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Dettaglio seduta n.7 del 04/07/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Cavallera, Vaglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Calamità naturali - Protezione civile

Interpellanza n. 51 presentata dal Consigliere Chiezzi inerente a "Esondazione in seguito ai nubifragi dell'11-12-13 giugno 2000 in Piemonte" (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni e interpellanze" passiamo all'esame dell'interpellanza n. 51 presentata dal Consigliere Chiezzi, comunico la non disponibilità della Giunta a rispondere, in quanto l'Assessore Cavallera, competente in materia, è in congedo.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interpellanza n. 20 ed interrogazione n. 40 inerenti a "Flavescenza dorata"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 20 presentata dal Consigliere Chiezzi e l'interrogazione n. 40 presentata dal Consigliere Muliere inerenti a: "Flavescenza dorata".
Risponde l'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Flavescenza dorata è stato il primo problema che ho dovuto affrontare non appena insediato.
Ho ritenuto subito opportuno fare un sopralluogo per rendermi conto personalmente della gravità del problema. Naturalmente è un problema che i nostri uffici fitosanitari stanno affrontando e analizzando da parecchio tempo (quasi due anni), per cui ritengo opportuno, subito dopo una spiegazione e una panoramica, rileggere tutti i passaggi della relazione perché ritengo che valga la pena sapere tutto quello che è stato fatto.
Ci sono stati diversi interventi sia da parte del nostro settore fitosanitario, sia da parte delle associazioni e di tutti coloro che vivono la vita politica del territorio. Ci sono stati degli interventi a livello nazionale, regionale e ci sono stati, per ultimo, degli interventi a livello ministeriale con un decreto di lotta obbligatoria. Bene, di tutto questo, ad oggi, abbiamo un solo strumento economico che, in qualche modo cerca di sopperire ai grossi disagi che gli agricoltori stanno affrontando a causa di questa malattia che sta danneggiando i vigneti dell'alessandrino, dell'astigiano e in piccola parte anche del cuneese.
Detto questo, vi leggo tutti i passaggi della relazione per rispondere alle due interrogazioni, ma, soprattutto, perché importante venire a conoscenza di tutto quello che è stato fatto fino ad oggi".
In merito a quanto ho asserito nelle premesse si ritiene opportuno puntualizzare che i dati diffusi dalla stampa prendono origine dal monitoraggio predisposto dal Settore Fitosanitario della Regione Piemonte (S.F.R), che ha interessato tutte le aree vitate. Al suddetto Settore compete per legge nazionale e regionale la responsabilità relativa alla difesa delle colture.
Il Piemonte è l'unica Regione a livello nazionale a poter fornire dati dettagliati sulla distribuzione e sull'incidenza della malattia. A conclusione del monitoraggio realizzato nel 1999, la Flavescenza dorata (F.D.) era così diffusa: in Provincia di Alessandria risultavano colpiti 1654 ettari di cui 1016 con percentuale di piante ammalate superiore al 30%; in Provincia di Asti la malattia interessava 155 ettari di cui 43 con percentuale di piante ammalate superiore al 30%; in provincia di Cuneo sono stati reperiti focolai più limitati. Questi dati risalgono all'ultimo censimento fatto in questi ultimi giorni.
In merito ai "considerato" si ritiene opportuno specificare che: il momento adatto per gli interventi è stato diramato dai bollettini delle Organizzazioni Professionali operanti nelle aree in cui è presente F.D. a seguito della specifica segnalazione del Settore Fitosanitario Regionale, che ha compiuto mirati sopralluoghi e rilevazioni in merito alla presenza di Scaphoideus titanus, insetto vettore di Flavescenza dorata, ed allo stadio raggiunto dallo stesso, al fine di individuare il momento migliore per il trattamento dei prodotti fitosanitari più efficaci tutto il mondo scientifico nazionale e internazionale è unanime nel riconoscere il rapporto di causa - effetto tra la presenza del fitoplasma della F.D. e il deperimento della vite attualmente presenti in Piemonte concordando pertanto sugli interventi da effettuare, riassumibili nell'estirpo delle piante infette e nei trattamenti insetticidi contro il vettore Scaphoideus titanus.
Per adesso si è deciso, dopo tutte le analisi e gli studi fatti, che non si può prevenire questa malattia, se non reprimere direttamente con l'estirpazione del vigneto. Relativamente all'estirpazione sono stati dati dei dati: al di sopra del 30% deve esser estirpato l'intero vigneto, al di sotto si può andare ancora avanti con trattamenti fitosanitari.
Naturalmente questo è stato tutto regolato dal veto di lotta obbligatoria che non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
L'unica nota dissonante è rappresentato della Sezione periferica di Asti dell'Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano Veneto denominato ISPERVIT, nella persona della Direttore Dott. Corino. L'ISPERVIT in altre Regione (ad es. Veneto) è perfettamente allineato rispetto alla comunità scientifica, ritenendo necessario intervenire contro l'insetto vettore. Il responsabile della sezione Biologica e Difesa di Conegliano Veneto, Dott. Borgo, ha più volte espresso questa opinione in riunioni pubbliche e nell'ambito del "Gruppo di studio sulla Flavescenza dorata" costituito presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Il Dott. Corino invece non riconosce la natura fitoplasmica della malattia e tantomeno la necessità di intervenire contro l'insetto vettore, attribuendo al contrario il deperimento delle viti ed altre cause, tra cui anche la cattiva conduzione del vigneto.
La posizione del Dott. Corino non è quindi diametralmente opposta solo a quella del Fitosanitario del Piemonte, ma anche rispetto a tutta la comunità scientifica mondiale; quest'ultima potrebbe anche essere in errore, ma in tal caso occorre dimostrarlo; non risulta che questo sia mai stato fatto dal Dott. Corino.
In merito ai quesiti si risponde: 1.mo quesito "se l'Amministrazione Regionale è a conoscenza dei fatti sopra esposti". Non solo l'Amministrazione regionale è a conoscenza dei fatti relativi alla comparsa ed allo sviluppo epidemico di flavescenza dorata, ma già a partire dal 1998, fin dall'inizio, ha gestito direttamente questa emergenza per mezzo del Settore Fitosanitario alla cui opera si deve la prima segnalazione della malattia. Il suddetto Settore, non appena ha avuto la conferma dall'Istituto di Fitovirologia applicata del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Torino della presenza della fitoplasmosi, ha immediatamente avviato una serie di iniziative per informare i tecnici sulla gravità del problema e sulle necessarie misure di lotta.
La Regione Piemonte ha realizzato nel 1999 un progetto di ricerca, di monitoraggio e di intervento sul territorio per studiare l'evoluzione della malattia sui vitigni piemontesi. Considerata la complessità della fitopatia e la necessità di conoscenze specialistiche per affrontare lo studio, sono stati coinvolti: l'Istituto di Fitovirologia Applicata del C.N.R. per le analisi con metodi di biologia molecolare su materiale vegetale; il Dipartimento Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali della Facoltà di Scienze Agrarie, Sezione di Entomologia per lo studio degli aspetti entomoligici; gli Enti di assistenza tecnica delle Organizzazioni professionali della provincia di Alessandria che hanno effettuato i sopralluoghi, i rilievi sintomatologici e hanno seguito i viticoltori delle zone interessate dalla malattia. La Regione Piemonte ha finanziato tale progetto con un stanziamento di 110 milioni a cui devono aggiungersi 30 milioni messi a disposizione dalla Fondazione Banca Cassa di Risparmio di Tortona e dal Comune di Tortona per le analisi presso il C.N.R. Il settore Fitosanitario ha realizzato: la messa a punto delle strategie di contenimento (trattamento contro il vettore Scaphoideus titanus, estirpo delle piante infette); vigilanza sulla sanità del materiale di moltiplicazione attraverso i controlli dei campi di piante madri (1800 sopralluoghi); informazione degli agricoltori sulla gravità della malattia e mezzi di lotta (opuscoli, dispensa per tecnici, incontri e convegni per i viticoltori); coordinamento del monitoraggio sul territorio; ricerca sulla definizione dei sintomi nei vitigni piemontesi e sulla epidemiologia aggiornamento delle norme tecniche della misura A1 del regolamento CEE 2078/92 (riduzione degli input chimici in agricoltura); studi sulla diffusione dell'insetto vettore e sull'entità delle sue popolazioni anche al fine di informare gli agricoltori sul momento più idoneo per eseguire i trattamenti chimici; consulenza al Ministero delle politiche agricole forestali per la messa a punto del decreto di lotta obbligatoria.
Per il sostegno economico degli agricoltori colpiti sono state varate misure finanziarie di cui si parlerà più estesamente rispondendo al terzo questio. Per il 2000 la Regione ha stanziato 173 milioni per proseguire gli studi e 115 milioni per il monitoraggio dei campi di piante madri per il vivaismo. Si intensificheranno inoltre tutte le iniziative già realizzate nel 1999. 2 quesito "se non ritenga necessario un incontro con l'Assessore all'Agricoltura della Provincia di Alessandria, con i responsabili dell'Osservatorio Regionale delle malattie delle piante e dell'istituto per la vite d'Asti allo scopo di stabilire le procedure di intervento per la prevenzione e riduzione del danno causato da Flavescenza dorata". A partire dal 1998 sono stati organizzati numerosi incontri sia a livello tecnico che politico non solo in provincia di Alessandria, ma anche di Asti e Cuneo coinvolgendo in prima persona gli Assessore all'Agricoltura. Per meglio mantenere i contatti con il mondo tecnico e politico delle Province coinvolte dalla malattia, nel luglio 1999 sono stati istituiti da parte dell'Assessore Bodo i Comitati Provinciali per la Flavescenza dorata nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo; ad essi partecipano le rispettive Amministrazioni Provinciali nella persona degli Assessori all'Agricoltura o di loro delegati e tramite i Settori Agricoltura, le Organizzazioni Professionali e le Associazioni di Categoria coinvolte sul territorio nonché la Regione con i Settori Fitosanitario e Sviluppo delle Produzioni Vegetali. All'interno di questi Comitati non si è mai creata frattura sul tipo di interventi da adottare, demandando la stesura dei relativi protocolli al Settore Fitosanitario.
L'ultimo incontro con l'Assessore all'Agricoltura della Provincia di Alessandria risale al 22 maggio u.s. in occasione di una riunione del Comitato in cui sono state definite nel dettaglio le misure tecniche di intervento.
Il Settore Fitosanitario non ha mai evitato il confronto con l'ISPERVIT, che è stato invitato a partecipare ad alcune iniziative tra le quali l'incontro tenutosi ad Asti il 2 marzo 2000; in quell'occasione il Dott. Corino ebbe modo di prendere la parola, ribadendo pubblicamente le sue personali convinzioni sull'argomento.
Sicuramente sarebbe auspicabile una maggiore collaborazione da parte dell'ISPERVIT perché, dato l'ascendente che esso esercita sugli agricoltori, potrebbe fornire un prezioso contributo. Questo purtroppo non è stato possibile finora a causa della posizione da essa tenuta. Le misure di lotta proposta dalla comunità scientifica internazionale ed in particolar modo i trattamenti insetticidi contro il vettore si sono dimostrate efficaci in Francia dove la lotta è da tempo obbligatoria ed i trattamenti sono imposti da un decreto prefettizio. Anche in Veneto la lotta chimica effettuata in modo coordinato su tutte le aree colpite da Flavescenza ha portato ad un drastico ridimensionamento del problema.
Invece la sezione periferica di Asti dell'ISPERVIT, come risulta dalle posizioni assunte da suo Diretto in diverse occasioni pubbliche (articoli di stampa, convegni, ecc.), continua a sostenere l'inopportunità della lotta contro l'insetto vettore, ingenerando così una grave confusione e disaccordo tra gli agricoltori, mentre, per la gravità del problema, è necessario che tutti i viticoltori nelle aree colpite adottino con tempestività e precisione le misure di lotta messe a punto dal Settore Fitosanitario del Piemonte in accordo con il Ministero delle Politiche Agrarie Forestali e con il Servizio Fitosanitario delle altre Regioni italiane coinvolte dal problema. Proseguendo in tale comportamento l'Istituto Sperimentale di Asti si assume la grave responsabilità di aver ostacolato la messa in opera delle norme di lotta che in altre Regioni si sono dimostrate utili a limitare i danni.
Va sottolineato che il Decreto di lotta obbligatoria contro F.D.
firmato dal Ministro delle Politiche Agricole e Forestali ed attualmente in attesa di pubblicazione sulla G.U., vanifica di fatto la diatriba scientifica perché rende obbligatoria su tutto il territorio nazionale la lotta contro l'insetto vettore demandando ai Servizi Fitosanitari regionali il compito di definire le specifiche misure di intervento. Un'ulteriore presa di posizione contraria da parte della Sezione periferica di Asti dell'Istituto Sperimentale per la Viticoltura assumerebbe particolare gravità.
Il Settore Fitosanitario regionale sta definendo, in accordo con le Organizzazioni professionali agricole e le Associazioni di categoria, gli interventi specifici da realizzare nelle differenti aree colpite, secondo che si tratti di focolaio o di zona di insediamento, in modo da rendere operativo il Decreto in tempi brevi dalla sua pubblicazione.
Occorre inoltre ricordare che il fitoplasma della Flavescenza dorata della vite è un organismo nocivo di cui deve essere vietata l'introduzione e la diffusione in tutti gli Stati membri dell'Unione Europea ai sensi della Direttiva 77/93/CEE, recepita con D.M. 31.01.1996, la cui applicazione è demandata al settore Fitosanitario.
Proprio perché F.D. rappresenta una gravissima minaccia per la nostra viticoltura, per far fronte alla quale è necessario attivare tutte le possibili sinergie sul territorio, si auspica che l'ISPERVIT possa rivedere le sue posizioni e collaborare attivamente al grande sforzo organizzativo ed economico che il mondo agricolo piemontese sta compiendo per combattere questa avversità.
3 quesito - "se è stato previsto un finanziamento di sostegno per gli agricoltori colpiti dalla malattia in questione" - L'Amministrazione ha messo a punto già dall'ottobre 1999 la D.G.R. n. 4-28416 del 21 ottobre 1999 relativa a contributi in conto capitale a favore dei viticoltori colpiti da Flavescenza dorata che intendessero estirpare e reimpiantare il vigneto infetto. Lo stanziamento, stabilito con legge di variazione di Bilancio n. 31 del 06.12.1999, è stato di lire 3 miliardi e le domande per accedere allo stesso sono state raccolte a cura dei Settori Provinciali dell'Agricoltura a fine 1999, come da Determinazione della Direzione 12 n.
316 del 11.11.1999. Il provvedimento ha ricevuto da poco il visto di conformità da parte dell'Unione Europea e sarà attuativo a tempi brevi.
L'Amministrazione regionale si è mobilitata anche a livello nazionale ad oggi sono già state inoltrate diverse domande, però non sono state sufficienti ad esaurire i tre miliardi, per cui c'è ancora la possibilità di poter attingere - sollecitando il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali per la messa a punto di interventi che facessero capo al Fondo di solidarietà, tramite le note assessorili del 08.09.1999, del 09.12.1999 e del 22.05.2000 e la D.G.R. n. 7-29497 del 01.03.2000, trasmessa con nota del 07.03.2000. Con l'obiettivo di aumentare la percentuale di contributo erogabile e di compensare gli agricoltori anche dei mancati redditi è stata predisposta una misura di intervento nel Piano di Sviluppo Rurale 2000 2006.
Per superare i problemi di disponibilità finanziaria si sta valutando la possibilità di inserirla appena possibile nel Piano regionale di ristrutturazione dei vigneti nell'ambito dell'O.C.M. vino, Reg. CE 1493/99.
La Regione si sta comunque ulteriormente attivando per reperire i fondi necessari non solo ad indennizzare i viticoltori del danno subito, ma anche quelli indispensabili all'effettuazione dei monitoraggi, delle analisi e di tutte le azioni necessarie ad una corretta gestione del problema.
4 quesito - "se sì, con quali parametri viene valutato il danno subito ed il relativo finanziamento di sostegno" - Ai sensi del Reg. CEE 2741/89 che stabilisce i criteri da adottare per gli aiuti nazionali agli impianti di superfici viticole, la D.G.R. n. 4-28416 del 21 ottobre 1999 non ha potuto concedere aiuti superiori al 30% dei costi effettivi di estirpazione e reimpianto ed ha stabilito in lire 10 milioni per ettaro la misura massima del contributo concedibile, in quanto il costo di impianto è stato valutato in lire 35 milioni per ettaro. La citata D.G.R. ha assegnato priorità d'intervento al rinnovo dei vigneti colpiti da Flavescenza dorata in misura non inferiore al 30%.



