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Dettaglio seduta n.51 del 22/12/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: omunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cattaneo, Costa Enrico e Toselli.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 101 dei Consiglieri Suino, Riggio e Placido inerente a "Autorizzazione alla realizzazione di una discarica su richiesta del Centro recupero e Servizi S.r.l. - Discarica del FLUFF in fraz. Mezzi Po a Settimo Torinese"


PRESIDENTE

In merito al punto 3 all'o.d.g., "Interrogazioni e interpellanze" passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 101, alla quale risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

L'autorizzazione di cui all'oggetto dell'interrogazione, ai sensi della normativa vigente, è di competenza della Provincia territorialmente competente (nel caso in oggetto, la Provincia di Torino). Al fine di fornire agli interroganti specifica risposta sono state pertanto chieste informazioni e documentazioni alla Provincia di Torino.
L'intervento riguarda un progetto di impianto di recupero e riciclaggio di veicoli per la produzione di rottame, collocato in area industriale identificata come P.I.S., con annesso impianto di interramento controllato monouso di 2 categoria tipo B, situato in località Rio Martino nel Comune di Settimo Torinese. Il progetto è stato presentato dalla società Centro Recupero e Servizi S.r.l. con sede legale in Torino.
Circa la localizzazione della discarica, la Provincia di Torino fa rilevare che il sito è stato individuato sulla base delle indicazioni del Piano Provinciale di gestione dei rifiuti e della cartografia tematica utilizzata, per la sovrapposizione dei fattori escludenti prodotta dalla stessa Provincia di Torino.
E' stata valutata la possibilità di localizzare la discarica in aree limitrofe all'impianto di frantumazione, ovvero nella nuova area industriale PIS di Settimo T.se, tuttavia tale scelta è stata accantonata sulla base delle indicazioni della D.G.R. n. 63-8137 del 22 aprile 1996 che prevede per le discariche 2 categoria B una soggiacenza minima della falda di almeno tre metri.
Circa l'altra ipotesi di localizzazione, in aree industriali esistenti o previste nel Comune di Settimo Torinese, ed in particolare in Cascina Baratta, la Provincia di Torino osserva che le cartografie provinciali relative alla piezometria delle falda costruite sulla base di serie storiche temporali pluriennali, indicano per tale area una soggiacenza inferiore ai limiti escludenti.
In definitiva, ritenuta opportuna la localizzazione della discarica nelle vicinanze dell'impianto di frantumazione, anche al fine di ridurre le ricadute ambientali dovute al trasporto dei materiali, con attraversamento dei centri abitati, la Provincia di Torino conferma la valutazione effettuata nel corso dell'istruttoria e ribadita in sede di Conferenza dei Servizi, di insussistenza di alternative localizzative per la discarica.
Il progetto è stato sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale, ai sensi della L.R. 14 dicembre 1998, n. 40. L'istruttoria è stata condotta dall'Organo Tecnico Provinciale, attraverso specifici incontri e nelle sedute di Conferenza dei Servizi che hanno coinvolto tutti i soggetti interessati.
Con deliberazione della Giunta Provinciale n. 906-181525/2000 del 5 settembre 2000 è stato approvato ed autorizzato il progetto dell'impianto di frantumazione e separazione ai sensi degli artt. 27 e 28 del D.Lgs. n.
22/97, mentre per il progetto di interramento controllato monouso di 2 categoria tipo B, anche sulla base di rilevazioni effettuate dall'A.R.P.A.
ritenendo necessari ulteriori approfondimenti relativi alla soggiacenza della falda, i cui esiti devono essere valutati in sede di istruttoria tecnica e di Conferenza dei servizi, è stata disposta una proroga di 60 giorni dei termini previsti per la conclusione del procedimento di valutazione di compatibilità ambientale, ai sensi dell'art. 12, comma quattro, della legge regionale 40/98.
Con riferimento all'informazione alla comunità locale, la Provincia di Torino ha comunicato di aver pubblicato, sul quotidiano "La Stampa" del 7 ottobre 1999, l'avviso di avvenuto deposito degli elaborati, ai sensi dell'art. 12, comma due, lettera B, della L.R. 40/1998, mentre sul B.U.R.P.
del 27 ottobre 1999 è stato pubblicato l'avviso dell'avvio del procedimento.
Inoltre, la Provincia di Torino ha organizzato un confronto pubblico tra il proponente ed i soggetti che hanno presentato osservazioni ai sensi dell'art. 14 della legge regionale n. 40/98, in data 28 giugno 2000.
Si rileva che la procedura di valutazione di impatto ambientale, cui il progetto è stato assoggettato, garantisce la partecipazione dei cittadini fornendo loro non solo opportunità per incidere nella valutazione dei progetti mediante la presentazione di osservazioni, memorie approfondimenti tecnici, ma anche attraverso momenti di confronto diretto con la pubblica amministrazione ed i proponenti.
Questo è quanto noi abbiamo accertato in materia dell'impianto di interramento del cosiddetto FLUFF, particolare tipo di residuo.
Relativamente a questa iniziativa, occorre considerare che la Provincia di Torino cerca di rispondere a tutte le necessità di un ciclo dei rifiuti.
Dovremmo, invece, fare osservazione ad altre Province che non sempre operano in questo senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per la risposta.
Chiederei all'Assessore, pur apprezzandone le qualità tecniche, una maggiore irruenza politica che, in questo caso, dovrebbe essere amplificata.
Ci troviamo di fronte a passaggi di una procedura molto complessa per residui estremamente delicati per i quali, l'Unione Europea, proprio in questi giorni, ha riclassificato i FLUFF come rifiuti pericolosi che, a partire dal 2002, vengono assimilati ai tossico nocivi, ragion per cui non possono più essere interrati in discariche 2 B ma, per la classificazione italiana, in discariche di tipo C. Dinanzi a questa nuova indicazione comunitaria, credo che debba essere rivisto il quadro del progetto. Non si vuole con questa interrogazione criticare la necessità di trovare una gestione corretta ed adeguata del ciclo dei rifiuti, in particolare in un'area industriale come quella della Provincia di Torino, per quelli che sono i rifiuti industriali. Si vuole, in qualche modo, però garantire le attività agricole, le comunità locali, l'acqua potabile, da quelli che possono essere i rischi che si determinano.
Il progetto di impianto per la frantumazione non prevede un'adeguata separazione tra le parti più grandi e la parte fine, che è quella più pericolosa.
L'ARPA nelle sue ultime analisi ha notato, soprattutto per la spinta della recente alluvione, fenomeni che l'Assessore stesso denuncia essere di frequenza maggiore e di potenza molto più grande che in passato. Quindi, le serie storiche dei pozzi piziometrici che sono stati inseriti nel progetto probabilmente hanno un valore inferiore, altrimenti cadiamo nel meccanismo di considerare l'approccio con le alluvioni con schemi di dieci o venti anni fa, ormai inadeguati.
Noi, in quest'aula, siamo stati edotti dalla Giunta e dall'Assessore che in materia idrogeologica bisogna guardare ad una prospettiva nuova con dei parametri completamente rinnovati. Questo deve valere anche nelle materie delle discariche! Uno dei tre pozzi utilizzati dall'ARPA, per fare delle indagini in base all'iter del progetto, ha dimostrato di superare di un certo rilievo i tre metri. Quindi, non credo che a questo punto si possa considerare la procedura "tranquillamente" con la possibilità di svilupparsi in modo tradizionale.
E' vero, la società interessata ha chiesto termini a difesa e ha rimodulato il progetto, alzando la profondità della discarica e spingendola verso l'alto e restringendola. Ma questa è una soluzione non accettabile perché tocca altri aspetti e altri parametri di effetti esterni, ad esempio, di paesaggio.
Vorrei quindi chiedere all'Assessore - e per questo mi dichiaro non soddisfatto pur apprezzando lo sforzo di quadro, di completezza che ci ha voluto dare con questa risposta - di poter intervenire sugli organi preposti alla procedura per poter innanzitutto tenere conto delle indicazioni dell'Unione Europea, che è vero che sono ad una scadenza più avanti nel tempo per applicazione, però non possiamo, sapendo questo indirizzo, muoverci oggi in un modo che non ne tenga conto.
Per quanto riguarda l'altro aspetto vorrei anche dirle, Assessore, che dare informazione dell'avvio della procedura attraverso una pubblicazione scritta in modo un po' ermetico sulla stampa, e poi sul BUR e poi ancora con un rapporto con le comunità locali, è una modalità temporale del "troppo tardi". E' al momento dell'idea del progetto che deve svilupparsi il dibattito.
La nostra normativa in questo senso marca qualche limite, perché alla fine la comunità viene convinta della bontà della cosa solo attraverso un processo di partecipazione a dibattiti generali e spesso generici.
Concludo con una considerazione: una volta i sindaci erano un po' i vigilanti del proprio territorio; oggi c'è un fervore nei sindaci di vedere in casa loro una serie di attività di tutti i tipi con un dinamismo, uno "sviluppismo" che qualche volta stupisce. Non vorrei tornare ad un passato d'immobilismo, ma non vorrei nemmeno arrivare in un futuro in cui alcuni Sindaci sono - usando un termine tipicamente piemontese - "trop disgenà" troppo dinamici.
Bisogna trovare un punto di equilibrio e la funzione della Regione attraverso il suo ruolo di programmazione, è quella di avere la capacità anche d'indirizzare la dinamica di certi sindaci.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 219 dei Consiglieri Papandrea e Contu inerente a "Procedimento penale contro i responsabili del ritrovamento dei contenitori di uranio presso Agognate (NO)"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 219, alla quale risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

A seguito del ritrovamento in data 30 maggio 2000, da parte di un gruppo di cittadini, di sessanta contenitori di esafluoruro di uranio in comune di Novara, la Regione è venuta a conoscenza, con nota del 31 maggio 2000 dell'A.R.P.A. Piemonte, dipartimento subprovinciale di Ivrea, che l'Agenzia regionale, dopo aver effettuato i rilievi radiometrici, ha escluso alcun pericolo e contaminazione ambientale all'esterno dei bidoni stessi; nel pomeriggio del giorno 30 maggio u.s., come riferisce l'Agenzia sono stati effettuati ulteriori accertamenti congiuntamente all'ANPA, per verificare l'eventuale presenza di residui di contaminazione all'interno dei contenitori. L'Agenzia informa inoltre che è stato allertato anche il dipartimento di Vercelli che esegue tecnicamente i controlli.
Con nota del 3 luglio u.s. la Regione ha sollecitato l'A.R.P.A.
Piemonte al fine di produrre ulteriori aggiornamenti.
Con relazione del 21.07.2000 l'A.R.P.A. Piemonte informa che: i sessanta contenitori acquistati presumibilmente agli inizi degli anni '80 dalla ditta Borghi, dovevano servire per il trasporto di esafluoruro di uranio, sia impoverito sia arricchito l'area di stoccaggio dei contenitori non sembra essere una discarica abusiva di rifiuti radioattivi; la zona risulta, infatti, essere privata.
Inoltre come da accertamenti radiometrici effettuati dall'ANPA e dall'ARPA i bidoni non presentano tracce di contaminazione esterna e quindi non sono di alcun rischio per l'uomo e per l'ambiente inoltre, da alcune considerazioni fatte sul peso di tali contenitori gli stessi sembrano vuoti, ne deriva che il contenuto (esafluoruro d'uranio) sia stato venduto. In tal caso risulterebbero soltanto dei "gusci esterni" non direttamente a contatto con il materiale radioattivo e pertanto non in violazione del disposto del D.lgs. 230/95.
Come giustamente osservato nel secondo quesito posto dai Consiglieri regionali con riguardo all'autonomia della Magistratura, si rappresenta che all'Ente Regione non compete esprimere pareri, osservazioni, opinioni e quant'altro sull'operato e sui procedimenti della Procura della Repubblica.
Inoltre, l'A.R.P.A. dipartimento di Ivrea, in base a richiesta di aggiornamento da parte degli uffici regionali, ha fornito le seguenti informazioni: le operazioni di controllo, pesatura ed apertura dei contenitori, per verificare la presenza di eventuali contaminazioni, sono state condotte per ordine dell'autorità giudiziaria e sotto la sorveglianza dell'ANPA le valutazioni radiometriche sono a tutt'oggi in corso presso il laboratorio dell'ANPA l'incaricato funzionario dell'ANPA che svolge le attività per conto e su delega dell'autorità giudiziaria (Procura di Novara), non può quindi relazionare in merito, anche perché l'attività è ancora in corso al fine di ottenere informazioni ufficiali, l'ARPA di Ivrea ha concordato con la Procura di Novara di avanzare una formale richiesta allo scopo di ottenere i risultati delle verifiche ANPA.
Quindi, la risposta è momentaneamente sospesa in attesa di fornire questa documentazione che dovrebbe arrivare.
Devo dire che apparentemente da quello che appare all'esterno probabilmente sono contenitori a suo tempo predisposti per questa attività ma che poi, per il cessare di tutto il ciclo nucleare nel nostro Paese dalla metà degli anni '80, con ogni probabilità sono rimasti a disposizione in quella località, con tutte le insegne, le targhette necessarie per svolgere eventualmente un'attività nel ciclo radioattivo.
Comunque mi riservo non appena potremo avere - col beneplacido della Magistratura - ulteriori informazioni, di fornirle ai Consiglieri interroganti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Devo dire che la risposta, pur essendo soddisfacente perché ci dice le cose che sono state accertate e quanto la Magistratura sta facendo, ha per alcuni elementi inquietanti, in quanto dei contenitori di questo tipo quantunque poi siano risultati vuoti, sono stati abbandonati in una località che non dovrebbe ospitare né contenitori analoghi né tanto meno contenitori con su scritto che contengono materiale radioattivo.
Non è un materiale normale, quello radioattivo, e non sono molti coloro che trattano questo materiale: non si capisce perché lo abbandonino così.
Perché qualcuno abbandona questo materiale? Tra l'altro, l'Assessore nella risposta dice: "Poiché sono stati pesati e risultano leggeri, presumibilmente il contenuto è stato venduto".
Chi ce l'aveva? A chi è stato venduto? Altrimenti è preoccupante; è preoccupante che del materiale di questo tipo non si sappia da dove è partito e dov'è arrivato, perché questo al momento non risulta.
Il fatto che i contenitori siano stati abbandonati in questo modo crea un allarme, perché chi non ha nulla da nascondere, non li abbandona così ma li porta dove vanno portati.
Siamo di fronte a un fenomeno che è risultato meno grave di quello che poteva essere, perché questi contenitori sono vuoti, ma che può lasciare trapelare un qualcosa dietro, uno scenario ben più pericoloso e preoccupante: che ci sia qualcuno che circola con queste contenitori forse pieni, non lo sappiamo prima - e poi li abbandona. Se lo fa evidentemente è qualcuno che non lo fa in modo legale, non lo fa in modo corretto.
Credo che questo fatto rappresenti un campanello d'allarme serio e preoccupante e penso che la Giunta e l'Assessore dovrebbero prenderlo seriamente, effettuando magari autonomamente, se possibile, indagini non di natura penale, ma di natura amministrativa per capire come mai avvengono queste cose.
Un'ultima considerazione. E' vero che la Magistratura è autonoma indipendente e non censurabile; io sono però esterrefatto e preoccupato dal fatto che la Magistratura di Novara abbia denunciato per procurato allarme le persone che hanno trovato i bidoni e hanno pubblicizzato tale ritrovamento. Questa cosa personalmente mi preoccupa.
E' successo due o tre mesi fa (credo che l'Assessore lo sappia): i cittadini che hanno trovato questo materiale e lo hanno denunciato, sono stati a loro volta denunciati dalla Magistratura per aver originato un procurato allarme. Ma i cittadini da soli, una volta visto il materiale non potevano loro andare ad accertare tutte le cose che sono state dette qui dall'Assessore, cioè se i contenitori erano vuoti, ecc.: semplicemente hanno dato l'allarme. Ripeto, a me sembra veramente un atteggiamento - e me ne assumo tutte le responsabilità - poco responsabile da parte dei giudici e dei magistrati che hanno emesso questo tipo di provvedimento nei confronti dei cittadini, che in fondo hanno solo segnalato un elemento preoccupante.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interrogazione n. 176 a firma dei Consiglieri Papandrea e Contu, inerente a "Grave situazione alla Casa di Riposo Baulino di Caselle - Torino" e interrogazione n. 228 dei Consiglieri Deorsola e Rosanna Costa inerente a "Ospedale Baulino"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 176, presentata dai Consiglieri Papandrea e Contu e la n. 228, presentata dai Consiglieri Deorsola e Rosanna Cosa, inerenti allo stesso argomento.
La parola all'Assessore Cotto, per la risposta congiunta alle due interrogazioni.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche sociali e della famiglia

In riferimento all'interrogazione n. 176, con la quale si chiedeva di conoscere quali determinazioni si intendesse assumere in merito ai problemi dell'IPAB "Baulino" di Caselle, informo che in data 27/10/2000 si è tenuto un apposito incontro con gli Amministratori dell'Ente, il Direttore generale dell'ASL 6 e gli Assessori alla sanità e all'assistenza della Regione.
In tale incontro sono state esaminate le possibili soluzioni ai problemi evidenziati e, come primo passo, si è decisa una visita congiunta della Commissione di vigilanza dell'ASL 6 e dei competenti funzionari regionali della Direzione Politiche Sociali per verificare la possibilità di rilasciare un'autorizzazione al funzionamento di un nucleo da 10 posti RAF a regime definitivo.
Successivamente, l'ASL 6, anche sulla base delle risultanze del dibattito in atto in merito all'aumento dei posti convenzionabili da parte delle ASL, verificherà la possibilità di un convenzionamento con la struttura.
Ci si riserva di fornire in merito ulteriori informazioni appena sarà completato questo iter.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Semplicemente ringrazio l'Assessore per la risposta; verificheremo le cose che ci ha segnalato e che sono state già intraprese. La ringraziamo soprattutto se poi ci fornirà ulteriori informazioni rispetto agli aspetti operativi delle cose già decise e di ulteriori decisioni che verranno assunte. Al termine di tutto questo, magari faremo delle considerazioni più complete.
Comunque mi pare che dalla risposta si rilevi che i problemi sollevati sono risultati reali e quindi apprezzo che si sia operato, mi pare anche in tempi abbastanza rapidi, se ci si è già mossi nel mese di ottobre. Grazie.


Argomento: Commercio

Interpellanza urgente n. 199 del Consigliere Chiezzi, inerente a "Bolletta ENEL"


PRESIDENTE

Esaminiamo adesso l'interpellanza n. 199, presentata dal Consigliere Chiezzi.
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'energia

L'interpellanza tende a segnalare il disagio di utenti ENEL della zona di Ivrea, particolarmente anziani e nuclei a basso reddito, che nei mesi scorsi avrebbero ricevuto conguagli di consumi riferiti agli anni 1998 e 1999.
In proposito si è chiesto all'ENEL di fornire elementi chiarificatori atti a rispondere all'interpellante.
Secondo quanto riferito, l'emissione delle bollette per il pagamento dell'energia elettrica è effettuata in base alla stima dei consumi che a seguito della lettura del contatore, attuata normalmente una volta l'anno può essere suscettibile di conguaglio.
Tale sistema può determinare un conguaglio significativamente elevato in casi particolari, dovuti, per esempio, alle mutate abitudini del consumatore o alla mancanza di disponibilità dei consumi storici assunti come riferimento per il calcolo delle stime nel caso di nuovo clienti.
L'importo del conguaglio è comunque relativo ai consumi realmente effettuati dal cliente ed è richiesto successivamente senza interessi.
In ogni caso, il cliente, soprattutto se registra differenze considerevoli tra la lettura presunta e quella reale, può comunicare immediatamente all'ENEL la lettura del contatore componendo il numero telefonico "ENELTEL" 16444 indicato nella bolletta.
Al fine di perfezionare le stime di consumo proposte nella bolletta è stato recentemente introdotto un nuovo metodo di calcolo che tiene conto di diversi parametri, tra i quali il numero dei componenti familiari elettrodomestici installati, particolari segnalazioni del cliente al momento della stipulazione del contratto.
Secondo quanto abitualmente praticato dall'ENEL, poi, su richiesta dell'interessato, può essere concessa la rateizzazione degli importi indicati nelle fatture di conguaglio, se sensibilmente superiori a quelli precedenti. A tale proposito, i clienti di tipo "domestico", sulla base di una deliberazione dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, dal primo luglio 2000, prima della scadenza della bolletta, possono chiedere la rateizzazione del conguaglio quando questo sia superiore al 150 dell'addebito medio delle bollette di acconto ricevute.
Nel fare presente che questo Assessorato, come per il passato continuerà a sollecitare una gestione più attenta da parte dell'ENEL, si evidenzia che nella materia specifica è investita l'Autorità per l'energia elettrica e il gas che, istituita ai sensi della legge 14 novembre 1995, n.
481, proprio a difesa del cittadino utente, ha tra i suoi compiti: la determinazione e l'aggiornamento della tariffa base il controllo dello svolgimento dei servizi con poteri di ispezione, di accesso, di acquisizione della documentazione e delle notizie utili, con determinazione dei casi di indennizzo automatico da parte del soggetto esercente il servizio nei confronti dell'utente, ove il medesimo soggetto risulti inadempiente la valutazione di reclami, istanze e segnalazioni presentate dagli utenti o dai consumatori, singoli o associati, in ordine al rispetto dei livelli qualitativi e tariffari da parte dei soggetti esercenti il servizio nei confronti dei quali interviene, con l'imposizione, ove opportuno, di modifiche alle modalità di esercizio degli stessi ovvero della revisione del regolamento di servizio.
Prima di concludere l'intervento, devo precisare che, vista la problematica generale sottesa a queste interpellanze e non una casistica specifica, ho ritenuto opportuno segnalare questa situazione all'Autorità garante, in modo tale che, eventualmente, con i metodi più pregnanti di cui dispone, possa verificare se quanto comunicatoci dall'ENEL, effettivamente corrisponde alla realtà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Non sono soddisfatto della risposta fornita dall'Assessore perché non mi sembra vi siano approfondimenti da compiere.
La situazione che stiamo analizzando è quella di un ente che progettualmente, per progetto e modo di essere proprio, ha già stabilito di essere incapace di raccogliere i dati di consumo.
Siamo in questa situazione: l'ente ci dice che verifica i consumi una volta all'anno. Ma chi lo ha detto? Come si permette un ente di decidere di dare un servizio e di certificarlo una volta all'anno, emettendo bollette provvisorie che non sono parenti di quella che scaricherà sul cittadino a fine anno? Assessore, il sistema secondo il quale, programmaticamente, l'ENEL decide di mettere il cittadino nella condizione di pagare piccole cifre per poi inviargli una bolletta oltre il 150% superiore, anche il 1.000 anche il 2.000%, è inaccettabile! La segnalazione che chiederei di porre all'attenzione dell'Autorità è la seguente: il sistema è inaccettabile; l'ENEL deve raccogliere i dati. Se non li raccoglie, è l'ENEL, e non il cittadino, che paga, ma in termini di consentire al cittadino una regolarità delle proprie spese. Per determinate fasce di reddito, ricevere una bolletta di 400 mila lire, quando ne ha ricevuta una di 70 mila lire per tutto l'anno, vuol dire mettere in crisi il tenore di vita.
Assessore, non è sufficiente dire che il cittadino può fare ricorso.
Sappiamo che proprio la situazione di difficoltà economica si accoppia spesso all'impossibilità di presentare i ricorsi.
Assessore, le chiedo che verso l'ENEL, e anche verso l'Autorità garante, sia intrapresa un'iniziativa che contesti alla radice il modo di essere dell'ENEL nei confronti dei cittadini, chiedendo all'Autorità di intervenire immediatamente per mettere in mora l'ENEL rispetto al proprio progetto di raccolta delle informazioni che permette l'emissione delle bollette.
E' questo che deve essere contestato: l'ENEL deve smetterla! L'Autorità garante fissi una percentuale, in modo automatico e non su richiesta dell'utente, in modo che, se l'ENEL non raccoglie i dati, si faccia carico, quando li raccoglie, del fatto che non può gravare le bollette successive, ad esempio, più del 10% rispetto alle bollette precedenti.
Se così non va bene dal punto di vista dei conti economici dell'ENEL allora si attrezzi in altro modo. Non penso vi siano difficoltà ad organizzare un servizio di raccolta dati tale da permettere all'ENEL di rendere economico, dal proprio punto di vista, il sistema di raccolta delle bollette.
Ci troviamo di fronte ad un cittadino che non viene trattato come portatore di diritti; è un soggetto che ha problemi economici e di gestione quotidiana del proprio reddito, ma sul quale, alla fine, si scaricano tutti i problemi dell'azienda.
Assessore, la pregherei di intervenire verso l'Autorità. Non so come l'ha fatto, con quale lettera e con quale contenuto della lettera, ma vorrei sentire da lei, anche solo in mezzo minuto, se la mia proposta, di intervenire in merito a questo, contestando il metodo di scaricare sul cittadino, in un colpo solo, le bollette di conguaglio, sia da lei condivisa; se si impegna a ritornare all'Autorità con questa richiesta precisa e a fornire un'informazione sull'esito in Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per la replica.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'energia

Non ho difficoltà a integrare la segnalazione già effettuata all'Autorità garante, che ovviamente prevedeva l'indicazione dei problemi di fatturazione, però ad una condizione: non vorrei che l'autorizzazione a fare la lettura annuale derivasse proprio da provvedimenti dell'Autorità quindi, prima mi accerto, perché, a questo punto, cambierebbe il tono della segnalazione. Fatta questa precisazione, non vi è alcun problema.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Risposta scritta all'interpellanza n. 316 del Consigliere Giordano inerente a "Comunicazione annuale sul territorio incendiato"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 316, presentata dal Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Mi è già stata consegnata la risposta scritta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazione della Giunta regionale relativamente alla sanità (dibattito) - esame ordini del giorno collegati


