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Dettaglio seduta n.526 del 31/01/05 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSI



(Alle ore 13.34 il Presidente Rossi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 14.05)



(Alle ore 14.08 il Presidente Rossi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 14.35)



(La seduta ha inizio alle ore 14.39)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Brigandì, Cavallera, Cota D'Ambrosio, Ghigo, Pozzo, Racchelli e Toselli.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Bilanci preventivi

Comunicazioni del Presidente del Consiglio in merito a: esame disegno di legge n. 688 "Legge finanziaria per l'anno 2005" e n. 685 "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2005 e bilancio pluriennale 2005-2007"


PRESIDENTE

La I Commissione ha licenziato i disegni di legge n. 688 e 685 rispettando i termini convenuti dal mandato del Consiglio.
La parola, per integrazioni, al relatore, Consigliere Gallarini, che informerà l'Aula del risultato raggiunto. Poi passeremo all'esame dei provvedimenti stessi.



GALLARINI Pierluigi

In modo sintetico, ma chiaro, faccio un riassunto di quanto è avvenuto.
Ci siamo visti, su indicazione del Presidente del Consiglio, questa mattina in I Commissione. E' stata svolta la parte residua d'approfondimento relativa alla sanità, con la presenza dell'Assessore Galante, dopodiché si è visto la parte finale di stretta competenza dell'Assessore Pichetto Fratin, per quanto riguarda il bilancio più strettamente finanziario. Entro le 12.30, così come c'era stato indicato abbiamo licenziato i due provvedimenti - la legge finanziaria e il bilancio preventivo 2005 e triennale 2005-2006-2007 - che abbiamo rassegnato all'Aula con lettera di trasmissione.



PRESIDENTE

Apriamo il dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani;ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Prima di chiedere la parola per l'intervento in discussione generale l'Assessore Pichetto Fratin si era impegnato a farci avere, ad inizio di seduta, alcuni dati che non ha consegnato in Commissione: gradiremmo che ce li fornisse perché non sono ininfluenti ai fini della discussione che stiamo facendo.
Durante la discussione sollevammo un paio di questioni, ad una delle quali l'Assessore Pichetto Fratin ha dato una risposta in Commissione, per cui si è risolto il problema. Per l'altra questione, che riguardava i dati complessivi delle spese per la comunicazione sul 2004/2005, l'Assessore Pichetto Fratin fece una telefonata agli Uffici competenti della Regione riservandosi di farci avere alcuni dati ad inizio della seduta d'oggi.
Vorrei che questo dato fosse comunicato ad integrazione dell'informazione che è mancata.



PRESIDENTE

Per dare modo all'Assessore Pichetto Fratin di entrare in aula sospendo la seduta qualche minuto.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14.41 riprende alle ore 14.51)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
C'era già stata la relazione unica sul disegno di legge n. 688 e sul disegno di legge n. 685 da parte del relatore. Passerei, a questo punto, al dibattito generale.



(Proteste del Consigliere Papandrea)



PRESIDENTE

Su richiesta del Consigliere Papandrea, facciamo due dibattiti separati.
Apriamo il dibattito generale sul disegno di legge n. 688.
Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Secondo la tradizione, dovremmo cominciare dal Documento di programmazione economico finanziaria, cioè dalla proposta di deliberazione n. 523.



PRESIDENTE

Scusate, Consiglieri, mi sono attenuto all'o.d.g. della sessione di bilancio iniziato la settimana scorsa. Avevamo previsto il proseguimento nella giornata d'oggi, avevamo fatto esprimere l'Aula sul rinvio e sull'esame dei disegni di legge n. 688 e n.685. La Commissione ha licenziato i due punti, che sono tornati in Aula. Il relatore aveva già fatto la relazione, ora ha fatto l'integrazione. Mi pare ovvio che continuiamo da dove eravamo rimasti. Certo, l'o.d.g. era quello originario ma avevamo già convenuto questa modifica.
Sull'ordine dei lavori ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

A ma pare che, per una serie di ragioni, avessimo convenuto di incardinare i provvedimenti in modo da poter ritornare in Commissione.
Questo avevamo concordato, ma ciò non vuol dire che i provvedimenti siano stravolti nella loro logica. Il DPEFR viene prima, obiettivamente. Il DPEFR è il primo dei tre provvedimenti, non l'ultimo. Non si può affrontare una discussione che accantona il DPEFR e lo inserisce dopo. Decidiamo allora di non votare il DPEFR.



PRESIDENTE

Consiglieri, io avevo inteso in quel senso e c'era stata un'indicazione in quel senso. E' chiaro che se vi sono richieste differenti di partire dal DPEFR, a tal proposito vorrei sentire anche gli altri Capigruppo, non credo vi siano grossi problemi. L'intesa, sia chiaro, era quella; dopodiché, se vogliamo ricominciare dal DPEFR, non ho problemi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Mi costa un po' ammetterlo, ma devo dire che il Consigliere Riba ha ragione. Di norma si esamina prima il DPEFR, poi la finanziaria e il bilancio: abbiamo sempre fatto così. Non ho fretta, Consigliere Marcenaro ma oggi è San Giulio, il terzo giorno "della merla", ma anche il 31 gennaio, giorno di scadenza del bilancio provvisorio. Con tutto il rispetto per gli amici novaresi e d'Orta per San Giulio, per il freddo della giornata della merla, dal mio punto di vista non è irrilevante che il 31 gennaio sia l'ultimo giorno in cui abbiamo una copertura con la legge d'esercizio provvisorio.
Teoricamente dovremmo, così come ci siamo confrontati in sede di Conferenza dei Capigruppo, approvare la legge finanziaria di bilancio nella giornata d'oggi, al massimo domani. Normalmente si esamina prima il DPEFR la finanziaria e poi il bilancio: sono stati discussi e votati in questa sequenza anche in Commissione. Se c'è la volontà, come mi sembra di registrare, di un confronto, di un dibattito civile per arrivare al più presto all'approvazione dei disegni di legge, si può, se la Giunta ritiene introdurre il discorso iniziando dal DPEFR e, successivamente, affrontare finanziaria, bilancio e collegato.



PRESIDENTE

La mia interpretazione era che, avendo fatto quel tipo d'intervento, si dovesse partire dal disegno di legge n. 688, a seguire il n. 685 e poi gli altri due; se però l'Aula è favorevole ad iniziare dal DPEFR, e non ci sono colleghi che si esprimono in senso contrario, per me nulla osta.


Argomento: Piani pluriennali

Esame proposta di deliberazione n. 523 "Documento di programmazione economico-finanziaria regionale - DPEFR 2005-2007 - l.r. 7/2001"


PRESIDENTE

Procediamo pertanto con l'esame della proposta di deliberazione n. 523 di cui al punto 2) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Pichetto Fratin per illustrazione.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Il percorso corretto prevedrebbe DPEFR, finanziaria e bilancio, non fosse altro perché il Documento di programmazione economica e finanziaria regionale parte dall'analisi di scenario, cioè dalle condizioni della realtà e della società piemontese o, almeno, da esso dovrebbe partire al momento della discussione in aula. In realtà, sappiamo bene che il nostro Documento di programmazione economica e finanziaria è stato costruito sullo scenario di maggio-giugno dello scorso anno. Certamente, qualche rettifica andrebbe fatta, ma è rilevante che il Documento di programmazione economica e finanziaria è, in ogni modo, l'indirizzo politico, quindi conta la filosofia contenuta nel Documento, non le singole parti o le singole enunciazioni. Gli stessi allegati con i progetti sono puramente d'ordine indicativo, quindi possono certamente essere oggetto di variazione durante l'esercizio.
Con il nostro Documento di programmazione economica-finanziaria notiamo una crescita, nel corso del 2005, non a livello asiatico ma a livello molto europeo, molto vicino all'1%, che vede ancora sul territorio una serie di trasformazioni meritevoli della nostra attenzione. Mi riferisco alle condizioni di cambiamento: la struttura demografica e, soprattutto l'aumento degli anziani sul territorio che ha visto, nella traduzione di bilancio, il mantenimento degli indirizzi di fondo del sostegno, anche d'ordine assistenziale. In poche parole, tutto quello che investe la partita sanitaria, già oggetto d'ampia - e spero esauriente - discussione in sede di I Commissione.
Dal DPEFR emerge anche come un ruolo importante, sulla realtà piemontese, lo stanno giocando, in questo momento contingente, i cantieri dell'Alta Capacità, i cantieri legati alle Olimpiadi, i 900 cantieri legati al Documento di programmazione Obiettivo 2, che hanno determinato un aumento degli occupati in alcuni settori, come quello dell'edilizia.
Questa situazione ha riequilibrato le difficoltà del sistema industriale piemontese. Certamente non è a totale ed esauriente soluzione delle difficoltà che investono i due settori manifatturieri più importanti nel nostro territorio: quello dell'auto, legato alla crisi della primaria industria italiana (con automatiche ricadute sull'indotto e su tutto il sistema meccanico, in particolare dell'area torinese), e quello del tessile, che sta vivendo un momento molto negativo con una crisi, da una parte, di natura congiunturale, dovuta al rapporto euro-dollaro e alla mancata crescita dei consumi in ambito europeo e, dall'altra, d'ordine strutturale, dovuta allo scenario di globalizzazione che ha portato le realtà asiatiche ad avere una capacità competitiva molto più alta negli ultimi due o tre anni, anche su mercati di media e alta qualità. Questo vede uno scenario d'accompagnamento di un cambiamento della nostra struttura industriale: il Piemonte, la più grande Regione industriale in Italia, con una percentuale più alta di addetti all'industria in Italia ed una tra le più alte in Europa, si sta avviando ad un riassetto.
Come c'era stata la rivoluzione industriale un secolo fa, oggi vediamo viaggiare la nostra economia verso un'industria più snella e più qualitativa. Questo è il percorso di competizione per avere un sistema di imprese in grado di competere a livello mondiale. Sicuramente un aiuto va dato, anche proprio d'indirizzo culturale verso il rafforzamento della struttura della piccola-media impresa, perché la competitività, a livello mondiale, necessità di vere imprese in grado di reggere, sullo scenario sia come capitale sia come condizione culturale. Naturalmente, occorre creare una diversificazione di ordine produttivo sulle nuove attività anche legate ai servizi, a causa del cambiamento dei meccanismi di consumo del cambiamento della struttura demografica e dell'esigenza di nuovi livelli che investono il mercato nazionale e il mercato europeo, mercato tradizionale anche di esportazione del nostro territorio.
Da qui, quindi, il mantenimento, come indirizzo, dell'impellente necessità di azioni di sistema che facciano riferimento alle grandi opere di viabilità e di creazione di centri di logistica. Nel corso dell'esercizio 2004 è stata approvata la legge-quadro sulle attività produttive, che prevede proprio il superamento del modello che ha caratterizzato la seconda metà del secolo scorso in questa Regione, quello della segmentazione delle aree di inserimento produttivo in base alle tipologie storiche di soggetto produttore: artigianato ed industria.
Occorre arrivare a modelli come quello tracciato con la legge quadro sulle attività produttive con il Testo Unico, senza più fare distinzioni tra artigianato e produttivo, ma puntando, più che a una distinzione nominalistica, ad avere grandi aree che abbiano, all'interno, tutta una serie di servizi tali da permettere l'inserimento del sistema della piccola media impresa in un qualcosa che possa aggiungere tutti quelle componenti di servizio, quindi di valore aggiunto, che non riescono ad ottenere con un'azione puramente individuale delle imprese.
La scelta di indirizzarci e di creare queste condizioni, potrebbe davvero dare quel minimo di percentuale di competitività maggiore che potrebbe rappresentare il differenziale sul mercato internazionale.
Nel corso del 2004 si è mantenuto il livello occupazionale, nonostante le crisi che hanno colpito alcuni gruppi. Lo scenario che prevede il Documento di programmazione economica e finanziaria è di mantenimento di questi livelli di percorso e, quindi, al mantenimento dei livelli occupazionali (circa un milione e 850 mila unità tra lavoro dipendente e lavoro indipendente).
Gioca anche il fatto che il 2005 è l'anno che precede le Olimpiadi del 2006, quindi la sfida che affronta il territorio piemontese è quella di riuscire a massimizzare l'utilizzo dell'immagine che viene da queste iniziative e da queste manifestazioni per arrivare a fare un brand di prodotto del territorio piemontese. E' un brand di prodotto che può andare a favore di qualsiasi produzione piemontese e può dare al nostro sistema di imprese una visibilità come prima non hanno mai avuto occasione di avere.
Questo è lo scenario d'azione sul quale ci muoviamo. Il DPEFR quindi si dà proprio come obiettivo l'accompagnamento di questa trasformazione che il Piemonte sta vivendo. Come azioni operative da parte del governo regionale individua la continuazione degli interventi infrastrutturali già previsti con le programmazioni degli anni precedenti.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Pichetto Fratin.
Dichiaro aperto il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



