Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.505 del 16/11/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


GALASSO ENNIO LUCIO



(Alle ore 10.28 il Consigliere Segretario Galasso comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



(La seduta ha inizio alle ore 11.27)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g., "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Botta Franco, Botta Marco Brigandì, Cavallera, Costa Enrico, Cotto, Ghigo, Marengo, Pedrale e Rossi Oreste.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Richiesta d'iscrizione nuovo punto all'o.d.g. relativamente alla convalida del Consigliere regionale Rolando Picchioni


PRESIDENTE

E' stata presentata, dal Consigliere Palma, la seguente richiesta d'iscrizione all'o.d.g. del punto relativo alla procedura di convalida del Consigliere regionale Rolando Picchioni: Richiesta n. 1 presentata dal Consigliere Palma: Si richiede di iscrivere e trattare al primo punto dell'ordine del giorno della seduta del Consiglio, convocata per martedì 16 novembre 2004, la procedura di convalida del Consigliere regionale Rolando Picchioni, ai sensi dell'art. 16 del Regolamento Interno del Consiglio regionale La parola al Consigliere Palma per l'illustrazione.



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente. Questa è la terza occasione in cui chiedo all'Aula di procedere ad un adempimento cui l'Aula normalmente ha provveduto, per tutti i Consiglieri regionali, nella seduta immediatamente successiva a quella del licenziamento della proposta da parte della Giunta delle Elezioni. Riguarda, per memoria, la procedura di convalida del collega Rolando Picchioni.
Il fatto che, nel corso ormai di tre sedute - non confido su un voto particolarmente favorevole in questa seduta - l'Aula abbia, in assenza di altre motivazioni che non fossero quelle puramente burocratiche dei 120 giorni della scadenza del termine, addirittura rifiutato l'iscrizione prima ancora che la trattazione del punto all'o.d.g., conferma un'impressione che ho ripetutamente dichiarato. Ho sostenuto, in altre parole, che, nel caso di questa convalida, si stia procedendo in maniera anomala, per motivazioni che al momento non m'interessano, rispetto a tutte le altre convalide che abbiamo affrontato nel corso di questi quattro anni e mezzo.
La questione è oltremodo delicata perché, come i colleghi sanno attorno a questa convalida si è consumato, anche all'interno della Giunta delle Elezioni, una situazione di impasse interpretativo particolarmente rilevante e comunque ci troviamo di fronte ad un caso dubbio sul quale l'Aula, nella sua sovranità, deve scegliere di deliberare e dovrebbe farlo tenendo presenti, il più possibile, insieme ai termini molto lassi del nostro Regolamento (120 giorni per la convalida definitiva), anche i termini previsti dalla legge (10 giorni dalla data di proclamazione dell'eletto).
So che la Presidenza ha già comunicato ufficialmente ai Capigruppo e all'Aula di voler provvedere all'iscrizione di questo punto prima della scadenza del centoventesimo giorno. Faccio nuovamente presente alla Presidenza e all'Aula che, qualora quest'iscrizione intervenisse in extremis e qualora l'Aula decidesse di contestare l'incompatibilità del Consigliere, decorrerebbero nuovamente, per Regolamento, altri 10 giorni per le controdeduzioni e ulteriori 10 giorni per la convalida definitiva in una situazione nella quale, dalla data di proclamazione sarebbero passati, a quel punto, 140-150 giorni per la pronuncia definitiva da parte dell'Aula.
Pertanto, non sommessamente continuo a ribadire l'esigenza di iscrivere e trattare questo punto all'o.d.g. Qualora l'Aula decidesse diversamente l'Aula, ovviamente, e non solo il Presidente, a quel punto assumerebbe la responsabilità di questa decisione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente, e colleghi Consiglieri. Ancora una volta, come nello scorso Consiglio regionale, do atto al Presidente Palma della coerenza ed anche di una posizione che il Gruppo Radicale ha tenuto in modo molto esplicito, coerente e corretto fin dall'inizio dei lavori nella Giunta delle Elezioni.
Noi non siamo certo tra coloro che vogliono prorogare questa situazione, ma siamo tra quelli che la vogliono affrontare. Come il Presidente del Consiglio sa - lo abbiamo detto sia in Aula sia in Conferenza dei Capigruppo - quello che è importante dal nostro punto di vista, anche a tutela del Consigliere - si parla della convalida di un seggio in Consiglio regionale - è che vi siano i tempi ampiamente previsti pertanto, da un lato, questa garanzia dovrà essere valutata e confermata dal Consiglio regionale - se condivisa - e, dall'altro, i tempi dovranno essere rispettati.Pertanto, data la priorità della seduta di oggi, che ci vede incardinare la seconda lettura del nuovo Statuto della Regione, e dovendo, il cosiddetto "caso Picchioni", impegnare l'Aula anche abbastanza lungamente, siamo contrari all'inserimento di questo punto all'o.d.g., pur dando atto al Gruppo Radicale per il suo intervento e dando la disponibilità, una volta approvato lo Statuto, entro i termini fissati da leggi e regolamenti, ad affrontare il punto.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sulla richiesta di inserimento del nuovo punto all'o.d.g. relativo alla convalida del Consigliere Rolando Picchioni.
Il Consiglio non approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. E' stato depositato un ordine del giorno riguardante una missione di ragazzi di Torino, in conseguenza dei fatti di Beslan.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Collega Moriconi, l'ordine del giorno su Beslan è già stato approvato.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Non so se lei ne è a conoscenza, ma questa mattina alle ore 8 i lavoratori di un'azienda importante della provincia di Torino l'Embraco, ex Aspera frigo, hanno bloccato il traffico ferroviario sulla Torino-Asti, all'altezza della stazione di Pessione.
Presidente, la cosa è sintomo di un grave allarme sociale, perché ieri la Direzione dell'azienda ha comunicato la messa in mobilità di 812 lavoratori su 924 dipendenti, che rappresenta il preludio per la chiusura dello stabilimento.
E' indubbio che, dal punto di vista occupazionale, questa è una delle aziende principali della provincia di Torino. Presidente, sarebbe auspicabile che nella giornata di oggi ci fosse una comunicazione della Giunta su questa nuova grave emergenza occupazionale, che si va ad aggiungere a quelle già in corso. Forse può essere anche l'occasione perché oltre alle aziende in crisi c'è un altro problema gravissimo sul piano occupazionale - per l'Assessore competente di riferire in aula circa la situazione di 287 lavoratori socialmente utili che, in modo inesorabile al 31/12/2004 perdono ogni diritto a proseguire i loro rapporti in essere.
Come vede, Assessore, le aziende in crisi sono tante; le ho fatto rilevare solo due aspetti e sarebbe auspicabile che un rappresentante della Giunta, in particolare l'Assessore al lavoro, riferisse in aula su come intende procedere rispetto a questa grave emergenza che ha colpito l'azienda di Riva presso Chieri.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Quando arriverà l'Assessore Pichetto, vedremo come calendarizzare questa sua richiesta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Manolino; ne ha facoltà.



