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Dettaglio seduta n.55 del 17/01/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Verifico, dalle firme dei Consiglieri presenti, l'inesistenza del numero legale. Sono presenti in aula 12 Consiglieri, anziché 29 (sono in congedo 3 Consiglieri), pertanto dichiaro sospesa la seduta e riaggiornata alle ore 10,45.



(La seduta, sospesa alle ore 10,14 riprende alle ore 10,47)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Invito i colleghi Consiglieri a prendere posto in aula.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Marco, Cavallera, Costa Enrico e Ghigo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Propongo all'aula di proseguire l'esame del disegno di legge n. 178: "Ulteriori disposizioni normative per l'attuazione del D.lgs. 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59)".



CHIEZZI Giuseppe

C'è il numero legale, Presidente? Non mi sembra. Chiedo che si proceda alla verifica del numero legale. Grazie.



PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
28 Consiglieri.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali

Proseguimento esame disegno di legge n. 178: "Ulteriori disposizioni normative per l'attuazione del D.lgs. 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59)"


PRESIDENTE

Iniziamo pertanto i lavori con il proseguimento del dibattito generale relativo al disegno di legge n. 178, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente e colleghi, vorrei rilevare, a nome del Gruppo al quale appartengo, il ritardo con il quale la Giunta ha presentato questo provvedimento al Consiglio. Non mi riferisco tanto - vorrei essere chiaro su questo punto - al fatto che siano slittati i tempi previsti del 31 dicembre. Ciò va ricondotto al fatto che, giustamente, la Commissione consiliare competente ha preteso di discutere...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, vi invito ad abbassare il tono di voce, nel rispetto del collega che sta parlando e di quanti intendono ascoltare il suo intervento! Ve lo chiedo, anche se comprendo che siamo ad inizio mattinata. Il collega Ronzani ha tutto il diritto di farsi sentire. Vi chiedo perciò, cortesemente, di parlare - se intendete continuare a farlo con un tono di voce basso, affinché il collega Ronzani possa essere sentito da coloro che sono interessati ad ascoltare il suo intervento.
Prego, Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Come dicevo, noi intendiamo contestare il ritardo con il quale la Giunta ha presentato al Consiglio questo provvedimento. Mi riferisco non tanto alla scadenza del 31 dicembre (poiché abbiamo giustamente preteso in Commissione di poter entrare nel merito del provvedimento), quanto al fatto che la Giunta, pur avendo avuto due anni di tempo, si è ridotta a presentare un provvedimento di questo spessore e rilievo in "zona Cesarini"! Stiamo parlando di un provvedimento che introduce il federalismo amministrativo, questione sulla quale tutti noi, appartenenti al Consiglio dovremmo dimostrare - non fosse altro per le cose che diciamo - grandissima sensibilità ed attenzione, sia dal punto di vista legislativo, sia da quello politico.
Questo ritardo - lo dico all'Assessore Laratore, ma anche all'Assessore Casoni - la dice lunga sulla vocazione federalista di una parte di questa maggioranza, perché in politica è sempre meglio misurare la coerenza che esiste tra parole e fatti.
Se devo giudicare la vostra vocazione federalista dal documento che avete presentato, dai tempi entro i quali lo avete presentato, dai contenuti del documento, su cui dirò più avanti, devo dire che il vostro federalismo non ha spessore, anzi, i fatti contraddicono ciò che noi, molte volte, discutiamo in quest'aula.
Quindi, intanto compiamo questo adempimento con ritardo, per responsabilità della maggioranza e lo facciamo - vorrei che fosse chiaro per le vicende che possono ancora sorgere - in maniera molto raffazzonata.
Cari colleghi, vi prego di leggere il provvedimento in questione; chi non l'ha fatto lo invito a farlo, perché vale la pena: è un puzzle, un assemblaggio. Ciascun Assessore, sulla base del fatto che bisogna applicare la Bassanini, si è munito del provvedimento, tramite gli uffici ha dato degli input e ha redatto il testo. E' un testo che oggi non ha una tecnica legislativa unitaria, una sintassi unitaria, ma si presenta in maniera raffazzonata. Ci sarà un problema anche da questo punto di vista. Questo problema si pone in generale, cari colleghi, ma si pone tanto più quanto più affrontiamo leggi che hanno questo valore.
Avremmo dovuto, per la verità, presentare un provvedimento organico dal punto di vista dell'articolato, della tecnica legislativa, delle indicazioni e delle scelte di merito, ma non è stato così. Chiunque esterno a quest'aula, un domani, leggendo questo provvedimento, si metterebbe le mani nei capelli.
Non faccio un'affermazione pesante - vorrei essere smentito - ma diffido a dimostrarmi che questo provvedimento abbia una sua logica dal punto di vista della tecnica legislativa.
Naturalmente, questa affermazione è pesante, ma per suffragarla prendo in prestito l'affermazione del collega Marengo in Commissione. Non è l'opposizione a dichiarare che questo provvedimento è dal punto di vista della tecnica del linguaggio - poi parlerò sul merito - discutibile. Un autorevole esponente della maggioranza, un autorevole membro dell'VIII Commissione ha definito il linguaggio e il provvedimento qualcosa di aberrante.
Riporto queste frasi, perché danno la misura di come, in realtà, stiamo discutendo di un provvedimento in cui è fortissima la contraddizione e il valore che esso potrebbe assumere per le Autonomie locali piemontesi e per la Regione, perché introduce nei fatti un processo di federalismo amministrativo, ma noi veniamo incontro a questo assunto con un provvedimento che crea molti problemi e molte contraddizioni.
La discussione in Commissione è avvenuta per lo più tra la Giunta, gli Assessori, gli uffici e la minoranza. Rilevo questo problema sul piano politico, Vicepresidente Casoni. Quando discutiamo di leggi di questo tipo esercitiamo una funzione che è propria del Consiglio regionale, perché mai come su queste materie siamo chiamati ad esercitare una funzione legislativa di indirizzo, di fondo. E' naturale, sarebbe stato naturale che su questa questione si aprisse in Consiglio un dibattito tra opinioni diverse.
Noi abbiamo presentato degli emendamenti che configurano una linea alternativa su molti punti, rispetto a quelli che la Giunta afferma con il provvedimento, ma questo è uno dei compiti degli eletti del Consiglio regionale. Avrei voluto che sulla materia vi fosse stata una discussione di merito del Consiglio, indipendentemente dalla proposta avanzata dalla Giunta, perché è un campo in cui possiamo esercitare fino in fondo la nostra funzione legislativa. Questo non è avvenuto, vi è stato un rapporto tra i vari Gruppi di opposizione e gli Assessori competenti.
Su una questione come questa dobbiamo esercitare la funzione legislativa e dobbiamo preoccuparci di raggiungere sul tema - lo ricordava qualche collega di minoranza in Commissione - un confronto che non sia strettamente vincolato a logiche di maggioranza e di minoranza, come vorrebbe il provvedimento che stiamo discutendo. Proponete addirittura un referendum sul federalismo, cari Consiglieri regionali, ma quando lo facciamo? Se leggiamo gli atti dell'inizio di questa legislatura scopriamo che tutti ci siamo dedicati al federalismo, dedicando ore di discussioni in questo Consiglio regionale. Adesso che siamo chiamati nei fatti a legiferare su un provvedimento, non è ancora il federalismo come lo vorremmo, ma sicuramente un passo avanti in quella direzione, è il federalismo possibile a Costituzione vigente. Noi constatiamo che questa discussione appassiona le minoranze e le opposizioni, ma neanche tutti gli Assessori.
Per quanto riguarda il secondo punto della discussione, devo dire che nei dibattiti svolti in Commissione si sono confrontate due linee diverse due idee alternative sul decentramento e sul federalismo.
La prima, quella della Giunta, nel cui impianto, che è quello che stiamo discutendo oggi, sono presenti fortissimi elementi di centralismo e il decentramento produce non già una semplificazione, che è l'obiettivo per il quale parliamo di federalismo.
Vorrei capire che senso ha parlare di federalismo se il tutto non produce una semplificazione delle sedi decisionali, ma che rischia di produrre in alcuni campi duplicazioni ed un appesantimento delle funzioni perché è forte la presenza di un elemento di centralismo regionalistico.
Le norme sulla viabilità, la sanità, il turismo hanno immancabilmente questo segno, con una forte tendenza di mantenere in capo alla Regione poteri che invece dovrebbe decentrare, ed è forte la tendenza a gestire le risorse, in base a ragionamenti che non vale la pena che approfondisca perché mi appaiono del tutto evidenti le finalità che si vogliono perseguire. Non si capisce perché non dovremmo istituire, accanto ad un demanio provinciale, un demanio regionale. Non si capisce perché dovremmo costituire un'agenzia che si configura come una sorta di nuova ANAS, la quale avrà non solo la funzione di programmazione, su cui si può discutere ma anche funzione di gestione: gestirà le risorse e gli investimenti.
Potrei fare altri esempi, ma mi fermo qui perché sul merito interverremo in seguito.
Abbiamo presentato un corpo di emendamenti che configura un'idea alternativa rispetto a quella che la Giunta presenta.
Il nostro è un processo di decentramento che si fonda sul principio che tutti diciamo di voler condividere a parole, della sussidiarietà e sull'idea di federalismo, che mantiene in capo alla Regione una funzione di programmazione e decentra il resto ai Comuni e alle Province, le quali hanno, però, una funzione di coordinamento.
Il nostro federalismo, che traspare dai nostri emendamenti, punta a semplificare, ad avvicinare i cittadini al momento della decisione politica e la responsabilità della gestione è in capo all'ente più vicino al problema che si vorrebbe risolvere, accompagnando al trasferimento della funzione, che è fondamentale, le risorse umane e finanziarie per gestire quella funzione.
E' su questo punto che non c'è l'accordo tra noi, anche se mi pare uno schema semplicissimo. Decidiamo quali sono le funzioni. Noi vi diciamo che la Regione deve avere funzione di programmazione. Stabilito questo, diciamo che tutto ciò che va ai Comuni e alle Province va come competenza, ma anche in termini di risorse finanziarie, perché io, Sindaco, che sarò chiamato ad esercitare la funzione domani mattina, perché mi viene delegata in forza della Bassanini, devo sapere se avrò il personale e le risorse per gestire quella funzione, altrimenti il ragionamento è monco. Mi vengono conferite delle deleghe e in seguito si vedrà come comportarsi! Sta capitando con i Comuni piemontesi e con le Province ciò che voi dite essere capitato con il Governo.
Contesto questo vostro ragionamento sulla base dei fatti. La coerenza avrebbe voluto che voi, nell'avviare questo processo, incardinaste insieme le due questioni. Io decido di darti questa funzione, ma in quel momento io, Regione Piemonte, mi preoccupo di dire a te, Sindaco del Comune di Biella, di Cuneo o di Vercelli, che avrai questo personale e queste risorse, affinché tu possa veramente dimostrare ai tuoi cittadini che sai esercitarla per risolvere un loro problema e non soltanto per avere quella competenza.
Voi questo non lo fate. Mi dispiace, ma voi questo non lo fate! Voi decidete, sulla questione decisiva delle risorse, di navigare a vista, come si dice. Ho terminato, Presidente.
Cosa dite alle Autonomie? "Ma, vedremo, in corso d'opera. Noi, intanto vi diciamo che le risorse ci saranno. Vi diamo le deleghe, vi diamo le competenze, poi badate che vi è un impegno politico della Regione a garantire che avrete, a fronte di queste deleghe, anche le risorse per attuarle e per applicarle".
Questo non è un modo serio per legiferare, perché non si governa dicendo "chi vivrà, vedrà". Non posso dire ad un Sindaco: "Vedremo, ne discutiamo". Ad un Sindaco si dice: "No, io voglio governare così il Piemonte, ho questa idea del decentramento. Tu hai queste competenze, io ritengo di averne delle altre, ma quelle che io ti do ti garantisco di esercitarle".
La modalità con la quale si è proceduto in questa discussione e con la quale il provvedimento è stato predisposto, le contraddizioni che riguardano il provvedimento in sé, a prescindere poi dal merito, che per noi è la questione di fondo, danno l'idea - questa è la nostra opinione della sottovalutazione con la quale voi avete affrontato questa questione.
Credo che noi rischiamo di perdere, se l'aula non correggerà questa linea, e non credo che vi siano le condizioni per correggerla. L'unica parola d'ordine, che ci ha condizionato in questi giorni, era fare in fretta ed essere a posto. Prima c'era lo spettro del 31 dicembre, poi quello dell'8, del 9 o del 10 gennaio! Gli uffici, in fretta e furia, hanno dovuto mettere insieme il provvedimento, e li ringrazio anch'io, ma non si realizzano così le leggi importanti! Questa è una legge importante. Voi avete perso l'occasione per dare un segno innovativo al processo di decentramento, per semplificare e spostare verso i Comuni e le Province la fase di gestione delle competenze. Avete perso l'occasione di parlare, con questo provvedimento, ai cittadini che non chiedono il federalismo come feticcio, ma vi potranno credere se diventerà uno strumento per risolvere meglio e prima i loro problemi: il resto è "aria fritta", non serve a niente.



