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Dettaglio seduta n.56 del 17/01/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Cavallera, Ferrero, Galli Ghiglia, Ghigo, Pozzo e Rossi Giacomo.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali

Proseguimento esame disegno di legge n. 178: "Ulteriori disposizioni normative per l'attuazione del D.lgs. 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59)"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 178, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Provvedo, ai sensi dell'art. 67 del Regolamento, alla ripetizione della votazione sull'art. 1.
Prego un Consigliere Segretario di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale, ma al termine della votazione il Consigliere Marcenaro ne contesta il risultato sostenendo che l'Assessore Burzi non era presente in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Toselli, se vuole dare chiarimenti al collega Marcenaro prenda pure la parola.



TOSELLI Francesco

Collega Marcenaro, desidero comunicare che non necessita alcun controllo perché, per l'onestà che mi contraddistingue, non ho conteggiato l'Assessore Burzi; anche se mi era stata segnalata la sua presenza in aula prima che lei intervenisse avevo già provveduto a cancellarlo, quindi l'Assessore Burzi non è elencato fra i presenti. Questo per correttezza.



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 29 votanti 28 hanno risposto SI' 28 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Volevo sapere in che cosa consiste l'attività di controllo richiesta dal Consigliere Marcenaro, se è prevista dal Regolamento e se solitamente la Presidenza comunica il risultato delle votazioni senza effettuare un controllo. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, collega Brigandì. L'equivoco è stato subito chiarito prima ancora di sfociare in un equivoco. La ringrazio della sollecitazione.
Procediamo con l'esame dell'articolato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 votanti 30 voti favorevoli 30 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
ART. 3 3.1) Emendamento presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Casoni: l'art. 3 è soppresso.
La parola all'Assessore Laratore per l'illustrazione.



LARATORE Giovanni, Assessore alle autonomie locali

Voglio semplicemente specificare che, in base alla L.R. n. 44/00, sono stabilite le modalità di erogazione dei contributi per i compensi per le Commissioni. Non si ritiene in questa sede allargare la libertà, diciamo così, di stabilire, da parte della Giunta, ulteriori compensi. Quindi, si mantiene in vigore la legislazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3.1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 40 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
L'art. 3 è dunque soppresso.
ART. 4 4.1) Emendamento presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Casoni: all'art. 4, il comma 2 è soppresso.
Poiché le motivazioni di questo emendamento sono le stesse del precedente lo do per illustrato e quindi lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 38 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).



PRESIDENTE

Si proceda ora alla votazione dell'art. 4 come modificato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 43 voti favorevoli 31 voti contrari 12 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 4 (che diventa art. 3) è approvato.



PRESIDENTE

ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 43 voti favorevoli 31 voti contrari 12 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 5 (che diventa art. 4) è approvato.



PRESIDENTE

ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 43 voti favorevoli 31 voti contrari 12 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 6 (che diventa art. 5) è approvato.



PRESIDENTE

ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 43 voti favorevoli 31 voti contrari 12 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 7 (che diventa art. 6) è approvato.



PRESIDENTE

ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 43 voti favorevoli 31 voti contrari 12 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 8 (che diventa art. 7) è approvato.



PRESIDENTE

ART. 9



PRESIDENTE

Innanzitutto, vorrei spiegare la tecnica di voto che intendo sottoporvi. Tecnicamente, l'art. 9 è un articolo unico che inserisce nella L.R. n. 44/00 una serie di articoli. In ossequio al disposto del nostro Statuto e poi al principio costituzionale di votazione delle leggi articolo per articolo, si procederà a diverse votazioni, pur essendo tecnicamente un unico articolo. Avremo, dunque, la votazione degli artt. 9/81, 9/82, ecc.
E', dunque, una votazione per parti separate, ma riconduco la decisione di votare per parti separate al fatto che, in realtà, si tratta di articoli diversi. E' un articolo unico che modifica e riscrive diversi articoli.
Si voterà, pertanto, l'art. 9/81, 9/82 e così via; al termine voteremo l'intero art. 9.



PRESIDENTE

ART. 9/81 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 31 voti favorevoli 27 voti contrari 4 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 9/81 è approvato.



PRESIDENTE

ART. 9/82



PRESIDENTE

9/82.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Ronzani, Muliere Manica, Suino, Tapparo, Moriconi, Giordano, Caracciolo, Chiezzi e Tomatis:



PRESIDENTE

l'art. 9/82 è soppresso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, abbiamo già sollevato la questione in Commissione e vogliamo riproporla all'attenzione dell'aula. Per capire il senso del nostro ragionamento bisogna leggere attentamente l'art. 9/81. In questo articolo diciamo che la Regione, entro un anno dall'entrata in vigore del provvedimento, dovrebbe procedere al riordino delle funzioni di turismo con legge di riforma regionale.
La questione si pone in termini abbastanza semplici, perché delle due l'una. Se decidiamo che compito di questo Consiglio regionale è quello di realizzare la riforma, dobbiamo stralciare gli artt. 4 e 5. Su questo non c'è dubbio.
Se, invece, decidiamo che sia necessario mettere mano sin d'ora al trasferimento di alcune funzioni, dobbiamo normare l'articolo e non soltanto "nelle more".
Da questo punto di vista, in Commissione, abbiamo presentato un articolato preciso che sostituiva l'articolo in questione, indicando un percorso, un corpo di norme.
In questa occasione, noi scegliamo, invece, di stralciare gli artt. 3 4, 9/82 e 9/83. Se decidiamo che su questa materia deve intervenire la legge regionale, e c'è l'impegno del Consiglio a vararla entro dodici mesi non capiamo perché, da una parte, affermiamo il presupposto che si debba riordinare l'intera materia attraverso una riforma ed una nuova legge regionale e poi, dall'altra, immaginiamo un percorso, che è quello indicato dall'Assessore, cioè la normazione della questione in attesa dell'approvazione di una legge di riordino regionale.
Come ha motivato l'Assessore questo ragionamento? L'Assessore ha dichiarato di non essere in grado, oggi, di realizzare una normativa che stia all'interno del provvedimento in quanto siamo in attesa che il Parlamento legiferi sul piano nazionale e non si sa cosa succederà con la legge in discussione al Parlamento.
In Commissione, l'Assessore ha anche detto, attraverso i rapporti che ha con il Governo, di avvertire in quel provvedimento qualcosa di innovativo o di peggiorativo rispetto alle norme attuali. Se è così, allora dobbiamo avere il coraggio di stralciare questa materia, non possiamo tenerla qui dentro.
Pertanto, ripropongo la nostra posizione: se ci affidiamo alla legge regionale, che l'Assessore vuole fare dipendere, se ho capito bene in Commissione, da quella che deve essere approvata dal Parlamento, o comunque sia l'Assessore vuole realizzarla tenendo conto delle novità che potrebbero maturare sul piano legislativo in sede parlamentare, non possiamo mantenere gli artt. 82 e 83. Se, viceversa, volessimo mantenerli, dobbiamo mettere mano all'articolato, perché così com'è stato strutturato dall'Assessore oggi, non risponde alle nostre esigenze di adeguamento al disposto della Bassanini.
Presidente, abbiamo questa alternativa; noi, in questa fase, abbiamo scelto la prima delle due. Pensiamo che se nell'art. 81 viene affermata l'esigenza di procedere al riordino, gli articoli successivi devono essere stralciati in attesa della riforma. Se, diversamente da questo, l'Assessore difende, invece, l'impostazione qui contenuta, gli artt. 82 e 83 devono essere normati in maniera diversa. In sostanza, non possono essere normati in questo modo.
La nostra posizione mi pare chiarissima. Noi pensiamo che, avendo deciso - lo dico impropriamente, ma così è stato, la Giunta lo ha fatto di inserire in questa norma il riferimento ad un'esigenza di riordino della materia turismo, dovremmo coerentemente stralciare i due articoli successivi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, l'emendamento illustrato pone un problema che rientra tra quelli più di carattere istituzionale che politico. In questo senso: la materia del turismo oggi è ordinata secondo un corpo normativo.
Vi è l'esigenza di riordinare la materia con un nuovo corpo normativo. Su questo aspetto non penso vi siano differenze di visione politica, sulla necessità di farlo.
Se noi, come dicono gli artt. 82 e 83, riordiniamo la materia impropriamente utilizzando questa legge, che è una legge di riordino di competenze e funzioni, compiamo un atto improprio, che inserisce una nuova fittizia normativa all'interno di una legge che dovrebbe parlare d'altro.
Il pericolo, oltre all'improprietà di legiferare inserendo materie non inerenti l'oggetto della legge stessa, così facendo e così legiferando nel merito, è che cadano molte delle condizioni per realizzare una nuova normativa su questa materia, perché la nuova normativa, in parte e senza una discussione acconcia, la inseriamo all'interno di questo provvedimento.
Quindi, considero il mantenimento di questi due articoli come un ostacolo grave a procedere rapidamente alla vera riforma in materia di turismo attraverso il normale percorso legislativo, come avevo già segnalato nel mio intervento generale. Secondo me, è uno degli aspetti critici, molto istituzionali, sui quali l'aula potrebbe veramente, al di là di maggioranze e di minoranze, riflettere e giungere ad una conclusione comune: il rigoroso rispetto istituzionale della materia che, oggi vogliamo regolare, che non è di merito, ma è di strutture di competenze tra Regione ed Enti locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Volevo sottoporre al Presidente una domanda, riprendendo quanto hanno già detto in parte i Consiglieri Chiezzi e Ronzani: la formulazione "nelle more dell'efficacia dei disposti di cui all'art. 81, comma 2", cioè il richiamo in un testo di legge ad un provvedimento inesistente nel "corpus iuris" regionale, di cui si parla solo del possibile auspicio di approvazione, costituisce, dal punto di vista della scrittura della legge un testo legittimo?



PRESIDENTE

Ho osservato il testo e mi sono posto questo problema dal punto di vista della tecnica legislativa, perché dal punto di vista della legittimità questo articolo e il successivo art. 83 non contengono violazioni. Ovviamente, siamo in presenza di atti legislativi che hanno la stessa fonte, quindi quello che scrive oggi una legge può tranquillamente modificare un'altra legge domani.
Ho rilevato, forse, una improprietà con riferimento all'art. 83, non all'art. 82. L'art. 82, sostanzialmente, recita: "Nelle more dell'efficacia del disposto...".



PRESIDENTE

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Del disposto potenziale.



PRESIDENTE

Sì, però c'è un impegno "entro dodici mesi".
Espongo il mio pensiero, che, magari, non coincide con il suo.
Questa legge stabilisce una disciplina, se vogliamo, transitoria o meglio, predetermina una sua efficacia temporale, comunque disciplina; la materia viene disciplinata attraverso l'art. 82.
Invece, nel successivo art. 83 si richiamano oggi dei principi a cui dovrebbe attenersi domani una legge. Questo, da un punto di vista del principio, può andare bene, nel senso che il Consiglio regionale è l'organo che determina l'indirizzo, quindi può anche fissare degli indirizzi per quanto riguarda il lavoro futuro, ma da un punto di vista della tecnica legislativa non è il massimo e sarebbe preferibile... No, scusi, mi sono sbagliato con riferimento ad un articolo successivo, perché era lo stesso principio che aveva sostenuto il Consigliere Chiezzi.
Non rilevo né violazioni né particolari difficoltà dal punto di vista della tecnica legislativa. L'art. 82 disciplina "nelle more", quindi è una legge che, sostanzialmente, si dà un tempo e questo è perfettamente legittimo ed ammissibile.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, è un atto improprio, non illegittimo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Grazie, Presidente. Di questo argomento se n'era dibattuto già in Commissione e logicamente c'erano posizioni diverse che sono state mantenute anche nei primi interventi odierni in aula.
Ho già spiegato che ci sono delle situazioni in essere che si possono realizzare o meno. Noi abbiamo una normativa sul turismo che comunque è efficace, efficiente ed operativa. In base a questa attività legislativa che ha dato e che dà tuttora alla Regione la possibilità di muoversi intendiamo, attraverso questi due articoli, normare una serie di attività e procedure che, come vi ho già detto, nel campo del turismo oggi sono propedeutiche alla costruzione, a livello di Enti locali, di una cultura forte nell'ambito della strutturazione di carattere organizzativo, ma anche nell'applicazione di carattere operativo.
Pertanto, la scelta di fare comunque, non perdendo un anno, una classificazione ed un'identificazione di principi e di competenze, ci dà la certezza di avere di fronte un tempo nel quale il sistema turistico cresca e non abbia una fase di stasi a livello locale, come invece sta vivendo oggi.
Alcune funzioni, come vedrete negli artt. 82 e 83, oggi non vengono svolte dalle Province, che spesso non sono nemmeno corredate di uffici oppure sono dotate di capacità organizzative fortemente limitate. Come avviene nel campo del turismo a livello nazionale, ritengo che la programmazione degli interventi sia una funzione che debba restare in capo alla Regione. In una fase di questo tipo, soprattutto nell'offerta turistica che non può essere di carattere locale (al massimo nel turismo esiste una promozione locale, ma non un'offerta locale), ma fa parte di una serie di organizzazioni sistemiche di carattere regionale, tali funzioni ritengo che debbano, per forza di cose, essere di pertinenza regionale come in effetti è avvenuto quest'anno e con i risultati che questa scelta ha saputo offrire in campo piemontese, dando al sistema una risposta complessiva, interpretando e guardando a 360 gradi quelle che nel panorama piemontese erano state le iniziative che, non dico in sinergia, ma in concatenazione erano state proposte e che potevano avere un senso logico nella costruzione di un'offerta direi complessa, coordinata e qualificata.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento soppressivo n. 9/82.1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli e 27 contrari (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Quanti sono stati i voti contrari?



