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Dettaglio seduta n.70 del 20/02/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Su richiesta del Consigliere Ghiglia, si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Vicepresidente Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
29 Consiglieri.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Costa Enrico, Galli, Rossi Giacomo e Scanderebech.


Argomento:

b) Questione di legittimità costituzionale dell'art. 8 della L.R. n. 19/99 (Norme in materia di indirizzi e modifiche alla L.R. n. 56/77 - Tutela ed uso del suolo) sollevata dal TAR Piemonte


PRESIDENTE

Comunico che il TAR Piemonte, Sez. I, con ordinanza n. 301 del 12 febbraio 2001 ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'art. 8 della L.R. n. 19/99 (Norme in materia di indirizzi e modifiche alla L.R. n. 56/77 - Tutela ed uso del suolo), in relazione all'art. 117 della Costituzione, trasmettendo gli atti del giudizio alla Corte Costituzionale per la risoluzione della stessa questione.
Copia dell'ordinanza è disponibile presso la Segreteria del Consiglio regionale.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Come maggioranza chiediamo alla cortesia dell'aula un quarto d'ora di sospensione.



PRESIDENTE

Va bene. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.



(La seduta, sospesa alle ore 15,57 riprende alle ore 16,30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico all'aula che è ancora in corso la riunione dei Capigruppo della maggioranza. Pertanto, per non far aspettare i colleghi inutilmente ed avendo ragione di ritenere che non ci sarà il numero legale, proporrei di prolungare la sospensione dei lavori fino alle ore 17. Ho già fatto presente che, ovviamente, alle ore 17 bisognerà riprendere i lavori.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Presidente, adesso aggiorniamo alle ore 17. Noi, alle 17 in punto chiederemo la verifica del numero legale. Se non ci sarà, si andrà ad altra data e non si sposterà la seduta di mezz'ora, come da prassi adottata.



PRESIDENTE

No, la prassi non l'abbiamo ancora inaugurata! Sono comunque d'accordo che bisogna trovare tempi più veloci per la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, concordo con la richiesta del collega Marcenaro ed anche con i leggeri cenni di preoccupazione che lei ha espresso.
Anch'io esprimo vivaci cenni di preoccupazione, perché mi sembra che anche con la giornata di oggi, si stiano affievolendo e venendo meno molte delle ragioni di dignità di questo Consiglio regionale. Sono molto preoccupato. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Chiedo che si proceda come normalmente si deve procedere: che alla ripresa lei inizi i lavori e poi, se qualcuno chiede la verifica, proceda alla verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Ora o alle ore 17?



SAITTA Antonino

Adesso.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
32 Consiglieri.


Argomento: Commercio - Commercio al dettaglio - Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Esame ordini del giorno n. 211, n. 215, n. 219, n. 220, n. 221 e n. 222 inerenti a: "Centro commerciale nel territorio dei Comuni di Vinovo e Nichelino" (collegate interpellanza n. 70 ed interrogazioni n. 77, n. 78 e n. 580)


PRESIDENTE

Iniziamo pertanto a discutere gli ordini del giorno inerenti a: "Centro commerciale nel territorio dei Comuni di Vinovo e Nichelino", di cui al punto 12) all'o.d.g. Ce ne sono addirittura sei: ordine del giorno n. 211, presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi ordine del giorno n. 215, presentato dai Consiglieri Ghiglia, Botta Marco, Mancuso, Rossi Giacomo, Salerno, Valvo e Angeleri ordine del giorno n. 219 presentato dal Consigliere Mercurio ordine del giorno n. 220 presentato dai Consiglieri Riggio, Di Benedetto Caracciolo e Mellano ordine del giorno n. 221, presentato dai Consiglieri Placido, Muliere Suino, Riba, Marcenaro, Ronzani, Tapparo e Manica ordine del giorno n. 222, presentato dai Consiglieri Deorsola e Brigandì.
A questi documenti sono collegate l'interpellanza urgente n. 70 del Consigliere Chiezzi; l'interrogazione urgente n. 77 del Consigliere Di Benedetto, per la quale è richiesta la risposta scritta; l'interrogazione urgente n. 78, sempre con richiesta di risposta scritta, del Consigliere Marengo; infine, l'interrogazione n. 580 del Consigliere Tapparo.
Visto che l'argomento era inglobato ad un unico punto all'o.d.g., il punto 12) anticipato, procediamo con una discussione unica.
Il primo ordine del giorno in ordine cronologico è il n. 211 a firma dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, non ci sono interventi: possiamo votare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Pierluigi

Ho appreso con piacere che una mia interrogazione, mi pare datata luglio, sul problema Nichelino-Vinovo è arrivata in aula.
Personalmente, ho un credo, esclusivamente mio, esclusivamente personale: che la Juventus S.p.A. abbia rilanciato l'ipotesi Nichelino Vinovo, perché forse, visto l'approssimarsi della campagna elettorale visto l'approssimarsi della ricerca di consenso da parte dei due candidati che corrono per la poltrona di Torino, voglia "alzare il prezzo" sulla vicenda "Stadio delle Alpi". Quindi, non credo che sia veritiera la richiesta avanzata dalla Juventus di "Mondo Juve" o "Juve-City" - o come vorrà chiamarlo - di Vinovo e Nichelino.
Credo che sia una mossa strategica, in un momento elettorale, per ottenere qualcosa...



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



MARENGO Pierluigi

Ci lascia anche il Presidente! Come dicevo, non credo che questa sia una grande preoccupazione. Io la vedo più come un fatto strategico della Società FIAT, che cerca di ottenere qualcos'altro attraverso questa operazione.
In ogni caso, questo ha sollevato un grande problema: un problema di tipo politico - fra un po' parlerò da solo all'opposizione - un problema serio, di tutela del piccolo commercio e del commercio tradizionale.
Io non so quanto il commercio tradizionale riuscirà a sopravvivere al dilagare - è un fatto storico epocale - della grande distribuzione, di un sistema nuovo di vendita; però credo - e lo dico anche perché questa mattina qualcuno ha detto "mi appello alle forze liberali", e lo dico da liberale - che l'imprenditoria sia basata sull'individuo. L'imprenditoria di stampo liberale è basata sulla parità di partenza, non è basata sul grande capitale, non può essere basata sul grande capitale: quella non è un'imprenditoria di tipo liberale.
Ecco perché credo nel piccolo commercio, nel commercio tradizionale: un commercio che parte dall'individuo e si basa sull'individuo; un commercio dove la persona mette a rischio se stessa e mette a rischio i propri beni e la propria vita.
Quindi, credo che il dibattito di oggi sia, tra l'altro, sterile ed inutile visti i banchi vuoti e che non ci sia la volontà politica di discutere in merito a questo problema.
Accettai, mi sembra a luglio, di modificare un ordine del giorno molto duro. Eravamo quattro firmatari e fummo catalogati fra i "cattivi". Dei quattro firmatari, oggi ci sono solo io. Insisto - e, a questo punto, mi autodefinisco cattivissimo - e posso dirvi che mi spiace di aver accettato a luglio di rinunciare a quel documento per fare un documento di mero impegno.
Sono certo che la Giunta questo impegno lo rispetterà, magari non proprio nei termini (è vero che abbiamo avuto fenomeni epocali come l'alluvione, il problema della sanità e mille altri problemi), ma sono sicuro che la Giunta manterrà quell'impegno. Vi assicuro sin d'ora che se quell'impegno non verrà mantenuto in termini brevi, continuerò ad insistere e chiederò la parola in tutte le sedute consiliari per domandare le ragioni del non mantenimento di quell'impegno, un impegno a tutela di un certo tipo di commercio, di un certo tipo di occupazione che dà lavoro vero e provato a fronte di un'occupazione tutta da provare.
Su questo punto - ormai solo su questi banchi - vi posso dire che il mio impegno c'è ed è totale.
Voterò tutti gli ordini del giorno, se il numero legale ci sarà, nella direzione di quello che a luglio c'eravamo impegnati a fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Vorrei intervenire in questo dibattito generale, che prende spunto dagli ordini del giorno previsti al momento - anche perché chissà che cosa succede nelle stanze segrete del potere - per illustrare al Consigliere Marengo, unico collega della maggioranza che si appassiona, qualche volta al dibattito politico, questo volume edito dalla Regione intitolato Il mercato del lavoro in Piemonte - Osservatorio del mercato del lavoro.
Probabilmente, qualche Assessore lo conosce, perché è stampato dalla Regione Piemonte con parecchi collaboratori illustri, scienziati economici e sociali. A pagina 20 de Il mercato del lavoro in Piemonte, relativamente 1999 si dice: "Il millennio si chiude in Piemonte con il migliore risultato occupazionale negli ultimi dieci anni: i posti di lavoro stimati dall'ISTAT aumentano infatti, di ben 38.000 unità, passando da 1.686.000 del 1998 agli attuali 1.724.000, con una crescita pari al 2.3%".
Procedendo oltre, la pagina 22 recita: "La ripresa dell'occupazione in Piemonte è interamente frutto dell'espansione del terziario, che si conferma come il ramo di attività più dinamico, con una crescita di ben 44.000 unità lavorative (+4.7%), in prevalenza donne" - sottolineo questo dato. "All'interno del settore, i dati attualmente disponibili ci consentono solo di distinguere fra commercio ed altri servizi: il commercio ha mantenuto nei primi due trimestri dell'anno un profilo basso, anche per il 'congelamento' delle attività imposto dalla nuova normativa, segnando una diminuzione di 5.000 unità rispetto allo stesso periodo del 1998 dovuta alla flessione del lavoro autonomo, a prosecuzione di un 'trend' negativo presente già da tempo. Nella seconda metà dell'anno, tuttavia, l'area commerciale, in una situazione più fluida per la parziale liberalizzazione prodotta dai nuovi dispositivi in vigore (nel mese di novembre viene approvata la nuova legge regionale del settore, la n. 28), ha registrato un deciso incremento (+20.000 addetti il saldo interannuale) e sembra essersi interrotta la caduta dei lavoratori indipendenti, che nella variazione annua registrano una sostanziale parità con una lieve riduzione. L'aumento interannuale è comunque attribuibile, in gran parte, agli altri comparti.
Nel complesso, dei 44.000 posti di lavoro nel terziario, 34.000 sono appannaggio del lavoratore alle dipendenze" - ha ragione il Consigliere Marengo, però sono 34.000 - "ripartiti sui due sessi; nel lavoro autonomo si è, invece, verificata una consistente espansione delle donne, mentre la componente maschile è rimasta sostanzialmente stabile".
Partirei da queste considerazioni, che sono ufficiali, perché la Regione su questi testi ci spende risorse, intelligenze, le fa stampare, le fa distribuire gratuitamente, ma evidentemente, quando bisogna leggerle per attuare qualche decisione, il Consiglio regionale se ne dimentica e le lascia in un cassetto.
Non voglio essere io a fare l'iperliberista o l'iperliberale, però ci sono dei dati certi, che sono quelli che ci dicono che non si pu approfittare di questa situazione per fare un discorso di ritorno ad una regimentazione vincolistica del commercio. Potremmo discutere partendo dagli ordini del giorno, cercando di non trasformare questa occasione in bagarre elettorale, ma se vogliamo discutere della legge sul commercio, lo facciamo partendo da dati ufficiali, dagli studi prodotti anche in CD Rom e distribuiti gratuitamente in Piemonte, che ci dicono che quella legge - e davvero mi sembra strano dover essere io, dai banchi dell'opposizione, a dirlo - ha funzionato: ha creato, nel 1999, 44.000 posti nuovi di lavoro.
Ora, mi sembra strano che, di fronte ai licenziamenti di ditte molto grandi - magari le stesse che adesso chiedono di aprire spazi commerciali importanti - non ci sia scandalo o discussioni, o non ci sia liberale che intervenga. Quando invece andiamo a toccare poteri costituiti di associazioni legittime ed autorevoli, di lobby di potere, allora siamo in campagna elettorale, siamo tutti d'accordo (centrosinistra e centrodestra).
Apprezzo, stavo per dirlo...



MELLANO Bruno

MARENGO Pierluigi (fuori microfono)



MELLANO Bruno

Da quando i poteri forti sono i bottegai?



MELLANO Bruno

I poteri forti sono talmente forti che abbiamo cambiato l'ordine dei lavori oggi, su cui tutti sono d'accordo, e probabilmente è uno dei pochi argomenti su cui, oggi, usciremo con una votazione unanime - non ci sarà il mio voto - di tutti i Gruppi. Allora questo è il dato di un potere forte perché in campagna elettorale anche i bottegai contano, e contano molto.
Questo per dire che anche noi, come Gruppo Radicale, sosteniamo che occorre rimettere mano alla legge, ma bisogna farlo su dati concreti, dati veri e su un'analisi complessiva di quello che è successo, di quello che i dati e le statistiche della Regione ci dicono, senza ritornare - lo ripeto ad una normativa vincolistica che ci farebbe davvero tornare indietro rispetto ai tentativi innovati che il Decreto Bersani ha imposto alle Regioni, Piemonte compreso. Quindi, prendiamo il dato che ci viene offerto dagli studi dell'Osservatorio del mercato del lavoro e cerchiamo di produrre migliorie laddove è possibile. Attenzione, però, a non fare della discussione di oggi un voto politico, cioè se questa autorizzazione la diamo o non la diamo perché siamo in campagna elettorale.
C'è comunque un retropensiero: "Chissà come mai è stata fatta in questo momento questa procedura di autorizzazione", e cerchiamo di farlo tenendo l'occhio su tutta la Regione. Non andiamo a decidere di caso in caso: Santhià, Vinovo e cos'altro arriverà nei prossimi giorni.
C'è una legge e bisogna applicarla, oppure si deve avere il coraggio di dire che la legge non ha funzionato, è stata sbagliata nelle sue motivazioni e nella sua costruzione. Io questo non lo credo. Ritengo invece che occorra un po' di coraggio per difendere le scelte buone che la Regione qualche volta fa. Bisogna migliorare e cercare di equilibrare quello che di squilibrato ci può essere nel provvedimento, ma facendo attenzione a non tornare indietro.
Abbiamo davanti a noi le sfide del mercato globale, abbiamo davanti la new economy, abbiamo pure un Assessore alla new economy. Cerchiamo di non cedere ad esigenze ed urgenze del momento, ma di fare un discorso più complessivo, affinché gli interessi dei consumatori e del mercato siano nella libertà e nella possibilità di competizione vera, nella libertà di poter scegliere anche la grande distribuzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Grazie, Presidente. Vorrei manifestare il mio profondo disagio per l'andamento dei lavori della giornata odierna. Il tema in discussione è molto importante, perché investe la regolamentazione e il commercio della nostra Regione, ed è meritevole di un dibattito più approfondito.
Considerata l'assenza di molti Consiglieri di maggioranza, chiedo la verifica del numero legale.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

D'accordo, Consigliere Valvo.
Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Constatata la mancanza del numero legale, essendo presenti in aula n.
24 Consiglieri (sono in congedo n. 5 Consiglieri), la seduta è sospesa, ai sensi dell'art. 52 del Regolamento del Consiglio regionale.



(La seduta, sospesa alle ore 17 riprende alle ore 17,30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento: Commercio - Commercio al dettaglio - Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Esame ordini del giorno n. 211, n. 215, n. 219, n. 220, n. 221 e n. 222 inerenti a: "Centro commerciale nel territorio dei Comuni di Vinovo e Nichelino" (collegate interpellanza n. 70 ed interrogazioni n. 77, n. 78 e n. 580) - (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo la discussione in merito agli ordini del giorno relativi al centro commerciale nel territorio dei Comuni Comunali di Vinovo e Nichelino.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

L'occasione che ci viene offerta oggi dalla vicenda, che è oggetto di un'animata discussione nella maggioranza, dovrebbe essere colta come opportunità per definire attorno a queste tappe - abbiamo già avuto nei mesi scorsi la vicenda di Santhià - un percorso che dia alla Regione un ruolo di orientamento e di programmazione in una materia delicata come il commercio. Credo che una politica commerciale non possa essere la sommatoria di tante decisioni assunte a livello comunale; così non era nello spirito del Decreto Bersani, che dava, al meccanismo di recepimento delle Regioni, l'opportunità di mantenere, in qualche modo, una guida del processo al fine di evitare che si facesse una semplice sommatoria di microdecisioni comunali. Questo nulla togliendo al valore e al principio di sussidiarietà che la dimensione comunale possa avere un'operatività alta ma quando debordano dal proprio territorio gli effetti indotti che determinano la decisione comunale, ci deve essere un meccanismo di livello superiore - in questo caso della Regione - che sappia fare orientamento.
La nostra legge probabilmente presenta alcuni limiti che possono essere recuperati. La regolamentazione che poi ne permette il funzionamento presenta anche degli aspetti discutibili, che danno luogo al fenomeno che abbiamo visto.
L'obiettivo del dibattito che si dovrebbe fare, che dovrebbe essere un dibattito importante, non è quello di parteggiare per l'una o per l'altra parte, oppure per accogliere una mitica ipotesi liberista che faccia il selettore della migliore dislocazione degli investimenti commerciale, bensì di trovare un punto di equilibrio tra l'interesse del consumatore, che è legato al prezzo, alla qualità dei servizi e alla loro dislocazione, e la funzione di presidio del territorio, di rapporto, del principio di vicinanza che la struttura commerciale, diffusa sul territorio al dettaglio, compie.
Il paradosso delle politiche liberiste, che abbiamo visto nella teorizzazione del Presidente americano Bush, è quello di lasciare, da un lato, che i processi avvengano secondo le grandi spinte dei vari interessi (quelli più forti prevalgono) e, dall'altro, c'è un principio caritatevole di andare a recuperare coloro che restano colpiti da questi processi, come gli anziani, che evidentemente si trovano con una dislocazione della struttura commerciale molto polarizzata, o le categorie più deboli, che nei quartieri popolari magari non trovano una rete diffusa di commercio tale da poter rispondere alle loro esigenze.
Pensiamo al Piemonte, con i suoi oltre mille Comuni, che potrebbero trovare nel commercio al dettaglio una rete sociale di presidio del territorio, che viene invece prosciugata da politiche che facilitano la polarizzazione del commercio. Occorrerebbe approcciare il fenomeno che si è determinato a Nichelino e a Vinovo in questo senso: non, da un lato, con lo spirito punitivo nei confronti delle Amministrazioni comunali che hanno fatto la loro parte, mancando una capacità ed un alveo in cui far scorrere le decisioni (probabilmente anche le popolazioni di queste due città pu darsi che siano favorevoli a questo processo), ma attraverso una guida, che deve essere in capo alla Regione, in questo caso non permettendo che tale processo si possa realizzare, ma cogliendo questa occasione in termini rapidi, da un lato, cercando di rivedere i meccanismi regolamentari che sostengono l'attuazione della norma e, dall'altro, pensando anche ad un intervento sulla norma stessa, che, come dicevo, depotenzia il meccanismo programmatorio della Regione.
In questa occasione, in cui dobbiamo far valere il principio di sussidiarietà e il carattere programmatorio della Regione, esso si verifica se in un'assemblea elettiva come quella regionale, una maggioranza che ha i numeri per farlo e un governo regionale che avrebbe il compito di indirizzare questo processo per capire se va al di là di quelli che possono essere stimoli e spinte occasionali, possano assumere un ruolo alto. Credo infatti, che vada approfondito questo principio di sussidiarietà. Le Amministrazioni comunali, se vedessero effettivamente che la Regione si è spogliata di tutti i meccanismi gestionali e di amministrazione e mantiene il primario indirizzo dello sviluppo della Regione, avrebbero anche maggiore sensibilità nell'accogliere quello che è il principio di sussidiarietà, che non vuol dire che puoi fare di tutto scaricando sugli altri effetti indotti che non desiderano, magari le altre Amministrazioni comunali. Questo ovviamente non vale solo per la materia del commercio vale per la politica delle aree industriali attrezzate, vale per tutte quelle scelte che, qualora operate dalla dimensione comunale determinerebbero degli effetti che vanno al di là della dimensione comunale stessa.
In questi aspetti, la capacità di intervento e di programmazione della Regione deve essere molto forte. Ecco, allora, che la soluzione non è una scelta per accogliere l'interesse A o l'interesse B, oppure per nasconderci dietro la mitica capacità di una politica iperliberista nell'allocare al meglio le risorse nel settore del commercio, ma è la capacità di dire dinanzi a questo problema, che noi da subito interveniamo sugli elementi regolamentatori della norma attuativa che recepisce la Bassanini a livello regionale e poi - qui è l'occasione del dibattito alto - l'indirizzo di modifica della legge del commercio della Regione Piemonte che si manifesta inadeguata ad affrontare questi aspetti. Altrimenti oggi abbiamo questa vicenda: fra due o tre mesi dovremo rincorrere Collegno, poi un'altra realtà e così via, cercando, in qualche modo solo di inseguire e non di indirizzare le politiche.
Il senso della mia interrogazione è quello di cogliere gli aspetti di importanza della modernizzazione del commercio insieme ad una politica che valorizzi il ruolo fondamentale del commercio al dettaglio, che è un ruolo importante, perché non potremmo fare delle politiche assistenziali per compensare le carenze politiche di processi spontanei, in cui molte volte il capitale finanziario, intervenendo nella grande distribuzione, attiva anche politiche di dumping per eliminare la concorrenza strutturale sul territorio, mentre la Regione attiva un tipo di politica tesa ad equilibrare il processo economico con gli aspetti sociali e gli elementi territoriali.
Diciamo molto spesso che l'agricoltura è un presidio del territorio che la montagna non va spopolata con certe politiche. Anche il commercio è una leva importante di queste politiche di presidio del territorio e di socialità diffusa nella dimensione regionale. Non è un dispetto che la minoranza fa alla maggioranza attorno a questa vicenda, ma è l'occasione per dire: basta, non facciamo più ogni due o tre mesi un dibattito su questi aspetti. Assumiamo oggi una decisione importante per ridare alla Regione il ruolo di programmazione in materia di commercio.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Tapparo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Il Presidente Ghigo non c'è?



