella determina si dice che il progetto esecutivo non tiene conto degli obiettivi della politica sanitaria regionale; dall'altra si afferma lei lo ha detto - che orientativamente, mediamente, in generale l'obiettivo è quello di avere degli ospedali con 600 posti letto. A ciò si aggiunge il fatto che, per una serie di decisioni che vanno ricondotte al piano aziendale presentato dall'ing. Zenga, nell'ospedale vecchio di Biella avremo una riduzione di posti letto che comporterà il passaggio da 670 non giuro sui numeri, possono essere 650 - a 570 posti letto.
Ora, stante queste premesse, stante le premesse che lei ha dichiarato nel rispondermi, Assessore D'Ambrosio, davvero è credibile, è pensabile che quel progetto esecutivo possa essere realizzato così come previsto dal progetto esecutivo? Io francamente questo non lo credo.
Un minimo di onestà intellettuale fra di noi vorrebbe che noi dicessimo che, stante queste premesse, dobbiamo immaginare che il nuovo ospedale avrà oggettivamente un ridimensionamento per quanto riguarda non tanto e non solo i posti letto, ma anche la struttura in generale.
Se noi immaginiamo che vi sarà una riduzione di posti letto per effetto di una serie di decisioni - e qui non parlo tanto del fatto che adesso già andremo a una riduzione per effetto dei tagli che ha deciso la Giunta e l'Assessore regionale, ma per effetto del fatto che quell'ospedale è stato progettato prescindendo dagli obiettivi della politica sanitaria regionale noi avremo lì una riduzione di posti letto e di spazi: non ammettere questo è sbagliato.
Lei non può dirmi, Assessore - lo dico perché i rapporti devono essere rapporti improntati anche a un minimo di correttezza politica - che "per il momento...". Ma come per il momento? O è sì o è no. "Per il momento" non è una risposta; "per il momento" significa che oggi io ti rispondo in quest'aula e ti dico che non c'è un problema, ma siccome ho quelle premesse, tu devi sapere che questa questione prima o poi verrà affrontata non "per il momento".
Stiamo discutendo del nuovo ospedale di Biella, e se lei mi dice che "per il momento non c'è un problema", io sono autorizzato a pensare - visto che nella risposta lei mi ha dato alcune indicazioni, le coordinate sulla base delle quali può essere affrontata questa questione - che noi lì sconteremo un problema di ridimensionamento.
E allora, se è così, noi non possiamo dire "per il momento andiamo a gara sulla base del progetto esecutivo così come esso è stato presentato, e poi si vedrà. Immaginate cosa significa? Significa scoprire tra due o tre mesi che il progetto, sulla base del quale siamo andati a gara, non può più essere quello, perché nel frattempo il combinato disposto tra la determina che dice: "Gli obiettivi della politica sanitaria sono altri e il progetto non ne tiene conto", insieme ai tagli decisi, avranno oggettivamente un'influenza su quel progetto. Questo comporta una serie di problemi enormi, non soltanto in termini di costi, perché si deve rivedere il progetto, ma anche di limiti temporali entro i quali realizzare la nuova struttura.
Quindi, devo dirle per correttezza, Assessore, che non sono soddisfatto della sua risposta. Lei, purtroppo, non mi ha risposto, o meglio, ha risposto, perché quando lei mi dice che per il momento un problema del genere non è aperto, di fatto, Assessore, mi dice che è un problema aperto e grosso come una casa.
Se non fosse così, la sua risposta sarebbe stata un'altra, e cioè avrebbe detto: "No, non si discute, non c'è un problema del genere. Questo è il progetto esecutivo e questo sarà l'ospedale che verrà realizzato".


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza n. 487 del Consigliere Deorsola "Ospedale Oftalmico di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 487, cui risponde l'Assessore D'Ambrosio.
Dopodiché, esamineremo l'altra metà dell'interpellanza dei Consiglieri Palma e Suino in merito al Parco di Superga, perché la settimana scorsa l'Assessore alla montagna Vaglio aveva dato la risposta competente al proprio Assessorato, e l'Assessore all'ambiente Cavallera ha pronta la risposta disponibile per quanto di sua competenza, visto che era divisa tra i due Assessorati.
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

L'interpellanza dei colleghi Costa e Deorsola attiene all'Ospedale Oftalmico di Torino.
In riferimento all'interpellanza preciso quanto segue.
L'indagine promossa dalla rivista Panorama Ipso è sindacabile sotto parecchi punti di vista.
Innanzitutto l'Ospedale Oftalmico di Torino ha una prevalenza di ricoveri per interventi sul cristallino con o senza vitrectomia a basso contenuto di difficoltà, e quindi non di eccellenza.
La struttura attuale non parrebbe in grado di soddisfare in termini qualitativi-quantitativi le esigenze dei cittadini, tant'è che ciò ha contribuito a sviluppare in periferia servizi che vengono utilizzati di fatto come riferimento regionale (Ivrea per il trapianto di cornea Savigliano, Cuneo e Maria Vittoria) aumentando nel contempo, purtroppo, la mobilità passiva verso la Lombardia, la Francia e la Svizzera.
Non si intravedono inoltre grandi margini di miglioramento sia per una eccessiva concentrazione di specialisti impegnati soprattutto nell'attività privata sia per l'estrema difficoltà a garantire l'assistenza a patologie correlate a quella oculistica (diabete, cardiopatie, disturbi cardiocircolatori).
Occorre comunque tenere presente che, nel piano di programmazione dell'attività per il 2001, l'Azienda sanitaria n. 1 di Torino ha previsto le seguenti manovre volte alla riqualificazione del presidio in questione: garanzia dei volumi di assistenza previsti dalla programmazione regionale (è una direttiva regionale in realtà) interventi sulla durata dei ricoveri riconducendola alla media regionale interventi sull'appropriatezza dei ricoveri in regime di degenza ordinaria trasformando in day-surgery l'80% dei ricoveri per cataratta (questo è un obiettivo che va perseguito con sollecitudine, altrimenti i tempi di attesa restano sempre quelli attuali) la riduzione dei ricoveri ripetuti la creazione di un'area dipartimentale di day-surgery dotata di 20 posti letto la ristrutturazione del blocco operatorio con creazione di due nuove sale operatorie per l'attività di day-surgery la ricerca di forme di sinergia fra pubblico e privato anche in considerazione della necessità di sostanziosi investimenti finalizzati alla riqualificazione dello standard tecnologico.
Quale ultima, ma penso non marginale considerazione, occorre ribadire che l'eventuale trasformazione dell'Ospedale Oftalmico dovrà essere valutata alla luce di tutte le considerazioni sopra esposte nell'ambito delle prescrizioni del nuovo Piano socio-sanitario regionale, attualmente in fase di predisposizione, e che un'eventuale scelta in tal senso non potrà prescindere dal preventivo dibattito con le parti sociali coinvolte a vari livelli, nonché dalla necessità di rispondere al meglio alle esigenze della collettività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Prendo atto della risposta dell'Assessore, il quale ha fornito dei dati, che però non sono riuscito a cogliere, e in questo senso chiedo cortesemente di avere copia della risposta scritta.
Non ho colto una risposta precisa alla domanda formulata e in questo senso, ripeto, prendo atto della risposta, ma mi riservo di presentare ulteriori interpellanze.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Chiedo cortesemente anch'io di avere copia della risposta fornita dall'Assessore al collega Deorsola in merito all'interrogazione test discussa.



PRESIDENTE

L'Assessore dice che si tratta di una bozza; pertanto facciamo richiesta del resoconto stenografico e in giornata, mi viene riferito dagli Uffici che ciò è possibile, ne verrà fornita copia.


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive - Edilizia commerciale e sportiva

Interrogazione n. 125 della Consigliera Suino e n. 196 del Consigliere Palma inerenti a "Parco Naturale della collina di Superga - Comune di Pino Torinese - P.E.C. nella zona AT4/b in località Traforo, strada Statale n. 10"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame delle interrogazioni relative alla collina di Superga per la parte di competenza dell'Assessore Cavallera.
Si tratta delle interrogazioni n. 125 della Consigliera Suino e n. 196 del Consigliere Palma.
La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Grazie Presidente, in realtà non illustrerò l'intero testo dell'interpellanza. Aggiungo un elemento conoscitivo che non so se in questa fase è a conoscenza della Giunta e dell'Assessore Cavallera.
Nell'area interessata da questo intervento, per il quale nel corpo dell'interpellanza si chiedono una serie di chiarimenti, pare già essere iniziato il disboscamento dell'area che dovrebbe ospitare l'insediamento oggetto delle contestazioni e delle procedure del Consiglio di Stato.
Gradirei che, nella risposta a rate data ad una serie di interpellanze su questo caso - che ha visto prima intervenire l'Assessore Vaglio, poi l'Assessore Cavallera e, immagino in una prossima seduta, l'Assessore Racchelli - non ci trovassimo in una situazione in cui il Consiglio discute di nulla e qualcuno, in barba alle decisioni del Consiglio di Stato, e alle stesse determinazioni della Regione ci pone di fronte al fatto compiuto e realizza un intervento di un insediamento che ha, non solo dal punto di vista del merito, gravi controindicazioni, ma, pare, anche gravi profili di illegittimità.
Non so se l'Assessore Cavallera è a conoscenza del fatto che in quest'area gli alberi non ci sono più. Non so se sono stati tagliati perch erano tutti malati; è possibile che fossero tutti malati. Io lo dubito, la mia impressione è che lì gli alberi non ci siano più, perché chi deve costruire sta costruendo, senza attendere le autorizzazioni della Regione e disinteressandosi - uso un termine tenue - delle sentenze del Consiglio di Stato.
Quindi, visto che c'è un problema giuridico, oltre a un problema di responsabilità politica rispetto ad un parco istituito con legge regionale su cui esistono determinazioni della Provincia nel suo Piano di Coordinamento Territoriale ed esistono rilievi di carattere geologico vorrei che, su tutto questo, la Giunta avesse un qualche atto di responsabilità politica e non si trovasse tra qualche settimana, sfruttando qualche escamotage e qualche ritardo, semplicemente a ratificare il fatto compiuto.
Ripeto, Assessore, in un parco istituito con legge regionale, che prevede che sia vietato danneggiare e distruggere i vegetali di ogni specie e tipo, fatte salve le normali operazioni connesse alle attività agricole e silvicolturali, nella parte che dovrebbe ospitare questo insediamento, gli alberi non ci sono più.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela, pianificazione e vigilanza parchi