PRESIDENTE

Sono stati 27.
Preliminarmente, volevo sottolineare all'assemblea due questioni.
La prima è un errore di battitura di cui ne diamo atto. Nella prima riga, sostituire le parole "dei disposti" con le parole "del disposto".
Inoltre, volevo segnalare un aspetto sempre di mera tecnica legislativa.
Il comma 2 recita: "Le competenze della Regione di cui al comma 1 sono soggette a revisione ai sensi dell'art. 137, comma 2".
Non c'è bisogno di inserirlo in questo articolo, perché ovviamente l'articolo vigente della L.R. n. 44/00 già lo prevede.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Ho apprezzato il provvedimento dal punto di vista della tecnica legislativa e la ringrazio per questo, anche perché parecchi Gruppi hanno sollevato il problema in Commissione e successivamente in aula.
Vorrei soltanto - e non lo dico a lei, non suoni come una critica al suo lavoro, che invece apprezzo - che non fosse questo l'andazzo su tutto il provvedimento. Siccome in Commissione abbiamo detto, a suo tempo, che sarebbe stato forse necessario, proprio per le ragioni che lei sta sollevando in questo articolo, un maggior lavoro di coordinamento, la maggioranza della Commissione, invece, aveva ritenuto che questo non dovesse essere fatto. I fatti stanno dimostrando che sarebbe stato giusto farlo. Non vorrei che si proseguisse in questa direzione. Questo non è un modo per legiferare.
Ci sono questioni che vanno affrontate giustamente nella sede propria che è la Commissione, perché riportare tali questioni in aula, in una sede così ampia, significa, ad un certo punto, non poter lavorare né seguire correttamente l'iter del provvedimento.
Quindi, la ringrazio per la sua precisione, ma segnalo che tali questioni avremmo dovuto affrontarle correttamente in Commissione. Mi preoccupo, qualora dovessimo affrontare in questo modo l'esame di questo provvedimento.



PRESIDENTE

Ringrazio lei, Consigliere Ronzani.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Vorrei solo un chiarimento sul comma 2 che lei ha citato, perché non riesco ad orientarmi per individuare questo art. 137.



PRESIDENTE

La questione è semplicissima: l'ex art. 82 della vigente L.R. n. 44/00 diventerà oggi, per effetto delle integrazioni, l'art. 137. Quindi, è chiaro che in fondo a quella legge, che sarà composta dalla vecchia normativa e dalla nuova, c'è già questa norma.
Pongo in votazione l'emendamento da me proposto che sopprime il comma 2 dell'art. 9/82.
Chi è favorevole è pregato si alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.
Si proceda ora alla votazione dell'art. 9/82 come modificato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 votanti 30 voti favorevoli 30 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 9/82 è approvato.
ART. 9/83 9/83.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Ronzani, Muliere Manica, Suino, Tapparo, Moriconi, Giordano, Caracciolo, Chiezzi, Tomatis e Contu: l'art. 9/83 è soppresso.
La parola al Consigliere Ronzani per l'illustrazione.



RONZANI Wilmer

Si tratta di un emendamento coerente con il ragionamento che abbiamo fatto poc'anzi. Noi abbiamo ritenuto che questa norma andasse stralciata per cui abbiamo presentato un emendamento soppressivo.
Ripeto, è coerente con il ragionamento che ho fatto all'inizio: realizziamo la riforma e a questo punto non ha senso mantenere nel corpo della legge questi due articoli.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Ronzani.
Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento n. 9/83.1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 27 contrari (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Si proceda alla votazione dell'art. 9/83 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 29 votanti 28 voti favorevoli 28 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 9/83 è approvato.
ART. 9/84 Non vi sono emendamenti né richieste di intervento. Pertanto, se non vi sono esigenze di ripetizione della votazione, vale la stessa votazione dell'articolo precedente.



CHIEZZI Giuseppe

No, Presidente, ho visto uscire due colleghi. Chiedo quindi la ripetizione.



PRESIDENTE

D'accordo, Consigliere Chiezzi.
Ripetiamo la votazione sull'art. 9/84 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 votanti 30 voti favorevoli 30 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 9/84 è approvato.
ART. 9/85 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 votanti 30 voti favorevoli 30 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 9/85 è approvato.
ART. 9/86 Chiede di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Volevo chiederle se lei ritiene sconveniente che i colleghi votino dal posto loro assegnato. Lo ritiene sconveniente?



PRESIDENTE

No.



CHIEZZI Giuseppe

Quindi lo ritiene conveniente?



PRESIDENTE

Certo, lo ritengo conveniente.



CHIEZZI Giuseppe

Allora sarebbe utile che riuscissimo a votare in questo modo.



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri a prendere posto.
Esiste una prassi al Consiglio regionale che è la stessa peraltro, come lei sa essendo esperto, invalsa anche al Senato della Repubblica.



CHIEZZI Giuseppe

Del Senato è esperto Tapparo.



PRESIDENTE

Comunque, essendo il Senato un'assemblea più ristretta rispetto alla Camera...



CHIEZZI Giuseppe

La localizzazione è ininfluente: lei dice questo.



PRESIDENTE

Esatto.



CHIEZZI Giuseppe

Però, se non è sconveniente...



PRESIDENTE

Sono d'accordo con lei, Consigliere Chiezzi.
Si proceda quindi alla votazione dell'art. 9/86 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 votanti 30 voti favorevoli 30 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 9/86 è approvato.
Dobbiamo ora passare alla votazione dell'art. 9 nel suo complesso.
Si proceda pertanto alla votazione dell'art. 9 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 votanti 39 voti favorevoli 28 voti contrari 11 non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri L'art. 9 (che diventa art. 8) è approvato.
ART. 10 L'art. 10 è suddiviso in diversi altri articoli.
ART. 10/87 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 29 votanti 28 voti favorevoli 28 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 10/87 è approvato.
ART. 10/88 Su questo articolo... Prego, Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Se lei si riferisce al nostro emendamento al comma 1, lettera c), art.
10/88.... Parliamo di questo emendamento?



PRESIDENTE

Non ancora; prima c'è un emendamento soppressivo presentato adesso dal Consigliere Chiezzi: 10/88.1) art. 10 del disegno di legge n. 178, Titolo VII, Capo II: l'art. 88 è soppresso.
Ha chiesto di intervenire per l'illustrazione il Consigliere Chiezzi ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Un emendamento o gli emendamenti sono ancora un fatto marginale e conseguente ad una decisione da prendere sull'articolo, che è un nuovo articolo congegnato secondo una norma che rimanda all'approvazione di una nuova legge urbanistica e che potrebbe continuare a vivere. Norma che dice: "Fino all'approvazione di una legge urbanistica valgono le competenze stabilite dalla legge urbanistica vigente" (e sono il comma 1 e 2 di questo articolo, che potrebbero diventare un solo comma); il resto sono norme che anticipano contenuti della futura legge urbanistica.
Ritengo improprio questo modo di agire e lo ritengo anche un modo che non consente, neppure per le norme qui inserite, una seria discussione sul merito delle stesse. La materia del governo del territorio e dell'urbanistica non può essere trattata con dei "flash", perché è una materia tutta unita, intanto dal fatto che si governa un solo territorio e non più di un territorio; sono materie in cui i vari strumenti di governo sono coordinati, se non qualche volta concatenati l'uno con l'altro, ma sono sicuramente coordinati e presuppongono una finalità di indirizzo unitario del territorio. Quindi, trattare la materia urbanistica anticipando, di una riforma, solo alcuni elementi che possono avere un interesse particolare, lo ritengo un modo che impedisce una seria discussione sia sulle proposte qui contenute, sia, probabilmente, sulla riforma urbanistica, quando dovremo farla.
Presidente del Consiglio, in Commissione avevo già sollevato questi problemi: li ho sollevati in forma ufficiale e in forma ufficiosa, nonch in forma colloquiale anche solo pochi minuti fa. Mi trovo parecchio in difficoltà di fronte a questo testo, perché, per essere coerente con le osservazioni che ho fatto - che prego i colleghi di contestare e dimostrare che non sono valide - se dovessi essere conseguente con la richiesta di discutere adesso alcuni principi che si ritiene dovrà avere la futura legge urbanistica regionale, dovrei imbarcarmi in una discussione non da poco.
Sarei costretto a farlo, perché quando mi si dice che la futura legge urbanistica deve avere il seguente principio, lei capisce, Presidente, che a me salta agli occhi, viceversa, che la nuova legge urbanistica, secondo una mia proposta, dovrà corrispondere a diversi altri principi. Così facendo, non ci fermeremmo più, perché se dovessi (cosa che non voglio fare) legittimamente e doverosamente, trovarmi impegnato in una discussione sui futuri principi di una legge urbanistica, dove ognuno porta i suoi principi, non trovando i principi che secondo me dovrebbe avere una legge urbanistica, sarei costretto - ripeto - ad impegnare l'aula in una discussione sui principi della legge urbanistica. Ma quello che faccio Presidente - e spero di riuscire a spiegarmi, è un discorso istituzionale e non politico; il discorso politico è questo, sono gli emendamenti che non voglio presentare e che imbarcano quest'aula in una discussione urbanistica, cosa che è improprio fare in questa sede per i motivi che ho continuato a cercare di spiegare (non so se ci riesco).
Allora, ho una serie di emendamenti, che iniziano ad introdurre alcuni principi, così come fa questo testo normativo. Secondo me, dovremmo rimandare la discussione sui principi che dovrà avere la legislazione urbanistica alla discussione dei due testi, che, tra l'altro, è prossima in Commissione, perché le consultazioni sono iniziate (forse c'è ancora da fare un convegno a Torino, ma inizieremo a breve). Quella è la sede in cui tutti i principi potranno essere confrontati, interrelati, amalgamati, non qui, che abbiamo una scadenza da tutti accettata di giungere rapidamente alla conclusione dell'applicazione della Bassanini e in cui forzatamente Presidente - i principi che passano sono quelli che passano non a seguito di un ragionamento che confronta e compara i principi l'uno con l'altro, ma in base al numero di voti che una proposta può avere o meno. Ma se il confronto è basato sul numero dei voti, lei capisce che allora viaggiamo con i pezzi di carta, cosa che non ho alcuna intenzione di fare.
Se questo ragionamento è sbagliato, qualche collega argomenti: sono pronto a cambiare idea, se si argomenta sull'infondatezza delle mie argomentazioni; viceversa, senza polemiche, direi con un accordo istituzionale, possiamo consegnare questa materia alle due leggi e all'amalgama delle due leggi che ci sarà nelle prossime settimane in Commissione, per riuscire ciascuno di noi a spendere le proprie idee, le proprie proposte, parlando in modo pieno, complessivo ed organico di una materia che, tagliata a fettine, fa una brutta fine.



PRESIDENTE

Vorrei fare un intervento sotto l'aspetto della tecnica legislativa.
Secondo me, ci sono due principi: il principio secondo il quale una legge dovrebbe contenere strettamente la disciplina che dà e l'altro principio secondo il quale il Consiglio regionale può, quando vuole emanare degli atti di indirizzo rispetto anche ad una sua attività futura o anche rispetto all'attività futura delle Commissioni; tant'è che l'art. 78 del Regolamento recita: "Nel corso della discussione generale o sui singoli articoli" - quando si parla della discussione sul contenuto della legge "possono essere presentati ordini del giorno che esplicitino il significato della legge o contengano direttive o istruzioni alla Giunta per la sua applicazione o alle Commissioni...".



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ordini del giorno...



PRESIDENTE

Lo chiedo all'Assessore Botta, perché mi rendo conto che il disposto dell'art. 88 non è stato messo a caso, ma è il frutto di una procedura e di consultazioni.
Dal punto di vista della tecnica legislativa, sottopongo al vostro giudizio la seguente proposta. L'art. 88 potrebbe comprendere il comma 1 che rimane inalterato fino a "la tutela del suolo" (è soltanto un intervento dal punto di vista della tecnica legislativa). Potrebbero essere soppressi i principi dalla lettera a) alla lettera c).
Con riferimento al comma 3, lo stesso potrebbe farsi in materia di "tutela dei beni culturali, ambientali e paesistici" con riferimento ai principi indicati nelle lettere a), b), c) e d). Queste due parti potrebbero essere soppresse ed inserite in un ordine del giorno di accompagnamento che potrebbe essere approvato in coda alla legge, ai sensi dell'art. 78 del Regolamento. In questo modo, salveremmo il principio e la tecnica legislativa.
Questa è una mia proposta, se l'Assessore Botta intende aderirvi.
Ripeto, la mia proposta potrebbe essere esplicata in tre emendamenti: riformulazione del comma 1 togliendo "secondo i seguenti principi" soppressione delle lettere a), b) e c); riformulazione del comma 3 togliendo "dei seguenti principi" e soppressione delle lettere a), b) c) e d); inserimento della parte dispositiva delle lettere a), b) e c) del comma 1 e a), b), c), e d) del comma 2 in un ordine del giorno di accompagnamento, ai sensi dell'art. 78 del Regolamento.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Solo per chiarirci. Questo, per quanto ci riguarda, farebbe decadere l'emendamento al comma 1, lettera c); mentre vive l'emendamento al comma 2 dell'art. 10/88. Sempre su questioni metodologiche. Decade il nostro emendamento al punto c) e prego gli uffici di conservarlo come emendamento all'ordine del giorno quando sarà presentato perché rientra anche quello nella fase della discussione.