MANOLINO Giuliano

Volevo soltanto fare una precisazione. Visto che il collega Contu parlava di questa emergenza che lui ha rilevato già questa mattina con grave disagio per coloro che transitavano in quella zona, volevo solo segnalare che c'è stata una maggiore tempestività da parte di molti Consiglieri regionali e soprattutto della Giunta regionale. Infatti, mi risulta che il Presidente sia stato già informato di questa cosa e che l'Assessore Pichetto abbia preso già contatti con le aziende e non solo con le aziende, ma anche con tutti i Sindaci della zona; addirittura, è già stato fissato un incontro nel primo pomeriggio per un tavolo di lavoro e di dibattito su questo problema per la ricerca di possibili soluzioni.
Quindi volevo tranquillizzare il Consigliere Contu assicurando che il nostro Assessore e la nostra Giunta stanno già lavorando al problema in modo quanto mai tempestivo; sono convinto che da questi incontri e quindi da queste ipotesi di possibili soluzioni ne scaturirà una certa qual relazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Non vorrei mettermi in una polemica che non c'è, ma visto che si stanno facendo degli interventi, credo valga la pena di ricordare che questa crisi non è nata ieri: questo è l'ultimo atto di una crisi che va avanti da alcuni anni.
Questa azienda, fino a poco tempo fa, era il secondo stabilimento industriale del Piemonte; adesso si è ridotto drasticamente il numero dei dipendenti da 2.400 a 800. In tutti questi anni la Giunta sapeva di questa realtà e se ne è occupata; se alla fine le conseguenze sono che i lavoratori sono lasciati tutti a casa, speriamo che ci sia un cambio nel modo in cui se n'è occupata sinora.



