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Dettaglio seduta n.506 del 16/11/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 15.09 il Presidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.40)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 15.39)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Cavallera, Cotto e Pedrale.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame disegno di legge n. 655 inerente a "Statuto della Regione Piemonte Seconda deliberazione (ex articolo 123 della Costituzione)"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 655, di cui al punto 4) all'o.d.g.
prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Terminato il dibattito generale, iniziamo dalla discussione sul Preambolo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. In tutti i miei interventi, cercherò di illustrare la mia opinione sullo Statuto. L'opinione è che ci troviamo di fronte ad un prodotto di scarsa qualità, di scarsa efficacia e, in qualche punto, anche un po' traballante, dal punto di vista della logica e della sua organizzazione interna. È un prodotto caratterizzato da vistose carenze lungo tutto il percorso, circa i valori e i problemi che il nuovo Statuto della Regione Piemonte dovrebbe affrontare e rappresentare.
Il primo di questi elementi che metto in discussione - su cui esprimo un giudizio negativo - è l'invenzione del Preambolo. Facciamo precedere allo Statuto, parole che devono servire da introduzione. Parole prive di forza normativa; parole dette in modo molto generico e debole. È un Preambolo nel quale il gerundio è il verbo che traccia tutto il percorso.
Ci sono undici gerundi: proclamando, riaffermando, perseguendo riconoscendo (addirittura due volte), promuovendo (due volte), assicurando assumendo, operando e sostenendo. Contiene tante indicazioni generiche condizionali, al posto di affermazioni cogenti o, almeno, diritte ed esplicite con il presente indicativo. È un Preambolo che, non avendo forza di norma, risulta del tutto inutile, se non per coloro che, partendo da questo testo di poca utilità, hanno concordato un percorso, di discussione dello Statuto, che portasse alla conclusione dello stesso.
Il giudizio che esprimo sull'insieme di questo Preambolo è la sua inutilità. Di Preambolo non ce n'è bisogno. Se vogliamo discutere discutiamo di norme. Il Preambolo a cosa serve? A nulla, è una sorta di breve introduzione che non ha nessuna possibilità di rappresentare all'interno dello Statuto, scelte precise. Da questo punto di vista, il Preambolo andrebbe abrogato.
Negli emendamenti presentati faremo altre proposte: sia di rubricazione del Preambolo così com'è, sia di una sua modificazione, introducendo all'interno di questi commi, concetti che mancano, o rafforzando quelli espressi in modo così slabbrato.
Dal punto di vista della discussione generale, non occorre avere un Preambolo e sarebbe meglio non prevederlo nel nostro Statuto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, signor Presidente. Questa mattina non sono potuto intervenire sulla discussione generale perché impegnato, contemporaneamente, in un'altra iniziativa e ho scoperto che era saltato il mio contribuito.
Un'annotazione essenziale che va fatta, relativamente al percorso che stiamo iniziando, è il non sapere fino a che punto quest'Aula sia disponibile a valutare cosa significa la seconda lettura dello Statuto.
Sappiamo tutti che è passato ben più di un mese da quando si poteva iniziare questa seconda lettura. Si poteva iniziare già il 6 ottobre quindi non riesco a comprendere questo ritardo. Non vorrei che il procrastinare l'inizio della discussione sia sostenuto da un sotterraneo pensiero di imporre i tempi della discussione, nel senso che, avvicinandosi rapidamente la fine della legislatura, per approvare lo Statuto è necessario rispettare certi tempi.
Sembra quasi voler ritardare gli inizi dei lavori e poi, quando manca poco tempo alla scadenza, improvvisamente viene a mancare il tempo e bisogna correre.
Dovremmo cercare di fare una discussione approfondita del testo, anche perché la seconda lettura non è meno importante della prima, a meno che non la si consideri un semplice proforma. Non credo, però, che sia un'ipotesi sostenibile, dal momento che se il legislatore ha detto che per questo genere di testi, di documenti e di leggi, è necessaria una seconda lettura.
E' chiaro che con questo voleva sottolineare la possibilità di verificare dopo la deliberazione di un testo, come questo testo veniva accolto, quali erano le conseguenze che si potevano trarre dalla discussione di questo testo tra i cittadini, che con questo testo si troveranno a doversi confrontare.
Come è già stato detto, abbiamo davanti un documento che oggettivamente, possiamo pensare che durerà un certo numero di anni. Quello vigente è durato 34 anni. La Costituzione italiana, che è stata rivista in alcuni punti negli ultimi anni, è durata circa un cinquantennio. Quindi credo che il fatto di scrivere un documento che dovrà valere per qualche decennio ci impegni a valutare e a non predisporre il tempo alla necessità di una discussione approfondita e proficua.
Mi sono confrontato sui temi statutari e su questo Statuto così com'è stato elaborato. Sarò stato sfortunato, però le persone con le quali mi sono misurato e con le quali ho parlato di questo Statuto hanno condiviso sempre a pieno tutti i miei dubbi e tutte le critiche che ho fatto nel corso della prima stesura di questo testo.
Ha una valutazione negativa anche il fatto che purtroppo non siamo riusciti - dico noi perché credo ci sia anche una colpa dei Consiglieri regionali - a far diventare questo testo un documento più vissuto condiviso, letto e conosciuto da parte dei nostri concittadini.
Noto con rammarico che gli organi di stampa non ci hanno aiutato in questo percorso. Credo che i cittadini piemontesi conoscano di più le vicende di una certa villetta di Cogne, che non quanto contenuto nello Statuto, che invece reggerà la Regione negli anni a venire e sarà alla base della convivenza civile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

L'approvazione del Preambolo è sicuramente stato il risultato di una lunga opera di mediazione tra le forze politiche o, almeno, tra la maggioranza dei Gruppi politici rappresentati in Consiglio.
Concorderà, Presidente, su una circostanza: questo Preambolo ha un'ambizione, cioè quella di voler raccogliere in otto punti tutto lo scibile riguardante i diritti fondamentali, nel rispetto di quanto stabilito dall'articolo 117 della Costituzione, alla lettera m), i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.
Siccome gli Statuti devono comunque operare ed essere iscritti nell'ambito del rispetto dei principi ispiratori della Costituzione, questo Preambolo ha cercato di raccoglierli in alcuni passaggi, introducendo elementi di confusione di non secondaria importanza. Penso a quella somma di richiami alla laicità, alla cultura cristiana, a quella laica e liberale. Forse, l'Onorevole Picchioni, che credo abbia maggiormente lavorato alla definizione di questo Preambolo, almeno su un aspetto concorderà: sulla dizione laica in uno stato di diritto e una lezione che tutela tutti.
Ma il limite di questo richiamo ai diritti civili fondamentali, che non è stato coraggioso, per esempio, sul terreno del riconoscimento delle nuove formazioni sociali, è un richiamo che ha un limite proprio per il fatto di essere inserito nel Preambolo e per non aver avuto il coraggio di inserire organicamente dentro l'articolato dello Statuto piena titolarità a questi principi ispiratori, anche perché niente vieta al legislatore regionale di ampliare la gamma dei diritti.
Sappiamo che, su alcuni aspetti relativi ai diritti fondamentali e civili, il rischio che si correva era quello dell'impugnazione. Altre Regioni hanno percorso questa strada e attualmente pendono ricorsi presso la Corte Costituzionale, che è competente sulla materia, ma certamente riscrivere gli Statuti senza avere piena consapevolezza delle mutate condizioni sociali, storiche e culturali nelle quali è maturata la stesura della prima Carta Costituzionale di riferimento, che è quella della Repubblica, è assolutamente un grave limite. Alla ricerca di un equilibrio tra le varie forze politiche si è sovrapposta una forzosa semplificazione dei principi ispiratori, amplificata dalla circostanza che si è voluto inserire tutto nel Preambolo, lasciando all'articolato una prammatica gestione degli aspetti legati al governo della Regione stessa.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Contu.
Passiamo agli emendamenti sul Preambolo.
Emendamento rubricato n. 1 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: la rubricazione "Preambolo" è abrogata e sostituita dalle seguenti parole: "Articolo 1".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

L'emendamento è chiaro. Cerchiamo, sia pure per adesso nel testo che abbiamo così criticato, di rubricare il testo all'interno dell'articolato dello Statuto; quindi, di dargli forza di norma di legge. E' chiaro che nel caso quest'emendamento fosse approvato, bisognerebbe concedere cinque minuti di sospensione, perché tutto il testo italiano dovrebbe essere trasformato in testo di un articolo e non di un Preambolo.
Quindi, sarebbe necessario sostituire i modi presenti indicativi in gerundi. Il senso è di dire: "Rubrichiamolo dentro lo Statuto, avranno forza di legge".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 2 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, primo capoverso, dopo le parole "...nel quadro dei principi" abrogare le parole "dell'Unione Europea" e inserire le seguenti parole: "definiti dalla Costituzione Europea".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Quando si discusse in prima lettura lo Statuto, la Costituzione europea non era ancora stata approvata e firmata. Adesso siamo alla presenza di questo documento, quindi nel Preambolo mi sembra quasi necessario non parlare genericamente di "quadro dei principi dell'Unione Europea", ma riferirsi in modo puntuale all'attualità politica europea, che ha visto a Roma la firma, in forma solenne, della Costituzione Europea.
Quindi, l'emendamento vuole aggiornare allo stato dei fatti il riferimento ai principi della Costituzione europea.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 4 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, secondo capoverso, dopo la parola "...liberazione" inserire le seguenti parole: ", della Resistenza antifascista, ...".
Emendamento rubricato n. 3 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, secondo capoverso, dopo la parola "liberazione" inserire le seguenti parole: ", della Resistenza...".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Questo emendamento richiama uno dei valori che, secondo i firmatari, è bene richiamare nel nostro Statuto, sia pure ormai solo nel Preambolo, che è quello evocato dalle parole "Resistenza antifascista". E poi nell'emendamento successivo solo più dalla parola "Resistenza".
Questo richiamo è un richiamo, secondo me, assolutamente necessario perché il compromesso raggiunto nella stesura del Preambolo è un compromesso che ha omesso il richiamo ai valori della Resistenza, facendo semplicemente un richiamo ai valori della Liberazione.
Faccio un ragionamento. E' possibile pensare che richiamarsi ai soli valori della Liberazione rappresenti quanto è successo in Italia durante la lotta al fascismo, ma anche la vittoria delle forze alleate e dei resistenti italiani al fascismo? Proviamo a pensare cosa sarebbe stata l'Italia del dopoguerra, cosa sarebbe stata la Liberazione senza la Resistenza. Sarebbe stata la stessa cosa di quello che è stata la Liberazione, in assenza del movimento di Resistenza d'italiani e italiane ai fascisti e all'occupante nazista? Di certo no, perché la Liberazione, in assenza di una lotta di resistenza fatta dal popolo italiano, sarebbe stata un'altra cosa sia per gli italiani sia per quanto l'Italia ha potuto rappresentare nel dopoguerra. Perché è stata la Resistenza svoltasi in Italia che ha contribuito grandemente a ridare un ruolo autorevole e democratico all'Italia del dopoguerra sconfitta dal dopoguerra, ma vittoriosa per la Resistenza che si è sviluppata all'interno del Paese.
Quindi, i valori della Resistenza non sono cosa da poco. Noi vivremmo in un'altra Italia se non ci fossero stati quei valori.
Molte volte, da parte delle forze di centrodestra, si è richiamato il cosiddetto "monopolio" della Resistenza da parte della sinistra e dei comunisti in particolare. La Resistenza è stata plurale, molti colori politici hanno partecipato alla Resistenza, tanti colori. E quindi è stata fatta da tutti coloro che si sono opposti al nazismo e al fascismo.
Forse nel dopoguerra ci sono state forze politiche che, più di altre si sono riconosciute in quel percorso e hanno continuato a praticarlo non solo nella commemorazione, ma anche nelle lotte, nelle battaglie, negli stili e nei comportamenti politici. Altre le hanno trascurate.
Quest'osservazione ebbi modo di farla tempo fa, in occasione degli Stati Generali preparati dall'allora Presidente del Consiglio, Rolando Picchioni. Ricordo che, in quell'occasione, quando proposi l'inserimento dell'identità antifascista, il Presidente Ghigo svolse un intervento nel quale disse: "Sì, mi riconosco nei valori della Resistenza. E' vero: dobbiamo riconoscerci tutti in tali valori".
Io apprezzai quell'intervento perché fu un intervento di posizionamento politico netto ed in equivoco. Il Presidente Ghigo lo dichiarò e lo proclamò; non solo disse di pensarlo, di viverlo e di essere d'accordo, ma lo proclamò.
Ritengo, Presidente del Consiglio, che, al di là dell'esito numerico di questa votazione, sia importante che ciascuno di noi, rispetto a questo punto si collochi in modo inequivoco, perché non si tratta soltanto del problema della Liberazione. La sola Liberazione l'hanno fatta gli alleati.
Il problema è se noi riteniamo, con questo voto, che i valori della Resistenza facciano parte del nostro abito civile, morale e culturale.
Quindi, richiamo quest'elemento di forza, lo richiamo a tutti. Mi sono permesso di rivolgermi in particolare al Presidente Ghigo perché quel giorno spiccò un salto, fece un passo in una direzione, e là si è fermato.
Ho apprezzato quel gesto e chiedo al Presidente Ghigo di valutare se non sia oggi il momento di assumersi la responsabilità e di dire: sarebbe giusto nello Statuto, sia pure nel Preambolo, richiamare il valore della Resistenza antifascista.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Brevemente signor Presidente e colleghi Consiglieri.
L'emendamento posto all'attenzione dal Consigliere Chiezzi riprende come questa mattina, uno dei temi che ha visto in un primo momento non certamente una divisione. Sia in Commissione che in sede di prima lettura non ho registrato, in alcuna forza politica e in alcun Consigliere posizioni che non si riconoscessero nei valori della Resistenza e della Liberazione. Pongo all'attenzione un punto, non dico una modalità, su come o cosa scrivere. Sarebbe irrispettoso per quei valori - che, ricordo, sono valori nazionali, universali - non ricordare l'impegno della Regione l'impegno del Consiglio regionale proprio a sostegno degli stessi con un'attività fuori del Consiglio. Pensate solo al Comitato per i valori della Resistenza e della pace del Consiglio regionale, ma anche quello della Giunta regionale, soprattutto negli ultimi anni, a sostegno di tutte quelle manifestazioni e occasioni di dibattito e di confronto per ricordare e per porre l'attenzione su questi valori da noi e da tutti condivisi. In prima lettura si è trovata una modalità per il Preambolo. Mi spiace che in quella occasione non fosse presente il Consigliere Chiezzi altrimenti avremmo potuto discutere in maniera più approfondita, ma ricordo che in sede di Commissione si è svolta una discussione e riconosco al Consigliere Chiezzi di avere mantenuto una posizione coerente. In prima lettura abbiamo trovato, dicevo, una mediazione su come scrivere, scusate se voglio semplificare ma è cosi, le questioni inerenti al richiamo dei valori della Resistenza, della Liberazione, delle radici religiose, della identità culturale, della pace, della non violenza e della famiglia. Credo che aver scritto sui valori propri della liberazione ricomprenda a pieno titolo, in una formulazione ampia, un riferimento puntuale alla Resistenza, ai valori della Resistenza. Credo, quindi, che non sia una mediazione per edulcorare un sostantivo, ma una mediazione alta, ricomprendendo e partendo dalla Resistenza anche quei valori che sono propri dell'intera lotta e guerra di Liberazione.
Sono voluto intervenire per dare atto al Consigliere Chiezzi da un lato, ma anche per puntualizzare il nostro riconoscersi in quei valori. Per le motivazioni che ho appena esposto, per quanto abbiamo detto in prima lettura e per il fatto che se dovessimo introdurre una modifica dell'articolo, compreso il Preambolo, in questa seconda lettura inficeremmo il percorso della seconda lettura dello Statuto, quindi per questi motivi e pur riconoscendosi in quei valori, voteremo contro l'emendamento del Consigliere Chiezzi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