PRESIDENTE

C'è stata questa proposta. Adesso sentiamo il parere della Giunta, che prevede una riformulazione così come ho spiegato.
La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Abbiamo discusso parecchio in Commissione della questione, per rispondere sia al Consigliere Chiezzi che al collega Marcenaro, dove io avevo difeso i principi contenuti nella proposta di legge. Se gli stessi principi vengono ripresi ed inseriti in un ordine del giorno, va bene. Ci fermiamo al comma 1 che recita: "La Regione si impegna entro sei mesi all'approvazione della legge di riforma".



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione il seguente emendamento presentato dall'Assessore Botta: 10/88.2) il comma 1 dell'art. 10/88 è così sostituito: "1. La Regione, entro sei mesi dall'approvazione della presente legge procede al riordino delle funzioni in materia di pianificazione territoriale, di approvazione degli strumenti urbanistici e di vigilanza urbanistica con la legge di riforma della L.R. 5 dicembre 1997, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)".
Abbiamo anche il parere favorevole dell'Assessore Vaglio.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Ronzani)



PRESIDENTE

Non è proprio così, Consigliere Ronzani. Se lei legge l'articolo lo si nota, nel senso che questo era veramente una disciplina di un'altra legge.
Invece l'altro aveva attinenza alla vigenza attuale della legge.
Pongo in votazione l'emendamento n. 10/88.2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 28 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 8 Consiglieri).
10/88.3) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Ronzani Muliere, Manica, Suino, Tapparo, Giordano, Caracciolo e Tomatis: il comma 2 dell'art. 10/88 è sostituito dal seguente: "Dalla data di approvazione della presente legge, qualora non sia ancora entrata in vigore la legge di riforma urbanistica regionale di cui al comma precedente e fino alla data della sua definitiva approvazione, gli strumenti urbanistici e di pianificazione territoriale vengono formati ed approvati dai rispettivi Enti istituzionali competenti, previa Conferenza dei Servizi a cui partecipano i soggetti istituzionali interessati e subordinatamente al parere vincolante di compatibilità con il Piano territoriale di coordinamento provinciale espresso dalla Provincia. In assenza di Piano territoriale provinciale di coordinamento adottato, il parere viene espresso dalla Regione".
La parola al Consigliere Marcenaro per l'illustrazione.



MARCENARO Pietro

Questo emendamento riveste per noi una certa importanza, e mi scuso se utilizzerò mezzo minuto in più per illustrarlo, perché riguarda l'articolo che stiamo discutendo, ma riguarda più in generale il modo con il quale ci si avvicina a questa legge e al problema del decentramento dei poteri.
Nel corso della discussione in Commissione, a chi l'ha seguita con attenzione è risultato chiaro il rischio che si corre. Questa legislazione applicativa del D.lgs. n. 112 rischia di perdere, in qualche modo, di vista il suo scopo fondamentale, cioè il fatto che il decentramento non è semplicemente una ridistribuzione dei poteri tra diverse istituzioni e diversi organismi, ma ha una finalità forte, quella di dare ai cittadini una struttura della Pubblica Amministrazione più vicina alle loro esigenze quindi, si rischia di perdere la possibilità di un'azione amministrativa più semplificata, di delegificazione.
Per questo abbiamo proposto su questo punto un emendamento che dice una cosa molto semplice: ci impegniamo con questa legge ad approvare una nuova legge urbanistica, e ci diamo un tempo per l'approvazione di questa legge.
Riteniamo necessario, se si vuole dare un messaggio chiaro su questa legislazione, dire che garantiamo comunque che, entro quel termine o - come abbiamo detto anche in Commissione - entro un periodo certo di tempo, noi passiamo ad un elemento forte di semplificazione. L'elemento forte di semplificazione è in questo caso molto semplice: noi diciamo ai Comuni alle istituzioni piemontesi che quando approvano un Piano Regolatore non avranno più bisogno di fare la trafila di oggi, che li costringe ad un sostanziale smarrimento di energia, un consumo inutile di tempi e di possibilità.
Come abbiamo detto in Commissione, il punto è sapere se introduciamo un elemento di certezza, in particolare oggi quando tiriamo fuori dalla legge com'è stato fatto con una decisione di cui abbiamo riconosciuto, anche la ragionevolezza dei punti di riferimento.
Quindi, diciamo che ci impegniamo a fare la legge entro questo tempo, e vogliamo - attraverso delle formule che entrambe le proposte di legge urbanistica in discussione oggi propongono - che sia data garanzia di un esplicito impegno in direzione di semplificazione e di sburocratizzazione affidando la decisione definitiva sulla materia ad una Conferenza dei Servizi, cui gli Enti responsabili partecipano.
Noi consideriamo questo un punto molto importante, perché contiene un messaggio essenziale: per cosa facciamo tutta questa legislazione? La facciamo semplicemente per ripartire poteri e per produrre possibili nuovi conflitti fra istituzioni e burocrazia o, alla fine, il senso esplicito di questa legge è quello di dire alle istituzioni e ai cittadini che c'è la certezza di un elemento di semplificazione e di ammodernamento dell'insieme delle scelte? Questo a noi sembra un punto molto importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Nella confusione di queste ore, nel testo sono rimaste le parole "trascorsi sei mesi dalla data di entrata in vigore". Ha una logica l'emendamento, e mi riferisco a quanto affermato dal collega Marcenaro.
Il comma 1 dice "La Regione entro sei mesi dall'approvazione..." mentre il comma 2 dice "trascorsi sei mesi dalla data di entrata in vigore"; si lega ad una logica.
Anche nel comma che lei ha presentato nella nuova formulazione si dice "la Regione entro sei mesi dall'approvazione della presente legge"; il comma 2 non recita "dalla data di approvazione", ma "trascorsi sei mesi dalla data di approvazione". E' rimasta in macchina questa frase.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Questo emendamento lo avevamo già discusso in Commissione e viene ripresentato. Questo emendamento è una proposta normativa di merito ancora più specifica e puntuale rispetto a quelle che erano state indicate sotto il termine "principi" e che abbiamo appena stralciato dalla legge, nel senso che questa è una norma che modifica il modo in cui i Piani Regolatori vengono formati ed approvati.
Quindi, direi che è una norma di merito a tutto tondo, che cambia almeno secondo le intenzioni della norma, l'attuale legge urbanistica che con l'art. 15 "Formazione ed approvazione Piano Regolatore" indica un percorso parecchio complesso di formazione ed approvazione dei Piani Regolatori.
Io non so neppure, Presidente, se sia possibile nell'equilibrio, oggi esistente, di questo percorso di formazione ed approvazione del Piano Regolatore, se una norma che destruttura in due righe una procedura oggi esistente, sia una norma efficace a togliere dalla legge urbanistica tutti gli articoli relativi alla formazione ed approvazione dei Piani Regolatori.
Ma se anche così fosse, e proprio se così fosse, ritengo che questa norma sia prettamente di merito che anticipa una delle possibili riforme della legge urbanistica, perché per quanto riguarda i Piani Regolatori, come si formano, chi li approva, come si approvano è uno dei temi sotto l'esame delle forze politiche da tempo, tant'è che le nuove leggi urbanistiche approvate dalle Regioni sono leggi urbanistiche che individuano due livelli di Piano Regolatore.
Per rispondere al problema in che modo, in che tempi e con quali competenze si approvano i piani, le Regioni, che hanno legiferato di recente, hanno legiferato in modo complesso e molte di esse, se non tutte hanno ad esempio individuato nello sdoppiamento del Piano Regolatore una modalità nuova d'essere della pianificazione dei Comuni, e lo sdoppiamento è accoppiato con modalità di formazione e di approvazione diverse.
Con questo voglio dire che la materia di come si costruiscono i Piani di come li si approva e di chi li approva, è materia di grandissimo spessore e direi che politicamente è uno dei quattro o cinque punti decisivi della riforma urbanistica regionale. Proprio per questo motivo ritengo sia bene consegnare la materia ad un ordine del giorno che affianchi questo articolo e che preveda, nella futura attività di riforma della Regione, che i Piani Regolatori si approvino con una Conferenza dei Servizi. E' una delle cento ipotesi possibili.
Questo aspetto di merito è identico e di caratura maggiore rispetto ai precedenti e, per coerenza, dovrebbe essere portato all'interno di un'implicazione di indirizzo generale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Chiezzi.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Relativamente a questo argomento ho già svolto uno dei miei pochi interventi in Commissione ed approfitto dell'opportunità d'aula per dire che comprendo le ragioni tecniche di questo emendamento, ma che mi sfugge la portata politica.
Partiamo dalla considerazione che bisogna semplificare la normativa vigente. Con questo emendamento - se approvato - inseriamo una sorta di clausola vessatoria nella quale si dice: "Se entro sei mesi non viene approvata la riforma, si norma provvisoriamente in un altro modo". Mi sembra di comprendere questo e mi sembra che si complichi ulteriormente il quadro di riferimento. Noi abbiamo sottoscritto molti degli emendamenti presentati dal centrosinistra, però mi sembra che questo emendamento presenti, tecnicamente, dei punti di debolezza che sono in contraddizione con la filosofia di questo atto amministrativo.
Sull'emendamento, dunque, non voteremo contro, ma sicuramente non parteciperemo alla votazione.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Contu.
La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Grazie, Presidente. Rimango della posizione che avevo in Commissione.
Sabato scorso siamo stati a Novara, in occasione delle riflessioni sugli indirizzi della riforma urbanistica, in seguito alla proposta presentata dalla Giunta ed alla proposta presentata dal Gruppo DS (di cui sono firmatari anche i Consiglieri Marcenaro, Manica ed altri). Viene prevista questa clausola, che scatterebbe nell'eventualità in cui non si arrivasse a fare la riforma nei sei mesi; io ritengo, invece, che la riforma si farà, che si deve fare, anzi, su questo chiedo la collaborazione massima di tutto il Consiglio regionale, maggioranza, in primis, ed opposizione.
Questo emendamento, come ho già cercato di spiegare in Commissione, non è altro che una compressione della riforma e dei principi della riforma urbanistica che è in atto ed in discussione nella Commissione competente.
Per queste ragioni, la Giunta è di parere contrario, anzi, invito il Gruppo DS a ritirare l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto.



