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Dettaglio seduta n.508 del 17/11/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(Alle ore 15.27 il Presidente Cota comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.45)



(La seduta ha inizio alle ore 15.36)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Di Benedetto, Leo, Marengo Racchelli e Rossi Giacomo.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Mariangela Cotto


PRESIDENTE

Comunico che, con decreto n. 120 del 15 novembre 2004, il Presidente della Giunta regionale Ghigo ha attribuito temporaneamente, le funzioni di Vice Presidente della Giunta regionale, all'Assessore Mariangela Cotto.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame disegno di legge n. 655 inerente a "Statuto della Regione Piemonte Seconda deliberazione" (ex articolo 123 della Costituzione


PRESIDENTE

L'esame del punto 4) all'o.d.g. inerente a "Statuto della Regione Piemonte - Seconda deliberazione (ex articolo 123 della Costituzione",prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
ARTICOLO 5 Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi per dichiarazione di voto.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Ritengo opportuno intervenire sull'articolo 5, dove compare, nel secondo comma, la definizione: "Nel rispetto dell'ambiente, secondo i principi dell'economia sostenibile".
Già in sede di Commissione avevamo discusso su questo termine, in quanto la prima proposta era stata quella di "sviluppo sostenibile". Aver cambiato l'espressione "di sviluppo" con "dell'economia" è stata una decisione che ha caratterizzato positivamente questo Statuto. Tra i pochi elementi positivi che rilevo nel nuovo Statuto, vi è quello di avere accettato l'idea che è possibile avviare un'economia sostenibile, quindi nel rispetto delle risorse disponibili.
Il concetto di sviluppo, ancorché citato insieme a "sostenibile" sicuramente pone dei problemi. Quando, negli anni '80, la Brundtland aveva forse per la prima volta, formulato la teoria dello sviluppo sostenibile come quello in grado di garantire lo sviluppo delle generazioni future senza privarle delle risorse necessarie, era sicuramente una visione che recepiva il problema che si andava delineando negli anni '80. Quella formulazione, che doveva servire per indurre ad un ripensamento o perlomeno, ad uno sviluppo che non deprivasse di risorse le generazioni future, si è ben presto dimostrata un'affermazione vuota, perché non dava luogo a politiche, a scelte e a decisioni che rispettassero quel "sostenibile". Puntavano, piuttosto, solo sul termine "sviluppo".
Ormai, in tanti documenti si sente parlare di sviluppo sostenibile perché si fa molto sviluppo insostenibile e solo in parte quello definito sostenibile, senza verificare quali sono, complessivamente, le conseguenze delle nostre scelte e come si va ad incidere sulle risorse.
Il concetto dell'economia sostenibile discende da studi effettuati fin dagli anni '70 da economisti ed ambientalisti, come Roegen Georgescu, che già in quegli anni, lanciavano allarmi - tuttora inascoltati e, forse neanche conosciuti da tutti - dimostrando, con analisi economiche matematiche e scientifiche, come, nel valutare lo sviluppo dell'economia non si può fare a meno di valutare le conseguenze delle nostre azioni proprio sul piano delle risorse ambientali; tanto che si dovrebbe inserire il concetto delle risorse ambientali e dell'utilizzo delle stesse all'interno dell'analisi economica.
Aver inserito il concetto dell'economia sostenibile rappresenta un aspetto, a mio modo di vedere, positivo per questo Statuto. È, comunque uno dei pochi elementi positivi che vedo in questo documento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

E' un articolo su cui non ho alcun dubbio ad esprimere voto contrario.
un articolo di due commi. Il primo comma può essere riferito al concetto di principio fondamentale, perché recita: "La Regione persegue la riduzione delle disuguaglianze e agisce responsabilmente nei confronti delle generazioni future". È un principio generale condivisibile che potrebbe fermarsi qui, perché il secondo comma si compone di quattro frasi, che tutte insieme costituiscono esattamente il contrario di ciò che il Consiglio regionale del Piemonte, attraverso la Direzione Processo Legislativo, invita a fare quando il legislatore formula testi di legge.
L'insieme degli argomenti portati non corrisponde a criteri di brevità, n di chiarezza, né di sinteticità, né di precisione.
Perché dico questo? Leggiamo il comma 2, che è un gran minestrone, c'è di tutto e ci sono anche delle contraddizioni. L'articolo recita: "La Regione concorre all'ampliamento delle attività economiche". Il concetto d'ampliamento è un concetto che non è chiaro, non è di significato univoco: cosa vuol dire ampliamento delle attività economiche? Ma poche righe dopo nello stesso comma, si legge: "La Regione sostiene lo sviluppo delle attività economiche", che è una ripetizione, a poche righe, di un concetto simile se non identico. Si vuole affermare che sono due cose diverse? Concorre all'ampliamento delle attività economiche e sostiene lo sviluppo delle attività economiche? E' la stessa cosa, perché ripeterla due volte? Cancelliamo una delle due.
Esaminiamo ancora il testo. "Concorre all'ampliamento delle attività nel rispetto dell'ambiente e secondo i principi dell'economia sostenibile tutela la dignità del lavoro," concetto di difficile interpretazione, per "valorizza il ruolo dell'imprenditoria, dell'artigianato e delle professioni. Contribuisce alla realizzazione della piena occupazione, anche attraverso la formazione e l'innovazione economica e sociale. Promuove lo sviluppo della cooperazione, tutela i consumatori": cosa c'entra quest'argomento con quelli precedentemente trattati? "Incentiva il risparmio" - altro argomento buttato a caso - "e gli investimenti.
Garantisce la sicurezza sociale" - altro argomento che piove in quest'articolo senza riferimenti logici. "Salvaguarda la salute e la sicurezza alimentare". Qui c'è veramente un minestrone.
In chiusura, all'ultima frase: "A tal fine la Regione predispone accordi con Stati", ma c'è un salto logico, non è un principio fondamentale questo. Ed è un salto straordinario di scala. Prima c'è un'enumerazione minuta e caotica di alcuni concetti, anche in modo ripetitivo, poi si assume la decisione di predisporre: "accordi con Stati e con enti territoriali interni ad altro Stato ". Una specificazione ulteriore "accordi fra Stati".
Forse in quest'articolo appare affetta da superficialità e improvvisazione un'affermazione di questo genere, all'interno del quale si dice: "enti territoriali interni ad altro Stato, per iniziative di partnerariato, nonché di solidarietà internazionale".
I motivi per cui voterò contro è che non si scrivono articoli così mal formulati, in un testo di Statuto nuovo, che dovrebbe dare una prospettiva di chiarezza alle cose che s'intendono dire.



PRESIDENTE

Ricordo ai colleghi Consiglieri che per la votazione degli articoli è necessaria la maggioranza qualificata (ovvero 31 voti).
Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
Emendamento aggiuntivo del nuovo articolo 5bis, rubricato n. 55 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi, Papandrea e Contu: dopo l'art. 5 inserire il seguente nuovo articolo 5 bis: "Art. 5 bis (Lavoro) 1. La Regione Piemonte tutela il diritto al lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni e contrasta il lavoro non regolamentato dalle leggi.
2. La Regione Piemonte tutela il diritto a condizioni di lavoro sane sicure e dignitose per tutte le lavoratrici e i lavoratori, sostiene il diritto ad una limitazione della durata massima del lavoro, a periodi di riposo giornalieri e settimanali, a ferie annuali retribuite, contrasta il licenziamento senza giusta causa.
3. La Regione Piemonte garantisce a tutti i lavoratori e le lavoratrici il diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del loro lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare un'esistenza libera e dignitosa.
4. La Regione Piemonte opera per il superamento dell'applicazione di tutte quelle forme di lavoro flessibile e precario, a tempo limitato, prive di reale tutela ed incapaci di garantire sicurezza e futuro ai lavoratori ed alle lavoratrici.
5. La Regione Piemonte s'impegna a garantire un reddito minimo di inserimento al lavoro, in particolare per le nuove generazioni e per coloro che vengono espulsi dai cicli produttivi per crisi dell'impresa".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Penso che moltissimi dei presenti non abbiano capito quasi nulla del testo che lei ha letto. Lo rileggerò più lentamente. Mentre lei parlava mi è venuta in mente che da qualche giorno c'è una pubblicità per radio in cui si legge, in termini ancora più veloci, ma più chiari, con una velocità furibonda, un testo pubblicitario. Non so a cosa si riferisca la pubblicità, però mi ha ricordato il suo modo di leggere l'emendamento. Una velocità che mangia e unisce tutte le parole.
Non avendo capito quello che il Presidente ha letto, ma avendolo scritto e nel tentativo di renderlo comprensibile anche a chi ascolta rileggerò il testo. Un testo che vuole inserire in cinque commi principi fondamentali in ordine alla tutela del diritto al lavoro.
Il lavoro - abbiamo avuto modo di parlarne negli articoli precedenti e nel preambolo - è un tema che secondo i firmatari andrebbe affrontato in un testo di questa corporatura e di questa tenuta ideale, e non messo tra le righe in qualche articolo in cui si parla anche d'altro. Noi chiediamo che al lavoro sia dedicato, oggi, un intero testo di articolo.
Si propone di dire: "La Regione Piemonte tutela il diritto al lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni e contrasta il lavoro non regolamentato dalle leggi". Questo, secondo l'aspetto particolarmente necessario, è giusto inserirlo, sia per quanto riguarda alcune situazioni presenti in Italia, sia in generale. Il rapporto di lavoro è un rapporto che deve essere regolamentato dalle leggi.
Nel secondo comma si legge: "La Regione Piemonte tutela il diritto a condizioni di lavoro sane, sicure, e dignitose per tutte le lavoratrici e i lavoratori; sostiene il diritto ad una limitazione della durata massima del lavoro, a periodi di riposo giornalieri e settimanali, a ferie annuali retribuite e contrasta il licenziamento senza giusta causa".
C'è un impianto di tutela del lavoro, una volta affermato nel diritto che prende in considerazione, tra le altre cose, l'ambiente di lavoro.
Sappiamo che in Italia e in Piemonte alcuni settori hanno tristi primati d'insicurezza sul posto di lavoro, sia come numero d'infortuni sia addirittura come numero di morti sul lavoro.
Il terzo comma dice: "La Regione Piemonte garantisce a tutti i lavoratori e le lavoratrici il diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del loro lavoro ed, in ogni caso, sufficiente ad assicurare un'esistenza libera e dignitosa". E' un obiettivo strategico, e sappiamo oggi quanti siano i lavoratori e le lavoratrici che, pur lavorando, non riescono ad avere un lavoro che assicuri loro un'esistenza libera e dignitosa. Sappiamo anche che spesso questo lavoro è retribuito in modo non proporzionale alla qualità e alla quantità del lavoro svolto.
Il quarto comma recita: "La Regione Piemonte opera per il superamento dell'applicazione di tutte quelle forme di lavoro flessibile e precario a tempo limitato prive di reale tutela ed incapaci di garantire sicurezza e futuro ai lavoratori e alle lavoratrici". E' tutto il campo del lavoro precario, e in questo nostro testo si chiede di lavorare per superare l'applicazione di tutte queste forme di lavoro precario.
In ultimo: "La Regione Piemonte s'impegna a garantire un reddito minimo di inserimento al lavoro, in particolare per le nuove generazioni e per coloro che vengono espulsi dai cicli produttivi per crisi dell'impresa". Ne abbiamo una sotto gli occhi, quella della Embraco di Chieri.
Un articolo che preveda un'organizzazione del tema del lavoro di questo tipo, ci sembra assolutamente necessario. Il lavoro merita di esistere come normativa specifica all'interno dei Principi fondamentali.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 55.
Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