PRESIDENTE

Mi hanno riferito che vi è una delegazione dell'Arsauto S.P.A. che ha chiesto di essere ricevuta dall'Assessore Pichetto.
Se l'aula è d'accordo, dopo la replica del Consigliere Chiezzi, i Capigruppo possono recarsi all'incontro.
Riprendiamo l'esame dell'interpellanza n. 20.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore che, leggendo la lunga relazione, ha dato modo di informare tutti i colleghi che la struttura regionale non solo è al corrente del problema, ma da tempo se ne occupa in modo molto puntuale e preciso e, forse, anche con qualche generosità di risorse.
Rimane, però, sospeso, Assessore, un punto politico di sua diretta responsabilità, che mi pare non sia stato risolto e che non è di poco conto. Il punto politico è quello del perdurante contrasto tra - come lei ha detto - l'insieme del mondo scientifico e l'istituto sperimentale per la vite di Asti, diretto dal dottor Corino.
Ripeto, questo è un punto che lei ha lasciato in sospeso. Mi sembra di una certa gravità, perché lei ha detto che a carico di questo istituto, del suo responsabile, vi è una responsabilità di ingenerare grave confusione tra gli agricoltori e di ostacolare la messa in opera del protocollo. Sono affermazioni molto gravi, irrisolte, sulle quali pensavo l'Assessore pronunciasse qualche scelta politica, qualche iniziativa politica, perch mi sembra strano mantenere una contrapposizione così marcata tra un istituto che, se ostacola la messa in opera di protocolli o genera confusione, meriterebbe qualche iniziativa diversa. Se non è così l'Assessore dovrebbe approfondire la questione fino a risolverla, nella sede propria, quella scientifica, e non perché debba risolverla l'Assessore, ma perché l'Assessore si muova a dire che la situazione è insostenibile. Intanto, o l'uno o l'altro, o entrambi, facciano almeno un passo che consenta alla comunità scientifica di avere una prospettiva. La prospettiva potrebbe anche essere quella di segnalare che s'intende affermato un protocollo, senza rinunciare a cercare altre strade.
Sto ipotizzando degli scenari, conseguenti ad un'attiva ricerca politica che cerchi di capire, senza lasciar marcire la situazione, con una contrapposizione che fa male a tutti ma soprattutto a chi ha le viti attaccate dalla flavescenza dorata.
Per questi motivi mi dichiaro insoddisfatto della risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocchino

Assessore, ho ascoltato con attenzione la sua relazione, e mi dichiaro insoddisfatto della sua risposta. Ne spiego i motivi.
I colleghi si sono resi conto, dalla lettura della relazione, della gravità di questa sciagura nelle Province di Alessandria, Asti, Cuneo. Per l'economia di quelle zone la flavescenza dorata sta diventando davvero un dramma. Parlando con gli agricoltori di quelle zone ho potuto riscontrare i gravi ritardi della Regione Piemonte. Non sono addebitabili al nuovo Assessore, ma alla precedente Amministrazione: la Regione, prima di rendersi conto della gravità della situazione e intervenire ha lasciato passare molto tempo.
Adesso la Regione, il Ministero, tutti quanti si sono finalmente resi conto della situazione drammatica che sta vivendo l'economica di quelle zone, e si cerca di correre al riparo. Mi sembra però che l'intervento della Regione, soprattutto per un aspetto, sia inadeguato: per l'aspetto economico. E' vero che, fortunatamente, a livello governativo, la Commissione parlamentare è intervenuta, presentando un disegno di legge che prevede per il 2001 uno stanziamento di 10 miliardi - per l'estirpazione e il rimpianto - e per il 2002 di altri 10 miliardi. Venti miliardi sono naturalmente molto pochi, ma bisogna sottolineare positivamente che il disegno di legge, per il risarcimento del danno, fa riferimento alla L. 185 relativa agli interventi per le sciagure naturali. Potendo intervenire in tal modo si potrebbe andare incontro alle esigenze degli agricoltori.
Vorrei soffermarmi brevemente su questo aspetto, e concludere così il mio intervento.
La Commissione parlamentare ha elaborato questo disegno di legge.
Bisogna fare pressione, fare in modo che si approvi la legge: in questo modo, se si approvasse la legge, i 20 miliardi, con la discussione della Finanziaria, potrebbero essere aumentati. Ecco perché dico che bisogna fare pressioni: se non si approva la legge, non si ha più lo strumento per intervenire sulla Finanziaria. Credo che la Regione, la Giunta l'Assessore, il Presidente della Giunta regionale tutti assieme possano fare pressione sui Presidenti di Camera e Senato affinché il Parlamento approvi al più presto la legge. Sono convinto che gli agricoltori piemontesi si aspettano, dal punto di vista politico, un intervento di questo tipo.
Credo anche che ci sia bisogno, da parte della Giunta regionale, di una risposta adeguata alla gravità della situazione, e i 3 miliardi stanziati nel 1999 sono sicuramente inadeguati. Ecco perché mi dichiaro insoddisfatto, perché mi aspettavo, da parte dell'Assessore e della Giunta regionale, una risposta adeguata alla reale gravità delle circostanze.
L'Assessore ha potuto rendersi conto di quanto sia grave la situazione in occasione del sopralluogo che ha fatto nella Provincia di Alessandria.
Stando in tema, quanto a quel sopralluogo mi permetto di dire una cosa: forse, prima di compierlo, sarebbe stato opportuno avvertire i Sindaci, le associazioni interessate, l'Assessore della Provincia. In quel modo, quel sopralluogo avrebbe avuto una valenza maggiore rispetto a quella che invece ha avuto.
Assessore, le chiedo quali impegni abbia preso in Commissione, le chiedo di organizzare al più presto un incontro con la Provincia, i Comuni e i Sindaci interessati: si parla sempre di "collegamento" tra la Regione e gli Enti locali, ma quando c'è la possibilità di iniziarlo, di realizzarlo questo "collegamento", non lo si fa. Anche su questo credo che il suo atteggiamento sia stato sbagliato.
Concludo, affermando che mi sembra di capire manchi un disegno o un progetto della Giunta regionale per questa situazione di emergenza che ormai sta coinvolgendo tutto il settore dell'agricoltura. Ieri abbiamo ricevuto in Commissione i produttori del Moscato, che chiedono un intervento preciso del Governo, del Ministero e della Giunta regionale. Fra un po' discuteremo della situazione del riso, ora stiamo discutendo di questo: se ne deduce che tutto il settore dell'agricoltura sia in stato di emergenza, senza che però ci sia una nostra risposta adeguata. Credo che un dibattito serio su quest'emergenza, in Consiglio regionale, considerata la sua gravità, non sarebbe male.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Ringrazio il Consigliere Muliere, che ha sollecitato e stimolato quanto già ho cercato di precisare in sede di Commissione.
Vorrei però precisare che il riconoscimento economico della Regione Piemonte attualmente non può essere superiore al 30% del danno stimato dalle associazioni e dalla Commissione predisposta a fare tali stime. Con la nostra deliberazione abbiamo quindi utilizzato il massimo della cifra prevista dal Regolamento CEE, cioè il 30% del danno stimato. Il disegno di legge licenziato dalla Commissione Agricoltura del Senato - come giustamente lei ha precisato - prevede (a livello nazionale) 10 miliardi nel bilancio del 2001 e 10 miliardi nel bilancio 2002. Questi soldi, forse non basterebbero nemmeno a fare le dovute indagini ispettive per organizzare il metodo e i tempi per l'estirpazione! Siamo di fronte ad un problema che nessuno di noi, naturalmente, non può che definire grave. Mi faccio portatore delle sue idee, è un problema da affrontare con un dibattito aperto: siamo a completa disposizione dell'aula, per cercare di trovare insieme la strada più idonea - dal punto di vista politico e contrattuale - da tenere con il Ministero. Del resto mi risulta che il Ministero disponga di possibilità non indifferenti sebbene faccia le orecchie da mercante: così ha fatto anche in questa circostanza, con questo disegno di legge. Il disegno di legge poteva dare una risposta chiara (così com'è stata data con l'emanazione del decreto di lotta obbligatoria): sarebbe stato altrettanto chiaro e giusto che dessero una risposta anche dal punto di vista economico, cosa che ha fatto la Regione Piemonte - ripeto - con la delibera che ha previsto i tre miliardi.
Ritengo dunque che, fino ad oggi, la Regione Piemonte abbia fatto tutto quello che si poteva fare, anche nel campo del servizio fitosanitario.
Naturalmente, dobbiamo fare ancora meglio, cercando di affrontare la questione con più impegno, non solo dal punto di vista regionale, ma anche con i parlamentari che abbiamo sul territorio e con i parlamentari in generale del Piemonte, per promuovere un'azione congiunta affinché il Ministero si faccia veramente parte in causa rispetto a questo problema.