PRESIDENTE

Si richiede di invertire il punto 2) all'o.d.g. inerente a "Nomina del Difensore Civico regionale" e il punto 3) relativo alla proposta di deliberazione "Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti per il Piemonte - Designazione di 1 componente" con il punto 4) all'o.d.g.
inerente a "Statuto della Regione Piemonte - Seconda deliberazione (ex articolo 123 della Costituzione)" La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, signor Presidente. Come i colleghi Presidenti di Gruppo sanno perché avevamo avuto modo di confrontarci anche in Conferenza dei Capigruppo durante la scorsa seduta, dalla Presidenza è stata posta all'o.d.g. l'elezione del nuovo Difensore civico e del rappresentante della Regione all'interno della Sezione regionale della Corte dei Conti.
Come avevamo già annunciato, essendo soprattutto la prima una nomina estremamente "delicata" in quanto è prevista sempre e comunque la maggioranza dei 2/3 (elezione con almeno 40 voti favorevoli su una candidatura), pur avendo questa maggioranza in proprio - diciamo così, e chiedo scusa ai colleghi di così definire i 40 voti - abbiamo da sempre preso una posizione (l'abbiamo espressa anche all'interno della Conferenza dei Capigruppo) di cercare di trovare su una candidatura la più ampia condivisione possibile del Consiglio regionale sia per il ruolo importante che svolge l'Ufficio del Difensore civico sia perché siamo a fine legislatura ed andremo ad eleggere il Consiglio regionale della VII legislatura e comunque un Difensore civico della Regione per almeno tre anni.
Per questi motivi e anche per evidenti motivi legati al fatto che in questo momento non vi sono neanche 40 Consiglieri regionali presenti in aula tra maggioranza e opposizione, chiederei l'inversione dell'o.d.g.
In particolare, chiederei di posticipare l'elezione sia del Difensore civico che del rappresentante della Sezione regionale della Corte dei Conti successivamente all'approvazione dello Statuto.
Ragionevolmente le condizioni dovranno essere costruite con un confronto politico e anche con un ruolo importante, rispetto al quale - e lo ringrazio - il Presidente del Consiglio ha dato disponibilità di verifica tra le parti (maggioranza e opposizione) per vedere la condivisione sul nome.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sulla proposta di inversione punti all'o.d.g.
Il Consiglio approva.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame disegno di legge n. 655 inerente a "Statuto della Regione Piemonte Seconda deliberazione (ex articolo 123 della Costituzione)"


PRESIDENTE

Trattiamo dunque il punto 4) all'o.d.g.: "Statuto della Regione Piemonte - Seconda deliberazione (ex articolo 123 della Costituzione)".
Prima di iniziare la discussione, devo dare conto di una riunione dell'Ufficio di Presidenza che si è svolta questa mattina e che ha visto anche la partecipazione del Consigliere Chiezzi, il quale è intervenuto.
L'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha ritenuto di giudicare ammissibili gli emendamenti presentati in seconda lettura e ha chiesto ai colleghi di presentare gli emendamenti entro la mattinata di oggi per procedere ad un'operazione di riordino per organizzare la discussione.
Detto questo, ringrazio anticipatamente tutti i colleghi per la collaborazione che mi daranno in questa seduta di seconda lettura e mi auguro che si svolga in un clima pacato e costruttivo, così come si è svolta la prima lettura.
In apertura, la parola al Presidente della Commissione, Galasso che tecnicamente, non deve fare un nuova relazione, ma una sintesi del lavoro fino ad oggi svolto.