PRESIDENTE

Procediamo col dibattito sulla sanità, di cui al punto 4) all'o.d.g..
Comunico che alla Presidenza sono giunti diversi ordini del giorno collegati: il n. 9 a firma del Consigliere Ghiglia ed altri, la mozione n.
151 a firma del Consigliere Giordano ed altri, l'ordine del giorno n. 70 a firma della Consigliera Manica ed altri.
La parola all'Assessore D'Ambrosio; ne ha facoltà.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Grazie, Presidente e cortesi colleghi.
La situazione della sanità piemontese può essere, a mio modo di vedere valutata da due punti di vista: 1. se si confronta con la sanità del Paese, i costi e la qualità del servizio possono essere considerati accettabili e in ogni caso in linea, se non migliori, con il quadro generale.
2. se si considera invece il trend regionale dal 1995 al 1999, per quanto attiene ai costi, occorre evidenziare un costante incremento degli stessi e un pari incremento della distanza tra fabbisogno e disponibilità di risorse economico-finanziarie. Bisogna, però, sottolineare che nel 1995 la spesa sanitaria pubblica pro capite corrente della Regione Piemonte era sotto la media nazionale e decisamente inferiore rispetto a quella delle altre regioni del Centro-Nord Italia. Nel periodo successivo il dato storico penalizzante è stato superato portando il livello dei servizi a quello delle altre regioni del Centro-Nord Italia, con il conseguente e progressivo riallineamento nella spesa sanitaria corrente pro capite con le stesse regioni (nel 1999: 2.167.000 per il Piemonte; 2.272.400 Emilia Romagna; 2.323.000 Liguria; 2.160.300 Lazio; 2.134.700 Veneto; 2.112.000 Lombardia; 2.110.000 Toscana).
Per potersi, però, presentare adeguatamente all'appuntamento del 2002 (avvio del federalismo sanitario: le regioni che sforeranno dovranno ripianare il deficit con fondi propri), occorre impostare una strategia articolata su due fronti: il primo, relativo al breve periodo; il secondo relativo al medio e lungo periodo.
Prima di esporvi le azioni ipotizzate, necessarie ed indispensabili ritengo doveroso informarvi circa la situazione attuale relativa ai bilanci 1997, 1998 e 1999 delle aziende sanitarie regionali e poi sull'analisi dei piani di attività presentati per le singole aziende per il periodo 2000/2003.
Deficit finanziario: con tale termine si intende il fabbisogno finanziario necessario per pareggiare i costi delle AA.SS.RR.
L'importo del deficit è così determinato: fabbisogno delle AA.SS.RR. (al netto dei proventi propri) meno le erogazioni di cassa (ordinarie e straordinarie) eseguite fino ad oggi alle AA.SS.RR., nel nostro caso, in relazione agli esercizi 1997, 1998 e 1999.
meno le erogazioni che dovranno essere fatte alle AA.SS.RR. non appena la Regione avrà ricevuto i contributi statali già stabiliti o in fase di approvazione dal CIPE.
Al fine di determinare il deficit finanziario regionale devono essere inclusi gli importi di spesa relativi ai presidi e alle case di cura, i cui dati non transitano nei bilanci delle AA.SS.RR.
Deficit finanziario per gli esercizi 1997, 1998 e 1999 I bilanci delle AA.SS.RR. del 1997 e 1998 sono stati definitivamente approvati dalla Giunta regionale e, tenuto conto dei ripiani nazionali e dell'utilizzo dei residui attivi regionali nel 1995 e 1996, si chiudono in pareggio. La gestione per il 1999 evidenzia un deficit finanziario, a livello regionale, di lire 746,0 miliardi.
Da questi 746,0 miliardi debbono essere detratti circa 400 miliardi che rappresenteranno la quota parte di ripiano che si presume potrà essere assegnata alla Regione Piemonte per il 1999, così come affermato dal Sottosegretario al Tesoro Dr. Giarda, dando per acquisite alle Regioni le ipotesi di ripiano per gli anni 1998 e precedenti. Dal che si evince che il deficit finanziario a carico della Regione per il 1999 si dovrebbe attestare sui 350 miliardi.
Per quel che concerne il 2000, la stima del disavanzo, alla luce dei preconsuntivi e tenendo conto del fabbisogno corrente indistinto evidenziato dalle AA.SS.RR. nei piani di attività 2000 (8.754 miliardi, che tra l'altro non comprendono tutti gli effetti degli oneri contrattuali) potrebbe essere, a ripiano effettuato, di circa 770 miliardi (costi previsti dalle AA.SS.RR.: 8.754 miliardi + costi di case di cura: 361 miliardi + costi presidi: 505 miliardi = 9.620 miliardi - 8.842 miliardi come da proposta di riparto del Ministero del 3 agosto 2000 = 778 miliardi). Per quanto riguarda questi riparti, il dibattito nella conferenza Stato-regione è tutt'altro che concluso.
Commento ai piani di attività delle singole aziende per il periodo 2000/2003, presentati dai Direttori Generali delle AA.SS.RR.
Il P.S.R. ha dato ampio risalto all'assistenza territoriale con l'attivazione di nuovi servizi (ovviamente ognuno può avere le proprie opinioni sul fatto che i servizi a livello territoriale siano carenti o meno, ma faccio riferimento a quello che c'era e a quello che c'è), quali S.Pre.Sa.L., U.R.P.P., Qualità, Epidemiologia, Psicologia, Geriatria territoriale, Medicina Legale territoriale, Farmaceutica territoriale e il potenziamento degli stessi quali Ser.T., D.S.M., Materno Infantile, 118 assistenza domiciliare in genere, potenziamento ruolo generale dei medici di famiglia e pediatri di libera scelta.
Le aziende avrebbero dovuto programmare la propria attività, e pertanto quantificare le relative risorse, in modo da fornire, con il massimo decentramento possibile, l'assistenza ai cittadini senza, per questo creare doppioni o servizi che fornissero prestazioni di costo superiori agli standard regionali.
Questo obiettivo andava conseguito attraverso intese interaziendali, gli accordi di quadrante, che dovevano garantire l'erogazione di livelli uniformi di assistenza, contenendo la spesa entro i limiti predefiniti dalla regione.
Con la DGR n. 32-29522 dell'1.3.00, veniva ridefinito il fabbisogno di posti letto regionale, tenendo conto dell'attuale tasso di utilizzazione degli stessi, della equivalenza tra posti per ricovero ordinario e per day hospital come indicato dal DPR 28.10.92, nonché considerando lo sviluppo dell'assistenza residenziale finalizzata ad evitare i ricoveri ospedalieri impropri. Tale provvedimento comporterà una diminuzione dei posti letto all'anno 2003; essi dovrebbero risultare 20.708 compresi quelli di DH rispetto ai 23.664 senza i D.H. come indicato dall'attuale PSR.
Allo stesso tempo venivano fornite, ad ogni singola azienda, con documentazione dedicata, indicazioni programmatiche sulle attività e sui finanziamenti del periodo 2000-2003, tali da risultare coerenti con le previsioni del patto di buon governo e con quelle di finanziamento statale.
Le Aziende Sanitarie Regionali, quindi, su mia indicazione, hanno predisposto i piani di attività annuale e triennale con l'indicazione delle risorse necessarie.
L'indirizzo regionale sulle attività da inserire nei programmi si è basato sui seguenti principi: prevenzione primaria su programma specifico con l'obiettivo all'anno 2003 di impegnare il 5% del Fondo Sanitario Regionale assistenza territoriale progettata con l'inserimento di budget specifici per: prestazioni ambulatoriali, assistenza semiresidenziale e residenziale.
I budget specifici sono ricavati nell'ambito del finanziamento in quota capitaria pesata sulla base delle condizioni demografiche e di densità territoriale di insediamento della popolazione, in analogia con i criteri di riparto alle Regioni del Fondo Sanitario Nazionale. La quota capitaria pesata, distribuita per le attività di assistenza territoriale, incide per il 48% del Fondo Sanitario Regionale; - assistenza ospedaliera ripartita secondo i volumi di attività già concordati con le Aziende Sanitarie Regionali negli accordi di quadrante del 1999. I costi unitari indicati per le prestazioni sono rivalutati, rispetto ai costi a consuntivo 1998, del 2,5% annuo.
Dai piani di attività presentati dalle AA.SS.RR. si rilevano due tendenze critiche: 1) i bilanci consuntivi aziendali del 1999, che evidenziano il superamento dei parametri di spesa stabiliti con il "patto di buon governo"; 2) le previsioni di spesa indicate nei piani di attività aziendali per il periodo 2000-2003, che presentano differenze sensibili tra le proiezioni sulle risorse disponibili e quelle richieste dalle Aziende.
I dati raccolti dalle Aziende con i piani di attività per gli anni 2000 2003, sono stati, quindi, elaborati al fine di permettere una completa comparazione dei vari costi aziendali regionali. n particolare, al momento attuale, risulta possibile effettuare i confronti tra le attività ospedaliere, ambulatoriali, residenziali e domiciliari. In virtù della comparazione dei costi propri per tipo di attività, confrontati con le medie regionali e di quadrante, abbiamo invitato le Aziende a verificare tra loro gli scostamenti e i possibili riallineamenti rispetto ai valori contraddistinti da grande differenza sulle medie regionali.
Come ho precedentemente detto, dall'analisi dei piani presentati, pur in considerazione delle ulteriori risorse impegnate con l'accordo sottoscritto tra il Governo e i Presidenti delle Regioni in data 3/8/2000, emerge una necessità di risorse superiore alle disponibilità finanziarie.
La situazione finanziaria complessiva, come già accennato, risulta in particolare come segue: Fondo sanitario per l'anno 2000, oggetto di riparto per le spese dirette ASR nel mese di marzo 2000: 7.740 miliardi (il fondo è al netto delle spese dirette regionali, delle entrate proprie ASR, dei fondi vincolati assegnati su specifici progetti obiettivo, delle spese per i presidi ex artt. 41-43 l. 833/78 e per le case di cura private) Fondo sanitario per l'anno 2000, oggetto di riparto per le spese dirette AA.SS.RR., risultante dall'accordo del 3/8/2000: 7.976 miliardi Fabbisogno corrente indistinto, evidenziato dalle AA.SS.RR. dei Piani di attività 2000: 8.754 miliardi E' evidente che l'accordo del 3/8/2000, seppure ha aumentato le risorse disponibili di 236 miliardi rispetto alle previsioni di marzo 2000, vede ancora una sofferenza finanziaria, a fronte delle richieste delle AA.SS.RR., sofferenza finanziaria che potrebbe essere quantificata in 778 miliardi, per i quali - come ho detto poc'anzi - il dibattito nella Conferenza Stato-Regioni è tutt'altro che concluso.
Prima analisi delle proposte di attività aziendali - quadro regionale.
I costi, secondo i Piani di attività presentati dalle AA.SS.RR., eccedono di circa il 10% rispetto al budget programmato. Quattro indicatori su sei sono superiori alle previsioni dell'Assessorato, precisamente: il peso dei ricoveri ospedalieri (+ 20%), i posti letto ospedalieri (+ 16%), i posti letto residenziali (+19%), le prestazioni ambulatoriali (+10%); mentre risultano inferiori rispetto alle previsioni: i posti utenti semiresidenziali (- 6%) e il numero di cure domiciliari (- 36%).
Da questa analisi risulta già chiara la difficoltà aziendale ad incrementare le attività a carattere territoriale attraverso la riconversione, iso-risorse, delle attività ospedaliere, così come previsto dal Piano Sanitario Regionale 1997/99.
Per quanto attiene, invece, al peso dei ricoveri ospedalieri, dall'analisi del dato si registrano ancora notevoli difficoltà da parte delle Aziende a ridurre i day hospital medici impropri (per l'anno 2000 ancora + 69%) mentre i day hospital chirurgici raggiungono soltanto il 57% delle previsioni regionali. In lieve e costante aumento figurano, invece, i ricoveri ordinari che per l'anno 2000 sono ancora del 26% superiori agli standard previsti dalle leggi nazionali (160 ricoveri/anno per 1000 abitanti). Singolari, invece, risultano gli effetti dell'analisi sul singolo costo per peso DRG, che risulta decisamente inferiore rispetto alle previsioni regionali.
Per quanto, poi, attiene alle prestazioni ambulatoriali sul territorio (per l'anno 2000 l'8% in più rispetto alle previsioni), si evidenzia un incremento delle medesime ad un costo unitario, previsto dalle AA.SS.RR.
del 10% superiore alle previsioni regionali. La materia è da approfondire sia per quanto riguarda l'appropriatezza delle prescrizioni sia in merito all'analisi dettagliata dei costi per singola prestazione, che peraltro risulta ancora molto variabile nelle singole Aziende. Per quanto attiene all'attività dei DEA, si evidenzia un costante incremento, sia per quanto riguarda il numero dei passaggi che per i costi conseguenti.
Come logica conseguenza delle previsioni delle AA.SS.RR. di incremento dell'assistenza ospedaliera, si riscontra una costante sovrastima dei posti letto ospedalieri (+ 16% nel 2000) a fronte di un costo unitario per posto letto leggermente inferiore alle valutazioni dell'Assessorato. Valga anche per questi indicatori il precedente commento sull'attività ospedaliera.
Di diversa natura è invece il commento relativo all'attività territoriale di cure domiciliari, che nel 2000 raggiunge appena il 64% delle previsioni regionali ed anche il costo per singola prestazione risulta decisamente inferiore rispetto alle previsioni. La situazione è chiara, l'attività domiciliare che intendono le AA.SS.RR. è decisamente diversa, più assistenziale e meno sanitaria in termini di alternativa al ricovero ospedaliero delle intenzioni regionali. D'altronde la scelta risulta coerente con le intenzioni evidenziate sull'assistenza ospedaliera. Bisogna scegliere! Una sanità più moderna e vicina al cittadino deve scontare un'assistenza ospedaliera aperta sul territorio e disponibile a mettere in discussione rigidi protocolli clinici, validi più come giustificazione delle ex divisioni ospedaliere che come garanzia di tutela della salute dei cittadini.
Per quanto attiene alla semiresidenzialità, risulta ancora insufficiente sia come volumi di attività che in relazione alle risorse impiegate per la singola prestazione, il che, se correlato anche alla carenza di cure domiciliari, rende conto della situazione prevista per la residenzialità sanitaria, carente nel 2000 (+ 19% nelle previsioni aziendali), con un fabbisogno evidenziato in costante aumento. Anche per l'assistenza residenziale, però, si evidenzia un costo per posto letto leggermente inferiore alle previsioni regionali! Quale residenzialità stanno predisponendo le ASR per i propri cittadini? Moderne RSA con livelli assistenziali adeguati al livello di non autosufficienza, oppure case di riposo vecchia maniera con livelli discutibili di assistenza ma storicamente presenti numerose e impossibilitate a chiudere i loro bilanci in pareggio senza l'apporto di una retta sanitaria, anche se minima.
Bisogna, alla luce di quanto detto, rilevare che il costo totale del sistema sanitario regionale, così come previsto dalle AA.SS.RR., è superiore del 10% rispetto alle risorse preventivate. Cosa fare per rientrare da questo eccesso di spesa previsto dalle AA.SS.RR. nei loro piani di attività? Si propone, come ho detto nella primissima parte del mio intervento, una strategia articolata su due fronti, una relativa al breve periodo, l'altra relativa al medio e lungo periodo.
La manovra nel breve periodo.
Per breve periodo occorre intendere il 2001, anno durante il quale è necessario ridurre, in termini percentuali, i costi diretti del servizio sanitario regionale, senza penalizzare gli attuali livelli assistenziali.
A fronte della situazione descritta, la strategia dell'Assessorato per affrontare la delicata situazione si svilupperà su tre filoni fondamentali: 1) Analisi puntuale del singolo costo per prestazione, effettuata con la tecnica del confronto tra Aziende produttrici per aree territoriali omogenee (quadranti).
Il risultato di quest'analisi ci consentirà di adottare sul territorio regionale tariffe omogenee e condivise per tutte le attività sanitarie 2) Analisi puntuale dell'appropriatezza delle prestazioni ospedaliere e dell'efficienza operativa degli ospedali stessi, in collaborazione con l'A.Re.S.S.; tale analisi, coordinata con la verifica dei costi per singola prestazione, consentirà di determinare per l'anno 2001 i budget definitivi per ogni ASR. L'analisi puntuale sulle prestazioni ospedaliere effettuate nell'anno 1998 è già stata inviata alle ASR nel mese di marzo 2000, in concomitanza agli indirizzi sui piani di attività 2000-2003. In sostanza si tratta di agire sul recupero di efficienza gestionale delle Aziende sanitarie piemontesi. Una simile manovra era stata introdotta per il 1999 attraverso il cosiddetto "patto di buon governo" che si era sostanziato nella previsione di ridurre dell'1% i costi diretti dalle Aziende sanitarie rispetto all'anno precedente. Di fatto soltanto cinque (A.S.O. C.T.O.
A.S.O. Cuneo, A.S.O. O.I.R.M. S.Anna, A.S.L. 15 di Cuneo, A.S.l. 17 di Savigliano) su ventinove hanno soddisfatto le attese e a consuntivo i costi del servizio sono ulteriormente cresciuti.
Per il 2001 l'ipotesi di patto con le Aziende sanitarie dovrà riprendere l'impostazione metodologica già sviluppata nel 1998 con le Intese di Programma.
Dall'analisi di ciascuna Azienda sarà possibile evidenziare e valorizzare i margini di efficienza ancora disponibili per poter concordare un abbattimento dei costi diretti coerente con il possibile recupero di efficienza organizzativa e operativa.
In sostanza l'entità della manovra di rientro sarà distribuita in maniera proporzionale tra le 29 AA.SS.RR. in base alla potenzialità di ciascuna in termini di recupero di efficienza.
Saranno quindi, a differenza che per il passato, sottoscritti 29 patti diversi, ciascuno specifico di ogni Azienda, concertato in base al prodotto delle prestazioni considerate appropriate per il costo compatibile risultante dalle operazioni di analisi puntuale con la tecnica del confronto tra aziende produttrici per aree territoriali omogenee (quadranti).
La valutazione di ogni singola Azienda si baserà su una griglia di indicatori di appropriatezza dei ricoveri ospedalieri e di indicatori di efficienza.
Il punto fondamentale, comunque, è stabilire l'entità del Fondo sanitario regionale da ripartire alle Aziende Sanitarie nel 2001, sulla base del prossimo riparto del Fondo Sanitario Nazionale.
Una volta stabilito il valore economico di tale fondo, i contenuti dell'atto deliberativo attraverso il quale concretizzare la manovra potrebbero essere i seguenti: 1 - metodologia del riparto: il riparto viene effettuato suddividendo il fondo in tre quote parti, quella afferente alla prevenzione, quella afferente alle attività territoriali e quella afferente alle attività ospedaliere.
Le prime due quote (prevenzione e territorio) vengono ripartite secondo il metodo definito con atti della Giunta all'inizio dell'anno in corso (per quota capitaria pesata).
La quota parte relativa all'assistenza ospedaliera viene ripartita sulla base dell'efficienza operativa e dell'appropriatezza di ciascuna Azienda Sanitaria. Tale modalità di riparto troverà coerenza con le procedure di programmazione articolate a livello di quadrante. In questo modo, la manovra, ovvero la riduzione dei costi ipotizzata, si ripercuote esclusivamente sui costi relativi all'assistenza ospedaliera. Viene così definito un budget per ciascuna Azienda Sanitaria che costituirà la quota di finanziamento per l'anno 2001 e insieme l'obiettivo per ciascun Direttore Generale.
Inoltre, verrebbe introdotto, per la prima volta, un forte messaggio in termini di valutazione dell'efficienza operativa dell'attività aziendale.
L'atto deliberativo della Giunta deve lasciare all'autonomia del singolo Direttore Generale la decisione relativamente alle leve da utilizzare per rimanere all'interno del budget assegnato.
2 - Gli oneri contrattuali e gli incrementi della spesa farmaceutica dovuti a decisioni dello Stato sono da considerarsi al di fuori del Fondo sanitario regionale ripartito tra le Aziende Sanitarie.
3 - Divieto di istituire nuove unità operative autonome, ancorché previste dal Piano Sanitario Regionale vigente, con esclusione di quelle attivabili a costo zero opportunamente documentate, previa valutazione da parte dell'Assessorato alla Sanità.
4 - Possibilità di attivare nuovi servizi territoriali già programmati e/o finanziati (R.S.A., Centri diurni, Comunità terapeutiche, ecc.) attraverso la riconversione di fattori produttivi dal versante ospedaliero a quello territoriale. 5 - Strumenti organizzativi finalizzati alla manovra: l'atto della Giunta dovrebbe sinteticamente elencare le leve a disposizione dei Direttori Generali utili per contenere i costi all'interno del budget assegnato, senza dover ridurre gli attuali livelli assistenziali.
Tali strumenti sono di diversa natura: l'organizzazione dipartimentale delle unità operative ospedaliere; lo sviluppo e il potenziamento della Day Surgery e del coerente assetto organizzativo; l'utilizzo di vari fattori produttivi per l'assistenza residenziale nelle R.S.A. convenzionate in luogo del pagamento di una quota parte della retta giornaliera; la revisione dei contratti con i fornitori di beni e servizi alla luce delle evidenze individuate dall'osservatorio prezzi e tecnologie; la centralizzazione degli acquisti per alcuni beni facilmente standardizzabili; la centralizzazione nella gestione del patrimonio immobiliare delle AA.SS.RR.
6 - Organizzazione del monitoraggio delle gestioni aziendali per il 2001 e per gli anni a venire: è necessario organizzare una sistematica lettura delle gestioni aziendali quale strumento di informazione per il governo della manovra nel suo insieme.
La verifica sarà effettuata trimestralmente sui bilanci delle Aziende Sanitarie in modo da individuare tempestivamente quelle situazioni caratterizzate da un trend non coerente con l'accordo che verrà stipulato.
L'analisi dei bilanci deve accompagnarsi all'analisi di altri tre fattori che possono contribuire alla lettura dei fenomeni gestionali interni alle Aziende Sanitarie e alle loro ricadute in termini di servizi erogati.
I tre fattori sono l'efficienza operativa, l'efficacia e l'appropriatezza dell'uso delle risorse.
Questa è, in estrema sintesi, la manovra a breve termine.
La manovra nel medio e lungo periodo.
Tale manovra dovrà coincidere con il nuovo Piano sociosanitario regionale la cui bozza deve essere predisposta da parte dell'Agenzia entro il 30 giugno 2001 e che potrà essere operativo tra la fine del secondo semestre 2001 e l'inizio dell'anno successivo (questo dipenderà da tutti noi, dalle consultazioni e dal dibattito politico che dovrà essere il più ampio possibile).
I criteri alla base del nuovo P.S.S.R., definiti dalla D.G.R. del 10 luglio u.s., possono essere riassunti in quattro grandi ambiti, che dovranno essere oggetto, nei prossimi mesi, di dibattito politico a tutti i livelli: 1. la revisione dell'assetto istituzionale del servizio sanitario regionale: in sostanza, si tratta di individuare un nuovo assetto aziendale che consenta di migliorare l'efficienza operativa, mantenendo i livelli assistenziali raggiunti.
Questo anche attraverso la rivisitazione degli ambiti territoriali delle attuali AA.SS.LL. e l'eventuale aumento del numero delle AA.SS.OO.
2. la razionalizzazione e la gerarchizzazione della rete ospedaliera piemontese: in considerazione del fatto che i maggiori costi e le maggiori diseconomie del sistema afferiscono al comparto ospedaliero, è necessario procedere ad una vera e propria revisione delle funzioni e delle competenze di ciascun presidio, secondo una scala di gerarchia clinico-funzionale.
Dovranno essere previsti alcuni presidi ricomprendenti tutte le specialità altri presidi di differenziata complessità clinico assistenziale funzionalmente collegati ai precedenti; altri presidi ad assistenza limitata inseriti nell'assetto delle aziende territoriali (day care unit ospedali che funzionano dalle 8 alle 20, nei quali è possibile avere, ad esempio, un'ottimale day surgery, un hospice e un day service che è un poliambulatorio multispecialistico integrato; week hospital, ospedali che aprono il lunedì e chiudono il venerdì; country hospital, ospedali gestiti dai medici di medicina generale, ospedali monospecialistici), nonché una rete più consistente rispetto a quella attuale di ospedali riabilitativi per soggetti post acuti.
3. la separazione tra acquirenti e produttori: l'ipotesi oggetto di valutazione riguarda il principio, già sperimentato in altre Regioni secondo il quale le aziende territoriali svolgono esclusivamente le funzioni di "agente assicuratore" per conto della popolazione assistita (contrattando con le aziende ospedaliere e con gli erogatori privati le prestazioni ospedaliere necessarie alla popolazione assistita) e di "gestore diretto" dell'assistenza primaria (medici di famiglia, assistenza domiciliare, ecc.). In questo modello, le aziende ospedaliere svolgono esclusivamente la funzione di produttori controllati dalle aziende territoriali che ne verificano quantità e qualità. Il maggiore vantaggio di tale impostazione è la corsia preferenziale che potranno avere le attività distrettuali e di prevenzione da parte di Aziende territoriali che non gestiscono direttamente presidi ospedalieri.
4. il rapporto pubblico - privato: si tratta di affermare il principio dell'integrazione tra presidi pubblici e privati e tra risorse pubbliche e private, che potranno consentire al servizio sanitario regionale uno sviluppo anche relativamente alla realizzazione di nuovi presidi ospedalieri. Occorre sottolineare, infatti, la vetustà del patrimonio immobiliare afferente agli ospedali pubblici (il più vetusto, con i propri 80 anni di vita media, tra le Regioni del centro nord Italia) che spesso non consente quelle razionalizzazioni organizzative e gestionali necessarie per superare diseconomie e inefficienze, senza tener conto dell'opportunità di realizzare presidi ospedalieri unici al posto di due o tre attuali presidi, seguendo il modello lodevole del nuovo ospedale di Alba/Bra.
In proposito, devo dire che va dato atto ai Sindaci delle due città che vincendo campanilismi ed altro, hanno determinato che un ospedale unico potesse essere costruito a metà strada tra Alba e Bra, così come sarà l'ospedale di Verduno.



PRESIDENTE

Verrà distribuita la relazione dell'Assessore D'ambrosio e sospesa la seduta per 15 minuti circa per dare al Consiglio la possibilità di leggerla.



(La seduta, sospesa alle ore 11.43 riprende alle ore 12.04)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
E' aperto il dibattito generale. Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Mi rendo conto che siamo con la testa "al panettone", ma se possiamo dedicare un minimo di attenzione alla vicenda che riguarda l'85% del bilancio regionale, richiamare in aula i Consigliere ed, in particolare, il Presidente della Giunta, non ho alcuna difficoltà ad iniziare il mio intervento.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta sta arrivando, se lei inizia il suo intervento, siamo tutti pronti ad ascoltarla.