Argomento: Zootecnia

Interpellanza n. 31 del Consigliere Botta Marco inerente a "Erogazione premi zootecnici - Anagrafe zootecnica - gestione macelli"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 31, alla quale risponde sempre l'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Mi sembra che il problema sia stato superato, perché ci sono già stati gli interventi; sono arrivate le modulistiche; siamo in una fase di trasformazione anche delle modalità e delle procedure. Come dicevo, mi sembra che il problema sia stato superato, in quanto gli uffici hanno già messo a disposizione la modulistica e quindi si sta già attivando tutto il sistema e le procedure per poter usufruire di questi contributi.
Se vuole, io le leggo una pagina e mezza in cui viene descritto tutto l'iter che si sta svolgendo in modo più preciso e più puntuale, in modo tale che il collega si renda conto della situazione in cui siamo attualmente.
Per i premi zootecnici la situazione è sbloccata; le domande possono essere presentate e quindi i premi verranno concessi. Il discorso della gestione diretta di questi premi dalla Regione per il tramite delle Province è auspicabile, ma per il momento non abbiamo nessuna indicazione che l'AIMA o l'AGEA intendano trasferire queste competenze. Inoltre l'organismo pagatore in Piemonte è in fase di riconoscimento, ma finché non sarà ufficialmente riconosciuto dall'U.E. non potrà operare.
A tale proposito, l'organismo pagatore è lo strumento tramite il quale dovremo erogare tutto quanto passa attraverso le iniziative del Piano di sviluppo rurale; in proposito, abbiamo deliberato, nell'ultima riunione di Giunta, un disegno di legge che verrà quanto prima in Commissione e dopo in aula. Stiamo dunque procedendo, naturalmente secondo le direttive dell'U.E., anche se siamo in una fase di passaggio di competenze, per cui c'è un momento di instabilità che, in ogni caso, verrà superata nel momento in cui sarà chiarito questo passaggio tramite l'organismo pagatore. La protesta degli allevatori e delle loro organizzazioni sui premi comunitari riguarda in modo particolare quello relativo ai vitelli all'ingrasso "Premio bovini maschi", che viene erogato a coloro che detengono in stalla per almeno due mesi, dalla data della presentazione della domanda, vitelli maschi di età non inferiore a 8 mesi. Questo vincolo esclude dal premio tutti quei vitelli che dal 1° gennaio 2000 sono stati già macellati o che nel momento in cui è stato possibile presentare domanda non potevano più restare per due mesi in allevamento.
In proposito, sembra che la CE sia contraria ad una sanatoria in merito, ma che la trattativa tra Ministero e U.E. continui per trovare una soluzione.
Per l'anagrafe zootecnica bisogna ricordare che la competenza è dell'Assessorato alla sanità. La Direzione Sviluppo dell'Agricoltura ha già da tempo richiesto di poter conoscere l'esatta situazione piemontese.
Ultimamente, prendendo spunto dalla Regione Lombardia, che ha stipulato una convenzione con le organizzazioni degli allevatori, è stato proposto all'Assessorato Sanità di fissare un incontro per valutare la possibilità di ricercare delle collaborazioni volte a far funzionare pienamente l'anagrafe in Piemonte. Dalle informazioni assunte, risulta che presso il centro di Teramo la regione meglio organizzata e più avanti nell'anagrafe è il Piemonte (e questo è stato confermato pubblicamente anche nell'ultima riunione della Conferenza Stato-Regioni), ma che probabilmente non tutto funzioni ancora alla perfezione a causa dell'indifferenza o della poca attenzione da parte degli allevatori. In proposito, l'Assessorato all'agricoltura è pienamente disponibile ad ogni collaborazione in merito.
Informo che la rete telematica non funziona ancora completamente e che ci sono dei problemi sia di software che di hardware nei collegamenti tra l'AIMA, le Regioni e il Ministero, per cui pur essendo, come Regione, già pronti, l'AIMA non riesce ancora a collegarsi.
Per il premio alla macellazione, occorre che i macelli si dotino di un registro sul quale riportare una serie di dati dei capi macellati.
L'operazione è molto semplice, in quanto il macellatore può fotocopiare il modello ministeriale, raccoglierlo in forma di registro e farlo vidimare dagli Uffici agricoltura competenti a livello provinciale ed impegnarsi a compiere le registrazioni. Forse non tutti sono a conoscenza di questo passaggio, ma ad ogni modo le lascerò copia di questa memoria scritta. In proposito, gli uffici sono stati allertati da diversi mesi ed è un'operazione che compiono regolarmente e con la massima rapidità.
L'Assessorato Sanità risulta aver informato le ASL, affinché informino i macelli; le Organizzazioni degli allevatori e quelle professionali si stanno adoperando in merito, per cui se esistono macelli che ottemperano a questa procedura dovrà essere l'allevatore che deve segnalarlo alla sua organizzazione o all'ASL oppure non commercializzare i suoi vitelli con macelli che non garantiscono queste registrazioni indispensabili per l'ottenimento del premio di macellazione.
Questo è dunque l'iter al quale bisogna fare riferimento.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Intervengo solo per esprimere soddisfazione rispetto alla risposta dell'Assessore. La situazione, anche in virtù dell'interessamento della Regione Piemonte, si è finalmente sbloccata, come già ha riferito. Il problema zootecnico piemontese, ma anche nazionale, rimane; era estremamente acuito da questi ritardi che mettevano in discussione l'ottenimento dei premi; è un piacere che, anche grazie - appunto all'interessamento della Regione Piemonte, questa situazione si sia evoluta positivamente.


Argomento: Archivi

Interpellanza n. 36 del Consigliere Chiezzi inerente a "Trasferimento dell'Archivio Einaudi"


PRESIDENTE

Visto che il Consigliere Chiezzi, prima impegnato in una riunione, è rientrato, passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 36, alla quale risponde l'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore ai beni culturali

Anche questa, come quella trattata precedentemente, è materia di grande attualità e di grande importanza per il settore della cultura della nostra Regione.
L'interpellante premetteva che la Fondazione Mondadori aveva deciso di occuparsi della risistemazione dell'Archivio Einaudi, mettendo però a rischio la sopravvivenza di tale Archivio e dei documenti della Casa editrice nel capoluogo piemontese. Inoltre aggiungeva: "Considerato che il trasferimento dell'archivio nel capoluogo milanese metterebbe in serie difficoltà anche i lavoratori torinesi della Casa editrice che ne fruiscono quasi quotidianamente" - cosa che risponde ad importante ed assoluta verità e che qualche tempo fa si era ipotizzata la possibilità di un'acquisizione dell'intera documentazione dell'Archivio da parte della Biblioteca Civica torinese, e, considerato che alla data della presentazione dell'interpellanza non era stata assicurata dalla Fondazione Mondadori una restituzione dell'archivio in veste informatica, interpellava con grande tempestività e attualità la Giunta e l'Assessore per sapere quali provvedimenti erano stati presi dalla Regione per impedire che tale patrimonio venisse irrimediabilmente perduto; se la Regione e l'Assessorato alla Cultura avessero previsto uno stanziamento di fondi a favore della risistemazione dell'archivio in questione e se l'Assessore alla Cultura non intenda attivarsi per far sì che l'archivio rimanga all'interno del capoluogo piemontese, di cui la Casa Editrice Einaudi costituisce uno dei più importanti riferimenti culturali.
Mi permetto di esprimere al collega Chiezzi due pensieri collegati. In merito al primo, posso dire che la questione, in effetti, merita la più grande attenzione da parte del Consiglio regionale; per la tempestività della presentazione e l'urgenza delle questioni mi sono permesso di dare la precedenza a questa interpellanza. Per quanto riguarda il secondo, posso dare assicurazioni sulle tre questioni poste alla Giunta dal Consigliere.
Infatti, da tempo la Sovrintendenza Archivistica per il Piemonte e gli uffici dell'Assessorato hanno seguito il problema del riordino dell'archivio della Casa Editrice Einaudi, come peraltro è documentabile con lettere precedenti gli articoli di stampa, che notificavano l'indisponibilità che tale l'archivio venisse trasferito.
Si informa che - come riportato dai quotidiani La Stampa e La Repubblica, il giorno 9 giugno (tre giorni dopo l'interpellanza del collega Chiezzi), a seguito di una riunione, convocata dall'amministratore delegato della Casa Editrice, a cui hanno preso parte il Soprintendente archivistico per il Piemonte, la Direttrice dell'Archivio di Stato di Torino (molto attiva), i responsabili per gli archivi e per l'editoria dell'Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, nonché il Direttore regionale dei Beni Culturali, un rappresentante del Comune di Torino e un rappresentante della Fondazione Mondadori - è stato assolutamente escluso il trasferimento dell'archivio Einaudi presso la sede milanese della Fondazione Mondadori ed è stata affermata la volontà della Regione Piemonte di sostenere l'iniziativa - come viene chiesto nell'interpellanza - con le proprie risorse professionali, informative, tecnologiche ed economiche, tenendo anche conto della dichiarata disponibilità delle Fondazioni bancarie piemontesi da noi tempestivamente interpellate.
Nelle intenzioni di tutti i soggetti coinvolti, il riordino e la messa in rete dei documenti costituiranno un modello di come la storia letteraria e l'esperienza editoriale e imprenditoriale di una casa editrice di prestigio come l'Einaudi possano essere messe a disposizione del mondo culturale e dei cittadini - come li chiamava, giustamente, l'interpellanza e anche dei lavoratori stessi, utilizzando le nuove tecnologie.
Un Comitato scientifico, composto da rappresentanti della Casa Editrice Einaudi, della famiglia Einaudi, della Fondazione Mondatori, dell'Archivio di Stato di Torino, della Soprintendenza Archivistica per il Piemonte e della Regione Piemonte, ha già iniziato a lavorare alla definizione di un progetto di dettaglio. Quindi, alla fine di settembre o all'inizio di ottobre potremo relazionare in Commissione fornendo i dettagli del lavoro che si sta svolgendo.
Sarà dunque allora che la Regione Piemonte assumerà conseguentemente i propri impegni, attingendo a risorse destinate al riordino degli archivi storici e, in particolar modo, al progetto di censimento e valorizzazione degli archivi industriali già da tempo avviato - mi permetto di dire, in maniera sperimentale e quasi unica nella nostra Regione, come è stato avviato il discorso sull'archivio dei sindacati e, ultimamente, dei partiti politici.
In tale ambito, è nostra intenzione estendere la proposta di adesione al progetto alla Casa Editrice De Agostini, alla Utet e ad altre imprese editoriali piemontesi, in coerenza con quell'importante ruolo nel campo dell'editoria che il Piemonte va sempre più guadagnandosi su scala nazionale e internazionale, anche grazie alla presenza della Fiera del Libro e delle attività promosse dal Premio Grinzane Cavour.
Vi sono poi una serie di dichiarazioni dei protagonisti. Cito quella del responsabile, dottor Vittorio BO: "L'archivio resterà a Torino, ma il riordino e la messa in rete dei documenti costituiranno un modello di come la storia letteraria e le esperienze editoriali e preeditoriali di una casa editrice di prestigio come l'Einaudi possano essere messe a disposizione del mondo culturale dei cittadini utilizzando nuove tecnologie".
Per accogliere le carte nella fase di riordino, qualora la casa editrice non disponesse di locali idonei allo scopo, sia l'Archivio di Stato e sia la Biblioteca Civica hanno offerto la loro disponibilità mentre la Regione Piemonte e il Comune di Torino hanno confermato la volontà - come ho già detto - di mettere a disposizione le proprie risorse professionali, informatiche, tecnologiche, economiche e a reperire ulteriori risorse economiche, tenendo anche conto della disponibilità delle fondazioni bancarie tempestivamente interpellate. Mi permetto di dire che questa interpellanza è stata assolutamente tempestiva e utile per dimostrare all'Einaudi il livello di sensibilità del Consiglio regionale in merito a queste vicende, sulle quali, mi permetto di dire, siamo intervenuti non solo abbastanza prontamente, ma seguendo il lavoro con un progetto, inserendolo in un disegno globale, che già esiste, sul riordino degli archivi.
In questa occasione non ci siamo trovati impreparati e abbiamo prestato un'attenzione che ha prodotto una task-force che non è soltanto importantissima, ma anche emblematica. Ringrazio il Consigliere per aver presentato l'interpellanza e sollecitato questa discussione. Mi impegno a riferire anche i lavori di dettaglio del gruppo di lavoro costituito, come precedentemente annunciato.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Leo.
Informo i colleghi che, in questo momento, l'Assessore Pichetto sta ricevendo una delegazione di lavoratori in relazione all'applicazione della Legge n. 236.
Darei la parola al Consigliere Chiezzi, come proponente, e successivamente, poiché è scaduto il termine di un'ora, sospenderei la seduta per dieci minuti e riprenderei i lavori alle ore 11.10 con il dibattito in merito alla convocazione straordinaria.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore che come suo solito, è immediatamente intervenuto a valle dell'interpellanza per affrontare il problema del mantenimento dell'archivio Einaudi patrimonio storico, culturale e imprenditoriale del Piemonte - nel sito torinese in cui oggi è collocato.
Assessore, rimane un fatto da sottolineare. Lei è diligente, quando nasce un problema e riceve un'interpellanza si mette in moto - convoca incontra, assume responsabilità, e questo va bene - rimane il fatto che sarebbe meglio che queste cose non si svolgessero secondo il criterio dell'allarme e dell'emergenza; sarebbe di gran lunga preferibile che l'Assessore e l'Assessorato prevenissero situazioni di allarme.
Spesso, in Commissione, l'Assessore informa su determinate situazioni e problemi.
L'invito che rivolgo all'Assessore è di fare in modo di non costringere l'iniziativa né dei Gruppi, né sua, nel solco di un allarme, di un'emergenza che, di punto in bianco, viene proposta a mezzo stampa, ma piuttosto che ci sia un'iniziativa preventiva e costante di informazione dell'aula, della Commissione, di situazioni sulle quali intervenire senza giungere a un contesto di grave allarme, che non credo sia la condizione ideale per consentire un approccio serio al problema.
Invito, quindi, l'Assessore a prevenire questa situazione con un'informazione costante alla Commissione. Resto in attesa della deliberazione, che penso sia di Giunta, che venga in Consiglio l'Assessore magari ci spiegherà in Commissione - per capire qual è la sostanza dell'impegno che adesso, in modo generico, l'Assessore ha dichiarato aver intenzione di assumere in capo alla Regione, impegno di risorse umane e soprattutto economiche, per comprendere qual è il livello economico da lui proposto. Grazie.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Chiezzi. E' scaduto il termine di un'ora riservato alle interrogazioni e interpellanza. Sospendiamo la seduta per dieci minuti e la riprenderemo per il dibattito sul nuovo Statuto regionale e sull'eventuale costituzione di un'apposita Commissione consiliare.