ARTICOLO 7 Comunico che sono stati presentati i seguenti emendamenti: Emendamento rubricato n. 185 presentato dai Consiglieri Contu e Chiezzi: nel comma 1 dell'art. 7, le parole "... la cultura" sono sostituite dalle parole "le culture" Emendamento rubricato n. 184 presentato dai Consiglieri Contu e Chiezzi: nel comma 1 dell'art. 7, prima delle parole "...le radici storiche ..." è aggiunta la parola "diverse".
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Non si tratta solo di sostituire ad un singolare un plurale, ma si pone la questione, non assolutamente e puramente etimologica, di definire il termine cultura, che potrebbe leggersi come una sostanziale assimilazione della monocultura.
Invece noi proponiamo una dizione più amplia, che trovi respiro nel dettato dello Statuto, parlando di culture diverse che si incontrano, che si contaminano, che si mescolano. Lo Statuto deve avere l'ambizione di rappresentare una società in movimento, una società che si modifica, una società che cambia e che questo cambiamento sia reso possibile dall'insistenza sul nostro territorio di altre etnie, altre culture, altri cittadini che, a pieno titolo, diventano cittadini di questa Regione, alla quale non appartiene questo patrimonio linguistico e culturale, che è proprio della nostra Regione.
Quindi, la proposta non è assolutamente rivoluzionaria, Presidente Galasso, ma usare al plurale l'espressione "cultura" è certamente rappresentativo della complessità sociale della nostra Regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sugli emendamenti rubricati n. 185 e n. 186.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 176 presentato dai Consiglieri Contu e Chiezzi: il comma 2 dell'art. 7 è interamente sostituito dal seguente: "La Regione difende l'originale e variegato patrimonio linguistico, di cultura e di costume delle comunità insediate sul suo territorio, ne favorisce lo studio, la conoscenza e la valorizzazione così come ritiene un arricchimento fondamentale per la crescita umana e la convivenza civile garantire la tutela delle lingue e delle culture delle comunità che si insedieranno.".
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Culture insediate e culture che si insedieranno: è il segnale di un'attenzione che noi proponiamo nello Statuto verso una società in divenire, una società che cambia, una comunità che si mescola con altre comunità, che mette insieme usi e costumi diversi, e da questo trova alimento per la convivenza.
Naturalmente, tutti questi elementi non possono essere racchiusi in una formula statutaria, ma hanno bisogno di essere indagati e di essere capiti.
Intervengo da cittadino non originario di questa terra, che ha superato tanti ostacoli nell'incontro con una cultura e con stili di vita molto riservati, tipici del modo di essere e dei costumi delle originarie popolazioni piemontesi: due popoli così diversi, ma così simili anche per questo aspetto della riservatezza, si sono incontrati e hanno insieme, per quanto riguarda la Sardegna e il Piemonte, radici storiche e culturali che datano molto più a lungo nel tempo che non con altre comunità che si sono insediate solo successivamente nel nostro territorio.
Tutto questo è stato possibile anche grazie al ruolo propulsivo che ha svolto la Regione, che ha dato respiro, diciamo così, a tutti gli strumenti possibili (certamente non tutti: più volte abbiamo criticato la deriva un po' regionalistica di alcuni interventi che non tengono conto, invece della complessità socio-culturale così come si è modificata nella nostra Regione).
Ribadire, all'interno dello Statuto, che la Regione Piemonte presta attenzione e, soprattutto, si adopera per mettere in campo gli strumenti necessari a conoscere meglio il fenomeno e la problematica, per garantire la convivenza, la reciproca integrazione, la condivisione e l'incontro credo che assuma un valore alto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Condivido l'emendamento per questa ragione: già nello Statuto vigente quello del 1970, all'articolo 7 si parlava di "patrimonio culturale delle comunità locali", e si diceva: "La Regione difende l'originario patrimonio linguistico, di cultura e di costume delle comunità locali e ne favorisce la valorizzazione". Qui si fermava.
Poi, è successo qualcosa ai fenomeni dell'immigrazione della nostra Regione, fenomeni per lo più di valenza nazionale, quelle grandi migrazioni dagli anni Cinquanta alla metà degli anni Settanta, in cui centinaia di migliaia di persone sono affluite da varie Regioni del Piemonte per sostenere, con il loro lavoro, lo sviluppo industriale della nostra area.
Pensate che la sola città di Torino, dal 1951 al 1971, incrementò la propria popolazione residente di 500.000 unità: mezzo milione di persone dal 1951 al 1971. La città giungeva al suo massimo storico di 1.200.000 abitanti.
Successivamente, e ancora oggi, sono accadute altre cose: la migrazione interna si è attenuata, mentre si è sviluppata una contromigrazione, per cui l'area centrale della nostra Regione, la parte centrale di Torino, si è piano piano svuotata, riequilibrando i pesi insediativi. Ma, intanto, è iniziata un'immigrazione da terre e da culture più lontane. Il processo prima di conoscenza e poi di reciproco rispetto tra la massa di immigrati dalle varie Regioni d'Italia e gli abitanti del Piemonte preesistenti, che aveva trovato un suo equilibrio, si è arricchito di altre presenze, di altri confronti e, diciamo pure, di altre tensioni e di altri problemi perché quando culture distanti tra loro, di diversa origine e natura trovano un territorio su cui insediarsi l'una a contatto con l'altra nascono dei problemi.
Il modo migliore per affrontare questi problemi, democraticamente e nel rispetto della dignità di tutti, è la conoscenza di queste culture.
Il primo passo, quindi, richiede di superare il rifiuto, il disinteresse, una sorta di "frattura" che impedisce un vero confronto fra punti di vista, modi e stili di vita e culture diverse.
Oggi - questo sì è un elemento da innovare - non basta più parlare come fa ancora l'articolo proposto, di salvaguardia dell'identità della comunità (è sottinteso della comunità preesistente), perché oggi il Piemonte (e ogni territorio) si è arricchito di varie comunità. Dunque accanto alla conoscenza e alla salvaguardia delle identità sino ad oggi consolidate, dobbiamo prendere in esame - questo è il pezzo dell'emendamento proposto dal collega Contu che mi sembra più interessante il fatto di ritenerlo un arricchimento fondamentale, garantendo la tutela di tutte le comunità, con le loro lingue e le loro culture, che si insedieranno.
Questo mi sembra un grande fatto; un fatto che non immobilizza in una fotografia statica una situazione, ma si rende conto che la situazione di cambiamenti sociali, di grandi spostamenti di popolazione e, quindi, di inevitabile confronto di cultura e di punti di vista è il terreno su cui viviamo e saremo sempre più chiamati a vivere.
Quindi un articolo molto aperto, che difende e arricchisce tutto quello che c'è; un articolo che immediatamente dà la prospettiva di questo processo di salvaguardia, conoscenza e arricchimento di quel che c'è e che deve andare di pari passo con tutto quello che si aggiunge e si aggiungerà sul nostro territorio.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 176.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 58 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 7, comma 3, dopo le parole "...nel rispetto delle diversità" è inserita la seguente frase "favorendo pari opportunità di integrazione".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Si propone di arricchire il concetto scritto nel comma 3, che dice: "La Regione salvaguarda le minoranze culturali e religiose nel rispetto delle diversità", aggiungendo la frase: "favorendo pari opportunità di integrazione".
E' un'aggiunta piuttosto impegnativa, perché sceglie un impegno della Regione Piemonte volto non solo a salvaguardare le minoranze, che pu essere inteso come un impegno difensivo, cioè proteggere le varie diversità, impedire che l'una soffochi l'altra perché le varie diversità hanno una loro dignità e presenza da salvaguardare, ma ad andare oltre. Qui si dice: "Attenzione, non basta fare questo, perché se noi salvaguardiamo semplicemente le minoranze, ciascuna entro i propri limiti di organizzazione e culturali, rischiamo anche di consolidare delle isole che rimangono tali, mentre il vero problema del nostro futuro è conoscersi parlarsi, scambiarsi, crescere insieme, non rimanere come si era impermeabili, perché l'osmosi culturale è uno degli elementi che favorisce la coesione di una società".
Questo emendamento dice: favoriamo pari opportunità di integrazione e quindi svolgiamo un'attività positiva, con iniziative di movimento.
L'integrazione è una parola sulla quale è in corso (non finirà mai probabilmente) un dibattito, così come si dibatte su cosa si intenda per confronto tra le culture, quali obiettivi si abbiano, l'integrazione di una cultura nell'altra e il superamento di entrambe le culture che si confrontano in nuove culture. Ci sono grandi discorsi dietro tutto questo anche grandi punti di vista e tante e tante discussioni. Sappiamo che in ogni luogo e in ogni paese non c'è una ricetta sempre seguita, si fa quello che una comunità riesce a far crescere e quindi si confrontano anche modelli tra loro molto diversi. Ad esempio, la Francia integra o cerca di integrare; negli Stati Uniti non si integra un bel nulla, le varie minoranze sono attigue e vivono la loro vita; in Gran Bretagna si fa ancora qualcosa di diverso.
La frase che chiediamo di aggiungere è una frase che indica però un movimento da compiere, delle iniziative da assumere, perché tutto non si può risolvere rimanendo fermi e anche solo difendendo l'identità di ciascuno. L'obiettivo fondamentale, il principio fondamentale è quello di una Regione attiva a favorire pari opportunità di integrazione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 58.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 186 presentato dai Consiglieri Contu e Chiezzi: nel comma 3 dell'art. 7, dopo le parole "... tutela le minoranze ..." è aggiunta la parola "etniche".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Ho sottoscritto questo emendamento, che ha come primo firmatario il collega Contu, che propone di arricchire il testo dicendo che la Regione salvaguarda non solo le minoranze culturali e religiose, ma anche di specificare "etniche". Adesso questa operazione di aggiunta mi va bene però forse si poteva anche pensare a togliere tutto e quindi scrivere: "La Regione salvaguarda le minoranze nel rispetto delle diversità", senza fare l'elenco delle minoranze culturali, religiose, etniche, linguistiche ecc.
Si poteva scegliere anche l'altra strada, forse era più semplice e più sintetica. Condivido che, se cominciamo con l'enumerazione, anche la minoranza etnica è una minoranza riconoscibile per se stessa e quindi meritevole di essere citata.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 186.



(Il Consigliere Chiezzi eccepisce sulla votazione)



PRESIDENTE

Ripetiamo la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 186.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 56 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 7, al comma 3 dopo le parole "delle diversità" aggiungere la seguente frase "garantendo il pluralismo in tutte le sue manifestazioni".
Devo dirle, Consigliere Chiezzi, che è molto simile ad altri emendamenti.



CHIEZZI Giuseppe

Sì, condivido.



PRESIDENTE

D'accordo, allora possiamo porlo in votazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 56.
Il Consiglio non approva.
Per dichiarazione di voto sull'articolo 7, ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Il motivo che mi porta a votare contro questo testo è nel primo comma.
E' un comma nel quale vi è solo una parte dei principi che, a mio modo di vedere, dovrebbe contenere questo Statuto, ed è quella puramente difensiva.
Il primo comma recita: "La Regione valorizza le radici storiche, culturali artistiche e linguistiche del Piemonte e, in particolare, salvaguarda l'identità della comunità secondo la storia, le tradizioni e la cultura".
E' un articolo che contiene solo questo elemento ed è descritto in modo piuttosto sbagliato, nel senso che dà l'idea che esista solo un'identità o meglio, una comunità con una sola identità.
In questo modo, si dà l'idea della difesa a riccio di qualcosa che poi nello stato dei fatti, non esiste, perché il Piemonte è un miscuglio straordinario di culture e di lingue. Non c'è, quindi, un'identità da difendere piuttosto che un'altra.
Questo è il motivo per cui voterò contro l'articolo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 7 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Emendamento rubricato n. 57 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: la rubricazione dell'art. 9 "Tutela della salute dei cittadini" è così variata: "Tutela della salute".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Questo emendamento tende a lasciare una formulazione dell'articolo più universale, senza restringere ai cittadini il principio fondamentale di tutela della salute. La tutela della salute è un principio fondamentale rivolto erga omnes: cittadini o no, si tutela la salute di tutti.
Questo concetto era già stato proposto nel Preambolo in altra forma; lo ribadiamo nell'articolato perché ci sembra una specificazione del tutto inutile. La tutela della salute è un principio fondamentale, astratto e universale. "La Regione Piemonte tutela la salute". Punto. Ovviamente nelle leggi di attuazione di questo principio si potranno decidere altre cose e confinare i concetti di tutela e di salute a questo o a quello; ma specificare, puntigliosamente nel Titolo, che il principio fondamentale non è tale ma lo applichiamo ad un insieme - e i cittadini sono un insieme - mi sembra voler diminuire questo concetto nella sua portata fondamentale. Non dimentichiamoci, infatti, che siamo nella rubrica "Principi fondamentali".
Purtroppo, in questa rubrica abbiamo parlato di tante questioni che non sono fondamentali, ma queste sono le incongruenze dello Statuto che, spero vengano sanzionate da chi si occuperà di verificare la correttezza del testo.
Questo è il motivo per cui proponiamo di togliere "dei cittadini".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 57.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 59 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 9, comma 1 le parole "e della comunità" sono abrogate.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Questo emendamento lo illustro solo perché vorrei segnalare che non si capisce bene il significato della cosa scritta.
"La Regione promuove e tutela il diritto alla salute delle persone e della comunità". Non capisco cosa sia questa specificazione della comunità.
C'è una comunità che è malata? Se qualcuno mi spiega il senso, posso anche ritirare l'emendamento. Mi rendo conto che sto parlando ai sordi, ma se in quest'occasione qualcuno sordo non è e mi spiega cosa s'intende con questo concetto, io sono pronto a ritirarlo. Il diritto alla salute delle persone è chiaro, ma della comunità non lo capisco. C'è una comunità malata? Mi vuole spiegare questo testo?