PRESIDENTE

C'era. Si vede che, in un dibattito di qualche ora, si è assentato per esigenze tecniche.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Stiamo discutendo il mio ordine del giorno? Non capisco dove siamo.



CONTU Mario

Qual è il punto della discussione?



CONTU Mario

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



CONTU Mario

Di cosa stiamo parlando? Del mio ordine del giorno?



PRESIDENTE

Stiamo facendo il dibattito generale sul punto 12) all'o.d.g., quindi su tutti gli ordini del giorno presentati.
La prego di proseguire, Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Ripeto quanto ho già avuto modo di dire in occasione dell'incontro dei Capigruppo con le Associazioni dei commercianti. Prima si è determinato un incidente d'aula. Ci sembra di comprendere che la maggioranza annaspa in relazione agli impegni assunti in quella sede, ma questo è un problema della maggioranza. Si sta faticosamente cercando di trovare un punto di equilibrio che possa consentire a quest'aula di licenziare degli ordini del giorno, degli atti di indirizzo vincolanti, non prelettorali.
Stamane qualcuno è andato oltre, sostenendo di essere anche in grado di indicare la data entro la quale un'eventuale modifica della legge regionale sul commercio potrebbe essere approvata.
Io, invece, sto con i piedi per terra. Guarderei con molta più attenzione agli strumenti di cui disponiamo. Intanto, una prima considerazione.
Quello che sta avvenendo in quel di Vinovo e Nichelino non è assolutamente slegato dalla partita tuttora aperta della vicenda degli stadi nella città di Torino. Esiste un impegno del Consiglio comunale ad una soluzione contestuale della problematica relativa agli stadi. Il tentativo oggi operato dalla Juventus di separare gli aspetti relativi all'individuazione di una grande area commerciale di business - che, tanto per intenderci, è tutto ciò che è "Mondo Juve" separato dal momento "stadio" - probabilmente rientra all'interno di questa strategia complessiva che - come sosteneva giustamente il Consigliere Marengo questa mattina - punta a presentarsi ad un nuovo tavolo o a quello esistente con più carte da giocare.
Credo che si debba partire da questa realtà di riferimento. All'interno di questa operazione se ne apre un'altra, ben più vasta, che riguarda il problema delle leggi sul commercio, la compatibilità delle politiche di sviluppo connesse alla grande distribuzione e la realtà del piccolo commercio. Io separerei i due aspetti, li separerei totalmente, cercando di mantenere - e questo dovrebbe essere il compito dell'assemblea legislativa svincolato l'aspetto relativo alla legge sul commercio da quella che è la "partita stadi", vale a dire la partita più generale del rapporto che dovrebbe intercorrere tra gli Enti locali, o Enti sovraordinati, e il mondo del calcio. Parlo di un mondo del calcio che sempre più, da fenomeno sociale com'è, si è spostato su un terreno che di sociale ha ancora tanto in termini di attenzione alla problematica - ma che sostanzialmente è diventato il "grande business, il business del calcio" al quale tutti coloro che hanno responsabilità di governo nella materia, come noi dovrebbero guardare, modificando la propria rotta.
Quanto al commercio, lo ricordava poco fa il Consigliere Tapparo: è inutile nasconderci in una realtà che è, per certi aspetti, drammatica.
Stiamo progressivamente assistendo alla scomparsa di una rete diffusa di piccole attività commerciali sul territorio, in un contesto dove la situazione demografica del Paese è motivo di allarme per tutti.
Pensate che probabilmente, prima o poi, in alcune realtà periferiche, e non so se lo preveda la legge, verranno aperti gli "spacci statali": è evidente che la localizzazione dei grandi centri di distribuzione nelle aree periferiche, all'interno dell'area metropolitana, determina progressivamente la frantumazione e la scomparsa delle piccole aree commerciali e dei piccoli negozi dedicati. Tutto ciò però avviene in una situazione nella quale si ha un progressivo invecchiamento della popolazione, popolazione a cui chi è chiamato a compiti di governo locale deve dare delle risposte, come anche delle risposte deve dare ad un problema come quello della presenza di una rete diffusa del piccolo commercio sul territorio.
Qui nessuno parla di altri dati. Qui nessuno parla di dati relativi alla grande distribuzione. Sarebbe utile avere i dati di bilancio: qual è la situazione di bilancio di una catena come la Carrefour o le Gru? E' vero che oggi si è in presenza di pesanti passività nel settore della grande distribuzione e che, configurandosi come grandi imprese commerciali, oggi rischiano di entrare nel circuito - certamente non virtuoso! - del sostegno del governo "in relazione a...".
E' vero, Consigliere Mellano: quei meccanismi sono veri! Peccato che il dato statistico non ci dice quale lavoro, con quali caratteristiche, con quali condizioni. Sappiamo anche quali effetti deregolatori lo sviluppo dell'occupazione nel campo commerciale ha, complessivamente, nell'ambito del lavoro inteso come lavoro "tutelato", da offrire alle giovani generazioni.
Pensiamo al Piano del commercio. Credo che la mia sia stata una delle poche forze politiche che con coerenza - anche se, insieme ad altre, la battaglia è stata fatta nella passata legislatura - si è opposta a quel Piano. Le motivazioni di questa opposizione sono le stesse con le quali oggi, sotto la forte spinta della scadenza prelettorale, la maggioranza dice: "Badate bene, ci siamo sbagliati, bisognerebbe rivedere la portata di questi provvedimenti".
Non so - mi rivolgo anche a chi si è fatto portatore di queste istanze se oggi la modifica della legge esistente sia in grado di invertire la rotta, se fosse vero quel progetto, se rientrasse nel discorso più ampio di una trattativa a tutto campo sul futuro degli stadi e del calcio a Torino.
Certamente c'è un altro aspetto che nessuno considera: la grande distribuzione, i mega centri commerciali, portano con sé anche l'insediamento dei Multiplex e il dato, da questo punto di vista, è sconcertante. Da una parte, esistono politiche territoriali di un certo tipo (penso a quanto detto nell'ambito del piano dei programmi della città di Torino, come il rilancio dei piccoli cinema di periferia, la rivitalizzazione della propria presenza nelle realtà particolari per il miglioramento della qualità della vita), dall'altra, in tutta la prima cintura della città assistiamo ad un proliferare di insediamenti commerciali che sono portatori - almeno tali paiono a noi come forza politica - di un altro pericolo, ben più grave, rispetto al quale il Governo francese ha adottato ben altre ricette: mi riferisco alla "colonizzazione culturale". Dietro le catene dei Multiplex operano le grandi case cinematografiche, le multinazionali, che agiscono in questo campo con un prodotto ben definito, sia sul piano dei contenuti che su quello dei messaggi culturali.
Infine, un'ultima considerazione.
La città di Torino ha una vocazione naturale, che dovrebbe assecondare: essere il capoluogo dell'area metropolitana. Il Comune di Torino - devo dirlo, lo segnalo sottovoce - da un po' di tempo ha cominciato a restituire la pariglia. Stanco di una situazione nella quale i Comuni dell'area metropolitana, su molti degli appuntamenti sui quali sono stati chiamati ad operare in modo contestuale, hanno tradito le aspettative sul piano dei contenuti, ha cominciato a restituire la pariglia in termini di negazione dei servizi. Penso, per esempio, alla questione degli asili nido: dall'anno scorso il Comune di Torino si rifiuta di accogliere nelle strutture della città i bambini...



PRESIDENTE

Consigliere Contu, la invito ad accelerare i tempi. Aveva solo due minuti a disposizione, ma ho dimenticato di azzerare il tempo, per cui il suo intervento dura già da dieci minuti.



CONTU Mario

Completo il ragionamento che stavo facendo. Siamo in una situazione nella quale le politiche del territorio non possono essere disgiunte dal ruolo forte che può esercitare chi, di fatto, ha una vocazione naturale, la città capoluogo dell'area metropolitana. Sempre più si parla di gestione in forma associata dei servizi e a maggior ragione, sempre più, si pone all'ordine del giorno la necessità di un governo del territorio che veda attori e non solo comparse anche i Comuni della cintura della città.
Ciò che sta succedendo è gravissimo. Dispiace - e lo sottolineo con una certa amarezza - che nelle pieghe dell'attuale normativa le posizioni del governo di centrosinistra della città di Torino confliggano con quelle assunte dai governi di centrosinistra dei Comuni interessati.
Non dobbiamo lasciarci sfuggire l'occasione che ci è data: potrebbe essere un'occasione unica per riassumere in capo al governo regionale tutta una serie di competenze che stanno dando luogo a disastri come questi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Penso sia essenziale, per la nostra discussione, che il Consiglio possa discutere avendo anche l'opinione del Presidente della Giunta regionale. La Giunta ha partecipato alla discussione, siamo tutti a conoscenza di lettere inviate all'Associazione dei commercianti dal Presidente della Regione.
Per una discussione su questi ordini del giorno e sulla materia che stiamo discutendo, in presenza anche di interrogazioni, chiedo che la Giunta regionale, in particolare il Presidente o l'Assessore competente esprimano la loro opinione sulla materia.



PRESIDENTE

Sono presenti il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore, che senz'altro parleranno.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Marcenaro)



PRESIDENTE

Pensavo prima di fare una discussione generale per rispetto dei colleghi che hanno parlato e visto che è il Consiglio che dà un indirizzo.
La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Vorrei ringraziare Mondo Juve perché ci consente oggi, senza neanche aver presentato una domanda agli uffici preposti, ma solo attraverso una notizia che ci è giunta dagli organi di stampa e poi ripresa dall'Associazione dei commercianti, di discutere di un argomento che ci ha tenuti incollati in questi banchi, nella legislatura precedente, per settimane intere.
Siamo di fronte al decreto Bersani che liberalizza totalmente la materia, due delibere di due Consigli comunali - quello di Vinovo e quello di Nichelino - che danno il via libera alla possibilità di costruire un megacentro che, a detta dell'Associazione dei commercianti che oggi abbiamo ricevuto, dovrebbe attestarsi attorno ai 55.000 metri quadri di vendita in quella zona. C'è poi una legge regionale, approvata nel 1999, che questa maggioranza, già nella legislatura precedente, si era imposta di rivedere a seguito di una verifica sull'attuazione della stessa.
Conosciamo tutti benissimo quali sono gli ordini del giorno susseguiti l'ultimo è quello del 25 luglio scorso che richiedeva una modifica sostanziale della tabella allegata. In questa direzione, noi abbiamo firmato l'ordine del giorno il cui primo firmatario è il Consigliere Ghiglia perché, proprio rispetto a questa situazione, vogliamo che la stessa sia rivista.
La legge regionale - vorrei sottolineare - non liberalizza come il decreto Bersani, ma interpreta la modifica del commercio nella nostra Regione, secondo il mio parere, in un'ottica di sostanziale modernizzazione della stessa.
Sappiamo bene come sono cambiate le cose in questo settore, sappiamo anche quali sono le tradizioni di questo settore in Piemonte, che vanno nella direzione della piccola e media distribuzione. Quando approvammo la legge nel 1999, ci sembrava che ci fosse la possibilità di contemperare sia la piccola che la media e grande distribuzione.
Con una successiva verifica sul campo, quindi con la possibilità che era demandata alla Giunta e non ad una modifica legislativa, è emersa la necessità di un provvedimento molto più celere che consenta di monitorare e verificare l'attuazione della legge.
Siamo tutti a conoscenza dei problemi emersi nel luglio scorso rispetto alla richiesta di grande distribuzione in Piemonte. A distanza di qualche mese verifichiamo la possibilità che ci sia un'altra problematica, in un'altra zona più vicino al Torinese.
Abbiamo firmato questo ordine del giorno, abbiamo firmato insieme ai colleghi della maggioranza una richiesta affinché questo sia presentato in Consiglio regionale in tempi rapidissimi.
Lo abbiamo detto in sede di audizione e lo confermiamo: abbiamo voluto espressamente fissare una data per la discussione e per evitare che ci fossero delle strumentalizzazioni elettorali che, come sappiamo, purtroppo sono molto facili in questo periodo. E' per questo che abbiamo fissato la data del 20 marzo, abbiamo dato dei tempi estremamente stretti per dare una risposta non elettorale ed elettoralistica, ma per dare la possibilità alla Giunta di fare una proposta seria, attraverso un vaglio altrettanto serio con consulenti e dirigenti e facendo in modo che ci sia, successivamente quel confronto, che auspichiamo ancora, con le categorie interessate per un'ulteriore verifica della posizione. Questa mi sembra una posizione estremamente seria.
Con questo ordine del giorno noi chiediamo alla Giunta che entro il mese prossimo ci sia questa proposta e che la stessa possa essere messa in discussione immediatamente.