La liberazione di Torino, di Genova e di Milano, contrariamente a quanto ho sentito poco fa, non è avvenuta per opera degli alleati, ma dei partigiani armati, che sono discesi nelle città e le hanno liberate. Questo semplicemente per ricordare i fatti come si sono svolti. Il 25 aprile, la giornata che tutti gli antifascisti e tutti i partigiani festeggiano dal 1945 ad oggi, si chiama festa della Liberazione: così è ricordata da tutti così è citata. Lotta di liberazione, Resistenza e antifascismo sono, nel vocabolario politico della nostra Repubblica, sinonimi usati uno in luogo dell'altro, normalmente. Non c'è dubbio che è sempre possibile trovare formulazioni che siano le più ampie e comprensive, ma il significato di quanto è stato scritto in questo Preambolo è un significato inequivoco e serve a radicare lo Statuto della Regione Piemonte in quei valori dei quali la Liberazione, l'antifascismo e la Resistenza sono stati l'origine e il momento di formazione.
Per questa ragione, per difendere un testo al quale abbiamo contribuito, che non consideriamo per nulla scontato e che è il risultato di una battaglia politica che è stata condotta in Consiglio regionale da chi era presente e da chi ha partecipato, dichiaro la non partecipazione al voto del nostro Gruppo su questo punto. Invito tutti a non svalorizzare quello che è scritto nello Statuto che insieme abbiamo approvato in prima lettura. Naturalmente, ci possono essere delle ragioni polemiche di breve periodo, ma se qualcuno sostiene e pensa che sia un risultato il fatto che il Consiglio regionale del Piemonte voti contro l'inserimento della parola Resistenza nello Statuto, può forse dare qualche soddisfazione momentanea ma chi lo fa, a mio parere, si assume una seria responsabilità.
Il contenuto che noi abbiamo votato va in tutt'altra direzione, ha tutt'altro significato e rappresenta un punto fermo, a mio parere, molto importante che bisogna valorizzare e non svalutare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Questo è un punto estremamente delicato della nostra discussione e l'intervento del Consigliere Marcenaro mi dà la possibilità di richiamare una mozione che il 29 ottobre è stata presentata al Senato a firma di 91 senatori della grande alleanza democratica. La prima firmataria è Albertina Soliani, capogruppo della Commissione istruzione al Senato. Questa mozione è un invito alla Ministra Moratti a ritirare le indicazioni programmatiche varate sui curriculum storici per i programmi delle scuole. La motivazione addotta dalla mozione è che i nuovi curriculum indicano i miti antichi e li privilegiano rispetto alle verità storiche, e scompare, nei testi storici ogni accenno al nazifascismo e alla Resistenza antifascista. Scompare, con una volontà ben precisa di cancellare un "pezzo" della nostra memoria delle pagine gloriose della nostra storia.
Scompaiono termini come "Resistenza antifascista", che è cosa diversa da "Liberazione", come comunemente viene intesa. Le due cose vanno di pari passo. Qualcuno sostiene che l'artefice della Liberazione è, e resta, il glorioso alleato angloamericano, che ha liberato il Paese dalle barbarie antifasciste.
Ci fu o no una guerra di Resistenza nel nostro Paese? La risposta è certamente sì.
Si possono cancellare verità storiche e riscriverle con la superbia di chi crede di aver vinto una guerra in questo Paese avendo ricevuto un mandato elettivo al Governo di questo Paese, e sempre, in questi testi storici, si parla del crollo del comunismo nei Paesi dell'Est con un generico riferimento ai totalitarismi Presidente, il richiamo nella proposta di emendamento potrebbe aggiunge molto al testo: ne darebbe pregnanza e, forse, restituirebbe anche un "pezzo" di verità storica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta regionale, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Consiglieri, vorrei riprendere una considerazione fatta dal Consigliere Chiezzi relativamente ad un mio intervento in quest'Aula, nel quale secondo la sua ricostruzione - che, tuttavia, corrisponde anche alla mia avevo affermato, a proposito dei valori della "Resistenza", che questi fossero, ormai fortunatamente, patrimonio di tutti.
Naturalmente, considero sempre più valida questa considerazione, nel senso che - se ben ricordo, feci questo intervento due o tre anni fa - nel frattempo questi valori si sono affermati in maniera sempre più radicata nella coscienza di ogni cittadino italiano, anche grazie alle iniziative specifiche (parlo chiaramente del nostro territorio) che la Regione, con l'Ufficio di Presidenza e col Comitato per i valori della Resistenza, hanno sempre propugnato.
Credo che la Casa di Fondo Toce sia praticamente il punto storico di riferimento più importante d'Europa; sicuramente lo è per l'Italia, anche per quanto concerne altri aspetti. Faccio queste considerazioni per giungere a darvi una mia indicazione, essendo stato sollecitato dal Consigliere Chiezzi.
Proprio perché questi valori sono ormai di tutti, ed in questo mi rifaccio all'intervento del Consigliere Cattaneo, nell'ampia e diffusa discussione che, su questo argomento si è fatta, durante il dibattito dello Statuto, non credo di essere incoerente, nonostante le mie affermazioni ritengo che su questo suo emendamento voterò in modo contrario, come pure la mia maggioranza, perché i valori della Resistenza sono già patrimonio comune - e questo è sicuramente un merito ascrivibile a chi ha condotto queste battaglie affinché ciò avvenisse.
Per questo, quello che la Commissione e l'Aula nella prima lettura hanno definito, sembra essere già un corretto approccio alle considerazioni che anche lei ulteriormente ha voluto sottoporci. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Presidente, intervengo su questo punto solo per ribadire che, per quanto mi riguarda, i valori riaffermati nell'emendamento del collega Chiezzi sono totalmente condivisibili. Ma lo sono al punto che già avevano riguardato il dibattito che era stato fatto in Commissione prima, e in Aula dopo, relativamente alla formulazione di questo testo, che, nell'accezione comune della riflessione che fu fatta in quel momento, tendeva a portare a sintesi la riaffermazione di quei valori.
Per quanto mi riguarda, su questo emendamento mi asterrò dal voto proprio perché non penso che sia opportuno introdurre modifiche al testo concordato in allora. Ma proprio perché i valori che questo emendamento tende a riaffermare mi vedono assolutamente non contrario - mi sentirei di condividerli - mi asterrò dal voto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, sono grato al Consigliere Chiezzi, innanzitutto perché recupera una sua assenza che sarebbe stata assolutamente grave se oggi non avesse introdotto un discorso che è un po' un supplemento d'anima rispetto a quanto abbiamo discusso in Commissione.
E quando dico "supplemento d'anima", mi riferisco certamente allo spartito storico che lui legge dalla sua parte, pertanto con tutte le valutazioni che noi possiamo dare ad un'attività di lettura che, provenendo da una parte politica ben precisa, ha soprattutto la dignità di essere sostenuta in buona fede.
Il Consigliere Chiezzi ricorda le vicende di questa Aula, le vicende dei Presidenti del Consiglio che si sono succeduti, da Rossa, alla Presidente Spagnuolo, a lei, Presidente, io stesso.
La sua valutazione - quanto ha detto prima dal 1970 al 2004 - può fare da compendio ad un comune sentire di quest'aula. E questo comune sentire è stato una rassegna metodica o periodica di fatti che hanno sempre voluto assicurare al Piemonte non solamente la memoria di un fatto, ma anche la dignità di una memoria, cogliendo tutte le occasioni, non solamente quelle rievocative o celebrative delle nostre visite ai campi di concentramento non solamente onorando coloro che ne sono ancora testimoni, non solamente cercando di portare il dibattito storiografico ad una lettura anche più vasta (e, pertanto, forse anche controversa).
Se questo Preambolo fosse stato un corpo a se stante, un corpo quasi anodino, quasi artificiale, messo lì perché lo Statuto doveva comunque fare un omaggio referente ad un fatto della nostra storia, forse avrei acconsentito col Consigliere Chiezzi. Invece no.
Noi abbiamo percorso un lungo cammino che per me, che provengo da una lunga pausa di silenzio in quest'Aula, è stato il riconoscimento di un alto significato civile di quest'assemblea. Nella storia si può togliere e aggiungere, ma arrivare ad una valutazione complessiva di tutte le forze dimenticando quelli che erano i richiami della foresta, lo spirito del passato e le contrapposizioni (anche viscerali) per arrivare a far sì che nell'ambito della Liberazione, ci fosse un compendio globale, collettivo e altamente simbolico della nostra Patria, mi pare essere un fatto estremamente importante.
Vede, caro collega Chiezzi, quando abbiamo fatto gli Stati Generali lei si è scandalizzato perché, in occasione della seduta generale degli stessi, era presente il Duca d'Aosta. C'era il Duca d'Aosta. Inveiste anche contro di me, con la buon'anima del collega Cavaliere, perché c'era un rappresentante di Casa Savoia, una dinastia sconfitta, indipendentemente dalla testimonianze che il personaggio, nel corso della sua vita e nel corso della sua storia, ma anche in quello stesso momento, aveva fatto all'insegna del riconoscimento di una Regione che si fondava sui valori della democrazia. Ebbene, chi fu che invece mi dette ragione? Galante Garrone, il quale, in una lettera nobilissima - che tengo tra i ricordi più cari - mi scrisse che l'evento degli Stati Generali non poteva essere nient'altro che una rilettura di un'anonima azione di Governo o di una prolifica prospettiva di un futuro indefinibile e indeclinabile, ma che gli Stati Generali, al di là di quelle che potevano essere le proprie radici sabaude, significavano, soprattutto, il rendere presente, alle amministrazioni e alla società civile, il frutto di una larga partecipata democrazia che veniva dalla Resistenza. Questo, per me, è stato il valore più compiuto e più grande che gli Stati Generali hanno conseguito.
Perché ho voluto raccontare questo aneddoto? Perché nella vita come nella storia, nei fatti come nelle opinioni, c'è sempre qualcosa che sventola di qua o di là, ma dobbiamo assolutamente - questo è il nostro dovere di amministratori e di legislatori - trovare, anche nell'ambito di questi equivoci, quella linea mediana che ci fa andare avanti.
Mi dispiace, non posso votare a favore del suo emendamento, come il Presidente del nostro Gruppo, Taricco, ha detto, proprio per le valutazioni che ho voluto poc'anzi testimoniare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Sul punto avevamo già discusso in prima lettura e già in allora abbiamo avuto un confronto sulla definizione, la cui mediazione era poi giunta sull'utilizzo della parola "Liberazione", in luogo di "Resistenza", che da alcune parti era stata proposta.
Credo che questa discussione si possa allacciare a quella relativa al Preambolo. Tutti ricorderanno come siamo giunti all'ipotesi di Preambolo avendo terminato la scrittura dello Statuto in Commissione ed avendo condiviso le opinioni di alcuni Consiglieri, che ritenevano quello Statuto non del tutto esaustivo, per quanto riguardava alcuni contenuti che, a loro giudizio, sarebbero dovuti essere introdotti.
Si è arrivati alla formula del Preambolo, che continuo a ritenere anonima o, perlomeno, non così chiara. Se c'è condivisione su punti che si sono inseriti nel Preambolo - in questo caso la Liberazione - abbiamo adottato una formulazione, in queste due righe, che ricalca, in parte quanto c'era nel presente Statuto e il richiamo alla Carta Costituzionale.
Ebbene, alla luce del fatto che ci richiamiamo alla Carta Costituzionale e abbiamo ottenuto una condivisione di tutti i Consiglieri, per quanto riguarda questa formulazione, diventa ancora più incredibile il fatto che questo punto, come gli altri che seguono, non sia inserito direttamente nello Statuto.
Scrivendo lo Statuto con questo Preambolo, abbiamo risolto politicamente, tutti i problemi che avevamo nell'affermare e nell'appropriarci i temi inseriti. Se, però, siamo arrivati ad una formulazione condivisa, perché questa formulazione non è inserita direttamente nello Statuto? In futuro ci sarà sempre la discussione se questo, come tutti gli altri punti contenuti nel Preambolo, è o no materia totalmente e pienamente statutaria. Ricordo che, quando abbiamo parlato di Preambolo la prima volta, abbiamo anche letto ed interpretato - quindi ricordato - il Preambolo della Regione Liguria che, nel suo complesso, è quasi lirico perché si richiama ad elementi che noi non abbiamo ritenuto opportuno secondo me, giustamente - inserire nel Preambolo. I principi che la Regione Liguria ha inserito nel Preambolo hanno una certa "quallocisità" a trovarsi nel Preambolo, perché non si tratta di materia che poteva essere oggetto di Carta statutaria. Noi, invece, nel Preambolo abbiamo inserito una serie di elementi, a partire dalla Liberazione, che hanno, a mio avviso, carattere di importanza e di valenza statutaria. In questo senso, ritengo che la discussione su questo punto, come quella sui punti successivi, è condizionata dal particolare aspetto che si tratta di elementi che, a buon ragione, dovrebbero entrare a tutto diritto all'interno dello Statuto.