RIGGIO Angelino

Spesso ci sono Consiglieri che parlano e nessuno li ascolta, quindi questo è già un privilegio.
Partiamo da un dato di fatto che, effettivamente, dovrebbe far piacere al Presidente della Giunta Regionale: c'è la tendenza, non solo in Piemonte ma in tutta Italia, anzi nel mondo, ad aumentare la spesa sanitaria.
L'aumento della spesa sanitaria deriva da una serie di fattori, per la maggior parte estremamente positivi: l'allungamento della vita media; il progresso scientifico e tecnologico; l'aumento della professionalità degli operatori sanitari; l'introduzione di nuove metodiche e tecniche sanitarie la capacità di trasformare in malattie croniche alcune malattie che in passato erano acute o rapidamente mortali; l'insorgere, purtroppo, di nuove patologie (per esempio l'AIDS o il morbo di Alzhaimer); la maggiore capacità di cura di cui oggi siamo capaci; il prevalere, in generale, delle patologie croniche e multifattoriali rispetto alle patologie acute e monofattoriali (come avveniva, invece, all'inizio del secolo scorso) l'aumento dell'offerta dei servizi sanitari; l'ampliamento del concetto di salute (in passato l'acne o le deviazioni del setto nasale non venivano curate, mentre oggi incidono sul concetto di salute in generale e questo è un fatto positivo); una maggiore cultura da parte degli utenti che giustamente, vengono coinvolti sempre di più nei processi di prevenzione e cura (quindi soggetti con una maggiore capacità di domanda); la consapevolezza che il diritto alla salute è uno dei principi determinanti del diritto di cittadinanza; il crescere di un sentimento di insicurezza e di patofobie e l'aumento del contenzioso medico-legale.
Tutti questi sono fattori di grossa entità che, al di là dei dati in inflazione che interessano tutti i settori della vita della persone e tutti i fattori dell'economica, riguardano, in specifico, il dato della spesa sanitaria. Sono fattori che, effettivamente, ci portano verso un trend di aumento della spesa sanitaria.
L'incremento della spesa sanitaria non va considerato come un fattore negativo; la spesa sanitaria, nel suo complesso, è un elemento importante nella produzione del prodotto interno lordo e coinvolge, dal punto di vista economico, un grandissimo numero di persone e famiglie.
Complessivamente la sanità non è soltanto un servizio, ma è anche un dato economico estremamente importante ed è un indicatore del livello di civiltà di crescita del progresso tecnologico, scientifico e culturale delle popolazioni.
Non ci spaventa il fatto che ci sia un aumento della spesa sanitaria ma sicuramente mette sotto tensione la struttura sanitaria e impone una forte attenzione rispetto a questa e impone una capacità di governo sicuramente accresciuta.
Da qui, nasce la prima domanda: abbiamo elevato la nostra capacità di governo rispetto a questa sollecitazione molto forte? Io penso di no. Quello che abbiamo di fronte, purtroppo, dimostra il contrario. Ci sono problemi reali ed oggettivi per cui è difficile conoscere i dati sulla sanità.
Voglio ricordare che il dibattito sull'incremento della spesa sanitaria, comincia ad essere vecchio. Siamo partiti ad ottobre '97 quando l'Assessore, in una relazione in IV Commissione, sosteneva che se le intese di programma fossero andate avanti così come si stavano manifestando avremmo potuto avere uno sforamento di circa 1000 miliardi, che, nel breve periodo, avrebbe potuto costringerci a introdurre "balzelli" (termine usato dall'Assessore alla sanità in quell'occasione).
L'anno successivo, abbiamo denunciato che c'era un disavanzo di 350 miliardi, l'Assessore alla sanità ha minimizzato dicendo che il disavanzo era dovuto, semplicemente, a contratti, che era tutto a posto, ecc. A settembre '99, dopo nostra sollecitazione, in un Consiglio ad hoc sulla questione della sanità, l'Assessore alla sanità e il Presidente della Giunta regionale citano il disavanzo in 1932 miliardi. Il 14 ottobre '99 la Giunta regionale propone, anzi impone, il Patto di buon governo.
Sciagurato! Perché, come aveva detto giustamente l'Assessore nella relazione che ho citato prima, i provvedimenti di carattere esclusivamente economico e finanziario pospongono i problemi, non li risolvono e ce li fanno ripresentare amplificati nel tempo.
Poi, la dimostrazione che il patto di buon governo sia fallito sta nel fatto che è stato rispettato soltanto da 5 Direttori su 29. E c'è una cosa che io ho sempre detto ai miei tre figli a proposito degli insegnanti: quando in una classe c'è uno studente che non va bene, la responsabilità è molto probabilmente di quello studente e della sua famiglia; quando non ne vanno bene due o tre, la cosa comincia ad essere una cosa seria; quando in una classe di 29, vanno male 24 studenti, allora è l'insegnante che deve andare a scuola, è l'insegnante che sicuramente sbaglia e che non ha molto diritto di "strigliare" - come ci ha detto La Stampa - i Direttori generali, così come è successo.
"Il Presidente Ghigo striglia i Direttori generali": evidentemente c'è stato un errore nella formulazione del patto di buon governo. Errore che vedo con piacere, viene corretto nelle ipotesi che sono state presentate dall'Assessore D'Ambrosio, perché ad esempio si dice che gli elementi di correzione saranno fatti azienda per azienda, e non è stato imposto quel taglio del 10% di tipo così drastico e sbagliato che puniva paradossalmente i Direttori che avevano lavorato meglio, premiando i "bogia nen" (come dicono i piemontesi).
Dopodiché si arriva al dibattito nel periodo elettorale e l'opposizione, facendo il conto del disavanzo dei 5 anni della Giunta regionale di centro-destra, denuncia un disavanzo globale di 3.500 miliardi. L'Assessore, come risulta dai verbali del Consiglio regionale dichiara: "Non è vero, sono solo 2.300 miliardi". E questo "solo 2.300 miliardi" la dice tutta.
Dopodiché - andiamo avanti - arriviamo a settembre, ad un articolo della stampa in cui si diceva che il Presidente Ghigo aveva strigliato i Direttori generali e si parla di un disavanzo di 1.100 miliardi.
Dopodiché ancora un articolo della stampa di novembre dice che sarà acceso un mutuo da 900 miliardi e saranno fatti tagli per 600 miliardi.
Arriviamo oggi a sapere dall'Assessore alla sanità che il disavanzo è di 746 miliardi e che il mutuo sarà di 350 miliardi.
Questo elenco di cifre sta a indicare che c'è un problema che, secondo me, sta un po' al fondo di tutto quanto e che fa parte della proposta della richiesta che io avanzo a questo Consiglio. C'è un problema che abbiamo tutti quanti noi, che non ho solo io come Consigliere regionale ma...
Chiedo scusa, Presidente, però chiedo veramente di avere un pochino più di tempo, perché la materia è molto ampia e non ho voluto portare soltanto delle cose...



PRESIDENTE

Consigliere Riggio, il tempo previsto è 10 minuti; posso aumentarlo a 14 minuti come massimo, però dopo 14 minuti le verrà tolta la parola.



RIGGIO Angelino

Va bene. Dicevo, c'è un problema che probabilmente non riguarda solo me, ma che riguarda anche l'Assessore alla sanità e il Presidente della Giunta regionale, ed è il problema di conoscere veramente le cifre.
Non si tratta di una questione di cifre che abbiamo indicato noi come opposizione rispetto alle cifre fornite dalla maggioranza, non è questo, è che effettivamente su queste cifre non esiste nessuna certezza.
Ieri il Presidente del Gruppo di Alleanza Nazionale diceva, parlando di Saitta, che "ci sono stati dei Consiglieri che agitavano dei foglietti". A me ha fatto pensare al film "Gli Intoccabili", in cui Al Capone diceva al giudice: "Sei solo chiacchiere e distintivo". Probabilmente...
GHIGLIA Agostino (fuori microfono) Non lo diceva al giudice, lo diceva al poliziotto. Non hai visto neanche il film, è questo il problema!



RIGGIO Angelino

Comunque, noi non vogliamo essere soltanto "chiacchiere": fateci avere le cifre vere, fatecele avere, ma cercate di procurarvele anche voi. A questo punto c'è un problema reale, che va al di là delle questioni di carattere politico, che sono grosse e sono alle spalle.
Per quello che riguarda le questioni di carattere politico, noi abbiamo un aumento della spesa senza che siano stati risolti - anzi si sono aggravati - i problemi delle liste di attesa; senza che si sia migliorata la situazione delle eccellenze (abbiamo avuto il caso di Salizzoni alle Molinette e la situazione sciagurata del San Luigi); senza che sia stata affrontata seriamente la questione della gestione delle risorse umane (abbiamo sollevato in Commissione il problema dei pediatri, degli anestesisti, dei radiologi e soprattutto degli infermieri e proprio in questi giorni la CGIL farà affiggere in tutti gli ospedali un manifesto in cui denuncia il fatto che gli infermieri sono costretti a fare turni di 16 ore); non è stato risolto il problema della informatizzazione e della telemedicina; non è stato risolto il problema serissimo della deospedalizzazione (tant'è vero che dai 160 ricoveri per 1000 abitanti cui dovremmo andare, noi siamo ai 200 ricoveri ed eravamo invece a 180, quindi anziché migliorare, siamo peggiorati); non è stato risolto il problema della territorializzazione, malgrado l'Assessore alla sanità dica: "Finalmente faremo i distretti" (nel Piano sanitario questi distretti c'erano e noi abbiamo presentato una proposta di legge per quello che riguarda i distretti: non siamo andati avanti assolutamente su questo); non è stata affrontata la predisposizione di una gerarchia degli ospedali; non è stata risolta nessuna di tutte le questioni territoriali che c'erano in sospeso (parlo dell'ospedale di Saluzzo, Savigliano e Fossano, parlo della questione gravissima di Ceva e di Mondovì, dove i vostri rappresentanti del Polo denunciano gli altri rappresentanti del Polo).
Ma al di là di queste questioni politiche, c'è un dato che a questo punto ci preoccupa e che vogliamo conoscere: che cosa succede per beni e servizi? che cosa succede per personale amministrativo e sanitario? che cosa succede per appalti e consulenze ASL per ASL, ASO per ASO? Perché in questa situazione in cui noi non riusciamo a conoscere nemmeno le cifre, può innescarsi qualcosa che corrisponde a dei meccanismi molto pericolosi e che la Regione Piemonte speriamo si sia lasciata alle spalle (fenomeni di corruzione).
E allora, su una cosa di questo genere, su questa incertezza di conoscenza delle cifre, io avanzo una proposta al Consiglio regionale e alla Giunta regionale. Avanzo la proposta dell'istituzione di una Commissione speciale per la spesa sanitaria.
Noi non possiamo permettere che l'85% della nostra spesa sia fuori controllo, perché è una cosa che finirà per distruggere non solo la sanità ma la nostra stessa istituzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

Credo che l'Assessore Burzi avrebbe dovuto seguire con attenzione le cifre che ha fornito l'Assessore D'Ambrosio. Io non so se le ha seguite, ma se le ha seguite, si sarà reso conto che nel bilancio di previsione per il 2001 sono state iscritte delle cifre diverse.
Adesso, Assessore, glielo spiego, visto che è stato disattento, e glielo spiego utilizzando i dati che ha fornito l'Assessore della Giunta Piemonte, a cui mi pare lei appartenga.
Allora, la Giunta regionale nel progetto di bilancio di previsione 2001 ha iscritto una spesa sanitaria complessiva di 8.900 miliardi (per ASL Case di cura, ecc.). L'Assessore D'Ambrosio finalmente ci fornisce dati abbastanza precisi e ci dice che nel 2001, sulla base dei preconsuntivi, la spesai sanitaria complessivamente sarà di 9.620 miliardi. Quindi già la spesa sanitaria del 2000 è superiore rispetto alla previsione che è stata fatta per il 2001, e questo è quello che ho detto e ripetuto e sono stato accusato di aver dato delle cifre inesistenti, false.
Quindi l'Assessore D'Ambrosio parla di 9.620 miliardi per la spesa sanitaria e giustamente ci dice che bisogna essere prudenti perché mancano gli oneri contrattuali - non so quanti siano: 200, 250 miliardi? - e manca una parte che è il costo che la Regione sostiene per l'organizzazione sanitaria, cioè per il servizio sanitario non gestito dalle ASL. Non siamo certamente distanti dalla cifra che abbiamo dato sulla base delle indicazioni fornite questa mattina, ovvero che la spesa sanitaria per il 2000 sarà di 10.200 miliardi.
Questa è la spesa sanitaria per il 2000. Lei ha scritto 8.900 miliardi e ha indicato una cifra minore rispetto a quella fornita oggi dall'Assessore D'Ambrosio.
L'Assessore D'Ambrosio ci ha anche detto che la spesa per il 2001 nonostante i provvedimenti che possono essere assunti si potrà sicuramente contenere, ma se dovesse essere uguale all'evoluzione che ha avuto nel 2000, la spesa sanitaria crescerebbe ancora del 7%. L'Assessore dice: "Cercheremo di contenerla", ma di quanto? Del 3-4%, ma non so come sarà possibile. Comunque ha cercato di immaginare qualche soluzione - non chiara e per la verità generica - per ridurre la spesa, ma anche prevedendo un aumento soltanto del 3% (che vuol dire ridurre tantissimo la spesa), vuol dire che nel 2001 la spesa sanitaria della Regione Piemonte è la cifra che abbiamo dato ieri, per la quale siamo stati accusati di dire delle cose non vere. La spesa sanitaria del 2001 sarà intorno ai 10600 miliardi. Questa è la cifra, questa è la verità.
Per cui quando diciamo che il bilancio di previsione della Regione Piemonte non è veritiero diciamo questo, nel senso che l'Assessore Burzi nella previsione di spesa ha occultato una spesa sanitaria di 1600 miliardi. Se facciamo riferimento alla previsione dell'Assessore D'Ambrosio, oppure soltanto di 1300 miliardi se facciamo riferimento alla spesa sanitaria del 2000, quella che oggi ci ha letto l'Assessore D'Ambrosio.
Questi sono i conti. Presidente Ghigo, lei in questi giorni non c'è stato, ma c'è stato questo confronto, cioè nella spesa del bilancio bisogna scrivere le cifre esatte, e la cifra esatta è questa.
Noi non facciamo una discussione sulle modalità di copertura del disavanzo, sul quale speriamo che la Regione Piemonte insieme alle altre Regioni ottenga il più possibile nei confronti del Governo. Questo è auspicabile, ma facciamo un riferimento alla spesa in termini assoluti, non tanto in rapporto del disavanzo, ma alla spesa in termini assoluti.
Abbandoniamo il problema del finanziamento col disavanzo; la spesa in termini assoluti è quella. Bisogna prevedere quella spesa, perché se non si indica quella spesa noi non rispettiamo neppure le leggi sulla contabilità che dicono che dobbiamo scrivere per lo meno le spese che sono state indicate poco fa dall'Assessore D'Ambrosio per il 2000, cioè i 10200 miliardi.
Lui dice 9620 miliardi, io arrivo a 10200 mettendo in spese contrattuali e mettendo i costi della Regione Piemonte per la sanità.
Almeno mettiamo 9620 miliardi. Cioè bisogna essere in qualche maniera precisi.
Questo lo dico perché finalmente questo cosiddetto giallo delle cifre è chiarito. L'Assessore D'Ambrosio ci ha detto questo. Non so se avete letto la relazione, ma la relazione dice questo a pagina 2, ci dà queste cifre.
Poi ci ha parlato del disavanzo del 99 (350 miliardi) e il mutuo, ma questo è del 99. Per quanto riguarda il 2001, che è il bilancio di previsione, la cifra indicata è 8.900 miliardi.
Se la spesa è quella e se non viene corretta nel bilancio vuol dire che la Regione Piemonte ha deciso di contrarre la spesa sanitaria del 25%.
Interpreto quella indicazione quale una diminuzione del 25% dei servizi.
Veniamo alle questioni poste dall'Assessore D'Ambrosio. Lei, oggi leggendo asetticamente una sua relazione ha dichiarato il proprio fallimento. Ci ha ricordato che gli obiettivi...



(Commenti in aula)



SAITTA Antonio

Le dico i dati. Non sto parlando della copertura, dico della spesa sanitaria.
Lei sa perfettamente, perché l'ha stilato e ha contribuito sicuramente a redigerlo, che il piano sanitario 1997-1999 aveva quale obiettivo principale la riduzione dei ricoveri ospedalieri ordinari mediante l'aumento dei ricoveri a ciclo diurno, i servizi di cura ambulatoriale e domiciliare.
Oggi, in questa relazione, ci dice che nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto. Questa è la dichiarazione di completo fallimento di cinque anni dell'Amministrazione sanitaria regionale. Ad esempio, a pagina 6 viene citata l'attività territoriale di cura domiciliare, che nel 2000 raggiunge appena il 64% delle previsioni regionali. Potrei continuare per la semi-residenzialità e le prestazioni ambulatoriali; in ogni caso, lei ci dice che questi incrementi sono stati modesti. Aggiungo altri elementi, che sono stati forniti sempre dall'Assessore alla sanità: l'aumento delle prestazioni domiciliari, delle prestazioni ambulatoriali e della semi residenzialità, in ogni caso, non hanno fatto diminuire i ricoveri impropri, che ammontano ancora a 250 mila. Lei ci fornisce ancora un dato importante: i ricoveri ordinari sono aumentati; il fallimento è totale.
Inoltre, lei non ci fornisce una ricetta per risolvere il problema. Ci dà una ricetta identica a quella degli anni passati. In sostanza, a questo punto, di fronte a questo deficit e a questo disastro della sanità, ci propone un'analisi dei costi per area, un'analisi per quadranti che consentirà di contenere la spesa.
Assessore, perché dovremmo crederci dopo che lo ha ripetuto per anni per la verità lo ha detto anche il Presidente Ghigo? Ricordo l'enfasi del Presidente Ghigo quando, qui, in Consiglio, ci illustrò il Patto del buon governo della sanità. Ci disse cose meravigliose: "Questo è quanto permetterà di contenere la dinamica della spesa sanitaria e il rientro nei costi". Ho qui il suo intervento, non lo leggo perché ho poco tempo a disposizione, ma ci raccontò delle cose non vere: il Patto del buon governo era soltanto una trovata giornalistica.
D'altronde, Assessore, oggi, ci racconta che quel patto non è stato rispettato e che i bilanci consultivi del 1999 evidenziano il superamento dei parametri di spesa stabiliti con il Patto del buon governo. Ci dice che le previsioni di spesa indicate nei piani di attività aziendale presentano differenze sensibili tra le ripartizioni e le risorse disponibili. Ci dice che ogni ASL ha fatto ciò che ha voluto, nessun contenimento è stato fatto nessun governo è stato attuato da parte della Regione.
Questo è il contenuto della sua relazione. Per quale motivo dovremmo credere che a dicembre, quindi a fine anno, l'Assessorato alla sanità sia in grado di mettere in atto politiche di contenimento della spesa? Lei non ci ha proposto nulla. Ci ha proposto un'analisi dei conti.
Assessore, siccome questo non avverrà, la serietà vorrebbe che, anzich dividere il problema tra un medio e un breve termine, la Giunta, insieme al Presidente Ghigo, svolgesse un serio esame del problema prevedendo un piano di rientro serio della spesa sanitaria; non parlo del deficit della spesa sanitaria.
Altrimenti, se si rinvia come è stato fatto in questi anni, vi assumete una responsabilità enorme: drenare per il futuro tantissime risorse libere della Regione Piemonte per finanziare la spesa sanitaria.
Questo problema è rinviato da due anni! Il problema doveva essere affrontato, ma non è stato assolutamente governato. Così come le indicazioni che lei ci dà per il breve periodo: rivedremo i confini delle ASL, modifichiamo e altro.
"Vedremo" cosa vuol dire concretamente? Questa mi sembra un'indicazione molto sommaria e generica, che non lascia intravedere neppure per il 2003 una riduzione della spesa sanitaria.
Terza ed ultima considerazione, di tipo politico più generale: in base a quanto sta capitando nella sanità piemontese (il non contenimento della spesa - del resto basta vedere i grafici, il Patto del buon governo non ha portato ad alcuna modifica della curva di crescita, è stata una crescita costante), ci chiediamo se la mancanza di governo del settore della sanità sia dovuta a negligenza, ad incapacità oppure a mancanza di volontà.
Mi pare sia noto a tutti quanto sta capitando, non soltanto nella Regione Lombardia, ma in diverse Regioni italiane, attraverso l'intervento massiccio e consistente degli imprenditori privati nel settore sanitario.
Non vorremmo che la risposta all'incapacità di governare il sistema sanitario pubblico fosse quella di aumentare gli accreditamenti e i convenzionamenti, prevedendo una trasformazione del sistema sanitario pubblico a vantaggio del sistema sanitario privato, con una riduzione complessiva della tutela e delle garanzie per il cittadino piemontese.
E' questo il problema, è questo che sta avvenendo e l'Assessore lo sa perfettamente.
Non vorrei che l'inserimento dei privati fosse accompagnato, se non da un consenso espresso chiaramente, da una volontà di non toccare il settore sanitario pubblico per favorire il settore privato.
Spero che non sia così, ma posso sperare che ciò non avvenga soltanto nella misura in cui il Presidente Ghigo e la sua Giunta dimostreranno un'effettiva capacità di contenere la spesa sanitaria.
Contenere oggi la spesa sanitaria vuol dire intervenire in termini strutturali.
Assessore, lei sa perfettamente che le indicazioni generiche contenimento del personale, delle spese, dei beni, ecc. - non hanno molto senso. Il problema sono i ricoveri impropri e la trasformazione strutturale del sistema. Su questo bisogna intervenire immediatamente e non rinviare il problema.
Sono queste le osservazioni che facciamo, constatando, purtroppo amaramente, che la sua relazione ha finalmente dimostrato l'incapacità della Giunta Ghigo a governare la sanità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Sarò più breve dei colleghi, perché ho letto con attenzione la relazione dell'Assessore D'Ambrosio che è in tutto condivisibile, colgo però l'occasione per chiedere all'Assessore alcuni approfondimenti dal punto di vista politico.
Le relazioni che toccano gran parte del bilancio della Regione certamente non possono essere avulse dalle cifre, ma altrettanto certamente devono avere un taglio di carattere politico perché altrimenti non avrebbe senso avere un Assessore, dovremmo avere un direttore generale di sanità cioè un tecnico. L'Assessore è colui che deve dare un taglio politico, il meccanismo di governo, la posizione di timone della sanità, che deve essere in un modo piuttosto che in un altro, altrimenti avremmo un Assessore di destra o di sinistra indifferentemente perché fa delle cose tecniche.
Chiedo quindi all'Assessore di darci una specificazione su quelle che sono e che possono essere attualmente e in futuro i criteri degli sprechi i criteri della razionalità della sanità. Parliamo infatti di grosse cifre pro-capite (più di 2 milioni a testa per ogni cittadino che sia presente all'interno di questa Regione) e allora credo che sarebbe opportuno sapere se è stata fatta, se è ancora da fare e in che termini fare, una verifica di razionalizzazione di questi lavori per evitare gli sprechi.
Anche dal punto di vista della qualità della vita chiedo all'Assessore che ci dia dei chiarimenti: la sanità non può essere considerata una cosa avulsa come facciamo con la nostra macchina quando c'è qualcosa che non funziona, la portiamo dal meccanico e gli facciamo vedere il motore, gli cambiamo le ruote o gli ammortizzatori. La sanità è un servizio che va prestato non solo al cittadino, ma all'uomo, e quindi sarebbe interessante capire in che modo, quale qualità, a prescindere dal fatto tecnico, di servizio viene data al cittadino, in riferimento soprattutto ai cittadini anziani, ai cittadini che purtroppo spesso vengono parcheggiati in ospedale perché tanto gli anziani sono tutti più o meno malati, al fine di poter dare alla famiglia, purtroppo, più libertà. Questo è un meccanismo che noi combattiamo politicamente; noi abbiamo una visione di famiglia che è una visione importante, di centralità della società, così come oggi la Carta Costituzionale prescrive. La nostra non è la Carta Costituzionale del "single", che ovviamente ha tutti i sacrosanti diritti, ma è una Carta Costituzionale che dà un momento di privilegio alla umana famiglia, e allora questo privilegio dell'umana famiglia deve essere anche, dal suo Assessorato, considerato. Considerato ad esempio in comunanza con l'Assessore all'assistenza che è molto sensibile anch'essa a questi problemi, ad esempio nella possibilità di ospedalizzare il meno possibile i soggetti, magari aiutando le famiglie e quindi avendo un doppio vantaggio: il vantaggio che diminuisce per un verso è la spesa pubblica e si ha un rapporto più umano con i meccanismi di assistenza sanitaria.
Ancora, illustre Assessore, avrei piacere che lei in un momento di replica ci ragguagliasse anche sulla qualità tecnica dei servizi prestati dal suo Assessorato; ci ragguagliasse su come tecnicamente scientificamente, la sanità piemontese si contrappone e si giustappone non solo alla sanità delle altre Regioni, ma anche alla sanità delle altre nazioni. Vorremmo sapere se i nostri malati hanno delle strutture scientifiche al massimo delle possibilità o se evidentemente per alcuni settori, e se è sì per quali settori, devono rivolgersi ad altre aziende fuori Regione per ottenere cure.
Una penultima cosa che desidero sottolineare è che sarebbe importante approfondire il meccanismo di responsabilizzazione della dirigenza, cioè dei dirigenti, all'interno delle strutture sanitarie. E' stato ritenuto che si trasformassero in società le ASL, che ci fossero mai delle aziende, ci sono i direttori, questi possono nominare primari, c'è una sostanziale privatizzazione della struttura sanitaria. Questo è vero e io mi chiedo se abbiamo o siamo in grado di verificare una rendicontazione di questo tipo di attività, cioè io credo che se siamo in un'azienda totalmente privata dove i soldi escono dalle tasche di persone che fanno gli imprenditori quando abbiamo un dirigente che sfora il budget e non si capisce bene perché abbia sfiorato il budget o, giustapposto a un altro dirigente che fa le stesse cose a un costo minore, noi lo cacciamo via. Vorrei sapere se all'interno del suo Assessorato questo criterio è sentito, cioè se noi abbiamo dei dirigenti che mantengono la loro parola in termini economici oppure se abbiamo un "andazzo" che è corrispondente ai criteri del pubblico, di spesa indiscriminata, tanto chi paga non è un privato che va a controllare ma sono le tasche di tutti, e quindi, sostanzialmente, di nessuno.
In ultimo, perché ci sta molto a cuore, abbiamo letto i suoi numeri, li abbiamo confrontati in riunioni che erano state convocate e mi pare che siano sorte delle divergenze di qualche centinaia di miliardi (credo trecento, ma non è quello che sposta in una cifra di tanta mole).
Gradiremmo avere delle rassicurazioni qualora vi fossero degli sforamenti, posto che nel momento in cui c'è stato questo meccanismo di devoluzione di amministrazione della sanità dallo Stato alla Regione, la prima cosa che balza agli occhi è il fatto che se sforiamo dobbiamo pagare noi e non più lo Stato. Se così fosse, Assessore, avremmo pochi metodi per ripianare il bilancio. Dico pochi perché mi sembra complicato pensare che i denari vengano attinti da altre attività e spostati alla sanità, che, in s e per sé, occupa già gran parte del bilancio.
Anche l'idea di accendere dei mutui mi crea qualche incertezza, perch a meno che non si capisca bene come questi mutui possano essere restituiti ritorniamo sempre al punto sub 1).
La terza evenienza è quella di aumentare le tasse, ma credo che sia un'ipotesi alla quale né lei né la sua Giunta deve pensare. Abbiamo fatto delle promesse ai nostri elettori. La posizione del movimento che ho l'onore di presiedere sul punto è fissa. Ci teniamo a ricevere delle risposte a tutti i quesiti posti, ma in particolare ci teniamo a chiarire che è impensabile che la sanità continui a sopravvivere senza l'ipotesi di aumentare i tributi.
Vorrei una risposta seria sul punto, perché sappia che non siamo assolutamente disponibili a ipotizzare degli aggravi di tasse in capo ai cittadini.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Attentato dinamitardo alla redazione de "Il Manifesto" a Roma


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro per una mozione di procedura; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Come molti colleghi oramai sapranno, è pervenuta la notizia di un attentato: è esplosa una bomba dopo mezzogiorno a Roma, nella sede de Il Manifesto.
Chiederei alla Presidenza di assumere, il più rapidamente possibile, le informazioni in merito e di riferirle all'aula per valutare insieme eventuali prese di posizione.