PRESIDENTE

Comunico all'assemblea che all'ordine del giorno n. 215 è giunto un emendamento presentato dal Consigliere Brigandì.
Proseguiamo con gli interventi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei ringraziare i colleghi della maggioranza che hanno voluto sottoscrivere il nostro ordine del giorno; li voglio anche ringraziare per aver poi presentato un ulteriore emendamento che, a nostro avviso, lo completa, lo rende più chiaro ed inequivocabile.
Vede, Presidente, voglio ripetere quanto ho detto questa mattina partendo dalla fine del mio intervento. Noi di Alleanza Nazionale abbiamo un difetto, che qualcuno talvolta ci imputa: votiamo allo stesso modo sullo stesso argomento, ovunque (a Nichelino, a Vinovo, a Torino e in Regione Piemonte). Questo, chiaramente - ed è la prima questione - il centrosinistra non lo può dire, perché il centrosinistra è abituato secondo il luogo, a cambiare casacca, a cambiare motivazioni, a scagliarsi contro l'uno e contro l'altro per mistificare, attraverso il gioco delle tre carte politiche, ovviamente, le posizioni di sostanza ed amministrative che invece assume negli Enti locali.
Questa mattina ho iniziato il mio intervento facendo il discorso della genesi e ricordando che, se l'anno scorso questa Giunta regionale di centrodestra, grazie all'Assessore Pichetto, non avesse emanato la legge regionale sul commercio, oggi, noi e le varie categorie, ci troveremmo a combattere nel Far West del decreto Bersani. Vorrei ricordare che il decreto Bersani fu definito da noi, due anni fa, quando nacque, ed anche l'anno scorso, quando ne discutemmo in quest'aula, un "decreto Far West e liberticida", perché consentiva a chiunque di fare tutto, ovunque. Questo vorrei sottolinearlo due volte: il decreto Bersani, emanato dal Governo nazionale del centrosinistra, permetteva a chiunque di fare tutto, ovunque.
Quindi, anche di costruire un bel mega centro commerciale in Piazza San Carlo, perché il decreto Bersani era il decreto - bisogna ricordarlo della liberalizzazione assoluta, incontrollata, illimitata, del commercio.
Su questo, il centrosinistra ha delle responsabilità storiche gravissime e se non fosse intervenuta la Regione Piemonte, con il concerto delle categorie (ASCOM, Confesercenti e i rappresentanti dei piccoli e medi imprenditori commerciali), oggi in Piemonte governerebbe il "Far West Bersani". Quindi, il liberticidio totale, l'omicidio doloso nei confronti del commercio tradizionale.
Visto che noi con la testa dura votiamo allo stesso modo in tutti i posti, dobbiamo segnare un altro punto: ad oggi, cari colleghi del centrosinistra più o meno imbarazzati, esistono solo due atti formali che danno il via libera a "Mondo Juve". Il primo, è la delibera del Comune di Nichelino (Sindaco-PPI, Giunta-Ulivo, non so se ci sia Rifondazione Comunista in maggioranza); il secondo è l'atto deliberativo del Comune di Vinovo (finto Sindaco civico, prima legislatura, tesserato DS). In questi due Comuni il centrosinistra ha avallato, difeso e fatto l'apologia dell'operazione "Mondo Juve", dicendo che avrebbe creato posti di lavoro che era una grande occasione addirittura per lo sviluppo della viabilità in quei territori.
Capite, allora, che diventa facile, o difficile, cambiarsi la giacca a seconda del posto in cui si vota! Lo dico chiaramente e l'ho anche scritto: sono il Presidente provinciale di un partito democratico - beh, finch prendo il 14,5% dei voti posso anche dire che il mio è un partito democratico! - e se avessi, fra gli iscritti al partito, dei Sindaci o degli amministratori che votano un atto amministrativo contrario all'impostazione culturale del partito, io li caccerei, perché loro sono eletti senza vincolo di mandato. Ed io, anziché presentare gli ordini del giorno scagliandomi contro la Giunta regionale ed invitando il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi, sa cosa faccio, Presidente? Prendo queste persone e le caccio! Dopodiché, attivo, impegno, invito, ma prima di tutto le caccio! Altrimenti succede che il PPI o i DS, o chi per essi, a Nichelino si mettono una giacca e dicono: "Viva il grande centro commerciale, viva il grande capitale, viva 'Mondo Juve', con tutto quello che si porta dietro...". Poi, arrivano in Consiglio comunale a Torino e presentiamo un ordine del giorno unitario, in cui ci vogliamo tutti bene e votiamo tutti contro quella stessa delibera per la quale, quegli stessi partiti, a Nichelino e Vinovo, hanno votato a favore. Poi, ancora, si cambiano nuovamente la giacca - per la terza volta, perché si suda, si incomincia ad andare verso la primavera! - arrivano in Consiglio regionale e cosa fanno? Impegnano il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi affinché - cattivone cattivone... - venga modificata la legge regionale sul commercio, che alla fine di tutto è la madre di tutti gli errori.
Ho voluto ripercorrere questi fatti perché, Presidente, in questi giorni ho avuto la sensazione dell'indistinto, cioè mi trovo a disagio e ringrazio quell'Associazione di categoria che non menziono - perché è stramenzionata - che oggi ha voluto riportare le frasi storiche indelebili, dei vari rappresentanti dei partiti. Mi trovo a disagio dicevo - perché io, nei programmi elettorali, negli atti amministrativi nei programmi del partito, sono sempre stato a favore del piccolo commercio e contro la grande distribuzione e non ho mai avuto alcun amministratore in nessun Comune, che abbia smentito questa impostazione. Trovarmi a fianco di persone che, invece, si elogiano tra loro in difesa del piccolo commercio, mentre a Nichelino e a Vinovo i rappresentanti della stessa corrente politica - il centrosinistra - votano a favore della grande distribuzione commerciale, mi fa sentire a disagio.
Permettetemi di sfogarmi, visto che posso ancora parlare, almeno in quest'aula, per ricordare la verità e le differenze. Dopodiché, in coerenza, sempre con la stessa giacca - anzi, con vestiti diversi, perch ci cambiamo anche noi, ma non cambiamo né il colore né il taglio, perch quando si ha un'impostazione la si deve tenere coerentemente - abbiamo presentato un ordine del giorno anche in Regione, dove siamo maggioranza nel quale c'è scritto che impegniamo la Giunta - peraltro non ce n'era bisogno - a mantenere fede agli impegni presi, cioè ad arrivare con sollecitudine alla modifica dell'allegato A) della legge, ed il Presidente Ghigo a non assumere alcun atto formale che vada ad avallare l'operazione di quei due Comuni.
I colleghi della maggioranza, con grande cortesia, spirito di collaborazione e comunità di intenti, hanno avallato il nostro ordine del giorno e lo hanno perfezionato, dimostrando che c'è, in quest'aula e fuori un mondo di coerenza, che è il centrodestra, che si è anche impegnato entro una data certa, con l'emendamento testé distribuito, a modificare l'allegato A); che c'è un mondo di coerenza che sostiene e difende il commercio tradizionale contro la grande distribuzione o quantomeno per trovarvi una collocazione ponderata; che c'è un mondo di incoerenza che secondo la necessità, l'utilità politica contingente del momento, del paese, del campanile, del campanilismo, del campanello, di quello che ti tira per la giacca, cambia indifferentemente bandiera da una parte e dall'altra.
Ritengo che questo fatto, Presidente, vada sottolineato e fatto emergere. Spero di esserci riuscito. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, gli ordini del giorno in discussione anticipano un dibattito che in ogni caso andava fatto. Secondo me, questi vanno letti in positivo, scontando un esito affatto diverso da quello proposto; esito che secondo i proponenti dovrebbe risolvere la questione attraverso la modifica dell'allegato A) della L.R. n. 28 del 12 novembre 1999.
Ma andiamo con ordine. La questione deve essere affrontata sia nella sua globalità, sia scendendo nell'analisi dei suoi singoli aspetti; aspetti tecnici, relativi all'intervento in sé, ma anche e soprattutto politici relativi alla programmazione e alla capacità di governo della Regione.
L'intervento in sé può essere riassunto nei seguenti termini: 1. Lotto A 10 campi di calcio e percorsi di allenamento della Juventus "Mondo Juve", Centro di Medicina dello Sport, accoglienza, spogliatoi palestre, uffici, foresteria, sala stampa, ecc.
parcheggi a raso interni al centro allenamento verde e viabilità.
2. Lotto B aree per verde e viabilità interna parcheggi a raso, parcheggi interrati e parcheggi in silos per 9.000 posti auto centro commerciale per 50.000 metri quadri di superficie di vendita distributore di carburante bowling e sala giochi ristorazione e multisala (Multiplex).
3. Opere infrastrutturali strettamente pertinenti e da realizzare a scomputo di oneri di urbanizzazione potenziamento Via Debouché e rotatorie di flusso, tra svincolo della tangenziale e nuovo insediamento allargamento Via Scarrone con creazione sovrappasso sulla ferrovia Torino Pinerolo costruzione nuova strada con sovraferrovia in frazione Garino tratti di collegamento fognario e di reti tecnologiche.
4. Opere infrastrutturali di completamento, di competenza di altri Enti, già programmati ed inseriti nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia, approvato ad aprile 1999 completamento svincolo Debouché sulla tangenziale, di competenza ATIVA e miglior collegamento con il nuovo ponte sul Sangone costruzione complanare tra Corso Stupinigi e Strada Debouché, di competenza della Provincia ed in fase di studio, per il superamento della chiusura al traffico della rotatoria attorno alla Palazzina di Caccia.
In questo quadro, già di per sé complesso, si innesta la questione appena sfiorata nei "quaderni" del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia, e che riguarda la razionalizzazione e l'integrazione dei collegamenti in ambito metropolitano.
Mi riferisco all'ipotesi sempre più cogente del prolungamento della linea metropolitana verso sud, oltre il Lingotto, almeno fino a Nichelino Vinovo, utilizzando l'attuale tratta ferroviaria Torino-Pinerolo, della quale è previsto il raddoppio, spingendosi alla previsione dell'interramento in trincea, con il superamento dei passaggi a livello di Via Torino e Via Giusti, e l'attestamento di una fermata all'altezza dell'intervento Juventus.
Si prefigura, quindi, qualcosa che potrebbe andare ben al di là degli stessi intenti economici, diciamo pure speculativi, del proponente privato e che assume le caratteristiche di una vera e propria rivoluzione urbanistica, ma anche culturale, per la conurbazione sud dell'area metropolitana.
Tutto ciò rende ragione e prospetta verso una diversa luce l'interesse positivo espresso dalle Amministrazioni dei due Comuni direttamente coinvolti; interesse positivo peraltro condiviso dalla stragrande maggioranza dei cittadini.
La stessa dimensione economica e finanziaria che l'intervento innesca sia direttamente, sia in modo indotto, forse merita una riflessione che non può tradursi nell'approvazione tout court dei due ordini del giorno in discussione.
Stiamo parlando di qualcosa come 1.000 miliardi di investimenti a carattere sportivo, culturale, commerciale ed infrastrutturale; cioè di qualcosa che potrebbe completare, senza volerlo, il quadro di grandi trasformazioni dovuto agli ingenti investimenti per "Torino 2006".
La questione va quindi ricondotta sotto riflettori nuovi e che diano ragione dell'ampio respiro che comporta, delle grandi ed articolate responsabilità che coinvolge, della stessa capacità di rispondere in modo altrettanto adeguato da parte del governo regionale.
Ho avuto modo di leggere la lettera che il Presidente Ghigo ha inviato al Presidente dell'ASCOM, De Maria, il 9 febbraio scorso. Invito tutti i colleghi Consiglieri a fare altrettanto, se già non lo avessero fatto.
Sia pure dai banchi della minoranza, in questa circostanza debbo esprimere tutto l'apprezzamento mio personale e del mio partito per l'estrema correttezza istituzionale, ma anche per la lungimiranza politica contenuta nel documento.
Giustamente, la lettera esprime la più grande attenzione per la questione posta, riconducendola alla più corretta impostazione procedurale ed individuando in modo incontrovertibile i livelli di responsabilità e di governo dell'intervento.
In realtà, appare evidente che i due Comuni direttamente interessati approvando il protocollo di intesa con l'operatore privato proponente hanno solo sancito la possibilità giuridica di realizzare il progetto ferma restando la necessità, peraltro sancita dalla legge regionale, della più ampia capacita di regia da parte della Regione Piemonte, alla quale ultima spetta la competenza istituzionale e la responsabilità politica di dire "sì" o "no", oppure ancora di ridiscutere su basi diverse l'intero intervento proposto.
E' persino ovvio che in sede regionale debbano essere condotte tutte le valutazioni di carattere economico, commerciale, urbanistico, territoriale in ultima analisi di compatibilità dell'intervento proposto. E' altrettanto ovvio che, nell'ipotesi di esito positivo di tali valutazioni, il governo regionale debba assumere in pieno il ruolo guida per la concertazione delle diverse competenze e dei diversi legittimi interessi dei soggetti coinvolti: la Regione stessa, la Provincia, i Comuni direttamente interessati, ma anche quelli interessati in modo indotto, da Torino a Candiolo, da Moncalieri a Beinasco, l'ATIVA, l'ANAS, le Ferrovie dello Stato, l'Ordine Mauriziano, l'Ente Parco di Stupinigi, la Sovrintendenza ai Beni culturali ed ambientali e quanti altri abbiano titolo.
In termini politici, andando oltre quelli squisitamente istituzionali in un quadro di concertazione come quello appena delineato, hanno diritto di cittadinanza anche i soggetti sociali interessati, dalle Organizzazioni dei commercianti e degli esercenti a quelle dei lavoratori.
Quello che, però, questo Consiglio non può permettersi è di abdicare al suo ruolo. Questo consiglio ha approvato la legge, che oggi si propone di riformare, nel novembre 1999. Si tratta di una legge che si basa sul principio che l'iniziativa privata debba essere favorita, ponendo nel contempo i necessari paletti per una responsabilità di governo dei processi economici e finanziari da ascrivere alla Regione stessa.
Oggi si propone di abdicare a tale responsabilità, stravolgendo gli stessi principi della legge, proponendo di dire "no" all'intervento proposto, non attraverso approfondimenti e verifiche che ne sanciscano eventualmente l'incompatibilità, ma semplicemente cambiando la legge stessa.
Si tratta di una scorciatoia pericolosissima e ciò rappresenterebbe un precedente grave e preoccupante. Sarebbe il segno di una sconcertante incapacità di governo dei processi economici e sociali: è come se in una partita di calcio la squadra che teme di perdere chiedesse all'arbitro di fischiare la conclusione della partita stessa alla fine del primo tempo.
Questi sono i motivi che mi inducono a respingere i due ordini del giorno e a chiedere a tutto il Consiglio di non approvarli. Per questi motivi ne chiedo il ritiro agli stessi proponenti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Perché in vari ordini del giorno c'è la richiesta di modificare la legge regionale e la deliberazione che norma gli insediamenti commerciali in modo da non consentire con facilità l'insediamento di grandi centri commerciali in Piemonte e, oggi, in particolare, nell'area torinese? C'è questa richiesta perché la legge è stata approvata proprio con quelle caratteristiche, cioè molto aperta e permissiva nei confronti della grande distribuzione. Ma qualcuno ha approvato questa legge ed è la stessa maggioranza che adesso governa.
Allora, è un po' curioso questo atteggiamento da parte di esponenti di una maggioranza che ha voluto la legge così com'è e che poteva, viceversa approvarla in modo diverso. Non era obbligatorio approvare la legge in questo testo, né la legge né la deliberazione.
Insieme ad altri colleghi ci siamo battuti fino all'ultimo minuto per cercare di limitare e di chiudere le maglie larghe che la legge consentiva ai grandi insediamenti. Non siamo riusciti a farlo perché i colleghi della maggioranza, anche il collega Ghiglia, si sono rifiutati di farlo. Ha fatto muro e ha fatto quadrato su quella legge e su quella deliberazione. Non ce l'abbiamo fatta a fargli cambiare idea a tempo debito, la legge è rimasta quella che la maggioranza ha voluto che fosse.
Questo è un argomento risibile, perché potevamo approvare un'altra legge con le maglie più strette. Le maglie larghe le avete tenute voi su quel testo, potevamo stringere insieme le maglie. Voi vi siete opposti e noi, in minoranza, abbiamo dovuto accettare questa vostra impuntatura e lasciare libero il campo ad un voto di maggioranza su una legge che adesso anche voi volete modificare. Questo è solo perché la coerenza non mi sembra provenga proprio da quella parte.
Come Gruppo dei Comunisti Italiani appoggiamo gli ordini del giorno che chiedono innanzitutto di non consentire alcuna procedura di variante automatica, che chiedono di variare subito la legge e la deliberazione in modo da non consentire questo tipo di insediamento.
Nei minuti che mi rimangono a disposizione vorrei toccare quello che forse, è il problema che è al di sotto di questo contrasto. Ho ascoltato con molta attenzione l'intervento del collega Caracciolo, che risiede in uno dei Comuni oggetto dell'intervento.
Il problema che dobbiamo affrontare e al quale dobbiamo fornire risposte è il seguente: oggi, gli interventi massicci di investimento nel settore commerciale vengono vissuti da alcune comunità locali come interventi in grado di affermare miglioramenti nella qualità della vita e dei servizi. Noi ci troviamo di fronte a questo problema: le grandi concentrazioni industriali che si occupano di distribuzione commerciale oggi, grazie alla potenza dei loro investimenti, stanno proponendo stili modalità e culture di vita che sono quelle che tutti noi possiamo verificare in giro anche per la nostra area.
Se un tempo la grande distribuzione - come si è detto, parlando con il Presidente Ghigo, un momento fa fuori dall'aula - ha avuto anche effetti di calmiere rispetto ai prezzi dei prodotti al dettaglio, penso che, in questo momento, la grande distribuzione di quel tipo abbia dispiegato quasi tutti i suoi effetti. Siamo in presenza di un vero e proprio salto di scala della qualità della proposta.
Oggi, l'insediamento di grandi centri commerciali di esposizione di merci, con attività, esercizi ludici, ristoranti e bar, avviene attraverso una proposta che costruisce luoghi d'incontro staccati dalla vita della città.
Il modello culturale che oggi viene proposto penso contrasti con la nostra storia e cultura. Questo tipo di potere di intervento e di insediamento propone che, al di fuori della città, cioè il luogo dove storicamente la gente vive, si incontra, commercia, scambia, compra beni e gestisce servizi, si costruiscano delle scatole, più o meno variopinte entro le quali, sulla base degli interessi di questi investitori, coloro che vivono in città si incontrino per trascorrere un pomeriggio. Questo è lo stile di vita che propone il grande investimento industriale.
Insieme al collega Pozzo, uno degli ultimi giorni in cui eravamo in delegazione nella città di Tokyo, ho visitato il centro commerciale Venus così mi sembra che si chiamasse. Ci hanno detto: "Dovete vederlo". Siamo partiti e, insieme alla fabbrica e al centro espositivo della Toyota, ci siamo ritrovati di fronte ad un grande scatolone tutto chiuso, mi sembra di colore giallo, assolutamente anonimo e sperso nella campagna. Siamo entrati, non so cosa il collega Pozzo avesse in mente, ma io ero un po' sorpreso: "Chissà dove ci portano, chissà cosa potrà mai esserci dentro questo scatolone sito a mezz'ora d'auto dal centro di Tokyo". Apertasi la porta, ci siamo trovati all'interno di una realtà virtuale che rappresentava, attraverso strade e portici, la stessa volta del cielo azzurro cosparso di nuvole al centro di una città europea. Potevamo essere un po' a Firenze, un po' a Roma, un po' a Napoli, un po' a Torino, un po' a Milano. Passeggiavamo in questa realtà virtuale calpestando finti cubetti di porfido, vedendo finte lesene, finti modiglioni che reggevano i balconi e via dicendo. C'era parecchia gente, sembrava di essere in Europa, era un centro di vita e vi erano parecchi bambini. Mi chiedevo se, per caso, uno di questi bambini giapponesi, venendo in Italia, avrebbe commentato le cose che vedeva dicendo: "E' come Venus, in Europa". Questo fatto rappresenta uno stravolgimento della realtà preoccupante.
La legge che avete approvato allarga le maglie a favore di questi interventi, al dispiegamento delle forze più aggressive del mercato introducendo nel nostro vivere quotidiano degli elementi e dei punti di riferimento sociali di questo tipo.
Questi grandi centri commerciali non rappresentano più la città e le merci, ma quasi solo più l'esposizione di merci, con poverissimi elementi di contorno (l'architettura quasi non si vede).
Nella cultura europea-italiana il commercio rappresenta una grossa parte della città e quando si va a fare compere si passeggia, si parla con il negoziante, si guarda l'edificio, si percorrono le strade e si acquisiscono elementi di informazione generale sul funzionamento e sul modo di vita urbano. Oggi, invece, allarghiamo le maglie in questo modo: pian pianino, una massa sempre maggiore di persone, con le città che si desertificano e con gli esercizi commerciali diffusi che perdono quota trova come unica scelta a disposizione quella di chiudersi in una "scatola" in cui le merci sono tutto ciò che ci circonda, così come la loro esposizione. La gente si concentra in questi luoghi a fare quello che una volta si faceva in città, sia nei centri storici, sia in luoghi analoghi che si potrebbe essere capaci di creare nelle periferie.
Penso che di fronte a questo - perlomeno noi Comunisti Italiani abbiamo questa posizione - occorra dire un "no" chiaro, avvertire un pericolo e non considerare questo "trend" di mercato come una presa di posizione di fronte alla quale non si possa che inchinarsi come di fronte ad una profezia.
Il mercato, da questo punto di vista, non è una profezia e stringere le maglie per la grande distribuzione, che oggi ha come obiettivo questi centri di vita alternativi, costituisce un fattore politico discriminante e di difesa del nostro stile e della nostra qualità della vita.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Grazie, Presidente. Come già questa mattina, anche oggi il dilemma appare abbastanza evidente. Si può decidere di condurre questa discussione perdendo un po' di tempo, perché non credo che i risultati siano particolarmente efficaci dato che ci troviamo all'inizio della campagna elettorale, nella quale discutiamo e vediamo anche come accapparrarci qualche consenso; si può decidere di scegliere un'altra strada, che pu essere quella di arrivare rapidamente a prendere quelle decisioni che sono nel potere di questa istituzione e che possono consentire di affrontare, in termini più efficaci, più razionali e più equi, la questione della quale stiamo parlando.
Naturalmente entrambe le strade sono possibili e, per quanto mi riguarda, come dicevo questa mattina durante l'incontro con l'Associazione dei commercianti, all'una e all'altra siamo disponibili. So benissimo che se vogliamo affrontare una discussione su questo problema, il centrosinistra dovrà fare i conti con differenze di posizioni che si sono manifestate nelle scelte e nelle decisioni prese dai Comuni di Nichelino e Vinovo.
Il Consigliere Caracciolo, con argomenti ed intelligenza, ha riportato queste posizioni anche in questa discussione e, peraltro, compaiono in un ordine del giorno sottoscritto da Consiglieri di molti Gruppi; è una posizione diversa, che oggi considero sbagliata.
Ciascuno di noi può pensare che i problemi delle differenze, che nascono dalle esigenze di rappresentanza e dai rapporti con un territorio siano cose per le quali ciascuno sceglie come relazionarsi. Qualcuno sceglie la via di cacciare questo e quello: lo faccia pure. Noi scegliamo invece, la via di chi riconosce che nella politica esistono interessi e posizioni diverse che tendono ad essere rappresentate, con le quali è bene cercare un confronto, tenendo conto del fatto che stare nello stesso partito e nello stesso schieramento non sempre vuol dire riuscire a trovare elementi di sintesi. Questo è sicuramente il caso, con tutti gli elementi di contraddizione che vi sono.
Se la scelta fosse quella di anticipare una campagna elettorale e di aprire una discussione, come ha fatto il Consigliere Chiezzi - ma ne potremmo aggiungere molte altre - possiamo ricostruire le responsabilità della Giunta e della maggioranza nell'approvazione della legge, ricordando i due pesi e le due misure a cui si ricorre a seconda di dove e di chi si parla, di qual è l'Amministrazione che prende una decisione, se si parla di Santhià o di Nichelino; potremmo tutti, su una materia di questo tipo trovare gli argomenti per alimentare una polemica che, secondo me, sarebbe di scarsissimo significato.
Dico solo che una discussione breve come questa non consente che ci sia un approfondimento, ma almeno la trattazione della questione generale.
Ho sentito che c'è chi considera il decreto Bersani sul commercio una specie di diluvio universale. Per quanto mi riguarda, lo considero un buon decreto, che ha un'ispirazione molto seria, nel senso che non ci sarà una modernizzazione della piccola distribuzione e del piccolo commercio senza rompere i vincoli e gli elementi di protezione che, invece che aiutarla, in questi anni ne hanno limitato e condizionato la possibilità di sviluppo.
Per il piccolo commercio non c'è una problematica di difesa delle cose come stanno, c'è un problema di modernizzazione, nel quale la contrapposizione fra grande e piccola distribuzione, come tutte le persone di buonsenso sanno, appartiene ad un'interpretazione che non rientra in una linea di tentativo di ammodernamento di questi processi.
La direzione verso cui bisogna andare, in questo quadro, è nel senso di una regolazione. Come sapete, il decreto Bersani affida alle Regioni un compito di indirizzo e di programmazione, e questo è quello che deve essere fatto. Non faccio queste considerazioni solo adesso, ma le avevo effettuate anche a suo tempo.
Oggi, la legge regionale, così come si configura, non risponde a questo problema, che lascia aperta una serie di questioni, permettendo, ad esempio, che decisioni importanti come queste possano essere assunte dai Comuni quando il loro peso e il loro effetto si riversa su un'area molto più vasta e il loro impatto sulla situazione complessiva è molto diverso.
Questo è un punto che può essere affrontato.
Prendo atto di quel che è stato proposto e considero importante l'emendamento che dice che entro il 20 marzo la Giunta - se ho ben capito si impegna a presentare una proposta di modifica della L.R. n. 28/99 e, in particolare, dell'allegato A), che stabilisce le regole da questo punto di vista. Per quanto mi riguarda, questa posizione stabilisce le condizioni per una convergenza. Naturalmente, ci sono altre questioni che vorrei precisare.
Non stiamo discutendo della vecchia questione dello Stadio. Come sapete, la Juventus sta concludendo con l'Amministrazione comunale di Torino, in queste ore, insieme al Torino Calcio, un contratto di affitto per lo Stadio per la durata di sei anni, quindi non siamo in questa fase della discussione. Non stiamo parlando di una squadra di calcio, stiamo parlando di una società che ha scelto e decide di andare in Borsa e per farlo richiede certe condizioni. Mi sembra questa la discussione che stiamo affrontando.
Penso che non sia sensato che questa società possa pensare di avere due pesi e due misure se discute con il Comune di Torino in un quadro che prevede una superficie commerciale tra i 17 e i 20 mila metri quadrati priva di piastra alimentare, e pensare che in quest'area si sviluppi una struttura grande una volta e mezzo le Gru, quando avviene nel territorio di Nichelino.
Penso che non sia tanto l'idea della Juventus di andare in Borsa ad avere - né dovrebbe averlo - un nostro giudizio di non condivisione, poich si tratta di una sua legittima aspirazione, quanto piuttosto il modo, il concreto progetto con cui intende realizzare ciò.
Naturalmente, pensando che anche questo sia un punto di un certo rilievo, dico anche che - e su questo, Presidente Ghigo, dovremmo essere d'accordo - mi sembra difficile immaginare di fare una legislazione ad hoc.
La legislazione regionale dovrebbe basarsi su termini generali, cioè dovrebbe stabilire che, quando dovremo giudicare, si possa farlo sulla base di criteri che rendono comparabili le diverse ipotesi e soluzioni.
Questo è un punto molto importante. Per quanto mi riguarda - l'ho detto anche questa mattina nella riunione con i commercianti - non credo che il problema sia di elaborare una legislazione oggi, sotto il condizionamento di una scadenza elettorale. Penso che si dovrebbe fare un'operazione diversa.
La nostra proposta l'avete vista: è un ordine del giorno che dà un giudizio, chiede una modifica della legge regionale e chiede che si faccia in tempi brevi. Noi abbiamo detto tre settimane, ma il termine indicato dalla maggioranza nell'emendamento è comunque largamente condivisibile. Nel frattempo, però, debbono essere sospesi gli atti formali di autorizzazione affinché quanto richiesto si realizzi in una situazione di regolarità.
Crediamo che esista la possibilità di una convergenza.
Chiedo alla Giunta e alla maggioranza che ci venga detto con chiarezza ciò che si intende fare: sapete che in politica vale la regola della reciprocità. Esistono le condizioni - e la maggioranza lo pensa - per trovare una convergenza e il voto favorevole sui diversi documenti, così com'è avvenuto in altre istituzioni. Noi siamo disposti ad andare rapidamente verso soluzioni che portino fuori la questione da uno stato di pura polemica elettorale.
La maggioranza e la Giunta non sono disposte a fare questo: intendono approvare un proprio ordine del giorno? Va bene! Noi ci comporteremo di conseguenza: voteremo il nostro ordine del giorno! In tal caso, ovviamente varrebbero altre regole e principi.
La nostra posizione è abbastanza chiara e, anche se in modo schematico penso di averla illustrata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Ho sottoscritto volentieri l'emendamento all'ordine del giorno che ha come primo firmatario il Consigliere Ghiglia. Di conseguenza, ritiro il mio ordine del giorno, perché negli ultimi tempi alcuni Comuni limitrofi a Torino, e non solo (cito tra questi Moncalieri, Collegno, Settimo, Pinerolo e potrei continuare...) stavano - e stanno tuttora - predisponendo la presentazione di strumenti e piani urbanistici per l'insediamento di grossi centri commerciali nei propri territori.
Non è che il sottoscritto, in linea di principio, sia così "antimoderno", per usare un'espressione "moderna", da non valutare positivamente quand'è il caso di dare luogo a questo tipo di nuovi insediamenti. Ciò sebbene condivida gran parte di quanto affermato dall'amico Chiezzi, nel senso che una fioritura indiscriminata di grandi centri commerciali non può che creare un nuovo modello culturale, contrario ad uno sviluppo equilibrato quale quello che si dovrebbe verificare.
In breve, senza fare lunghi discorsi: 50.000 mq di superficie di vendita sono una grande esagerazione, anche per la Società Juventus. Certo per chi abita a Nichelino, Vinovo o nei Comuni limitrofi potrebbe essere qualcosa di interessante, poiché, in seguito a questo intervento verrebbero beneficiate opere di urbanizzazione primarie e secondarie. Per il contesto su cui graviterebbe un simile intervento vedrebbe in primis la città di Torino e poi tutto il territorio attorno ad essa. Si tratta cioè di un intervento troppo grosso e, con tutto il rispetto per il principio di sussidiarietà invocato anche in questa sede, non mi sembra che il livello adeguato a questo tipo di intervento sia o possa essere il singolo Comune.
Se si lasciasse tutto in mano al singolo Comune, piccolo o medio, vicino o non alla grande città, si cadrebbe in quel Far West dai più invocato in quest'aula.
Pertanto, mi sembra abbastanza ovvio che la Giunta regionale, con un proprio provvedimento amministrativo - perché di questo si tratta - si faccia carico di una proposta, così come nell'emendamento proposto dai partiti della maggioranza, tenendo conto di studi approfonditi e di un minimo di programmazione commerciale, considerati tutti i risvolti che un insediamento di questo tipo andrebbe a toccare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Cercherò di essere preciso e breve, anche per evitare di ricadere in una richiesta di censura da parte di qualche collega, sebbene sia ormai una costante. Non rinuncerò, comunque, a richiamare un po' alla coerenza perché le parole dette in aula hanno un loro significato.
Quanto alle parole dette in aula - non voglio comunque polemizzare con lui - invito il collega Ghiglia a rileggersi l'intervento da lui svolto in occasione dell'approvazione della legge. Rivolgo lo stesso invito anche al collega Salerno, affinché riveda con quale motivazione quella legge fu approvata: si disse che era il massimo di garanzia per il piccolo commercio, e a chi faceva osservazioni...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