RIBA Lido

L'attenzione era quella che era, però l'Assessore Pichetto Fratin ha cercato di riferirsi ad uno scenario. D'altra parte, Presidente, lo scenario del DPEFR è l'unica occasione che abbiamo annualmente per confrontare le nostre posizioni sugli elementi di riferimento, sugli obiettivi della nostra gestione e sull'indirizzo dei nostri investimenti.
Mi pare che da questo punto di vista il documento in qualche modo Assessore, riprende un po' le indicazioni dell'IRES, che è il nostro istituto di riferimento, ma anche rispetto ai tempi in cui è stato redatto il documento, il dibattito assume già altre direzioni. Per esempio, sullo schema della collocazione nell'ambito della mondializzazione della nostra condizione produttiva e delle prospettive della nostra economia, intanto ulteriori elementi di riflessione e di preoccupazione si sono prospettati e si stanno prospettando in modo particolare per quanto riguarda il destino la competitività e la capacità di stare nel sistema mondiale delle piccole e medie imprese.
Lo dico per la mia Provincia, perché i fatti hanno dato ragione ancora prima che li commentassimo. La Provincia di Cuneo era considerata una situazione da manuale a livello nazionale, perché aveva 75 mila imprese ed aveva un saldo di esportazione importante ed aveva, proprio considerata la forma democratica della piccola e media impresa, un elemento di notevole organizzazione del tessuto produttivo.
Poi, se si va a vedere nel dettaglio, si vedrà che le imprese sono imprese agricole, dove il conduttore non è neanche il proprietario. Quindi tutto questo si comincia ad analizzarlo tardi, quando si è visto che l'occupazione è paradossalmente diminuita nonostante le attese. Certo che è diminuita, perché quel sistema si reggeva su elementi che non sono più utilizzabili in questa nuova fase.
Però io pongo una questione importante, che forse vale per tutto il Piemonte e che dovremo analizzare in questa sede. La nostra economia, così come tutte le economie, si avvale anche dell'utilizzazione del risparmio cioè di quella quota di reddito che non è destinata ai consumi, ma agli investimenti.
Succede quindi che anche nella nostra Regione, anzi direi fortemente nella nostra Regione, il risparmio viene investito nelle abitazioni, nel mattone, quindi nelle attività immobiliari che si trascinano dietro un po' di rendita e anche molto lavoro, ma certamente non costituiscono uno scenario fortemente attraente o indicatore di un processo di sviluppo.
Assessore Pichetto Fratin, questo dato, che tutti i giorni ci viene riproposto anche dalla pubblicità, lo dovremmo considerare oggi. Cosa succede se il risparmio del Piemonte, nella sua maggiore quantità, è destinato ad investimenti immobiliari e non è più destinato ad attività produttive? In questo DPEFR non è minimamente considerato che quella quantità di reddito prodotto e non consumato, che costituisce il risparmio - parlo del risparmio delle famiglie - anziché essere utilizzato, come è avvenuto quasi sempre costantemente, negli investimenti produttivi attraverso i meccanismi della circolazione finanziaria, ormai va tutto, per una crisi di sfiducia generale (di cui ovviamente non stiamo qui a cercare le responsabilità) nella direzione delle abitazioni. Peraltro senza risolvere minimante il problema, perché i prezzi non diminuiscono, quindi in Piemonte bisogna considerare questo tipo di scenario. Lo dico perché questo è uno scenario di tipo italiano, di tipo piemontese, ma non è uno scenario europeo, non è uno scenario di tipo mondiale.
Per quanto riguarda il resto della descrizione, per molti aspetti sono delle descrizioni oggettive, ma non è indicato attraverso quale meccanismo noi cerchiamo di raggiungere livelli di competitività. Questo è un po' il limite, perché finché è un argomento proposto dall'IRES può andare bene anche come lettura del quadro, ma se viene proposto dalla Giunta regionale è assolutamente indispensabile dare indicazioni.
Assessore, io non parlo di competitività mondiale, comincio a parlare di competitività nello scenario europeo, perché la competitività mondiale è una cosa diversa, nel senso che in America si realizza un livello di competitività tagliando fortemente sullo stato sociale; bisognerà tenerne conto, ma non è questa l'ipotesi da imitare.
Altre limitazioni ci sono ad Oriente sui diritti e anche su una serie di questioni che riguardano la libertà. Noi dovremmo vedere in tutto il mondo, come elementi di comparazione, le situazioni che ci collegano con l'Europa. Se in Europa, nell'ambito delle attività lavorative, i laureati nell'età compresa tra i venticinque e i sessant'anni sono il 30% e da noi sono il 12%, è evidente che ci sono grossi ritardi nell'attrezzarci sul piano della formazione.
Faccio una domanda che qui non è neanche sfiorata. Da un lato si parla e se ne parla molto, di multifunzionalità. La multifunzionalità chiede una multiprofessionalità, e la multiprofessionalità è una questione che non esiste in questo tipo di Regione. La legge 97 prevede la multifunzionalità degli operatori nei territori montani e indica che possono esercitare diversi mestieri, ma ha avuto un insuccesso totale. Ha avuto un insuccesso totale perché non c'è una formazione che in qualche maniera abbia come obiettivo la multiprofessionalità. Se vogliamo invece stare alle attività più tradizionali e che ci possono interessare più da vicino, occorre uno sguardo al risultato degli obiettivi comunitari, adesso che lo scenario si sta chiudendo. A me non sembra che abbiamo ottenuto dagli investimenti di tipo comunitario i risultati che hanno avuto altri territori (ogni tanto è stato citato anche qui). Se si andasse in Andalusia a vedere quali sono i risultati dell'applicazione dei finanziamenti comunitari in quel territorio, sarebbe facile misurare quale livello di competitività hanno raggiunto rispetto a quello che abbiamo raggiunto noi. Da noi non c'è stata, da parte della Regione, una guida degli interventi finanziabili con i documenti dei fondi comunitari.
Assessore Pichetto Fratin, se da noi gli interventi realizzati con i fondi comunitari fossero stati guidati meglio da uno scenario, da un indirizzo, da un obiettivo definito regionalmente, avremmo potuto evitare i paradossi dell'Obiettivo 2 (i territori dell'Alta Valle Po), inseriti dentro i territori di Lagnasco - per chi conosce la zona, è una cosa abbastanza ridicola. Ma non è su questo che insisto. Mi riferisco invece al fatto che quell'epoca si conclude e per noi le situazioni non sono sostanzialmente cambiate per quanto riguarda i territori montani, mentre qualcosa è cambiato per i territori agricoli.
Infine, la questione delle questioni, che è persino banale ripetere: che cosa riserviamo, in termini di politiche e in termini finanziari, allo sviluppo dei settori della ricerca, della ricerca applicata e dell'innovazione, insomma a tutto ciò che dovrebbe aumentare il nostro livello di competitività? Io so che lei condivide sempre questo tipo di esigenza, che negli scenari sono indicati come i grandi deficit della situazione anche regionale, ma nelle indicazioni che si traducono in stanziamenti, imposte di bilancio e progetti integrati, queste urgenze non si ritrovano. Questo vale anche per la logistica, per le infrastrutture vale sostanzialmente per tutto ciò che dovrebbe corrispondere all'esigenza imprescindibile per la quale o sono i soggetti pubblici a promuovere lo sviluppo, la ricerca, le infrastrutture, la formazione, la competitività oppure da sole le aziende non ce la fanno. Infatti, il sistema pubblico utilizza la necessaria quota di disponibilità finanziaria, mentre altrettanta disponibilità non è alla portata del sistema di piccole e medie imprese che caratterizzano la nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Sollevo un paio di questioni perché il DPEFR sarebbe molto ampio quindi mi limito a poche argomentazioni: una sul versante della sanità, in particolare per quanto riguarda la prevenzione, l'altra sul versante ambiente. Con un certo imbarazzo rilevo che mancano entrambi gli Assessori quindi non abbiamo né l'Assessore alla Sanità, né l'Assessore all'Ambiente.
Sulla sanità, in particolare sulla prevenzione, nel testo si dice giustamente che siamo in linea con il dato nazionale, quindi, parlando specificamente di prevenzione, con il dato del 5%. Ma, cosa inquietante dal mio punto di vista, è che manchi la rilevazione e la riflessione, nello stesso DPEFR, sulla necessità che vi sarebbe in questa nostra Regione e quindi, della necessità, per il Piemonte, di andare oltre quel 5% di prevenzione.
Sul piano applicativo, infatti, nel Documento di programmazione finanziaria regionale non si va oltre la semplice gestione dell'esistente.
Sul piano della prevenzione, questo significa un dato pesante, significa fare la scelta di non investire. Dal nostro punto di vista, scegliere di non investire in sanità e in ambiente significa non dare gambe allo sviluppo. Se poi facciamo rapidamente un passaggio su altre questioni fondamentali della sanità e delle politiche sociali, vediamo come, al di là di quanto tracciato sommariamente e teoricamente, il tavolo dei LEA non abbia trovato un accordo. Vedo che l'Assessore alle politiche sociali è di solito attenta al richiamo LEA, dà un maggiore segnale di attenzione, lo comprendo, lo condivido e sono solidale. Però il tavolo dei LEA non ha trovato una conclusione; un accordo è stato trovato, ma poi, di fatto, si è andati oltre e non si è usciti con quel risultato sul quale tutti quanti confidavamo.
Nel DPEFR si fa anche un accenno alla previsione di fondi sanitari e socio-sanitari integrativi, ma il tutto in un alone d'incertezza, che è di non definizione e che segnala un dato sul quale ci corre l'obbligo di ritornare anche dopo anni di argomentazioni similari: segnala che, in questa Regione, ciò che manca realmente è la programmazione. Se l'obiettivo principale della Regione dovrebbe essere la promozione di un benessere individuale e collettivo (è scritto chiaramente nel testo). L'obiettivo specifico in materia sociale dovrebbe essere quello di integrare promuovere, sostenere, controllare, ma il controllo, è noto, non è nemmeno articolato nel Documento ed è una di quelle grandi assenze che caratterizzano la politica di questa Regione. Un dato certo, rilevato da tutte le valutazioni economiche e sociali, è che in Piemonte sono aumentate le disuguaglianze. Questo è il dato certo. Sono aumentate le disuguaglianze, c'è meno solidarietà tra i ceti, tra le generazioni, ma anche tra i soggetti sociali ed economici. Questo dato evidenzia come il sistema di protezione sociale si sia fortemente incrinato. Questa è l'analisi sommaria, ma pesante, che noi riteniamo doveroso evidenziare sulla partita sanitaria, delle politiche sociali e della prevenzione.
Sull'altro gran fronte dell'ambiente, del turismo e delle aree protette, il grande obiettivo, si legge, dovrebbe essere quello della valorizzazione delle risorse naturali e culturali e delle specificità locali. Condivisibilissimo. I parchi e le aree protette, guarda caso, in questa Regione, non sono vissuti - è scritto chiaramente - come elementi di salvaguardia ma, quando va bene, per la parte relativa al turismo, come elementi di attrattiva. Cito testualmente: "Continuare e migliorare un'azione coordinata dove gli obiettivi sportivi si fondono con quelli della promozione dell'immagine e dell'offerta turistica, integrandosi con la cultura, la formazione, la sanità, l'ambiente, le politiche sociali e quelli che sono gli indirizzi generali indicati dall'Unione Europea". A parole si fanno queste grosse affermazioni, ma, di fatto, le azioni politiche e finanziarie conseguenti, non le individuiamo, non ve n'è traccia. A livello statale non è stata recepita la direttiva dell'Unione Europea che richiede la valutazione ambientale e strategica. Ne consegue che le Regioni, compresa la nostra, che è dotata di uno strumento così importante, non ha assunto l'azione politica conseguente. L'ambiente, che dovrebbe essere, in una Regione come la nostra, uno dei fattori strategici se non il fattore strategico, che orienta le varie scelte in tutti i campi viene, di fatto, ostacolato dalle stesse scelte nazionali che non vanno nella direzione di sostenere la prevenzione.
E' necessario un ambito di riferimento unitario, che consenta interventi e azioni pensate in maniera compatibile con il territorio, ma per il risanamento ambientale occorrerebbe aggiungere nella finanziaria almeno 100 milioni di euro per portare a regime la pianificazione territoriale, che è ben lontana da vedere una sua definizione e conclusione, consentendo per il futuro di operare su nuove situazioni emergenti e non sui casi pregressi. Di fatto, continuiamo a dover operare su Trecate, su Novara, su Casale Monferrato, sulla Valle Bormida e non abbiamo la possibilità, per carenza di fondi sia a livello nazionale che a livello locale, di andare ad una definizione della mappatura dell'inquinamento diffuso e, tanto meno, alle conseguenti aggiornate analisi di rischio. Così come si è a rilento sull'anagrafe dei siti da bonificare, che è lo strumento principe per la pianificazione e la programmazione. Per non parlare di amianto, un'aggiunta che ho fatto considerato che, recentemente, in Commissione congiunta I e IV finalmente abbiamo avuto modo di addentrarci di più sul tema, dopo tanti anni che lo richiedevamo.
Relativamente all'amianto, naturale e costruito, siamo a rilento e siamo significativamente in carenza di fondi per dare attuazione ad aspettative legittime da parte dei territori e della gente. Abbiamo la certezza che tra i cittadini sia cresciuta una cultura ambientale, ma siamo ancora molto lontani, ad esempio, per l'inquinamento atmosferico, da quelli che sono i termini indicati da circolari e da provvedimenti dell'Unione Europea.
In materia di rifiuti, è rimandato nel tempo il completamento del Piano regionale di gestione del ciclo integrato, con l'obiettivo di ridurre la quantità di rifiuti da inviare in discarica. Per ora sono solo in parte garantiti i presupposti per una reale tutela dell'ambiente e per la prevenzione di rischio, in coerenza con gli obiettivi di sostenibilità posti dall'Unione Europea, per la riduzione dei gas clima-alteranti, nonch per il risanamento del territorio piemontese.
Volutamente, ho scelto due macrotemi del DPEFR, che rappresentano due delle priorità alle quali un'amministrazione dovrebbe dare adeguate risposte. Queste risposte sono tracciate in modo molto, ma molto contenuto appena abbozzate nel Documento di programmazione, e poi si trovano con estrema difficoltà conseguenti azioni applicative in quello di bilancio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Il Documento di programmazione è stato concepito come un elaborato che dovrebbe servire per impostare le politiche e anche le leggi finanziarie e di bilancio. Anche per questo, all'inizio dei lavori, ritenevo assolutamente indispensabile partire dal DPEFR, in termini di logica. E' da pochi anni che la Regione discute il DPEFR, ma devo dire che la Giunta sta dimostrando un fastidio ad affrontare questo compito. Come potete vedere dalla documentazione fornitaci, il Documento di programmazione è stato presentato dalla Giunta il 5 novembre 2004 ed è stato assegnato alle Commissioni il 22 novembre.
Esso dovrebbe permetterci di impostare seriamente le politiche per l'anno successivo, ma mi domando come si possa fare con questi ritardi. Ed è anche per questo che ci troviamo di fronte alla situazione di questi giorni ed essere costretti ad affrontare e a discutere documenti necessari troppo rapidamente. La prima responsabilità è di chi si è dimenticato per lunghi mesi che doveva elaborare un Documento di programmazione. La legge finanziaria sostiene che deve essere approvato dal Consiglio entro la fine di luglio, quindi se ne sono dimenticati, poi hanno buttato giù un Documento che non si capisce bene che tipo di prospettive dia e di previsioni faccia.
Nella prima pagina, quando si scrive che il 2004, dopo tre anni di stagnazione economica, sembra confermare i timidi segnali di ripresa registrati nel 2003, si conferma, però, che negli anni precedenti, quando erano stati presentati i documenti, era sempre stata fatta una valutazione eccessivamente ottimistica, registrata come errata per gli anni precedenti.
Credo che continui in questa strada con elementi anche più evidenti di sfasatura tra la realtà e le previsioni sostenute.
Mi sembra un Documento fatto in fretta, frazionato. A pagina 16, per esempio, c'è una tabella che affronta l'andamento dell'economia nel mondo ma, esaminandola, mi sono accorto che manca il riferimento all'Italia. O andiamo a protestare presso l'OCSE, che ha predisposto queste statistiche lamentando che non ha inserito l'Italia, oppure l'Italia è stata tolta da queste medie e allora occorrerebbe capire il perché.
Personalmente, credo che sia vera la seconda ipotesi, perché se guardiamo nelle pagine successive, quando si parla del nostro Paese, ci rendiamo conto come l'Italia abbia, costantemente, una dinamica economica nettamente più sfavorevole di tutti gli altri Paesi presi in considerazione. Ma non solo questo. Come dicevo poc'anzi, il Documento dovrebbe servire ad impostare politiche, ma proprio in questi mesi sono giunti segnali forti dal mondo del lavoro che dicono: "Guardate che siamo in una situazione di allarme, occorrono strumenti straordinari per affrontare una situazione di allarme straordinaria, in particolare per quanto riguarda la dinamica occupazionale". Gli organi di azione sindacale ma anche lo stesso Assessore - hanno più volte parlato di dover mettere in campo strumenti straordinari di sostegno al reddito delle famiglie colpite dalla crisi occupazionale.
Nel Documento, invece, si parla di una dinamica occupazionale favorevole. Delle due l'una: o è vero quello che c'è scritto qui, oppure scriviamo cose senza badarci troppo e poi, quando approntiamo gli strumenti, lo facciamo tenendo conto della realtà.
Aggiungo ancora che, anche per come questi documenti sono predisposti gradirei che fossero stilati un po' meglio. A pagina 20, secondo capoverso parlando del Piemonte, si dice: "Le previsioni per l'economia regionale basate su stime realizzate da Prometeia nel giugno scorso, indicano un quadro di crescita non dissimile (quindi simile) da quello nazionale, con un tasso di crescita ancora contenuto nel 2004, ma che riflette un ritmo di espansione superiore al 2% negli anni successivi".
Mi sembra irrealistico per l'Italia e per il Piemonte, anche se qui si scrive che il Piemonte evolverà in modo simile alla Nazione. Poche righe sotto, sempre a pagina 20, si dice: "Lo sviluppo del Piemonte non deve essere valutato in base alla crescita del PIL, perché limiti demografici e territoriali rendono irrealistica una crescita allineata alla media del Paese".
A questo punto, voglio capire se è possibile una crescita simile a quella del Paese o se è irrealistica, perché lo stesso Documento contiene due affermazioni contrastanti. Non si può fare una programmazione in questo modo.
il modo con cui viene redatto che non va bene: c'è un quadro di relativa incomprensione di ciò che è scritto. Da una parte si scrive che non c'è crisi e dall'altra che c'è; da una parte si scrive che l'economia tiene, dall'altra che l'economia non tiene.
Un'altra affermazione riguarda la mappa delle crisi industriali, che non pare sensibilmente più grave rispetto a quelle di altre situazioni regionali. Ma è convinto, Assessore, che sia così? Che noi viviamo una mappa simile a quelle delle altre? Ogni giorno che la incontro mi dice che la realtà è completamente diversa; esce da un incontro dietro l'altro in cui affronta situazioni aziendali che testimoniamo come il Piemonte sia in crisi. Forse ci saranno Regioni con una situazione non dissimile dalla nostra, ma sicuramente il Piemonte non è tra le Regioni economicamente in salute. E' sicuramente tra quelle più gravi.
In questo Documento si scrive esattamente l'opposto. Credo che sia grave, perché questo Documento dovrebbe servirci per impostare delle politiche. Qui c'è la negazione. Anche quando si parla della crisi si scrive: "Non interveniamo, stiamo a vedere, perché sarà poi il mercato a selezionare e ad operare. La Regione, sostanzialmente, fa una politica di accompagnamento".
Quest'atteggiamento, che perdura ormai da dieci anni di governo di questa maggioranza, ha già creato situazioni nefaste. Le crisi industriali in Piemonte sono molto più gravi che altrove, perché non c'è nessun'azienda in Italia che ha visto ridurre gli occupati di 14 mila lavoratori in tre anni. Non ce n'è nessuna nelle altre Regioni, ce n'è una in Piemonte. Se si tiene conto della crisi FIAT, i numeri sono completamente diversi.
Non vedere questo e non vedere che le crisi sono dovute anche ad un deficit profondo di politiche industriali da parte di questa Regione, credo sia drammatico per il futuro, soprattutto perché - e lo sappiamo bene l'inizio di questo anno non c'induce all'ottimismo.
Per queste ragioni, credo che dovreste dire, a proposito di questo Documento: "Scusate un attimo, lo ritiriamo perché è di privo di utilità non serve a niente. Ci rimettiamo a riscriverlo un po' meglio, magari più sintetico, ma che serva". Invece, questo Documento, che secondo me è inaccettabile e quindi va respinto, ispira purtroppo le assenze di politica da parte di questa Giunta e di questa Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Anch'io, nell'analizzare il Documento di programmazione, mi sono posto la domanda generale: quale futuro hanno in mente la Giunta e l'Assessore per il Piemonte? Mi sembra che il futuro che abbiano in mente sia un futuro che non corrisponde assolutamente alla realtà che stiamo vivendo e, soprattutto alle preoccupazioni presenti tra i cittadini e la popolazione. Non mi sembra che i suoi contenuti siano in sintonia con le problematiche che si stanno rilevando sul territorio.
Se si vuol parlare di qualità della vita, mi sembra che la qualità della vita che emerge da questo documento non è assolutamente paragonabile o giustificata da quelli che sono i dati oggettivi.
In Piemonte stiamo vivendo una fase di deindustrializzazione con un'elevata precarizzazione del lavoro, ma di tutto questo nel documento non troviamo traccia. Neppure il fatto che venga dichiarata una perdita di produzione industriale sembra essere un dato che desta preoccupazione.
Ritengo che sia un dato di estrema gravità e che renderebbe necessarie politiche specifiche. Invece, continuiamo ad ipotizzare un futuro costruito in maniera del tutto diversa. E' come se andassimo nei supermercati l'ora di punta, quando sono pieni. Probabilmente l'Assessore non sa che, alla chiusura dei supermercati, ci sono molte persone che si recano a cercare i prodotti che vengono scartati per fare una spesa economica, proprio perch si tratta di scarti. Non credo che questo documento dia molte speranze a questi cittadini e a questa realtà.
D'altra parte rileviamo, non solo tra le righe ma anche in maniera diretta, nelle stesse parole dell'Assessore, che di fronte a questa deindustrializzazione, a quest'aumento della precarizzazione del lavoro si risponde, ma con che cosa? Con un'infrastrutturazione pesante del territorio, ad esempio con i cantieri dell'Alta Velocità o con i cantieri olimpici. Nel Documento, dopo il primo punto del Capo 2 ("Qualità dell'ambiente, territorio e infrastrutture"), si passa subito agli interventi che incidono sulla qualità dell'ambiente, indicando chiaramente quali sono le linee d'indirizzo pensate da questa Giunta e dall'Assessore.
Il Documento di programmazione dovrebbe quanto meno porsi degli obiettivi generali. Non pretendo che l'Assessore venga qua a parlare di economia, ma penso che denoti un po' di leggerezza il fatto che non ci si ponga, neanche secondariamente, il problema che i due principali elementi che riguardano la programmazione delle attività industriali sono l'utilizzo delle risorse e le conseguenze che le nostre scelte producono sull'ambiente.
Non si può non pensare, come ricordava la Consigliera Suino, che i nostri interventi sul territorio e le nostre scelte a livello produttivo abbiano sempre delle ricadute dal punto di vista ambientale.
Solo per fare un esempio, ma è uno dei tanti che si possono fare quando si parla di infrastrutture l'Assessore dovrebbe sapere, e senz'altro lo sa, che una tonnellata di cemento equivale ad una tonnellata di produzione di CO2, che è un gas clima-alterante. Oppure dovrebbe sapere che, quando effettuiamo delle scelte per quanto riguarda il trattamento dei rifiuti, il trattamento con il ciclo integrato e la raccolta differenziata comporta un risparmio del 30% delle emissioni di anidride carbonica rispetto a quanto avviene quando si utilizza un ciclo di incenerimento per lo smaltimento dei rifiuti.
Pertanto, quello che manca in questo Documento è il collegamento tra le ipotesi di sviluppo che vogliamo individuare per il Piemonte (peraltro molto scarse) e le ricadute sull'ambiente. L'ambiente, infatti, non è solo un esercizio intellettuale; l'ambiente, a sua volta, determina altre conseguenze anche di tipo economico. Ad esempio, un ambiente alterato e la presenza di una bassa qualità dell'aria hanno inevitabili conseguenze sulla salute dei cittadini, il che comporterà un aumento delle spese. Questo non è che un piccolo esempio.
Devo dire che su quasi ogni punto specifico trattato da questo testo si possono fare delle critiche. Per quanto riguarda il concetto del territorio, quando si parla di aree protette, come è avvenuto in tutti questi anni, il Documento si compiace della quantità di aree protette e delle migliaia di ettari di territorio che sono tutelati, però non dà una risposta, che sarebbe quella fondamentale in prospettiva, sull'esigenza attuale, ovvero di riuscire - se vogliamo garantire un'utilità a queste aree protette - a creare la rete dei parchi ambientali, non solo la rete semplicemente costruita sulle cartine.
La rete significa mettere in correlazione le varie aree, anche perch in conseguenza dei cambiamenti climatici che, seppure lentamente, si stanno verificando, conseguenti alle scelte che facciamo in campo produttivo, è necessario, per la sopravvivenza della flora e della fauna, garantire la possibilità di delocalizzazione, che si ottiene solo creando una rete di collegamento.
Ci sono parecchi altri punti che presentano le stesse problematiche negative, ma mi soffermerei sul problema dell'energia. L'energia, è vero richiama chiaramente il Piano energetico ambientale approvato non da molto ma è preoccupante che s'ignori quello che sta avvenendo. Si torna a riproporre in Piemonte la realizzazione di un impianto come Ignitor, basato sulla fusione di elementi radioattivi, ma è un tipo di ricerca che, a livello europeo, benché si sia investita una quantità esorbitante di risorse, non è progredita. Se in Piemonte andasse avanti un progetto di questo genere, significherebbe investire notevolissime risorse senza nessuna garanzia di risultato.
Contemporaneamente, non si chiarisce in quale direzione si voglia andare per quanto riguarda serie politiche per la riduzione dell'energia ed il risparmio energetico.
Questi sono alcuni dei punti di negatività presenti in questo testo.
Credo che davvero si tratti di un esercizio non ben riuscito di presentare un Piemonte che non c'è e, soprattutto, di dare una visione di un futuro che purtroppo non è così semplice e positivo come viene prospettato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido sull'ordine dei lavori.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente, comunque m'iscrivo anche a parlare nel dibattito generale.
Noi avevamo chiesto in Commissione all'Assessore Pichetto Fratin informazioni, ma con le cifre relative agli investimenti in comunicazione sia da parte della relativa Direzione legata alla Giunta, ma anche degli Assessorati, in particolare l'Assessorato al Turismo, che, fra gli Assessorati, è quello che autonomamente fa importanti investimenti in comunicazione. Riceviamo una dettagliata relazione, ma non ci sono le cifre. La relazione sarà anche dettagliata, ma essendo solo imperniata sulla Direzione della Comunicazione istituzionale della Giunta e priva delle cifre degli altri Assessorati, non ci mette nelle condizioni di poter proseguire nel dibattito e nella discussione.
Chiediamo gentilmente all'Assessore Pichetto Fratin, che penso non vorrà smentirsi a fine legislatura - sarebbe una delusione - di farci avere le cifre non solo della Direzione della Comunicazione ma anche degli altri Assessorati, perché lei sa benissimo che la Direzione di Roberto Salvio raggruppa molti Assessorati ma non tutti. In particolare, l'Assessorato al Turismo fa iniziative in proprio, come sanno tutti i piemontesi, ma non solo l'Assessorato al Turismo. Noi gradiremmo, per lavorare e per entrare nel merito, avere l'informativa in tempi utili, comprensiva delle cifre di tutti gli Assessorati.
Ringraziando, confermo l'iscrizione per intervenire sul dibattito generale.