Desidero fare una precisazione. La mia risposta è riferita al testo dell'interpellanza e questa ulteriore informazione dovrà essere verificata con tutte le conseguenze del caso. Il collega Palma, giustamente, diceva che vi sarà sicuramente anche un giudizio da parte dell'Assessore Racchelli in ordine all'aspetto turistico-ricettivo della vicenda.
L'istanza inoltrata all'Assessorato al Turismo e Parchi, Settore Pianificazione Aree Protette, dalla COMIT S.r.l, in data 8 febbraio 2000 per ottenere l'autorizzazione alla realizzazione del PEC nella Zona AT4/b in Comune di Pino Torinese, ai sensi dell'art. 5 della legge regionale 14 novembre 1991, n. 55, istitutiva del Parco Naturale della Collina di Superga, è stata presentata, alla luce delle indicazioni contenute nella delibera D.G.R. n. 69-29134 del 30 dicembre 1999, come riesame della precedente istanza presentata dal Comune in data 22 settembre 1998 ed oggetto di diniego di autorizzazione emesso con Determinazione Dirigenziale n. 536 del 9 novembre 1999.
All'epoca erano ancora in vigore il comma 4 e il comma 5 dell'art. 23 della legge regionale n. 40, poi abrogata con legge regionale 10/11/2000 n.
54, a seguito della procedura di infrazione notificata in data 20 aprile 2000 dall'Unione Europea al Ministero dell'Ambiente e pervenuta alla Regione il 25 maggio 2000. Pertanto, sulla base della circostanza che il progetto era il medesimo e che si trattava di riesame di una precedente istanza, la stessa non fu assoggettata alla procedura di VIA di cui alla citata legge regionale n. 40/98.
In effetti la succitata D.G.R., pur prendendo spunto dalle istanze presentate dalla Società COMIT, valuta ed analizza il complesso delle indicazioni programmatiche sviluppate dagli Enti locali, tendenti a cercare integrazioni tra le esigenze della tutela e della valorizzazione della Collina di Torino anche attraverso lo sviluppo di iniziative qualificate volte a migliorare il sistema della ospitalità della città di Torino; la D.G.R. dispone, a tal fine, che le finalità istitutive dell'Area protetta devono essere elette nella loro interezza per conciliare le esigenze di tutela, organizzazione del territorio ai fini scientifici, didattici e ricreativi, di valorizzazione delle attività agricole e forestali, con le necessità di sviluppo del territorio in coerenza con gli atti di programmazione degli Enti locali



PRESIDENTE

Assessore, chiedo scusa. Invito i colleghi Consiglieri a rimanere al proprio posto. In caso di chiacchierata, prego di farla in toni che non disturbino gli altri colleghi, oppure cortesemente di recarsi all'esterno.
Collega Ghiglia, le chiedo cortesemente di abbassare il tono della voce, perché ho difficoltà a sentire l'Assessore. Per un problema di ordine generale, vi prego di tenere il tono di voce basso, perché non riusciamo a sentire l'Assessore. Questo vale per tutti; in questo caso, Consigliere Ghiglia, abbia pazienza.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela, pianificazione e vigilanza parchi

La D.G.R., nel caso specifico, ha peraltro affrontato in modo chiaro una questione aperta, in ambito regionale, fin dal 1975 quando dall'allora Assessore alla Pianificazione e gestione urbanistica venne comunicata la fattibilità in linea tecnica e urbanistica dell'intervento.
Successivamente, anche dopo l'istituzione dell'Area protetta, avvenuta come noto, con legge regionale del 14 novembre 1991, n. 55 vi furono diversi provvedimenti (D.P.G.R. 774/93 - D.P.G.R. 1593/94 - D.P.G.R.
4849/94 - D.P.G.R. 1401/96) di diniego e autorizzazione rispetto ad altrettante istanze presentate dalla Società.
L'ordinanza del Consiglio di Stato n. 3515 dell'11 luglio 2000, che accoglie l'appello delle Associazioni ambientaliste per l'annullamento dell'Ordinanza del TAR - Piemonte n. 741 del 17 maggio 2000, pone peraltro in evidenza la necessità di un riesame di tutta la problematica relativa alla realizzazione del PEC.
Il Consiglio di Stato rileva in effetti che è fondata la possibilità che l'intervento possa determinare una effettiva alterazione ambientale e quindi possa essere in contrasto con i disposti dell'art. 5 della legge regionale istitutiva. L'Ordinanza sospende di conseguenza l'efficacia della D.G.R. n. 69-29134 del 30 dicembre del 1999 e quindi della Determinazione Dirigenziale n. 49 del 22 febbraio 2000.
La lettura degli atti che hanno portato all'istituzione dell'Area protetta, d'altra parte, confermano la volontà della II Commissione Consiliare e del Consiglio regionale di garantire il completamento della protezione e della valorizzazione della Collina di Torino attraverso l'ampliamento dei confini dell'area proposta a Parco fino a ricomprendere il territorio oggetto del PEC. Il Consiglio ha inoltre votato in sede di approvazione della legge istitutiva, un Ordine del giorno che impegna la Giunta regionale affinché, nella prospettiva di un ulteriore allargamento del Parco fino a Moncalieri e Casalborgone, avviasse un Piano paesistico ed esercitasse un puntuale controllo delle attività insediative al fine di salvaguardare i beni culturali e ambientali della Collina di Torino.
Alla luce di quanto esposto e in considerazione del fatto che il Piano d'Area dell'Area protetta è in corso di avanzata predisposizione da parte dell'Ente di gestione che provvederà ad adottarlo prossimamente, si ritiene opportuno che la verifica della possibilità di realizzazione del PEC sia realizzata in tale ambito anche in considerazione della disposizione della legge regionale 14/12/98, n. 40, e dell'analisi di compatibilità ambientale che nello stesso deve essere effettuata.
In merito alla richiesta di chiarire i riferimenti formulati nella D.G.R. n. 69-29134 del 30/12/99 al Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino circa la vocazionalità, per interventi di turismo diffuso, dei rilievi collinari ed in particolare per insediamenti alberghieri finalizzati a recuperare a maggior dignità internazionale l'area metropolitana torinese, e precisato che il dossier di candidatura di Torino prevedeva la realizzazione nel solo polo di Torino di nuove strutture ricettive (hotel a 4 e 5 stelle) per un totale di 1183 posti letto, si fa presente quanto segue in merito alla richiesta di conoscere le congruenze del progetto con gli eventuali studi o strumenti di pianificazione sullo sviluppo delle capacità ricettive piemontesi in vista dell'appuntamento delle Olimpiadi invernali del 2006. Si precisa quanto segue per quanto riguarda il Piano Territoriale di coordinamento della Provincia di Torino. Per una valutazione del rapporto esistente tra l'autorizzazione alla realizzazione dell'albergo e le indicazioni fornite in merito dal Piano Territoriale di coordinamento della Provincia di Torino occorre prendere in considerazione in particolare i contenuti dell'art. 8 delle Norme Tecniche di Attuazione del suddetto P.T.C., articolo che regolamenta gli Insediamenti Turistici.
Il P.T.C. provinciale, sotto tale profilo, opera su due fronti e, in particolare, da un lato recepisce quanto previsto dal Piano Territoriale Regionale, approvato dal Consiglio Regionale nel 1997, che, all'art. 29 definisce come aree di turismo diffuso di grande rilievo regionale i rilievi collinari e l'area metropolintana torinese. Dall'altro lato, in aggiunta a quanto previsto dal P.T.R, individua ulteriori centri di turismo diffuso a seconda della loro caratterizzazione ed in particolare (cito degli stralci, rimandando ad una lettura di tutto il documento): centri appartenenti alla rete delle città d'arte; centri interessati da aree protette si tratta di comuni il cui territorio è inserito, anche parzialmente, nelle aree protette di livello nazionale, regionale o provinciale, previste dal P.T.C. o si trova ad esse contiguo; centri inclusi negli itinerari storico culturali; centri inclusi in bacini sciistici di livello provinciale". Questi sono i paletti che mette il Piano Territoriale della Provincia di Torino.
Il comune di Pino Torinese, in base alle tabelle allegate al P.T.C. che individuano le tipologie che connotano i centri di turismo diffuso di livello provinciale, risulta classificato come "Centro contiguo ad aree protette". Sotto tale profilo è quindi evidente il riconoscimento del Comune come possibile sede di interventi insediativi a carattere turistico e anche quindi di natura ricettiva. L'insediamento peraltro, secondo quanto previsto dall'art. 8.2 del P.T.C., dovrà avvenire sulla base degli indirizzi forniti dallo stesso articolo, indirizzi che seppur diretti agli strumenti di pianificazione di livello inferiore sono da intendersi validi in linea di principio anche nella progettazione degli specifici e singoli insediamenti.
Si può concludere quindi che sia il P.T.R., che il P.T.C., individuano l'area interessata come area di localizzazione di turismo diffuso ed entrambi forniscono indicazioni, indirizzi ed obiettivi assolutamente di ordine generale e tali da non consentire, sia in termini positivi che negativi, alcuna valutazione sulla puntuale localizzazione dell'intervento sull'area.
L'eventuale localizzazione dell'insediamento, dovrà quindi essere valutata dagli uffici a ciò preposti sulla base degli indirizzi, forniti dagli strumenti di pianificazione ai vari livelli, in merito alla tutela del territorio, dell'ambiente e del paesaggio.
Con questa risposta ho inteso ripercorrere l'iter che ha portato alla deliberazione della Giunta regionale. Sono in rispettosa attesa dei pronunciamenti della giustizia amministrativa; sia adesso che è vigente la sospensiva sia quando ci sarà provvedimento definitivo, dovranno essere accolti e fatti attuare da parte della Giunta regionale questi provvedimenti. .
Ho voluto tratteggiare, anticipando forse una riflessione più puntuale e complessiva dell'Assessore Racchelli, alcune valutazioni che, in linea generale, non impediscono interventi di questo tipo che vanno visti all'interno di un'area protetta in un contesto di carattere generale. Siamo nel 2001, speriamo che ci si possa dotare del piano d'area, all'interno del quale, a giudizio dell'Assessore ai Parchi, si deve, una volta per tutte compiere la scelte se il P.E.C. debba o meno trovare riscontro o attuazione concreta. Il Piano d'area, naturalmente, passerà in Consiglio, questo è un avvio di dibattito che senz'altro verrà portato avanti, sia in Commissione che in aula. Aspettiamo la deliberazione da parte del consiglio di gestione dell'area protetta, in modo tale che, a quel punto, si avrà un documento su cui appuntare la nostra attenzione. Questo è tutto quanto si può dire in questa sede, attribuendo, per quanto di competenza, molta importanza a questo strumento di imminente approvazione da parte dell'area protetta per decidere, in quella sede, definitivamente, ed evitare questa continua telenovela di richieste, con iter più o meno ondeggianti, cui abbiamo assistito fino adesso.



