Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.54 del 16/01/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Deorsola, Pichetto e Rossi Giacomo.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'ex Consigliere regionale Enzo Garabello


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, nella notte tra domenica e lunedì 8 gennaio è morto all'età di 74 anni l'ex Consigliere regionale prof. Enzo Garabello.
Scompare con lui uno dei padri costituenti della nostra Regione.
Protagonista della fervida stagione dell'avvio dell'Istituto regionale.
Nato a Torino nel 1926, Enzo Garabello ha rappresentato la figura tipica del suo tempo. Giovane nel momento della nascita dell'Italia repubblicana, si è impegnato nell'associazionismo cattolico fino a diventare delegato nazionale degli aspiranti di Azione Cattolica, allora guidata da Luigi Gedda.
Impegnato politicamente nella Democrazia Cristriana, nel 1960 è stato eletto al Consiglio comunale di Torino. E' una data importante per la città e per l'impegno di Enzo Garabello per la crescita di Torino in termini economici, culturali e sociali. Si parlava allora del triangolo industriale ed il capoluogo subalpino rappresentava una meta ambita.
La città di Torino è passata da circa 800 mila abitanti del 1951 ad oltre il milione del censimento successivo.
Enzo Garabello è stato testimone e protagonista impegnato nell'attutire e risolvere i problemi di questa crescita. Nel decennio 1960/1970 è stato più volte Assessore con deleghe al patrimonio, alle municipalizzate e ai lavori pubblici.
E' stato amministratore partecipe di eventi significativi che hanno caratterizzato la vita di Torino in quegli anni, uno su tutti le celebrazioni di Italia '61 in occasione del centenario dell'Unità. Non era facile in quel momento conciliare la spinta espansionistica della città con i problemi sociali ed umani che l'immigrazione di massa stava creando per il diverso tipo di cultura, di usi e costumi che l'immigrazione dal Sud comportava. Si deve anche a uomini come lui, sensibili e motivati, se Torino ha potuto superare momenti non facili di tensioni e di squilibri.
La logica evoluzione del suo percorso politico si è avuta nel 1970 quando venne eletto Consigliere regionale nella I legislatura e dove, forte dell'esperienza amministrativa maturata e della sua innata sensibilità istituzionale, insieme ad altri nostri grandi predecessori contribuì alla stesura della Carta fondamentale della nostra Regione.
Inoltre, proprio sul finire del 1970, va ricordata la sua opera quale componente dell'esecutivo regionale nella crisi Magnadyne-Infin che è stato il primo caso che ha portato all'istituzione della GEPI che tanta parte ha avuto nel salvataggio di imprese in crisi, ma con prospettive di risanamento.
Negli atti della Regione risulta l'impegno in prima persona di Enzo Garabello nella gestione di questa particolare emergenza.
Durante il quinquennio 1970/1975 fu anche Presidente della I Commissione e componente della II Commissione.
Ho ripercorso brevemente le tappe significative della sua esistenza: il periodo giovanile, caratterizzato dal suo impegno nell'associazionismo e nel sindacato; la seconda, come amministratore avveduto e capace di una città in corso di trasformazione; la terza, quale padre costituente della nostra istituzione.
Fin qui la biografia di Enzo Garabello come amministratore, ma egli fu soprattutto portatore di quei valori umani profondi che seppe trasfondere nella sua lunga attività al servizio di Torino prima e della Regione poi.
Nell'ultimo periodo della sua esistenza purtroppo la malattia lo aveva tenuto lontano dalla politica attiva, ma con grande lucidità continuava a seguire le vicende dell'Ente anche attraverso l'opera meritoria dell'Associazione ex Consiglieri.
Credo che sia stata la sua ultima uscita pubblica quella del 10 novembre scorso per la celebrazione del trentennale dello Statuto, e molti di voi l'hanno incontrato, come il sottoscritto l'ha conosciuto. Traspariva la sofferenza che provava, ma ha voluto essere presente ad un momento che sicuramente è stato per lui carico di ricordi, di emozione e di commozione.
A lui va il nostro deferente omaggio come esempio di limpida testimonianza di uomo delle istituzioni.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Fondi sanitari

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla manovra economico finanziaria sulla sanità piemontese relativa al 2001 - Esame ordini del giorno n. 190 e n. 191


PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore D'Ambrosio per alcune comunicazioni in merito alla manovra economico-finanziaria sulla sanità piemontese relativa al 2001.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Cortesi colleghi, la manovra economico-finanziaria sulla sanità piemontese relativa al 2001 trova le sue motivazioni nel costante progressivo incremento della spesa sanitaria registratasi dal 1996 ad oggi ed ha come obiettivo prioritario l'eliminazione di sprechi ed inefficienze senza ridurre i livelli di assistenza. A partire dal 1998 lo scostamento tra finanziamenti e costi del sistema sanitario piemontese ha iniziato a presentare differenze di valore di una certa consistenza critica. La situazione di squilibrio è stata via via affrontata nell'ambito degli strumenti previsti dalla programmazione nazionale e regionale e con interventi ad essa dedicati. Per quanto il rifinanziamento dello Stato abbia permesso di riequilibrare fino al 1998 la situazione di disavanzo dimostrando e riconoscendo nel contempo che vi era una sottostima delle risorse in prima istanza dedicate alla nostra Regione, esistono comunque problemi di efficienza gestionale ed operativa che producono tensioni critiche sul versante dei costi, in parte determinate da cause strutturali che ne hanno reso oggettivamente difficile la correzione.
La dinamica dei costi sanitari è peraltro destinata a confrontarsi con una tendenza della domanda di servizi che è, e che sarà, in espansione nonostante i tentativi di contenimento in atto in molti Paesi. I fattori incidenti su tale andamento sono principalmente rappresentati da indicatori positivi quali l'allungamento della vita media dei cittadini, con relativa necessità di maggiori oneri per le cure lunghe e costose degli anziani, lo sviluppo della tecnologia medica e della ricerca, e la richiesta generalizzata di migliori condizioni di salute che il benessere diffuso induce.
Si tratta di problemi di carattere internazionale, tipici dei Paesi sviluppati, che investono ogni regione italiana. L'osservazione delle diverse realtà regionali non dimostra, ad oggi, l'esistenza di formule risolutive. La nostra regione sta ricercando le soluzioni che meglio si adattano alle caratteristiche evolutive e tipiche della realtà sanitaria piemontese, che si concretizzeranno nel Piano Socio-Sanitario Regionale in via di elaborazione.
Le determinazioni oggetto della manovra sono state definite dopo un lungo periodo, aperto nel 1998, di interventi, trattative, concertazioni dibattiti, contrasti, preoccupazioni, attraverso i quali sono stati progressivamente affinati i metodi e le proposte di programmazione. Per avere un quadro complessivo risulta quindi utile ripercorrere ed analizzare i percorsi di programmazione precedentemente effettuati, al fine di leggere sotto il profilo evolutivo le esperienze effettuate e i problemi affrontati.
Il vigente Piano Sanitario Regionale, approvato con la legge regionale n..
12/12/1997 n. 61, oltre a fornire indicazioni, anche di dettaglio, sullo sviluppo dei servizi dediti alla prevenzione e cura di particolari patologie o fasce di popolazione (i progetti obiettivo e le azioni programmate) ha introdotto notevoli elementi di novità rispetto alla gestione storica della sanità piemontese.
E' stata infatti abbandonata una logica che faceva del Piano sanitario regionale l'unico strumento, contemporaneamente di programmazione e dettaglio, dell'organizzazione e gestione delle strutture sanitarie per introdurre, anche in Piemonte, il processo di delegificazione e delega alle autonomie locali (in questo caso identificabili essenzialmente nelle Aziende sanitarie e nei Comuni) delle scelte programmatorie e delle gestioni territoriali.
Il nuovo Piano sanitario regionale si è pertanto essenzialmente preoccupato di dare gli indirizzi generali, conformi a quelli dettati in sede nazionale, cercando la compatibilità, sia di tipo economico che gestionale, sui grandi numeri, ovvero, nello specifico, su modelli organizzativi basati sulla ricerca della maggiore sinergia possibile mediante l'aggregazione di più Aziende, sia Sanitarie che Ospedaliere, a livello di quadrante.
Occorre prendere atto che il Piano sanitario regionale, per quanto negli indirizzi generali avesse delineato una rete di servizi tendente alla razionalizzazione delle risorse, non ha concretamente potuto, per mancanza di norme cogenti, indurre le radicali modificazioni auspicate, quali la chiusura o riconversione dei presidi ospedalieri minori o la riduzione dei posti letto mediante l'attivazione dei sistemi di cura alternativi al ricovero, in modo da contenere effettivamente la spesa nei limiti previsti o prevedibili, imposti dalle diverse manovre finanziarie nazionali.
Il Piano sanitario regionale ha distribuito alle Aziende le funzioni sanitarie, lasciando all'autonomia locale la decisione sul come realizzarle: avvalendosi di altre Aziende o Enti che già le esercitavano oppure attivando propri servizi. La seconda opzione, quella seguita dalla maggioranza delle Aziende, si è rivelata di scarsa efficacia.
Il Piano sanitario regionale ha inoltre dato ampio risalto all'assistenza territoriale con l'attivazione di nuovi servizi: Servizio Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro, Ufficio Relazioni con il Pubblico, Qualità, Epidemiologia, Psicologia, Geriatria territoriale Medicina Legale territoriale, Farmaceutica territoriale e il potenziamento di quelli già esistenti quali Servizio Tossicodipendenze, Dipartimento di salute mentale, Materno-Infantile, 118, assistenza domiciliare in genere potenziamento del ruolo dei medici di famiglia e pediatri di libera scelta.
In questo quadro generale le Aziende avrebbero dovuto programmare la propria attività e pertanto quantificare le relative risorse, in modo da fornire, con il massimo decentramento possibile, l'assistenza ai cittadini senza, per questo, creare doppioni o servizi che fornissero prestazioni per volumi e costo superiori agli standard regionali.
Questo obiettivo andava conseguito attraverso intese inter-aziendali gli accordi di quadrante, che dovevano garantire, nello spirito del legislatore, l'erogazione di livelli uniformi di assistenza contenendo la spesa entro i limiti predefiniti dalla Ragione.
I principali strumenti giuridici per verificare l'attinenza al Piano sanitario regionale della programmazione aziendale sono stati individuati dalla citata legge regionale n. 61/97 nelle intese di programma, art. 10, e nei Piani di attività annuali, art. 11. Ovviamente questi strumenti della programmazione aziendale dovevano essere diretta conseguenza degli accordi di quadrante e fornire alla Regione un quadro veritiero sia sulla capacità di assicurare risposte adeguate alle esigenze di tutela della salute dei cittadini delle diverse Aziende, sia sull'andamento della spesa.
All'atto della prima applicazione dei suddetti strumenti, primavera 1998 l'Assessorato alla sanità rilevava alcune gravi anomalie del sistema di programmazione aziendale, quali il rischio di proliferazione di nuovi servizi ed attività con conseguente aumento di spesa in personale attrezzature, materiale di consumo. Si rilevava altresì la volontà delle Aziende di pareggiare i costi non mediante il contenimento della spesa, ma con l'aumento della produzione, al fine di azzerare la mobilità passiva nei confronti sia delle Aziende sanitarie ospedaliere sia delle Aziende confinanti e di diventare esse stesse fornitrici di prestazioni extra aziendali.
Questa tendenza, legata ad una erronea concezione del processo di aziendalizzazione, peraltro rilevabile in tutto il Paese, comportava una produzione superiore al fabbisogno regionale stimato, con conseguente incentivo al consumismo sanitario ed incremento della spesa; si ricorda a tale proposito come sia facile indurre un aumento di richiesta di prestazioni e difficile operare in senso inverso.
E' facilmente intuibile come questo comportamento di ricerca di incremento delle entrate attraverso l'esplosione delle prestazioni e della concorrenzialità inter-aziendale sia in antitesi con la logica della ricerca dell'ottimizzazione delle risorse disponibili attraverso gli accordi di quadrante.
Per porre un freno a queste tendenze, con proprio provvedimento n. 85 25270 del 5/8/1998, la Giunta regionale, oltre a rilevare singole difformità delle proposte aziendali rispetto al Piano sanitario regionale per specifici settori di attività, progetti obiettivo ed azioni programmate, assumeva come parametri di riferimento i tetti di produzione e la conseguente valorizzazione delle prestazioni, lasciando alle Aziende la potestà organizzativa interna.
In particolare, la citata delibera della Giunta regionale n. 25270 del 5/8/1998 prescriveva: l'obbligo per le Aziende di soddisfare parte del fabbisogno di prestazioni ospedaliere con strumenti alternativi al ricovero ordinario quali il "day hospital", l'assistenza ambulatoriale, domiciliare e residenziale l'attivazione di nuove funzioni territoriali mediante la riconversione di risorse liberate l'organizzazione dipartimentale degli ospedali la definizione del personale e dei posti letto in base alle quote di produzione assegnate all'Azienda secondo l'effettivo fabbisogno concordato a livello di quadrante la riduzione di posti letto ordinari in conseguenza all'attivazione del "day hospital" l'attivazione di dipartimenti interaziendali per le funzioni di maggior complessità e ridotto volume di prestazioni al fine di evitare duplicazioni.
Nel periodo tra il dicembre 1998 e il gennaio 1999 venivano presentate e sottoscritte le intese di programma sulla base delle indicazioni delle delibere della Giunta regionale 5/8/1998 e 21/12/1998 e degli accordi di quadrante nel frattempo stipulati. Nello specifico, la delibera della Giunta regionale n. 27-26318 del 21/12/1998 definiva, per il triennio 1998/2000, il quadro delle risorse disponibili, le quote di finanziamento per ciascuna Azienda, le linee di indirizzo per l'organizzazione dei Distretti e dei Dipartimenti e lo schema tipo delle Intese di programma.
Nella primavera del 1999 venivano presentati dalle Aziende i Piani di attività annuale, i bilanci consuntivi 1998 e quelli di previsione 1999.
L'insieme delle informazioni pervenute evidenziava incongruenze sistematiche e per questo veniva decisa una verifica dedicata sui bilanci.
L'approvazione dei piani di attività veniva congelata poiché risultava comunque evidente che l'andamento della spesa superava quello delle entrate e che occorreva intervenire per bloccare tale dinamica.
Risultando non realistico pervenire a singoli piani di rientro, a causa di una rigidità metodologica per cui ogni Azienda definiva impossibile ridurre i costi delle attività o le attività stesse, sostenuta in tale posizione da Sindaci, categorie professionali sanitarie e, dove pertinente anche dall'Università, per correre comunque ai ripari si giungeva pertanto a definire una manovra generale di contenimento della spesa, l'unica concretamente proponibile. Con la delibera Giunta regionale n. 1-28352 del 14/10/1999 e la delibera Giunta regionale n. 55-28551 dell'11/11/1999 veniva sottoscritto tra Aziende e Regione il cosiddetto "Patto di buon governo", con cui veniva siglato l'impegno delle Aziende sanitarie a mantenere una dinamica dei costi 1999 e 2000 pari, per ciascun anno, a quanto speso dalle singole Aziende nel 1998 dedotto dell'1%, fatti salvi casi eccezionali. Il livello di riduzione era stato calcolato per ricondurre i costi previsti ad un livello coerente con le previsioni di entrate finanziarie erogabili dallo Stato. A questo punto, i piani aziendali venivano ripresentati e approvati entro il 31/12/1999, con ipotesi di attività e spesa coerenti con i dimensionamenti finanziari previsti dal suddetto patto.
A seguito delle difficoltà a rispettare quanto sottoscritto, denunciate dalle Aziende, nella primavera del 2000, con la delibera Giunta regionale n. 32-29522 dell'1/3/2000, veniva ridefinito il fabbisogno di posti letto regionale, tenendo conto dell'attuale tasso di utilizzazione degli stessi dell'equivalenza tra posti per ricovero ordinario e per "day hospital" come indicato dal DPR 28/10/1992, nonché considerando lo sviluppo dell'assistenza residenziale finalizzata ad evitare i ricoveri ospedalieri impropri.
Sempre nello stesso periodo venivano fornite, ad ogni singola Azienda con documentazione dedicata, indicazioni programmatiche sulle attività e sui finanziamenti del periodo 2000/2003, tali da risultare coerenti con le previsioni del Patto di buon governo e con quelle di finanziamento statale.
Alle Aziende veniva quindi chiesto di presentare i Piani di attività relativi alla programmazione 2000/2003.
La manovra per il 2001.
A partire dal giugno del 2000 si rilevano due tendenze critiche: 1) i bilanci consuntivi aziendali del 1999 evidenziavano il superamento dei parametri di spesa stabiliti con il Patto di buon governo 2) le previsioni di spesa indicate nei Piani di attività aziendali per il periodo 2000/2003 presentavano differenze sensibili tra le proiezioni sulle risorse disponibili e quelle richieste dalle Aziende.
I dati raccolti dalle Aziende con i Piani di attività per gli anni 2000/2003 sono stati elaborati al fine di permettere una completa comparazione dei vari costi aziendali regionali. In particolare, al momento attuale, risulta possibile effettuare i confronti tra le attività ospedaliere, ambulatoriali, residenziali e domiciliari. Attraverso una comparazione dei volumi di attività e costi propri per tipo di attività confrontati con medie regionali e di quadrante, le Aziende sono state invitate a verificare tra loro gli scostamenti e i possibili riallineamenti rispetto ai valori contraddistinti da grande differenza sulle medie regionali.
Considerato quanto stabilito dal confronto e dall'accordo fra Stato e Regioni del 3/8/2000, la quota di finanziamento stimata (atteso che il riparto 2001 non è stato ancora effettuato) per la Regione Piemonte risulta dal seguente quadro: Quota netta di riparto FSN 2001: 9.424 miliardi Spese dirette della Regione (ARESS, progetti obiettivo, 118, rete oncologica, ecc.): - 238 miliardi Finanziamento ARPA: - 88 miliardi Totale: 9.098 miliardi Budget Case di cura private: - 361 miliardi Budget Presidi ex artt. 41, 42 e 43 legge n. 833/78 (escluso Ospedale Mauriziano Umberto I e presidio di Candiolo: - 310 miliardi Accantonamento per operazioni di riequilibrio Stato-Regione: - 50 miliardi Totale: 8.377 miliardi Integrazione a carico della Regione: 250 miliardi Importo disponibile per finanziamento 2001 alle Aziende sanitarie regionali e Ospedale Mauriziano Umberto I e presidio di Candiolo: 8.627 miliardi.
Atteso che le risorse attribuite dallo Stato per la gestione 2001, pur con le necessarie operazioni di razionalizzazione gestionale e riduzione dei costi, sono considerate non sufficienti a garantire un'ottimale gestione aziendale, viene prevista (come riportato nel prospetto che precede) un'integrazione con risorse regionali di 250 miliardi, disponibili già per l'attribuzione del finanziamento in base al quale le Aziende sanitarie possono predisporre il Piano di attività ed il bilancio 2001.
Pertanto, 8.377 miliardi più l'integrazione a carico della Regione, si ottiene, come importo disponibile per finanziamento 2001 alle Aziende sanitarie regionali e Ospedale Mauriziano Umberto I e presidio di Candiolo 8.627 miliardi.
Considerato che, nonostante le nuove maggiori assegnazioni, la quota di finanziamento richiesta dalle Aziende nei documenti di programmazione eccede comunque le risorse rese disponibili in seguito all'integrazione regionale, risulta necessario impostare una manovra di razionalizzazione organizzativa e di riduzione dei costi delle Aziende sanitarie regionali rivolta a ridurre la forbice tra i valori finanziari in entrata e in uscita.
Per ottenere i risultati attesi la manovra regionale dovrà operare su due versanti. Il primo relativo a strumenti gestionali innovativi che interessino in modo omogeneo e complessivo il sistema aziendale della sanità piemontese. Il secondo che interessi ogni singola Azienda e si sviluppi sulle sue peculiari realtà organizzative, gestionali ed economiche.
Azioni di sistema.
A) Al fine di favorire l'aggregazione delle Aziende sanitarie regionali per il perseguimento di strategie gestionali comuni nell'ambito di servizi istituzionali di supporto e strumentali al funzionamento aziendale, risulta necessaria l'istituzione di apposita Agenzia regionale, derivante dall'aggregazione consortile fra le Azienda Sanitarie Locali e Ospedaliere.
Trattasi di un ente di diritto pubblico la cui attività è finalizzata ad amministrare tutto il patrimonio, disponibile e indisponibile (es.
ospedali) e a gestire la relativa attività contrattuale in forma associata in attuazione degli indirizzi programmatici delle Aziende sanitarie regionali e della Regione nel campo dello sviluppo e valorizzazione del patrimonio aziendale. Detta Agenzia dovrà gestire, conservare e valorizzare il patrimonio aziendale, che resterà in capo alle singole Aziende per quel che concerne la proprietà del patrimonio e la relativa programmazione strategica nell'ambito della gestione complessiva aziendale. L'obiettivo atteso consiste in un miglioramento della qualità dei servizi destinati all'amministrazione e allo sviluppo del patrimonio aziendale, a fronte di una riduzione dei costi in capo alle singole Aziende e di un miglioramento dell'efficienza generale, consentendo alle Aziende sanitarie regionali di concentrarsi maggiormente sulle proprie competenze strategiche e di gestione delle attività sanitarie. Il patrimonio disponibile è stato valutato, per la Regione Piemonte, in circa 4.000 miliardi.
B) Considerate le risultanze delle analisi prodotte dall'osservatorio regionale sui prezzi sanitari, che evidenziano grande difformità sui costi e nella metodologia di acquisizione, e considerato che la legge finanziaria 2001 introduce modalità innovative di acquisizione di beni e servizi, si ritiene opportuno adottare una serie di misure per la razionalizzazione dei procedimenti di acquisizione dei beni e dei servizi delle Aziende sanitarie regionali (che ammontano a circa 2.400 miliardi), quali la promozione di intese tra le Aziende medesime, al fine di acquistare beni o realizzare iniziative di comune interesse, regolare l'utilizzazione di particolari uffici o servizi o beni appartenenti ad una sola di esse o a terzi sviluppando ogni utile intervento per la gestione economica e funzionale dei servizi. Al fine di facilitare lo scambio di informazioni a livello regionale e di consentire alle Aziende di effettuare acquisti al miglior prezzo di mercato (al momento dell'acquisto), senza compromettere i caratteri di autonomia definiti dal D.lgs. n. 229/99, l'Amministrazione regionale promuoverà la tempestiva attuazione di una struttura regionale centrata su un "portale internet" che provveda a fornire alle Aziende sanitarie regionali il necessario supporto informativo.
C) Vista la rilevanza critica dei costi inerenti i prodotti farmaceutici risulta necessario applicare le disposizioni conseguenti per il contenimento della spesa farmaceutica, ovvero favorire l'orientamento alla prescrizione del farmaco generico, ove disponibile, ed implementare la distribuzione diretta dei farmaci per i quali la Commissione Unica del Farmaco ne ha previsto la possibilità (nota CUF 37). Il farmaco generico è quel farmaco che ha gli stessi principi attivi dei farmaci in commercio il cui brevetto è però scaduto (il costo è mediamente del 25% inferiore).
Farmaci della nota CUF 37, che rappresentano una notevole spesa per la Regione sono: Eritropoietina, Interferoni, Fattori della coagulazione Ormone della crescita, ecc). Questi farmaci, così come evidenziato anche dalla Finanziaria, è possibile farli acquistare direttamente dalle Aziende ospedaliere e farli distribuire dalle farmacie dell'ospedale evitando, come invece avviene oggi, che lo specialista faccia la prescrizione, che si debba andare in farmacia e successivamente il farmaco viene iniettato o fatto comunque in ospedale stesso.
D) Considerata l'esigenza di imprimere uno sviluppo coordinato delle attività territoriali, quale canale prioritario della tutela della salute dei cittadini, come previsto sia dalle normative nazionali sia dalle disposizioni regionali in materia, risulta opportuno, da parte delle Aziende, adottare gli indirizzi per la definizione dei budget dei Distretti sanitari. I medici di Medicina generale e i Pediatri di libera scelta unitamente agli specialisti ambulatoriali convenzionati interni e i medici del Servizio di Continuità assistenziale (la Guardia Medica) svolgono un ruolo centrale nell'operatività del Distretto aziendale e sono integrati nell'organizzazione distrettuale. Uno stretto rapporto tra l'organizzazione distrettuale e i professionisti a rapporto convenzionale consente di conseguire importanti obiettivi strategici quali, ad esempio, il governo della domanda verso i propri centri di offerta; deve mirare, inoltre, ad una progressiva riduzione della domanda impropria, favorendo nel contempo investimenti in prevenzione, ricerca dell'efficacia ed attivazione di percorsi che massimizzino il rapporto costi-efficacia. Come sapete la legge finanziaria ha stabilito che gli incentivi per i medici non possono essere di natura economica, bensì di altra natura, come ho detto poc'anzi. Ci giustifica la definizione del "budget" di Distretto aziendale, come strumento operativo delle Aziende sanitarie locali e come sistema integrato di programmazione e controllo, teso al miglioramento continuo dell'attività dei medici a rapporto convenzionale con il SSN e dei fattori produttivi propri del Distretto per il monitoraggio dei risultati raggiunti e per la verifica del grado di coerenza degli obiettivi sinergicamente negoziati e quelli consapevolmente prodotti. Pertanto, la realizzazione del "budget" di Distretto aziendale, da realizzarsi su tutto il territorio regionale, si svilupperà in due fasi: la prima di carattere conoscitivo, in quanto tesa alla ricostruzione della spesa riferibile ai medici a rapporto convenzionale con il SSN la seconda di carattere operativo, nel senso che tende alla razionalizzazione dei rapporti tra i medici e le Aziende sanitarie locali con specifico riferimento agli interventi necessari per migliorare l'utilizzo dei servizi in termini di appropriatezza e di accessibilità.
E) Valutato il bisogno improcrastinabile di razionalizzare le attività ospedaliere secondo oggettivi ed evidenti criteri volti a garantire al meglio la salute dei cittadini e ricercare una maggiore efficienza nella prestazione delle cure, risulta opportuno adottare, a cura delle Aziende sanitarie regionali, una serie di misure per l'appropriata erogazione dell'assistenza sanitaria, quali ad esempio: il sistematico sviluppo dell'analisi di appropriatezza dei regimi assistenziali ai fini dell'utilizzo ottimale delle risorse disponibili avvalendosi anche del protocollo PRUO (Protocollo di Revisione dell'Uso dell'Ospedale), in coerenza con gli indirizzi e con le iniziative regionali, che nello specifico prevede la definizione e la verifica di criteri per la lettura dell'appropriato utilizzo della risorsa ospedale nelle varie fasi dell'episodio del ricovero (ammissione, giornate intermedie, dimissione) lo sviluppo dell'analisi di appropriatezza dell'utilizzo delle risorse specialistiche ambulatoriali finalizzate alla razionalizzazione della domanda di prestazioni ed alla promozione del pieno utilizzo delle risorse strumentali e professionali, anche ai fini della riduzione delle liste d'attesa.
Azioni aziendali.
La definizione delle misure che ogni Azienda sanitaria deve adottare contestualmente alle operazioni derivanti dall'attuazione delle previste "azioni di sistema", è stata effettuata tenendo conto delle specificità proprie di ciascuna Azienda. Pertanto, risultando opportuno che l'individuazione dei settori di attività e dei fattori sui quali occorreva operare, nonché la determinazione del fabbisogno corrente indistinto che la Regione reputava finanziabile per l'anno 2001, fossero indicati in singoli provvedimenti della Giunta riferiti a ciascuna Azienda regionale, si è proceduto in tal senso con gli atti deliberativi adottati il 7 gennaio u.s.
Detti provvedimenti riportano, per l'Azienda interessata, una valutazione sui dati economici e programmatici delle prestazioni previste nel Piano di attività 2000/2003, presentato all'inizio del mese di dicembre u.s., confrontati con gli obiettivi della programmazione regionale e con la media regionale dei costi di produzione delle attività ospedaliere territoriali e di prevenzione.
La valutazione considera anche i risultati degli studi dell'A.Re.S.S.
che nell'analisi dell'attività ospedaliera aziendale per l'anno 1999 rileva i valori di appropriatezza, efficacia, efficienza operativa ed economica rispetto allo standard regionale. Sono state inoltre riprese nei singoli provvedimenti le principali osservazioni sull'organizzazione delle Aziende prodotte dall'Assessorato nel periodo 1998/2000.