PRESIDENTE

Va bene, collega Placido.
Ricordo che l'impegno dell'Assessore Pichetto Fratin era sulla questione del bilancio, ma siamo ancora sul DPEFR. Mi auguro che provveda a fornire i numeri richiesti in fase di bilancio.
Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente, mi rivolgo a lei perché l'Assessore Pichetto Fratin ci ha consegnato poco fa un documento, ma è un documento che non risponde alle questioni che abbiamo sentito e che abbiamo in Commissione ripetutamente richiesto, e cioè di avere il quadro complessivo delle spese sostenute per l'attività di comunicazione dal Gabinetto della Giunta e dai vari Assessorati.
Assessore Pichetto Fratin, oggi ci ha detto che aspettava questi dati dal dottor Salvio. Questi dati sono, come dire, incompleti perch riguardano soltanto una parte delle Direzioni degli Assessorati, e sono privi di indicazioni della spesa sostenuta. Presidente, vorremmo avere un dato macroeconomico sul 2005: poiché stiamo discutendo del bilancio e della finanziaria, vorremmo capire se questo è un capitolo di spesa sul quale potere intervenire. Sono venti giorni che aspettiamo questi dati, e non penso che non ci siamo spiegati bene parlando con l'Assessore. Mi fa specie che noi, all'inizio della discussione, scopriamo che i dati che ci hanno consegnato non sono dati, ma soltanto un elenco delle cose che avreste fatto nel corso del 2004. Quelle vanno bene, ma aggiungete il costo complessivo di quelle attività, integratele con il costo sostenuto per le altre attività e dateci un conto complessivo sul 2005.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

La richiesta formulata in Commissione era di conoscere la spesa di comunicazione della Giunta. Devo dire che ho chiesto al dottor Salvio e alla Direzione competente della Giunta i dati sulle spese di comunicazione della Giunta. Non abbiamo chiesto quelle degli Assessorati e delle altre Direzioni che eventualmente fanno comunicazione. Ce ne sono che ne fanno di più, altre di meno, per cui è difficile per alcune di loro riuscire a estrapolare i dati. Devo però dire che i Consiglieri sono edotti, perch tutti gli accantonamenti e gli impegni sul bilancio 2004 sono stati tradotti in delibera, ma le delibere sono pubbliche.
Se poi si deve fare un'aggregazione di tutte le delibere di impegni che possono essere ricondotte alla comunicazione, è un lavoro che richiede qualche tempo. Possiamo chiedere una stima su alcune iniziative, anche perché per alcune potrebbe essere discutibile.
Oltre ai dati dell'impegnato relativi alla Direzione Comunicazione bisogna prendere il totale di bilancio, visto che presenta l'impegnato 2004. Effettuare la somma con le altre Direzioni è un lavoro che impegna visto che non può essere effettuato con un automatismo legato al sistema informatico: non c'è un programma automatico, va fatto da un gruppo di persone che si mettono a sommare, valutando naturalmente caso per caso se le spese che riguardano gli altri assessorati abbiano a che fare con iniziative di comunicazione o meno. Non credo sia un lavoro fattibile in breve tempo, se non con una valutazione approssimativa.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Pichetto Fratin.
Ne approfitto per dare alcune comunicazioni di servizio. Vi ricordo che oggi sospenderemo il Consiglio alle ore 19.00, in modo che possiate regolarvi per eventuali appuntamenti.
Domani mattina vi sarà un Consiglio normale con inizio alle 9.30 prevedendo di finire intorno alle 13.00 per impegni dell'Assessore Pichetto Fratin, mentre alle 13.00 vi sarà una seduta dei Capigruppo, per accogliere una delegazione dei comitati dei pendolari della Regione Piemonte, che si terrà in Sala Morando. A seguire, se necessario, con i Capigruppo, vedremo di valutare eventuali successive convocazioni, oltre a quella prevista per la giornata di mercoledì. Mercoledì la seduta è convocata alle ore 10.00 e alle ore 14.30; alle ore 9.30 è convocata l'audizione di Commissione I e IV congiunta sulle liste d'attesa.
Sull'ordine dei lavori ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Volevo dire all'Assessore Pichetto Fratin questo: non giochiamo sull'equivoco. Abbiamo chiesto in Commissione il complessivo delle spese per la comunicazione. Oggi ci avete fornito un elenco senza una cifra che riguarda le spese del Gabinetto del Presidente Ghigo. Ammesso, e non concesso, che non ci siamo capiti per la richiesta complessiva, converrà con me che, intanto, ciò che ci avete consegnato è una presa in giro. Non ci siamo capiti, ne prendo atto - voglio essere il più disponibile possibile - ma almeno presentateci il dato delle spese della comunicazione sostenute dal Gabinetto del Presidente. L'Assessore ci ha consegnato non le spese sostenute nel 2004, ma un elenco delle iniziative. A me non interessa conoscere l'elenco delle iniziative, ma ciò che avete speso nel 2004. Credo che non sia una richiesta insormontabile chiedere al Presidente della Giunta di farci avere il consolidato del 2004, il consuntivo delle somme spese.
Ritengo, in tutta onestà - e mi stupirei del contrario - che non dovrebbe essere così complicato fornirci le spese anche per quanto riguarda quegli Assessorati che non rientrano nell'attività di comunicazione. Non credo che al 1° febbraio 2005 sia difficile capire, dovendo noi impostare il bilancio 2005, la somma delle spese che hanno sostenuto, per la comunicazione, i vari Assessorati e avere il dato complessivo.
L'Assessore Pichetto Fratin dice: "Leggete le delibere". Posso anche farlo, ma avrò anche diritto, come Consigliere di opposizione, di chiedere quanto avete speso nel 2004. Devo poterlo sapere dalla Giunta senza fare il conto delle delibere, avreste dovuto presentarci quel dato. Stiamo discutendo la manovra di bilancio, ma vorremo capire in che misura quella è una voce sulla quale possiamo condurre una parte della nostra manovra.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Ho ascoltato gli interventi sull'ordine dei lavori dei Consiglieri di opposizione. Anzitutto, credo che sotto quest'aspetto l'Assessore Pichetto Fratin abbia preso buona nota. Vorrei anche dire che siamo in sede di DPEFR, ma abbiamo ascoltato cinque interventi sull'ordine dei lavori che attengono squisitamente alle materia del bilancio e della legge finanziaria, non certamente al DPEFR.
In secondo luogo, ritengo che la risposta dell'Assessore Pichetto Fratin sia sicuramente in linea con le domande poste. Se devono essere integrate, l'Assessore è presente. Ovviamente, i dati precisi relativamente al 2004, come è stato chiesto, sono oggetto di conto consuntivo o di interpellanza, quindi l'Assessore cercherà, proprio per contribuire ad un percorso di bilancio e di legge finanziaria costruttivo, di fornire la risposta al meglio.
Faccio una proposta: l'Assessore Pichetto Fratin, normalmente, quando gli si chiedono dei chiarimenti normalmente risponde. Stiamo parlando del DPEFR, vedremo in seguito. Sono certo che l'Assessore Pichetto Fratin potrà integrare quanto abbiamo già fatto avere per iscritto, ma chiederei di andare avanti con il Documento che, come direbbe il buon senatore Di Pietro, "non ci azzecca" con le vostre richieste sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Ho sollevato il problema adesso per evitare equivoci dopo e di essere accusato di voler ritardare la discussione sul bilancio. L'Assessore Pichetto Fratin ci ha consegnato un documento. Peccato che sia un documento che non dice assolutamente nulla e che non risponde ai nostri quesiti.



