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Dettaglio seduta n.510 del 19/11/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 12.08)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Casoni, Cavallera Ferrero, Ghigo, Marcenaro, Pichetto Fratin, Toselli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

c) Assegnazione temporanea funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Mariangela Cotto


PRESIDENTE

Comunico che, con decreto n. 121 del 18 novembre 2004, il Presidente della Giunta regionale Ghigo attribuisce temporaneamente le funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale, per la giornata odierna all'Assessore Mariangela Cotto.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame disegno di legge n . 655 inerente a "Statuto della Regione Piemonte Seconda deliberazione" (ex articolo 123 della Costituzione)


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il provvedimento relativo allo Statuto della Regione Piemonte - Seconda deliberazione (ex articolo 123 della Costituzione), di cui al punto 4) all'o.d.g.
La seduta odierna è dedicata alle dichiarazioni di voto e alla votazione sullo Statuto della Regione Piemonte.
Per organizzare i lavori, darei la parola, visto che questa è una seduta straordinaria, ai colleghi che vogliono intervenire per le dichiarazioni di voto. Successivamente, darei la parola al Presidente Galasso per un suo intervento conclusivo.
Interverrà il Presidente Ghigo e, prima del voto, farò personalmente un breve intervento finale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto sull'intero testo; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Secondo me cinque minuti di tempo per intervenire sono pochi, quindi sceglierò le cose da dire.
La prima cosa è un ringraziamento al Presidente del Consiglio e a tutto l'Ufficio di Presidenza per avere organizzato una discussione, in seconda lettura, degna di una seconda lettura.
C'è stata una discussione piena, in cui si è potuto sviluppare un confronto fatto sul merito e non con atteggiamento notarile. Di questo vi ringrazio.
Rimangono, Presidente e colleghi, parecchie distanze sul contenuto dello Statuto e devo dire anche qualche dubbio sulle procedure e sul rispetto delle leggi che, con le procedure, il Consiglio ha utilizzato.
Avevo un dubbio: prima era solo un semplice dubbio, poi si è un po' rafforzato sino a diventare attualmente qualcosa di più. Riguarda il fatto che, nella procedura utilizzata per approvare lo Statuto, non si siano rispettate le leggi.
E' un dubbio che permane e che voglio sottolineare al Consiglio, perch ritengo che l'insieme del testo dello Statuto debba essere approvato sempre con la maggioranza dei 31 voti.
Mi sembra che, in prima lettura, questo non sia sempre accaduto e ritengo questo fatto piuttosto grave, che inficia e che rappresenti un vizio di fondo che fa traballare tutto quanto lo Statuto. Dico questo perché non c'è testo o parte di testo che possa essere approvato senza la maggioranza qualificata di 31 voti. E' una questione che non spiego adesso del dettaglio, ma l'ho voluta annunciare come elemento di dubbio addirittura sulla legittimità della procedura seguita.
Sui contenuti ci dividiamo molto, colleghi. Lo Statuto poteva essere una grand'occasione per guardare a 360 gradi tra le forze politiche del Consiglio, e vedere di determinare un punto di identità, di valori, un punto organizzativo che veramente unisse tutte le forze consiliari nel progetto.
Questo non è stato possibile ed è il vizio politico che segna la qualità del lavoro svolto, perché quando ci si divide, e ci si divide così aspramente tra le forze politiche, è facile che il prodotto non sia di alta qualità.
Questo non lo è sia per alcuni valori che non sono inseriti nelle norme dello Statuto, ma nella chiacchierata iniziale, che è tipico espediente politico di basso livello per non affrontare i problemi e fare finta di risolverli, alcuni temi come quello su cui abbiamo dibattuto molto, in altre parole il richiamo alla Resistenza, non è potuto comparire neppure nel Preambolo, oltre che nelle norme. Era un richiamo che forse con comportamenti politici diversi e più unitari si poteva anche raggiungere.
Parlo di altro tema importante, quello relativo alla pace, che non è sufficientemente compreso nello Statuto; così pure il tema del lavoro, che oggi impegna duramente il corpo sociale piemontese. Parlo del tema degli immigrati, per i quali si doveva introdurre nello Statuto una visione di prospettiva molto grande.
Lo Statuto, al di là del voto che avete confermato, è ricco di illogicità, è confuso, è incoerente. In certi passaggi vi sono anche delle affermazioni allucinanti, come quella che il quinto mese dell'anno sia il mese di aprile. Ci si chiede quindi come si chiami il quarto mese dell'anno. Si è giunti a confermare e a predisporre uno Statuto che non ha neppure il senso compiuto del tempo, perché cambia il calendario della nostra vita.
Vi è poi tutto l'aspetto del presidenzialismo, che non viene toccato nella sua sostanza. Il presidenzialismo con questo Statuto rimane forte come adesso, perché non si sono trovati i giusti contrappesi.
Questo è un giudizio del tutto negativo, anche con la sottolineatura di qualche vizio di legittimità. E' un'occasione mancata, perché si poteva lavorare per tempo e meglio.
Questo non è stato possibile, quindi non mi resta che rimanere nella speranza che, nella prossima legislatura, sempre che questo Statuto venga approvato (cosa su cui ho qualche dubbio), si possa fare di meglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

