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Dettaglio seduta n.529 del 02/02/05 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSI ORESTE



(Alle ore 15.20 il Presidente Rossi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.50)



(La seduta ha inizio alle ore 15.50)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco Maria, Brigandì Burzi, Cavallera, Cota, Ghigo, Pozzo, Racchelli e Rossi Giacomo.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Proseguimento esame disegno di legge n. 688 "Legge finanziaria per l'anno 2005"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 688, di cui al punto 2) all'o.d.g.
prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso proposti.
Nella seduta precedente avevamo posto in votazione l'articolo 1, sul quale era venuto meno il numero legale.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione nominale sull'articolo 1.
Constatata la mancanza del numero legale, dichiaro non valida la votazione e sospendo la seduta. (ex articolo 52, comma 4 del Regolamento).



(La seduta, sospesa alle ore 15.53 riprende alle ore 16.25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Indìco la ripetizione della votazione nominale dell'articolo 1, richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Bolla e Gallarini.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 Consiglieri hanno votato SÌ 27 Consiglieri hanno votato NO 4 Consiglieri Il Consiglio approva.
Prima di passare all'articolo 2, c'è una serie di emendamenti che trovate nel plico distribuito. Sono numerati dal numero 82 al numero 131.
Sono stati accorpati, per prassi, per argomento, con differenze solamente di percentuali di spostamento.
ARTICOLO 1 bis Emendamento rubricato n. 111, presentato dai Consiglieri Riba, Suino Manica, Marcenaro, Muliere, Ronzani, Taricco e Placido: "Il 99% di tutte le entrate e trasferimenti di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni e agli enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59) sono destinate al finanziamento degli interventi per la ricerca applicata".
La parola al Consigliere Placido per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Cerco solo un attimo l'emendamento, utilizzo il tempo a mia disposizione. Quando ho ritirato l'ordine del giorno non sapevo se essere preoccupato o sollevato, non sapevo se intenderla come una promessa o una minaccia.
Noi, come molti colleghi sanno, ma anche lo stesso Governo della Regione, abbiamo presentato lo scorso mese di luglio una legge sulla ricerca, innovazione e sviluppo. Abbiamo poi organizzato un convegno nei primi giorni di dicembre, che aveva per tema "Ricerca, innovazione sviluppo e reti della conoscenza". La stessa Giunta regionale ha presentato un disegno di legge e si sta discutendo, nelle pieghe del tempo che lascia questa discussione sul bilancio, la possibilità di arrivare ad un testo unico sulla materia, un testo definitivo in ogni modo da licenziare. Noi ce lo auguriamo.
Si tratta di una legge attesa da tutta la comunità scientifica, oltre a quella imprenditoriale, industriale e universitaria. Noi abbiamo presentato questo emendamento sulla ricerca applicata, non tanto per privilegiare e entrare in alcune di quelle discussioni che francamente non condivido (se è più importante la ricerca di base, o se è più importante la ricerca applicata). In questo caso, riteniamo (perché poi ci sarà anche, per non far torto a nessuno) che la ricerca applicata vada in ogni caso sostenuta.
Malauguratamente, per una qualsiasi responsabilità (e non voglio neanche indicare di chi possa essere questa responsabilità) è possibile che non si arrivi a licenziare il testo di legge sulla ricerca. E' evidente che nel bilancio regionale sono destinate delle risorse alla ricerca applicata.
Invito i colleghi della maggioranza a ritagliarsi un'oretta di tempo in questo momento molto particolare da dedicare a questa legge. Le condizioni in cui si trovano ad operare tutti i ricercatori, sia pubblici che privati sono difficili. Ricercatori giovani e meno giovani, a cinquant'anni con precarietà di professione e di situazione economica, con difficoltà di mezzi e di strutture, fanno una vita oggettivamente difficile. Nelle varie dichiarazioni abbiamo sentito che quelle sono le punte d'eccellenza, ma bisognerebbe visitare quegli istituti di ricerca per capire la situazione in cui quei professionisti lavorano. Lavorano mettendo a disposizione le loro capacità, la loro professionalità e la loro preparazione, ma non sono assolutamente professionisti, perché non sono riconosciuti in termini lavorativi; spesso sono precari, anche in termini economici.
Noi riteniamo che sia molto importante l'emendamento in questione.
Continuerò il discorso nel prossimo intervento, perché è una materia molto importante.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

L'emendamento chiede di destinare risorse ad un settore che, a detta di tutti, riteniamo fondamentale. Il Piemonte è stato un punto di eccellenza della ricerca, negli anni passati, in vari settori: nella chimica, nella ricerca sui metalli, nel campo delle telecomunicazioni, nel campo dei trasporti. Il Piemonte è stato sicuramente un punto di eccellenza, tra l'altro con una relativa integrazione di strutture direttamente legate alle aziende, con strutture di ricerca più vaste, in cui i soggetti che contribuivano erano diversi.
Nel corso degli ultimi anni, molti di questi istituti di ricerca sono entrati in grave crisi. Il più importante, quello di Novara, è in gravissima crisi. Oltre ad affermare che bisogna destinare risorse, forse sarebbe bene fare anche un'analisi del settore della ricerca in Piemonte dei drammi che vive. Per fortuna, il personale di gran qualità che lavora in questi istituti non sarà personale disoccupato perché è un tipo di professionalità in cui la perdita del posto di lavoro dura poco tempo: tendenzialmente, esiste una capacità di ricollocazione di queste figure in posti di lavoro diversi. Assistiamo ad una mobilità vera verso altre Regioni, ma soprattutto verso altri Stati dell'Europa e non solo. Queste perdite rischiano di diventare irreversibili, sono figure professionali che, se trovano una sistemazione altrove, difficilmente ritorneranno. Per questo, credo sia utile dare segnali forti di un'attenzione dinamica della ricerca in Piemonte, sia per quella applicata, ma soprattutto per quella di base (quella più in crisi). Un segnale che deve arrivare dall'Ente Regione magari in coordinamento con lo Stato, perché la politica che hanno adottato i privati in questo periodo è una politica di abbandono (infatti, le situazioni che ricordavo prima sono anche determinate dall'abbandono dei privati).
Le crisi industriali che il nostro Paese e la nostra Regione hanno affrontato hanno sempre coinvolto pesantemente il settore della ricerca.
Tra l'altro, temo che lo stesso fenomeno stia avvenendo per l'ultimo grande centro di ricerca privata, che è il Centro Ricerche FIAT, che sta conoscendo fenomeni consistenti di mobilità e di contrazione dell'occupazione, attraverso il non rinnovo dei contratti a tempo determinato. Pare sia consistente il numero di figure che lavoravano ormai da qualche tempo, non da qualche mese - con contratti a tempo determinato, che si vedono non rinnovare il loro contratto, quindi con una loro uscita dal lavoro ma, da quello che mi risulta, con una loro ricollocazione abbastanza rapida. Una ricollocazione verso altri Paesi dell'Unione Europea, che si vedono beneficiati di una professionalità e di una risorsa che noi avevamo formato, che noi avevamo messo in campo e che noi oggi perdiamo senza batter ciglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