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Evidentemente è una sottolineatura, ma comunque distingue il concetto della salute delle persone, quindi singolarmente considerate, da quello della comunità, per esempio di fronte ad un evento di epidemia o altre situazioni di questo genere; quindi, è la comunità completamente intesa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

L'intervento del relatore Galasso mi sollecita una considerazione.
Sinceramente, credevo che il diritto alla salute della comunità fosse da intendere con la prevenzione che possiamo effettuare nei confronti delle cause di malattie complessive. Penso, ad esempio, alle malattie collegate a problemi di tipo ambientale.
In quel senso poteva reggere il concetto della comunità e sempre in quel senso poteva anche avere una motivazione, in quanto sarebbe una finalità dello Statuto della Regione porsi il problema di tutelare la salute, non solo con azioni di prevenzione e di diagnosi precoce, ma anche con il diritto all'accesso alle cure universalistiche o il diritto alle cure anche per coloro che non hanno le condizioni economiche per garantirsi cure adeguate. Mi sembra che l'esempio che ha portato il relatore sia un problema che rientra comunque nella tutela della salute delle persone, nel senso che quando succedono delle calamità, è chiaro che le persone accedono ai servizi pubblici di sanità che provvedono alle cure immediate e conseguenti.Invece il concetto che sarebbe da specificare meglio è quello che viene indicato nel secondo comma, dove si dice "garantire la qualità degli ambienti di vita e di lavoro".
Promuovere e tutelare il diritto alla salute per la comunità è quanto meno contraddittorio e dà luogo a delle divergenze di interpretazione, come abbiamo visto in questo momento. Non nego che potrebbe anche avere una fondatezza l'interpretazione data dal relatore, però messo così, la mia interpretazione sarebbe ancora più giustificata.
Questa è la dimostrazione di come questo punto non sia stato approfondito nel corso della discussione della prima lettura, e di come sarebbe opportuno ragionare durante questa seconda lettura per approfondire maggiormente le tematiche, senza pensare che lo scopo principale è quello di arrivare al termine senza dare spazio alla qualità del lavoro che stiamo facendo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Il dibattito su questo punto poteva trascorrere serenamente e devo dire che oggi abbiamo visto il relatore particolarmente solare ed assolutamente adeguato alla circostanza solenne nella quale si discute lo Statuto.
Però potremmo aggettivare il termine comunità. Si potrebbe dire: "La Regione promuove e tutela il diritto alla salute delle persone e...", ma proviamo a vedere cosa ci viene in mente: comunità montane, comunità valdese, comunità anglicana. Potremmo aggettivare, continuando all'infinito.
Forse l'uso spregiudicato di questo termine dà per scontato ciò che scontato non è. Siamo una comunità certamente costituita da tante comunità e non è detto che la somma di tante comunità faccia la comunità. Anzi, sono comunità che fra di loro parlano, scambiano e contribuiscono alla vita sociale e civile della nostra Regione.
Però concorderà, Presidente, che questo è stato uno scivolone: "La Regione promuove e tutela il diritto alla salute delle persone e della comunità", dove la parola comunità usata al singolare non rende la complessità sociale alla quale intende riferirsi.
Probabilmente l'abbiamo ereditato e credo che il Consigliere Chiezzi con puntualità abbia rimarcato negli emendamenti esaminati sinora queste incongruenze anche letterali e linguistiche, che possono prestarsi ad un'equivoca interpretazione o che, ad ogni modo, rendono il testo rendono il testo più pesante e più ridondante, facendogli perdere quell'efficacia che era nelle intenzioni del legislatore e quindi dell'assemblea consiliare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente e grazie al relatore, Consigliere Galasso, del quale non ho apprezzato le spiegazioni, nel senso che non mi hanno aiutato a capire la fondatezza di questa specificazione.
La frase recita: "La Regione tutela il diritto alla salute della comunità", ma il diritto è qualcosa di esigibile. La comunità cosa fa? Pu esigere il diritto alla salute la comunità in quanto tale? Non siamo ridicoli! Diverso se si fosse detto: la Regione tutela la salute, ma non il diritto. La comunità quale? Una qualunque? Una comunità di duecento trecento persone? Mi sembra un gran pasticcio.
Non ritiro l'emendamento e chiedo che sia messo ai voti.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 59.
Il Consiglio non approva Emendamento rubricato n. 60 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 9, comma 1 dopo le parole "delle persone e della comunità" sono inserite le seguenti parole "e garantisce cure gratuite agli indigenti".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Poiché trattiamo di principi fondamentali, garantire agli indigenti cure gratuite, ci sembra un principio da inserire.
Si sono inseriti nei Principi fondamentali particolari privi di portata normativa e generici. Perché non inserire questa garanzia a carico di chi non può - per ragioni personali, di reddito insufficiente o per altro motivo - accedere alle cure? Questo contraddice l'intenzione, tra le righe di fare un'affermazione ridondante di tutela generica. La tutela generica può assumere un valore di principio fondamentale se, ad esempio, per quanto riguarda una fascia di popolazione, che esiste, che è quella che non pu accedere, perché indigente, a cure gratuite, viene garantita in modo esplicito e non lasciando questa garanzia a provvedimenti successivi



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 60.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 177 presentato dai Consiglieri Contu e Chiezzi: il comma 2 dell'art. 9 è interamente sostituito dal seguente: "La Regione, nell'ambito delle sue competenze, promuove ed attua un'azione legislativa e regolamentare intesa a creare ed organizzare gli strumenti più efficaci per un preciso intervento a tutela della salute dei cittadini e specificamente: a) costituisce organismi sanitari ed altri strumenti di intervento e di controllo nei luoghi di lavoro per tutelare la salute e prevenire le cause che le provocano danno b) favorisce la partecipazione dei comitati di fabbrica, dei lavoratori e delle categorie professionali alla gestione degli organismi e degli strumenti antinfortunistici, di medicina preventiva, di igiene generale, di igiene mentale, nonché di medicina curativa e riabilitativa c) elabora il proprio Piano socio-sanitario ispirandosi ai principi dell'art. 32 della Costituzione d) istituisce in A-USL e ASO il Comitato di partecipazione degli utenti e degli operatori dei servizi socio-sanitari del territorio al fine di verificare, tra l'altro, la funzionalità dei servizi e la loro rispondenza alle finalità delle SSN e agli obiettivi dei Piani Sanitari nazionali e regionali".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Questo è un emendamento il cui primo firmatario è il Consigliere Contu.
E' un testo interessante e per certi aspetti anche commovente, perché parla di questioni che arrivano da lontano. Tornano i comitati di fabbrica, cari Consiglieri! Tornano i comitati di fabbrica e si dice che dobbiamo favorire la partecipazione dei comitati di fabbrica nella tutela della salute.
Quanto tempo è passato dal 1970! Il Consigliere Contu ha preso l'articolo 6 dello Statuto vigente, e l'ha trasferito nel 2004 tale e quale, e ha fatto bene. Bisognerebbe ricordarsi di certe stagioni che erano di lotta, di speranza e di risultati. Se non ci fossero stati tanti comitati di fabbrica, negli anni '70 e successivi, molte cose in Italia non sarebbero cambiate, anche sul piano delle organizzazione dei servizi sanitari, sul piano del riconoscimento di tanti diritti: diritto alla salute, il diritto alla casa.
I comitati di fabbrica hanno dato spallate non da poco, e hanno cambiato questo nostro mondo in meglio, con anni e anni di lotta.
Ricordo questo perché, a parte i comitati di fabbrica, l'organizzazione prevista nell'articolo 6 del 1970 era di gran lunga, ma di gran lunga migliore di quello asfittico che è uscito dalla prima lettura di questo Statuto. Ripeto, asfittico. Guardate l'articolo 9 che vi accingete ad approvare per la seconda volta e leggete l'emendamento del Consigliere Contu, che è l'articolo 6 vigente, e vi renderete conto come questo andrebbe votato, non facendo alcun passo avanti, ma rimanendo a testa alta di fronte ad un problema importante, invece di scappare da problemi e scrivere - lo dirò in dichiarazione di voto - un articolo piccolo piccolo gracile, da tutti i punti di vista, e anche con delle palesi "bambinerie" linguistiche che non fanno onore ad un aggiornamento dello Statuto.
Quindi, sostengo con convinzione che, piuttosto che far approvare il nuovo articolo 9 così com'è stato scritto in prima lettura, sarebbe meglio rimanere all'articolo 6, come nuovamente rubricato ad emendamento da parte del collega Contu.
Leggo questo emendamento, perché vale la pena sapere cosa gettiamo via anzi cosa gettate via: "La Regione, nell'ambito delle sue competenze promuove ed attua un'azione legislativa regolamentare intesa a creare e ad organizzare gli strumenti più efficaci per un preciso intervento a tutela della salute dei cittadini, e specificamente: a) costituisce organismi sanitari e altri strumenti di intervento e di controllo nei luoghi di lavoro per tutelare la salute e prevenire le cause che le provocano danno b) favorisce la partecipazione dei Comitati di fabbrica, dei lavoratori e delle categorie professionali alla gestione degli organismi e degli strumenti antinfortunistici, di medicina preventiva, di igiene generale, di igiene mentale, nonché di medicina curativa e riabilitativa; c) elabora il proprio Piano Socio-sanitario - quello che voi non avete ancora fatto! ispirandosi ai principi dell'articolo 32 della Costituzione; d) istituisce in A-USL e ASO il Comitato di partecipazione...", questo è un elemento di certo superato.
Questo articolo è meritevole intanto di essere segnalato, poi di essere posto in votazione così com'è, anche con i suoi difetti di età.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 177.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 61 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 9, dopo il comma 2 inserire il seguente nuovo comma 2 bis: "2 bis. Qualsiasi trattamento sanitario non può in nessun caso violare il rispetto della persona umana".
Emendamento rubricato n. 62 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 9, dopo il comma 2 inserire il seguente nuovo comma 2 ter: "2 ter. La Regione organizza gli strumenti più efficaci per la promozione e la tutela della salute e costituisce organismi di intervento, prevenzione e controllo anche sui luoghi di lavoro".
Questi emendamenti, collega Chiezzi, riprendono temi già ampiamente trattati.
La parola al Consigliere Chiezzi, per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Dell'emendamento rubricato n. 62 abbiamo già parlato.
Per quanto concerne l'emendamento rubricato n. 61, anche se ne abbiamo già parlato, vorrei riprenderlo.
Questo concetto, intanto, è un principio fondamentale vero (non come tante altre cose scritte sin qua, che non sono principi fondamentali).
un principio contenuto nell'articolo 32 della Costituzione, che recita: "La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".
Nel comma precedente, sempre nell'articolo 32, la Costituzione recita: "Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge", e poi precisa che la legge non può violare il rispetto.
Questo è un aspetto abbastanza attuale, perché proprio in questi ultimi tempi ci siamo trovati di fronte ad un paio di problemi di questo tipo dove alcune persone ritenevano violato il rispetto della propria persona in funzione di un trattamento sanitario che non volevano.
Mi sembra che valga la pena riflettere su questa proposta. Pensateci votate come credete, ma memorizzate in Consiglio che il tema è attuale: è un principio fondamentale, peccato che non venga inserito nello Statuto.



CHIEZZI Giuseppe

PRESIDENTE.



CHIEZZI Giuseppe

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 61.
Il Consiglio non approva.



CHIEZZI Giuseppe

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 62.
Il Consiglio non approva.



CHIEZZI Giuseppe

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi, per dichiarazione di voto sull'articolo 9 nel suo complesso.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghi, leggete questo articolo! Guardate cosa vi accingete a votare, perché stiamo parlando di salute.
Osservate, all'articolo 9, in un titolo e in una riga cosa si riesce a fare. "Tutela della salute dei cittadini": dal titolo si comprende che è un articolo che vuole tutelare la salute dei cittadini.
Il primo comma recita: "La Regione promuove e tutela il diritto alla salute delle persone e della comunità". E i cittadini dove sono finiti? I cittadini non ci titolo sono più; quelli stanno solo nel titolo: ma a significare cosa? Non si capisce, perché è solo un, non è nemmeno una norma. Il cittadino scompare, però compaiono "le persone" e "la comunità".
In una riga e in un titolo avete individuato tre soggetti diversi cui destinare il principio fondamentale della tutela della salute.
Se questo non è proprio un articolino piccolo piccolo, e magari un po' bambinesco, non so quali siano gli articoli piccoli e bambineschi.
Per votare questo articolo, varrebbe la pena tenersi quello che c'è.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Signor Presidente.
Anch'io condivido alcune delle affermazioni testé fatte.
Continuo a credere, nonostante l'intervento del Consigliere Galasso che le mie proposte fossero nell'ottica della prevenzione, dal punto di vista della salute dei cittadini, ma anche della tutela e delle ricadute ambientali.
Pensiamo semplicemente a quello che accade in Piemonte (ma anche in tantissime Regioni italiane) relativamente all'amianto: questo ci dà un'idea di cosa significa promuovere la tutela del diritto della salute delle comunità.
Effettivamente, andando a sviluppare il concetto, è chiaro che la comunità in quanto tale è costituita di persone e, quindi, diventa quasi una tautologia collegare la comunità alle persone.
comunque un articolo che, complessivamente, si situa nell'indirizzo che noi abbiamo criticato già nel corso della prima lettura di questo Statuto: è un indirizzo timido, un indirizzo di mediazione, che ci ha portati a fare delle mezze affermazioni; mezze affermazioni per arrivare ad un punto condivisibile, se pensiamo che, tutto sommato, il punto più qualificante di questo articolo 9 è il fatto che il sistema sanitario regionale opera nel quadro del sistema sanitario nazionale.
A tal proposito, ci sarebbe da fare una valutazione aggiuntiva. Vediamo che il lavoro che faticosamente si sta facendo, a livello nazionale, di riscrittura di alcuni articoli della Costituzione sta ipotizzando di trasferire a livello regionale la gestione complessiva del sistema sanitario. Io, pur essendo sicuramente tra coloro che sostengono la necessità che il sistema sanitario sia nazionale, universale e universalista e che fornisca a tutti i cittadini italiani le stesse garanzie, proprio perché penso che sia giusto mantenere questo tipo di struttura per il sistema sanitario nazionale, non sono convinto che questo comma terzo potrebbe poi reggere di fronte a delle modifiche costituzionali che potrebbero essere sviluppate a livello nazionale.
Se a livello nazionale si smonta quello che è il quadro del sistema sanitario nazionale, come potrà mai il sistema sanitario regionale operare nell'ottica e all'interno di un quadro che è stato smontato fino al punto che potrebbe anche non esistere più? Questi sono alcuni dei punti che noi avevamo sollevato già durante la prima lettura e questo è uno dei punti che, addirittura, renderebbe più utile un ripensamento sul lavoro che stiamo facendo, nel senso che io ritengo che sarebbe più proficuo non avere davanti l'obiettivo di terminare questo lavoro in un tempo stabilito, ma di inserire il lavoro che facciamo in un quadro più generale.
Il quadro più generale ci dice che, essendo in corso delle modifiche costituzionali a livello nazionale, noi corriamo il rischio di votare un documento come il nostro Statuto che, immediatamente dopo la votazione potrebbe già essere obsoleto e superato in alcune sue parti. Quindi noi facciamo questa galoppata di corsa e poi, probabilmente, molte parti di questo Statuto dovranno essere riprese, corrette e cambiate.
Credo che, vista la timidezza e anche il livello di poca incisività del testo che abbiamo scritto, converrebbe usare questa seconda lettura per approfondire maggiormente i problemi che, di volta in volta, vengono evidenziati.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese dell'articolo 9 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Emendamento rubricato n. 63 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: "l'art. 10 è abrogato" La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