Si è proceduto, quindi, nell'analisi che ha portato alla predisposizione dei singoli atti deliberativi, con lo studio dell'attività aziendale rispetto a: obiettivi regionali: intese di programma, accordi di quadrante (attuazione Piano sanitario regionale) efficienza media del Sistema Sanitario Regionale (calcolata come media dei costi sui migliori 2/3 delle Aziende sanitarie regionali) assorbimento storico di risorse sul territorio (quanto ha assorbito ogni singolo cittadino: quota capitaria di spesa a consuntivo).
La valutazione complessiva dell'Azienda è stata effettuata, tenendo conto delle condizioni attuali e del tempo a disposizione, con "l'impegno solidale" di tutte le Aziende sanitarie regionali, che prevede uno sforzo minimo di razionalizzazione di almeno il 2% rispetto alle richieste aziendali per il 2001, anche dove si riscontra un'efficienza superiore alla media calcolata sui migliori due terzi. Lo sforzo massimo di razionalizzazione non supera l'11%, sempre rispetto alle richieste aziendali relative al 2001. Mi corre l'obbligo di precisare, dato che gli organi di stampa hanno dichiarato che la manovra consisteva in 759 miliardi, che in realtà la manovra non fa riferimento alle richieste fatte dalle Aziende per il 2001, ma al preconsuntivo del 2000. Pertanto, questi tagli sono di 400 miliardi circa e rappresentano il 4,3% del budget assegnato.
E' opportuno ribadire, comunque, che l'equilibrio di bilancio non dovrà essere perseguito attraverso la riduzione dei livelli assistenziali, ma dovrà derivare dall'uso razionale delle risorse e dall'oculatezza con la quale i Direttori generali gestiranno i fattori produttivi di cui dispongono.
La Regione verificherà trimestralmente l'andamento della spesa in coerenza con i budget assegnati. I dati analizzati saranno strumento di valutazione dell'operato dei Direttori generali delle Aziende sanitarie regionali in riferimento a quanto stabilito nei singoli provvedimenti relativi agli obiettivi gestionali ed economici per l'anno 2001 per ciascuna Azienda regionale.
E infine, concludendo, permettetemi qualche considerazione personale sulla manovra: la decisione di intraprendere questa severa manovra è stata molto sofferta. Mi rendo conto, infatti, che l'equilibrio economico finanziario, più che un obiettivo da raggiungere, rappresenta un vincolo pesante da rispettare. Sono persuaso, altresì, che un eccesso di attenzione ai problemi dell'efficienza (intendendo con questo termine la capacità di raggiungere un determinato obiettivo con un minimo impegno di risorse) pu distogliere dalla valutazione dell'efficacia (ossia il conseguimento del successo pieno dell'azione sanitaria) sicuramente prioritaria. Tuttavia sono anche fermamente convinto che la centralità dei problemi dell'efficacia non deve costituire un alibi per non affrontare, con la necessaria determinazione, gli interventi per il risanamento della situazione economico-finanziaria delle Aziende, continuando a rinviare decisioni difficili, ma indispensabili. Al contrario, il rispetto del vincolo di bilancio può avere anche una lettura positiva: quella di costituire una straordinaria possibilità di cambiamento e di questo tutti devono essere convinti, nella consapevolezza che: 1) è la crisi della finanza pubblica, non certo un capriccio della Giunta a rendere improcrastinabile la necessità del contenimento del tasso di crescita della spesa per il Sistema Sanitario Nazionale. La manovra è nient'altro che un risvolto del processo di trasformazione in atto nella Pubblica Amministrazione che investe anche il sistema sanitario, che non può più sottrarsi, in nome della sua centralità sociale e della sua specificità, ad una riduzione della quantità dei fondi a disposizione 2) se è vero, come è vero, che non è del tutto possibile applicare alla sanità modelli di analisi, valutazioni ed impostazioni proprie dei settori di produzione di altri beni, è però altrettanto assodato che è possibilissimo introdurre nel sistema sanitario elementi di managerialità che possono contribuire a ridurre sensibilmente le spese senza intaccare quantità e qualità dei servizi erogati. Sul fatto che siano possibili margini di risparmio (certo in misura diversa tra Azienda ed Azienda) sono concordi tutti gli esperti del settore. Nell'industria delle prestazioni sanitarie i processi produttivi possono differire per la diversa combinazione dei fattori, per le differenti modalità organizzative, per i diversi metodi di approvvigionamento dei beni necessari: sono il Direttore generale ed i suoi collaboratori che devono individuare e scegliere il processo produttivo che, a parità di risultato, costa di meno o alternativamente, quello che, a parità di costo, assicura il miglior risultato.
Concludendo, esprimo la mia piena consapevolezza riguardo alle difficoltà che si incontreranno nel contenere sollecitazioni e richieste a livello locale. Mi pare, a questo proposito, opportuno e doveroso sottolineare che le politiche pubbliche di razionalizzazione della spesa investono le responsabilità degli amministratori a tutti i livelli e che da tempo nel nostro Paese sta avanzando il modello della condivisione che assume come valore fondamentale non la sovranità dei singoli Enti, ma l'efficacia complessiva delle politiche pubbliche, ossia la loro capacità di risolvere i problemi pubblici, finanziari inclusi. Pertanto, pur nel dovuto rispetto di quanto chiedono i rappresentanti degli interessi del territorio, costituisce inderogabile dovere della Regione operare in base a disegni strategici più ampi, che consentano, senza penalizzare i cittadini di realizzare le indispensabili economie di scala.
E chiudo definitivamente ricordando a me stesso e a tutti voi, così come brillantemente veniva evidenziato in un articolo di fondo comparso su un quotidiano qualche giorno fa, che i tagli nella spesa sanitaria, spesa ritenuta ormai insostenibile in tutte le società avanzate, sono indispensabili, pena un drastico ridimensionamento di tutte le altre attività, ma soprattutto che la spesa sanitaria va razionalizzata per evitare che in un prossimo futuro ci si veda costretti a decisioni molto più dolorose, come scegliere chi e cosa curare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Non abbiamo ritenuto di richiedere copia della relazione, perché ci sembra che l'Assessore non abbia fatto un grande sforzo per svolgerla.
L'abbiamo già tutti, praticamente ha letto il testo della deliberazione che è stata fatta dalla Giunta regionale e l'estensione della deliberazione del dott. Galante, che ringraziamo per avere fornito il testo all'Assessore.
Quindi, abbiamo già quello che ha letto l'Assessore, a parte la piccola chiosa finale.
Avrei piacere che il Presidente della Giunta e l'Assessore Burzi, visto che sono pesantemente coinvolti nella vicenda ed hanno un ruolo importante mi dessero ascolto.
Dicevo che questa deliberazione un merito ce l'ha: per la prima volta con un atto della Giunta, riconosce quello che noi abbiamo ripetuto da tempo, cioè che eravamo in presenza di un disavanzo in sanità, disavanzo che negli anni si stava accumulando. Quindi, questa deliberazione, da un certo punto di vista, è un'operazione-verità, perché finalmente siamo in presenza di questo riconoscimento. E' un'operazione-verità anche da un altro punto di vista, perché a proporre questa deliberazione in prima persona è stato il Presidente della Giunta regionale, Enzo Ghigo, che di fatto - anche se non ha accettato la nostra proposta che era quella di costituire una Commissione consiliare per il controllo della spesa in sanità - ha assunto su di sé un ruolo di Commissario nei confronti dell'Assessore alla sanità. Si è reso conto che effettivamente questa vicenda del disavanzo era devastante, non solo per la sanità e per uno dei principali aspetti del welfare della nostra Regione, ma finiva per essere devastante alla lunga anche per quello che riguarda il bilancio della stessa Regione, perché oggi noi possiamo fare questo mutuo di 350 miliardi ma ciò che ha preoccupato il Presidente della Giunta è che eravamo in presenza non di un disavanzo estemporaneo, ma di un trend.
Vorrei ancora pochi minuti di attenzione durante il mio intervento.
Quindi, da questo punto di vista, è un fatto positivo. Per il resto non possiamo condividere questa deliberazione. Non la possiamo condividere perché è una deliberazione che bada esclusivamente al contenimento dei costi. In sanità, se si parte dalla qualità, possiamo arrivare al risparmio, nel senso che una prestazione sanitaria, un corretto percorso sanitario appropriato conduce a maggiori livelli di salute, ma conduce anche ad una diminuzione della spesa. Questo è sicuramente vero. Non è per niente vero che, partendo dal risparmio, si possa arrivare alla qualità.
Quindi, la prima cosa che noi perderemo con questa deliberazione sarà la qualità della sanità erogata in Piemonte; ma quello che è ancora più grave è che, partendo esclusivamente dal risparmio - l'ha detto l'Assessore in una relazione che ha svolto anni addietro in IV Commissione - non si arriva nemmeno al risparmio. Cioè si pospongono i problemi, e il Presidente della Giunta Ghigo, che è tutt'altro che uno sprovveduto, sa bene che questo provvedimento non eviterà di mettere delle tasse regionali per quanto riguarda la sanità.
Questa Giunta di centrodestra, che ha tenuto immobilizzato il Consiglio su un referendum assolutamente improbabile in cui si chiedevano più poteri alla sanità, dimostra di avere molta capacità di intervento quando deve chiedere più soldi allo Stato centrale, ma quando deve assumersi in prima persona le responsabilità dei propri atti di governo, avendo consapevolezza che a determinati atti di governo malfatti deve corrispondere una maggiore capacità impositiva, nasconde la mano e cerca di trovare una soluzione che in qualche modo, non subisca il giudizio dei cittadini.
Quindi, nello stilare questa deliberazione c'era una preoccupazione: le elezioni imminenti. Ora voi cercate di fare in un anno quello che non è stato fatto in cinque anni, eppure avete avuto un'occasione formidabile.
Avete avuto risorse eccezionali, perché avete avuto a disposizione circa 5 mila miliardi di investimento per le strutture sanitarie che derivavano dal cosiddetto ex art. 20. Avete avuto un'occasione formidabile perché avevate 5 mila miliardi per gli investimenti del cosiddetto ex art. 20, e avete avuto l'occasione della riforma generale dell'aziendalizzazione.
Sono due opportunità che, se bene utilizzate, potevano essere lo strumento per cambiare registro e per affrontare determinati nodi che erano quelli che avrebbero permesso di risparmiare.
Non parlo soltanto della vostra incapacità di andare a contrastare lo spreco delle risorse per beni, servizi, consulenze e personale. Questo è sotto gli occhi di tutti e lo denunciate voi stessi con le vostre deliberazioni. Non parlo nemmeno della difficoltà che avete avuto nell'unificare i livelli della programmazione, della gestione e del controllo, che sono stati gli elementi mancanti. Per avere i primi dati abbiamo dovuto chiedere un Consiglio straordinario nella passata legislatura, pretendendo un accertamento da parte di una società esterna (la società Seymandi). Non è stato fatto nulla per spostare utenza dall'ospedale al territorio, sapendo benissimo quanto costa di più l'ospedale rispetto al territorio; non è stato fatto nulla per costruire una gerarchia degli ospedali tra quelli di territorio e quelli di eccellenza.
Un primario, parlando relativamente ai tagli della sanità, faceva riferimento alla media della qualità degli interventi che vengono effettuati nei vari reparti ospedalieri. Scopriamo, per esempio, che, in alcuni ospedali che dovrebbero essere di eccellenza, la media della qualità degli interventi è più bassa di alcuni ospedali territoriali. Non c'è stata alcuna razionalizzazione sull'appropriatezza delle prestazioni e sul governo dei percorsi clinici, non sono stati migliorati i livelli di umanizzazione, le strumentazioni e le reti tecnologiche: oggi rischiamo di perdere alcune eccellenze professionali che erano tipiche del Piemonte. Per non parlare dell'allungamento dei tempi delle liste di attesa, che sono impressionanti.
Questi provvedimenti non porteranno ad un miglioramento della qualità delle prestazioni. La prima vittima dei provvedimenti che avete adottato l'avete scritto nelle delibere cosiddette figlie, quelle per ogni singola Azienda sanitaria locale, in cui non si chiedono ai Direttori delle varie Aziende sanitarie locali i Piani di sviluppo, ma una buona gestione ordinaria, subordinando l'apertura di nuovi settori soltanto a comprovate economie di gestione: in questo modo si condanna la sanità piemontese ad avere un atteggiamento statico. Uno dei motivi per cui la spesa è sempre in aumento è che la sanità, per definizione, è un settore più dinamico.
Le vittime successive saranno gli interventi per l'integrazione sanità assistenza. Domando all'Assessore Cotto: come sarà possibile attuare la legge di riforma dei servizi sociali - che prevede una sanità forte e capace di spesa - con una sanità miserabile e ridotta con i buchi nelle tasche, come l'ha ridotta l'Assessore D'Ambrosio? Altre vittime ancora saranno i servizi territoriali. Quei servizi territoriali che, in prima battuta, sono meno evidenti dal punto di vista dell'opinione pubblica; saranno penalizzati quei servizi che, invece potrebbero fornire l'opportunità di invertire la tendenza.
Non possiamo accettare una delibera di questo genere perché è sbagliata nel merito - come ho cercato di dimostrare nel breve tempo che ho a disposizione - e nel metodo: non si può fare un taglio di queste dimensioni (intorno all'8%) delle risorse assegnate alle varie Aziende sanitarie locali senza confrontarsi con le organizzazione di categoria, le organizzazioni sindacali e, soprattutto, con i Comuni.
Al di là della vostra buona o cattiva disposizione, qualunque sarà il percorso del dibattito di questa sera, dovrete convocare le Conferenze dei Sindaci Azienda sanitaria locale per Azienda sanitaria locale. Questo è previsto a norma dell'art. 10 del Piano Sanitario Regionale, il quale afferma che, in presenza di una modifica delle intese di programma - e la modifica di risorse così sostanziose è già di per sé una modifica delle intese di programma - è obbligatorio convocare la Conferenza dei Sindaci.
Non avete seguito un percorso corretto e adesso state raccogliendo i mali frutti di quello che avete seminato in tutti questi anni. Noi vi chiediamo di renderne conto a quest'aula e davanti a tutta la cittadinanza.
Preannuncio, inoltre, che sulla vicenda presenteremo un ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Per chi ha vissuto la precedente legislatura, intervenire sulla sanità è un problema, perché vuol dire tentare di semplificare ricordi, prese di posizione, interventi, contestazioni che ci furono in passato. Si rischia così, di perdere il senso e il significato di un intervento di carattere politico sulla manovra e sui tagli. Farò il mio intervento non riferendomi ai dibattiti del 1997, 1998 o 1999, ma alla campagna elettorale della Giunta (il Presidente Ghigo sa perfettamente a cosa mi riferisco, perché ha fatto campagna elettorale su questo tema).
Mi pare che lo stesso Presidente, non so se nella provincia di Biella o di Asti (forse entrambe le province), tappezzò i muri con un manifesto sull'ospedale di quella città dicendo che quell'opera era un grande merito della Giunta di centrodestra. Quel messaggio ha avuto un certo effetto, se non scoprire oggi che la stessa Giunta, presieduta dal Presidente Ghigo con lo stesso Assessore alla sanità, nelle deliberazioni scrive il contrario.
Per quanto riguarda l'ospedale di Biella, nella deliberazione figlia (come la chiama il Consigliere Riggio) si scrive che in quella Azienda sanitaria locale c'è una situazione in cui, per tutte le funzioni di propria competenza, esistono duplicazioni e sovrapposizioni di funzioni: l'Azienda sanitaria locale ha realizzato interventi di potenziamento, o nuova attivazione, per tutte le funzioni di propria competenza, senza ricercare la possibile sinergia con gli altri presidi del quadrante che già svolgevano attività simili. La stessa cosa viene detta per l'ospedale di Asti. Sostanzialmente viene detto che, probabilmente, c'è già una sovrapposizione dei letti ospedalieri, ma adesso il nuovo si aggiunge: non è stata la stessa Giunta e lo stesso Presidente Ghigo a fare campagna elettorale dicendo esattamente il contrario di quello che si dice oggi? Lo faccio notare perché bisogna anche rilevare le contraddizioni.
Se sono vere, come sono vere, le questioni indicate in questa delibera ci deve essere qualche conseguenza sul piano politico. La delibera citata e letta in forma diversa, dall'Assessore alla sanità, fa la cronistoria di un fallimento politico. Il Piano sanitario, indicato dall'Assessore, aveva individuato un percorso possibile che noi abbiamo condiviso: esubero di ricoveri ospedalieri, riduzione dei ricoveri ospedalieri, assistenza domiciliare, ambulatoriale e residenziale. Poiché i posti letto ospedalieri costano 250 milioni e quelli residenziali 25 milioni all'anno, riducendo i ricoveri impropri abbiamo un risparmio a parità di spesa. In sostanza questa era la manovra del Piano sanitario.
Lei oggi ci ha detto, ed è scritto nella delibera approvata dalla Giunta, che già nel 1998 le indicazioni del Piano non furono assolutamente fatte proprie dalle Aziende sanitarie locali (anche se erano stati nominati i Direttori, persone di fiducia, da parte della Giunta); immediatamente dopo l'approvazione del Piano sanitario, si incominciò ad agire non esercitando alcun controllo nel modificare quelle decisioni.
La delibera del 26/10/1998, cioè le prime intese di programma modificarono totalmente il Piano sanitario e la precedente deliberazione del 5/8/1998. Nel giro di due mesi la Giunta regionale assunse una decisione da "finanza allegra", così come l'ha chiamata il Presidente Ghigo su la Repubblica. Questo è il dato di fatto. Si cambiò completamente opinione e si decise di derogare a tutto: iniziò allora la campagna elettorale.
Cerco di dare una spiegazione di tutto ciò. L'atteggiamento che la Giunta ha avuto sulla sanità non è di un governo del settore, ma un atteggiamento da Babbo Natale: derogare a tutto, a qualunque richiesta di carattere locale, da quelle importanti a quelle meno importanti.
Si era parlato di blocco delle assunzioni per alcuni servizi che erano stati individuati, ma la Giunta decise completamente il contrario e ha indicato questo percorso. Poi, le intese di programma; poi, si accorse che non venivano rispettate; poi, il famoso Patto di buon governo che avrebbe risolto tutto; la riduzione dell'1% che non viene rispettata e oggi questo percorso, per arrivare alla conclusione che si fa una manovra.
Quindi, l'Assessore, in sostanza, dice: "Io non sono riuscito, la Giunta non è riuscita in tre anni a fare quella manovra indicata nel Piano sanitario: la faccio in un anno". Assessore, perché dovremmo credere che lei oggi riuscirà a fare quello che non è riuscito a fare in tre anni? Cos'è cambiato? Perché, Presidente Ghigo, dovremmo credere al fatto che lei riuscirà a fare una manovra che la sua Giunta non è riuscita a fare in tre anni? Perché dovremmo credere al fatto che la Giunta, che con una grande enfasi fece quel Patto di buon governo soltanto per la riduzione dell'1% e non riuscì a farlo, riuscirà a farlo ora? Quali sono gli elementi nuovi per cui dovremmo credere che la Giunta riuscirà a fare un'operazione di riduzione del 7 o dell'8% della spesa sanitaria? Non riuscirà, perché i motivi sono di carattere strutturale e non vengono affrontati.
Quella che lei propone è una manovra di carattere finanziario che non affronta le questioni strutturali che molto bene erano state indicate nel Piano sanitario. E poi, Assessore, sul piano non tanto politico, io al suo posto - ma non voglio esagerare nei giudizi di carattere personale proverei anche un po' di vergogna a leggere in Consiglio il bollettino di una disfatta.
La volta scorsa solo il collega Chiezzi ha chiesto le sue dimissioni molti di noi non lo hanno fatto, perché immaginavamo che in qualche maniera, ad un certo punto, potesse prevalere un minimo di buonsenso nel rendersi conto del fallimento di anni di gestione del governo sanitario e che, autonomamente, l'Assessore alla sanità avrebbe deciso le dimissioni.
No, questo non avviene. Non solo. Ma dopo aver detto che i Direttori hanno sprecato, contrariamente a quello che ha qui sostenuto il Consigliere Ghiglia - Ghiglia, la volta scorsa, ha detto: "I Direttori non hanno rispettato i parametri? Vadano a casa" (ricordate l'intervento?) - la Giunta ha fatto una magnifica operazione. I Direttori non hanno rispettato i parametri? Diamo loro un premio dal 70 al 100%. Perché non vanno a casa? Il Presidente Ghigo dice: "Perché avremmo avuto dei problemi nella sanità".
Ma dov'è la gestione aziendalistica? Si dà il premio a chi non ha raggiunto risultati? Si dà il premio all'Assessore alla sanità di stare al suo posto anche se non ha raggiunto risultati? E il Presidente Ghigo conferma il suo Assessore dopo i fallimenti che vengono dichiarati? E' questa la gestione aziendalistica? Inoltre, l'Assessore alla sanità oggi ci ha praticamente detto (c'è stato un passaggio che probabilmente non è stato rilevato): "E' stato deciso un taglio per tutte le Aziende sanitarie locali (la riduzione di 750 miliardi, lui ci dice 400 miliardi, perché in riferimento al 2001, comunque è il taglio che conosciamo)"; e aggiunge: "State attenti che non è sufficiente, perché si riesce a pareggiare soltanto se la Regione Piemonte aggiunge 250 miliardi di risorse proprie". Quindi, oggi si scopre che nonostante quella manovra, la Regione deve trovare 250 miliardi, che non sono indicati nel bilancio di previsione del 2001, perché i colleghi sanno che nel bilancio di previsione del 2001 c'è soltanto il mutuo di 350 miliardi del disavanzo del 1999.
In questa delibera c'è scritto che la Giunta regionale ha a disposizione 250 miliardi. Non è vero: è un falso! Nella proposta di bilancio non c'è alcuna indicazione di 250 miliardi, quindi, probabilmente il mutuo che dovrà essere assunto non sarà di 350 miliardi, bensì di 600 miliardi.
Resta scoperto - lo dico per completare le parti omesse dall'Assessore un fatto importante: non si parla del disavanzo del 2000; il 2000 continua ad essere un problema non affrontato. Vogliamo considerare che il 2000 è perlomeno uguale al disavanzo del 1999? Ed è uguale al disavanzo del 2001? Vogliamo indicare nel bilancio del 2001 le cifre vere e smetterla con questa operazione di trasferire negli anni successivi le previsioni di spesa, ragionando soltanto in termini di consuntivo? Il dato di fatto, Assessore - lei lo ha detto e io lo ripeto - è che bisogna approvare ancora 250 miliardi oltre i 250 miliardi del 1999 per finanziare la manovra sanitaria del 2001, quindi bisogna trovare 250 miliardi. Arriveremo al bilancio: voglio vedere dove troverete 250 miliardi. Sono veramente curioso di capire come l'affermazione qui contenuta trova delle indicazioni nel bilancio di previsione.
Vado alla conclusione, attenendomi solo alla parte finanziaria. Sono contento di un fatto: finalmente, dopo che abbiamo detto con chiarezza che le cifre vanno indicate con precisione, la Giunta ha fatto un'operazione di questo tipo. Ha detto: "8.300/8.400 miliardi è il trasferimento alle Aziende sanitarie locali indicato nel bilancio 2001; la Giunta aggiungerà nel bilancio ancora 250 miliardi e quindi andrà su 8.600/8.700 miliardi".
Questa è l'operazione condotta, e questa è l'operazione-verità. Poi c'è quella del finanziamento, che vedremo.
Rilevo dunque l'incongruenza e il fallimento di anni di potere enorme da parte della Giunta, in cui ha nominato i suoi Direttori di fiducia; in cui ha potuto fare ciò che ha voluto, ma ha preferito non resistere alla tentazione dei localismi, delle richieste, del clientelismo! Mi chiedo per quale motivo bisogna premiare i Direttori generali che non hanno raggiunto l'obiettivo. Ce lo spieghi! A quale logica risponde questo fatto? Un'ultima questione, e concludo veramente. Pensate di costituire l'Agenzia regionale; ne abbiamo già fatta una, di Agenzia regionale l'A.Re.S.S. Lei sa perfettamente che quell'Agenzia era nata per ridurre le consulenze delle Aziende sanitarie locali e della Regione. Costa qualche miliardo all'anno; le consulenze delle Aziende sanitarie locali sono continuate, così come sono continuate le consulenze della Regione. Non solo: il Presidente Ghigo ha aggiunto una sua consulenza sulla sanità quindi abbiamo avuto un incremento della spesa pubblica.
Noi temiamo che l'operazione di una nuova Agenzia sia una sorta di commissariamento reale di tutte le Aziende sanitarie locali del Piemonte così come le indicazioni sui contratti, sulle spese rappresentano un'altra forma di commissariamento delle Aziende sanitarie locali Se all'Azienda sanitaria locale togliamo il patrimonio, togliamo gli acquisti, se praticamente queste funzioni vengono tutte centralizzate, che Azienda è questa? Riflettiamo su questa Agenzia; questo aspetto è pericolosissimo, è molto pericoloso. Non vorrei che si pensasse - abbiamo già avuto l'esperienza - ad una sorta di grande Global Service, il cui unico obiettivo può essere quello di ridurre i costi di gestione, ma in realtà aumentano, perché il mercato, quando la dimensione del contratto è molto grande, i prezzi li allinea in alto.