LEO Giampiero, Assessore ai beni culturali (fuori microfono)

Presidente, vorrei solo informarla che è pronta anche la risposta all'interpellanza n. 37), inerente a "Futuro a rischio per la 'Lanterna magica'" solo perché si sappia che non aspettiamo gli eventi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Leo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.57 riprende alle ore 11.30)


Argomento: Statuto - Regolamento

Dibattito su nuovo Statuto Regione Piemonte e su eventuale costituzione apposita Commissione consiliare (ai sensi dell'art. 43, comma primo lettera b) del Regolamento)


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 3) all'o.d.g: "Dibattito su nuovo Statuto Regione Piemonte e su eventuale costituzione apposita Commissione consiliare".
Questo dibattito è stato disposto a seguito di una richiesta di convocazione di Consiglio regionale straordinario, richiesta ritualmente depositata, a firma di alcuni colleghi Consiglieri regionali.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro per illustrare la richiesta di convocazione straordinaria e le finalità che tale richiesta si propone.



MARCENARO Pietro

Grazie, Signor Presidente.
Naturalmente credo che rappresenti un fatto di qualche rilievo e significato che i Consiglieri di minoranza di opposizione abbiano chiesto che, come primo atto significativo della propria discussione politica, dopo quello che è avvenuto in occasione della presentazione delle linee programmatiche da parte del Presidente della Regione, questo Consiglio potesse affrontare la questione dello Statuto regionale. Lo abbiamo fatto nella convinzione che la questione dello Statuto rappresenti oggi il punto più alto e più importante dell'attività e degli impegni del Consiglio regionale e che possa realizzarsi, intorno a questo punto e a questa discussione, un fatto politico, civile e culturale che contribuisca a far fare un passo in avanti importante al confronto politico, al ruolo istituzionale, considerando questo un terreno sul quale siamo in grado di verificare effettivamente il funzionamento di un nuovo sistema politico capace di distinguere con chiarezza la differenza degli orientamenti programmatici e la capacità istituzionale di discutere insieme, in uno spirito di libertà, di collaborazione, di cooperazione, di capacità di visione degli interessi generali, i problemi che riguardano gli assetti istituzionali e una dimensione effettivamente costituzionale come quella alla quale lo Statuto allude.
Questo rappresenta una prova importante naturalmente per noi, per le opposizioni, per i Gruppi di minoranza, che sono chiamati a dar prova, per quanto ci riguarda, della capacità di distinguere tra i diversi terreni del confronto politico e istituzionale, ma mi pare ovvio che lo sia, a maggior ragione, per chi esercita, in questo Consiglio regionale, sulla base del mandato degli elettori, una maggioranza politica che dimostra, anche attraverso la conduzione su questa materia, la sua visione della politica delle istituzioni, del pluralismo che caratterizzano lo Statuto.
La riteniamo, per quanto ci riguarda, una discussione molto importante per il rilievo appunto che questo assume e naturalmente per il fatto che in questa discussione sullo Statuto si intrecciano, ad aspetti che riguardano la dimensione politica e istituzionale, aspetti di riforma che chiamano in causa una nuova relazione tra le istituzioni e la società, una società che chiede istituzioni più adeguate alle caratteristiche della sua struttura sociale e istituzionale e gli stessi suoi problemi di sviluppo.
Vorrei far presente che questa è la prima questione sulla quale mi interessa chiedere un confronto. Consideriamo la discussione sullo Statuto l'occasione di un vero e proprio dibattito della società piemontese.
Riteniamo naturalmente essenziale che in quest'aula, che detiene il mandato istituzionale a svolgere questo compito e a modificare lo Statuto, quel dibattito avvenga e alla fine porterà le decisioni, ma naturalmente pensiamo alla discussione sullo Statuto come una discussione che non riguarda solo quest'aula e che non può essere contenuta solo in quest'aula.
Se il rilievo che assegniamo a questo problema è quello che tutti abbiamo affermato nelle scorse settimane, dobbiamo effettivamente considerare la discussione sullo Statuto come una vera e propria occasione di dibattito di società.
La discussione sullo Statuto avviene in un quadro nel quale, come è evidente, il problema della definizione dello Statuto regionale si intreccia con rilevanti problemi di modifica della Costituzione e, in particolare, del Titolo V della Costituzione. Su questo aspetto esprimiamo un orientamento che coincide e sostiene quanto affermato alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni nella riunione del 15 giugno scorso, che richiedeva l'avvio di un immediato dibattito parlamentare sul testo unificato di riforma costituzionale dell'art. 5, che chiedeva che si stralciassero alcune questioni essenziali che possono consentire l'approvazione di una riforma costituzionale in senso breve, in particolare il terzo comma dell'art. 2, col quale si prevede l'attribuzione delle funzioni amministrative direttamente agli enti locali; l'art. 5 del testo unificato, che stabilisce il nucleo delle competenze esclusive dello Stato centrale, consentendo l'attribuzione alle Regioni delle altre materia l'art. 7, che stabilisce i principi del federalismo fiscale; l'art. 14, che abolisce i controlli sugli atti di Comuni e Province; l'art. 15, che tutti voi conoscete, di cui è particolarmente rilevante l'importanza, ed è quello che stabilisce la possibilità di condizioni particolari di autonomia. Tale articolo prende a riferimento la Costituzione spagnola per indicare la possibilità di un federalismo a velocità variabile, che consenta a quelle Regioni che sono in grado di farlo di raggiungere più velocemente di altre il traguardo di attribuzioni stabilite, attraverso una richiesta di accelerazione del processo a cui corrisponda la capacita di rispondere ai requisiti di adeguatezza richiesti, attraverso alcune forme di manifestazioni della volontà popolare da parte delle popolazioni interessate.
Dico questo, perché noi pensiamo ad una rapida iniziativa di modifica costituzionale del titolo V della Costituzione; pensiamo che la discussione che si aprirà in Parlamento il prossimo 11 luglio, avendo questo punto all'o.d.g., sia un'occasione molto importante e che anche da questo Consiglio regionale possa venire un'indicazione in questa direzione per una rapida accelerazione della discussione; naturalmente, nel momento stesso diciamo questa cosa, pensiamo che gli Statuti - questo è un punto di cui ritengo ciascuno possa rilevare l'importanza - si fanno nel quadro della Costituzione esistente.
Una cosa è affermare e prendere tutte le iniziative politiche utili a sollecitare e realizzare le modifiche costituzionali necessarie, altra cosa è pensare a Statuti che possano collocarsi fuori dalla Costituzione esistente o che possano interpretare - diciamo così - la discussione nei Consigli regionali e l'iniziativa e il dibattito delle decisioni statutarie come decisioni tese a forzare la mano, al di fuori di un quadro di relazioni, di equilibrio, di una discussione, di un confronto che coinvolga le Regioni e gli altri organismi costituzionali. Questo è un primo punto che indico, perché per noi è un punto molto importante, al quale intendiamo attenerci.
Inoltre, vorrei provare a definire cos'è uno Statuto. A tale proposito c'è una discussione molto importante da fare e bisognerà trovare le sedi per approfondire la questione.
Oggi c'è una discussione in corso di un certo rilievo anche tra i costituzionalisti, anche dopo l'approvazione della legge costituzionale n.
1 del 1999 che modifica i criteri di elezione e i mandati assegnati agli Statuti regionali.
Cioè, stiamo parlando dello Statuto dell'Ente Regione o stiamo parlante dello Statuto della Regione Piemonte? Come potete capire, si tratta di cose diverse. E ricercare, attraverso un libero approfondimento ed un libero confronto, l'equilibrio e la risposta giusta a queste domande è uno dei punti essenziali di questa discussione.
In queste settimane - giustamente - si è molto insistito su un punto che riguarda lo Statuto: il federalismo come risultato di un nuovo patto tra le Regioni e lo Stato, come il risultato di un rapporto tra le Regioni e lo Stato.
Io vorrei sottolineare che il federalismo è questo, ma è anche altro.
Il federalismo non è solo - e io penso che questo sia uno dei problemi su cui dovrà essere organizzata la discussione del nostro Statuto e su cui dovremo misurarci - un patto verso l'alto.
Lo Statuto è un patto con l'alto, cioè una ricostruzione del patto fra la Regione e lo Stato, ma è contemporaneamente un patto verso il basso. E' contemporaneamente, la ricostruzione e la ridifinizione di un rapporto e di un patto della Regione con se stessa, con la società piemontese e con le sue istituzioni, a partire dagli Enti locali, dai Sindaci, dalle province per arrivare alla società nelle sue diverse forme di espressione e di organizzazione.
Bisogna pensare ad uno Statuto e ad un'impostazione sullo Statuto che tenga conto di questi due aspetti. Questo è l'unico modo per sottrarsi ai dubbi e ai sospetti sul fatto che, alla fine della vicenda del federalismo si ritrovi, in realtà, quello che viene definito un nuovo centralismo regionale.
Occorre dunque ricercare le forme attraverso le quali chiarire la natura del patto statutario come un patto che riguarda una nuova definizione del rapporto con lo Stato.
Su questo punto, come sapete, c'è una discussione in atto molto importante, su cosa effettivamente riguardi e cosa significhi l'applicazione effettiva di un principio di sussidiarietà, discussione che intreccia i problemi di diritto costituzionale con quelli che riguardano il diritto amministrativo; che intreccia le decisioni che riguardano gli assetti statutari con quelli che riguardano il procedimento amministrativo i poteri regolamentari, nonché la loro effettiva gestione e distribuzione.
Si tratta anche qui di un campo nel quale ci si può muovere in una ricerca e una discussione aperta, che punti a definire nel modo più avanzato e migliore le soluzioni verso le quali siamo orientati.
Questo, ripeto, è un punto molto importante; ciò significa naturalmente nella nostra opinione e nella nostra concezione - un'idea dell'istituzione regionale nella quale il peso delle autonomie locali (dei Comuni e delle Province) assume non solo un rilievo di fatto, ma un rilievo che assume un carattere istituzionale alto.
Oggi affrontiamo una discussione che ritengo importante e che è stata riaperta nei giorni scorsi. Per quanto riguarda il mio partito, si tratta di una questione della quale abbiamo discusso per molto tempo, assumendo una posizione sulla riforma della Costituzione in senso monocamerale, con la possibilità di pensare ad una seconda Camera come Camera delle Regioni.
Ma tale discussione, che io ritengo molto importante, ha un'altra faccia per quanto riguarda le discussioni che noi svolgiamo e le scelte verso le quali dobbiamo orientarci nel dibattito sullo Statuto, ed quella di pensare ad un'istituzione regionale che preveda, a fianco al Consiglio regionale eletto con le leggi elettorali che questa assemblea ha il potere di stabilire, un vero e proprio consiglio delle autonomie locali, che rappresenti - anche in questo caso - il secondo pilastro istituzionale del funzionamento rappresentativo della Regione. In sostanza, ci muoviamo in questo campo.
Infine, per fermarmi su questo punto e poi concludere con alcune considerazioni politiche, volevo aggiungere che, poiché il federalismo è in primo luogo, mettere i cittadini al centro - prima di tutto questo: è una impostazione federalista - è evidente che se noi vogliamo, con il nostro lavoro e la nostra attività in Consiglio regionale, costruire delle proposte e delle prospettive che affrontino sul serio i problemi del Piemonte, devono essere vissute dai cittadini non semplicemente come importanti architetture istituzionali, ma con la capacità di intrecciare le architetture istituzionali con i problemi di contenuto. E' evidente che si apre il problema di quale rapporto, nel nostro lavoro e nella sua programmazione, intendiamo stabilire tra l'attività di revisione, di rifacimento, di riscrittura dello Statuto e l'attività di ripensamento delle leggi. Attività da un lato di delegificazione, di semplificazione, e dall'altro, di ricostruzione di una dimensione unitaria dell'ordinamento: l'altra faccia del processo di riforma istituzionale della Regione.
In altre parole, vi propongo, partendo da alcuni grandi temi delle politiche regionali, di affiancare al lavoro che riguarda il vero e proprio Statuto l'impegno a costruire alcuni grandi Testi Unici sulle materie più importanti. Testi Unici che indichino, parallelamente all'attività istituzionale che riguarda strettamente lo Statuto, quella di riforma della legislazione regionale, in modo tale da far corrispondere al disegno dello Statuto, un disegno di riforma legislativa che parli ai cittadini e consegni loro la prospettiva di una struttura istituzionale meno burocratica, più efficiente, più consona ai problemi che una società trasformata, come quella nella quale viviamo, deve avere.
Permettetemi di concludere il mio intervento con alcune considerazioni politiche.
E' con questo spirito che ci accingiamo ad affrontare una discussione alta, impegnativa, che veda l'impegno del meglio delle diverse energie e dei diversi contributi culturali che possono confluire in questo lavoro e dell'intero Consiglio regionale.
Lo ripeto con maggior franchezza: quando si è in una fase costituente le discipline di partito, le discipline di gruppo possono - per quanto ci riguarda - venir meno.
In tutte le fasi che hanno avuto carattere costituente, l'eletto - il Consigliere, così come il parlamentare - risponde; è il punto più alto in cui il mandato non vincolato si esprime con un ruolo diretto ed anche personale.
In tal senso, chiediamo le condizioni politiche affinché questo possa credibilmente, avvenire.
Noi siamo disposti, su questo piano e in questa prospettiva, ad un impegno di assoluta responsabilità.
"Federalismo irresponsabile" è una contraddizione in termini, è un ossimoro. Eppure abbiamo visto nella polemica politica di questa settimana segni di questo tipo. Chiediamo un elemento di garanzia politica affinch questo possa avvenire; ci sono alcuni punti intorno ai quali verificheremo per quanto ci riguarda, questa garanzia politica.
La maggioranza può decidere e fare a meno, se lo vuole, del contributo dell'insieme del Consiglio. Come Gruppo, noi siamo disposti a questo impegno; al contrario, non ci presteremo e non parteciperemo ad alcuna attività che si presentasse come una lunga campagna elettorale, svolta su questo terreno, decidendone le forme, le modalità e le condizioni.
Se questo è quanto cui qualcuno pensa, è libero di farlo, ma lo farà senza la nostra partecipazione: troveremo altre forme per esprimere il nostro intendimento e le nostre opinioni.
Altre due questioni. La prima riguarda la proposta di referendum consultivo, presentata, mi pare, dai colleghi del Gruppo della Lega Nord.
Non ho nulla in contrario sullo strumento del referendum consultivo, né che in un percorso di costruzione del nuovo Statuto, siano previsti momenti di avvio di consultazione dei cittadini (le stesse proposte di riforma costituzionale lo prevedono).
Ma una cosa è muoversi nello spirito, che anima diverse Regioni, di una maggiore concertazione, nello spirito di una ricerca e di una costruzione statutaria comune. Altra cosa è un referendum sulla devolution, come avviene non in tutte le Regioni governate dal Polo, ma in quella parte nelle quali si ritiene che questo sia più popolare; si pensa, invece, di poterlo evitare in quelle dove lo si ritiene impopolare: in tal caso, si avvierebbe ben altro processo.
Presidente del Consiglio regionale, Presidente della Giunta, diteci se nei prossimi mesi dovremo svolgere insieme un lavoro costituente, oppure se dovremo prestarci a fare, contrapposti sugli stessi temi, una campagna elettorale.
Le due cose, per quanto ci riguarda, non possono convivere nello stesso tempo e nello stesso momento; è cosa che chiedo come elemento di chiarimento.
Secondo punto. Il centrosinistra ha deciso (è una decisione unanime che abbiamo preso sia nelle Regioni dove governiamo sia in quelle dove siamo all'opposizione) di proporre ad un rappresentante della minoranza la Presidenza delle Commissioni Statuto, in quelle Regioni dove rappresentiamo la maggioranza. Abbiamo assunto questa decisione al di fuori da qualsiasi logica di scambio; è una decisione unilaterale che metteremo in atto anche se voi non farete lo stesso nelle Regioni in cui governate. Riteniamo infatti che non si tratti di tattica politica, ma che sia il modo giusto di apprestarsi a costruire gli Statuti l'offrire alle forze di minoranza quell'elemento di garanzia, di ruolo e di riconoscimento rappresentato anche da decisioni simboliche ed istituzionali come questa.
Non penso si tratti di un atto dovuto, non sono tra coloro che pensano che sia un fatto istituzionale; istituzionalmente è legittimo che una maggioranza decida; è, semplicemente, una scelta, un atto di sensibilità politica in una situazione nella quale occorre valutare e decidere se conviene accentuare gli elementi di differenziazione, gli elementi di contrasto, o se, invece, non sia opportuno un segnale forte sul piano politico che indichi la possibilità di un confronto che si muova su piano diverso.
Presidenti del Consiglio regionale e della Giunta, purtroppo ci muoviamo e ci siamo mossi (lo dico senza nessun elemento di recriminazione ma per rilevare un elemento obiettivo) in un quadro nel quale nei vostri primi atti avete assunto decisioni istituzionalmente di forzatura, che rischiano di determinare un equivoco fra quanto spetta legittimamente a decisioni della maggioranza e quanto riguarda le regole che, maggioranza o minoranza, vanno rispettate.
Ne discuteremo in altra occasione, ma il primo disegno di legge che avete approvato sulla questione dell'incompatibilità, è profondamente anticostituzionale e in violazione aperta dei principi costituzionali adesso disponiamo anche di un parere pro veritate dato da Magistrati di vario orientamento. Anche su altri terreni vi siete spinti, in questi primi atti di questa legislatura regionali, verso una troppo disinvolta, a nostro parere, confusione tra maggioranze politiche. Anche per questo noi sentiamo il bisogno di una garanzia, perché - ripeto - noi vogliamo una partecipazione piena; siamo disponibili ad una vera, comune costruzione di una nuova prospettiva costituzionale per la nostra Regione che contribuisca ad un nuovo assetto costituzionale del Paese.
Questo si può realizzare se il quadro politico di garanzie reciproche è limpido; altrimenti noi faremo un'altra scelta e voi vi assumereste la responsabilità di una discussione statutaria che riguarderebbe solo la maggioranza, lasciando a noi il compito di valutare in quale altro modo far sentire la nostra voce in questa Regione.
Credo sia chiaro il senso delle cose dette e lo spirito che le muove: spero siano anche chiari gli ambiti politici di riferimento.
Noi pensiamo che già oggi ci siano le condizioni per varare gli strumenti istituzionali, a partire dalla Commissione speciale per lo Statuto.
E' sbagliato che la discussione avvenga solo sulle pagine dei giornali come sta avvenendo -; il Consiglio regionale deve dotarsi degli strumenti necessari: il Consiglio regionale è la sede che detiene il potere e la titolarità per perseguire questo tipo di risultati.
Spero vivamente che la discussione di oggi sia l'inizio di un proficuo e importante lavoro comune, di un confronto libero, di una cosa che, in qualche modo, dia onore politico, dignità, significatività esterna al nostro dibattito e rappresenti una tappa importante nell'esperienza della democrazia piemontese.