SAITTA Antonino

E' bene che tu la legga, perché non puoi accusare...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



SAITTA Antonino

Non lo sai, perché ciò che...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



SAITTA Antonino

Ma no, io so leggere, non ti preoccupare...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



SAITTA Antonino

Ma chiedi la censura! Chiedi la censura! (Commenti fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, la prego...



SAITTA Antonino

L'unico intervento coerente con ciò che era stato fatto allora era quello dell'Assessore Pichetto. Alleanza Nazionale espresse grande gioia per ciò che era stato fatto. Ma non voglio discutere di questo.
Le Associazioni dei commercianti ci chiedono, oggi, di assumere delle iniziative sull'applicazione della legge, perché essa sta provocando disastri per il piccolo commercio. La richiesta delle Associazioni ha dato luogo alla consistente produzione cartacea di molti colleghi, con la quale si invita ad assumere un'iniziativa per costringere la Giunta a modificare la legge.
La nostra posizione si diversifica un po' da quella degli altri. Noi non crediamo più agli ordini del giorno...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



SAITTA Antonino

Non crediamo più agli ordini del giorno perché l'ordine del giorno il Consiglio l'ha già assunto il 25 luglio...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



SAITTA Antonino

Fammi finire! Fammi finire! Non puoi censurare tutti! Io non sto parlando con te e tu non puoi continuare a censurare tutti e, quando qualcuno ti richiama alla coerenza, reagire in questa maniera!



(Commenti fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



SAITTA Antonino

Allora lasciami parlare!



(Commenti fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



SAITTA Antonino

Presidente, non mi lascia parlare!



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, la prego, lasci finire il Consigliere Saitta!



SAITTA Antonino

Noi non voteremo questi ordini del giorno perché un ordine del giorno c'è già e prevedeva che la Giunta, entro il 25 novembre, approvasse una nuova legge. Questo è l'ordine del giorno che non è stato fatto. Che senso ha che la maggioranza, oggi, presenti un ordine del giorno per chiedere alla Giunta ciò che non ha fatto? La maggioranza non governa con gli ordini del giorno, ma con le leggi, con le delibere, con le azioni di governo, non con le carte. L'Associazione dei commercianti è a conoscenza di tutto questo. A novembre non è stata presentata alcuna legge e siamo già a febbraio. Cosa ha fatto a novembre la Giunta? Ha dato un incarico, una consulenza a due studi professionali, Assessore Racchelli, pagata 160 milioni per elaborare una proposta di legge che poi non è stata presentata.
L'ordine del giorno è servito alla Giunta soltanto per dare una consulenza ma oggi la legge non c'è, in più con l'aspetto negativo che l'annuncio del 25 luglio ("modifichiamo la legge") ha provocato un'accelerazione delle domande per la grande distribuzione.
L'Assessore è a conoscenza che soltanto dal 25 luglio, dal momento in cui si decise di modificare la legge, sono stati autorizzati dalla Conferenza dei Servizi circa 70.000 metri quadri. Non parlo dell'inizio dell'anno, ma, occorre ricordarlo anche al Consigliere Ghiglia, dal 1995 al 2000 la Giunta regionale, presieduta da "Ghigo 1" e "Ghigo 2", ha autorizzato 1 milione di metri quadrati di grande distribuzione. Questa è la difesa del piccolo commercio.
Non voteremo nessuno di questi ordini del giorno, ma cogliamo l'occasione per esporre la nostra opinione su quella legge. Qual è l'obiettivo che bisogna raggiungere? Il vero problema di quella legge, che non funziona - lo dicemmo anche allora - è dovuto al fatto che il decreto Bersani spostò il problema della programmazione commerciale all'urbanistica: questa era la grande innovazione. L'elaborazione della L.R. n. 28/99 venne fatta soltanto dall'Assessore Pichetto, l'Assessore all'urbanistica non disse una parola, mentre quella legge è la stessa che ha fatto saltare i Piani Regolatori. Ripeto, la vostra legge sul commercio la n. 28, ha fatto saltare i Piani Regolatori perché consente di dare autorizzazioni che valgono anche come varianti ai Piani Regolatori.
Non so se i provvedimenti votati vengono prima letti. L'attuale Assessore al commercio sa che, allora, era questa la legge che consentiva di fare varianti al Piano Regolatore automatiche. Allora dicemmo: attenzione - spero che questo sia l'elemento di modifica - avete creato una legge che scarica problemi enormi sui piccoli Comuni (Santhià è un esempio adesso c'è Nichelino), che da soli non possono affrontare. Questo è il vero problema che non andrà risolto.
Se un Piano Regolatore consente di fare ciò, se una variante lo consente, cosa può dire un Sindaco? Può dire no, non va bene? Ci sono anche le omissioni di atti di ufficio. Cosa può dire la Regione se il Piano Regolatore va bene, se c'è la domanda del privato, come è successo per Santhià? Dice "sì" come ha detto "sì" per Santhià la Conferenza dei Servizi.
Possiamo discutere, fare tutte le osservazioni, tutte le raccomandazioni possibili, ma ha ragione il Presidente Ghigo. Il Presidente Ghigo, forse il Consigliere Ghiglia lo sa, a giugno 2000, quando si parlava di Vinovo, disse una cosa molto semplice: "Il progetto è innovativo interessante e compatibile con le norme urbanistiche, con la norma regionale" e fece un'altra dichiarazione molto chiara che diceva: "Il progetto rientra nei parametri posti dalla nostra normativa, ha lo scopo di regolamentare il rapporto fra grandi superfici e il commercio al dettaglio.
Come Regione abbiamo il compito di far sì che questo equilibrio sia mantenuto". Allora il Presidente Ghigo disse una cosa che avrebbe detto chiunque: "La legge regionale è questa".
Dov'è allora la coerenza e l'incoerenza da parte del Consigliere Ghiglia e di molti altri colleghi? Se questi problemi erano veri, come sono veri, avrebbero dovuto modificare la legge subito.
Ho l'impressione che stiamo vendendo delle illusioni all'Associazione dei commercianti. La illudiamo di fare una modifica alla legge - chissà quando, perché, quanto tempo occorre per discuterla e chissà quando verrà presentata - per poi magari dire e sostenere una cosa impossibile sul piano legislativo. Ricordo, quando discutemmo dell'Authority di Santhià identico caso, nessuno si strappò le vesti - quel che venne detto in quell'occasione. Venne detto che, in ogni caso, qualunque provvedimento di carattere amministrativo o legislativo non poteva essere retroattivo poich vi sono giuste aspettative, che diventano elementi fissi della giurisprudenza. A luglio si sapeva questo, a giugno si parlava di Vinovo ma non è stato fatto nulla. Ragion per cui noi ci dissociamo da questi ordini del giorno vuoti ed inutili.
Ricordo gli ordini del giorno sull'ATR: quanti ne abbiamo fatti Assessore Racchelli? Gli ordini del giorno non servono a nulla. L'ordine del giorno sul commercio è servito a provocare un'accelerazione della grande distribuzione perché, oltre alle domande licenziate, ci sono anche quelle depositate, sulle quali la Regione non potrà dire nulla perch esiste questa legge approvata dal centrodestra e da noi contestata.
Il nostro impegno sarà per far sì che la legge ci sia. Non avendo presentato la legge, avete la responsabilità di quello che è capitato perché non possiamo lasciare i Comuni di fronte a problemi enormi. La Regione non può consentire questo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giordano...



PRESIDENTE

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Vorrei intervenire per fatto personale, per tutte le falsità che ha detto il Consigliere Saitta.



PRESIDENTE

Se mi esplica meglio il fatto personale.



GHIGLIA Agostino

Il Consigliere Saitta mi ha dato dell'incoerente e in politica, si sa la coerenza è un valore, per cui gli voglio spiegare perché non lo sono.