GALASSO Ennio Lucio

Rinnovo il ringraziamento a tutti i Consiglieri e, soprattutto, ai dirigenti e funzionari che hanno collaborato con noi e che, comunque, hanno vigilato anche nella fase di discussione in aula.
In ossequio al dettato costituzionale, dopo l'approvazione dello Statuto in prima lettura il 6 agosto 2004, torniamo in aula dopo il trascorrere del tempo dei due mesi. Come ricordava il Presidente, la mia non è una relazione, è un'introduzione ad una seconda discussione sullo Statuto dopo che i lavori della Commissione, protratti per oltre 100 sedute, e del Consiglio sono stati sempre diligentemente seguiti.
Dalla lettura degli articoli approvati, emergono anche alcuni elementi innovativi rispetto al testo licenziato. Infatti, il testo licenziato dalla Commissione è stato, prima di tutto, integrato da un Preambolo che costituisce un momento significativo nella presentazione dell'elaborato statutario e dell'articolato stesso. Nella parte relativa ai principi, sono stati confermati elementi fondamentali quali quello della sussidiarietà e anzi, proprio su questo punto, si è provveduto ad una formulazione più articolata e più ricca rispetto al testo licenziato. Sono stati ribaditi i principi relativi alla garanzia delle pari opportunità tra uomini e donne anche attraverso la previsione di organismi quali la Consulta regionale delle elette, la Commissione per le pari opportunità tra uomini e donne, i diritti sociali, la tutela del patrimonio naturale, la cooperazione per la tutela dei beni culturali, rivendicando anche sotto questo profilo un ruolo significativo della Regione. Infine il riconoscimento della specificità dei territori montani e collinari.
In ordine al Consiglio regionale, la composizione è di 60 Consiglieri modificando quanto era stato deliberato dalla Commissione. Si prevede comunque una maggioranza qualificata dei tre quinti dei Consiglieri per approvare la legge elettorale, si disciplina la proroga dei poteri del Consiglio regionale uscente fino alla prima riunione del Consiglio stesso.
Per quanto riguardo alla potestà regolamentare, si è optato per una sapiente ripartizione tra il Consiglio e la Giunta. A livello statutario si riconosce al Consiglio l'autonomia funzionale, finanziaria, contabile organizzativa, patrimoniale e negoziale, ma è evidente che il ruolo del Consiglio dovrà più e meglio essere esercitato movendosi su un piano di regole, sulla capacità che saprà avere per quanto riguarda il controllo della Giunta e per quanto riguarda l'attività propositiva in sede legislativa.
I lavori del Consiglio sono organizzati prevedendo specifiche sessioni per la legge comunitaria e per l'approvazione del bilancio. In particolare le sessioni straordinarie del Consiglio possono essere convocate quando lo dispone il Presidente del Consiglio, su richiesta del Presidente della Giunta o di un quinto dei Consiglieri in carica. Va inoltre ricordato che per quanto riguarda la nuova forma di governo regionale, è stata recepita l'elezione diretta del Presidente della Giunta, così come è statuito dalla legge costituzionale n.1 del '99. I componenti della Giunta, in numero non superiore a 14, sono nominati anche al di fuori dei componenti del Consiglio regionale. La Regione si adopera infine, secondo la previsione statutaria, per assicurare la qualità della legislazione e la verifica dell'efficacia delle leggi regionali.
Sono presenti organismi consultivi come il Consiglio della Autonomie locali (in ossequio al dettato costituzionale), il Consiglio regionale dell'economia e del lavoro per favorire la partecipazione di organi importanti alla vita della Regione, la Commissione di garanzia con la funzione, tra le altre, di valutare l'ammissibilità e la ricevibilità dei quesiti referendari. E' stata prevista la possibilità di istituire degli osservatori e consulti. E' riconosciuta, inoltre, la tutela dei diritti delle minoranze che sarà disciplinata, come è emerso dal dibattito, con il nuovo regolamento consiliare.
Va infine ricordato che si è provveduto nel lavoro di aula, prima del 6 agosto 2004, a colmare le lacune che erano sorte in ordine all'artigianato e alla cooperazione, che non erano state delle dimenticanze del Consiglio ma si è preferito meglio e più chiaramente formulare i nuovi articoli. Si è in particolare provveduto a riconoscere i diritti degli animali, e inoltre il diritto all'abitazione, ma si è anche sottolineato il favore con cui debbono essere guardate le associazioni tra consumatori.
Ultimo punto rilevante, questo per rivendicare anche il ruolo del Consiglio regionale, è stato formulato un nuovo articolo in ordine alla collaborazione con la Corte dei Conti, sezione regionale. Il lavoro ha avuto da parte di esponenti, anche da parte di esponenti del mondo accademico, riconoscimenti per il rigore e la sobrietà del testo stesso, ma nel contempo per una completezza ed una ricchezza di prospettive e di previsioni che rendono la Regione Piemonte meritevole dell'attenzione altrui.
Grazie e buon lavoro. Con lo spirito collaborativo, seppure di confronto, che ci è stato in Commissione e in Aula, noi auspichiamo che si possa pervenire all'approvazione definitiva, o comunque a quell'approvazione che l'Aula riterrà più congrua e conveniente.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Vicepresidente del Consiglio Riba ai docenti e agli allievi della scuola elementare "Umberto I" di Torino in visita a Palazzo Lascaris


PRESIDENTE

Prima di aprire il dibattito volevo salutare gli alunni delle scuole elementari Umberto I di Torino. Spero che questo incontro con il Consiglio regionale vi sia di aiuto per la vostra formazione e informazione.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame disegno di legge n. 655 inerente a "Statuto della Regione Piemonte Seconda deliberazione (ex articolo 123 della Costituzione)" (seguito)