Concludo dicendo che lei, Assessore, dovrebbe, ad un certo punto essere coerente con le cose che ha sempre detto e con la lettura che ha fatto. Credo che lei, forse, avrà il coraggio - e se non ce l'ha lei credo che lo avrà il Presidente Ghigo - di dire che chi ha sbagliato deve per un attimo lasciare e permettere a qualcun altro di continuare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, Presidente Ghigo, Assessore e colleghi. Non è forse giunto il momento di riflettere su che sorta di riforma sia mai stata quella della legge, la cosiddetta riforma sanitaria, che ha cercato di individuare nella logica aziendale quella capace di garantire il servizio sanitario e, insieme, di gestirlo secondo regole di economicità? Quell'assunto di impronta filosofica che portava il settore della sanità della salute ad essere invaso da logiche aziendali non è da riesaminare perché ha segnato momenti di fallimento espliciti? Come partito dei Comunisti Italiani, noi solleviamo questo problema. Lo rilanciamo in quest'aula: sarebbe ora di rifare i conti e registrare meglio la logica di questi tipi di riforma. Continuiamo a ritenere che la salute non sia trattabile a mo' di merce, e pensiamo che la sua gestione, la "politica della salute" non possa essere affidata alle virtù astratte di qualche manager bravo a far tornare i conti. Questa è la prima osservazione.
Detto questo, veniamo alla Regione Piemonte, all'Assessore D'Ambrosio e al Presidente Ghigo che gli ha rinnovato la delega. Questa Giunta - e l'Assessore D'Ambrosio in particolare - sei anni fa ha ricevuto in dote un servizio sanitario sostanzialmente in pareggio, con un certo livello di efficienza ed efficacia nella prestazione dei servizi. In questi sei anni l'Assessore ha dilapidato tale dote. In un primo momento ha negato di farlo. Ancora negli anni 1998/1999, in modo ripetuto ha continuato a negare l'esistenza di difficoltà di carattere economico. Ha cercato di scaricarle sull'insufficienza delle quote pro capite dello Stato, insufficienza che lo Stato non ha mai negato, né in via di principio né in via di fatto ripianando con provvedimenti finanziari successivi le prime risorse date a tutte le Regioni. Lo Stato, però, ha anche sempre detto che la Regione Piemonte versava in una situazione diversa da quella delle altre Regioni perché oltre all'insufficienza dovuta all'insufficienza della quota capitaria, negli anni 1998/1999 (ce lo siamo sentiti dire dal Ministro competente) tale situazione si caratterizzava per un "di più" di deficit dovuto a ragioni endemiche, specifiche alla gestione particolare della sanità.
Assessore, in questi sei anni, lei ha prima negato questo fatto. Poi lo ha ammesso. Adesso - ultimo atto - di fronte ad una situazione di innegabile difficoltà della Regione Piemonte a far fronte alle esigenze di tutela della salute dei cittadini lei - da Assessore disperato di una Giunta disperata - propone un provvedimento che, nel solco dei peggiori esempi di malgoverno che l'Italia ha avuto, è segnato - Assessore, si guardi bene da quello che sta facendo - dalla logica dell'emergenza.
Lei, per sei anni, ha potuto gestire tranquillamente la sanità. Nessuno l'ha disturbata. Certo, l'abbiamo criticata, abbiamo avuto dei momenti di tensione, ma non può dire che il suo governo non abbia avuto ampia possibilità di fare quanto credeva in tema sanitario.
Però lei, dopo sei anni, propone delle deliberazioni disperate. Perché? Perché, al di là e al di fuori di ogni logica di programmazione capace di individuare un percorso preciso, da un giorno all'altro dice: "Bisogna dall'infermiere del reparto, fino al primario, al Direttore generale insieme ai due Direttori amministrativi" - e "io" Assessore lo faccio "tagliare le previsioni di spesa". Le deliberazioni proposte, una per una tagliano con l'accetta, in modo indiscriminato, senza alcun criterio specifico, le risorse che gli ospedali e le Aziende avevano a disposizione.
Lei sta portando la disperazione dentro i reparti! Sta portando alla disperazione reparti che attendevano la possibilità di sostituire il personale in mobilità, e quanti reparti sono in questa situazione viaggiando il personale da Azienda sanitaria locale ad Azienda sanitaria locale o in altre Regioni! Lei sa che, in conseguenza della sua deliberazione, i reparti in cui mancano due-tre addetti - avendo lei autorizzato l'Azienda a spostarli in altre Regioni - rimangono quasi privi di personale? Essi hanno già liste d'attesa rilevanti, che vedranno un ulteriore aggravio dei tempi d'attesa, mancando il personale che fa funzionare il reparto! Lei, da un giorno all'altro, con queste deliberazioni ha chiuso il rubinetto, e forse non sa che quando - motivando in modo molto generico i suoi provvedimenti - legge l'ultima riga e dice: "Bene, a questa Azienda sanitaria locale, invece di 400 miliardi, gliene darò solo più 380" getta nella disperazione il servizio sanitario.
Alla fine di sei anni di gestione lei, che lo voglia o meno oggettivamente, con questo provvedimento riduce la tutela del servizio sanitario per i piemontesi. Lei ha, sul suo tavolo, un provvedimento di natura capace di ridurre le prestazioni sanitarie. I malati rimarranno malati più a lungo e saranno curati di meno! Questo è il frutto del provvedimento! Colleghi, di fronte a questo taglio indiscriminato ed immotivato delle risorse, di fronte al fallimento - anche ammesso - dell'Assessore, non posso che condividere l'analisi fatta da alcuni colleghi e un loro ordine del giorno, anche se non so se è stato presentato.
Credo occorra compiere un atto propedeutico al risanamento di questa situazione. Tale atto propedeutico consiste nell'assunzione delle proprie responsabilità e dei propri comportamenti. Questo è quanto deve fare l'Assessore D'Ambrosio! Nei confronti dell'Assessore - come ho già detto e ripeto - non nutro alcun sentimento di ostilità personale. Al contrario penso che dal punto di vista personale l'Assessore, nei suoi atteggiamenti e comportamenti, sia stata e sia una brava persona. Sgombriamo quindi il campo da sospetti di questa natura, che possono anche usarsi strumentalmente. Se nessuna mancanza c'è dal punto di vista personale, da quello politico c'è tantissimo! L'Assessore D'Ambrosio - in quanto Assessore - deve andarsene, perch solo in questo modo può fare chiarezza, assumendosi le responsabilità di un fallimento. In politica, questo è l'ABC! Dovrebbe compiere una piena assunzione di responsabilità, responsabilità che qui c'è, è chiara esplicita, motivata dai verbali, dal tempo intercorso, dai risultati attuali, dai provvedimenti... Questo Assessore deve andarsene! Deve liberare il campo! La sanità non può più essere gestita credibilmente da un Assessore che ne ha avuto la responsabilità per sei anni, che l'ha condotta fino a questo punto e che, come ultimo dato, la getta nella disperazione nel marasma più totale! Parliamo anche dei Direttori generali che voi, con piena fiducia, avete nominato, e che adesso tendete a scaricare! Eh, no! Prima li avete lasciati lavorare come credevano e adesso, all'ultimo minuto, con una "deliberina" dite loro: "Adesso diminuite dal 4 all'11%!". Ma così devono chiudere i reparti! Allungano le liste d'attesa! Personalmente, e come Gruppo, non ci sto a fare alcunché, nei confronti di chicchessia, se il responsabile "politico" di questa vicenda non si assume la responsabilità del fallimento e non se ne va! Questo, per noi, è l'atto propedeutico. Ad esso, per rimettere in piedi la sanità, seguono tutti gli altri: i Sindaci, i Distretti, gli accordi di quadrante, i Direttori generali, da voi nominati, uno per uno. A tutto ci si deve e può pensare dopo che il politico, responsabile di questo sfacelo onestamente non si sia assunto la propria responsabilità e abbia detto: "Va bene, lascio il campo, dopo sei anni. Ho fallito, consegno una situazione disastrosa, benché abbia ricevuto una situazione in ripiano".
Questo è il motivo per cui voteremo l'ordine del giorno sottoscritto insieme ai colleghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Sarò molto più breve dei colleghi che mi hanno preceduto perché, come nelle repliche, gli spettatori - posto che qui ci siano, ma non è questa l'occasione - la quarta, quinta o sesta volta che vedono lo stesso film conoscendolo ormai a memoria, rischiano di trovarlo noioso. Lo dico, in primis, a me stesso. Pertanto, per evitare di fare la quinta o sesta replica, quindi per scongiurare il rischio di diventare noioso, cercherò di tagliare tutte quelle parti dei telefilm o delle repliche precedenti che non siano esclusivamente attinenti a quanto è stato detto oggi. E, questo per sfidare la noia e l'ovvietà.
Vorrei solo fare alcune precisazioni. La prima di esse nasce dal fatto che sono stato chiamato in causa direttamente. Il collega Saitta giustamente, ha ricordato una mia frase, detta in Consiglio regionale.
Questa volta, per la prima volta in sei anni, do ragione al collega Saitta.
E' vero, ho detto che, secondo me, i Direttori generali che non avevano rispettato il Patto di stabilità non andavano premiati. Adesso lo ribadisco. Se la Giunta l'ha fatto, ha commesso un errore. Questa è la mia posizione, che ribadisco, sottoscrivo e ripeto: chi dimostra di non rispettare i patti che sottoscrive, egli stesso, non va premiato - lo sottoscrivo duecento volte.
Se mi si chiede se questo ha attinenza con la manovra della Giunta dico che non c'entra assolutamente niente. Quindi, per marcare bene le differenze fra questi due aspetti, la Giunta ha fatto, dal mio punto di vista, un errore. L'ho detto la volta scorsa: questo non c'entra niente con la manovra della Giunta. Gli incentivi che sono stati dati ai Direttori generali non c'entrano assolutamente niente con la manovra della Giunta che, al contrario, è un'ottima manovra, perché probabilmente con quegli incentivi la Giunta regionale ha inteso dare ai Direttori generali un supplemento di fiducia, ma facendo attenzione perché, contemporaneamente li avrebbe sottoposti ad un controllo trimestrale rispetto all'allineamento dei nuovi indirizzi loro assegnati, delibera per delibera, e rispetto a questi parametri li avrebbe valutati definitivamente.
Questi parametri potranno essere una causa della loro - uso un termine brutto - rimozione, quindi, da una parte, forse è stato dato un eccesso di fiducia; dall'altra, però, questa volta la Giunta, con le singole delibere non solo ha dato degli indirizzi chiarissimi ed inequivocabili ai Direttori generali, ma ha raccomandato loro di stare attenti a non continuare con la cultura del ripiano, perché la corrispondenza di quello che oggi avrebbero accertato con quello che poi avrebbero fatto sarebbe stata valutata trimestralmente, con estrema serietà e rigore.
Questo mi piace molto, è la parte che mi piace di più della manovra perché - parto sempre dal fondo - quando una grande operazione di cui non si è attori principali, ma solo promotori, perché gli attori sono altri parte senza una sanzione adeguata, rischia di essere vanificata.
Sono molto contento che vi sia una sanzione adeguata, perché vi è una maggiore garanzia, con tutto il rispetto che ho verso tutti i Direttori generali che hanno lavorato bene, anche se il rispetto c'è anche per chi ha lavorato meno bene; magari non c'è la stessa valutazione, molto personale dal punto di vista tecnico, ma questa volta si è data la sanzione.
Questa volta si è deciso di agire in maniera molto più stringente puntuale ed attenta rispetto alle esigenze della sanità piemontese.
Devo anche dire che c'è stato chi ha subito avuto il cattivo gusto l'ho anche attaccato pubblicamente - prima di aver letto le delibere, di lanciare l'allarme sul taglio dei servizi socio-assistenziali e per le fasce deboli, il solito carrozzone della solita sinistra che non ha perso l'occasione per tacere.
Mi riferisco ad alcuni Assessori di altri Enti che non cito, ma che il giorno dopo, su "La Stampa", pontificavano e lanciavano i soliti segnali di terrore psicologico, secondo i quali le fasce deboli di questa Regione avrebbero dovuto patire chissà quali danni a causa delle azioni della Giunta regionale, cosa che sicuramente non avverrà, perché, come è stato ribadito più volte, la qualità e la quantità dei servizi rimarrà immutata.
Sicuramente c'è molto da risparmiare e la Giunta ha dato degli indirizzi ai Direttori generali su come risparmiare.
Sono molto ottimista sull'esito di questa manovra, perché, conoscendo l'intelligenza di tanti Direttori generali - alcuni si sono addirittura autoridotti il premio, hanno fatto questo bel gesto - so che, in base alla loro capacità, intelligenza e conoscenza tecnico-amministrativa, sapranno trarre grandi insegnamenti da queste delibere della Giunta regionale e non mi stupirei che qualcuno, senza tagliare i servizi, riuscisse a risparmiare di più. Questa volta la Giunta ha dimostrato - anche nelle precedenti occasioni, ma questa volta in maniera molto più attenta - di voler fare sul serio e di non voler più operare sconti.
Voglio inoltre dire che si fa sempre riferimento al 2000, ma si deve anche smettere di parlare del 2000 senza avere i conti a disposizione.
L'altra volta ho dato i numeri della cabala, quindi evito di ripeterli ai colleghi che citano sempre il 2000.
Sulle cifre che la Giunta impiega di risorse proprie in campo sanitario non posso che dire: "Meno male che la Giunta regionale del Piemonte rivolge attenzione ai problemi della sanità piemontese e ai problemi dei cittadini perché se fosse per il Governo nazionale, che è l'unico tra i Governi europei che sottostima il reale fabbisogno della spesa sanitaria, saremmo freschi". Se fosse per voi, cari colleghi del centrosinistra, i cittadini piemontesi sarebbero ampiamente mal curati, perché il vostro Governo è il più disattento d'Europa nei confronti dei loro bisogni. Vorrei non ripeterlo ogni volta, come un leit-motiv, ma è la verità. D'altronde, siamo il Paese che spende meno in sanità, ma fortunatamente ci pensano gli amministratori piemontesi ad assicurare una buona qualità di servizio.
Se fosse per il centrosinistra, altro che ospedali chiusi, posti letto tagliati, servizi sociali dimezzati e residenze per anziani chiuse! Fosse per voi, non ci sarebbe una lira da dare ad un cieco - come dice il proverbio, non lo dico io! Almeno abbiate il pudore di evitare di tirare fuori delle cifre, visto che non conoscete le cifre del 2000, perché non vi sono le cifre ufficiali e, inoltre, il vostro Governo è quello che spende meno in Europa per la sanità.
Abbiate il pudore di risparmiarci ogni volta questo attacco, mentre dovreste essere grati al fatto che in Piemonte il centrodestra, avendo una grande sensibilità sociale, che gli elettori peraltro hanno riconosciuto destini delle risorse proprie per fornire un buon servizio sanitario ed assistenziale.
Nel rinnovare il gradimento per la manovra della Giunta regionale e per queste delibere, e nel ribadire il ringraziamento anche all'Assessore D'Ambrosio per l'ottimo lavoro che ha svolto e che sta svolgendo insieme con la struttura, affinché tutti i Direttori generali e tutte le categorie mediche capiscano bene qual è il senso di questa manovra, ribadiamo che ci sembra una manovra adatta, razionale, equilibrata e possibile.
Certo, se noi dovessimo seguire l'invito di CGIL-CISL-UIL, dovremmo chiudere gli ospedali, perché, cari colleghi del centrosinistra, se andate a leggere l'ANSA di CGIL-CISL-UIL di commento alla manovra alla Giunta regionale, trovate scritto: "La manovra della Giunta regionale è brutta basta chiudere gli ospedali".
Grazie per l'attenzione che il centrosinistra, come al solito, ha nei confronti dei cittadini piemontesi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ghiglia, per il suo intervento contenuto nei tempi strettamente regolamentari.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Penso che a questo punto, nel confronto sui temi della sanità in Piemonte, dopo un'intera legislatura e dopo tutte le prime battute fino a questa deliberazione, ormai le cifre siano note e i fatti siano chiari.
Avendo dichiarato, sostanzialmente, che il re era nudo, venivamo accusati di strumentalizzazioni elettoralistiche o preelettorali, ma oggi siamo confortati dal fatto che, con la deliberazione madre della Giunta e le deliberazioni figlie allegate, Azienda sanitaria locale per Azienda sanitaria locale, ospedale per ospedale, le cifre vengono confermate, il deficit viene confermato, viene confermata, sostanzialmente, la causa madre del deficit regionale, cioè la separazione tra la programmazione, la gestione e il controllo che, più volte, avevamo denunciato. A colpi d'intese di programma non firmate e di pagamenti a pie' di lista da parte della Regione, che ha compiuto questo atto e che, oggi, accusa le Azienda sanitaria locale di essere responsabili dello stesso, sono confermate le cifre, è confermato il deficit di gestione del governo, quindi è riconosciuta la ragione di fondo del deficit sanitario piemontese, cioè il non governo compiuto della sanità stessa.
Davanti ad un fatto quale questo, penso sia semplicemente un atto dovuto, da parte delle opposizioni, che hanno un ruolo di controllo in quest'aula, ma anche da parte degli altri Consiglieri di maggioranza, che comunque svolgono un ruolo consiliare nei confronti degli atti della Giunta, richiedere formalmente le dimissioni dell'Assessore D'Ambrosio.
Nel 1995, l'Assessore D'Ambrosio aveva ricevuto un bilancio a pareggio.
A fronte di maggiori stanziamenti nazionali, 500 miliardi di spesa corrente e 1.600 miliardi per investimenti dall'ex art. 20, è riuscito a determinare una situazione nella quale 350 miliardi sono accertati per quanto riguarda l'anno ed ulteriori 250 miliardi sono quelli che dichiara con questa deliberazione. In sostanza, maggiori entrate da parte del Governo nazionale sulla spesa corrente e sulla spesa per investimenti - inusitate in questa Regione nei quinquenni e nelle legislature precedenti - hanno portato al dissesto compiuto del bilancio regionale, a fronte di servizi aumentati Consigliere Ghiglia, a fronte di grandi e significativi interventi pubblici e privati, a fronte di una grande riorganizzazione della sanità piemontese.
No, la voglio rassicurare, le prestazioni sono già scese oggi e, grazie a questa deliberazione, non potranno far altro che precipitare. Abbiamo i tempi più alti di liste di attesa per le prenotazioni specialistiche abbiamo la quota più alta di strutture tecnologiche obsolete, siamo nelle condizioni di non garantire il "turnover" in reparti fondamentali: già oggi, Consigliere Ghiglia, siamo in quella situazione. Questa deliberazione non fa altro che certificarla e farla compiutamente precipitare senza individuare una soluzione.
Chiediamo le dimissioni dell'Assessore alla sanità, quale primo atto dovuto. Presidente Ghigo, nelle more della sua telefonata, mi interrompo un attimo perché ritengo che il Presidente che ha assunto tali deliberazioni debba almeno sentire che gli chiediamo di ritirare la deliberazione madre e le deliberazioni figlie che riguardano le Aziende sanitarie locali del Piemonte e le strutture ospedaliere, le Aziende sanitarie ospedaliere.
Presidente, errare è umano, perseverare è diabolico. Lei aveva già tentato, in combinato disposto con l'Assessore D'Ambrosio, con la famosa deliberazione del Patto di buon governo, di assumere un patto uguale tra diseguali, un patto ingiusto ed inefficace. Ingiusto perché tagliamo a tutti nello stesso modo, diciamo a tutti, nel 2001, che non finanziamo neanche più i maggiori oneri del contratto e le maggiori spese per beni e servizi, neanche ai livelli dell'inflazione programmata, diamo la stessa cifra più 250 miliardi. Tagliamo a tutti nello stesso modo indiscriminato: a chi ha risparmiato, a chi ha sprecato, a chi ha avuto meno perché la sua spesa storica era sottostimata, a chi ha avuto troppo perché non si è mai proceduto al riequilibrio tra le Aziende sanitarie locali e le Aziende sanitarie ospedaliere. del Piemonte. Uguale a tutti nello stesso modo condannando interi territori, in particolare i più periferici, le aree più deboli e gli interventi che hanno maggiori necessità in questa direzione.
Penso al territorio, ai distretti, agli anziani e a quelle aree di integrazione tra sanità e socio-assistenziale che già avevano poco e che oggi, in presenza della legge quadro di riforma dell'assistenza, che dovrebbe integrare queste due spese, rischiano di scomparire.
Questo patto uguale tra diseguali lo aveva già proposto una volta in modo illegittimo ed inefficace, aveva avuto occasione lei stesso di dirlo in quest'aula, e oggi lei lo ripropone negli stessi termini per quanto riguarda le misure immediate, aziendali, quelli contingenti. E' un taglio uniforme ed uguale senza differenziazione, che dimostra qualcosa di più Presidente Ghigo: aveva ragione quella ditta di certificazione, che avevate chiamato a certificare i vostri bilanci, quando vi diceva che non sapevate neanche quanto personale pagavate, che non sapevate neanche quanto ne avevate in forza, che non sapevate neanche come e in che modo si quantificavano e si pagavano le prestazioni, visto che vi erano tre conteggi diversi: quello della Regione, quello dell'Azienda e quello del reparto. Aveva perfettamente ragione, perché voi non lo sapete. A questo punto, sapete solo l'entità complessiva del buco e perpetuate una manovra come questa che determinerà una situazione gravissima: il territorio rischia di scomparire, il rapporto squilibrato tra la struttura dei medi e piccoli ospedali e quella delle grandi Aziende diventerà ancora più squilibrato, e non riusciremo neanche a fare interventi di eccellenza.
Nello stesso tempo, nelle misure strutturali, Presidente, questa è la seconda ragione per cui noi le chiediamo di ritirare questa deliberazione lei assume una misura strana. Aveva già un'Agenzia che pagava alcuni miliardi e che paga alcuni miliardi all'anno; un'Agenzia che, in questo momento, è in condizioni di gravi difficoltà persino ad individuare le linee del Piano Sanitario Regionale. Non parliamo poi dei livelli di consulenza, che è riuscito o meno a dare alle Aziende o forse all'Assessorato, non per colpa dell'Agenzia, ma per colpa di chi l'ha voluta mantenere così: un simulacro vuoto semplicemente istituito, nel quale si buttano dentro dei soldi a fronte di nessuna risposta, perché non ci si è creduto.
Adesso ne proponiamo un'altra, non più di programmazione e di intervento, ma di semplice gestione di beni, servizi e patrimoni.
Se non volessimo pensare ad altro, noi le diremo semplicemente di pensare a quella che ha già istituito e che ha fatto alla fine; veda se non sia il caso, quando parliamo di centralizzazione di beni, servizi e patrimoni, di collegarla conseguentemente alle linee di contenuto alla programmazione, perché, se questo non si fa, non si fa un'operazione di razionalizzazione sanitaria, si fa semplicemente un'operazione immobiliare Presidente Ghigo.
Questa è la grande preoccupazione che abbiamo nel momento in cui ci dice quello attraverso le misure strutturali. Ed è per questo che, al secondo punto, le chiediamo il ritiro immediato di questa deliberazione.
Poi, le chiediamo in quale modo intenda aprire un confronto con la realtà del Piemonte, a partire dagli Enti locali, a partire dai Sindaci.
L'ultima legge Bindi dà ai Sindaci un ruolo che, forse, le è sfuggito perché la mancanza di ruolo ai Sindaci ha determinato tanti errori nella sanità, in questi ultimi anni, e penso che sarebbe opportuno riaffidare loro un compito alto. Non è un optional che lei, nel momento in cui assume deliberazioni come queste, non le possa assumere prima di averli sentiti prima di aver aperto un confronto ampio con le Conferenze dei Sindaci e con la rappresentanza all'interno del Piemonte, prima di aver aperto un confronto ampio con quei soggetti che, poi, in sanità dovranno operare.
Lei pensa che, nel momento in cui per razionalizzare sono sempre più ampie le politiche di concertazioni e di negoziati, si possa operare sulla sanità piemontese in questo modo, con queste grida spagnole ingiuste? Guardi, Presidente, nella migliore delle ipotesi, resteranno solo sulla carta; nella peggiore - quale io penso - possono ulteriormente allargare il deficit, perché lei non è intervenuto sulle cause strutturali, aprendo una vicenda di grandi ingiustizie e di deterioramento dei servizi sanitari piemontesi, che ci invidiavano le altre Regioni italiane. Eravamo, da questo punto di vista, ai massimi livelli.
Le chiediamo, quindi, contestualmente, tre atti dovuti, ma dovuti rispetto a quello che lei ha scritto nelle sue deliberazioni: le dimissioni dell'Assessore alla sanità e il ritiro delle deleghe, il ritiro delle deliberazioni e l'apertura di un confronto serio, quello vero, con la realtà piemontese, con i Sindaci e con gli operatori. Da loro, forse riuscirà a sapere quali sono le cause reali del deficit sanitario piemontese e a costruire le linee di una riorganizzazione seria.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Manica.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anche noi abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno e ci associamo, in primo luogo, alla richiesta del ritiro delle deliberazioni adottate, perch mi pare abbastanza evidente che ci troviamo di fronte ad un intervento che non risolve, ma che rischia di aggravare la situazione, soprattutto per coloro che si devono rivolgere al...