PRESIDENTE

Consigliere Marcenaro, mi risulta che il Presidente Cota si sia assentato anche per raccogliere maggiori informazioni. La ringrazio comunque per la segnalazione. Avrei anch'io messo a disposizione del Consiglio quest'amara informazione.
Prima della chiusura della seduta, spero che si sia in grado di dare ulteriori informazioni.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazione della Giunta regionale relativamente alla sanità (dibattito) - esame ordini del giorno collegati (seguito)


PRESIDENTE

Procedendo col dibattito, ha chiesto la parola la Consigliera Manica ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Colleghi, Presidente e Assessore D'Ambrosio, ritengo che sia stato estremamente utile, da parte dei Gruppi dell'opposizione, chiedere un dibattito in aula a questo punto della vicenda sanitaria piemontese.
La vicenda sanitaria piemontese, quella dei suoi conti ma soprattutto del livello delle prestazioni e degli andamenti futuri, è oggetto, in queste settimane, di interrogativi significativi, non solo all'interno delle Aziende Sanitarie Locali e delle ASO, ma nelle realtà territoriali del Piemonte. E' uno di quegli argomenti misteriosi che semina inquietudine non solo tra gli amministratori ma anche tra gli utenti. Pertanto, un primo risultato, a mio avviso significativo, dell'aver avanzato questa richiesta è che in una sede ufficiale e solenne cerchiamo di avanzare delle ipotesi che abbiano appunto ufficialità, solennità e che possano finalmente delineare un quadro particolarmente preoccupante, assolutamente ingarbugliato fino a questo momento.
Comincerei con alcune annotazioni di bilancio per esprimere poi delle valutazioni di contenuto che denunciano una situazione significativamente allarmante e una conferma compiuta delle problematiche che, sia in termini di bilancio che di contenuto, abbiamo esposto in tutti questi mesi, e che lei, Assessore D'Ambrosio, ostinatamente ha cercato in tutte le sedi di negare (il Presidente Ghigo, devo dire, con qualche imbarazzo più di lei).
I dati di bilancio, come ricordava bene il collega Saitta, ci dicono che l'andamento della spesa sanitaria piemontese per l'anno 2000 è di 8.750 miliardi, limitatamente ai fabbisogni e alle spese ASL e ASO.
Ci sono, inoltre, ulteriori spese relative alle altre strutture, quelle di carattere regionale, dall'ARPA allo Zooprofilattico e a quant'altro, e andiamo ad una spesa di 9.620 miliardi, escludendo da queste tutti gli oneri contrattuali e tutte le altre spese per il personale regionale.
Questo è il dato, Assessore D'Ambrosio, che si evince dal dibattito di questa mattina e dalla sua relazione.
Si deduce, altresì, che il Governo nazionale, sul riparto del Fondo Sanitario Nazionale per il 2000, ha destinato al Piemonte 7.976 miliardi con un significativo aumento di alcune centinaia di miliardi rispetto all'anno precedente, che le hanno consentito di contenere un pochino quel disavanzo già grave che aveva di 746 miliardi, lo dichiara lei nel '99, e di 770 sul 2000. Assessore, si tratta di 770 miliardi solo per quanto riguarda il discorso delle spese di ASL e ASO, perché se unifichiamo tutte le altre spese, quelle dell'ARPA e delle altre strutture, il numero dietro al meno è pari a 1.600 miliardi, rispetto a quanto lei avrà in dotazioni dal Fondo Sanitario Nazionale sul 2000 da lei dichiarato, che sono circa 8.000 miliardi. Se lei dichiara che avrà dal Fondo Sanitario Nazionale per il 2000 7.976 miliardi e le sue spese sono intorno a 9.620 miliardi, senza considerare gli oneri del contratto, sono 1.600 miliardi mal contati, da cui manca compiutamente il contratto. Lei, con un trucco contabile, ci dice che sono solo 770 miliardi, ma dal contesto della sua relazione si evince che la cifra è questa.
Diamo alla società piemontese e agli organi di informazione la cifra esatta, quella pesata, diciamo così, anche senza la quota capitaria.
Queste sono le osservazioni che si devono fare per quanto riguarda le cifre, perché conoscere l'entità del deficit è fondamentale per affrontare qualsiasi ordine di politica e di discorso, da quello prettamente finanziario a quello dell'impostazione di una politica sanitaria.
Lei ci dice, inoltre, che da una prima analisi della realtà aziendale lasciamo stare i livelli di produttività di altri momenti (dell'ARPA e quant'altro), perché di questi non parla - lei ha dei "più" molto alti ("più 20%" per i ricoveri ospedalieri, "più 16%" per i posti letto, "più 19%" per i posti letto residenziali, "più 10%" per le prestazioni ambulatoriali) ed ha solo due "meno" sui posti utente semiresidenziali e sul numero delle cure domiciliari, che sono addirittura "meno 36%" rispetto alle prestazioni.
Questo, Assessore, ci dice che lei il deficit l'ha creato per diverse ragioni. La prima ragione è la separazione tra la gestione ed il controllo che è regola del suo Assessorato e della gestione sanitaria e finanziaria di questa Regione.
Tra gli obiettivi del Piano sanitario - che lei qui dichiara avere tutti mancati - non c'è alcun rapporto tra la programmazione, la gestione ed il controllo. Al momento della gestione, non vi è alcun rapporto tra la programmazione e la gestione, perché le Aziende sanitarie si sono mosse su altri binari e lei, successivamente, non ha operato alcun controllo, ma ha semplicemente pagato a piè di lista, spesso senza sapere cosa stava pagando rispetto ai termini della programmazione che lei stesso aveva fatto.
Tutto questo si evidenziava anche nella relazione della società di revisione alla quale la Giunta aveva richiesto di rivedere il bilancio della sanità, alla fine della scorsa legislatura. Da quella relazione emergeva una differenza numerica tra il personale al 31 dicembre 1998 e il personale al 1' gennaio 1999.
C'era dunque una differenza nel conteggio delle prestazioni tra la Regione, le ASL e i vari reparti, quindi non c'è stato alcun raffronto in quella direzione.
Vede, allora, Assessore, che quando sostengo che lei ha pagato a piè di lista, senza sapere cosa stava pagando, dico cose certificate da una relazione di una società assunta dalla Giunta proprio per evidenziare quelle problematiche? Avete pagato a piè di lista senza sapere cosa pagavate, ritrovandovi con una situazione come questa, attraverso quel meccanismo di separazione.
E dico di più: pagavate a piè di lista senza sapere cosa pagavate perché quelle intese di programma di cui lei parla, Assessore, lei non le ha siglate! Lei ha siglato le intese di programma del 1999 e del 2000 tra le Aziende e l'Assessorato?



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Quest'anno non ancora...



MANICA Giuliana

Assessore, se lei mi risponde ufficialmente di averle siglate, prendo quel verbale e lo spedisco a tutti i direttori generali delle ASL e delle ASO del Piemonte perché loro non ne erano a conoscenza, perché forse, presi da cecità complessiva, la sua firma non l'hanno vista! Hanno visto le loro firme in quelle intese di programma di quadranti, ma non la sua, così come manca e continua a mancare la sua firma sulle convenzioni tra la Regione e l'Università, sia l'Università di Torino che quella del Piemonte orientale.
Se lei sostiene che la sua firma è presente, lo dichiari qui ufficialmente io sono disponibile, insieme a tutti i colleghi dell'opposizione, a spedire quel documento ai Magnifici Rettori! Assessore D'ambrosio, lei ha evidenziato due momenti particolari: uno di manovra del breve periodo ed uno di manovra del lungo periodo. Sulla manovra del breve periodo avrei sommessamente alcune cose da dire.
Lei ha comunicato di voler rivedere una metodologia del riparto riprendendo l'impostazione metodologica già sviluppata nel 1998 con le intese di programma. Io le ho appena detto che le intese di programma relative agli anni a cui ha fatto riferimento non le ha ancora siglate.
Quando lei comunica che riprenderà una metodologia di riparto, a partire - per quanto riguarda il territorio e i momenti territoriali dalla quota capitaria pesata, io - Assessore - vorrei sapere quando lei ha reintrodotto la quota capitaria pesata, visto che il Patto di buon governo l'ha sospesa.
Mi risulta che la delibera del Patto di buon governo del '99 sia ancora in vigore, non solo in quest'aula, ma per tutte le ASL del Piemonte; mi risulta che state continuando a tagliare l'1% in modo indifferenziato, con un patto uguale tra diseguali, cioè fra i più deboli e i più ricchi, anche per il 2000.
Assessore, quando ha reintrodotto la quota capitaria pesata? Ricordo di avere sostenuto in quest'aula, insieme ad altri colleghi che la delibera sul Patto di buon governo era, non solo inefficace - e questo l'aveva sostenuto anche lei - ma anche illegittima, perché il Governo nazionale ed il Ministro Veronesi hanno detto con grande chiarezza che il Patto di stabilità non si applica alla sanità.
In questo momento, quella delibera è in vigore e la quota capitaria pesata è sospesa. Non solo, è anche assolutamente squilibrata sul territorio, così come abbiamo verificato in molte aree del Piemonte.
Come reintroduce, Assessore, la quota capitaria? Quando la reintroduce e con quale riequilibrio tra Aziende che hanno quote capitarie tra le più diverse, pur con profonde omogeneità territoriali sia per quanto riguarda la realtà demografica che la densità di popolazione, che sono i due elementi su cui lei stabilisce la quota capitaria? Questo è un punto fondamentale. Lei ci deve dire che ritira la delibera sul Patto del buon governo e quando e come reintroduce la quota capitaria altrimenti le sue manovre sul breve periodo sono - come sosteneva qualcuno vana metafisica.
Vana metafisica è la possibilità di attivare nuovi servizi territoriali già programmati; vana metafisica è la riorganizzazione a livello delle Aziende, il famoso monitoraggio di quadrante; vana metafisica è anche la possibilità che lei riesca seriamente e concretamente ad intervenire sulle problematiche relative al personale.
Per quanto riguarda la manovra nel medio e lungo periodo, Assessore vorrei avere alcune informazioni, senza le quali la mia preoccupazione è estremamente alta.
Lei ha detto che il Piano sanitario regionale, che l'Agenzia regionale sta predisponendo, vedrà la luce nel giugno del 2001. Io me lo auguro: essendo a giugno anche il mio compleanno, sarebbe un momento assolutamente interessante. Temo, però, che di compleanni ne dovrò festeggiare almeno due, prima che lei arrivi, con quel testo, allo stato dell'arte e dei lavori. Anche perché lei si propone, con quel testo - che può essere contenuto solo in una legge di Piano - con alcune questioni di non poco conto.
La prima: la revisione dell'assetto istituzionale del Piemonte.
Sintetizzo così la revisione istituzionale che lei vuole attuare: "Meno territorio, più ASO".
Nello stesso tempo, prevede una revisione dell'assetto ospedaliero e delle strutture ospedaliere, ma non ci dice se ci sarà il Piano dei grandi ospedali ed il Piano dei piccoli e medi ospedali piemontesi, che hanno necessità di politiche profondamente diverse e differenziate. Ci dice che introdurrà un nuovo modello, quello della separazione tra acquirenti e produttori, a noi tutti noto, cioè il modello lombardo. Devo ammettere, pur non condividendolo e preferendo altri modelli sanitari, che effettivamente rispetto al suo, quello lombardo funziona.
Rispetto a quel modello, Assessore, posto che si sia d'accordo, avremmo ed avremo alcune cose da dire.
Esso non implica solo la revisione dell'assetto istituzionale che lei qui ci ha proposto, ma implica lo scardinamento dell'assetto istituzionale delle ASL e delle ASO, così come definito dal Piano sanitario regionale precedente. Implica una completa modificazione, perché in quel modello ci sono, da una parte, gli ospedali, che acquistano e, dall'altra, il territorio, che è cliente.
L'assetto che lei ci ha proposto non può essere corretto, ma deve essere completamente scardinato! Assessore, nella scorsa legislatura lei ha impiegato tre anni per recepire un assetto istituzionale predisposto dalla Giunta regionale precedente. Mi chiedo in quale modo lei riuscirà oggi a fare questa operazione e con quale velocità.
Con il modello che lei introduce, cambia anche la questione del rapporto pubblico-privato, e cambia sostanzialmente.
Se lei introduce, in quel rapporto pubblico-privato, il modello lombardo, deve comunicare le percentuali del pubblico e del privato e deve dire come, in che modo, in che sedi e con quali rapporti introducendo un regime sui rapporti convenzionali, di cui lei oggi è assolutamente sprovvisto. Solo per fare, istituzionalmente, tutta questa parte le ci vuole, Assessore, l'intera legislatura e intanto il deficit cresce. Da lei Assessore, abbiamo avuto la risposta, e di questo siamo soddisfatti, per quanto riguarda il deficit: avevamo ragione noi, sono 1600 miliardi senza gli oneri contrattuali e le spese di personale. Abbiamo avuto delle risposte inefficaci per quanto riguarda il breve periodo, pertanto chiediamo formalmente, non a lei ma al Presidente Ghigo, di ritirare, oggi la delibera sul patto di buon governo per consentire a lei di reintrodurre la quota capitaria, altrimenti sono solo parole le cose scritte sulla parte di breve periodo. Per quanto riguarda il lungo periodo, invece, abbiamo la preoccupazione che non siano sufficienti due legislature per cominciare le cose che ha scritto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Giornata dedicata alla sanità, ma, soprattutto, giornata dedicata ai numeri: 1250 miliardi, 400 miliardi, 1390 miliardi, 1100 miliardi, 800 miliardi, 800 miliardi, 500 miliardi (potrei ancora continuare, non sto dando i numeri). Queste sono le cifre dei mutui accesi per pareggiare i passivi della sanità da Regioni che si chiamano: Emilia Romagna (1250 miliardi + 400 miliardi + tassa sui carburanti); Lombardia (1390 miliardi) Veneto (1100 miliardi); Toscana (800 miliardi); Campania (800 miliardi) Marche (500 miliardi) e potremmo ancora continuare. A questo elenco manca il Piemonte, ad oggi, mutui accesi, pari a zero. E' un dato che dovrebbe farci riflettere, non perché valga il detto "mal comune, mezzo gaudio", ma evidentemente dovrebbe farci riflettere il fatto che esiste una tensione un disagio del sistema.
Un paese che destina il 5.7 del suo PIL alla spesa sanitaria fa tutto quello che può e deve fare? Quando la media europea si situa tra il 7,5 e l'8,5? Quando un punto PIL vuol dire 12 mila miliardi annui? Per carità ognuno fa la sua partita, però queste sono le domande importanti che dobbiamo porci prima di vedere quelle cifre - che mi fa piacere i colleghi riconoscano - che l'Assessore D'Ambrosio, con grande trasparenza, ha fornito in una lettura molto diversa da quella che alcuni colleghi hanno fatto.
Non ho letto da nessuna parte 10 mila e 200 miliardi, non ho letto di certi riferimenti e, dal momento confido che i colleghi si attengano ai documenti e siano tutti dotati della capacità di leggere e di scrivere e soprattutto di capacità intellettuali, chiedo che mi si spieghi come si arriva a queste cifre. La spesa sanitaria procapite in Piemonte si situa a livello medio, è salita in questi anni ed è inferiore a quella dell'Emilia Romagna (2272) e della Liguria ed è più alta di quella del Veneto e della Lombardia. La domanda che dobbiamo porci, secondo me importante, è: abbiamo speso bene o male questi soldi? Se dessi ascolto e ragione a quello che sostiene l'IRES in un sondaggio, cioè che il 63% dei piemontesi, due cittadini su tre, dice di essere pienamente soddisfatto del sistema sanitaria pubblico, dovrei dire che sono stati spesi più che bene. Se dovessi vedere quello che è stato fatto in questi cinque anni in campo sanitario - le realizzazioni, le iniziative che sono state poste in essere direi che, sicuramente, questa via piemontese alla sanità (che non è la via lombarda e che non può e non deve essere la via lombarda, ma non è neanche una via perseguita da altre Regioni) ha messo qualcosa di buono nel carniere. I progressi nel campo oncologico; la rete di strutture specializzate; le unità di valutazione geriatrica; i centri per l'alzhaimer; l'aumento importantissimo dei posti letto nelle residenze sanitarie assistenziali (non di qualche unità, ma di migliaia di unità) e nelle residenze flessibili; i miliardi destinati al finanziamento di centinaia di progetti mirati all'assistenza e all'integrazione dei disabili; i 2300 miliardi spesi per l'edilizia sanitaria; i nuovi servizi attivati per i servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di vita e di lavori; gli URPP; gli uffici sulla qualità, sulla psicologia; ecc.: cinque anni di lavoro e di risultati.
Per ultimo, voglio citare uno dei fuori all'occhiello dell'Assessore: l'odontoprotesi che ha portato 15 mila persone a servirsi di questo servizio, con un investimento di circa 15 miliardi.
Se concludessi qui il mio intervento, forse sarei sottoponibile ad una forte critica; non possiamo pensare che la via sanitaria piemontese sia conclusa, finita, che i risultati siano stati tutti raggiunti. Concordiamo che bisogna migliorare, perfezionare, che ad una fase che è durata cinque anni, deve seguirne un'altra. La relazione dell'Assessore non contiene soltanto dati e cifre, ma anche un progetto per i prossimi cinque anni sulla sanità piemontese. Progetto che può essere condiviso, criticato attaccato, ma che contiene soluzioni a problemi esistenti perché tutte le Regioni, in questi anni, dovranno fare i conti con la sanità.
L'Assessore non è il professore di 29 alunni indisciplinati, al massimo può essere preside. Dicendo questo, sapendo che in aula ci sono tanti operatori della scuola, dico anche quanto è difficile per i Presidi, a volte, andare d'accordo o comunque cercare di incanalare sulle giuste vie tantissimi insegnanti, magari un po' indisciplinati.
Ecco, noi dobbiamo ragionare seriamente e soprattutto non dobbiamo cadere nell'errore di fare delle affermazioni che mi sono dispiaciute infarcendo un intervento, anche interessante, anche di sostanza, come quello del collega Riggio - che non vedo - con un termine quale quello usato: "corruzione". Ma perché? Perché proprio da questa minoranza, che non ha nessun tipo di responsabilità per il passato, ma che ricorda - dovrebbe ricordare - quella che era la sanità prima del '95? Noi, da piemontesi, siamo stati male quando vedevamo le volanti dei Carabinieri, la Magistratura entrare negli Assessorati ad arrestare gli Assessori alla sanità, e questo non è successo una volta sola.
Colleghi, utilizziamo i termini come vanno utilizzati, criticando sui contenuti, sull'impostazione, sul progetto, su quello che volete, ma concedendo almeno all'Assessore D'Ambrosio e a questa Giunta la possibilità di non essere neanche sfiorati da un sospetto di questo genere, che non farebbe onore a noi, che sappiamo che non è vero, ma che non fa onore neanche a chi lancia questo venticello, che poi si risolve sempre in poca cosa. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