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, queste sono considerazioni politiche. Parlerà nella dichiarazione di voto.
La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente. Credo che tutta la vicenda, oggi oggetto di discussione, debba essere ricondotta nell'ambito del rispetto delle norme peraltro esistenti, e valutando tutti i pro ed i contro che comporterebbe la realizzazione, da parte della Juventus F.C., di un complesso sportivo e commerciale sul territorio dei Comuni di Nichelino e Vinovo.
Non si può e non si deve strumentalizzare un progetto imprenditoriale per fini puramente politici ed elettorali o, peggio, di pura propaganda.
Un progetto imprenditoriale deve essere valutato considerandone tutti gli aspetti economici e sociali ed alla luce della normativa vigente a livello regionale nel settore delle licenze commerciali.
Una prima considerazione si impone sul punto: tale normativa non pu essere stata adottata senza il consenso di tutti i soggetti interessati, in primis le Associazioni di categoria. In linea generale, non ci pare corretto invocare la necessità di modificare le regole del gioco ogni qualvolta viene presentato un progetto che disturba gli interessi di qualcuno dei soggetti coinvolti. Se passasse una simile linea di condotta vi sarebbe sempre la necessità di modificare quelle norme di legge, nate con i caratteri della generalità e dell'astrattezza, che, applicate in concreto, finiscono con il mettere in pericolo qualche interesse corporativo.
Se un progetto imprenditoriale risulta conforme alla legge, esso merita di essere realizzato, ma, se così non è, ogni discussione risulta inutile e fine a se stessa, posto che la sua difformità rispetto alle norme fa sì che lo stesso sia assolutamente irrealizzabile.
In questo caso, è necessario valutare tutti gli interessi coinvolti. Da un lato, la Juventus mira a realizzare un centro polifunzionale, una sorta di città dello sport ritenuta necessaria in un mondo, quale quello del calcio, in cui le società sportive sono diventate sempre di più aziende che realizzano volumi di affari via via crescenti ed indipendenti dal fatto sportivo.
Il settimanale inglese The Economist, sulla base di dati forniti da una società di certificazione, Deloitte Touch, ha rilevato come il Manchester United, dagli esperti indicato come l'esempio della moderna società calcistica, solo nel 1999 abbia registrato un fatturato pari a 110,9 milioni di sterline e, con un cambio lira/sterlina pari a circa 3.030 lire tutti possono rendersi conto del livello dei volumi economici raggiunti dall'Azienda calcio. Questi risultati passano attraverso una sana e corretta gestione societaria, ma soprattutto attraverso la manifestazione del profitto, generato da tutto ciò che gravita intorno all'evento sportivo. Il Manchester United dispone di uno stadio di proprietà, nel cui ambito è collocato un centro polifunzionale ad elevata vocazione commerciale. Il titolo della squadra inglese, quotato alla Borsa di Londra ha un andamento che è funzione dei fondamentali economici piuttosto che dei risultati sportivi, che, invece, condizionano il corso del titolo di pressoché tutte le società calcistiche quotate in Borsa. Tutto ciò deriva dal fatto che il Manchester United può contare su entrate solide e certe derivanti dalla proprietà dello stadio, dal controllo dei diritti di immagine, dai profitti del merchandising con royalties che affluiscono da tutto il pianeta. I margini di profitto dei Reds sono più alti di ogni altra squadra ed hanno generato un utile operativo, per il periodo 1998/1999, di 22,4 milioni di sterline, pari a circa 70 miliardi di lire.
Il calcio italiano intende perseguire la strada tracciata dalla squadra inglese e la Juventus ha, in più di un'occasione, sottolineato come la quotazione del titolo in Borsa rappresenti un traguardo a cui pervenire allorché sarà possibile trarre un valore adeguato ed affidabile nel tempo dal controllo degli impianti sportivi, dell'attività commerciale e dei contenuti (TV, Internet, Umts).
Nella speciale classifica elaborata da The Economist, la Juventus si colloca, sulla base dei dati rilevati nel 1999, al quinto posto nel panorama europeo e prima fra le società italiane, con un giro d'affari di poco superiore a 60 milioni di sterline. Questi dati fanno capire come per la società torinese risulti essenziale e strategico, per poter continuare a competere validamente con gli altri club calcistici, nazionali ed internazionali, sia in campo sportivo che economico, poter disporre di un adeguato complesso sportivo per gli allenamenti delle proprie squadre nonché di un importante centro commerciale che garantisca gli indispensabili apporti patrimoniali e finanziari collaterali.
Da un punto di vista puramente imprenditoriale, tali esigenze e necessità risultano del tutto legittime e degne della massima considerazione.
Posta la legittimità delle aspettative dell'azienda Juventus, occorre considerare se per la stessa Juventus sia economicamente opportuno realizzare il centro polifunzionale in ambiti territoriali lontani rispetto all'area di localizzazione dello stadio in cui la società giocherà per almeno i prossimi cinque o sei anni.
L'esempio del Manchester United mostra come i risultati economici generati dall'indotto siano diretta funzione della localizzazione, tra l'altro, delle attività commerciali collaterali, rispetto all'evento sportivo, nelle immediate adiacenze del campo di gioco.
In considerazione di quanto sopra, riteniamo perciò che la migliore localizzazione del centro polifunzionale sarebbe rappresentata, per la stessa Juventus, proprio a Torino, nell'area della Continassa, adiacente allo Stadio delle Alpi.
Sul punto sarebbe opportuno chiarire, con tutti i soggetti coinvolti, i motivi per cui la soluzione prospettata nei mesi scorsi, anche con il diretto coinvolgimento delle Associazioni di categoria interessate, sia poi, di fatto, stata abbandonata ai primi di dicembre dello scorso anno, a seguito dell'annuncio della rottura delle trattative da parte della società calcistica e verificare se per la stessa non esistano ancora margini di ripresa.
A seguito della rottura delle trattative con il Comune di Torino, la Juventus ha ritenuto opportuno presentare una bozza di protocollo di intesa ai Comuni di Vinovo e Nichelino, tesa a favorire la costruzione, su una vasta area territoriale dell'Ippodromo, di un mega complesso sportivo e commerciale, in vista di un futuro Accordo di programma che, con le nuove varianti ai PRGC, consenta la definizione e la completa attuazione del progetto insediativo.
Sottolineiamo come, in ogni caso, la realizzazione di tale insediamento sportivo e commerciale sia subordinata alla preventiva autorizzazione regionale in conformità a quanto normalmente è previsto sulla base delle Indicazioni Programmatiche e di Urbanistica Commerciale.
Tanto il Comune di Nichelino che quello di Vinovo hanno, nei giorni scorsi, provveduto a sottoscrivere la bozza di protocollo di intesa loro sottoposta con delibere adottate a maggioranza.
Le ragioni che hanno spinto le due Amministrazioni locali a sottoscrivere il protocollo di intesa sono, in ogni caso, meritevoli di considerazione e una domanda subito si impone: possibile mai che le paventate ricadute negative derivanti per i commercianti locali dalla realizzazione della Cittadella dello sport con annessa area commerciale non siano state tenute nel dovuto conto proprio da quegli Enti, quali appunto i Comuni interessati, posti più a diretto contatto con la realtà locale? Ogni Amministrazione comunale ha il diritto di valorizzare l'economia del proprio territorio e, visto il tenore delle delibere adottate dai Comuni di Nichelino e Vinovo, v'è da ritenere che gli aspetti positivi del progetto siano del tutto prevalenti su quelli eventualmente negativi.
Questi gli aspetti positivi del progetto, che, peraltro, vista la sua stessa natura, non potrà non avere anche delle ricadute negative sulla rete commerciale e distributiva esistente nei Comuni di Nichelino e Vinovo e nelle aree limitrofe.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Lo ricordava prima il Consigliere Ghiglia: partiamo dalla normativa di riferimento e quindi dalla legge nazionale, il cosiddetto decreto Bersani che, di fatto, liberalizzava tutto o concedeva tutto, demandando la regolamentazione alle Regioni. La Regione Piemonte - visto che è stata citata la fantomatica, qualcuno dice brutta, noi diciamo buona, legge regionale - si è dotata quindi, anche se sul finire della VI legislatura di una propria legge in materia, la n. 28 del 1999.
Per noi è e resta una buona legge, che ha lo spirito di tutelare anche gli esercizi commerciali tradizionali, di medie e piccole dimensioni seppure nell'ambito di uno sviluppo moderno ed integrato del sistema commercio. Quindi, non disconosciamo, lo abbiamo detto in quest'aula anche il 25 luglio, quella legge che - ricordo - questa mattina è stata riconosciuta come una buona legge anche dai Presidenti delle Associazioni che erano presenti all'incontro svoltosi in Sala Morando. In particolare il Presidente dell'ASCOM, se non ricordo male, ne parlava dicendo: "Una legge che anche noi abbiamo ritenuto e continuiamo a ritenere una buona legge". Credo che questo sia estremamente significativo.
E' vero, la legge è stata varata al termine della scorsa legislatura, e parlandone con alcuni colleghi di maggioranza presenti nella legislatura precedente (io non c'ero), gli stessi mi hanno detto: "Ricorda anche, e così rinfreschiamo un pochino la memoria a qualche collega dell'opposizione che invece era presente nella VI legislatura, che ciò è successo perch anche in quell'occasione - guarda caso - era stato avviato un percorso di ostruzionismo da parte delle opposizioni, che certamente miravano alla non approvazione di quella legge". Quindi, si è potuto approvare la legge solo dopo questo percorso, che non so se fosse strumentale, cioè teso esclusivamente a fare dell'ostruzionismo nei confronti della maggioranza che era la stessa maggioranza che oggi governa la Regione Piemonte, ma che certamente, se avesse avuto successo, avrebbe determinato il "commissariamento" della Regione e, di conseguenza, il subentro del decreto Bersani (per cui di conseguenza la liberalizazione sarebbe stata ben più grave rispetto a quanto è stato rappresentato).
Infine, il 25 luglio, ci siamo trovati - lo ricordava qualche collega poc'anzi - a parlare di commercio; all'epoca si parlava in particolare della questione dell'Outlet, ma non solo, perché anche in quella occasione ci eravamo confrontati in linea più generale sulle problematiche del commercio e sulla L.R. n. 28/99. In proposito, è necessaria una precisazione rispetto a quanto diceva prima il Consigliere Saitta: il 25 luglio è stato preso un impegno o, meglio, il Consiglio regionale ha impegnato la Giunta regionale a presentare una proposta entro quattro mesi.
Era il 25 luglio e non si può dire che siamo in ritardo di tantissimi mesi perché comunque la scadenza dei quattro mesi non può essere considerata la data del 25 novembre, ma quella del 25 dicembre. Come è noto, il mese di agosto non viene conteggiato, non perché lo dice Cattaneo, ma perché lo dice il Regolamento del Consiglio; quindi, come vedete, questo ritardo - ma poi vorremmo fare anche altre considerazioni - ammonta a poco più di un mese, e certamente non si tratta dei tre mesi richiamati in quest'aula. Il ritardo sempre c'è, nessuno può dire il contrario, ma un conto è dargli una certa gravità imputando tre mesi, altro conto è invece riportare nell'alveo della verità il ritardo, cioè ad un periodo di poco più di un mese.
Qual è il quadro della situazione? Noi siamo convinti della necessità di modificare l'allegato A). Lo abbiamo detto a luglio; lo ribadiamo e lo ribadiamo nel nostro documento, quindi - di fatto - è una modifica alla L.R. n. 28/99, senza voler creare alcun stravolgimento o sconvolgimento (questo l'ho già detto in premessa).
Siamo altrettanto convinti del fatto di non impegnare la Giunta regionale, in questa fase, all'assunzione di atti formali tesi ad avallare l'ipotesi di Nichelino e Vinovo. Occorre rilevare che, ad oggi, la Giunta regionale o gli uffici non possono avallare o meno, perché, da quanto risulta - l'ho già detto questa mattina in occasione dell'incontro - non sono giunti agli uffici regionali atti formali. Si potrà prendere una posizione concreta, oggettiva e riscontrabile solo una volta che atti formali, atti amministrativi verranno posti all'attenzione degli uffici e dell'Amministrazione. Gli unici atti di cui siamo a conoscenza, attraverso la stampa e attraverso i nostri amministratori locali, su cui poi darò un giudizio, sono le delibere dei Consigli di Vinovo e Nichelino.
A proposito di questo intendimento (quindi la modifica e l'impegno contenuti nell'ordine del giorno proposto da Alleanza Nazionale e che ho sottoscritto anch'io come Capogruppo di Forza Italia, ma è stato sottoscritto anche dai colleghi di maggioranza) è stato detto: "La maggioranza è in grave difficoltà, perché oggi pomeriggio abbiamo perso...". Io non dico che abbiamo perso tempo: ci siamo impegnati in un confronto che è durato circa un'ora - e ce ne scusiamo con i colleghi del Consiglio regionale - però quando ci sono temi importanti e si vuole arrivare con provvedimenti che non siano - questa mattina l'ho usato a sproposito, adesso lo dico a proposito - "aria fritta", bisogna confrontarsi per cercare di arrivare ad una posizione comune.
Dal confronto è nato l'emendamento, primo firmatario il collega Brigandì, ma che è stato sottoscritto dagli altri sei Capigruppo della maggioranza e dal Presidente della Giunta regionale, on. Ghigo. Con questo emendamento la maggioranza, di fatto, porta un unico prodotto, che nasce dall'ordine del giorno di Alleanza Nazionale, sottoscritto dai Capigruppo di maggioranza. L'emendamento presentato e sottoscritto dai Capigruppo di maggioranza e dal Presidente della Giunta regionale è il documento che, a nostro giudizio, dovrà essere posto in votazione e che ci auguriamo possa essere approvato a larga maggioranza dal Consiglio regionale.
La posizione della Regione, della maggioranza regionale, è dunque chiara, è univoca ed è coesa, perché questo sarà l'unico documento che verrà posto all'attenzione del Consiglio regionale da parte nostra. Quindi questo è il primo elemento di chiarezza, il primo elemento oggettivo che vogliamo porre all'attenzione del dibattito, così come è chiara la posizione dell'istituzione Regione Piemonte; ma io aggiungo che è sempre stata chiara, fin dal 9 gennaio, quando il Presidente della Giunta regionale, on. Ghigo, e l'Assessore competente Racchelli hanno scritto la lettera, che tutti abbiamo avuto in copia, al Presidente dell'ASCOM e dove riprendevano alcuni concetti. La voglio richiamare visto che prima un collega ha detto: "Ma l'avete letta questa lettera? Bisogna leggerla con attenzione". Io l'ho letta due volte, come faccio spesso per qualsiasi documento: quando non capisco la prima volta, con grande umiltà rileggo una seconda volta, e poi ne traggo un mio convincimento.
Il Presidente della Giunta regionale, non oggi, ma allora (quindi credo che sia una posizione riscontrabile), a proposito del progetto diceva: "Sul possibile appoggio che la Regione dovrebbe assicurare, non è stato assunto alcun impegno formale" - questo è un fatto concreto. "E' indispensabile che le Amministrazioni comunali coinvolte, quindi Nichelino e Vinovo, procedano ad operare scelte precise ed inequivocabili in ordine ai possibili insediamenti" (questo è avvenuto: Nichelino e Vinovo hanno preso una posizione). Inoltre, diceva: "La Regione Piemonte" - questo è importante "non ritiene percorribile la strada dell'Accordo di programma" avviando conseguentemente la procedura ordinaria.
Credo che la difficoltà non sia della maggioranza della Regione a sostenere una posizione di chiarezza, ma sia proprio del centrosinistra. E' una difficoltà evidente, riscontrata e riscontrabile da atti concreti, da atti amministrativi, da riscontri oggettivi, perché comunque, ad oggi, gli unici atti formali che, in un certo senso, sostengono l'insediamento di Vinovo e di Nichelino sono le deliberazioni di quei Consigli comunali, sono le decisioni di quei Sindaci del centrosinistra, come ricordava prima l'amico e collega Ghiglia.
Consigliere Saitta: PPI a Nichelino ed ex DS, comunque area Ulivo nell'altro Comune.
D'altronde - mi dispiace che non sia presente, con l'onestà intellettuale che lo contraddistingue, perché lo stimo per questo - lo stesso Consigliere Marcenaro ha ammesso questa difficoltà, nell'incontro di questa mattina, nel quale erano presenti tutti i Capigruppo, di maggioranza e di opposizione. Ha detto: "Ecco, anch'io mi trovo in difficoltà" facendo anche un riferimento esplicito, seppur parallelo alla campagna elettorale - "perché all'interno della mia forza politica" - e lo ha ammesso - "ci sono comunque posizioni incoerenti" - questo non era il termine da lui usato, ma è un mio giudizio - "rispetto a quanto avviene nei Comuni di Nichelino e di Vinovo e all'ordine del giorno, votato all'unanimità nella giornata di ieri, dal Consiglio comunale di Torino" che, guarda caso, chiede ai Sindaci di Nichelino e di Vinovo di rivedere le loro posizioni.
Quindi, è il centrosinistra che deve chiarire questa contraddizione.
Ricordiamo anche i volantini dei parlamentari del centrosinistra, dove si scriveva: "Mi raccomando, non lasciamocelo scappare, questo è un fatto".
E' un fatto cui è seguito un atto amministrativo, quindi, le deliberazioni dei loro Sindaci, in questo caso, sono state coerenti con la posizione dei parlamentari e con la posizione della sinistra.
Indubbiamente, il commercio paga un clima di campagna elettorale.



PRESIDENTE

La invito a concludere, Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Qualche Consigliere ha superato i limiti consentiti di tre o quattro minuti; facciamo una media: parlo ancora per un minuto e mezzo.



PRESIDENTE

Nessuno è andato avanti per tre o quattro minuti oltre i limiti.



CATTANEO Valerio

Grazie.



PRESIDENTE

E' il primo invito, come per tutti. Non mi apprestavo a toglierle la parola.
La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Signor Presidente, chiederei la cortesia della presenza, se non del Presidente della Giunta regionale, dell'ex Assessore al commercio, Pichetto e dell'Assessore Racchelli, quanto meno dell'ex Assessore Pichetto.
Non ho la cortesia di avere la presenza del Presidente della Giunta regionale, né dell'Assessore competente, né dell'ex Assessore al commercio Pichetto.
Detto questo, volevo rivolgermi al collega Cattaneo, che perlomeno è rimasto: non essere così sfiduciato nei confronti di questa Giunta, che è una Giunta operaia, che lavora in agosto e durante le ferie! Ti voglio ricordare quanto si è verificato il 5 agosto 1998. Io lo ricordo con un certo dolore e anche le Aziende sanitarie lo ricordano: in tale data questa Giunta regionale ha approvato una deliberazione che ha cambiato completamente il percorso delle intese di programma, stravolgendole completamente e aprendo una strada, un meccanismo di centralismo burocratico e di disavanzo di cui ora stiamo pagando le conseguenze. Non solo, ma questa Giunta lavora anche nel periodo delle feste di Natale, ha lavorato il 7 gennaio, domenica sera: ancora con i regali della befana in mano, ha predisposto le deliberazioni dei tagli. La Giunta, come ti ho spiegato, lavora, perché è una Giunta operaia, e se non ce l'ha fatta forse è perché aveva qualche piccolo ostacolo.
Questo Consiglio regionale deve cambiare qualcosa nei regolamenti e nel modo di operare. Se questo Consiglio non vuole fare la parte della bocciofila, bisogna che il processo legislativo abbia le caratteristiche del processo legislativo. Qui non stiamo decidendo di comprare un "set" nuovo per le bocce della nostra bocciofila, per accorgerci due mesi dopo che non ce la facevamo con il bilancio, e quindi modificare il pranzo sociale. Qui nascono le leggi che sono i principi di comportamento per l'intera Regione, quindi ci rivolgiamo ad una comunità di 4 milioni di persone, che si suppone abbia una vita e una durata paragonabile al numero di persone su cui queste leggi vanno ad impattare.
Siamo in presenza di una legge approvata il 12 novembre 1999, non siamo ancora ad un anno e tre mesi di scadenza. Non solo, la deliberazione della Giunta regionale di attuazione della legge del 12 novembre 1999 è dell'1 marzo 2000. Presidente...



(Commenti in aula)



RIGGIO Angelino

Figurati, Burzi, quello è il tuo ruolo.



PRESIDENTE

Prosegua l'intervento. Vi prego, colleghi. Capisco che sono tante ore che siamo in aula.