(L'Assessore D'Ambrosio si allontana dall'aula)



PRESIDENTE

Ritiene di proseguire?



PAPANDREA Rocco

C'è il Presidente della Giunta, che credo sia attento, pertanto proseguo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

La ascolto.



PAPANDREA Rocco

Come ricordavano i precedenti interventi, compreso quest'ultimo della collega Manica, queste deliberazioni, attraverso un taglio indiscriminato ed un'azione generalizzata, non intervengono sulle cause che hanno generato la situazione attuale. Proprio per questo motivo, il taglio, da una parte rischia di non intervenire sugli squilibri, dall'altra, provocherà sicuramente degli effetti estremamente negativi per quanto riguarda la salute dei cittadini e la possibilità di intervenire su di essa.
E' vero che si dice "è l'ultima volta, dalla prossima si cambierà", ma intanto si premiano i Direttori sanitari senza andare a verificare il loro operato.
Avevamo già criticato il comportamento adottato finora nei confronti dei Direttori sanitari, e si continua in questa direzione. Non intendiamo fare un discorso generalizzato, ma continuare ad adottare provvedimenti che mettano tutti sullo stesso piano non contribuisce a verificare quelle che possono essere le cause di comportamenti diversi o di inefficienze.
Crediamo, quindi, che la deliberazione non faccia che aggravare una situazione che già non è positiva.
Noi riteniamo, in primo luogo, che occorra sospendere queste deliberazioni ed avviare una riflessione ed un percorso serio, che possa portare ad individuare tutte le possibilità di risparmio laddove ci sono e, laddove non ci sono, individuare anche delle forme per il rilancio della spesa, aprendo magari un confronto, su questo piano, con il Governo centrale.
Qualora invece si dica che con questa manovra generalizzata si risolve ogni problema e tutto andrà per il meglio, in qualche modo ci si limita a denunciare gli sprechi che sono avvenuti e a dire che finora si è gestito male. Non si capisce, allora, perché debbano essere premiati. Se si dice: "Con questi provvedimenti i problemi si risolvono", vuol dire che c'erano dei sistemi di gestione della spesa che erano sbagliati e coloro che l'hanno gestita vengono contemporaneamente premiati. Se invece non è così allora si va ad incidere negativamente sulla situazione concreta, ma lo si fa in modo generalizzato.
Bisognerebbe, invece, studiare ciò che è avvenuto e capire quali sono le condizioni per superare il problema. Sarebbe l'unico modo serio per poter, se necessario, qualora la situazione lo richieda, intervenire con azioni di sostegno, magari anche di incremento della spesa sanitaria qualora venisse accertata che questa è la strada corretta.
Questo modo di operare sicuramente non aiuta neanche questo tipo di percorso. Non basta, infatti, denunciare genericamente il Governo. Occorre individuare un percorso concreto, che evidenzi che effettivamente c'è una sottovalutazione della spesa, e per questo pretendere di più. Ma non si possono fare entrambe le cose: non si può, cioè, tagliare, dire che con il taglio si risolvono i problemi e denunciare che il Governo stanzia pochi soldi. Se il Governo assegna pochi soldi, e mancano, non si taglia, ma si va ad aprire una vertenza affinché gli stanziamenti si incrementino.
Per questa ragione, per il modo di operare, riteniamo che sia motivata anche la richiesta di una verifica nei confronti dell'Assessore. Alla fine i Direttori sanitari non sono colpevoli, nessuno è responsabile. Adottiamo dei provvedimenti in cui i colpevoli, invece, risultino essere i cittadini che hanno la necessità di rivolgersi al servizio sanitario, quando, nei fatti, sono le vere vittime di questa situazione.
Per questo motivo, sottoscriviamo l'ordine del giorno e lo voteremo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Papandrea.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Il dibattito che si sta innescando assume dei toni e degli aspetti singolari, perché vengono richieste le dimissioni dell'Assessore D'Ambrosio in quanto nel 1999 si è accumulato un deficit di 300 miliardi.
Si tratta certamente di una cifra significativa, ma bisogna rammentare che negli ultimi anni la Regione Piemonte ha consentito una serie di investimenti di allargamento delle prestazioni, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. Pertanto, il fatto che ci sia un deficit sul 1999 non deve essere una clamorosa sorpresa.
Detto questo, potrebbe tuttavia essere comunque contestabile questa situazione ed essere legittima la richiesta delle dimissioni, senonché mi domando: perché, allora, in altre Regioni, dove da anni si rilevano deficit in campo sanitario, non si sono dimessi gli Assessori e i Presidenti di Regione? Non capisco perché non si siano dimessi gli Assessori alla sanità della Toscana o dell'Emilia Romagna, per esempio, dove da anni vi sono pesanti disavanzi in campo sanitario che sono stati da tempo ripianati appunto attraverso lo strumento finanziario dei mutui.
Diciamo invece la verità: sulla sanità e sulla salute dei cittadini è comprensibile che a volte la spesa sfori le previsioni. E' eticamente e politicamente accettabile che in alcuni casi si arrivi a dei disavanzi, a fronte, ovviamente, di investimenti e spese finalizzate al miglioramento della salute della popolazione.
La manovra della Giunta regionale è stata invece coraggiosa, perché ha determinato la razionalizzazione e il governo della spesa in materia di sanità in un momento che non tutti avrebbero deciso di fare. Si potevano rinviare certe decisioni, si poteva traccheggiare, invece è stato un atto di serietà politica decidere di fare questa operazione in questo momento senza ulteriori rinvii.
Risulta, ahimé, inevitabile un confronto con altre Regioni. La Giunta regionale e il suo Assessore sono stati accusati di far calare le prestazioni sanitarie, allora io mi domando cosa si dovrebbe dire del Presidente della Giunta regionale toscana, il quale, per sua stessa ed ufficiale ammissione, ha chiuso negli ultimi anni trenta ospedali di provincia, trenta presidi sanitari! Noi non abbiamo quasi mai chiuso ospedali, al massimo li abbiamo riconvertiti e qualificati, e questa è stata la scelta che anche in questa delibera ultima della Giunta regionale è stata con forza ribadita: non chiuderemo ospedali, li specializzeremo, li integreremo meglio con il territorio.
Importante e significativa è stata poi la scelta dell'Agenzia immobiliare patrimoniale. Si tratta di una scelta strategica: sarebbe assurdo continuare nella situazione attuale, cioè con numerose Aziende sanitarie locali che hanno in dotazione un ingente patrimonio immobiliare non strettamente sanitario, in particolare di terreni agricoli, cascine e quant'altro, e non alienarlo, quindi non utilizzare i proventi che da questa vendita deriverebbero ai fini sanitari. Questa invece è stata una scelta sicuramente opportuna che libererà risorse proprio a favore della salute e della sanità pubblica.
C'è poi una scelta che forse non è stata sufficientemente valorizzata nella convulsione e nella fretta dei tempi che tutti noi viviamo, ma la Regione Piemonte ha avviato un discorso molto interessante, molto stimolante, con i medici di famiglia per quanto riguarda il discorso dell'utilizzo della prescrizione dei farmaci generici che hanno le stesse proprietà farmacologiche dei farmaci brevettati, ma hanno la piccola e non trascurabile caratteristica che a volte costano il 30-40% in meno. Credo che questa sia la risposta più efficace, più seria, a favore della popolazione e delle fasce sociali deboli, e questo è stato fatto senza demagogia e trionfalismo, ma con serietà e concretezza.
Un ultimo riferimento, perché molte cose sono già state dette sia nelle comunicazioni dell'Assessore sia da altri interventi, è sulla scelta di una verifica trimestrale con i Direttori generali, Azienda sanitaria locale per Azienda sanitaria locale. Una delle lamentele, giuste, che è stata sollevata in questi mesi da parte degli stessi Direttori generali, era sulla difficoltà di avere un quadro di riferimento certo e di riuscire ad apporre dei correttivi in tempo reale. La scelta, faticosa, ovviamente, ma comunque necessaria delle verifiche trimestrali andrà ad accogliere questa richiesta e quindi andrà in questa direzione.
Pertanto, direi che la scelta fatta dalla Giunta regionale è stata una scelta coraggiosa sia per i tempi sia per il contenuto e sia anche per alcune scelte innovative di politica sanitaria che sono state abbozzate nella delibera di indirizzo. Quello che però mi sta a cuore sottolineare facendo riferimento, come ho detto, agli ospedali che da noi non saranno chiusi, ma saranno specializzati, e ad altre scelte meno importanti, è la caratteristica di questa manovra che rientra nello stile della politica sanitaria della Giunta regionale piemontese, cioè la determinazione fatta però con gradualità, a piccoli passi. Questa penso che sia la scelta e il metodo migliore per dare una risposta ai problemi, questi sì sempre presenti, sempre urgenti, della sanità in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la cosa singolare e strana è che per noi che veniamo dal precedente quinquennio, dalla precedente legislatura, dopo tanti anni che si ripete e si insiste sugli stessi temi sugli stessi argomenti, diventa frustrante, difficile e triste, ritrovarsi a parlare di questi temi, con questa gravità tra l'altro, in un momento nel quale la centralità delle politiche per la salute sta diventando assolutamente prioritaria per tutte le Regioni e quindi anche per la Regione Piemonte. Di fatto però, lo abbiamo già detto nel passato e lo rileviamo anche in questo inizio di legislatura, la centralità delle politiche per la salute viene vissuta dalla Giunta Ghigo come un qualcosa di scomodo, un qualcosa in più, un qualcosa di complicato, da affrontare in un modo, quando va bene, ragionieristico, però - mi si consenta la battuta in assenza anche di buoni ragionieri, e quindi con una buona dose di demagogia e di fallimento, perché quello di cui stiamo parlando oggi è il fallimento della politica sanitaria della Giunta Ghigo del precedente quinquennio riavviata con l'attuale legislatura! E l'avete scritto voi! Nelle prime tre pagine della delibera madre c'è scritto proprio questo fallimento! Una sanità che è stata gestita e continua ad essere gestita in modo fallimentare. Come diceva la collega prima, ripetere gli errori è pazzesco! Non accettare i suggerimenti e i consigli, non rendersi conto strada facendo e non avere soprattutto la modestia e la capacità istituzionale ed amministrativa di correggere i programmi, di correggere il tiro: è questo che è grave e fa oltremodo arrabbiare! Oggi che ereditiamo la titolarità delle politiche per la salute come Ente Regione, di fatto ci ritroviamo in questa Regione Piemonte a vivere la salute come un'emergenza, con dei provvedimenti d'emergenza, tampone, per tentare di risolvere un cancro che ci stiamo portando appresso da anni e che è stato diagnosticato per tempo, ma che non ha visto alcuna cura efficace! Un modello che è stato basato sulla precarizzazione: bloccare prima le assunzioni, bloccare lo sviluppo della sanità! E' scritto a pagina 2 della delibera madre che "non deve essere dato sviluppo ad alcun tipo di attività ambulatoriale, sanitaria, assistenziale sul territorio e all'interno delle Aziende sanitarie locali"! E' scritto questo! Quindi, di fatto, è come se si fosse posta la parola "fine" a qualunque tipo di sviluppo nell'ambito della salute sul territorio piemontese! Curare di meno: è scritto chiaramente! Curare di meno! E' scritto "lasciare libero accesso al mercato", che va anche bene se in qualche modo si governa, se si creano le condizioni affinché ci sia un mercato, ma a questo livello non ci sono regole, non ci sono condizioni, e sarà una svendita che ci porterà nella direzione totalmente opposta ed è la disfatta! Senza nemmeno creare le condizioni perché possa avvenire un libero confronto e quindi possa esserci un rapporto tra pubblico e privato.
Di fatto, hanno ragione quegli Assessori, quei Sindaci, che stanno dicendo che tutto questo ricadrà pesantemente sulle fasce più deboli, poiché è evidente che sono le fasce già normalmente più esposte al rischio, ma questa operazione porterà alla mancanza di salute e di sicurezza nell'ambito sanitario su tutti i cittadini piemontesi che non potranno permettersi di pagare una buona sanità privata, ma - preciso - buona! Perché non basta dire privato per garantire in termini di efficacia e di efficienza.
Limitare la diagnostica, è scritto chiaramente, perché ha un costo, ma limitare la diagnostica che cosa vuol dire? Dove va a finire l'appropriatezza della scelta? Prima lo si diceva con il collega Riggio e vi ha fatto riferimento anche il collega Pedrale sulla scelta dei farmaci.
Ma prima di fare un ragionamento su quanto costa un esame (è meglio una risonanza magnetica, una TAC o una radiografia?); prima di fare il ragionamento economico se costa di più un prodotto rispetto ad un altro quello che viene messo in gioco, se si parla di salute, di sanità seriamente, è l'appropriatezza della scelta, che cosa serve per risolvere o per prevenire un determinato fattore. Qui tutto l'aspetto della prevenzione è saltato completamente! Basta leggere le prime pagine di accompagnamento della delibera madre! La Giunta Ghigo, attraverso l'Assessore D'Ambrosio ha affossato quelli che sono i sistemi di sicurezza della salute dei cittadini piemontesi, e lo dichiara! Il che è pazzesco! Lo dichiara! "Lo stesso film", diceva prima qualcuno; certo, perché la regia è la stessa, però è cambiato in quanto in questo caso è un'operazione-verità poiché è scritto qui chiaramente ciò che per due anni ci avete detto che non era vero: qui è scritto chiaramente che il disavanzo si è costituito come è stato costituito negli anni, e a questo punto si dice chiaramente che i passaggi che sono stati fatti (Patto di buon governo, ecc.) sono stati passaggi fallimentari. Un'operazione-verità, un grande blob che potrebbe anche farci ridere se non si parlasse di temi assolutamente seri e prioritari quali sono quelli della salute.
Lo diciamo, lo predichiamo a vuoto dal 1998, continuiamo a dirlo, oggi abbiamo la soddisfazione che l'avete anche dovuto scrivere, perché ormai la paralisi è tale per cui lo dovete dichiarare.
Un comportamento allegro, noi diciamo; un comportamento allegro che sicuramente ha risentito di sprechi, di soldi buttati in consulenze e di soldi buttati in assunzioni di "amici" e "amici degli amici". Ma a questo comportamento allegro va aggiunta una domanda che non è stata governata una domanda di salute che non è stata governata. Tutti fanno tutto: questo può essere lo slogan che riassume la questione, e quindi anche negli ospedali, nei centri di eccellenza si fanno le cose banali e viceversa.
A questo bisogna ancora aggiungere il disprezzo dell'applicazione delle regole; l'art. 10 del Piano Sanitario Regionale deve essere attuato ancora adesso, cioè quello di mettere attorno ad un tavolo i Sindaci quali detentori della salute dei loro cittadini, farne assumere la responsabilità e con loro condividere e concertare delle scelte strategiche di buona salute.
Non c'è stato il governo della sanità, Assessore D'Ambrosio. Di fatto si dichiara il fallimento dell'aziendalizzazione. Da questo documento la conclusione potrebbe essere: "Il D.lgs. n. 502, il D.lgs. n. 517: carta straccia", perché l'aziendalizzazione in Piemonte è saltata completamente.
Lo scrivete voi, non lo scriviamo noi, Consiglieri di opposizione.
Si dichiara il commissariamento delle Aziende: gli avete tolto i soldi gli avete tolto gli appalti, sono sottoposti ad un nodo scorsoio e ad un ricatto pazzesco. Ma è stato dichiarato anche il commissariamento dell'Assessore: ecco perché ne chiediamo le dimissioni. Di fatto Assessore, è stato commissariato da due azioni. La prima: un'enorme, mega Agenzia che si deve occupare di questo mega Global Service, che sarà un'ulteriore conferma di disfatta finanziaria, fallimentare per i cittadini piemontesi e la salute, che viene gestita non più dal settore sanità, non più dall'Assessore D'Ambrosio, ma dal settore patrimonio e dall'Assessore Burzi (infatti, Global Service).
Quindi, di fatto, lei è già commissariato, Assessore. Mai nessun governo regionale - diceva prima qualcuno - ha avuto in così poco tempo una massa così consistente di denaro; basti pensare ai 5.000 miliardi dell'edilizia sanitaria. Questi sono i risultati.
Ma non c'è nemmeno deontologia: non ci si dimette nemmeno. Si parla di farla pagare, di punire i sottoposti, in primis i Direttori generali giustamente Ghiglia dice: "Chi ha sbagliato, paghi". Va bene, ma allora la stessa equazione valga anche per chi è il mandante di queste scelte, negli uomini, nei fatti, nelle norme, nelle regole, nei contenuti.
E chi è il mandante? La Giunta Ghigo, l'Assessore D'Ambrosio; la Giunta Ghigo ovvero il governatore Ghigo: è lui che deve decidere. Ha dato queste deleghe, oggi deve toglierle. Va dato un segnale chiaro e forte, altrimenti non se ne può più venire fuori.
Ovviamente ci si precipita a dire che tutti verranno premiati - mi avvio alla conclusione, Presidente - ciò che conta è comunque farli contenti tutti.
Questo è un altro guaio di questa Giunta Ghigo, perché di fatto conferma che non si è uomini liberi; poi, per carità, dove si è uomini e donne liberi (in politica, tanto meno)? Magari, qui, stiamo parlando di persone che lo sono di meno, che sono ancora meno liberi, che hanno dei problemi di debiti, che hanno questioni da sistemare, posti da distribuire questioni economiche da sanare. E allora, tutto diventa molto complesso ancora di più quando il soggetto protagonista dovrebbe essere il cittadino e la difesa della salute del cittadino.
Ecco perché è un colossale fallimento, che fa persino male all'opposizione doverlo rilevare, perché comunque non stiamo parlando di bazzecole: parliamo della salute, il bene primario.
E' evidente che a questo punto noi non potevamo fare altro che dirvi l'avete dichiarato voi - "Ritirate la delibera del Patto di buon governo votiamo queste delibere che sono ingiuste, che creano ancora più danni mettiamoci attorno ad un tavolo, troviamo le soluzioni del caso, con il contributo delle parti, in primis i Sindaci".
Quindi, Assessore, faccia un gesto: si tolga da questa situazione altrimenti verrà additato per tutta la vita come il responsabile della grave situazione fallimentare della salute piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Alla fine del primo intervento dell'Assessore D'Ambrosio, in un colloquio personale avuto con lui, mi ha rimproverato, dicendomi che ero stato piuttosto rude nei suoi confronti. In effetti, a pensarci bene, forse aveva ragione, perché il dibattito che ho sentito la volta scorsa e in grossa parte il dibattito che sento oggi è stato incentrato sui numeri.
Credo che i numeri debbano essere lasciati ai ragionieri, ai Direttori generali, ai sottoposti. L'opera dei politici è diversa, ed è quella di proporre dei modelli sociali ai quali poi la gente deve dare consenso o dissenso.
Dissi quindi che sarebbe stato più interessante avere dalle contezze non già sui numeri, ma sul metodo che la manovra sanitaria intendeva portare avanti, il metodo con cui si intendeva operare, per sapere come l'uomo si rapportava all'interno di questa operazione. In altri termini poco ci interessa se c'è un bilancio in pareggio o in avanzo, quando alla fine il servizio penalizza l'essere umano; altrettanto poco ci interessa ove ci sia la possibilità di ripianare, che il bilancio sia in disavanzo quando evidentemente funziona il servizio sanitario.
Questo è un servizio principe, anche se altri sono i valori dello Stato, ma direi che, superati i valori dello Stato fondamentali - che sono il criterio del "ne cives ad arma veniant" e il criterio dell'ordine interno - il terzo punto, non indispensabile per l'esistenza dello Stato ma indispensabile ormai per l'esistenza dello Stato sociale, è la sanità. E in questa ottica, evidentemente, noi dobbiamo essere preoccupati.
Abbiamo avuto dei colloqui e adesso abbiamo capito che l'impegno dell'Assessore D'Ambrosio sui numeri, riportato in quest'aula, serviva evidentemente a dare risposta a chi i numeri richiedeva. Noi abbiamo avuto le nostre risposte, anche oggi, su quello che a noi interessava; in particolare, abbiamo capito come le notizie riportate sul tetto di budget per i singoli medici siano infondate ed è evidente che non vi è alternativa tra l'ipotesi di ridurre il budget e l'ipotesi di aumentare le tasse perché la terza ipotesi è un'ipotesi fittizia (quella di ricorrere a dei mutui). Se così fosse, sarebbe fittizia, in quanto risolverebbe il problema oggi per ritrovarcelo nel momento in cui questi mutui devono rientrare.
Quindi, tanto per cominciare, la prima soddisfazione sta nel fatto che non abbiamo sentito l'Assessore dire alcunché in riferimento ad un ipotetico aumento delle tasse. Questo a noi stava molto a cuore e pertanto esprimiamo soddisfazione.
Seconda soddisfazione: non abbiamo sentito, anzi, ci è stato precisato il contrario, che i medici hanno un tetto di budget individuale. Questo significa che non saranno costretti a dover limitare le cure, le analisi e quello che ritengono più opportuno per i propri pazienti.
Abbiamo anche sollecitato, e siamo stati rassicurati, il fatto che i risparmi necessari interverranno su altri punti. Uno dei punti che riteniamo fondamentale è il criterio del principio attivo. L'Assessore sono certo, vigilerà sul fatto che, a parità di principio attivo, i medici di base prescriveranno il farmaco meno caro. Capisco che vi possono essere degli interessi prima delle case farmaceutiche e poi, a caduta, sugli stessi medici di base a non tenere questo comportamento, ma questo è uno dei principi che l'Assessore dovrà tenere presente nella propria attività di vigilanza, perché non è pensabile che vi siano sprechi di questo tipo che vanno a ricadere sul singolo cittadino.
In riferimento all'altro problema, relativo ai premi, la nostra posizione è molto chiara: i premi ai Direttori generali sono prevedibili se questi non hanno arrecato danni. Questo non significa che se i Direttori hanno creato disavanzo debbano essere colpevolizzati, ma è altrettanto chiaro che gli incentivi devono avere delle giustificazioni plausibili che devono ancora convincerci.
Dobbiamo ancora sollecitare - ce ne occuperemo in prima persona - la verifica delle spese per i centri di analisi. Abbiamo ancora a nostra memoria una serie di indagini effettuate una decina di anni fa sul PUT che hanno creato, all'interno della Città di Torino, vasta eco.
In tema di risparmi, riteniamo di sollecitare l'attenzione dell'Assessore sul fatto che gli ospedali devono essere considerati sempre più luoghi dove ci si va a curare e sempre meno luoghi dove ci si va ad abitare, ritenendo che la famiglia sia l'elemento principale su cui si fonda la nostra società (questo lo dice anche la Costituzione). Dobbiamo far sì che il massimo delle cure possano e debbano essere fatte a casa ragion per cui sollecito un colloquio con l'Assessore competente.
Concludo il mio intervento ritenendo che la conduzione non sia di carattere fallimentare. Se così fosse, auguro, in termini numerici, alla Casa delle Libertà per le prossime elezioni, gli stessi risultati fallimentari che il Presidente Ghigo ha avuto in queste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