PRESIDENTE

La parola al relatore, Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Due parole per esprimere il parere contrario che, ovviamente, non comporta alcun motivo di drammatizzazione. Voglio ricordare al collega Chiezzi quanto è già stato affermato, in sua assenza, in prima lettura.
Perché nessuna drammatizzazione? Perché l'insegnamento deriva dalla Carta Costituzionale del 1948; dagli Statuti del 1970 e, dopo oltre trent'anni, dalla Carta europea. Ricordavo, in quella occasione, come le drammatiche vicende che hanno infiammato l'Europa così vengono affrontate e soltanto in via incidentale, nella Carta Europea: "Convinti che l'Europa riunificata dopo esperienze amare." Ecco come affronta il problema la Carta europea. Altra incidentale per uno sguardo rivolto al futuro: "Persuasi che i popoli dell'Europa sono decisi a superare le antiche divisioni e uniti in modo sempre più stretto a forgiare il loro comune destino".
Ricordavo anche, in quell'occasione, Calamandrei, Togliatti e Bassi sempre a conforto di questa posizione, senza scomodare né Pavone, n Taviani. Voglio ricordare quanto diceva Calamandrei a proposito della Costituzione: che è fatta di norme giuridiche, bisogna togliersi la voglia di fare programmi politici e smetterla di abbandonarsi a proclami. Inoltre Togliatti e Bassi ricordavamo come la Costituzione dovesse essere una trattazione giuridica semplice e non ideologica.
Questo è un lungo respiro che viene da tutti e, soprattutto, da coloro che la Costituzione l'hanno fatta e da coloro che a quelle tragiche vicende hanno dato il loro contributo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Le parole hanno un significato. Togliere le parole significa togliere significati. Dal punto di vista della storia, penso che sia una banalizzazione, se non una stupidaggine, quella di negare che il movimento di Resistenza sia stato uno dei fattori importanti che ha portato alla liberazione del nostro paese. Negarlo, negando la presenza di una parola non è uguale a non affermare l'esistenza di questa parola, perché la Liberazione senza la Resistenza avrebbe avuto un altro significato politico e civile per tutta l'Italia.
La parola Resistenza, dal mio punto di vista, non è una parola trattabile e non può essere soggetta a compromessi che, al momento in cui si discute di quel tragitto della storia italiana, si debba mettere o non mettere.
Avrei capito se, almeno da parte del Consigliere Marcenaro, ma non lo pretendevo dal Presidente Ghigo (entrambi hanno detto le stesse cose dal punto di vista dell'interpretazione), si fosse invocato lo stato di necessità, se si fosse detto che non si poteva fare di più. Questo atteggiamento l'avrei capito.
Si trattava di fare un compromesso - non lo condivido - però fin lì si è arrivati, non è stato possibile andare più in là, ma trovo molto grave che si dica, ora e in presenza di un voto che nulla toglie allo Statuto e alla possibilità di approvare l'articolo, che è uguale non mettere la parola Resistenza. Questa la considero un'ipocrisia politica, se non peggio. Molto grave, perché non è la stessa cosa. Non si è potuto mettere? Può essere la ragion politica, le circostanze e altre mille cose, ma sentir dire in quest'Aula che sono uguali e che l'una cosa comprende tutto, non è la verità.
La Resistenza la si vuole cancellare, come diceva il Consigliere Contu? Certo, c'è una parte che la vuole cancellare, che mal sopporta quella parola. Non è che la mal sopporta in quanto parola, ma perché non vuole richiamare quanto, all'interno di tutto il lungo percorso della Liberazione, la lotta di Resistenza italiana ed europea ha condotto in forma propria e autonoma.
Questo è un elemento che continuo a sostenere con convinzione, anche se non ho più la speranza che, almeno in questa votazione, liberamente un ampio arco di forze, quelle che più tengono a non espungere la parola e il significato della Resistenza dalla nostra vita, si potesse allargare almeno dal punto di vista dell'assunzione di responsabilità politica, visto che sappiamo quale sarà l'esito della votazione. Ho perso questa speranza, ma penso che al di fuori le ragioni che, insieme ad altri colleghi, abbiamo portato per votare a favore dell'inserimento di questo pezzo di storia d'Italia all'interno dello Statuto, siano delle ragioni che - ne sono convinto - avranno un largo consenso.
Voto favorevole, ovviamente.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano, per dichiarazione di voto.



MELLANO Bruno

Solo per ribadire un atteggiamento del Gruppo Radicale. In varie fasi della costruzione dello Statuto abbiamo cercato di inverare quanto ci ricordava il Presidente Galasso, cioè l'indicazione di Calamandrei sulla valenza e sul senso di uno Statuto e di una Costituzione, quindi di una norma e non di un manifesto politico. Ed è per questo che eravamo contrari all'introduzione di un Preambolo che - l'abbiamo già detto in sede di votazione d'Aula - è stato comunque e in modo importante redatto con l'obiettivo di riassumere e di trovare il consenso generale.
Diamo atto ai molti colleghi che vi hanno lavorato, ed in particolare al collega Marcenaro, di aver saputo trovare in molte occasioni le frasi e le parole condivisibili da tutti. Ma era il senso stesso di un Preambolo e di uno Statuto che, in molte occasioni, ha finito per recepire indicazioni politiche più che normative, che era la trappola e quanto noi paventavamo.
In qualsiasi manifesto politico, in qualsiasi testo ci sono parole che possono essere sostituite da altre, ci sono indicazioni che possono essere ulteriormente allargate, integrate e arricchite, mentre la valenza e la forza dello Statuto, in parte è anche questo, ma doveva esserlo ancora di più nella forza coercitiva e puntuale della norma. Per questo non parteciperemo al voto, essendo consapevoli che questo era un testo di buona sintesi e di buon prodotto in un momento in cui si è scelto di fare il Preambolo. Non abbiamo condiviso, con l'insegnamento di Calamandrei, il fatto che il Preambolo ci fosse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro, per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Intervengo perché rappresento in quest'Aula un partito per il quale l'antifascismo, la Liberazione e la Resistenza sono questioni troppo importanti. E' il partito che organizza la grande maggioranza dei partigiani che ancora sono in vita. E' il partito che porta nella sua storia, nella sua tradizione l'orgoglio del contributo maggiore alla storia della "Resistenza" e della "Liberazione".
Voglio dire questo: ho sentito diverse argomentazioni, che rispetto e che considero importanti, ma non ho sentito una contestazione delle affermazioni che ho fatto. Nessuno riuscirà a negare il fatto che il 25 aprile si chiami per tutti gli italiani e per tutti gli antifascisti "Festa della Liberazione" e che così sia indicato dal 1945 ad oggi. E nessuno mi convincerà che, in questa esperienza e in questa parola "Liberazione", non abbiamo sempre indicato l'esperienza partigiana, l'esperienza della "Resistenza" e della "Liberazione" delle città nelle quali viviamo, che ripeto - non è avvenuta ad opera delle truppe alleate.
Torino è stata liberata prima che le truppe alleate entrassero in città; Genova è stata liberata prima che le truppe alleate entrassero in città; Milano è stata liberata prima che le truppe alleate entrassero in città. L'idea che la "Liberazione" sia una liberazione da parte delle truppe alleate è un falso storico, è un'affermazione del tutto singolare che fino ad oggi non avevo sentito affermare.
Ma il punto non è questo; il punto che vorrei sottolineare e che vorrei fosse considerato è che il nuovo Statuto, che stiamo discutendo e che approveremo, non toglie una parola allo Statuto vigente, ma aggiunge una parola.
Se fossimo in presenza di uno Statuto - redatto nel 1970 da protagonisti che allora erano abbastanza vicini all'esperienza diretta della lotta di liberazione - che avesse scritto al suo interno le parole "Liberazione", "Resistenza e antifascismo", e oggi questo Consiglio regionale cancellasse queste parole, naturalmente questo sarebbe un fatto che avrebbe un certo significato.
Invece siamo di fronte esattamente al fatto contrario: siamo di fronte ad uno Statuto del 1970 che non nominava neppure le parole "antifascismo" "Liberazione" e "Resistenza", mentre oggi introduciamo nel nuovo Statuto questi concetti. Questo è un punto che ha un qualche significato, perch non solo lo Statuto ma neanche la Costituzione italiana accenna a queste cose.
Voglio ricostruire rapidamente i termini del dibattito e del confronto che c'è stato fra di noi, riprendendo alcune cose che il collega Mellano ha detto.
Per quanto riguarda il nostro gruppo, che credo abbia partecipato con una certa assiduità all'elaborazione del nuovo Statuto, eravamo convinti che non ci fosse bisogno di un Preambolo, che non ci fosse bisogno di un'affermazione dei principi come quella che nel Preambolo viene fatta.
Tant'è vero che, nell'ipotesi di bozza approvata in sede di Commissione, fino ad un certo punto questa ipotesi non era presente. Poi sono intervenute altre opinioni, penso in particolare all'intervento e al contributo che ha portato il collega Picchioni, cominciando a partecipare al lavoro della Commissione Statuto.
Sulla base di queste altre opinioni - convinti come siamo sempre stati che lo Statuto è un testo che si costruisce insieme e che, oltre ad affermare le opinioni proprie, bisogna tenere conto delle opinioni altrui abbiamo preso atto di questa richiesta, e quindi abbiamo lavorato per modificare la bozza dello Statuto, arrivando anche in Aula, attraverso un confronto e un lavoro, alla stesura di questo Preambolo in questa forma e con questi contenuti. Naturalmente è il risultato di un confronto e di una discussione tra posizioni, opinioni ed ipotesi diverse.
Questo è il punto al quale siamo arrivati. Penso sia del tutto sostenibile la linea interpretativa dei lavori statutari che, rifacendosi a classiche tradizioni giuridiche e a classiche esperienze costituzionali e statutarie come le nostre, scelga di mantenere questi aspetti.
Altrettanto praticabile è la linea che abbiamo scelto, e su questa strada siamo arrivati ad una soluzione avanzata. Solo questo vorrei ricordare: noi aggiungiamo, non togliamo nulla; noi aggiungiamo nel nuovo Statuto una parola che, fino ad oggi, non era presente.
Quindi, raccogliendo il risultato di una discussione e di un dibattito otteniamo un fatto significativo dal punto di vista politico, culturale e statutario. Mi pare difficile che questi fatti, ai quali mi riferisco possano essere contestati.
Per questa ragione affermo la nostra scelta fortemente motivata di non partecipazione al voto su questo emendamento. Ovviamente questo parte da una forza che ha, nel suo DNA e nel suo codice genetico, i valori della "Resistenza" e dell'"antifascismo", e che proprio per questo gli assegna un certo valore e li tratta con cura. Li tratta con cura e non li espone ai rischi che mi pare, invece, siano presenti in altri.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Solo brevemente per dire che mi approccio alla questione della gloriosa storia del partito comunista con grande rispetto, soprattutto perché la formazione politica alla quale appartengo non ha mai nascosto l'ambizione di voler cercare di raccogliere quell'eredità, senza peraltro riuscirci compiutamente.
Però è la delicatezza della fase storica che attraversiamo che impone un ripensamento, affinché alcuni pezzi della nostra storia non cadano nell'oblio.
E' questo il senso e la proposta dell'emendamento: il richiamo ai valori della Resistenza come un richiamo forte alle generazioni future, a chi erediterà l'impianto di una carta importante come quella dello Statuto della Regione Piemonte, alla quale questa assemblea e il governo della Regione deve ispirare la propria azione; quindi, è un segnale per le future generazioni.
Sarà sicuramente misero voler ricordare a quest'aula che, mentre esponenti del Governo di centrodestra professano la piena condivisione del livello di compromesso che, come giustamente ha ricordato il Consigliere Chiezzi, è stato raggiunto su questo punto, l'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) negli ultimi tre anni ha subito, per il misero contributo di 400 milioni vecchie lire che riceveva annualmente, un sostanziale dimezzamento, perché la finanziaria del 2004 le ha assegnato 180 milioni di vecchie lire a fronte dei 400 finora percepiti.
C'è una contraddizione in tutto questo, Presidente: chissà se lei insieme a noi, sottoscriverà quell'ordine del giorno - e ci auguriamo su questo di trovare l'approvazione di tutta l'Aula - che ricorda che giace in Parlamento una proposta di legge affinché venga riconosciuta l'ANPI nell'ambito del ricorso del sessantesimo anno dalla liberazione, quindi dal 1945 ad oggi. Uno stanziamento economico pari a 4 miliardi di vecchie lire per celebrare, degnamente, i 60 anni di liberazione del nostro Paese. Anche questo è un segnale politico. Certo, avremmo più gradito, perché diamo per scontato l'esito di questo voto, che il livello di compromesso raggiungesse un valore più alto. Di questo ci rammarichiamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Non entrerò nel merito specifico degli ultimi punti della discussione.
Anch'io ritengo che vi sia una certa differenza tra il termine liberazione e il termine resistenza. E' anche vero che nel corso del tempo, più volte i due termini sono stati usati in modo scambievole. Il mio punto di vista è relativo al fatto che, avendo trovato una condivisione sulla formulazione del Preambolo, non riesco a comprendere perché abbiamo deciso di non inserire quanto abbiamo scritto all'interno dello Statuto. Ritengo, ma è un argomento che abbiamo già affrontato nel corso della discussione ad agosto che inevitabilmente i concetti contenuti nel Preambolo, abbiano una forza giuridica e legislativa inferiore ai termini e ai contenuti che sono all'interno dello Statuto. Ad esempio, uno dei punti che abbiamo inserito nel Preambolo, quale il riconoscimento del diritto degli animali, è stato a sua volta, ribadito all'interno dello Statuto proprio perché, nel corso della discussione, alcuni tra i proponenti di questa formulazione hanno sostenuto la posizione che, oltre nel Preambolo, era meglio inserire lo stesso concetto anche all'interno dello Statuto per dare maggiore forza e validità a questa affermazione. Poiché, ripeto, nel Preambolo sono contenuti principi che hanno forza, dignità e importanza tale che devono essere inseriti nello Statuto, proprio per questo, ritengo che abbiamo fatto solo un mezzo passo nell'inserire queste affermazioni nel Preambolo e non nello Statuto.
Condivido la difesa sostenuta dal Consigliere Marcenaro sul fatto che noi aggiungiamo in questo Statuto rispetto a quello precedente, tuttavia credo sia anche vero che si debba accettare il fatto che averlo inserito solo nel Preambolo come una formulazione che è quasi un invito, ma non una formazione più perentoria, di fatto, invece di fare un vero passo in avanti, facciamo solo un mezzo passo. Per questo ritengo che il percorso che abbiamo fatto, sia stato un percorso che è mancato di coraggio. E' mancato il coraggio nelle nostre azioni, è mancata la fiducia nel fatto che potessimo discutere più a fondo e più a lungo per arrivare ad inserire questi concetti all'interno dello Statuto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Sono ancora più contento di aver chiesto la parola per dichiarazione di voto dopo la richiesta dell'appello nominale da parte del Consigliere Moriconi.
Il Presidente è testimone, essendo stato protagonista nel suo ruolo di Presidente del Consiglio in Commissione e in Aula, della difficoltà con la quale siamo riusciti a trovare un compromesso alto nell'inserimento di valori e ideali che sono universali, come giustamente ricordava il Presidente della Regione. Valori e ideali che devono essere rispettati perché non sono un patrimonio esclusivo di una Regione né tanto meno di una parte di essa. Io voterò contro, come voterà contro il Presidente della Regione e la maggioranza, a questo emendamento.
Sono rammaricato di dover esprimere un voto contrario dopo aver lavorato sono uno dei tanti, in Commissione prima e in prima lettura in Aula dopo per costruire il Preambolo, che non è un pateracchio, non è un compromesso ma un insieme di valori ed ideali che, a pieno titolo, faranno parte del nuovo Statuto della Regione Piemonte. Ideali e valori che dovrebbero farvi riflettere di avere un approccio più alto verso il Consiglio cui tutti apparteniamo e non mettere in condizione, in un quasi kafkiano paradosso Consiglieri che condividono quegli ideali e quei valori di votare contro semplicemente perché non hanno partecipato alla prima lettura, oppure, in prima lettura, non si sono battuti democraticamente, non hanno ottenuto democraticamente quel risultato e oggi vogliono quasi umiliare o avere un pezzo di carta confermato da una richiesta di appello nominale per andare magari sul giornali domani, o nei prossimi giorni, in campagna elettorale e dire: Forza Italia è contro la Resistenza, il Presidente Ghigo è contro la Resistenza, la Casa delle Libertà è contro la Resistenza.
Per questi motivi e nel rispetto degli ideali e dei valori di chi ha dato la vita per la libertà, per la democrazia, per senso di responsabilità e perché la tecnica legislativa ce lo impone, voteremo contro. Ma se fossimo al vostro posto, ci vergogneremo un po', quanto meno sotto l'aspetto politico.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu) sull'emendamento rubricato n. 4.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 Consiglieri hanno votato SÌ 3 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione dell'emendamento rubricato n. 3.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
L'emendamento rubricato n. 3 richiama, in altra forma, il tema della Resistenza.
Colleghi, non scaldatevi troppo quando lamentate che si insiste a parlare di Resistenza: non si difendono i valori della Resistenza e non si ricordano nemmeno tutti i partigiani comunisti, socialisti, cattolici autonomi, azionisti di varia estrazione che la Resistenza l'hanno fatta.
"Resistenza" è ancora una parola maldigerita; è una parola che qualcuno cerca di mandare in disuso.
Mandare le parole in disuso è pericoloso: rosicchiare dalla storia le parole che la rappresentano, porta a dimenticare interi "pezzi" di storia.
La Resistenza è stata uno degli elementi più di valore, almeno per noi italiani (la Resistenza italiana), che ha portato a liberare l'Italia e tutta l'Europa dal nazifascismo.
Senza la Resistenza, probabilmente il nazifascismo sarebbe stato vinto egualmente, ma sarebbe stato sconfitto in altro modo.
Senza la lotta di Resistenza, che ha portato a risolvere situazioni locali o addirittura a fondare Repubbliche - sono vissute lo spazio che hanno potuto - la vittoria e la liberazione dal Fascismo avrebbe certamente avuto un altro segno.
Insisto, quindi, nel ritenere che, di fronte a fatti storici ancora duri da digerire per qualcuno, non sia una scelta condivisibile quella di dire: "Facciamo che non parlarne, tanto siamo tutti d'accordo", perché non è vero che siamo tutti d'accordo.
La parola "Resistenza", evidentemente, evoca fatti e schieramenti che si sono formati in Italia e che l'hanno lacerata in allora, e che non vogliono essere troppo ricordati da qualcuno. La stessa parola "partigiano" dà fastidio. I partigiani hanno fatto la Resistenza antifascista: proviamo a dire che questo non rappresenta un pezzo di storia; proviamo a nominarla.
Non è omettendo queste parole che si conducono battaglie di verità e di giustizia.
Io questo l'ho imparato in lunghi anni di militanza nel Partito Comunista Italiano, al quale mi sono iscritto nel 1969: lì ho imparato da tante partigiane e partigiani come si fanno le lotte e come si difende la Resistenza, cercando di introdurne i valori, e non omettendoli.
Diverso è il discorso che pensavo potessimo fare, ma non siamo riusciti ad andare più in là.
Abbiamo inserito la parola "Liberazione", ma è il massimo che abbiamo potuto fare, perché sulla parola "Resistenza" - io ero presente al lunghissimo dibattito sulla prima parte del Preambolo, in Commissione abbiamo riscontrato una certa "resistenza".
Fortunatamente, il percorso legislativo prevede due letture. Per fatti di questa portata, la doppia lettura permette anche a chi non è presente alla prima di poter portare i propri argomenti in seconda. E penso che non sia casuale la doppia lettura, perché si vuole coinvolgere il più ampio numero possibile di Consiglieri (o di parlamentari in Parlamento).
Mi sembra che questa sia una battaglia da combattere, confermata anche con questo emendamento, che toglie la qualificazione di "antifascista" alla parola "Resistenza", ma lascia il nocciolo importante del significato di questa parola.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi Oreste, per dichiarazione di voto.