PRESIDENTE

La invito a concludere, Consigliere.



RONZANI Wilmer

Ho terminato.
Proprio per questo, credo che dovremo metterci nella condizione di tornare sulla questione, come prevede la legge e cioè che entro due anni il Consiglio dovrà mettere mano alle revisioni che si riterranno necessarie.
A questo riguardo, voglio soltanto porre due esigenze.
Per quanto riguarda la prima, il Consiglio in quanto tale deve avere la possibilità di partecipare dall'interno alla discussione che si svolgerà in sede di Conferenza Regione-Autonomie. Non può esserci soltanto un rapporto tra Giunta ed Autonomie. No, c'è uno spazio legislativo del Consiglio che noi dobbiamo poter esercitare.
Noi, quindi, ci ripromettiamo di presentare un ordine del giorno con il quale cominciare a porre questa questione: penso sia giusto che i Consiglieri abbiano questa possibilità.
Per quanto riguarda la seconda esigenza, a questo riguardo, chiediamo di istituire un osservatorio del Consiglio regionale composto da tre membri di maggioranza, due Consiglieri di minoranza, alcuni esperti rappresentanti delle Autonomie, affinché il Consiglio si ponga nella condizione di verificare in concreto l'attuazione di questa legge, che noi in questa fase, giudichiamo in modo molto critico e che ci ripromettiamo di cambiare con i nostri emendamenti. Così com'è, questa legge non va. Se la legge non va e se dovesse prevalere questa impostazione, avremo perso la grande occasione per dare al Piemonte una legge di decentramento per risolvere veramente i tanti problemi che sono sul tappeto. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Provo a fare la parte della maggioranza. E' difficile parlare contro un muro di gomma: si potrebbe usare un altro termine, ma non vi è peggior sordo di chi non vuole sentire.
Credo che l'opposizione, nella discussione di questo disegno di legge abbia dato prova di estrema serietà. Non si è certo fatto ricorso agli strumenti tradizionali, anche nella dialettica politica, quale l'ostruzionismo.
Mi pare di aver assistito - lo dico da neo Consigliere - ad un dibattito e ad interventi di merito di livello certamente elevato in assenza totale di contraddittorio con la maggioranza. Mi pare di aver capito, per quel poco di esperienza che ho, che la maggioranza ha presidiato la Commissione per garantire il numero legale. Noi crediamo che questo sia il peggior modo di affrontare un disposto di legge che ha obiettivi così ambiziosi.
Ieri sono rimasto particolarmente colpito dalla capacità di sintesi con la quale il Consigliere Chiezzi ha riassunto l'impianto di questo disegno di legge. Voglio ripercorrere brevemente i punti, poi anche noi ci preoccuperemo, e ci siamo preoccupati, di entrare nel merito degli stessi con una discussione. Li richiamo qui, anche per memoria, sperando che l'intervento qualificato del Consigliere Chiezzi possa essere di sollecito ai colleghi della maggioranza per interloquire. Questo impianto di legge è improntato ad un neocentralismo regionale. A seconda degli Assessorati di competenza, si ripercorre il vecchio vizio: mantenere a sé le competenze gestionali che, in una logica di federalismo e di sussidiarietà, così come dovrebbe essere lo spirito della legge, andrebbero a pieno titolo decentrate agli Enti sottordinati.
Poi vi è la contraddizione che il Consigliere Chiezzi rilevava su alcuni punti, sui quali la discussione d'aula può apportare dei correttivi e che il Consigliere Giordano ha ripercorso nel suo intervento: questa legge, forse, a causa della fretta, contiene una doppia contraddizione, in quanto, da un lato, rimanda continuamente a leggi successive, e dall'altro, si adagia su leggi già esistenti, senza avere il coraggio di inquadrare ed utilizzare questo disegno di legge come principio cardine attorno al quale far ruotare anche i successivi atti, che pure si renderanno necessari sul terreno applicativo di questa legge.
Non è una legge coraggiosa, ma pavida. E' una legge che mantiene prerogative forti in capo all'esecutivo. Gli esempi sono già stati fatti: pensiamo a materie come l'urbanistica, alle competenze sui porti turistici o all'individuazione di ambiti di rilevanza regionale non con l'obiettivo pur comprensibile, di mantenere l'unitarietà dell'intervento. Piuttosto come a noi sembra, molto spesso è difficile dover accettare la condizione secondo cui il ruolo di sola programmazione diventa non più qualificante e non più soddisfacente per chi si ritrova a gestire questo o quell'Assessorato.
Ci auguriamo che ciò che non è avvenuto in Commissione oggi, sul piano della sfida e della dialettica su questo atto legislativo, possa essere riproposto in aula. E' auspicabile, perché potrebbe semplificare l'iter di questo atto legislativo. Se così non è, ne prenderemo atto e metteremo in campo tutti gli strumenti affinché tutte le questioni di merito e tutti i nodi possano venire al pettine.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Contu.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Presidente e colleghi, sono stato invitato dal Capogruppo ad intervenire perché non dico che il dibattito langua, ma sicuramente viene richiamata la necessità che anche dai banchi della maggioranza si partecipi a questo importante disegno di legge non solo con la presenza fisica - che stamane peraltro c'è - ma anche con interventi.
Per quanto ci riguarda, abbiamo già vissuto, al termine della scorsa legislatura, un certo iter che poi non sfociò nell'approvazione del provvedimento. Abbiamo vissuto questo provvedimento come uno dei tanti tasselli di applicazione delle cosiddette leggi Bassanini. Probabilmente e qui l'opposizione non sbaglia - da parte nostra non c'è mai stato eccessivo entusiasmo su tali questioni, ed è comprensibile.
Nel momento in cui una coalizione come la nostra, che incorpora la Lega Nord, redige quegli atti relativamente alla "devolution", porta avanti determinate iniziative convinta, come maggioranza, che i tempi siano maturi affinché i passi in avanti siano lunghi e veloci (mi riferisco ad un commento del collega Ronzani, che giustamente afferma che dal suo punto di vista è chiaro che queste Bassanini non sono il federalismo che vorremmo ma è altrettanto chiaro che rappresentano un passo in questa direzione).
Ora, ci sono anche momenti storici, tipo questo, in cui certo il passo va in quella direzione, ma a nostro giudizio sarebbe il caso di fare i diecimila metri in quella direzione, e si fa, invece, il passettino di cinquanta o sessanta centimetri. Sono questa analisi e questo confronto che probabilmente ci portano, come dire, a non avere grossi entusiasmi.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Marcenaro)