PRESIDENTE

Sarebbe buona cosa, vista l'importanza del dibattito, riuscire a fare un'alternanza di interventi, nel limite del possibile.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Come ha visto ho subito accolto la richiesta di alternanza: fa tutto parte dello stesso solco, quindi noi lo perseguiamo con attenzione.
Ho seguito con attenzione il lungo intervento del Presidente del Gruppo DS, che peraltro mi trova favorevole in moltissime parti. Vorrei, per aggiungere qualche altra considerazione.
Inizio con l'analizzare i problemi. Chi decide cosa? Mi spiego meglio.
La prima decisione che spetta all'aula, e non ad una Commissione rispetto alla riscrittura dello Statuto della Regione Piemonte, è se in Piemonte questo è un dibattito politico, che può essere serrato, ma è una linea di indirizzo - presenta una modifica dello Statuto a Costituzione vigente o decide di intraprendere la linea, discutibile, opinabile, ma magari anche più coraggiosa, di una proposta di legge costituzionale al Parlamento, per intraprendere un'altra strada. Cioè per fare del Piemonte, per esempio come da qualche parte auspicato, una Regione a Statuto autonomo.
Questa è una grande scelta politica. Sottolineo, comunque, che, come tutte le grandi scelte politiche di carattere istituzionale o magari costituzionale, deve trovare una condivisione trasversale. Non si fanno queste scelte a botte o a colpi di maggioranza; innanzitutto perché, a mio avviso, non è corretto; secondo perché sarebbe inutile. Tali decisioni necessitano larga condivisione negli intenti e nei punti di partenza.
Lo dico perché non è minimale. Si tratta di due scelte completamente diverse. Da un parte si può scegliere la via del minimalismo, cioè prendere la Costituzione, le leggi attuali che regolamentano l'elezione del Presidente della Giunta, la legge costituzione n. 1/99 e altro, ridisegnare e attualizzare la carta statutaria piemontese. Anche limitandoci ad attualizzarla, quindi a renderla più attinente all'evoluzione legislativa più attinente anche all'evoluzione sociale, si cambiano e si riscrivono con maggior fantasia, e magari in maniera molto più corposa, i principi ispiratori, i famosi titoli 1 di tutte le carte costituzionali. Dopodich ci si limita ad attuare quelle "piccole" riforme di basso profilo che la legge ci impone; oppure si sceglie un'altra strada. Si sceglie di intraprendere il tentativo di trasformare il Piemonte una Regione a Statuto autonomo con delle competenze e si decide, come Regione Piemonte, di proporre al Parlamento nazionale questa modifica costituzionale di altissimo profilo.
Io non dico che tutti debbano condividere tale scelta. Tutti sanno che noi, per primi in Italia, abbiamo presentato una proposta legge che va in questo senso, non ne faccio un fatto politico. Ci sono Regioni autonome del sud a Statuto speciale, ci sono Regioni autonome del nord a Statuto speciale. Queste Regioni, nel corso della storia democratica della Nazione hanno avuto maggioranze di "colorazione" politica diversa. Maggioranze che comunque condividevano i principi di autonomia, di diversità rispetto alle Regioni alle Regioni ordinarie.
Pertanto, a mio avviso, anche in Regione Piemonte noi possiamo optare per questa trasversalità. Questo è un problema che pongo. Non credo che possa essere la Commissione Statuto, quando verrà insediata e definita, ad assumere tale decisione, ma deve essere il Consiglio regionale del Piemonte che, noi auspichiamo, prima o poi si trasformi in un'Assemblea regionale (sui termini, chiaramente, occorrerà essere precisi).
Non pongo chiaramente una soluzione, ma un invito alla riflessione.
Invito, semmai, il Presidente del Consiglio, nei tempi che riterrà comunque la Commissione Statuto può essere insediata ugualmente perch lavoro ne avrebbe fin troppo - concordemente con il Presidente della Giunta regionale, a decidere sull'impostazione. Non dimentichiamoci che il Presidente della Giunta è eletto da tutti i cittadini. Quindi oggi, piaccia o no, rappresenta tutti i piemontesi perché è stato scelto direttamente con voto popolare. Si potrebbe, quindi, istituire una sessione di lavoro del Consiglio regionale in cui si stabilisca, si discuta sull'impostazione che occorre dare alla riscrittura dello Statuto: questo non può essere fatto in sede di Commissione.
Per quanto riguarda il coinvolgimento di tutta, non dico la società civile, ma di tutto il resto della società - così la smettiamo di autoemarginarci - di quei milioni di piemontesi, eccezion fatta per i 60 qua presenti, può essere attuato, ad esempio, facendo rivivere gli Stati generali del Piemonte.
Gli Stati generali del Piemonte furono, nella scorsa legislatura un'intuizione forse un po' velleitaria, sicuramente molto ambiziosa. Ma almeno in un primo periodo, riscossero un certo successo e una certa partecipazione delle categorie e forze sociali e politiche, di tutte quelle forze sparse nel territorio che avevano qualcosa da dire.
Chiaramente, quello a cui mi riferisco dovrà essere un coinvolgimento di "secondo grado" relativo a tutte le forze sociali presenti in Piemonte perché la legge affida a noi - Consiglio regionale del Piemonte, e/o Assemblea regionale del Piemonte - il compito di riscrivere le regole proponendole a tutti, facendone oggetto di discussione il più ampia possibile nel mondo piemontese. Ma la legge non consente un'interferenza lo dico in senso positivo, intendiamoci - o un'interlocuzione di "primo grado". Il "coinvolgimento di primo grado" consisterebbe nella consultazione continua di tutti, ma non sfugge a nessuno che la riscrizione dello Statuto con queste modalità sarebbe non solo ardua - e già lo è e lo sarà - ma addirittura impossibile! Lancio una proposta, e non vorrei sconvolgere nessuno: potremmo anche fare un referendum consultivo all'anno, perché uno Statuto può essere fatto per Titoli. Se saremo bravi e capaci, ogni anno riscriveremo una parte dello Statuto del Piemonte, e ogni anno sottoporremmo questa parte dello Statuto direttamente al voto popolare. Non c'è nulla d'impossibile: il Piemonte decide di fare un referendum consultivo, manda ai cittadini la scheda per votare e il testo dello Statuto che si propone, chiedendo ai cittadini se sono o no d'accordo. Più coinvolgimento della società civile di così non è possibile! Mi sembra che una soluzione di questo tipo potrebbe servire ad avvallare e dare maggior credibilità e forza a questa nuova fase costituente del Piemonte.
Chiaramente, sono d'accordo sui Testi Unici, sulle semplificazioni legislative. Non siamo proprio gli ultimi, poiché anche il Parlamento - ahi noi! - sforna quotidianamente "paccate" di leggi che non semplificano, non uniscono ma che, al contrario, complicano e dividono. Basta leggere la Gazzetta Ufficiale! Già nella scorsa legislatura si è portata avanti l'idea del Testo Unico: per esempio, il centrodestra della passata legislatura fece il Testo Unico sull'artigianato. Credo sia un'idea perseguibile parallela per la discussione dello Statuto.
Non credo vi sia da parte di nessuno il tentativo o la volontà - per lo meno non vi è da parte del Gruppo di Alleanza Nazionale - di trasformare la Commissione Statuto in una lunga campagna elettorale. Nel caso in cui non ce ne fossimo accorti (e il mio partito per questo ha preso una sonora bastonata alle elezioni europee del 1999), delle questioni statutarie e istituzionali - vi assicuro - importa poco a tutti. Perché gli altri problemi che affliggono la nostra società sono tali e tanto cogenti importanti e drammatici che, purtroppo, le questioni istituzionali costituzionali, il federalismo, i referendum interessano assai meno. Se non dobbiamo fare l'errore di considerare questi temi materia di esclusiva competenza per addetti ai lavori, non dobbiamo neanche credere che possano essere materia universale, come il diritto al lavoro o alla vita, che coinvolgono le passioni, i bisogni e le esigenze della popolazione piemontese.
Per il Gruppo di Alleanza Nazionale non ci sarà nessun problema a non trasformare in una campagna elettorale una discussione che sarà - uso un "berlusconismo", perché mi viene bene! - tanto "alta e nobile" quanto tutti assieme la renderemo tale. Mi spiego meglio: nelle discussioni importanti occorre cercare di essere molto chiari! Se la Commissione Statuto e la riscrittura dello stesso si trasformassero in una "melina partitica" (partitica quanto al simbolo e nel senso di "parte", quindi di convenienza politica del momento) di un Gruppo particolare del Consiglio regionale del Piemonte, ecco che noi non faremmo una discussione "alta e nobile" ma faremmo ostruzionismo "melinatocratico".
Per cui, non solo non adempiremmo ad un obbligo di legge ma bruceremmo una grande opportunità per dimostrare di essere capaci, tutti noi (io per primo, che di solito sono abbastanza polemico) di astrarci per un momento (siano sei mesi, tre anni...) dalle necessità, passioni politiche del momento, esigenze partitiche, personali, di evidenza o di visibilità e cercare di scrivere la nuova Carta costituzionale del Piemonte. Se così non sarà, ce ne accorgeremo presto.
Ciascuno di noi deciderà la sua strategia migliore per portare all'esterno queste risultanze, ma mi auguro veramente che non sia così. Non è un percorso facile: uscire dall'aula arrabbiati per un provvedimento della Giunta o per un'interrogazione della minoranza, e sedersi attorno ad un tavolo per discutere questioni di alto livello è oggettivamente difficile. Per cui, noi proponiamo che la Commissione Statuto si riunisca il lunedì mattina! Dopo il weekend, potremmo essere tutti più disponibili a fare i grandi riformatori costituenti! Al di là delle battute, credo - e lo dico a me stesso per primo - che questo compito sia talmente delicato ed importante da meritare, da parte nostra, un ulteriore sforzo di astrazione dalla realtà e battaglia politica quotidiana. Se non saremo capaci di un tale sforzo, difficilmente potremmo procedere.
Un'ultima cosa: il Regolamento. Invito nuovamente il Presidente del Consiglio regionale (che so molto attento a queste tematiche), a porre mano al Regolamento della Regione. Colleghi, possiamo fare Testi Unici, leggi uniche, un unico testo, un'unica legge! Possiamo fare di tutto! Se poi però, continuiamo ad essere paralizzati, nell'applicazione della democrazia non nella prepotenza di una maggioranza, ma nell'applicazione della democrazia, che significa semplicemente assicurare a chi vince le elezioni di poter governare - da un Regolamento che è molto, molto, molto più vecchio e obsoleto rispetto allo Statuto, è chiaro che noi comunque facciamo delle discussioni dimezzate e andiamo soltanto a parlare di principi vaghi che nessuno di noi oggi ha il coraggio di negare. Ciò in quanto il federalismo è trasversale; il decentramento è trasversale; tutti in un modo o nell'altro, se lo palleggiano come grande innovazione invenzione, come grande futuro per lo Stato, le Regioni, i Comuni, le Province, le Circoscrizioni, le Comunità montane, ma poi, alla fine nessuno lo attua mai, perché c'è chi lo vuole rosso e c'è chi lo vuole nero banalizzo, eh! Cito Stendhal e non cito due colorazioni politiche - e alla fine non si fa mai.
Il Regolamento, che può passare per il più becero degli strumenti anche in una fase costituente diventa fondamentale, altrimenti anche in questo rischiamo di rimanere assolutamente impantanati. Questo a mio avviso.
Io non sono entrato - ovviamente - nel merito di alcuna questione o di alcuna visione di parte rispetto alla riscrittura dello Statuto. Ho posto credo - un problema iniziale che dovrà essere discusso, ma ritengo anche che alcune cose fondamentali andassero ribadite oggi.
Diversamente, la Commissione Statuto che andremo a costituire farà sono permesso di portare in aula il "cadavere" - la stessa fine che hanno fatto in Italia, soprattutto durante l'ultima legislatura, nelle Regioni e nella Regione Piemonte tutte le Commissioni bicamerali, tutte le Commissioni Affari istituzionali e tutte le Commissioni Statuto. Il "cadavere" della prima Commissione Statuto, il volume che si intitola "Riforme istituzionali e nuovo Statuto": bello, rilegato, bei colori ottima scelta della copertina e dei caratteri, però è rimasto lì e lo consegneremo alla storia come una delle tante pubblicazioni, magari utili per una tesi di laurea dove qualche studente potrà scopiazzare facendo meno fatica, ma sicuramente senza aver fatto, per l'ennesima volta, un servizio al Piemonte e ai piemontesi.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Ghiglia.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, volevo soltanto richiamare le motivazioni di questa convocazione straordinaria del Consiglio regionale, perché forse pu essere utile anche per definire, quando il Consiglio riterrà utile, le conclusioni.