I colleghi Riggio e Manica, per il nostro Gruppo, e poi altri, a partire dal Consigliere Saitta, hanno già diffusamente analizzato e risposto alla relazione presentata dall'Assessore D'Ambrosio. Io quindi anziché ritornare su quegli stessi punti, vorrei limitare questo mio intervento semplicemente ad alcuni rapidi giudizi politici che mi sento di dare a questo punto della discussione e che rappresentano la nostra opinione.
I giudizi sono i seguenti. Credo che si possa dire, con onestà e senso della misura, che noi siamo oggi di fronte ad una situazione della sanità piemontese senza governo, senza orientamento, senza indicazioni precise.
Naturalmente lo dico - Assessore D'Ambrosio - riconoscendo subito dopo che, oggi, la questione del governo dei sistemi sanitari è tutt'altro che una questione semplice e una questione risolta.
Sappiamo che governare oggi il sistema sanitario e parlare di programmazione e di Piano sanitario non può essere semplicemente la ripetizione delle stesse parole che abbiamo utilizzato in altre fasi dell'esperienza della società italiana e dell'esperienza regionale sappiamo che parlare di governo della sanità, di Piano di programmazione sanitaria nel periodo delle autonomie non è la stessa cosa che parlare della sanità in un quadro che si presentava istituzionalmente, dal punto di vista delle strutture, come radicalmente diverso.
Tuttavia mi permetto di dire, Assessore D'Ambrosio, che nella sua relazione non è che manchino le risposte: manca addirittura la domanda.
Manca la domanda, la capacità di porsi la domanda di fondo, perché siamo in una situazione che è evidentemente fuori controllo.
Naturalmente ha ragione chi dice che questo non è un problema che riguarda solo la Regione Piemonte; ha ragione chi dice che si tratta di una questione che ha non solo delle radici soggettive, ma delle radici oggettive nell'aumento di una domanda sempre più forte. Ma è proprio qui che una sfida di governo avviene e si misura. E questa è la nostra valutazione.
Oggi siamo in una situazione in cui dobbiamo realisticamente guardare la prospettiva del 2002, ovvero la prospettiva nella quale, per usare le sue parole, il federalismo sanitario compiuto metterà le Regioni di fronte a se stesse e alle proprie risorse.
A questo problema nella sua relazione non abbiamo trovato una risposta.
E naturalmente questo è il punto fondamentale.
Siamo in una situazione fuori dal governo, fuori dal controllo e tutti i dati sono influenzati, mi pare, da questo elemento di valutazione.
Le previsioni di deficit che lei fa per il 2000 e il 2001 avvengono sostanzialmente scorporando da quelle previsioni una serie di costi, che sono costi della politica sanitaria, ma prendendo per buono in qualche modo le previsioni delle aziende sanitarie, che sono quelle stesse previsioni che le aziende sanitarie poi non sono state in grado di rispettare.
Su quella base, cioè prendendo le previsioni delle aziende sanitarie come previsioni destinate ad essere rispettate, noi andiamo ai livelli di deficit che lei ha annunciato. Questo mi pare il punto fondamentale.
Lei ha distinto fra breve e medio periodo. Prendiamo pure questa distinzione fra breve e medio periodo. Noi sappiamo che sia nel breve che nel medio periodo non c'è una chiave magica che risolve i problemi della sanità e i problemi dell'equilibrio dei costi. Questo equilibrio avviene in una dimensione di crescita dei servizi e richiede naturalmente una serie di punti sui quali veramente io non ho sentito nulla nelle cose che lei ha detto e che meriterebbero un'analisi dettagliata, non solo delle politiche che si faranno, ma anche delle correzioni che sono necessarie nelle politiche che sono state fatte fino ad oggi Anche qui non riprendo cose che Riggio, Manica, Saitta ed altri colleghi hanno detto nella discussione; voglio solo sottolineare alcuni punti.
C'è tutta una tematica che riguarda la questione dei beni e servizi, la questione degli acquisti: è possibile esercitare un ruolo di direzione, di proposta o - come lei ha detto nella sua relazione, questo è un problema che ciascuno vedrà a casa propria - è possibile assumere su questo piano delle iniziative che introducono elementi di novità, che in qualche modo costituiscano un terreno effettivamente nuovo, un campo sul quale le possibilità di intervento e risparmio siano notevoli? Esiste una questione rilevante, che riguarda i premi del personale.
Siamo di fronte a un saldo netto, al netto del turn-over, della crescita del personale nella sanità piemontese rilevante: si parla, dal 1997 ad oggi confermi se i miei dati sono giusti - di un saldo netto di oltre 7.000 persone. Possiamo avere una valutazione, un'analisi se questo aumento del personale è avvenuto in modo congruente con le necessità di una maggiore efficacia della spesa sanitaria? Possiamo avere una valutazione di quanto c'è ancora di burocrazia amministrativa che può essere semplificata e se qualcuno intende prendersi la responsabilità di intervenire in questo campo o no? Possiamo sapere se le politiche retributive sono politiche nelle quali i discorsi che sono stati fatti sull'orientamento al risultato di una parte delle retribuzioni hanno avuto qualche conseguenza? Perché, vede, i Sindacati sono i Sindacati - ho fatto questo lavoro per tanto tempo - e hanno diritto di avere una visione di parte. Ma l'Amministrazione ha perseguito questa questione o noi siamo in una situazione in cui non c'è nessuna ispirazione ad una logica di risultato delle politiche retributive? Addirittura mi chiedo, per quanto riguarda la parte incentivante delle retribuzioni dei Direttori generali, cosa intendete fare in questa situazione? Dare loro una forte incentivazione per premiare i brillanti risultati che hanno ottenuto o si può avere qualche segnale anche da questo punto di vista? Per quanto riguarda le consulenze, potete per cortesia dirci, dandoci un elenco dettagliato, come stanno le cose, se sono tutte necessarie? So benissimo - e non voglio fare demagogia - che non è attraverso l'intervento sulle consulenze che si risolvono problemi di queste dimensioni, ma sapete meglio di me che a volte ci sono cose che hanno un piccolo valore numerico, ma un grande valore di indicazione, di orientamento di scelta, che contribuiscono a introdurre un clima, e potrei andare avanti su queste cose.
Intendete esercitare una responsabilità e dire quali criteri e cosa bisogna fare o meno, in cosa bisogna cambiare rispetto al passato? O invece pensate che in una situazione - come fino ad oggi è stato - di sostanziale irresponsabilità, il punto sia - solo questa cosa vorrei dire al collega Riggio, col quale credo di essere d'accordo - che le responsabilità dei 29 abbiano origine nella mancanza di responsabilità politiche vostre? Voi non avete e non siete stati in grado di dire con chiarezza dei "sì" e anche dei "no" e lasciate che tutto vada avanti così, lasciate che si costruisca al San Luigi e si prepari l'apertura di un importante cardiochirurgia e che a 3 km. di distanza si apra, allo stesso tempo, una nuova emodinamica, senza dire cosa bisogna fare e cosa non bisogna fare lasciando quindi andare avanti una situazione nella quale l'assenza di scelte, di priorità, di indicazioni, di elementi costituisce la vera ragione di fondo.
Per questo parlo di assenza di governo. Ripeto, la ricostruzione di una capacità di governo in una situazione nuova è una cosa complessa difficile, ma parte, può muoversi, è un tentativo, una ricerca che pu avvenire solo se alla base ha questa chiarezza di assunzione di responsabilità. Se invece tutto quello che conta è altro...
Non uso la parola corruzione, uso questa parola solo in presenza di elementi certi, ma voglio dire che c'è una situazione di responsabilità in cui l'elemento della costruzione del consenso - l'utilizzazione della spesa pubblica, orientata fondamentalmente alla costruzione del consenso, unita all'incapacità in questo quadro di assumersi le responsabilità costituisce, per quanto mi riguarda, un fatto non solo politicamente, ma anche moralmente grave, se moralità del politico non è solo non rubare naturalmente. Moralità del politico è capacità di assumersi le proprie responsabilità e di rispondere a criteri di interesse generale nel modo più efficace possibile.
Da questo punto di vista, sono contento di fare questa discussione in presenza del Ministro degli esteri del Piemonte, il Presidente Ghigo: questa è la sua funzione in realtà. Funzione di cui gli sono veramente riconoscente e che svolge con grande capacità, molto spesso facendomi sentire rappresentato.
Lei è veramente un grande Ministro degli esteri di questo Piemonte, ma in questo momento avremmo bisogno anche di un Presidente, di qualcuno che si assuma la responsabilità politica degli indirizzi fondamentali, che pensi al suo ruolo di esercitare qui l'azione di governo e di rispondere di fronte a scelte complicate come quelle che si stanno compiendo.
In questa mancanza di governo che caratterizza la sanità piemontese vediamo naturalmente anche le responsabilità politiche dell'Assessore. Ma quando da molti anni si governa la sanità con questi risultati, prima o poi tutti dobbiamo valutare e trarre le dovute conseguenze.
Però qui c'è una forte responsabilità, che mi pare riguardi direttamente il Presidente della Regione, le sue scelte o la sua mancata scelta su questo terreno.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Anche noi intendiamo portare un contributo di ragionamento, di constatazione e, per quanto possibile, di analisi, anche se superficiale comprensiva nei tempi che ovviamente sono assegnati relativamente a questo dibattito, che anche noi riteniamo molto utile, opportuno e d'attualità.
D'attualità, perché? Perché si colloca fra l'approvazione del bilancio provvisorio, che è avvenuta ieri, e l'approvazione del bilancio definitivo che avverrà presumibilmente a gennaio o a febbraio. E questa è la prima considerazione, a proposito della quale riteniamo che occorra dire che tutto il balletto delle cifre emerso in Commissione (si metteva in dubbio che il '97 fosse saldato o che comunque non occorressero delle cifre per ripianarlo a tutt'oggi, che il '98 fosse nelle stesse condizioni, se non più gravi, e così via).
Mi sembra che un punto di arrivo parziale abbia consentito oggi di non parlare più del '97 e '98, il che è già positivo. Cioè si è preso atto sostanzialmente che in effetti quei due esercizi finanziari non comportano sfondamenti che richiedono ripiani ad oggi.
Così come mi sembra sia emerso chiaramente che, per quanto riguarda il '99, l'ultimo esercizio finanziario del quale abbiamo un consuntivo e quindi del quale abbiamo la certezza, i 350 miliardi contenuti nella relazione dell'Assessore e inseriti in bilancio come mutuo da contrarre nel corso presumibilmente del 2001 (quindi l'ammortamento partirà dal 1 gennaio 2002), sia pure una cifra assodata.
Mi sembra che la discussione svolta in I Commissione - e forse non solo quella discussione, ma anche i vari approfondimenti che ognuno di noi ha potuto fare in questi giorni - abbia portato a questo risultato. Non si mettono più in discussione le cifre che la Giunta ha fornito per quanto concerne il periodo fino al 31 dicembre '99. E questo è un bel pilastro su cui fondare i ragionamenti che faremo d'ora in poi.
Il 2000. L'Assessore ha detto: "Lo sfondamento presunto è di 746 miliardi, grosso modo". E' chiaro che può essere solo presunto, in proiezione (i 400 miliardi relativi al '99 e i 346), ma per quanto riguarda il 2000, solo il conto consuntivo (che sarà possibile ricavare dopo la chiusura del 31 dicembre 2000) consentirà di valutare qual è lo sfondamento. Questo per quanto riguarda il bilancio.
Penso che nei mesi di gennaio e febbraio, allorquando si discuterà e si entrerà nel merito del bilancio preventivo, ci saranno maggiori condizioni di profondità e di dettaglio per affrontare questa parte e vedere come ripianarla.
Il collega Botta ha fatto delle considerazioni che mi sembrano molto valide e molto analitiche, e i numeri sono sempre impietosi; ha citato l'entità dei mutui contratti dalla Lombardia, dall'Emilia, dalla Toscana ecc., da cui risulta che i 350 miliardi di mutuo che il Piemonte si accinge a contrarre rappresentano, grosso modo, un quarto o un quinto rispetto agli altri. Tuttavia, mal comune non può essere mezzo gaudio.
Penso che, mentre noi discutiamo di queste questioni all'interno dell'assemblea regionale - ovviamente lo facciamo come Consiglieri o come Assessori della Regione Piemonte, per cui ci interessano gli aspetti che riguardano il bilancio della nostra Regione - al cittadino normale interessi poco se paga Torino o paga Roma, interessa che qualcuno ripiani questi sfondamenti. Quindi, se si sfonda, il nocciolo del problema è che non si può più contemplare una spesa sanitaria d'ora in poi, così com'è stato fino ad ora, a prescindere da chi paga. Il fatto che paghi la Regione o paghi Roma può servire ai fini del dibattito in corso sul federalismo sulle rivendicazioni regionali, non sicuramente sul fatto che si possa far sì che questa spesa e l'entità della stessa passino inosservate. Questo assolutamente no.
E veniamo quindi alla sanità, in modo specifico senza quegli aspetti di ricaduta sul bilancio di cui parlavamo prima. E' ovvio che dalla relazione dell'Assessore ci sono delle indicazioni; non è vero che non ci siano.
Queste indicazioni a cosa potranno portare? E' in fase di predisposizione il prossimo piano triennale (l'ARES è stata incaricata dalla Giunta di predisporlo), è in fase di costruzione e si tratterà di costruire l'Assessore nella sua relazione dice che entro il 30 giugno questo piano sarà presentato - tutte le condizioni per invertire il trend e per consentire che la spesa sanitaria si contragga, se vorremo che si contragga.
L'intervento del collega Brigandì ha messo un paletto molto fermo; ha detto: "noi della Lega - quindi politicamente una componente essenziale di questa maggioranza - non vogliamo che si aumentino le tasse". Quindi, sarà il momento, e credo che il momento storico lo richieda, di definire, e questo lo dovrà fare la Giunta, la maggioranza e il Consiglio nella sua completezza, qual è il livello di sanità che il Piemonte vuole mantenere o raggiungere e, a seconda di quel livello, predeterminare nell'ambito dei 26 mila miliardi che rappresentano la cifra globale del bilancio regionale qual è il limite di spesa della sanità.
Mi sembra che negli Stati Uniti, negli ultimi due anni, stiano facendo questo grosso salto di qualità; non più la sanità che poi è ripianata a piè di lista - non importa se dal centro o dalla periferia, ma è sempre un concetto che ritengo superato -, ma si predetermina il livello. Il 5 e il 7 del PIL è sufficiente ad alimentare una sanità che produca la qualità che vogliamo in Piemonte? Se sì, si procede in un modo; se no, quel 5-7 lo si aumenta, ammesso che aumenti il PIL o comunque lo si aumenta in valore assoluto, senza sbattere con le affermazioni del collega Brigandì o con le diverse valutazioni che ci saranno complessivamente nell'ambito dei discorsi di maggioranza per quanto riguarda la spesa sanitaria.
Questo ci sembra il primo punto che dovrà essere predeterminato nel corso di costruzione del piano sanitario (nel corso del 2001) e quindi prima dobbiamo concordare sui tempi del 1 gennaio 2002, data dalla quale partirà la responsabilizzazione intera della Regione per quanto riguarda anche l'eventuale ripiano.
In secondo luogo, la qualità della sanità piemontese ci sembra una qualità alta, e questo è stato anche ribadito dal Consigliere Botta, che ha parlato del 63%.
La settimana scorsa l'on. Costa ha tenuto a Torino un dibattito a cui hanno partecipato diverse componenti sociali e politiche. Torino ha detto: "Due su tre la sanità ci soddisfa".
E' un'affermazione grossa, e sono dati esterni, non pilotati da chi regge la Giunta regionale; tra l'altro, mi pare non ci fossero componenti della maggioranza a sostenere in modo artificiale o fittizio queste affermazioni.
Questi sono dati di cui tenere conto. Se la qualità soddisfa, si tratta di assumere un indirizzo che consenta di determinare la spesa che vorremo sostenere, e in funzione di questa spesa ci saranno le nicchie di risulta degli altri filoni di finanziamento e degli altri filoni sociali all'interno della spesa e degli interventi della Regione Piemonte.
Secondo punto che dovrà essere contenuto all'interno della costruzione del piano sanitario. Fino ad oggi siamo un po' tutti convinti, chi più chi meno, che dal sistema di una politica regionale - poi la si può condividere o meno - affidata a Direttori regionali che l'on. Costa introdusse come concetto alcuni anni fa, quando venivamo dai famosi comitati di gestione in cui i partiti molte volte si facevano rappresentare da soggetti che poi non si dimostravano all'altezza di gestire cotanto problema, si è passati all'estremo opposto. Se si tratta di razionalizzare e di intervenire, è sufficiente un Direttore generale paracadutato da una Giunta in una ASL o in una ASO solo perché ha un contratto privatistico? Questo è in grado di confrontarsi con i sindaci, con le Amministrazioni Provinciali, e cioè con gli eletti del territorio? Questo è un grosso problema.
Riteniamo che probabilmente non è sufficiente e che occorra inserire all'interno del piano sanitario regionale prossimo, un coinvolgimento degli enti locali e dei sindaci, che già c'è in modo blando con la Conferenza dei sindaci, ma che con i Presidente delle Provincie non c'è. Oggi le Provincie hanno competenza zero sulla sanità.
Riteniamo che queste vadano coinvolte, perché sono scelte condivise e costruite con chi localmente ha raccolto il consenso, lo esprime e lo porta avanti e deve dare delle risposte rispetto all'investitura che ha avuto dall'elettorato e dalla società. Queste cose ci devono essere, altrimenti molto probabilmente il Direttore generale è anche molto "timido" e non se la sente di affrontare certe questioni, perché la politica è regionale, ma il sensore avanzato sul territorio molte volte si trova solo - sto parlando dal punto di vista politico, che può essere positivo o negativo, ma lo esamino solo dal punto di vista politico; sicuramente non possiamo pretendere che un fuscello possa arginare le migliaia di firme che poi vengono.
In IV Commissione non più tardi di due giorni fa si è parlato dell'ospedale di Venaria. Come si fa a pretendere che il Direttore generale, per quanto bravo, da solo regga l'urto di prendere decisioni drastiche su un ospedale o su un territorio? Magari non è nemmeno bravo, ma non è il caso che sto esaminando, perché il Direttore di Ciriè mi è parso bravo in quell'incontro; questo è un giudizio che mi sono fatto, dopodich posso anche sbagliarmi, perché lo conosco molto poco e molto superficialmente.
Queste sono considerazioni che possono valere per tutto il Piemonte però non tanto da novarese, quanto da periferico rispetto al nucleo centrale della Regione, mi sento di fare un'altra osservazione. Noi abbiamo ogni anno, ogni esercizio finanziario, in alcune realtà, nella ciambella periferica del Piemonte, il cosiddetto salto passivo. Significa che alcuni miliardi del Piemonte escono e se ne vanno in Lombardia; sono dai 150 ai 200, nella sola Provincia di Novara per quanto riguarda l'ASL 13 e l'ospedale sono all'incirca 50.
Ritengo che l'Assessore e la Giunta - e per quello che sappiamo hanno la convinzione e la volontà di marciare in questa direzione - debbano considerare questa posizione di confine e la debbano privilegiare, non perché siano più simpatici gli abitanti delle Provincie della ciambella periferica, ma semplicemente perché arginando con tecnologia più avanzata dell'attuale, con dei servizi migliori degli attuali, si possono non solo trattenere quei miliardi che vanno in Lombardia, ma se è possibile anche far sì che dalla Lombardia arrivino miliardi in Piemonte.
Infatti non si capisce perché nel settore del turismo, i lombardi varchino il Ticino ogni fine settimana per venire al Lago Maggiore o al Lago d'Orta e non lo varchino per fare la TAC o per accedere a prestazioni sanitarie. Se non lo fanno, ci saranno delle ragioni. Il Lago Maggiore e il Lago d'Orta non ci sono, mentre probabilmente avranno un servizio di TAC che risponde prima ai tempi di prenotazione.
Quindi, penso ci siano le condizioni, e l'Assessore e la Giunta secondo noi si stanno muovendo in questa direzione, perché nella costruzione del piano sanitario s'inseriscano questi parametri, questi concetti nuovi perché ritengo che siamo alla fine di un'esperienza, che è stata quella di una sanità che non era sgovernata in Piemonte o che non è sgovernata perché le cifre del collega Botta stanno a dimostrare che se sgoverno c'è stato, c'è stato in senso generale. Quindi, vale la considerazione del Consigliere Riggio rispetto all'insegnante e agli allievi.
Possibile che tutti, il centrodestra e il centrosinistra siano stati incapaci e devono contrarre mutui - fra l'altro per ripianare spese correnti? Lo trovo assurdo, e ritengo proprio di no? Quindi, significa che è il sistema sanità ed il finanziamento che vanno affrontati, e per quanto ci riguarda siamo fiduciosi che si metta mano certo occorre mettere mano, ma lo stanno facendo, attraverso la costruzione del prossimo piano, prima presentato dalla Giunta, poi in Commissione e in Consiglio, in modo tale da invertire questa tendenza predeterminando la qualità della sanità piemontese e la corrispondente spesa a seconda delle scelte politiche che la maggioranza e la Giunta in un primo tempo faranno e che poi il Consiglio non solo ratificherà, ma eventualmente calibrerà nel suo complesso.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Sull'ordine dei lavori e sulla richiesta di iscrizione all'o.d.g. di un ordine del giorno di condanna sull'attentato al "Manifesto"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Scusi, Presidente, ma non facciamo un'interruzione dei lavori?



PRESIDENTE

No, non vi è sospensione dei lavori; andiamo avanti fino all'esaurimento del dibattito, come concordato in Conferenza dei Capigruppo.



CHIEZZI Giuseppe

Noi non abbiamo concordato proprio niente!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Contu, per quale motivo chiede di intervenire?



CONTU Mario

Per fare una comunicazione all'aula. In relazione alla sollecitazione del Presidente Marcenaro, apprendiamo in questo momento da fonte giornalistica, in particolare dalla Rai, che pare che la Polizia abbia operato un primo fermo che coincide con l'attentatore, certo Insabato appartenente al movimento neofascista NAR. E' chiaro che un fatto del genere aggiunge gravità già all'aspetto anche simbolico che è implicito nella scelta di un obiettivo come quello di colpire una testata libera...



PRESIDENTE

Scusi un attimo, Consigliere Contu...



CONTU Mario

La proposta è questa, Presidente; al di là dei giudizi di merito...



PRESIDENTE

Ecco, bravissimo. Vedo che ha centrato proprio il punto.



CONTU Mario

Al di là dei giudizi di merito che ho dato, certo sulla base dell'emotività che induce ed è motivo di preoccupazione per tutti, io proporrei che il Consiglio regionale (proposta per la quale è necessario il voto di 40 Consiglieri) possa in data odierna discutere ed eventualmente approvare, come auspichiamo, un ordine del giorno di condanna di quanto è successo.



PRESIDENTE

La ringrazio per l'intervento, Consigliere Contu.
Riprendiamo il dibattito e vediamo in corso di seduta di predisporre questo documento.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazione della Giunta regionale relativamente alla Sanità - Dibattito - esame ordini del giorno collegati (seguito)


PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Signor Presidente, signori Consiglieri, dovendo dibattere i temi afferenti alla sanità ed alla politica economico-sanitaria, ritengo che ancora un volta si debba partire dal dettato costituzionale.
L'art. 32 della Carta Costituzionale tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo ed interesse della collettività. Siamo quindi di fronte ad un diritto insopprimibile, proprio di ogni individuo ed al tempo stesso qualificante per ogni ordinamento che si preoccupi ed in concreto si occupi dei suoi cittadini.
Non siamo di fronte ad una situazione che debba essere lasciata al libero gioco delle regole di mercato, fondate sull'incontro delle istanze delle domanda e quelle dell'offerta.
Il nostro ordinamento, nella sua fonte primaria, ha innalzato la tutela della salute dei cittadini a valore fondamentale ed alla tutela di quel valore deve ispirarsi ogni azione di governo sia a livello nazionale che regionale.
Tutto ciò comporta che, quale che sia la politica sanitaria adottata e perseguita, debbono essere garantiti ai cittadini tutti dei livelli minimi necessari e sufficienti di tutela sanitaria, garantendo nel contempo, in conformità a quanto disposto nel dettato costituzionale, cure gratuite agli indigenti.
Questi livelli minimi di assistenza sanitaria debbono essere comuni a tutto il territorio nazionale, lasciando peraltro le singole Regioni libere di garantire livelli di prestazioni più elevati.
Chi vorrà dare di più, dovrà farsi carico dei relativi costi aggiuntivi, senza più poter contare, una volta che si sia verificato uno sforamento di bilancio, sull'aiuto ripianatore del Governo centrale.
Ogni Regione, nel quadro di ordinamento federale, deve essere posta nelle migliori condizioni di poter manovrare le proprie spese sanitarie in funzione delle entrate realizzate, ma una volta che si siano individuati idonei meccanismi di finanziamento locale, ciascun ente territoriale dovrà assumersi il peso delle proprie responsabilità.
Oggi chiediamo alla Giunta regionale di quantificare una volta per tutte con rigore, metodo e precisione la reale situazione della sanità regionale.
Il balletto continuo delle cifre, al di là di ogni spirito polemico non aiuta certo ad individuare quali debbano essere i rimedi più opportuni di fronte al fallimentare bilancio che la sanità regionale ci offre.
La maggioranza fa appello all'applicazione in campo sanitario di un non meglio precisato criterio di imprenditorialità, ma le soluzioni proposte non hanno, al di là della proposizione di provvedimenti tampone come il differimento del debito e del disavanzo a mezzo della contrazione di mutui.
Al debito già esistente in conto capitale si viene così ad assommare la spesa per gli interessi, innescando una pericolosa catena senza fine.
La sanità regionale sembra proprio aver bisogno di interventi strutturali che eliminino gli sprechi alla fonte e consentano, sia pure a mezzo di sacrifici, l'avvio della manovra di rientro.
Questa Giunta, che può contare su di una larga maggioranza in seno al Consiglio regionale, deve spiegare a tutti i cittadini della Regione Piemonte perché soltanto ora viene invocata l'applicazione di metodi e criteri imprenditoriali in campo sanitario.
Quali forze politiche governavano il Piemonte cinque anni fa? L'attuale Giunta non eredita oggi i propri debiti passati? Dove erano gli invocati criteri di imprenditorialità cinque anni or sono? E' veramente assurdo e, là dove non fosse in gioco un fondamentale diritto dei cittadini, comico che oggi la Giunta regionale, facendo propri i valori del rigore e dell'austerità economica, finisca con sconfessare il proprio precedente operato.
In questi mesi, preoccupati dalla vicende della sanità regionale abbiamo rivolto al Presidente della Giunta regionale ed agli Assessori competenti, delle semplici e puntuali domande, come riteniamo debba avvenire nell'ambito di una sana dialettica politica e di un fattivo confronto su temi estremamente importanti ed essenziali per i cittadini, ma le risposte non ci sono state.
Non abbiamo mai inteso fare delle sterili ed inutili polemiche, ma abbiamo, semplicemente, chiesto che ci venissero forniti dei semplici dati numerici.
Tutto questo non è avvenuto e si è preferito continuare a latitare di fronte all'esercizio di prerogative proprie qualificanti dell'attività consiliare, finendo con il mortificare la stessa.
Volevamo essere informati da chi ha poteri di governo per poter essere se è possibile, di stimolo e di aiuto, ma tutto questo non ci è stato consentito.
Riteniamo che sia giunto il momento che si ponga la parola fine al balletto delle cifre e si quantifichi una volta per tutte la reale situazione delle finanze regionali in campo sanitario.
Soltanto così sarà eventualmente possibile invocare l'applicazione di criteri imprenditoriali, ammesso che si faccia piena chiarezza su che cosa per essi si intende. Una cosa però è certa: i livelli delle prestazioni attualmente offerti ai cittadini in campo sanitario non possono essere ulteriormente compressi verso il basso. Ogni singolo operatorio sanitario a cominciare dall'Assessore regionale alla sanità, dovrà farsi carico dei disagi quotidianamente arrecati ai cittadini di questa Regione e trarre le dovute conseguenze.
Se si vuol agire secondo criteri imprenditoriali, si cominci con il revocare il mandato a quegli amministratori che in questi anni hanno consentito che al debito esistente si accumulassero altri debiti senza che venissero adottate delle reali soluzioni concrete.
Governare significa adottare delle scelte al limite dell'impopolarità compresa la vendita degli ospedali obsoleti e delle strutture fatiscenti se tali provvedimenti sono necessari.
Il continuo lasciar fare, il continuo riportare a nuovo i debiti pregressi, confidando su strumenti quali l'autorizzazione all'esercizio provvisorio o la contrazione di mutui, non rappresentano delle soluzioni.
E' necessario ripensare all'organizzazione di tutto il sistema sanitario, andando a colpire gli sprechi alla fonte, posto che è in gioco la tutela della salute di tutti noi.
Per la verità ho apprezzato molto, al punto 6), la relazione dell'Assessore D'Ambrosio, in cui parla della manovra a breve periodo. Se lei riuscisse ad inserire questo passaggio, che per la verità leggo perch risulta importante per noi e per l'aula - indipendentemente dalla provenienza dei suggerimenti positivi, da questa parte c'è sempre grande predisposizione - e nella manovra a breve periodo fosse in grado di organizzare dei monitoraggi, così come ha indicato a pagina 8, al sesto capoverso, in cui recita: "è necessario organizzare una sistematica lettura della gestione aziendale quale strumento di informazione per il governo della manovra nel suo insieme. La verifica sarà effettuata trimestralmente sui bilanci delle Aziende Sanitarie in modo da individuare tempestivamente quelle istituzioni caratterizzate da un trend non coerente con l'accordo stipulato. L'analisi dei bilanci deve accompagnarsi dall'analisi di altri tre fattori che possono contribuire alla lettura di fenomeni gestionali interni alle Aziende Sanitarie e alle loro ricadute in termini di servizi erogati. I tre fattori sono l'efficacia, l'operatività e l'efficienza" avrà il mio plauso, anche se comprendo che personalmente porta una croce che si chiama "sanità", e che sicuramente da solo non è in grado di risolvere tutto il problema, ma almeno il contesto generale. Ci vuole la maggioranza, la minoranza, le leggi nazionali, ci vuole una serie di buone volontà.
Volevo inoltre ricordare, perché forse è sfuggito all'aula, che nel piano triennale, in cui è prevista una spesa di 1.900 miliardi, una quota di questi 1.907 miliardi, con precisione 60 miliardi all'anno, sarebbe destinata alla spesa corrente.
Un'altra piccola sottolineatura su cui gradirei una risposta considerata la rilevanza dell'argomento, è relativa agli interventi straordinari, perché in Piemonte, sotto il profilo della norma, siamo abbastanza indietro.
Se lei riuscisse ad attuare, nel breve periodo, quello che è indicato nella sua relazione, avrà la nostra piena disponibilità, perché sicuramente non si va in ospedale per fare le ferie o per perdere tempo, ma si va per necessità e tante famiglie purtroppo soffrono.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Giordano.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Devo dire che questa mattina ho sentito una serie di numeri; sono i soliti numeri. Se fossi un appassionato di cabala darei dei numeri anch'io come il 41, il 7, il 65, il 12, il 13, a fantasia, numeri che potrebbero fare la fortuna di qualcuno. Mi auguro facciano la fortuna di molti, nel qual caso inviterei a versare una parte di queste eventuali vincite al Ministero della Sanità, in maniera tale che si possano convincere definitivamente che la sanità costa.
Fino a quando il Governo nazionale del centrosinistra e i Ministri che si sono succeduti non si rendono conto che la sanità costa - capisco che sia una banalità, ma probabilmente è la mentalità del centrosinistra che non arriva a cogliere questa verità - grandi passi avanti, al di là della sterilità di una polemica politica sempre più stantia quanto fantasiosa non li faremo.
Guardate che l'Assessore D'Ambrosio potrebbe pure chiamarsi "Greenspan" o "Fazio", ma quando responsabilmente aumenta la qualità dei servizi sanitari offerti al territorio e ai cittadini piemontesi e si vede riconosciute dallo Stato delle quote non voglio dire da mancetta ma di diversi punti in meno al PIL rispetto a quanto avviene nelle nazioni civili dell'Europa occidentale, l'Assessore D'Ambrosio potrà sempre, insieme con l'intera Giunta, essere incolpato delle peggiori nefandezze, delle peggiori inefficienze, del peggior mancato controllo della spesa. Fino a quando non si andrà oltre l'ipocrisia del centrosinistra, che a poche spese corrispondono pochi servizi - poi arrivo anche alla parte autocritica continueremo a offrire un pessimo servizio alla sanità piemontese, e quindi a noi stessi.
Certo, faremo della polemica politica. Mi spiace che noi ci sia il collega che è intervenuto prima perché gli volevo citare un altro film di un regista di sinistra. Lui prima ha citato Al Capone, io volevo citare Vim Wenders e il suo ultimo film, "One milion dollars hotel", in cui, in uno strano albergo, una banda di schizzati, approfittando del suicidio di uno schizzato, si inventa delle opere d'arte che erano semplicemente degli sfoghi di questo soggetto, saltando agli onori delle cronache, mistificando tutta la realtà di questo vissuto e cambiando completamente la storia dando un'interpretazione completamente inverosimile dalla realtà. Questo non è il tentativo di chi ci accusa di gridare ai giudici "Siete solo chiacchiere e distintivo", (ribadisco che era il poliziotto, perché i film quando si citano, bisogna almeno averli visti o capiti); noi rispondiamo anche: "Almeno cercate di dare un'ipotesi verosimile, se non vera, della realtà, per cui la polemica politica non sfori nella bugia". Allora entriamo nel merito della bugia.
Se qualcuno fosse andato oltre la pagina 1 - perché, mi spiace dirlo ma non tutti sono andati oltre la pagina 1 della relazione dell'Assessore D'Ambrosio - avrebbe letto, a pagina 2, una cosa di una tale gravità per cui, se fossi del centrosinistra, non attaccherei l'Assessore D'ambrosio ma direi piuttosto "Scusateci se abbiamo chiesto un dibattito sulla sanità perché il nostro Governo nazionale è talmente incerto, inadempiente e in ritardo rispetto all'erogazione dei ripiani degli anni passati, che noi vi chiediamo scusa per i danni che stiamo arrecando alla sanità piemontese".
Nella relazione dell'Assessore D'Ambrosio, che aveva lo stesso valore tecnico, scientifico e numerico di un'asta, c'è scritto - e questa è una delle poche certezze - che la gestione per il '99 evidenzia un deficit di 746 miliardi, da cui dovrebbero essere detratti i 400 miliardi circa che rappresenteranno la quota parte di ripiano che potrà essere assegnata alla Regione Piemonte. Questo vuol dire che il Governo del centrosinistra è in ritardo di due anni sui ripiani delle Regioni e che, ad oggi, non è in grado di dirci quanti soldi ci darà.
Vedete, colleghi, io ho un sogno: non solo che vinca le elezioni l'On.
Berlusconi, perché, non appartenendo al Gruppo di Forza Italia, non vorrei rubare la parte a qualcun altro, ma che il prossimo Presidente del Consiglio decidesse con serietà che il ripiano del '99 è di 746 miliardi e 500 milioni.
E voi, cosa avreste da dire? Le vostre motivazioni, i vostri struggimenti, le vostre preoccupazioni, dove andrebbero a finire, se non ci date la certezza delle cifre, a due anni di distanza, sui ripiani? Penso che forse solo il mago Otelma (e non gli autorevoli colleghi del Consiglio regionale!) sarebbe oggi in grado di citare le cifre del consuntivo dell'anno 2000! Attenzione, perché rispetto alle dichiarazioni sui falsi bilanci, non è che chi ha la responsabilità di governare può essere accusato di falso mentre chi ha come unica responsabilità quella di fare l'opposizione e di urlare - cosa che molto spesso peraltro faccio anch'io, pur non essendo all'opposizione - non si assume mai la responsabilità di quello che dice e si permette di dare numeri a casaccio che - ripeto - forse oggi pu conoscere solo il mago Otelma, o che probabilmente sono scritti sull'ultimo numero di "Astra" o di "Sirio", che non ho ancora avuto il tempo di leggere, ma che ho comprato, come ogni anno, per vedere cosa mi succederà l'anno successivo!



PAPANDREA Rocco

Cosa sono "Astra" e "Sirio"?