Signor Presidente e colleghi, la settima legislatura del Consiglio regionale ha affrontato il compito di riscrivere la Carta fondamentale e costituzionale, e mi ha visto impegnato come Vicepresidente della Commissione Statuto.
L'iter del nuovo Statuto è stato particolarmente complesso, perché era necessario trovare una sintesi tra le molteplici istanze politiche e sociali presenti in Consiglio regionale, che esprimono la complessità della società piemontese.
E' stato messo in campo un grande impegno di mediazione, specie dalle maggiori forze politiche, cui va riconosciuto questo merito.
Era nostro dovere portare a termine questo lavoro costituente altrimenti sarebbe stata una legislatura monca, per non dire fallimentare.
Anche se, alla luce della nuova riforma costituzionale che si sta cercando di attuare oggi in Parlamento, nuovi problemi si presenteranno sicuramente ai Consiglieri della prossima legislatura.
E' stato detto molto e di tutto, in questo lungo dibattito, sia in Commissione che in Aula; a me preme esprimere solo qualche breve sottolineatura. Per la forza politica che rappresento, data per scontata l'elezione diretta del Presidente della Regione, perché questa è la volontà della stragrande maggioranza degli elettori, che vede in essa una maggiore stabilità di Governo, si doveva cercare di riequilibrare i poteri tra Giunta e Consiglio con una maggiore esaltazione e ridefinizione di quelli di quest'ultimo - il Consiglio - senza penalizzare tuttavia quelli dell'esecutivo, in quanto è giusto che l'esecutivo possa agire in base alle proprie responsabilità.
In altri termini, si doveva concretizzare un presidenzialismo, come si suole dire, temperato, che trova la principale espressione di realizzazione in una più equilibrata distribuzione del potere regolamentare tra Giunta e Consiglio. E' sperabile che quest'obiettivo apparentemente raggiunto trovi riscontro nella realtà. Tutto il resto s'inquadra in questi presupposti.
Sono stati statutarizzati gli organi del Consiglio (il Presidente l'Ufficio di Presidenza, i Gruppi consiliari, le Giunte, le Commissioni consiliari), che potranno svolgere le loro funzioni di esame dei progetti di legge anche in sede legislativa. I componenti della Giunta, in numero non superire a 14, sono nominati anche al di fuori dei componenti del Consiglio regionale.
Il testo del nuovo Statuto è caratterizzato anche da alcuni elementi innovativi, a partire dai principi che, oltre a recepire elementi fondamentali, quali quello di sussidiarietà e di ispirazione dell'azione regionale alle politiche comunitarie, contiene ulteriori principi relativi alla garanzia delle pari opportunità tra donne e uomini, i diritti sociali la tutela del patrimonio naturale, il riconoscimento della specificità dei territori montani e collinari.
Uno degli aspetti innovativi è stato il recepimento delle riforme in atto, che prevedono una condivisione delle politiche, con i cittadini sempre più ampia.
Nel corso della stesura è stata più volte sentita la società civile e sono state recepite parti di alcuni contributi, come la valorizzazione del ruolo dell'artigianato che, con l'approvazione di un emendamento, ha trovato dignità statutaria, unitamente a tutto il variegato mondo della cooperazione.
Anche i rapporti con gli Enti locali sono stati particolarmente proficui e con la riscrittura dello Statuto hanno trovato un maggiore riconoscimento suggellato dall'istituzione del Consiglio delle Autonomie locali .
La nuova Carta fondamentale del Piemonte ha saputo altresì valorizzare il suo ruolo all'interno dell'Unione Europea. Sono stati introdotti importanti organismi consultivi: oltre al Consiglio delle Autonomie locali di cui ho parlato prima, il Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro , la Commissione di Garanzia, con la funzione, tra le altre, di valutare l'ammissibilità e la ricevibilità dei quesiti referendari, ed è stata prevista la possibilità di istituire altri Osservatori e Consulte. E' riconosciuta la tutela dei diritti delle minoranze, che verrà disciplinata con il nuovo Regolamento consiliare.
Come dicevo in apertura, sono stato designato al ruolo di Vicepresidente della Commissione Speciale per lo Statuto, senza esperienza specifica in una materia così difficile, senza contorno politico di riferimento, diciamo pure "per caso".
Il Presidente Galasso, volendomi fare un complimento, spesso mi ripeteva che ho svolto il mio ruolo in maniera ideale per lui, in quanto non sono mai stato un "rompiscatole". Il Presidente Galasso, persona intelligente e corretta, può anche testimoniare che ci sono state delle divergenze, ma che sono state sempre superate con il senso di responsabilità che appartiene ad entrambi.
Lo ringrazio molto per quanto mi ha insegnato, per il suo comportamento corretto e amichevole; in realtà, ho sempre pensato che l'autorevolezza si può dimostrare in tanti modi, primi fra tutti il buonsenso e la saggezza.
Ringrazio coloro che hanno votato e voteranno a favore e che hanno collaborato positivamente alla stesura dello Statuto: i Consiglieri Marcenaro, Cattaneo e Picchioni, anche se è arrivato per ultimo.
Ringrazio il gruppo di lavoro per l'intelligenza, la disponibilità e la professionalità dimostrata, sotto la guida della dottoressa Rovero.
Consentitemi di ringraziare anche il gruppo di amici che non hanno condiviso il parto di questo Statuto. La loro opposizione - va riconosciuto è stata portata avanti con dovizia di argomenti e di professionalità politica ed è stata dettata da onestà intellettuale, serietà, senso della democrazia e rispetto della propria storia.
Grazie, infine, a tutti i colleghi della Presidenza del Consiglio, con in testa il Presidente, Roberto Cota. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Caracciolo.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Mi associo doverosamente al collega Caracciolo nel ringraziare il gruppo di lavoro dell'Ufficio legislativo, che mai come in questa occasione ha dimostrato pazienza per un impegno dei Consiglieri non sempre costante e continuativo nel tempo, anzi, spesso alternato, creando una serie di problemi; problemi anche di stesura finale, dei quali forse sono il meno colpevole e che la doviziosa produzione di emendamenti del Consigliere Chiezzi ha messo in particolare rilievo.
Presidente, vi apprestate a votare uno Statuto che noi consideriamo per l'esito finale, un'occasione mancata; un'occasione mancata perché sul tema dei diritti civili si poteva e si doveva osare di più. Si doveva e si poteva osare di più, rinunciando al preambolo e inserendo nell'articolato una serie di riferimenti sui principi fondamentali che avrebbero dato maggiore dignità allo Statuto.
Avete approvato e vi apprestate a riconfermare, nella forma di Governo la scelta presidenzialista. Come abbiamo avuto modo di dimostrare, certo come dice il Consigliere Caracciolo, con dovizia di argomenti, la scelta presidenzialista è una scelta che uccide la democrazia assembleare.
Per completare questo quadro, avete pensato di destinare la potestà regolamentare totalmente in capo alla Giunta. E' un errore gravissimo signor Presidente, un errore che avete cercato di amplificare e forse questa è l'unica nota positiva di questo dibattito attorno allo Statuto proponendo l'allargamento dell'assemblea elettiva a 82 componenti. Una scelta sciagurata, ma che avrebbe potuto avere una ragione di essere se questa scelta avesse rappresentato il contraltare di poteri che sono stati riconosciuti all'esecutivo, in particolare rilanciando la funzione legislativa, ma non vincolando l'assemblea elettiva al solo ruolo di indirizzo e di controllo.
Molto di più si poteva fare sul terreno della democrazia partecipativa.
Quale occasione migliore di mettere mano al referendum, allargando questo istituto anche al referendum propositivo? Invece si è ribadita la forma del referendum abrogativo; coerentemente con alcune leggi di riferimento nazionali, si sono tolti dalla materia referendaria - cosa che comunque già avveniva nella prassi - anche aspetti come quello relativo allo status dei Consiglieri, stabilendo una sorta di privilegio unico che mai e poi mai verrà sottoposto al controllo popolare se non a consuntivo, quando si tratterà di rinnovare questo organo consiliare.
In ultimo, Presidente, torno alla questione più delicata dei principi.
Non si è voluto inserire il termine "Resistenza" sulla questione legata alla storia di questo Paese. In questo, il compromesso che è stato raggiunto è un compromesso che lacera e divide le opposizioni; le lacera e le divide perché in questo momento il Governo attua, nell'ambito delle proprie prerogative, tutta una serie di scelte che portano all'oblio di quello che è stato un glorioso periodo della nostra vita repubblicana appena nascente, che ha portato alla formazione della Repubblica del nostro Paese. E' grave questo aspetto, Presidente; si è persa un'occasione e ci dispiace.
Devo dire con rammarico che nessuno degli argomenti proposti - non dico in seconda lettura, ne capivamo le ragioni, ma numerosi emendamenti proposti in prima lettura - ha trovato accoglimento nell'ambito della stesura di questo articolo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Presidente, mi conceda di iniziare con una battuta. Questa è una di quelle situazioni in cui inevitabilmente tutti quanti ringraziano tutti per il lavoro svolto, ma dovremmo anche chiederci in che misura la società e i cittadini piemontesi potranno ringraziarci per il lavoro che complessivamente abbiamo svolto nelle diverse responsabilità e anche con i voti diversi che i diversi Gruppi hanno espresso nel corso di questo lavoro.
Penso che la sola buona notizia sia che il Piemonte è fra le non tantissime Regioni italiane ad approvare oggi definitivamente in seconda lettura il nuovo Statuto, e questa è proprio solo la sola buona notizia perché di buono, di innovativo e di moderno (nel senso della modernizzazione dei rapporti fra il potere pubblico regionale e la società e i cittadini piemontesi) in questo Statuto non c'è praticamente nulla.
Questo Statuto ha recepito le modifiche costituzionali introdotte sul piano nazionale con le riforme del 1999 e del 2001, ma si è limitato sostanzialmente a trascriverle (come nella parte relativa all'elezione diretta del Presidente) oppure a sterilizzarne, per così dire, la portata e gli effetti per difendere, confermare e conservare quel vecchio modello sia istituzionale che amministrativo che ha informato l'attività delle Regioni a partire dal 1970 e l'attività della nostra Regione fino ad oggi e temo anche per il futuro.
L'elezione diretta del Presidente, confermata da questo Statuto, è certamente positiva perché non configura un puro e semplice ritorno al passato, ma l'assenza di una riforma della legislazione elettorale e del sistema di potere politico e amministrativo, che pure poteva essere realizzata e che ha finito per affogare questa innovazione di carattere istituzionale in un quadro che rimane quello partitico e proporzionalistico, che costituisce la vera costante del sistema istituzionale italiano e non solo sul piano regionale.
Dovremmo porci una serie di domande e tentare di capire qual è la risposta che a queste domande il nuovo Statuto fornisce. Possiamo dire che questo Statuto prefigura un nuovo modello di rapporti e di relazioni fra cittadini e potere pubblico; possiamo dire che questo nuovo Statuto realizza e non si limita semplicemente ad evocare i principi di sussidiarietà orizzontale e verticale; possiamo dire che questo Statuto restringe e disciplina puntualmente il ruolo del potere regionale. Temo che a tutte queste domande la risposta sia purtroppo no.
Valgano per tutti, visti i limiti di tempo, due esempi: quello del Consiglio delle Autonomie locali e del Consiglio regionale dell'economia e del lavoro. Due identificazioni del nuovo Statuto che dimostrano come la sussidiarietà, sia quella verticale che quella orizzontale, possa essere intesa e malintesa come una forma di integrazione istituzionale in organismi regionali di tutti i poteri locali, sia pubblici che privati, e non già come il riconoscimento del fatto che ciascun potere deve essere lasciato libero e responsabile nella sfera della propria autonomia senza interferenze, ma anche senza indebiti sostegni da parte della Regione.
Da questo Statuto emerge chiara l'idea che la Regione sia una sorta di "superstampella" e anche inevitabilmente di ente pagatore per tutti i bisogni della società piemontese e che per questa ragione debba farsi la Camera delle Autonomie locali, la Camera delle categorie, la Camera della società produttiva, riflettendo in questo non i principi di un federalismo liberale che dovrebbe essere attento innanzitutto a rendere efficiente la Regione nelle funzioni che essa deve svolgere, ma perpetuando, secondo un modello tutt'altro che federalistico, assolutamente tradizionale assolutamente centralistico, l'idea per cui al potere legislativo e al potere esecutivo vada assegnato innanzitutto un ruolo di permanente mediazione istituzionale e sociale, rispetto a cui purtroppo questi poteri si sono sempre dimostrati inefficienti.
Allora, nel concludere i lavori di questo Statuto, noi possiamo dire, a differenza della stragrande maggioranza dei Gruppi, che questo nuovo Statuto nasce vecchio e pronunciamo un voto contrario, contrariamente contrario a quello di alcuni Gruppi del nostro Consiglio che lamentano, in questo Statuto, il fatto di non essere stato così tradizionalmente conservatore, come loro avrebbero auspicato.
uno Statuto che guarda, simbolicamente, al futuro, ma si radica ancora, inutilmente, nel passato. Definisce il nuovo quadro di compatibilità normativa dell'iniziativa della Regione Piemonte, ma non definisce un quadro di sostanziale rinnovamento istituzionale, quale la nostra Regione avrebbe bisogno di realizzare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mercurio; ne ha facoltà.