GALLARINI Pierluigi

Non so se l'osservazione è calzante. In ogni caso, penso che dal punto di vista di una normale, tranquilla e serena discussione sia comprensibile.
Nel momento in cui riteniamo che i passi debbano essere veloci, lunghi ed incisivi, il fatto di compiere dei passi lenti - perché certo non stiamo qui a fare la storia di quel che è avvenuto nella scorsa legislatura (questo provvedimento è partito un anno e mezzo o due anni fa e arriva adesso in porto per lungaggini che adesso non è il caso di addebitare a destra, a sinistra o al centro) - non ci entusiasma. Sta di fatto che le cose avvengono in questo modo.
Noi siamo tra quelli che non si sentono entusiasti della prima applicazione dei tasselli portati in porto in precedenza, perché molte volte abbiamo constatato che questi tasselli vengono trasferiti a Province e a Comuni fini a se stessi, spesso senza le gambe per poter camminare. Nei trasferimenti alcuni limiti di risorse si perdono per strada, altre volte non c'è il personale non solo fisicamente adeguato, ma addirittura professionalmente adeguato (e questo è ancora peggio), per cui addirittura siamo qui a constatare che i primi trasferimenti, attraverso questi tasselli Bassanini, di deleghe dalle Regioni agli Enti locali avvengono con caduta di qualità del servizio offerto ai cittadini.
Allora, non potete pretendere che si abbia, su questi banchi l'entusiasmo per partecipare in modo convinto e quasi arrogante nella foga di voler portare avanti questo provvedimento. Certo, la responsabilità c'è sempre stata, sia alla fine della scorsa legislatura, quando, nonostante questo, non riuscimmo a portarlo in porto, che all'inizio di questa, perch dal punto di vista politico il fatto di essere in teoria commissariati dal primo gennaio, anche se non in pratica, ovviamente non è un fiore all'occhiello.
Riteniamo, quindi, che concludendo più velocemente possibile il provvedimento, non solo toglieremo una castagna dal fuoco, ma sicuramente attraverso questo ultimo tassello, completeremo quello che è stato un iter iniziato con quei tasselli di cui parlavamo prima.
Riteniamo che, tornando a ripetere e a ribadire questo concetto, in momenti in cui sarebbe necessario intervenire con il bisturi sul fianco del federalismo, qui si dà mezza aspirina in quella direzione. Questa è la sintesi che probabilmente giustifica il fatto che sui banchi della maggioranza non ci sia quell'entusiasmo che immagino non ci sia neanche sui banchi dell'opposizione, perché al di là dei ruoli e del fatto che ci si sieda a destra o a sinistra, il momento economico di questo Paese lo respiriamo tutti. Quanto è avvenuto nei primi cinquant'anni dell'Italia repubblicana, dal '48 ad oggi, le risposte che sono state date, con le articolazioni attraverso le quali il centralismo romano, con Regioni e con Enti locali, ha operato, non regge più, non è più all'altezza.
Se le cose stanno così, non si tratta di professare ipocritamente un entusiasmo più o meno sottolineato a seconda dei ruoli, ma si tratta effettivamente di dire che il provvedimento noi lo voteremo. Lo abbiamo vissuto all'interno della Commissione per tutti questi lunghi mesi e ora lo voteremo. Sicuramente completeremo un tassello dal punto di vista formale ed istituzionale, ma dal punto di vista politico, se salgo su un treno che va da nord a sud, ho un bel correre all'indietro da sud verso nord risalendo i vagoni, ma il treno mi porterà sempre a sud! Questa è la concezione che abbiamo di questi provvedimenti Bassanini, compreso quest'ultimo. Da ciò deriva il non entusiasmo: non potete pretendere che si abbia anche quello.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Gallarini.
La parola al Consigliere Manolino.