PRESIDENTE

Apriamo il dibattito generale sul progetto di legge dello Statuto, su cui dobbiamo deliberare in seconda lettura, con le procedure con le quali si è deliberato in prima lettura.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Il Consiglio regionale del Piemonte, 34 anni fa, proprio in questi giorni, approvò il primo Statuto della Regione Piemonte.
Dopo pochi mesi dall'insediamento, questo risultato venne raggiunto grazie ad una grande coesione istituzionale e ad un comune impegno redigendo uno Statuto che conserva, ancora oggi, dei valori condivisibili e degli elementi di lungimiranza che fanno, di quella stagione politica, un atto importante nella vita della comunità piemontese.
Le Regioni nacquero con un ritardo dovuto a molte ragioni: anche la sinistra, parte in cui continuo a riconoscermi, ebbe, all'inizio (subito dopo il crollo del fascismo), titubanze alla realizzazione di questo impianto regionalista del nostro Stato.
Ma, finalmente, nel 1970 ci fu uno sforzo comune che portò la Regione Piemonte ad approvare - e ad avere ancora oggi in vigore - uno Statuto di grande livello politico ed istituzionale.
uno Statuto che - lo si può evincere scorrendo i primi nove articoli determinava già una grande attenzione a temi che, ancora oggi, sono da risolvere.
Lo Statuto parlava di "autonomia degli enti locali" e della necessità di intervenire sullo sviluppo economico.
uno Statuto che, a voce alta e ferma, affermava il diritto allo studio, il diritto al lavoro, il diritto alla piena occupazione e alla tutela dei diritti dei lavoratori.
uno Statuto che, in quei tempi, aveva già la vista lunga per quanto riguarda la tutela del patrimonio naturale e culturale (articolo 5): la conservazione e la difesa dell'ambiente naturale sono, oggi, degli aspetti facili, quasi scontati. Ma in allora no: in allora, significava veramente farsi carico di un insieme di problemi che potevano essere solo accennati ma di cui si vedeva l'importanza in prospettiva.
Si parlava, nello Statuto, di salute.
Nell'articolo 7 - pensate un po' - si parlava di difendere l'originario patrimonio linguistico, che oggi viene riproposto, ma già allora veniva inserito come scelta statutaria: "La Regione difende l'originale patrimonio linguistico, di cultura e di costume delle comunità locali e ne favorisce la valorizzazione". Si faceva anche carico di un rapporto con gli enti locali, rapporto che, come sappiamo, non è stato risolto al meglio in questi 34 anni.
La Regione Piemonte, insieme ad altre Regioni, ha organizzato il centralismo oltre il dovuto. È una Regione che si è trasformata, troppo spesso, in ente amministrativo e meno in ente di programmazione.
Era, quindi, uno Statuto di altissimo livello. Sono trascorsi ormai 34 anni: questo è il documento che guida, ancora oggi, la Regione Piemonte.
Oggi siamo a parecchia distanza di tempo e a grandissima distanza per quanto riguarda l'ambiente politico e istituzionale in cui svolgiamo, per il percorso previsto dalla Costituzione, questa seconda lettura dello Statuto.
Si parla di "seconda lettura" perché il Parlamento, evidentemente, ha deciso che cambiare le regole che identificano una Regione nel suo insieme e quindi che organizzano i rapporti tra i cittadini, tra gli enti locali tra le stesse forze politiche, di governo e di opposizione del Consiglio meritasse un percorso attento, partecipato e - questa è una mia interpretazione - richiedendo una coesione, la più larga possibile, attorno alla costruzione di un nuovo impianto statutario.
Dunque, arriviamo alla seconda lettura dello Statuto dopo una stagione politica caratterizzata ancora da una transizione dell'assetto istituzionale che continua a transumare, diciamo così, da una stagione politica all'altra.
Alla caduta del fascismo c'è stato un momento chiarificatore, una scelta democratica che ha coeso tutte le forze politiche, anche quelle radicalmente diverse, che continuavano a combattersi ideologicamente e programmaticamente su grandi piani.
Adesso giungiamo alla seconda lettura dopo anni e anni in cui, con grande fatica, caduta - dice qualcuno - la prima Repubblica, non si riesce a costruirne una seconda, oppure lo si fa - quando si è fatto - segnando modifiche costituzionali con logiche di parte: questo lo hanno fatto tutti chi è alla maggioranza e chi è all'opposizione.
Non è, quindi, una grande stagione: la Bicamerale che nasce e poi si spegne, le votazioni alla Camera, le maggioranze risicate. Insomma, siamo di fronte ad una situazione che, ancora adesso, è in movimento, e di certo non facilita l'adozione, da parte dei Consigli regionali di tutta Italia di documenti che vorrebbero avere la statura dell'impianto duraturo che prende la realtà del Piemonte e le istituzioni e le organizza secondo una visione più attuale e ancora spostata verso l'esterno. Questo rende più difficile il nostro lavoro. E accanto a questa difficoltà, la Regione Piemonte se n'è costruita un'altra con le proprie mani, considerando, per lungo tempo, la Commissione speciale per lo Statuto un luogo istituzionale tutto sommato marginale, in cui non prendere sul serio il tema. "Prendere sul serio" voleva dire fari i conti coi tempi, da un lato, e con le posizioni politiche di tutti i Gruppi dall'altro.
Si è perso un paio di anni, con molta indolenza politica e istituzionale, con un percorso che non si individuava appieno come percorso spedito per affrontare i temi, con molta incertezza sul ruolo democratico del rapporto che questa Commissione del Consiglio regionale poteva e doveva avere con l'esterno, con la società nel suo grande insieme.
Abbiamo perso molto tempo e, alla fine, ci siamo fatti un po' del male da soli, perché invece di continuare a cercare un'ampissima coesione, coi tempi che stringevano e la volontà di dotare la Regione Piemonte di un nuovo Statuto, si è accelerato molto il percorso di Commissione, costruendo e rafforzando un dialogo che non è stato rivolto a comporre punti di vista anche diversi in vista della costruzione comune dello Statuto, ma è stato un dialogo tra forze maggiori, che hanno deciso di lavorare in una causa di forza maggiore, che era quella dei tempi che ormai stavano per scadere, per riuscire a discutere di uno Statuto.