La scelta indicata con questo emendamento è coerente ad un discorso di fondo che è stato sviluppato in questa legislatura, credo da larga parte dell'opposizione, teso a dimostrare che interventi sull'infrastrutturazione, non solo dei trasporti, diciamo sull'infrastrutturazione minore e leggera, rendono l'economicità di sistema quindi , ad esempio, il movimento del pendolarismo, il trasporto merci molto più efficace rispetto alla grande infrastrutturazione, che ha un ritorno sul sistema economico di lunghissimo termine.
Ci sono molti esempi, ancora di questi giorni, che dimostrano che l'impiantistica, per esempio, dei trasporti di interessere regionale presenta criticità risolvibili con interventi che non sono relativamente costosi. Proprio in questi giorni, sulla linea Torino Pinerolo, per un problema di un guasto ad un passaggio a livello, ci sono state ore di ritardo nei treni, con il conseguente arrivo in ritardo al lavoro di lavoratori, di impiegati e di operai. Magari in certi posti questi ritardi non hanno influenza, ma in altri, dove si produce e dove la frontiera della competitività, soprattutto internazionale, morde molto sulla vita delle imprese, contano abbastanza. Si è sempre sostenuto che con investimenti più ridotti nel sistema infrastrutturale di trasporti si ottengono risultati vantaggiosi per il sistema economico-sociale, molto più alti di quanto non ne diano macroinvestimenti nelle grandi infrastrutture. Questo è un elemento che ci permette di sollevare un caso.
La scorsa settimana, l'Assessore Casoni ha usato il sistema dell'effetto annuncio, magnificando la Santhià-Biella. In dieci anni di operato di questa maggioranza, e in sei anni dal trasferimento delle competenze dallo Stato alle Regioni per quanto riguarda le Ferrovie di interesse regionale, non abbiamo visto, su una tratta che insiste su uno dei distretti del tessile più importanti d'Italia, nessun miglioramento.
Oltretutto, il disincentivo ad usare la ferrovia come sistema di trasporto da parte delle imprese del biellese tende a crescere costantemente.
Questo è il senso di una proposta che potrebbe essere vantaggiosa per il nostro sistema economico. Non è un dispetto o un voler tergiversare, è invece l'indicazione di un limite, per quanto riguarda questo Governo regionale, nell'affrontare questo tipo di problema. Anche nel sistema della viabilità, gli interventi assunti, di interesse regionale, denotano un grado di attenzione inferiore a quello degli interventi assunti per la grande infrastrutturazione, a tal punto che la velocità commerciale della rete subregionale penalizza il trasporto merci e il pendolarismo. Mi riferisco ai tempi di percorrenza con tutti i disagi connessi. Se manca questo approccio, vi è anche un'incoerenza con l'orientamento prevalso nella legislazione del lavoro, secondo cui i lavoratori posti in mobilità devono considerare un'offerta di lavoro, in un bacino molto esteso, come un'offerta che non si può rifiutare. Sappiamo che si tratta di una misura grossolana, ma indispensabile in un sistema che non riesce a reggere la pendolarità, avendo il sistema stesso permesso un'antropizzazione estremamente diffusa, poco concentrata e con costi enormi nel movimento (abbiamo strade regionali e provinciali in parte trasferite dall'ANAS alle Regioni e, successivamente, passate alle Province). I tempi di percorrenza di queste tratte sono ormai insostenibili per le esigenze di un normale pendolarismo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Il senso dell'emendamento è molto chiaro: stiamo trattando un punto di una certa importanza. D'altra parte, come ricordava il collega Placido, si sta lavorando su ipotesi di progetti di legge su questo terreno.
Voi avete presentato un progetto di legge che mi fa colpito. Se da un lato ha aspetti interessanti, dal punto di vista di nuovi criteri di regolamentazione, quindi delle nuove forme normative, è del tutto evidente una sproporzione, uno squilibrio, una contraddizione tra la pretesa di offrire un quadro nuovo alla Regione, per quanto riguarda le politiche della ricerca, e le risorse effettivamente stanziate e messe a disposizione. Se non sbaglio, l'ordine di grandezza che prevedevate a bilancio, per il primo anno, era nell'ordine del milione e mezzo di euro (posso sbagliare, potrebbero essere due milioni), cioè un qualcosa che serve per far quattro spot televisivi e non per costruire un fattore di svolta. Come abbiamo detto più volte, un elemento di svolta sulle politiche della ricerca si misura dal punto di vista qualitativo, ma anche dal punto di vista quantitativo. L'obiettivo, come è stato rilevato, di arrivare ad un qualcosa che assomigli al 3% del PIL, ricordato oggi nelle indicazioni programmatiche dell'Unione Europea, è, per noi, ancora molto distante. Come lei sa bene, Assessore, è una questione che riguarda molto le risorse pubbliche. Nella nostra Regione, in particolare, dal punto di vista delle risorse private impegnate nel campo della ricerca, non stiamo troppo bene perché i soldi investiti per la ricerca sono sempre troppi pochi, ma se ci confrontiamo con le altre Regioni, non stiamo malissimo: abbiamo una spesa media per la ricerca, nel settore privato, di una certa dimensione.
La questione riguarda l'entità delle risorse pubbliche.
Perché non troviamo il modo, in questi giorni che rimangono da oggi al 16 febbraio, di approvare, nelle forme che abbiamo detto, con il rigore e l'asciuttezza di cui abbiamo parlato, il bilancio regionale, decidendo insieme di dare al Piemonte, già in questa legislatura, una nuova legge sulla ricerca? Non utilizzeremmo meglio il tempo a nostra disposizione e non compiremmo un servizio utile per la nostra Regione? Mentre caldeggio vivamente l'approvazione di questo emendamento approfitto dell'illustrazione dello stesso per porre questo problema politico alla Giunta e alla maggioranza, chiedendo se hanno voglia di provare a smettere un'esibizione muscolare alquanto insensata, come quella prospettata dalla serie di convocazioni di Consigli, per trovare uno sbocco a questa situazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Ho ascoltato l'intervento del collega Marcenaro, che tende la mano a questa maggioranza, affinché si possa addivenire ad un ragionamento comune rispetto all'approvazione del bilancio, che attendiamo tutti con grande preoccupazione. C'è un piccolo particolare: non so cosa succederà il 3 aprile del 2005, ma il centrodestra una proposta di bilancio l'ha presentata. Penso sia legittimo, da parte nostra, continuare a portarla avanti con determinazione, ma senza la presunzione che sia la verità.