Abbiamo voluto innanzitutto collegarci ad alcune sollecitazioni che il Capogruppo di Forza Italia Cattaneo, mi pare nella prima seduta, aveva fatto in aula a proposito dello Statuto, nel senso che aveva indicato un metodo che noi condividiamo: quello, cioè, di ritenere che questo processo costituente deve essere molto ampio, al di là delle maggioranze.
Abbiamo in qualche maniera forzato un po' i tempi in modo che da una fase di discussione generale si arrivasse ad una conclusione per avviare concretamente questo processo della formazione dello Statuto, evitando un dibattito soltanto estemporaneo, ai margini del Consiglio regionale. Da qui la proposta di questa discussione, che dovrebbe concludersi con la costituzione di una Commissione per fare il lavoro vero e proprio di formazione del nuovo Statuto.
Quindi, questa convocazione nasce dalla sollecitazione che ci era stata proposta la volta scorsa e che noi condividiamo.
Certamente il collega Ghiglia pone un problema fondamentale al quale il Consiglio deve rispondere.
Ha posto un quesito, non ha dato una risposta; abbiamo capito quali sono le sue posizioni, anche se non è stato molto chiaro.
In fondo, il collega Ghiglia ci diceva: "Facciamo una Commissione"; è un po' scettico, per la verità, su tutto, ma alla fine quello che lui pone è un interrogativo sul quale è opportuno che tutti quanti ci esprimiamo.
Il Consigliere Ghiglia dice: "Facciamo un nuovo Statuto sulla base della Costituzione vigente, così come è stata variata recentemente dalla legge costituzionale n. 1/99 e tenendo conto dei cambiamenti avvenuto con la legge Bassanini oppure pensiamo ad una legge costituzionale per fare della Regione Piemonte una regione autonoma?".
E' chiaro che sono due cose diverse: lavorare sulla Costituzione attuale, così come è stata variata, vuol dire fare lo Statuto; pensare a fare della Regione Piemonte una regione autonoma, vuol dire non fare lo Statuto, vuol dire avviare un processo politico chissà con quali risultati e con quali tempi.
Poiché il quesito è stato posto, sono d'accordo a fare immediatamente lo Statuto, sulla base della Costituzione vigente, così come è stata variata, con tutti i cambiamenti che sono intervenuti nel frattempo dal punto di vista legislativo, ma anche dal punto di vista politico-culturale attorno a questo tema (cioè al ruolo della Regione).
Abbiamo sicuramente degli elementi per fare uno Statuto nuovo: non si tratta di fare la revisione dello Statuto, ma - ripeto - di fare uno Statuto nuovo.
Questo non significa che la Regione Piemonte non possa e non debba svolgere un ruolo per sollecitare il Parlamento ad un'ulteriore modifica della Costituzione anche per quanto riguarda la forma di Parlamento: c'è la proposta del Presidente Formigoni della Camera delle Regioni; ci sono altre proposte; c'è una proposta di modifica all'art. 5.
C'è un processo in corso che difficilmente si concluderà in poco tempo ma, in ogni caso, al di là dello scetticismo che qualcuno di noi può avere è chiaro che la Regione Piemonte, attraverso il suo Presidente Ghigo, che anche Presidente delle Regioni, può svolgere un'azione di sollecitazione per ulteriori modifiche alla Costituzione.
Tuttavia è evidente che se il lavoro che dobbiamo compiere è tutto legato al cambiamenti che dovrebbero avvenire in futuro, ciò significa che il lavoro non lo faremo mai.
Credo che l'ultima esperienza - il collega Ghiglia lo ricorda perfettamente, d'altronde ha tirato fuori il libro - confermi che uno dei motivi per cui non si fece neppure un aggiornamento, una revisione dello Statuto era perché tutti eravamo in attesa di una modifica della Costituzione (per cui si parlava di Costituzione invariata). Oggi la legge costituzionale n. 1/99 offre delle possibilità in più rispetto al passato per cui la nostra posizione è quella di utilizzare a fondo tutto ciò che attualmente la Costituzione ci offre, quindi siamo per costituire immediatamente una Commissione che si metta al lavoro.
Il collega Ghiglia pone il problema del Regolamento, e mi pare che ponga un problema vero. In diverse occasioni l'ha sollecitato, ma, al di là delle tensioni avvenute in quest'aula, c'è sicuramente il problema di revisione del Regolamento.
Su questo concordiamo e, come centro-sinistra, diciamo che quello del Regolamento è un problema contemporaneo alla revisione costituzionale perché uno discende dall'altro, in sostanza.
Il Regolamento è una specificazione di alcune parti dello Statuto quindi siamo d'accordo ad una revisione del Regolamento, ma evidentemente le questioni non possono che essere connesse, per forza di cose: mi sembra evidente; altrimenti, noi facciamo un aggiornamento ad un Regolamento per l'attuazione di uno Statuto che stiamo modificando. E poiché lo Statuto dovrà anche affrontare questioni che riguardano il tipo di democrazia che vogliamo nella Regione Piemonte, i risvolti e le conseguenze sul Regolamento non sono irrilevanti.
E' vero che la legge costituzionale n. 1/99 ci dice che il sistema d'elezione, i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del Presidente e degli Assessori sono oggetto di una legge della Regione e non dello Statuto, ma è evidente che le questioni sono connesse.
Per questo motivo il collega Mercenaro ha detto che, ad un certo punto occorrerà che tutta questa discussione si intrecci e che le questioni non possono essere separate.
Stabilire un sistema di elezione o un altro non è indifferente per lo Statuto nei rapporti con gli organi. Definire una modalità di incompatibilità o meno, non è indifferente per gli effetti che può avere sullo Statuto.
Sono perfettamente d'accordo con quanto detto dal collega precedentemente; è necessaria una discussione molto ampia che riprenda e metta insieme tutte le possibilità offerte dalla Legge Costituzionale n.
1/99, quindi, sia le leggi sul sistema elettorale nei casi di incompatibilità e di ineleggibilità, sia gli spazi offerti in questa nuova funzione che dovrà avere lo Statuto e sia gli spazi offerti dal federalismo amministrativo che, in parte, abbiamo attuato.
Qui è stata richiamata - anche dal collega Ghiglia - la necessità di delegificazione e di semplificazione legislativa.
La nostra opinione è la seguente: la discussione sullo Statuto deve essere "alta", come è stato detto, ma io dico che deve avere anche una certa ambizione. Nel senso che, al di là della norma che occorre scrivere si deve definire la missione attuale della Regione in rapporto con il sistema degli enti locali. E' chiaro che, se noi siamo d'accordo concorderemo e spereremmo - questa è una volontà a noi cara - in una missione concordata del ruolo della Regione. Chiaramente, tutte le altre questioni (delegificazione e semplificazione) sono conseguenti.
Anche il discorso dei testi unici è, sicuramente, da svolgere insieme perché l'obiettivo del federalismo è anche questo, però, prima, si deve definire la missione della Regione, riprendendo il tema antico della Regione leggera, che programma, che legifera soltanto e che non amministra.
Se siamo d'accordo su questo, il processo di semplificazione amministrativa è un processo quasi automatico, potremo comporre una Commissione e questo si verificherà automaticamente. Se non si addiviene ad una definizione e se noi pensiamo ad un ruolo della Regione così come è oggi, il federalismo non è possibile. Lo abbiamo già verificato in passato quando abbiamo tentato un qualsiasi processo di delegificazione, che non è potuto avvenire perché, in questa assemblea legislativa, non è chiaro il ruolo che dobbiamo assegnare alla Regione.
Lo Statuto è la sede nella quale la missione della Regione può essere definita.
Il processo - ha ragione il collega Marcenaro - non può essere chiuso all'interno della Regione, ma deve coinvolgere, evidentemente, la società piemontese a partire dagli enti locali. Il rapporto tra Regione ed enti locali è una questione fondamentale, lo abbiamo già verificato in passato è un tema delicato.
Semplificherei la situazione in questi termini: la Regione vuole porsi in termini gerarchici superiormente agli enti locali o in una posizione di parità. Il problema è questo ed è delicatissimo: occorrerà fornire una risposta anche in sede di Commissione.
Il lavoro della Commissione è estremamente ampio, per cui pensiamo che l'istituzione della Commissione sia necessaria.
E' importante, non per una questione di scambio, come è stato ricordato, che la Presidenza della Commissione Statuto sia affidata alla minoranza. Credo che questa decisione, se la maggioranza vorrà, potrebbe essere utile per uscire dagli schemi classici del rapporto tra maggioranza e minoranza.
Noi abbiamo questa volontà: per questo obiettivo si deve uscire dagli schemi classici e la Presidenza alla minoranza, in questo senso, pu aiutare ad uscire dagli schemi ai quali siamo abituati per il nuovo Statuto della Regione Piemonte. Certo, nel momento in cui decideremo di costituire la Commissione, le dovremo affidare un compito preciso: formulare una proposta di legge costituzionale, oppure formulare lo Statuto in base alla Costituzione vigente.
Noi abbiamo espresso la nostra posizione, è chiaro che spetta anche alla maggioranza esprimersi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Saitta.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie, signor Presidente.
In questo breve intervento, non è che non voglia entrare, per una mancanza di rispetto al Consiglio e ai proponenti di questo punto all'ordine del giorno, nel vivo del dibattito. Credo che avremo modo sia in Consiglio che in Commissione (poi lo motiverò, esprimendo il nostro sostanziale accordo, d'altronde lo avevamo già ribadito e inserito nel nostro programma di governo, così come le altre coalizioni presentatesi all'attenzione del corpo elettorale) di parlarne molto. In quella sede dovremo entrare nel vivo del dibattito esternando le nostre posizioni che inevitabilmente, dovranno costituire una base di partenza per una discussione molto forte e alta. Su questo sono d'accordo con il collega Marcenaro.
Per noi lo Statuto è il primo impegno, come dissi nella seduta di insediamento. E' un impegno prioritario, sul quale riteniamo siano necessari tempi certi; non dobbiamo impiegarci due o tre mesi, ma neanche quattro anni.
Quindi, ragionevolmente, dovremo darci dei tempi, perché lo Statuto è importante - e su questo tutti siamo d'accordo - essendo la legge fondamentale dell'ente Regione. Poi entrerò anch'io nel merito della discussione sullo Statuto della Regione, ma credo che dovremo usufruire dell'effetto di questo Statuto a partire da questa legislatura.
Quindi, per noi, la celerità e la certezza dei tempi rappresentano una parte importante di questo impegno.
Forza Italia ha manifestato fin dall'inizio - differenziandosi, in quella occasione, rispetto ad altre forze della maggioranza che sostengono il Presidente Ghigo - l'intendimento di scrivere le regole insieme all'opposizione. La scrittura delle regole investe l'intero Consiglio regionale, quindi tutti i sessanta Consiglieri assegnati al Consiglio regionale del Piemonte, indipendentemente dalla loro appartenenza all'opposizione o alla maggioranza.
In questa sede, appartenendo alla maggioranza, ribadisco questo impegno (che fa parte della nostra giovane tradizione, perché Forza Italia è un movimento politico nato da pochi anni) che abbiamo chiesto da sempre al Parlamento, anche dalla nota posizione di minoranza.
Ribadisco anche che riteniamo fondamentale il coinvolgimento degli enti locali, specificando che pensiamo anche noi ad uno Statuto della Regione Piemonte nel suo complesso, comprendendo l'intera comunità piemontese e non limitandolo all'ente Regione Piemonte.