I due temi in questione sono temi già trattati in altri articoli. Vi è poi il fatto che questo articolo mette insieme due argomenti del tutto diversi e che non sono parenti in nessun modo: il diritto all'abitazione e la tutela del consumatore.
Il diritto all'abitazione, tra l'altro, è stata una delle richieste emerse durante le consultazioni. Inserire da qualche parte questo diritto va bene, però cosa c'entra la tutela del consumatore messa insieme in uno stesso articolo, sulla stessa riga? Non c'entra assolutamente niente, è un modo disordinato e fuorviante di porre dei problemi. Se poi entrambi vengono assunti a principi fondamentali insieme, non è che abbiamo costruito un testo chiaro, univoco, sintetico: abbiamo fatto un'operazione di confusione.
Si confondono i problemi, li si mettono a contatto senza alcun criterio logico e quindi il motivo di questa richiesta non è quello di sopprimere queste cose, che penso altri emendamenti collocheranno in modo più logico all'interno di altri articoli, ma è proprio per dire che non ha nessun senso costruire un testo di questo genere. Adesso non ho sottomano lo studio che gli uffici hanno prodotto di chiarezza, sinteticità, omogeneità appropriatezza ecc., ma certo un articolo così congegnato rispetto a quanto i nostri uffici segnalano per il buon governo dell'attività legislativa non ha nulla a che vedere. Questa è veramente una cosa, sul piano della logica e dei contenuti, impresentabile, veramente impresentabile.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 63.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 64 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 10, comma 2, le parole "nel tutelare il consumatore ..." sono abrogate e sostituite dalle seguenti parole "... tutela il consumatore e ...".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

un altro richiamo a quanto gli uffici, con i loro studi, hanno prodotto e consegnato a tutti i Consiglieri regionali per indurre, anche il promotore politico e il decisore istituzionale, a scrivere leggi usando il presente indicativo e non il gerundio o frasi del tipo: "La Regione, nel tutelare promuove".
Non si tratta di romanzi, sono testi di legge che devono essere asciutti, chiari e sintetici. Se si vuole tutelare, lo si scrive chiaramente e non si dice: "Cari cittadini, mentre io tutelo, allora poi promuovo". No, se tuteli, decidi di tutelare e lo dice chiaramente: "Tutelo, promuovo", senza fare delle circonlocuzioni che sembrano "temini" da scuola elementare.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 64.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 10 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Emendamento rubricato n. 65 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 11, dopo il comma 1, è inserito il seguente nuovo comma 1 bis: "1 bis. La Regione promuove l'educazione alla pace e alla non violenza e si adopera per uno sviluppo della cultura dell'accoglienza, dell'integrazione e coesione fra i popoli".
Consigliere Chiezzi, l'abbiamo già trattato nel Preambolo questo punto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. In questo caso, mi sentirei di apprezzare il richiamo al Preambolo, ma di non farne elemento ostativo alla discussione e alla presentazione di questo emendamento.
Il Preambolo non esiste. Il Preambolo è un'invenzione tutta politica; è una chiacchierata messa all'inizio. E allora, se è una bella chiacchierata diciamo: "Come sarebbe bello il mondo", ma poi, finita la chiacchierata facciamo sul serio. Finita la chiacchierata, ci sono le norme e ci sarà qualcuno che, alzando la mano, potrebbe dire: "Attenzione, nello Statuto della Regione c'è scritto questo". Qualcuno, alzando la mano, potrebbe dire: "Scusate, ma nel Preambolo c'era scritto questo" e qualcun altro potrebbe rispondere: "Senti, lasciare stare il Preambolo, guarda le norme dello Statuto, se c'è scritto lì, lo facciamo".
Il Preambolo è una chiacchierata iniziale tutta politica, tutta di fantasia: delle buone intenzioni e basta.
Per carità, avete scelto la strada del Preambolo, ma, dal punto di vista normativo - come direbbe il Presidente Scalfaro - è un belato. È un belato e nient'altro. Le norme, invece, sono questioni serie.
Relativamente ad altri temi trattati già nel Preambolo, non ho insistito nel richiamarli nell'articolo, ma dato che qua si parla di pace mi sento di dire: attenzione, adesso stiamo giocando sul serio e non solo chiacchierando e allora, visto che lo proponiamo come norma cogente, chiedo che la Regione, come principio fondamentale, promuova l'educazione alla pace e alla non violenza, e che si adoperi per uno sviluppo della cultura dell'accoglienza e dell'integrazione. La discussione su questo argomento è da fare adesso, non prima.
Il voto, quindi, è significativo su questo inserimento.
Su questa votazione, chiedo l'appello nominale.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, richiesta dai Consiglieri Chiezzi, Contu e Papandrea sull'emendamento rubricato n. 65.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri ha votato Sì 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 178 presentato dai Consiglieri Contu e Chiezzi: dopo il comma 1 dell'art. 11 è aggiunto il seguente: "1 bis La Regione dà relazione periodica della sua attività, organizza conferenze con gli enti locali, cura i contatti con gli organismi di azienda, di scuola, di comunità locali, secondo le norme e le modalità dello Statuto e del Regolamento".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che il primo comma dell'articolo 11 recita: "La Regione riconosce i diritti di tutti", quindi anche dei profughi, dei rifugiati, degli apolidi, occorre tener presente anche i diritti delle minoranze. Anche se siete in tanti a votare questo brutto Statuto, ci sono delle minoranze che stanno compiendo un lavoro che bisogna rispettare. Poiché la Presidenza sta, giustamente, organizzando gli emendamenti in modo diverso dalla semplice sequenza di numeri ordinati dall'1 al 1000, chiederei del tempo quando si richiama un emendamento, per poterlo visionare e riflettere sul da farsi.
L'emendamento 178, presentato dal collega Contu, parla di diritti sociali. È un articolo in cui si mischiano tante questioni, tornando anche su altri concetti.
Il collega Contu chiede di inserire un impegno della Regione Piemonte nell'esercizio delle norme previste da questo articolo. L'impegno è di fare relazioni periodiche e di organizzare conferenze. È un aspetto condivisibile nel quadro delle scelte, che non condivido, di inserire tra i principi fondamentali, cose che principi fondamentali non sono. Anche l'emendamento del Consigliere Contu non è un principio fondamentale, ma dato che nemmeno il testo dell'articolo è un principio fondamentale, mi sento di sostenerlo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 178.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 179 presentato dai Consiglieri Contu e Chiezzi: dopo il comma 1 dell'art. 11 è aggiunto il seguente: "1 bis Essa stabilisce rapporti permanenti con gli organi di informazione anche audiovisivi, e provvede ad istituire forme di comunicazione che consentano alla comunità regionale di esprimere le proprie esigenze".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Volevo fare una segnalazione approfittando dell'emendamento sulla comunicazione. Numerosi cittadini segnalano - mi associo a questa denuncia perché l'ho verificata - la difficoltà ad entrare in collegamento nella fascia pomeridiana con il lavori del Consiglio attraverso la rete. Non sappiamo quali siano le difficoltà, le comunicano anche da altri Enti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Contu, ma non è pertinente con l'emendamento.
Adesso, che nello Statuto ci si occupi anche di internet!



CONTU Mario

Scusi, era solo l'occasione per richiamare il problema. L'emendamento recita: "Stabilisce rapporti permanenti con gli organi di informazione anche audiovisivi, e provvede ad istituire forme di comunicazione che consentano alla comunità regionale di esprimere le proprie esigenze".
Ho introdotto questo aspetto della comunicazione reciproca, che è comunicazione proprio perché due soggetti interagiscono, perché non solo la Regione deve essere attenta, anche attraverso i mezzi di comunicazione e l'uso di strumenti più avanzati, a recepire le esigenze della comunità, ma allo stesso tempo, deve essere in grado di restituire in modo tempestivo per esempio nel caso che ho denunciato, conto dei lavori d'Aula. Lo ricordavo perché nella fascia pomeridiana mi è stato segnalata una difficoltà ad entrare in rete per seguire i lavorai del Consiglio.
Detto questo, abbiamo anche istituito un organismo ad hoc, il CORECOM che sappiamo, nella sua fase di stabilizzazione, attraversato da notevoli difficoltà. Il CORECOM, come ente di vigilanza, è un ente che dovrebbe assolutamente sovrintendere alle modalità della comunicazione, cercando di favorirle. Questo avviene attraverso il momento di fruizione, io credo estremamente positivo ed accertato, per esempio, con il lavoro prezioso che svolgono le agenzie. Purtroppo non si sono autorizzate competenze esterne ma estremamente positivo potrebbe essere l'appalto ad un'agenzia per curare i notiziari regionali, sempre nell'ambito della reciprocità dei canali di informazione che sono fatti di terminali che si incontrano attraverso la comunicazione, colloqui.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Questo tema è importante perché siamo di fronte ad una situazione, in Piemonte, del sistema dell'informazione e delle comunicazioni, che non penso siano soddisfacenti per la comunità regionale. Il Presidente ne sa qualcosa. Insistere sul fatto che la regione Piemonte stabilisca rapporti permanenti con gli organi di informazione che consentono alla comunità di esprimere proprie esigenze, mi sembra che assuma quasi valore di principio fondamentale al pari degli altri. Siamo - Presidente Cota, lei lo sa molto bene - in una comunità in cui larghe parti della stessa non riceve il segnale della RAI che non può sapere cosa succede in regione Piemonte attraverso la rete pubblica di RAI 3. A me questa sembra una situazione incredibile, ma mi sembra anche incredibile che non si sia ancora riusciti a superarla. Mi viene da pensare che non lo si voglia fare, che non ci sia nessun interesse perché in tutto il Piemonte si possa vedere il telegiornale regionale. Il fatto che il Consigliere Contu abbia presentato questo emendamento è condivisibile anche per questo motivo. Siamo in grave ritardo e siamo anche in violazione, non dico del diritto a poter vedere le informazioni della televisione regionale di Stato, ma dell'opportunità di rendere coesa e di dare un'eguale qualità dell'informazione a tutta la popolazione piemontese.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 179.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 66 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 11 dopo il comma 3 è inserito il seguente nuovo comma 3 bis: "3 bis. La Regione garantisce ad ogni persona in situazione di bisogno il diritto ad un'assistenza che permetta di soddisfare i bisogni di base".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 66.
Il Consiglio non approva Emendamento rubricato n. 67 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 11 dopo il comma 3 inserire i seguenti nuovi commi 4 e 5: "4. La Regione promuove il diritto all'abitazione.
5. La Regione tutela il consumatore e promuove la pluralità dell'offerta la correttezza dell'informazione, la sicurezza e la qualità dei prodotti e favorisce lo sviluppo di associazioni tra i consumatori".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Solo per correttezza verso i Consiglieri. Questo emendamento è quello che deriva dall'emendamento non accettato di abrogazione dell'articolo 10.
Non era abrogato in quanto articolo di argomento non condivisibile, ma in quanto diversa rubricazione proposta. Questa è la conseguenza di quell'altro emendamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 67.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 68 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 11 dopo il comma 5 inserire il seguente nuovo comma 6: "6. La Regione vieta ogni forma di discriminazione nei confronti del sesso il colore della pelle, l'origine sociale o culturale, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche, l'appartenenza ad una minoranza, il patrimonio, la nascita, le disabilità, l'età, gli orientamenti sessuali".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Questo argomento lo abbiamo già trattato nel Preambolo?