ROSSI Oreste

Vede collega Chiezzi, lei potrebbe anche aver ragione: anzi, sono certo che lei abbia ragione. Peccato, però, che, come lei sa, siamo in seconda lettura e l'accoglimento di un qualunque emendamento implicherebbe il ritorno ad un altro dibattito in Aula, con il conseguente rischio che questo Statuto non diventi Costituzione della Regione Piemonte.
Le ricordo, inoltre, che lo Statuto, nella precedente sessione, è stato esaminato in Aula per più giorni, notti e sere: lei non era presente.
Poteva venire in quell'occasione e portare avanti le sue istanze: magari sarebbero diventate parti integranti dello Statuto e non ci obbligherebbero, oggi, a dover votare contro alcuni elementi sui quali potremmo anche essere d'accordo ma che non possiamo votare, perch altrimenti non daremmo alla Regione Piemonte la sua Costituzione.
Mi rammarico, quindi, per non aver potuto votare le sue proposte belle, valide ed intelligenti - che potevano essere presentate in sede di prima lettura.
Ma non è colpa mia: è lei che non c'era.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi, per fatto personale.



CHIEZZI Giuseppe

Vedo che il Presidente Rossi, almeno in quest'occasione, dimostra un interesse politico per la consistenza delle feci.
Ecco, mi sembra che sia un interesse politico: de gustibus, de gustibus!



PRESIDENTE

Non c'era molto di "fatto personale". Forse, sono io che non riesco ad apprezzare certe finezze! Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3.
Il Consiglio non approva.
Passiamo ora all'esame degli emendamenti rubricati dal n. 5 al n. 13, per i quali possiamo prevedere un'unica esposizione, essendo tutti inerenti alla "questione dei diritti", ma votazioni separate.
Emendamento rubricato n. 5 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo dopo il secondo capoverso, inserire il seguente nuovo capoverso: "rappresentando l'intera collettività stanziata sul territorio regionale e tutelando i diritti e la dignità di ciascuno".
Emendamento rubricato n. 6 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo dopo il secondo capoverso inserire il seguente nuovo capoverso: "dichiarando inviolabile la dignità umana ed operando perché sia rispettata e tutelata".
Emendamento rubricato n. 7 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea, Contu: nel Preambolo dopo il secondo capoverso inserire il seguente nuovo capoverso: "riconoscendo e tutelando il diritto di ogni individuo alla propria integrità fisica e psichica".
Emendamento rubricato n. 8 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo dopo il secondo capoverso inserire il seguente nuovo capoverso: "affermando il diritto di ogni individuo al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e delle sue comunicazioni".
Emendamento rubricato n. 9 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo dopo il secondo capoverso inserire il seguente nuovo capoverso: "dichiarando che ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione, alla libertà di opinione inclusa la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza ingerenza da parte delle autorità pubbliche, alla libertà di riunione pacifica e di associazione a tutti i livelli".
Emendamento rubricato n. 10 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo dopo il secondo capoverso inserire il seguente nuovo capoverso: "tutelando l'infanzia e i diritti dei minori con adeguate misure di protezione e provvedendo alle cure necessarie per il loro benessere".
Emendamento rubricato n. 11 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo dopo il secondo capoverso inserire il seguente nuovo capoverso: "affermando il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, non ho nulla in contrario ad un'unica illustrazione, perch si tratta, effettivamente, di valori e di principi. Potrò spiegare pertanto, il senso di ciascun emendamento e il motivo per cui sono stati presentati. Chiederei, comunque, che ogni emendamento sia posto in votazione singolarmente.
Nel primo emendamento, che recita "rappresentando l'intera collettività stanziata sul territorio regionale e tutelando i diritti e la dignità di ciascuno", c'è una parola a cui assegno molta importanza: "stanziata".
Questo tema, che ritornerà più volte nel corso delle proposte emendative presentate, tende a riconoscere, anche solo allo stanziamento sul territorio, certi diritti. Poiché sappiamo che il tema degli immigrati è un tema particolarmente spinoso e difficile da affrontare, questo primo emendamento cerca di fissare, nella stanzialità sul territorio, uno degli elementi che può far scattare dei diritti.
L'emendamento successivo, rubricato al n. 6, pone al centro la dignità umana. Nella Costituzione europea, se non ricordo male, il concetto di dignità umana è nominato per primo, rispetto ad altri concetti sia pure importanti, quali la libertà e l'eguaglianza. Ritengo particolarmente condivisibile inserire questo concetto tra i primi richiamati nel Preambolo.
L'emendamento rubricato n. 7 parla di diritto all'integrità fisica e psichica; altro diritto fondamentale, desunto dai primi diritti e principi contenuti nella Costituzione Europea. Si tenga presente che, probabilmente questi emendamenti erano già stati presentati in prima lettura, quando la Costituzione non era ancora stata firmata.
Nell'emendamento rubricato n. 8 si parla di rispetto della propria vita privata, familiare, del proprio domicilio e delle sue comunicazioni. Dopo l'intervento invasivo del Consigliere Rossi, credo che questo emendamento sia particolarmente sostenuto.
L'emendamento n. 9 parla di libertà di espressione, di opinione e di riunione pacifica.
Sull'emendamento rubricato n. 10 varrebbe la pena richiamare un'iniziativa, di cui il Consiglio è stato promotore. Tutelare l'infanzia e i diritti dei minori, con adeguate misure di protezione. È un tema su cui ritengo che la sensibilità del nostro Consiglio sia elevata, anche in conseguenza dell'approvazione di un ordine del giorno che cerca di impedire una campagna che prende a pretesto l'immagine vera di un ragazzino per usare la sua immagine a scopo propagandistico. Segnalerei all'attenzione dei colleghi questo emendamento.
Vi è poi un emendamento che afferma il diritto degli anziani, altro tema rilevante che la nostra società si trova ad affrontare, forse in modo più difficile, per quantità, rispetto a società più giovani.
Mi fermerei all'emendamento rubricato n. 11, perché dedicherei qualche parola in più sull'emendamento relativo agli immigrati.



PRESIDENTE

Passiamo alle votazioni.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 11, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 12 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo dopo il secondo capoverso inserire il seguente nuovo capoverso: "operando per l'effettivo godimento dei diritti sociali degli immigrati, degli stranieri profughi, rifugiati e apolidi".
La parola al Consigliere Moriconi per l'illustrazione.



MORICONI Enrico

Il contenuto di questo emendamento è pienamente comprensibile. Tutti i Consiglieri ricorderanno che questi argomenti sono già stati discussi in Commissione Statuto e in aula durante il dibattito generale e sul Preambolo. Tutti abbiamo vissuto le divergenze presenti al nostro interno quindi credo che questo argomento meriterebbe una riflessione più profonda ed una discussione vissuta senza l'assillo - come temevo - di avere un tempo entro il quale finire i nostri lavori, sacrificando la possibilità di approfondire e di discutere questi temi.
chiaro che questo tema rappresenta un discrimine, nel senso che tra di noi ci sono opinioni divergenti rispetto a queste affermazioni, ma se volessimo fare quello che dovrebbe essere compito di un'Amministrazione che voglia guardare in avanti e non solo alla realtà presente, penso che la formulazione che noi proponiamo abbia una proiezione verso il futuro maggiore della formulazione che abbiamo usato nel nostro Preambolo.
Dovendo mediare tra sensibilità e visioni diverse della nostra società ma discutendo soprattutto del nostro sviluppo futuro, abbiamo finito per adottare una formula che non ha nessuna proiezione verso il futuro. Anche se non tutti saranno concordi su quanto sto per dire, credo che nel nostro futuro non potremo fare a meno di pensare e lavorare per realizzare l'effettivo godimento dei diritti sociali degli immigrati.
Ormai, di anno in anno, non possiamo fare a meno di verificare come la nostra società abbia sempre più bisogno, per funzionare, di collaborazioni che arrivano da altri paesi. Penso sia inevitabile pensare di garantire nel futuro il pieno godimento dei diritti sociali alle persone con le quali collaboriamo nel costruire la società.
Se noi, per un attimo, uscissimo da una visione finalizzata al termine improcrastinabile del nostro lavoro, di un compito che abbiamo e che ci attira talmente in questa fine temporale da non farci ragionare e riflettere su quello che stiamo facendo, credo che la discussione su quest'emendamento potrebbe essere più approfondita e più proficua. Ripeto sarebbe un modo per dare una prospettiva un po' più lungimirante al Preambolo e allo Statuto stesso.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 12, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 13 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo dopo il secondo capoverso inserire il seguente nuovo capoverso: "operando per l'effettivo godimento dei diritti sociali degli immigrati, degli stranieri profughi, rifugiati e apolidi".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'emendamento chiede di inserire la frase: "riconoscendo e tutelando il diritto di ogni persona a non essere sfruttata". Lo sfruttamento è un concetto molto ampio, volutamente ampio. Lo sfruttamento può avere varie forme, come quella di ridurre una persona in schiavitù, di sfruttare le sue attività e il suo corpo. Sappiamo che il termine di sfruttamento è un termine che ha avuto in una lontana stagione un'analisi dal punto di vista economico: sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sfruttamento del lavoro.
Quindi, quest'emendamento evoca una condizione umana che riguarda ancora oggi masse sterminate nei paesi meno sviluppati. Vi è lo sfruttamento delle persone, ma vi è anche lo sfruttamento dei bambini e in certi paesi si sfrutta il lavoro minorile. Diciamo pure che, per veder all'opera una sorta di lavoro minorile, non è necessario a volte allontanarsi troppo da questo luogo, basta vedere lo sfruttamento dei bambini ai semafori e via dicendo.
Quindi, questo è un tema sul quale mantenere alta la nostra attenzione. Lo sfruttamento è una prassi ancora in atto. Per questo, occorre dire con chiarezza che vi è un diritto in ciascuna persona, ed è il diritto a non essere sfruttata in questo modo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 13, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 14 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo dopo il secondo capoverso inserire il seguente nuovo capoverso: "riconoscendo la libertà delle arti e tutelando il diritto di esercitarle".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Alcune parole, perché il tema mi sembra meritevole di attenzione, anche per l'attualità dello stesso.
Si poteva scrivere riconoscendo la libertà delle arti, in senso molto ampio, e anche delle professioni. Perché vediamo che questo diritto a esercitarle è un diritto che non è sempre riconosciuto. Ad esempio abbiamo qui l'Assessore Farassino - non so se l'arte dell'intrattenimento prevede anche la satira. Comunque, il diritto alla satira non è così facile da esercitare, anche nel nostro Paese.
E' di poco tempo fa la censura e il divieto di fare satira sul mezzo televisivo RAI. Quindi, non è banale quest'affermazione, è un'affermazione che purtroppo viene contraddetta dal modo d'essere della gestione della RAI. Per non parlare della libertà delle professioni. Se si pensa a un giornalista come Enzo Biagi, che non può esercitare la sua professione sempre nell'ambito del servizio televisivo pubblico, vediamo bene che è meglio che queste affermazioni siano pronunciate e che ci sia la richiesta di inserirle nella carta d'identità del nostro Piemonte, perché sono diritti a volte ancora oggi, nella nostra Italia, non esigibili.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 14.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 15 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo dopo il secondo capoverso inserire il seguente nuovo capoverso; "impegnandosi contro la pena di morte, la tortura, la riduzione in schiavitù".
Tale emendamento è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Emendamento rubricato n. 16 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, terzo capoverso, dopo le parole "...alla tolleranza," inserire le seguenti parole: "al rispetto".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