PRESIDENTE

In sede di discussione generale ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Stiamo cominciando la discussione sull'ultimo bilancio e iniziamo, come opportunamente aveva ricordato il Consigliere Riba e come il Consigliere Cattaneo ha riconosciuto corretto dal punto di vista delle procedure, dal Documento di programmazione economica finanziaria. Sono costretta, tutte le volte, a fare quest'osservazione all'Assessore Pichetto Fratin in un'aula sorda e grigia, che, anche questa volta, in occasione dell'ultimo DPEFR dell'ultima finanziaria e dell'ultimo documento di bilancio, continua a mantenere un dato di continuità in termini di sordità e di grigiore. Non vedo emergere alcun elemento di interesse, alcun entusiasmo rispetto a quell'innovazione che il Documento di programmazione economica e finanziaria avrebbe dovuto determinare nella vita delle Regioni e anche nella vita della nostra.
Penso che le considerazioni che mi appresto a fare adesso le possiamo consegnare alla futura legislatura, ma soprattutto le possiamo consegnare a ciò che ognuno di noi dirà in una campagna elettorale che si preannuncia come un confronto importante e serrato tra i due schieramenti.
Sostanzialmente, ciò che emerge da tutto questo dibattito è questo. Noi ci troviamo oggi alla presenza di una Regione che ha rinunciato a qualsiasi vocazione di programmazione. Una Regione e una Giunta regionale che hanno scelto che la programmazione in Piemonte non si fa più. Non è un'affermazione proterva dell'opposizione, ci sono degli elementi con cui la possiamo comprovare. Il fatto che già nella scorsa legislatura - stiamo parlando del cosiddetto decennio di Enzo Ghigo - avessimo eliminato il Piano di sviluppo e il Piano dei trasporti come testi su cui operare anche una minima riflessione, è un dato che si è consolidato nella legislatura successiva. Il fatto che, nella legislatura precedente, avessimo già deciso di non varare più il Piano socioassistenziale, è un dato che abbiamo confermato nella legislatura successiva. Ma nella legislatura successiva abbiamo fatto di più (perché siamo capaci di ulteriori innovazioni): abbiamo deciso che non facevamo più neanche il Piano sanitario. Stante che le spese sanitarie erano diventate soltanto, nel corso del decennio di Enzo Ghigo, l'80% del bilancio di spesa corrente, più del 70% dell'intero bilancio che abbiamo dai trasferimenti dallo Stato - non ci mettono nel guinness dei primati delle Regioni italiane - mentre prima ci lamentavamo sempre, a fronte di quest'aspetto continuiamo a mantenere un non meglio identificato deficit della sanità - di questo parleremo successivamente. Il non fare tutti questi piani, in particolare quest'ultimo, è una scelta sostanziale.
Ciò che ci siamo sempre detti è che, forse, questi piani non li hanno fatti perché, non avendo una chiara visione di cosa fossero i piani, hanno pensato che fossero Documenti di programmazione quinquennali, non moderni e non agili, non in grado di consentire una vita spedita a una Regione dinamica, all'insegna del liberismo di una Giunta di centrodestra. Invece no. Questi piani sono piani moderni, verificabili con gli Enti locali, che possono consentire momenti di concertazione e di negoziazione, con una programmazione democratica e democraticamente verificabile da qualcuno. In caso contrario, se separiamo i termini della programmazione da quelli della gestione e del controllo, si verificano spiacevoli vicende di sprechi e di scandali che in questa Regione ne abbiamo già visti e assistiti in modo consistente. Pensavamo, quindi, che ci fosse questa errata interpretazione una non capacità di sapere che cosa fossero i Documenti di programmazione in modo serio, preciso e moderno. Abbiamo detto: "Forse potrebbe esserci un'altra ipotesi: consegnano tutti al Documento di programmazione economico finanziaria". Anche lì abbiamo avuto l'ennesima delusione.
L'avevamo già avuta l'anno scorso in occasione dei precedenti documenti. Oggi ci ritroviamo con un documento scritto, più o meno, sette otto mesi fa. È un documento che risale a prima dell'estate.
Se dovessimo esaminare anche solo il capitolo riguardante la FIAT e la grande industria in Piemonte, rapportandole alla diversificazione e allo sviluppo del Piemonte, questo documento è, alla luce delle ultime vicende già superato. Ne dico una, tanto per citare qualcosa che ha un forte valore simbolico all'interno della Regione Piemonte.
Non solo il Documento è già superato, in quanto stiamo discutendo di questioni che non sono state minimamente aggiornate con alcuna volontà, ma è completamente scollegato da qualsiasi scelta concreta, con delle postazioni di bilancio comprensibili, verificabili e rapportabili al testo del Documento.
In poche parole, il testo in sé è superato nei contenuti, perché ha dentro una concezione debole dello sviluppo del Piemonte. Ricordava ieri il collega Pietro Marcenaro, in occasione del nostro Congresso, come spesso il Presidente Ghigo e la sua Giunta siano stati definiti, da autorevoli rappresentanti, come un Presidente e una Giunta afflitti da un grosso problema: la carestia progettuale.
Proprio in questo Documento di programmazione economico e finanziaria la carestia ha raggiunto il suo apice e, soprattutto, non ci dà l'idea del tipo di sviluppo che avete scelto per il Piemonte.
Come può il Piemonte conservare una struttura industriale, nonostante la crisi della grande industria? In che modo si possono costruire, in Piemonte, sistemi di collegamento tra i vari territori e le varie province? In che modo si definisce il ruolo di Torino? Ho sentito affermazioni interessanti da parte del Sindaco Chiamparino quando proponeva un nuovo patto per lo sviluppo del Piemonte; un patto che proponeva da Torino alle altre Province, per farne un sistema sinergico.
Personalmente, rispetto a questo punto non ho capito cosa vogliate fare nel vostro Documento di programmazione economico-finanziaria: se ci sarà un'analisi della situazione, una proposta.
Anche per quanto riguarda temi più importanti, che vanno dalla giustizia sociale (cioè, da elementi di sostegno del reddito) all'innovazione e alla ricerca (grandi terreni su cui far fuoriuscire il Piemonte dalla situazione attuale) non ho capito cosa volete fare, oltre a parlarne. Se analizziamo il bilancio, non solo non raggiungete neanche il 3%, ma siete ben lontani da medie accettabili, conformemente ai trend più bassi, in una vicenda italiana che è l'ultima in Europa.
Su questo, quindi, ho dei dubbi profondi. Se poi prendo in considerazione le parti relative al welfare (sanità, assistenza e socio assistenziale) e poi guardo i numeri del vostro bilancio e le realizzazioni che avete alle vostre spalle - il grande futuro che avete dietro - devo dire che, anche in questo caso, non capisco dove volete andare, come volete fuoriuscire dalla situazione assolutamente preoccupante in cui versa oggi il welfare regionale, per effetto delle scelte della vostra Giunta.
Su due picchi di questo genere, su due versanti come questi, non solo avete rinunciato alla programmazione, ma il Documento di programmazione economico-finanziaria è in assoluta assonanza e in linea di continuità con questa vostra scelta. Da un lato, c'è sicuramente insipienza amministrativa, assolutamente oggettiva, e una non capacità di avere una linea e un'idea di governo di questa Regione; dall'altro, probabilmente c'è qualcos'altro perché, in assenza di una programmazione democraticamente verificabile, è ovvio che si può riversare la spesa pubblica in tutta una serie di piccoli e grandi rivoli che costruiscono sistemi di appartenenza territoriali, orizzontali e trasversali.
Questo fattore è di ordine oggettivo. Questo è il dibattito che sottende un così povero strumento, così datato e così superato, quale questo Documento di programmazione economico-finanziaria, che, oltre ad essere datato, oltre a non avere un'idea di governo del Piemonte, è anche uno strumento difficilmente rapportabile alle concrete postazioni di bilancio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Affrontiamo questa discussione con cinque mesi di ritardo. Se dovessimo rispettare i termini previsti dalla legge sulla contabilità, avremmo dovuto approvare il DPEFR nel mese di luglio dell'anno scorso, con ci consentendo poi, al Governo regionale, di presentare i documenti di bilancio - la finanziaria e il bilancio - in tempo utile, attingendo e decidendo le politiche pubbliche della Regione, alla luce degli obiettivi indicati nel Documento di programmazione economico-finanziaria della Regione. Il fatto che si discuta oggi il Documento di programmazione economico-finanziaria della Regione, ci consente di fare, innanzitutto, una considerazione. Si tratta di un documento datato, per quanto riguarda le previsioni di crescita. Siamo, infatti, in presenza di un documento - lo ricordava il collega Papandrea - che immagina una crescita del 2% del prodotto interno lordo regionale. Oggi siamo in grado di constatare come in verità, questa previsione sia del tutto fallace, se consideriamo gli indicatori economici che tutti noi possiamo valutare tranquillamente. Nei prossimi giorni l'IRES dovrebbe presentare un quadro di questi indicatori ma credo che tutti noi possiamo convenire su un punto. Il punto è che le previsioni di crescita indicate non sono attendibili: il Piemonte non crescerà nei termini previsti. Questo è il primo punto evidente.
Ora, naturalmente questo capita per una ragione precisa. Capita perch questa Regione, diversamente da altre, è più immersa nella crisi per le ragioni che alcuni colleghi, come pure l'Assessore Pichetto Fratin, hanno ricordato. Fatto sta che siamo una Regione che fatica più di altre a riprendere e a rilanciare la sfida competitiva, e qui sta il nodo del problema. Quando vedo alcuni colleghi, come il collega Pedrale, occupare un'intera pagina di giornale su queste questioni e invitarci a adottare misure autarchico-protezionistiche (Pedrale si candida al governo della Regione immaginando una politica di dazi contro la Cina e altri paesi) vorrei che si facesse una riflessione anche all'interno del centrodestra.
Tutto è consentito, ma se si arriva al punto di affermare che potremmo risolvere i problemi del Piemonte e dei piemontesi adottando la politica dei dazi, non vedendo che il Piemonte ha un problema esattamente contrario stare sui mercati internazionali e cogliere le opportunità che un paese come la Cina, che è anche un competitore, sicuramente determina - c'è un limite di fondo di concezione di politica economica, del modo di porsi di fronte ai problemi della sfida competitiva con cui abbiamo a che fare in questo momento, come sistema Regione.
Naturalmente qui c'è un problema che riguarda noi e la vostra politica.
Noi dovremmo crescere di più in Piemonte, ma crescere di più anche all'estero, penetrando nei mercati internazionali. Crescere all'estero non perché delocalizziamo, ma perché vogliamo, crescendo all'estero conquistare anche attraverso questa scelta una presenza maggiore un'internazionalizzazione maggiore sui mercati.
Tutto questo, ovviamente, non sta avvenendo, mentre è avvenuto altrove.
E' singolare che il DPEFR pubblichi lo specchietto nel quale sono indicate le previsioni di crescita di alcuni paesi. Scompare del tutto l'Italia, ma se voi lo leggete è un dato significativo. E' vero che l'Europa complessivamente fatica ad agganciare la ripresa mondiale, è vero che è aperta una discussione su come destinare alle politiche pubbliche - in Europa e non soltanto in Italia - più risorse, ma è altrettanto vero che noi, in Italia, cresciamo di meno di altri paesi europei. Altri paesi, in epoca non sospetta, quando ormai si stava approssimando il problema di una sfida in forme e termini inediti, hanno investito molto nelle politiche pubbliche, per consentire ai loro sistemi di crescere e di essere competitivi. Questo, invece, non è avvenuto in Italia e in Piemonte, perch il Piemonte, pur ricco di potenzialità, in questi anni ha avuto una guida politica che non ha assunto fino in fondo il vincolo della sfida dell'internazionalizzazione, della sfida che ci impone di mettere la nostra industria nella condizione di crescere di più in termini qualitativi e competitivi.
Da questo punto di vista, c'è una contraddizione tutta politica. Di fronte ai problemi, vi è stata una guida politica e di governo che ha galleggiato, senza assumersi fino in fondo l'obiettivo d'individuare tre o quattro questioni sulle quali avremmo dovuto concentrare le nostre risorse pubbliche per far fare uno scatto alla nostra Regione. E' del tutto evidente che esiste una contraddizione. Per quanto le previsioni di crescita siano poco attendibili - i fatti lo stanno dimostrando - esiste una contraddizione tra gli obiettivi ambiziosi che si pone il DPEFR e le politiche di bilancio di questa Regione. Posto che noi vogliamo raggiungere quegli obiettivi e posto che il DPEFR sia la cornice macroeconomica nella quale collochiamo le scelte di politica di bilancio e la finanziaria, mi sembra del tutto evidente l'esistenza di una carenza rispetto allo scenario nel quale ci collochiamo per vincere alcune sfide che il documento riassume in maniera corretta. Poi c'è un salto logico tra il documento, lo scenario che immagina, la sfida competitiva, il mondo, i mercati internazionali, il Piemonte che deve crescere, e le scelte di bilancio che stiamo votando, che non assumono fino in fondo i vincoli indicati dal documento stesso. Questo è un nodo politico, perché è inutile dire che vorremmo perseguire quel tipo di crescita se la politica economica della Regione Piemonte destina - non lo dice Wilmer Ronzani, ma la Confindustria piemontese - il 15% delle risorse libere alle politiche di sviluppo. Avvertiamo in questo che c'è un problema di ritardo del Piemonte.
Consideriamo il fatto che la crisi è una crisi seria e, per alcuni settori, strutturale, quindi che non basta aumentare la domanda interna per risolvere i problemi e che questo potrebbe, semmai, incentivare alcune importazioni? Consideriamo il fatto che il problema è di rimuovere le cause strutturali della crisi? Se è così, dobbiamo concentrarci su questi obiettivi, ma allora era giusto far diventare il bilancio e la legge finanziaria due strumenti con i quali cercare di ricondurre a coerenza gli obiettivi stessi. Voi questo non l'avete fatto, perché da una parte immaginate un Piemonte con i suoi problemi, dall'altra fate un bilancio come sempre, nel quale accontentiamo un po' tutti e dove è difficile trovare un filo rosso, che dovrebbe essere rappresentato dalla priorità della politica economica per rilanciare in termini competitivi il sistema industriale del Piemonte. Non vedo traccia di questo nei vostri documenti economici, mentre noi vorremmo obbligarvi a questa coerenza.
Se voi sostenete che dobbiamo crescere il 2% - io dico che sarà complicato - vi invito a fare in modo che la politica economica regionale la finanziaria e il bilancio siano coerenti con questo obiettivo, e questo vi obbliga a compiere delle scelte; scelte che voi non compite nella finanziaria e neanche nel bilancio. Faremo di tutto per dimostrare come invece, il Piemonte e questo governo regionale possono e devono assumere fino in fondo alcuni vincoli. Poiché pensiamo che in questo momento la priorità sia il rilancio del sistema produttivo e della competitività, la difesa del lavoro e dell'occupazione, credo che una politica regionale debba usare le leve che ha a disposizione per farlo. Tanto più in una fase nella quale il Governo centrale ha tagliato risorse fondamentali alla nostra Regione e in una fase nella quale, come ricordo sempre ai colleghi rinunceremo a 350 milioni di euro di investimenti, perché questa ed altre Regioni non potranno contrarre mutui per finanziare investimenti privati.
Tutto questo, naturalmente, contribuisce a rendere più complicata la situazione, ma soprattutto sollecita una politica di bilancio che assuma fino in fondo il vincolo del rilancio competitivo e dell'occupazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, dopo un lungo percorso in Commissione è sempre difficile non ripetersi, però la liturgia vuole questo tipo di intervento di carattere generale, che rischia l'imbarazzo, prima di tutto nei miei confronti, per dover fare sottolineature su aspetti e elementi abbondantemente sviscerati in sede di lavoro di Commissione.
Lo devo ancora rimarcare, ma spero che la prossima legislatura recuperi quest'errore, che a causa del grande spostamento temporale tra la fotografia della situazione sulla quale basare le scelte del Documento di programmazione economica finanziaria regionale, risalente alla scorsa primavera, e le realizzazioni che il bilancio di previsione attua, questi indirizzi risultano ormai vecchi ,obsoleti, proprio per la rapidità del mutamento degli scenari economici. Ma non c'è solo questo limite, ci sono anche i tempi di approvazione. Dobbiamo ricordare che il Documento di programmazione economica e finanziaria regionale, a metà esercizio, attorno a giugno, contiene l'indirizzo e la scelta politica del Governo regionale.
Sostituisce il Piano regionale di sviluppo, e nell'elaborazione dello Statuto si è visto questo processo, ma allora tale documento deve avere la credibilità che può ottenere solo se è approvato a tempo debito. Invece lo approviamo affrettatamente, mescolando insieme Documento di programmazione bilancio di previsione e finanziaria regionale. Francamente, è una situazione incredibile.
L'Assessore Pichetto Fratin sta telefonando con la tesoreria nazionale per avere probabilmente gli ultimi fondi per affrontare la campagna elettorale, quindi non può dedicare molto tempo ad ascoltarci, ma il senso del sistema maggioritario, che garantisce governabilità, quindi governi di legislatura, è quello di tentare di uscire fuori da una politica di esercizi contabili a stretta base annuali. L'obiettivo è quello di far diventare una programmazione pluriennale e la relativa spesa l'elemento di novità rispetto al passato. Ma questo aspetto non si vede, e siamo di fronte ad un galleggiamento che rincorre un esercizio dopo l'altro.
Da un lato vediamo nella sanità, che pena fa che dovremmo avere, con gli strumenti informatici di cui disponiamo, una visione di reporting mensile che ci permetta di governare le grandezze della spesa della Regione; dall'altro, dovremmo avere la capacità di fare proiezioni, perch siamo in un ambiente diverso rispetto alla Prima repubblica, come si diceva, quando ci potevano essere crisi e rotture nel corso della legislature. Qui chi governa ha cinque anni, e in questi cinque anni puoi avere lo spazio per una proiezione. Questo non è avvenuto. Non si coglie nemmeno l'importanza di un passaggio come la proiezione di una spesa a base pluriennale.
Se dovessimo ragionare, in un intervento che non può superare i dieci minuti, sui grandi aggregati che dominano il nostro bilancio non si pu limitarci a star dietro alla sua mitragliata di interventi sull'artigianato, sulla piccola industria, sull'innovazione ecc.
Sembrerebbe che questa Regione stia facendo uno sforzo enorme nel campo dell'apparato economico, ma noi lo dobbiamo relativizzare vedendo quando pesa nel bilancio. Il dottor Zangola, un mio compagno di università, ha fatto questa sottolineatura durante le consultazioni, che io recupero perché è corretta. Se consideriamo le risorse regionali, esclusa la sanità l'80% di queste sono impegnate sugli aspetti infrastrutturali e di intervento sul territorio, mentre il 20% è destinato all'apparato produttivo. Ora, se è vero che interventi infrastrutturali servono all'economicità di sistema e alla competitività di sistema, oggi il problema è di non vedere un paziente morire prima che gli effetti delle infrastrutture diano il loro esito. Quindi bisogna, in questa fase investire di più risorse nell'apparato produttivo e, probabilmente rincorrere meno le grandi infrastrutture.
Alcune grandi infrastrutture daranno i loro vantaggi tra i quindici e i vent'anni. E' vero che noi pensiamo alle future generazioni, ma c'è il rischio che a quelle future generazioni noi passiamo in eredità l'assenza di un settore manifatturiero che era strutturale e portante nella nostra regione.
Ho ascoltato allarmato un intervento del dottor Amato, in sede di Commissione, sulla programmazione negoziata, liquidata come fosse una cosa demodé, sostituita da altri strumenti e da altre logiche. In proposito voglio solo dire che intanto si fa riferimento alla Provincia, alla Provincia come area essenziale di programmazione. Francamente, è difficile individuare come tale la Provincia di Torino (posso capire la provincia di Biella, già meno Alessandria, Cuneo; forse Asti, Vercelli e Novara, ma meno le altre due grandi Province oltre Torino). La programmazione negoziata permetteva di individuare degli ambiti territoriali e delle realtà, secondo un principio che, anche nello Statuto, abbiamo cercato di recuperare attraverso non solo il Consiglio delle Autonomie locali, ma anche con il Consiglio regionale dell'economia e del lavoro, per determinare nuove esperienze istituzionali e mettere in campo tutte le energie, anche quelle culturali, con una scommessa che non era solo tesa a "pompare" risorse alle Province della Regione, ma a dare in qualche modo una sommatoria positiva alle azioni.
Se dovessi ricordare, da modesto Consigliere Regionale, il decennio di Ghigo - spero che sia solo un decennio - si potrebbe dire che sono stati dieci anni di galleggiamento. Ghigo è stato come un sughero che ha galleggiato. Anche per quanto riguarda il sistema economico, più che inserire delle politiche industriali che tentassero di indirizzare, avete "accompagnato". Ricordo queste parole di Ghigo: "Abbiamo accompagnato il sistema economico". Questo, probabilmente, è un elemento distintivo, voi accompagnate e quindi rispondete, stimolo-risposta, invece bisognerebbe avere un po' di esitazione e poi fare una scelta, altrimenti il sistema produttivo tende a imporre proprie emergenze o esigenze, magari di breve periodo. La Regione deve essere capace di proiettarsi nel lungo termine quindi deve scostarsi dal risucchio che può essere determinato dai bisogni immediati del sistema produttivo. Ed è una scommessa, il progetto politico di un governo regionale è questo. Non è progetto se si limita ad accompagnare il sistema economico; il progetto esiste quando si individua qualcosa più in là, una meta nella quale si investe anche se ci sono delle industrie in ritardo, anche se c'è un sistema produttivo poco attento o forse con l'acqua alla gola e impossibilitato a guardare nel medio termine.
In questo senso è grave fare questa chiusura di bilancio, per l'ennesima volta oltre i tempi stabiliti.
Nella mia esperienza regionale solo in questi ultimi cinque anni mi è capitato di vedere il bilancio approvato dopo le scadenze ordinarie. Quando in questa assemblea c'erano maggioranze che stavano in piedi per un voto si approvavano i documenti di programmazione e di bilancio a tempo debito facendo i dibattiti e concludendoli in modo adeguato, con il rispetto del ruolo della maggioranza e anche con il rispetto del ruolo dell'opposizione.
Questa è una conclusione un po' triste. Mi dispiace perché io guardo prima di tutto, all'interesse generale della mia Regione. Speravo in qualcosa di più, ma abbiamo concluso, di nuovo, bagnando.