PRESIDENTE

Sono tutti temi che abbiamo già affrontato quando abbiamo discusso sui "Principi".



CHIEZZI Giuseppe

Nel Preambolo di sicuro, ma non ricordo se lo abbiamo trattato anche nei "Principi". Comunque, è questione di un minuto.
Il testo recita: "La Regione vieta ogni forma di discriminazione nei confronti del sesso, il colore della pelle, l'origine sociale o culturale la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche l'appartenenza ad una minoranza, il patrimonio, la nascita, le disabilità l'età e gli orientamenti sessuali".
Questo sì che è un principio fondamentale: noi chiediamo di inserirlo come nuovo comma all'articolo 11.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 68.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 11 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Indìco la votazione palese sull'articolo 12.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione palese sull'articolo 13.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Emendamento rubricato n. 69 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 14, comma 1, la parola "... per ..." è abrogata.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, vorrei intervenire prima sull'articolo; mi soffermer successivamente sugli emendamenti, che sono frutto di una discussione sull'articolo.
Le segnalo che il primo comma è di difficile comprensione. Leggiamolo con attenzione, perché districarsi in questo italiano non è cosa semplice.
Il testo recita: "La Regione garantisce e promuove per tutti il diritto allo studio e alla formazione volto" - troviamo poi il soggetto - "ad assicurare, per il raggiungimento dei gradi più alti dell'istruzione maggiori opportunità personali di crescita culturale e civile, rimuovendo gli ostacoli che ne limitano l'accesso".
Quanto a semplicità e a chiarezza, siamo proprio messi male! Una prima osservazione: cosa si vuol dire con questa norma? Perché si vuole promuovere il diritto allo studio? Perché si vogliono assicurare maggiori opportunità personali di crescita. Questo è logico. Ma la frase "per il raggiungimento dei più alti gradi dell'istruzione" non indica un aspetto che precede il diritto allo studio, semmai è una cosa che viene dopo. Il diritto allo studio consente, una volta esercitato, di raggiungere i più alti gradi dell'istruzione. Questo fatto - il raggiungere, attraverso il diritto allo studio, i più alti gradi dell'istruzione - consentirà maggiori opportunità personali di crescita culturale e civile, e non il contrario. Qui è scritto al contrario: il diritto allo studio assicura maggiori opportunità personali di crescita culturale e civile. È proprio sbagliato! Stiamo dicendo una cosa senza senso.
Scritto in tal modo, capovolge i termini della questione.
Si tutela il diritto allo studio - e, quindi, la possibilità di raggiungere i più alti gradi - e, in questo modo, si determinano maggiori opportunità personali di crescita.
Ancora, nell'ultima frase, "rimuovendo gli ostacoli che ne limitano l'accesso", quel "ne" a cosa si riferisce? Ai più alti gradi dell'istruzione o al diritto allo studio? Se riflettete un attimo, vi accorgerete che una frase di questo genere dal punto di vista del significato e del contenuto, è assolutamente poco chiara; forse, al limite dell'incomprensione totale.
Vedremo, in questo caso, chi leggerà lo Statuto che osservazioni farà.
Di certo è una dicitura confusionaria e non chiara in quello che dice.
Forse, è anche contraddittoria; dovrebbe essere quantomeno riscritta, anche solo per rispetto verso i cittadini che, eventualmente, leggeranno una norma di questo genere, perché, veramente, si perderanno, in queste poche righe, in una confusioni di richiami, di soggetti e di incisi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Presidente Galasso, la pregherei di prestare attenzione, perché insieme si possono apportare quelle piccole correzioni al testo che non lo modificano nella sua portata. Eliminare la parola "per" potrebbe aiutare la comprensione del testo. Già nella lettura che ne ha fatto il Consigliere Chiezzi, siccome in parte ho contribuito nella discussione in Commissione all'elaborazione di questo articolo 14, portando un contributo che poi ha dei forti richiami al dettato costituzionale, la formulazione, dal punto di vista letterale, che ne è venuta fuori è una formulazione che, Presidente impone una correzione, perché così com'è è assolutamente incomprensibile.
Si è trattato, probabilmente, di un refuso.
La frase "La Regione garantisce e promuove per tutti il diritto allo studio e la formazione ... volto ad assicurare ... per il raggiungimento" potrebbe essere così riformulata: "volto ad assicurare il raggiungimento dei gradi più alti dell'istruzione e maggiori opportunità personali di crescita culturale e civile, rimuovendo gli ostacoli che ne limitano l'accesso." Presidente, mi appello al relatore, che deve vigilare sulla correttezza formale del testo. Basterebbe togliere la virgola e il "per" e mettere una congiunzione dopo il terzo paragrafo del primo comma per restituire un senso compiuto alla norma.
Consigliere Galasso, non credo che l'approvazione di una modifica letterale implichi la terza lettura? In quanto aggiorna e prende consapevolezza che la formulazione è stato un refuso e, come tale, va recuperata con una riscrittura che modifica un "per" con una congiunzione con un inserimento, dopo le parole "più alti dell'istruzione" e, di conseguenza, "maggiori opportunità personali di crescita culturale e civile." Quindi, l'introduzione di due termini. Mi appello al relatore e al buon senso perché questa correzione formale possa essere recepita ed introdotta nel testo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 69.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 70 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 14, comma 1, dopo le parole "... rimuovendo gli ostacoli" inserire le seguenti parole: "di ordine economico, sociale e culturale".
Consigliere Chiezzi, è un tema già trattato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 70.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 71 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea, Contu: all'art. 14, dopo il comma 1,è inserito il seguente nuovo comma 1 bis: "1 bis. La Regione garantisce la realizzazione di un sistema regionale integrato dell'istruzione e della formazione professionale".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 71.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 72 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 14, comma 2, la parola "... anche ..." è abrogata.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

La parola "anche" è da usare con molta parsimonia, appesantisce il testo e non ne rende chiaro il significato, perché apre chissà quali strade. La frase nella quale si propone la parola "anche" è la seguente: "La Regione sostiene ed incentiva la ricerca anche in collegamento con Università, fondazioni ed istituti di ricerca" e cos'altro? Questi sono i soggetti verso i quali la Regione Piemonte può sostenere e incentivare la ricerca. Mi sembra che siano enumerati tutti. Cosa vuol dire "anche"? Sono dei modi ridondanti di scrivere delle norme che, mi sembra, non corrispondano alla sinteticità di una norma più volte richiamata nel testo che gli uffici del legislativo ci hanno consegnato, affinché ne tenessimo conto nella redazione delle leggi. Invece, conto non ne stiamo tenendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Non ricordo la discussione su questo articolo. Certamente, la parola "anche" potrebbe voler dire, sostanzialmente, che la Regione sostiene ed incentiva la ricerca e che questo possa avvenire per intervento diretto nei confronti di chicchessia si faccia portatore di una proposta di ricerca. La FIAT propone di sostenere la ricerca sui combustibili sostenibili (potrebbe essere la questione dell'idrogeno) e la Regione dice: "Sostengo questa ricerca". In troppi casi, è successo in questo modo e, in troppi casi questo sostegno, avulso da un contesto, da un referente o da un ente pubblico (o parapubblico come Università e istituti di ricerca), pone qualche problema. Da qui, Assessore Pichetto, non si può sostenere, a prescindere, la ricerca tout court. Probabilmente, il collegamento con Università, Fondazioni ed istituti di ricerca diventa cosa più vincolante e impregnante.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 72.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 73 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'art. 14, dopo il comma 2, inserire il seguente nuovo comma 2 bis: "2 bis. La Regione garantisce a Enti e a privati il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, purché non comportino oneri per la Regione".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

un tema importante su cui la Regione Piemonte si è comportata in modo differente, con infinite discussioni: mi riferisco al discusso e travagliato provvedimento inerente al buono scuola. Sappiamo che, secondo il dettato costituzionale, non ci devono essere oneri per lo Stato per chi vuole istituire istituti di studio, di ricerca e via dicendo. La Regione Piemonte, attraverso i buoni scuola, ha invece dato un sostegno, in modo trasversale e un po' nascosto, alle scuole private.
Nell'articolo 14 (Istruzione e ricerca) cerchiamo di dire alcune cose: primo, che vi sono tutte le garanzie, per chicchessia, di istituire scuole e istituti di educazione. Sotto questo riguardo, rispettiamo il dettato costituzionale, non per osservanza burocratica, ma per vera convinzione. Da lì è nata la Costituzione. Anche nel settore più delicato, dal punto di vista della mobilità sociale, della crescita dei giovani e, quindi, della loro educazione, affermiamo che chiunque può liberamente istituire scuole e istituti di educazione. Non c'è nessun ostracismo.
La seconda affermazione importante è che questa è un'attività privata che può essere liberamente svolta, ma senza oneri per la Regione. Il motivo è molto semplice: l'istruzione pubblica è l'unica istruzione in cui, in modo libero, qualsiasi punto di vista deve trovare accesso senza scelta e discriminazione alcuna, perché il reclutamento del personale scolastico avviene tramite concorso. Tutti sappiamo che avviene sulla base di competenze professionali e non di credi religiosi, ideologici o culturali.
L'unica scuola veramente libera è la scuola pubblica, in cui si pu trovare ogni tipo di opinione e di cultura. Nelle scuole di ordine privato invece, possono decidere in quale modo viene regolato l'accesso all'insegnamento e, quindi, possono discriminare per vari ordini di scelte.
Possono liberamente discriminare se non ci sono oneri per la collettività se ci fossero, gli istituti privati non dovrebbero discriminare. Dato che discriminano, cioè scelgono ed impostano contenuti e ideologie (perch nella scuola privata si fa ideologia di un tipo o di un altro) ciò dovrebbe accadere senza alcun contributo della collettività e delle sue risorse.
un punto fondamentale, di rispetto costituzionale e di prospettiva da inserire. Vogliamo coniugare la libertà di agire e di educare come si crede, ma anche la libertà, dell'insieme dei cittadini, di non concorrere a finanziare forme di istruzione che discriminano secondo ideologia, come fanno le scuole private.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Questa proposta di emendamento ha l'ambizione forse anche la presunzione - di dare un'interpretazione univoca all'articolo 33 della Costituzione.
In dottrina si è molto discusso - ci sono sentenze e pronunciamenti significativi - sulla frase "senza oneri per lo Stato". Vi è stata una lunga discussione sulla volontà, del legislatore, di ricostruire, cioè di risalire, attraverso l'interpretazione dei testi e l'esame dei verbali delle sedute d'aula (in particolare nella fase costituente) al significato della frase "privati e liberi cittadini associati tra loro possono istituire in tutto il territorio nazionale proprie scuole, ma senza oneri per lo Stato".
E' un'affermazione forte che riproponiamo con questo emendamento, come ambito regionale, parlando di Statuto e non di Costituzione. Si è discusso a lungo e poi, piano piano, ci si è dovuti arrendere ad una colpevole assenza dello Stato, nell'adempimento degli obblighi costituzionali. Un altro articolo della Costituzione imponeva allo Stato di aprire proprie scuole per tutti gli ordini e gradi d'istruzione su tutto il territorio nazionale.
Questo vuoto è stato colmato da un protagonismo, certamente encomiabile, tutto chiaramente di parte, almeno per la sua espressione confessionale, caratterizzato dagli enti confessionali e dagli ordini religiosi che, per supplire ad una carenza dello Stato, hanno aperto, su tutto il territorio nazionale, proprie scuole soprattutto laddove lo Stato era più carente. Questo è un primo ordine di problemi.
In particolare per le scuole per l'infanzia, molti comuni attivano delle convenzioni, pongono norme sul regolamento e sul funzionamento. Ogni tanto prevale l'aspetto confessionale, rispetto a quello di merito sulla molteplicità degli interventi. Ne cito uno per tutti. Nei prossimi giorni presenterò un'interpellanza di una scuola materna della provincia di Torino che beneficia di una convenzione con il proprio comune - legittima nell'ambito del fatto che offre un servizio che sul territorio non è in grado di dare risposta alla domanda che insiste. All'interno della scuola materna c'è una cappella: luogo deputato alla preghiera da parte delle religiose che ancora operano in quella scuola. Quella cappella è stata beneficiata, in modo incredibile, di un contributo per la ricostruzione per la manutenzione straordinaria quale luogo di culto. Qualche problema si apre. Vorrei ricordare che le famiglie aristocratiche avevano tutte nei propri appartamenti, nei propri palazzi signorili una cappella: sarebbe curioso se, in nome della valorizzazione dei luoghi di culto, si introducessero, all'interno della nostra legge di riferimento, in modo onnicomprensivo, anche i luoghi di culto di ogni singola comunità operante all'interno del territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Questo emendamento - non sarà sfuggito a nessuno - propone una definizione, una terminologia presente nella Costituzione che ha suscitato notevoli discussioni all'epoca in cui abbiamo attuato quella lunga maratona sull'approvazione dei buoni scuola. Credo che sia anche la dimostrazione di come, purtroppo aggiungo, le parole possano essere interpretate secondo gli interessi e le finalità che le diverse forze politiche vogliono raggiungere.
Il concetto che si vuole riproporre sulla mancanza di oneri - in quell'occasione si diceva per lo Stato, adesso si dice per la Regione - ha un portato di estrema chiarezza. Il fatto che si preveda di garantire la libertà di istituire scuole e istituti, senza che partecipino a questa realizzazione oneri da parte dell'ente pubblico, mi sembra che sia espressa con chiarezza e che così vada interpretata. Sappiamo che, in verità, su questo punto abbiamo sentito interpretazioni le più diverse. Sostenitori della legge sul buona scuola cercavano di convincerci, senza riuscirci che, come era previsto, in quella legge non si aiutavano le scuole direttamente, ma si davano buoni scuola alle famiglie che ne avevano bisogno. Era fin troppo facile prevedere quello che poi è successo, che, di fatto, abbiamo realizzato un circolo vizioso: i finanziamenti che sono stati dati alle famiglie sono finiti, nella grande maggioranza dei casi, ad allievi di scuole private.
Su questo argomento siamo in una situazione che ci mette a rischio riguardo ai temi e alle conseguenze del neoliberismo. Ho già avuto occasione di dire in Consiglio che noi abbiamo sottovalutato le conseguenze, anche a livello regionale, che potevano discendere dall'incontro di Cancun, se è vero che, io dico per fortuna, quell'incontro internazionale si era chiuso, di fatto, con nessuna decisione. E' anche vero che nel silenzio - grave, aggiungo - degli organi di informazione, in quell'incontro si era ipotizzata e si voleva portare avanti la possibilità di dare uno status diverso ai servizi privati che svolgessero un ruolo che era anche svolto dal pubblico. In altre parole, l'idea portata avanti era che se due istituti privati, anche nel campo dell'educazione, svolgevano un ruolo che era svolto anche dal pubblico, i privati dovevano avere, da parte del pubblico, le stesse condizioni, anche economiche, che il pubblico prevedeva per i suoi istituti.
In poche parole se due studenti privati universitari americani statunitensi, o di un altro paese fossero venuti in Italia, lo Stato italiano doveva riconoscere loro le stesse garanzie che riservava ai propri studenti universitari.
Questo emendamento ci metterebbe al sicuro da ipotesi di questo genere.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 73.
Il Consiglio non approva.
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sull'articolo 14.
Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Volevo annunciare il mio voto contrario su questo articolo 14 e spiegarlo brevemente.
Nel corso della discussione su un articolo precedente avevamo già affrontato il problema della ricerca e avevamo sottolineato come la formulazione che si proponeva con l'emendamento dava un'idea di una ricerca che era più globale e più complessiva, e che veniva inserita in un contesto più generale, facente riferimento a tutta la nostra nazione.
E' certo che la Regione può sostenere ed incentivare la ricerca, anzi è sicuramente utile, visto che - anche questo è uno dei discorsi che abbiamo fatto nelle sedute relative al buono-scuola - sappiamo che in Italia le risorse pubbliche per la ricerca sono fondi più modesti e più limitati in proporzione al PIL rispetto agli altri paesi europei.
Quindi, il fatto che la Regione possa sostenere ed incentivare la ricerca va sicuramente interpretato in senso positivo. Però, personalmente penso che avrebbe un senso maggiormente positivo se inserissimo quest'incentivazione all'interno di un percorso che contemplasse anche rapporti con enti più sovrastanti, come ad esempio lo Stato.
Pertanto, possiamo pensare che la Regione deve avere un ruolo importante, ma non possiamo pensare che, alla luce delle necessità economiche richieste dalla ricerca in campo internazionale, singolarmente la Regione con le risorse che riesce ad investire in questo campo, possa reggere la concorrenza internazionale.
Quando scriviamo lo Statuto, dovremmo anche conoscere quello che avviene attorno a noi. Non credo che i colleghi ignorino come, in questo momento, a livello nazionale si stia pensando di focalizzare la maggior parte delle risorse relative alla ricerca in quel progetto che si chiama II2 a Genova; progetto che, a sua volta, dovrebbe focalizzarsi su due campi d'azione. Il primo sarebbe la ricerca sugli OGM, perché conosciamo tutti i problemi che ci sono in questo momento nel mondo per quanto riguarda la ricerca e, soprattutto, per l'applicazione degli organismi geneticamente modificati. L'AMUC, all'interno di questo progetto di Genova raccoglierebbe la maggior parte dei contributi, mentre l'altro ramo di ricerca dovrebbe riguardare software e sui nuovi sistemi di collegamento.
Anche in questo caso, andiamo a scontrarci con delle masse economiche e con dei campi di ricerca internazionali che, in questo momento, mi sembrano essere più avanti di noi.
A parte questo fatto, ci troviamo in questo contesto a parlare di ricerca e solo un rapporto e una richiesta di confronto, anche a livello nazionale, può far sì che le risorse che mettiamo in campo siano sufficienti. Certamente faremo ricerca anche con Università, fondazioni ed istituti di ricerca, ancorché, quando le fondazioni si muovono in campo privato, c'è il rischio che la ricerca sia finalizzata all'immediata applicazione e che quindi risponda più agli interessi della fondazione che non all'interesse generale, ma l'altro punto che manca e che giustifica il voto negativo è il contesto globale di un inserimento della ricerca a livello nazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto ne ha facoltà .