MERCURIO Domenico

Signor Presidente, mi piace richiamare il primo comma del nuovo Statuto che approveremo fra circa due ore. Ritengo che il nuovo Statuto sia simile e con questo voglio dare una nota di apprezzamento - agli altri già approvati e a quelli che saranno approvati. In una parola, è simile all'Italia. Il tanto vituperato Preambolo mi piace più di tutto; sopratutto il primo comma che, in neanche due righe, sintetizza tutto lo Statuto.
L'unico aspetto che non condivido è la lunghezza.
Quando si scrive che il Piemonte proclama la fedeltà alla Carta Costituzionale, fondata sui valori propri della Liberazione e della democrazia riconquistata nel nostro Paese, sarà vecchio, però sono richiamati valori permanenti. Sono valori importanti. La fedeltà alla Carta Costituzionale - parlo della prima parte della Carta - è un valore permanente; un valore che, mi auguro, riusciremo a conservare sempre.
Colgo l'occasione per rilevare che, nel dibattito, sono state dette alcune cose che, mi auguro, non vengano ripetute ancore a conclusione del dibattito: non si parla dell'antifascismo. Personalmente avevo presentato tra le varie annunciate, una proposta dove si chiedeva, in modo esplicito un richiamo all'antifascismo. In aula è stato detto ancora ieri, da fonti autorevoli, che nella nostra Costituzione non se ne parla. Iniziamo a chiarire che la nostra Costituzione ha un carattere preciso: ha un carattere antifascista, richiamato ancora - e non è vero che non se ne parla - nelle norme transitorie, dove si fa divieto della ricostruzione del partito fascista.
Più di così, come si fa ad essere antifascisti? Non lo so. Non saprei.
Si parla dei valori propri della Liberazione e della democrazia riconquistata nel nostro Paese, ma l'abbiamo riconquistata contro chi, se non contro il ventennio fascista? La lotta di Liberazione contro chi l'abbiamo fatta, se non contro il nazifascismo? Quello che forse manca nel nuovo Statuto - è un fatto di merito ed è un suo pregio - è l'enfasi. Il resto c'è. C'è tutto; ma c'è già tutto nel Preambolo, che è la parte migliore dello Statuto, al di là del recepimento del quadro legislativo costituzionale che, opportunamente e necessariamente, è stato fatto.
Ho presentato un emendamento sul principio dell'accoglienza, ma qui è richiamata l'accoglienza, quindi non è vero che questo richiamo non ci sia.
La cultura dell'accoglienza è citata; così com'è citato il ruolo della famiglia. Si poteva anche fare a meno di citare il principio di sussidiarietà, perché nella nostra Costituzione si fa riferimento alla Repubblica delle autonomie e, quindi, al concetto del livello più e meglio adeguato del governo, che può essere orizzontale e verticale.
Credo che il problema, nella società della globalizzazione, non è essere diversi l'uno dall'altro; quindi è merito di questa Regione, di questo Consiglio e di chi ha lavorato alla stesura del testo, non cercare la diversità per la diversità, ma di approvare uno Statuto buono, uno Statuto che si richiama ai valori permanenti. Se sarà uguale a quello della Regione Puglia o della Regione Calabria, non è un difetto. Forse, da piemontesi, conveniva farne uno più sobrio e meno lungo, però si tratta di un buon lavoro che contiene tutto, addirittura subito nella prima riga del Preambolo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Presidente, colleghi, una breve considerazione sull'approvazione dello Statuto. Ho detto "approvazione", quindi il mio voto sarà a favore di questo testo, anche se l'entusiasmo non è totale, nel senso che ritengo che il prodotto a cui si è giunti sia, per certi versi, timido nel normare il rapporto tra il Presidente e il Consiglio. Questo problema è stato affrontato e risolto in modi non totalmente soddisfacenti. Devo rilevare peraltro, che sono stati introdotti alcuni istituiti che possono essere timidamente, apprezzati, però non arrivano a stabilire quel rapporto che personalmente, avrei preferito. Questo Statuto doveva essere - ed è migliorativo rispetto a quello in vigore. Quello in vigore denuncia il tempo passato; alcune parti sono superate e non più in linea con la nuova normativa costituzionale. Per questo motivo, il voto è a favore, anche se devo rilevare tutti questi aspetti che non convincono completamente e per i quali mi auguro che la prossima legislatura sappia porre rimedio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, uno degli atti per cui sarà ricordata questa legislatura è l'approvazione dello Statuto della nostra Regione che ci apprestiamo a votare oggi. C'è una certa soddisfazione per il lavoro svolto sino ad ora, prima da parte della Commissione speciale per lo Statuto poi in quest'Aula, sia dal punto di vista tecnico, ma ritengo anche per quel che riguarda il confronto politico.
Era necessario rispondere alla mutata Costituzione. Soprattutto occorreva rendere più flessibile l'Istituzione regionale che, come tutti abbiamo ribadito più volte, è mutata moltissimo rispetto agli anni '70 ed anche rispetto ad uno Statuto che era ormai datato, ma che aveva avuto negli anni la sua efficacia.
Occorreva anche rendere lo Statuto tecnicamente più snello, più pragmaticamente efficiente per una maggioranza e, contemporaneamente, uno Statuto che non indebolisse la necessaria tutela delle minoranze.
Da un punto di vista più politico gli articoli della prima parte quindi il Titolo I, rispecchiano fedelmente quanto espresso, in diverse sedi, dal nostro partito. Noi, come Unione dei Democratici Cristiani abbiamo fortemente voluto - l'abbiamo anche manifestato - che fosse inserito nel Preambolo il concetto di una Regione più solidale, dove chi è più debole abbia più tutela e chi è forte rinunci a qualche tutela in più a vantaggio di chi ne ha più bisogno. La politica - almeno quella che intendiamo noi - è anche dare voce a chi è più debole.
Quella che si sta delineando è una Regione governata in nome del principio di sussidiarietà, idea che sposta il potere - noi ci auguriamo il più vicino possibile ai cittadini.
Siamo altresì consapevoli che senza nuove politiche di investimento sull'educazione, sull'Università, sulla ricerca scientifica e sulla formazione, senza una riduzione delle bardature burocratiche che creano un clima generale nemico per l'impresa, soprattutto per il tessuto sociale piemontese, quindi per la piccola e media impresa, senza modernizzare e riformare la struttura della Regione sarebbe stato difficile costruire sviluppo e benessere in Piemonte.
Questo Statuto vuole essere una risposta chiara per i piemontesi, a rischio di un processo difficilmente arrestabile di decadimento della nostra economia, della nostra cultura e della nostra società.
Nel nostro nuovo Statuto c'è una particolare attenzione a tutti questi aspetti, ma anche una particolare attenzione alla persone, ai valori e alle virtù, che sono il presupposto di ogni autentico progetto di esistenza. Non abbiamo neppure dimenticato gli aspetti culturali, perché siamo consapevoli che senza nuove politiche di investimento sull'educazione, sulle nostre prestigiose Università, sulla ricerca scientifica e sulla formazione non ci può essere futuro.
Infine, abbiamo creduto con particolare attenzione alle politiche dell'ambiente, che devono essere capaci di interpretare al meglio la sostenibilità e la difesa del patrimonio ambientale, coniugandola con un corretto sviluppo economico.
Tutto quanto detto da parte del Gruppo UDC si contempera perfettamente sulla rotta del federalismo solidale, che è poi la via maestra tracciata anche, a suo tempo, dal nostro Presidente della Camera Casini.
Il Presidente della Camera sostiene che sul federalismo bisogna tener fermi i paletti per cui l'Italia è una e indivisibile, che comunque il potere devoluto localmente non può non includere l'essere solidali. Tutto questo è scritto, chiaramente, nel nuovo Statuto.
In altre parole, per quanto ci è possibile, abbiamo interpretato il trasferimento di competenze alle Regioni con misurata e somma attenzione alla salvaguardia dell'unità nazionale.
Vorrei aggiungere che per me è fondamentale - è quasi la nostra questione morale di fondo - far sì che le norme scritte nel nostro nuovo Statuto regionale siano vivificate e orientate a dare realizzazione a quei valori che sentiamo profondamente nostri.
La nostra identità culturale ci colloca sul valore e sulla dignità della persona umana e della famiglia. Per noi è importante riuscire a realizzare una sintesi culturale, prima ancora che politica, tra la dottrina sociale cristiana e il pensiero liberal-democratico.
La nostra azione politica, quella dei Consiglieri del Gruppo UDC, sarà di un impegno costante a far entrare nella nostra attività politica quotidiana i valori fondamentali della libertà, della solidarietà, della sussidiarietà, della sicurezza e della giustizia, che rappresentano i valori della nostra tradizione culturale cristiana, nel solco di quanto ci hanno insegnato i Padri fondatori di questa nostra Repubblica, a cominciare da Don Sturzo e De Gasperi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Innanzitutto, mi associo a quanti hanno ringraziato i funzionari che ci hanno seguito in questo lavoro, in questi mesi che abbiamo trascorso prima in Commissione e poi durante le due letture dello Statuto in Consiglio.
In questo momento stiamo per scrivere la parola fine alla seconda lettura. Mi sembra di poter dire che abbiamo raggiunto quell'obiettivo che fin dall'inizio di questa seconda lettura (quattro giorni fa) era nella mente della maggioranza dei Consiglieri. Un obiettivo che, mi permetto di aggiungere, ha significato il fatto di aver sacrificato la discussione e l'approfondimento del testo.
Il lavoro che abbiamo svolto ha portato alla realizzazione di uno Statuto che non sarà sicuramente un regalo per i nostri concittadini. E' un testo confuso, dove compaiono degli errori di scrittura, errori di senso logico, errori di scansione temporale degli articoli.
Devo dire che sicuramente il bicchiere è sempre a metà, ma ci sono in questo testo tre punti che considero positivi. Il primo punto è quello dei diritti degli animali, che è un elemento che compare in questo Statuto e finora non mi risulta sia stato recepito in altri testi regionali. Siamo in buona compagnia a livello internazionale, in quanto il tema del diritto degli animali compare anche nella Costituzione tedesca e, in un certo qual modo, in quella della Gran Bretagna. Altro punto che tengo a sottolineare è la definizione del concetto di economia sostenibile, come ho già detto durante la discussione. Infine, punto sicuramente estremamente positivo è il fatto di essere riusciti a limitare il numero dei Consiglieri a 60: questo è davvero un regalo che abbiamo fatto ai nostri concittadini.