L'emendamento potrebbe anche essere sostitutivo, cioè sostituire la parola "tolleranza" con la parola "rispetto".
E' stato presentato come aggiuntivo in questo senso. Il significato della parola tolleranza comprende anche un punto di vista che si considera in presenza di un errore e di uno sbaglio, di una deviazione di fronte alla quale noi invochiamo la vocazione alla tolleranza. La tolleranza è cosa diversa dal rispetto, si ha rispetto per qualcosa di diverso, anche per qualcosa che non si condivide o che non si capisce.
Mentre nel concetto di tolleranza c'è il fatto che: tu sbagli, sei in errore, ma io sono buono e allora nella mia bontà tollero che tu abbia posizioni diverse dalle mie. Sono due concetti notevolmente diversi. Nella tolleranza ci può essere "nessuno tocchi Caino", quella è tolleranza, ma il rispetto è un cosa diversa e un più che noi chiediamo che venga introdotto nel Preambolo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 16.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 17 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, terzo capoverso, la parola "... e dei valori delle sue Comunità" sono abrogate.
Tale emendamento è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Emendamento rubricato n. 18 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, terzo capoverso, dopo le parole "... alla libertà," inserire le seguenti parole: "alla giustizia".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Questo tema non è citato. La giustizia, viceversa, dovrebbe meritare un'attenzione statutaria. Sulla giustizia oggi si può leggere un lungo saggio di Gustavo Zagrebelsky che invita a riflettere sulla portata di questa parola. Certo inserirla così, da sola, all'interno di un Preambolo significa solo fare spazio ad uno dei temi che impegna di più una società: cosa è giusto; cosa è ingiusto; cos'è la giustizia e se la giustizia ha un senso in quanto tale; se esiste una giustizia assoluta, o se la giustizia è sempre relativa; cosa distingue la giustizia dal potere; cos'è l'ingiustizia.
E' un articolo molto interessante. Inserire questo tema, che sappiamo in Italia essere oggetto di un grosso confronto e anche scontro politico mi sembra particolarmente importante.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato 18.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 19 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, terzo capoverso, dopo le parole "...della persona umana," inserire le seguenti parole: "al fine di realizzare il pieno sviluppo della persona".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Mi è stato appena consegnato dal Consigliere Rossi Oreste un bigliettino. Poiché l'emendamento, premetto, chiede di inserire "al fine di realizzare il pieno sviluppo della persona" penso che il Consigliere Rossi ne abbia bisogno.
Il Consigliere Rossi mi ha consegnato un bigliettino in cui c'è scritto: "La tessera per la spesa proletaria"; "esproprio card". Poi ancora c'è scritto "disubbidienti group" ed è raffigurata la bandiera dalla pace.
Ma qui no, Consigliere Rossi, giù le mani, non si può usare il simbolo della bandiera della pace mettendolo in luoghi impropri. Poi è scritto: "Vinci con il concorso a punti, costruisci la tua Palestina" Poi sono elencati i punti vendita, penso, per l'esproprio card che sono: "COOP" (ma come? La COOP? Ma come si permette di incitare all'esproprio?) Ma non basta. C'è ancora scritto: "La COOP, sei tu chi ti può dare di più". E poi "Bennet" (cosa c'entra la catena Bennet?) e "Oviesse".
Vorrei allegare all'emendamento, proprio nel verbale, anche questa carta che ho illustrato. Che sia consegnata dentro il mio intervento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 19.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 20 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo dopo il terzo capoverso inserire il seguente capoverso: "realizzando le condizioni atte a rendere effettivi il diritto allo studio il diritto al lavoro, la piena occupazione e la tutela dei diritti dei lavoratori".
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Questo testo parla di diritti fondamentali che, in questo modo, non vengono più ripresi nella proposta di Statuto. La cosa stupisce, perch nello Statuto vigente della Regione Piemonte erano contenuti quasi esattamente in questa forma.
Segnalo che quest'elemento è sicuramente un passo indietro rispetto a quello Statuto, e non un passo avanti. Diritto allo studio, diritto al lavoro, piena occupazione: se ne sente parlare sempre meno, e dal mio punto di vista e dei colleghi che hanno firmato con me, quindi da un punto di vista di sinistra, tenere vivi questi obiettivi difficili, ma vitali per una società, ci sembra appena necessario.
Questo sì che è un grosso passo indietro, non è un passo avanti perch stiamo arretrando. Quindi, nel Preambolo, visto che si è voluta usare questa forma generica, chiediamo che questi elementi - che riprenderemo negli articoli successivi - siano contenuti, per non dimenticare che c'è un diritto al lavoro, alla piena occupazione e il diritto allo studio.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 20.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 21 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo dopo il terzo capoverso inserire il seguente capoverso: "ritenendo la giustizia sociale un valore fondante la comunità".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 21.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 22 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, quarto capoverso, le parole "...e religiosa, per il suo patrimonio spirituale e morale proprio sia della cultura cristiana sia di quella laica e liberale" sono abrogate.
Emendamento rubricato n. 24 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, quarto capoverso, le parole "...proprio sia della cultura cristiana sia quella laica e liberale" sono abrogate.
Gli emendamenti rubricati n. 22 e 24 sono ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
Emendamento rubricato n. 23 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, quarto capoverso, le parole "...e religiosa, per il suo patrimonio spirituale e morale proprio sia della cultura cristiana sia di quella laica e liberale, nel rispetto della laicità delle Istituzioni" sono abrogate.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Questo va spiegato, perché è uno dei punti su cui si è svolto un lungo dibattito. Ho letto interamente il testo e, trovando delle incongruenze, ci siamo permessi di dire "Non facciamone proprio niente né degli uni né degli altri".
Mi spiego meglio leggendo il testo che recita: "Il Piemonte persegue per la sua storia multiculturale e religiosa, per il suo patrimonio spirituale e morale proprio sia della cultura cristiana sia di quella laica e liberale, nel rispetto della laicità delle istituzioni, le finalità politiche e sociali atte a garantire il pluralismo in tutte le sue manifestazioni".
Qui c'è un assunto, che è "perseguire il pluralismo". Se scriviamo che la nostra Regione vuole perseguire il pluralismo, siamo d'accordo, ma quello che non trovo collegato è l'altro pezzo, quello in cui, per dare il contentino a ciascuno di mettere una propria bandierina, si dice "perseguendo per la sua storia multiculturale...". La storia multiculturale può essere anche un elemento che aiuta a garantire il pluralismo, ma successivamente si parla della storia religiosa. Ma la religione, di per sé, non ha come obiettivo il pluralismo: la religione, qualunque essa sia ha di per sé l'obiettivo di tutelare la propria libertà, di praticare la propria religione e di organizzarla, ma la religione, in quanto tale, non ha come finalità il pluralismo. Semmai da un pluralismo deriva la propria possibilità di agire, quindi è esattamente il contrario. Quindi, è proprio sia della cultura cristiana, sia di quella laica e liberale. E le altre culture non le citiamo? E poi sicuramente "nel rispetto della laicità delle istituzioni" perché è chiaro che teniamo distinti i due fattori.
Mi sembra un pasticcio, con tutto rispetto per chi con fatica è giunto a questo testo. Quindi, la proposta è quella di mantenere l'obiettivo: noi vogliamo che il Piemonte persegua finalità politiche e sociali atte a garantire il pluralismo, cioè tutto quello che c'è prima, perché non è da quel "prima" che deriva il pluralismo. Mi sembra che sia esattamente il contrario; per questo ha senso togliere tutto.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 23.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 25 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, quinto capoverso, le parole "...dei cittadini" sono abrogate e sostituite dalle seguenti parole: "di ogni persona residente".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. I cittadini sono un insieme che può essere diverso dall'insieme "di ogni persona residente". Ci sembrava che questa formulazione sarebbe più ampia rispetto alla precedente, e che quindi tuteli il richiamo ad ogni persona stanziata sul territorio.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 25.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 26 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, ottavo capoverso, dopo le parole "...e la cooperazione" aggiungere le seguenti parole: "e il dialogo".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Quest'emendamento segue un po' l'idea di inserire il concetto, come avevano fatto rispetto alla tolleranza, del dialogo, cioè attraverso gli argomenti, quindi le diversità.
Ci sembra un elemento particolarmente importante, anche in presenza di situazioni di non dialogo. Infatti, vediamo che nella nostra società, su alcuni temi e in certe occasioni, si fatica a dialogare, si cercano scorciatoie, si cercano usi e strumenti diversi per superare i conflitti, i confronti e i problemi.
"Dialogo", invece, può essere un termine che raccoglie bene una volontà di procedere, pacificamente e nel reciproco rispetto, per la risoluzione dei nostri problemi.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 26.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 27 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, ottavo capoverso, dopo le parole "...tra i popoli" aggiungere le seguenti parole: "e tra le culture".
Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Presidente, ho chiesto di intervenire su questi emendamenti che riguardavano l'ottavo capoverso, perché volevo segnalare, come avevo fatto peraltro, nella seduta notturna, in fase finale della prima lettura dello Statuto, quello che, a mio giudizio, è un mero errore formale, dove si indica "non violenza" come parola sdoppiata.
Se ricorda, avevo già sollecitato, in quella fase, il concetto gandhiano, capitiniano e, dal mio punto di vista, anche pannelliano e radicale, secondo il quale "non violenza" è un concetto nuovo, innovativo unico. Quindi non una negazione, ma un concetto in positivo.
A mio giudizio, era già stata accettata come correzione in quella seduta. Ma forse, trattandosi di seduta notturna, non è stato registrato dagli uffici quel mio intervento, che ricordo benissimo di aver svolto.
Volevo segnalarlo in questa fase di discussione sul comma ottavo del Preambolo.



PRESIDENTE

Do atto che si tratta di un errore materiale di battitura del testo.
Pertanto, in base al mio ricordo sui lavori preparatori, è già risolto il problema.
Sempre in merito all'emendamento rubricato n. 27, ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, stiamo alle regole: io leggo "non violenza" staccato e rimane staccato. Siccome si vuole essere formali...



PRESIDENTE

Scusi, non è che io sia un facilone, Consigliere Chiezzi.
Lei non era presente alla prima lettura, ma il mio intervento è motivato semplicemente dal fatto che ricordo che nei lavori dell'Aula si era precisato che il termine "nonviolenza" doveva essere scritto attaccato.
Pertanto, essendo stato precisato, do atto che si tratta di un errore di battitura, e non perché lo invento adesso.



CHIEZZI Giuseppe

La ringrazio, ma il termine "non violenza" si può usare, perché non è che esista solo "nonviolenza", scritta in modo attaccato. O mi sbaglio?



PRESIDENTE

Ha ragione, Consigliere Chiezzi, senz'altro.



CHIEZZI Giuseppe

Scritto come "nonviolenza" lo condivido. Per carità, lo condivido anche scritto tutto attaccato, ma sono due cose diverse.
Del neologismo "nonviolenza" - siccome sui neologismi ho la mia posizione - si potrebbe anche farne a meno. Però, se il collega Mellano ci tiene, usiamolo. Rilevo soltanto che anche così stava in piedi. Tuttavia c'era un patto...
Speravo, invece, che il collega Mellano intervenisse sulla richiesta di inserimento delle parole "e tra le culture".
Ci rendiamo conto che queste frasi, tutte belle e tutte buone, sono molto facili da pronunciare. Forse, l'introduzione di quegli elementi, che poi sono quelli duri da superare - cooperazione tra le culture - ci pone di fronte ad un problemino non sempre semplice, perché quando le culture si confrontano da punti di vista radicalmente diversi, nascono dei problemi.
Viceversa, "cooperazione tra i popoli" è un termine talmente vago che non evoca nessun elemento serio di impegno a superare dei problemi.
In un confronto tra culture, invece, cominciamo dall'islam e via dicendo, e mettiamo sul tappeto un modo di enunciare un problema molto più chiaro.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 27.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 28 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, dopo il nono capoverso inserire il seguente decimo capoverso: "perseguendo come tratto distintivo della propria identità la lotta alla povertà".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Questa frase, come le altre, del resto, è generica, ma la ritengo importante, perché molti problemi - anche quelli nuovi, quelli che spaventano e preoccupano tutti - derivano proprio dalla povertà, da questa situazione che colpisce vaste parti del mondo, compresa la nostra, perch in un mondo sempre più piccolo e mobile, la povertà di un luogo va a rappresentare se stessa e i suoi problemi in altri luoghi anche molto lontani. Anche da noi, quindi.
Noi abbiamo sotto gli occhi "pezzi" di povertà provenienti da parti lontane rispetto al nostro territorio. Ma non dobbiamo neppure dimenticare la povertà di casa nostra, la tanta povertà che sta nascendo nel nostro Paese, dove, secondo le recenti indagini, il 48 per cento degli italiani non risparmia più una lira, il 15 per cento, viceversa, versa in cattive condizioni, alle soglie della povertà, e, appena sotto, siamo già dentro la fascia cosiddetta di povertà, sulla base degli indici di reddito.
La lotta alla povertà è un tema che dovremmo affrontare, perch accompagnerà i prossimi decenni.
Ci sembra meritevole, quindi, di essere rappresentato nel Preambolo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 28.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 29 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, dopo il nono capoverso inserire il seguente decimo capoverso: "riconoscendo come bene comune irrinunciabile l'insieme di tutte le forme viventi e sostanze materiali presenti nel proprio territorio, nei vari ambiti dal sottosuolo all'atmosfera".
La parola al Consigliere Moriconi per l'illustrazione.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Questo è in risposta a quanti prima sostenevano che se si fosse discusso maggiormente nel corso della prima lettura dello Statuto, forse alcune proposte provenienti dai banchi della minoranza avrebbero potuto essere accolte.
Mi ricordo che su questo punto era stata presentata da alcuni Consiglieri una formulazione simile.
Questa formulazione, secondo noi, è più rispondente alle attuali necessità e agli indirizzi che noi dovremmo assumere se davvero volessimo far tesoro delle cognizioni scientifiche che sono disponibili in questo momento. Sempre più frequentemente, indagini effettuate in campo ambientale dimostrano come ci sia un inarrestabile deterioramento della naturalità del nostro ambiente. Questo vale a livello internazionale, nazionale e certamente, a livello regionale. Ogni anno perdiamo un numero imprecisato di specie animali e vegetali. Ogni anno assistiamo ad un degrado dei nostri ambienti naturali. Va da sé, anche se vi sono alcuni "strani" libri che sostengono che gli ambientalisti sono in errore, che l'uomo senza la natura non è in grado di sopravvivere.
In questo momento, dobbiamo farci carico di inserire concetti più pregnanti all'interno del nostro testo, proprio relativamente all'importanza di salvaguardare il nostro patrimonio naturale.
Perché dico anche a livello regionale? La considerazione è molto semplice: se pensiamo di fare parte di un ecosistema più generale, non possiamo esimerci dal "tenere", tutti insieme, all'ambiente. È chiaro che le scelte generali di politica internazionale sono importanti e fondamentali per la salvaguardia dell'ambiente, ma non bisogna sottovalutare che la salvaguardia parte da iniziative che possiamo attuare anche a livello locale.
Gli indirizzi positivi iniziano dal piccolo, cioè dalle amministrazioni a livello locale, per estendersi e condizionare scelte a livello internazionale.
Questo è un punto che riteniamo importante e di cui chiediamo l'inserimento dello Statuto, nel Preambolo, proprio perché è qualcosa di più della formulazione che abbiamo utilizzato. Ripeto, il Preambolo, nella sua scrittura, non è un testo su cui si può dare un giudizio totalmente negativo; ma è, tuttavia, un testo timido (come molti altri documenti varati in quest'aula). Nella sua timidezza, però, lo è ancora di più quando affronta elementi di tipo ambientale, quasi come se si avesse paura ad assumere posizioni più chiare e nette.
La formulazione che proponiamo va nel senso di correggere la timidezza che individuiamo nel testo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 29.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 30 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel Preambolo, nono capoverso, dopo le parole "...ruolo della famiglia" inserire le seguenti parole: "e delle coppie di fatto".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

un tema che divide i campi politici su posizione differenti: in Spagna si riconoscono le coppie di fatto e in Italia no (in Piemonte no).
Chiediamo che le coppie di fatto siano, a tutto tondo, dei nuclei sociali meritevoli d'analoga attenzione a quella della famiglia tradizionalmente intesa. Anche queste sono forme di vita familiare che non devono vivere ai margini della nostra società, ma devono avere uguali diritti.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 30.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sul "Preambolo" nel suo complesso.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 1 Passiamo ora all'articolo 1.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Proporrei, visto che gli emendamenti negli articoli riprendono temi che abbiamo cercato, per adesso inutilmente, di inserire nel Preambolo, di non illustrarli, ma di porli subito in votazione, avendoli già illustrati precedentemente.