MANICA Giuliana

Ho ascoltato la replica dell'Assessore Botta e la risposta della Giunta rispetto al nostro emendamento.
Come l'Assessore sa bene, l'iter della riforma urbanistica in questo Consiglio ha una storia non molto breve. Abbiamo lasciato trascorrere un'intera legislatura, che possiamo chiamare "legislatura d'attesa" - cioè la precedente - senza mettere mano, in modo organico, al corpo della riforma urbanistica. Tant'è che la L.R. n. 56/77, con tutta la sua grandezza ed i limiti dovuti all'usura del tempo, è rimasta il testo fondamentale a cui facciamo riferimento.
Non solo, abbiamo messo mano a questo testo solo con alcune modifiche parziali. Ricordo la modifica dell'art. 17, quando abbiamo introdotto la distinzione tra le varianti parziali e le varianti strutturali. Ricordo altri momenti in cui abbiamo messo mano, con grande parzialità, alla L.R.
n. 56/77, senza dotare il Consiglio regionale di un corpo organico di legislazione diverso.
Noi sappiamo quanto è stata grande quella legge: oggi tutti i Comuni del Piemonte sono dotati di un Piano Regolatore generale. Essa nasceva dentro il contesto di un'urbanistica riformista di grande rilievo, di cui l'architetto Astengo è stato, a livello nazionale, uno degli esponenti più significativi. Successivamente, sia a livello nazionale - con l'individuazione di una proposta sulla nuova regolamentazione del regime e dell'uso dei suoli - sia a livello regionale - penso agli esempi della Toscana e di altre Regioni - si è messo mano alla legislazione urbanistica cercando di dare al territorio un duplice ordine di risposta: quello della semplificazione degli atti e delle procedure; quello del passaggio dalla cultura del vincolo alla cultura dell'incentivo; quello del passaggio dalla cultura del vincolo e dell'obbligo, per quanto riguardava la stesura degli strumenti urbanistici e degli stessi Piani Regolatori, a quello dell'incentivo, a quello della logica delle concertazioni tra i vari soggetti a livello territoriale interessato, ma anche a livello economico tenendo conto anche delle nuove problematiche ed esigenze. Ricordo, ad esempio, la questione dei vincoli ambientali e dello sviluppo sostenibile diventate questioni fondamentali dentro le stesse leggi urbanistiche che prima si occupavano principalmente del governo degli spazi e dei territori.
Devo dire che altre Regioni sono intervenute nei processi di semplificazione di procedure lunghe ed estremamente ingessanti nei confronti delle nostre Amministrazioni ed hanno, nello stesso tempo recepito una nuova cultura, che non è più quella dello sviluppo illimitato che doveva essere comunque regolato - che stava alla base della L.R. n.
56/77 e di tanta urbanistica riformista in questo Paese. Esperienza di grande rilievo anche storico, rispetto ad una cultura in cui lo sviluppo spesso si è bloccato, dove i termini non sono più quelli dell'espansione incontrollata, ma quelli della regolazione e della riqualificazione degli spazi e degli ambienti.
Voglio ricordare che, nel mettere mano all'art. 17 della L.R. n. 56/77 è trascorsa un'intera legislatura. Ci sono state, poi, alcune nostre proposte (ad esempio, quella dei sottotetti e il recupero dei rustici), ma per iniziativa consiliare o della Giunta. Dopo una fatica enorme siamo riusciti a mettere mano al Regolamento edilizio (abbiamo presentato noi quel testo, come primo atto della legislatura), e ci sono voluti cinque anni.
Non è per mancanza di fiducia nei suoi confronti, Assessore Botta, ma noi sappiamo che il processo di quella legge è un processo costitutivo perché una legge urbanistica è testo e strumento costitutivo all'interno del Consiglio, e con quello spirito vogliamo fare la discussione sul nostro testo e sul testo della Giunta. Sappiamo anche, però, che tra quelle intenzioni e la realtà esistente all'interno dei Comuni vi è ancora un divario enorme.
L'emendamento che presentiamo non vuole significare mancanza di fiducia, ma un pungolo ad ognuno di noi a rispettare i tempi. Siamo ad un punto interessante ed avanzato delle consultazioni e, da questo punto di vista, i tempi per la discussione di un testo importante e costitutivo vanno rispettati.
Nello stesso tempo, con questo emendamento andiamo incontro a quei contenuti presenti sia nella proposta della Giunta che nella nostra, come elementi di semplificazione, individuando nuovi compiti e tre nuovi e diversi livelli: uno per la Regione, uno per le Province ed uno per i Comuni.
Concludo dicendo che, anche grazie all'iniziativa della Presidente Mercedes Bresso - allora Assessore ai Piani territoriali regionali - ed essendo in via di completamento l'operazione dei PTP a livello di Province che già li hanno adottati o addirittura approvati - tanto più il nostro emendamento si giustifica, anzi, diventa uno stimolo di ordine positivo ad andare avanti con il processo di legge. Avremmo, inoltre, un testo inserito nel processo delle Bassanini, già contenuto nei testi in discussione in Commissione, che sono stati oggetto della consultazione.
In sostanza, l'emendamento è più coerente, e lo sarebbe anche il testo della legge che ne deriverebbe, rispetto alla formulazione attuale presentata in aula e votata a maggioranza in Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

La collega Manica ha un po' ripercorso il processo che ha caratterizzato il dibattito sulla riforma di alcuni articoli della L.R. n.
56/77. Ha fatto bene, perché risulta abbastanza chiaro che il processo di riforma della legge urbanistica è un processo complesso.
Il dibattito è durato per parecchi anni e, in questa discussione infinita, i poteri e la loro distribuzione in materia urbanistica sono restati immutati. La Regione ha mantenuto il suo potere per l'approvazione dei Piani Regolatori, tranne che per le varianti parziali, operazione complessa che impiegava parecchio tempo, non rispettando e non applicando la legge n. 142/90, che dà la possibilità ai Comuni di approvare il loro Piano Regolatore compatibilmente con il Piano provinciale.
Ciò che allora chiedemmo - e che ancora oggi chiediamo, e per questo abbiamo presentato questo emendamento - è di applicare le leggi esistenti.
La presunzione che la Regione, in attesa di una legge generale di modifica urbanistica, debba continuare ad approvare i Piani Regolatori è priva di senso. Mi sembra che la Regione Piemonte sia ormai l'ultima, in Italia, ad approvare i Piani Regolatori dei Comuni e le varianti strutturali. Credo sia rimasta la sola. Le altre Regioni, ancora prima delle modifiche alla legge urbanistica, hanno sicuramente adottato dei provvedimenti - magari di minore entità - per la ridistribuzione dei poteri.
Lo schema è ormai condiviso: Piano territoriale regionale - Piani provinciali - Piani Regolatori. Il Comune approva il suo Piano Regolatore compatibilmente con il Piano provinciale che, a sua volta, deve essere compatibile con il Piano territoriale. E' uno schema chiaro, e non mi sembra che su di esso siano necessarie ulteriori discussioni.
Questo emendamento intende incidere immediatamente, è una norma che ha un effetto reale! Le altre sono norme che non producono effetti reali! Con esso introduciamo il principio del Comune che approva il suo Piano Regolatore - non lo "adotta" - con il parere della Provincia.
L'emendamento avrebbe potuto essere ancora più preciso, si sarebbe addirittura potuto introdurre con esso un altro principio importante oggetto di una nostra proposta - come Gruppo dei Popolari - che comportava una modifica all'art. 15. La proposta era di questo tipo (nonostante l'ipotesi, che ormai è realtà, di trasferimento di competenze alla Provincia in materia di approvazione dei Piani Regolatori): che senso ha che il visto della Provincia, così com'è attualmente da parte della Regione, ci sia dopo l'adozione definitiva? Si era detto che, dal momento che il Comune adotta il Piano Regolatore, se la Regione o la Provincia intendono apportarvi delle osservazioni, sono tenute a farlo al momento della sua pubblicazione. Dopo la sua adozione, il Piano viene pubblicato: a quel punto, se dei privati o dei soggetti pubblici desiderano fare delle osservazioni, che le facciano in modo che il Comune, al momento dell'esame delle controdeduzioni, possa tenerne conto prima di approvarlo definitivamente. Ma è assurdo che il Comune faccia le sue osservazioni e controdeduzioni e che, una volta fatte le controdeduzioni, il Piano venga inviato alla Regione che può, a sua volta, rimettere tutto in discussione!



(Commenti fuori microfono del Consigliere Mercurio)



SAITTA Antonino

Allora cercate di fare questo! Il problema era proprio questo! Cominciamo a "trasferire" subito, con questo provvedimento, e incidiamo realmente sulla norma! Questo è l'unico emendamento che ha un effetto davvero immediato nei rapporti tra gli Enti! Ridistribuiamo il potere! Se poi volessimo affinarlo, potremmo aggiungere questo elemento: "Il Piano Regolatore deve essere compatibile con il Piano provinciale, e la Provincia deve fare le sue osservazioni al momento dell'adozione, quando il Piano viene pubblicato". In questa maniera, costruiamo un processo perfetto. Per tutti questi motivi, siamo d'accordo sull'emendamento. Ed è giusta la sottolineatura qui contenuta, che indica come il trasferimento avvenga soltanto per i Comuni che hanno approvato il Piano Territoriale Provinciale, riferimento che noi non abbiamo.
Continuo a far notare che l'approvazione dei Piani Regolatori da parte della Regione non avviene in riferimento ad un Piano, ma avviene su niente! Avviene sulla base di una verifica quantitativa di qualche parametro, di qualche indice, senza che però si verifichi la "compatibilità" con qualcosa! Del resto, il Piano territoriale regionale ha un carattere talmente generale che non permette di compiere alcuna verifica! Il Piano provinciale, invece, ha già un livello che consente di verificare la compatibilità e, in ogni caso, ad esso hanno partecipato i Comuni e quindi, è in qualche modo condiviso dalla comunità.
Il nostro voto è dunque favorevole all'emendamento.
Invito la Giunta ad avere coraggio. In caso contrario, si verificherebbe una situazione anomala: questa Giunta, che dovrebbe avere su questi temi una posizione liberista, semplificativa, assumerebbe invece come già è avvenuto in passato - una posizione statalista, rigida e centralista.
Questa è l'occasione giusta per portare a termine un processo così complesso. Se non la cogliamo adesso, non so quando potremo farlo! Quando ci sarà la nuova legge? Chissà quando! Nel frattempo, tutto resterebbe come prima!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Manolino.



MANOLINO Giuliano

A seguito di tutte le interpretazioni sentite, con la cronistoria temporale della Consigliera Manica e la giustificazione logistica del Consigliere Saitta, anch'io desidero esprimere e sostenere una mia interpretazione.
Credo che (seppure non abbia vissuto il suo problema temporale, cioè il fatto che siano trascorsi cinque anni "per") la passata legislatura abbia in tempi brevi o meno brevi - partorito alcune leggi di grande supporto sia per i cittadini che per gli Enti locali. Non ultima, la legge n. 41 oltre che la legge n. 21.
Parrebbe di capire che, in questa sede, molti Consiglieri non hanno fiducia nella validità temporale dell'esame, discussione ed approvazione di questa nuova legge urbanistica: sulla scorta della passata legislatura si pensa, probabilmente, che ne occorra un'altra. Se così è - e questo mi dispiace e preoccupa - vuol dire che, probabilmente, non tutti i Gruppi consiliari pensano che si possa dare un apporto utile e collaborativo per risolvere il problema della nuova legge urbanistica in tempi ragionevoli.
Se così non fosse (dato che alcuni Gruppi consiliari anche in sede di Commissione hanno dichiarato apertamente la loro volontà di collaborare alla realizzazione di questa legge), sarebbe molto pericoloso approvare l'emendamento proposto dal Gruppo DS dal punto di vista temporale, perch potrebbe costituire un grosso disincentivo a portare avanti le innovazioni lo studio e la totale riforma della L.R. n. 56/77. Però, soprattutto, mi preoccupa il fatto che quando si pensa di dire che nelle more dell'approvazione della nuova legge urbanistica valgono le approvazioni da parte della Conferenza dei Servizi, a cui partecipano i soggetti interessati, subordinati al parere vincolante di compatibilità con il Piano territoriale di coordinamento espresso dalla Provincia, vuol dire creare nell'ambito della Regione Piemonte, la possibilità di avere più pesi e più misure.
Ho avuto l'occasione di intravvedere i Piani territoriali che alcune Province hanno prodotto in sede regionale per l'approvazione da parte dell'organo competente, però se si analizzano i dettati della L.R. n. 56/77 mi pare che questi Piani territoriali provinciali non abbiano analogie.
Ci sono dei Piani che prevedono un'approfondita, completa valorizzazione e uno studio totale del territorio di tutti i Comuni, di una forma addirittura di verifica e di indirizzo della pianificazione di ogni singolo Comune, quindi che vanno ben oltre quello che è previsto nei dettati dell'attuale L.R. n. 56/77. Ci sono invece i Piani di alcune Province che in forma, se vogliamo, addirittura più blanda o più superficiale di quanto non dica la L.R. n. 56/77 hanno prodotto un loro Piano di coordinamento che, bene o male, tende a salvaguardare alcune situazioni (i beni paesaggistici e i beni ambientali), ma non vanno ad incidere in alcun modo sulle entità comunali.
Se oggi la Regione dovesse dire che i Comuni, finché non sarà approvata la legge urbanistica, devono rifarsi ad un semplice Piano territoriale regionale vigente (che non è assolutamente rispondente ai requisiti previsti da ciò che il QUIT, il cosiddetto quadro unitario previsto nel nuovo testo di legge, andrebbe ad individuare) in questa situazione avremmo un Piemonte che viaggia a diverse velocità e che individua diverse realtà diverse operatività e diversi tipi di insediamento a seconda dei tipi dei Piani territoriali che le Province stanno preparando.
Quindi, credo sia indispensabile che venga approvata la nuova legge urbanistica, che venga redatto il QUIT e venga approvato un Piano e un quadro generale di indirizzo valido per tutta la Regione. I Piani territoriali di coordinamento delle varie Province dovranno adattarsi agli indirizzi regionali, dopodiché possono avere valenza di coordinamento nei Comuni e nelle varie entità locali.
Se non facciamo questo oggi, rischiamo di andare avanti con un provvedimento che, anziché delegare, genera un'anarchia urbanistica a livello regionale. Di questo non è che ci si possa dichiarare soddisfatti quindi ritengo che dobbiamo impegnarci ad approvare questa legge urbanistica nell'arco dei sei mesi e, se è possibile, anche prima, visto che siamo in una fase decisamente avanzata della sua elaborazione. Credo che, con la buona volontà di tutti, si possa "bypassare" l'emendamento del Gruppo DS.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'emendamento n.
10/88.3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli e 29 contrari (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
10/88.4) Emendamento presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Vaglio: il comma 3 dell'art. 10/88 è così sostituito: "3. La Regione, entro i termini di cui al comma 1, provvede al riordino delle funzioni in materia di pianificazione paesistica e di tutela del paesaggio attraverso la riforma della L.R. n. 56/77 e della L.R. 3 aprile 1989, n. 20 (Norme in materia di tutela di beni culturali, ambientali e paesistici)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
L'emendamento n. 10/88.1) è da intendersi ritirato da parte dei proponenti.
Si proceda ora alla votazione dell'art. 10/88 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 votanti 40 voti favorevoli 30 voti contrari 10 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 10/88 è approvato.