RIGGIO Angelino

Se non ci solleviamo così dopo una giornata come questa! La deliberazione regionale attuativa è dell'1 marzo 2000: non ha ancora un anno e noi adesso diciamo che la dobbiamo cambiare. Se questa è la nostra capacità previsionale di legislatori, veramente qualche preoccupazione c'è. Ringrazio l'ex Assessore al commercio Pichetto che è rientrato in aula, perché voglio interloquire con lui.
Presidente, faccio raramente delle escursioni al di fuori del campo del quale mi occupo in questo Consiglio regionale, perché, essendo dei legislatori, è bene essere profondi conoscitori di quanto discutiamo quindi raramente esco dal campo della sanità, di cui mi occupo avendone credo - una certa esperienza. Però ricordo - lo ricorderà anche l'ex Assessore Pichetto - che nel dibattito in merito alla legge sul commercio ero intervenuto con un emendamento che aveva messo in difficoltà l'Assessore Pichetto, tanto che aveva chiesto di rinviare la risposta alla seduta successiva, perché poneva un quesito al quale, oggi, la realtà pratica ci ha messo di fronte. Quando ragioneremo su questi insediamenti inevitabilmente, coinvolgeremo altri Comuni, per forza, quindi è giusto che si costruisca una cabina di regia alta e forte e che i Comuni vengano coinvolti nella Conferenza dei Servizi.
L'allora Assessore al commercio, Pichetto, dopo averci pensato una settimana, comunicò che la legge andava bene così, che era un ottimo strumento di tutela. Parole che furono riprese pari pari dal discepolo Salerno in sede di dichiarazione di voto, il quale diceva che la legge tutelava perfettamente il piccolo commercio e che l'emendamento che avevo proposto costruiva un elemento di farragine.
Le osservazioni da fare sul decreto Bersani le ha espresse molto bene il mio Capogruppo che, tra l'altro, condivido pienamente e sono state ripetute molto bene anche dal collega Mellano, purtroppo in un'aula semivuota, perché questa maggioranza operaia era assente.
Il collega Mellano ha svolto un intervento molto pregevole, come fa sempre, e in particolare ha letto alcune pagine - che con il suo permesso vado a rileggere - di un volume edito dalla Regione, intitolato "Il mercato del lavoro in Piemonte - Osservatorio del mercato del lavoro".
A pagina 22, il testo dice: "La ripresa in Piemonte è interamente frutto dell'espansione del terziario, che si conferma come il ramo di attività più dinamico, con una crescita di ben 44.000 unità lavorative (+4,7%), in prevalenza donne.
All'interno del settore i dati attualmente disponibili ci consentono solo di distinguere fra commercio ed altri servizi: il commercio ha mantenuto nei primi due trimestri dell'anno un profilo basso, anche per il 'congelamento' delle attività imposto dalla nuova normativa, segnando una diminuzione di 5.000 unità rispetto allo stesso periodo del 1998. Nel mese di novembre viene approvata la nuova legge di settore, la n. 28, che ha registrato un deciso incremento (+20.000 addetti il saldo interannuale)".
E' un peccato rinnegare questa legge e, a questo punto, la criminalizzazione che è stata fatta dai Comuni di Nichelino e Vinovo è un'operazione veramente vergognosa.
Innanzitutto, voglio dire al "provocatore" Ghiglia che il Sindaco del Comune di Vinovo non è iscritto al partito dei Democratici di Sinistra perché è all'opposizione. Inoltre, voglio dire al Consigliere Ghiglia che invece di curare il proprio "kit" delle provocazioni, che in passato erano le catene e il pugno di ferro e oggi sono qualcos'altro, sarebbe meglio leggere le delibere. Il Consigliere Ghiglia può tranquillamente verificare qual è la situazione.
I Comuni di Nichelino e Vinovo hanno fatto l'unica cosa che si poteva fare: hanno utilizzato le leggi che erano a disposizione nell'interesse della loro collettività, che ha apprezzato questa scelta. Cosa rimane da fare? Adesso si vuole correre ai ripari, perché c'è una situazione veramente drammatica.
Voglio dire al Presidente della Giunta che si guardi bene dal proporre dei provvedimenti che, in qualche modo, possano comportare dei meccanismi di retroattività. L'unica scelta che si può fare è rispettare le leggi e in particolare, le leggi che voi stessi vi siete dati, quelle che ho già richiamato nella sede e nel momento giusto ed opportuno. Non si pu svolgere un lavoro in modo barbaro, per cui le leggi vengono cambiate a seconda delle situazioni e delle convenienze.
Il Presidente della Giunta regionale, durante la Conferenza dei Servizi, dimostri di tutelare l'interesse della comunità regionale per quello che riguarda le compatibilità commerciali, occupazionali ambientali, della viabilità, dell'accessibilità e quant'altro.
Inoltre, il Presidente della Giunta regionale può e deve dare, insieme all'Assessore al commercio, un'ampia e corretta informazione alla Commissione consiliare competente.
Trovo disonesto cambiare le regole del gioco quando il gioco è in corso: è un modo di agire di cui risponderanno tutti coloro che se ne renderanno colpevoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Grazie, Presidente. Stavo ricordando, insieme all'Assessore Leo, i tempi dell'Università e, di allora, ricordo una storia che potrebbe attagliarsi bene a quello che oggi abbiamo sentito.
Quando uno studente diceva una stupidaggine era tale; se la stessa cosa era detta da un professore universitario era un'ardita teoria.
Quando qualcuno del centrodestra vota in maniera difforme a seconda della posizione istituzionale in cui si trova, è incoerente e truffatore se, invece, qualcuno del centrosinistra vota, sullo stesso provvedimento in un Comune in un modo e in un altro Comune in un altro modo, sono delle fisiologiche difformità di opinione.
Questa è una teoria di cui prego i nostri amici del centrodestra di prendere nota, per poter definire il proprio comportamento. Ho poco da aggiungere dopo tutti gli interventi che hanno illustrato sia la posizione dell'ordine del giorno firmato dal Consigliere Ghiglia sia le posizioni aggiuntive riguardanti l'emendamento firmato da me e da tutti gli altri Consiglieri del Gruppo. Quindi, voglio puntualizzare solo alcune questioni.
Innanzitutto, e questo valga anche come dichiarazione di voto, voteremo esclusivamente a favore dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ghiglia, a cui dichiariamo di apporre la firma, e del nostro emendamento.
Non voteremo gli altri ordini del giorno anche se di contenuto simile ed astrattamente approvabile, perché il primo rispetto lo dobbiamo agli elettori.
E' troppo comodo cavalcare delle posizioni che possono avere dei riscontri, specie sotto campagna elettorale. Le nostre posizioni nei confronti del commercio sono chiare, proposte prima in campagna elettorale e oggi coerentemente difese.
L'unico elemento di dissonanza che abbiamo, perché gli elementi di assonanza sono del tutto evidenti, nei confronti della posizione dell'Associazione dei commercianti, è dato dal mio vecchio "pallino": il problema della separazione dei poteri.
Non possiamo pensare di manifestare la nostra posizione in maniera negativa rispetto a un provvedimento specifico nei Comuni di Nichelino e Vinovo, in quanto il nostro onere e compito è fare una legge generale ed astratta che regoli tutte le fattispecie; altrimenti, questi insediamenti tanto deprecati dalla sinistra potrebbero irragionevolmente essere visti in un'ottica diversa quando si tratta di COOP.
Sarebbe interessante sentire l'opinione dei Consiglieri del centrosinistra quando la grande distribuzione è gestita dalle COOP. Dico questo in riferimento alla coerenza e all'incoerenza.
E' evidente che, a suo tempo, abbiamo dovuto fare una legge che, se non fosse stata fatta in termini brevissimi, avrebbe provocato gli effetti che tutti conoscono. Ma, immediatamente dopo, senza alcuna sollecitazione, il centrodestra ha ritenuto - con il famoso ordine del giorno più volte vantato dal centrosinistra - di dare mandato alla Giunta per modificare la stesura originaria della legge.
Ebbene, questo mandato è stato dato senza alcuna spinta, e il ritardo non mi pare sia incolmabile. Ci si è presi un certo lasso di tempo, durante il quale sono anche cadute le vacanze di Natale. Comunque, siamo a circa sessanta giorni dal termine di scadenza: non voglio dire che questo sia fisiologico, ma è pur sempre cosa risibile, nei tempi lunghi dell'iter legislativo, avere uno o due mesi di ritardo, soprattutto se non si è in presenza di una drastica urgenza. Tutto ciò soprattutto se, medio tempore come pare sia successo e come abbiamo invitato la Giunta con l'ordine del giorno del Consigliere Ghiglia - non succede assolutamente niente, cioè specie se - sempre medio tempore - il Presidente della Giunta non prende alcun provvedimento di concessione di alcunché che comunque, qualora venga promulgata una legge successiva, non può far decadere alcun atto amministrativo precedente.
E' evidente, ancora una volta, che il mese di ritardo non cambia assolutamente nulla. E' stata cura della parte politica che ho l'onore di rappresentare - cura peraltro condivisa da tutte le parti politiche quella di fare delle precisazioni all'ordine del giorno tese a ridurre al minimo indispensabile i tempi di promulgazione della nuova legge.
Abbiamo dunque deciso come termine ultimo da dare alla Giunta il 20 marzo, data del mio compleanno. Spero che la Giunta mi faccia il regalo di una proposta di legge coerente con i programmi portati avanti in campagna elettorale.
Un'ultima appendice sottolinea la generalità e l'astrattezza della norma. Ma perché un'appendice nelle modifiche dell'ordine del giorno che spieghi il motivo della generalità e dell'astrattezza? Per spiegare l'esatta posizione politica della Lega Nord e, quindi, di tutte le forze del centrodestra che sono qui in coalizione.
Ringrazio tutti per la pazienza dimostrata. Ovviamente, questo intervento è anche la mia dichiarazione di voto favorevole all'ordine del giorno del collega Ghiglia e al relativo emendamento.



PRESIDENTE

Invito i colleghi ad essere brevi, poiché mancano venti minuti alla prevista conclusione della seduta.
La parola al Consigliere Di Benedetto.



PRESIDENTE

DI BENEDETTO Alessandro



PRESIDENTE

Presidente, le chiedo gentilmente se è possibile distribuire il materiale che le ho consegnato prima, poiché fa parte integrante del mio intervento.



PRESIDENTE

Il Consigliere Di Benedetto ha consegnato alla Presidenza una scheda tecnica a supporto del suo intervento e chiede che sia distribuita. Se i Consiglieri sono interessati, può essere fornita ai Capigruppo.



PRESIDENTE

DI BENEDETTO Alessandro



PRESIDENTE

Grazie, Presidente. Il Gruppo Lista Di Pietro, prima di prendere una posizione netta e definitiva sulla realizzazione del progetto "Mondo Juve" ha commissionato alla Società Directa, - ed è questo il documento che ho chiesto venga distribuito - un sondaggio teso a capire se il progetto era in sintonia con l'opinione pubblica dei cittadini. I risultati sono quelli che potete vedere nella scheda. Tra l'altro, nella scheda, il sondaggio esprime chiaramente sia la posizione di chi è a favore di questo impianto sia di chi è critico. E' un campione di cinquecento interviste. Sapete che la media nazionale delle interviste che misurano il consenso di un Gruppo politico è di mille interviste: in questo caso, sono state effettuate cinquecento interviste suddivise fra i due Comuni, trecentottantatrè interviste nel Comune di Nichelino e centodiciannove in quello di Vinovo.
Il risultato è il seguente: il 64,7% è favorevole, il 27,9% è contrario, il 7,4% è indeciso. Questo ci conforta nella nostra posizione, che è naturalmente favorevole alla realizzazione del progetto di "Mondo Juve" nella zona di Nichelino e Vinovo.
Vogliamo però contemporaneamente affermare che siamo comunque fortemente preoccupati per le conseguenze che l'insediamento avrà sulla rete del commercio "tradizionale" delle due cittadine. A queste Amministrazioni, in particolare a quella di Nichelino, chiediamo di attivarsi immediatamente per studiare misure di sostegno al piccolo commercio. Nel merito, una critica va fatta alle due Amministrazioni, per come hanno gestito, pur rispettando l'attuale L.R. n. 28/99, l'iter che ha portato all'approvazione, nei Consigli comunali, dell'ipotesi di accordo con la Juventus, senza insediare o aprire - e questa è un'accusa che ho già fatto anche ai due Sindaci - un tavolo di concertazione con tutti gli interessati. La fretta e l'improvvisazione, il coinvolgimento all'ultimo minuto delle Commissioni consiliari, delle Associazioni, dei Comitati di quartiere non aiutano a prendere decisioni in modo chiaro. Ciò è quanto purtroppo, è avvenuto nell'ultima settimana, prima di questa presa di posizione della Giunta e dei Consigli comunali sulla convenzione.
Andrebbe anche fatta una richiesta di chiarezza - prima era presente il Presidente De Maria, ma non lo vedo più - all'Associazione dei commercianti. Sarebbe interessante capire perché non hanno organizzato manifestazioni di piazza contro il raddoppio della superficie dell'Ipercoop di Beinasco di 22.000 mq, oppure contro l'insediamento annunciato dal Sindaco d'Ottavio di 16.000 mq.
E' stato detto dal collega Riggio e dall'amico Giordano che le regole non si possono cambiare a partita iniziata. Ma l'intenzione di cambiare questa legge c'era già, come tutti hanno ricordato. Pensate che il Presidente della Lega delle Cooperative, Ernesto Delle Rive, su La Stampa di oggi dichiara, naturalmente preoccupato: "La polemica su 'Mondo Juve' non deve essere un pretesto per bloccare tutti i progetti in atto in Piemonte nel settore della grande distribuzione".
Io non ho ben capito cosa sta succedendo: si manifesta su "Mondo Juve" a Nichelino e Vinovo, ma, d'altra parte, di fronte agli interventi delle "Cooperative rosse", le COOP, nessuno protesta, nessuno dice nulla, pur in osservanza della stessa legge e degli stessi criteri.
Per quanto riguarda il Polo, ha posizioni differenti al proprio interno: il Presidente Ghigo dice che la legge si doveva cambiare prima invece siamo ancora qui a discutere; altri dicono "cambiamo subito"; il candidato Sindaco di Torino, Roberto Rosso, ha poche idee, e anche un po' confuse (abbiamo letto tutti sui giornali di quando ha praticamente smentito l'impegno che si era assunto con i commercianti di Nichelino e Vinovo). Affermava di essere disponibile alla modifica della L.R. n. 28/99 ma, allo stesso tempo, che la Juve è l'immagine di Torino nel mondo, che è una risorsa della città e che quindi occorre intervenire per il suo sviluppo in una società così importante. Addebitava la colpa, di quanto non è avvenuto su Torino, al centrosinistra.
Per noi questo insediamento è un'occasione unica per le due città, e non lo dico in quanto Consigliere regionale eletto in parte nel Comune di Nichelino, così come i Consiglieri Riggio e Caracciolo. E' importante avere delle infrastrutture che, da soli, questi due Comuni, non riuscirebbero mai a realizzare (ho ricoperto l'incarico di Vice Sindaco e Assessore al bilancio, quindi so bene come i Comuni soffrono a pareggiare i propri bilanci). E' anche un modo per far crescere lo sviluppo della propria città, fatti salvi gli strumenti di tutela per i piccoli commercianti.
I Consigli comunali di Nichelino e Vinovo hanno agito nel pieno rispetto della L.R. n. 28/99 e, ad oggi, non è possibile minacciare di modificare questa legge, ledendo fortemente - a parte le forzature subite dai Consiglieri da parte dei vari Gruppi politici torinesi - le autonomie di due Consigli comunali che i cittadini hanno democraticamente eletto per amministrare il proprio territorio nel rispetto delle leggi vigenti, pur in attesa di una modifica. Oggi la legge c'è, è in piedi e si sta operando in base ad essa.
Un'Amministrazione ha il dovere di saper amministrare il proprio territorio, salvaguardando gli interessi generali (abbiamo detto prima come si può intervenire anche sulla questione del piccolo commercio). In un'area con oltre il 10% di disoccupati, 2.500 posti di lavoro non sono sicuramente un dato trascurabile. Inoltre, se il Piemonte vuole inserirsi pienamente in una dimensione europea, le eventuali modifiche della stessa L.R. n. 28/99 non possono non tenere conto delle tendenze imprenditoriali ed economiche in atto da anni in Europa. Ormai è un processo irreversibile, così come è già avvenuto in Paesi vicini come la Francia, l'Olanda ed altri ancora.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Sarò estremamente breve anche perché condividiamo quanto affermato da alcuni Consiglieri intervenuti.
A seguito e in conclusione di questa giornata, ci preme rilevare due aspetti. Primo: l'ampiamente condivisa necessità di modifica della legge regionale deve avere un termine nella presentazione; deve esserci non dico un'accelerazione, ma almeno una presentazione della proposta.
Il secondo aspetto è che questa trasformazione del commercio in atto che non può non tenere conto delle nuove tecniche di vendita, deve avere un'attenzione e fare sì che le zone periferiche della provincia non siano sempre più penalizzate e non siano depotenziate di quella struttura commerciale, a volte quasi sempre piccola o media, che rappresenta molto più del dato puramente economico e di dimensione.
Nell'ordine del giorno n. 215 abbiamo proposto alcune puntualizzazioni tra cui mi piace ricordare quella che tutela il piccolo commercio. Non voglio aggiungere altro anche perché questa mattina, con grande puntualità i rappresentanti del mondo commerciale hanno ricordato che occorre fare dei passi avanti, dei passi concreti e non degli ordini del giorno che restino fini a se stessi, ma ordini del giorno che consentono di calendarizzare il nostro lavoro.
Questo è il senso del nostro appoggio all'ordine del giorno della maggioranza.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Volevo fare alcune riflessioni sul dibattito svoltosi oggi in aula.
Come mi succede ultimamente - mi dispiace che il Consigliere Saitta non sia presente - devo contestare alcune affermazioni del Consigliere Saitta perché imprecise.
In realtà, il Consigliere ha affermato che da luglio, cioè da quando la nostra legge sul commercio è entrata in vigore, sono state date autorizzazioni per 75 mila metri quadrati. Questo non corrisponde a realtà perché sono state date autorizzazioni per 69.281 metri quadrati - direte che circa 5.700 metri quadrati sono poca cosa, ma per la precisione è bene farlo presente. Di questi circa 69.000 metri quadrati, 46.000 sono iscrivibili a nuove aperture, mentre 13.800 sono ampliamenti già in corso.
L'altro aspetto che volevo sottolineare in relazione alla nostra legge è che, in realtà, per la grande distribuzione, se così vogliamo intenderla in senso più ampio, sono stati autorizzati 12.334 metri quadrati di superficie sul Food. Totali grandi infrastrutture miste, superiori ai 4.500 metri: 12.234; totali grandi strutture extralimentari, inferiori ai 4.500 metri: 5.799 metri quadrati; totale medie strutture ex extralimentari inferiori ai 1.500 metri: 252 metri quadrati; totale esercizio di vicinato: metri quadrati 2.743. Chiaramente queste tabelle sono a vostra disposizione.
Un altro aspetto che volevo far notare a tutti voi è che l'attuale legge ha messo la Regione Piemonte nella situazione di esercitare anche tre dinieghi su proposte che la struttura ha preso in esame, ed uno di questi dinieghi è un "L3", della stessa origine di quella di cui oggi si parla. Ci sono, poi, due "L2", per un totale di 21.000 metri quadrati di distribuzione.
Dico questo perché la legge attuale presenta, secondo il mio punto di vista, tutti gli strumenti per regolare ed autorizzare, secondo le considerazioni che la legge presuppone, l'insediamento di superfici commerciali.
Voglio anche dire, entrando nel merito della discussione che si è tenuta oggi in Consiglio, che la Regione Piemonte non ha ancora assunto alcun atto formale in relazione al caso in oggetto, in quanto gli uffici competenti non hanno ancora ricevuto alcuna domanda. Di conseguenza, non hanno ancora potuto fare valutazioni, dal punto di vista urbanistico rispetto all'eventuale proposta che i due Comuni intenderanno fare attraverso gli atti assunti né, tantomeno, rispetto ad una proposta di concessione commerciale, fatta da un privato, in quanto si è venuti a conoscenza di quella proposta soltanto attraverso i giornali, oppure la si è potuta verificare partecipando ai tavoli tecnici, ma non c'è ancora nulla di ufficiale.
In qualche intervento è stato detto che la Regione non doveva intraprendere alcun atto ufficiale, ma vorrei ricordare che non vi è stato alcun atto ufficiale. Alcuni Consiglieri ne sono già in possesso, ma sarebbe opportuno che tutti i Consiglieri avessero la lettera che ho spedito, a doppia firma con l'Assessore Racchelli, in data 9 febbraio, al Presidente dell'ASCOM, dott. De Maria. In tale lettera, nella quale dichiaro con fermezza che la Regione non avrà alcuna parte attiva, si dice: "Non si darà il via ad alcun procedimento di Accordo di programma per favorire od ostacolare" - in genere un Accordo di programma serve ad accelerare i processi amministrativi - "questa eventuale proposta". Questo perché - torno a ripetere - dal punto di vista formale la Regione non ha ricevuto alcun tipo di sollecitazione.
Dette e fatte queste considerazioni, che naturalmente vogliono rappresentare una difesa della legge regionale approvata nello scorso luglio, che, come ho già dichiarato, presenta tutti gli elementi per governare questi processi, ritengo che la Giunta abbia il diritto - lo ha fatto e i fatti lo dimostrano - di esprimere dei dinieghi.
In relazione a questo, ritengo plausibile - ed annuncio subito che voterò a favore dell'ordine del giorno della maggioranza - un documento che nasce da un'iniziativa del Consigliere Ghiglia e che ha visto poi attraverso una valutazione e discussione all'interno della maggioranza, la presentazione di un emendamento da parte del Consigliere Brigandì, che ha trovato l'accordo di tutta la maggioranza.
L'ordine del giorno - come sapete - dà mandato alla Giunta di fare una proposta di modifica, entro il 20 marzo, che, d'altro canto, noi ci eravamo impegnati a realizzare con un ordine del giorno presentato in quest'aula e votato il 25 luglio, se ricordo bene.
Naturalmente incominceremo da subito - ne ho già parlato con l'Assessore Racchelli - ad incontrare l'Associazione dei commercianti perché il nostro obiettivo è quello di difendere anche gli interessi di questa importante categoria. Noi, forse in modo immodesto, abbiamo l'obiettivo di rappresentare tutte le realtà della nostra società e di trovare la giusta misura per valutare, rivalutare e sostenere il commercio tradizionale; nello stesso tempo, con criterio e con governo - torno ad usare questa espressione - intendiamo rappresentare anche quel processo di innovazione e modernizzazione che oggi, nella globalizzazione - scusate se abuso di questa parola - è rappresentato dai meccanismi della grande distribuzione. Abbiamo la presunzione di essere in grado di governare questo processo e la sollecitazione che oggi raccogliamo attraverso l'ordine del giorno non farà altro che stimolarci ulteriormente a realizzare questo giusto equilibrio. Di conseguenza, ci troveremo, ancora una volta, a discutere, affrontare, valutare e confrontare le opinioni dei commercianti e le iniziative che dovremo assumere, anche in relazione all'ulteriore mandato che la maggioranza, votando l'ordine del giorno, ci assegnerà.
Queste sono le considerazioni che mi sentivo di fare e, naturalmente non so se è prassi che il Presidente faccia una dichiarazione di voto, ma dichiaro che voterò l'ordine del giorno della maggioranza. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Ghigo.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto la Consigliera Manica ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Vorrei capire, siccome immagino che incominciamo con la votazione dell'ordine del giorno dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi...