GHIGLIA Agostino

Sono due riviste che dovresti leggere, Papandrea, perché, essendo tu ancora comunista, vuol dire che la tua libreria è un po' troppo limitata quindi te li consiglio! Dicevo, attenzione a dare le cifre, ma soprattutto attenzione a dare i numeri, perché - sapete - c'è una responsabilità di governo, ma c'è anche una responsabilità di fronte alla verità, che non può essere sottaciuta.
In Piemonte non c'è una sanità senza governo, semmai c'è un Governo nazionale che se ne frega della sanità, che se ne frega dei deboli, che stanzia in media il 2% di PIL in meno per le fasce deboli della società e che dice alle Regioni, magari con due anni di ritardo, quali saranno i ripiani.
Un Governo di centrosinistra - che dovrebbe essere attento ai poveri presso il quale bisogna andare con il cappello in mano a contrattare i soldi per offrire un servizio sanitario migliore ai nostri cittadini.
Ecco cosa c'è! Non manca il governo della sanità regionale piemontese manca la responsabilità del Governo nazionale nei confronti della sanità.
Qualche collega potrà difendere - ne discuteremo - le scelte di alcune Regioni "rosse", dove hanno fatto molto in fretta a ripianare la sanità chiudendo 30 ospedali! Colleghi del centrosinistra, nelle Regioni "rosse" mica si va tanto per il sottile: si chiudono 30 ospedali ed ecco che le spese sanitarie si riducono! Non c'è problema, si chiudono gli ospedali e i cittadini, quelli che magari hanno difficoltà ad usare la macchina, vadano pure a 50 Km di distanza! Intanto, la "rossa" Regione, che si è resa interprete di quella grande rivoluzione culturale in campo sanitario, anziché pretendere maggiori stanziamenti, fa addirittura bella figura! Ed ora vengo alla parte autocritica.
Ho sentito paragonare l'Assessore D'Ambrosio ad un maestro. Su questo si potrebbe discutere, perché ci si può anche trovare di fronte ad una classe di "asini"! Personalmente ho studiato in una scuola diretta dai preti e devo dire che la mia non era proprio una classe di geni: quasi la metà degli studenti stentava a raggiungere la sufficienza in molte materie e non era - vi assicuro - colpa degli insegnanti. Erano tutti bravissimi ma può anche capitare una classe di "asini" ogni tanto, così come pu capitare una classe con un'alta percentuale di geni.
Prendendo questo esempio - lo facciamo nostro - anche noi chiediamo qualcosa all'Assessore D'Ambrosio, perché, certo, non sono tutte rose e fiori e neanch'io voglio mistificare una realtà difficile, che va affrontata con serietà, con approfondimento, con molto molto coraggio, ma se vogliamo fare un paragone con la scuola, possiamo dire che il preside agli insegnanti e, a loro volta, gli insegnanti agli allievi devono dare delle linee guida precise, devono attuare - nel nostro caso - un controllo addirittura bimestrale della spesa, devono attuare un controllo ed un monitoraggio attento sulla programmazione della spesa di ogni singola Azienda, per impedire trattative private da favola, per impedire consulenze magari inutili, perché la "moralizzazione" della Pubblica Amministrazione si fa dal Comune di Torino alla Regione Piemonte e nessuno deve essere escluso.
Quegli allievi che dimostreranno pervicacemente, protervamente arrogantemente, di voler rimanere somari, fregandosene delle linee guida dei loro insegnanti, andranno adeguatamente sanzionati, cioè trasferiti in un'altra scuola o bocciati, dicendo loro: "Probabilmente avete sbagliato indirizzo scolastico, provvederà la Regione con un corso di formazione..." ne facciamo tanti! - "...dedicatevi ad altro nella vita, perché la sanità è un problema complesso, è una gestione a scacchiera, dove ogni tassello ha la propria importanza".
Se l'Assessore D'Ambrosio e tutta la struttura regionale - alla quale va comunque il nostro plauso per gli sforzi profusi - hanno fatto un errore, è stato quello di non essere stati abbastanza rigidi.
Noi, da oggi, chiediamo molta rigidità, molta severità con questi alunni; nessuno può più essere assente ingiustificato nelle ore di lezione.
Si dovranno fissare le linee e gli obiettivi, addirittura bimestrali; chi prende due insufficienze va a fare un altro mestiere, perché è giusto che sia così, perché chi fa il manager deve fare il manager e deve saper fare il manager, altrimenti vada a fare qualcos'altro, visto che i soldi sono di tutti noi.
Devo dire - e lo faccio assumendomene tutta la responsabilità - di essere d'accordo sul fatto che chi ha sbagliato non deve essere incentivato, non deve prendere gli incentivi. Chi non ha rispettato il patto, non deve prendere una lira.
Non so se tutti i colleghi della maggioranza sono d'accordo, ma ritengo che questo non sia un problema di Giunta. Chi ha sbagliato deve incominciare a pagare, perché a pagare non sia, non solo i cittadini torinesi, ma soprattutto la verità su quella che è stata una buona gestione della sanità piemontese, che ha portato degli oggettivi, sostanziali e significativi miglioramenti alla qualità della vita di tutti noi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Finalmente viene riconosciuto il deficit della Regione Piemonte. Ho sentito stamattina diversi interventi ricordare che il Piemonte non è l'unica Regione ad avere un deficit, ma è l'unica a non aver ancora attuato un intervento su di esso.
Finalmente ci arriviamo! Questa situazione doveva essere riconosciuta prima, perché era già nota precedentemente. Invece di giocare a nascondino di fronte ad un fatto che forse non era specifico del Piemonte, ma esisteva anche in Piemonte, sarebbe stato sicuramente più utile riconoscerlo ed incominciare a pensare a come intervenire. Invece si è voluto - lo dico ai colleghi intervenuti precedentemente - nascondere questo nodo. Era utile non arrivare a fine 2000, visto che si tratta di un dibattito vecchio, ma affrontare precedentemente la questione. L'aver protratto questa situazione è un segnale.
Ho ascoltato con attenzione l'intervento del Consigliere Ghiglia, non leggo certe riviste (non so se questo mi impedisce di fare un buon intervento), ma volevo sottolineare una parte delle cose dette, cioè lo stato di deficit in cui si trova la Regione ha cause strutturali, non particolari, e specifiche. Riconoscere in tempo questo aspetto richiedeva non solo un intervento finanziario, ma anche un intervento nei confronti dalle strutture che operano nelle aziende sanitarie.
Condivido le cose dette dal Consigliere Marcenaro relativamente questo punto; ci siamo trovati di fronte ad un atteggiamento non concepibile dell'amministrazione, ci siamo trovati di fronte ad un atteggiamento sempre per parlare in termini scolastici - in cui si dà il "sei" politico in cui si promuove tutti allo steso modo, si danno incentivi a tutti.
Questo deve terminare! Io, che sono un Consigliere di opposizione, dico: deve terminare. Mi sarei aspettato che chi governa ci dicesse: " E' terminato!" e non, come ha detto il Consigliere Ghiglia, "da adesso in avanti, opereremo così". Lo abbiamo sentito dire altre volte. Il messaggio doveva venire dall'Assessore il quale, oggi, doveva dirci: "Vista la situazione, interveniamo cominciando a differenziare chi ha operato bene chi ha operato meno bene, chi non ha operato del tutto e in base a questi prenderemo provvedimenti". In un dibattito dire, da parte di chi governa da parte del partito che ha anche questa responsabilità: "Spero di non essere smentito". E' inaccettabile. Sono facile profeta e dico che sarà smentito. Lo stesso Assessore ha delle difficoltà a recepire questo tipo di indicazione, non lo ha fatto fino ora e non capisco perché non se ne sia accorto; probabilmente il nodo è un po' più grosso perché riguarda l'Assessore e il governo di questa Regione. La soluzione è quella di dare veramente dei segnali, non annunciarli; chi governa deve dare segnali, non dire solo "faremo".
Un'altra questione che mi preoccupa, oltre al deficit che, capisco, non è solo un fenomeno locale, sono le liste d'attesa. Ricordo che qualche settimana fa ci siamo riuniti in IV Commissione per discutere delle liste di attesa: il deficit cresce, le liste di attesa si allungano. La situazione non è quella descritta da alcuni Consiglieri, i quali sostengono che la sanità piemontese è migliorata. Un Consigliere sosteneva che il 63 dei cittadini piemontesi si dichiara soddisfatto della sanità locale, ma se andassimo a chiedere a quella parte di cittadini che devono ricorrere alle prestazioni del servizio sanitario, probabilmente il livello di insoddisfazione crescerebbe.
Il deficit cresce, mentre lo stato di assistenza sanitaria di questa Regione non migliora. Sarebbe stato più facile dire: "Abbiamo sfondato il tetto di spesa, perché abbiamo speso più risorse di quanto ne abbiamo ricevute, ma lo stato di assistenza sanitaria ai cittadini è migliorato".
Invece non c'è stata una relazione di questo tipo; sicuramente se ci fossimo trovati di fronte ad una realtà di questo genere, l'Assessore l'avrebbe sottolineata. La realtà che abbiamo di fronte è diversa, ci sono ospedali in cui, come si dice, ci sono molti ricoveri impropri, mentre nello stesso tempo, la lista dei ricoverati si allunga.
Un'altra cosa che vorrei capire è cosa vuol dire "ricoveri impropri".
Non credo che un ricovero in ospedale sia paragonabile ad un pernottamento in albergo, in ospedale ci si va mal volentieri e non per propria volontà quindi quel termine "improprio" deve essere meglio definito. Forse dietro al termine "improprio" esiste una serie di problemi e una mancanza di alternative. Condivido che questa situazione non è solo della Regione Piemonte: dietro al deficit c'è una spesa insufficiente, deficienze di gestione e responsabilità specifiche che vanno affrontate.
Parecchi anni fa è stata attuata una grande riforma che si chiamava "aziendalizzazione delle strutture sanitarie", creata come strumento efficace per combattere le inefficienze e per migliorare la gestione della spesa sanitaria, la quale avrebbe comportato una riduzione dei costi. Mi pare che in tutte le Regioni, sia in quelle che hanno già acceso i mutui sia in altre che non lo hanno ancora fatto, vi sia un fallimento. Il fallimento, forse, sta nel meccanismo di aziendalizzazione messo in opera che, probabilmente va rivisto. Questo è uno dei problemi che, se non si affronta, non si permette di risolvere quelli successivi. Una politica di privatizzazione strisciante della sanità è negativa, non ideologicamente perché, ad esempio, in alcuni settori in cui la Regione Piemonte è presente, sono favorevole alla privatizzazione (penso ad alcune aziende partecipate della Regione).
Relativamente alla sanità, invece, temo che una gestione privata comporti un peggioramento per i cittadini. Sono fatti che accadono, so di USL che stanno pensando di far entrare i privati nella gestione degli ospedali; arrivare ad una situazione come quella dell'ospedale di Omegna in cui il 51% è pubblico, il 49% privato, è una formula che può sembrare accattivante, ma che può prefigurare processi generali molto pericolosi. Se non si affronta tutto questo, quella potrebbe diventare la soluzione che ci viene proposta nel prossimo periodo; oppure, per sanare il deficit, un taglio alle prestazioni, che è una cosa molto simile e che darebbe più spazio ai privati o comunque, peggiorando le condizioni del pubblico lascerebbe più spazio ai privati. Quindi su questo credo che occorrerebbe avere una politica che contrasti questo tipo di aspetti.
Concludo su un ultimo aspetto. Mi rendo conto che si debba intervenire su questa situazione affrontandola anche come un tema di emergenza e che quindi in questa sede si dica: "Bisogna avere una politica a due tempi, una politica di risanamento immediato e una politica di risanamento più a lungo periodo". Purtroppo, però, credo che una delle cause della situazione in cui ci troviamo sia esattamente questa: che affrontiamo sempre le questioni in due tempi e che quindi tutta la politica della prevenzione viene posticipata. Anche qui, di nuovo, le spese sulla prevenzione vengono rinviate al momento in cui si raggiungerà quel tetto fissato dal Piano nazionale del 5%.
Si continua a fare questo, cioè si continua a pensare che la prevenzione, che è poi l'elemento di fondo di ripensamento della politica sanitaria, può nel medio periodo, non nell'immediato, ma nel medio-lungo periodo portare a una modifica della situazione. Credo che questo sia un errore e forse, proprio dopo numerosissimi rinvii, a questo tipo di politica bisognerebbe dire: "Forse bisogna invertire la cosa, non ci sono i due tempi, anzi una delle misure immediate è proprio trovare le risorse per avviare finalmente una politica anche sulla prevenzione", ripeto, cosa su cui ancora una volta il raggiungimento dei tetti minimi e insufficienti fissati anche dal Piano sanitario nazionale viene ulteriormente posticipato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Credo che oggi sia un momento importante per la sanità piemontese perché bisogna riconoscere che il documento presentato dall'Assessore D'Ambrosio è un documento molto importante, qualificante, atteso con grande attenzione penso da parte di tutti. E' un documento preciso, un documento dove con grande penetrazione si fa il punto della situazione attuale della sanità piemontese, sia da un punto di vista finanziario che sanitario, e poi soprattutto si individuano e si propongono le linee strategiche per la sanità nei prossimi anni, dato sicuramente estremamente positivo. Per cui bisogna ringraziare l'Assessore D'Ambrosio per la stesura del documento che ci è stato oggi presentato.
Credo che sulla parte finanziaria sia già stato detto molto; il deficit del Piemonte è presente, è stato quantificato, non è peraltro tra quelli più drammatici rispetto ad altre Regioni italiane. E' già stato sottolineato come quasi per ultimi abbiamo utilizzato lo strumento dei mutui per ripianare il deficit, mentre sulla partita del 2000 il discorso è ancora del tutto aperto. Del tutto aperto anche perché bisogna ricordare un dato comunque importante, e cioè che la voce che incide parecchio sulla spesa sanitaria regionale è quella dei contratti del personale, una voce che la Regione Piemonte non può controllare perché fa riferimento a una contrattazione di tipo nazionale che esclude la Regione, almeno fino a quando la Regione non avrà una piena e totale autonomia in materia sanitaria.
Ma quello che è più importante di questo documento, quello che è ancora più da apprezzare è che vengono individuati i correttivi strategici forti concreti, incisivi per sviluppare la sanità nel suo complesso e anche per porre alcuni correttivi per un più attento controllo della gestione.
Una voce che è stata individuata come una di quelle più importanti, che ha comportato una dilatazione, un'incidenza della spesa è quella sull'eccessiva ospedalizzazione. Ebbene, è già stato individuato uno strumento correttivo, quello di utilizzare meglio lo strumento dei dipartimenti e del day-surgery proprio per ridurre l'ospedalizzazione. Nel contempo, è stato dato anche un forte impulso all'assistenza domiciliare integrata e al territorio. Tra l'altro, su questo ultimo aspetto ci si potrà rapidamente tornare quando parleremo di separazione fra territorio e produzione, proprio questa andrà a favore dell'assistenza domiciliare integrata.
Poi sono stati individuati altri strumenti, come quello della riconversione degli ospedali minori. Non sono stati chiusi, gli ospedali non saranno chiusi e saranno riconvertiti e specializzati. Diversamente da altre Regioni dove, a nostro avviso in maniera eccessivamente drastica molti presidi minori sono stati chiusi, la Regione Piemonte, pur fra mille difficoltà, ha scelto invece una strada più delicata, ma comunque alla fine più favorevole per la salute e per la qualità della vita della popolazione piemontese, che è quella della riconversione e della specializzazione degli ospedali minori, il che significa ospedali di comunità, day-hospital, week hospital, ovvero una serie e una gamma di tipologie di interventi che ci consentirà di mantenere determinate prestazioni sanitarie sul territorio e nel contempo di ridurre gradualmente i costi.
Positiva anche la scelta dell'Osservatorio dei prezzi per evitare incongruenze fra ASL e ASL, e cioè che determinati beni e servizi siano acquistati a determinati prezzi in alcune ASL e nelle vicine, contigue ASL ad altre tariffe.
Altrettanto positivo, da apprezzare il discorso della centralizzazione della gestione del patrimonio immobiliare, su cui noi del Gruppo di Forza Italia ci permettiamo di dire che abbiamo dato un segnale, un impulso non indifferente, perché riteniamo opportuno che da adesso in avanti le ASL del Piemonte, in particolare alcune, incomincino, stimolate dalla Regione, ad alienare una parte del loro patrimonio non strettamente sanitario.
Ci sono alcune ASL che hanno un patrimonio immobiliare fatto di cascine e di terreni agricoli che rendono pochissimo e quindi sarebbe stupido continuare a mantenere un patrimonio di questo tipo, che non frutta alcunché. Invece è più giusto stimolare l'alienazione e consentire il reinvestimento delle risorse nelle medesime ASL.
E poi la scelta difficile, ma coraggiosa, di un patto azienda per azienda, che consentirà di controllare i risultati della gestione delle singole ASL e nel contempo responsabilizzerà maggiormente i Direttori generali.
Altrettanto interessante la verifica trimestrale, secondo la quale ci sarà un controllo di gestione in corso, non troppo tardi, non quando le cose ormai sono troppo sviluppate.
E poi arriviamo forse all'aspetto più innovativo di questo documento l'aspetto più importante, quello se vogliamo più strategico per i prossimi anni: l'ipotesi della separazione fra acquirenti di prestazioni sanitarie e produttori di prestazioni sanitarie. Una scelta coraggiosa, che - mi permetto di dire - dimostra come questa Giunta regionale, come questo Assessore invece facciano proprio delle scelte coraggiose.
La Giunta regionale e l'Assessore sono stati criticati di non aver sufficientemente agito con coraggio in questi anni e anche nel presente.
Devo dire che valutare l'ipotesi della separazione fra territorio e produzione è una scelta molto impegnativa e molto coraggiosa, di questo bisogna darne atto. Molto impegnativa perché sarà un'operazione che, se verrà fatta, comporterà un lavoro notevole, molto impegnativo da parte di tutta la struttura regionale e delle stesse ASL, ma la sfida secondo me è da raccogliere e da accettare.
Chiaramente sarà un processo che dovrà essere avviato con intelligenza e sviluppato con gradualità. Io ho sempre parlato di una via piemontese della sanità, che non è la stessa della Lombardia e che deve essere fatta con più gradualità e con un'attenzione alle realtà locali piemontesi, che sono molto specifiche e diverse da quelle lombarde, magari con una flessibilità, iniziando a fare questa separazione sperimentalmente in alcune aree geografiche del Piemonte.
Inoltre sono stati codificati dei nuovi strumenti finanziari che, a mio modesto avviso, consentiranno alla Regione e all'ASL di fare grossi investimenti in futuro senza penalizzare troppo le finanze regionali, e cioè quello del project-financing, che è uno strumento da codificare, da normare e da far adottare ai Direttori generali delle ASL in alternativa ai normali finanziamenti tradizionali.
Cosa dire ancora? Si potrebbe approfondire il dibattito su molti aspetti, come ad esempio quello di specializzare le aziende ospedaliere. In questa separazione fra territorio e produzione, per quanto riguarda la produzione si potrebbe ipotizzare, com'è già stato fatto, l'individuazione di due tipi di aziende ospedaliere, una di altissima specializzazione e l'altra di media specializzazione. Questo per evitare inutili doppioni anche a pochi chilometri di distanza.
Ebbene, abbiamo elencato una serie di scelte strategiche che, se recitate una dietro l'altra, forse non si comprende l'importanza, il valore, il significato di esse, però sono scelte molto importanti strategicamente molto, molto importanti. Per cui la seduta di oggi credo che dovrà essere ricordata perché la Regione Piemonte ha iniziato a indicare una strada profonda e innovativa della sanità piemontese. Bisogna quindi riconoscere questa scelta; bisogna riconoscere che dopo molte e oggettive difficoltà, come è stato riconosciuto anche in parte dai banchi dell'opposizione, si siano individuati i correttivi per rimediare al presente, si siano fatte le scelte fondamentali per il futuro.
Bisogna riconoscere che la Giunta guidata dal Presidente Ghigo ha operato bene in questi anni e in queste ultime settimane nella preparazione di queste scelte strategiche, come anche bisogna riconoscere molto positivamente l'operato dell'Assessore alla sanità D'Ambrosio, a cui va - e lo rinnoviamo - il nostro incondizionato appoggio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Grazie Consigliere Pedrale.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la relazione dell'Assessore mi sembra che sia insieme un punto di arrivo e un punto di partenza. Un punto di arrivo perché sono sei anni che l'Assessore gestisce la sanità. Abbiamo avuto modo di confrontarci, Assessore, più di una volta; siamo in presenza quindi di una responsabilità politica e amministrativa pienamente e responsabilmente svolta da lungo tempo. Non possiamo quindi non sapere nel bene e nel male a chi parlare in termini di responsabilità: c'è un governo pieno, da lungo tempo governato dallo stesso Assessore, su un tema importante. Siamo quindi, Assessore D'Ambrosio, da questo punto di vista a un momento di conclusione di un'esperienza. E' un momento conclusivo anche per certi aspetti che sono rimasti a lungo indeterminati: quelli relativi alla spesa sanitaria, richiamata da tutti i colleghi, che finalmente anche per la maggioranza, mi è sembrato di capire, è stata resa nota in termini certi fino al 1998.
Finalmente abbiamo questi dati sui quali poi ci siamo collocati.
Ora, dagli elementi contenuti in questa relazione che ha aspetti interessanti, risulta, se ho ben capito i numeri che non sono ancora del tutto precisi, che la Regione Piemonte alla fine del 2001, ben che vada l'intervento dello Stato, avrà circa mille miliardi di deficit presupponendo che lo Stato continui a dare i 400 miliardi che si spera per il '99, che li ripeta nel 2000 ed anche nel 2001; abbiamo un trend che ci porta a mille miliardi.
La relazione evidenzia da un lato questo livello di deficit che non penso possa essere confrontato con la media dei polli, con i deficit che altre Regioni hanno tempestivamente segnalato - Assessore D'Ambrosio! quando qui li nascondevate, perché altre Regioni hanno segnalato i deficit e hanno preso i provvedimenti per coprire questi deficit con i mutui. Noi per anni siamo andati avanti con l'Assessore D'Ambrosio che negava l'esistenza del deficit e via dicendo.
Bisognerebbe poi anche vedere quali livelli di servizio hanno le altre Regioni che hanno acceso i mutui; bisogna quindi vedere la qualità del servizio sanitario.
Guardiamo a casa nostra: prendiamo atto che la Regione Piemonte ha avuto un atteggiamento parassitario utile nei confronti del Governo centrale che ha soddisfatto (96, 97 e 98) tutti i nostri deficit, ma l'atteggiamento parassitario è evidenziato, a mio modo di vedere dalla relazione dell'Assessore, quando analizzando lo stato della sanità piemontese rispetto al suo programma, di programma sanitario, rivela tutta una serie di importanti indici negativi in controtendenza agli stessi obiettivi, già insufficienti, contenuti nel piano sanitario regionale.
Sono indicative le cifre contenute nella relazione "Prima analisi delle proposte", in cui i costi - lo dice l'Assessore D'Ambrosio - eccedono il 10%; il peso dei ricoveri è del 20% di troppo; i posti-letto ospedalieri del 16% e così via; ricoveri ordinari, sovrastima dei posti-letto. E l'avete visto anche voi, Consiglieri di maggioranza, e anche l'aula ha avuto modo di capire che anche voi avete visto questi dati che sono in assoluta controtendenza rispetto agli obiettivi! Ecco, a seguito di questa situazione: deficit rilevante, sarà mille miliardi; qualità delle prestazioni del servizio sanitario non in miglioramento (le liste d'attesa, l'ospedalizzazione); problemi non risolti in termini di programmazione regionale (le spinte localistiche, i problemi che nascono, abbiamo visto quello di Venaria ieri), e quindi problemi di riassetto della rete che sono stati lasciati un po' andare, denotano una non capacità di governo che direi lo stesso Assessore ha illustrato e che vari interventi hanno richiamato dalla parte della minoranza, ma direi anche dalla parte della maggioranza, perché di fonte ad una relazione di questo genere diventa difficile, se non ci si vuole limitare alla difesa astratta dell'operato dell'Assessore, non affermare che c'è molto che non va e molto va corretto.
Questo è un elemento politico che è emerso dal dibattito e che ritengo interessante per considerare questa relazione un punto di partenza, oltre che un punto di arrivo.
Cioè, tutto ciò premesso, discusso con questo Assessore per sei anni in tema di sanità, riusciti finalmente a sapere oggi qual è il livello del deficit del 1999, presupposto quello del 2000, avuta una relazione in cui l'Assessore dice che tutto non va, che le cose stanno ancora peggio di come sono state trovate per certi punti di vista, che i miglioramenti non sono stati raggiunti, alla fine di tutto questo cosa facciamo? Cioè alla fine di dati chiari, espliciti, in cui si segnala - oggi, non dopodomani! - si segnala oggi su relazione dell'Assessore che gli indici sono tutti negativi, cosa si fa? Ci abituiamo? Cioè ci arrendiamo a una situazione? L'aula si arrende che la sanità va così? Che non ci sono responsabili? Ci abituiamo a questa situazione dopo averla discussa con questo Assessore più di una volta in tutti questi anni? Ci si arrende e ci si abitua, o si cerca di fare qualcosa di nuovo? Allora, il qualcosa di nuovo, almeno dal mio punto di vista, dato che non è la prima volta che sento in quest'aula parlare di sanità da parte di questo responsabile, è quello di prendere atto che ci sono certo i direttori generali che non hanno raggiunto gli obiettivi e si è detto da parte della maggioranza che chi non ha raggiunto gli obiettivi venga rimandato, non venga promosso, non venga incentivato, venga anche bocciato un comportamento e una scelta di questo genere penso che non possa lasciare indenne, dal punto di vista del giudizio politico, chi - ed è l'Assessore questi direttori ha nominato, ha verificato e ha anche confermato, e li ha anche confermati in presenza dei risultati negativi! A me è parso di capire che questi elementi di criticità della situazione sanitaria vengono addebitati non solo dalla parte della minoranza, ma anche dalla parte della maggioranza, vanno addebitati a questa gestione dell'Assessorato alla sanità da parte dell'Assessore D'Ambrosio.
Mi è sembrato di capire che la possibilità di condurre una svolta decisiva nella sanità piemontese per il raggiungimento degli obiettivi che l'Assessore D'Ambrosio ha qui illustrato, rappresenti un'opportunità nella quale non debba obbligatoriamente essere prevista la conservazione dell'Assessore D'Ambrosio nel suo posto di responsabilità.
Dal punto di vista che esprimo, posso aggiungere che, a monte di questo fallimento della gestione D'Ambrosio della sanità, che è scritto nella sua relazione, varrebbe la pena riflettere anche - e lo si potrà fare nelle prossime settimane, dopo l'audizione dei Direttori generali - sulla filosofia che ha guidato in questi anni l'attività sanitaria, che è quella dell'azienda, che è quella secondo la quale la salute è ridotta ad un prodotto aziendale.
Personalmente continuo a pensare che sia un errore di prospettiva strategico, che sia un ragionamento fondamentalmente sbagliato e che la salute non possa essere, dal punto di vista delle scelte politiche trattata come un prodotto aziendale, così come le persone, dal punto di vista della loro salute, non possono essere considerate né merci né cose.