MANOLINO Giuliano

Mi vorrei collegare brevemente all'intervento del collega Ronzani per esprimere due concetti molto semplici, molto telegrafici, ma che sono il frutto di un'esperienza acquisita in questi giorni (parecchi giorni) di discussione in sede di VIII Commissione e anche in sede di Commissioni congiunte in merito a questo argomento.
Ho sentito più volte parlare la minoranza e fare cenno a questa nostra mancanza di interessamento ai provvedimenti cui accennava anche il collega Gallarini. Non è una cosa che debba stupire, come diceva il Consigliere Gallarini, perché questo provvedimento, che fa seguito alla legge n. 44 e che va a completare un quadro, non fa altro che prendere di fatto un centralismo nazionale che oggi abbiamo e portarlo a quello che la sinistra continuamente ci dice essere un centralismo regionale. Devo dire che, da un punto di vista logistico, ci sta questo ragionamento, salvo il fatto che dobbiamo completarlo con il dire: "Cominciamo a prendere un primo tassello cerchiamo di allargarlo, cerchiamo di devolverlo, cerchiamo di distribuirlo, spalmarlo su quelle che sono le Regioni d'Italia". Oggi noi non l'abbiamo; non credo che nessuno, né della sinistra né tantomeno della maggioranza, possa pensare che una legge di siffatta portata vada direttamente a coinvolgere certi enti e certe istituzioni che sono di livello inferiore quando prima non siano passate attraverso un filtro di quella che è l'organizzazione attuale che è fatta dalla Regione.
Al riguardo, vi è stato l'intervento di tutti gli Assessori in sede di Commissione e soprattutto sono stati respinti alcuni emendamenti finalizzati a questo passaggio diretto; potrei fare degli esempi, tanto per cominciare parlando dell'urbanistica, laddove addirittura alcuni emendamenti pensavano di fare sì che le Province del Piemonte avessero da subito la facoltà di intervenire sulla pianificazione territoriale di tutti i Comuni con, non dico un colpo di mano, ma con un'azione di coinvolgimento diretto solo più delle Province di fatto, facendo in modo che sia la Regione sia i Comuni non avessero più queste facoltà di indirizzo e di autonomia per la tutela del suolo.
Ecco, questi emendamenti evidentemente erano un passo in più, un passo avanzato, ma stanno nel ragionamento che facevo, e cioè quello di dire: "Cominciamo a valutare se le Regioni, a loro volta, sono in grado di devolvere ai vari altri possibili Enti locali ed istituzioni che ne hanno la facoltà queste possibilità di gestione e di coinvolgimento". Non le hanno tutte, per cui è inutile pensare che c'è un centralismo regionale che viene dato a gocce, e quindi non con il provvedimento definitivo, quando abbiamo delle strutture tipo le Province, tipo i Comuni, per non dire poi le Comunità montane, che non sono oggi in grado strutturalmente di adempiere alle funzioni che qualcuno vorrebbe delegare. Non basta ad una Provincia o ad un Comune delegare fondi, finanziamenti, delegare personale così come è previsto in alcune voci della nostra proposta di legge perch questi Enti abbiano la capacità e l'autonomia di gestire e di organizzare queste nuove funzioni. Lo sappiamo tutti che intanto occorrono periodi di prova, capacità strutturali che devono essere funzionali alle nuove istituzioni, ai nuovi compiti che vengono demandati. Di conseguenza, mi pare che sia davvero una grossa forzatura, se vogliamo continuare a mantenere una funzionalità operativa, pretendere o pensare di fare i passi da gigante: facciamo i passi che siamo in grado di fare.
Di ogni argomento noi abbiamo delle possibilità di devoluzione di poteri e di compiti, che in alcuni casi addirittura le Province e gli Enti locali - questo risulta dai verbali delle convocazioni, delle audizioni hanno detto di non volere e quindi che debbono restare alla Regione, perch in alcuni casi si è riscontrato non essere in grado la Provincia o i Comuni di gestirle. Questo significa che non possiamo prendere l'intero blocco delle competenze e dei settori, dai servizi socio-assistenziali al sanitario, al turismo, alla viabilità, e dire: "Bene, adesso questo è vostro". Credo che si debba andare per gradi, e per gradi significa che politicamente se noi oggi Regione Piemonte, come tutte le Regioni d'Italia abbiamo delle funzioni che vengono assolte per interessi di carattere regionale, gradualmente di queste funzioni si debbono fare partecipi gli Enti che sono in subordine (chiaramente in prima istanza e prima battuta le Province) in un certo arco di tempo che per alcuni settori è sei mesi, per altri un anno (abbiamo sentito le discussioni con l'Assessore Racchelli per il quale il turismo di carattere regionale deve avere un periodo di valenza e di verifica per istituire questo nuovo quadro anche di un anno).
Dopodiché la Regione, vedendo che la funzionalità, l'attivazione e soprattutto la strutturazione di questi Enti è in grado di sopportare questi carichi, naturalmente viene ad aumentare quelle che sono le devoluzioni.
Penso che se vogliamo porre questa discussione da un punto di vista puramente politico e strumentale, allora va bene, ci sta tutto e le critiche che sono state poste vanno bene perché vanno bene le critiche come vanno bene le difese, ma se vogliamo essere razionali e pensare che questa legge impone poi delle scelte non solo politiche, ma di carattere e di interesse che ad oggi sono ancora regionali, credo che non si possa pensare di forzare la mano oltre queste proposte di legge ed attendere semplicemente che ogni Assessorato nelle rispettive funzioni abbia la verifica che gli Enti subordinati, quindi le Province e i Comuni, siano in grado di assolvere ai compiti che vengono loro dati.
Quindi, credo, come diceva il collega Gallarini, che allo stato attuale non si possa avere entusiasmo su questa legge; entusiasmo vuol dire partecipazione corale di tutti, perché sappiamo bene essere una fase interlocutoria ed essere un primo stadio oltre al quale dovrà seguire il vero stadio di verifica e quindi poi di passaggio completo dei poteri.
Per quello che ho sentito e soprattutto per gli emendamenti che sono stati proposti nelle Commissioni e quindi per quello che deriva da questo testo, credo che, al di là della stesura del testo, al di là delle modalità con cui è stato confezionato, questo costituisca un primo passo che significa una chiara volontà della Regione di incominciare a coinvolgere più attivamente e più direttamente gli Enti locali. Credo che questo traspaia da tutti gli articoli ed in ogni settore e penso che oggi questo sia il punto importante della legge. Sulle sfumature, sulle competenze e sulle gestioni credo che ne dovremo riparlare in ogni settore man mano che i problemi verranno affrontati.
In definitiva, sono d'accordo con l'approvazione di questo provvedimento e sono d'accordo anche con il fatto che bisogna avere la prudenza necessaria prima di dare compiti, gestioni e facoltà ad Enti che non siano ancora capaci, strutturati ed organizzati e che quindi possano comportare nel tempo un obbligo di ritorno. Ecco, credo che se questa strada che è il federalismo, ma che è soprattutto la sussidiarietà verrà imbroccata, dovrà essere imbroccata in modo che non si abbia un forzoso ritorno, ma si abbia un logico proseguimento di questa sussidiarietà e di questo federalismo nel tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Ci troviamo ad affrontare quello che probabilmente è il provvedimento di rango e di rilievo più importante fra quelli che abbiamo affrontato ed esaminato dall'inizio di questa legislatura e che rimanda ad una questione che in periodo di campagna elettorale nel dibattito sui poteri delle Regioni e degli Enti locali aveva costituito il centro, anche politico della riflessione e della polemica politica; un provvedimento che rimanda sicuramente alla riforma più organica e significativa con molte luci e molte ombre realizzata in questa legislatura, su cui si è innescata, come dicevo, una polemica politica anche molto forte, che richiedeva, secondo me giustamente, di completare questo disegno organico di trasferimento di funzioni e compiti amministrativi con elementi di integrazione significativamente politica e quindi con il trasferimento anche di quote di potere e di sovranità in capo a quegli Enti ed articolazioni del potere pubblico che si trovano in questo momento ad esercitare funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato.
Qui, come peraltro sul piano nazionale, a questa riflessione, a questo problema e al suo rilievo non ha corrisposto un'attenzione puntuale altrettanto grande ed altrettanto significativa.
Il provvedimento giunto in discussione in Commissione non era per la sua stessa natura un provvedimento di attuazione organica di questo disegno di federalismo amministrativo: era un provvedimento "omnibus" che mischiava, secondo me pericolosamente, il piano istituzionale con il piano ordinamentale, pieno di disposizioni di carattere operativo, con una serie di subdeleghe amministrative ad Enti strumentali assolutamente estranei alla logica del provvedimento, senza che né la maggioranza né il Consiglio nel suo complesso, malgrado l'opera meritoria di alcuni Consiglieri di opposizione, siano riusciti a correggere l'indicazione di rotta di questo provvedimento.
Questa riflessione è importante, di cui noi continuiamo a non comprendere, a non corrispondere l'importanza. Sul piano dello studio istituzionale, proprio i provvedimenti Bassanini sono in queste settimane sul banco degli imputati; numerosi studiosi ne esaminano l'attuazione rilevando in primo luogo come sul piano della finanza pubblica il processo di trasferimento di funzioni e compiti amministrativi registri dei risparmi di spesa nel trasferimento da centro a centro, cioè da Stato a Regioni, e come l'articolazione invece del trasferimento fra Regioni e sistema delle autonomie registri meccanismi di stratificazione istituzionale e territoriale di poteri e competenze, quindi di moltiplicazione di spese non di articolazione coerentemente funzionale.
Tutta questa riflessione è stata estranea al dibattito che noi abbiamo svolto in Commissione e io ritengo anche estranea al dibattito che ci accingiamo a fare in quest'aula. La partita politica con gli Enti locali e con le Autonomie questa maggioranza e questa Giunta ha scelto di giocarla sul piano più vecchio e più tradizionale: laddove c'era una contesa sui poteri, non si è articolato in maniera organica il sistema delle competenze e si sono sovrapposti poteri a poteri, creando le condizioni - e nel futuro lo verificheremo - di conflitti di competenza dal punto di vista istituzionale anche molto fondati, di moltiplicazione dei meccanismi di spesa pubblica a danno dei cittadini e dei contribuenti.
I due assi del federalismo, su cui in maniera così appassionata anche in campagna elettorale tutti hanno riflettuto, il federalismo che porta il potere dal centro alla periferia, il federalismo che definisce un altro sistema di rapporti fra pubblico e privato, ecco questi due assi non sono rintracciabili nel provvedimento che stiamo discutendo, che somiglia molto più - per quei colleghi che hanno esperienze di Consiglio comunale questo è di semplice comprensione - a quei provvedimenti di decentramento amministrativo che nelle grandi città vede trasferire alcune funzioni delle Amministrazioni comunali alle Amministrazioni circoscrizionali senza delineare in alcuna misura un'articolazione organica delle funzioni e delle competenze.
Dicevo che si è sovrapposto gravemente il piano istituzionale al piano ordinamentale. In interi Titoli e Capi di questa legge non si capisce se quella che è scritta è l'anticipazione della nuova legge di settore o è l'attuazione del D.lgs. n. 112, cioè del provvedimento Bassanini che fissa semplicemente le competenze, le titolarità di funzioni e di compiti amministrativi per Regioni ed Enti locali. Tutto questo non è comprensibile.
In interi Titoli del provvedimento che stiamo esaminando noi scriviamo norme di rinvio o norme di anticipazione di indirizzo rispetto a legislazioni di settore che questo Consiglio dovrà adottare in seguito senza che questo piano ordinamentale sia organicamente legato a quello istituzionale.
Una considerazione conclusiva. Sui temi istituzionali il ritardo della riflessione politica, non della polemica, ma della riflessione politica, è sicuramente forte; il ritardo di questo Consiglio è scandaloso! Noi siamo il solo Consiglio regionale, forse, in Italia che ha scelto deliberatamente di non affrontare le questioni statutarie; che ha scelto di non attuare una legge di riforma costituzionale (la n. 1 del 1999); che ha scelto di non ridefinire su quella base i rapporti tra Giunta e Consiglio; che ha scelto di non affrontare la questione centrale della legge elettorale; che ha scelto di affrontare il provvedimento più importante che ha di fronte quello del federalismo interno regionale, cioè dell'attuazione della legge Bassanini, in modo banalmente burocratico come - e lo ripeto - fa qualunque città capoluogo di Provincia quando deve fare i noiosissimi provvedimenti di decentramento alle circoscrizioni: questo noi abbiamo scelto di fare! L'intera riflessione sui temi istituzionali in quest'aula non è passata e avete scelto di trasferirla unicamente sul piano della polemica politica con i referendum cosiddetti sulla devolution.
Facciamo un esempio concreto. Sulla sanità voi vorreste convocare un referendum consultivo per richiedere ai cittadini di dare forza alla vostra maggioranza per ottenere il trasferimento della sovranità in materia sanitaria alle Regioni. Voi siete giunti in Commissione, che fortunatamente recependo alcuni emendamenti dell'opposizione ha in parte corretto il testo, indicando sul Titolo relativo alla sanità unicamente una norma di rinvio ad una legge di attuazione della legge di riforma dell'ordinamento sanitario adottata dal Governo con decreto legislativo ormai più di un anno fa. Tutto quello che avete saputo fare sulla sanità regionale è scrivere che, poi, attuerete una legge di riordino senza neppure tentare coraggiosamente di anticipare, nella sede di questo provvedimento, quei poteri e quelle funzioni, per il loro rilievo amministrativo, che secondo voi la Regione deve rivendicare in materia sanitaria! Molti altri esempi si potrebbero fare rispetto alle materie che non rientrano in questo provvedimento e che rientrano nel provvedimento che alcuni di voi, questa maggioranza, grosso modo, e questo Presidente, aveva scelto di adottare nella precedente legislatura su altre materie devolute trasferite alle Regioni dalla legge Bassanini.
Mi sembra un ritardo importante; mi sembra che questa sia la linea ed il criterio sulla base del quale dobbiamo giudicare e riesaminare non come se si trattasse di un emendamento, di una tassa che dobbiamo pagare, ma anche come un lavoro intelligente e creativo, i diversi Titoli e i diversi Capi di questa legge nel lavoro che in quest'aula faremo e che stiamo per andare ad incominciare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, vorrei anch'io, come hanno fatto altri colleghi, esprimere a nome del mio Gruppo una valutazione sul disegno di legge n. 178 in questa discussione generale. Però, se il Presidente me lo consente, anche perché in qualche maniera il tema è collegato, vorrei fare una considerazione e la richiesta alla Giunta di avere un'informazione (per la verità credevo che questo avvenisse naturalmente) precisa su ciò che hanno scritto oggi i giornali in ordine alla vicenda "mucca pazza". Nel senso che oggi veniamo a sapere che la Regione è sotto inchiesta perché a quanto pare - almeno così è scritto sui giornali - non avrebbe fatto sufficienti controlli sui mangimifici e sulle stalle.
L'articolo che riporta oggi la Repubblica è abbastanza preciso: c'è stupore su certe dichiarazioni avanzate dall'Assessore D'Ambrosio e dall'Assessore Scanderebech, dichiarazioni che hanno tranquillizzato, in quanto hanno sostenuto che il sistema dei controlli piemontese è il migliore che esista al mondo, ma in realtà viene posto un interrogativo. E' possibile che nonostante questi controlli ci siano dei mangimifici che utilizzano del materiale che potenzialmente può produrre degli effetti che sono collegati alla "mucca pazza"? La questione è importante perché riguarda l'igiene pubblica. Pongo questa questione al Presidente e mi fermo qui, credo però che nella giornata di oggi la Giunta debba dare qualche assicurazione al Piemonte oltre che ai Consiglieri regionali; è intervenuta tempestivamente ancora prima del Consiglio su questi temi, pertanto credo che l'Assessore Scanderebech debba darci delle spiegazioni, così come l'Assessore D'Ambrosio.