PRESIDENTE

Incominciamo con la votazione dell'ordine del giorno n. 211.



MANICA Giuliana

Presidente, i testi degli ordini del giorno sono diversi tra loro, per alcuni hanno degli elementi di analogia.
Il nostro ordine del giorno, ad esempio, "impegna la Giunta regionale a proporre al Consiglio regionale, entro tre settimane, le modifiche necessarie alla L.R. n. 28/99, sulla base delle indicazioni citate precedentemente... a non assumere nel frattempo alcun atto formale che autorizzi l'insediamento...", cioè una moratoria fino alla modifica della legge, "...così come prospettato dai Comuni di Vinovo e Nichelino".
L'ordine del giorno della maggioranza, con l'emendamento proposto primo firmatario Brigandì e sottoscritto da tutti, penso anche dal Presidente della Giunta, cita la data del 20 marzo 2001. Non è ostativo per noi trasformare le tre settimane in tale data, posto che l'orientamento possa andare nella stessa direzione. Vorrei capire, però, qual è l'orientamento su tali documenti, e lo chiedo anche ai Gruppi che li hanno presentati.
Votiamo in modo differenziato, ci possono essere voti diversi, ci pu essere quel punto di convergenza che trovo, ad esempio, anche in quella modifica possibile della data, così come indicata? Non saranno certo le tre settimane o il 20 marzo 2001 a modificare il contenuto sostanziale dei testi! Vorrei capire, prima di esprimere una dichiarazione di voto riguardo ad alcuni di questi ordini del giorno, qual è l'orientamento, anche rispetto alla disponibilità ed alla proposta che ho avanzato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Manica.
Innanzitutto, vorrei riassumere: sono in vita gli ordini del giorno n.
211, n. 215, con l'emendamento Brigandì, n. 220 e n. 221, mentre sono ritirati gli ordini del giorno n. 222, a firma dei Consiglieri Brigandì e Deorsola, e n. 219, a firma del Consigliere Mercurio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Intervengo non per dichiarazione di voto, in quanto la riservo per un momento successivo, ma per anticipazione di dichiarazione di voto, visto che mi sembra che l'opposizione, per esprimere una propria posizione, vuole conoscere l'orientamento della maggioranza.
Parlo per il mio Gruppo. L'orientamento del nostro Gruppo e, quindi, la decisione di votazione, è di votare e sostenere l'unico documento presentato dalla maggioranza e, per coerenza, anche il dibattito che ci ha visti in un certo senso polemici.
Ci asterremmo sugli altri ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

A me dispiace questa decisione, in quanto si tratta di una decisione che discrimina, senza alcuna motivazione seria di metodo e di merito perché i tre ordini del giorno, rispetto al problema sostanziale, che è quello di modificare "al più presto" - "con urgenza" dice il mio ordine del giorno; "entro marzo", dice un altro - l'allegato A) per non permettere quell'intervento, sono concordi. Tutti e tre gli ordini del giorno affermano questo, con pochi altri commenti.
A me dispiace che il Consiglio regionale non si unisca nel suo complesso nel proporre questa soluzione del problema, votando tutti e tre gli ordini del giorno o predisponendone uno solo. Per farne uno solo occorre troppo tempo, ma votarli tutti e tre è possibile.
Mi dispiace che ci sia questa preclusione da parte della maggioranza.
Questo mi costringe a votare il mio ordine del giorno, che dice le stesse cose di quello della maggioranza, e ricambiare, per par condicio di pari atteggiamento, gli altri ordini del giorno.
Mi dispiace però, perché perdiamo un'occasione anche di fronte a chi ci ha sollecitato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

A proposito della L.R. n. 28/99 sul commercio, vorrei ricordare alcuni interventi fatti in aula nella seduta consiliare del 25 luglio scorso a proposito dell'insediamento commerciale a Santhià.
Alleanza Nazionale, dice Ghiglia in quell'occasione, è da sempre unico partito del Polo delle Libertà a difesa del piccolo commercio e contro la grande distribuzione. A tutela del piccolo commercio Alleanza Nazionale e gli altri partiti del Polo credevano di esserci riusciti, approvando, alla fine della passata legislatura, la L.R. n. 28/99.
"Questa legge è stata votata in maniera un po' frettolosa" - dice appunto Ghiglia - "perché si rischiava il commissariamento e sarebbe entrato in vigore il decreto Bersani" - famigerato! Parole di Ghiglia quello della liberalizzazione modello "Far West". Quindi, se quella legge fu approvata così, fu per tutelare il piccolo commercio.
Quello che mi fa venire qualche dubbio sui comportamenti di alcune forze politiche, in questa occasione, è che certi "ordini del giorno" e certi accanimenti siano venuti fuori in un clima preelettorale, a due-tre mesi dalle elezioni, alla ricerca di consensi.
Solo oggi ci si accorge del problema della grande distribuzione? Nichelino e dintorni, compreso Torino, sono zeppi di supermercati che continuano ancora oggi a nascere, a proliferare e ad ampliarsi senza stimolare la presentazione di alcun ordine del giorno di protesta! Chi si sta preoccupando? I piccoli commercianti o i grandi insediamenti che temono altri concorrenti, oppure le forze politiche che fanno a gara a chi la spara più grossa in difesa di un problema che non si risolve così ma in altra maniera? Dice bene Ghiglia quando asserisce che il piccolo commercio si tutela con leggi moderne, con investimenti, con una politica seria di programmazione tale da consentire uno sviluppo armonico del piccolo commercio ed una sua crescita, soprattutto per consentire che la nostra società non paghi in termini di ulteriore disoccupazione l'avvento della grande distribuzione.
Ghiglia, sul piccolo commercio, ha detto delle cose anche giuste sicuramente da condividere, ma nei fatti cosa ha prodotto?



(Accese proteste da parte del Consigliere Ghiglia)



PRESIDENTE

Il Consigliere Caracciolo è una persona cortese!



(Ulteriori proteste del Consigliere Ghiglia)



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, per favore! Il Consigliere Caracciolo si stava rivolgendo alla Presidenza.
Consigliere Caracciolo, concluda e guardi me!



CARACCIOLO Giovanni

Cosa ha prodotto? Solo parole, tante parole nel suo stile di grande maestro del sofismo. Solo che questa volta razzola anche male! Per cui non è credibile con il suo ordine del giorno in conflitto con la sua appartenenza al Polo delle Libertà, dove Berlusconi è il profeta del liberismo. Ben altro è stato il tono delle affermazioni...



(Commenti dai banchi di Alleanza Nazionale)



PRESIDENTE

Colleghi, vi prego! Finiamo la discussione!



(Accese proteste da parte di Consiglieri di minoranza)



CARACCIOLO Giovanni

Presidente, permette che termino?



PRESIDENTE

Certo che le consento di finire! Colleghi, il Consigliere Caracciolo ha diritto di terminare l'intervento e di completare la sua dichiarazione di voto. Quindi, concluda.



CARACCIOLO Giovanni

Sarebbe comunque auspicabile che il Consigliere Ghiglia la smetta di atteggiarsi a primo della classe, professando moralismo ad ogni respiro.



(Proteste da parte del Consigliere Ghiglia)



CARACCIOLO Giovanni

Ben altro è stato il tono delle affermazioni del Presidente Ghigo quando asserisce, sempre nella seduta di Consiglio del 25 luglio, che non possiamo "desertificare i nostri centri storici, privandoli dei tradizionali negozi, testimoni della nostra cultura, ricordando però che non esiste solo il piccolo commercio, ma esistono anche altre realtà: i mercati rionali e gli ambulanti" - chissà perché nessuno ne parla! - "verso cui bisogna tentare di realizzare qualche forma di aiuto e di sostegno. E' indubbio che una concentrazione della grande distribuzione, comunque governata e controllata, può creare elementi di criticità nei confronti del piccolo commercio. E, poi" - continua l'on. Ghigo - "non ho sentito parlare molto della categoria dei consumatori, sebbene abbia lo stesso interesse di difenderli, esattamente come quelli dei commercianti".
Queste affermazioni fanno onore al ruolo che svolge e al senso di equità ed equilibrio che lo distingue e che, ne sono sicuro, emergerà anche oggi nell'affrontare il tema di cui stiamo parlando.
Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione in continua evoluzione. Il compito della Regione è quello di saper governare, di saper anticipare i fenomeni e di sapere, naturalmente, interpretare i bisogni delle categorie nonché i bisogni dei cittadini piemontesi.
Il compito della Regione è soprattutto quello di impostare una politica di governo che porti sviluppo al Piemonte, che offra nuove opportunità, che crei nuovi posti di lavoro e diventi, dal punto di vista del suo tessuto economico-sociale, una Regione moderna. Quello che può accadere oggi a Nichelino e Vinovo se passa il progetto in discussione.
Per tutti i motivi che ho spiegato nel mio precedente intervento, ma soprattutto per il significativo ritorno di immagine e i grossi interventi tonificanti (per non dire rivitalizzanti) a carico proprio del piccolo commercio e tenuto conto che non si deturpa alcun paesaggio alberato, anzi risolve situazioni infrastrutturali, altrimenti irrisolvibili, inviterei gli estensori degli ordini del giorno a volerli ritirare.
Da quello che ha detto l'on. Ghigo, questa legge funziona: infatti sono stati negati stanziamenti per 20.000 metri quadrati.
Voto solo l'ordine del giorno presentato da me e dai Consiglieri Riggio, Di Benedetto e Mellano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Intervengo semplicemente per mera dichiarazione di voto. Noi voteremo a favore dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ghiglia ed altri e dell'emendamento connesso, per il quale chiediamo la votazione per appello nominale; diversamente, votiamo contro tutti gli altri ordini del giorno perché riteniamo di non votare con un partito che si chiama "Comunista". La gente deve sapere esattamente da che parte stiamo e quello che facciamo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Il mio Gruppo ovviamente non parteciperà alla votazione dell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Brigandì e Deorsola; si asterrà sull'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Riggio, Di Benedetto Caracciolo e Mellano; mentre voterà a favore dell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi e dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Marcenaro ed altri.
Chiediamo però alla Giunta regionale che si attivi, affinché tutte le parti in causa (Juventus, Comuni interessati, Associazioni ambientaliste e di categoria) siano ricondotte al tavolo della trattativa, per individuare una soluzione che tuteli le esigenze dei piccoli imprenditori e delle singole realtà locali, ma che consenta altresì di non perdere un'importante opportunità per l'economia di questa Regione e per la sua affermazione sia a livello nazionale che internazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Intervengo per illustrare l'ordine del giorno sottoscritto da me e dai Consiglieri Di Benedetto, Caracciolo e Mellano.
Mi chiedo come faccia la Giunta - non dico la maggioranza - a votare contro un ordine del giorno che impegna il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore al commercio a trattare l'ipotesi di accordo, di cui oggi abbiamo parlato, nel medesimo modo in cui le numerose vicende analoghe sono state trattate, cioè nel rispetto delle leggi vigenti e, in particolare, della L.R. n. 28/99.
Non so come faccia la Giunta a votare contro questo ordine del giorno quando lo stesso Presidente della Giunta regionale dice che lo strumento legislativo che oggi abbiamo a disposizione consente di farlo.
Detto questo, invito a votare questo ordine del giorno e dichiaro che non parteciperò alla votazione degli altri ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Devo dire che è singolare ed imbarazzante la votazione che stiamo per effettuare, anche alla luce delle considerazioni illuminanti che ha esposto il Capogruppo della Lega, Consigliere Brigandì.
Avendo davanti tre ordini del giorno che nel dispositivo finale affermano sostanzialmente la stessa cosa, cioè che si debba cambiare in una certa direzione la L.R. n. 28/99 e che rispetto a quello si debba soprassedere su un intervento, non riesco a capire, se non in un'accezione delle peggiori del clima che si avvicina della campagna elettorale, come ci si possa dividere nel voto su tre testi che nel dispositivo dicono sostanzialmente la stessa cosa. E' insensato, proprio in termini letterali perché un voto come questo è privo di senso. Non so neanche se un voto come questo abbia qualche senso dal punto di vista elettorale, se non del far emergere che le considerazioni elettoralistiche sono arrivate ad un punto tale da non essere neanche, per le Associazioni, più credibili. Questo non è il modo di convenire e di lavorare istituzionalmente: è degenerazione bella e buona! Voglio dire che se non fossimo arrivati ad un punto come questo avremmo preferito un risultato diverso, nel senso che, guardando al merito si convergesse su quei testi che proponevano la stessa cosa. Ho addirittura detto che, se nel nostro dispositivo si sarebbe preferito usare il termine "20 marzo" anziché "entro tre settimane", nulla ostava a ciò, perché si guarda al merito e non alla propaganda.
Stando così le cose, costringe tutti noi, come ha già detto il collega Chiezzi, ad operare un voto di merito sui propri testi. Quindi, esprimeremo un voto favorevole sul testo che ha come primo firmatario il Consigliere Marcenaro e sull'ordine del giorno n. 211 che ha come primo firmatario il Consigliere Chiezzi.
E' evidente che, a questo punto, voteremo i testi degli ordini del giorno presentati dallo schieramento del centrosinistra e dell'opposizione mentre, con rammarico, non parteciperemo al voto su tutti gli altri testi.
Se avessimo partecipato al voto davanti ad un atteggiamento istituzionale più responsabile e diverso, vi dico con grande chiarezza che avremmo votato contro l'ordine del giorno che ha come firmatari i Consiglieri Riggio, Di Benedetto, Caracciolo e Mellano e avremmo votato a favore dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza. Voglio dire questo affinché sia ufficialmente verbalizzato.
Se esprimeremo un voto favorevole solo sui testi presentati dal centrosinistra è solo a causa dell'atteggiamento elettoralistico e propagandistico, destituito di un contenuto istituzionale, che è stato tenuto in questo momento dai Gruppi di maggioranza presenti in quest'aula.
Pertanto, il voto che esprimiamo è questo, ma con rammarico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Presidente, ho chiesto di intervenire per dichiarare, ovviamente, il voto favorevole del nostro Gruppo all'ordine del giorno a firma del Consigliere Ghiglia e dell'emendamento di tutti i Capigruppo della maggioranza. Relativamente agli altri ordini del giorno, dichiaro l'astensione del nostro Gruppo.
Ad onor del vero, intendo anche lamentarmi per due motivi: prima di tutto perché il Consigliere Saitta purtroppo è andato via e non ha potuto spiegarci perché il Sindaco - dei Popolari - di Nichelino ha votato a favore di questo insediamento commerciale, mentre lui qui, in Consiglio regionale, è contrario. Non riusciamo a sapere come mai il Gruppo DS di Nichelino vota a favore dell'insediamento di "Mondo Juve" e qui, invece, i DS si dichiarano contrari.
Credo che tutto il mondo commerciale, tutto il settore commerciale, a livello nazionale, gridi vendetta nei confronti di un centrosinistra che nel giro di cinque-sei anni di governo, ha letteralmente massacrato il settore. E' inutile ricordare che il decreto Bersani era a firma di un loro Ministro. Tale decreto, se applicato tale e quale, avrebbe dichiarato la morte di tutto il settore commerciale in Italia. Oltre alla liberalizzazione delle licenze commerciali, che ha prodotto il dissolvimento dell'unica ricchezza in capo alle imprese commerciali, che era l'avviamento (per il collega Riggio, probabilmente, era soltanto un sistema per "avviare" la propria autovettura, mentre in realtà era il grande TFR, il grande trattamento di fine rapporto del commerciante), il decreto n. 114 annullava ed aboliva anche alcune figure tipiche, come il REC.
Oggi qualsiasi commerciante non deve più sostenere alcun tipo di esame che lo abiliti a conoscere i prodotti che poi vende, oggi non c'è più nemmeno il REC! Oggi chiunque può vendere tutti i prodotti non alimentari che esistono in commercio senza alcun tipo di abilitazione o esame! Presidente, noi non accettiamo lezioni sul commercio da un centrosinistra colpevole e responsabile del degrado generale del settore commerciale in Italia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Presidente, faccio la mia dichiarazione di voto e alcuni commenti.
A nome del Gruppo Radicale, dichiaro che voteremo contro tutti gli ordini del giorno presentati; in particolare, contro l'emendamento del collega Brigandì, che tenta di aggiustare un ordine del giorno del collega Ghiglia.
Voteremo a favore, invece, dell'ordine del giorno che ho sottoscritto il cui primo firmatario è il Consigliere Riggio.
Voteremo partendo da queste considerazioni.
Davvero mi sembra che oggi si sia rasentato, se non addirittura superato, il paradosso. Con una richiesta di inversione dei punti all'o.d.g. abbiamo perso - e dico "perso" - tutta la giornata - sentite sentite! - per impegnare la Giunta a compiere un atto che il Presidente Ghigo ha già detto di voler fare e che l'Assessore Racchelli ha confermato di voler fare.
Inoltre, in quest'aula a larga maggioranza è già stato votato un ordine del giorno con cui si impegna il Consiglio e la Giunta a "fare", e un emendamento ancora più specifico del collega Brigandì dice addirittura che si impegna "immediatamente" e si propone una data, che abbiamo scoperto essere la data del compleanno del collega Brigandì, tocco di colore dell'emendamento.
Sostanzialmente, abbiamo perso la giornata per un'attività propagandistica che, spero, vi porti male...