La prima difficoltà sarà costituita dalla scelta della prima o della seconda via - altri lo hanno già detto prima di me - quindi, se modificare lo Statuto a costituzione invariata oppure a costituzione repubblicana variata.
Credo che si debba privilegiare la modifica dello Statuto, o meglio, il nuovo Statuto - su questo mi è piaciuto l'intervento del Consigliere Saitta con l'attuale Costituzione repubblicana, l'art. 122 ce ne dà la possibilità. Comunque, sappiamo che ci sono delle difficoltà, non fosse altro che non sono stati variati gli articoli che assegnano le competenze alla Regione.
Ci si dovrà confrontare e tenere in considerazione la modifica dello Statuto anche con la Costituzione variata, magari, in una seconda fase.
Credo che l'impegno che dobbiamo esternare e del quale dobbiamo farci carico, visto che abbiamo tutti i nostri corrispondenti nel Parlamento nazionale, alla Camera e al Senato, sia rappresentato dall'intervento sui rappresentanti delle nostre forze politiche all'interno del Parlamento nazionale, affinché vi sia un impegno per la modifica della Costituzione che credo tutti auspichino.
Credo che anche il nuovo ruolo del Presidente della Regione Piemonte l'On. Enzo Ghigo, che, come è noto, abbiamo la fortuna che sia anche Presidente della Conferenza Stato-Regioni, possa contribuire ad accelerare e quindi a trasferire nella realtà con tempi certi, tale necessità attraverso quell'ufficio.
Il terzo punto all'o.d.g. prevedeva, altresì, "Eventuale costituzione della Commissione Consiliare Statuto". Riteniamo che la Commissione Statuto sia fondamentale, e lo abbiamo ribadito sia nella seduta di insediamento sia nel programma. Credo che su questo siamo tutti d'accordo, perlomeno gli interventi che mi hanno preceduto erano in questo senso.
Il Presidente dell'assemblea ci ha fatto avere una proposta di deliberazione al Consiglio regionale per la costituzione della Commissione speciale per la revisione dello Statuto. Al termine di questo primo dibattito, ritengo doverosa, da parte del Consiglio regionale l'approvazione di questa deliberazione nel testo proposto, o comunque modificato, affinché, almeno oggi, diamo un senso a questo dibattito e costituiamo la Commissione speciale per lo Statuto.
Ho letto sugli organi di informazione la decisione, da parte del centrosinistra, dell'Ulivo e specificatamente dai Democratici di sinistra di dare, con grande convinzione, la Presidenza della Commissione Statuto nelle Regioni dove il centrosinistra esprime la Giunta regionale all'opposizione.
Come Gruppo di maggioranza relativa all'interno del Consiglio e all'interno della maggioranza, ci facciamo carico di questa vostra istanza.
Avremo una prima riunione dei Capigruppo di maggioranza nella giornata di domani. Credo che certamente, se i colleghi sono d'accordo, parleremo anche di questa vostra richiesta. Non so, tuttavia, se potrà essere accolta.
Quello su cui mi impegno personalmente come forza politica, qualunque sia la scelta, è di portare una motivazione forte e logica alla nostra decisione. Sarà una risposta che potremo certamente darvi nei prossimi giorni. Se il Presidente sarà di maggioranza, vi spiegheremo perché, non abbiamo la presunzione di convincervi; se sarà di opposizione, motiveremo anche in quel caso.
Sono d'accordo con il Consigliere Marcenaro sulla necessità di una discussione molto alta. Lo Statuto della Regione Piemonte non è uno Statuto qualsiasi. La Regione Piemonte - è utile ricordarlo, anche se tutti ne siamo consapevoli - è una delle Regioni più importanti del nostro Paese.
Credo che anche il Paese si aspetti dalla Regione Piemonte un segnale perché, non a caso, il Presidente della nostra Regione è il Presidente della Conferenza Stato-Regioni. Ritengo, quindi, che il Piemonte abbia anche il dovere di rappresentare un modello per le altre Regioni. Per questa ragione la discussione deve essere alta, deve essere franca e deve essere fatta insieme. Ribadisco per la seconda volta questo impegno.
Insieme faremo, dunque, il nuovo Statuto del Piemonte.
Si è parlato di disciplina di partito. Si è parlato di disciplina di Gruppo consiliare. La disciplina può essere a volte un valore, ma pu essere a volte un non valore, come ci ha insegnato la storia anche in questo secolo. Certamente quello che vogliamo, come Gruppo e come forza politica, è coerenza e lealtà, due aspetti fondamentali che ben si coniugano anche con la disciplina. Avremo, come forza politica e personalmente come Presidente del Gruppo di Forza Italia, il massimo rispetto della libertà di pensiero, di opinione, di scelta politica su questa materia di ogni singolo Consigliere. Credo che sia fondamentale anche nel rispetto di un coinvolgimento dell'intero Consiglio, ma prima di tutto all'interno del proprio Gruppo consiliare, per la formazione delle nuove regole e dello Statuto.
Concludo con una risposta al collega Marcenaro attinente alla forzatura a cui prima si è riferito nella presentazione di questo disegno di legge da parte della Giunta regionale, relativa all'incompatibilità tra la carica di Assessore e quella di Consigliere regionale.
Com'è noto, la forza politica a cui è più cara questa incompatibilità è appunto la forza politica che rappresento all'interno di questa assemblea Forza Italia, che ha deliberato questa incompatibilità con una deliberazione - scusate il gioco di parole - del proprio Consiglio nazionale approvata ad ampia maggioranza, se non ricordo male (quattrocento a favore e sei o otto astenuti).
Per noi questo rimane un impegno che vogliamo mantenere con i nostri elettori, non per disciplina di partito, ma per le convinzioni che ci hanno portato ad assumere quel documento e quella decisione dopo ampia discussione. Certamente inseriremo il principio dell'incompatibilità anche nel nuovo Statuto.
Sono grato al Presidente della Giunta, On. Ghigo, per avere, con grande lealtà verso la sua forza politica e verso la sua coalizione, subito messo in moto un percorso legislativo per questa incompatibilità. Se questo dovesse essere modificato, credo che si allungheranno i tempi, per certamente l'obiettivo rimarrà invariato. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Cattaneo.
La parola al Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il dibattito, dal punto di vista dei rapporti politici, penso si sia avviato nel migliore dei modi. Da parte di tutti gli intervenuti si è proclamata la necessità di riscrivere insieme lo Statuto. Lo ritengo un fatto importante, perché, da tempo, in Italia, siamo di fronte alla necessità di trovare un nuovo equilibrio del sistema istituzionale italiano. Ci si lavora da tempo sia a livello regionale, sia a livello nazionale, con esiti sino ad ora non così importanti e decisivi come si era sperato.
E' un tema difficile, ma penso che i buoni rapporti politici e il reciproco rispetto all'interno di un'aula consiliare, siano il modo giusto per tentare seriamente di raggiungere un risultato.
Anch'io esprimo il consenso a ricercare un risultato nell'ambito della Costituzione vigente. Mi sembra l'unico possibile per dare alla Regione Piemonte un nuovo Statuto che conservi e alimenti le radici della nostra democrazia, che venga costruito attraverso una critica onesta al modo di essere della nostra Regione in questi trent'anni, che sia in grado di capire e analizzare cosa siamo diventati e cosa c'è bisogno nel futuro del Piemonte dal punto di vista della Regione.
A tale fine, penso che dobbiamo, dal punto di vista della struttura politica che elaborerà il nuovo Statuto, compiere il passo giusto.
In questi giorni abbiamo assistito a una grande attività da parte della Conferenza dei Presidenti delle Regioni rivolta ad assegnare qualche passo politico serio in direzione di un nuovo rapporto tra Stato e Regione. Mi riferisco alla proposta da me personalmente condivisa, che probabilmente andrà in porto, fatta propria dal Presidente della Giunta, On. Ghigo, di avere in Parlamento, in questo momento così importante, una presenza ufficiale, in forma consuntiva, delle Regioni, presenza presso la Commissione per gli Affari Regionali. Non so a che punto sia questa pratica, ma so che è stata avviata.
Mi è sembrato di capire che, da parte dello Stato e di chi momentaneamente lo governa, ci sia un assenso. Occorrerà, forse, qualche modifica di carattere regolamentare a livello del Parlamento, ma ritengo che la richiesta che sin d'ora le Regioni possano accedere non come invitate, ma come facenti parte di un'attività legislativa a livello parlamentare, sia una cosa giusta e che gli sforzi in questa direzione, del superamento di eventuali ostacoli che ci sono dal punto di vista normativo e regolamentare, vadano sostenuti. E' bene che questo succeda.
A Costituzione vigente, è bene aprire sinora il Parlamento alla presenza di rappresentanti delle Regioni nelle forme in cui adesso è necessario. Partendo da questo passo, penso che anche noi dobbiamo proporne uno simmetrico e analogo, perché - l'hanno detto e ripetuto altri colleghi il problema è di riformare il sistema e gli equilibri del nostro Stato che si articola nella Repubblica, nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni.
Cari colleghi, valutiamo la proposta di aprire all'interno della struttura che esaminerà lo Statuto, quindi all'interno della Commissione Speciale per lo Statuto, in modo stabile e ufficiale la presenza di quei soggetti che articolano l'organizzazione dello Stato (Comuni, Regioni) che sono, insieme a noi e insieme al livello parlamentare, pezzi dello Stato che devono trovare nuovi equilibri tra di loro. La Regione forse farebbe un passo giusto se affrontasse il problema del proprio Statuto, inserendo ufficialmente e stabilmente la rappresentanza, anche qui con funzioni consuntive, così come si fa per le Regioni a livello del Parlamento, dei sindaci dei capoluoghi di province, dei presidenti delle province ed eventualmente di un rappresentante dell'ANCI e dell'UNCEM, in modo che i piccoli comuni possano essere rappresentati all'interno della Commissione Speciale per lo Statuto. Mettiamoli a sedere accanto a noi i rappresentanti dei Comuni e delle Province, con voto e funzioni consultiva, perché anche noi, a Statuto vigente, non possiamo fare passi più lunghi del consentito.
Penso che questa sarebbe una novità molto apprezzata dai Comuni e delle Province, ma una novità che consente alla Regione Piemonte di progettare non un proprio futuro in modo paternalistico nei confronti degli enti locali, ma insieme a loro, individuando il nuovo equilibrio e le loro funzioni. Questa riflessione che propongo ai colleghi è un passo che pu consentire, in modo ancora più spedito, di realizzare un obiettivo che immediatamente metta a riparo la Regione Piemonte da un'autosufficienza anche nella elaborazione dello Stato che sarebbe nociva.
La Regione Piemonte deve vivere in rapporto, in contatto continuo con gli enti locali. Sappiamo che la Regione Piemonte deve vivere anche concedendo e lasciando agli enti locali molte funzioni che oggi trattiene per sé. L'apertura che deve vivere sin dall'istituzione del progetto dello Statuto, è un'apertura che sarà tanto più forte ed efficace, quanto a questo lavoro sapremo far partecipare sin da subito gli enti locali.
Ho ricevuto un testo di deliberazione, bisognerebbe lavorare insieme se siamo d'accordo, affinché segniamo, con questo elemento di forte novità l'avvio di questa fase di elaborazione dello Statuto. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, l'inizio di questa nuova legislatura offre all'aula la possibilità, come è stata offerta all'inizio della passata legislatura, di essere costituenti: di scrivere o riscrivere le nostre norme fondamentali.
Sappiamo, e ci è stato ricordato da uno degli interventi precedenti che il lavoro della Commissione per lo Statuto, nella passata legislatura non ha portato alla modifica delle nostre leggi fondamentali, come sarebbe stato nell'auspicio. Il lavoro svolto può essere considerato un lavoro utile anche solo per evitare di compiere gli errori che sono stati commessi nella passata legislatura. Oggi ci sono condizioni diversi, lo stesso dibattito che si è svolto finora ne è stata la prova; ci sono anche condizioni legislative diverse e ci sono delle possibilità che devono essere sfruttate a pieno.