PRESIDENTE

Informo l'aula che la Conferenza Capigruppo è convocata alle 14,30 per definire, unitamente al Presidente della I Commissione e alla Presidenza del Consiglio, il percorso in merito all'esame del bilancio.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Relativamente alla sua comunicazione, suggerirei alla Presidenza di convocare i Presidenti della IV e VI Commissione poiché, se non ricordo male, sono le due Commissioni che non hanno ancora espresso un parere di merito. Se si vuole dare utilità ai lavori, con la presidenza della I Commissione e dei Capigruppo, credo siano importanti anche i due colleghi che presiedono le Commissioni che devono ancora esprimere il parere di merito, perché, se non vi fosse questo parere, discuteremmo di argomenti estremamente belli, ma poco utili.



PRESIDENTE

Riferirò al Presidente e farò sapere all'aula sia quanto da lei richiesto e, successivamente, rispetto alla mia precedente comunicazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

La risposta dall'Assessore Cavallera è insieme doviziosa ed elusiva.
Doviziosa di argomentazioni e di spunti rispetto agli insediamenti turistici nella prospettiva di Torino 2006, ma assolutamente elusiva rispetto all'iter di questo procedimento amministrativo, ed, in particolare a quanto sta succedendo in queste settimane attorno a questo progetto.
Elusiva anche rispetto ad alcuni spunti di carattere tecnico che sono contenuti nell'interpellanza.
Il Piano stralcio per l'assetto idrogeologico del comitato istituzionale e l'Autorità di bacino, segnalano un'area di frana attiva.
Avremmo voluto sentire, ad esempio, dall'Assessore competente, per quale ragione si intende autorizzare un insediamento di quelle dimensioni su un'area su cui si segnala un frana attiva. L'assessore continua a non dirci perché si ritiene di procedere rispetto ad un'opera che "danneggia e distrugge vegetali", dà un'interpretazione da approfondire della cogenza del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino rispetto a quest'ara, soprattutto rimanda ad una responsabilità, di mero adempimento ed attuazione dell'ordinanza del Consiglio di Stato, cioè una responsabilità politica della Regione Piemonte.
Mi aspetto, ovviamente, che l'Assessore verifichi, nel giro di poche ore, se quanto sostenuto dal sottoscritto è vero, ma chiedo anche che la riflessione della Giunta su questi temi non sia di semplice verifica dell'ordinanza sospensiva del Consiglio di Stato. Poiché esiste un certo grado di responsabilità politica nel progettare e nell'autorizzare un insediamento di questa portata ed impatto all'interno di un parco sottoposto a tutti i vincoli e a tutte le tutele che conosciamo l'Assessore non può rispondere di rimettersi alla giurisdizione superiore come se si trattasse di una giurisdizione politica del Consiglio di Stato.
Certo, esiste il Consiglio di Stato, che verifica la regolarità amministrativa di questo procedimento, ma esiste anche la Giunta regionale che qualche riflessione su questo tema la deve fare, non ritenendo di dover assistere al contenzioso burocratico-amministrativo fra quanti progettano quest'opera e quanti a questa si oppongono e ricorrendo alle sedi ed agli strumenti della giurisdizione ordinaria ed amministrativa.
Capisco che le risposte le date a rate, per cui l'Assessore alla montagna parla per sé, l'Assessore all'ambiente parla per sé, l'Assessore al turismo spiegherà che quando furono assegnate le Olimpiadi a Torino sicuramente quello era un insediamento essenziale per avere il via libera da parte del Comitato Olimpico Internazionale. Vi prego, però, di tenere presente che state progettando ed autorizzando un intervento di grande impatto su di un'area, non solo sottoposta a vincoli, ma che è riportata nella banca dati geologica della Regione Piemonte, come zona a rischio franoso.
Nella terza puntata di questa interrogazione, mi aspetto che l'Assessore Racchelli non ci venga a spiegare quanto hanno già spiegato i colleghi Vaglio e Cavallera, ma assuma qualche responsabilità politica sul tema.
Questo Consiglio, ed anche i cittadini torinesi e piemontesi, si aspettano di sapere qualcosa in più dalla Regione, che non: "Mah, veramente ha deciso il Consiglio di Stato, adesso aspettiamo, c'è una sospensiva, c'è un procedimento in corso...", e così via, perché tutte le ragioni addotte dall'Assessore Cavallera giustificano un insediamento di carattere turistico, ma non giustificano la localizzazione.
Tutte le ragioni che lei ha addotto, Assessore, nella sua dottissima interpretazione della cogenza del Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Torino, giustificano interventi di questo tipo, ma non li giustificano necessariamente in quella zona, sottoposta a vincoli e segnalata dalla banca dati geologica regionale come zona a rischio di frane.
Invito, quindi, l'Assessore Cavallera - che so essere sensibile ed attento su questi temi - a consultarsi con i propri colleghi affinché nella prossima seduta di Consiglio si giunga, spero in modo risolutivo, con una risposta all'interrogazione. Tale risposta dovrà essere su due livelli: sul livello della responsabilità politica rispetto all'autorizzazione di questo intervento e sul livello della garanzia rispetto, non tanto alle decisioni del Consiglio di Stato, quanto alla regolarità amministrativa di ciò che sta succedendo in quell'area.
Io, per esempio, mi aspetto che, nell'integrazione a questa risposta qualcuno mi spieghi perché in quella zona non ci sono più gli alberi. Non sono un grande tecnico, Assessore Cavallera, però mi darà atto che è facile insospettirsi! Se in quell'area viene progettato un insediamento, ma un'ordinanza del Consiglio di Stato la sospende, improvvisamente scompaiono gli alberi e l'Assessore all'ambiente dice in quest'aula di non saperne nulla, la questione diventa, non solo molto delicata politicamente, ma anche molto delicata dal punto di vista amministrativo.
Chiedo, quindi, al Presidente del Consiglio di calendarizzare, per la prossima seduta, la "risposta ter" a questa interrogazione, per avere il quadro compiuto con l'integrazione dell'Assessore Racchelli.



PRESIDENTE

Capogruppo Palma, con le risposte degli Assessori riteniamo esaurite sia l'interpellanza n. 125 che la n. 196.
Se lei e la collega Suino avete ancora dei dubbi, così come lei ha già espresso, dovrete riformulare un'interpellanza o un'interrogazione perché a queste si è già risposto.
Prego, collega Palma.



PALMA Carmelo

Presidente, nel calendario delle interrogazioni della seduta precedente era prevista una risposta anche dall'Assessore Racchelli, che non c'è stata. L'Assessore all'ambiente ha detto che la sua è una risposta in prima battuta e che la risposta definitiva verrà data dall'Assessore Racchelli.
Ora, che la Presidenza del Consiglio depenni l'interpellanza dal calendario dei nostri lavori non mi sembra coerente con questa impostazione. Si tratta, per scelta, non degli interpellanti, ma della Giunta, di una risposta a tappe, che troverà, nella prossima seduta, la propria conclusione.



PRESIDENTE

Penso che la Consigliera Suino faccia analoga richiesta.



SUINO Marisa

Sì.



PRESIDENTE

Bene, allora ne prendiamo atto. Mi auguro che questo venga ricordato alla riunione dei Capigruppo, affinché gli Uffici competenti portino nuovamente in discussione le interpellanze 125 e 196, per quanto di competenza dell'Assessore Racchelli.
Ne prendiamo atto e trasmettiamo quanto concordato in questo momento in aula.
Ha chiesto la parola la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Riconfermiamo anche noi - i Capigruppo sono presenti, sentono conoscono l'importanza dell'argomento, quindi sicuramente saranno sensibili nel ricordarlo in Conferenza dei Capigruppo - l'attesa della risposta dell'Assessore Racchelli, su scelta della Giunta.
E' stata un'indicazione fornita la volta scorsa e non facciamo altro che ribadirla, anche perché l'Assessore Racchelli risponderà per quanto riguarda la competenza specifica sul turismo, ma anche in quanto sensore dei pareri e dei provvedimenti, come ex Assessore ai parchi e quindi parte interessata dall'ordinanza che sospende l'iter quando, inspiegabilmente, il disboscamento è avvenuto.
Poche ore fa mi sono recata sul luogo, per rendermi conto della situazione e posso dire che il disboscamento è avvenuto. Quindi, a maggior ragione, aggiungo a quanto detto dal collega Palma, anche come una sorta di consiglio amicale nei confronti dell'Assessore Cavallera, di verificare la situazione. Noi faremo seguire immediatamente un'interpellanza urgente dove denunceremo questo fatto.
La scorsa settimana, a dire la verità, è stato detto che si trattava di un ridimensionamento di parcheggi e di una modifica di strade; tra l'altro parcheggi e strade - Assessore Cavallera, se non è stato ben informato provvediamo noi a farlo, essendo conoscitori della zona - situate nel mezzo di quell'area protetta.
Uno degli equivoci che si sta creando su quel sito è proprio questo: una parte dei parcheggi e delle aree viabili che devono servire il presunto futuro albergo, sono situati nell'area protetta e creano un pericolosissimo collegamento con una strada prevista che attraverserà tutto il parco di Superga.
Perché, in presenza di un'ordinanza di sospensione, è stato autorizzato un disboscamento? Qualcuno ne deve rispondere, perché non si tratta del disboscamento di due pianticelle, ma di una realtà ben visibile anche dallo stradone, e questo è un fatto gravissimo.
Certo, Presidente, diciamo agli Assessori di prendersi ancora una settimana di tempo, di fare le valutazioni del caso, ma se non si parlano in Giunta, si parlino qui in Consiglio, si trovi una soluzione e si dia una risposta! Chi ha autorizzato questi disboscamenti? Tra l'altro, nessuna delle interrogazioni - e questa è una battaglia che portiamo avanti dalla chiusura della precedente tornata amministrativa ha mai definito che non ci sia la necessità di un insediamento ricettivo in quella zona. Il problema è che quell'insediamento (che peraltro non è stato richiesto dalla Città di Torino, non è stato richiesto dal progetto per le Olimpiadi del 2006, ma è una cosa che si trascina da vent'anni in questa Regione, in questi uffici, con pareri sempre negativi e modificati nell'ultimo periodo!) è previsto in una posizione paurosa, perché siamo allo sbocco o all'imbocco, a seconda della provenienza, del traforo del Pino! E chi conosce quella strada e quella galleria sa che una demenzialità maggiore non esiste! Non esiste! Secondo: va ad incidere come impatto sul parco, area protetta! L'Ente Parco ha provveduto a deliberare il piano, che voi tenete fermo! Ripeto: che voi tenete fermo, perché se l'aveste voluto recepire, pur con le modifiche, non vi sarebbe più quel provvedimento, Assessore Cavallera! Non solo, ma se si va a vedere il progetto con il suo ampliamento, si entra nel pieno di quello che è stato il gioiello riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio bla bla bla! E ci andiamo a fare quella roba lì? Il problema, lo ripeto, è demenziale per quella che è l'idea di progetto di albergo al buco del traforo del Pino! Con gli incidenti che avvengono lì e con il disagio che è presente! Inoltre, tripla demenzialità per lo stradone, che è previsto, che taglia a metà il parco di Superga e lo sappiamo tutti! Allora, Assessore, le consigliamo, anche per l'attenzione con la quale lei segue queste problematiche, di rivedere la vicenda: il disboscamento è in corso, mettete una pezza, mettete un freno, perché avete un'ordinanza sospensiva, c'è già un ricorso alla Magistratura, quindi la vediamo un po' complessa questa cosa.
Provvedete a fornire le altre risposte ancora mancanti nella prossima seduta; noi presentiamo, spero che i colleghi siano d'accordo un'interpellanza urgente su questo fatto specifico e ci riserviamo di esprimere il nostro parere, che temo non potrà essere comunque di soddisfacimento, ma perlomeno la nostra risposta conclusiva, nella prossima seduta.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interrogazione n. 145 dei Consiglieri Riba e Muliere inerente a "Articoli su presunti illeciti nella produzione del vino Gavi DOCG esportato in Germania, apparso sul quindicinale Weinwirtschaft"