stato, quindi, un percorso che ha portato, dal mio punto di vista ma lo vedremo, poi, nei vari articoli - ad uno Statuto che ha rinunciato a fare proprie le ragioni di oggi in ordine ai grandi valori e ai grandi problemi. "Fare proprie" vuol dire affrontare sul serio le grandi ragioni.
Occorre una lungimiranza politica, occorrono tempi giusti, occorre il rispetto di tutte le forze politiche.
Questo Statuto manca alcuni appuntamenti; ve ne citerò due.
Il primo appuntamento: una novità della stagione politica di questi ultimi anni poteva ben essere quella relativa al riconoscimento della Resistenza come fucina di valori, ancora oggi attuali, inseriti nella Costituzione.
Si è detto, da parte di alcuni membri di una forza politica che si richiama al centrodestra, che la sinistra aveva voluto prendere, come elemento di propria identità esclusiva, i valori della Resistenza. Lo Statuto poteva, in questa occasione, inserirli tra i valori statutari.
Così non è avvenuto.
Altre citazioni riguardano la mancanza del lavoro, come diritto e come problema rilevante, e l'immigrazione. Una della novità presenti nella Regione Piemonte, in Italia, in Europa - diciamo nel mondo occidentale - è il trovarsi di fronte a migrazioni non di persone, ma di intere parti di comunità e di popoli. Siamo in una situazione di squilibrio mondiale, di fronte al quale non bastano carri armati, bombe o filo spinato. Occorre avere una politica.
Lo Statuto era l'occasione per aggredire questa tema e trattarlo al livello che si merita: un tema d'epoca che accompagnerà noi, i nostri figli e le prossime generazioni.
Queste sono le critiche di carattere generale che svolgo, in seconda lettura, in merito allo Statuto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie, signor Presidente.
Iniziamo una sessione importante, come ricordava il Presidente della Commissione per lo Statuto, che ringrazio, insieme al Vicepresidente Caracciolo, per il lavoro svolto e per quello che dovranno ancora svolgere in aula per la seconda lettura.
Voglio intervenire anche a seguito dell'intervento, garbato ma incisivo, del collega Chiezzi. Sotto un certo profilo, per tecnica legislativa, è una ratifica del lavoro svolto, in Commissione prima e poi in aula durante il confronto sulla prima lettura. In Commissione Statuto la presenza è stata rilevante, essendo una Commissione costituita da 31 Consiglieri, tra quelli designati e quelli di diritto, ma in Consiglio c'è stato un apporto notevole, per chi ha vissuto intensamente e ha partecipato al confronto durante la fine del mese di luglio e la prima settimana di agosto, che ha consentito di portare a casa un importante risultato.
Abbiamo modificato in Aula, con l'apporto dei gruppi e dei singoli Consiglieri, la proposta assegnata dalla Commissione.
Mi dispiace che il collega Chiezzi non fosse presente durante la prima lettura, perché avremmo potuto confrontarci e introdurre, grazie al suo contributo e al suo apporto, alcune delle proposte contenute negli emendamenti annunciati e depositati alla Presidenza. Tuttavia, mi corre l'obbligo di ricordare, anzitutto a me stesso e poi all'Aula, un aspetto dal mio punto di vista, realistico e che voglio riportare per amore di verità.
Certamente, non voglio mettere in relazione l'impegno della VII legislatura, rispetto all'impegno dei nostri predecessori durante la I quanto avvenne il confronto politico, cui fece seguito l'approvazione del primo Statuto della Regione. Parlo e voglio essere attuale, guardando con rispetto ai legislatori della I legislatura. Sono passati 34 anni. Non ho elementi, se non quelli documentali - né voglio valutare perché non mi permetterei - per percepire il grado, l'intensità di coesioni e la levatura del confronto in allora.
Devo dire, per amore di verità, che coesione, anche su questo Statuto approvato in prima lettura, c'è stata. Sicuramente, vi è stata coesione sebbene con grande difficoltà e con momenti di rottura.
Il Presidente Galasso e il Vicepresidente Caracciolo ricorderanno che in Commissione vi sono state occasioni di scontro tra i Gruppi e tra i Commissari. Ne abbiamo avuto conferma diretta con la partecipazione di un gran numero dei Consiglierei dell'intera assemblea, durante la lettura in aula.
Il fatto che questo Statuto sia stato approvato in prima lettura con l'apporto dell'intera coalizione che sostiene il Governo regionale e di una parte maggioritaria, in senso numerico, dell'opposizione, non è un fatto irrilevante. Se tanto mi dà tanto, in proprio o per Gruppi, 54 Consiglieri regionali su 60 hanno votato a favore. C'è stato un dialogo a 360 gradi perché il Preambolo non è nato come un fungo sotto i pini del bosco. Il Preambolo è stata una soluzione, per certi aspetti, sofferta; per certi aspetti, di ripiego; per certi aspetti, di compromesso, ma, dal mio punto di vista, di alto compromesso.
Do atto al Consigliere Chiezzi, e ad altri colleghi, di aver condotto una battuta e un duro confronto in Commissione. Forza Italia e DS sono stati accusati di voler fare da soli uno Statuto sulle spalle degli altri ma è una situazione che non è assolutamente avvenuta, perché mai mi sono atteggiando dicendo: "Deve passare come la diciamo noi"; anzi, abbiamo sempre cercato un confronto dimostrando di avere capacità di ascolto.
Certo, nel Preambolo abbiamo trovato un compromesso, magari sulla Resistenza, che non è messa in discussione. Nessuno si è schierato contro il valore universale della Resistenza, ma si è semplicemente individuata una formulazione di compromesso, così come l'abbiamo trovata sulla radici cristiane, sulla famiglia e su altri punti. È ovvio che, se si vuole conseguire condivisione e coesione, la strada non può che essere quella.