PRESIDENTE

La ringrazio della collaborazione, Consigliere Chiezzi.
Passiamo alla votazione.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Lo può solo leggere, Presidente.



PRESIDENTE

Sì, certo.
Emendamento rubricato n. 34 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, il comma 1 è abrogato e sostituito dal seguente nuovo comma 1: "1. La Regione Piemonte rappresenta la comunità regionale ed esercita e valorizza la propria autonomia costituzionale nell'unità ed indivisibilità della Repubblica italiana, sorta dalla Resistenza e nel quadro dei principi definiti dall'Unione Europea".
Ci siamo già occupati dell'aspetto della Resistenza e dell'aspetto dell'Unione Europea nella discussione sul Preambolo.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 34.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 143 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: il comma 1 dell'articolo 1 è sostituito dal seguente: "Il Piemonte è Regione autonoma nell'unità politica della Repubblica Italiana, secondo i principi e nei limiti della Costituzione e secondo le norme dello Statuto".
Lo mantiene, Consigliere Chiezzi?



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Non sono primo firmatario.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 143.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 31 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, comma 1, dopo le parole: "... Repubblica Italiana" aggiungere la frase: "nata dalla Resistenza e dalla lotta di liberazione dal fascismo, opera".
Emendamento rubricato n. 32 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, comma 1, dopo le parole: "...Repubblica Italiana" aggiungere la frase: "nata dalla Resistenza, opera".
Emendamento rubricato n. 33 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, comma 1, dopo le parole "...i principi della Costituzione" inserire le seguenti parole: ", fondata sui valori della Liberazione e della democrazia riconquistata nel nostro Paese, e".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Non li illustro come promesso. Però, come avevo detto nell'incontro con l'Ufficio di Presidenza, penso che la solennità del momento richieda, non dico comportamenti solenni, ma almeno comportamenti corretti.
Siccome vedo colleghi che votano per se stessi e poi per la propria sinistra e per la propria destra, Presidente, li inviti a non farlo o, come minimo, se votano con la mano sinistra per il posto a sinistra e con la mano destra il posto a destra, che votino con il naso per il proprio posto.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 31.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 32.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 33.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 142 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: nel comma 1 dell'articolo 1 sono soppresse le parole: "nel quadro dei principi definiti dall'Unione europea".
Tale emendamento è superato.
Emendamento rubricato n. 36 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, dopo il comma 1 è inserito il seguente nuovo comma 1 bis: "1 bis. La Regione fonda la propria identità sull'insieme dei valori della Resistenza, che ha battuto il nazismo ed il fascismo ed ha riportato la democrazia in Italia".
Emendamento rubricato n. 37 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, dopo il comma 1 bis inserire il seguente nuovo comma 1 ter: "1 ter. La Regione proclama la sua fedeltà alla Carta Costituzionale fondata sui valori propri della Resistenza e della democrazia riconquistata nel nostro Paese".
Emendamento rubricato n. 38 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, dopo il comma 1 bis inserire il seguente nuovo comma 1 ter: "1 ter. La Regione proclama la sua fedeltà alla Carta Costituzionale fondata sui valori propri della Liberazione e della democrazia riconquistata nel nostro Paese".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo di verificare la proposta.



PRESIDENTE

Visto che l'emendamento rubricato n. 35 si occupa di diritti e tolleranza, avevo pensato di trattarlo con il 1.42, il 1.43 e il 1.45.
Mentre accorperei il 1.36, il 1.37 e il 1.38, visto che si occupano di Resistenza. Va bene? Grazie.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 36.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 37.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 38.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 35 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1 dopo il comma 1 è inserito il seguente nuovo comma 1 bis: "1 bis. La Regione afferma il proprio impegno e la propria vocazione alla libertà, alla democrazia, alla tolleranza, all'uguaglianza, alla giustizia alla solidarietà, alla cultura della pace ed integrazione tra i popoli e le culture, coerentemente al rispetto della dignità della persona umana".
Emendamento rubricato n. 42 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, dopo il comma 1 sexies inserire il seguente nuovo comma 1 septies: "1 septies. La Regione assume come valori fondanti l'educazione alla pace e alla non violenza impegnandosi per lo sviluppo di una cultura dell'accoglienza e dell'integrazione tra i popoli".
Emendamento rubricato n. 45 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, dopo il comma 1 novies inserire il seguente nuovo comma 1 decies: "1 decies. La Regione considera la lotta alla povertà un tratto distintivo della propria identità".
Emendamento rubricato n. 43 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, dopo il comma 1 septies inserire il seguente nuovo comma 1 octies: "1 octies. La Regione riconosce i diritti delle fasce più deboli della popolazione, con particolare riferimento ai minori, agli anziani agli immigrati e ai diversamente abili, ed opera per l'effettivo loro godimento dei diritti sociali".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Questi temi, che sono quelli che abbiamo trattato nel Preambolo e che adesso vogliamo mettere negli articoli, li do per illustrati.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 35.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 42.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 45.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 43.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 39 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, dopo il comma 1 ter inserire il seguente nuovo comma 1 quater: "1 quater. La Regione persegue, per il suo patrimonio spirituale e morale, nel rispetto della laicità delle Istituzioni, le finalità politiche e sociale atte a garantire il pluralismo in tutte le sue manifestazioni".
Emendamento rubricato n. 40 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, dopo il comma 1 quater inserire il seguente nuovo comma 1 quinquies: "1 quinquies. La Regione promuove il riconoscimento e la valorizzazione delle identità culturali, delle specificità linguistiche e delle tradizioni storico-locali che caratterizzano il suo territorio".
Emendamento rubricato n. 41 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, dopo il comma 1 quinquies inserire il seguente nuovo comma 1 sexies: "1 sexies. La Regione promuove il rispetto della vocazione del territorio, la tutela dell'ambiente e la salvaguardia dei beni naturalistici e assicura il riconoscimento e il rispetto dei diritti degli animali".
Questi emendamenti sono già stati visti in occasione della discussione del Preambolo, dunque li pongo in votazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 39.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 40 Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 41.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 44 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 1, dopo il comma 1 octies inserire il seguente nuovo comma 1 novies: "1 novies. La Regione tutela il diritto al lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni e contrasta il lavoro non regolamentato dalle leggi".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 44.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 144 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione Piemonte è istituzione di governo rappresentativo della comunità delle donne e degli uomini che vivono nel proprio territorio".
Emendamento rubricato n. 160 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1 è aggiunto il seguente: 5. "La Regione considera proprio compito specifico la valorizzazione della differenza di genere e opera per la realizzazione compiuta di un contesto di pari opportunità in ogni settore d'attività." Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 144.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 160.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 147 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione Piemonte esercita i poteri e le funzioni proprie dell'ordinamento costituzionale come istituzione impegnata al rafforzamento della democrazia".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 147.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 145 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione Piemonte promuove ed attua con le Regioni confinanti rapporti di compartecipazione e d'amicizia".
Emendamento rubricato n. 146 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione Piemonte opera con tutte le Regioni per lo sviluppo sociale, economico e democratico del Paese".
Emendamento rubricato n. 163 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione promuove politiche di cooperazione internazionale e con le altre Regioni." Ha chiesto la parola il Consigliere Contu per l'illustrazione dell'emendamento rubricato n. 145; ne ha facoltà.



CONTU Mario

La problematica della cooperazione è estremamente importante, ma come per tutti gli argomenti sinora trattati e le proposte d'emendamento, lei Presidente, ha ricordato che sono stati sunti nel Preambolo come elemento importante dello Statuto.
Presidente, vorrei citare il testo di un brevissimo articolo scritto da Francesco Pallante, dottorando di ricerca in diritto pubblico presso la Facoltà di Giurisprudenza all'Università di Torino.
E' un collega che forse gli addetti agli uffici conoscono, e il suo scritto probabilmente sarà di prossima pubblicazione. Ha fatto un esercizio: quello di vedere cosa è successo nelle 15 Regioni che si sono cimentate nella riscrittura dello Statuto. Facendo questo si riconosce che c'è un tratto comune: tutti hanno voluto riscrivere lo Statuto.
Sicuramente la parte consistente...



(Commenti in aula)



CONTU Mario

A questo ci voglio arrivare dopo, perché di fatto anche in questo Statuto si prevede l'aumento dei Consiglieri da 60 a 74. Basta avere un po' di fantasia e fornirsi del personale tecnico competente, per cui 14 Assessori possono essere esterni, e 60 più 14 fa 74.
Nel richiamare questa parte, vi è un dato comune sui principi fondamentali, e li voglio citare perché è un bel esercizio. "I richiami protettivi investono di tutto: la libertà, la democrazia, lo stato di diritto, la giustizia, l'uguaglianza, il pluralismo, la solidarietà, la pace, la non violenza, l'amicizia e la cooperazione fra i popoli l'accoglienza, lo sviluppo umano, la dignità personale, il patrimonio genetico, il rifiuto della pena di morte, della tortura fisica e psichica della riduzione in schiavitù e delle mutilazioni corporali, la sussidiarietà orizzontale e verticale, la trasparenza, l'efficacia e l'efficienza dell'azione amministrativa, la riservatezza, la promozione della persona umana, il pluralismo dell'informazione, la fruizione delle reti informatiche, l'integrazione degli immigrati, la parità tra i sessi, i detenuti e tutti coloro che sono privi della libertà personale, il lavoro la qualità della vita, la sicurezza sociale, la salute, i consumatori, il diritto alla casa, la maternità, l'infanzia, l'adolescenza, gli anziani, i disabili, le nuove generazioni, le giovani coppie, i poveri, i socialmente esclusi, le minoranze linguistiche, gli apolidi, la famiglia, i sindacati dei lavoratori, l'imprenditoria, l'artigianato, il turismo, la piena occupazione, il risparmio, l'ambiente, l'ecosistema, il territorio, il paesaggio, i parchi, la biodiversità, la fauna, i diritti degli animali, il riciclaggio dei rifiuti, l'energia pulita, la formazione professionale, la scuola, la salubrità degli alimenti, i corregionali all'estero, la cultura lo sport, l'arte, la ricerca scientifica e tecnologica, il volontariato l'associazionismo, l'unità nazionale, l'integrazione europea", fino ad arrivare agli apporti degli abruzzesi allo sviluppo della Repubblica.
Presidente, non è una cosa semiseria, come può apparire dalla lettura ma è una cosa estremamente attenta perché fa un'analisi puntuale della parte relativa ai principi fondamentali sugli Statuti per arrivare ad una conclusione: di tutti questi richiamo ai diritti fondamentali, il Governo ha ritenuto degni di rilievo, perché in palese conflitto con la Costituzione, solo gli Statuti della Toscana, dell'Emilia Romagna e, in particolare, l'aspetto dei diritti fondamentali, l'assicurazione del diritto di voto agli immigrati residenti e quello relativa alle forme di convivenza che hanno riguardato anche la Regione Umbria.
Siccome lo Statuto deve essere scritto in modo conforme ai dettami della Costituzione, e su questo vigila in modo attento il Governo, che poi impugna questi atti presso la Corte Costituzionale, lo Statuto che stavamo esaminando forse un atto coraggioso lo poteva fare.
Sull'aspetto relativo ai diritti fondamentali, credo che la Regione Piemonte, questa Assemblea regionale, poteva fare molto di più. Magari un richiamo generico sulle altre questioni come quelle citate prima secondo un elenco estremamente casuale, ma su due o tre questioni che riguardano i diritti fondamentali della persona, era meglio non preoccuparsi tanto del limite, quanto avere il coraggio, e avrebbe dovuto avere il coraggio, di osare un po' di più.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 145.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 146.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 163.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 148 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La partecipazione dei cittadini alle scelte politiche, alla funzione legislativa ed amministrativa e al controllo dei poteri pubblici è condizione fondante ed essenziale per lo sviluppo della vita democratica e salvaguardia dei diritti di uguaglianza e di libertà di tutti i cittadini".
Emendamento rubricato n. 149 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 , dell'articolo 1 è aggiunto il seguente: 5. "La Regione Piemonte favorisce le formazioni sociali - partiti, sindacati, associazioni professionali, culturali, sociali e di volontariato - nelle quali si esprime la personalità umana e ne sostiene il libero svolgimento delle attività e delle funzioni".
Emendamento rubricato n. 155 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione fonda lo svolgimento delle proprie funzioni sui valori della democrazia del pluralismo, dell'accoglienza e del riconoscimento di ogni diversità".
Emendamento rubricato n. 159 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 , dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione opera al fine di realizzare il piano sviluppo della persona, l'effettiva partecipazione all'organizzazione politica, economica, sociale e culturale della Regione e del Paese, il piano riconoscimento dei diritti delle donne e degli uomini senza diversificazione alcuna di etnia o di religione e tutela l'uniformità delle condizioni di vita dei cittadini che vivono sul territorio regionale".
Dal punto di vista della tecnica legislativa dovrebbero essere collocati sull'articolo 2. Lei me li ha collocati sull'articolo 1. Non ho difficoltà a discuterli adesso.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Il primo emendamento che lei ha citato, riguarda tutti gli aspetti legati alla tutela del lavoro e della sicurezza...



PRESIDENTE

No, il primo emendamento che ho citato è il n. 148, che tratta dell'uguaglianza e della libertà di tutti i cittadini, non si parla del lavoro.
Posso votarli?