PRESIDENTE

Passiamo quindi ad esaminare la successiva interrogazione di cui all'elenco, che è la n. 145 dei Consiglieri Riba e Muliere cui risponde l'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Ricordo che l'interpellanza nasce dall'eco di un articolo del giugno 2000 di una rivista tedesca specializzata in vitivinicoltura Weinwirtschaft, che denunciava presunti illeciti sul Gavi DOCG tenendo conto che sui banconi della catena discount Aldi in Germania tale vino viene offerto a prezzi troppo bassi per essere del vero Gavi DOCG; e lanciando sospetti in tal senso anche sulla Cantina Sociale di Gavi e sul suo enologo.
Mi scuso innanzitutto del ritardo nel rispondere a tale interpellanza che, tra l'altro, è arrivata al nostro Assessorato i primi giorni di agosto e quindi già nella fase propedeutica si è stentato a trovare i soggetti giusti per verificare gli elementi.
Oltre a ciò, quando vi sono argomenti di questo genere (accaduto all'estero, riportato indirettamente da notizie giornalistiche) e che presentano immediati risvolti di carattere giudiziario-penale, le difficoltà aumentano e si è ancor più cauti e dubbiosi circa le prese di posizione e le dichiarazioni ufficiali da divulgare e, a maggior ragione per intraprendere quelle iniziative esplicite, richieste nella interpellanza, sulla tutela commerciale e sulle conseguenti iniziative di tipo legale e di richieste indennizzo, da parte della Regione.
Nel merito della questione, avevamo richiesto formalmente informazioni alla Camera di Commercio di Alessandria che è organo competente sulle DOC e DOCG e che il 13 dicembre scorso ha inviato le seguenti notizie informative sui fatti.
"Il Consorzio di tutela del Gavi ha trasmesso alla Camera di Commercio di Alessandria 5 bottiglie di Gavi DOCG con la sospetta contraffazione della fascetta sostitutiva del contrassegno. La Camera di Commercio ha inviato tali bottiglie all'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Commissione Perizie su Carta Valori, che ha verificato ed accertato la contraffazione di alcuni contrassegni relativi ad una ditta imbottigliatrice, una S.p.A. che ha sede in Piemonte. Quindi una notizia di reato della quale è stata data comunicazione alla Procura della Repubblica nonché al Consorzio di tutela del Gavi, all'Ispettorato repressione frodi di Asti e al Servizio Antisofisticazioni vinicole di Alessandria".
Dunque si tratterebbe di una prima presumibile conferma di quanto denunciato (anche se in maniera iperbolica) nell'articolo della rivista tedesca Weinwirtschaft. Tra l'altro, tale articolo fa riferimento a simili casi che riguardano il Chianti e il Prosecco di Valdobbiadene e su tutto il problema dei possibili bollini falsificati che è un problema generale e universale.
Casi come questi, che potranno sempre capitare anche nelle buone famiglie e in ogni situazione, non devono essere né enfatizzati né trattati con sufficienza.
Faccio rilevare, ancora, che tale articolo parte dal fatto che quelle bottiglie di Gavi in quei supermercati erano messe in vendita a prezzi troppo bassi per essere vero Gavi DOCG; quindi emblematicamente ha esplicitato un dato ormai sempre più acquisito dall'opinione pubblica e dai consumatori che conoscono e riconoscono i prodotti di qualità (ancor più sui vini) e diffidano se tali prodotti sono venduti a prezzi stracciati.
A difesa della buona fede e della ferma volontà del Piemonte Istituzionale e produttivo non possiamo che citare tutto quello che si fa con le leggi, le norme, le azioni su tutta la filiera vitivinicola e tutela della qualità, genuinità, salubrità dei prodotti e sui mezzi di controllo e repressione di frodi e sofisticazioni e fare opera di informazione e divulgazione di tutto questo.
Gli elementi peculiari sono i seguenti: 1) il Piemonte ha 60.000 ettari di vigneto, tutto in collina e persino in montagna dove si perseguono basse rese per ettaro proprio per esaltare la qualità (già prevista in quasi tutti i disciplinari delle DOC e DOCG) 2) il Piemonte produce infatti circa 3,2 milioni di ettolitri di vini che rappresentano solo il 6% circa della produzione italiana; circa l'80 di tale produzione vanta la DOC e la DOCG (la più alta percentuale tra tutte le Regioni dopo il Trentino) 3) su quasi tutte le DOC e DOCG si estende e si rafforza l'operato di indirizzo, di controllo e di tutela dei Consorzi di tutela 4) il Piemonte è stata la prima Regione ad adottare una legge regionale che ha istituito l'Anagrafe vitivinicola e un sistema di controllo e di repressione delle frodi e delle sofisticazioni vitivinicole, la legge regionale n. 39 del 1980 che ha, nel corso degli anni, affinato e potenziato la propria attività, compresa la creazione di un Osservatorio della produzione vitivinicola del Piemonte dove confluiscono tutti i dati dei soggetti che operano nel settore 5) ciò ha permesso alla Regione Piemonte di essere subito a posto con il Regolamento CEE 1493/99 sulla OCM Vino in particolare nell'inventario produttivo e di sfruttare le opportunità di tale regolamento, come i diritti di reimpianto.
In tutti questi anni, grazie a tutto questo, il Piemonte vitivinicolo ha conquistato sempre più considerazione, prestigio e fama internazionale i suoi vini vantano premi e riconoscimenti nazionali e internazionali da meritare l'olimpo vitivinicolo; la sempre più forte tendenza di decine di migliaia di singoli produttori, di cooperative, a perseguire livelli sempre più alti di qualità, ha innescato un circuito virtuoso e irreversibile sul sistema Piemonte.
L'apprezzamento dei vini piemontesi all'estero lo si può desumere dall'export; infatti, oltre il 30% dei vini piemontesi va sui mercati esteri, con punte del 75% per l'Asti e del 70% per Barolo e Barbaresco; il nostro maggiore acquirente è proprio la Germania (che da sola importa circa il 50% di Gavi) dove si intensificano le azioni promozionali e promocommerciali da parte di istituzioni e di soggetti economici; forte è infatti la presenza piemontese a rassegne come la Settimana Verde di Berlino, la Fiera di Dusseldorf; Il Piemonte Centro Tavola svoltasi a Berlino lo scorso anno, l'ultima, in ordine di tempo, la manifestazione organizzata dalla Famiglia Albeisa a Boblingen nella zona di Stoccarda "Mi Gusta - L'oro del Piemonte". E numerose altre iniziative e manifestazioni comprese Educational Tour con delegazioni di giornalisti.
Ricordo ancora, due anni fa, una settimana promozionale "Torino e il Piemonte si presentano" svoltasi a Stoccarda e Francoforte, promossa dalla Regione Piemonte.
Un altro dato importante che ci fa desumere l'apprezzamento e l'affezione dei tedeschi per i vini piemontesi e i suoi territori è la loro consistente presenza in quella quota crescente di turisti del vino e dell'enogastronomia. In Piemonte sono stimabili circa 800.000 presenze come turisti del vino e dell'enogastronomia, il 40% dei quali sono stranieri e tedeschi in particolare (tra i quali molti giornalisti del settore gourmet, ristoratori, operatori, opinion leader); solo nelle nostre Enoteche regionali e Botteghe del vino sono stimabili quasi 100.000 visitatori tedeschi sui 350.000 complessivi. E costoro sono i migliori e più obiettivi ambasciatori e testimoni della qualità dei vini piemontesi dalla vigna alla cantina, e del rigore e della serietà dei suoi produttori.
In definitiva io credo che non vi siano le condizioni e le necessità di prese di posizione o di azioni da intraprendere da parte nostra.
Quello che si può fare è di inviare una nostra lettera articolo alla rivista tedesca, con preghiera di pubblicazione, in cui ribadiamo sostanzialmente le cose contenute in questa risposta e cioè sull'impegno e la serietà del Piemonte Istituzionale e produttivo per la qualità e per il controllo contro frodi o sofisticazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