A distanza di pochi giorni ci troviamo nuovamente a parlare di sanità e a fare la cronaca di un fallimento. Non ho alcun pregiudizio personale nei confronti dell'Assessore, comunque credo che, alla fine di questo dibattito, l'Assessore potrebbe prendere qualche decisione per quanto riguarda il suo futuro.
Per la seconda volta, infatti, l'Assessore ha illustrato a quest'aula la cronaca dettagliata di un fallimento, perché quello che per cinque anni non è stato fatto, viene riproposto, pari pari, per il futuro.
Rilevo che c'è anche parecchia disinformazione da parte dei Consiglieri. Ho sentito citare il caso della Regione Toscana, ma ricordo ai Consiglieri che la Regione Toscana nell'anno 2000 ha chiuso il bilancio sanitario in pareggio. Per quanto riguarda la chiusura dei presidi ospedalieri in Toscana - Consigliere Pedrale - o presumiamo che i toscani siano cittadini che non sanno difendere i propri diritti, oppure la chiusura è andata nel segno della razionalizzazione dell'offerta sanitaria che si sta richiedendo in quest'aula da più di cinque anni. Infatti pensiamo che tenere in vita degli ospedali che accumulano debiti non significhi fare sanità.
Fare sanità significa offrire servizi ai cittadini, bilanciando efficacia ed efficienza: questo è il discorso di base per fare sanità.
Ripeto: o pensiamo che tutti i cittadini toscani siano incapaci di difendere i propri diritti (e non sono sicuramente tutti votanti del centrosinistra, ci saranno anche votanti del centrodestra), oppure, se sono stati zitti, è perché andava bene quella soluzione.
Si possono offrire servizi seguendo politiche sanitarie programmate, ma non stupisce - per questo voterò l'ordine del giorno chiedendo all'Assessore un atto di autocoscienza e di valutazione del proprio operato che non si sappia programmare.
Nella relazione dell'Assessore si confondono e si mettono sullo stesso piano l'efficacia e l'efficienza. In una programmazione seria l'efficacia e l'efficienza sono due elementi che vanno tenuti presenti. L'efficienza è come fornire servizi risparmiando sull'economia, l'efficacia è la qualità del servizio che offro al cittadino. Suggerire, come ha fatto l'Assessore che se si vuole alzare l'efficacia bisogna, per forza, rinunciare all'efficienza, vuol dire non saper programmare, vuol dire mancare delle basi fondamentali della programmazione. Non stupisce, quindi, che l'Assessore non sappia trarre conclusioni da quello che è avvenuto in questi cinque anni.
Relativamente ai Direttori generali, chi sbaglia, chi non riesce a seguire le norme indicate, non paga. Si instaura un nuovo modo di comportarsi per cui non traiamo conclusioni da quello che avviene. Una volta si diceva che il comandante della nave era l'ultimo ad abbandonare la nave, sottolineando il fatto che il massimo in grado è quello che paga più di tutti. Questa abitudine ormai si è persa, avete letto tutti l'episodio di quella nave affondata nell'Adriatico in cui l'unico superstite era proprio il comandante: il comandante di quella nave ha adottato lo stesso metodo che stiamo adottando noi in Regione Piemonte: chi paga sono sempre i sottoposti, mentre chi comanda non paga mai dazio.
Negare che quello che si propone provocherà una caduta dei servizi credo sia negare l'ovvietà; chiunque abbia voglia di farlo verificherà, a livello di Aziende ospedaliere, che il primo atteggiamento che adotteranno i Direttori sarà quello di tagliare non solo le assunzioni, come è stato detto, ma anche i trasferimenti. Questo provocherà inevitabilmente una caduta dei servizi e un allungamento delle liste di attesa (che sono già considerevolmente lunghe nella nostra regione).
Chiedo, quindi, che venga ritirata la delibera in questione perché non risponde alle esigenze di una programmazione che va nel senso di una gestione della sanità che garantisce l'efficacia e l'efficienza.
Trovo anche, come è già stato detto - chiaramente parlando dopo molti altri Consiglieri è inevitabile ripetere dei concetti già espressi mancante, nella delibera, il ruolo dei Sindaci. Quando abbiamo affrontato in Commissione l'argomento del recepimento del D.lgs. n. 112, abbiamo notato come ci sia la tendenza a svilire il ruolo dei Sindaci. Il decreto conosciuto come decreto Bindi, prevede una grande corresponsabilizzazione dei Sindaci nella gestione della sanità. Noi continuiamo a constatare che questa Giunta ignora tale dettato; questa Giunta vuole assumere su di s più responsabilità possibili ed ignora i principi della sussidiarietà, per cui il ruolo dei Sindaci viene assolutamente trascurato.
Non solo; è indubbio che il piano generale di gestione della sanità in Piemonte sta guardando il sistema della Lombardia. Noi in Piemonte non abbiamo, anche se in Lombardia le cose funzionassero bene, una struttura paragonabile a quella della Regione Lombardia. Guardare alla Regione Lombardia è un duplice e gravissimo errore che si sta facendo.
Nell'ultimo dibattito il Presidente Ghigo aveva detto che le cose che si dovevano fare più o meno si sapevano, ed invitava l'Assessore D'Ambrosio a prendere delle decisioni confacenti. Credo che le soluzioni individuate continuino a non andare nella direzione auspicata dal Presidente Ghigo cioè di andare nella direzione di mettere finalmente sul binario giusto la sanità piemontese.
Gli indirizzi soffrono comunque di un'indeterminatezza e non vanno a colmare i problemi principali, non vanno ad indicare quelle che sono unanimemente riconosciute come le soluzioni in grado di migliorare il servizio e, nello stesso tempo, di produrre quei risparmi che tutti auspichiamo.
Non c'è una visione distrettuale, e tutti sappiamo che la distrettualizzazione è l'unico modo per ridurre i costi ospedalieri. Manca anche una visione dipartimentimentale degli ospedali, perché nel momento in cui si lascia la gestione degli ospedali in mano alle vecchie baronìe sapete meglio di me che non avremo mai una gestione dei letti - e, come è stato detto, il posto letto costa - efficace, in grado di garantire il servizio che vogliono i cittadini ed un livello di risparmio che tutti vorremmo auspicare.
Non solo. Vorrei sapere come pensate di valutare i Direttori delle Aziende ospedaliere quando avete cambiato il modo di valutazione economica non considerando più la mobilità attiva e passiva. Il conto della mobilità attiva e passiva era uno dei sistemi con i quali si poteva facilmente individuare la maggiore o minore efficienza del servizio ospedaliero.
C'è anche il problema del tentativo di provvedere ad un aumento e ad uno scorporo di alcune Aziende sanitarie ospedaliere. dalle Aziende sanitarie locali; anche questo aumenterà la spesa. Sono tutte problematiche che l'Assessore ha presente, perché, poiché gira nelle Aziende sanitarie locali e nei presidi ospedalieri, è impossibile che non abbia sentito questi commenti, e suona ancora più strano che non ce ne sia traccia nei documenti.
Infine, vi è il tema dell'Agenzia immobiliare. L'Agenzia immobiliare è un "non senso"; nel momento in cui abbiamo dei problemi sanitari, pensiamo di risolverli facendo gestire da un'Agenzia esterna che cosa? Il patrimonio immobiliare. Come se il patrimonio immobiliare fosse un qualcosa di diverso da quello che si svolge all'interno dell'ospedale, come se la struttura ospedaliera potesse essere scorporata dal servizio che fa l'ospedale, ma soprattutto adombrando la possibilità di creare una finanziaria immobiliare che gestisca il patrimonio ospedaliero della Regione. Francamente non si capisce come questa gestione possa portare dei frutti positivi.
In conclusione, credo che l'Assessore, conseguentemente ad un'analisi seria sull'efficacia e l'efficienza del proprio operato, dovrebbe rassegnare le proprie dimissioni, così come richiesto nell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ricordo ai colleghi che era stato previsto un tempo che è già scaduto.
Ho ancora delle richieste di intervento da parte di alcuni Consiglieri. Non voglio certamente impedire ai colleghi di intervenire, però invito a stringere i tempi e i Gruppi politici a razionalizzare gli interventi.
La parola al Consigliere Marco Botta.



BOTTA Marco

Ha già sottolineato il mio Capogruppo l'imbarazzo nel riprendere un dibattito da dove praticamente l'avevamo lasciato. Il 22 dicembre ci siamo lasciati per le vacanze natalizie, concludendo un dibattito sulla sanità che voi tutti ricorderete; si era concluso con un grande diluvio di parole di affermazioni, senza neanche un documento da parte di chi aveva suscitato quel dibattito.
Oggi lo riprendiamo da lì, con interventi che molto spesso ripercorrono quasi pedissequamente le stesse argomentazioni usate il 22 dicembre, e probabilmente - personalmente non ho assistito ai dibattiti della precedente legislatura - da quelli molteplici che sono stati fatti nei cinque anni precedenti.
Quindi, c'è da dire che queste argomentazioni sono ormai conosciute e sono già state anche vagliate; hanno passato un vaglio importante, che è quello dell'elettorato, perlomeno l'ultimo, quello del 16 aprile, con il risultato che tutti ben conosciamo. Un risultato di coalizione, un risultato anche personale dell'Assessore, che testimonia il raggiungimento di obiettivi e di risultati ben diversi da quelli su cui, anche oggi, i colleghi del centrosinistra si sono soffermati.
Vedremo ad aprile o ad inizio maggio se qualcosa cambierà, perché le elezioni servono anche a registrare questi passaggi.
Vorrei portare la vostra attenzione su un momento diverso, perché mi sembra che oggi sia mutata la strategia del centrosinistra.
Facevo riferimento al dibattito del 22 dicembre, quando, cavaliere temerario e solitario, l'unico Consigliere dei Comunisti Italiani, collega Chiezzi, si è alzato in piedi e, con il suo intervento, ha chiesto con forza le dimissioni dell'Assessore. Da solo si alza, solo interloquisce e solo rimane, perché nel centrosinistra nessuno raccoglie quella che avrebbe sì potuto essere una provocazione, ma anche, allo stesso tempo, una richiesta politica forte, a fronte di un dibattito dai toni molto accesi.
Oggi assistiamo, invece, ad un cambio di strategia, frutto forse della presentazione delle deliberazioni di inizio anno, o magari frutto di una strategia politica che cambia nel suo complesso.
Dal 22 dicembre ad oggi abbiamo assistito - anche sui giornali - alle rampogne che il collega Chiezzi rivolge ai suoi colleghi di centrosinistra e che non risparmia al Capogruppo Marcenaro. Abbiamo assistito alla richiesta di un chiarimento politico, ad un cambiamento di strategia politica di cui, forse, oggi vediamo una prima epifania, una prima manifestazione.
Dobbiamo dunque chiederci se oggi il centrosinistra, bacchettato dal collega Chiezzi, è stato riallineato dalle sue bacchettature, se non abbia un nuovo vate, una nuova guida - sicuramente autorevole - ma estremamente minoritaria, almeno in termini di consenso. Se questa domanda avesse una riposta positiva, avremmo di fronte un quadro politico cambiato rispetto a quello di fine anno e, in questo Consiglio regionale, assisteremmo ad atteggiamenti nuovi, ad una strategia del centrosinistra condizionata da un maestro che, dal punto di vista politico, non sempre può essere considerato tale.
Intendevo porre all'attenzione dell'aula solo questa osservazione.
Confermo la piena fiducia nelle due deliberazioni che la Giunta ha assunto e la piena fiducia nell'operato dell'Assessore. Tale fiducia verrà ancora una volta riconfermata - ripeto - dal consenso che i partiti del Polo delle Libertà sapranno ottenere in questa Regione, un consenso che sarà ancora superiore a quello ottenuto nelle elezioni regionali.
Sarà la risposta più bella a queste polemiche politiche, polemiche legittime, ma che occorre saper graduare e comprendere appieno in un clima generale che non può essere quello della strumentalizzazione a tutti i costi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Signor Presidente, signori Consiglieri, è difficile credere che le indicazioni individuate dalla Giunta per ridurre il deficit della sanità piemontese vengano rispettate dalle diverse Aziende sanitarie o delle Aziende ospedaliere, quando già in passato altri tipi di intervento per raggiungere lo stesso obiettivo hanno trovato riposte insufficienti che si sono tramutate in un aggravio della spesa e non in una riduzione.
Per quale miracolosa iniziativa oggi, con questi provvedimenti, di per sé generici e confusi, dovrebbero trovare riposte positive nelle varie Aziende? C'è un atteggiamento perlomeno curioso nelle varie dichiarazioni ufficiali sentite qui e là sul deficit della sanità piemontese; vari esponenti della maggioranza hanno affermato che si ridurrà il deficit mantenendo lo stesso livello dei servizi.
Allora, le riposte sono variabili e duplici: o si sono effettuate spese di cui oggi si può fare a meno, per cui è palese che vi è stata una consistente attività legata allo spreco di risorse finanziarie, oppure molte iniziative, come sottolineato anche dalla deliberazione regionale erano superflue e sono state attivate per perseguire interessi diversi dai reali fabbisogni sanitari della popolazione.
Se così fosse, pur deprecando gravemente gli sprechi o il superfluo sarebbe facile porvi rimedio, basterebbe eliminare gli uni e gli altri.
Ritengo, ahimé, che così non sia, o sia solo in parte, per cui gli interventi dovranno necessariamente essere più profondi e radicali modificando l'impostazione programmatica in materia sanitaria della Regione.
Non si può scaricare tutta la responsabilità del deficit sui Direttori generali, legandoli con un cappio al collo nell'ultimo anno di permanenza che rischia semplicemente di determinare una paralisi nell'attività delle Aziende sanitarie.
L'opposizione non può sostituirsi alla maggioranza, da parte di questa ci devono essere scelte chiare e non fumose, definite e non improprie tagliare i rami secchi è un'operazione che spetta alla maggioranza. Devono essere interventi che non si limitano a cancellare, ma che presuppongono una capacità di governare la domanda di sanità, di guidarne i bisogni attraverso interventi alternativi che non diminuiscano, ma aumentino il livello di assistenza offerta.
Non si può mistificare la volontà della chiusura di determinate strutture ospedaliere, facendogli mancare a poco a poco le motivazioni della sua permanenza, e senza tenere conto del fabbisogno e dei disagi che si verrebbero a creare per una nutrita popolazione, eliminarne per singoli interventi i reparti, sino ad annullarne l'esistenza (l'ospedale di Venaria ne è un esempio). Mentre altre strutture vetuste con l'impellente necessità di riconversione permangono, non si comprende per quale misterioso motivo in attività.
Noi a questo tipo di tagli, senza valide alternative che soddisfino le esigenze sanitarie della gente, non ci stiamo, e combatteremo con tutte le armi legittime che abbiamo a disposizione.
La creazioni di un'Agenzia patrimoniale può anche essere un elemento positivo, se si limita alla valutazione per ottimizzare le scelte dell'esistente compatibile e l'alienazione del superfluo.
Ma ritengo che in questa agenzia devono essere coinvolti i Sindaci e di conseguenza, le Amministrazioni dove questi patrimoni esistono; il patrimonio della sanità non è avulso dal contesto urbanistico dell'intera città, rientra in un rapporto armonico con il patrimonio pubblico globale gestito dall'Ente locale.
Sono altresì molto perplesso. In definitiva, esprimo un parere negativo sull'istituzione di un'unica centrale per l'acquisto di beni e servizi.
Anche se apparentemente può esserci una riduzione della spesa, tale iniziativa inevitabilmente crea delle griglie tendenti a favorire una limitata partecipazione di Aziende alle gare, determinando di fatto dei monopoli che a medio termine favoriscono un livellamento verso l'alto dei costi.
Senza dimenticare che in Piemonte vi è un'economia formata da piccole e medie imprese ed Aziende che dai lavori e servizi pubblici ottengono parte della loro attività.
La maggioranza, sempre così sensibile, nelle dichiarazioni, a difendere il lavoro dei piccoli e medi imprenditori, di fatto ne esclude la possibilità di utilizzo.
Cosa diversa è invece l'acquisto di alta tecnologia: l'acquisto a livello centrale può essere un vero elemento di risparmio.
In conclusione, gli interventi proposti dalla maggioranza necessitano di un approfondimento più puntuale, di una maggiore conoscenza dei vari settori nelle varie realtà aziendali ed ospedaliere, per cui ritengo che al momento non si sarà in grado di ottenere il risultato prefissato.
Vorrei concludere indicando all'Assessore che tre giorni fa ho fatto visita, all'Ospedale San Luigi, ad una persona che sta per morire a causa di un tumore al pancreas. Racconto ciò non certo per utilizzare a scopo politico una malattia di questa natura, poiché ritengo che la salute non sia né di destra né di sinistra. Questa persona, ricoverata al terzo piano del San Luigi, era a letto che piangeva. Gli ho chiesto cosa gli era capitato e cosa gli mancasse. Questo signore mi ha detto: "Non mi manca niente; vorrei morire tranquillo, perché mi hanno detto che ho ancora ventidue giorni di vita". La cosa che più lo mortificava era che ha dovuto portarsi l'infermiera personale da casa, nonostante vi fossero tantissime infermiere che giravano a vuoto.
Sicuramente ottimizzando i costi si può ottenere qualcosina in più perché l'ottimizzazione dell'acquisto delle risorse è importante.
Ad un povero malato che sta per morire, diamo almeno un infermiere! Se tutto questo non è possibile consumando delle grandi risorse, mi chiedo dove andremo a finire se ottimizziamo ulteriormente i costi.
Se questo è l'augurio del terzo millennio per la salute dei cittadini della Regione Piemonte, sono veramente mortificato. Grazie per l'attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Signor Presidente del Consiglio e colleghi, credo che abbia fatto bene l'Assessore D'Ambrosio ed altrettanto bene la Giunta regionale ad affrontare finalmente il nodo gordiano della sanità pubblica. Mi riferisco alla cultura del ripiano che dalla fine degli anni '70, cioè dalla riforma Mariotti che istituì il Servizio sanitario nazionale, il Piemonte e tutte le altre Regioni d'Italia si portano dietro. All'interno di questo nodo gordiano c'è di tutto: ci sono molti sprechi, ma ci sono anche momenti seri di programmazione, momenti seri di gestione e di eccellenza - se così si può dire.
Se proprio devo fare, non una critica, ma delle osservazioni rispetto alla manovra, mi permetto di dire a questa Giunta, che arriva ultima a ripianare il bilancio nel panorama del nostro Paese, che bene ha fatto ad affrontare questo problema e bisogna marcare con maggiore evidenza la parte del deficit che riguarda il personale, perché, se ricordo bene i numeri, il 63% o il 64% della spesa sanitaria nella nostra Regione riguarda il personale.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Riguarda il 43% della spesa sanitaria.