Argomento: Zootecnia - Veterinaria

Interpellanza n. 485 del Consigliere Saitta inerente a: "Indagine della Magistratura sui controlli istituzionali a mangimi e carni bovine"


PRESIDENTE

Come concordato, sospendiamo momentaneamente l'esame del disegno di legge n. 178 per dare la parola all'Assessore D'Ambrosio, il quale svolgerà una comunicazione in merito ai controlli istituzionali effettuati sui mangimi e le carni bovine, sollecitata dall'interpellanza n. 485 presentata dal Consigliere Saitta.
Prego, Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Il recente caso di BSE in Italia e l'indagine collegata alla possibile origine del contagio hanno fatto sollevare interrogativi sull'efficacia delle misure preventive adottate in Italia, e la Procura di Torino ha verosimilmente aperto un'inchiesta che risulta affatto riguardare la Regione Piemonte, che ha già peraltro collaborato alle indagini della Magistratura, fornendo dati e indicazioni inerenti la normativa e le attività di competenza dei Servizi Veterinari, per cui ad oggi non siamo assolutamente coinvolti.
Nella nostra Regione i dati confermano la regolare attuazione dei piani nazionali e mettono in evidenza anche azioni che li hanno anticipati e talora ampliati.
Nel merito della prevenzione e della trasmissione del contagio tramite la via alimentare, dal 1997 è in atto in Piemonte un piano di monitoraggio che si è svolto secondo le stesse modalità che il Ministero della Sanità ha precisato per l'anno 2000 con i piani ufficiali di controllo nel settore dell'alimentazione animale.
Sono stati controllati 391 campioni, rilevati prevalentemente presso i mangimifici e gli allevamenti ritenuti più a rischio. I mangimifici regionali che producono alimenti per ruminanti sono 54 e sono stati tutti controllati. Sono state rilevate positività (presenza di frammenti di tessuto di mammifero) in 23 casi nel 1997. Successivamente abbiamo solo riscontri sporadici: un caso nel 2000 su non mangime prodotto in Emilia Romagna.
In questi giorni è stata inoltre segnalata una positività per frammenti d'osso, accertata in seguito ad un campionamento effettuato in Francia su mangimi prodotti nella nostra Regione. Le indagini in questi casi prevedono che si risalga alle aziende di allevamento in cui sono stati utilizzati i mangimi per l'adozione delle misure di profilassi sanitaria che attualmente, comprendono anche il test alla macellazione dei bovini che lo abbiano consumato.
Dall'1/1/2001, essendo vietata la somministrazione di proteine animali in tutte le specie i cui prodotti sono destinati all'alimentazione umana presso i sette mangimifici regionali che ancora producevano questo tipo di alimenti per pollame, suini, ecc., sono scattati i provvedimenti di controllo e sequestro della merce.
Per quanto riguarda la sorveglianza diagnostica, il Piemonte ha avviato già nel 2000 i controlli con i test rapidi. Ne sono stati eseguiti 607 tutti con esito negativo. Tale responso è particolarmente significativo perché la maggior parte dei campioni riguardavano animali della fascia a rischio.
Dall'inizio del programma sono 1.216 i campioni eseguiti, considerato che il laboratorio di Torino sta andando rapidamente a regime per il controllo degli animali di età superiore a 30 mesi macellati in Piemonte.
Fra gli strumenti di prevenzione e controllo vi è anche l'anagrafe dei bovini. In Piemonte, nel corso del 2000, sono stati registrati 1.050.000 bovini ed oltre 300.000 scambi fra gli allevamenti.
Cosa dire del caso positivo registrato nel Bresciano? Era da attendersi perché, allargando il numero dei controlli, poteva sicuramente registrarsi un caso, o più, di positività.
Anche per quanto attiene questa positività non si devono creare allarmismi, innanzitutto perché, come è stato detto in più sedi, anche qui una cosa è l'encefalopatia spongiforme bovina, altra cosa è la malattia di Creutzfeldt-Jacob.
Inoltre, in quanto ne sentirete parlare, il sospetto di malattia di Creutzfeldt-Jacob riguarda soltanto un paziente deceduto a Chivasso, ma è veramente solo un sospetto, per il quale è stata eseguita l'autopsia. Il cervello è stato inviato al laboratorio di Verona, così come da indicazioni a livello nazionale, e tra circa un mese e mezzo avremo il responso.
Ribadisco che una cosa è l'encefalopatia spongiforme bovina, altra cosa è la malattia che si ha nell'uomo.
Spero di essere stato esauriente. Sono disponibile a quelle che sono le domande del collega Saitta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Innanzitutto, ringrazio l'Assessore per la tempestività con la quale ha risposto all'interpellanza che ho avuto modo di presentare questa mattina oralmente e poi per iscritto.
Devo esprimere una sorta di insoddisfazione: innanzitutto, come avevo già rilevato la volta scorsa quando discutevamo delle azioni intraprese dalla Regione Piemonte per la sorveglianza sulla BSE, il rischio manifestato in merito a questa vicenda è di tipo estremo, cioè si è passati da un ottimismo esagerato ad un allarmismo altrettanto esagerato.
Mi pare che l'atteggiamento complessivo da parte della Giunta sia di grande ottimismo, si dice che il problema non esiste, ed è una ripetizione alla quale ormai assistiamo un po' in tutta Italia, compresa la Regione Piemonte, tranne poi scoprire che esistono dei problemi e che la questione del commercio e della produzione dei mangimi, come avviene anche nel nostro Paese, utilizzando resti animali, è un problema reale, per cui la questione non si chiude all'interno dei confini nazionali o regionali.
La volta scorsa, lei ci assicurò che la Regione Piemonte effettuava dei controlli sulla produzione e somministrazione delle farine da carne e che non esistevano problemi; oggi ci dice che qualche problema c'è stato e che qualche problema esiste.
A nome del mio Gruppo, insieme al collega Tomatis, chiedo che venga data un'informazione specifica - evidentemente oggi non può farlo indicando i mangimifici che sono stati oggetto dell'indagine, quelli che hanno utilizzato materiale proveniente da altri Paesi e quelli che utilizzano per la produzione degli scarti animali, perché il problema pu anche essere questo. Infine, si indichino quali sono stati i provvedimenti assunti da parte della Regione.
Credo che questo sia un lavoro utile non soltanto per il magistrato che ha avviato l'inchiesta - come si evince leggendo i giornali.
Assessore all'agricoltura, non si tratta di controllare nelle macellerie la presenza o meno di "mucca pazza", perché non la si individua così. Il vero problema è che la Regione deve svolgere le sue competenze in materia di controlli igienici. Il vero problema è verificare se la Regione Piemonte è attrezzata, se può fare di più rispetto a quanto sta svolgendo adesso in merito a questi controlli sui mangimifici e se è realmente in grado di intervenire per fornire aiuti di carattere economico ai produttori svantaggiati e che subiscono dei danni dal clima negativo che si è creato.
Queste sono le risposte che attendiamo, il resto è folclore.
Invito l'Assessore ad avere un atteggiamento meno d'immagine e più reale rispetto ai problemi dell'agricoltura.



PRESIDENTE

Informo che in merito alla questione la III Commissione ha calendarizzato, quale primo punto all'o.d.g., un'informativa sia da parte dell'Assessore alla sanità che dall'Assessore all'agricoltura.
Come concordato, proseguiamo con l'esame del disegno di legge n. 178.
Collega Moriconi, non le posso dare la parola perché l'interpellante era il collega Saitta. Mi sembra di essere stato corretto visto che i colleghi hanno chiesto alla Commissione di riprendere il punto. Vi prego veramente, proprio per la correttezza delle parti, di continuare rispetto al disegno di legge n. 178.



PRESIDENTE

MORICONI Enrico (fuori microfono)



PRESIDENTE

Aveva detto due minuti per Gruppo.



PRESIDENTE

So che è un impegno che è stato preso con il Presidente del Consiglio.
La risposta viene solo data all'interpellante. Mi dispiace, Consigliere Moriconi, non posso accedere alla sua richiesta.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali

Proseguimento esame disegno di legge n. 178 "Ulteriori disposizioni normative per l'attuazione del D.lgs. 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59)"


PRESIDENTE

Ritorniamo pertanto all'esame dell'articolato del disegno di legge n.
178.
ART. 10/89 Emendamenti presentati dai Consiglieri Marcenaro, Ronzani, Muliere, Manica Suino, Tapparo, Moriconi, Chiezzi, Giordano, Caracciolo, Tomatis e Contu: 10/89.1) al comma 1, lettera c), dell'art. 10/89, dopo le parole "edilizia residenziale", aggiungere le parole "sentite le Province".
10/89.2) al comma 1, lettera p), dell'art. 10/89, dopo la parola "definizione", aggiungere le parole "sentite le Province".
La parola all'Assessore Laratore.



LARATORE Giovanni, Assessore alle autonomie locali

La Giunta esprime parere favorevole.



PRESIDENTE

Solo per informazione: la Giunta esprime parere favorevole su entrambi gli emendamenti?



LARATORE Giovanni, Assessore alle autonomie locali

Su entrambi gli emendamenti.



PRESIDENTE

Gli emendamenti sono entrambi accolti dalla Giunta.
Pongo in votazione l'emendamento n. 10/89.1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 40 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione un Consigliere).
Pongo in votazione l'emendamento n. 10/89.2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 40 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione un Consigliere).



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'art. 10/89 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 votanti 32 voti favorevoli 30 voti contrari 2 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 10/89 è approvato.
ART. 10/90 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 29 votanti 28 voti favorevoli 28 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 10/90 è approvato.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Qual è il numero legale?



PRESIDENTE

Il numero legale è 27.
ART. 10/91 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 30 votanti 29 voti favorevoli 29 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 10/91 è approvato.
ART. 10/92 Relativamente a questo articolo non ci sono emendamenti, tuttavia c'è una mia precisazione tecnica che considero una riformulazione, nel senso che alla riga tre, "garantisce e promuove in modo unitario ed in forma coordinata", è da intendersi "non in materia". Si tratta puramente di un errore di battitura.
Chiedo, invece, all'assemblea di valutare l'utilità del comma 4, che recita: "Secondo i principi dei commi 1, 2 e 3, in attuazione delle disposizioni del D.lgs. n. 112/98 e ad integrazione e modificazione delle disposizioni regionali vigenti in materia, sono individuati i compiti di rilievo regionale e degli Enti locali e le funzioni amministrative delegate alle Province, alle Comunità montane ed ai Comuni". Certamente annuncia gli articoli successivi e non ha senso dal punto di vista della tecnica legislativa.
Pertanto, se l'assemblea acconsente, diamo per votato l'emendamento soppressivo del comma 4.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Con il consenso dell'aula, diamo per accolto tale emendamento soppressivo.
Si proceda alla votazione dell'art. 10/92 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 30 votanti 29 voti favorevoli 29 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 10/92 è approvato.
ART. 10/93 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 30 votanti 29 voti favorevoli 29 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 10/93 è approvato.
ART. 10/94 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 30 votanti 29 voti favorevoli 29 non ha partecipato ala votazione 1 Consigliere L'art. 10/94 è approvato.
ART. 10/95 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 30 votanti 29 voti favorevoli 29 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 10/95 è approvato.
ART. 10/96 Emendamenti presentati dai Consiglieri Marcenaro, Ronzani, Muliere, Manica Suino, Tapparo, Moriconi, Chiezzi, Giordano, Caracciolo, Tomatis e Contu: 10/96.1) al comma 1, lettera c), dell'art. 10/96 sono soppresse le parole "regionale o comunale".
10/96.2) la lettera g) del comma 1 dell'art. 10/96 è soppressa.
La parola al Consigliere Marcenaro per l'illustrazione.