PRESIDENTE

Consigliere Saitta, invitandola alla discussione generale sul disegno di legge n. 178, la ringrazio per queste sue considerazioni.
L'Assessore D'Ambrosio, da quanto mi è dato sapere, in chiusura della giornata odierna intenderebbe esprimersi come Giunta su quanto lei ha appena dichiarato.
La invito quindi a riprendere la discussione generale sul disegno di legge n. 178.



PRESIDENTE

SAITTA



PRESIDENTE

Va bene.
Sul disegno di legge n. 178, che è stato esaminato con grande attenzione dalle Commissioni, esprimo innanzitutto una valutazione complessiva sul processo, che era stato avviato già nella passata legislatura, di attuazione delle leggi Bassanini. Ricordo qui i ragionamenti, le riflessioni che vennero fatte anche da parte del Presidente Ghigo quando si iniziò a dare attuazione alla legge n. 59.
Ricordo che allora si creò un clima complessivamente favorevole, perché in tutti i Consiglieri, in tutte le forze politiche prevaleva l'opinione che era in corso un processo che avrebbe perlomeno rimesso in discussione l'organizzazione attuale della Regione.
Si conoscevano anche i limiti di questo federalismo a Costituzione invariata, però quello definito dalla legge n. 59 era comunque un federalismo interessante perché molte competenze dallo Stato venivano trasferite alla Regione, la quale, a sua volta, doveva poi organizzare queste nuove funzioni nel rapporto con le Province e con i Comuni.
Ricordo che allora si discusse, quando si parlava del provvedimento madre, su che cosa avrebbe provocato in generale l'attuazione dei decreti Bassanini. Ricordo che l'Assessore Vaglio, che seguiva questa partita intervenne in quel dibattito dicendo che avrebbe provocato degli effetti importanti. L'idea - mi pare condivisa da tutti - era che la Regione dovesse cogliere questa occasione per trasformarsi da Ente di gestione ad Ente di programmazione, ad Ente leggero, e questo avrebbe comportato venne detto da tutti con grande enfasi - sicuramente anche un alleggerimento dell'organizzazione regionale.
Ricordo che allora venne chiesto: "Una volta applicata la legge Bassanini, quanto personale verrà trasferito agli Enti? Che cosa provocherà l'applicazione della legge Bassanini? Quante risorse verranno trasferite?".
Però l'attenzione fu concentrata solo sul personale. L'Assessore Vaglio che allora seguiva questi aspetti, non avendo ancora elementi, fece una previsione sommaria dicendo che, potenzialmente, l'applicazione della legge Bassanini avrebbe comportato un trasferimento del 30-40% del personale. Ad un Ente che aveva 3.200 dipendenti si pensava ad un Ente, obiettivamente leggero, con 1.500/1.600 dipendenti. L'operazione avrebbe comportato il trasferimento di un migliaio di dipendenti dalla Regione agli Enti locali.
Questa era l'operazione rivoluzionaria, di carattere amministrativo, del federalismo.
Concordammo su questo fatto e la nostra preoccupazione, ogni volta che si è discusso di un provvedimento di attuazione della legge n. 59, è sempre stata quella di verificare che, insieme alle funzioni trasferite, ci fosse un trasferimento di personale e di risorse.
Ricordo che, durante la discussione di un provvedimento sull'agricoltura, un po' tutti i Consiglieri di opposizione si impegnarono con un ordine del giorno, affinché, insieme al provvedimento di trasferimento delle funzioni dell'agricoltura dalla Regione, ci fosse anche un impegno per trasferire, in modo preciso, personale dalla Regione agli Enti locali. Allora si parlava di circa 300 persone, personale già decentrato, e quella parte fu attuata.
Leggendo questo provvedimento, mi pare che, alla fine, questo grande processo di trasferimento abbia comportato soltanto il trasferimento dei dipendenti del Settore Agricoltura. Non mi pare che un provvedimento così complesso su questa materia comporti un alleggerimento della Regione.
In Commissione si sollevò un'osservazione e si disse: "La Regione si libera di alcune funzioni, che vengono trasferite agli Enti locali, ma il personale continua ad essere nello stesso numero". A questa osservazione ci è stato risposto che, in fondo, la Regione riceve nuove funzioni dallo Stato, quindi il personale non può essere trasferito agli Enti locali perché deve svolgere tali nuove funzioni conferite dallo Stato. Non per nulla, nei ragionamenti di carattere economico, si pensa che i trasferimenti finanziari dallo Stato per le nuove funzioni, vengono utilizzati per monetizzare l'assunzione di personale da parte delle Province e dei Comuni.
L'osservazione è questa, l'ho già fatta in Commissione e la ripeto: il trasferimento delle funzioni dallo Stato alla Regione comporta effettivamente, la necessità di organizzare nuovi servizi regionali? A questa domanda non è stata data alcuna risposta precisa.
Abbiamo fatto qualche esempio: le nuove funzioni, in materia di turismo, che lo Stato ha trasferito alla Regione, comportano l'organizzazione di nuovi servizi regionali? Credo di no. Nuove funzioni vuol dire che la Regione deve seguire la domanda e l'offerta turistica funzioni che, sostanzialmente, la Regione già aveva.
Ripeto, i trasferimenti dallo Stato alla Regione non comportano l'organizzazione di nuovi servizi regionali perché la Regione aveva già un'organizzazione che le consentiva di svolgere queste nuove funzioni. Il trasferimento di funzioni avviene solo nominalmente, ma sostanzialmente la Regione lo doveva già attuare. Ripeto, non è necessario che l'Assessore al turismo, la Direzione Turismo, in base ai trasferimenti dello Stato, debba assumere nuovo personale. Abbiamo fatto la stessa riflessione anche per gli altri servizi trasferiti. La fine del processo di applicazione della legge Bassanini, che avrebbe dovuto comportare quel trasferimento di personale del 30-40% come diceva allora l'Assessore Vaglio, in realtà ha comportato solo un aumento della spesa pubblica.
La Regione Piemonte intende utilizzare le risorse che lo Stato ha trasferito alla Regione, per monetizzare agli Enti locali l'assunzione di nuovo personale, ma le funzioni sono le stesse che prima venivano gestite dalla Regione e che questa ha trasferito agli Enti locali e pagate attraverso l'assunzione. E' chiaro che, alla fine di questa operazione di trasferimento molto costosa, si ha un aumento della spesa pubblica: era questo il federalismo? No! Questo è il fallimento dell'idea di federalismo che era un'idea di semplificazione e di alleggerimento.
Ricordo che, quando si parlava di attuazione della legge n. 59, si diceva: "Quando tratteremo i singoli provvedimenti, si dovrà cogliere l'occasione per semplificare il sistema legislativo ed eliminare procedure prive di senso". In realtà, non si è fatto nulla, si sono aggiunte leggi a leggi e non si è colta l'occasione per semplificare il nostro sistema legislativo. Stiamo trasferendo funzioni che non hanno molto senso, stiamo trasferendo solo dei problemi. La Regione Piemonte, il Presidente Ghigo non hanno saputo cogliere l'occasione per rimettere in discussione l'organizzazione regionale.
Questo provvedimento è in linea con quelli precedenti: è un provvedimento che, anziché semplificare e riorganizzare, appesantisce complessivamente il sistema. E' un'interpretazione completamente sbagliata del federalismo a Costituzione invariata.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliere Suino.