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Il mio voto sarà contrario a questo articolo per una serie di motivi.
Il primo sta nell'aver respinto gli emendamenti che tendevano a dare un senso compiuto, chiarezza, univocità e sinteticità al primo comma emendamenti che, rifiutati, lasciano un testo che, ad una lettura attenta non potrà trovare l'approvazione.
In secondo luogo, anche per le questioni che ha sollevato adesso il collega Moriconi, perché queste affermazioni generiche non hanno un significato cogente; nel senso che si scrive: "La Regione sostiene e incentiva la ricerca... con università, fondazioni e istituti di ricerca" ma tutte le questioni sollevate da Moriconi rimangono nella penna.
Approvare uno Statuto generico, in cui, quasi di malavoglia, si elencano i problemi in questo modo, con mancanza di chiarezza o addirittura, con forti omissioni, significa non attribuire a temi decisivi l'importanza che questi temi hanno nell'interesse del Piemonte.
D'altronde, il modo in cui si è giunti ad un accordo tra i più in Consiglio regionale era già foriero di tutti questi difetti.
Penso che, andando avanti, inanelleremo ancora ulteriori elementi di fragilità non solo sui contenuti, ma anche nella scrittura stessa dello Statuto, che penso che abbia buone probabilità di non passare ad un vaglio appena attento di quanto previsto nello stesso testo. Tutto questo per una serie di ragioni, dipendenti in parte dal modo in cui è stato approvato in prima lettura, quindi ci sarebbero già delle questioni da aprire sulla prima lettura e, ulteriormente, anche in seconda lettura per questo rifiuto di apportare palesi correzioni di errori o di passaggi incomprensibili, che vi ostinate a non fare perché temete la terza lettura.
Forse la terza lettura sarebbe stata la scelta migliore, ma visto che siete così coesi, procedete pure, ma vi stiamo dicendo: "Attenzione, perch forse questa non è la strada giusta".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 14 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 15 Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
In questo articolo si trattano le relazioni internazionali e i rapporti con l'Unione Europea. Manca, tuttavia, un riferimento ad uno degli atti più importanti nell'ambito dell'Unione Europea, ovvero la Costituzione Europea: che senso ha non citare questo elemento? Probabilmente risponderete... Anzi, non risponderete neppure, perch non vi curate nemmeno di tenere rapporti di rispetto con gli argomenti che vengono portati in Aula, ma questo fa parte della consociazione dei "più".
Forse, visto che i tempi lo avrebbero consentito, un aggiornamento per quanto riguarda la Costituzione era più che necessario.Per il resto, è un testo che non dice grandi cose. È un testo burocratico, senza un sentire come principio fondamentale, quello del rapporto che la Regione Piemonte ha con questa Europa in costruzione. È un articolo di scarso valore, privo di un riferimento alla Costituzione Europea. Tuttavia, è viziato dal fatto di non voler adeguare neppure alla realtà questo testo di Statuto.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 15 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 16 Emendamento rubricato n. 74 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: l'art. 16 è soppresso ed è sostituito dal seguente nuovo art. 16: "1. Sono organi della Regione: il Consiglio regionale, la Giunta e il suo Presidente".
Praticamente è uguale a quello esistente, cambia soltanto l'ordine.
Collega Chiezzi, se ritiene lo illustri pure, ma sarebbe privo di portata normativa. Comprendo, tuttavia, che l'inversione può costituire un elemento di novità.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Vicepresidente Riba, perché afferma queste cose? Abbiamo approvato una legge costituzionale nella quale l'ordine dei fattori ha dato luogo a discussioni gigantesche e a voti differenziati perché ci siamo svegliati un bel giorno in un Repubblica che veniva così descritta: "La Repubblica è fondata dal Comune..." e poi da tutto il resto.
Pertanto, non è vero che l'ordine dei fattori non ha portata normativa.



PRESIDENTE

Ha ragione, collega Chiezzi. La questione non è matematica, dove la somma dei fattori, anche se si invertono, risulta uguale.
Qui, l'ordine dei fattori è importante: gliene do atto.



CHIEZZI Giuseppe

L'ordine politico in cui si enumerano questi elementi è implicito di priorità o di ritenuta importanza.
L'ordine che si propone non è quello previsto dall'articolo 16, ovvero Consiglio regionale, Presidente della Giunta e la Giunta regionale.
Noi proponiamo che siano organi della Regione: il Consiglio regionale la Giunta - organo collegiale - e il suo Presidente.
Perché si propone questo? Perché vi è l'intenzione, da parte dei proponenti, di riportare la Giunta regionale - organo collegiale eletto dal Consiglio - come organo di Governo, e di riportare la figura del suo Presidente ad essere quella del Presidente di una Giunta eletta democraticamente all'interno dell'istituzione, e non nominata burocraticamente da un Presidente eletto direttamente.
Quindi, c'è ragione politica, c'è differenza politica, c'è peso politico diverso, che noi vogliamo attribuire mettendo in questo ordine i soggetti che costituiscono i poteri della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 74.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 187 presentato dai Consiglieri Contu e Chiezzi: nel comma 1 dell'art. 16, dopo le parole "...il Consiglio regionale ..." sono aggiunte le parole "il Presidente del Consiglio regionale".
Collega Chiezzi, su questo emendamento persiste qualche dubbio di costituzionalità, perché gli organi della Regione sono riportati testualmente nella Costituzione.
Questa, pertanto, risulterebbe un'aggiunta rispetto ad una questione definita, in modo specifico, dalla Costituzione.



CHIEZZI Giuseppe

Non sono il primo firmatario di questo emendamento.



PRESIDENTE

In effetti è il collega Contu il primo firmatario.
Consigliere Contu, come ripeto, questo emendamento probabilmente è incostituzionale, perché gli organi della Regione sono stabiliti dalla Costituzione modificata. Pertanto, le chiedo se vuole ritirare l'emendamento. Capisco la proposta, ma l'ipotesi formulata era stata abbandonata per questo motivo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Era un omaggio al Presidente del Consiglio. Ritiro l'emendamento rubricato n. 187, alla luce delle considerazioni istituzionali.