GALASSO ENNIO LUCIO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Ho sempre pensato che una delle funzioni principali di una Regione sia la programmazione, ossia affrontare e approntare gli strumenti per governare i cambiamenti che avvengono intorno a noi e all'interno della società, al fine di organizzare le scelte politiche per affrontare questo tipo di problemi. Scorrendo e leggendo il Documento di programmazione che c'è stato consegnato in I Commissione, la sensazione che si avverte è molto diversa. E' la sensazione di trovarsi di fronte ad un documento che potrebbe essere stato scritto in qualsiasi momento. La modalità con cui vengono affrontati i temi, come il quadro di riferimento, può andare bene quest'anno, ma poteva andare bene anche l'anno scorso e probabilmente anche l'anno prima. I ragionamenti che vengono fatti sono assolutamente incoerenti rispetto alla realtà quotidiana con cui ci troviamo a fare i conti, per cui tutto si ha leggendo questo documento, fuorché la sensazione che sia un documento scritto oggi. Oggi dobbiamo affrontare una serie di sfide e le questioni più urgenti in questo momento. Mi ha colpito leggere all'interno del capitolo sullo sviluppo economico, di sviluppo, di competitività e di attrattività stante il fatto che siamo in una situazione che tutto è, fuorché normale: l'assetto industriale della provincia di Torino attraversa sicuramente una fase di grande problematicità, c'è un sistema di imprese che sta faticando enormemente.
Se si leggono i documenti che la Confartigianato e la Confindustria stilano trimestralmente, siamo di fronte ad un quadro nel quale gli ordini sono per periodi brevissimi. Le aziende denotano difficoltà gestionali, la fiducia sulle prospettive di sviluppo che gli imprenditori dichiarano di avere è bassissima, quindi si tratta di un quadro sicuramente molto complesso e problematico. Abbiamo una situazione occupazionale, al di là dei proclami, complessa; sono moltissime le piccole e medie imprese, a parte la FIAT, che hanno il fiato grosso, che stanno faticando. In una provincia come quella di Cuneo, dove da sempre si dice che il tasso di disoccupazione è abbondantemente al di sotto del cosiddetto limite fisiologico, si cominciano ad avvertire problemi di stanchezza e un'incapacità dell'assetto industriale delle piccole e medie imprese, nel reagire alla situazione di difficoltà. Abbiamo un tasso di disoccupazione che è passato dal 3% al 4%, con la perdita di migliaia di posti di lavoro di qualità nel manifatturiero industriale, sostituiti da posti di lavoro nei servizi con contratti a termine, con contratti part-time modulati, con tutta una serie di modalità occupazionali sicuramente molto fragili e molto poco rassicuranti per chi lavora in questo contesto. Un quadro sicuramente complesso. Se poi si legge il capitolo del documento che ha per titolo: "Sviluppo, competitività e attrattività", la sensazione che se ne trae e che c'è la consapevolezza di una situazione e della necessità di fare un po' di innovazione, ma in due paginette di notizie e di affermazioni, anche condivisibili, non si ricava assolutamente un quadro adeguato alle sfide che abbiamo di fronte. Mi chiedo: un Documento di programmazione economica e finanziaria di questo genere a cosa serve? Quello che abbiamo poteva anche essere commissionato ad uno studente universitario che, utilizzando un po' di "taglia e incolla", qualche informazione recuperata da internet e qualche documento dell'IRES, avrebbe prodotto un documento simile.
I Consiglieri prima dicevano che, teoricamente, il Documento di programmazione economica e finanziaria dovrebbe essere il quadro generale da cui si desumono gli indirizzi che vanno ad innervare le scelte di bilancio. Penso che tutto sia stato fatto nella predisposizione del bilancio, fuorché far riferimento a quanto è contenuto in quel testo. La discussione che stiamo facendo è assolutamente accademica, sappiamo tutti che stiamo discutendo su un documento che neanche nella volontà dell'autore era, o tentava di essere, uno strumento in grado di orientare le scelte strategiche di sviluppo.
Questo modo di procedere continua a confermare il fatto che, seppur tra i compiti principali delle Regioni ci sia la programmazione e le scelte questa Regione si vanta, come anche il Presidente Ghigo, di avere la duttilità e la flessibilità di un navigatore a vista (è apprezzabile come affermazione che fa un certo effetto). Nella sostanza, è la negazione di quella che dovrebbe essere la capacità di governo in una situazione complessa come quella attuale. Stante la natura del documento e la fotografia che ho cercato di tratteggiarne prima, sarebbe assolutamente inutile addentrarci a discutere sui contenuti. E' un documento che è stato scritto perché bisognava farlo, ma è stato stilato terribilmente in ritardo rispetto alle analisi e alle scelte di fondo che teoricamente dovrebbero orientare le scelte, quindi è assolutamente incapace di incidere. Penso che dovremmo discutere sul bilancio e cercare di capire come questo bilancio si lega ai problemi che il Piemonte ha di fronte in questo momento.
Volevo fare una piccolissima digressione relativamente ai dati che avevamo chiesto all'Assessore Pichetto Fratin sulla promozione e sulla comunicazione. Se è vero che sono dati che possono avere a che fare più con un interesse esteriore, cioè di conoscere i costi e le spese della comunicazione, e possono sembrare non così incidenti e pregnanti, rispetto alle scelte che devono essere assunte, esprimo una piccola considerazione.
Sempre di più, anche in questi anni, abbiamo assistito alla difficoltà di reperire risorse per iniziative che erano, a mio giudizio, assolutamente importanti e poi magari vedevamo, sugli stessi temi, investire cinque-sei settecentomila euro, come ad esempio nel caso della comunicazione rispetto al trasporto locale, per spiegare ai piemontesi quanto è bello utilizzare i mezzi di trasporto locale.
Ritengo che sia necessario fare questo tipo di riflessione, che riprenderemo abbondantemente quando tratteremo, in bilancio, le singole voci, benché slegate dal Documento che abbiamo tra le mani. Penso che debba essere fatto qualche ragionamento sui criteri che orientano le scelte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Prima di entrare nel merito, vorrei chiedere all'Assessore Pichetto Fratin e alla gentile dottoressa Spagnolo se sono così gentili da farsi tramite di una mia piccola e misurata protesta. Personalmente, sono venuto qua allettato da un messaggio che ho letto sui muri della città e sulle pagine dei giornali: "Il Presidente c'è". Arrivo qua e il Presidente non c'è.
Questo è il punto di partenza della nostra discussione: il Presidente non c'è. Cominciamo da qui, per stabilire come stanno le cose e per vedere quanta differenza vi sia tra la virtualità mediatica e la realtà della nostra discussione.
La prima questione che gradirei fosse rappresentata è perché il Presidente non è presente all'ultima discussione sul bilancio regionale che chiude una legislatura. Non si tratta di un'occasione qualsiasi. Non c'è all'ultima discussione di un confronto politico, dimostrando, a mio parere una scarsa sensibilità e una scarsa attenzione verso le opposizioni, l'Aula e, in qualche modo, quel poco che rappresentiamo della Regione e della sua sensibilità.
Per quanto riguarda la seconda questione, suggerisco una breve nota al Consigliere Dutto, in assenza del Presidente del Consiglio regionale. Noi abbiamo costruito tutto un meccanismo nel nome del federalismo addirittura, avete istituito un Assessorato per l'identità piemontese e leggo qua, in un Documento che il Consiglio regionale dovrebbe votare, che fate riferimento al multiculturalismo, nel linguaggio della perfida Albione, Presidente Galasso.
Adesso spiegateci come conciliate l'Assessorato all'identità piemontese e questo multi-culturalismo che esibite. Detto questo, ancora alcune questioni di merito.
Primo, non riprendo quanto è già stato detto da molti Consiglieri dell'opposizione e che anche Consiglieri della maggioranza pensano, perch pur non parlando acconsentono con quanto diciamo. È evidente che chi tace acconsente. Detto questo, non ripeto quanto già detto, su cui sono d'accordo.
Voglio analizzare due passaggi. Primo, ricordo all'Assessore Pichetto Fratin che abbiamo introdotto per la prima volta, se non sbaglio con la Finanziaria 2002 approvata nel 2001, l'incremento di imposta attraverso l'aumento dell'addizionale IRPEF. Quell'incremento di imposta fu motivato inizialmente, sostenendo che serviva, com'è noto, a ripianare un disavanzo sul bilancio della sanità. Nei Documenti di bilancio che voi presentaste l'anno successivo - sono certo di ricordarmi bene - la motivazione con la quale l'IRPEF (come ricordate, venne introdotta per la prima volta come misura provvisoria a termine, annuale) veniva riconfermata e stabilizzata come misura permanente, era che quegli introiti dovevano servire, non più a ripianare il deficit sanitario, bensì come risorsa per effettuare politiche di sviluppo.
Naturalmente, già allora - lo ricorderanno i colleghi Radicali avevamo sottolineato la presenza di una singolare contraddizione, perch una maggioranza che si era presentata con la tesi che bisognava diminuire le imposte per avere più risorse per l'economia, in quel momento sosteneva che bisognava aumentare le imposte per fare la provvista di risorse necessarie per politiche pubbliche, quindi adducendo una tesi un po' in contraddizione con l'impostazione con la quale voi vi eravate presentati durante la campagna elettorale.
Detto questo, quello che è capitato è che voi, mentre sostenevate questa ipotesi, molto praticamente avete continuato ad utilizzare quelle risorse, non per attuare politiche di sviluppo, ma per coprire un buco sanitario che, nonostante l'aumento delle risorse stanziate dal Governo centrale e nonostante una serie di altre misure (riduzione di posti letto tagli ecc.), rimaneva una situazione fuori controllo.
Questo è un punto molto serio, che ritroveremo nella discussione sul bilancio.
Noi vogliamo - e vi chiediamo di sapere - se oggi, calcolate le entrate previste o, almeno, quelle che voi annunciate, da parte del Governo centrale, sul capitolo sanità contenuto nel prossimo bilancio, pensate, o meno, di utilizzare l'IRPEF, cioè quelle risorse che oggi sono all'incirca, intorno ai 230-250 milioni di euro, come risorse che si possono destinare, invece che a ripianare il disavanzo della sanità, a finanziare ipotesi e progetti di sviluppo. Si tratta di campi a proposito dei quali, anche in queste ultime settimane, avete esercitato una certa pressione retorica (penso alle questioni della ricerca), senza che questo corrisponda a nessuna disponibilità concreta di risorse.
Questo è il primo punto.
La seconda questione, Assessore Pichetto Fratin, è questa. Quando si parla di politiche pubbliche, secondo me bisognerebbe partire da un dato: se non sbaglio, il bilancio consolidato delle amministrazioni pubbliche piemontesi, ossia quello che viene speso da tutte le amministrazione pubbliche in Piemonte, all'incirca corrisponde - mi corregga, Assessore Pichetto Fratin, se sbaglio - al 50% del prodotto interno lordo del Piemonte. Noi spendiamo circa il 50% del PIL piemontese in spesa delle diverse amministrazioni piemontesi (Regione, Comuni, Province ecc.). Che cosa intendo dire con questo? Intendo affermare che la prima politica di sviluppo di una Regione non è quella di trovare risorse aggiuntive, ma è quella di utilizzare e avviare una politica e una regia di questa spesa che faccia sì che quella spesa, per la sua qualità e per il modo in cui è strutturata, sia finalizzata anche a politiche di sviluppo.
Questo è un altro modo di dire che sta avvenendo, nel campo dei servizi e della spesa pubblica, quel processo che abbiamo visto maturare nel campo delle utility. Eravamo abituati a considerare le utility fondamentalmente come servizi da acquisire cercando di spendere il meno possibile per avere risultati migliori, ma negli ultimi è apparso che le utility diventano il nuovo campo nel quale possono costruirsi nuove imprese, possono realizzarsi nuove esperienze produttive e può dispiegarsi uno sviluppo dell'economia che compensa, integra e, a volte, addirittura supera quello che viene meno nei settori tradizionalmente considerati maturi e meno suscettibili di sviluppo.
Lo dico, come ben sa l'Assessore Pichetto Fratin, perché non era scontato, fino a pochi anni fa, che l'energia elettrica e i servizi telefonici fossero campi nei quali si poteva guadagnare. Penso che la stessa cosa stia capitando per tanti altri settori e servizi. Tutti ormai ci stiamo abituando a pensare che la formazione non sia soltanto un servizio ma anche un prodotto. Alla fine, ritengo che la stessa cosa valga per la pubblica amministrazione: avere una buona pubblica amministrazione non vuole dire solo avere un migliore servizio, vuol dire essere in grado anche di avere un migliore prodotto. Un migliore prodotto può essere esportato, visto che i prodotti moderni non sono più caratterizzati dal contenuto che sta nell'hardware, ma dal fatto di prospettare soluzioni tecnologicamente più avanzate, quelle che permettono di dare le risposte più efficaci a chi, come la pubblica amministrazione, affronta problemi organizzativi complessi.
Assessore Pichetto Fratin, questo voi non lo fate. Voi avete l'idea dell'azienda e, secondo un'impostazione aziendale, tendete a considerare i cittadini come clienti e, quindi, a trattarli come tali. In realtà, tutto questo ha fatto sì che dal cliente si passasse rapidamente alle clientele.
Siete partiti con un'idea, ma siete riusciti ad organizzare soltanto questo. L'organizzazione delle vostre clientele è l'orizzonte politico e culturale nel quale avete deciso di muovervi.



PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori a chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Vorrei porre un problema. Non mi risulta che la Giunta intenda modificare il DPEFR, ma ciò che emerge è che si tratta in buona parte di un'analisi che, per quanto riguarda gli indicatori economici, è molto datato. Pertanto, domando: la Giunta intende modificare il DPEFR? La filosofia è buona, ma i numeri sono sbagliati.