SUINO Marisa

Sembra un po', dando continuità al dibattito di ieri che verteva su un altro tema altrettanto spinoso ed importante quale quello della Sanità, di parlare di argomenti che, per questa Giunta, riguardano vicende scomode funzioni da svolgere che non vedono quella sorta di impeto, di afflato, di deontologica appartenenza istituzionale che consente, pur nelle differenze di svolgere un lavoro proficuo che dia un risultato, una ricaduta, magari con scelte di parte molto precise, in termini di efficacia.
Efficacia ed efficienza sono slogan che i programmi del centrodestra riportano come loro priorità, ma, di fatto, quando si parla di questioni vere - quindi la Sanità gestita in capo alle Regioni - le leggi Bassanini applicate, affondano come le montagne del dissesto idrogeologico di questo Piemonte. Di fatto, è come se non cambiasse nulla; infatti non cambierà nulla, cambierà certamente la costosità dell'operazione perché, di per s nella sua interezza, è un'operazione che ha costi finanziari molto alti.
Comunque sia, per la portata che non sa sviluppare nella sua articolazione questo provvedimento comporterà costi troppo elevati per i cittadini piemontesi. Di fatto, dicevo, non cambia nulla, il piano ordinamentale non si svincola da quello istituzionale, viene fuori una sorta di confusione resa autorevole per finta, insomma, un grande blob.
Poc'anzi un collega faceva riferimento ad un treno, ma mi permetto di ricordare che questo è un treno in corsa da molto tempo. Nel 1998 iniziammo la vicenda dell'applicazione delle leggi Bassanini e, a distanza di tre anni, dobbiamo ancora salire su quel treno. Un ritardo che è una scelta di questa maggioranza (lo dicevano gli stessi colleghi della maggioranza); un ritardo assolutamente voluto, ma non solo, un ritardo che ha quasi del farsesco perché, se non comportasse le spese che comporta, ci ritroveremmo con un provvedimento che è lo stesso (parlo del provvedimento-madre arrivato nelle Commissioni) che vedemmo nel 1998. Infatti, quando mi fu dato il testo del provvedimento dai colleghi della Commissione competente dissi che si erano sbagliati perché era lo stesso testo di allora (ricordavo di averlo già letto. Invece mi risposero che era lo stesso provvedimento presentato a distanza di due anni. Dopodiché, partecipando ad un paio di momenti della seduta di Commissione, mi sono sentita dire dai funzionari (i quali, in qualche caso, parlavano al posto dei politici aumentando l'ulteriore confusione che si era volutamente creata in queste sedi consiliari sempre meno istituzionali e a salvaguardia delle istituzioni) che avevo ragione, che era lo stesso testo del 1998, ma, nel frattempo, erano cambiate alcune leggi, quindi si sarebbe provveduto ad adeguarle. Vedasi, ad esempio, il notevole lavoro compiuto sulla partita sanità e politiche sociali dove, per forza di cose, si deve tenere conto di una serie di leggi e di provvedimenti che, nel frattempo, sono venuti avanti (nel bene o nel male, di parte o non di parte) nel contesto giuridico di questo Paese.
Rimane una serie di nodi che non sono stati sciolti: personale e budget. Non è vera la volontà di decentrare. Poi personalmente sono una veterana del decentramento, perché ho creduto fermamente in un decentramento molto più piccolo, che è il livello circoscrizionale rispetto al Comune: è storia che conosco a menadito. E qui lo riconfermiamo, peccato che insieme ad efficacia ed efficienza un'altra delle parole magiche del programma di questa maggioranza sia stato il federalismo. Di fatto, ci ritroviamo in un'operazione che è un blob, una farsa assoluta.
In primo luogo, le funzioni che restano in capo alla Regione sono più numerose di quelle conferite agli Enti locali. Pertanto, mi si dica a che cosa serve tutto questo percorso.
In secondo luogo, una cronica insufficienza di risorse non può che compromettere la decorrenza delle varie funzioni. Per talune materie l'attribuzione delle risorse finanziarie agli Enti locali da parte della Regione è vincolata alle specifiche iniziative programmatiche. Quindi dovremo rivedere il tutto di volta in volta con una complicazione - anzich snellimento burocratico - alquanto corposa. Anziché dare impulso a quello che dovrebbe essere il discorso della gestione associata, si rimanda al futuro, a data da destinarsi. La gestione associata non viene presa sul serio o, in qualche modo, sostenuta ed incentivata. Il consolidarsi di forme associative che potrebbero favorire un diverso riparto delle competenze ed una positiva ricaduta sul flusso finanziario, oggi viene di fatto già vanificato dalla proliferazione dei beneficiari, e con questo provvedimento non si va assolutamente nella direzione di dare un impulso positivo in quella direzione.
Colgo l'occasione a titolo personale per ringraziare i Consiglieri di minoranza in particolare, ma anche i Consiglieri di maggioranza, il Presidente della Commissione Manolino e i funzionari per il grosso lavoro svolto dalla segreteria che fa capo alle Commissioni che va riconosciuto e sottolineato, e c'è un valore aggiunto in questo percorso. Il grosso lavoro è certamente servito a ridare una qualche dignità a questo provvedimento datato 1998. Vergogna! Almeno lo ritroviamo aggiornato a quelli che sono stati i cambiamenti che nel frattempo questo Paese ha vissuto, grazie al lavoro fatto dai Consiglieri di maggioranza, ma soprattutto dai Consiglieri di minoranza.
Quindi, ci ritroviamo il comparto delle politiche sanitarie e sociali che, in qualche modo, ha visto una modificazione positiva, in quanto tiene conto di una serie di cambiamenti di passaggi. Ma, detto questo, che è un aspetto positivo che va riconosciuto, che cosa ci diciamo sul trasferimento delle risorse finanziarie ai sensi della L.R. n. 44/00 in materia di sanità? Forse non ricordate, ma è pazzesco vedere come questa linea, che riguarda la voce "Tutela della salute... Province, Comuni, Comunità montane ed altro", non comporti una lira. E' pazzesco, e noi portiamo avanti questo provvedimento falso come snellimento burocratico, che aggiunge burocrazia a burocrazia, che sovrappone ulteriori inghippi e pasticci, che creerà una serie di ricorsi, di quesiti e di complicazioni. Lo vedremo nella sua applicazione, ammesso che si riesca ad andare oltre all'articolazione. Per tutto questo è assurdo, e mi fermo solo su questo. La salute non comporta alcun tipo di assegnazione: non c'è una lira.
Se poi ci dovessimo basare - ma ci torneremo quando discuteremo gli emendamenti - su quanto ha detto l'Assessore D'Ambrosio in Commissione a proposito della Conferenza programmatica per il Piano sanitario, per la salute sarebbe la conferma che non si crede e non si fa sul serio. Altro che semplificazione! Se pensiamo ad altri concetti come sussidiarietà e concertazione, colleghi, non li ritroviamo da nessuna parte, perché non si vuole ritrovarli, e quindi è un altro esempio di assoluto vuoto a fronte di obiettivi di priorità, che sono stati lanciati con questi programmi e che poi non trovano sul serio un terreno fertile ed un impegno responsabile da parte di quelle stesse maggioranze che dovrebbero, in qualche modo praticarli.
Siamo in ritardo, un ritardo voluto; di fatto, è solo una polemica politica quella che viene portata avanti dalla maggioranza, e questo ci dispiace.
Con un certo senso di responsabilità abbiamo cercato di dare un contributo con degli emendamenti. L'abbiamo fatto in Commissione, lo faremo anche in questi giorni di discussione in aula. Cerchiamo comunque di dare un apporto, perché questo provvedimento, che porterà ulteriori complicazioni, non va nella direzione di semplificare i Testi Unici, di cui da tempo parliamo. E' quindi un'altra opportunità persa, un'altra occasione mancata.
Cercheremo comunque, con senso di responsabilità, di apportare quelle ulteriori modifiche ancora possibili, dal nostro punto di vista, per tentare di dare perlomeno una certa dignità al provvedimento stesso.
Dopodiché si aprirà una fase nella quale sarà ancora più difficile distinguere i ruoli e i compiti, ma quello che è certo è che il tutto rimane in mano agli stessi manovratori, che parlano di federalismo, ma assolutamente non sanno dove stia di casa.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Non voglio ritornare su molti argomenti trattati dagli amici e compagni dell'opposizione, ma voglio fare alcune mie riflessioni.
Il disegno di legge n. 178, approdato in Consiglio regionale dopo una lunga discussione nelle Commissioni consiliari, assume grande importanza in quanto conclude il lavoro già affrontato con la L.R. n. 44/00 sul trasferimento alla Regione ed agli Enti locali delle competenze previste dal D.lgs. n. 112.
Non entro nel merito dell'articolato che sarà affrontato in seguito; il giudizio che si può dare dopo la discussione nelle Commissioni è che ci si trova di fronte ad una serie di proposte di riforme a carattere transitorio, e come tali destinate ad essere modificate definitivamente in un periodo successivo. Quindi, probabilmente dovremo andare incontro ad un periodo un po' confuso nei confronti dei rapporti e delle responsabilità tra i diversi livelli istituzionali.
Se si riempirà questa fase con i suggerimenti frutto dell'esperienza nell'interazione tra Regione ed Ente locale, si potrebbe verificare un ritorno positivo da utilizzare nella stesura dei testi definitivi.