Pertanto, auspichiamo il confronto che abbiamo sempre avuto in aula e vorremmo che si proseguisse in tal senso.
Anche noi - lo abbiamo anche dichiarato pubblicamente ancora oggi durante la conferenza stampa - auspichiamo che la legge sulla ricerca vada avanti velocemente e venga approvata in questa legislatura, però ci sono delle priorità: una di esse è l'approvazione di un bilancio, con cui dare poi risposta anche alla legge sulla ricerca, che diventa, in questo modo un prezioso investimento per il futuro della nostra Regione.
Noi, come maggioranza, rivendichiamo la possibilità di dare alcune indicazioni sul bilancio, anche perché, come ci hanno spiegato i tecnici in particolare l'Assessore, che fa politica ma, guarda caso, conosce i conti, qualora non approvassimo il bilancio, renderemmo un servizio non positivo nei confronti della popolazione piemontese: considerando le elezioni, il periodo elettorale e il periodo post-elettorale, si parla realisticamente di avere un bilancio intorno al mese di giugno.
Ora, in una situazione come quella che voi descrivete, di crisi di questo territorio, in particolare della provincia di Torino, non dare delle risposte di tipo politico rispetto a questa circostanza costituirebbe una situazione paradossale di cui noi, come maggioranza, non vogliamo assolutamente assumerci la responsabilità.
Rispetto alla dichiarazione del Consigliere Marcenaro, auspichiamo una reale volontà di confronto, ma non attraverso gli emendamenti ciclostilati che ho letto, che riportano semplicemente una percentuale del 99% per ogni emendamento rispetto agli stanziamenti del livello nazionale, che verrebbero destinati ad un settore piuttosto che all'altro, ma con un ragionamento serio, che tende a produrre un bilancio sicuramente "elettorale", perché non può essere un bilancio che non tiene in considerazione anche le sottolineature di tutto il Consiglio regionale.
Non si può pretendere, collega Marcenaro, che una maggioranza abdichi nei confronti di una minoranza, posta magari sotto ricatto - perché il Regolamento non lo consente - ad approvare un bilancio "asciutto", come lei lo definisce, perché fino al 16 febbraio questa maggioranza è ancora in vita, e fino a quella data vogliamo continuare ad esercitare questo diritto che gli elettori ci hanno dato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Noi abbiamo presentato un emendamento che richiede uno stanziamento particolare su una questione di grande rilievo - la ricerca - perch riteniamo che questo sia uno degli ambiti e dei campi strategici rispetto ai quali la nostra Regione si deve muovere.
Perché pensiamo ad un ambito o ad un campo strategico in questa direzione? Stiamo assistendo, in Piemonte, ad una particolare fase di diversificazione della sua economia e delle realtà piemontesi, che richiede una forte capacità di intervento nostro sui temi dell'innovazione, della formazione e della ricerca.
Riteniamo che il Piemonte possa svolgere al meglio la sua vocazione di grande ed importante Regione del Nord del Paese - in rapporto alle altre Regioni del Nord, ma anche alle più importanti e più forti Regioni europee (mi riferisco, in particolare, alla Francia e alla Spagna) - soltanto se riuscisse a determinare un processo di diversificazione della sua struttura produttiva e ad investire fortemente sulla ricerca e sull'innovazione.
In Piemonte ci troviamo in una realtà simile a quella del resto del Paese. Le spese per la ricerca e gli investimenti in ricerca vedono l'Italia come fanalino di coda non solo rispetto all'Europa, ma rispetto al complesso dello scenario internazionale. Il Piemonte, quindi, non si diversifica dalla realtà italiana.
Noi abbiamo una problematica ulteriore in questa Regione: abbiamo introdotto una prima volta un'addizionale IRPEF, una tantum, che serviva a coprire il deficit della sanità; successivamente, l'abbiamo trasformata in una tassazione permanente, aggiungendo allo 0.9% lo 0.5% regionale portando la tassazione dell'IRPEF all'1.4%, sulla base di una motivazione che l'Assessore Picchetto ci aveva ampiamente illustrato in occasione di quel bilancio preventivo, sia in I Commissione, sia durante il dibattito d'Aula, sostenendo che quella trasformazione da una tantum ad una semper era collegata ad un elemento particolare, ovvero alla possibilità di reperire risorse per allocare le stesse sugli investimenti e sulla ricerca.
Tuttavia, l'allocazione di risorse su investimenti e ricerca continua a rimanere, in questo bilancio preventivo, agli stessi livelli a cui era precedentemente, se non a livelli inferiori.
Sappiamo, inoltre, che proprio in questa legislatura - uno per iniziativa della maggioranza e uno per iniziativa del nostro Gruppo - sono iscritti all'ordine del giorno della Commissione competente due importanti testi legislativi, che potrebbero offrire un contributo significativo al momento in cui noi mettessimo mano ai due testi, arrivassimo ad un testo unificato e, quindi, alla sua approvazione da parte dell'aula. È del tutto evidente che questa problematica e le problematiche di bilancio hanno una profonda interrelazione. Vi è la possibilità di discutere, in modo serio un bilancio che contenga al suo interno cifre veritiere per quanto riguarda la sanità e i grandi interventi pubblici che si possono fare in questa Regione; un bilancio che si approssimi, ai massimi livelli possibili, alla verità e consenta, dunque, un limpido confronto delle diverse posizioni tra maggioranza e opposizione; o, nell'impossibilità di fare questo, un bilancio tecnico che ci porti fuori, però, da questa situazione ingessata nella quale la maggioranza ci ha messo. L'uscita in positivo sulle questioni del bilancio consentirebbe di mettere mano anche a quegli importanti testi di leggi sulla ricerca depositati in Commissione.
Le due cose, quindi, hanno una profonda interrelazione, non solo nelle cifre e nell'allocazione delle stesse, ma anche nel percorso che potremmo svolgere da qui al termine della legislatura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Questo emendamento, credo che sia particolarmente importante, anche perché darebbe modo di ragionare su uno degli argomenti che sono stati già affrontati dagli interventi che mi hanno preceduto. Ovvero, su come noi possiamo, con la destinazione delle nostre risorse, indirizzare lo sviluppo. Possiamo favorire dei processi positivi se decidiamo di assumere certi indirizzi piuttosto che altri. I dati confermano che la ricerca in Italia e in Piemonte è in crisi. La ricerca avrebbe bisogno di maggiore interesse da parte di chi decide e, quindi, di maggiori contributi economici pubblici. Sappiamo che la ricerca in Italia e anche in Piemonte è ormai più sostenuta e sovvenzionata dalla parte privata che dalla parte pubblica.