PRESIDENTE

Proseguiamo con la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Per un attimo, ha avuto la sensazione che il mio Gruppo non volesse farmi parlare, anche se non ho dubbi da che parte stare.
Mi sembra che questo documento sia una favola - non è quella di Cappuccetto Rosso e noi non possiamo essere scambiati per il lupo - perch sono scritte delle cose che non hanno veramente senso. Cito dalla prima pagina: "Il DPEF nazionale, sulla base delle previsioni di crescita mondiale (superiore al 4% nel 2004) ed europea (avviata sulla strada della ripresa...". Ma quale ripresa? Il collega Ronzani, che ha più conoscenze sulla materia, lo ha detto e lo ripeterà ancora. Ci volete davvero raccontare una favola che non è raccontata in Piemonte.
Proseguo la lettura, rivolgendomi principalmente all'Assessore Pichetto Fratin: "Tenuto conto dei fattori di carattere nazionale e mondiale secondo l'IRES le previsioni per l'economia regionale indicano un quadro di crescita non dissimile da quello nazionale, con un tasso di crescita ancora contenuto nel 2004, ma che riflette un ritmo di espansione superiore al 2%...".
Sto leggendo non i documenti della campagna elettorale dei DS o dal programma della candidata Mercedes Bresso, ma il DPEFR, pagina 6. Non penso che riuscirò ad arrivare alla pagina 14, che è l'ultima dell'introduzione della "Sintesi", del Bignami e delle pillole di questo testo ufficiale. E poi ci sono alcuni passaggi veramente simpatici, come a pagina 10: "L'economia piemontese sembra pronta a cogliere i positivi riflessi dell'auspicata ripresa dei consumi interni e dell'export...". Leggo anche a pagina 13, e poi entriamo nel merito, Assessore Pichetto Fratin: "Il progetto Parco della Salute rappresenta il nodo qualificante del progetto di riorganizzazione dell'offerta sanitaria piemontese". Sarebbe perlomeno interessante sapere dove si fa. Su questo ricordo che ne avevamo (me n'ero occupato anche personalmente) sottolineato e sollevato il costo improprio ardito - una cifra sproporzionata - senza ancora sapere quanto costerà quell'area - tra l'altro, non è detto che lì si vada a fare il Parco della Salute. Ancora una volta, avete fatto una spesa senza essere certi che fosse il costo più sensato. Poiché se ne sta occupando ancora una volta la magistratura, vado oltre questo tema perché non è questa l'occasione per sollevare polemiche di questo genere.
Potrei continuare e dovrei occupare più di dieci minuti. Mi scuserà l'Assessore Pichetto Fratin e qualche altro Assessore, che ritengo persone capaci e serie, ma complessivamente posso dire che questo non è un Governo regionale serio, perché un Governo regionale serio dovrebbe presentarsi in questo Consiglio e alla società piemontese con un altro documento. E' un po' come Berlusconi, quando, stipulando il cosiddetto "patto con gli italiani", promise "soldi per tutti", mentre avrebbe dovuto dire che la situazione internazionale non permetteva di fare quello che si voleva fare.
Per questi motivi, si doveva presentare la versione riveduta e corretta di quel testo, quella vera, quella che corrisponde alla realtà, che vede il settore dell'auto soffrire pesantemente, che vede il tessile che non ha più filo per tessere.
Ho assistito ad un interessante scambio di pareri in Commissione fra il collega Ronzani e l'Assessore Pichetto Fratin, il quale assentiva alle considerazioni dello stesso Consigliere. Comunque vada a finire - diceva Ronzani - il settore del tessile piemontese non sarà più quello che noi conosciamo, uscirà notevolmente ridimensionato, si lasceranno molte realtà sul terreno, il che vuol dire molte persone e molte famiglie. L'Assessore Pichetto Fratin, se ricordo bene, assentiva.
Potremmo continuare richiamando le difficoltà di altri settori, ma voi ci dite che questa è la Bibbia, che questo è il Vangelo, che questa è la fotografia della situazione dell'economia e della società piemontese.
Vorrei volentieri poter dire che è proprio così come dite voi, ma non è così. Voi presentate un quadro che non corrisponde alla realtà. Non oso pensare cosa diranno nel programma elettorale se sarà nel solco del documento ufficiale della programmazione economica e finanziaria. Devo dire che lo aspetto con una certa curiosità, dopo l'efficace presentazione di un'immagine, per capire se il programma è adeguato all'immagine.
Tornando all'argomento, Assessore Pichetto Fratin, penso che inciderà sull'atteggiamento che terremo come Gruppo, perché altrimenti è speculare al documento sulla comunicazione: ci fate una bella relazione ma non ci date i conti. Ci raccontate una cosa che non corrisponde alla realtà, ma è eccessivo chiedere che il Governo regionale ci dica come stanno le cose? Che dica veramente quali sono le disponibilità economiche dell'Ente, qual è la situazione dell'economia piemontese, quali sono stati gli interventi? Dopodiché potremo entrare nel merito e spiegare se li condividiamo o meno confrontando opinioni diverse su come dovrebbe essere lo sviluppo, su quali dovrebbero essere gli interventi, su quale settore intervenire, su quale leva utilizzare. Riesce però difficile poter seriamente dare un contributo critico se non c'è una base di partenza corretta, se non si fotografa correttamente la realtà. E' vero che adesso, se vogliamo parlare di fotografie, col virtuale si riesce a fare diventare belli e magri anche quelli che non lo sono, tanto siamo tutti ritratti con fotografie ritoccate. Si sono viste in giro fotografie di Antonello Angeleri, però il naso non cresce a lui, ma a qualcun altro, perché ho visto cose fantasmagoriche. Ho visto ritocchi di fotografie al computer che fanno sembrano tutti dei modelli di Versace. Anche Manolino risulta quasi bello quindi è stato un capolavoro del fotografo.
Termino dicendo che noi ci aspettiamo dal Presidente, dall'Assessore Pichetto Fratin e dalla Giunta che ci sia uno sforzo e un atto di buona volontà e di serietà, per darci la possibilità di ragionare seriamente sul DPEFR 2005-2007. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Vorrei iniziare questo mio intervento con una metafora molto abusata Presidente e Assessore Pichetto Fratin. Così come nel DPEF nazionale il Governo presenta un'isola che non c'è, ma ci racconta la storia di una penisola che non c'è, nella parte relativa allo scenario regionale l'IRES ci dipinge una Regione che non esiste.
Forse la politica, per ottenere il consenso, ha bisogno sempre di mettere a disposizione dei propri ragionamenti politici dati statistici poiché l'oggettività non trova riscontro nel senso comune e nella vita quotidiana dei cittadini, in quei sensori che altro non sono che le realtà lavorative e non lavorative, che la capacità di spesa e di non spesa. La nostra azione di Governo può quotidianamente misurare il consenso sociale delle famiglie cui noi ci rivolgiamo.
Ora, fa impressione vedere che questi dati sarebbero ribaltati, nel senso che le esportazioni dovrebbero passare nel 2005 dall'attuale 2,2% del 2004 al 6% del 2005. Francamente, questi numeri sono inquietanti. Non so se chi ha letto i dati abbia confuso volutamente le esportazioni con l'esportazione del lavoro made in Italy in altri lidi alla ricerca del migliore costo possibile del lavoro. Emblematiche le vicende di un'azienda come la FIAT che, alla vigilia della soluzione di una difficile trattativa con un partner come la General Motors, annuncia a tutto il mondo che la produzione della Multipla sarà esportata fisicamente, dal proprio ambito naturale, nientemeno che in Iran, alla ricerca di soluzioni che possano abbattere il costo del lavoro. Pare che tutti questi elementi, in un settore trainante come quello dell'auto, pur con le difficoltà della crisi non abbiano ripercussioni sul dato occupazionale che, anche a livello regionale, viene segnalato in incremento dello 0,7%. La statistica appare per quella che è: l'arte dell'inganno, se piegata alle ragioni della politica. Nulla ci è detto, come dato disaggregato, di quale lavoro stiamo parlando. Stiamo parlando di lavoro a tempo indeterminato? Stiamo parlando di lavoro interinale? Stiamo parlando di assunzioni a tempo determinato? Stiamo parlando di lavori a progetto? Di quale lavoro stiamo parlando? Questo la statistica non ce lo dice, né ci dice la quantità e la qualità degli inserimenti lavorativi. Forse questo è l'unico dato rispetto al quale la gente potrà meglio valutare il dato numerico che viene utilizzato in campagna elettorale, rispetto alle aspettative. Ma le aspettative di chi? Dei giovani, di chi aspira, attraverso l'acquisizione di un reddito, a porre in essere un progetto di vita che gli consenta di dare risposta alle proprie aspirazioni come la costruzione di un nucleo famigliare l'acquisizione del diritto all'abitazione, il diritto ad un lavoro stabile? Di tutto questo non c'è traccia.
Si afferma che questo è il mondo reale, ma poi ci misuriamo ogni giorno, davanti a Palazzo Lascaris, con una miriade di aziende in crisi che vengono ad interloquire e chiedono aiuto all'istituzione pubblica per superare i difficili momenti che attraversano. Siamo continuamente assediati dalla realtà del precariato nel mondo del lavoro. Non ultima vorrei ricordare la vergognosa pagina dei lavoratori socialmente utili che da troppo tempo, ad esaurimento, chiedono che si completi il processo di stabilizzazione della loro collocazione lavorativa alla quale da tanto tendono.
Di tutto questo, non abbiamo assolutamente traccia. Si dà un'immagine serena della Regione, di un Piemonte forte, in ripresa e che punta tutte le sue aspirazioni in una prospettiva di sviluppo che non sarà più legata all'auto, salvo affermare il principio, tardivo, che oggi più che mai si rende necessario un intervento pubblico a favore dell'azienda principale del nostro Paese. Ma è sulla qualità dell'intervento pubblico che non ci si pronuncia. Qualcuno, come Maroni, Ministro del Lavoro, ha dichiarato che la quantità di risorse pubbliche che sono state destinate al settore dell'auto avrebbero oggi consentito alla FIAT, se gestite in modo oculato, di comprare la General Motors.
Il problema non è tanto la questione degli ammortizzatori sociali, che oggi sono previsti per legge; il problema è della qualità dell'intervento pubblico e dei nodi attorno ai quali si vincola l'imprenditore privato rispetto agli impegni che assume con il pubblico. In passato troppe forze politiche, devo dire forse anche della sinistra, perseguendo un'azione di governo improntata alla buona concordia istituzionale, hanno compiuto gravi atti di vassallaggio nei confronti dell'imprenditore Gianni Agnelli e di quell'impero socio-finanziario che rappresentava. Oggi quest'opera di vassallaggio rischia di essere portata agli estremi termini, anche con atti di complicità che dichiarazioni ufficiali eclatanti, rese ai mezzi di informazione, non attenuano. D'altra parte, la contropartita che viene offerta alla FIAT per rilanciare, lo dico in modo eufemistico, il settore auto nel nostro Paese, è di consentire un'imponente opera di speculazione sulla rendita fondiaria in relazione alle aree industriali di cui è proprietaria.
Bisogna cambiare registro. Un DPEFR più coraggioso era anche alla portata di questa maggioranza e di questa Giunta di centrodestra. C'erano e ci sono, tutte le condizioni ma, per fare questo, bisogna restituire alla statistica la dignità della statistica, alla politica la dignità della politica, operando una prova di onestà intellettuale. Laddove si subordina la lettura di dati, che di per sé sono aridi, alle necessità della campagna elettorale, potremmo dire e potremmo concludere, un po' alla napoletana che "qui nessuno è fesso" e che ben presto gli elettori sapranno comprendere da che parte sta il buon intendimento, da che parte sta l'attenzione alle problematiche sociali (qui soltanto sulla carta), come si intende oggi garantire un futuro sostenibile alle prossime generazioni, che cosa significa dare una svolta economica e sociale a questo nostro Piemonte.
Non basta scrivere sui manifesti elettorali che il Presidente c'è già e che non ci sarebbe bisogno di cambiarlo perché il Piemonte ha già il suo Presidente (con molta umiltà, non usa nella campagna elettorale il termine governatore). Basterebbe, per mantenere l'indubbio consenso del quale il centrodestra o il Presidente uscente paiono godere, una conseguenza fra gli atti che si proclamano e le cose che si fanno. Questo non è, quindi ci auguriamo che gli elettori sappiano capire che è anche giusto il momento della svolta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Ho ascoltato alcuni interventi, anche molto interessanti, su un elaborato che certamente non è così datato e superato come viene rappresentato. E' ovvio che chi è all'opposizione ha forse anche un interesse a rappresentarlo come tale, ma ricordo che la Giunta lo ha assunto nel mese di novembre e che il Documento di programmazione economica finanziaria regionale per il triennio 2005-2007 è stato assunto, anche successivamente e in seguito all'approvazione, da parte del Governo nazionale, del Documento di programmazione economico-finanziaria nazionale.
Se avevamo dei dubbi sul fatto che lo slogan usato per il Presidente Ghigo - "Il Presidente c'è" - fosse buono, oggi, ascoltando alcuni interventi, abbiamo avuto la conferma istituzionale che lo sia perché - non voglio dire che vi ha infastidito, ma vi ha colpito - se ne parla. Se si legge sui giornali, se si ascolta in aula e se in ogni intervento viene richiamata la frase "Il Presidente c'è", vuol dire che lo slogan è buono e di questo giudizio positivo vi ringraziamo.
Anch'io questa mattina, collega Marcenaro, sono arrivato con una certa apprensione in aula perché, uscendo da casa (abito a Ghiffa, una ridente cittadina sul Lago Maggiore dove non esistono, per un rispetto ambientale manifesti 6 x 3, ma abbiamo solo i 70-100 e qualche volta, come adesso nella pre-campagna, osano timidamente, sui tabelloni più grandi, affiggere qualche manifesto 100-140) ho visto un manifesto 100-140 dell'onorevole Bresso. Ho detto: "Va beh, niente di nuovo", ma guardandolo meglio ho letto: "onorevole Bresso, Presidente della Regione Piemonte". "Porco cane mi sono detto - ci sono state le elezioni e non me ne sono neanche accorto". Ho avuto veramente un momento di smarrimento, ma poi fortunatamente - in piccolo ho letto: "Candidata del centrosinistra". Mi sono tranquillizzato e sono venuto qua in Consiglio.
Dico tutto questo per osservare, con garbo, che ognuno crea gli slogan che vuole ed imposta la propria propaganda come meglio crede.
Torniamo al Documento di programmazione.
Il Documento di programmazione economico-finanziaria 2005-2007 ovviamente e naturalmente, è un documento che, in buona parte, presenta un'analisi della situazione del Piemonte degli ultimi anni. Essendo stato redatto da una Giunta regionale e da una maggioranza politica che ha retto il governo regionale dal 1995 al 2005, pone anche l'attenzione, soprattutto nella prima parte, su alcuni aspetti rilevanti della situazione economica e sociale del Piemonte, ovviamente non avulsi da una realtà nazionale ed interregionale (nell'arco alpino il Piemonte è, insieme alla Lombardia, una delle quattro Regioni maggiori del Nord Italia), ma posti in comparazione rilevando anche il quadro economico e sociale, nazionale e interregionale in cui il Piemonte si trova.
Se è pur vero che il Piemonte è una delle Regioni più importanti del nostro Paese (diciamo una delle più grandi, per non mancare di rispetto alle altre) è sicuramente una delle Regioni che, statisticamente, può avere accentuato, in bene o in male, fenomeni nazionali, internazionali e globali, che interessano ed interagiscono sia con l'economia sia con la vita sociale della Regione.
Il Consigliere Contu faceva un ragionamento sulla diminuzione dei posti di lavoro e poi, forse in un momento d'analisi più approfondita, ha aggiunto l'aggettivo "qualificati". Questo particolare non mi è sfuggito e voglio integrare con alcune considerazioni.
Piaccia o meno, dal 1995, quando il Presidente Ghigo è diventato Presidente della Regione e da quando questa maggioranza è al governo della Regione (anche con i momenti di difficoltà evidenziati soprattutto negli ultimi anni, per quanto riguarda la crisi dell'auto e della FIAT), non possiamo non tenere conto che il prodotto interno loro della Regione ha avuto un aumento pari a circa il 3%.
Questa è una considerazione generale per fare un richiamo al decremento del prodotto interno lordo, legato al settore industriale e al settore automobilistico, elementi che mettono in crisi, o in una situazione di difficoltà, la nostra Regione. Nel quadro delle Regioni del Nord, per questo quadro non è così drammatico o così negativo come viene volutamente rappresentato. Vi sono stati, infatti, timidi segnali di ripresa registrati molto bene nel 2003, secondo l'IRES, un istituito serio, a cui tutti abbiamo dato sempre fiducia. In una situazione d'indubbia crisi internazionale e nazionale, il Piemonte ha tenuto meglio di altre Regioni o, comunque, è tra le Regioni del Paese che ha saputo, in una situazione difficile, con la diversificazione dell'economia ed altri interventi reggere più di altre Regioni del nostro Paese e dell'Europa.
Quando prima si parlava di posti di lavoro di qualità, occorre capire innanzitutto, cosa s'intende per qualità del lavoro o per posto di lavoro di qualità.
Il mio vuole essere un ragionamento in generale, più che astratto. Da quando governa il Presidente Ghigo, e in particolare in questa seconda legislatura, piaccia o no - grazie anche ad una riforma del lavoro, in particolare all'applicazione della riforma Biagi - anche se è vero che sono diminuiti nel settore industriale (come è vero che drammaticamente si evidenza la diminuzione del lavoro sul settore dell'auto e del suo indotto) i posti di lavoro in Piemonte sono aumentati nei loro numeri assoluti grazie anche alla diversificazione dell'economia, sulla quale il Presidente Ghigo e questa Giunta hanno puntato per tempo e in tempo, a differenza di altre Regioni.
Questo, insieme e in combinato disposto con l'aumento del prodotto interno lordo (sia pure modesto, se lo si rapporta nel decennio, ma in controtendenza con alcune Regioni dove nel decennio, invece, si è registrata una diminuzione), è un dato di fatto oggettivo e certificato dall'IRES stesso.
Altro punto che ci preme contrastare è quella mistificazione del quadro reale di una situazione piemontese che non avrebbe visto mungere l'Europa dal Governo nazionale e distribuire a pioggia, senza strategia, alcuni contributi. La politica di questa Giunta regionale ha sortito, ovviamente risultati positivi. In particolare, nel periodo che inizia dall'anno 2000 si è potuto intervenire, nelle aree più disagiate e deindustrializzate (come il Verbano Cusio Ossola, in parte la provincia di Torino e altre situazioni del Piemonte) in tempo e per tempo, con la diversificazione dell'economica e con azioni rilevanti, sostenute con la riconversione del plesso industriale e degli investimenti in virtù di una politica intelligente di questa Giunta, che ha saputo portare in Piemonte le risorse dell'Europa attraverso i DOCUP e un'applicazione rigida, strategica e programmata dei DOCUP stessi. In questo modo, è stato possibile creare quelle condizioni, a cui prima mi riferivo in senso generale, di tenuta della nostra economia e della nostra occupazione, in un quadro sostanzialmente nazionale, europeo e - mi sia consentito di aggiungere un aggettivo che potrebbe infastidire - globale, fortemente drammatico, a partire in particolare dall'undici settembre, ma soprattutto anche, da una crisi economica che è dovuta ad una serie di fattori che, naturalmente, non richiamo per brevità di tempo, ma che voi tutti conoscete.
E' ovvio, quindi, che il Piemonte si trova in una fase di delicata transazione: i suoi motori economici classici, come in particolare l'industria dell'auto, l'automotive e tutto il terziario collegato, stanno vivendo una crisi estremamente profonda.
Qui corre l'obbligo richiamare, e mi avvio alla conclusione, una politica piemontese da parte del Governo Ghigo, intelligente, che trova nella sinergia con l'azione del Governo nazionale opportunità di percorsi per portare al Piemonte e ai piemontesi risposte in un quadro di realtà e non in un quadro utopico, come spesso alcuni vogliono rappresentare.
Ne cito solo alcuni: l'aver puntato, anche qui in tempo e per tempo sull'agricoltura e sul miglioramento dell'ambiente, dello spazio rurale con una programmazione intelligente della politica agricola e agroalimentare: la lotta agli OGM e il Salone del Gusto lo hanno certamente evidenziato e rappresentato anche a livello internazionale.
Qualcuno sostiene che sono state le uniche iniziative valide. No, non è vero, certamente quello che questa Giunta ha fatto, prima non si poteva fare. Quando non governava Ghigo non si era neppure pensato.
Per quanto riguarda le Olimpiadi e le opportunità che hanno portato e porteranno a questa Regione, non a caso la Giunta regionale ha già depositato un disegno di legge per l'istituzione e la costituzione della società Piemonte 2001 SpA, che avrà la possibilità e, in un certo senso l'occasione di governare il dopo Olimpiadi (la gestione degli impianti, lo sviluppo della montagna, in particolare delle montagne e delle valli, della provincia di Torino interessate dalle Olimpiadi).
In buona sostanza, credo che questo Documento di programmazione economica finanziaria regionale abbia un merito, che costituisce un punto di forza.
Il merito è che ha avuto la capacità di scrivere, nero su bianco un'analisi del Piemonte fortemente oggettiva, basata in particolare sugli studi dell'IRES.
Il punto di forza sta nel prevedere, partendo da un quadro reale e non utopico e puntando sulla diversificazione dell'economia e sul sostegno all'occupazione anche con una sinergia forte col Governo nazionale, un Piemonte che può e deve essere rilanciato, anche perché la situazione non è così drammatica come qualcuno in quest'Aula, con un atteggiamento elettoralistico vuole rappresentare. Smentisco altresì che noi non si voglia investire sulla ricerca. Sulla ricerca c'è un disegno di legge importante che è bloccato solo in quanto siamo qui, all'ultimo giorno dell'esercizio provvisorio - probabilmente sfonderemo il termine - a discutere ancora di bilancio, finanziaria e documento di programmazione economica finanziaria regionale.
Per quanto riguarda la ricerca, il Piemonte è sicuramente tra le prime dieci delle 260 Regioni dell'Unione a cui noi apparteniamo, che ha investito e che vuole investire. Questi sono fatti, così come sono fatti i 20 milioni che il Governo Berlusconi - lo abbiamo appreso poche ore fa - ha destinato per la ricerca e il sostegno di uno dei fiori all'occhiello di questo settore che è il centro di Candiolo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cattaneo.
Comunico che è stato presentato seguente emendamento: Emendamento rubricato n. 1 presentato dai Consiglieri Papandrea, Ronzani e Marcenaro: a pagina 20 del DPEFR al secondo capoverso: sopprimere la frase che comincia con "Le previsioni ..." fino a "interna ed estera.".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Il mio intervento si riferisce ad un passo contenuta nella pagina 20 dove, parlando della nostra Regione, viene detto questo: "Le previsioni per l'economia regionale, basate su stime realizzate da Prometeia nel giugno scorso, indicano un quadro di crescita non dissimile da quello nazionale con un tasso di crescita ancora contenuto nel 2004, ma che riflette un ritmo di espansione superiore al 2% negli anni successivi grazie ad una più sostenuta dinamica delle componenti della domanda interna ed estera".
Poche righe dopo al punto 2 si scrive: "Lo sviluppo del Piemonte non deve essere valutato in base alla crescita del PIL, perché i limiti demografici (offerta di lavoro) e territoriali (congestione) rendono irrealistica una crescita allineata alla media del Paese".
O si accoglie questo emendamento, oppure si presenta un emendamento che sopprime queste altre righe. Ritengo più realistico mantenere le altre quattro righe, ma mi pare difficile che, nella stessa pagina, in un documento si affermi e si neghi la stessa cosa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Il testo manifesta effettivamente la difficoltà che aveva la realtà piemontese rispetto a quelle che erano economicamente meno forti, per una serie di condizioni che tutti conosciamo. Probabilmente la metodologia adottata non è del tutto corretta.
Devo dire che accetto l'emendamento. Effettivamente o ci si mette a riscriverlo, tenendo presente che ridiscutere lo scenario al 2004 non ha molto senso, come non ha molto senso mettersi a correggere le ultime parti.
Perché ognuno di noi vorrebbe correggere. La lettura è una lettura di filosofia complessiva. Il fatto che il Capo 2.1 sia stato scritto probabilmente da una mano diversa dal Capo 1.1, partendo quindi con un meccanismo, anziché di media, di decrescenza, probabilmente va anche limato.
L'emendamento chiede di togliere da "Le previsioni" fino a "interna ed estera".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani



RONZANI Wilmer

Per ricordare all'Assessore Pichetto Fratin, in maniera amichevole, che non stiamo discutendo un trattato di filosofia, stiamo discutendo il DPEFR quindi non mi convince il ragionamento che noi abbiamo previsto una crescita che tutti ormai riconoscono essere eccessiva rispetto a quella concretamente ipotizzabile, al punto che avete accolto l'emendamento presentato dal Consigliere Papandrea, che elimina una contraddizione prevista nel documento. Credo che se noi torniamo alla legge sulla contabilità e a ciò che essa stabilisce debba essere il DPEFR, noi dovremmo, in futuro, non considerarlo un trattato di filosofia, ma un documento di programmazione. Se tale documento prevede ipotesi di crescita che si rivelano fallaci nel corso dei mesi, è perché abbiamo sbagliato a prevederle, o è perché il lasso di tempo intercorso da quando abbiamo presentato il DPEFR a quando votiamo la finanziaria non ci consente di rettificare quelle previsioni. La Giunta dovrebbe farlo. Se vi mettete nei panni di un qualsiasi operatore economico della nostra Regione, vi rendereste conto del fatto che sono previsioni sbagliate, perché l'impresa consente di misurarlo. A chi si avvicina al DPEFR valutando questi indicatori economici stiamo dando una previsione di crescita assolutamente sbagliata, che non sta né in cielo né in terra.
Assessore Pichetto Fratin, per questo le ho fatto prima la domanda cui lei ha risposto in maniera un po' superficiale (voi intendete modificare il DPEFR?). Logica vorrebbe che la Giunta regionale, di fronte al fatto che stiamo discutendo una legge finanziaria e di bilancio che, peraltro, non assume come vincolo quella previsione di crescita che voi stessi riconoscete essere sbagliata, dovrebbe, quanto meno, dovendo noi votare oggi il DPEFR, metterlo ai voti con una correzione per quanto riguarda le previsioni. Il fatto che non apportiate una correzione fa sì che votiamo un testo che sappiamo in partenza essere non conforme alla realtà economica della nostra Regione.
Questo è un bel problema. E' come se il Governo votasse il DPEFR dicendo: "Abbiamo scherzato, adesso votiamo un altro documento". No, non stiamo scherzando, stiamo discutendo un importante documento. Poiché tutti conveniamo sul fatto che questo documento non riflette le previsioni di crescita che noi e voi, insieme, riteniamo possibili, che voi decidiate di votarlo a prescindere mi sembra sbagliato. Mi sembra la conferma della scarsa considerazione con cui valutate questo documento. Se avesse un senso e fosse cogente per i documenti di bilancio e per la politica finanziaria oggi dovreste dire: "Rispetto alla previsione fatta a giugno dell'anno scorso, poiché approviamo il DPEFR nel gennaio 2005 e non nel luglio 2004 è giocoforza che la Giunta regionale corregga alcune previsioni". Il fatto che non apportiate alcuna correzione depotenzia questo documento e depone a suo sfavore, perché lo rende ancora di più, da un certo punto di vista inattendibile.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, indìco la votazione nominale (come richiesto dal Consigliere Cattaneo ed altri) sull'emendamento rubricato n.
1.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 Consiglieri hanno votato SI' 33 Consiglieri Il Consiglio approva.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto sull'intero testo; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Non abbiamo voluto, come altre volte, fare un'azione emendativa del Documento, perché ne avrebbe comportato una riscrittura complessiva.
Abbiamo proposto quell'emendamento semplicemente perché era un po' eccessivo accettare che, in una pagina, si dicessero cose una in contraddizione con l'altra. Però è stato presentato anche per segnalare la leggerezza complessiva con cui si affronta il tema della programmazione.
Credo che questo documento è stato presentato perché era un impegno era un atto dovuto, era obbligatorio. A differenza di altri documenti di programmazione, di cui si è potuto fare a meno, ma con effetti molto gravi per il Piemonte, come quello relativo alla programmazione sanitaria l'Assessore sapeva che non era possibile andare avanti sul bilancio se non avesse presentato il DPEFR. Pertanto, il documento è stato presentato anche se molto in ritardo sui tempi che la legge prevede, perché la legge fatta dall'Assessore Burzi, quindi dal governo di centrodestra, prevedeva dei tempi diversi. Prevedeva che questo documento fosse da discutere nel corso dell'estate scorsa e da votare entro luglio.
Così com'è stato concepito, non deve attendere l'approvazione del documento nazionale. Se in legge scrivete che entro il 31 luglio deve essere approvato, è evidente che non può aspettare il documento nazionale: si deve basare sulle bozze del documento nazionale e deve avere una propria autonoma capacità d'intervento. Invece, non è avvenuto neanche questo. E' veramente incredibile la giustificazione data dal Consigliere Cattaneo: "Il Documento nazionale di programmazione è arrivato a luglio, quindi noi l'abbiamo fatto dopo". Siete lì, preparate una proposta di modifica alla legge che avete presentato a suo tempo! Non è serio, per un Consiglio, non tenere conto dei tempi che il Consiglio stesso si è fissato per legge, mi pare una cosa elementare.
Tutto questo testimonia veramente lo scarso peso che si dà alla programmazione, a una programmazione vissuta come un fastidio, come un impiccio burocratico. Penso invece che non sia così. Penso che di programmazione c'è un bisogno drammatico; c'è bisogno di descrivere scenari credibili, di entrare nel merito delle questioni e di verificare se gli scenari previsti sono attendibili.
Non banalizziamo la questione dell'occupazione. E' vero che negli ultimi anni abbiamo avuto un incremento enorme degli avviamenti al lavoro.
Se calcoliamo gli avviamenti al lavoro e i contratti stipulati ogni anno, i piemontesi devono avere tutti quattro o cinque lavori, il che è persino vero. Nel corso dell'anno, molti piemontesi hanno quattro, cinque, sei lavori, ma tutti molto brevi. Lo potete dire qui dentro che questa è occupazione, ma se andaste a parlare con i giovani e con le persone sottoposte a quelle condizioni, e che magari lavorano tre giorni in una settimana, poi quattro giorni il mese successivo, e dite loro che devono essere contenti perché è aumentata l'occupazione, reagirebbero a malo modo.
Ne avrebbero tutte le ragioni, perché quella non è occupazione: serve per le statistiche, ma non serve né all'economia né alla vita delle persone che è una vita devastata dalla precarietà.
Per queste, come per molte altre ragioni che si potrebbero spiegare preciso che voterò contro convintamene, perché lo ritengo un documento assolutamente impresentabile e che, per serietà, sarebbe stato opportuno ritirare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Annuncio il voto contrario anche del nostro Gruppo, perché non possiamo non rilevare come il Documento di programmazione economica finanziaria regionale, principalmente per responsabilità della Giunta, che non ha ritenuto e non ritiene di doverlo aggiornare, offra al Consiglio regionale una fotografia dei problemi e delle prospettive di crescita della nostra Regione che riteniamo, francamente, non veritiere e reali. D'altro canto Presidente, il fatto che l'IRES svolgerà, nei prossimi giorni, un momento di approfondimento delle questioni inerenti al DPEFR, che la Giunta poteva utilmente utilizzare per proporre un aggiornamento delle previsioni di crescita della nostra Regione, la dice lunga sul fatto che la Giunta sbaglia quando ritiene di porre in votazione il DPEFR così come esso è nonostante sia datato, perché risale a sei sette mesi fa. Considerare il Documento di programmazione economica e finanziaria uno strumento di indirizzo e di analisi a cui dovrebbe far riferimento la politica di bilancio della nostra Regione, come giustamente dovrebbe essere, imponeva alla Giunta regionale, nella fase in cui lo pone in votazione, di predisporre necessari aggiornamenti.
Stando così le cose, il nostro voto non può essere che un voto contrario anche perché noi discuteremo questa sera, o domani mattina, della legge finanziaria o dei documenti di bilancio in una condizione tale per cui noi non potremo tener conto del DPEFR, perché si finirà che si prescinde da quel tipo di ragionamento, essendo la Giunta a votarlo così com'è, ed essendo la Giunta impegnata a votarlo senza compiere i necessari aggiornamenti. Questo pone un problema che riguarda non tanto il presente ma il futuro. Qual è il problema che pone per quanto riguarda il futuro Assessore Pichetto Fratin e Presidente? Noi pensiamo che si debba ritornare al più presto - lo faremo o lo faranno i Consiglieri che ci seguiranno ed entreranno in questo Consiglio nella prossima legislatura - allo spirito e alla lettera della legge sulla contabilità la quale, giustamente attribuisce al Documento di programmazione economica e finanziaria un ruolo di indirizzo, di programmazione e di analisi che noi pensiamo sia fondamentale, se vogliamo che i documenti di bilancio e le leggi finanziarie si misurino con i problemi che il DPEFR consegna alla nostra Regione e al Consiglio regionale, e su cui andrebbero invece costruite utilmente le politiche di bilancio e le politiche finanziarie della nostra Regione.
Per questa ragione, voteremo contro il DPEFR.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sulla proposta di deliberazione n. 523, il cui testo emendato, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 Consiglieri votanti 30 Consiglieri hanno votato SÌ 25 Consiglieri ha votato NO 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame disegno di legge n. 688 "Legge finanziaria anno 2005"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il disegno di legge n. 688 di cui al punto 3) all'o.d.g.
Prima di aprire il dibattito, ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, come lei sa, ho presentato un certo numero di emendamenti al documento di bilancio. Ferma restando l'ammissibilità, che è certa Presidente, vorrei mantenere coerenza rispetto all'impianto degli emendamenti proposti. Nel senso che la maggior parte degli emendamenti insiste una parte sul collegato, ma è cosa a sé, l'altra sul documento di bilancio. Vorrei esser confortato da lei da questo punto di vista. Vorrei sapere se l'approvazione della legge finanziaria, nella sua sequenza, non inficia la possibilità di operare sulla legge di bilancio, che sono strettamente collegate. Altrimenti, tanto vale procedere con una distinzione.



PRESIDENTE

Consigliere Contu, ritengo non infici, chiedo due minuti di sospensione per parlare con la Giunta.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.59 riprende alle ore 18.02)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Vorrei lasciare una dichiarazione a verbale rispetto ai colloqui informali con l'Ufficio di Presidenza e con l'Assessore. Naturalmente tali emendamenti vanno intesi come emendamenti alla legge finanziaria perch operano in riferimento ad una legge da noi particolarmente osteggiata, la cosiddetta legge sui buoni scuola, e vanno a spostare voci di quel capitolo e di quella UPB su altre leggi che, secondo noi, secondo la proposta dell'emendamento, necessitano di un'attenzione particolare da parte della Regione.



PRESIDENTE

Procediamo pertanto ad esaminare il disegno di legge n. 688.
Dichiaro aperto il dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Durante la discussione che si è svolta in Commissione e terminata alle 13,30 di quest'oggi, noi abbiamo posto all'Assessore Pichetto Fratin, alla Giunta regionale e alla maggioranza, una questione seria che io ripropongo in apertura del dibattito sulla legge finanziaria e il documento di bilancio.
Siamo di fronte a due alternative. La prima è quella di approvare un bilancio che per comodità abbiamo chiamato in Commissione "tecnico", che rinvia una serie di scelte all'assestamento di bilancio e consente al Consiglio di approvare, in tempi relativamente brevi, il bilancio proprio in questa forma di bilancio tecnico. Una discussione più di merito, e vorrei che su questa questione si pronunciasse l'Assessore Pichetto Fratin alla fine della discussione che a questo punto immagino andrà domani mattina perché, se non ricordo male, il Consiglio è convocato fino alle 13.30.
La seconda invece è quella di discutere nel merito questioni tenendo conto di alcune novità che sono emerse da quando il bilancio è stato presentato ad oggi, novità che sono maturate e delle quali ha discusso la nostra Commissione. Novità rilevanti che imporranno discussioni di merito e, per quanto ci riguarda, come gruppi di opposizione, una strategia emendativa che tenga conto di alcune novità emerse nel frattempo, di cui parlerò più avanti.
L'ho già detto in Commissione a nome del mio Gruppo, ma credo di interpretare, in questo senso, anche il punto di vista dei gruppi dell'opposizione. Se vogliamo approvare il bilancio celermente, dobbiamo orientarci verso la prima delle due soluzioni: approvare un bilancio tecnico, perché l'altra alternativa ci obbliga a fare - noi siamo pronti a farla - una discussione di merito su alcune novità emerse in queste ultime ore.
Vorrei esprimere una considerazione politica di fondo: discutiamo l'ultimo bilancio di questa legislatura in assenza del Presidente Ghigo.
Come ha ricordato il Consigliere Marcenaro, il Presidente c'è, meno che in Consiglio regionale, cioè meno che nella sede in cui dovrebbe, essendoci una discussione così importante, assumersi le proprie responsabilità e decidere con quale politica di bilancio affrontare quest'ultima fase della legislatura e, ovviamente, il 2005.
Affrontiamo la questione del bilancio in un clima di incertezza innanzitutto, per quanto riguarda le prospettive economiche della nostra Regione. Non voglio ripetere una discussione già fatta sul DPEFR, ma non c'è dubbio che il bilancio della nostra Regione viene discusso in una condizione economica tale per cui questo Piemonte fatica a collegarsi e ad agganciarsi ad una ripresa, cioè in una condizione nella quale sarebbero richieste forti politiche pubbliche ed un impegno straordinario a destinare risorse per politiche di sviluppo. In questo bilancio non vi è traccia di questa scelta o, almeno, non nella misura che invece sarebbe necessaria.
Pur essendo questa una Regione costretta a fare i conti con problematiche serie, per quanto riguarda l'economia, la crescita, lo sviluppo e i processi di internazionalizzazione, con questo bilancio la Giunta regionale dimostra di non saper fare i conti fino in fondo con questi problemi e di non metterci in condizione di affrontarli con la dovuta determinazione. Cosa questo significhi è sotto gli occhi di tutti: rinunciare alla leva del bilancio e alla politica finanziaria per mettere mano ad una politica che, reperendo risorse, le concentri sullo sviluppo della nostra Regione, fa sì che noi perdiamo una straordinaria occasione.
Perdere oggi un'occasione significa trovarci, fra un anno, con un Piemonte la cui economia sarà ancora di più in difficoltà e in crisi. Nessuno più di noi è consapevole del fatto che in questo momento non potremmo che fare, in tempo reale, scelte necessarie. Voi queste scelte non le fate con l'indispensabile organicità o con quella determinazione che una situazione di crisi richiederebbe. L'incertezza, Presidente e Assessore Pichetto Fratin, è data anche dal fatto che ci muoviamo in un quadro economico e sociale della nostra Regione nel quale la crisi determina un forte elemento di depressione e stagnazione (in alcuni settori produttivi la crisi è addirittura strutturale); in un quadro nel quale vi saranno minori entrate per quanto riguarda il gettito IRPEF. Queste minori entrate si sommano ad una serie di dati molto negativi che non possono non preoccupare chi dovrebbe governare l'economia della nostra Regione, attraverso le politiche pubbliche.
Ricordiamo, tanto per cominciare, che potremo contare sempre meno sulle risorse europee.
Inoltre, scontiamo un taglio dei trasferimenti decisi dal Governo con la Finanziaria di quest'anno: il Governo ci assegna poche risorse, o comunque ridimensionate, e con grave ritardo, costringendo questa Regione a fare ricorso all'indebitamento. Dal momento che le risorse stanziate dallo Stato giungono in ritardo, la Regione è costretta a pagare tassi di interesse per anticipare quelle politiche necessarie per far fronte alla macchina amministrativa e per governare una Regione in crisi.
Ancora, vi è l'impossibilità - l'Assessore Pichetto Fratin ne ha discusso con noi - di contrarre mutui finalizzati a una politica di investimenti, in virtù di una norma, prevista nella Finanziaria dello scorso anno, che ci impedirà di realizzare investimenti nell'ordine di 400 milioni di euro. Vorrei che i colleghi ragionassero su cosa significhi, per una Regione come la nostra, abituata a realizzare un volano ed un volume di investimenti di tale entità, ricorrendo a mutui con i quali finanziare investimenti privati, trovarsi nell'impossibilità di usare questa leva per realizzare una politica di questo tipo.
Infine, stiamo sovrastimando l'avanzo del 2004. L'Assessore Pichetto Fratin ha dichiarato essere l'avanzo accertato, ma il dubbio che ho vorrei che rimanesse agli atti di questo Consiglio regionale. In verità, sapremo a quanto ammonta l'avanzo soltanto nel mese di febbraio; mi auguro che sia veramente di questa entità perché, se fosse anche solo inferiore di qualche milione di euro, non potrebbe che riverberarsi ed avere un riflesso diretto sul bilancio che stiamo discutendo.
Pertanto, credo che questa discussione sul bilancio sconti una sottostima del disavanzo della sanità 2004, fatta in Commissione, senza venirne a capo, perché la Giunta regionale e l'Assessore competente ci hanno consegnato un dato di proiezione che riguarda il 30 settembre 2004.
Personalmente, non riesco a capire come mai non si possa, in una Regione governata da forze che vorrebbero amministrare in nome dell'efficienza disporre di un dato attendibile, per quanto riguarda il disavanzo della sanità del 2004, a cui, come tutti i colleghi sanno, dev'essere sommata una serie di altre poste negative riguardanti l'Università, il Mauriziano, i Valdesi.
Tutto questo contribuisce a creare quella condizione di incertezza di cui parlavo all'inizio: sono tutti dati che rendono questo bilancio un esercizio finanziario che poggia le proprie gambe su una situazione di forte instabilità e di forte incertezza, oserei dire quasi sulle sabbie mobili.
La novità su cui riflettere è quella di cui parlavamo questa mattina in Commissione, Assessore Pichetto Fratin, ed è questo il punto su cui vorrei dedicare l'ultima parte del mio intervento. Questa mattina, i colleghi della maggioranza e dell'opposizione, sulla base di una campagna d'informazione che ha consentito ai piemontesi di apprendere questo dato sui giornali, hanno preso atto del fatto che, per quanto riguarda il 2005 il Governo avrebbe assegnato al fondo sanitario della nostra Regione una quantità di risorse pari a sei miliardi e 500 milioni di euro. Questo è il 2006.
Sulla scorta dei conti comunicati dall'Assessore alla sanità e che l'Assessore Pichetto Fratin non ha contestato, avremmo - o prevediamo di avere - un fabbisogno finanziario, per quanto riguarda la sanità, nel 2005 di sei miliardi e 200 milioni di euro: un problema che non può essere ignorato. Non so se il fabbisogno finanziario è quello, ma se non è quello dovete dirlo e raccontarci esattamente che cosa capiterà quest'anno per quanto riguarda la sanità e i suoi conti, ma se i dati che ha portato l'Assessore Galante in Commissione - confermati come veritieri dall'Assessore Pichetto Fratin - sono dati su cui ragionare, noi, intanto rileviamo questo fatto, e cioè che, a fronte di un fabbisogno finanziario stimato in sei miliardi e 200 milioni di euro, avremmo un trasferimento di risorse pari a sei miliardi e 500 milioni di euro: 300 milioni di euro in avanzo, collega Marcenaro.
Se è così, vi pongo il problema di riallocare le risorse dell'addizionale IRPEF. Abbiamo sempre ragionato dando per scontato che l'intero gettito dell'addizionale IRPEF fosse assorbito dal disavanzo della sanità, così è stato nel 2004. Il disavanzo di cui abbiamo discusso in Commissione, pari a 230 milioni di euro - secondo me, molto arrotondato per difetto - si è determinato nonostante il gettito dei ticket e il gettito IRPEF. E' un punto molto delicato, Presidente.
Poiché voi immaginate per il 2005 un fabbisogno di sei miliardi e 200 milioni di euro, ampiamente coperto dai trasferimenti statali, e cioè dall'accordo raggiunto in sede di Conferenza Stato-Regioni, che il Governo se ne parlava stamattina in Commissione - non potrà non ratificare, vi poniamo un problema: come pensiamo di utilizzare in questo bilancio il gettito derivante dall'addizionale IRPEF? Essendovi un problema grosso come una casa, che riguarda lo sviluppo del Piemonte, vi chiedo di ripensare il bilancio in funzione di questa disponibilità, e cioè di ripensare al bilancio - così cercheremo di fare con la strategia emendativa che ci accingiamo a presentare nelle prossime ore - se i conti che avete portato sono giusti, nel senso di una riallocazione delle risorse derivanti dal gettito dell'addizionale IRPEF a favore delle politiche industriali dell'innovazione tecnologica, della ricerca, dell'occupazione e dello sviluppo. Non c'è un'altra alternativa.
Noi pensiamo che sia necessario ripensare il bilancio alla luce dei dati comunicati dall'Assessore sulla sanità, e ripensarlo in funzione di un grande obiettivo: fare in modo che le eventuali risorse libere, o che si liberano per effetto di trasferimenti statali sulla sanità, siano utilizzate, da questa Regione e con questo bilancio, per mettere l'economia piemontese, le sue imprese e l'occupazione in condizione di contare su una maggiore quantità di risorse libere; quelle risorse libere che sarebbero state soltanto il 15%, perché questo era quanto il bilancio destinava ai sistemi produttivi della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Per l'importanza dei temi, ma anche per il momento in cui siamo, dieci minuti sono obiettivamente pochi per cercare di entrare nel merito. Il collega Ronzani, che mi ha anticipato,ha utilizzato qualche secondo in più ma senz'altro avrebbe avuto bisogno di molti minuti per provare a toccare se non tutti, almeno alcuni punti che riteniamo importanti.
Se fossimo alla Camera dei Deputati - me lo hanno raccontato colleghi che hanno avuto l'opportunità di essere al Parlamento, compreso il Presidente Rossi - in alcune circostanze tutti leggono lo stesso intervento. Se fossimo in quella situazione anche in Consiglio e ci fosse stato un intervento scritto, avrei riletto, condividendolo completamente l'intervento che ha fatto il collega Ronzani prima di me. Non essendo questa la situazione, provo ad aggiungere qualcosa.
Una considerazione: o è vero quello che diciamo noi (i conti della sanità non sono quelli che presenta l'Assessore Galante e che l'Assessore Pichetto Fratin è in qualche modo tenuto a ratificare, dovendo fare quello che stesso capita ad ognuno di noi: dover dire cose che non condivide - non lo escluderei a priori) o il Governo nazionale del Presidente Berlusconi preso da incredibile e momentanea grande disponibilità di risorse economiche, assegna alla Regione Piemonte 300 miliardi di euro in più per la sanità. Certo, sarebbe una notizia incredibile, perché altrove assistiamo a tagli e a riduzioni (qualcuno ha definito Tremonti addirittura il "buon" Tremonti, perché si rimpiange spesso quello che c'era prima) come se ci fosse un vampiro pronto a riprendersi tutto quello che i Comuni e gli Enti locali non utilizzano.
Se ci trovassimo di fronte a questa situazione, considerando il gettito IRPEF (lo 0,5% è pari a 200 milioni di euro), non solo si potrebbe dirottare il gettito IRPEF su altri settori, ma avanzerebbero addirittura 80 milioni di euro. Sono perplesso, perché se consideriamo le Olimpiadi invernali del 2006, rispetto alle quali vi è una concordia generale sulla mancanza di 180 milioni di euro per coprire tutti i costi preventivati e per trovare le risorse per necessità previste dalla legge nel non poter finanziare un'entità privata come il TOROC, si è addirittura scomodato Sviluppo Italia, che avrebbe dovuto garantire i 180 milioni di euro mancanti. Chiunque legga i giornali in merito alle vicende olimpiche, sta scoprendo che Sviluppo Italia c'è, ma le risorse non ci sono. Questo si inquadra in una situazione di una carenza di risorse.
Lo stesso riguarda la Regione Piemonte. Abbiamo una finanziaria che ha posto dei limiti al finanziamento di enti, associazioni e società private rispetto ai mutui, per cui mancano decine di milioni di euro. Con lo stesso Assessore Pichetto Fratin abbiamo affrontato una situazione, sempre nel settore olimpico, che rischiava di porre di fronte a difficoltà insormontabili il proseguimento di alcune opere.
Se questo è il panorama, 300 milioni di euro in più non sono poca cosa.
Mi auguro che domani - non penso stasera - l'Assessore Pichetto Fratin e l'Assessore Galante sappiano dirci qualcosa su quel merito. Continuo a credere, insieme ai miei colleghi del Gruppo DS, che le cifre comunicate sulla sanità non siano vere. Ancora una volta, la storia si ripete. In campagna elettorale, forse non ci saranno le querele sulle cifre, come nel 2000. Non ci sono migliaia di miliardi di deficit. La storia si ripete, quindi le cifre non sono - purtroppo! - quelle che voi ci date, perché il deficit è decisamente superiore. Dove avete dovuto comunicare le cifre vere? Le cifre vere le avete dovute comunicare al Governo nazionale, che è stato costretto, suo malgrado, a dover aumentare il contributo alla Regione Piemonte. Sicuramente (non mi meraviglierei perché voi non controllate la spesa sanitaria e, come non riuscite a controllare i direttori generali della Regione Piemonte, non controllate i direttori generali delle ASL e delle ASO) il deficit sarà anche superiore ai 6,5 miliardi di euro. chi si ritroverà nella prossima legislatura del 2006, scoprirà che il deficit della sanità sarà superiore ai 6,5 miliardi per cui si potrebbero già adesso allocare lo 0,5 dell'IRPEF e i 220 milioni sulla ricerca, sullo sviluppo, a favore dell'occupazione, delle imprese e l'elenco sarebbe ancora lunghissimo, talmente tante sono le necessità..
Purtroppo, voi dovrete (perché il deficit sarà maggiore dei 6,5 miliardi) continuare ad utilizzare lo 0,5 dell'IRPEF per coprire il buco della sanità.
Lo chiamo buco, non deficit (ritengo sia la parola giusta) tenendo una seria ipoteca, perché non avete la possibilità di trovare le risorse necessarie a una delle poche leve che la Regione ha per sostenere tutta una serie di settori e situazioni in difficoltà. Prima, quando sono intervenuto sul DPEFR e sull'illustrazione, spiegavo la situazione piemontese.
Mi ha colpito molto una delle tante classifiche che, fra fine e inizio anno, vengono pubblicate sui giornali. Mi ha colpito perché rilevava il potere di acquisto dei piemontesi. Assessore Pichetto Fratin lei lo sa meglio di me, il potere di acquisto dei piemontesi è precipitato. Sotto questo aspetto, la posizione della Regione Piemonte rispetto alle altre Regioni, è scesa di diversi punti, siamo proprio sotto la media. Quella è la vera fotografia del benessere o del malessere di una Regione.
Mentre alcune Regioni del sud salgono nella classifica del potere di acquisto, in Piemonte vi è la realtà di famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese e di settori in crisi. Assessore Pichetto Fratin, non sto dicendo che i torinesi sono con le toppe al sedere, sto solo dicendo che il potere di acquisto delle famiglie piemontesi è diminuito. E' evidente che chi è messo peggio può risalire più facilmente, ma c'è chi sale e c'è chi scende: l'economia e il potere di acquisto delle famiglie piemontesi scende.
Scende, e ci si accorge di ciò girando per le strade della metropoli.
Ci sono a Torino (perché la metropoli rispetto ad altre città piemontesi soffre di situazioni di difficoltà) famiglie che non hanno più la luce in casa, e non perché hanno i pannelli fotovoltaici. Non hanno più la luce in casa perché non hanno i soldi per pagare la bolletta. La luce è fra quelle cose che l'azienda elettrica municipale taglia se uno non paga.
Non c'è fotografia migliore di centinaia di famiglie che non hanno più la possibilità di pagare la luce. È entrato il Consigliere Casoni che saluto con simpatia perché mi ha ricordato il problema della rete ferroviaria e dei pendolari, argomento che discuteremo in altro momento.
Termino dicendo che ci sono questi 330 milioni di euro che ballano (600 miliardi di vecchie lire). Sono pronto a fare una scommessa, Assessore Pichetto Fratin, sul bilancio della sanità, il cui deficit è, a mio dire di una cifra superiore a quella che diceva l'Assessore D'Ambrosio. I 6,5 miliardi che lo Stato ha assegnato alla Regione Piemonte sono la fotografia che voi avete fatto del deficit presunto della sanità piemontese. Siccome voi non controllate, oltre ai direttori regionali, i direttori delle ASO e delle ASL, il deficit della sanità della regione Piemonte sarà superiore ai 6,5 miliardi di euro. Sono pronto a scommettere anche un caffè che non basterà tutta l'aliquota IRPEF dello 0,5 di 220 milioni, quindi arriveremo a 6,72 miliardi di euro. Dovrete delegare risorse che non so dove troverete, perché siete con le toppe al sedere. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Vorrei chiedere all'Assessore Pichetto Fratin se è così gentile nel confermare le notizie che mi sono pervenute sulla spesa sanitaria 2005 pari a 6.194.290 miliardi, come è stato detto dal Consigliere Ronzani e dal Consigliere Placido in merito ad una previsione di trasferimenti, da parte del Governo, di 6,5 miliardi di euro. Ho sentito solo queste due cifre.
Volevo chiedere se sono esatte. Può darmi rapidamente questa risposta?