Però, sinceramente, i punti negativi sono molti; troppi, a mio avviso e giustificano il voto finale, che sarà negativo. Incominciamo dal Preambolo, che nella sua formulazione contiene principi altamente condivisibili, ma che, chissà perché, hanno avuto la dignità di entrare in un Preambolo senza sapere quale portata statutaria avranno. Tuttavia, la mediazione che ci ha portato alla loro formulazione non ha permesso di arrivare al punto tale di inserirli direttamente nello Statuto, come avrebbero meritato affermazioni di questo valore.
Altro punto che interpreto come negativo è quello relativo alle Commissioni che abbiamo sancito con questo Statuto. Alcune Commissioni sono inutili, quando, come la Commissione di garanzia, non sfiorano l'anticostituzionalità. Uno Statuto che non può risolvere, neanche dal punto di vista tecnico, il problema di come regolamentare il funzionamento del Consiglio, che rimane come sospeso in quanto, più volte, in queste discussioni, abbiamo visto come l'argomento sia ritornato. Poi c'è il punto negativamente più pesante, che riguarda una decisa scelta presidenzialista.
Oltre alle questioni che abbiamo affrontato durante la discussione vorrei ricordare altri due punti. Nel momento in cui aumenta il livello di partecipazione e la società ci chiede anche modi diversi di rappresentare forme di manifestare le opinioni politiche e la partecipazione alle decisioni, noi scegliamo una strada più dirigista e più decisionista, a livello di èlite, che tende a confrontarsi poco con la società sul territorio.
Un'altra scelta che facciamo riguarda una forma di presidenzialismo più rigida, più dirigista, quale quella degli Stati Uniti o della Francia, che hanno fatto tale scelta molto prima di noi. Lasciamo con questo testo un'eredità pesante e credo che, nel futuro, tutte le critiche che noi abbiamo sollevato, purtroppo, si riveleranno corrette e fondate.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Presidente e colleghi Consiglieri, il passo che stiamo affrontando l'approvazione in seconda lettura della Carta costituzionale del Piemonte è un passaggio molto importante. Un passaggio che è stato affrontato con la dovuta attenzione. Già in prima lettura ha richiesto un lungo lavoro di preparazione sia in Commissione che in Consiglio, ed è stato, anche grazie ai tanti emendamenti presentati, oggetto di un'ulteriore riflessione in seconda lettura. Dal testo in via di approvazione emergono indicazioni importanti per quella che è l'identità del Piemonte di domani, che noi individuiamo e tratteggiamo nella Carta costituzionale. Il Preambolo è sicuramente stato un'introduzione di elementi, ed è in questo Statuto un passaggio importante.
Lo Statuto contiene molti temi, dal concetto di sussidiarietà alla sottolineatura importante del ruolo della programmazione. Stante la scarsa programmazione che c'è stata in questi anni, dovrà fornirci utili indicazioni su come ripensare il modo di affrontare tanti temi importanti per il futuro del Piemonte. Sono richiamati i concetti e le logiche che riguardano lo sviluppo, laddove si parla di sviluppo sostenibile soprattutto capace di fare molta attenzione a quelli che fanno fatica all'interno della nostra società. Viene riservata attenzione al patrimonio naturale, al patrimonio culturale, ai diritti in generale dei cittadini, in particolare nella loro accezione di consumatori, come ai diritti sociali e ai diritti al pluralismo informativo.
Sottolineature importanti in una stagione nella quale non sempre tutti questi temi sono così attentamente coniugati alla vita quotidiana che tutti affrontiamo. Le linee di fondo che emergono dal testo disegnano bene alcuni importanti orizzonti culturali e sociali da tener presenti. Parlavo prima di un'attenzione a uno sviluppo sostenibile, ad uno sviluppo che, da una parte, dedica molta attenzione al dato ambientale e, dall'altra, una grande attenzione anche a chi fa fatica.
C'è un passaggio importante che, ricordo, era stato oggetto di attenta riflessione quando lo inserimmo nel testo dello Statuto e che penso vada sottolineato: il Piemonte non è soltanto impegnato a sostenere chi fa fatica, ma è impegnato, nella sua produzione legislativa e normativa, a creare i presupposti per il superamento delle disuguaglianze. Penso sia utile sottolineare il fatto che, probabilmente, ci sono delle timidezze in senso normativo, soprattutto nel secondo Titolo, laddove si affronta il problema della potestà regolamentare, che sicuramente è rimasta ancora troppo in carico alla Giunta e che vede troppo poco protagonista il Consiglio. Sicuramente andrà ripensato il ruolo dei Presidenti della Giunta, che sono ancora troppo forti e troppo sbilanciati nei confronti del Consiglio. Probabilmente l'occasione prevista, in conclusione dello Statuto, della predisposizione di un Regolamento per il Consiglio, potrà essere anche l'occasione per pensare ad equilibrare questi grossi squilibri.
All'approvazione dello Statuto dovranno seguire ancora due passaggi legislativi importanti, quello del Consiglio delle Autonomie e quello del Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro , che possono portare ad un'effettiva ulteriore equilibratura del testo e possono dare concretezza ad alcuni elementi tratteggiati, laddove si parla del principio di sussidiarietà sia verticale che orizzontale. In qualche misura, si tratta di dare al Piemonte e alle istituzioni piemontesi che andiamo a delineare la capacità di "giocare" insieme tra i vari livelli istituzionali, ma anche tra i livelli istituzionali e tutte le presenze sociali sul territorio.
Il Gruppo della Margherita voterà sicuramente a favore del testo sapendo che ci sono dei limiti che ho cercato di tratteggiare e che probabilmente, dovranno vederci impegnati nel tentativo di migliorare il testo. Tuttavia, riscontro che questo è un testo qualitativamente buono che definisce bene una serie di elementi importanti, che è importante che vengano tratteggiati con attenzione e che riguardano il futuro del Piemonte. Sappiamo che il passaggio, che oggi concluderemo con l'approvazione, è importante per delineare e definire l'identità del Piemonte che andiamo a costruire.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, in 99 sedute della Commissione Statuto e nel lungo percorso della prima lettura, probabilmente, non siamo riusciti a sostanziare il nuovo Statuto con quegli elementi forti di federalismo, di autogoverno e anche di temperamento di un presidenzialismo che, a mio avviso, è contraddittorio rispetto ai principi di fondo con cui il sistema maggioritario e bipolare sono presentati come una garanzia di stabilità e di continuità nella legislatura.
Sono elementi che forse la prossima legislatura potrà, in parte recuperare, anche guardando le eventuali trasformazioni costituzionali che potranno avvenire.
Certo, ci sono degli aspetti che possono apparire nominalistici, ma sono di sostanza.
Quando non abbiamo avuto il coraggio di chiamare Torino "capitale regionale", ma continuiamo a chiamarla "capoluogo", è una pena; quando non siamo stati in grado di chiamare la Giunta "Governo regionale", come viene definito normalmente nella comune vulgata, anche specialistica, dipende dalla circostanza che abbiamo una visione che risale al momento in cui nacque la Regione, con una visione da "grande Comune", per cui c'è la Giunta e non il Governo (regionale, ovviamente). L'Aula continua ad essere il "Consiglio", non la "Assemblea" del Piemonte; né abbiamo citato, per esempio, la lingua piemontese. Scusate se mi ripeto ma il Piemonte ha subito, da parte del Parlamento, un grave vulnus nel suo patrimonio culturale e linguistico: mentre sono riconosciute come lingue minoritarie l'occitano, il franco-provenzale e il walser, la lingua piemontese non ha avuto questa dignità.
Noi, almeno nello Statuto, potevamo recuperare quest'ingiustizia, non attraverso meccanismi fumosi. Non avremmo danneggiato nessuno, perché non avremmo aperto alcuna prospettiva strana ad elaborazioni particolari.
Semplicemente riconoscevamo ciò che questo Consiglio, con un ordine del giorno votato all'unanimità, a suo tempo.
Dunque, possono sembrare aspetti nominalistici, ma sono, invece, aspetti di sostanza.
Non abbiamo contenuto, nei confronti della Giunta, lo spazio di potestà regolamentare; o, ancora, non abbiamo voluto porre un limite agli Assessori esterni. Questo Consiglio regionale può diventare di 70 o 72 componenti perché il Presidente della Giunta avrà la facoltà di scegliere tutti Assessori esterni, che potranno sedere tranquillamente qui e accrescere strutturalmente, in modo indiretto, per un'intera legislatura, il numero dei suoi componenti (io avevo proposto di moderare questo potere del Presidente) dimezzando il numero degli assessori esterni.
Noi affermiamo che il valore di fondo di questi nuovi tempi è la governabilità, la garanzia della governabilità o la durata della legislatura, ma potremmo interrompere una legislatura per un capriccio o un'impuntatura di un Presidente; non per un fatto politico, quindi, ma per una semplice debolezza (io facevo sempre l'esempio della fuga con una ballerina). Noi possiamo interrompere una legislatura dinnanzi ad un fatto del genere, molto personale, minimo (un'impuntatura, un capriccio, una fuga amorosa) e alle spalle abbiamo tutta un'elaborazione per giustificare il bipolarismo e l'estromissione del proporzionale (o considerare il proporzionale un disvalore rispetto a questi elementi). Insomma, c'è questa contraddizione.
Tuttavia, è un impianto, pur nei suoi limiti, innovativo. Il Consiglio delle Autonomie, se non diventerà una seconda Camera (una specie di Senato), potrà diventare uno strumento importante, rappresentando una strutturazione della sussidiarietà in una forma molto pregnante.
Credo che questi siano elementi importanti. Spero che la prossima legislatura possa mettere a punto alcune delle anomalie.
Comunque, come ho già fatto in fase di prima lettura, voterò il testo di questo nuovo Statuto. Mi auguro che nella prossima legislatura vi sia più coraggio, nel senso di una maggiore cultura d'autogoverno e di federalismo, nell'intervenire sul testo della Carta più importante del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Marco.