E' chiaro che la ricerca, pubblica o privata che sia, ha risvolti positivi. E' fondamentale, dal nostro punto di vista, che esista una ricerca pubblica. Si può fare un semplicissimo esempio in proposito.
Se noi pensiamo a quello che la ricerca ha fatto in tutti questi anni sugli organismi geneticamente modificati, vediamo che questa ricerca, pur avendo un carattere misto (pubblico-privato) viene poi di fatto gestita dalla parte privata. Tale ricerca ha portato ad un'imponente pubblicazione di lavori che, però, non tengono conto di quella che è la complessità della materia. Abbiamo discusso tante volte del principio di precauzione e di quello che ne discende, ma voglio in particolare sottolineare un aspetto.
In questo campo, come in altri, la mancanza di una ricerca pubblica fa sì che noi abbiamo pochissimi strumenti a disposizione per fare un'analisi seria e serena sulle possibili ricadute negative e sulle eventuali possibili criticità collegate alle biotecnologie in campo aperto, quando si tratta ad esempio di ricerche sui vegetali. La prova provata del bisogno di una ricerca pubblica è testimoniata dal fatto che, laddove queste tecnologie sono state già utilizzate, le negatività purtroppo si manifestano. La dimostrazione che invece una ricerca indipendente e pubblica, servirebbe, viene proprio anche da questo esempio.
Un altro fatto che noi non possiamo ignorare (ed è per quello che credo sia giusto sostenere e finanziare la ricerca pubblica) è che la globalizzazione porta con sé conseguenze inevitabili.
Il nostro apparato industriale non può competere così semplicemente con apparati produttivi di altri paesi dove la mano d'opera ha un costo minore che nel nostro. Naturalmente sappiamo anche che su questo vi sono punti di vista diversi. Per parte mia, penso che sarebbe giusto lavorare e operare affinché certe notevoli diversità retributive siano analizzate, in modo da trovare soluzioni indirizzate maggiormente nel senso della difesa dei diritti dei lavoratori. A parte questo, pur tenendo conto della prospettiva neoliberista che continua a prevalere, il sistema neoliberista nei paesi occidentali non può ignorare il fatto che, per mantenere la competitività è necessario lavorare nel campo della ricerca. Non possiamo pensare che le nostre industrie competano a livello di produzioni di grande serie a bassi livelli di contenuti tecnologici. La nostra competitività industriale si mantiene innalzando i livelli della ricerca tecnologica, ma per farlo occorre incrementare la ricerca pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Grazie, Presidente.
E' una combinazione che oggi su Tuttoscienze, supplemento de La Stampa venga evidenziato come soltanto il 3% dei brevetti per la ricerca applicata in Europa siano italiani, così come solo due nazioni siano più indietro di noi. Devo dire che questi numeri così freddi fanno tramontare un mito: quello dell'italiano creativo, dell'italiano con grande inventività. Se questo italiano creativo esiste, probabilmente è un italiano che è emigrato.
C'è un problema di humus, di terreno culturale che, evidentemente, è ormai da tempo non più coltivato. Non è più coltivato quel terreno che permette la crescita di una pianta promettente quale può essere quella del ricercatore, della persona geniale che voglia in qualche modo costruire dei meccanismi, come quelli descritti con genialità da Del Bono a proposito del pensiero laterale. Il pensiero laterale non è quel pensiero che permette di affrontare la realtà attraverso metodi e solchi che sono, come diceva mio padre, il percorso di ognuno, ma attraverso progetti di tipo laterale, che permettano di affrontare in modo creativo modi di ragionare diversi e segmenti del pensiero completamente nuovi e originali. Questo è possibile attraverso la realizzazione di un humus abbastanza ampio. Qui voglio fare un paragone. Il paragone che noi abbiamo fatto si riferisce a quando abbiamo destinato importanti risorse perché le aziende potessero attribuire risorse proprie alla formazione del personale. Devo dire che l'iniziativa aveva raccolto, tra gli imprenditori, un ampio successo. Lasciando da parte episodi assolutamente marginali di imprenditori che avevano utilizzato le risorse in modo surrettizio o fittizio, il meccanismo della formazione professionale ha permesso di affrontare una delle questioni fondamentali che ha oggi davanti la capacità di produzione italiana, che è quella di sapersi correttamente posizionare a livello internazionale in un segmento adeguato di mercato.
Questo posizionamento, nell'era della globalizzazione, diventa una questione fondamentale. Noi dobbiamo scegliere, il nostro prodotto interno lordo non è soltanto una realtà numerica, quantitativa, se non vogliamo avere la possibilità di ragionare in termini di prospettiva e di futuro. Ho sempre davanti l'esempio dei greci che avevano la capacità di piantare gli ulivi, di cui non avrebbero mai raccolto le olive, per lasciarle ai loro figli e nipoti. Noi dovremo cominciare a ragionare così. Abbiamo un governo e una mentalità che tende a dissipare le risorse di oggi, ma anche quelle di domani e di dopodomani, e a costruire un indebitamento che graverà sulle generazioni future. Noi dobbiamo avere la capacità di pensare al domani e al futuro.
La questione del posizionamento nel mercato, di intendere il prodotto interno lordo non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi - e quindi di immaginare che possiamo posizionare il nostro prodotto medio all'interno del segmento alto del mercato - deve essere la sfida fondamentale che noi come Paese e noi come Regione dobbiamo porci. Come facciamo a posizionare il nostro prodotto in un segmento medio alto del mercato? Dobbiamo superare una serie di gap. Come fare a superare questa serie di gap? Si tratta di vedere quali sono le nostre attuali arretratezze. Una della più grande arretratezza di oggi, è relativa al nostro sistema scolastico, che produce un numero troppo basso di laureati.
Un'altra delle nostre arretratezze è il livello di formazione professionale, ancora molto basso. Un'altra è quella della ricerca astratta, quindi quella non direttamente finalizzata, e la ricerca applicata oggetto di questo emendamento.