Di conseguenza, ritengo che all'interno del problema della sanità debba e lo auspico - essere rivista e messa profondamente in discussione la logica dell'azienda e delle sue regole come logica capace di indirizzare la salute verso un miglioramento della stessa, legato non a obiettivi di bilancio, ma ad obiettivi di salute, facendo seguire gli obiettivi e i vincoli di bilancio a obiettivi di salute, che devono venire prima.
Detto questo - e ho finito, Presidente, non uso i 14 minuti - vado al giudizio conclusivo. A seguito di questo dibattito, uno dei punti di partenza, quello che almeno auspico come Gruppo, è quello di richiedere le dimissioni dell'Assessore D'Ambrosio; questo potrebbe essere un inizio. Un inizio che prende atto di una conclusione di una vicenda che oggi è sul tappeto di tutti. Altrimenti il che fare rimane sospeso.
Questa è la mia opinione, questa è la mia proposta di ragionamento e di iniziativa. Se queste dimissioni debbano essere chieste o se si debba semplicemente attendere la rimozione dell'Assessore per altra via, è un elemento di dibattito e di discussione; io esprimo a tutti i colleghi questa mia valutazione: che sarebbe opportuno, anche oggi, chiedere quanto ritengo sia già nei fatti. E lo dico, Assessore D'Ambrosio, con tutta la simpatia umana e personale possibile (non c'è alcun elemento di antipatia di nessun genere).
A questo punto, con sei anni di gestione alle spalle, che non sono pochi, e direi sei anni vissuti anche senza grossi contrasti che potrebbero averne anchilosato un po' l'azione di governo, penso che una conclusione almeno dal mio punto di vista, possa essere tratta in modo maturo, non in modo estemporaneo, legato al momento di crisi o a una situazione di difficoltà nata dal nulla.
Lei, Assessore, ci ha rappresentato, dopo sei anni, una situazione nella quale direi che il minimo - sentito anche quello che hanno detto alcuni interventi di maggioranza - che possa fare un Consigliere di minoranza che l'ha vista lavorare per sei anni è quello, oggi, di chiedere le sue dimissioni. Se poi questo debba essere formalizzato in un atto questo lo appurerò sentito anche il parere di altri colleghi, ma questo è il mio punto di vista. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta e Assessore, oggi ho ascoltato con attenzione questo dibattito, perch ritengo che la partita che si sta giocando sia una partita forse più importante dell'attenzione prenatalizia che noi stiamo dedicando a questo tema, quasi che - almeno da parte mia, l'impressione è un po' questa - "c'è il dibattito da fare sulla sanità da parecchio tempo, togliamocelo prima di Natale, così dopo facciamo altro".
Penso che chi valuta in questo modo il futuro del sistema sanitario piemontese sia un totale irresponsabile, perché - l'ha scritto molto bene l'Assessore D'Ambrosio nella sua relazione - c'è una grande preoccupazione nell'immediato futuro, che è rappresentata dall'appuntamento del 2002.
Quello del 2002 è un appuntamento che non sta a significare solamente avvio del federalismo sanitario, laddove le Regioni che sforeranno dovranno ripianare il deficit con fondi propri, ma l'appuntamento del 2002 significa che nel 2002 il bilancio dell'intera Regione Piemonte, di cui il sistema della sanità assorbe circa l'80%, sarà commisurato all'attività e all'intervento che si farà in questo prossimo anno, in questi prossimi mesi. Intervento che sarà determinante per evitare di ingessare un bilancio regionale e non poter intervenire, laddove si faranno delle scelte politiche, con la stessa libertà con cui si interviene oggi.
Dico queste cose perché - senza una particolare premonizione, ma leggendo quelle che sono le cifre che l'Assessore ha relazionato - una qualche preoccupazione il nostro Gruppo in qualche modo la deve esternare.
Rispetto a tutto questo, oggi ancora una volta affrontiamo un dibattito sulla sanità che risulterà monco; un dibattito che risulterà monco, perch basta leggere le cifre per capire che questo Governo nazionale risposte non ne ha date in modo adeguato e probabilmente non ne intende dare in termini certi.
Basta leggere nella relazione dell'Assessore dove si parla dei presunti 400 miliardi che dovrebbero arrivare sulla scorta non di uno scritto o di documenti, ma di un'affermazione del Sottosegretario al Tesoro, Dr. Giarda che personalmente stimo perché conosco come persona competente e capace.
Questo è un fatto che non possiamo sottovalutare. E' un fatto che non ci permette di andare avanti nella valutazione.
Proseguendo, andiamo a pagina 4, dove l'Assessore ci dice: "E' evidente che col famoso accordo del 3 agosto siamo riusciti a recuperare dei soldi ma sussiste ancora una sofferenza, ci sono ancora delle richieste: si parla di circa 800 miliardi, per i quali, nel dibattito nella conferenza Stato Regione, è tutt'altro che concluso". Stiamo parlando di 350 miliardi che mancherebbero dei 400. C'è una presunta volontà, da parte del Dr. Giarda di ripianare, quindi stiamo parlando di qualcosa come 1.500 miliardi che ad oggi, non sappiamo se arriveranno o meno nelle casse della Regione Piemonte.
Ma come facciamo a discutere di sanità? Apprezzo la battuta che ha fatto poc'anzi il Consigliere Chiezzi: sulla pelle dei cittadini non si pu scherzare. Allora, se sulla pelle dei cittadini non si può scherzare, è inutile che qui si continui a discutere non sapendo se 1.500 miliardi arriveranno oppure no, e soprattutto non sapendo se nel 2002 questa Regione sarà costretta ad ingessare un bilancio oppure no.
Caro Presidente Ghigo, in particolare, ma l'invito è rivolto ovviamente anche all'Assessore D'Ambrosio, mi auguro che questa Regione e questo Consiglio intervenga a livello nazionale per chiedere una risposta politica ferma su quella che è "la pelle dei cittadini", su quello che è un sistema a cui dobbiamo dare necessariamente delle risposte certe, su un Governo che pubblicizza da una parte le famose 350.000 lire in busta paga, per cui nei cedolini dei dipendenti è comparso nel mese di novembre "acconto conguaglio IRPEF lire 350.000", e nel mese di dicembre, siccome i conti probabilmente non erano stati fatti bene, "recupero acconto conguaglio IRPEF lire 350.000".
Vorrei capire qual è, quindi, la risposta e quali sono le scelte che il Governo - schizofrenico in questo caso - farà sul sistema sanitario, invece di pubblicizzare cose che non riuscirà neanche a mantenere o di illudere quelli che sono i cittadini a livello nazionale.
Allora penso che si debba guardare con attenzione qual è stato il livello qualitativo del sistema sanitario. Noi lo verifichiamo non solo da un dato elettorale, ma tastando il polso della gente. Il sistema sanitario in Piemonte è nettamente migliorato perché si sono attivati nuovi servizi guarda caso proprio su un settore a cui, per esempio, noi teniamo in modo particolare, quello dell'attenzione nei confronti della famiglia, dei servizi di psicologia, di geriatria territoriale, il potenziamento di servizi importanti come il Ser.T, il Materno Infantile, l'assistenza domiciliare in genere, il potenziamento del ruolo dei medici di famiglia e dei pediatri. Queste sono scelte politiche che costano, è vero, ma vanno in una direzione di grande attenzione nei confronti della famiglia.
Questo lo condividiamo e chiediamo che si prosegua su questa linea ovviamente avendo, da parte del Governo, quella risposta che ci auguriamo possa arrivare presto e in termini estremamente precisi.
Non voglio utilizzare tutti i minuti a mia disposizione e concludo il mio intervento facendo un appello al Presidente della Giunta regionale Enzo Ghigo, che in queste ultime settimane si è fatto carico, in prima persona, della situazione del sistema sanitario, ha battagliato a livello di Conferenza Stato-Regioni proprio per ottenere dei risultati in termini economici per queste Regioni - e i risultati in tal senso si sono visti per richiedere che, se da una parte chiediamo una risposta certa al Governo nazionale, questa risposta certa la dobbiamo però anche dare come Governo regionale.
Allora ci vuole un intervento politico, e mi riferisco in particolare all'Assessore D'Ambrosio, nei confronti di chi ha responsabilità in questo settore non mediato.
Chiediamo, come Gruppo del Centro Cristiano Democratico, un intervento netto e una razionalizzazione vera di quella che è la spesa sanitaria.
Inoltre, mi rifiuto di credere che ci siano in questa Regione cinque Direttori generali di USL intelligenti e ventiquattro che posso definire non autosufficienti. Faccio i complimenti ovviamente ai cinque Direttori che hanno conseguito i risultati che abbiamo verificato e che sono scritti nella relazione dell'Assessore, ma mi rifiuto di credere che ci siano ventiquattro Direttori nominati da questa Giunta regionale che non sono in grado di raggiungere i risultati richiesti. In questo senso, chiedo che ci sia, da parte dell'Assessore e del Presidente, un intervento politico netto e preciso. Qui ci sono anche delle responsabilità regionali. Abbiamo visto conduzioni di alcuni Direttori generali che vorrei definire quantomeno "allegre". Allora, rispetto a queste conduzioni, ci deve essere, da parte della Giunta, del Presidente e da parte dell'Assessore, una risposta ferma.
In questo modo possiamo anche recuperare quella credibilità in termini politici che qualcuno in quest'aula ha adombrato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Angeleri.
Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Posta l'ora tarda a un clima prenatalizio, mi sembra che ci sia una scarsità di attenzione tra tutti noi.
Il dibattito sta proseguendo su livelli interessanti ma forse non adeguati ai problemi che sono stati sollevati già nella stessa relazione.
Mi sembra che la relazione abbia manifestato un insieme di problemi. Più che altro ho individuato più ombre che luci, Assessore. Nella relazione si individuano molti punti di criticità ma poi si ripetono sempre le stesse cure. Parlando di sanità, è come se un medico proponesse sempre la stessa diagnosi, la stessa terapia, nonostante i risultati siano scarsi, perch non si può neanche negare che è un po' di anni che la sanità piemontese si sta avvitando su questi temi ed è un po' di anni che le soluzioni stentano ad arrivare.
Non mi inserisco nel dibattito delle cifre; mi sembra che la discussione di stamattina abbia comunque avuto il merito di portare all'attenzione di tutti il fatto che il problema delle cifre esiste, perch tanto nella maggioranza quanto nella minoranza - naturalmente ognuno con le proprie interpretazioni - il problema delle cifre è stato individuato.
Devo dire che anche l'altro problema, ovvero quello di individuare soluzioni carenti e poi non prendere delle decisioni conseguenti, è stato sollevato da più voci, e anche su questo problema non è ancora arrivata una risposta precisa da parte dell'Assessore.
Speriamo che d'ora in avanti, come ha richiesto il Consigliere Ghiglia ci sia un sistema di valutazione dei Direttori delle ASL perché finora su questa strada non si è concluso nulla.
Per quanto riguarda le risposte e le proposte avanzate dall'Assessore soprattutto quelle nel breve periodo, nella sua relazione sottolinea l'importanza, ad esempio, della distrettualizzazione o di creare quella che viene definita la rete ospedaliera. Ma queste soluzioni, Assessore, mi scusi, sono sei anni che le stiamo aspettando, sono sei anni che chiediamo di vedere che cosa succede a livello di distretti.
Tutti sappiamo che il distretto è il modo più semplice per garantire i bisogni di salute dei cittadini e, nello stesso tempo, diminuire le spese.
Sappiamo tutti, anche in base alle sue relazioni - questa e altre - che la rete ospedaliera assorbe tantissime risorse della sanità piemontese, e sappiamo che riuscire a decongestionarla tramite la distrettualizzazione è uno di quei procedimenti indolori che possono garantire quell'esigenza di risparmio che la Giunta vorrebbe perseguire e, al contempo, la salvaguardia della salute dei cittadini.
Su questa strada, però, non abbiamo ancora visto procedere nulla, come anche per quanto riguarda la razionalizzazione - come viene detto nella relazione attuale - della rete ospedaliera. Questa razionalizzazione non è portata avanti; noi continuiamo ad avere una serie di ospedali dove tutti fanno tutto, da ospedali piccoli a ospedali più grandi, per non arrivare a certe strutture come le Molinette, dove addirittura ogni reparto è un ospedale che è tutto e fa tutto.
Credo che l'Assessore sia al corrente di queste situazioni, perch invece di creare una razionalizzazione, si è creata una corsa alla competizione per la quale gli ospedali entrano in gara tra di loro per cercare di effettuare, in maniera indifferenziata e con poca specializzazione, qualsiasi tipo di intervento.
Anche sulla strada della razionalizzazione della rete ospedaliera dispiace dirlo, nulla è stato fatto in questa Regione. In questi sei anni di Giunta di centro-destra, nulla è stato fatto. Adesso si propongono di nuovo le stesse soluzioni e l'augurio che possiamo farci tutti è che finalmente queste soluzioni siano perseguite. Credo che tutti saremmo contenti se ci si indirizzasse verso una strada positiva.
Prima sono stati elogiati i servizi nuovi creati in questa Regione.
Credo, però, che l'Assessore sia a conoscenza del fatto che molti di questi servizi sono sottodimensionati, che molti di questi servizi funzionano con un numero di personale assolutamente insufficiente rispetto alle richieste di funzionamento e rispetto alle necessità che essi hanno.
Tante volte sembra che si sia voluto creare una serie di servizi come un'operazione di facciata: abbiamo fatto tante cose, abbiamo creato tanti servizi. Poi, però, la vera funzionalità di questi servizi è meglio non andarla a verificare, perché altrimenti si vede che non si riesce a raggiungere un livello sufficiente.
Le risposte contenute nella relazione dell'Assessore sembra che non arrivano da chi ha comunque gestito la sanità, perché - è ovvio dirlo - chi governa ha l'onere e l'onore di fare le scelte. Allora com'è possibile dopo sei anni di gestione, proporre scelte che non sono ancora state fatte? Questo, secondo la nostra opinione, è gravissimo.
Com'è possibile riproporre scelte ancora da fare e che in sei anni non sono state fatte? Ad esempio, nella relazione c'è un particolare che mi è sembrato estremamente preoccupante, ed è il punto che prevede per la prevenzione il 5% del bilancio della Regione, da raggiungere nel 2003. Ma Assessore, se non erro, il 5% del bilancio è già nel Piano sanitario che stiamo adottando adesso, quindi perché mettere l'impegno del 5% dal 2003 quando già adesso avremmo dovuto raggiungerlo? Allora vuol dire che si ammette palesemente che quello che era un obiettivo iscritto nel Piano sanitario non è stato raggiunto. Questo credo che sia.
Tra le proposte, poi, nel lungo periodo, devo dire che sono sinceramente preoccupato per l'accenno che si fa sulle strutture pubbliche e private. Praticamente - se ho ben capito, ma posso anche non aver compreso bene - si dice che, siccome gli ospedali pubblici sono vecchi, la cosa migliore è pensare di passare l'assistenza alle strutture private. In sostanza l'Assessore, di fronte a un problema comunque di degrado del patrimonio pubblico, anziché investire per salvare quello che è di tutti decide di abbandonarlo e di deviare delle risorse verso i privati.
Vorrei spendere anche due parole per gli operatori che lavorano nella sanità, perché la sanità è costituita dalle cifre che abbiamo sentito stamattina, dalle scelte che discendono o che sono rese necessarie da quelle cifre, ma anche da tutte le migliaia di operatori che lavorano nelle varie strutture.
Ebbene, io credo che bisognerebbe fare una riflessione su questo perché gli operatori della sanità in questo momento stanno passando...
Volevo sottolineare questo piccolo particolare, ovvero che gli operatori della sanità stanno passando un periodo che si può definire perlomeno delicato.
Le nuove strutture contrattuali, le nuove esigenze che si sono determinate e - l'Assessore lo sa benissimo - la contrattazione decentrata molto spinta sulla privatizzazione hanno di fatto creato una netta separazione tra i primari e i non primari.
Anziché risolvere il vecchio problema tra i primari e i non primari anche all'interno delle categorie non mediche, anziché creare quello spirito di équipe che tutti vogliono perseguire, si è di fatto creata una spaccatura.
Personalmente ho molti amici medici - non primari, per loro sfortuna che stanno vivendo un vero e proprio momento di disagio. A loro sembra di vivere in una situazione di fabbrica agli inizi del secolo, in cui il Primario è pagato profumatamente, rispetto agli altri operatori (il fatto di avere un Primario con uno stipendio adeguato che ha l'impegno di svolgere il lavoro unicamente all'interno della struttura, è un'altra parte di discorso). La forbice tra i due tipi di operatori fa sì che l'operatore che è a livello inferiore si senta un po' come l'operaio che deve fare tutto, mentre il primario è visto come il capo officina che fa "correre" l'operaio.
Questa è una situazione che dovrebbe essere valutata con attenzione e preoccupazione, perché se tutti concordiamo sulla necessità di creare un vero spirito di équipe, questo si crea non solo a parole, ma anche coinvolgendo tutti gli operatori, facendoli sentire tutti sulla stessa barca (certo con differenze stipendiali, ma non che alcune siano così penalizzanti rispetto ad altre).
La relazione dell'Assessore mi ha lasciato molte perplessità, dubbi e punti negativi. Credo che non si possa non pensare che questa relazione che arriva dopo sei anni di gestione della sanità, rappresenti un fallimento. Non dobbiamo guardare solo alla questione economica, ma anche alla struttura che siamo riusciti a creare: la struttura non è in grado di rispondere agli obiettivi che la sanità regionale si è posta. Senza acrimonia personale, ma quando si realizzano dei progetti e si pongono degli obiettivi, dopo un certo periodo si valuta se l'obiettivo è stato raggiunto o meno. Poiché in questo caso credo che l'obiettivo non sia stato raggiunto, penso che l'Assessore o il Presidente del Consiglio dovrebbero ragionare sul fatto che, in sei anni, gli obiettivi della sanità che si sono posti non sono stati raggiunti. Ricordo che sono obiettivi che non ci siamo posti noi della minoranza, ma la Giunta, l'Assessore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Assessore D'Ambrosio, se lei fosse un Assessore di prima nomina, sulla base della relazione che ha consegnato a quest'aula e di una serie di indicazioni di prospettiva che ci ha fornito, a differenza di alcuni colleghi di opposizione che sono intervenuti prima di me, se esistesse la prassi della fiducia individuale, voterei la fiducia individuale.
Al di là delle considerazioni che attengono al problema del deficit sanitario ampiamente discusse (e ancor più saranno discusse in sede di discussione del bilancio preventivo), il problema di fondo che vorrei sottoporre e che, probabilmente, lei ha ben presente se ha scritto le ultime due pagine di questo documento, è l'alternativa che si pone fra il modello che il Piemonte ha scelto di perseguire e di consolidare nel corso di questi anni ed una serie di modelli alternativi che, dall'altra parte si prospettano e sono sperimentati con qualche successo in alcune Regioni italiane. Modelli che non comportano semplicemente una riorganizzazione o razionalizzazione del sistema dei servizi così come lo conosciamo, così come il sistema è, ma una modifica complessiva dell'ordinamento sanitario ed una sfida che, in termini politici, si misura sul terreno del federalismo e della sussidiarietà.
All'inizio di questa legislatura, ponemmo a lei e al Presidente della Giunta Regionale questa sfida chiedendo che, proprio in materia sanitaria proprio nell'ordinamento dei servizi sanitari, si aprisse a modelli che consentissero l'utilizzo dell'offerta privata per il soddisfacimento della domanda pubblica in un quadro di garanzie pubbliche. In questo modo, si introducevano una serie di fattori competitivi che avrebbero consentito, in prospettiva, di ridurre i costi complessivi di sistema pur con un aumento inevitabile, che si annuncia per ragioni demografiche, della domanda sanitaria e della corrispondente offerta sanitaria che la Regione, nel suo complesso, come sistema e non solo come erogatori pubblici, deve essere in grado di assicurare ai cittadini piemontesi.
Le ultime pagine del suo documento, sono un programma di governo per me condivisibile. La domanda che mi pongo - e su questo penso che in sede di replica potrebbe intervenire - è se queste indicazioni rappresentano un'apertura più o meno propagandistica ad una serie di soluzioni che altrove hanno funzionato e di cui si ravvisa, in questa sede, l'esigenza senza avere la forza di realizzarle (infatti sono presentate, non casualmente, come indicazioni di medio e lungo periodo senza indicazioni puntuali), oppure se rappresentano davvero il suo programma di governo per i prossimi mesi e per le prossime settimane. Secondo me, Assessore, c'è poco da inventare. In tema di servizi sanitari mi pare che tutte le Regioni italiane e lo stesso Governo nazionale abbiano sperimentato il fallimento di un tentativo, peraltro coraggioso, di riforma dell'organizzazione dei servizi fatto all'inizio degli anni '90. La semplice riorganizzazione "aziendalistica" del sistema delle prestazioni, permanendo un sistema di monopolio pubblico, sia sul regime delle assicurazioni che delle innovazioni con un mercato dell'offerta privata con ruolo puramente ausiliario e subordinato, è un sistema che ha fallito perché non ha introdotto, all'interno del sistema complessivo, una serie di fattori competitivi che si riverberano positivamente non solo sul piano delle prestazioni e sulla qualità delle stesse, ma sul sistema economico nel suo complesso. Che quel modello non funzioni nei suoi assetti e non solo crei disavanzo ma neanche servizi e non consenta di creare prodotto nelle diverse Regioni sia nel mercato pubblico che privato, è dato assodato.
Quali proposte di riforma si confrontano sul piano politico (magari non all'interno di quest'aula che non ama così profondamente parlare di queste cose)? Si confrontano sistemi che vogliono intervenire. Sul piano nazionale sono state presentate alcune proposte, era stato promosso anche un referendum (purtroppo non ammesso al voto dalla Corte Costituzionale); si è richiesto la liberalizzazione del sistema assicurativo sanitario, pensando di introdurre sul sistema degli accessi una serie di elementi competitivi ed ancora altri modelli (il modello lombardo che qualcuno ha ricordato) che vogliono inserire una serie di fattori competitivi nel sistema delle erogazioni e delle prestazioni.
Queste sono le alternative di fondo che la Regione ha dinanzi e su cui deve scegliere, tutto il resto è essenzialmente "aria fritta". Dal 2002 in poi il problema della responsabilità dei governi di un colore piuttosto che di governi di un altro colore, la responsabilità regionale rispetto alla responsabilità nazionale, è finita. Dal 2002 la festa è finita. E' noto a tutti, all'Assessore per primo, che non esiste la possibilità di compensare né finanziariamente né politicamente sul piano nazionale il mancato raggiungimento degli obiettivi di preventivo. E, allora, il problema è non più fare preventivi di spesa sanitaria commisurati alle entrate accertate o alle entrate presumibili sul piano della contrattazione nazionale, ma porre obiettivi di spesa sanitaria raggiungibili, sulla base delle risorse che sono attivabili, non solo dal punto di vista finanziario, ma anche politico, ricorrendo a manovre anche pesanti sull'imposizione fiscale, e così via.
La discussione odierna, che vede, da una parte, la maggioranza riversare la responsabilità del deficit sul Governo nazionale e dall'altra, una parte della minoranza ritenere che la responsabilità sia innanzitutto, soprattutto ed esclusivamente dell'Assessore regionale alla sanità, nel 2002 non verrà più fatta. Nel 2002 discuteremo - e non abbiamo ancora iniziato a farlo - su come corrispondere all'aumento della domanda sanitaria con un'offerta sanitaria che non dovrà aumentare i costi complessivi di sistema.
Vede, Assessore, non è vero - come qualcuno ha sostenuto in quest'aula che l'aumento dell'offerta sanitaria produca inevitabilmente e necessariamente un aumento dei costi complessivi di sistema. E' un problema di ordinamento e di organizzazione.
La gran parte del deficit sanitario che lei oggi si trova ad affrontare, non corrisponde ad un aumento complessivo del sistema delle prestazioni nella nostra regione.
Lei sa meglio di me che il Piemonte è l'unica regione del nord Italia che "esporta" più pazienti di quanti ne "importi" e che, in compagnia di altre quattro regioni italiane, ha un saldo negativo di mobilità sanitaria.
Non è affatto vero che mantenere in piedi una rete inefficiente ed inutile di piccole strutture sanitarie (alla quale non ricorrono neanche i cittadini), con posti letto di degenza, ecc., rappresenti un aumento complessivo dell'offerta sanitaria. Rappresenta, semmai, un aumento complessivo dei costi di sistema a cui lei, Assessore, deve in qualche modo far fronte.
Dunque, il disavanzo che lei si trova ad affrontare, paga essenzialmente il costo dell'inefficienza del sistema pubblico di erogazione e non l'aumento del volume complessivo dell'offerta sanitaria regionale.
Di fronte a tutto questo, lei, Assessore, ha due strade da percorrere.
La prima è quella di pensare che per il 2001, rimanendo in piedi il sistema della trattativa politica nazionale su questi temi, si possano quadrare i bilanci. Lo dicevo ieri all'Assessore Burzi: la scelta di non iscrivere a bilancio il presumibile disavanzo del 2000 sul preventivo del 2001 è, a mio parere, un errore politico.
L'idea di ricorrere all'indebitamento unicamente a copertura del disavanzo '99, in quanto è il solo disavanzo accertato, è un errore politico che oggi vi consente di dire che il vostro indebitamento sanitario è inferiore a quello di altre Regioni italiane, che nel 2002 vi porterà a dover registrare un indebitamento probabilmente superiore a quello di tutte le Regioni italiane.
Comunque, questa è un'alternativa che lei, Assessore, ha a disposizione: far quadrare i conti, di qui al 2001, e poi vedere cosa succede.
La seconda strada, più pesante, ma politicamente più significativa, è quella di intervenire non unicamente sul piano della programmazione, che oggi è una programmazione sulla carta.
Nel suo documento, lei dice che gli obiettivi della programmazione non sono stati raggiunti, ma non perché non sia esistita un'offerta sanitaria o non perché gli obiettivi della programmazione fossero di per sé criteri di verifica del miglioramento dell'offerta sanitaria.
Questa è la dimostrazione che gli obiettivi di programmazione non corrispondono alle esigenze ed agli obiettivi dell'offerta sanitaria effettiva.
L'altra strada - dicevo - è quella non solo di procedere alla riorganizzazione e razionalizzazione di questo sistema, ma è quella di cambiare sistema: intervenire non solo sul piano della programmazione, ma anche sul piano dell'ordinamento sanitario, iniziare ad incentivare forme di offerta sanitaria privata all'interno di un sistema di garanzie pubbliche ed introdurre una serie di fattori competitivi.
L'unica cosa che lei, Assessore, non può fare - ma temo che sarà esattamente quanto lei farà - è mantenere in piedi il sistema di consenso rappresentato dalla rete inefficiente dei servizi sanitari, con tutto l'indotto politico che questi significano, e, dall'altra parte, introdurre un insieme di elementi competitivi. Questo non potrà farlo.
Quello che mi attendo è che nelle prossime settimane, in Commissione sanità, nei provvedimenti che dovrà presentarci, questa linea nuova e diversa traspaia, consentendo a quanti, noi per primi, vogliano concorrere ad essa, di lavorare insieme a lei e non rimandare a chissà quando e magari ad un altro Assessore l'onere e l'impegno importante di una riforma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bussola.