BOTTA Marco

Presidente e colleghi, terminiamo oggi un lungo percorso iniziato oltre due anni fa. È un percorso che ha visto questo Consiglio confrontarsi prima in oltre cento sedute di Commissione, e poi in lunghe giornate di Consiglio, su un tema importante come quello del rinnovo del nostro Statuto, della nostra Carta costituzionale regionale.
Il raggiungimento dell'obiettivo finale va, secondo me, salutato anche con una certa solennità e va riconosciuto il merito a questo Consiglio, in particolare al Presidente della Commissione speciale per lo Statuto, Ennio Galasso, e al suo Vicepresidente, Caracciolo, per aver condotto, anche in momenti di difficoltà, questa "barca" fino al porto che tutti speravamo di raggiungere.
Oggi è facile fare polemiche sugli impegni mantenuti o meno. Ritengo che questo Consiglio regionale, nel suo insieme, abbia mantenuto appieno l'impegno di fare, della VII Legislatura, una legislatura costituente dando vita ad una nuova Carta costituzionale regionale, che, sicuramente, è segnata dalle diverse sensibilità di coloro che, su questa Carta, hanno lavorato e che, su questo documento, si sono impegnati, mettendoci del proprio, per arrivare ad una definizione che potesse essere la più condivisa possibile.
Abbiamo assunto come metodo di lavoro il procedere non forzando le posizioni, ma cercando di creare condivisione, la più ampia possibile.
Ritengo che lo Statuto sia proprio caratterizzato da questa volontà di dar spazio a tutte le sensibilità, politiche e culturali, che questa Regione riesce ad esprimere.
All'interno di queste sensibilità, per la prima volta, sono anche forti le sottolineature che arrivano dal nostro Gruppo, non soltanto come espressione politica, ma soprattutto come espressione concettuale dialettica e culturale.
Non si potrebbe, infatti, ascrivere, se non ad un'azione compiuta appunto dalla destra politica piemontese, l'inserimento in Statuto di concetti forti, come il richiamo al discorso dell'unità e dell'indivisibilità della Repubblica o il richiamo ai concetti di partecipazione, di patrimonio spirituale, o ancora la sottolineatura delle radici culturali e cristiane di questa Regione, il richiamo a concetti forti quali la tradizione delle comunità piemontesi.
Le parole non sono state scelte a caso; in particolare nel Preambolo che poi è la parte più politica di questo Statuto, ritengo che vengano evidenziate quelle che erano un po' le tematiche forti che Alleanza Nazionale voleva che questo Statuto contenesse.
sicuramente uno Statuto migliorativo rispetto a quello del 1970 perché lo ammoderna e, naturalmente, non fa totalmente strame di quello Statuto, perché in quello Statuto tante cose, tanti momenti importanti tanti suggerimenti importanti sono stati mantenuti, proprio perché ancora attuali.
Permettetemi, poi, entrando un attimo nei contenuti, di sottolineare come già altri colleghi hanno fatto - il mantenimento del significato del presidenzialismo. Anche questo è un fatto che non potevamo dare per scontato all'inizio del dibattito, che rappresenta da sempre un momento forte nel dibattito politico, in particolare per la destra italiana, quindi questo mantenimento, che è stato poi accettato da larghissima parte di questo Consiglio, è, a nostro avviso, una gran vittoria.
Così pure la costituzione del Consiglio dell'Economia e del Lavoro, un organismo chiaramente da riempire di contenuti, anche nella sua parte di costruzione, ma che rappresenta quell'ideale di collaborazione tra le categorie produttive, tra i lavoratori e la parte datoriale, che da sempre innerva la visione storica della destra italiana.
Non possiamo che ricordare con piacere la sottolineatura dell'attenzione verso il discorso delle attività economiche, in particolare quello relativo alla tutela della dignità del lavoro.
E' uno Statuto che qualcuno ha voluto definire minimalista; io non sono d'accordo, parlerei piuttosto di uno Statuto sabaudo, sobrio, proprio come lo richiedevano le genti piemontesi che adesso aspettano che dalla prossima legislatura si ponga in essere, sulla base di queste indicazioni, una legislazione che sia conseguente a questi principi di civiltà. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi Oreste.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente. Un saluto al Presidente del Consiglio, al Presidente della Giunta, ai colleghi Consiglieri e agli Assessori.
L'approvazione del nuovo Statuto rappresenta per il Piemonte un evento di rilevanza primaria ed è senza dubbio il più importante provvedimento varato nel corso delle ultime legislature.
E' certamente un momento importante. Dopo trentatré anni questa Regione avrà la sua Carta Costituzionale che contiene, a mio avviso, alcuni elementi innovativi. E' questo uno Statuto che respinge con forza la legittimazione delle coppie di fatto, riconoscendo nell'unione tra uomo e donna l'unica famiglia possibile, e che non fa alcun accenno al diritto di voto agli immigrati extracomunitari. E' uno Statuto che contiene alcuni principi di autonomia, che tutela l'identità del Piemonte, le nostre tradizioni e la nostra cultura.
L'approvazione dello Statuto, coerentemente ai programmi elettorali della coalizione, si configura non certo come un semplice atto formale, ma come una decisione improcrastinabile: ridefinire i compiti del Consiglio e determinare la nuova forma di Governo della Regione, riconoscendo, al contempo, nuove opportunità sia per la Regione sia per gli altri Enti locali.
Grazie a questo Statuto, le prerogative dell'Assemblea legislativa regionale sono state in buona parte recuperate, rilasciandone la piena dignità istituzionale.
Il Consiglio regionale tornerà ad essere il luogo della direzione politica regionale.
Nel nuovo Statuto viene definita la forma di Governo, secondo un impianto politico-istituzionale ai sensi del quale vengono ridisegnati i rapporti statali ed internazionali, nonché quelli con le Autonomie locali.
Lo Statuto deve essere inteso non solo come strumento normativo, ma anche come strumento di affermazione della democraticità dell'ordinamento che viene perseguito assicurando anche forme di partecipazione popolare alla gestione quotidiana della cosa pubblica, alle scelte politiche, alla funzione legislativa ed amministrativa, garantendo, inoltre, il decentramento, così come vuole lo spirito del principio di sussidiarietà.
Ampio spazio è dedicato all'iniziativa legislativa popolare e a quella degli Enti locali, oltre al referendum. Sono strumenti che si configurano come palesi espressioni di democrazia concessi ai cittadini e agli Enti locali, per supplire, ove necessario, ad eventuali carenze o ritardi nell'adozione dei provvedimenti da parte del legislatore regionale.
Sono stati altresì introdotti e disciplinati in Statuto importanti organismi, come il Consiglio delle Autonomie locali, in attuazione dell'articolo 123 della Costituzione e il Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro, organo che contribuisce all'elaborazione delle politiche di sviluppo regionale.
Il Consiglio delle Autonomie locali, espressione del principio di sussidiarietà, rappresenta il momento di raccordo fra la Regione e il variegato mondo delle Autonomie locali e funzionali, che ottengono così un riconoscimento ed una valorizzazione sempre crescenti.
Si tratta di un passaggio fondamentale, che rafforza il ruolo degli Enti locali nel rapporto con le altre Istituzioni, in primis con la Regione.
Lo sapete, le riforme sono la ragione stessa di esistere della Lega Nord. A Roma, come in Piemonte, il nostro obiettivo è e rimane il federalismo. Il Piemonte adotta un nuovo Statuto che si configura come un valore aggiunto, che lo rende diverso a molte altre Regioni italiane e che contribuirà a favorire il percorso verso la realizzazione di una Regione riformata in senso federalista.
La Lega Nord ha un'idea di federalismo che si basa su un principio chiaro e semplice: padroni a casa nostra. E' un principio di per sé rozzo forse generico, ma è l'unico che può far capire alla gente quello che s'intende ottenere dal dibattito politico.
Quello che la Lega Nord ha chiesto e chiede, la nostra idea di federalismo, è stato recepita dall'Aula di Palazzo Lascaris. E' chiaro che aspireremmo a una Regione davvero autonoma, dal punto di vista politico amministrativo e fiscale, ma una cosa per volta, questo arriverà con la devoluzione.
Lo Statuto ci consente di essere pronti a ricevere le nuove competenze che ci arriveranno; per questo motivo lo abbiamo sostenuto, non rinunciando ai nostri distinguo, in tutti i suoi passaggi e lo voteremo con convinzione, perché si tratta del miglior Statuto possibile, frutto di un largo accordo tra le forze della coalizione e non solo.
Sappiamo che il Regolamento di questo Consiglio ha permesso a talune minoranze dei momenti di ricatto ostruzionistico, ma il condizionamento più forte - permettetemi di ricordarlo - è quello costituito dalla Corte Costituzionale, che avrebbe potuto impugnare lo Statuto e impedire così la sua approvazione prima del termine di questa legislatura.
E' stato lo spauracchio dell'impugnazione davanti alla Consulta, ad esempio, ad averci impedito di parlare di Parlamento piemontese, ma lo sanno, lor signori, e mi rivolgo alla Corte Costituzionale, che il Parlamento piemontese esisteva prima di quello italiano? Non solo, in questo Statuto, grazie alla vergognosa discriminazione da parte del Parlamento italiano del nostro idioma, la nostra lingua, che non è stata riconosciuta tra le lingue minoritarie, non abbiamo potuto parlare di tutela della lingua piemontese, ma siamo stati costretti a optare per un più sbiadito patrimonio linguistico. Ci rendiamo conto? Dobbiamo vergognarci di parlare la nostra lingua, la lingua piemontese? Dobbiamo vergognarci di parlare della lingua degli avi che hanno costruito il Piemonte, il Piemonte ospitale che oggi è patria di tanti immigrati che, integrati, si riconoscono in esso? La nostra battaglia comunque non si ferma qui. Guidati dal nostro capo Umberto Bossi, la Lega non rinuncerà a dar voce alla nostra gente e a far tornare i popoli del Nord padroni a casa loro.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Prima di dare la parola alla collega Manica, vorrei salutare un gradito ospite, un componente del Governo, l'On. Alberto Galiardi, Sottosegretario agli Affari Regionali, che è qui con noi presso l'Aula del Consiglio regionale.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Presidente e colleghi, arriviamo oggi al termine di un lavoro che ritengo sia stato molto impegnativo per la stesura del nuovo Statuto.
Penso che si debbano ringraziare tutti gli attori di quest'evento, dai Consiglieri di maggioranza a quelli di opposizione, agli interlocutori istituzionali e sociali che hanno partecipato alla consultazione, agli esperti, ai funzionari che, nei vari momenti, hanno dato il loro contributo, a partire dai collaboratori della Regione.
In diverse occasioni ho avuto modo di ripetere, e l'abbiamo detto in molti, come ritenessimo che questa legislatura costituente avesse questo come compito primario: quello di definire e portare a compimento la definizione delle nuove regole.
Penso che questo sia stato un compito importante, soprattutto perch nella proposta di Statuto possiamo leggere l'evoluzione della storia di una Regione nell'arco dei suoi anni.
Noi siamo alla seconda bozza di Statuto, e sarebbe interessante ripercorrere con attenzione storica e critica l'evoluzione di queste diverse due tipologie di testi. Ne uscirebbe certamente un tracciato interessante e significativo della nostra vita istituzionale. Infatti, il precedente Statuto era quello che ha segnato la nascita delle Regioni, era figlio di un momento di grand'apertura verso la modernità della politica italiana ed esprimeva quell'ansia di sburocratizzazione e di modernità che le Regioni, in quel momento, hanno rappresentato con gran forza.
Era il livello della programmazione e della legislazione regionale attuata con il concorso degli enti locali. Era dunque lo Statuto che fissava un momento di rinnovamento delle istituzioni repubblicane nel loro complesso.
Questa proposta di Statuto conclude questa fase e ne apre, a mio avviso, una nuova: quella che inizia con la legge costituzionale n. 1 del 1999, quella che inizia con le leggi Bassanini e con la modifica del Titolo V della Costituzione.
La legge n. 1 recita con precisione come ciascuna Regione debba avere uno Statuto che, in armonia con la Costituzione, ne determini forme di governo, principi fondamentali di organizzazione e funzionamento.
Penso che ci siano alcune coordinate importanti che hanno formato una proposta di Statuto che deve tenere conto dei profondi mutamenti degli anni '90; alcuni di questi mutamenti, che io ritengo tra i più significativi sono quelli relativi al federalismo, alla vicenda del bipolarismo in cui è entrata la vita politica italiana, lo scenario europeo, la modifica degli articoli 117 e 51 della Costituzione, che pongono in termini diversi le questioni della democrazia paritaria.
Penso che il punto fondamentale, quello del federalismo, vada visto come uno strumento per ricostituire un nuovo patto di cittadinanza tra gli italiani. Uno Stato che realizzi un federalismo di ordine solidale ed unitario e che fissi livelli comuni per quanto riguarda compiti fondamentali, come quello della tutela della salute e dell'istruzione, che devono essere assicurate in ugual modo in Piemonte ed in Sicilia, sono le basi per un protagonismo nuovo e diverso dentro un mondo globalizzato.
Penso che l'altro grande elemento, quello del sistema bipolare, dentro al quale noi siamo, che supera decenni di democrazia bloccata, sia un momento di grande importanza. E' un sistema politico che si è organizzato in poli alternativi, che rende inimmaginabile la possibilità di tornare indietro da un sistema per cui un elettore sceglie un programma, uno schieramento, un sindaco, un Presidente di Provincia o un Presidente di Regione, un suo rappresentante all'interno del Parlamento.
Questo Statuto - e mi voglio soffermare su questo - contiene alcuni elementi importanti, innanzitutto i Principi. Questi Principi, che vengono preceduti da un Preambolo che non ha tratti di ideologia, ma raccoglie come lo spirito della Costituzione italiana, dei momenti estremamente avanzati a cui tutti ci possiamo riconoscere, ritengo che siano stati un risultato importante che prima non c'era, che abbiamo aggiunto nel momento appena precedente a quello in cui siamo arrivati in aula.
Rispetto poi agli istituti precedenti, nei Principi penso che trovino sottolineatura nuovi ed importanti temi e diritti, da quello dell'ambiente allo sviluppo solidale, a quello che riguarda l'attenzione a diversità culturali, etniche e religiose, ai temi della sussidiarietà, ma soprattutto ai temi delle pari opportunità e delle pari dignità di genere.
Voglio soffermarmi su questo punto, che ritengo particolarmente significativo, e ritengo significativo averlo introdotto nel nostro Statuto, in una Regione e in un paese in cui la democrazia è ancora a metà è ancora bloccata perché la democrazia nega la presenza del più del 51 dell'elettorato attivo: le donne. Sarebbe un arricchimento importante portare ad un riequilibrio della rappresentanza tra i sessi, non solo di ordine formale, ma di ordine sostanziale per le nostre istituzioni.
Penso poi ad altri punti importanti, e mi avvio alla conclusione. I punti importanti sono quelli che riguardano la forma di governo e il bilanciamento dei poteri. Penso sia importante l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale, così com'è avvenuto per i Comuni e per le Province, ma è evidente che questo rafforzamento implica un equilibrio nuovo, per nulla scontato, che deve andare a vantaggio di nuovi e diversi poteri del Consiglio, per quanto riguarda la potestà regolamentare ed altri, e deve vedere importanti strumenti, quali quelli del Consiglio delle Autonomie locali e il Consiglio dell'Economia e del Lavoro, come dei momenti importanti di partecipazione delle autonomie locali per non sostituire ad un centralismo romano un centralismo di ordine torinese.
Rispetto a tutto questo, l'ultimo grande ed importante scenario è l'Europa. L'Europa che si è data una nuova Costituzione, che abbiamo siglato proprio all'interno del nostro Paese, a Roma, nei giorni e nelle settimane scorse. L'Europa è uno scenario che non può non vedere le Regioni protagoniste come soggetto autonomo, direttamente rapportandosi a quei momenti e a quegli strumenti, anche oltre e al di là dello stato nazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Vaglio, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