PRESIDENTE

Mi dispiace, Consigliere Riggio, deve concludere il suo intervento.



RIGGIO Angelino

Pensavo di chiudere il cerchio nella seconda metà del mio intervento.
Mi dispiace interrompere perché sembra che il mio intervento sia inconcludente. Anche in un'Aula così distratta e in un dibattito che ha tutt'altra finalità che non quella di approfondire gli argomento, tendo sempre a dire delle cose.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento n. 111, richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Bolla e Gallarini, sul quale l'assessore Vaglio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



(Alcuni Consiglieri eccepiscono sulla votazione)



PRESIDENTE

Ricordo ai Consiglieri che il numero legale è 26. Prima era 25, adesso è 26. E' arrivato l'Assessore Casoni che prima era in congedo, quindi il numero legale è 26. Se volete, ripetiamo la votazione, ma se siamo 25 rimaniamo 25.



PRESIDENTE

Ripeto la votazione palese sull'emendamento n. 111, sul quale l'assessore Vaglio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 25 Consiglieri votanti 24 Consiglieri hanno votato NO 23 Consiglieri ha votato SI' 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
(Contestazioni sull'esito della votazione da parte di alcuni Consiglieri)



PRESIDENTE

Scusate, Consiglieri, io non posso vedere quando un Consigliere entra o esce dall'aula. In ogni modo, adesso il Consigliere è garantito. Nel caso peggiore, ripetiamo la votazione. Ripeto, il numero legale per la votazione precedente era 25, adesso è arrivato l'Assessore Casoni, quindi il numero legale è salito a 26.
Sull'ordine dei lavori ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Se l'andamento della seduta è questo e il comportamento dal parte dell'opposizione è di questi livelli, formulo una richiesta scritta: ogni volta che si procede con una votazione, chi dichiara di non voler votare esce dall'aula e rientra al termine della votazione. Il Presidente mi pu anche rispondere di no, ma se c'è un gentlemen agreement per cui si riesce a lavorare, bene; altrimenti, se si esaspera da una parte, la risposta dall'altra è di questo tipo.



PRESIDENTE

L'emendamento è respinto.
Continuiamo con le votazioni, però vi ricordo che adesso il numero legale è 26.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Prendiamo atto, Presidente, che lei ha avallato una votazione truffaldina.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Anzitutto, mi associo all'intervento del Consigliere Angeleri. Ci detto, bisognerebbe moderare un po' i termini.
Ammettiamo di aver votato per gente che non era seduta al proprio posto. Personalmente, ho premuto - mi autodenuncio e confesso - il pulsante abitualmente utilizzato dal Consigliere Emilio Bolla il quale, peraltro non sta bene, ma l'ho fatto quando lui era lì dietro quella colonna. Io e il collega Costa abbiamo detto: "Bolla è lì". Un attimo dopo non c'era più perché si era recato ai servizi igienici, ma quando ho votato al suo posto era qui. Il Consigliere Bussola era lì; il Consigliere Gallarini era lì quindi non è assolutamente vero che è stato fatto qualcosa di truffaldino.
Certamente si è votato per gente che non era seduta al proprio posto, per era nell'emiciclo. Primo punto.
Seconda questione: perché mi sono associato all'intervento del Consigliere Angeleri? Certamente per stima e per simpatia perché ne condivido il merito, ma anche perché ha perfettamente ragione. Se i colleghi della opposizione non partecipano al voto, diventano dei fantasmi nel senso che sono in aula ma non dovrebbero esserci.
Chiariamolo una volta per tutte: non può essere richiesta la verifica di una votazione, né tanto meno la ripetizione, da parte di chi non ha partecipato alla votazione stessa, perché è un fantasma. Che questo modo di agire avvenga ormai da 35 anni mi interessa poco perché, teoricamente, i "fantasmi" non dovrebbero neanche essere in aula, dovrebbero uscire.
Ragionevolmente, si tollera questo comportamento, ma ha ragione il collega Angeleri: ci vuole un po' di buonsenso. Parlare di votazioni truffaldine e dire che si vota per gente non presente, quando invece si è votato solo per chi c'era (i Consiglieri Gallarini, Bolla e Bussola) per noi è inaccettabile. "Truffaldini", quindi, lo rispediamo al mittente perché non è assolutamente così. Chiudo dicendo - come ho già avuto modo di dire ai colleghi, prima che venga fuori un'altra polemica - che l'Assessore Pichetto ha dovuto lasciare l'aula pochi minuti fa perché l'hanno informato che la sua consorte è stata ricoverata d'urgenza all'ospedale di Biella presso il Dipartimento di emergenza e di accettazione. Speriamo che non sia nulla di grave. Manca soltanto per questo motivo, e mi preme ricordarlo prima che qualcuno intervenga dicendo che l'Assessore Vaglio si occupa anche di ricerca e dà il parere della Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bolla; ne ha facoltà.



BOLLA Emilio

Presidente, credo di essere considerato un po' da tutti un moderato.
Normalmente non perdo mai le staffe e, soprattutto, sono stato abituato fin da bambino, a guardare prima le mie questioni e poi quelle degli altri.
Ancora una volta si è dimostrata, anche in queste piccole cose, l'arroganza della sinistra che si presenta alle prossime elezioni per governare il Piemonte.
Oltre a tenerci qui in Consiglio a far perdere tempo e denaro ai cittadini piemontesi, si mette a fare questioni delle quali non dovrebbe occuparsi, essendoci una Presidenza che ha titolo a controllare che le cose vengano svolte nel modo più corretto possibile. Ritengo di essere una persona corretta e non intendo prendere lezioni da voi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Vorrei chiederle, Presidente, se fra le possibilità di voto, oltre al voto favorevole, al voto contrario e all'astensione, è prevista anche la non partecipazione. Siccome sono sensibile alle richieste del Consigliere Cattaneo, la non partecipazione è una delle modalità di espressione del voto. Una volta accertato questo, credo che il motivo del contendere...