MERCURIO Domenico

Nei documenti che mi sono stati forniti mi pareva che il personale incidesse in modo abnorme rispetto al panorama delle altre Regioni e quindi, fosse necessario intervenire sui dipendenti in sovranumero. Non mi riferisco agli infermieri professionali, ai radiologi, agli anestesisti e a quelle figure che mancano, anzi, queste figure hanno bisogno di una maggiore formazione, che oggi manca, soprattutto per quanto riguarda gli infermieri professionali, perché da quando fu previsto il diploma universitario si sono inopinatamente chiuse le scuole professionali esistenti nella nostra Regione.
Un punto qualificante delle delibere della Giunta riguarda l'Agenzia patrimoniale che dovrebbe gestire il patrimonio delle Aziende sanitarie locali, perché in tutti questi anni si è formata una specie di mano morta.
Non mi riferisco ad un secolo o un secolo e mezzo fa quando, dopo l'unità d'Italia, i primi provvedimenti che prese il nuovo Stato unitario furono quelli di togliere la personalità giuridica ai beni della chiesa perché si era formata la cosiddetta mano morta.
Non capisco l'utilità dell'ospedale di Vercelli, oppure del Mauriziano che sforano il tetto di spesa. Costituiscono immense proprietà terriere bloccate, che non rendono assolutamente nulla, anzi, creano addirittura un deficit.
Quindi, credo che sia una fatto corretto, in un momento in cui ci si accinge ad una politica di tagli, avere una maggiore gestione di queste proprietà immobiliari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Sono convinto che addossare tutte le colpe ai Direttori generali non sia del tutto corretto, perché facendo ciò non si arriva al nodo del meccanismo che produce sprechi, confusione e serve solo al palleggiamento delle responsabilità. Mi si perdoni l'esempio che sto per fare, sicuramente improprio, ma serve per chiarire meglio il concetto.
Se in una fabbrica metalmeccanica c'è una macchina che produce dei pezzi mal fatti e, quindi, inutilizzabili, si cambia o si aggiusta la macchina, ma non si mandano a casa i tecnici addetti a questa macchina specie se sono preparati a fare il loro lavoro.
I Direttori generali delle Aziende sanitarie locali non sono dei politici e non hanno potere politico e decisionale. A loro è affidata la gestione della macchina sanitaria. L'organizzazione della sanità nelle Regioni è affidata al potere politico ed amministrativo che governa la Regione e a cui è affidata la potestà di indirizzo, programma e controllo.
La filosofia del governo della sanità è sbagliata, perché non è quella di scegliere tra pubblico e privato, ma razionalizzare la sanità pubblica in termini oggettivi.
Cosa significa razionalizzare la sanità? E' già stato detto e spiegato da quasi tutti gli oratori e dall'Assessore D'Ambrosio. Sicuramente il primo atto da compiere è ricondurre al proprio ruolo la funzione degli ospedali, quindi spostare sul territorio l'assistenza sanitaria di primo livello, organizzandola a dare risposte esaustive, coinvolgendo gli attori principali, che sono i medici di base e i pediatri di libera scelta.
Creando complementarietà tra ospedali e distretti sanitari si ridurrebbero così gli sprechi, eliminando i ricoveri impropri e migliorando il funzionamento delle strutture ospedaliere.
Sono totalmente d'accordo sull'analisi del malfunzionamento della macchina sanitaria denunciata dall'ordine del giorno. I tagli delle risorse saranno utili quale manovra di emergenza per risanare il bilancio, ma, se non si corregge l'erroneo meccanismo della produzione della sanità, la malattia persisterà diventando cronica.
Per fare questo è necessaria una chiara volontà politica da parte della Giunta, iniziando dal Presidente. I tagli operati possono essere meno dolorosi se si inseriscono in una reale e fattiva programmazione che cambi completamente la filosofia attuale. Certo, è un'operazione difficile nella quale ci si scontrerà con molti interessi, ormai incalliti, e anche in abitudini errate da parte di settori della società che garantiscono consensi elettorali.
Ci vuole coraggio, ma è necessario cominciare a tirarlo fuori.
L'Assessore D'Ambrosio, che è medico e persona onesta e sensibile, dimostri di avere questo coraggio prima che sia troppo tardi e che soccomba. Grazie.



PRESIDENTE

Politicamente, ovviamente.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

La ringrazio, signor Presidente. Poco fa, se non ricordo male, il collega Moriconi ha citato l'esempio della nave che affonda e dell'ufficiale con il grado più alto che, invece di lasciare per ultimo la nave, tante volte, in un certo senso, uccide i mozzi e i nostromi, e da lì si parte fino agli ufficiali intermedi; mentre altre volte ha la fortuna di rimanere sulla nave fino in fondo e, se non ricordo male, nell'esempio che è stato ricordato - purtroppo su una disgrazia reale - salvarsi da solo.
Credo che l'Assessore, anzi, lo chiamerò ammiraglio, D'Ambrosio proprio per mutuare quanto è stato detto dal collega, abbia, tutto sommato navigato bene in questi anni.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Marcenaro)



CATTANEO Valerio

Poi dove la nave arriverà, o se la nave affonderà, o non affonderà, lo vedremo e fornirò anche le motivazioni nei prossimi mesi e nei prossimi anni, però credo che comunque abbia ben navigato, anche se ampiamente criticato. Ricordo che, quando non sedevo ancora tra i banchi del Consiglio regionale, sia dagli amici, che allora componevano il Consiglio regionale sia dai giornali, l'Assessore era sempre fortemente bersagliato e criticato, anche perché - credo che nessuno possa avere dei dubbi - la sanità è una materia estremamente importante ed impegna gran parte delle finanze del bilancio regionale. Soprattutto, è una materia che abbraccia una branca che non è né di destra né di sinistra in quanto la salute dei cittadini è un bene generale ed appartiene ad ogni singolo cittadino. E' dovere dell'amministrazione di un Ente pubblico, quale la Regione perseguire la tutela di questo bene, quindi la salute dei cittadini.
Da quando siedo in questo Consiglio regionale credo sia la quarta o la quinta volta che affrontiamo il tema della sanità, spesso, o quasi sempre su richiesta delle opposizioni. Anche questa volta è utile ricordare che il dibattito odierno, nato dall'informativa che l'Assessore D'Ambrosio ha voluto fornire al Consiglio regionale, è stato richiesto dalle opposizioni.
Spesso, dai banchi dell'opposizione, doverosamente, dal vostro punto di vista, è stato lanciato un messaggio: "Fate qualcosa perché, qui, la Giunta regionale comunque non sta facendo niente".
Oggi, l'elemento di novità riguarda un provvedimento organico, formato da una deliberazione generale e da una singola deliberazione per ogni Azienda sanitaria e per ogni Azienda ospedaliera, della Giunta regionale poi illustrerò la motivazione - e non tanto dell'Assessore D'Ambrosio.
Questo, in modo oggettivo, credo sia un elemento di grandissima novità la Giunta regionale, l'Assessore D'Ambrosio e il Presidente Ghigo, hanno ascoltato la voce e la raccomandazione dell'opposizione e hanno realizzato un provvedimento. Un provvedimento di governo istituzionale estremamente importante, a nostro giudizio, significativo ed efficace, ma questo lo vedremo, i prossimi mesi diranno chi ha ragione. Certamente, si tratta di un provvedimento importante, anche perché è stato assunto dalla Giunta regionale una domenica sera alla presenza di tutti gli Assessori. Questa deliberazione di Giunta è stata votata all'unanimità: era presente il Presidente Ghigo ed erano presenti i dodici Assessori della sua Giunta. E' un atto leale e coraggioso. Io dico che è corretto perché è stato assunto il 7 gennaio 2000, quattro mesi prima delle elezioni politiche. Qualcuno tra le righe, ha detto: "Aspettiamo, cosa importa, poi facciamo un bel mutuo e vedremo, a partire da maggio, cosa fare". Invece, questa Giunta regionale ha voluto fare un atto, bello o brutto che sia, anche questo lo vedremo, prima delle elezioni politiche. Questo credo sia un elemento di novità, ma anche di chiarezza e, a mio giudizio, di buon governo.
E' anche stato detto che l'atto era senza criterio specifico - se non ricordo male, dal collega Chiezzi - che sono stati fatti tagli alle Aziende sanitarie locali, che i malati saranno più malati, che saranno curati meno e che ci vorrà più tempo per farli guarire.



(Brusìo in aula)



CATTANEO Valerio

Chiedo scusa, signor Presidente, ma...



PRESIDENTE

Prosegua, Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Andiamo a vedere un pochino, credo che tutti abbiano letto le deliberazioni, non dico le deliberazioni di ogni singola Azienda - io, per esempio, l'ho fatto, come credo anche altri colleghi - ma senz'altro la deliberazione generale, le deliberazioni di qualche Azienda, magari le Aziende del territorio dove si è stati eletti, dove vi sono gli interessi maggiori o dove, in questi mesi, vi sono stati i casi critici o criticati in modo più evidente, anche dagli organi d'informazione. Si sono fissati gli obiettivi, come anche due elementi di grandissima novità: il percorso per raggiungere quegli obiettivi e la verifica puntuale, ogni due mesi degli stessi.
Dobbiamo rispettare questo atto di governo e dobbiamo certamente ritrovarci in Consiglio regionale, non dico tra due mesi, perché saremo in piena campagna elettorale, magari tra quattro-sei mesi, per procedere ad una prima verifica, ad un primo dibattito, ad un primo confronto sull'efficacia e sull'efficienza, come si vuol dire, di questa deliberazione di Giunta regionale.
Credo che l'accorpamento della gestione, tanto criticata, del patrimonio sia un elemento di grandissima novità, perché un patrimonio di 4 mila miliardi, parte disponibile, parte indisponibile, parte coerente parte incoerente, deve essere gestito in senso più generale. Si pu certamente gestire meglio con un unico organismo un patrimonio di quella portata rispetto ad una gestione singola di ogni Azienda sanitaria che giustamente, invece, deve mantenere la titolarità della proprietà. Ricordo che vi sono Aziende sanitarie che nel loro patrimonio hanno anche cascine agricole ed altri edifici che nulla rendono o, alcune volte, addirittura costano.
L'introduzione dell'acquisto dei beni e dei servizi a livello di quadrante, a livello regionale, credo sia altrettanto un'ottima decisione per economizzare e razionalizzare la spesa, essere maggiormente efficienti ed avere una grande convenienza, perché non è possibile che in una Azienda sanitaria locale alcuni prodotti costino dieci, in altre Azienda sanitaria locale costino quindici o, in altre ancora, sette; probabilmente, vi è una differenziazione del fornitore o della quantità.
Se si va ad individuare, in senso generale, la miglior fornitura e il miglior prezzo, certamente ogni singola Azienda sanitaria locale o Azienda ospedaliera potrebbe fruire di un beneficio che differentemente, qualora facesse una trattativa singola, non potrebbe godere, e così via, quindi il contenimento della spesa farmaceutica privilegiando le medicine che hanno lo stesso principio attivo, ma con il brevetto scaduto, che non sono medicine di serie B o che non funzionano; non è che se uno ha la polmonite e usa l'antibiotico di marca guarisce, mentre se ne usa uno con il brevetto scaduto, ma con lo stesso principio attivo muore. Si tratta, anche qui, di operare delle scelte.
Credo, in sostanza - riserverò gli ultimi minuti del mio intervento per alcune considerazioni su gravi affermazioni che sono state avanzate in questo Consiglio regionale - che si tratti di un buon provvedimento, un provvedimento certamente chiaro, emanato in un periodo difficile dell'anno in cui ci vuole coraggio, coerenza e grande capacità. Il buon governo di questa Regione deve essere la linea ispiratrice dell'attività della maggioranza.
Non voglio insegnare niente a nessuno, sono qui certamente più per imparare che per trasferire insegnamenti. Se non ricordo male, il collega Saitta ha fatto poc'anzi un riferimento alla Giunta di "Babbo Natale" sulle cifre. Proprio sulle cifre aprirei la prima parentesi, contrastando, in un certo senso, quanto diceva poco fa il collega Moriconi: non so se nel 2000 la Regione Toscana abbia chiuso il bilancio in pareggio o se sia in condizione, visto che lo Stato non ha ancora chiuso i conti sui trasferimenti, di affermare di essere in pareggio, ma non mi riguarda.
Certamente, fino al 1999 la Regione Toscana aveva contratto 800 miliardi di mutuo, così come la Campania, il Veneto 1.100 miliardi di mutuo, la Lombardia 1.390, l'Emilia Romagna 1.650, indipendentemente da chi le ha governate. Il Piemonte non lo ha ancora fatto, lo farà oggi e quindi credo che da oggi, pur avendo una piccola quota parte di questo mutuo generale interregionale, siamo certamente in buona compagnia.
Dico semplicemente questo: abbiamo chiuso tutti i conti fino al 31 dicembre 1999 con i 350 miliardi di mutuo che andremo ad accendere, con i conti definiti da parte dello Stato. Per il 2000 non è possibile, perché, a meno che mi si possa smentire in quest'aula, credo che nemmeno lo Stato abbia chiuso i conti; non sappiamo, quindi, quanto potranno essere i trasferimenti che lo Stato potrà inviare alla Regione Piemonte, quindi non si fa alcun falso in bilancio. Dire che, in riferimento al 2000, è falso in bilancio è un atto grave e non veritiero, questo sì.
La somma di 250 miliardi è pari alla previsione e alla scelta politica della quota che la Regione vuole assumere direttamente. Il bilancio di previsione è stato presentato. Certamente, e successivamente al provvedimento specifico, mi immagino - l'Assessore Burzi eventualmente potrà dire qualcosa - che la Giunta regionale presenterà un emendamento specifico relativamente a questi 250 miliardi. Non difendo nessuno, ma respingo con fermezza - ritengo anche con motivazioni e oggettività l'accusa di falso in bilancio, perché la Giunta Ghigo, l'Assessore Burzi e l'Assessore D'Ambrosio certamente falsi in bilancio non ne fanno.
Sono stati annunciati ordini del giorno. Naturalmente respingeremo e voteremo contro l'ordine del giorno presentato dai colleghi dell'opposizione, che chiedono, di fatto, le dimissioni dell'Assessore D'Ambrosio.
Molti hanno fatto tre richieste al Presidente Ghigo, e come maggioranza chiediamo tre cose anche noi: chiediamo di rinnovare la fiducia all'Assessore D'Ambrosio (ma credo che questo sia certamente scontato), di confermarne quindi le deleghe, e, soprattutto, invitiamo l'Assessore D'Ambrosio e il Presidente Ghigo ad andare avanti, perché hanno avuto il coraggio di adottare un provvedimento a nostro giudizio efficiente ed efficace. Oggi, proseguendo, e trasferendo questi non propositi, ma scelte politiche, nella realtà amministrativa e nei comportamenti di Governo dimostreremo, non tanto a voi, cari amici dell'opposizione, quanto ai piemontesi, nel giro di quattro, sei od otto mesi, che questo provvedimento è veramente efficiente ed efficace.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame dei due ordini del giorno giunti all'Ufficio di Presidenza.
Il primo (n. 190) è a firma dei Consiglieri Ghiglia, Costa Rosa Anna Mercurio, Cattaneo e Brigandì, con il quale si invita la Giunta a proseguire la manovra in oggetto con particolare riguardo alla salvaguardia dei servizi a favore dei cittadini e si rinnova la fiducia nell'operato della Giunta regionale e dell'Assessore D'Ambrosio.
Il secondo (n. 191) è a firma dei Consiglieri Riggio, Suino, Manica Papandrea, Marcenaro, Moriconi, Tomatis, Chiezzi, Placito, Saitta Caracciolo, Giordano, Tapparo e Muliere, ed impegna il Presidente della Giunta a ritirare le deleghe all'Assessore alla sanità, a ritirare le deliberazioni assunte dalla Giunta regionale in data 7 gennaio 2001 e ad affrontare i nodi della sanità e i provvedimenti per contrastare il suo disavanzo attraverso un ampio confronto con i soggetti interessati.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarazione di voto a favore dell'ordine del giorno che i Gruppi del centrosinistra hanno presentato.
Siamo di fronte ad una novità, questo è indubbio, rispetto alla discussione avuta prima delle vacanze di Natale. Questa novità consiste nel fatto che la Giunta, che ancora prima delle vacanze di Natale si era limitata ad annunciare un intervento come quello del mutuo di 350 miliardi ha invece annunciato, con la sua riunione e le sue delibere del 7 gennaio delle decisioni operative.
La nostra valutazione su tali decisioni è stata più volte riaffermata nel corso della discussione. Ci pare che non ci sia alcuna novità rispetto all'impostazione che tempo prima era stata data e francamente non riusciamo a capire perché un'operazione che era fallita quando si era indicata una riduzione della spesa dell'1% attraverso il cosiddetto "Patto del buon governo", dovrebbe avere successo adesso quando si pensa di risolvere, in pochi mesi, con un'indicazione che prevede dei tagli di queste dimensioni un problema che si è accumulato nel corso del tempo e che, per la mancanza di intervento, ha finito per assumere i caratteri di una questione strutturale.
Con tutto il rispetto personale per l'Assessore D'Ambrosio, dico semplicemente che la richiesta politica di dimissioni dell'Assessore alla sanità che noi avanziamo è semplicemente la presa d'atto di una scelta di non governo, di una mancanza di governo.
Io, peraltro, ho ascoltato con interesse, diciamo così, molte delle considerazioni che sono state svolte durante la discussione. Ho ascoltato quanto il Consigliere Ghiglia ha detto e ho provato a riflettere. Dice il collega Ghiglia: "State tranquilli, qui non c'è nulla che tocchi i cittadini". Proprio nelle settimane scorse riflettevo e in qualche modo tendevo anche non dico a giustificare, ma a comprendere l'esitazione della Giunta ad intervenire, perché fare degli interventi che toccano i cittadini è un atto difficile per tutti, è una scelta complicata. Se qualcuno davvero pensa che tagli di questa dimensione non toccano i cittadini, viene allora da chiedersi perché avete perso tanto tempo a farlo. Per quale motivo avete continuato per tanto tempo a sprecare risorse pubbliche e denaro se davvero questa era una scelta così indolore, così come oggi la rappresentate? Mi pare, invece, che siamo di fronte a scelte complicate. Peraltro convinto anche del fatto che siano scelte di cui ancora non è chiara la dimensione, in qualche modo le diverse direttive - ho provato a leggerle con una certa attenzione - non individuano in realtà le concrete scelte che, azienda sanitaria per azienda sanitaria e azienda ospedaliera per azienda ospedaliera, saranno effettivamente compiute. E questo lo vedremo nei prossimi giorni, perché è mia convinzione che alle comunità locali nel corso dei prossimi giorni, voi con la vostra responsabilità politica, oltre che i Direttori generali, dovrete e dovranno dire cosa concretamente si intende fare e in quali conseguenze pratiche si traducono queste scelte visto che riduzioni quali quelle che sono preannunciate di un ordine di grandezza medio che in realtà oscilla tra il 7 e l'8%, si traducono poi in una cosa in meno da una parte e una in più dall'altra: questo va detto discusso e valutato. In questo ragionamento c'è una questione di metodo più che una questione di merito.
Voglio dire al collega Cattaneo che non solo noi abbiamo discusso molto nei mesi scorsi della questione della sanità, ma molto discuteremo in futuro! Guardate che fra pochi giorni, anzi è già formalmente aperta una sessione di bilancio. Pensate che questa sessione di bilancio non affronterà il problema della sanità che ne costituisce l'aspetto fondamentale? Io non so quali sono, Assessore D'Ambrosio e Presidente Ghigo, le vostre impressioni, ma quello che noi vediamo in giro per il Piemonte sono Consigli comunali, Sindaci, istituzioni che chiedono di discutere, di confrontarsi, di avere un rapporto, di poter verificare queste delibere per capire cosa dicono, per discuterle ed eventualmente modificarle. Cosa risponderete? Di no? Che questa discussione non si fa? Sappiamo tutti che i Comuni non sono più, fortunatamente, gestori per quanto riguarda la sanità, ma rimangono comunque istituzioni rappresentative di comunità, formatori di indirizzo con i quali si dovrà discutere. Noi abbiamo l'impressione che non solo dalle organizzazioni sindacali, ma dalle istituzioni, dalla comunità piemontese venga su questo punto una richiesta di discussione. Per questo, non è affatto una discussione conclusiva quella di oggi, collega Cattaneo, ma è una tappa di un percorso e di un confronto su quello che rimane, che lo vogliamo o no uno dei punti essenziali sui quali si misurano le politiche piemontesi.
Poi per quanto riguarda il resto, come dice Marco Botta con il suo solito garbo, il futuro è nelle mani degli dei e su questo ci adegueremo ovviamente, alle loro capricciose preferenze.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, passiamo alla votazione dei due ordini del giorno presentati.
Il primo ordine del giorno (n. 190) è stato presentato dai Consiglieri Ghiglia, Costa Rosa Anna, Mercurio, Cattaneo e Brigandì nel testo seguente: "Il Consiglio regionale avendo udito l'ampia e dettagliata relazione dell'Assessore D'Ambrosio ritenuto che la manovra proposta dalla Giunta regionale affronta con equilibrio e razionalità i temi relativi alla gestione della Sanità piemontese invita la Giunta regionale a perseguire la manovra in oggetto con particolare riguardo alla salvaguardia dei servizi a favore dei cittadini e rinnova la fiducia nell'operato della Giunta regionale e dell'Assessore D'Ambrosio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 14 contrari (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo ora in votazione il secondo ordine del giorno (n. 191), che reca le firme dei Consiglieri Riggio, Suino, Manica, Papandrea, Marcenaro Moriconi, Tomatis, Chiezzi, Placido, Saitta, Caracciolo, Giordano, Tapparo e Muliere, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che le delibere di Giunta per affrontare il deficit in sanità costituiscono una presa d'atto che il disavanzo è frutto di una manifesta incapacità: a) a contrastare lo spreco di risorse per beni, servizi, consulenze e personale b) a contrastare la separazione tra i livelli di programmazione, gestione e controllo c) a governare una domanda sanitaria che per motivi positivi e storici è in continua espansione, attivando gli strumenti della appropriatezza delle prestazioni, del governo dei percorsi clinici, della territorializzazione degli interventi tramite i distretti, del rilancio della prevenzione, della qualificazione tecnologica e professionale degli ospedali, della gerarchizzazione degli interventi ospedalieri e della differenziazione tra ospedali territoriali e di eccellenza d) a sviluppare i livelli di umanizzazione, le strumentazioni e le reti tecnologiche, le eccellenze professionali che hanno caratterizzato la Sanità piemontese e) ad impedire l'allungamento dei tempi e delle liste di attesa f) a programmare una corretta gestione delle risorse umane (carenze infermieri, pediatri, radiologi, anestesisti, ecc.) g) a risolvere i numerosi nodi settoriali e territoriali h) a realizzare il Piano sanitario ed in particolare lo strumento attuativo delle Intese di Programma con le Aziende sanitarie locali e le Aziende sanitarie ospedaliere. ed infine attuare il processo di aziendalizzazione impegna il Presidente della Giunta regionale: 1) a ritirare le deleghe all'Assessore alla sanità 2) a ritirare le delibere assunte dalla Giunta regionale in data 7 gennaio 2001 3) ad affrontare i nodi della Sanità e i provvedimenti per contrastare il suo disavanzo attraverso un ampio confronto con i soggetti interessati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 31 contrari (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali

Esame disegno di legge n. 178: "Ulteriori disposizioni normative per l'attuazione del D.lgs. 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59)" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo ora, con il tempo che abbiamo ancora a disposizione l'esame del disegno di legge n. 178, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Stamane è stata svolta la relazione da parte del Consigliere Manolino.
Dichiaro quindi aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Signor Presidente, signori Consiglieri, ritengo che il disegno di legge oggi in discussione, prima ancora di essere esaminato articolo per articolo, debba essere valutato nel suo insieme in considerazione della tecnica legislativa utilizzata e della sua reale portata precettiva.
Siamo di fronte ad un insieme di norme che, in attuazione di quanto previsto dal D.lgs. 31 marzo 1998 n. 112, dovrebbero attuare un ampio decentramento amministrativo in capo alla Regione e da questa verso gli Enti Locali, in omaggio ad una logica che vorrebbe radicare la titolarità dell'atto amministrativo nell'Ente posto a più diretto contatto con il cittadino, il quale da tutto ciò dovrebbe vedere facilitata la risoluzione dei suoi singoli, specifici problemi e, più in generale, semplificati i rapporti con la Pubblica Amministrazione.
Data la finalità perseguita dal disegno di legge oggi in discussione, è necessario verificare se lo strumento normativo elaborato sia all'altezza del compito.
Nel suo complesso, il disegno di legge appare utilizzare una tecnica di formulazione normativa basata sul rinvio a norme da emanarsi in un secondo momento.
Sul punto occorre rilevare come sia curioso che in un testo di legge regionale, principale e primaria fonte normativa, la Regione fissi a se stessa un lasso temporale entro cui emanare la specifica normativa di settore relativamente alle materie interessate dal decentramento.



(Forte brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Giordano. Lei ha un merito in più perché è intervenuto per primo, per cui chiedo a tutti i Consiglieri di prestare maggiore attenzione al suo intervento.



GIORDANO Costantino

Di norma la tecnica qui utilizzata procede a rinviare la disciplina di dettaglio a fonti normative secondarie come i decreti normativi, a livello nazionale, o le delibere della Giunta, a livello regionale.
Si consideri - ad esempio - il testo dell'art. 10 che, in un settore della massima rilevanza come l'urbanistica e la tutela dei beni ambientali dispone che "la Regione, entro sei mesi (oppure in un anno come mi pare sia stato modificato) dall'approvazione della presente legge, procede al riordino delle funzioni in materia di pianificazione territoriale, di approvazione degli strumenti urbanistici e di vigilanza urbanistica con la legge di riforma della legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56 (Tutela ed uso del suolo)".
Detta legge di riforma dovrebbe essere adottata sulla base di una serie di principi e criteri direttivi indicati nel succitato art. 10, che vorrebbe, quindi, spiegare i suoi effetti fino al punto da condizionare la specifica e successiva normativa di settore.
Tutto ciò sembra, però, contrastare con i principi che disciplinano la gerarchia delle fonti del diritto. Che cosa accadrebbe, infatti, se l'emananda legge regionale in tutto od in parte si discostasse da tali principi? La risposta è che non accadrebbe assolutamente nulla: la normativa di settore avrebbe di fatto legittimamente disatteso a quei principi e criteri direttivi in precedenza individuati, e tutto ciò sarebbe avvenuto utilizzando un atto normativo che nella scala della gerarchia delle fonti del diritto si pone allo stesso livello.
Per assurdo, norme legislative successive potrebbero non solo innovare rispetto ai principi e criteri oggi individuati, ma potrebbero completamente disattenderli, e tutto sarebbe avvenuto nel pieno rispetto dei principi generali che disciplinano la successione delle leggi nel tempo, salvo che si voglia sostenere che un atto normativo possa avere un'efficacia cogente rispetto ad un atto normativo successivo, adottato utilizzando la stessa fonte del diritto.
Forse sarebbe più opportuno procedere al varo tempestivo della nuova legge urbanistica regionale, piuttosto che introdurre nel disegno di legge oggetto del nostro esame la norma puramente programmatica, assolutamente priva di potere normativo cogente.
Il termine di sei o dodici mesi decorrenti dall'approvazione della presente legge è da intendersi, infatti, in termini meramente dilatori posto che, se così non fosse, all'eventuale e, visti i precedenti probabile inosservanza dello stesso dovrebbe corrispondere l'applicazione di una sanzione, di fatto improponibile, posto che l'organo chiamato a rispettare quel termine è lo stesso che ha provveduto ad individuarlo.
Nel caso di specie il testo normativo sembra essere congegnato perch tutto cambi, affinché tutto resti come prima ed, in particolare, continui a spiegare i suoi effetti la ormai superata L.R. n. 56/77.
Di simili norme, francamente, non se ne avverte alcun bisogno. Esse appesantiscono il testo di legge, senza che sia apportato il benché minimo beneficio ai cittadini, verso i quali dovrebbero essere rivolti gli sforzi di tutti noi.
Siamo per l'ennesima volta di fronte ad un classico esempio di politica del nulla.
Così come si procede alla contrazione di mutui al fine di differire il momento in cui occorrerà far fronte ed onorare i debiti contratti similmente si preferisce differire il momento in cui sarà necessario adottare delle soluzioni normative adeguate ai reali problemi di questa Regione.
Sarà in grado questa Giunta e, soprattutto, questo Consiglio regionale di emanare in sei o dodici mesi tutte quelle norme che questa stessa maggioranza non è riuscita ad adottare in anni di governo? Ancora una volta siamo disposti a cooperare, sia pure nel rispetto dei rispettivi ruoli e schieramenti politici, affinché i termini siano rispettati e dalle norme di programma si passi finalmente alla normativa di settore.
Per un verso, si differisce nel tempo l'adozione di fondamentali ed essenziali interventi normativi e, per un altro, si procede al sistematico rinvio a quanto già disposto in altre disposizioni di legge precedentemente emanate, rendendo estremamente difficoltosa la ricostruzione stessa delle singole norme. E dire che questo disegno di legge così come altri consimili dovrebbero agevolare i rapporti tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione.
Nella maggior parte dei casi, invece, il cittadino non è nemmeno in grado di prendere reale cognizione delle disposizioni che dovrebbero informare l'attività dell'Ente pubblico od a ciò può arrivare solo dopo aver condotto difficili equilibrismi interpretativi, disegni del miglior giurista.
Le leggi dovrebbero, invece, essere semplici, chiare, di immediata percezione, posto che prima di ogni norma v'è il cittadino che quotidianamente si confronta con Enti che troppo spesso si sottraggono alle proprie responsabilità.
Contestiamo l'assoluta mancanza di coordinamento con i precedenti interventi normativi attuativi del D.lgs. 31 marzo 1998, n. 112, ed auspichiamo l'adozione di un testo unico che consenta di ovviare ai problemi di ricostruzione del testo di legge, che il disegno di legge considerato nella sua attuale formulazione pone.
Per quel che attiene i rapporti intercorrenti tra Regione ed Enti locali, quali Province e Comuni, v'è da dire che risulta essenziale prevedere un coordinamento e, quindi, un collegamento dell'autonomia organizzativa ed amministrativa regionale con quella provinciale e comunale, da operare nel quadro più generale di un riassetto delle funzioni e delle dimensioni territoriali degli Enti Locali, evitando inutili ed inopportune duplicazioni e sovrapposizioni di ruoli.
A titolo di mero esempio si consideri, invece, quanto disposto in fatto di Aree protette dall'art. 14 del disegno di legge.
L'individuazione di aree protette di rilievo regionale, provinciale e locale, anziché avviare un progetto di organizzazione e gestione unitaria della vigilanza nei Parchi piemontesi, non può che comportare una deleteria sovrapposizione di ruoli e figure con una conseguente polverizzazione del personale preposto che, pressoché inevitabilmente, finirà con l'avere inquadramenti giuridici, compiti e capacità operative diverse tra loro, a tutto danno dell'efficacia dell'azione di difesa verso un territorio che la Regione stessa, istituendo il Parco, ha definito meritevole di particolare tutela.
In questa come in altre consimili materie è essenziale prevedere invece, una stretta collaborazione e cooperazione fra tutti gli Enti interessati, in primis gli Enti di gestione, chiamati ad adottare i provvedimenti di ultima istanza, aventi una diretta ricaduta sui cittadini.
In altri casi, il ricorso allo schema della delega e della subdelega di alcuni procedimenti amministrativi agli Enti locali finisce con l'introdurre una duplicazione di competenze - ad esempio, tra Provincia e Regione - contraddicendo gli obiettivi di semplificazione e di efficacia nell'azione amministrativa che proprio con il principio della delega di funzioni si vorrebbe attuare.
Si consideri, a titolo esemplificativo, quanto disposto in fatto di provvedimenti autorizzativi e concessori in ordine alle cosiddette Aree protette dall'art. 15 del disegno di legge.
Spesso e volentieri la Regione finisce con l'avocare a sé medesima la gestione diretta di determinati beni o servizi (come, ad esempio, i porti turistici di interesse regionale), riservandosi la prerogativa di individuare privati ovvero imprese di servizi ai quali affidarne la gestione in regime concessorio.
Così facendo si dimentica che ogni bene di interesse regionale ha pur sempre una valenza locale e la sua gestione non può perciò prescindere dal diretto coinvolgimento degli Enti locali interessati, ai quali deve essere garantita la dovuta rappresentatività.
Se la funzione amministrativa deve essere esercitata da quegli Enti posti a più diretto contatto con i cittadini, essi non debbono essere dimenticati allorché si pongono in essere atti di trasferimento di compiti e prerogative quali quelle oggi in discussione.
Agendo diversamente, si corre il rischio concreto di sostituire al tanto deprecato centralismo statale una nuova forma di centralismo regionale, che, nel quadro della semplificazione delle procedure amministrative, non può che rappresentare un inevitabile passo indietro ed un arretramento su posizioni inaccettabili.
In considerazione di quanto sopra, è nostra intenzione dare un concreto contributo alla rielaborazione e modifica del disegno di legge nel testo così come oggi formulato, al fine di rendere le norme in esso contenute direttamente applicabili, chiare ed univoche nell'interpretazione, posto che ogni intervento normativo deve avere una ricaduta positiva sui cittadini, concorrendo a semplificarne e facilitarne la vita nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ho chiesto di intervenire dopo il Consigliere Giordano (che ha svolto un intervento puntuale e molto apprezzabile) perché, in questo modo, ho maggiore probabilità che il mio intervento passi inosservato. Ripeto preferisco intervenire adesso, perché sono quasi certo che nessuno, o quasi, si accorgerà di quanto sto per dire.
"Questo è un testo aberrante": questo concetto è stato espresso in Commissione non dal sottoscritto, ma dal Consigliere Marengo. Io non lo riprendo, ma è certo che, senza giungere a tanto, in questo testo c'è qualcosa che non va. Tuttavia, devo rilevare che, finalmente, su questo provvedimento il tempo per discutere vi è stato (questo è un elemento di novità che voglio sottolineare).
Un altro elemento positivo è costituito dal fatto che è stata accettata la proposta di evitare una proliferazione inopportuna di testi legislativi: la decisione della Commissione di modificare radicalmente la natura della legge proposta da legge autonoma a legge che modifica (legge vigente, legge n. 44) penso sia un elemento positivo. Elemento positivo reso possibile da un attento e professionale lavoro degli uffici, che sono riusciti a tradurre questa indicazione politica in una struttura legislativa seria.
Vi sono ancora quattro elementi negativi in questo disegno di legge due dei quali difficilmente modificabili e due, forse, possibili di modifica a seguito di un lavoro corale dell'aula.
I due elementi negativi che difficilmente saranno modificabili sono un richiamo a logiche di centralismo regionale che, lo vedremo nel corso dell'esame di tutti gli articoli, continuano a pervadere il testo. L'altro elemento è costituito da elementi di personalismo che possono essere individuati qui e là, soprattutto in occasione delle materie interessate dalle attività dell'Assessore Racchelli.
Gli altri due elementi negativi (che sono quelli che mi interessa sottolineare) possibili di superamento sono stati ricordati anche dal Consigliere Giordano. Il primo è quello relativo ai rimandi continui (anche il mio Gruppo cercherà di evitare questo); l'altro elemento negativo è l'improprietà di alcune norme che, a forza, vogliono incuneare all'interno di questo provvedimento scelte di merito in materia di settore che devono essere consegnate ad altri provvedimenti legislativi. Auspico che, su questi due elementi, si possa utilmente lavorare al di là degli schieramenti politici. Questo è un obiettivo e una possibilità che, nella disattenzione generale dell'aula, vorrei proporre sperando che passi del tutto inosservato. In particolare, spero che il Presidente del Consiglio colga questo elemento e, da come verrà accolto, dipenderà la natura del nostro lavoro.
Penso sia molto utile questa cucitura d'aula che omogeneizza tutto il testo legislativo nei confronti di questi due difetti: continuare a rimandare ad altri provvedimenti (la Regione ha il potere di legiferare non c'è bisogno di scrivere in una legge che ha il potere di farlo) togliere tutte le scelte di merito, dalla prima all'ultima, perché è improprio anticipare scelte di merito quando si annunciano scelte legislative che riformano e riorganizzano normativamente grandi ambiti.
Questo è un procedere molto scorretto. Sono contento che il Consigliere Giordano si sia già espresso in questa direzione. Spero che altri Gruppi si accorgano che questi due elementi, che nulla hanno a che fare con la materia di attuazione del D.lgs. n. 112, devono essere corretti. In quel modo, probabilmente, rimarranno giudizi di fondo legati al centralismo, al personalismo e all'insufficienza di decentramento. Rimarranno differenze di impostazione politica, mentre sugli aspetti di correttezza istituzionale potremmo compiere ancora dei passi in avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Si parla molto di federalismo, se ne parla anche in termini impropri ma tutti dovremmo essere consci che, comunque, si "federano" le nazioni e non le regioni.
Siccome si parla molto di federalismo e il cuore del Presidente del Consiglio batte in quella direzione (anche se è vero che il D.lgs. n. 112 è stato molto criticato), mi stupisce che, quando in aula si affronta una discussione sul tema, tutti i Consiglierei siano così distratti, ragion per cui mi viene qualche dubbio su questo interesse così viscerale per il federalismo.
Il D.lgs. n. 112, che viene recepito dal disegno di legge n. 178, è stato molto criticato quando è stato presentato dal Parlamento, mentre, nel momento in cui abbiamo affrontato il discorso in Regione Piemonte, mi hanno sorpreso alcune dichiarazioni giornalistiche di esponenti della maggioranza i quali avevano detto che, in fondo, era un buon provvedimento. Devo dire che il lavoro che si stava svolgendo nella Regione Piemonte avrebbe migliorato il D.lgs. n. 112. La mia opinione è che abbiamo finito per peggiorare il D.lgs. n. 112 e se non riusciremo in quel percorso - che è stato individuato da chi mi ha preceduto - di cucitura degli argomenti, di limatura del decreto, così come è stato analizzato, i timori evidenziati in quest'aula quando abbiamo ripetutamente affrontato il discorso sul federalismo, i timori di introdurre delle visioni centraliste che non rispettino il principio della sussidiarietà, in questo momento sono del tutto giustificati dalla lettura del disegno di legge così come licenziato dalla Commissione.
Come è già stato accennato, questo decreto non considera assolutamente il principio della sussidiarietà. La Giunta, da un lato, propone una linea indeterminata, delegando ad una successiva normativa, da emettere chissà quando, una linea più precisa e, nello stesso tempo, non riesce ad indicare i ruoli chiari che spettano ai poteri subordinati della Provincia e soprattutto dei Comuni.
Credo che cercherete di convincerci del contrario, ma la lettura del disegno di legge indica chiaramente che si va contro il principio della sussidiarietà.
I ruoli dei Comuni e delle Province sono ridimensionati in maniera sostanziale e, come abbiamo già affrontato l'argomento nella discussione in Commissione, si vedrà questo cambiamento di rotta rispetto a quello che era invece il principio di base del D.lgs. n. 112.
Credo che manchi in questo decreto la visione vera del federalismo così come viene inteso in base anche al principio della sussidiarietà. Se non associamo il federalismo alla sussidiarietà, riproponiamo quello schema che è stato tanto contestato, per cui da Roma, dal potere centrale, che condiziona e soffoca gli altri, trasferiamo un potere a Torino, che va a soffocare le giuste richieste delle Province e dei Comuni.
Mi ha anche colpito, nel corso della discussione in Commissione, il fatto che un Consigliere abbia avuto l'impressione di un ostruzionismo preconcetto da parte delle opposizioni. Questo è stato denunciato, in questo modo, da parte di un Consigliere che ha partecipato pochissimo ai lavori della Commissione e che, soprattutto, non aveva compreso che quello che la Commissione stava facendo era un lavoro serio di analisi corretta e puntuale del testo legislativo. Che un Consigliere, per di più anche di esperienza parlamentare, confonda la prerogativa politica di una Commissione di discutere di un testo con ostruzionismo, lo trovo un brutto segnale dal punto di vista della democrazia, perché se per democrazia si intende che le opposizioni devono accettare il piatto che viene offerto dalla maggioranza, non credo sia un buon segnale di democrazia per il futuro.
Credo che il lavoro svolto in Commissione dovrà continuare in quest'aula proprio per cercare di correggere quelli che erano dei grossi punti negativi già rilevati. Molti di questi punti negativi sono già stati considerati dalla maggioranza, perché evidentemente c'erano delle incongruenze che anche una maggioranza un po' sopra le righe e che cerca sempre di giocarsi la vita politica, non il conto dei voti, non poteva reggere.
Chiudo con una considerazione. Mi dispiace molto che nel dibattito sul federalismo - di questo si tratta, perché iniziamo un discorso sulla delega di poteri della Regione verso le Province e i Comuni - la maggioranza, che ha fatto su questo argomento uno dei punti di forza per molti mesi, si dimostri così disattenta e poco interessata ad una discussione seria e costruttiva sull'argomento.



PRESIDENTE

Su richiesta dell'aula il dibattito sul disegno di legge n. 178 riprenderà nella prossima seduta consiliare.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,06)



< torna indietro