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 187 è pertanto ritirato dal Consigliere Contu e conservato agli atti.
Indìco la votazione palese sull'articolo 16 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 17 Emendamento rubricato n. 75 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: all'art. 17 sostituire il titolo "Consiglio regionale" con il seguente nuovo titolo "Composizione ed elezione".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Abbiamo finito il Titolo I, "Principi fondamentali", abbiamo discusso il Preambolo ed ora passiamo all'organizzazione di questa Regione. Su questo punto ci saranno molti emendamenti e discuteremo a lungo di questioni che non funzionano.
Ci sono dei fatti di rilievo modesto che rappresentano modi sbagliati di procedere e che non costituiscono dei vulnus tali da dire che occorre assolutamente cambiare, perché così non si può approvare lo Statuto, e ci sono questioni di ordine minore.
Questa è una questione che ritengo di ordine minore, ma segno di un disordine mentale in coloro che hanno cucito la questione.
Siamo al Capo II, che tratta del "Consiglio regionale". Quindi, stiamo parlando del Consiglio regionale. Il primo articolo del Capo II, l'articolo 17 dice "Consiglio regionale", cioè ripete lo stesso titolo del Capo.
Suggeriremmo, visto che non c'è dubbio sul luogo normativo in cui ci troviamo, già sapendo di stare dentro la parte che organizza il Consiglio regionale, di scrivere quel che c'è scritto nell'articolo, e cioè "Composizione ed elezione". Ci sembrerebbe più chiaro. Questa non è altro che chiarezza, non è una grossa questione su cui immolarsi, però, ci sembrerebbe più ordinato, nel procedere alla rubricazione di questi temi un Titolo che annuncia quanto si sta facendo nell'articolo stesso, visto che l'annuncio generale è già stato dato dal Titolo del Capo II.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 75.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 188 presentato dai Consiglieri Contu e Chiezzi: dopo il comma 2 dell'art. 17 è aggiunto il seguente: "2 bis. Il diritto di elettorato attivo e passivo, da esercitarsi nell'ambito delle elezioni al Consiglio regionale, spetta anche a tutti i cittadini stranieri non provenienti da Stati della Unione Europea o apolidi regolarmente residenti nel territorio del Piemonte".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 188.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 189 presentato dai Consiglieri Contu e Chiezzi: nel comma 4 dell'art. 17, le parole "...tre quinti ..." sono sostituite dalle parole "...due terzi...".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 189.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 17 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 17 bis, con una precisazione, collega Chiezzi: gli emendamenti rubricati n. 76, 77 e 78 dovrebbero essere collocati sull'articolo 26, dove si parla delle "Attribuzioni del Consiglio". Quindi bisogna emendare all'articolo 26.
Comunico dunque la presentazione dei seguenti emendamenti aggiuntivi dei nuovi articoli 17 bis e 17 ter: Emendamento rubricato n. 76 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: aggiungere il seguente nuovo art. 17 bis: Art. 17 bis. (Attribuzioni del Consiglio regionale) 1. Il Consiglio rappresenta la Regione Piemonte.
2. Il Consiglio esercita le potestà legislative e regolamentari attribuite alla Regione; svolge la funzione di indirizzo e di controllo sull'attività della Giunta regionale; esercita le altre funzioni conferitegli dalla Costituzione e dalle leggi." Emendamento rubricato n. 77 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: aggiungere il seguente nuovo Art. 17 bis: "Art. 17 bis. (Attribuzioni del Consiglio regionale) 1. Il Consiglio rappresenta la Regione Piemonte.
2. Il Consiglio esercita le potestà legislative attribuite alla Regione, le quali non possono essere delegate; svolge la funzione di indirizzo e di controllo sull'attività della Giunta regionale; esercita le altre funzioni conferitegli dalla Costituzione e dalle leggi." 3. Il Consiglio esercita la potestà regolamentare mediante regolamenti di attuazione delle leggi regionali, regolamenti delegati dallo Stato regolamenti di attuazione degli atti e delle norme comunitarie." Emendamento rubricato n. 78 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: aggiungere il seguente nuovo Art. 17 ter: "Art. 17 ter. (Altre attribuzioni del Consiglio regionale) 1. Il Consiglio regionale approva il programma di governo; gli atti della programmazione regionale, generale e di settore; gli atti della pianificazione territoriale regionale; i bilanci preventivi e, nei casi previsti dalla legge, le loro variazioni; i rendiconti della Regione; gli atti di indirizzo nei confronti degli organi di governo regionali per tutti i settori d'intervento e per le relazioni internazionali; gli accordi conclusi dalla Regione con altri Stati e le intese con enti territoriali interni ad essi; i rendiconti degli enti, delle aziende e degli altri organismi dipendenti dalla Regione.
2. Il Consiglio concorre alla concertazione sugli atti di propria competenza e alla formazione degli atti comunitari, degli accordi con lo Stato, degli atti di intervento della Regione nella programmazione nazionale, degli atti interregionali.
3. Il Consiglio verifica la gestione della attività economica e finanziaria della Regione; la rispondenza dei risultati delle politiche regionali agli obiettivi di governo; i risultati gestionali degli enti, delle aziende e degli altri organismi dipendenti dalla Regione, nelle forme previste dalla legge; verifica annualmente lo stato di attuazione degli atti della programmazione pluriennale.
4. Il Consiglio esercita le altre funzioni ad esso attribuite dalla Costituzione e dallo Statuto, ovvero previste dalle fonti normative regionali in conformità ai criteri statutari di riparto delle funzioni tra gli organi della Regione.
5. Le competenze del Consiglio non possono essere esercitate dagli organi di governo della Regione, né in via d'urgenza, né per delega".



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, le chiedo cinque minuti di sospensione.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.25 riprende alle ore 18.33)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio il Presidente e il Direttore del Processo Legislativo. Una delle critiche che stiamo svolgendo è relativa all'illogicità e all'incoerenza degli articoli così come sono stati rubricati all'interno del testo.
la prima volta che mi capita di fare una critica del genere, perch mi ricordo di non avere avuto mai un grosso impegno critico per la rubricazione; di solito, sono rubricati in modo da non richiedere, almeno da parte mia, nessuna attenzione. Viceversa, sin dalla prima fase di discussione dello Statuto ho segnalato al Consiglio la presenza, tra i difetti, di una certa confusione e illogicità nel dipanare le varie materie.
Nei Principi fondamentali vi erano già alcuni passaggi contradditori ma erano semplici e quindi non meritevoli di emendamento; mentre invece, da adesso in avanti, una parte degli emendamenti e della critica, anche pesante, che svolgeremo (pesante vuol dire che, secondo noi, uno Statuto così non sarà approvato, ma è un'illazione, un'opinione) riguarda proprio il fatto di porre, in certi luoghi, argomenti che dovrebbero stare altrove.
Non avendo esperienza di questo tipo di critica e di proposta emendativa, ed essendo la prima volta in cui ho occasione di svolgere questa critica e di proporre emendamenti per sostenerla e correggere il testo, ho presentato emendamenti che, rispetto al testo approvato in prima lettura, spostano articoli e ne inseriscono di nuovi, con i contenuti di articoli esistenti ma ricollocati altrove. In sostanza, ho proposto l'inserimento, al posto giusto, degli articoli che, secondo me, dovevano trovare quell'ubicazione.
Il confezionamento degli emendamenti, però, non è giusto. È sbagliato perché con l'aiuto degli uffici si è capito che questo discorso critico deve essere un discorso emendativo che si limita, in astratto, alla proposta di trasferire articoli esistenti da un luogo all'altro e non all'inserimento di nuovi articoli che dicono la stessa cosa.
Le chiederei, dato che sono le ore 18.40 e qui nessuno è interessato a tutto questo perché il resto dell'Aula vota solo, di sospendere i lavori del Consiglio e di darmi modo di confezionare gli emendamenti, in modo che gli uffici possano recepirli, visto che sono emendamenti importanti e di contenuto. Non riguarda solo l'articolo 17 (relativo alle attribuzioni del Consiglio), perché ce ne sono altri inseriti in modo incoerente. Negli "Organi del Consiglio", ad esempio, si troverà tutto ciò che non può essere rubricato in quel Capitolo.
Occorre, quindi, riprendere tutti questi emendamenti e fare quanto secondo la dottoressa Garabello deve essere fatto per sostenere la nostra critica. Dato che il lavoro finora svolto è molto - abbiamo posto i due terzi delle questioni - e abbiamo ancora due giorni di lavoro, chiederei un'oretta di tempo per apportare le opportune correzioni, oppure di rinviare a domani, in modo da presentare l'aggiornamento e la correzione degli emendamenti con calma. Veda lei, Presidente, ma chiedo un po' di tempo. Lo collochi dove lei crede.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, intanto lei ha provveduto a riformulare l'emendamento 76, che la Presidenza ha accettato. Adesso potremmo, visto che ci sono le condizioni in Aula, votare l'emendamento 76 e andare avanti qualora ve ne siano effettivamente ed ulteriormente le condizioni, con altri emendamenti ed articoli, fino all'articolo 19, perché il problema da lei sollevato non riguarda questi articoli. Avrà tempo, nella giornata di domani, di porsi come ritiene maggiormente opportuno, rispetto alla questione da lei sollevata.
La prego, quindi, di illustrare l'emendamento 76, ovviamente se è la nuova versione.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, vorrei lavorare con maggior cura.
Il Capo I prevede "Organi della Regione", il Capo II "Consiglio regionale", il Capo III "Organi del Consiglio regionale", ma in essi c'è un disordine che non si limita a questo aspetto. Se lei legge il Capo "Organi del Consiglio regionale", mi dovrebbe spiegare che cosa c'entra, con gli "Organi del Consiglio regionale" il normare la sessione straordinaria. È un organo del Consiglio regionale? Cosa c'entrano, con gli Organi del Consiglio regionale, i poteri di consultazione? Cosa c'entrano i rapporti delle Commissioni permanenti con la Giunta, tra gli Organi regionali? È un disordine sul quale ci siamo impegnati a cercare di rimettere a posto le cose. Anche se sapete che voterete no a maggioranza, questo non vuol dire che non si possa criticare e formulare una critica.
Siamo di fronte a una sovrapposizione di argomenti tra articolo e articolo. Dato che ho capito che occorre proprio fare emendamenti in cui si dice: "Secondo noi, prima viene questo argomento e poi viene quest'altro mettere ai voti questo e poi, se gli emendamenti non passano, discutere il merito dei singoli articoli, laddove l'Aula decide debbano essere discussi". Questo è un lavoro da fare, ma non è solo questo: proponevamo una diversa articolazione, secondo noi più logica, dell'insieme di queste cose. Secondo me è sbagliato il modo in cui l'abbiamo posto. Non essendoci più tanti emendamenti, possiamo finire questo lavoro dando la possibilità ai presentatori degli emendamenti, di fare ordine e di presentarveli fra un po', se volete che lavoriamo adesso, o domani.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, abbia pazienza, lei...



CHIEZZI Giuseppe

Voi siete in tanti, ma non fate anche i prepotenti!



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, parlare di prepotenza mi pare un po' eccessivo.
Faccio presente due cose, innanzitutto sull'ordine dei lavori. Proprio per facilitare il lavoro dei Consiglieri regionali - vedo che lei è solo contro tutti da questa mattina - abbiamo sconvocato anche la seduta serale.
Per venirvi incontro, per domani abbiamo deciso di terminare i lavori alle ore 16, perché c'è un seminario.
Adesso non può chiedere ai colleghi, anche per rispetto nei confronti di tutti, di sospendere i lavori per una questione che è fin troppo chiara.
O lei chiede di spostare gli articoli, quindi votiamo lo spostamento degli articoli, oppure chiede di presentare emendamenti agli articoli così come formulati secondo la prima lettura. Quindi, mi dica che cosa vuole fare? Vuole chiedere lo spostamento degli articoli? Me lo conferma.
Quindi, l'emendamento recita: dopo l'articolo 17 sono inseriti gli articoli recanti "Attribuzione del Consiglio regionale e le altre attribuzioni del Consiglio regionale", spostando gli articoli da 26 a 28, a 17bis, che sono anticipati.
Quindi, votiamo questo emendamento; se l'Aula lo respinge, lei avrà tutto il tempo per ricollocare questi emendamenti. Tutto il tempo no perché avrebbe dovuto presentarli, come avevano convenuto tra gentiluomini e lei è sicuramente un gentiluomo - entro la discussione generale.
Io li ricolloco d'ufficio sugli altri articoli, così non li faccio decadere. Ora votiamo lo spostamento e poi li ricolloco successivamente.
Spero di essermi spiegato bene.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

L'intenzione è spiegata bene e non la condivido. Chiedo solo tre minuti, perché, in fretta e furia, con la dottoressa Garabello abbiamo scritto: "Spostare gli articoli dal numero tale al numero tal altro". Su questo emendamento, che è stato dichiarato giustamente irricevibile e per il quale si è proposta una formulazione, vorrei potere fare la verifica che gli articoli da spostare siano quelli e solo quelli.



PRESIDENTE

La faccio aiutare dagli uffici.
Sospendo pertanto brevemente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 18.46 riprende alle ore 18.50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Do lettura dell'emendamento così riformulato: Emendamento rubricato n. 76 bis presentato dai Consiglieri Chiezzi Moriconi e Contu: dopo l'art. 17 sono inseriti gli articoli recanti attribuzione del Consiglio regionale e altre attribuzioni del Consiglio spostando così gli articoli 26 e 28 dal Capo III al Capo II.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 76 bis nella nuova riformulazione.
Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 18 Emendamento rubricato n. 190 presentato dai Consiglieri Contu e Chiezzi: dopo il comma 3 dell'art. 18 è aggiunto il seguente: "3 bis. Ogni Consigliere ha il diritto di usufruire delle attrezzature e dei servizi necessari per l'espletamento delle proprie funzioni".
Per dichiarazione di voto ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Avendo respinto l'emendamento che proponeva di continuare a trattare il tema del Consiglio regionale, segnalo che questo diniego porta ad una struttura un po' strana del Capo II, perché, insediato il Consiglio regionale (con la sua norma, da quanti è composto, ecc.) poi si passa a parlare dei Consiglieri regionali, con un salto logico che non condividiamo.
Il Consiglio regionale torna in vita, otto articolo dopo, con l'articolo n. 26, in cui si parlerà del Consiglio regionale e delle sue attribuzioni, e due articoli dopo, nell'articolo 28, in cui si parlerà di altre attribuzioni del Consiglio.
Il mio voto contrario è per motivi di rubricazione, non è un voto legato ad una descrizione dello status e delle prerogative dei Consiglieri regionali, che dovrebbero essere trattate successivamente a quella del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Voterò contro l'articolo e sollevo un problema relativo all'articolo e alla sua stesura. Un problema che forse il Presidente potrebbe aver presente.
L'articolo ci descrive lo status del Consigliere regionale, le garanzie e le funzioni che può espletare il Consigliere regionale, ma l'articolo non ci aiuta a risolvere un problema che da alcuni mesi stiamo denunciando.
Nella sua formulazione relativamente alle attribuzioni dei Consiglieri regionali, non ci aiuta in quello che è il problema che stiamo verificando in questi mesi. Di fatto, i Consiglieri regionali non possono accedere al Centro di Permanenza Temporanea di corso Brunelleschi. Capisco che il Presidente forse non riesce a risolvere il problema, ma è anche un problema di scrittura dello Statuto. Non abbiamo un atto da far valere, che ci giustifichi, che dica con chiarezza se, come sembra ovvio, come tutti confermano deve essere, i Consiglieri regionali possono accedere nell'ambito delle loro funzioni, ai centri di permanenza temporanea o se i Centri di Permanenza godono di uno stato di extraterritorialità.
Questo problema l'avevo già sollevato durante la discussione in Commissione, proprio perché ritengo che, nel momento in cui parliamo di status, di funzioni del proprio mandato, stabilire in maniera chiara e netta se questo ruolo può essere svolto dai Consiglieri regionali o meno penso sia una specificazione utile da inserire nello Statuto.