PRESIDENTE

E' possibile scegliere la non partecipazione, però è obbligatorio premere il tasto che segnala la presenza e vale ai fini del numero legale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Intanto le porgo i miei complimenti, non avendolo potuto fare prima per la sua elezione e i miei auguri di buon lavoro. In secondo luogo si ricordi, signor Presidente, che la durata di un incarico non è determinante ai fini del segno che uno può lasciare. Lei farà il Presidente del Consiglio sicuramente per non molto tempo, però non trascuri il fatto che anche in brevissimo tempo è possibile lasciare segni indelebili della propria azione. Spero che lei sia in grado di lasciare segni positivi e indelebili.
Secondo me, un piccolo segno indelebile che potrebbe lasciare è quello di introdurre ufficialmente l'impossibilità di votare in contumacia. Questo sarebbe un elemento di chiarezza. Il voto, secondo l'organizzazione dell'Istituzione, avviene dalla postazione: il Consigliere vota in quanto attiva un meccanismo di votazione dal proprio posto. Se lei introducesse il principio che si vota solo in quel modo, come dovrebbe formalmente essere introdurrebbe una prassi innovativa, rispetto all'ultimo periodo che la precede, che lascerebbe - io spero - un segno indelebile per la prossima legislatura che, mi auguro, possa avere, nel momento della votazione, un certo ordine e un certo rispetto istituzionale.
Presidente, dica se condivide queste opinioni e se per la prossima votazione non accetterà più voti contumaci. Chi vota siede al proprio posto. Chi non siede al proprio posto non vota. Grazie.



PRESIDENTE

Sì, Consigliere Chiezzi, le dico subito che non è facile vedere se le persone sono o no sedute al proprio posto. Quando poi le si vedono in zona emiciclo, normalmente vengono considerate presenti. Giustamente o meno, la prassi ha sempre permesso il voto quando un collega era all'interno dell'emiciclo. La prassi che veniva adottata normalmente era questa. Sono d'accordo con lei, però capisce che diversi colleghi, a loro volta, mi hanno chiesto formalmente di sospendere la prassi che chi non è in aula non è in aula. Se uno non è in aula non ci deve essere.



CHIEZZI Giuseppe

Non ho volutamente affrontare la seconda parte solo per ragioni di tempo. Sulla seconda questione, è vero che chi dichiara di non essere in aula dovrebbe, logicamente, anche dare la prova fisica di quanto ha affermato, ma non voglio essere in aula per non partecipare, con la mia presenza, alla somma del numero dei presenti. Dovrei, pertanto allontanarmi: nulla in contrario.
Da questo punto di vista, se non si ritiene la dichiarazione "Signor Presidente, mi consideri non presente" formalmente sufficiente, il Consigliere o i Consiglieri che faranno tale dichiarazione si allontaneranno dall'aula, con l'unica differenza che si perderà un po' di tempo. Ma se la maggioranza ritiene giusto, dopo aver detto "non sono presente", che si debba dar tempo ai vari Consiglieri che fanno tale dichiarazione di allontanarsi, è giusto farlo.
Ritengo, tuttavia, che un ordine di praticità dei nostri lavori possa fare del "non allontanamento" della persona fisica un aspetto minimo di cui non curarsi. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Presidente, non ho l'abitudine di far premere il mio pulsante da altri colleghi.
Se ritengo di non votare, pur essendo presente, posso farlo. Lo riterrei un comportamento sicuramente meno scandaloso rispetto a quello di coloro che, pur non essendo al proprio banco, risultano aver votato, grazie a qualcuno che preme al loro posto.
Non comprendo per quale motivo dovrei allontanarmi, mentre si accetta il voto di chi non è seduto al proprio banco: questo è veramente incomprensibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Signor Presidente, per quanto mi consta, visto che sono un Consigliere anziano (proprio in questi giorni ricorrono i miei dieci anni di presenza) ritengo che il procedimento di votazione elettronica sia stato introdotto per rendere i lavori d'aula più trasparenti, e non per rendere meno osservabili dei comportamenti poco corretti (non vorrei usare l'espressione "truffaldini").
All'inizio si rispondeva personalmente al voto uninominale: vi era un Consigliere che, in ordine alfabetico, ci chiamava.
La votazione elettronica è stata introdotta per semplificare tale meccanismo, per renderlo più rapido, ma non meno trasparente (semmai è il contrario).
Il fatto che qualcuno utilizzi questo sistema per votare per altri colleghi, e si arrabbi del fatto che noi, rimanendo in aula, lo osserviamo mentre tiene questo comportamento poco corretto, fa cadere un po' le braccia.
Noi siamo anche disposti ad uscire, Signor Presidente, ma a questo punto le chiediamo maggior vigilanza nei confronti di chi attua dei comportamenti di tipo truffaldino.



PRESIDENTE

Va bene, colleghi, cercheremo di essere più rigidi nell'uso di tale sistema di votazione.
Vedremo, con la prossima votazione, come andranno le cose.
Emendamento rubricato n. 86 presentato dai Consiglieri Riba, Suino Papandrea, Manica, Marcenaro, Muliere, Ronzani, Caracciolo, Taricco e Placido: è inserito l'articolo 1 bis: "Il 90% di tutte le entrate e trasferimenti di cui al Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, 'Conferimento di funzioni e compiti amministrativi delle Stato alle Regioni e agli Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59', sono destinate al finanziamento degli interventi per la ricerca applicata".
La parola al Consigliere Riggio, per l'illustrazione.