(Commenti dai banchi della maggioranza)



MELLANO Bruno

Sì, spero vi porti proprio male! Abbiamo tollerato la presenza in quest'aula del simpatico signor De Maria, e dico "tollerato" perché, secondo il Regolamento, non avrebbe potuto rimanere sui banchi, come ha fatto, per tutta la giornata. Abbiamo compiuto un'attività davvero inutile rispetto ai problemi importantissimi che avevamo all'ordine del giorno.
Potrei fare il demagogico, anzi, lo faccio: abbiamo trascurato di affrontare problemi gravi come quello della "mucca pazza" o come la richiesta (posta con molta energia nella Conferenza dei Capigruppo) dell'Assessore Burzi di approvare urgentemente il nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte. Invece di occuparci di tutto ciò, abbiamo voluto fare questo regalino, questo "contentino" - in cambio del pallone che abbiamo ottenuto: un ordine del giorno che il centrosinistra addirittura, si dice dispiaciuto di non poter votare.
Mi dispiace, cara collega Manica, che l'unica cosa certa che avete espresso oggi è che, se aveste votato, sicuramente avreste votato contro un ordine del giorno il cui primo firmatario è il Consigliere Riggio. Avreste votato contro un ordine del giorno che chiede di far rispettare una legge una legge che c'è e che ha funzionato! Certo, può essere migliorata, ma ha funzionato! Ha creato 44.000 posti di lavoro in Piemonte e ha tentato, come dice lo studio della Regione Piemonte, di introdurre una maggior fluidità una parziale liberalizzazione. Lo ricordo ai colleghi Tapparo e Chiezzi: "parziale liberalizzazione", non iperliberismo, non liberismo liberale di Forza Italia, liberismo che gli va bene solo quando si prendono i voti, ma che poi non traducono in sostanza! Davvero mi dispiaccio della giornata persa. Spero che il 20 marzo si possa regalare al collega Brigandì un bel sigaro assieme, magari, ad una riforma liberale e liberista di questa legge sul commercio, che ha prodotto i suoi successi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

L'intervento del Consigliere Mellano mi offre l'occasione per dispiacermi pubblicamente, qui in aula, perché è vero, a me il pallone è stato regalato, ma è anche vero che mi è pur sparito! Purtroppo, nei prossimi giorni non avrò l'opportunità di giocare a pallone così come gli altri colleghi Capigruppo! Un'ora e mezzo fa, con grande senso del dovere e di responsabilità avevo interrotto il mio intervento nel momento in cui mi accingevo a fare un'analisi sul centrosinistra. Non potete pensare che dopo un'ora e mezzo me ne sia dimenticato.
Non me ne vorranno i colleghi se nei miei sette minuti e cinquanta secondi a disposizione... Beh, dico "sette minuti e cinquanta secondi" perché questa è la media dei due interventi che mi hanno preceduto. Ho un testimone autorevole, il Consigliere Ghiglia: è lui che mi ha invitato a guardare l'orologio e abbiamo visto che, quando ha finito di parlare il Capogruppo dei Socialisti, erano passati sette minuti e cinquanta secondi! Ho le prove dunque! Ma di secondi ne ho già persi cinquanta per motivare i tempi del mio intervento...



(Commenti dai banchi della maggioranza e della minoranza)



CATTANEO Valerio

No, no, voglio essere crudele! Vi terrò qui per sette minuti e cinquanta secondi! Siamo ben pagati, a fine mese, per stare qui tutto il tempo che serve, quindi staremo qui! Dispiace anche a me che il Consigliere Saitta non sia presente. Non si è mai sottratto al confronto, perciò sono convinto che sia via per qualche suo impegno e non perché non intendesse rispondere. Certo, sarebbe stato oltremodo interessante sapere dal leader del Partito Popolare come mai il Sindaco - anche lui Popolare - di quel Comune abbia ritenuto di fare quella scelta.
Quando prima parlavo del centrosinistra facevo notare come parlamentari di quella parte politica, sui loro volantini, dicessero: "Non lasciamoci scappare questo centro commerciale!". Facevo anche notare come gli stessi Sindaci dei Comuni di Nichelino e Vinovo avessero assunto delle deliberazioni.
Il centrosinistra, dunque, ha delle precise responsabilità, ed è responsabile di comportamenti incoerenti: ha preso una posizione nei Consigli comunali, un'altra nel Consiglio comunale della città di Torino e adesso, in Consiglio regionale, la collega Manica - che, tra l'altro, mi è anche simpatica - si scandalizza della posizione dei DS, antitetica e contraria alla posizione che i DS hanno preso in quei Comuni! E' vero, collega Riggio, io non so quale tessera avesse nella passata legislatura quel Sindaco e quale tessera abbia oggi. Però, è chiaro che i DS - caro collega Ghiglia lo puoi confermare - hanno comunque votato quel provvedimento. Il Gruppo di Forza Italia nel Consiglio comunale di Torino non ha votato quel provvedimento, quindi i conti non tornano perché il Gruppo dei Democratici di Sinistra ha un solo Consigliere (forse qualcuno in più), il Gruppo di Forza Italia sei, più un Consigliere di Alleanza Nazionale fanno sette; se i Gruppi di minoranza hanno votato coerentemente contro (la nostra posizione è coerente sia nel Consiglio comunale di Torino che nel Consiglio regionale del Piemonte), non capisco, senza l'apporto dei Democratici di Sinistra, come poteva passare quel provvedimento che ha messo in condizione il Comune di Torino, amministrato dal centrosinistra con un Sindaco di centrosinistra, di fare quella scelta contro il commercio.
Arriviamo alla dichiarazione di voto. Caro Consigliere Mellano, non è un ordine del giorno firmato dal Consigliere Ghiglia e poi migliorato dall'emendamento del Consigliere Brigandì. Lo abbiamo spiegato prima, ma forse il Consigliere Mellano era disattento o non vuole essere intellettualmente onesto nel riconoscere ciò.
Ho chiesto scusa a quest'aula (bisogna anche avere il coraggio di farlo), a nome della maggioranza, per aver interrotto con destrezza i lavori del Consiglio regionale per più di un'ora, ma in quell'ora non ci siamo incontrati per bere un caffè, ma per confrontarci e presentare un unico provvedimento.
I Capigruppo della maggioranza hanno sottoscritto e firmato l'ordine del giorno di Alleanza Nazionale, firmato dal Consigliere Ghiglia e dai Consiglieri del suo Gruppo, e hanno lavorato per presentare l'emendamento a firma del Consigliere Brigandì che integra quell'ordine del giorno, allo scopo di produrre un unico documento che ora viene posto all'attenzione del Consiglio regionale e che la maggioranza voterà.
Perché non votiamo - incoerentemente dal vostro punto di vista - gli ordini del giorno degli altri Gruppi consiliari ed, in particolare, quello del Consigliere Marcenaro? Il dispositivo è simile, quindi possiamo anche disquisire, l'argomento è lo stesso, ma un ordine del giorno non è formato soltanto dalla parte deliberativa, ma anche dalle premesse e dalle considerazioni. Quegli ordini del giorno per noi contengono - non voglio citarli, ma credo siano all'occhio di chi vuole avere l'umiltà e la volontà di leggerli - delle parti inaccettabili. Quando si dice "tenuto conto dell'inadeguatezza della legge regionale sul commercio, la L.R. n. 28/99" è chiaro che per noi, con quella premessa, quell'ordine del giorno è inaccettabile. Abbiamo detto - lo ha detto anche il Consigliere Ghiglia come Capogruppo del Gruppo di maggioranza, ma anche altri Consiglieri ed altri Capigruppo - che la L.R. n. 28/99 è una buona legge, che ha un valore, che certamente deve essere modificata nel suo dispositivo, quindi nella delibera, ma certamente è una legge che tutela il commercio e ha migliorato in Piemonte la situazione che si sarebbe verificata se, tout court, fosse stato applicato e trasferito il dispositivo da quanto previsto dalla legge e dal decreto Bersani.
Ci asterremo sugli ordini del giorno presentati dai colleghi della minoranza, a cominciare da questo. Voteremo, invece, con grande convinzione e determinazione, l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza e firmato dai sette Capigruppo e dal Presidente della Giunta regionale. Non è colpa nostra se il Regolamento del Consiglio regionale prevede (anche su questo dovremo confrontaraci perché presto dovremo affrontare la battaglia del Regolamento e del nuovo Statuto) che l'astensione, così come avviene nell'assemblea più alta del Senato della Repubblica dove il Consigliere Brigandì, così come altri Consiglieri che siedono in questo consesso, ha avuto l'onore di sedere, è un voto contrario.
Ripeto, ci asteniamo con grande convinzione, è una posizione anche coerente con il nostro ordine del giorno. A Regolamento vigente determiniamo il non accoglimento dei vostri ordini del giorno. La maggioranza presenta questo ordine del giorno risolutivo, onesto, concreto chiaro, in linea alle domande e alle richieste poste questa mattina nell'incontro con le Associazioni di categoria.
Oggi noi governiamo il Piemonte, non è colpa nostra, ma merito degli elettori, Consigliere Mellano, che ci hanno dato fiducia e continueranno a darci ancora tanta fiducia (almeno questo è l'auspicio per la Città di Torino e per le imminenti elezioni politiche). Abbiamo numeri per cui il nostro ordine del giorno possa essere approvato dal Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare all'esame dei vari ordini del giorno.
Iniziamo con l'ordine del giorno n. 211, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista l'ipotesi di accordo tra la Juventus S.p.A. ed i Comuni di Vinovo e Nichelino avente per oggetto la localizzazione nell'area dell'ex ippodromo oltre ad una serie di impianti per lo sport e il tempo libero, anche di un grande centro commerciale 'L3' e di un Multiplex che provocherebbero conseguenze devastanti e a largo raggio non solo alle attività commerciali medio-piccole e alle sale cinematografiche di quel territorio, ma anche su quello dei Comuni limitrofi e di Torino in particolare ricordato che per evitare tali disastrose conseguenze alla nostra Città e all'intera conurbazione torinese, il Piano del commercio del Comune di Torino ha escluso gli insediamenti 'L3' nel territorio cittadino facendosi così carico delle esigenze dei settori di attività in questione con una visione di area vasta ed ha operato scelte conseguenti, anche in ambito urbanistico, tradotte nella Variante n. 31 al PRGC ritenuto inammissibile un Accordo di programma, avente efficacia di Variante urbanistica come strumento di attuazione delle eventuali intese tra Enti pubblici e un soggetto privato come è la Juventus Società per Azioni rilevato che il problema dei grandi insediamenti commerciali ha carattere e dimensioni che investono l'intera provincia di Torino e richiede un'attenta e forte regia politico-amministrativa da parte di Regione, Provincia e Comuni interessati considerato che la L.R. n. 28/99 consente la realizzazione di grandi centri commerciali 'L3' e che quello di Santhià è già in fase di realizzazione per volere della Giunta regionale valutate le prese di posizione di tutte le Associazioni di categoria esprime solidarietà e sostegno ai piccoli e medie esercenti attività commerciali e sale cinematografiche, e alle loro organizzazioni di categoria impegnate a contrastare la realizzazione delle grandi infrastrutture nel territorio di Vinovo e Nichelino predisponga le necessarie ed urgenti modifiche all'allegato A) della L.R. n. 28/99 onde impedire ogni nuova grande struttura commerciale 'L3' e Multiplex nella conurbazione torinese impegna il Presidente e la Giunta regionale affinché non autorizzino il progettato grande insediamento commerciale 'L3' e Multiplex nei Comuni di Vinovo e Nichelino".



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

D'accordo.
Si proceda alla votazione dell'ordine del giorno n. 211 per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI' 5 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 26 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 215, integrato dall'emendamento il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerata l'ipotesi di accordo tra la Società Juventus e le Amministrazioni comunali di Nichelino e Vinovo, finalizzata alla realizzazione (nell'area dell'ippodromo del galoppo) di impianti sportivi, strutture per il tempo libero e, soprattutto, di un grande centro commerciale 'L3', nonché di un Multiplex considerato inoltre che tale insediamento provocherebbe danni irreparabili alle imprese commerciali medie e piccole, non solo nei Comuni direttamente coinvolti, ma anche in quelli limitrofi, compresa la Città di Torino considerato ancora che lo spirito della L.R. n. 28/99 è quello di tutelare, nell'ambito di uno sviluppo integrato del sistema-commercio, gli esercizi commerciali tradizionali di piccole e medie dimensioni esprime solidarietà ed appoggio ai commercianti che, a causa di tale accordo rischierebbero una grave penalizzazione, nonché alle Associazioni rappresentative della categoria, che si sono schierate manifestamente contro l'ipotesi di accordo in oggetto impegna il Presidente della Giunta regionale: ad attivare immediatamente tutte le procedure, compresa la modifica dell'allegato A) della L.R. n. 28/99, con proposta da presentarsi entro il 20 marzo 2001, al fine di contrastare l'ulteriore proliferazione di grandi strutture commerciali ad attivare altresì provvedimenti per favorire il piccolo commercio nei Comuni minori onde evitare che in tali Comuni vengano a cessare attività commerciali che hanno anche valore sociale e valenza pubblicistica a non assumere alcun atto formale di sua competenza, eventualmente teso ad avallare l'ipotesi di accordo di cui in oggetto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 29 voti favorevoli e 1 contrario (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 221, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevati i preoccupanti caratteri dell'impatto sul sistema territoriale e commerciale, non solo nella zona sud di Torino e provincia, dell'ipotesi di insediamento così come oggi prospettato dalla Juventus S.p.A. per un grande complesso commerciale, sportivo e per il divertimento nella zona di Vinovo e Nichelino tenuto conto della inadeguatezza della legge regionale sul commercio (L.R. n. 28/99) ai fini di un'adeguata programmazione dello sviluppo commerciale, evitando che una politica del commercio si formi attraverso la sommatoria di tante decisioni locali, spesso svincolate da una responsabilità non solo di portata municipale richiamato l'ordine del giorno n. 58, approvato lo scorso 21 luglio 2000, che impegnava la Giunta a predisporre e a presentare una proposta organica di riforma della legge regionale sul commercio, allo scopo di assicurare, nel quadro di uno sviluppo e di una modernizzazione del settore, un ruolo alla piccola impresa commerciale e la tutela dei diritti dei consumatori preso atto che la Giunta regionale, nonostante questo preciso indirizzo, non ha finora attivato alcuna procedura in tal senso ritenuto indispensabile che la materia riguardante i grandi insediamenti commerciali, per il suo carattere, le sue dimensioni e i suoi effetti generali, coinvolga non soltanto i Comuni interessati, ma anche la Provincia e la Regione considerata inoltre la necessità che la scelta tra diverse possibilità di insediamento possa avvenire sulla base di criteri oggettivi e trasparenti che rendano compatibili le soluzioni proposte impegna la Giunta regionale a proporre al Consiglio regionale, entro tre settimane, le modifiche necessarie della L.R. n. 28/99, sulla base delle indicazioni contenute nell'ordine del giorno sopra citato a non assumere nel frattempo alcun atto formale che autorizzi l'insediamento, così come oggi prospettato, nei Comuni di Vinovo e Nichelino fino a quando non sia avvenuta la modifica della L.R. n. 28/99".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 4 contrari e 25 astensioni.
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 220, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata l'ipotesi di accordo tra la Società Juventus e le Amministrazioni comunali di Nichelino e Vinovo, finalizzate alla realizzazione (nell'area dell'ippodromo) di impianti sportivi, strutture per il tempo libero, un grande centro commerciale 'L3', un Multiplex ed importanti opere infrastrutturali, viarie e ferroviarie impegna il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore al commercio: a trattare tale ipotesi di accordo nel medesimo modo in cui le numerose vicende analoghe sono state e sono trattate e cioè nel rispet to delle leggi vigenti ed in particolare della L.R. n. 28/99 a garantire, in sede di Conferenza dei Servizi, che prevalga l'interesse della comunità regionale per quanto attiene alle compatibilità commerciali occupazionali, ambientali, viarie e di collegamento ad informare e coinvolgere, nella massima trasparenza delle procedure, la Commissione consiliare regionale competente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 3 contrari e 24 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
Ricordo che la Conferenza dei Capigruppo si svolgerà giovedì 22 febbraio, alle ore 12,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,47)



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