In questa fase, è manifesto un certo accentramento gestionale già denunciato da altri colleghi a livello regionale, tradendo quello che è il principio della sussidiarietà, che prevede per la Regione le funzioni di indirizzo, programma, controllo ed il trasferimento della gestione agli Enti locali.
Il vostro giudizio sugli Enti locali è che si tratti di un sistema ancora grezzo, non ancora idoneo ad essere responsabilizzato e a svolgere le funzioni cui è destinato dalla legge Bassanini. Certo, un po' di confusione c'è.
Oggi vediamo, nei Comuni, interminabili code di cittadini davanti ai funzionari in attesa di avere una riposta ai loro problemi. E' ciò che prima succedeva davanti ai politici. Però, mentre i politici rispondevano delle loro azioni nei passaggi elettorali, preoccupandosi quindi di risolvere o di far risolvere i problemi della gente, non so se si può dire che la stessa cosa capiti oggi con i funzionari comunali.
E' auspicabile che, in questo ambito, qualcosa cambi, altrimenti non approdiamo a niente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Vorrei fare alcune riflessioni sul nostro dibattito e, soprattutto, sul provvedimento oggi posto all'attenzione dell'aula.
L'accusa che ci viene rivolta - più o meno coralmente dall'opposizione è il nostro ritardo. E' stato sottolineato, in maniera quasi scientifica sebbene anche con onestà e trasparenza, non tanto il ritardo dopo il 31 dicembre 2000, quanto il ritardo in senso più generale: infatti, ci ritroviamo in Consiglio regionale ad un anno e mezzo da quella legge attuativa che avevano assunto, a metà dell'anno 1998, i nostri predecessori della VI legislatura.
Ma è inesatto dire, com'è stato detto, che il nostro è l'unico Consiglio regionale - certo, non ci deve confortare l'essere in buona compagnia - ad essere in ritardo. Anche altri Consigli regionali sul territorio della Repubblica non hanno ancora assunto la legge in applicazione del D.lgs. n. 112.
Abbiamo piena consapevolezza del nostro ritardo. Il Consigliere Gallarini, Consigliere anche nella scorsa legislatura e mio predecessore alla guida del nostro Gruppo, con la sua saggezza ed onestà intellettuale lo ha riconosciuto.
Del ritardo, dunque, ci assumiamo le responsabilità, se responsabilità ci sono. Ma vi pregheremmo di non ribadirlo oltre, ad ogni intervento anche se fa parte delle vostre prerogative - perché mi sembra che sia stato evidenziato abbastanza. Ciascuno ha i suoi punti di vista e le proprie responsabilità. Non voglio credere, però, che le responsabilità di questo ritardo siano imputabili solo al governo regionale e alla sua maggioranza.
Ben altra cosa è il ritardo o l'omesso rispetto della scadenza del 1/12/2000. Credo che nessuno possa mettere in discussione - ed è certamente un atto conseguente al ritardo più generale, quello dell'anno e mezzo - la ferma volontà della maggioranza del governo regionale di porre - seppure in "zona Cesarini" - all'attenzione della Commissione del Consiglio regionale questo provvedimento entro il 31 dicembre, con l'obiettivo chiaro di approvare in aula il disegno di legge n. 178.
Con una dialettica ed un confronto corretto in sede di Conferenza dei Capigruppo abbiamo "concordato" di affrontare nella prima settimana utile del mese di gennaio i lavori in Commissione.
"Concordato" è il termine appropriato, non "concesso", come qualcuno ha detto. Oggi possiamo dire che questo accordo concordato è stato utile perché il lavoro dell'VIII Commissione è stato molto importante. Colgo dunque l'occasione per ringraziare i colleghi, di opposizione o di maggioranza, che hanno contribuito moltissimo al lavoro e, in particolare il Presidente della Commissione, Consigliere Manolino.
Come dicevo, abbiamo concordato di affrontare nella prima settimana utile del mese di gennaio i lavori in Commissione, come puntualmente è stato fatto. Abbiamo dunque concordato di licenziare il provvedimento entro una settimana dall'inizio dei lavori della Commissione, e anche questo impegno, grazie al lavoro di tutti, è stato rispettato. Di questo ringrazio nuovamente i colleghi.
Abbiamo poi assunto l'impegno - e lo voglio ricordare - di licenziare il provvedimento entro la seduta pomeridiana della giornata di domani. E' un impegno che riporto all'attenzione dell'aula, non tanto per mettere in mora persone serie che rispettano gli impegni, né per motivare la scelta di sfuggire al dibattito generale - sia chiaro - da parte della maggioranza.
Lo ricordo per invitare tutti ad una più utile gestione dei tempi, non per rimandare un dibattito a cui la maggioranza non intende certo sottrarsi.
Discuteremo ogni singolo articolo, Capo e Funzione, e su tutto ci confronteremo. Anche perché - va riconosciuto - abbiamo particolarmente apprezzato - e riteniamo sia un elemento di serietà da parte dell'opposizione - che gli emendamenti siano già stati presentati nella giornata di ieri. Sono sicuro che la Giunta regionale abbia avuto modo di valutarli con grande attenzione.
E' utile ricordare che alcuni emendamenti sono già stati accolti in sede di Commissione. Sono sicuro che l'aula sarà in grado di motivare gli eventuali accoglimenti, ma soprattutto gli eventuali "non accoglimenti" degli emendamenti.
Per la seconda volta in poche ore è stata mossa un'accusa grave, anche se in modo garbato e generale. Ieri siamo stati accusati di falso in bilancio nel settore della sanità. E' un'accusa che ho puntualmente smontato - pur non essendo io un avvocato - e nessuno ha saputo ribattere.
Oggi voglio smontare l'accusa più generale di "falsità" di tutto il provvedimento, che non ritengo assolutamente essere falso. E' un provvedimento di cui la maggioranza è estremamente convinta: posto all'attenzione dell'aula, su di esso si è aperto il dibattito generale prima, e ad esso seguirà la discussione dell'articolato.
Sarà un provvedimento discutibile, dati i punti di vista diversi. Il provvedimento che il Consiglio regionale licenzierà - mi auguro - nel rispetto dei tempi accordati, quindi entro la giornata di domani, sarà legale e legittimo, e terrà conto del contributo di ogni singolo Consigliere regionale, sia egli dell'opposizione come della maggioranza.
Un'altra accusa mossa al provvedimento è quella di essere un disegno di legge "raffazzonato". E' indubbio che ogni legge si può fare meglio, che ogni legge potrebbe avere uno spirito, una consequenzialità, un'omogeneità diversa o migliore rispetto alla legge proposta. Ogni Consigliere, ogni Gruppo consiliare è tenuto a darne una sua interpretazione. Questo è il dovere dell'aula. Ma certamente la base posta all'attenzione del Consiglio regionale oggi è quella di un buon disegno di legge.
Penso che questo sia uno dei provvedimenti più importanti da affrontare in questa legislatura. Sono convinto che molto sia stato fatto.
Non voglio, nei miei dieci minuti, continuare a ringraziare tutti ma ripeto - grande è stato il lavoro dell'VIII Commissione e tutti indipendentemente dal ruolo (funzionari, Consiglieri regionali di opposizione e di maggioranza) hanno contribuito a migliorarlo.
Ancora una considerazione. Sulla legge Bassanini diversi sono i punti di vista. Noi vorremmo trasferire tutto agli Enti locali, quindi anche la gestione delle risorse alle Province e ai Comuni. Ma, com'è già stato detto da altri, non tutti gli Enti locali regionali (tra cui la maggior parte delle Province) sono così entusiasti di accettare le nuove competenze e la loro gestione.
Molti di essi - pensiamo, ad esempio, ai piccoli Comuni - non hanno la preparazione e la struttura adatta per affrontare il complesso processo di trasferimento delle competenze.
Il collega Gallarini - o forse è stato il collega Manolino - poc'anzi ha detto che è stato fatto un grande passo. Oggi lo Stato ha trasferito alle Regioni la maggior parte delle competenze e quindi, in un certo senso è cominciata la fine del centralismo statale. E' partita la prima fase di applicazione del federalismo e su di esso tutti - al di là della polemica del referendum - siamo d'accordo. Per questo credo sia un po' azzardato e forte definire questo nostro provvedimento come "l'essenza di un rinnovato di un nuovo o di un rinvigorito neocentralismo regionale".
Noi non ci muoviamo pensando al neocentralismo regionale. Crediamo che il processo federalista sia oggi in fase avanzata e che abbia fatto quindi importanti passi avanti. Perciò, seppure divisi nell'interpretazione di questo provvedimento, siamo convinti che la strada intrapresa sia quella giusta.
Mi auguro che il confronto sull'articolato sia serrato, ma utile, nel rispetto dei tempi previsti. Gli emendamenti presentati sono stati valutati con la dovuta attenzione, e il Consiglio ascolterà con attenzione le vostre motivazioni. Sono certo che, sebbene in ritardo (a prescindere che si tratti di ritardo generale o della scadenza fissata per legge del 31 dicembre), potremo licenziare un provvedimento utile.
Ricordo anche un altro impegno preso in quest'aula, perché ci parliamo in modo chiaro, leale e corretto. Quando ci siamo confrontati sull'ipotesi di affrontare il disegno di legge n. 178, nella sua discussione, in Commissione e in Consiglio, nella prima parte dell'anno 2001, ricordo che una delle motivazioni di convincimento da parte di alcuni Consiglieri di opposizione è stata anche quella, per evitare il commissariamento, di rispettare i tempi, affinché il provvedimento possa essere rettificato entro breve tempo dal Commissario di Governo.