RIGGIO Angelino

Approfitto di questi cinque minuti per chiudere il cerchio dell'intervento precedente.
Stavo ricordando quanto sia importante che il nostro prodotto interno lordo non rappresenti soltanto un dato quantitativo, ma anche qualitativo affinché il nostro prodotto interno lordo, contenendo degli elementi di qualità, vada a posizionarsi nella fascia medio-alta del mercato globale.
un aspetto rilevante: nel momento in cui si affacciano sulla scena internazionale tutta una serie di produttori, come cittadini del mondo non possiamo considerarlo un fattore negativo.
un fatto estremamente positivo che più di un terzo dell'umanità si affacci sulla scena del mercato globale in modo evidente e forte (qualcuno sostiene anche in maniera prepotente). Potrebbe essere considerato un aspetto negativo soltanto da chi si attesta su segmenti di produzione che hanno un basso contenuto tecnologico e professionale.
Se l'Italia intende conservare la posizione guadagnata dai nostri genitori con anni ed anni di impegni produttivi, professionali ed organizzativi della nostra Nazione, può farlo soltanto implementando il livello tecnologico e professionale del nostro prodotto.
Dobbiamo fare in modo che quella che oggi viene definita "precarietà" si trasformi in reale flessibilità, laddove l'intervallo tra un lavoro e l'altro per i lavoratori non sia un momento di insicurezza o di incertezza ma di innalzamento del proprio livello professionale, attraverso dei particolari meccanismi, come la continuità dal punto di vista presidenziale, il sostegno economico e quello professionale. L'innalzamento professionale di tutti i lavoratori implica l'innalzamento di una delle nostre principali ricchezze: il know how.
L'ulteriore versante è dato dall'innalzamento tecnologico, che potrebbe avere un suo punto di forza se l'Italia non fosse costretta a comprare i brevetti e la tecnologia di base da altri Paesi, ma si trovasse ad essere produttore, in prima persona, di nuovi brevetti, o soggetto dell'innovazione.
Questo significa che dobbiamo aumentare, perlomeno di cento volte, la nostra capacità di ricerca pura e, soprattutto, di ricerca applicata (nonostante l'oggetto dell'emendamento riguardi prevalentemente la ricerca applicata).
Io so, da professionista impegnato nel meccanismo dell'innovazione quanto sia importante che la ricerca pura vada avanti e sostenga la ricerca applicata, perché quest'ultima, senza la ricerca pura, è come un ruscello senza una fonte.
Con tutto ciò, noi dobbiamo costruire un meccanismo: ormai ne abbiamo anche il sostrato dal punto di vista della realtà produttiva, che è nei distretti. Dobbiamo sostenere un meccanismo che dia forza alla ricerca applicata, il che non è impossibile. Sia la maggioranza che l'opposizione si sono posti seriamente il problema di far crescere la ricerca. Noi parliamo di tutta la Nazione, ma evidentemente il Piemonte, che non è l'ultima Regione d'Italia, deve porsi questo obiettivo in prima persona posto che, nella nuova Europa, sono al centro dell'attenzione non soltanto le Nazioni, ma soprattutto i territori e le Regioni. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Condivido l'intervento del Consigliere Riggio sull'assoluto grigiore dei lavori di quest'Aula. Anche la Consigliera Manica aveva pronunciato l'altro giorno una frase indimenticabile: "Aula sorda e grigia". In questo grigiore, mi sono impegnato a leggere vari articoli di giornale e devo dire che ho verificato l'unanime condivisione sul fatto che i comunisti in Italia non mangiano più i bambini.
Se i comunisti in Italia non mangiano più i bambini, a maggior ragione non li mangiano gli ex comunisti o i post comunisti, quindi mi riferisco al gruppo dei DS. E' altrettante unanime la convinzione secondo la quale comunque un difetto i DS ce l'hanno. Non ce l'hanno i comunisti ma i post comunisti o gli ex-comunisti, ed è quello di essere particolarmente leziosi.
E' giusto solo quello che dicono loro, è giusto solo quello che fanno loro i tempi e i lavori del Consiglio regionale devono essere quelli dettati da loro; diversamente, le cose non vanno bene. La Giunta regionale che governa in Piemonte non ha un minimo di programma, vive alla giornata e allora io vorrei chiedere all'Assessore Pichetto, che oggi non c'è, quindi chiedo all'Assessore Casoni o anche all'Assessore Vaglio, di aiutarmi a capire.
Anche perché sono in quest'Aula solo da cinque anni, sono un novello e un apprendista, ho bisogno di apprendere e forse sono un po' duro di comprendonio.
Se noi viviamo alla giornata e non abbiamo un programma, non abbiamo una strategia, qualcuno mi spieghi com'è possibile presentare degli emendamenti siffatti. Cominciamo dall'emendamento 122: "Il 99% di tutte le entrate e i trasferimenti di cui al 112 devono andare per il miglioramento del trasporto pubblico locale". Gli stessi firmatari presentano l'emendamento 114: "Il 99% di tutte le entrate e dei trasferimenti del 112 devono andare per interventi a favore di ammortizzatori sociali". Proseguo: "Il 99% di tutte le entrate del decreto legislativo 112... devono andare per il finanziamento della ricerca applicata". Richiamo anche l'emendamento 102: "Il 99% di tutte le entrate e dei trasferimenti del 112 devono andare al sostegno dell'artigianato in Piemonte". Ancora, "Il 99% di tutte le entrate e dei trasferimenti dello Stato devono andare a sostegno dell'attività produttive". Scusatemi se li ho letti un po' alla svelta.
Il 494% di quello che ci trasferisce lo Stato deve andare a sostegno.
Mi domando e chiedo a qualcuno, magari alla stessa minoranza, se noi non abbiamo una strategia e viviamo alla giornata, ma questa proposta dei DS è una strategia? Allora ci diano delle spiegazioni, perché non è possibile destinare il 400% del cento delle entrate su quattro fronti diversi. E allora la domanda che mi pongo è se non abbia forse ragione qualche collega quando dice che questo è becero ostruzionismo, che fa perdere tempo a noi, a chi ci aspetta a casa e ai cittadini che da due giorni sono senza bilancio della Regione Piemonte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