La sua risposta è stata molto lunga, Assessore; comunque nel merito dalle sue affermazioni, da quello che lei comunica, siamo di fronte a un problema gravissimo. Voglio che questo sia chiaro.
Credo che anche la gentile collega Sindaco di Gavi abbia rilevato che l'Assessore conferma che c'è stata sofisticazione delle etichette del vino Gavi circolato in Germania (così è stato detto).
L'appunto era molto preciso. Una rivista tedesca normalmente influente sul campo della commercializzazione del vino attacca frontalmente il nostro Paese dicendo che in Germania - e segnatamente dice anche dove - circolano quantitativi significativi di vino Gavi sofisticato. Cosa sufficiente a distruggere l'immagine e l'economia di un territorio.
Ripeto, da quello che noi sapevamo, è circolata in Germania una rivista il nome in tedesco non lo so dire - la quale afferma che in Germania si sta vendendo vino Gavi che non è tale, con etichette della Cantina Sociale del Gavi.
Secondo me una roba di questo genere è tale, qualunque sia il destinatario di questa accusa, da creare un problema commerciale e d'immagine irrisolvibile per quel tipo di produttore che sarebbe responsabile di mettere in circolazione del vino con etichette false.
Noi abbiamo presentato questa interpellanza il 14 luglio del 2000, per cui siamo oramai fuori dai tempi tecnici, dai tempi massimi; ma proprio per questo, se non si risponde con un po' di tempestività, l'azione di intervento è del tutto inutile. Anche perché poi di fatto non è stata neanche svolta.
Noi ponevamo tre problemi. Il primo riguardava la tutela dell'immagine della Regione Piemonte, perché questa questione si trascina dietro tutti i vini nostri che vanno in Germania, ben sapendo l'Assessore che in modo particolare il Moscato ed altri vini (Barolo, ecc.) profondamente in crisi hanno in quel Paese il 40-50-60% del loro mercato.
Seconda questione: la Cantina Sociale. Si è individuata come sofisticatore, nel senso che sofistica le etichette e non il vino, nel senso che mette un'etichetta Gavi su un vino che non è Gavi per poterlo vendere a un prezzo stracciato. E' chiaro che viene individuata come...
Questo è assolutamente da escludere, mi pare che risulti anche dalle sue affermazioni, però non era da escludere per coloro che hanno solo letto la rivista tedesca: lì è stata indicata la Cantina, è stato indicato anche il suo enologo, con un conseguente danno per il prodotto, per il produttore per l'immagine dei vini, per il Piemonte. Per questo abbiamo chiesto che cosa si è fatto per la tutela della nostra immagine attraverso l'Istituto Commercio Estero e tutti i soggetti che lì devono intervenire.
E' una situazione sicuramente di altissimo rischio, anche perch quell'accusa a quanto pare sarebbe risultata - io sto a quello che ha detto lei - in parte fondata e in parte falsa, nel senso che è falsa per ciò che riguarda la Cantina e tutta la sua struttura manageriale; sarebbe vera per quanto riguarda l'essere entrato in circolazione un prodotto che recava dei contrassegni falsificati. Questo è stato detto. Quindi all'analisi della zecca dello Stato, dell'Istituto Poligrafico dello Stato, quelle fascette risultavano contraffatte.
Se è così, non si deve aspettare tanto per sapere a che punto è la situazione, dov'erano le etichette, com'è stato bloccato il traffico, che cosa è realmente avvenuto, ecc. Evidentemente una semplice indagine amministrativa che intervenga quando il danno sia stato non soltanto compiuto, ma consolidato e in qualche maniera reso nei suoi effetti irreversibile, non è sufficiente.
Sarà poi bene sapere chi è la ditta in questione, di che cosa si occupa. Non penso che a questo proposito ci sia bisogno di presentare un'interpellanza, che non deve dare luogo a una seduta segreta.
Comunque, per quanto riguarda la Regione, è chiaro che alla Regione qualche cosa in più compete, se effettivamente sono state falsificate delle etichette.
E' chiaro che la falsificazione di un'etichetta comporta un tipografo un disegnatore, comporta parecchie cose, non è un'operazione che si fa semplicemente sostituendo una bottiglia a tavola o vendendo un vino sfuso che non è verificabile.
Allora la risposta, da questo punto di vista, è reticente. Anche perch noi chiedevamo in realtà che cosa intendeva fare la Regione per la tutela dell'immagine sia dell'azienda sia della qualità del prodotto sia del prodotto piemontese.
Sono state ritirate le bottiglie, è stato sequestrato il prodotto, è stata ripristinata una situazione di normalità. Era effettivamente vero che in Germania esistevano delle bottiglie con quelle etichette che, essendo false, evidentemente danneggiavano il richiamo al produttore? Però io chiedo questo: visto che c'è una procedura, la Regione si è costituita parte civile? Perché la prima cosa che ritengo la Giunta regionale debba fare in una situazione del genere è costituirsi parte civile verso chi fosse responsabile di un'operazione di questo tipo, che si regge soprattutto sull'imbroglio determinato dall'uso di un buon nome al fine di un traffico losco.
I soggetti principalmente danneggiati sono la Cantina, il Consorzio e la Regione. La Regione si è costituita parte civile, ha svolto la sua parte in questo senso? Che cosa sta facendo? Su questo è necessario che lei ci informi, perché immagino che, se è così, ci sia un procedimento giudiziario, a questo punto.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Ci sono ancora delle indagini in corso.



RIBA Lido

Anche se ci sono delle indagini in corso, ci si costituisce parte civile nella fase istruttoria, mica soltanto nel dibattimento.



PRESIDENTE

Collega Riba, ha terminato il suo intervento?



PRESIDENTE

RIBA Lido (fuori microfono)



PRESIDENTE

Voglio una risposta sul fatto se ci siamo costituiti parte civile o meno.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Siccome ci sono ancora delle indagini in corso, abbiamo faticato ad avere notizia dai vari Enti, quindi è un momento in cui va preso in esame anche quello che diceva il Consigliere Riba, però ci vogliono degli elementi un po' più concreti. E' inutile costituirsi parte civile se ancora non si sa... Non possiamo mica sostituirci noi ai Magistrati inquirenti! Comunque, non escludo la possibilità di costituirci, quanto prima, parte civile. Però, ripeto, prima mi informo.



RIBA Lido

La questione è talmente grave...Che su un vino DOC possa circolare una partita sofisticata nelle etichette è una questione gravissima, perché un traffico illecito di etichette è la spia di un traffico che obiettivamente è un fatto organizzato.
Il Consiglio regionale non può avere un atteggiamento di relativo distacco rispetto ad un problema... Non sarà certo un atteggiamento di distacco, ma sapere che per la prima volta, partendo dalla nostra Regione delle etichette del Poligrafico dello Stato sono state manipolate ed alterate ed è stato messo in circolazione un prodotto - almeno questo è il titolo della procedura giudiziaria - che recava delle etichette falsificate. Questo è un gravissimo attacco ed è un gravissimo rischio per quanto riguarda la credibilità e l'immagine della nostra produzione.
Questo non è stato fatto così, è stato fatto su una partita di esportazione. Il vino è stato rintracciato, se è vero, nei supermercati tedeschi, ed è stato denunciato da una rivista tedesca.
Quello che mi preoccupa di sapere è se c'è un'indagine giudiziaria che ha già accertato l'esistenza di etichette alterate; quello è più che sufficiente, perché magari, come Regione, ci costituiamo parte civile contro ignoti. Questo per non lasciare nessun tipo di margine ad eventuali sospetti.
Sono sicuro che non è così, ma la mancanza di una iniziativa potrebbe domani fare scoprire una questione particolarmente grave ed irrimediabile con la Regione che sapeva e ha fatto fatica ad avere le informazioni - e lo posso anche capire - ma che comunque era titolare in proprio di una possibilità di agire e non l'ha fatto tempestivamente.



PRESIDENTE

Mi pare che l'Assessore abbia raccolto le sue indicazioni.
La parola all'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Voglio precisare che sempre nella risposta all'interpellanza, ad un certo punto ho detto: "quindi una notizia di reato della quale è stata data comunicazione alla Procura della Repubblica, nonché al consorzio di Tutela del Gavi, all'Ispettorato repressioni frodi di Asti e al Servizio Antisofisticazioni Vinicole di Alessandria", i quali si stanno interessando.
Quindi, non siamo fermi, abbiamo dato indicazioni di quello che sta succedendo all'Ispettorato repressioni frodi di Asti e al Servizio Antisofisticazioni Vinicole, i quali stanno andando avanti nelle procedure.


Argomento: Trasporti su ferro - Viabilità

Interrogazione n. 117 del Consigliere Moriconi inerente a "Efficienza linea ferroviaria metropolitana Chieri-Torino"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 117, cui risponde l'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

In merito alle problematiche poste con l'interrogazione suddetta, si comunica quanto segue.
Il collegamento ferroviario metropolitano Chieri-Lingotto-Porta Susa Rivarolo è stato promosso e seguito sempre con attenzione da parte della Regione Piemonte, dalla Provincia di Torino e dai Comuni di Torino Moncalieri, Chieri e Trofarello, in quanto ritenuto d'interesse strategico per soddisfare la domanda di mobilità nell'Area Metropolitana e per ridurre l'inquinamento ambientale prodotto dall'eccessivo utilizzo del mezzo privato nell'Area.
In proposito, si rende noto che relativamente all'anno 99 ed agli anni precedenti, a seguito di specifica convenzione tra Regione Piemonte, FS e relativo protocollo aggiuntivo d'intesa tra la Regione Piemonte, la Provincia di Torino e i Comuni interessati al servizio sono state stanziate ed erogate ad FS somme per un miliardo e 824 milioni variamente ripartite con un contributo della Regione Piemonte di 674 milioni.
Segnalo inoltre che l'Area interessata al trasporto ferroviario in oggetto è stata e sarà sempre più soggetta a vincoli derivanti da lavori necessari per adeguare le infrastrutture ferroviarie, precisamente: incrocio di Settimo, stazione di Lingotto e l'imminente inizio dei lavori relativi al passante ferroviario Porta Susa-Stazione Dora.
Comporterà la dismissione totale della Stazione di Porta Susa dove funzioneranno solo tre binari ed i treni potranno effettuare solo carico e scarico passeggeri. Conseguentemente i treni che si attestano a Porta Susa dovranno essere dirottati a Porta Nuova, Lingotto e Trofarello con aggravamento degli attuali problemi di circolazione.
Il nuovo orario ferroviario che è andato in vigore dal 24/9/2000 è stato quindi predisposto tenendo conto delle suddette limitazioni.
In conclusione, un servizio di qualità di tipo metropolitano potrà essere attuato solo ad ultimazione di tali lavori.
Nello specifico delle problematiche evidenziate pervenuteci dal Comune di Chieri, si precisa che con l'introduzione del succitato nuovo orario invernale alcune richieste sono state accolte, ed altre disattese, in quanto motivate da problematiche tecniche o di sicurezza da parte di FS.
Questa credo che sia una nota saliente perché noi non usiamo già da questa fase, che era precedente all'assunzione da parte della Regione Piemonte del trasporto ferroviario regionale, era stata valutata in un'apposita riunione Regione, FS, Provincia di Torino e Comuni interessati tenutasi in data 5/9/2000 presso la Direzione del mio Assessorato, e nella stessa il Comune di Chieri aveva manifestato l'esigenza di mettere una corsa aggiuntiva anche tramite bus, prevista in partenza da Chieri alle 6,40 e in arrivo a Trofarello alle 7,00.
Su questa richiesta le Ferrovie avevano detto che, essendo imminente la pubblicazione dell'orario, si sarebbero riservate di inserirla verificate le possibilità tecniche di sicurezza come prima detto.
Questa è la situazione che evidenzia evidentemente qual è stato l'interesse della Regione su questa linea, arrivando addirittura a finanziarla in modo indiretto quando le competenze non erano proprie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Ringrazio il Vicepresidente Casoni, ma devo manifestare la mia insoddisfazione riguardo alla risposta.
Ho ascoltato le specifiche tecniche che il Vicepresidente ha fornito però devo dire che la corsa delle 6,40, che era uno dei problemi segnalati per gli utenti della linea e che doveva essere introdotta secondo delle promesse e degli impegni dall'inizio dell'anno, alla fine di febbraio, dopo che sono passati due mesi, ancora non è stata attivata.
Quindi, confermo la mia insoddisfazione proprio relativamente a questo particolare, e invito la Giunta a prendere in considerazione come intervenire proprio per quanto riguarda questa corsa, che riveste una grande importanza per il pendolarismo degli utenti.