Lo Statuto e il conseguente adeguamento del Regolamento sono delle scelte che non possono essere imposte, questo lo rilevo con particolare piacere: è stato affermato in tutti gli interventi che finora si sono susseguiti. La scelta di riscrivere le nuove regole deve essere condivisa nel modo più ampio, possibilmente unanime, ma, sicuramente, non è una scelta che deve essere fatta a colpi di numeri, ma con la forza del ragionamento e con la condivisione di queste regole.
E' stato posto un problema: se il lavoro della Commissione debba portare ad un solo testo e ad una sola proposta, oppure a una serie articolata di proposte. Credo che le due ipotesi che si possono prospettare, cioè quella di un documento a Costituzione invariata e quella di un documento che proponga la modifica della Costituzione non siano necessariamente alternativi nella scelta, nel senso che possono essere proposti due documenti: uno, che deve essere ovviamente approvato per prima a Costituzione invariata, perché in questo modo si potrebbero recepire le istanze di cambiamento che sono ritenute necessarie e, eventualmente ipotizzare successivamente un disegno più' ampio di revisione non solo del nostro Statuto, per dotarsi appunto di un nuovo documento, ma di un impianto più ampio. Il compito che possiamo affidare alla Commissione per la revisione dello Statuto, che auguro possa essere istituita oggi, possa prevedere queste possibilità: una Commissione che deve lavorare con la possibile concordia dei componenti e con l'obiettivo specifico di dotare in prima battuta, il nostro Piemonte di una legge fondamentale che tenga conto di queste nuove esigenze. Il discorso di uscire dagli schemi classici di un rapporto fra maggioranza e minoranza (inteso come muro contro muro) è un discorso che deve essere condiviso, che il nostro Gruppo condivide e in questo senso ci comporteremo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Rilevo anch'io l'avvio positivo del dibattito sull'importante questione che stiamo trattando e l'apprezzamento per le aperture espresse dal Presidente Cattaneo, auspicando che abbiano la loro evoluzione in modo omogeneo rispetto al comportamento che l'area del centrosinistra sta tenendo su scala nazionale.
Voglio anche sottolineare l'apertura più significativa del Presidente Marcenaro, che mette a disposizione la libertà del comportamento dei Consiglieri del suo Gruppo, così come credo possa avvenire anche per gli altri Gruppi. Questo è un segnale importante, che non mi risulta fosse mai stato attivato (non so se lo fosse nella fase costituente della Regione in occasione dell'apertura della discussione sullo Statuto). Sono grandi segnali che testimoniano, dall'una e dall'altra parte del Consiglio, la consapevolezza di un vasto lavoro da compiere.
Non possiamo non avere presenti le difficoltà che, nel corso della storia del nostro Paese, hanno contraddistinto la vicenda del progetto federalista, già vivo nella fase precedente lo Stato unitario, che non era un'idea né di destra né di sinistra, potendosi ascrivere, alla sinistra di Mazzini e di Cattaneo, non anche al moderato neoguelfo Gioberti. Non per questo l'idea riuscì ad affermarsi, perché i liberali dell'epoca, anche la sinistra di Cavour, furono fortemente contrari all'idea dello Stato Federale. Questa impostazione fu mantenuta dai comportamenti degli statisti del nord e del sud, essendo il siciliano e conservatore Sidney Sonnino più centralista degli stessi piemontesi.
La situazione, l'idea, il concetto, di federalismo parte da lontano e ha una sua grande riproposizione nel momento della discussione della stessa Costituzione. Credo che sia utile ricordare - lo faccio molto brevemente che ci fu anche richiamo al federalismo, in questo caso di sinistra, con il Manifesto di Ventotene e con la politica di Altiero Spinelli. E' opportuno ricordare come, nonostante le idee di Spinelli e l'iscrizione nella Costituzione del regime federale posto con le Regioni a Statuto ordinario nella fase del dopoguerra non solo il federalismo non si attuò, ma fu ulteriormente disperso per ragioni che hanno contraddistinto la nostra storia, una delle quali è stata sicuramente l'aver depotenziato la battaglia autonomista delle Regioni che erano più lontane dal concetto di Stato unitario concedendo subito l'autonomia alla Valle d'Aosta, alla Sicilia, alla Sardegna, al Friuli Venezia Giulia e al Trentino Alto Adige.
Questa può essere stata anche un'intelligente e lungimirante tattica dei sostenitori dello Stato centralista, tant'è che la situazione si normalizzò. Dall'altro lato ci furono ragioni oggettive: la necessità di uno Stato forte e centralizzato per le politiche della ricostruzione, che si basavano sulla centralità della moneta, del bilancio e dei grandi enti di Stato e non di Stato che nascevano in quegli anni.
Oggi siamo giunti ad una fase di saturazione e, corrispondentemente alla nascita di un movimento diffuso, che va riconosciuto come merito in parte anche alla politica. I colleghi di Forza Italia mi consentiranno di ricordare (non è una contestazione, anche nella mia responsabilità di Vicepresidente del Consiglio, su una materia come questa, mi guarderei bene da fare delle contestazioni alle parti politiche, ma rilevo dei problemi e li richiamo oggettivamente) che il passaggio nella Bicamerale ha visto il partito di Forza Italia fortemente impegnato a non consentire in quella fase, per ragioni politiche (ma queste non si dissolvono automaticamente) l'evoluzione del dibattito verso una forma di Stato, modellato secondo un impianto federale.
Le ragioni che si possono cogliere fra i cittadini, in modo indifferenziato, è il bisogno di un avvicinamento tra il livello di sovranità e il momento della decisione, tra la condizione dell'individuo e l'organizzazione del potere dell'istituzione. Questo spiega anche perch forse è solo una digressione, prendetela con molta approssimazione - l'idea federalista leghista ebbe un'affermazione così ingente nelle vallate (ad esempio, in Valcamonica e in Val Brembana, così come nelle mie Valli Cuneesi ecc.), forse perché proprio in quelle vallate si percepisce uno Stato sempre più lontano, una distanza che diventa un fatto fisico, oltre che culturale. Certamente avverte meno la distanza il soggetto che è in parte ricompreso, in parte coinvolto; l'avverte molto di più quello che si sente destinatario finale e lontano. Da questo punto di vista, la nostra Regione è testimone di sollecitazioni particolarmente serie e rilevanti.
Rilevo anche una semplificazione che vorrei richiamare all'attenzione del Presidente Ghigo. Il concetto di devoluzione (traduzione approssimativa del termine inglese di devolution, che è cosa parzialmente diversa) non riflette un'idea strutturale di federalismo, che è un concetto di organizzazione a più sovranità all'interno dello Stato, ma è un concetto ancora parziale. Si può avere una grande devoluzione e mantenere un rapporto gerarchico tra i poteri dello Stato. Non lo so se è vero, mi permetto di sottolineare questo, avendo presentato nella scorsa legislatura, noi e i colleghi di Alleanza Nazionale, due proposte di riforma federale: la nostra in senso federale, quella di Alleanza Nazionale nel senso della Regione autonoma. Noi siamo, lo ha ampiamente ricordato in modo molto puntuale il Consigliere Marcenaro, non per un concetto semplificatore e rumoroso di devolution che può riguardare anche poche materie, ma per una riorganizzazione che preveda di trattenere allo Stato poche materie - perfettamente indicate, lo abbiamo detto più volte - e di trasferire alla Regione non la competenza, ma la sovranità.
Chiudo ricordando alcune questioni tra di loro connesse e preliminari che devono emergere chiaramente dal dibattito di oggi (se il Presidente Cota, come mi ha detto, intende concludere il dibattito in forma istituzionale pregherei, nel limiti del possibile, di avere una qualche attenzione a queste questioni). Lo hanno detto in molti, da ultimo i Consiglieri Chiezzi e Marcenaro: non possiamo neanche immaginare che la premessa della nostra credibilità federalista non stia nel modello di federalismo che pratichiamo a valle della nostra funzione. A valle della nostra funzione, ovviamente, a costituzione invariata, essendo del tutto chiaro che sono due gli elementi che intervengono per ponderare la nostra convinzione.
Il primo elemento è caratterizzato dal fatto che, con la devolution amministrativa, siamo in grado di trasferire compiti nei confronti delle istituzioni sottordinate; l'altro è il grado di coinvolgimento che possiamo rappresentare, con l'idea del Consiglio regionale, dell'autonomia, ovvero della Camera delle Regioni. In tutti gli stati federali esiste la seconda camera a tutti i livelli intesa come espressione delle autonomie. Il Bundestag tedesco è formato da 60 deputati eletti dalle Regioni. Perfino nello stato centralista francese il Senato è eletto direttamente dai Sindaci; sono tanti, contano poco, ma contano perché eleggono il Senato.
L'Italia non può essere "timida" di fronte alla irrinunciabile dimensione dell'effettiva realizzazione del federalismo. Per questo noi forse, abbiamo qualche difficoltà, ma sui giornali di oggi ho trovato ampia convinzione nel porre il problema della riforma del Parlamento: Camera delle Regioni, sostituzione del Senato, Senato delle Regioni; si decideranno in seguito le denominazioni.
Da quest'aula oggi deve emergere, con convinzione, l'idea del "Consiglio regionale delle autonomie locali": questo è un elemento essenziale.
L'ultima argomentazione, con cui voglio terminare il mio intervento, è naturalmente ancora un principio.
Noi possiamo realizzare il concetto di federalismo, inteso come suddivisione della sovranità tra lo Stato e le Regione, solo nel momento in cui, con altrettanta certezza giuridica, realizziamo il principio della sussidiarietà. Altrimenti, può anche essere nuovamente richiamata - oggi non è avvenuto e mi fa piacere - l'idea del federalismo delle città, che è impraticabile: è una pura ipotesi teorica e un'ipotesi astratta.
Le città, i Comuni, le Province e le Comunità Montane devono essere destinatarie di tutto ciò che è al di sotto del potere legislativo, quindi di tutta la partita gestionale.
Per questo motivo, la Regione dovrà disfarsi di parecchi dei suoi pesi delle sue condizioni, delle sue consistenze e trasferirle.
La sussidiarietà è quell'altro principio che esercita veramente il federalismo dal basso: ogni istituzione fa tutto ciò che è in grado di fare, salvo associarsi e riferirsi ad un potere di ordine superiore per i compiti che non è in grado di svolgere.
Se c'è questa contemporaneità - e nel nostro Statuto evidentemente va affrontata - allora possiamo garantire di volere respingere il sospetto del neocentralismo regionale, che è in agguato, e che qui, purtroppo, è praticato nei fatti.
I colleghi della maggioranza - quelli già presenti nella precedente legislatura lo potranno confermare e i nuovi apprenderanno - ricorderanno come fu difficile attuare i "Bassanini" (e quanta conflittualità si accese su questi argomenti) per cui l'ipotesi che il federalismo, se mal praticato, è una spalmatura di poteri dallo Stato verso il basso, con una situazione di moltiplicazione degli adempimenti. Lei converrà, Presidente Cota, che af-finché uno Stato federale abbia fortuna non deve essere soltanto federale, ma deve essere diverso per capacità di elaborazione velocità e ritmi delle sue funzioni rispetto a quello che è stato lo Stato finora. Tanti adempimenti non vanno trasferiti dallo Stato, alle Regioni ai Comuni, ma semplicemente eliminati. Lo sportello delle imprese non può funzionare se gli adempimenti per l'apertura sono ancora quaranta, anche se accorpati in uno solo sportello; sarà più semplice se li ridurremo a dieci o a quindici. E' chiaro che dobbiamo anche affrontare il problema della semplificazione delle nostre norme e strutture di governo, il che significa delegificazione e altro. Per cui lo Statuto diventa effettivamente una base culturale e una sfida culturale per pensare alla Regione e al sistema istituzionale piemontese dei prossimi anni come ad una forma veramente moderna autorevole, apprezzata di autogoverno regionale.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.08)



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