VAGLIO Roberto

Grazie Presidente. Un commento a questa giornata, che è una giornata assolutamente importante, forse la più importante di questa legislatura.
Siamo arrivati all'approvazione definitiva di questo nostro Statuto; è stato un percorso lungo e difficoltoso, che ci ha portato a stendere un documento - non vorrei dire di compromesso, perché così non è - che sicuramente, ha dovuto tenere conto delle esigenze di coloro che siedono a questi banchi. Non è stato facile trovare una media comune, non è stato facile trovare un minimo comune denominatore. Il risultato è un ottimo prodotto che, come ricordato da qualcuno, ha le sue pecche, le sue carenze le sue piccole vigliaccherie, la sua incapacità di uno slancio ed un afflato più alto.
Concordo pienamente con il collega Tapparo: c'è stato il timore di toccare alcuni argomenti, che sono sì condivisi, ma che paiono legati alla politica di questo o di quello schieramento o, meglio, di questo o di quel partito.
Non abbiamo avuto il coraggio di chiamare la capitale con il suo nome, non abbiamo avuto il coraggio di chiamare la Giunta con il suo vero nome, n tanto meno, un Consiglio che, quale erede del Parlamento Subalpino, è stato sminuito a livello di una riunione di circoscrizione.
La nostra Regione ha trovato, in questo Consiglio, uno specchio fedele.
Il Piemonte sta vivendo un momento di disorientamento perché ha perso alcuni punti fermi; ha perso molte delle sue certezze; non ha un'idea chiara e non ha ancora maturato un'identità forte che gli consenta di puntare, in modo univoco, ad un nuovo sviluppo. Non abbiamo ancora capito qual è la chiave di lettura dello sviluppo di questa Regione; uno sviluppo che può essere sostenibile, durevole (se vogliamo infiorettarlo di articoli e di aggettivi, lo possiamo anche fare) ma che, nella sostanza, dovrebbe concordare sul fatto che la Regione debba individuare un nuovo obiettivo per il proprio sviluppo.
uno Statuto elaborato da un Consiglio regionale legato al contingente e a quanto è in grado di rappresentare e di esprimere la società piemontese. Oggi, forse, questa società non è in grado di esprimere concetti coraggiosi e forti. Probabilmente, ci ha dato l'indicazione di lasciar passare la nottata e di aspettare ancora per avere un documento costituente forte che possa affrontare, con le certezze del caso, il periodo futuro che si apre davanti. La collega Manica ha ricordato che il futuro è quello configurato dalla nuova Costituzione europea, ma è anche il futuro di un'Europa a 25 membri (prossimamente a 30). È un futuro dove la competitività dei nostri territori sarà messa a dura prova e a duro confronto con la competitività di altri territori confluiti nell'Unione europea in questi anni, e che confluiranno negli anni avvenire. È una società che non ha ancora grandi certezze.
Mi auguro che questo Statuto sia un passo in più, un supporto alla capacità, della nostra Regione, di fare un profondo esame di coscienza che la metta in condizione di ritrovare, finalmente, il bandolo di quell'identità perduta che le consenta di affrontare il futuro con maggiore determinazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie signor Presidente, colleghi e signor Presidente della Giunta regionale.
Il Piemonte è la prima Regione del nord ad aver licenziato in Commissione la proposta di nuovo Statuto; è una delle prime ad averlo approvarlo in prima lettura; una delle prime, nel Paese, ad approvarlo in via definitiva. Il gruppo di Forza Italia si è impegnato nel percorso e nel confronto sul nuovo Statuto, determinando, quale forza politica maggioritaria in Consiglio - partito guida della Casa delle Libertà - un percorso condiviso e vincente, che ha visto maggioranza ed opposizione costruire insieme la nuova Carta del Piemonte, trent'anni dopo la stesura dell'attuale Statuto.
Un nuovo Statuto che a minuti verrà approvato, con il voto della quasi totalità delle forze politiche presenti in Consiglio regionale, segnando uno dei momenti più alti della VII legislatura.
Abbiamo modificato lo Statuto, non solo perché si imponeva una revisione ed un adattamento a seguito delle modifiche della Costituzione intervenute in questi ultimi anni, ma perché le nuove disposizioni e i nuovi contenuti andranno ad incidere su aspetti fondamentali della realtà regionale, portando una rinnovata fiducia dei piemontesi nelle Istituzioni contribuendo al rilancio della nostra Regione.
Il nuovo Statuto rafforza il legame con la comunità piemontese nel mondo e introduce la specificità del territorio montano e collinare. In esso trovano spazio i diritti di terza e di quarta generazione, tra i quali i diritti dell'infanzia, degli anziani e il principio delle pari opportunità.
In Commissione, come in prima lettura, ci siamo divisi nella discussione e nel confronto, in particolare - do atto della coerenza di quelle forze che non voteranno il nuovo Statuto della Regione - sulla forma di governo. In seguito, abbiamo individuato un'unità corale molto ampia sulla forma di governo presidenzialista, mantenendo l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale e introducendo quel riequilibrio dei poteri tra Giunta regionale e Consiglio regionale, uno degli impegni trattati fin dalle prime ore di discussione in quelle novantanove sedute di Commissione.
Abbiamo salvato il diritto dei piemontesi di scegliere direttamente con un'elezione libera, democratica e popolare, il proprio Presidente di Regione. E' uno Statuto federalista, innovativo, ricco di iniezione e di vera sussidiarietà orizzontale. Abbiamo utilizzato molto del nostro tempo per costruire un preambolo - il Preambolo - che, anche dal mio punto di vista, (come altri Consiglieri hanno ricordato) è parte fondamentale ed alta del nostro Statuto. Il Preambolo non è un corpo a sé; fa parte, a pieno titolo, del nuovo Statuto della Regione Piemonte, ecco perché il gruppo Forza Italia ha voluto introdurre, insieme ad altri, i valori e riferimenti precisi alla lotta di Liberazione, alla famiglia, alle nostre radici cristiane e religiose.
Abbiamo avuti momenti di tensione quando abbiamo dovuto confrontarci sulla composizione della nostra Assemblea. Il Presidente della Regione Ghigo, ha fatto un appello all'Assemblea di restare nell'attuale composizione di 60 Consiglieri. L'Assemblea ha condiviso questo appello anche perché non si sarebbe capito questo aumento, proprio in un momento in cui il Presidente Berlusconi, la Casa delle Libertà e il Parlamento nazionale stando rivedendo una riforma dello Stato, in senso federalista diminuendo anche il numero dei parlamentari nazionali. È stata una scelta importante.
Lo Statuto, però, apre la via alle riforme. L'impegno del Consiglio regionale, in questa e nell'ottava legislatura, dovrà continuare. Dovremmo confrontarci ed approvare leggi ordinarie per l'attuazione di punti contenuti nello Statuto. La legge di disciplina del Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro, che contribuirà all'elaborazione delle politiche di sviluppo della Regione; la legge istitutiva del Consiglio delle Autonomie locali, importante e fondamentale (certamente senza diventare e senza costituire la seconda Camera regionale) in questo Piemonte degli oltre 1200 Comuni, dove si dovranno creare nuovi e condivisi rapporti tra la Regione e gli Enti locali; il nuovo Regolamento consiliare con una vigenza dall'ottava legislatura, affinché sia sancito, dalle nuove regole, il diritto di una maggioranza, che ha vinto le elezioni, di governare; che sia introdotta, a lato della stabilità, anche la governabilità e, al tempo stesso, un diritto per l'opposizione di vedere rafforzato il proprio ruolo, ma certamente di non impedire ad una maggioranza che ha vinto le elezioni e ad un governo regionale di governare, né di impedire al Presidente della Regione, alla maggioranza e alla Giunta che lo sostiene di attuare il proprio programma di governo, il proprio programma elettorale non più votato dal Consiglio regionale, ma votato dal corpo elettorale e, quindi, dai cittadini.
Concludo con un ringraziamento a tutti, dal Presidente della Giunta regionale al Presidente del Consiglio regionale, dall'Ufficio di Presidenza della Commissione al Presidente Galasso, al Vicepresidente Caracciolo, ai funzionari che ci hanno assistito in questo lungo percorso, ma certamente ad ogni singolo Consigliere regionale, che con il contributo di questi anni di lavoro ha messo in condizione oggi il nostro Consiglio regionale di approvare il nuovo Statuto della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Commissione Statuto, Galasso.