Argomento: Boschi e foreste - Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Risposta scritta all'interrogazione n. 147 dei Consiglieri Ghiglia e Mancuso inerente a "Istituto Sperimentale per la nutrizione delle Piante da Legno"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 147, di cui il Consigliere Ghiglia chiede risposta scritta.


Argomento: Centri intermodali

Interrogazione n. 153 del Consigliere Moriconi inerente a "Progetti Movicentro"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 153, alla quale risponde l'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Peraltro, è un'interrogazione che non è stata collegata ad una precedente risposta che ho fornito, credo non più di tre settimane fa, su altre due analoghe interrogazioni. Il problema dei Movicentro credo fosse un'interrogazione di altri Consiglieri, comunque è analoga.
La Regione con l'approvazione della legge regionale n. 1/2000 ha avviato un ampio processo di innovazione e di rilancio del trasporto pubblico urbano. Un processo che prevede, con la collaborazione degli enti locali delegati, le Province e i Comuni, una serie di punti quali la riorganizzazione, nuove procedure nell'affidamento, l'avvio di iniziative di informazione, informatizzazione e promozione dei servizi, progetto di unificazione tariffaria, potenziamento e rinnovo del materiale rotabile.
Infine, questo è il punto richiamato nella legge, la riqualificazione e messa in sicurezza del sistema infrastrutturale, a partire dalle fermate dei principali nodi di interscambio passeggeri, cosiddetti "Movicentro".
In questo ambito, peraltro, il progetto Movicentro era già stato avviato precedentemente all'attuazione della legge, perché già nel 1999 avevo dato disposizione agli uffici di attivare questo progetto con il finanziamento della progettazione preliminare dei ventisette centri più rilevanti della regione, che erano stati individuati, e delle principali direttrici di trasporto pubblico delle Province, questo in accordo con le Province e i Comuni interessati.
Sulla base di questi progetti preliminari, la Regione intende promuovere una prima fase di attuazione, anzi ha già inteso promuovere una prima fase di attuazione, contribuendo al finanziamento delle opere infrastrutturali strettamente necessarie al funzionamento e alla messa in sicurezza dei nodi di interscambio.
A tal fine, sono stati inseriti negli accordi di programma, previsti dalla legge regionale n. 1/2000, predisposti con tutti gli enti soggetti di delega, Province e Comuni superiori ai 30 mila abitanti, e approvati con deliberazione della Giunta regionale 37-924 del 25/09/2000, gli impegni delle parti per l'attuazione dei Movicentro.
Sono già stati predisposti gli accordi di programma con i relativi Comuni e le relative Province. Il contributo regionale erogato a Province e Comuni è dell'ordine di 110 miliardi in tre anni (2000, 2001, 2002) ed è a fondo perduto, in modo da consentire il costituirsi di un patrimonio infrastrutturale a favore degli enti locali.
E' stata attivata anche la collaborazione con la Facoltà di Architettura sia aderendo ad un progetto, in merito al quale si sono tenuti incontri per la messa a punto dell'ambito della ricerca, sia per la definizione di un manuale tecnico per la progettazione degli spazi di mobilità urbana e, in particolare, dei Movicentro.
Tale collaborazione è da intendersi come supporto all'attività tecnica dell'Assessorato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Ringrazio per la risposta.
Devo dire che, anche in questo caso, esprimo la mia insoddisfazione in quanto si tratta di una risposta squisitamente tecnica che, purtroppo, non chiarisce i nostri dubbi. Ovvero, chi era presente sul territorio e mi ha presentato questo problema contestava il fatto che l'organizzazione tecnica non tenesse in rilevante considerazione quali erano i problemi locali nella creazione di questi Movicentro.
In particolare, il problema era segnalato di nuovo nella zona di Chieri e le preoccupazioni erano proprio che le persone incaricate della progettazione non tenessero in considerazione le preoccupazioni espresse a livello locale dai Comuni e che la parte della Regione e della Provincia fosse preponderante nell'assumere la decisione. E' vero che il finanziamento arriva dalla Regione, però negli interventi sul territorio noi crediamo sia importantissimo tenere in considerazione i pareri e le richieste presentate dagli enti locali. Quindi, in questo senso, confermo la mia insoddisfazione.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 224 del Consigliere Muliere inerente a "Conseguenze nel mondo agricolo derivanti all'aumento del costo del carburante"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 224, presentata dal Consigliere Muliere.
Risponde l'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

In esito all'interrogazione di cui all'oggetto si dà indicazione che questo Assessorato, come già nei mesi precedenti, sta seguendo con attenzione la problematica dell'andamento del costo dei carburanti per gli operatori agricoli. Congiuntamente con altre Regioni, a livello nazionale è stata rappresentata tale esigenza ai Ministri competenti, che si è concretizzata con l'approvazione da parte del Ministero delle Finanze del disegno di legge 30 settembre 2000, n. 268. Nel provvedimento venivano ulteriormente ridotte le aliquote dei prodotti petroliferi che assumevano i seguenti livelli rispetto all'intera accisa: gasolio per il riscaldamento serre aliquota pari al 5%, gasolio utilizzato come carburante 22% e benzina come carburante 49%.
Successivamente, con la legge 23 novembre 2000, n. 354, che convertiva il disegno di legge n. 268, l'accisa per il gasolio per il riscaldamento delle serre è stata azzerata.
Queste riduzioni di accisa sono state poi inserite nel decreto ministeriale 11/12/2000, n. 375, che ha sostituito il decreto ministeriale del 6/08/1963, che fino al 31/12/2000 regolava tutta la materia.
Parallelamente alle entrate in vigore delle suddette disposizioni, il prezzo del gasolio ha subito una costante diminuzione, dopo aver toccato i massimi a metà novembre (all'incirca 1160 lire al chilogrammo, più il 10 di IVA, ora costa all'incirca 920 lire al chilogrammo più IVA, per l'andamento dei prezzi di mercato del petrolio.
Queste misure, che sono importanti, perché l'agricoltura attraversa un momento di particolare difficoltà dovuta al notevole aumento di tutti i costi di produzione e ai danni delle recenti calamità atmosferiche, non sono sufficienti.
Comunque crescenti preoccupazioni ora si stanno concretizzando per l'applicazione del citato D.M. n. 375 del 11/12/2000 infatti, a parte la positiva riduzione delle accise, in esso sono contenute disposizioni che rendono estremamente complicate e farraginose le regole per usufruire del carburante agricolo agevolato da parte degli agricoltori, e creano un preoccupante allarmismo nei distributori di carburante, che dovrebbero anticipare gli sconti di accisa agli agricoltori.
Con le altre Regioni, questo Assessorato sta proponendo delle modifiche al D.M. 11/12/2000 n. 375 per ovviare alle sopra descritte difficoltà di applicazione.
In Piemonte è già diminuito il numero dei beneficiari per effetto dell'obbligo di iscrizione alla camera di commercio. Se non interverranno le auspicate modifiche al D.M. 375 si ridurrà ulteriormente il numero dei beneficiari.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocchino

La risposta dell'Assessore è stata prettamente burocratica e l'azione attuata nei confronti del Ministero, insieme alle altre Regioni, mi sembra dovuta.
E' chiaro, occorreva intervenire nei confronti del Governo. L'aumento del carburante non è dipeso soltanto dalle decisioni del Governo e dello Stato Italiano, ma da un insieme di fattori che hanno portato, nell'ultimo anno e in particolar modo negli ultimi mesi, un aumento notevole del carburante che ha pesato, come si diceva nell'interpellanza e nella risposta dell'Assessore, in particolare modo sugli agricoltori.
L'interpellanza sollecitava la Regione e l'Assessore competente a fare qualcosa in più rispetto ad un intervento sul Governo centrale. Un intervento a sostegno degli agricoltori nei mesi in cui è stata presentata questa interpellanza - risaliamo all'estate del 2000 - forse era un'azione utile in una situazione di emergenza come quella in cui si trova l'agricoltura. Prendo atto, invece, che l'intervento della Regione si è limitato ad un intervento di pressione sul Governo centrale. Avrei preferito qualcosa in più, rispetto al ruolo che può e deve avere il nostro Ente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TOSELLI


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 108 relativo a: "Corte d'Appello di Torino"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 108 dei Consiglieri Cota Brigandì, Dutto, Rossi O., Manica, Mancuso di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Presidente Cota, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione dell'ordine del giorno.