BUSSOLA Cristiano

Grazie, Presidente. Questo dibattito, come è giusto che sia, visto il tema che stiamo affrontando, è stato un vero e proprio walzer di dati e cifre. D'altra parte, non potrebbe essere diversamente.
E' vero che un indicatore da analizzare in materia di bilancio di sanità è quello della spesa sanitaria corrente pro capite che - come ha ricordato l'Assessore D'Ambrosio - per il Piemonte è stata inferiore rispetto ad alcune Regioni come l'Emilia Romagna, ma superiore rispetto ad altre realtà regionali, quali ad esempio il Veneto.
Ma non penso sia questo il modo di approcciarsi al problema.
Teniamo presente che il tanto discusso deficit sanitario regionale è una realtà che accomuna tutte le Regioni italiane ed è dovuto ad un'evidente sottostima del fondo sanitario nazionale.
Prima si parlava del 5,7% del Prodotto Interno Lordo relativo all'Italia, mentre alcune nazioni europee presentano dati superiori, che vanno dal 7,5 all'8,5%. E se in un settore delicato come questo il Governo centrale ha reputato di stanziare molto meno di quanto abbiano fatto molte nazioni europee, mi chiedo se l'Italia si possa davvero considerare parte integrante dell'Unione Europea.
Il Governo nazionale deve stanziare alle Regioni i fondi che servono effettivamente per erogare servizi che siano davvero adeguati alle esigenze dei cittadini e della popolazione. Del resto, il Governo centrale dovrebbe occuparsi più seriamente di questo problema, perché non bastano le facilitazioni come - per restare in ambito sanitario - l'abolizione dei ticket, senza preoccuparsi però della copertura finanziaria che è necessaria ed indispensabile per l'attuazione di un provvedimento di quella portata, che rischia di aggravare ulteriormente la situazione finanziaria della sanità nelle Regioni italiane.
Non voglio soffermarmi troppo su queste considerazioni. Valuto positivamente quanto è stato dichiarato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, quando ha classificato la sanità italiana nel suo complesso in modo positivo, addirittura come seconda a livello mondiale soltanto dopo quella francese.
Credo sia indiscutibile che la sanità piemontese abbia contribuito notevolmente a questa classifica, occupando delle posizioni di eccellenza in ambito nazionale. Infatti, nonostante una situazione indubbiamente difficile, credo che il governo regionale abbia ricevuto in eredità questa situazione quando è arrivato ad amministrare il Piemonte nel 1995, dopo anni di Amministrazioni diverse.
Ritengo quindi che l'operato della Giunta regionale, del governo Ghigo e dell'Assessore D'Ambrosio nello specifico - credo che il collega Chiezzi sia stato eccessivamente ingeneroso nei confronti dell'Assessore - sia stato positivo e concreto, utile a colmare le distanze che ci separavano dalle altre Regioni italiane.
Ci sono dei dati che testimoniano quanto sto affermando, dati che sono palesi e riscontrabili da tutti i cittadini piemontesi - che poi è la cosa più importante aldilà di quello che viene discusso in quest'aula.
Sono stati citati dei dati negativi da colleghi dell'opposizione, mi pare dal Consigliere Saitta; personalmente voglio ricordare invece i progressi importanti conseguiti in settori determinanti dell'ambito sanitario. Il collega Botta aveva sottolineato i progressi ottenuti nel settore dell'oncologia; ci sono anche dei dati importanti in questo senso.
Ne hanno parlato i giornali proprio stamattina in relazione a quanto fatto in questo ambito.
Ci sono delle cifre relative agli esami condotti; soltanto per fare riferimento al territorio torinese 32 mila per quanto riguarda la ricerca del tumore alla mammella; 95 mila donne sono state coinvolte in questi esami e più di 39 mila esami sono stati effettuati sempre in ambito femminile per quanto riguarda un'altra tipologia di tumore, quello del collo dell'utero.
In passato, in questo ambito, credo si fosse fatto ben poco, se non addirittura nulla.
Voglio anche ricordare come il Piemonte sia all'avanguardia nell'informatizzazione della sanità.
Inoltre è importante citare come nel periodo che va dal 1996 al 1999 per quanto riguarda i posti letto nelle residenze sanitarie, se ne siano aggiunti ai 3500 esistenti (che erano davvero insufficienti e questi dati risalgono al 1995) ben 6254.
E' stato poi istituito un servizio 118 che ci viene invidiato - credo di non sbagliare con questa affermazione - un po' da tutte le altre Regioni italiane.
Voglio citare ancora un dato, quello dell'assistenza domiciliare integrata, relativamente alla quale si è passati da 4500 casi del 1997 agli oltre 13 mila di fine 98, con l'obiettivo - che si vuole raggiungere tra breve - di toccare i 31 mila casi.
Sono quindi convinto che siano sufficienti questi esempi per fare comprendere quanto si sia lavorato doverosamente e con impegno per offrire a tutti i cittadini piemontesi dei servizi non soltanto dignitosi, ma anche efficienti e degni di una Regione moderna come il Piemonte. Per dare ai cittadini dei servizi davvero adeguati occorre naturalmente investire delle risorse, e non vediamo perché questo non si sarebbe dovuto fare per i cittadini piemontesi, che hanno diritto a servizi che siano davvero degni di tale nome.
Questo chiaramente non ci esime, in vista del tanto auspicato e decantato federalismo sanitario e nell'interesse della popolazione intera dall'adoperarci in ogni modo per contenere i costi della sanità regionale perché questo è certamente il nostro dovere. Come detto dall'Assessore D'Ambrosio attraverso un patto che verrà stipulato con ogni singola azienda sanitaria regionale in base a quelle che sono le singole specificità del territorio, dei singoli territori, si cercherà in un breve periodo di raggiungere l'obiettivo del contenimento della spesa attraverso anche il recupero dell'efficienza di gestione. E' un intervento questo che pu essere fatto realisticamente fin da oggi, in attesa che ci sia una riforma più complessiva del servizio, in modo da permettere l'erogazione di servizi di alta qualità e, allo stesso tempo, di contenere i costi entro i limiti fissati dalle risorse a disposizione.
Per queste ragioni condividiamo quella che è stata e sarà l'azione e le proposte del governo regionale, al quale quindi diamo il mandato più ampio in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Non volevo intervenire, in quanto gli interventi sono stati già molti ed anche autorevoli, ed anche perché non sono molto bravo nel commentare cifre, anzi molte volte dinanzi a troppi numeri mi innervosisco, ma come medico non potevo esimermi.
Non voglio quindi commentare le cifre dei disavanzi presunti o reali vorrei fare solo qualche breve riflessione nel merito della sanità. Ci troviamo di fronte ad un'aumentata domanda di servizi sanitari dovuta a molteplici fattori, illustrati bene da molti colleghi, in modo particolare dal collega Riggio; dall'altra parte, siamo di fronte ad offerte di prestazioni, che reputo sicuramente migliori rispetto a qualche anno fa anche perché gli strumenti di diagnosi attualmente sono molti e qualitativamente pregevoli; per cui ci sono stati grandi progressi, direi anche molto costosi.
In questo campo la differenza tra privato e pubblico è dovuta solo alla repentinità dell'effettuazione delle prestazioni. I medici analisti radiologi o specialisti che in genere vanno nelle cliniche private sono quasi tutti, almeno fino a qualche tempo fa, legati nel loro lavoro agli enti pubblici oppure sono in pensione. Nel pubblico bisogna solo accorciare i tempi di attesa; è necessario cambiare la filosofia nella sanità, che non è scegliere tra pubblico e privato, ma razionalizzare la sanità pubblica.
Per fare questo bisogna sfrondarsi di retaggi vecchi o nuovi, legati a spicciole convenienze clientelari e al consenso politico, e programmare in piena libertà, assumendosi le proprie responsabilità politiche nell'interesse della salute di tutti.
Si cominci dagli ospedali, che devono assolvere ad una funzione di secondo livello, cioè di approfondimento diagnostico e di cura per malattie serie. Si razionalizzi il pronto soccorso, che non è un ambulatorio qualsiasi, bensì la struttura di recezione delle urgenze, quelle vere; si eliminerebbero così molti ricoveri impropri.
Si razionalizzino gli ambulatori specialistici degli ospedali, che spesso diventano doppioni rispetto a quelli esistenti sul territorio, ed anche i servizi di accertamenti strumentali ospedalieri, riservandoli solo ai pazienti ricoverati; si ridurrebbero in molti casi i tempi di degenza.
E' necessario chiudere o trasformare un certo numero di ospedali tenendo conto che un ricovero costa circa 1 milione al giorno, e che comunque anche senza ricovero il costo è quasi lo stesso, cioè sempre molto elevato. Occorre, quindi, spostare la sanità sul territorio, integrandola con l'assistenza e risparmiando anche nella spesa per le strutture, che potrebbero essere adoperate per entrambe.
Secondo me, il primo anello da toccare è quello dei medici di base responsabilizzandoli nella gestione sanitaria di primo livello. Provate ad entrare in un ambulatorio mutualistico: in genere, la prima persona che incontrerete sarà la segretaria e non il medico, la quale scriverà medicine, esami, richieste di prestazioni varie, esaudendo così la volontà degli assistiti.
Caro Assessore, si preoccupi di promuovere educazione sanitaria a partire proprio dai medici. Finora in questo anello nessuna forza politica ha tentato di intervenire perché questa categoria è fonte di elevato consenso elettorale e di forte potere contrattuale nei confronti del potere politico.
Lei, essendo medico, conosce meglio di noi quali interventi effettuare e come effettuarli. Non si faccia pressare da nessuno, anche se capisco che ne va di mezzo la sua posizione politica, ed avrà così ubbidito alla sua coscienza e alla sua sensibilità umana e sociale.
Una volta la stella che guidava i re magi, intendo i medici, si trovava in qualche partito di sinistra; oggi, a sentire molti medici, ha cambiato sito e sembra si trovi proprio in Alleanza Nazionale.
Do un suggerimento, anche se non richiesto: piuttosto spegnete questa luce, è meglio stare al buio.
Mi scuso per questo tipo di intervento, sicuramente molto limitato rispetto alla complessità e all'importanza del tema.
A Nichelino abbiamo già svolto due convegni sulla sanità e, nella fattispecie, sul distretto sanitario, al quale lei ha partecipato gentilmente e, qui, pubblicamente, mi sento in dovere di ringraziarla. Si sarà comunque reso conto del nostro impegno, dell'interesse e delle attese da parte di tanti cittadini: cerchiamo di non deluderli.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Siamo in chiusura di dibattito; è prevista una breve replica dell'Assessore D'Ambrosio e, successivamente, del Presidente Ghigo, che chiuderà il dibattito.
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Grazie, Presidente.
Ringrazio tutti i colleghi intervenuti, soprattutto coloro - alcuni anche di centrosinistra - che, rifuggendo dalle solite strumentalizzazioni hanno dato un notevole contributo propositivo al dibattito; contributo del quale vi sono grato e che ovviamente terrò in debita considerazione, anzi se mi permette, signor Presidente, ne terremo conto quale Giunta.
Non replico a tutti gli interventi, in quanto l'ora, il giorno e quant'altro non me lo consentirebbero, anche se vi saranno certamente altri sedi opportune, però devo ribadire alcune affermazioni forti.
Non mi soffermo sul problema del disavanzo: è un dibattito comune a tutte le regioni d'Italia. Penso di non aver mai nascosto niente, se è vero, come è vero, che ancora oggi non possiamo dire con precisione qual è il disavanzo effettivo del 1999, perché il ripiano per il 1999 non c'è ancora e le cifre precise non potevano essere esplicitate in passato.
Per quanto riguarda la manovra, qualcuno ha detto che è "campata in aria". Non è affatto "campata in aria", ma deriva da un'analisi delle criticità che ci proponiamo di rimuovere con la manovra, quindi non è stata un'elencazione di cose non fatte. Se, nel 1995, avessimo evidenziato le criticità penso che - senza esagerare - sarebbero state almeno del 50 superiori a quelle attuali.
Voglio ribadire che le difficoltà dell'aziendalizzazione sono comuni a tutta Italia e che il grado di soddisfazione degli utenti e i principali indicatori di buona salute - come dimostra la relazione sullo stato di salute, che è già pronta e sarà distribuita in gennaio - sono veramente favorevoli per quanto riguarda la sanità piemontese.
In ogni caso, i ritardi di avvio dipendono anche, e in misura non lieve, dalla mancanza di indicazioni nazionali sui livelli essenziali di assistenza e sull'attività sociosanitaria.
In ogni caso, per quanto riguarda l'esplosione della domanda sanitaria (le motivazioni sono state illustrate dal collega Riggio questa mattina) possiamo dire di avervi fatto fronte con un'offerta di servizi qualitativamente di livello elevato.
Ribadisco che - non lo dico io, ma lo evidenzierà la relazione sullo stato di salute dei cittadini - come è stato sottolineato da qualche collega, due cittadini su tre in Piemonte sono soddisfatti della sanità pubblica.
In estrema sintesi: molto è stato fatto e molto c'è da fare. L'impegno di questa Giunta è che si possa procedere in tempi solleciti a fare ancora di più. Il fatto che vi sia un manovra congiunturale a medio e lungo periodo è naturale. Mi dilungherei troppo se dovessi rispondere soprattutto ai colleghi Palma e Moriconi. Ci saranno altre sedi dove risponderò senz'altro, com'è doveroso fare.
Fornisco soltanto un chiarimento al collega Palma che faceva riferimento alla mobilità passiva. Purtroppo, siamo ancora l'unica regione del centro-nord ad avere una mobilità passiva: nel 1999, 21 miliardi, per nel 1995 eravamo a 370 miliardi comprendendo anche la mobilità verso le altre nazioni, quindi vi è stato un decremento notevole testimone del fatto che la sanità piemontese indubbiamente è migliorata.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Anch'io voglio sottolineare l'utilità del dibattito svolto questa mattina svolgendo alcune brevi considerazioni: mi sembra sia emersa una valutazione abbastanza oggettiva su quello che è il disavanzo della sanità anche se, soprattutto il Consigliere Saitta, a mio modesto modo di conoscere la situazione, sono stati citati dei dati che non corrispondono esattamente alla realtà: per l'anno 2001 è stata citata un'iscrizione a bilancio di 8.900 miliardi. C'è una motivazione che prevede questa iscrizione, perché dall'accordo sottoscritto il 3 agosto dalle Regioni con il Ministero del Tesoro e il Ministro alla sanità, in realtà, si evince che la cifra è leggermente superiore di circa 200 miliardi, cioè il fondo destinato alla Regione Piemonte per l'anno 2001 è di 9.100 miliardi.
A fronte della decisione del 3 agosto si sono verificati due fatti che forse, ve li ho già anche rappresentati in quest'aula - di fatto hanno riportato la definizione e la suddivisione del fondo sanitario nazionale per ogni singola regione ad un tempo successivo a quello naturalmente legato alla stesura di un documento di bilancio. Perciò la cifra che noi abbiamo iscritto è la cifra che presumibilmente ci verrà assegnata al ribasso, ma, in realtà...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Riggio)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Le entrate per il 2001, sto proprio spiegando quello.
Nel senso che le regioni del sud hanno chiesto una rivalutazione della quota capitaria.
Questo cosa ha comportato? Lo hanno chiesto al Ministero, il quale ha dato loro disponibilità a rivedere la quota capitaria.
Ha significato uno spostamento delle cifre storicamente assegnate alle singole Regioni abbastanza consistente, soprattutto per le Regioni del centro-nord, a partire dall'Umbria in avanti, in quanto le Regioni che maggiormente lamentano una sottostima della quota capitaria per il loro fondo sanitario regionale sono il Lazio, la Puglia, la Campania, la Calabria; Sicilia e Sardegna sono Regioni a Statuto speciale e di conseguenza hanno un adeguamento tariffario diverso dal nostro.
Questo fatto ha comportato un'ipotesi di accordo che tra le Regioni è stato raggiunto a Venezia e che io ho definito, in alcune occasioni, il primo esercizio di federalismo solidale, perché in buona sostanza, per non ridiscutere i parametri procapite della suddivisione del fondo sanitario nazionale, di fronte a questo pericolo e per far sì che le attribuzioni regionali potessero essere deliberate, noi abbiamo trovato una soluzione che ci ha permesso di riequilibrare la quota procapite delle Regioni del sud attraverso un meccanismo di rinuncia da parte delle Regioni del nord in percentuale sopportabile.
Abbiamo chiesto al Governo e al Ministero della Sanità - ma su questi temi interloquiamo con il Ministero del Tesoro - di stanziare 500 miliardi extra-accordo del 3 agosto onde permettere alle Regioni di arrivare ad una suddivisione del fondo sanitario nazionale soddisfacente per tutte le Regioni, soprattutto quelle del sud.
Questa iniziativa è stata in parte soddisfatta proprio ieri, in quanto in Finanziaria è stato inserito un finanziamento straordinario sul fondo sanitario del 2001 di 200 miliardi. Il Sottosegretario Giarda ha inviato una lettera con la quale impegna l'Amministrazione nazionale, cioè il Governo, a reperire i restanti 300 miliardi o con legge speciale o con l'assestamento, anche se voi capite benissimo che l'assestamento, malgrado esista il principio di continuità amministrativa, lo farà il prossimo Governo, chiunque esso sia, e di conseguenza non abbiamo la certezza che questi altri 300 miliardi possano essere effettivamente stanziati.
Questo cosa ha comportato? Ha comportato che le Regioni non arrivassero alla definizione del fondo sanitario regionale sul fondo sanitario nazionale.
Uno degli aspetti positivi dell'accordo del 3 agosto, quale era? Era che, anziché avere i soldi per la gestione del fondo sanitario regionale a giugno, le Regioni potevano avere il fondo già da subito per ogni singolo mese. Questo significa molto nella gestione dei flussi di cassa nei confronti delle aziende. Voi sapete, già solo dal punto di vista degli oneri fiscali, come per le scoperture di cassa ciò abbia un significato non indifferente.
Ebbene, questo obiettivo non siamo riusciti a centrarlo per questo elemento; oggi il fondo sanitario nazionale viene attribuito alle Regioni in dodicesimi sul modello del 2000 e, di conseguenza, noi ci siamo trovati nella situazione di dover iscrivere una cifra teorica, nei confronti della quale sicuramente non andiamo sotto - perché meno di 8.900 miliardi dal fondo, comunque anche con le problematiche della ripesatura delle quote procapite, non scendiamo - ma è chiaramente nostro obiettivo arrivare ai 9.100 miliardi che abbiamo ritenuto e che riteniamo debbano essere la quota che il Governo assegna alla Regione Piemonte.
Come lei sa, noi abbiamo anche già deciso il budget che nel 2001 assegneremo alla sanità piemontese: 9.100 miliardi che siamo sicuri otterremo come fondo sanitario nazionale suddiviso sulle Regioni, più 250 o 300 miliardi che stabiliamo essere comunque lo sforamento dell'anno 2001 sul fondo sanitario nazionale.
Non sto neanche a ripetere che ovviamente quel fondo sanitario non è sufficiente, perché è una cosa condivisa da tutti.
Voglio anche dire e ricordare a tutti voi, senza voler fare polemica ma per dare un dato oggettivo di carattere tecnico - perché di questo sono convinto, poi spero di sbagliarmi - che l'abolizione dei ticket aumenterà la spesa sanitaria farmaceutica. Personalmente non riesco a vedere motivazioni diverse, nel senso che non mi sono ancora convinto del fatto che l'abolizione dei ticket permetterà di ridurre la spesa farmaceutica anche se c'è qualcuno che lo sostiene. Obiettivamente non riesco a convincermi che accadrà, anzi mi auguro che accada, considerando ovviamente che la mia è un'opinione e che una tassa come quella dei ticket era forse anche giusto eliminarla, in quanto ciò ha obiettivamente l'effetto calmieratore o, perlomeno, tutti gli indicatori la identificano in questo senso sulla spesa farmaceutica.
Calcolate che in Finanziaria sulla spesa farmaceutica il Governo ha stanziato 1.700 miliardi. Ma 1.700 miliardi rappresentano la spesa farmaceutica dell'anno 2000. Voi sapete bene che la spesa farmaceutica ha già un trend di crescita che è mediamente del 7-8%. Ebbene, non è stato calcolato neanche l'incremento della spesa farmaceutica in relazione all'abolizione del ticket. Perciò, cari signori, oltre ai 300 miliardi che noi già stabiliamo di mettere come sforamento sull'anno 2001, molto probabilmente ci troveremo a dover gestire per la spesa farmaceutica un ulteriore sforamento.
Questa è una situazione analoga in tutte le Regioni; non sto a ripetere cose che sono già state dette da altri, ma questo non significa che ci rappresenti una giustificazione o che rappresenti un atteggiamento di inerzia da parte della Regione Piemonte nei confronti dell'andamento della spesa.
Allora, che cosa vogliamo fare? Siamo ben convinti che sulla sanità piemontese esistono due problematiche: una di tipo strutturale, che è stata evidenziata, e una di tipo contingente. Personalmente non riesco a farmi convincere che non si può risparmiare sulla sanità anche in senso contingente, dal punto di vista delle spese generali. Su questo stiamo lavorando e in questi giorni adotteremo una delibera per dare delle indicazioni ai Direttori generali, in modo che le applichino.
I nostri cari Direttori generali hanno la necessità di avere delle indicazioni ben precise, perché diversamente, avendo forse la cultura del ripiano nel loro background e nella loro mentalità, sono portati a pensare che tanto qualcuno paga. Siccome col meccanismo del decentramento amministrativo quel qualcuno che paga diventa il cittadino, perché non c'è più la possibilità di avere ripiani da parte dello Stato sugli sforamenti della sanità, voi capite che, proprio facendo questo semplice ragionamento diventa assolutamente necessario razionalizzare prima la spesa sanitaria in senso contingente e poi, naturalmente, la struttura sanitaria in senso più razionale per quanto riguarda i vari insediamenti e presidi. E questo lo faremo. Lo faremo perché, al di là di alcune considerazioni che io ho sentito, è una necessità ineludibile, nel senso che la sanità adesso, come in prospettiva nei prossimi anni, rischia di essere il problema che affossa l'istituto regionale. Di questo ne siamo tutti ampiamente convinti (dico tutti, perché parlo anche a nome dei miei colleghi, essendo questo uno dei temi che ci occupa maggiormente).
In una sanità non gestita, non razionalizzata, occorre invertire il trend di spesa, anche se è vero che si tratta di un trend di tipo internazionale, in quanto il costo del welfare sta aumentando in tutta Europa. Questo non deve essere visto necessariamente come un aspetto negativo, nel senso che bisogna solo far sì che il maggior costo trovi il corrispettivo di gettito fiscale in qualche modo, o attraverso il ripiano da parte dello Stato o naturalmente dal punto di vista degli impegni che l'Amministrazione regionale può assolvere.
Noi che cosa facciamo? Per il '99, vi è stato detto dall'Assessore accendiamo un mutuo di 350 miliardi e lo facciamo per la prima volta dopo 5 anni di amministrazione regionale, in quanto negli anni precedenti qualcuno di voi dice per fortuna, ma non è solo fortuna, forse è anche un minimo di capacità di gestione della spesa sanitaria - siamo riusciti a non accendere mutui, cosa che altre Regioni hanno già ampiamente fatto. A dispetto del mio collega Errani, che mi cita sempre nei confronti dell'opposizione, permettetemi di citare la situazione dell'Emilia Romagna: questa Regione ha già acceso 1.150 miliardi di mutui per i debiti sanitari.
Poiché questo è un tema, come vi ho detto, di cui discutiamo, dovrà farlo per il 2000 e anche per il 2001, perché la situazione di sbilancio rispetto al costo della sanità accomuna tutte le Regioni. L'unica, a onor del vero che ha invertito sensibilmente il trend di spesa sanitaria è la Toscana (la cito perché è la verità, anche se è una Regione amministrata dal centrosinistra).
Mi diceva il suo Presidente Martini, che oltretutto è stato Assessore alla sanità della Regione Toscana nella passata legislatura, che ha assunto iniziative di razionalizzazione della rete sanitaria. Perciò vedete che il modello non può che essere quello; abbiamo già, infatti, chi lo ha attuato e chi ha ottenuto determinati risultati. Di conseguenza, nel 2000 la Toscana probabilmente chiude in pareggio (poi magari sfora di 20 o 30 miliardi, ma è un elemento che fa presupporre un raggiungimento di pareggio di bilancio sulla spesa sanitaria).
Certo che negli anni precedenti ha acceso dei mutui, ma lo faremo anche noi adesso, perché dobbiamo sopperire alla maggiore spesa e dobbiamo intervenire per razionalizzare le spese. Inoltre, dobbiamo intervenire nel settore della struttura sanitaria, e lo faremo attraverso il piano sanitario che presenteremo in discussione verso la fine del prossimo semestre, che naturalmente comprenderà quelle iniziative di tipo contingente che assumeremo per ridurre la spesa.
Nessuno si illude che con interventi contingenti di razionalizzazione della spesa si possa invertire la tendenza, sarebbe una pia illusione.
Sarebbe praticamente impossibile, perché per ridurre la tendenza di spesa dobbiamo intervenire sulla struttura del sistema sanitario regionale. Su questo non c'è ombra di dubbio.
Ci stiamo preparando perché è un passaggio non di poco conto. Mi auguro che sul piano sanitario ci sia una corretta collaborazione da parte dell'opposizione, perché ogni intervento sul territorio, anche nell'ambito di una discussione, come generalmente avviene in quest'aula, troverà evidentemente delle spinte localistiche. Prendere delle decisioni sulla razionalizzazione della rete ospedaliera piemontese richiederà senso di responsabilità da parte di tutti i Consiglieri di quest'aula, perché ne va del futuro amministrativo della Regione. Questo è un pensiero che credo debba guidare tutti, al di là delle appartenenze politiche e della voglia di fare polemica su tematiche come queste.
Il percorso che nei prossimi sei o sette mesi dovremo attuare sulla sanità dovrà essere indubbiamente gestito con un atteggiamento alto e responsabile, in quanto - lo dico ai Consiglieri di maggioranza e di opposizione - le decisioni da assumere saranno anche dure, complesse e richiederanno sicuramente molto impegno e determinazione. E' ormai da parecchio tempo che, insieme all'Assessore D'Ambrosio, al quale va tutta la mia fiducia, arrovello sulle tematiche della sanità, e non vedo altre soluzioni se non quelle che, in maniera molto semplice e non approfondita vi ho rappresentato. Certo che il trasferimento dalla lunga degenza all'assistenza è un intervento strutturale. Venivano citati da alcuni Consigliere, ai quali dobbiamo chiaramente darne atto. Abbiamo l'applicazione della nuova legge socio-assistenziale che in questo senso ci potrà dare una mano per spostare un determinato tipo di servizio dall'ospedaliero all'assistenziale. Sono tutti elementi che credetemi, al di là delle polemiche, conosciamo e sono convinto che appronteremo in maniera corretta. Il rapporto con i Direttori generali è complesso articolato e difficile. E' un rapporto che richiederà probabilmente un po' più di durezza, di determinazione e di imposizione, perché in definitiva credo che dobbiamo assumerci la responsabilità di dimostrare, anche ai nostri colleghi dell'opposizione che oggi ci hanno mosso degli appunti, di essere in grado di governare il sistema sanitario piemontese. Dobbiamo prendere delle decisioni, dimostrare di avere le idee chiare e di essere in grado di accollarci degli oneri finanziari, perché questo è probabilmente necessario per poter, nel medio periodo (penso da qui a tre anni), avere una sanità più moderna, efficiente e meno costosa. Questi sono gli obiettivi che vogliamo raggiungere e chiaramente lavoriamo per questo.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Iscrizione ed esame dell'ordine del giorno n. 176 "Attentato dinamitardo alla redazione de 'Il Manifesto' a Roma"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il seguente provvedimento: ordine del giorno n. 176 relativo a "Attentato dinamitardo alla redazione del 'Manifesto' a Roma", presentato dai Consiglieri Contu, Papandrea Placido, Marcenaro, Riba, Pozzo, Burzi, Chiezzi, Gallarini, Muliere, Botta Marco, Costa Rosanna, Galli, Casoni, Tomatis, Di Benedetto, Caracciolo Angeleri, Manolino, Ferrero, Mercurio, Suino, Albano, Giordano, Bussola Manica, Cavallera, Ghiglia, Saitta, Moriconi, Cotto, Botta Franco, Pichetto Fratin, Palma, Salerno, Bolla, Valvo, Mancuso.
Se l'Assemblea acconsente, lo darei per iscritto e lo possiamo porre in votazione.
BRIGANDI' Matteo (fuori microfono) Presidente, vorrei la parola.



PRESIDENTE

Per che cosa, Consigliere?



BRIGANDI' Matteo

Volevo solo aggiungere la mia firma. Vorrei che si desse atto dell'aggiunta della mia firma a questo ordine del giorno, che condivido.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Brigandì.
Pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale appreso, nel corso dei lavori della seduta odierna, che la sede del "Manifesto", in Via Tomacelli a Roma, è stata oggetto di un grave atto intimidatorio, mediante la collocazione di una bomba nel pianerottolo d'ingresso dei locali della redazione appreso inoltre, come affermato dal Ministro dell'Interno Enzo Bianco nelle sue comunicazioni alla Camera dei Deputati, che la Polizia giudiziaria ha operato il fermo del presunto attentatore, tale Andrea Insabato, aderente al movimento neo-fascista NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), estremista di destra, ritenuto uno dei leader del movimento "Terza Posizione" a Roma condanna tale gesto che si configura quale grave attentato alla libertà di stampa nel nostro Paese esprime solidarietà ai giornalisti e ai lavora tori del "Manifesto" esprime inoltre preoccupazione per il clima di errore alimentato anche dal recente ritrovamento di un ordigno nel Duomo di Milano rinvenuto da presunti gruppi anarchici invita il Presidente della Giunta regionale a manifestare al Governo una ferma condanna del Consiglio Regionale contro tali atti, sollecitandolo alla pi attenta vigilanza" Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 50 voti favorevoli.
Rivolgo a voi tutti gli auguri di Buon Natale e vi ringrazio per la collaborazione nella seduta odierna.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 16.08)



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