MARCENARO Pietro

Quando prima ci siamo incontrati, l'Assessore Racchelli mi aveva dichiarato la sua intenzione di rivedere la stesura di questo testo. Io mi limito semplicemente a riprendere il senso della discussione che abbiamo già fatto lungamente in Commissione e che ripropongo su questo punto.
Naturalmente siamo adesso in presenza di una versione del testo che è diversa da quella che originariamente era giunta in Commissione con il primo disegno di legge che si riferiva ai "porti di interesse regionale" la qual cosa mi aveva portato a fare un intervento nel quale, rinunciando alla mia qualifica di Capogruppo, richiedevo la parola in qualità di genovese per dire che, sulla base di una qualche esperienza, mi sembrava singolare che in Piemonte si definissero dei porti di interesse regionale e che non capivo da dove potesse nascere questa improvvisa "nascita" di una dimensione sconosciuta, diciamo così, dell'esperienza trasportistica produttiva e di relazioni della nostra Regione, per quanto mi riguarda della mia Regione d'acquisto.
Oggi siamo di fronte ad una formulazione che indubbiamente ha qualche elemento di ragionevolezza in più perché parlare di "porti di interesse turistico" consente almeno di capirci in merito alle questioni delle quali stiamo discutendo, anche se probabilmente questo è un capitolo che rientrava di più, per come viene definito, sotto il titolo "Turismo" e sotto di quello, "Trasporti e Viabilità" strettamente inteso perché di queste realtà si parla in questo punto.
Illustrando questo emendamento provo a porre un problema generale che trovo un po' in tutta questa legge come un problema che, se non viene affrontato, secondo me rischia di portare nelle prossime fasi anche serie difficoltà applicative e di introdurre elementi di potenziali conflitti di competenze tra le diverse istituzioni.
Il punto è sostanzialmente questo. Io credo che non abbia ragion d'essere oggi in Piemonte parlare di porti di interesse turistico regionale; ci sono dei porti di interesse turistico che, come tutte le politiche turistiche, possono rientrare nel quadro di una programmazione regionale delle azioni turistiche, ma il fatto che oggi si individui in una legge l'esistenza di porti turistici di interesse regionale, è evidente che vuol dire semplicemente il fatto che la Giunta regionale si riserva competenze su "qualche" porto.
Se noi dovessimo tradurre concretamente questa legge, dovremmo dire che ci sono uno o due porti turistici dei quali l'Assessore regionale al turismo si riserva la competenza e la gestione. Francamente non mi pare che questa possa essere una scelta che fondi una decisione legislativa di questo genere, anche se si tratta di un Assessore che si offende quando lo definisco Viceré dell'Ossola, perché rivendica orgogliosamente di essere non Viceré, ma Re dell'Ossola! Capisco che dove maturano ambizioni monarchiche, tendenze imperiali grandi progetti che riguardano il futuro degli astri nascenti della politica piemontese. Naturalmente bisogna prendere atto del modo in cui queste tendenze si manifestano, però se noi riconducessimo la questione all'oggetto e dicessimo semplicemente che la Regione mantiene i compiti di programmazione e che, per quanto riguarda la gestione, i poteri in questa materia sono affidati agli unici che sono abilitati a gestirli (i Comuni) credo che faremmo una scelta saggia.
Aggiungo un punto. E' stato detto nella discussione dall'Assessore Racchelli che questa scelta è legata alla volontà di esprimere certi indirizzi, in particolare la scelta di far sì che gli investimenti in materia di porti di interesse turistico non diventino semplicemente investimenti improduttivi, investimenti in perdita, ma possano essere gestiti in modo tale da dare il risultato migliore per la comunità che se ne è fatta carico.
Io dico semplicemente che questa è una scelta di merito, che non dipende dal fatto che la competenza sia in capo alla Regione o sia in capo al Comune: dipende semplicemente dal fatto se esistano degli indirizzi e che questi vengano verificati.
Concludo ponendo un'ultima questione, Presidente, sulla quale le chiedo di richiamare, se è possibile, maggiore attenzione da parte dell'aula. E' un problema che si presenta non solo su questo punto, ma anche su altri, ed è il rischio che noi corriamo, attraverso questa legge, di stabilire ricorrentemente un principio ed un quadro normativo di doppia competenza sulla stessa questione e sullo stesso terreno, innescando così un complicato, difficile e potenzialmente pericoloso rischio di contraddizioni fra istituzioni. Dico questo perché, secondo me, dovrebbe valere in questo campo il principio che i giuristi - e lei che è un giurista, Presidente credo possa confermarlo - chiamano "ne bis in idem", non due volte sulla stessa materia, in questo caso non due competenze distinte sulla stessa materia. Non è possibile, è sbagliato, io credo, che un Comune che ha da risolvere un problema di viabilità, diciamo così, abbia due forni aperti: vada prima dalla Provincia e se la Provincia gli dice "no" sa che pu andare per lo stesso problema dalla Regione perché magari ha un'altra connotazione politica, un altro schieramento, è considerata più o meno amica. In questo modo, si corre non solo il rischio di introdurre un elemento di conflitto, ma anche di mettere in discussione un principio che come sapete, è essenziale: il principio di imparzialità dell'Amministrazione. Il principio di imparzialità dell'Amministrazione si fonda anche su una separazione molto rigorosa delle competenze.
E' questo, ripeto, un problema che emerge da questo tipo di formulazioni, ma che ritroviamo poi in diversi altri punti e che forse richiederebbe - ci riserviamo di farlo magari in termini di presentazione di mozioni collegate al momento della votazione finale della legge criteri di interpretazione che su questo punto affermassero almeno certe tendenze.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

La mia richiesta di intervento deriva solo dall'inanità della Giunta regionale che, a fronte di argomenti che mi sembra in modo obiettivo hanno tenuto conto di piccoli passi avanti nella stesura del testo, ma anche della persistenza di un difetto di norma personalistica, dovrebbe esprimere almeno un cenno motivato di diniego e non un altezzoso silenzio.
Il nuovo testo presentato dall'Assessore, per come lo leggo, peggiora ancora la situazione, la rende ancora più discrezionale e quindi passibile di interpretazioni personali della stessa.
Infatti, mentre in un primo momento la norma riguardava i porti turistici - noi contestavamo che ci fossero porti turistici di interesse regionale, infatti era una norma che dedicava la propria attenzione al porto turistico - adesso l'Assessore, con una bella capriola, l'ha trasformata in una norma che interessa tutti i porti, e non solo i porti turistici. Quindi, tutti i porti a prescindere dalla loro funzione aggiungendo a questo insieme tutti i porti che hanno un interesse turistico regionale. La rettifica è un po' bambinesca da un certo punto di vista e giunge ad una formulazione per cui un qualsiasi tipo di porto, ammesso che esista - ma se l'Assessore dice che esiste il porto di interesse regionale non è nemmeno escluso che esista un porto commerciale di interesse regionale - questo sarebbe un porto di cui le mani normative dell'Assessore hanno preso possesso.
Chiedo che, a queste osservazioni, si tenti di dare almeno una risposta, e non un semplice silenzio-diniego che non mi sembra neppure rispettoso del contributo che comunque cerchiamo di dare con argomenti di merito alla normativa riguardante i porti, che viene da questa norma appesantita, centralizzata e messa in capo alle Regioni e in capo, ancora peggio, ad un Assessorato non facendo uno snellimento della materia relativa al settore dei porti, che invece potrebbe utilmente, nell'ambito della Bassanini, essere realizzato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Ho ascoltato con interesse gli interventi.
Ci tengo a ribadire un fatto: la norma scritta com'è stata scritta, e ve la leggo perché nasce dall'art. 105 del D.lgs. n. 112 che, tra le competenze conferite alle Regioni, al comma 2, lettera e), detta testualmente: "Alla programmazione, pianificazione, progettazione ed esecuzione degli interventi di costruzione, bonifica e manutenzione dei porti di rilievo regionale ed interregionale e delle opere edilizie al servizio dell'attività portuale...". Cioè è ripresa un'indicazione scritta nel testo madre delle leggi delega.
Cosa significa? Vi voglio rappresentare la filosofia. Che cosa si vuole rappresentare con questa tipologia di impostazione? Sui laghi esistono già un sacco di porti - e l'ho spiegato anche in Commissione - porti lasciati all'utilizzo e alla fruibilità pubblica normale, che svolgono ed assolvono una funzione di carattere generale, anche sociale, perché, come vi spiegavo, servono anche ad un insieme di realtà che usano il porto per lasciare la propria piccola barchetta per andare a pescare, ecc. Quindi hanno una loro funzione.
Che cosa hanno chiesto i Comuni? I Comuni hanno chiesto di costruire dei porti - e c'è scritto nella richiesta - che abbiano un'impostazione di carattere turistico per sviluppare, nella parte piemontese del Lago Maggiore - che è l'unica area del Lago Maggiore che è sprovvista di questi porti perché la parte lombarda invece ne è dotata, la parte svizzera addirittura ne ha una quantità adeguata - determinati tipi di turismi che invece non si potevano realizzare.
Un'impostazione di questo tipo che ha presupposto investimenti rilevantissimi da parte della Regione, perché sono state investite parecchie decine di miliardi, presuppone una gestione che non sia come quella che avviene oggi in cui tutti e chiunque possa andare in un porto ad occupare un posto, pagare 200 mila lire all'anno di tassa di stazionamento ed usare un porto che non è stato costruito per quelle finalità.
Allora, qual è l'impostazione che ho dato? Ci sono dei porti che sono di interesse turistico regionale, perché sono investimenti fatti dalla Regione, per uno scopo di sviluppo di un settore turistico specifico, che devono avere una gestione d'impresa. Che questa gestione la faccia un Comune, perché ha le strutture per farlo, che la faccia un'impresa, che la faccia un privato, ha poco conto, ma conta che ci siano dei criteri ben precisi e che la privatizzazione di questa gestione dia agli investimenti pubblici - che sono mirati in un determinato settore - una resa economica che ci permetta almeno di avere una gestione dei porti stessi. Perché poi gli stessi porti ci costano centinaia di milioni all'anno per la manutenzione. Questa è la finalità e questa è la filosofia; non c'è nient'altro di oscuro dietro.
Io, grazie a Dio, non ho bisogno di gestire porti o che qualcuno mi gestisca porti, faccio tante altre cose nella vita, non ho proprio bisogno di questo; e poi non ho neanche una barca.
Spiegatevi la filosofia, se c'è da modificare la norma per far sì che sia adeguata a quello che chiedete, io non ho nessun problema, difatti ho chiesto al Consigliere Marcenaro di vedere come questa filosofia possa essere recepita in modo che sia funzionale, anche con gli elementi che possono essere contraddittori rispetto all'impostazione che ho dato, e se diamo una norma che sia compatibile. Questo sempre tenendo presente che la filosofia dei porti turistici di interesse regionale sono quelli che attraverso la legge n. 48, i Comuni ci hanno chiesto di costruire per lo sviluppo turistico, che sono un'altra cosa rispetto a quello che già esiste. Perché anche la Bassanini, art. 105, ci dà queste indicazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Non è proprio per dichiarazione di voto, siccome l'Assessore ha dichiarato ora una disponibilità a rivedere la formulazione del testo. Così ho capito, quindi volevo intervenire per dire qual è la mia proposta naturalmente replicando su un punto.
L'ho già detto prima: io sono genovese e l'Assessore Racchelli non mi può portare ad affermare che in Italia non esisterebbero porti di interesse regionale. Non parlo naturalmente di Genova, che è un porto di interesse mondiale, però esistono porti di interesse regionale.
Contesto il fatto che, in Piemonte, esistano porti di interesse regionale e anche porti turistici di interesse regionale, e su questo vorrei aggiungere un'altra considerazione.
Non ritengo che il fatto che la Regione finanzi una determinata opera per lo stesso fatto che l'abbia finanziata, determini che essa rivesta un carattere di interesse regionale: la Regione può anche contribuire al finanziamento di opere di interesse locale quando valuta che questo sia importante, come è capitato tante altre volte e come capita normalmente in molte altre occasioni.
Però, per venire al punto, penso che la soluzione dovrebbe essere formulata in questo modo: da un lato, dicendo che ci sono dei forti interessi turistici, dall'altro, sapendo che per il forte interesse turistico - in generale in materia di turismo, così come sulle altre materie - stanno in capo alla Regione compiti di programmazione, di indirizzo e di regia della politica. Alla Regione non spettano competenze di gestione, come invece è esplicitamente detto al punto c) dell'art. 10/96 che, nel definire le funzioni delle Regioni, elenca tra le varie funzioni della Regione la "gestione dei porti di interesse turistico regionale".
Aggiungo che, per quanto mi riguarda, non ho niente in contrario al fatto che questi porti siano gestiti con criteri di efficacia o addirittura anche con criteri d'impresa, come veniva detto; ma non capisco cosa c'entri questa, che è una scelta di merito, con la competenza. Questo, secondo me fa parte delle funzioni di indirizzo della Regione, ma non riguarda la competenza sulla gestione, come qui viene detto, né altro.
Ritengo dunque che i nostri due emendamenti rispondano alla domanda che l'Assessore Racchelli poneva. Se il problema dell'Assessore Racchelli è quello dei compiti di indirizzo e di programmazione, li ritrova in altre formulazioni che riguardano non solo i porti di cosiddetto interesse regionale (che non mi pare esistano), ma gli indirizzi della politica in materia di turismo, compresi i porti turistici.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Sul punto g), oltretutto, c'è un emendamento soppressivo; adesso stiamo discutendo il punto c), però sono collegati...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Allora, sul punto c) c'è il parere contrario della Giunta? Lo sto chiedendo.



MARCENARO Pietro

Visto che si dice che esistono porti di interesse regionale, poich immagino che non superino il numero di due o tre, pregherei di elencarli: scrivete quali sono.



PRESIDENTE

L'Assessore Racchelli ha chiesto di intervenire per fatto personale; ne ha facoltà.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Consigliere Marcenaro, sono veramente allibito da questo suo modo di intervenire. Io sono cortese, ma le affermazioni che voi fate sono di una tale gravità! Forse è il vostro modo di fare la politica; forse voi siete fatti così, ma io no! Io non gestisco un "tubo"; io non ho interessi. Per cortesia! Io faccio la politica regionale. Dico solo che la gestione, così come avviene oggi, è scandalosa per i soldi pubblici: lo affermo in quest'aula e lo confermo dappertutto. Abbia pazienza! Ma può la Regione investire dei miliardi per fare delle strutture che non hanno alcun tipo di gestione e sono abbandonate a se stesse? Abbiate pazienza! Siete mai andati sul Lago Maggiore a vedere come sono conciati i porti?