COTA Roberto

Unitamente ad altri Consiglieri appartenenti a diverse forze politiche ho sottoscritto questo ordine del giorno con il quale si chiede al Presidente della Giunta regionale e al Presidente del Consiglio di attivarsi affinché venga istituita una seconda Corte d'Appello per il Piemonte.
Il Piemonte e la Valle d'Aosta hanno un'unica Corte d'Appello. Questa è una situazione abnorme su tutto il territorio nazionale in quanto normalmente, in ciascuna regione, esiste più di una Corte d'Appello: in Sicilia ve ne sono quattro; in Lombardia due, ecc.
Questa situazione, al di là della conformazione della regione (ad una regione, normalmente, corrispondono almeno due Corti d'Appello, nel nostro caso la Corte d'Appello è unica per Piemonte e Valle d'Aosta), vi sono diverse ragioni legate al carico di lavoro che, attualmente, ha la Corte d'Appello di Torino, alla quantità di procedimenti penali e civili pendenti e a procedimenti amministrativi perché, collegata alla presenza della Corte d'Appello o di una sua sezione staccata, vi è anche una sezione staccata del Tribunale Amministrativo Regionale. Per il numero dei procedimenti, per la complessità degli stessi, per il numero di abitanti che interessano la circoscrizione giudiziaria della Corte d'Appello e per le distanze chilometriche dalla periferia fino al capoluogo di Torino, l'istituzione di una seconda Corte d'Appello è un'esigenza indifferibile.
Questa esigenza è stata più volte manifestata dalle categorie e dagli operatori del diritto: quante volte i magistrati, i Presidenti di Tribunali nella loro veste istituzionale hanno promosso incontri per sollecitare, per attivare le procedure per l'istituzione della Corte d'Appello. Penso alle istanze di anni e anni della categoria professionale degli avvocati, penso agli interessamenti dei deputati di tutte le forze politiche per l'istituzione della seconda Corte d'Appello o di una sua sezione staccata.
Anche il Parlamento ha preso, tempo addietro, una posizione importante con un ordine del giorno approvato dall'assemblea della Camera dei Deputati.
Tuttavia, nonostante la dichiarazione di intenti di tutte le forze politiche, nonostante queste esigenze pregnanti e nonostante le prese di posizioni più diversificate, la seconda Corte d'Appello ancora non l'abbiamo vista.
Alla luce delle competenze che le Regioni stanno acquisendo non soltanto da un punto di vista formale, ma anche sostanziale, cioè del peso politico e del ruolo politico che le Regioni stanno giocando nel processo di riforma e nella rappresentanza degli interessi delle comunità, una presa di posizione da parte del Consiglio regionale su una Corte d'Appello ad adiuvandum rispetto alle altre prese di posizione e alle dichiarazioni del Ministro di Grazia e Giustizia che, pubblicamente, ha riconosciuto l'esigenza dell'istituzione della seconda Corte d'Appello del Piemonte, o di una sua sezione staccata, una presa di posizione in questo senso dicevo, credo sia molto importante dal punto di vista politico.
Unitamente ai colleghi non ho indicato la sede di questa seconda Corte d'Appello o della sezione distaccata. Ritengo che vi sia una sede naturale l'importante è che il Consiglio regionale prenda una posizione sull'istituzione di una seconda Corte d'Appello o di una sede distaccata.
Poi, per quanto riguarda l'ubicazione, il reperimento dei locali e della sede, si pronunceranno gli organi competenti e si sentirà il parere anche di Magistrati, di Avvocati e delle Amministrazione comunali che, in alcuni casi, hanno già i locali a disposizione, un progetto e un programma per l'insediamento anelato di questi uffici giudiziari.
Chiedo, pertanto, ai colleghi e a tutta l'Aula di votare quest'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Quindi la sua, collega Cota, è già una dichiarazione di voto?



COTA Roberto

Sì.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Non richiamo molte delle cose già dette dal collega Cota nell'illustrazione del testo dell'ordine del giorno.
Sull'esigenza della seconda Corte d'Appello in Piemonte, ricordo che il Piemonte è una delle poche Regioni italiane - senz'altro l'unica tra le grandi Regioni del nord - che continui ad avere un'unica Corte d'Appello.
Questa vicenda l'avevamo già conosciuta in occasione della discussione relativa alla seconda università piemontese, quella del Piemonte orientale.
Anche in quell'esperienza, il Piemonte si caratterizzava per la sua unicità (era una delle poche grandi Regioni italiane in cui fosse presente una sola università).
Il collega Cota ha rappresentato le ragioni per cui questa è un'esigenza non più differibile, non tanto e non solo per le ragioni legate all'interno della vicenda sulla Corte d'Appello, e quindi ai professionisti e a quanti operano, ma perché coinvolge profondamente i cittadini piemontesi e consente una velocizzazione dei tempi della giustizia che è ciò che, da molte parti in questo momento, sia in Piemonte che nel Paese ci viene richiesto ed è ciò che viene richiesto, con insistenza, al Ministro Fassino nelle sue visite in Piemonte e in tutto il Paese. Abbiamo potuto rilevare come in questi ultimi tempi, proprio a livello del Ministero della Giustizia, siano stati assunti degli atti importanti un questa direzione.
Ritengo, quindi, che questa richiesta faciliti un processo come questo.
Debbo rilevare, altresì, che a tale richiesta è molto importante aggiungere anche una seconda parte, che è stata oggetto del voto parlamentare e che è oggetto di alcune proposte di legge depositate in Parlamento per iniziativa di alcuni parlamentari, sia alla Camera che al Senato. Faccio anche riferimento a recenti dichiarazioni che il Ministro di Grazia e Giustizia ha rilasciato in ben due occasioni nella città di Novara, una volta invitato dall'Associazione dei Commercialisti, un'altra volta in occasione di un importante convegno sulle problematiche della giustizia, invitato da avvocati, magistrati novaresi e dal Comune di Novara. Il Ministro Fassino ha avuto occasione non solo di dire che era d'accordo e riteneva di grande importanza la decisione sull'istituzione di una seconda Corte d'Appello in Piemonte, ma riconosceva anche la richiesta che veniva dalla città di Novara, dalle sue istituzioni, dagli ordini professionali, dai magistrati e dai cittadini, che proponeva, come sede della seconda Corte d'Appello in Piemonte, proprio Novara.
Io ho ritenuto un po' reticente, da parte del Presidente Cota, non dire questa cosa, perché la richiesta è esattamente in questi termini e va in questa direzione. E' una richiesta utile ed importante per il complesso della Regione, ma è una richiesta precisa, che ha trovato già precisi riscontri e, come tale, è stata rappresentata al Ministro di Grazia e Giustizia non solo da sedi istituzionali, ma anche all'interno dello stesso Parlamento, della Camera e del Senato.
Questo è punto importante. Che questo Consiglio regionale debba approvare in ritardo, buonultimo, dopo che altre istituzioni l'hanno già fatto, un ordine del giorno su questa problematica, e lo debba approvare con questa reticenza, mi sembra francamente insufficiente.
Vorrei che questa cosa rimanesse molto chiara ai verbali di questo dibattito e sarebbe anche opportuno, Presidente, visto che lei è il primo firmatario di quest'ordine del giorno, che questa cosa, qualora i colleghi che sono anch'essi firmatari del testo ne fossero d'accordo, venisse inserita in modo organico nel testo stesso.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Sono d'accordo con la Consigliere Manica.
La parola al Consigliere Mancuso.



MANCUSO Gianni

Grazie, Presidente.
Ho poco da aggiungere rispetto a quanto già rappresentato dal Presidente Cota e dalla collega Manica. Ovviamente, come firmatario di quest'ordine del giorno, non posso che sostenerne le ragioni contenute nel testo. Quindi, sinteticamente, il numero degli abitanti, il carico di lavoro e la conformazione della Regione, che sono le principali motivazioni che vengono richiamate nelle premesse del testo, già da sole spiegano la necessità di quest'attenzione. Anche l'Assemblea dovrebbe complessivamente contribuire a migliorare le possibilità che questa seconda Corte d'Appello possa vedere la luce.
E' noto a tutti voi che le questioni della giustizia hanno tempi lunghi e costi notevoli e sussiste, pertanto, un problema di tipo economico.
Questo consentirebbe un'opera di contenimento dei costi.
E' di tutta evidenza che di pari passo si otterrebbe un miglioramento nel servizio per l'utenza non soltanto della provincia di Novara, ma di tutto il quadrante e il settore orientale del Piemonte. Tutto questo rientra in una cornice generale di aumento della domanda della giustizia che vale per Novara ma vale anche per il resto del Piemonte.
L'esigenza di decentrare si sta concretizzando in tutti i vari settori della Pubblica Amministrazione (i Bassanini ne sono una testimonianza).
Ancorquando si tratti di una riforma incompiuta, anche nel settore della giustizia permane questa necessità di decentrare e avvicinare i servizi ai cittadini utenti.
Si tratta di un percorso di portata storica, contro il quale non si pu andare. E' necessario, invece, assecondare questa tendenza e dobbiamo inserirci in questo solco. Basterebbe ricordare il gran lavoro arretrato che le Corti d'Appello hanno e che nel resto d'Italia, laddove si è prevista a livello regionale l'individuazione di una seconda Corte d'Appello, c'è stato un sostanziale miglioramento nell'erogazione del servizio e quindi, in ultima analisi, un miglioramento nell'erogazione di questo servizio strategico da tutti auspicato ma molto spesso dimenticato che è proprio l'amministrazione della giustizia.
Il mio intervento lo considero anche una dichiarazione di voto ovviamente favorevole al testo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallarini; ne ha facoltà.



GALLARINI Pierluigi

Presidente e colleghi, non sto a ripetere le motivazioni non dico esaustive, ma sicuramente ampie e approfondite fornite da alcuni colleghi relativamente al fatto di aver apposto o per primi o in seguito la firma a questa richiesta.
Personalmente non conoscevo l'esistenza di questo ordine del giorno; ne sono venuto a conoscenza solo questa mattina, ho apposto però la mia firma perché ritengo che le anomalie denunciate dai colleghi relativamente all'unicità di questo caso del Piemonte per quanto concerne la Corte d'Appello mi trovano consenziente. Condivido le ragioni per le quali questa anomalia dovrebbe essere superata e quindi dovrebbe essere istituita la seconda Corte d'Appello.
Non sto a ripetere in modo prolisso quali sono state già le altre argomentazioni addotte dai colleghi, che condivido; mi sembrano ragioni di fondo, ragioni che semmai non giustificano assolutamente il ritardo con cui venisse istituita, nel caso lo fosse. Quindi ho apposto la firma perché ne condivido le ragioni e ovviamente voterò a favore di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta Marco.



BOTTA Marco

Intervengo soltanto per esplicitare il mio appoggio a questo ordine del giorno, che apprezziamo e condividiamo nel suo impianto generale. Nulla da dire sulla necessità di una seconda Corte d'Appello: gli operatori del diritto si aspettano da decenni la sua formazione e costituzione.
E' chiaro che noi oggi votiamo un ordine del giorno di questo tipo cioè un ordine del giorno generale, una richiesta generale di istituzione non andiamo evidentemente ad indicare il luogo fisico in cui poi la Corte d'Appello andrà ad incardinarsi.
A questo proposito devo dire agli amici di Novara, devo dire alla collega Manica che il Ministro Fassino non è andato soltanto a Novara, è venuto anche ad Alessandria, è venuto a visitare i locali che l'Amministrazione comunale ha già predisposto e posto a disposizione di un'eventuale seconda Corte d'Appello. Però non è qui il momento per far prevalere il campanile alla necessità generale.
Quindi apprezzamento e condivisione sul significato generale dell'ordine del giorno; un rimando evidentemente anche ad una successiva discussione sul luogo dove incardinare la sede della seconda Corte d'Appello. Anche perché - ripeto - la realtà piemontese è una realtà variegata: molte città capoluogo si aspettano - non solo Novara, ma sicuramente anche Alessandria - di essere considerate in questa futura scelta.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Cota, che interviene in qualità di Consigliere.