CONTU Mario

Si.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 148.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 149.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 155.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 159.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 150 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione Piemonte favorisce lo sviluppo dell'associazionismo nei diversi settori e delle attività di volontariato".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 150.
Il Consiglio non approva Emendamento rubricato n. 151 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione Piemonte, nell'ambito dello sviluppo della Comunità europea e di un sistema più ricco di relazioni tra i popoli, s'impegna per rafforzare la politica regionale comunitaria e promuove un ruolo sempre più attivo della Regione nell'Unione Europea".
Emendamento rubricato n. 152 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione Piemonte opera per la pace e per l'amicizia tra i popoli, prestando il proprio impegno affinché i conflitti e i contrasti siano sempre affrontati e risolti senza il ricorso alle armi".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione di entrambi gli emendamenti.



CONTU Mario

Nel Preambolo vi è un generico riferimento ai valori della pace. Cosa si chiedeva con questo emendamento, già presentato in occasione della prima lettura? Un messaggio più forte.
Anche il Presidente Bush si professa uomo di pace, non ha mai detto di essere quello che è: un rappresentante di forti interessi e delle lobby che operano dietro la macchina bellica che lui mette in campo. Un formidabile valore aggiunto per il prodotto interno lordo. Un sistema, quello del ricorso alla guerra, che umiliando i popoli, assassinando migliaia e migliaia di civili incolpevoli delle scelte dei loro governi, in nome della pace e della democrazia, scatenano le guerre. Quale richiamo più forte al dettato costituzionale poteva essere incluso all'interno dello Statuto, se non una dicitura che, traslata dall'articolo 11 della Costituzione, sulla soluzione dei conflitti e delle controversie internazionali come mezzo per la soluzione, fosse assolutamente escluso il ricorso alle armi.
E' per quello che, non accettando un riferimento così generico nel Preambolo ai soli valori e alla cultura della pace, noi chiedevamo di inserire, all'interno dell'articolato dello Statuto, un richiamo più forte ai valori della pace. Di valore puramente simbolico. Abbiamo ragione di credere che, nonostante la deriva alla quale porta il federalismo, sia ben lontana l'idea di vedere le Regioni l'uno contro l'altra armate, anche se ci auguriamo che questo periodo nefasto di riforme istituzionali poco rispettose della Costituzione, dagli effetti sicuramente preoccupanti nel loro divenire, possa essere interrotto quanto prima con un ricambio del Governo. Ritengo che questa sia la cosa più auspicabile.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 151.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 152.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 153 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1 è aggiunto il seguente: 5. "La Regione assume i valori della Resistenza antifascista e della democrazia repubblicana e fa propri i principi della dichiarazione dei diritti dell'uomo, degli esseri viventi e dello sviluppo ecologicamente sostenibile".
Consigliere Contu, siamo in una situazione di ne bis in idem, l'abbiamo già trattato. Lo pongo direttamente in votazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 153.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 154 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione attua il proprio sviluppo democratico ispirandosi ai valori del pluralismo della libertà e della tolleranza, praticando una rigorosa neutralità in materia ideologica nel rispetto dei principi della laicità dello Stato sanciti dalla Costituzione della Repubblica".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Questa frase non l'ha inventata il sottoscritto. È una frase di Bobbio riportata oramai nei dizionari, come una delle possibili letture - certo non quella esclusiva, ma quella alla quale personalmente mi ritengo molto affezionato - dell'idea di laicità delle istituzioni e dello Stato.
Affrontando la problematica dello Statuto regionale, il richiamo ai valori laici assume una rilevanza notevole.
Allora, quale miglior modo di lavorare al proprio sviluppo democratico ispirandosi ai valori del pluralismo, della libertà e della tolleranza, e praticando una rigorosa neutralità in materia ideologica, nel rispetto dei principi della laicità dello Stato sanciti dalla Costituzione della Repubblica? Personalmente mi ritengo uomo di parte e l'idea della rigorosa neutralità in materia ideologica, per quello che è il sentore comune l'immaginario collettivo dell'agire amministrativo, che non è mai disgiunto dalla volontà politica, può apparire in apparente contraddizione. Si tratta, invece, di porre al centro la Regione, come istituzione, che, forte di questi principi, opera nel rispetto di tutti: opera attraverso l'affermazione del pluralismo, della libertà e della tolleranza, e soprattutto garantisce la professione dei culti, perché impronta la sua azione alla laicità, alla piena affermazione della laicità delle proprie istituzioni.
Ognuno è libero di professare il credo e la religione nella quale più si riconosce. Ma, per quanto concerne l'azione del governo regionale, la laicità diventa elemento assolutamente dirimente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Ho chiesto di intervenire solo per sostenere, con poche parole, le ragioni illustrate adesso dal collega Contu. Perché, in effetti, questa rigorosa neutralità in materia ideologica non è un'affermazione peregrina che lascia il tempo che trova; pensate solo a cosa può significare in riferimento alla questione del velo o del crocifisso.
Cosa significa "rigorosa neutralità in materia ideologica"? Sono problemi molto spessi. È un atteggiamento che condivido, pertanto non la ritengo richiesta banale: è meritevole di attenzione, e sarebbe anche meritevole di un confronto e di un dibattito.
Non vorrei che il Consiglio perdesse, in ogni caso, un'occasione per confrontarsi su queste tematiche.
Non vorrei che l'utilitarismo - per cui, tanto la votazione si sa come va a finire, perché evidentemente c'è un patto tra "i più" che così deve finire - si trasformasse anche in un disinteresse al dialogo tra di noi.
Questa è comunque un'occasione di dialogo. Anche se si pensa diversamente, non vorrei che iniziasse una situazione in cui tre Consiglieri illustrano delle posizioni politiche e cinquantasette Consiglieri non pensano neppure di interloquire.
Per carità, potrà anche succedere questo; vedremo, in tal caso, come procedere. Io non perderei, comunque, l'occasione di sollevare questi problemi.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 154.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 156 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione ripudia ogni forma di discriminazione e di intolleranza".
Emendamento rubricato n. 157 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione opera per affermare i principi costituzionali di libertà, di uguaglianza e di giustizia".
Indìco la votazione palese sugli emendamenti rubricati nn. 156 e 157.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 158 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: 5. "La Regione concorre a rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che limitano l'affermazione dei principi costituzionali".
Indìco la votazione palese dell'emendamento n. 158.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 161 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1 è aggiunto il seguente: 5. "Nel quadro dei valori e dei principi della Costituzione, la Regione, si propone la piena occupazione promuovendo il diritto di tutte e di tutti ad un lavoro libero e capace di garantire una vita dignitosa ad ogni persona ed opera per rimuovere gli ostacoli di ogni tipo che possano limitarlo o impedirlo".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 161.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 162 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: dopo il comma 4 dell'articolo 1 è aggiunto il seguente: 5. "La Regione opera per l'effettiva autonomia degli enti locali e per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione, informando la propria attività legislativa, regolamentare ed amministrativa a fini di un ampio decentramento".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 162.
Il Consiglio non approva.
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ricordo che per l'approvazione dell'articolato occorre la maggioranza di 31 Consiglieri.
Indìco la votazione palese dell'articolo 1 nel suo complesso.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 180 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Contu: nel comma 1 dell'articolo 2, dopo le parole finali "...comunità regionale e nazionale" sono aggiunte le parole: "rimuovendo gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che ne possano essere limitativi".
Tale emendamento è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



CONTU Mario

Abbiamo completato l'articolo 1. Ricordo che abbiamo favorito questo decorso naturale con l'impegno di aggiornare i lavori dell'aula a domani.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 181 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Contu: il comma 2 dell'articolo 2, è interamente sostituito dal seguente: "La partecipazione dei cittadini alle scelte politiche, alla funzione legislativa ed amministrativa, al controllo dei poteri pubblici è condizione fondante ed essenziale per lo sviluppo della vita democratica e salvaguardia dei diritti di uguaglianza e libertà di tutti i cittadini".
Emendamento rubricato n. 46 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Contu Moriconi e Papandrea: all'articolo 2, comma 2 dopo le parole "...partecipazione dei cittadini" aggiungere la frase: "e degli stranieri residenti nel territorio regionale da almeno 5 anni".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Siamo nell'articolo relativo all'autonomia e alla partecipazione.
Nello Statuto vigente, questo articolo recita: "La Regione opera per realizzare l'effettiva partecipazione di tutti i cittadini all'attività politica. La Regione riconosce la partecipazione dei cittadini per lo sviluppo della vita democratica".
In questo testo si riprende la norma. "La Regione - leggo il comma 2 così com'è scritto nello Statuto uscito dalla prima lettura - riconosce che la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche, alla funzione legislativa e amministrativa e al controllo dei poteri pubblici, è condizione essenziale per lo sviluppo della vita democratica e per la salvaguardia dei diritti di uguaglianza e di libertà di tutti i cittadini".
Con questo emendamento chiediamo che si espliciti che, tra le condizioni essenziali per lo sviluppo della vita democratica e per salvaguardare i diritti di uguaglianza e di libertà, è condizione essenziale che venga attivata la partecipazione anche degli stranieri residenti nel territorio regionale da almeno cinque anni. Si potrebbe discutere su "almeno cinque anni", perché potrebbero essere almeno tre; in ogni caso, si fissa un limite oltre il quale gli stranieri vengono considerati condizione essenziale nella partecipazione per le attività.
Sulla parola "stranieri" ci potrebbe essere qualche discussione. Il Consigliere Papandrea, ad esempio, su tale termine avrebbe da eccepire preferendone un altro; ma fa parte di una discussione che potrebbe animarsi a seguito di questo elemento.
Condivido, in parte, che l'aggettivo "straniero", nel senso comune, è una parola che allontana e fissa un'estraneità, un qualcosa di altro che non c'entra con l'assetto della società in cui si vive e lo si vede come un elemento transitorio "E' uno straniero, tanto poi se ne va". E' un atteggiamento che non tiene conto, invece, che quello straniero - tra virgolette - è un componente che sarà sempre più stabile nella nostra società.
Tanto vale, di fronte ad una realtà che non va a decrescere ma a rinforzarsi sempre di più, segnalare, nello Statuto, questa presenza e la volontà di considerarla una condizione essenziale. Non omettere la presenza e il diritto degli stranieri, mi sembra un fatto che merita l'approvazione.



PRESIDENTE

La parola al relatore, Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Il parere è contrario. Voglio ribadire l'accortezza, prima della Commissione e poi del Consiglio, di non approvare norme che potrebbero confliggere con il dettato costituzionale. Questo potrebbe essere un rischio di censura in tal senso.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 181.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 46.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 47 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 2, comma 2 le parole "...dei cittadini" sono abrogate e sostituite dalle seguenti parole: "di ogni persona".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 47.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 48 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 2, dopo il comma 3 inserire il seguente nuovo comma 3 bis: "3 bis. La Regione promuove, nel rispetto dei principi costituzionali, il diritto di voto agli immigrati".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Questo è già un testo più preciso, non parla di diritti in termini generali, ma di diritto di voto.
Ringrazio il collega Galasso per la precisazione precedente. Non so se questo testo è uno dei testi che è incappato nella richiesta di correzione da parte della Corte. Diciamo: "La Regione promuove, nel rispetto dei principi costituzionali, il diritto di voto agli immigrati". Il termine promuovere sappiamo che è un termine a maglia molto larga, non molto cogente e indica più una volontà di agire per, piuttosto che segnare automaticamente un diritto compiuto. Questa è una volontà politica.
Mi piacerebbe sapere se il collega Galasso lo sa capire, al di là del voto che darà il Consiglio su questo testo, e se, a suo parere, è un testo condivisibile anche dal punto di vista del rispetto costituzionale o meno.
La promozione del diritto possiamo farla anche se non è scritta in Statuto. Quindi, partendo già dal perdere questa battaglia statutaria, è una battaglia che può essere legittimamente condotta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Forse la promozione e l'assicurazione del diritto di voto agli immigrati residenti è ciò che ha portato all'impugnazione degli Statuti della Toscana, dell'Emilia Romagna e dell'Umbria, almeno su questo punto specifico.
Ho ragione di credere che, nella forma in cui è stata proposta e nella sua vaghezza, sia così poco attaccabile dal punto di vista del punto di riferimento costituzionale, perché parla genericamente, senza porre altri limiti di una tutela del diritto a chi vive, lavora, paga le tasse e contribuisce allo sviluppo sociale ed economico nel nostro Paese.
Questo è un problema estremamente serio; in molti Comuni si compensa attraverso il riconoscimento del diritto di tribuna, oppure attraverso la figura del Consigliere aggiunto, altro atto impugnato per il Comune di Genova.
Lei, Presidente, che è un garante della tutela che dobbiamo, nei confronti degli immigrati, come società, si auguri che agli imprenditori della nostra Regione, che dal lavoro degli immigrati traggono un enorme vantaggio economico, ma non solo per la garanzia delle loro attività produttive, non pervengano i commenti sotto tono che, dai banchi della destra, si sollevano rispetto a questa questione estremamente delicata.
Bisognava trovare una formula all'interno dello Statuto. Le modalità proposte nell'emendamento tutelavano anche da questa eccessiva preoccupazione del relatore di non incorrere nelle forche caudine del ricorso del Governo alla Corte Costituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Colgo l'occasione per parlare di diritto di voto. Perché, come diceva il collega Contu, in alcuni Comuni si parla e si vocifera. Per esempio soprattutto per quanto riguarda il Comune di Torino, c'è la volontà di dare il voto agli extracomunitari nelle Circoscrizioni.
Dal momento in cui il Comune di Torino e quindi i Comuni che, è vero hanno un Regolamento e uno Statuto proprio, ma non sono Assemblee legislative e quindi hanno la Costituzione a monte, come viene regolato questo arbitrio da parte del Comune di decidere o no, tramite un Regolamento, di dare il voto agli extracomunitari che siano regolari, che abbiamo mangiato e dormito in Piemonte, che abbiano avuto la residenza dopo dieci anni e che paghino le tasse? E' tutto giusto, ma, dal punto di vista legislativo ed istituzionale, come viene regolato questo punto?