A parte il fatto che 99 per 5 fa 495 e non 494, mi pare che presentando vari emendamenti che oscillano da una percentuale minima ad una massima (non una quantità infinita, esattamente pari a cinque) si cerca di indicare dei settori in cui è necessario incrementare significativamente gli investimenti e gli interventi ad opera della Giunta.
Poiché siamo meno saccenti di quello che si dice, offriamo una possibilità di optare sul medesimo, ma quello che si rileva è un'altra questione: sull'insieme di quei settori c'è, da parte della Giunta un'assoluta incapacità di scegliere e di investire. E' una non volontà di fare delle scelte di investimento in settori che, per ragioni diverse, sono assolutamente prioritari in questa fase. Si tratta di settori che, tra l'altro, hanno un rapporto tra di loro, perché sono legati sostanzialmente alle vicende economiche e al rilancio dell'economia. Questo vale persino per il settore dei trasporti.
Ieri mattina abbiamo avuto un incontro con i pendolari. Sarebbe interessante fare un conto degli effetti sull'economia dei ritardi, cioè dell'incidenza dei ritardi sulle perdite di produzioni delle aziende stesse. Ci sono, infatti, aziende i cui livelli di efficienza sono stati limitati dall'assenza dei lavoratori. Pertanto, mi sembra che l'insieme di questi emendamenti abbia una logica tutt'altro che irrilevante, a differenza di quello che pensava il Consigliere Valvo. Gli emendamenti danno un'idea, che noi vorremmo trasmettere, della necessità di una svolta significativa nelle politiche economiche e sociali della Regione Piemonte che in questi dieci anni ha assistito tranquillamente al declino della Piemonte stesso.
Pochi giorni fa, discutendo del Documento di programmazione economica finanziaria, consideravamo come il Piemonte, che una volta era tra le Regioni che godevano di un alto tenore delle proprie condizioni economiche e sociali, oggi sicuramente sia, tra le Regioni del Nord, quella che vive più profondamente la crisi. Noi partiamo da questo, dalla necessità di dare una risposta complessiva, ma ritengo che, alla luce di questo quadro, la necessità degli investimenti nel campo della ricerca sia uno dei punti forti.
Credo che, e lo abbiamo già detto, una delle caratteristiche dei privati, in questa Regione e in Italia, sia la miopia rispetto a questi campi. Da questo emerge la necessità che il pubblico intervenga in modo più importante per dare delle indicazioni, per dirigere, per dare dei sensi di marcia all'insieme dall'economia, tenendo conto che in altri Paesi esistono strumenti di natura non episodica (consorzi e fondazioni che, in qualche modo, suppliscono alle carenze delle aziende private).
In Italia non abbiamo niente del genere. Da questo punto di vista affermare che le Regioni e gli enti pubblici diano un segnale forte in questa direzione, è importante. Un segnale che sia in controtendenza con la politica effettuata dal Governo, che, per esempio, ha operato una serie di tagli. Nei mesi scorsi c'è stata una protesta molto forte sia nelle Università sia nei settori della ricerca, proprio sui tagli operati.
Cerchiamo, con la nostra manovra che operiamo a livello di Regione, di suggerire una correzione, un'inversione di tendenza in una Regione che, più di altre, sente l'esigenza di irrobustire la ricerca per via della crisi che attraversa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
In precedenza era rimasto un concetto ancora da sviluppare riguardante il problema della competitività, della ricerca e dell'ambito pubblico privato della ricerca. E' chiaro che il sistema economico industriale attuale si basa molto sulla possibilità di sviluppare nuove tecnologie che sono direttamente collegate alla ricerca. Questo punto è tanto vero che quando c'è stata la crisi dell'Embraco, gli stessi operatori sindacali avevano ben chiaro il concetto e nelle settimane dell'occupazione si chiedevano che cosa si aspettasse a promuovere una ricerca che potesse essere di incentivo per fornire nuovi materiali, nuovi campi di lavoro.
Operare semplicemente sull'esistente o giocando, come fanno sovente le industrie nostrane in crisi, con la cassa integrazione o, piuttosto, con le esternalizzazioni, non può portare molto lontano.
Qualche Consigliere che mi ha preceduto affermava che a Torino e in Piemonte, per anni, siamo stati legati, come campo di ricerca, al Centro Ricerche FIAT. Il Centro Ricerche FIAT rappresentava l'eccellenza, vi era una stretta correlazione tra la ricerca del Politecnico e il Centro Ricerche FIAT. Oggi non sappiamo quale futuro potremmo avere nel campo della ricerca, quali saranno le possibilità di crescita e di sviluppo intorno a questo progetto e, in conseguenza, degli studi che si possono fare.
Non solo è importante il concetto di realizzare ricerca, ma diventa fondamentale la possibilità di mantenere la brevettabilità e di poter sviluppare, anche industrialmente, quello che si è ricercato e i risultati ottenuti.
Non possiamo dimenticare che il sistema di iniezione elettronica, che adesso è diventato una componente di quasi tutte le automobili le diesel, è stato sviluppato dal Centro Ricerche FIAT e, successivamente, venduto ad altre imprese automobilistiche. E' stato un campo di eccellenza raggiunto ma non si è avuto la forza di trasformarlo in un successo industriale che poteva essere trainante rispetto alla crisi che oggi vivono le maggiori imprese industriali.
Proprio per questo, crediamo sia fondamentale dare maggior impulso alla ricerca, investire risorse pubbliche in questo campo, senza dimenticare che il ruolo del pubblico avrebbe, come dicevo in precedenza, il compito fondamentale di svolgere un'azione di verifica e di controllo sui campi della ricerca privata.
Discutere di questo emendamento per farlo entrare nella finanziaria è un elemento di rilevante importanza.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione genera le. Ricordo che la Giunta esprime parere negativo sull'emendamento.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il Consigliere Cattaneo ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Signor Presidente, ero già intervenuto prima sull'ordine dei lavori per informare l'Aula della situazione relativa alla mancanza dell'Assessore Pichetto, ma ci sono anche alcuni Consiglieri che hanno lasciato l'Aula per indisposizione fisica.
Vorrei fare una proposta, se i Consiglieri sono d'accordo. Poich stiamo dedicando a ogni emendamento cinquanta minuti, con legittimi interventi e votazioni, chiedo, se possibile, di sospendere i lavori del Consiglio e di aggiornarci a lunedì prossimo. Ripeto, manca l'Assessore competente, vi è una serie di Consiglieri indisposti, sono le 17.53. Poich staremmo qui fino alle 19.00, se non alle 19.30, per discutere due emendamenti (obiettivamente, non è una questione che ci appassiona in modo particolare, come maggioranza), chiedo di sospendere la seduta.



PRESIDENTE

Vista la situazione, il Consiglio è aggiornato a lunedì.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.54)



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