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

MANICA Giuliana (fuori microfono)



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Io sì.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Tu mi sai rispondere? E allora rispondimi! Abbiate pazienza! Io dico che la gestione deve essere una gestione d'impresa. La vuol fare il Comune con il suo Consorzio? La faccia. Ma così non va bene.
Ripeto: io non gestisco un "tubo"; do criteri e faccio politica. Per cui, per cortesia, non andiamo su quegli scivoloni che fate voi con delle affermazioni che sono allucinanti, ma fanno parte di un altro mondo, di un'altra politica, non di un certo modo di pensare. Abbiate pazienza! Ieri ho detto che c'è una concezione politica rispetto all'interpretazione di una formula. Se la normativa Bassanini, che voi mi continuate a dire essere la norma, il Vangelo....



PRESIDENTE

Va bene, grazie.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Preciso che sono d'accordo ad intervenire sul punto g) perché sulla gestione sono disposto a discutere, ma non sull'interpretazione di un porto.
Per quanto riguarda i porti turistici, prendete la legge n. 48: si tratta di quelli che abbiamo finanziato come porti turistici, che ci hanno chiesto i finanziamenti e scriveteveli! Non devo certo dirvi io quali sono!



PRESIDENTE

Allora, riprendiamo con le dichiarazioni di voto.
Ha già svolto la dichiarazione di voto il Consigliere Marcenaro.
Do la parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Volevo fare un intervento organico anche nel merito, ma lo arò invece in occasione dell'emendamento successivo, legato alla proposta di soppressione della lettera g), perché credo che sarà lì che si potrà introdurre il chiarimento sulla competenza regionale diretta e la competenza comunale.
In proposito, credo che vi sia, da un lato, la disponibilità da parte della Giunta - l'Assessore Racchelli lo ha detto tra le righe - dall'altro certamente anche da parte della maggioranza di confrontarsi per cercare di trovare una via di chiarimento o di mediazione sulla situazione. Ci relativamente all'emendamento successivo relativo alla lettera g).
Per quanto riguarda la lettera c), dichiariamo il nostro voto contrario, confermando la scelta del governo regionale, quindi di mantenere le parole "regionale o comunale". Ritengo grave, anche se stimo il Consigliere Marcenaro come persona moderata e certamente attenta, che l'Assessore Racchelli venga ciclicamente, in Commissione e adesso anche in aula, accusato in modo surrettizio e quasi con insinuazioni di interessi non dico privati, ma privati sotto l'aspetto politico o la gestione del consenso. L'Assessore Racchelli è l'unica espressione in Consiglio regionale di quella provincia e quindi sembra che voglia mantenere in capo alla Regione forti interessi regionali solo ed esclusivamente perché nella città dove lui è eletto, dove lui è stato anche Consigliere comunale, c'è un porto di una certa dimensione che sta per essere inaugurato.
Noi non riteniamo necessaria l'elencazione dei porti, ovvero la divisione di quali sono i porti comunali e i porti regionali, poiché mi si insegna - o comunque mi si è insegnato in questi mesi - che una legge non può certamente contenere un elenco di quello o di quell'altro porto, perch un testo normativo deve avere carattere astratto ed impersonale. Negli anni futuri, infatti, potrebbe verificarsi - ed auguriamoci che così possa essere - la costruzione di tanti nuovi porti sui nostri laghi e sui nostri fiumi, per cui non vorrei che queste nuove opere non avessero benefici o non ci fosse chiarezza nella loro gestione solo perché non ricompresi in un eventuale ed improbabile elenco oggi determinato all'interno di un articolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Io non capisco perché l'Assessore si scaldi così tanto...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Chiezzi.



(Consultazioni dell'Assessore con i funzionari)



PRESIDENTE

Prego.



CHIEZZI Giuseppe

Io non ho premura.



PRESIDENTE

Ho premura io.



CHIEZZI Giuseppe

Lo dica all'Assessore!



PRESIDENTE

Ma l'Assessore la sta ascoltando!



CHIEZZI Giuseppe

Ma non lo vedo nemmeno in faccia! Ricordo quando il Presidente Pertini fece la sua dichiarazione davanti alla televisione così (con un foglio davanti al volto), ma era il Presidente Pertini. Racchelli... Per carità!



PRESIDENTE

Lei non può misurare il grado di attenzione... Vada avanti: l'Assessore sta cercando, evidentemente, di vedere se c'è spazio per presentare...



CHIEZZI Giuseppe

Non difenda l'indifendibile! Richiami l'Assessore, altrimenti aspettiamo 35 secondi: non cambia niente!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Io sono avvocato, quindi difendo tutti. La prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, parlare senza nemmeno guardarsi in faccia mi sembra troppo!



PRESIDENTE

Ma io la sto ad ascoltare!



(Commenti in aula)



CHIEZZI Giuseppe

Magari, l'Assessore Racchelli sta risolvendo il problema!



PRESIDENTE

Facciamo quindi una breve sospensione, però vi prego di rimanere in aula.



(La seduta, sospesa alle ore 17,52 riprende alle ore 18,13)



PRESIDENTE

La Giunta ha deciso di presentare una serie di emendamenti, a firma dell'Assessore Casoni: 10/96.3) al comma 1, lettera b), si aggiungono le parole "nonch all'approvazione dei progetti di realizzazione e di ristrutturazione dei porti di interesse turistico regionale di cui alla lettera c)".
10/96.4) La lettera d) del comma 1 è soppressa.
10/96.5) La lettera e) del comma 1 è soppressa.
10/96.6) La lettera g) del comma 1 è soppressa.
10/96.7) Dopo il comma 2, è aggiunto un nuovo comma che recita: "La gestione dei porti di interesse turistico regionale è affidata in concessione ad imprese per il turismo nautico pubbliche, private o miste costituite in conformità alle norme del Codice Civile ed alle disposizioni previste dalla legge n. 217/83, nonché a Consorzi pubblici, privati, misti o Enti pubblici. In tal caso, non trovano applicazione le disposizioni di cui all'art. 2 della L.R. n. 26/95".
Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Presidente, sono d'accordo con il Consigliere Tapparo: sarebbe più semplice se potessimo avere, a nostre mani, il testo. Penso di aver intuito qualcosa, ma non sono certa di quello che ho compreso. Quello che ci sembra di aver capito è: sopprimere le lettere d), e) e g) relative a momenti di realizzazione, manutenzione o gestione. Rimane invariato il punto c), che lascia alla Regione l'individuazione dei porti di interesse turistico regionale comunale; si tolgono le parti relative a realizzazione manutenzione e gestione dei porti.
In questo modo, sembra che la Regione (pur con una difforme opinione da noi espressa sulla separazione tra i porti di interesse turistico regionale e comunale) rinunci a compiti di realizzazione concreta, di manutenzione di escavazione e di gestione, insomma, tutto l'avvio del regime concessorio.
Inserendo il punto g) alla fine dei punti del comma in oggetto reinserendolo così com'è, cioè "la gestione dei porti di interesse turistico regionale è affidata dalla Regione in concessione ad imprese" non abbiamo il passaggio che per noi era fondamentale, cioè la realizzazione, la gestione e il regime concessorio in capo alle Amministrazioni comunali.
Facciamo semplicemente un'operazione di spostamento, ma la sostanza non cambia. Rimane esattamente quella sostanza rispetto alla quale il Consigliere Marcenaro era intervenuto dichiarando il nostro disaccordo. Non mettiamo in capo ai Comuni questi aspetti.



MANICA Giuliana

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



MANICA Giuliana

Lo spostamento dello stesso articolo cosa vuol dire? Francamente non capisco il motivo.



PRESIDENTE

Un motivo c'è, Consigliere Marcenaro. Elenchiamo una serie di funzioni che sono in capo alla Regione, invece qui spieghiamo che la gestione dei porti è esercitata da imprese. Questo è il senso dello spostamento.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

La maggioranza può anche decidere. Se volete fare un discorso serio si tratta di spostare quelle funzioni da un capitolo, che riguarda la Regione ad un successivo capitolo - art. 98 - che riguarda funzioni dei Comuni.
Passiamo da una funzione regionale ad una comunale per la gestione. Non mischiamo le cose! Parlo seriamente, Assessore Racchelli, lei non può parlare del D.lgs.
n. 112 e citare le misure di escavazione, che ridicolmente qui riguardano i porti di interesse regionale, che parlano di altro, ed applicarle a porti di interesse turistico regionale, che lei, dice, non esistono in alcuna legislazione.
Allora, bisogna ridefinire in modo serio ed equilibrato le competenze: le funzioni della Regione sono quelle di orientamento, di indirizzo, di programmazione su questa materia; le funzioni di gestione, per quanto riguarda sia naturalmente l'eventuale gestione dei porti sia la loro concessione a società private, pubbliche, semiprivate o semipubbliche, sono una questione che i Comuni decideranno sulla base di indirizzi e di regia.
Ma se voi dite che queste competenze rimangono in capo alla Regione, cioè che la Regione le sottrae ai Comuni e decide a quale impresa dare la concessione - nell'articolo è scritto che sul loro porto i Comuni non hanno possibilità di decidere: la Regione stabilisce a quale impresa darlo in concessione e in gestione - se è questo che volete fare, fatelo! Noi diciamo di non essere d'accordo, è una forma esasperata e, secondo me addirittura caricaturale di quello che abbiamo definito non solo centralismo regionale, ma un modello di governo che non condividiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, voglio proporre all'Assessore questa considerazione. Qui c'è una linea che abbiamo sostenuto durante la discussione ed anche durante i lavori della Commissione (fa testo, da questo punto di vista, l'Assessore Laratore).
Noi sosteniamo che dobbiamo distinguere le funzioni; noi riconosciamo che la Regione debba fare la programmazione.
Riconosciamo che la Regione può, nell'ambito della programmazione che deve esercitare, individuare quali sono i porti che, nel quadro di sviluppo della politica turistica regionale, si ritiene che possano avere, rispetto ad altri, un ruolo maggiore. Questa è la funzione della Regione, secondo me. E poi si ferma lì.
Lei dice: "Io, nel quadro della politica turistica regionale, volendola sviluppare, ritengo che esistano in Piemonte dieci porti. Due di questi hanno, nei miei ragionamenti, più peso, più valore e devono avere più ruolo di altri. E lì mi fermo. Poi ci sono, ovviamente, altri porti che non hanno questo interesse e questo ruolo perché noi riteniamo, facendo la programmazione, che due, tre, quattro o uno abbiano una funzione diversa.
Come Regione, colleghi, mi fermerei lì, perché ho fatto la programmazione.
Tutto ciò che è gestione deve essere trasferito agli Enti locali". Se è così, Presidente, se prevale questa impostazione, dovremmo spostare nel capitolo che riguarda le funzioni che vengono attribuite ai Comuni tutte quelle funzioni che evocano un problema di gestione. Io, allora, programmo individuo i porti, ma poi i Comuni li devono gestire attraverso - come dice l'Assessore - società che abbiano determinate caratteristiche, una certa managerialità, ecc. I Comuni devono ovviamente realizzare, sempre attraverso queste società, i porti di interesse turistico; devono fare la manutenzione, devono anche fare gli interventi per assicurare il corretto esercizio delle vie navigabili, cioè tutte competenze che rientrano sotto la voce "gestione". Se quindi ci intendiamo sulla scelta di fondo, il resto dovrebbe essere consequenziale.
Se dico: "Assessore regionale, io, come Regione, voglio fare la programmazione, il resto non mi interessa", dovrebbe essere facile trovare un accordo su come scrivere l'articolo. Su questo ha ragione la collega Manica: se voi mettete in capo alla funzione della Regione il problema della gestione, manteniamo una soluzione ibrida, mentre una cosa è individuare quali sono i porti di interesse regionale, che è compito della programmazione, ma la gestione, compresa quella di questi porti, va assegnata ai Comuni e a quelle società. Se ci intendiamo su questo, il resto è solo da scrivere! Diversamente, il resto diventa soltanto un elemento che introduce confusione. Non posso attribuire questa funzione di gestione ai Comuni, per quanto riguarda il fatto che i Comuni debbano realizzare interventi sui porti, e poi non trasferire magari anche altre competenze che ho mantenuto in capo alle Regioni, che sono compiti puramente di gestione. Mi sembra molto chiaro il ragionamento.
Ora, il punto è capire cosa vogliamo fare. Vogliamo mantenere una situazione ibrida? E' una scelta politica che fa la Giunta. Se invece vogliamo imboccare la scelta della separazione netta delle funzioni e mantenere in capo alla Regione quelle programmatorie, l'articolo si fa in un minuto, Presidente! Il punto è se ci intendiamo su questa impostazione.
Perché se così è, vanno aggiunte all'emendamento altre due funzioni tipicamente di gestione, che non possiamo mantenere in capo alla Regione se attuiamo la scelta che prima ricordavo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Semplicemente perché a noi sembra abbastanza chiara la scelta politica sul problema gestione.
L'Assessore ha detto in più di un'occasione che la gestione dei porti è stata fallimentare, quindi non ha richiamato alcuni aspetti che potrebbero non riguardare la gestione, quali quelli relativi alla manutenzione o ad altro, ma proprio la gestione.
Credo che l'Assessore potrà individuare, con un atto a parte, un porto credo che si limiterà al Lago Maggiore, perché è un porto di particolare interesse turistico, che serve il Piemonte, la Lombardia e la Svizzera utilizzato anche da turisti stranieri, quindi potrebbe anche essere definito un porto internazionale e con un volume di traffico non irrilevante. Si vuole riservare i criteri di affidamento, perché alla fine non è nemmeno escluso il Comune, perché parla anche di Consorzi, dove il Comune non è escluso e potrebbe anche farne parte. Credo che il Comune sia uno degli Enti che parteciperà, ma se la Regione, per una scelta politica si vuole riservare l'affidamento di questa gestione, individuando i criteri e i bandi, credo che sia una scelta politica intelligente, visto che arriviamo da anni di gestione fallimentare di tutti i porti lacuali della nostra regione.
Invito quindi il Presidente, che mi pare voglia formulare il punto g) a mantenere questo criterio, perché è una scelta politica determinante. Ho capito che c'è realizzazione, manutenzione e tutto il resto ai Comuni, ma la gestione è un aspetto fondamentale ed importante; è una scelta politica.
Noi ci sentiamo di difenderla, perché individuiamo un criterio anche logico dopo aver avuto per anni un'esperienza abbastanza fallimentare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente e colleghi. Siamo contrari all'emendamento soppressivo della leggera g). Ci siamo adoperati in molti per cercare di trovare un momento di incontro su questo punto. Certo, se lei, Presidente adesso si fa carico di trovare una formulazione di concerto con l'Assessore, anche a giudizio del nostro Gruppo...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere, per precisione: questi sono emendamenti dell'Assessore.