GALASSO Ennio Lucio, relatore

Rivolgo un saluto a tutti e, non per obbedire al principio di reciprocità, ringrazio, con sentimenti ancora più generosi di quanto egli non abbia fatto, il Vicepresidente Caracciolo e tutti coloro che egli ha menzionato.
E' stato detto che questa è una giornata fausta; Fausto era il pastore che ha scoperto Romolo e Remo; oggi è San Fausto, quindi debbo dire che ci sono i migliori auspici per la promulgazione di questo Statuto.
Dalla lettura della Carta statutaria si evince lo sforzo, riuscito ritengo, di coordinarsi con il nuovo testo costituzionale e, proprio sotto questo profilo, i problemi sollevati in ordine alla definizione di "Giunta" o "Governo", di "capoluogo" o "capitale" non sono né problemi semantici n problemi di pigrizia politica né problemi di timidezza istituzionale, ma semplicemente di rigore costituzionale, proprio nella consapevolezza che il processo di riforma delle istituzioni è ancora in fieri e si assiste ad un progressivo passaggio da un sistema unitario a un sistema policentrico.
Tale nuova configurazione favorisce certamente lo sviluppo della Regione nel quadro di un processo di integrazione europea e di globalizzazione, in un sistema in cui non si può più parlare di governo, ma di governi, non più di amministrazione, ma di amministrazioni, non più di singola autorità, ma di varie autorità. Pertanto, si è ritenuto indispensabile sviluppare nuove forme di collaborazione e di raccordo tra i diversi soggetti, individuando nuove forme di governance.
Non è vero che nessun emendamento sia stato accolto, perché emendamenti sono stati accolti anche da coloro che si sono schierati contro e in Commissione e in aula in sede di prima lettura.
Non è vero che il presidenzialismo o l'elezione diretta uccide la democrazia. Bisogna dire che l'elezione diretta la esalta, perché dà e conferisce maggiore autorevolezza a chi deve rappresentare la Regione proprio perché vi è un coinvolgimento più diretto e immediato del popolo.
Non è vero che questo Statuto è stato redatto movendosi su una linea di divisione, ma la partecipazione al consenso dello Statuto è avvenuta nella misura del 90%. Non voglio, nella mia veste di Presidente della Commissione, indugiare sull'ambito in cui la divisione si è verificata per non muovere una polemica inutile che riguarda la sinistra intera, ma formulo - sempre nella veste di Presidente - l'auspicio che sulle scelte istituzionali si possa trovare quell'unità che altri hanno smarrito.
E' stato anche detto che l'entusiasmo non è totale. L'entusiasmo è evidente che non è totale proprio perché abbiamo dovuto, con uno sforzo culturale, ideale e politico, trovare composizioni vitali. E' evidente che basta recuperare tutta la letteratura sulla Costituzione e su coloro che la Costituzione hanno scritto per trovare conferma e conforto a quanto dico.
Debbo dire che, per quanto riguarda il Preambolo, certo avrei preferito una sottolineatura da un punto di vista personale per quanto riguarda le radici cristiane, ma ancora una volta è stato privilegiato il momento unitario, anche se sul punto avremmo potuto trovare conforto nientemeno che in Nietzsche, quando parlava di "quasi due millenni e non un solo nuovo die".
Debbo aggiungere che non è poca cosa ritenere che i cittadini possano essere soddisfatti soltanto perché vi sia stato un momento di pubblicazione o, ad ogni modo, si è pervenuti al traguardo dello Statuto, perché dobbiamo tutti contribuire a smentire De Rita per amare, principalmente, il popolo e, conseguentemente, le istituzioni.
Auspichiamo anche che la nostra opera, ma anche l'opera degli organi di informazione possa contribuire ad elevare l'interesse del popolo per le istituzioni e a far coltivare la cultura istituzionale.
In conclusione, per alcuni rilievi che ho sentito cogliere, come direbbe Calamandrei, lo Statuto deve essere "presbite", questa è la possibilità.
Definitivamente concludo con le parole di chi, volendo confortare Calamandrei su questo terreno, richiamava i versi di colui da cui parte l'opera dell'unità della lingua italiana: "Come quei che va di notte, che porta il lume retro e a sé non giova, ma dopo sé fa le persone dotte".



PRESIDENTE

La parola al Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Oltre a ringraziare l'Aula, il suo Presidente, il Presidente della Commissione e tutti i Consiglieri per il lavoro svolto, credo di poter anch'io sottolineare che oggi, con l'approvazione in seconda lettura dello Statuto, abbiamo raggiunto un obiettivo che ci fa onore, perché tra le Regioni del nord (forse tranne la Liguria, che in effetti ha già approvato lo Statuto, ma che ha incontrato alcune contrarietà nella fase di approvazione del Governo), siamo l'unica Regione (tra Piemonte, Lombardia e Veneto) ad approvare uno Statuto e questo è chiaramente motivo di significativo e particolare orgoglio.
Voglio fare una riflessione. Ho avuto la grande fortuna di essere invitato alla sottoscrizione della Costituzione Europea il 29 ottobre a Roma. In quell'occasione, il Presidente del Parlamento europeo ha svolto un intervento dal quale ho colto una riflessione che ho ritenuto particolarmente significativa e che mi permetto di rappresentarvi. Sul tema delle Costituzioni e, di conseguenza, degli Statuti regionali, abbiamo più volte avuto modo di disquisire. Io stesso l'ho fatto in questo lungo periodo di riforme costituzionali non ancora concluso, quello legato alla prima legislatura, relativo al Titolo V°, che, di fatto, è la riforma costituzionale che ha dato il "la" alla necessaria riforma ed al necessario adeguamento degli Statuti regionali alla nuova Costituzione. Sul dibattito delle Costituzioni, in questo periodo, molti si sono dilettati e molti costituzionalisti hanno rappresentato interpretazioni.
Voi sapete che una battuta che viene generalmente fatta, e tale deve essere considerata, è che le istituzioni sono a maglia larga, nel senso che hanno la capacità di rappresentare un tutto unico al quale, a seconda delle circostanze nelle quali ci si trova, si può dare un'interpretazione piuttosto che un'altra. E' molto interessante, ed ho avuto modo di poterlo fare, leggendo i resoconti della Costituente del 1948 - quella che ha fondato, secondo me, la democrazia nel nostro Paese - e gli interventi dei famosi padri nobili della Costituzione. Noi piemontesi abbiamo anche avuto la fortuna di avere all'interno di quella Costituente uomini che hanno lasciato il segno in modo significativo. A me piace ricordare più di ogni altro Einaudi, ma questo non significa togliere meriti ad altri.
Ritornando alla Costituzione europea - è il motivo per cui ho fatto questa riflessione sulla nostra Costituzione - il Presidente del Parlamento europeo ha fatto in quella sede la seguente riflessione: le Costituzioni nascono sempre da un dramma. Nel corso della storia, le Costituzioni più importanti sono nate dopo un fatto drammatico, una guerra civile, una guerra o una rivoluzione. Sono sempre state il frutto di un travaglio ricco di tragedia.
Che cos'ha di così grandioso, come constatava il Presidente del Parlamento europeo, la Costituzione europea? Che nasce dal consenso, nasce da Paesi che sono in pace da circa sessant'anni. Questo deve rappresentare un elemento di fortissima riflessione e di fortissima coesione tra i Paesi europei. Tralascio tutte le sfumature critiche su quello che la Costituzione europea rappresenta, su che cosa dovrebbe rappresentare, su cosa manca, su che cosa dobbiamo ancora aggiungere per far sì che l'unità europea giunga al suo apice. Permettetemi di fare un collegamento, forse un po' ambizioso, tra il lavoro che è stato svolto per la Costituzione europea, partito da Roma e conclusosi a Roma, ed il nostro Statuto, nelle sue dimensioni e nella sua realtà che, chiaramente, è quella del Piemonte ma che ha fatto un percorso analogo.
Lo Statuto è stato il frutto di un confronto democratico, che ha portato alla stesura di un preambolo, che è stato l'elemento di sintesi politica per quanto concerne le intenzioni e i valori che ogni gruppo politico in Consiglio rappresenta; ma il fatto che si sia arrivati a concordare un preambolo che vede la coesione di quasi tutti i partiti presenti in Aula - indubbiamente la larga maggioranza - è politicamente molto significativo. E' un peccato, forse avremmo potuto fare uno sforzo in più, ma non sempre si può raggiungere integralmente l'obiettivo che ci si prefigge. Credo comunque che dobbiamo essere altamente soddisfatti perch affidiamo a questa Regione uno Statuto moderno, uno Statuto indubbiamente in grado di dare strumenti e gambe all'amministrazione regionale nel tentativo di offrire quelle risposte assolutamente necessarie alle problematiche che la società di oggi ci pone per il nostro Piemonte.