PRESIDENTE

Rispondo per dovere.
Sono d'accordo con il Consigliere Moriconi, e il Consigliere lo sa bene, sul problema dei Centri di accoglienza. Il problema è che si tratta di materia di competenza legislativa statale, non voglio aprire un dibattito, rispondo soltanto per correttezza. Ripeto, è materia di competenza legislativa statale e dovrebbe intervenire lo Stato con una legge, stabilendo chiaramente che i Centri di accoglienza vengono parificati, in ordine al diritto di accesso, agli istituti penitenziari. Lo Stato non lo ha fatto, il Ministro non ha ritenuto di applicare analogicamente la normativa sulle carceri per sue motivazioni che io posso anche non condividere, ma ha ritenuto di agire in questo modo.
Per dichiarazione di voto ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

In uno Statuto in cui abbiamo inserito di tutto e di più, è stata compiuta in questi cinque punti una grave omissione: l'emendamento proposto precedentemente è stato respinto. Credo che sia d'obbligo mettere ogni Consigliere nelle condizioni di poter esercitare il proprio mandato, con strumenti e mezzi. Non è materia che può essere delegata al Regolamento anche perché ho ragione di credere che non è così automatico, anche se è entrato nella consuetudine. Sarebbe stato sicuramente rafforzativo questo passaggio importante.
Approfitto della dichiarazione di voto per chiedere al Presidente un impegno che valorizza anche il suo ruolo istituzionale di rappresentante di questa Assise: venga con noi, con una delegazione di Consiglieri, davanti al Centro di Permanenza Temporanea. Se vuole, proviamo a reiterare la domanda, forse con la sua autorevolezza potrà ottenere di più. Il diniego non avviene in forza di una legge, ma in forza di un'interpretazione della norma che, francamente, è discutibile e che trova solo spiegazione in ragioni di opportunità politica. Pensare di poter gestire il potere in modo così coercitivo, negando un diritto di accesso, ad una struttura come quella, quindi trattandolo come un luogo di extraterritorialità, non fa onore al Governo, in questo caso al Sottosegretario al Ministro, che, in forza di una norma interpretativa, si è arrogato il potere di negare il diritto di accesso ad una struttura dove sono detenute delle persone.
Vorrei ricordarlo. Presidente, lo faccia, ci dia questa disponibilità perché ho ragione di credere che il Prefetto potrebbe essere sensibile di fronte ad una richiesta di parte.



PRESIDENTE

Consigliere Contu, se voi ritirate tutti gli emendamenti, vengo con voi a manifestare! A parte le battute, assicuro tutto il mio impegno. Vediamo se ci viene qualche altra idea.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 190.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 18 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 19 Indìco la votazione palese sull'articolo 19 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 20 Emendamento rubricato n. 79 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: all'art. 20 il comma 1 è soppresso ed è sostituito dal nuovo comma 1: "Il Consiglio tiene la prima seduta non oltre il decimo giorno successivo alla proclamazione degli eletti ed è convocato dal Consigliere più anziano di età".
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Anche in questo caso, chiederei un po' di collaborazione, perché se siamo in presenza di un testo vivente, ci sono critiche che corrono da un articolo all'altro.
La lettura dell'articolo 20 sarà contestuale a quella dell'articolo 50 perché quando una legge esiste, tutto è concatenato: o siamo su un terreno vergine - ma mi è stato detto che non è così, perché c'è già un testo oppure, se vi è già un testo, sono possibili scorribande lungo il testo perché altrimenti non si capisce.
Leggiamo insieme le due questioni che pongo.
Nell'articolo 20 precisiamo: "Il Consiglio si riunisce, per la prima volta il primo giorno non festivo della terza settimana successiva al completamento delle operazioni di proclamazione degli eletti". È un testo chiaro e limpido.
Passiamo all'articolo 50: "Il Presidente eletto direttamente nomina entro dieci giorni dalla proclamazione, i componenti della Giunta e ne dà comunicazione al Consiglio nella seduta di insediamento".
Abbiamo, quindi, due percorsi. Entrambi fanno riferimento alla proclamazione: nel primo caso si riferisce alla "proclamazione degli eletti", nel secondo caso si parla solo di "proclamazione". Ma di chi? Degli eletti o solo del Presidente?



(Commenti in aula fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

Solo del Presidente? Bene.
Allora, si dà per scontato che la proclamazione degli eletti avverrà dopo la proclamazione del Presidente.



(Commenti in aula fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

Impiegheranno più tempo per i conteggi e quant'altro. Avremo, quindi un Presidente eletto che, presumibilmente, nel giro di pochi giorni o forse di poche ore, ha la propria proclamazione. Da quel momento, in dieci giorni insedia una Giunta. E si precisa che la Giunta illustra - questo è il vostro articolo 50 - al Consiglio il programma di Governo per la legislatura, sul quale si aprirà un dibattito.
Il Presidente, quindi, viene eletto, viene proclamato e dopo dieci giorni insedia la Giunta. Poi, cosa accade? Si attende la proclamazione degli eletti? Potrebbero passare anche quaranta giorni!



(Commenti in aula fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

Trentacinque?



PRESIDENTE

Posso risponderle? Perché è abbastanza semplice la questione che ha posto.



CHIEZZI Giuseppe

Veramente non l'ho ancora posta.
Il Consiglio, invece, si insedia dopo la proclamazione degli eletti (diciamo a trenta o a quaranta giorni), ancora tre settimane dopo.
La critica che svolgo - è per questo che non poteva conoscerla - è che mi sembra troppo grande il lasso di tempo che intercorre per la messa in funzione del Governo, che ritengo governerà subito, e l'insediamento del Consiglio.
In dieci giorni si nomina la Giunta, e penso che si compiano atti di governo. Allora, dato che gli atti di Governo conseguono un programma di Governo, che deve essere presentato in Consiglio, il tempo è troppo lungo: concedere tre settimane dopo la proclamazione degli eletti per insediare il Consiglio, vuol dire divaricare di un bel mese - se non di più - il periodo che intercorre tra la Giunta e il suo Governo (che può iniziare subito) e il Consiglio, che attende il programma.
Non so cosa dirà l'emendamento, però la critica che muovo a questo articolo è che non è opportuno prevedere tre settimane per la proclamazione degli eletti. Bisognerebbe ridurre questo tempo, in cui la Giunta governa senza nemmeno presentare un programma. È necessario che questo lasso di tempo venga radicalmente ridotto.
Presidente Cota, questo è il senso generale della proposta. Poi, come questo senso generale sia stato tradotto in emendamento, sulla base di quanto adesso abbiamo scoperto, lo veda lei; dia delle indicazioni.
Ci tenevo a dire che si ci sembra veramente sproporzionato questo aspetto.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Chiezzi.
Volevo soltanto ricordare, anche se ne abbiamo già parlato diffusamente in Commissione, che il termine di dieci giorni per la composizione della Giunta è un termine costituzionale; pertanto, non possiamo mutarlo con Statuto regionale.
Invece, sebbene il termine della prima seduta di Consiglio sia stabilito dalla legge n. 108 (legge dello Stato), avremmo anche potuto modificarlo all'interno dello Statuto. Tuttavia, abbiamo preferito non farlo, perché le operazioni di proclamazione dei Consiglieri regionali a volte sono molto complesse: il termine decorre dalla proclamazione degli ultimi eletti, con tutto il meccanismo dei resti, e via dicendo.
Questo termine è stato ritenuto congruo.
Le dirò, inoltre, che le proclamazioni dei Consiglieri regionali e del Presidente della Giunta - cerco, in questo senso, di darle tutte le spiegazioni di cui sono in possesso - avvengono in due momenti distinti.
L'argomento della sproporzione del tempo è parzialmente inficiato dal fatto che il Presidente della Giunta viene proclamato immediatamente, mentre i Consiglieri vengono proclamati successivamente, secondo tutti i calcoli, i resti e quant'altro.
Detto questo, il suo emendamento è ammissibile. L'unica aspetto che rilevo è che l'emendamento rubricato n. 79 va accorpato all'emendamento rubricato n. 80.
Propongo pertanto l'accorpamento con il seguente emendamento simile al precedente rubricato n. 79: Emendamento rubricato n. 80 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: all'art. 20, comma 1, sostituire le parole "terza settimana successiva al completamento delle operazioni di proclamazione degli eletti" con le seguenti parole "non oltre il decimo giorno successivo alla proclamazione degli eletti".
Sull'emendamento rubricato n. 79 ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Vediamo l'emendamento rubricato n. 79, perché l'emendamento rubricato n. 80 può darsi che non sia più necessario.
L'emendamento rubricato n. 79 tende proprio a fare ciò che possiamo fare: io non contesto che la proclamazione degli eletti duri quaranta giorni o cinquanta, durerà quel che durerà, ma proprio per quello ritengo che sarebbe bene considerare il tempo successivo alla proclamazione degli eletti in termini più ristretti.
Passa già molto tempo per forza di legge, perché il Presidente della Giunta ha dieci giorni per nominarlo, benissimo, ma dato che sappiamo che la proclamazione degli eletti tarderà molto, perché concedere ancora tre settimane per insediare il Consiglio? Lo si insedi il più in fretta possibile. Sul testo c'è scritto "non oltre il decimo giorno", ma successivo a cosa? Alla proclamazione degli eletti, che avviene quasi due mesi dopo.
Direi che i conti tornano, nel senso che non si contesta quello che non si può fare. Si propone di accorciare i tempi, altrimenti il lasso di tempo di governo senza presentazione di programma è senza possibilità di controllo, perché in quel lasso di tempo (uno o due mesi) l'attività della Giunta è al di fuori del controllo da parte del Consiglio. Siccome si dice che si intenderebbe che il nuovo Statuto prevede la possibilità di effettuare un controllo, questo è un limite nell'organizzazione di questa volontà. Si possono accelerare i tempi.



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 80 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 79.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 81 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: all'art. 20, comma 1, dopo "su convocazione del", sostituire le parole "Presidente del Consiglio regionale uscente" con le parole "Consigliere più anziano di età".
E' già stato illustrato. Lo pongo in votazione? La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sono due cose diverse. Abbiamo bocciato una convocazione, mentre in questo articolo una convocazione può ancora essere logicamente assegnata dal Presidente uscente. Mentre penso che sia più opportuno che la Presidenza provvisoria sia tenuta da un eletto. Siamo già nella nuova legislatura a tutto tondo. La proclamazione degli eletti è avvenuta, il Presidente eletto direttamente è insediato.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, sa che il Presidente uscente deve essere eletto per poter presiedere? Quindi è già un eletto.



CHIEZZI Giuseppe

Perché non scrivere che il Presidente della prima seduta è il Consigliere eletto più anziano di età?



PRESIDENTE

Forse non abbiamo letto attentamente l'articolo 20, comma 3: "Prima seduta del Consiglio regionale. Il Consiglio regionale tiene la prima seduta il primo giorno non festivo ... il Consiglio si riunisce comunque di diritto alle ore 12.00 del sessantesimo giorno ..."". Comma 3: "La presidenza provvisoria del Consiglio assunta dal Consigliere più anziano di età".
L'emendamento rubricato n. 81 è pertanto ritirato dal Consigliere Chiezzi e conservato agli atti.
La parola al Consigliere Contu sull'ordine dei lavori.



CONTU Mario

Volevo farle notare che, nel precedente emendamento, i voti a favore erano tre: dei Consiglieri Chiezzi, Moriconi e del Presidente Ghigo. Perch l'Assessore Pichetto ha sbagliato a schiacciare il tasto.



PRESIDENTE

Le credo sulla parola, ma non posso saperlo perché non c'era l'appello nominale.
Emendamento rubricato n. 82 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: all'art. 20, comma 1, le parole "con avvisi da inviarsi almeno cinque giorni prima della seduta" sono soppresse.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

E' una proposta di discutere sulle parole "almeno cinque", sulla misura di questo tempo. Proporrei un dibattito, ma è un dibattito tra sordi.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 82.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 20 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.20)



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