(Commenti fuori microfono)



SCANDEREBECH Deodato

Questo è un punto su cui ci dobbiamo confrontare, ma non perch personalmente sono contrario a dare il voto agli extracomunitari nelle circoscrizioni.
Prima qualcuno chiedeva se ho il diritto di voto: l'ho acquisito, per fortuna.
Questo è un punto su cui la Regione Piemonte e le Regioni devono esprimersi; devono dire qualcosa, dal punto di vista legislativo.
Quindi, chiedo al Consigliere Galasso, che è il Presidente della Commissione, che mi illumini. Da quando ho letto che c'è l'intenzione, da parte del Comune di Torino, di dare il voto agli extracomunitari, nella prossima campagna elettorale, penso che, se nelle Circoscrizioni prendevano qualche Consigliere, se poi arrivano anche gli extracomunitari, abbiamo finito.
Mi raccomando, Presidente Galasso, mi illumini su questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Il tema è interessante. Prima chiedevamo simpaticamente al collega Scanderebech se lui avesse o no il diritto di voto, per il suo cognome originale. Lui si è girato ed ha sorriso. Il collega Gallarini, che ha molta più esperienza del sottoscritto, ha interpretato quel sorriso come per dire non è tanto importante il diritto di voto, quanto quello di essere votato. Perché per Scanderebech quello che conta è l'elettorato passivo.
L'elettorato attivo gli fa piacere come cittadino, ma è quasi un dettaglio.
Al di là delle battute, il collega Contu ripropone, insieme ad altri colleghi che hanno sottoscritto e presentato l'emendamento rubricato n. 48 il tema che è stato all'attenzione del dibattito politico dello scorso anno. Se ricordate, anche all'interno del parlamento nazionale e tra l'opinione pubblica ci sono state divisioni e proposte diverse sull'eventuale diritto di voto per gli immigrati.
Ricordo a tutti - è presente il Presidente Galasso - che in Commissione abbiamo fatto degli approfondimenti notevoli sul tema; si è anche individuato, da fonti normative inequivocabili, che il Consiglio regionale essendo Assemblea legislativa ed essendo equiparato in un certo senso al Parlamento nazionale, per esercitare quel tipo di diritto di voto è fondamentale, per il nostro ordinamento e per la Costituzione della Repubblica, essere cittadini ed avere la cittadinanza.
Se gli immigrati diventano cittadini, potranno votare in quanto saranno italiani. Qualora invece gli si volesse riservare, attraverso lo Statuto di una Regione, nella fattispecie questa Regione, attraverso un voto del Consiglio regionale, solo ed esclusivamente per il fatto che sono immigrati e sono comunque naturalmente protagonisti della nostra vita sociale economica e quant'altro della Regione, il Governo non potrebbe - anche se Presidente del Consiglio fosse l'Onorevole Bertinotti - far altro che impugnare questo punto alla Corte Costituzionale perché il dettato costituzionale prevede per il diritto di voto la cittadinanza, cioè il requisito fondamentale è di essere cittadino.
Altra cosa è quello che spetta al Parlamento nazionale prevedere - e c'è già una norma - per i cittadini comunitari relativamente alle elezioni amministrative; dopo un certo numero di anni di residenza (non ricordo se cinque o dieci) il cittadino comunitario residente in un Comune italiano può votare per le elezioni amministrative.
Sulla questione dell'extracomunitario e del Consigliere aggiunto, ho una certa esperienza, sono stato Consigliere comunale per circa dieci anni e lo sarò ancora per un certo numero di anni. Anche il collega Racchelli ricorderà che, tra il 1995 e il 1999, ci fu nella nostra città la proposta di istituire il seggio per il cosiddetto Consigliere comunale aggiunto. Su questo ci siamo tiepidamente schierati in modo contrario, perché è un protagonista della vita sociale ed economica di una città a cui si riserva una sedia (il Consigliere Contu l'ha chiamato diritto di tribuna) in un Consiglio comunale o in un Consiglio circoscrizionale, dove si siede e si sente un Consigliere di serie B, perché può prendere la parola e, in alcuni regolamenti, neanche su tutto.
Inoltre, dopo essersi sacrificato ed impegnato a portare all'interno di quel consesso le proprie ragioni e cercare di far recepire le proprie ragioni a quel consesso, non può neanche esprimere il diritto di voto, in quanto non è cittadino.
Quindi, sostanzialmente non possiamo risolvere in Piemonte un problema che è sovraregionale, sul quale non a caso le forze politiche, da una parte e dall'altra, si sono confrontate lungamente nello scorso inverno e poi, a causa delle elezioni amministrative, delle prossime elezioni regionali e dell'approssimarsi del termine della legislatura parlamentare, la discussione si è bloccata.
Quindi, il tema è interessante, le sensibilità ci sono, ma voteremo in modo contrario a questo emendamento e convintamente anche per le ragioni che, in modo magari disordinato, ho tentato di proporre all'attenzione del Consiglio, e certamente anche perché, se dovessimo approvare questo emendamento, inficeremmo il percorso della seconda lettura, quindi dovremmo rivederci nella prossima legislatura per approvare lo Statuto della Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente della Commissione Statuto Galasso ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Il parere è contrario per la non rilevanza, che è quanto già emerge dalla formulazione dell'articolo, e precisamente dall'inciso "nel rispetto dei principi costituzionali". Ma la ragione fondamentale è che è materia indisponibile e, proprio per conoscenza del Consiglio, leggo l'articolo 3 comma sesto, dello Statuto della Regione Toscana che recita: "La Regione promuove, nel rispetto dei principi costituzionali, l'estensione del diritto di voto agli immigrati".
Tale norma è stata impugnata dal Governo sia perché è in contrasto con l'articolo 48 della Costituzione sia per la competenza esclusiva statale in materia.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, e grazie anche ai colleghi che sono intervenuti nel dibattito. Aggiungo solo poche osservazioni.
La parola "promuovere" è molto generica, quindi potrebbe anche essere compatibile, ma a parte questo, oltre a promuovere il diritto di voto bisogna organizzare il tutto - come ha detto il collega Scanderebech. Per quanto riguarda la forma di organizzazione di un diritto di voto, mi sembra che in Europa e in paesi che hanno vissuto immigrazioni massicce ed anche extraeuropee, abbiano fatto esperienze di vario tipo.
Anche qui dobbiamo più che altro rientrare anche nell'emendamento precedente, nel quale parlavamo degli immigrati extracomunitari: che atteggiamento abbiamo noi, cittadini con diritto di voto? Abbiamo un atteggiamento che consideriamo essenziale per la crescita e lo sviluppo della nostra Regione? Cioè che questi cittadini partecipino alla vita economica, sociale e anche politica? Se l'atteggiamento è questo il diritto di voto ha varie gradazioni.
Una è stata ricordata dal collega Cattaneo, ma ci sono paesi (mi pare la Gran Bretagna) in cui si eleggono le comunità anche dei Parlamenti. Che poi siano Parlamenti che non sono ancora innervati ed inglobati nelle procedure di decisione delle istituzioni vigenti, questo è ancora un altro problema.
Però se cominciamo ad essere d'accordo sul fatto che gli stranieri sono una ricchezza, e quindi la società attuale deve aiutare e fornire servizi e possibilità di organizzarsi, e anche di votare nelle forme da discutere con loro, mi sembra che sia un elemento di rafforzamento.
Invece, siccome sappiamo che su questo ci sono profonde fratture tra le forze politiche, mi sembra non banale parlarne. Non ho ancora capito se il collega Scanderebech è favorevole al voto politico degli immigrati, per penso che ci sarebbe molto da lavorare, anche senza fossilizzarsi qui sull'istituzione del Consigliere aggiunto, che non conta nulla.
Ci sono tante altre forme di voto che potrebbero essere sviluppate sul nostro territorio e rivolte agli immigrati anche extracomunitari.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 48.
Il Consiglio non approva.
Passiamo ora alla votazione sull'articolo 2.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2 nel suo complesso.
Il Consiglio approva.
Do ora lettura dell'emendamento aggiuntivo, articolo 2 bis, rubricato n. 49 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi, Papandrea e Contu: dopo l'articolo 2, inserire il seguente nuovo articolo 2 bis: "2 bis.
(Libertà) La Regione Piemonte riconosce e tutela, per tutte le persone presenti sul proprio territorio, l'inviolabilità della persona, la libertà di circolazione e di soggiorno, la libertà di riunione e di associazione.
La Regione garantisce e tutela la libertà di pensiero, di coscienza e di religione di credenti e non credenti.
La Regione Piemonte garantisce la libertà di manifestare la propria religione o la propria convinzione individualmente e collettivamente, in pubblico e in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti.
la Regione Piemonte vieta ogni forma od atto di discriminazione nei confronti del sesso, il colore della pelle, l'origine sociale o culturale le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di altra natura, l'appartenenza ad una minoranza, il patrimonio, la nascita, le disabilità, l'età, gli orientamenti sessuali".
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Questo testo, per essere trattato adeguatamente, meriterebbe mezza giornata di lavoro e di confronto. E' una sorta di brevissimo manifesto che elenca atteggiamenti che si propone trovino spazio nello Statuto e che toccano alcuni temi molto caldi e molto difficili da trattare. Sono temi sui quali vi è un contrasto aperto tra le forze politiche. Non entrerei nel merito con poche parole d'illustrazione di temi molto spessi. Chi li legge capisce la portata degli stessi e l'importanza di affermazioni di questo genere.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 49.
Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 3 Emendamento rubricato n. 50 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 3, dopo il comma 2 inserire il seguente nuovo comma 2 bis: "2.
bis. La Regione assume il metodo della programmazione e della collaborazione istituzionale, perseguendo il raccordo tra gli strumenti di programmazione della Regione, delle Province, dei Comuni, delle Comunità montane, delle Unioni di comuni collinari".
Emendamento rubricato n. 51 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: all'articolo 3, dopo il comma 4 inserire il seguente nuovo comma 5: "5. La Regione si propone di suscitare e valorizzare tutte le energie, di utilizzare tutte le risorse e di favorire tutti gli apporti nel determinare e soddisfare le esigenze della comunità regionale".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione dell'emendamento rubricato n. 50.



CHIEZZI Giuseppe

L'emendamento rubricato n. 50 sostiene che la Regione assume il metodo della programmazione e della collaborazione istituzionale. Questi due strumenti erano i punti centrali dello Statuto approvato nel 1970 e sono tutt'ora un punto centrale dello Statuto vigente.
Nel nuovo Statuto, secondo il mio modo di leggerlo, la programmazione non ha più la centralità che aveva nel precedente. Sulla programmazione si può discutere a lungo. Di certo, le due tornate di Giunta Ghigo, sin dalla prima, hanno teso a dimenticarsi di questo metodo, anche se è un metodo fissato dalle leggi, e hanno teso ad un governo senza una programmazione e senza lo strumento chiave di tutto ciò che è il Piano regionale di sviluppo. E' una teoria politica, oltre che una prassi amministrativa, che contrasta con le leggi in corso, ma è una teoria politica che questa Giunta, nei fatti, ha portato avanti. Penso che, viceversa, proprio questo metodo sia l'unico da riportare alla realtà dei comportamenti in Regione Piemonte. La crisi che ha di fronte il Piemonte (la chiusura di fabbriche quasi settimanale, la crisi industriale, tutto quello che sappiamo delle difficoltà economiche) non penso possa essere affrontata con il metodo della Giunta Ghigo: caso per caso, con la ricorsa ai problemi, con i rappezzi, con i provvedimenti straordinari.
Penso che il metodo della programmazione sia l'unico metodo capace di tradurre in realtà le scelte su cui tanti si trovano, a parole: come rafforzare l'innovazione, finanziare la ricerca, i prodotti e via dicendo.
Sono parole. Un governo, una Regione, come può trasformare queste parole in prassi concrete, in decisioni coerenti che, tutte insieme, raggiungano un obiettivo? Ritengo che sia sempre essenziale il metodo della programmazione.
Sulla programmazione si è discusso a lungo, in tutte le sedi. Si è discusso anche nelle coalizioni, sin da quando negli ultimi anni di vita del Partito Comunista Italiano, c'era già una discussione in corso tra chi ancora pensava che il metodo della programmazione democratica fosse il metodo dei governi cui partecipavano le sinistre e i comunisti, e chi all'interno del Partito Comunista, cercava altre strade e tendeva a sottovalutare il ruolo della programmazione.
Rimango dell'idea che tanto più la situazione economica e sociale si fa difficile, tanto più c'è bisogno di progetti, c'è bisogno di programmi, c'è bisogno di costruire quadri di insieme che determinano scelte di allocazione delle risorse, di utilizzo della scienza, delle risorse di vario tipo, dal personale alle strutture e infrastrutture, segnate da un progetto, ma il progetto sta dentro la programmazione. Per questo motivo penso che una delle mancanze del nuovo Statuto sia l'incertezza che porta su questo piano. Lo Statuto, noi vedremo, non propone un piano regionale di sviluppo, quindi smonta l'articolazione della programmazione contenuta nel vecchio Statuto e, secondo me, allargherà ancora le maglie per i governi che vorranno correre dietro i problemi e lavorare sul caso per caso, volta per volta.
Queste sono le ragioni per le quali ho ritenuto di segnalare questo emendamento come uno degli emendamenti che pongono in discussione fortemente la scelta di compromesso che lo Statuto approvato in prima lettura ha sancito.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 50.
Il Consiglio non approva Indìco votazione palese sull'emendamento rubricato n. 51 Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 3 nel suo complesso.
Il Consiglio approva ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 52 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Contu: l'articolo 4 è abrogato.



CHIEZZI Giuseppe

Il testo dell'emendamento che abbiamo presentato recita: "L'articolo 4 è abrogato". Perché, colleghi? Come ho avuto modo di ribadire all'inizio della discussione, in questo Statuto vi sono degli elementi di contraddizione che intendiamo segnalare perché non ci sembra uno Statuto che rispetti la logica.
Il primo di questi elementi è proprio l'articolo 4, inserito nel Titolo I (Principi fondamentali). Se le parole hanno un senso, quali sono i principi fondamentali? L'articolo 4, titolato "Programmazione", inizia con: "La Regione esercita la propria azione legislativa...". Questo è un principio fondamentale? No. Non c'entra nulla; è un atto di governo, una scelta di governo, ma non è un principio fondamentale.
Il secondo comma recita: "La Regione, nel realizzare le proprie finalità, assume il metodo della programmazione e della collaborazione istituzionali, perseguendo il raccordo...". E' un principio? No, è di nuovo un atto di governo.
"La Regione si propone di suscitare e di valorizzare...". Stessa critica.
Questo è un elemento da correggere. Potete sostenere tutto, ma la segnalazione di questa incongruenza ci sembrava dovuta.
Rientriamo nei principi fondamentali, ma principio fondamentale non è.
Che portata ha questa incongruenza? Chi legge lo Statuto cosa può capire? C'è un volume degli Uffici del Consiglio regionale - Direzione processo legislativo, Settore Studi e Documenti legislativi, intitolato "Regole e suggerimenti per la redazione dei testi normativi", in cui si precisano quali caratteristiche devono avere i testi delle leggi. Penso che tra di esse vi sia quella dell'omogeneità del testo, della chiarezza espositiva della semplicità e della precisione.
Ci sembra di dover segnalare ai colleghi che questo testo di Statuto cominciando dall'articolo 4, non rispetta quelle regole: è illogico, quindi dovrebbe essere diversamente confezionato.
Questo è un motivo, a mio avviso, di messa in discussione della correttezza dello Statuto. Vedremo, qualora il Consiglio deciderà di insistere in questo errore, che effetto potrà avere, colleghi, questo tipo di incoerenza sull'approvazione degli Statuto. Perché qua possiamo chiudere gli occhi, metterci le fette di prosciutto davanti, e votare. Votatevelo pure, però se ci sono delle incongruenze, queste verranno riscontrate da qualcuno.
Questa non è la sola: ce ne saranno altre, che verranno segnalate nel corso del dibattito.
Vedremo che fine farà questo Statuto così confezionato. Grazie.



PRESIDENTE

Volevo solo far presente che questo testo corrisponde praticamente al vecchio articolo 4.
Indìco la votazione palese sull'emendamen to rubricato n. 52.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
Prima di aggiornare la seduta, ricordo ai colleghi che per domani sera non è più convocata la seduta serale, perché l'ordine dei lavori non lo richiede. Pertanto, i lavori termineranno alle ore 20.00.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 20.25)



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