COTA Roberto

Alla luce degli interventi, io mantengo il testo così com'è, non perch non condivida le argomentazioni utilizzate dalla Consigliera Manica, che anzi condivido, ma semplicemente perché richiedo che su un punto così importante, quale l'istituzione della seconda Corte d'Appello, non vi sia una spaccatura all'interno dell'aula e non vi sia una decisione sulla sede che invece deve venire naturalmente.
Personalmente penso che Novara sia la sede naturale di questa Corte d'Appello; lo penso per tutta una serie di motivi. Tuttavia - voglio che rimanga a verbale questa dichiarazione di voto - ritengo che l'atto politico dell'assemblea regionale debba essere quello di richiedere una seconda Corte d'Appello; poi, sul problema dell'ubicazione della sede questo al limite potrà essere oggetto di un dibattito successivo.
Oggi non è il tempo di andare nel merito; oggi è il tempo di far emergere la volontà di tutto il Piemonte ad avere un'organizzazione giudiziaria degna di una grande regione moderna, quindi con l'istituzione di una seconda Corte d'Appello e di tutti gli uffici giudiziari che sono strutturati a corollario, quindi anche di una sezione del Tribunale Amministrativo Regionale.
Per questi motivi, voterò a favore dell'ordine del giorno, con tutte le motivazioni, le spiegazioni e - meglio - le interpretazioni di cui alla mia dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente. In effetti, scorrendo l'ordine del giorno Novara non è scritta; poi la firma di tutti era una garanzia che anche le ragioni di Cuneo sarebbero state adeguatamente tutelate. Chiedo scusa.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Prendo atto in modo un po' stupefatto della risposta del Presidente del Consiglio regionale avv. Cota, perché lui meglio di me sa che non solo c'è una ragione generale per cui ci debba essere una seconda Corte d'Appello in Piemonte (ho già citato prima come il Piemonte fosse il caso più unico che raro tra le grandi Regioni italiane su questa vicenda come sulla vicenda universitaria), ma che c'è un'esigenza sia del mondo delle professioni che dei cittadini di velocizzazione della giustizia. Quindi questa richiesta di una seconda Corte d'Appello non solo è sacrosanta, possiamo dire che è addirittura tardiva, che avremmo dovuto muoverci prima, che c'è qualche cosa di francamente strano, di un po' inconcepibile tutto questo.
Sono stupefatta del fatto che, sempre con la stessa oggettività, l'avv.
Cota non ci abbia detto qui come non ci sono tante sedi naturali, a volte ci sono, a volte no; in questo caso la sede del secondo Tribunale del Piemonte con le caratteristiche che ha, con l'ordine di volume, di lavoro giudiziario e di competenze, tutto questo è già criterio che si è oggettivato in sedi istituzionali di altro tipo, penso al Parlamento, in sedi istituzionali di Enti locali e riconosciuto anche a livello delle categorie, degli ordini professionali, oltre che dei Magistrati. Quindi questa reticenza ad ammettere un fatto altrettanto oggettivo e a non voler scrivere la sede già definita, già da tutti conclamata, che è la sede di Novara, è un eccesso di reticenza che indica una divisione all'interno del centro-destra, che c'è, è oggettiva: è il centro-destra in quest'aula che non è in grado di scrivere Novara su quell'ordine del giorno. Vorrei rilevarlo perché le divisioni mi sembra che ci siano; non è una richiesta di ordine campanilistico questa, è una richiesta di ordine oggettivo: spacciarla come tale e renderla uguale ad altre possibili proposte non mi sembra che deponga dell'oggettività della questione.
Il nostro voto ovviamente rimane favorevole, faccio però presente il problema.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Anche noi, come Gruppo consiliare di Forza Italia, siamo favorevoli a sostenere l'ordine del giorno che istituisce la seconda Corte d'Appello in Piemonte.
Abbiamo letto con attenzione e condividiamo le premesse di questo ordine del giorno, in particolare quella che prevede un carico di lavoro che la Corte d'Appello di Torino - unica Corte d'Appello per le Regioni Piemonte e Valle d'Aosta - può certamente avere, poiché tutti conosciamo il corso della giustizia in Italia. Credo che il 90% dei casi - non vorrei fornire un dato sbagliato - possa essere un dato vicino alla verità: soprattutto chi è condannato in primo grado ricorre alla Corte d'Appello quindi è certo che il carico di lavoro è estremamente importante.
Sosteniamo, dunque, questo ordine del giorno. Non si può parlare di divisioni né, tanto meno, di responsabilità (sul passaggio delle responsabilità al centrodestra parlerò a conclusione di questa mia dichiarazione di voto) se non si vuole inserire la parola "Novara". Non ci sono difficoltà ad inserire o non inserire una parola, o ad indicare una città, ma credo che certe valutazioni non spettino a questo Consiglio regionale. In un certo senso, ciò facendo, andremmo a sminuire il tono dell'ordine del giorno, che ha invece un obiettivo preciso: la costituzione di una seconda Corte d'Appello e la conseguente riduzione del carico di lavoro di quella di Torino. Si potrebbe indicare la città di Novara perch è la seconda città del Piemonte, la capitale virtuale o vera del quadrante mentre Alessandria è una città un po' più piccola, sebbene la sua provincia sia più grande della provincia di Novara. Esistono tante motivazioni, e non credo spetti al Consiglio regionale scegliere, bensì a qualcun altro.
Il Consiglio regionale certamente non ha responsabilità né, tanto meno ne ha il centrodestra. Se responsabilità ci sono, sono del centrosinistra.
Non lo dico solo per virare il discorso nella politica: voglio ricordare che da circa cinque anni il Paese è governato dal centrosinistra. In questi cinque anni, al Dicastero della Giustizia si sono susseguiti tre Ministri: Flick, Diliberto e Fassino. La Camera dei Deputati, più o meno due anni fa ha approvato un ordine del giorno, che è stato citato anche in premessa: "Da diversi anni si discute se istituire una seconda Corte d'Appello in Piemonte. In particolare, risulta essere stato approvato un ordine del giorno in tal senso dalla Camera dei Deputati". Tale ordine del giorno impegnava il Governo di centrosinistra e i suoi Ministri Flick, Diliberto e Fassino. Ad oggi, però, nessuno ha fatto nulla per istituire la seconda Corte d'Appello, a prescindere da Novara, Alessandria o da qualsiasi altra città del Piemonte che non sia la città di Torino.



PRESIDENTE

Aveva chiesto di intervenire il Consigliere Brigandì. La dichiarazione di voto è stata già fatta dal Consigliere Cota, però se il Consigliere Brigandì lo desidera può intervenire lo stesso, essendo fra i presentatori dell'ordine del giorno.



BRIGANDI' Matteo

La ringrazio, Presidente. Sarò, per l'occasione, brevissimo.
E' evidente che la promozione di una seconda Corte d'Appello in Piemonte appare necessaria, non foss'altro perché, in quasi tutte le Regioni - eccetto quelle microscopiche - vi sono più Corti d'Appello.
Ricordo la mia Sicilia, con ben quattro Corti d'Appello.
Ciò detto, discutere sulla città mi sembra ultroneo: non basta dire che occorre una seconda Corte d'Appello e che sarebbe bene istituirla a Novara anche se a me potrebbe sembrare la sede più idonea. Per poter fare affermazioni di questo tipo sarebbe necessario analizzare il carico giudiziario.
Non dobbiamo dimenticare che il compito del politico non è inserirsi nel merito delle decisioni giurisdizionali o amministrative, ma assicurare al cittadino una giustizia in tempi brevi, quale che sia la giustizia impartita. E' compito della Magistratura far sì che la giustizia sia di alta qualità.
Ci occorrono dati che, allo stato attuale, non abbiamo.
Prendo atto, Presidente, che la sua ipotesi di Cuneo ha altrettanta dignità rispetto a quella di Novara. Ne approfitto per constatare, a mia volta, che il centrosinistra è spaccato.
Annuncio ancora il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

Consigliere Brigandì, il Vicepresidente Toselli si è accertato che, nel caso di una seconda Corte d'Appello, essa andrebbe istituita nella seconda Provincia, e sapete bene quale essa sia! E' giusto che però ci sia un dibattito democratico sull'argomento!



(Risate in aula)



PRESIDENTE

Considerato chiuso il dibattito, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 108, il cui testo recita: "Premesso che sul territorio della Regione Piemonte è ubicata un'unica Corte d'Appello con sede a Torino la predetta Corte ha competenza anche per la Regione Valle d'Aosta avendo alla fine competenza relativamente alla circoscrizione di ben diciassette (17) sedi di Tribunale la situazione del Piemonte risulta unica con riferimento: al numero di abitanti del distretto della Corte d'Appello di Torino al carico di lavoro che attualmente grava sulla predetta Corte, da un punto di vista quantitativo e qualitativo alla conformazione geografica del territorio di riferimento che rende molto disagevole per alcuni utenti recarsi a Torino da diversi anni si discute circa la necessità di istituire una seconda Corte d'Appello in Piemonte ed in particolare risulta essere stato approvato un ordine del giorno in tal senso alla Camera dei Deputati ritenendo indifferibile la istituzione della seconda Corte d'Appello del Piemonte tutto ciò premesso il Consiglio Regionale impegna il Presidente della Giunta ed il Presidente del Consiglio regionale ad attivarsi in tutte le sedi affinché venga istituita una seconda Corte d'Appello per il Piemonte." Chi è favorevole è pregato alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei presenti con 37 voti favorevoli.



PRESIDENTE

Colleghi, vista l'ora e i nostri programmi, riaggiorno la seduta alle ore 15. Ricominceremo i lavori con il programma concordato, cioè rinizieremo con l'esame del Regolamento di contabilità.
Annuncio anche la convocazione, per le ore 14,30, di una riunione dei Capigruppo allargata anche ai Presidenti della IV e della VI Commissione per cominciare a organizzare i lavori in vista dell'esame del bilancio da parte delle Commissioni della settimana prossima.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,03)



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