PRESIDENTE

Con l'intervento del Consigliere Cattaneo abbiamo concluso il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Non so se mi è sfuggito, ma non ho sentito qual è la posizione del governo regionale, visto che ora entriamo nel merito dell'articolato.
Non avere la posizione della Giunta, dinnanzi ad un dibattito che ha una portata di rilievo per questa legislatura, mi sembra un fatto limitativo. Mi è sfuggito se, per caso, la Giunta ha espresso la sua posizione in apertura del dibattito con un intervento di fondo, ma non mi pare. Ci sono alcuni Consiglieri di maggioranza che, giustamente, lamentano questa mortificazione, nel senso che il governo regionale trascura quello che lievita in questa occasione. Si è svolto un dibattito ricco approfondito, equilibrato e sereno, ma il governo regionale non esprime la sua posizione mentre iniziamo a discutere del merito.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

E' accolta la richiesta del Consigliere Tapparo. La Giunta replica.
La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Consigliere Tapparo, non è volontà della Giunta non intervenire, in quanto ritengo che la stessa partecipazione in Commissione, durante tutta la settimana, dei vari Assessori competenti sia stata un chiarire le posizioni della Giunta.
Per ottimizzare i tempi dei lavori, visto che lei ha fatto la richiesta e visto che c'è un articolato composto da cinquantasei articoli che ci eravamo impegnati a chiudere entro domani sera, si riteneva che la Giunta si sarebbe espressa compiutamente sui singoli articoli.
Comunque, non abbiamo difficoltà a dire che questo provvedimento, come è stato ricordato dai Consiglieri della maggioranza e dell'opposizione, è un documento che è in travaglio da parecchi mesi ed anni. E' un compimento che abbiamo cercato di portare avanti con il massimo della condivisione. E' un documento che oltre ad essere stato in Commissione parecchi mesi è stato confrontato con la Conferenza delle Autonomie locali.
In quest'aula sono stati raggiunti, in alcuni casi, delle convergenze totali e, in altri casi, delle convergenze non totali, però è stato espresso un parere favorevole; quindi, direi che è stato un documento fortemente mediato con tutti coloro che sono gli attori di questa delega e di questa procedura, ossia le Province, i Comuni, le Comunità montane e le loro rappresentazioni unitarie.
Credo che sia stato seguito un percorso corretto e mediato e - aggiungo lungo.
Come ho detto prima, probabilmente questo provvedimento non è il migliore tra quelli che abbiamo esaminato, ma si tratta di realizzare un documento che possa fare in modo che i dettami delle leggi Bassanini siano applicate secondo i vari settori.
In Commissione ci sono state delle condivisioni e degli scontri, per sono stati approfonditi tutti gli articoli, almeno per quanto mi riguarda e per quanto ho avuto modo di sentire nelle mie partecipazioni alle riunioni della Commissione, anche se l'Assessore Vaglio mi conferma che ogni articolo è stato sviscerato, esaminato e sono state viste tutte le osservazioni che in questi mesi e in questi anni sono state prodotte ed appronfondite.
E' logico che il raccordo, essendo frutto di una mediazione così lunga può sembrare non perfetto fra tutti gli articolati, perché, in questo caso sono stati modificati, perché, come diceva il Consigliere Ronzani, il testo sembra più una singola interpretazione di ogni singolo Assessore che una formula unitaria.
C'è da dire che è un documento che è partito in un modo e oggi lo ritroviamo in un altro, anche perché sono state espresse e chiarite molte posizioni recepite dalle osservazioni avanzate dalla moltitudine di soggetti che hanno partecipato non solo alla Conferenza delle Autonomie locali, ma prima ancora alle audizioni. E' logico che in un testo complesso di cinquantasei articoli il raccordo diventa difficile.
Credo che si tratti di un provvedimento innanzitutto impellente perché, come è noto, siamo nell'obbligo di doverlo adottare, e in questo c'è la condivisione di tutti, ma è un provvedimento atteso non solo dalla Regione, ma, soprattutto, dagli Enti intermedi: Province, Comuni e Comunità montane, che lo sollecitano.
Il nostro compito in questa fase è quello di cercare, entrando adesso nell'articolato, di fare in modo che non ci sia alcun pregiudizio della Giunta sui singoli emendamenti, perché siamo disponibili a vedere gli emendamenti portanti che sono stati presentati. Proporrei però di non riprendere il dibattito che abbiamo svolto in Commissione, perché se dovessimo ricominciare tutto il dibattito fatto in Commissione difficilmente riusciremo a garantire l'uscita del provvedimento e probabilmente, comporterebbe un lavoro inutile fatto in precedenza.
Quindi, dichiarando la disponibilità e non volendo portare via tempo, che ritengo utile e prezioso per discutere in merito ai singoli articoli, credo che le posizioni espresse durante la redazione di questo documento siano logicamente condivise totalmente dalla Giunta che, peraltro, ha avuto modo di esprimere queste considerazioni in tutti i consessi. Però, visto che il Consigliere Tapparo ha richiesto l'intervento della Giunta, l'ho fatto anche in questa occasione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 26 voti favorevoli 26 Constatata la mancanza del numero legale, essendo presenti in aula n. 26 Consiglieri anziché 29 (sono in congedo n. 4 Consiglieri), la seduta è chiusa.



(La seduta ha termine alle ore 12.40)



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