Rivendico, comunque, che questo sia uno Statuto alto, non certamente di serie B. Non abbiamo assolutamente perso tempo. Può darsi che si sia data un'impressione in questo senso. Certamente abbiamo voluto - e deciso insieme - di aspettare, perché abbiamo guardato a come erano approvati gli Statuti delle altre Regioni. Grazie a questa attesa, abbiamo evitato di introdurre, magari in buona fede, alcuni elementi che potevano essere, per il Governo di turno, motivo di impugnazione dello Statuto, o di una parte di esso. Abbiamo ribadito alcune linee ferme; abbiamo fatto la scelta presidenzialistica, sulla quale ci siamo divisi in Commissione, in prima lettura e, sono certo, ci divideremo e ci confronteremo ancora durante la seconda lettura. Si è scelto di mantenere il Consiglio regionale composto da 60 Consiglieri.
Il Presidente della Regione ha fatto un appello in questo momento quando già il Parlamento e il Governo nazionale si stanno confrontando per la riduzione del numero dei parlamentari, quindi ha fatto questa scelta magari sotto certi aspetti sofferta, non tanto per non aver aumentato il numero dei Consiglieri ma perché, nell'aumento dei Consiglieri, sarebbe stato più facile trovare forse la soluzione di alcuni problemi che sono stati posti dal Consiglio regionale, come quello della rappresentanza della territorialità e quant'altro, però io credo che il Presidente Ghigo bene abbia fatto, tant'è che è stata condivisa dal Consiglio regionale.
Voglio fare un'ultima considerazione su tre punti, nell'augurio di approvare questo Statuto in seconda lettura. Siamo, tra virgolette, in zona Cesarini, siamo alla fine della legislatura. Ci sono dei tempi fissati dalla Costituzione per rendere vigente lo Statuto della Regione. Non li voglio ricordare perché i colleghi Consiglieri li conoscono, però voglio fare una considerazione e un appello. Noi in questo Statuto abbiamo anche introdotto, non a caso, delle norme transitorie. Alla prima norma transitoria ci siamo impegnati - con la promozione e la formulazione del secondo comma - di adeguare il nostro Regolamento interno del Consiglio regionale con una vigenza dall'ottava legislatura. Quando approveremo in seconda lettura lo Statuto non avremo finito il nostro compito costituente scusate il termine improprio - o di confronto di impegno sulle regole, ma dovremo impegnarci anche a modificare l'attuale Regolamento. Serve un regolamento che possa garantire a un Governo regionale, qualunque esso sia di governare nell'ottava legislatura, come di permettere la tutela della minoranza, così come previsto dalla Costituzione. Abbiamo demandato al regolamento i diritti delle minoranze, anche se abbiamo già introdotto alcuni aspetti migliorativi rispetto allo Statuto precedente, come ad esempio, la Presidenza della Giunta per le Elezioni e di alcune altre Commissioni. Questo è un nostro dovere perché l'abbiamo scelto insieme. Lo abbiamo formulato nel secondo comma della prima disposizione transitoria e lo abbiamo votato con la stessa maggioranza col quale abbiamo votato lo Statuto in prima lettura.
Abbiamo un altro impegno, il penultimo e forse il più importante. Qui condivido un passaggio dell'intervento del Presidente Chiezzi. Noi dobbiamo anche perseguire una politica statutaria e complessiva delle regole che possa dare un nuovo ruolo alla Regione e al Consiglio regionale e che possa introdurre una più ampia, più robusta, più importante condivisione della programmazione e dei progetti di legge tra il Consiglio Regionale, la Regione e gli Enti locali. Questo è fondamentale. Una Regione come il Piemonte non può più, se vogliamo fare un salto di qualità, con il nostro nuovo Statuto avere con gli Enti locali quel rapporto previsto oggi dall'attuale Conferenza. Dobbiamo assolutamente - anche qui - confrontarci e approvare con legge ordinaria l'istituzione del Consiglio delle autonomie locali. Su questo punto abbiamo un impegno, che ci deriva anche dalla Costituzione della Repubblica così come modificata dal Parlamento nazionale. E' un impegno - sono contento che il Presidente Chiezzi lo condivida, come mi pare di cogliere da un passaggio del suo intervento largamente condiviso-sentito all'interno di questo Consiglio regionale.
Noi, come maggioranza della Casa delle Libertà, che sosteniamo il Presidente Ghigo e questa Giunta regionale, ci assumiamo la responsabilità della proposta. Altri Gruppi lo hanno già fatto prima di noi. La nostra proposta oggi è stata depositata. Si tratta di una proposta per l'istituzione del Consiglio delle autonomie locali, una proposta della Casa delle Libertà, coesa, che vede la firma di tutti i Gruppi che compongono questa maggioranza.
Chiudo il mio intervento sull'ultimo punto, Signor Presidente, sul quale dovremo certamente confrontarci per non lasciare monco questo Statuto e per compiere un percorso nel complesso di quegli obiettivi che ci siamo posti e che doverosamente dobbiamo perseguire. Sarà il confronto per istituire, come previsto dallo Statuto, il Consiglio regionale dell'economia e del lavoro, il cosiddetto CREL. Questo è un punto su cui abbiamo un impegno. Abbiamo avuto delle audizioni e delle consultazioni anche con le università e con le associazioni degli imprenditori. Su questo punto, che non ritengo essere subordinato ai primi due, dovremo certamente confrontarci ed arrivare, da qui ai prossimi mesi, ad avere approvato in seconda lettura lo Statuto della Regione Piemonte, ma anche quelle parti indispensabili che non sono contenute nello Statuto e che, trovando all'interno dello Statuto un fondamento, dovranno essere affrontate con legge ordinaria: il Consiglio delle autonomie locali e il nuovo Regolamento, modificato in parti fondamentali, con vigenza dall'ottava legislatura, del Consiglio regionale dell'economia e del lavoro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera D'Onofrio; ne ha facoltà