PRESIDENTE

La parola all'assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Ribadisco cosa è a mia conoscenza in merito alla sanità. Il totale delle spese delle ASL è poco meno di 6 miliardi e 200 milioni di euro.
L'accordo della Conferenza Stato-Regioni si è chiuso a 6 miliardi e 513 milioni di euro.
Non penso sia un avanzo perché, dall'altra parte, ci sono anche le spese dirette. Totale trasferimento, totale ASL fa una differenza che non è un avanzo. Gli avanzi sono una cosa diversa.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Pichetto Fratin.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Inizio il mio intervento dicendo che condivido la proposta che aveva fatto il Consigliere Ronzani nel suo intervento, alla luce di novità che sono avvenute, di cercare di pensare ad un provvedimento che sia tale da rinviare, nei fatti, la manovra finanziaria, e che riduca per questa fase come primo provvedimento di bilancio, uno stanziamento che copra tutto quello che si deve coprire. In altre parole, un bilancio cosiddetto tecnico.
Ribadisco la necessità di rielaborare una vera proposta finanziaria non solo alla luce di questo, ma anche alla luce del documento che abbiamo votato poco fa, di quel documento di programmazione economica finanziaria che, a mio avviso, non riusciva a descrivere in modo realistico il quadro entro il quale bisogna programmare le leggi finanziarie. Come hanno ricordato altri colleghi, è il provvedimento che abbiamo votato poco fa quel Documento di programmazione economica e finanziaria che, a mio avviso non riusciva a descrivere in modo realistico il quadro dentro il quale bisogna programmare le leggi finanziarie.
Come hanno ricordato altri Consiglieri, è un'elaborazione estremamente contraddittoria, che non ci permette di fare delle scelte. Assessore Pichetto Fratin, lei prima ha polemizzato in merito ad alcune affermazioni del Consigliere Placido, secondo il quale il Piemonte si sta collocando in modo peggiore rispetto ad altre Regioni che, invece, crescono di più.
L'Assessore ha risposto dicendo: "Bisogna capire da che punto si parte".
Nel documento che voi avete approvato, ad un certo punto si legge: "Come veniva documentato nel DPEFR dell'anno scorso, fino a pochi anni fa" - cioè prima della cura di questa maggioranza - "il Piemonte aveva mantenuto inalterato il suo vantaggio rispetto alla media nazionale e a quella dell'Europa. Tuttavia, i dati usciti negli ultimi mesi da ISTAT e Eurostat sembrano evidenziare una perdita di terreno non solo a vantaggio delle Regioni meno sviluppate, il che sarebbe un fenomeno non solo equo, ma economicamente incontrovertibile (la rincorsa delle Regioni in ritardo porta ad un miglior utilizzo delle risorse umane e spaziali), ma anche rispetto a Regioni più ricche come Emilia Romagna e Trentino Alto Adige." In questo documento che avete messo ai voti ed approvato, si afferma esattamente quello che affermava il Consigliere Placido: c'è una perdita di capacità di reddito, ma anche di competitività, significativa del Piemonte sia nei confronti delle Regioni in fase di crescita perché partono da molto più in basso, ma anche delle Regioni che più o meno erano a livello del Piemonte o addirittura sotto. Prima di contrastare l'opinione del Consigliere Placido, si tenga conto che questa è anche l'opinione ufficiale che voi avete espresso attraverso i documenti che avete sottoposto al voto e approvato. Dovrebbe essere anche una preoccupazione vostra tener conto di quest'elemento, ma questo non esiste. Non esiste, nella proposta di legge finanziaria, un'assunzione di intervento sui problemi che il Piemonte vive che sono non solo quelli di mettere a posto i conti dei vari settori (azione che indubbiamente va fatta e che, mi pare, le notizie che ci sono giunte diano una maggiore possibilità per farlo), ma anche di affrontare l'insieme dei problemi. In particolare, credo che questo significhi affrontare i problemi di natura economica, che sono certamente quelli che allarmano di più i piemontesi, insieme con una serie di altri aspetti, come quelli che venivano ricordati, legati al fatto che una serie di servizi sono sempre più lacunosi. A volte, le politiche economiche e le politiche verso i servizi potrebbero essere reciprocamente utili e non in contraddizione tra loro.
Una manovra che tenga conto di questi aspetti sarebbe possibile sia dentro il bilancio, così come è stato prospettato, ma anche alla luce di quanto c'è stato detto questa mattina in Commissione. Questa mattina in Commissione c'è stato annunciato che esiste una ragionevole possibilità che le entrate nel comparto sanitario siano di circa 800 milioni superiori a quelle che sono state scritte. Questa mattina c'è stato detto che, oltre a quei sei miliardi e 513 milioni di euro già assegnati, ce ne sono da assegnare ancora due miliardi e 100 per un problema emerso (nel conteggio c'erano la Valle d'Aosta e il Trentino, che non dovevano essere conteggiati) e che, all'interno di quei due miliardi da assegnare in più un centinaio di milioni dovrebbe essere assegnato al Piemonte. Questo significa che esisterebbe la possibilità di una manovra economica, esiste la possibilità di utilizzare l'addizionale IRPEF per ridurla, per sopprimerla o per far sì che venga finalizzata ad interventi nel settore economico. Penso ad interventi che devono riguardare sia la difesa del reddito sia il rilancio economico.
Le risorse, che inizialmente dovevano essere destinate in quel campo potrebbero finalmente essere destinate allo scopo per cui era stato chiesto ai cittadini piemontesi di pagare più tasse. Altrimenti, esistendo le condizioni, facciamo una riduzione delle tasse, così come è stato fatto a livello nazionale, ma facciamola davvero, perché l'addizionale dello 0,5 dell'IRPEF farebbe sì che tutti i cittadini ne avrebbero un vantaggio vero e non sarebbe, così come per il provvedimento nazionale, quasi nulla per tantissimi e molto consistente per pochi.
Credo che, a questo punto, sarebbe una manovra da fare, così come si potrebbe ragionare in vista di una rimodulazione e di un'eliminazione dei ticket. Si sono create delle condizioni per una manovra che, mi pare, non vuole essere fatta dalla Regione. Si potrebbe anche, in altri capitoli della spesa regionale, intervenire con misure che aiutino il rilancio economico, oltre che migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Penso proprio al problema dei trasporti dove, invece di continuare a seguire l'idea di investimenti faraonici e accantonare riserve in quella direzione si dovrebbe finalmente intervenire sulle reti esistenti per metterle in sicurezza. Abbiamo visto quanto sia drammatico il problema perché mai, come nell'anno passato, sono avvenuti tanti incidenti ferroviari, per di più con morti, unitamente ad un disservizio generale, ma non solo per questo. Un intervento che cerchi di ammodernare le linee esistenti, migliorarle renderle più sicure, più efficienti, così come il materiale rotante avrebbe effetti positivi per la vita dei pendolari, ma anche effetti economici significativi perché, anche di più delle grandi opere, creerebbe occupazione, dal momento che avverrebbe su strutture molto più diffuse nel territorio. Una politica di questo genere potrebbe generare contemporaneamente, un miglioramento delle condizioni di trasporto e di vita dei cittadini, ma anche un rilancio economico. Mi pare che quest'aspetto non venga assolutamente preso in considerazione da questa maggioranza, che continua a non fare scelte di alcun genere, soprattutto sui problemi generali che l'economia piemontese conosce. Mi sembra che sia il segno di questa finanziaria.
Se non passa l'idea di renderla essenziale e di fare una finanziaria tecnica, dovrà necessariamente essere modificata, anche luce del fatto che risorse significative sono state evidenziate e che, quindi, possono essere autorizzate.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, intervengo pur avendo un altro impegno istituzionale perché il bilancio è un atto importante per il Consiglio regionale. Mi è sembrato di capire - collega Ronzani e collega Riba - che ci sono altri iscritti a parlare, quindi mi auguro che lei, Presidente, aggiornerà, come da accordi presi, la discussione a domani mattina.
indubbio che l'approvazione di una legge finanziaria a venti giorni dalla fine della legislatura di questo Consiglio regionale (almeno per le ordinarie competenze) imponga, da parte dell'Aula, una maggiore attenzione sull'entità della manovra, sul fine conduttore che la permea, su quali siano gli atti di indirizzi e, quindi, sul relativo stanziamento che guiderà l'approvazione di questo bilancio.
E' indubbio, Presidente, che questa sia stata una legislatura strana all'interno della quale molte delle leggi approvate si sono caratterizzate non per il loro alto profilo istituzionale, ma perché, troppo spesso, nella loro semplicità non hanno colto interessi collettivi, ma interessi che provenivano da blocchi sociali precisi, da lobby non speciali ma ordinarie e precise, da interessi che molto avevano di particolare e poco di pubblico. È evidente che l'atto di bilancio, nel dare completezza all'applicazione di una legge, ne definisca gli stanziamenti specifichi per la propria applicazione.
Vorrei ricordarle, Presidente, così a memoria e in maniera disordinata la legge sul recupero dei rustici; la legge sugli oratori; la legge sui buoni scuola; la legge sul funzionamento della scuole materne autonome.
Potremmo proseguire nella sequela di iniziative legislative che danno un generale senso di asfissia e di come l'azione del legislatore avvenga a colpi di maggioranza. E' una maggioranza legittimamente chiamata al governo della Regione, sulla base di un mandato popolare dipeso dall'affermazione alle ultime competizioni elettorali che ha visto - ed è indubbio - un riconoscimento da parte dei piemontesi. Oggi, però, Presidente, i nodi vengono al pettine.
giusto, quindi, che insieme all'approvazione della legge di bilancio debba essere inserita una clausola per rendere obbligatorio, alla maggioranza uscente, un bilancio di fine legislatura, un bilancio in cui il Presidente Ghigo - cioè il Presidente della Regione Piemonte - debba, in una riunione solenne di quest'assemblea elettiva, fare un bilancio sociale chiamiamolo così - della propria azione amministrativa e, sopraffatto fare una verifica di bilancio della corrispondenza fra gli atti assunti ed approvati e quello che era il programma di governo, a sua volta presentato agli elettori.
Da questo punto di vista, Presidente, la nostra legislazione ha avuto un vulnus: non prevede questo passaggio obbligatorio.
Ritengo che in occasione dell'approvazione dello Statuto si sia persa l'opportunità di inserire una clausola che, in modo cogente, obbligasse, al di là del conforto degli uffici di comunicazione, che il referente non fosse in campagna elettorale e che i terminali non fossero gli elettori, ma che determinati atti avvenissero all'interno dell'assemblea elettiva.
Presidente, mi ha sorpreso una delibera di Giunta - c'è qualche rappresentante della Giunta in aula che potrà confrontarmi sul punto relativa allo stanziamento straordinario di un milione di euro per finanziare e per dare copertura finanziaria agli uffici di comunicazione della Regione Piemonte. Mi ha un po' sorpreso questo colpo di coda perch credo che, in un momento come questo, ci sia bisogno di tutto tranne che di rafforzare gli uffici di comunicazione della Regione, sapendo - ma questo lo affronteremo meglio domani - che nei confronti degli uffici di comunicazioni della Giunta qualche attenzione particolare, da parte del legislatore di quest'aula, c'è, per dare e per garantire un futuro sicuro almeno per quello che intendiamo oggi, non in termini di sicurezza tout court, ma di sicurezza sociale, quella legata alla possibilità di avere un reddito fisso e certo, attraverso un rapporto di pubblico impiego, cosa che non è data a tutti, ma solo a pochi.
Presidente, la legge finanziaria è un atto importante. Mi auguro che lei intende nobilitarla, dando la possibilità domani di completare, dai banchi dell'opposizione ormai vuoti, gli interventi di illustrazione delle proprie posizioni.
Grazie, Presidente, per la sua pazienza.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la seduta. Il Consiglio è convocato per domani mattina alle ore 9.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.51)



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