PRESIDENTE

Volevo chiudere questa seduta solenne.
Vorrei ringraziare tutti i funzionari del Consiglio regionale che hanno lavorato durante questo anno. Ricordo che c'è voluto un anno per arrivare all'approvazione dello Statuto, anche con sedute prolungate, in Commissione e in Aula. Vorrei ringraziare i colleghi consiglieri regionali, di maggioranza e di opposizione, per l'impegno che hanno dispiegato nella discussione dello Statuto e anche, se posso permettermi, per la qualità degli interventi. Ricordava prima il Consigliere Chiezzi in un suo intervento, che lo Statuto è stato discusso dall'Aula, prima in Commissione e poi in Aula, con molta partecipazione. E' stato discusso con interventi di assoluta qualità, anche in questa seconda lettura. Questa è una dimostrazione importante per un Consiglio che vuole essere veramente assemblea legislativa rappresentativa di tutti i piemontesi. L'abbiamo fatto anche con un regolamento che rende difficile, a volte, lo svolgimento dei lavori d'aula. Non so se abbia funzionato il Regolamento o il buon senso, questo è difficile stabilirlo. Penso abbia funzionato di più il buon senso e la capacità dei Consiglieri di privilegiare gli aspetti istituzionali.
Lo Statuto è stato veramente discusso dall'Aula del Consiglio regionale, a differenza della Costituzione europea che, invece, è stata discussa a livello di governi e poi ratificata senza una discussione vera da parte dei parlamenti o con procedure che variano da Stato a Stato. Sono particolarmente orgoglioso che ci sia stata questa procedura, perché le Costituzioni vere sono quelle che vengono discusse dal basso, non quelle che vengono calate dall'alto. Dare una definizione di uno Statuto, di una Costituzione è sempre difficile. C'è una definizione minimale che si legge sui libri di diritto costituzionale secondo cui "lo Statuto è un complesso di norme che valgono a tracciare l'organizzazione di un gruppo di persone di una comunità". Questa può essere una definizione minimale. Poi c'è una definizione di Schmidt, un costituzionalista, che è all'opposto: lo Stato è la sua costituzione, lo Stato non ha una Costituzione. Una definizione che identifica la Costituzione con lo Stato. Penso che si debba trovare una soluzione di compromesso tra queste due definizioni. Nel senso che una Costituzione, come uno Statuto, è quella carta che ha certamente una parte ideale, se volete ideologica, che è rappresentata dal Preambolo, se vi è dai principi fondamentali e da una parte più tecnica di organizzazione.
Penso che il nostro sia un buon Statuto perché, complessivamente, ha curato questi due aspetti e li ha curati bene.
Per quanto riguarda la parte ideale, essa individua quella che è la società piemontese di oggi e quella che vuole essere la società piemontese nei prossimi trent'anni, che è la durata media degli Statuti.
Penso che questa sia una fotografia reale e che, sostanzialmente identifichi molto bene i valori fondanti la comunità piemontese.
Non voglio entrare nel merito e commentare più di tanto gli articoli in questo breve intervento di saluto.
Per la formazione ideale e politica che ho come uomo che oggi ricopre un incarico istituzionale, sono particolarmente orgoglioso dell'articolo 7 cioè del fatto che nello Statuto della Regione Piemonte sia scritto che il Piemonte è una Regione orgogliosa e gelosa della propria identità tanto da volerla promuovere per quanto riguarda il futuro.
Quindi, lo Statuto funge anche da punto di riferimento per le leggi che verranno, perché questa è anche la funzione dello Statuto come norma sovraordinata rispetto a tutte le altre norme che i Consiglieri approveranno in questa e nelle altre legislature.
Per quanto riguarda la parte più organizzativa e tecnica, posso affermare questo. L'ho sentito dire anche in diversi interventi: il Piemonte non sarà una Regione centralista, perché la previsione di cui all'articolo 97 e la previsione di cui all'articolo 88, relativa al Consiglio delle Autonomie locali , individua una Regione dove vige il principio della sussidiarietà. Sarebbe sbagliato, dal punto di vista tecnico, parlare di federalismo interno, perché il federalismo presuppone un trasferimento di competenze legislative e noi non possiamo trasferire delle competenze legislative ai Comuni e alle Province - questo è un compito riservato alla Costituzione - ma noi abbiamo scelto la via della sussidiarietà, cioè la via di trasferire le competenze amministrative ai Comuni e alle Province, secondo il principio per cui deve poter decidere l'ente più vicino al cittadino, salvo che non ci siano esigenze straordinarie che richiedano un demandare le competenze all'organo superiore. Questo è il principio più importante che, in questo Statuto, è stato ribadito, a mio giudizio, con riferimento alla parte dell'organizzazione. In più, abbiamo regolamentato bene tutto il processo legislativo, in maniera soddisfacente, con riferimento all'istituzione e alla possibilità di condurre anche in Commissione la discussione e l'approvazione di leggi, sempre con la garanzia, per quanta riguarda l'Aula.
Abbiamo regolamentato la sessione di bilancio e la sessione comunitaria. Si parlava di Europa, ma oggi le Regioni quasi non conoscono i rapporti che le legano all'Europa e la possibilità che hanno di influire nella formazione degli atti comunitari sia in fase ascendente che discendente nella fase di attuazione.
Inoltre, molto positiva è l'istituzione di un Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro che, a mio avviso, crea un rapporto importante con le categorie economiche e sociali e dà a questo rapporto una veste di carattere istituzionale.
Vorrei segnalare anche la Commissione di garanzia. Oggi ci sono tanti aspetti tecnici che si richiedono, tante competenze tecniche, tante richieste di parere per dirimere i contrasti tra gli organi regionali e per studiare in maniera corretta i rapporti con lo Stato. Questo è un organismo che potrà fornire un valido aiuto anche per la sua composizione, da un lato altamente qualificata e, dall'altro, il più possibile imparziale.
Vorrei fare un ultimo richiamo ai diritti delle opposizioni. Noi abbiamo avuto l'intelligenza di cominciare a pensare ad un ruolo istituzionale che le opposizioni assumono in un'assemblea legislativa. La Costituzione italiana non contiene questo riconoscimento, non individua questo ruolo. Noi l'abbiamo fatto con un articolo ad hoc. Si potrà dire che questo articolo è perfettibile, che si poteva dare di più, che si poteva dare di meno, però noi l'abbiamo fatto ed abbiamo riconosciuto anche alle opposizioni un ruolo istituzionale, all'interno del Consiglio regionale non solo politico ma anche istituzionale.
Se le riforme possono essere identificate come un cerchio, un semicerchio è rappresentato dalle riforme che si fanno a Roma (infatti stanno per arrivare nuove com petenze con la devoluzione), ma l'altro semicerchio penso debba essere rappresentato dalle riforme regionali. Perché è troppo comodo chiedere nuove competenze senza poi essere in grado di esercitare le competenze che già si hanno e senza creare e costituire una Regione in grado di gestire al meglio le nuove competenze che verranno.
Penso che questa legislatura si stia avviando alla conclusione, perch questo è l'atto più importante e fondamentale. Mancano pochi mesi alla chiusura dei lavori di questo Consiglio regionale e penso che questa legislatura stia finendo nel migliore dei modi.
Ringrazio tutti i colleghi e mi auguro che questo Statuto possa durare tanti anni e che sia lo Statuto di una Regione che abbia radici ben piantate e che sia in grado di crescere sempre più forte e rigogliosa.
Indìco la votazione per appello nominale dello Statuto della Regione Piemonte.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 52 Consiglieri hanno votato Sì 47 Consiglieri hanno votato NO 5 Consiglieri Il Consiglio approva.



(Applausi in Aula)



PRESIDENTE

Sono stati presentati alcuni ordini del giorno che non sono strettamente collegati, collega Chiezzi. Il problema è che la discussione non è così semplice, perché non sono così condivisi. Quindi, se lei è d'accordo, li mettiamo in discussione nella prossima seduta.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14.07)



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