CATTANEO Valerio

Come dicevo, anche noi riteniamo che la gestione dei porti di interesse turistico regionale debba essere affidata dalla Regione ad imprese private o comunque con il coinvolgimento del privato. Questo non vuol dire che la Regione debba scegliere l'impresa a cui affidare tale gestione. Certamente l'apporto dei privati non deve automaticamente escludere la presenza della Pubblica Amministrazione: non a caso, sono previste le formulazioni dei Consorzi pubblici e degli Enti pubblici, anche all'interno della stessa lettera g), e i Comuni, perché si possono fare delle società miste.
Dicevo che la gestione dei privati è estremamente importante, perch solo con l'apporto delle esperienze e dell'agilità del privato si possono gestire i porti evitando le gestioni a volte fallimentari, come è successo in passato, o in altre situazioni. L'apporto dei privati vuol dire "valore aggiunto", aspetto estremamente importante, ed è per questo che noi facciamo questa scelta politica; vuol dire "lavoro", perché i porti funzionano quando sono "efficienti ed efficaci" (i due termini sono ricorsi moltissime volte in aula in questi giorni) e, soprattutto, quando rispondono alle esigenze del mercato e dell'utente. Verso di essi il privato ha certamente sensibilità maggiore di quanto non abbia l'Ente pubblico, soprattutto quando l'Ente pubblico si accinge ad una gestione di così grande portata per la prima volta.
Si tratta di un sostegno al lavoro e alla località interessata: al privato interessa promuovere il prodotto "porto" e, se tale prodotto gli costa, è pur vero che, indirettamente, fa anche pubblicità e promozione della località turistica. Tutto ciò rappresenta, di conseguenza, un sostegno anche all'indotto, oltreché l'inserimento ed il mantenimento dei servizi indispensabili per la gestione di un porto, servizi verso cui il privato è particolarmente attento, costituendo essi motivi di interesse per l'utente diportista che può decidere se alloggiare la propria imbarcazione in quel porto piuttosto che in altri, privati o no. Mi riferisco, ad esempio, ai servizi della guardianìa, della manutenzione, della pulizia dei natanti, della pompa di benzina e quant'altro. Spesso, nei porti gestiti direttamente dagli Enti pubblici - privi di tale sensibilità - questi servizi, o parte di essi, sono assenti. Spesso, quindi, il diportista non ha interesse ad alloggiare - seppure ad un costo leggermente inferiore rispetto alla struttura privata, vedasi il cantiere nautico - la propria imbarcazione in un simile porto.
Ben altra cosa è trovare una giusta formulazione per il coinvolgimento dell'Ente pubblico. In tal senso, non siamo contrari e lasciamo che il governo regionale si esprima in un senso o nell'altro. In ogni caso troverà una formula che privilegi la concertazione e la gestione dei privati, perché il coinvolgimento dei privati è una scelta politica fondamentale per una gestione di successo del porto. Troverà la formula giusta affinché la struttura portuale e la località che la ospita possano essere promosse adeguatamente sotto l'aspetto turistico.
Così, faremo il bene del turismo, dei diportisti - settore estremamente importante - e della località.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Assessore, le chiedo scusa in anticipo, ma le dico già che intendo porle una serie di domande che mi aiutino un po' a chiarirmi le idee, ad orientarmi rispetto ad emendamenti che stiamo discutendo e che, a dire il vero, non ho capito.
Inizio con le domande. Lei, al punto g), parla di "porti di interesse turistico regionale". Per le scarse conoscenze che ho di quel territorio posso intuire che i porti, in un lago, svolgano una duplice funzione. Come ricordava il Consigliere Chiezzi, il porto è come un albergo, un ricovero che presuppone però due livelli. Da una parte, svolge un servizio pubblico e ciò potrebbe implicare un intervento dello Stato o del governo regionale per coprire i costi relativi al mantenimento dell'efficienza di un bene di interesse pubblico. D'altra parte, però, quando parliamo di "porti turistici", penso immediatamente alla navigazione da diporto. E se nel porto c'è navigazione da diporto, ciò vuol dire che ha anche un valore aggiunto che può, di fatto, compensare o attenuare i costi: per la sua duplice funzione di luogo di servizio pubblico e, nello stesso tempo, di luogo che ospita la navigazione da diporto, le piccole imbarcazioni, si presuppone che faccia pagare una "pigione", come un albergo che accoglie i clienti.
Vado per intuizione, perché non conosco la materia. Ma, Assessore, se così è, mi aiuti a capire. Siccome i porti nella nostra regione non sono certo cinquemila, quali sono i porti a cui ci si riferisce? Si tratta solo del fatto che questa dizione garantisce di più la Regione? Ciò che dico lo dico liberamente, per associazione di idee.
Mi è venuta in mente anche un'altra considerazione, che potrebbe anche darle ragione, e che pongo come riflessione all'aula.
L'Aeroporto di Caselle, che è scalo nazionale, classificato in seconda categoria (non è Malpensa, giusto per intenderci!) è di proprietà ed è sul territorio del Comune di Caselle. Ergo, mi viene da considerare - seguendo questo ragionamento, al di là delle questioni giuridiche sulla proprietà che forse sarebbe giusto affidare l'aeroporto al Comune di Caselle. In questo ragionamento, fondamentalmente, rischio di darle ragione. Ma, se mettessimo in parallelo l'aeroporto e un porto, guardandone l'ambito e la località, oltre alle questioni giuridiche sulla proprietà - in questo caso si tratta di demanio regionale, in quel caso di proprietà della Città di Torino - tutto assumerebbe una rilevanza totalmente diversa. E' sicuramente preponderante l'interesse della Città, capoluogo dell'area metropolitana rispetto ad un servizio di linea aeroportuale, e ad un servizio aeroportuale come quello dell'Aeroporto di Caselle. Diventa molto complesso sostenere, in questo caso, la tesi dell'interesse regionale. Ci aiuti a capire. Io non conosco la materia.
Mi aiuti a capire, Assessore, se di fatto la lettura che ho dato nell'ambito dell'argomento di cui stiamo trattando, è giusta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Assessore, le chiedo un po' di attenzione. Adesso, non scherzo neppure io. Lei, sia in Commissione che in aula, ha dato prova di cercare di ascoltare le diverse voci, e questo non lo nego. In Commissione, ha spontaneamente sospeso l'esame di un testo, promettendo di presentarne un altro. Così è stato, ne ha presentato un altro che, però, a sua volta, non andava bene. L'abbiamo comunque votato, siamo arrivati con il provvedimento in aula, e noi abbiamo riproposto le stesse questioni.
Assessore, al di là del suo alzare la voce (quando indossa la giacca del "manager" diventa simpatico e alza la voce!), al di là di ciò lei ha di nuovo detto che, in quel frangente "...a me non interessa né scavare, n eseguire..." e così via, parto seriamente dal presupposto che questa sia una libera legge, e che quindi non ci sia alcuna vischiosità di interessi presenti, semipresenti, di attese, di niente! Io parto da questo presupposto! Se, invece, il presupposto fossero spinte e pressioni, il mio discorso cadrebbe. Io, però, guardando negli occhi l'Assessore, mi dico: "No, l'Assessore Racchelli non ha tutto questo sotto il tavolo!".
L'Assessore Racchelli viene in aula e dice: "Ragioniamo". Io le faccio questo ragionamento, Assessore.
Assumo come mio il concetto della "managerialità" e del fatto che i porti debbano essere gestiti bene, secondo criteri di economicità, ecc. Le dico perciò che forse le distanze non sono incolmabili, sempre che ci sia il presupposto giusto! Lei dice - e concordo con il collega Ronzani: "Perdiana, alla Regione Piemonte si vuole impedire di dire che ha un porto di interesse regionale!". Ma da che punto di vista c'è questo interesse regionale? Prima di questa discussione le avevo detto che, secondo me, non abbiamo alcun porto di interesse regionale. Dopo aver sentito tutto ciò che ho sentito, davanti ad un Assessore che dice: "Ma, perdiana, un porto di interesse regionale ritengo esista!", mi sporgo fino lì e dico: "Va bene"! Diciamo pure che la Regione ha degli interessi in certi porti. Bene. Ma che tipo di interessi ha? Lei prima parlava di "interessi", di una situazione di ricchezza "potenziale", ma non sfruttata (perché le gestioni sono quelle che sono), e conseguentemente dell'esigenza di una norma che trasformi il porto in un fattore economico su cui la Regione possa dire qualcosa.
Io le dico solo questo: con le sue norme, lei segnala l'interesse regionale di un porto, affermando che certi porti, per essere costruiti o ristrutturati, hanno bisogno dell'occhio della Regione. Questo è il suo emendamento. Lei dice: "Attenzione, voglio vedere i progetti di certi porti, perché sono di interesse regionale".
Fin qui, Assessore Racchelli, arrivo. Va bene. Diciamo che la Regione vuole sviluppare la "politica dei porti" e, in certe situazioni, prima di esercitare un'azione programmatica - che eserciterà anche sui porti non di interesse regionale - intende vedere i progetti. La fase di indirizzo è molto importante: se, in qualità di Assessore regionale, dico: "Questo porto è di interesse regionale, voglio vedere il progetto", una volta visto il progetto, è vero che ho visto tutto quanto è di mio interesse per avviare un'iniziativa in quel luogo progettualmente valida? Mi fermerei qui, Assessore, per tanti motivi. Perché, poi, approvato il progetto e il piano di finanziamento regionale, la gestione di questo progetto, di questo porto, una volta realizzato - è l'affidamento della gestione con le norme che lei ha scritto, quindi "o diretta o al privato o al consorzio o all'istituzione" - non è che debba stare nelle mani dell'Assessore regionale per diventare "buona"!



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo (fuori microfono)

Quello che lei ha detto finora è quello che dico io.



CHIEZZI Giuseppe

Però, lei, nell'articolo dice ancora che l'affidamento per quei porti di interesse regionale lo decide la Regione. E' questo l'elemento...



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo (fuori microfono)

Quello che lei ha detto è reale.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, se sospende il suo intervento do brevemente la parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Quello che lei ha detto, Consigliere Chiezzi, l'avrei potuto dire io anzi, l'ho detto più volte. Lei non è convinto che i criteri per la gestione di un investimento che ha questi presupposti li debba dettare la Regione?



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

No.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Allora, finisce tutto il discorso. I criteri sono il presupposto perch l'investimento abbia una "redditività" (per il pubblico è diverso) e sono funzionali all'investimento che si va a realizzare, per cui li deve stabilire la Regione. Se la Regione non deve più stabilirli, ogni Comune potrà interpretare la gestione a modo suo. Non siamo più d'accordo.



PRESIDENTE

Visto che l'Assessore Racchelli sta interloquendo con il Consigliere Chiezzi e con altri Consiglieri, e visto che si stanno profilando condizioni meteorologiche particolarmente disagiate (alcune autostrade sono chiuse) per cui molti Consiglieri mi hanno espresso le loro preoccupazioni propongo all'assemblea di chiudere la seduta con un po' di anticipo.
Propongo che l'art. 10/96 venga trattato domani, previa necessaria consultazione fuori dall'aula. Riaggiorno pertanto la seduta a domani pomeriggio.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,48)



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