D'ONOFRIO Patrizia

Grazie, Presidente.
Per approvare definitivamente la nostra Carta costituzionale occorre come tutte le norme di carattere costituzionale, una seconda lettura ai sensi dell'articolo 123 della Costituzione. Per l'approvazione in prima lettura sono occorsi tre anni di intenso lavoro: prima in Commissione con circa un centinaio di sedute, poi una settimana ininterrotta in Aula. E' stato indubbiamente per tutti noi un lavoro molto impegnativo. Ora mi auguro che la seconda lettura sia rapida ed indolore; come ha detto il Consigliere Cattaneo, un'operazione di ratifica.
Al di là di queste battute, devo dire che l'approvazione dello Statuto è molto importante da un punto di vista politico. Lo è, in particolare, per il suo contenuto, rapportato ovviamente alle riforme costituzionali inerenti al Parlamento, quindi al processo di trasformazione dello Stato in senso federale. Apro una parentesi su una gran riforma - quella federalista che arriva dopo 25 anni di discussioni e quanto mai necessaria per avere istituzioni più moderne e all'altezza della sfida di un mondo globalizzato in rapida evoluzione. Per noi di Alleanza Nazionale, il federalismo non pu che essere solidale e paritario, non un federalismo a doppia velocità o a geometria variabile, ma fondato sulla clausola dell'interesse nazionale.
Ed è in quest'importantissimo contesto storico che si pone anche la riforma del nostro Statuto, nel ribadire il significato dell'unità nazionale e ispirato, nella nuova versione, al federalismo assegnatario di esclusive competenze alle Regioni e al decentramento amministrativo. E proprio per fugare i dubbi di chi nel federalismo paventa il rischio di un neocentralismo regionale, è stato più volte indicato il principio di sussidiarietà, ribadito esplicitamente in tutti gli articoli che trattano dei rapporti tra Regioni ed Enti locali. Il Piemonte quindi non è e non sarà mai una Regione centralista.
Certamente questo nuovo Statuto sarà punto di riferimento per il Piemonte per molti anni, così come lo è stato quello del 1971, ormai per abbondantemente superato. Non posso sottacere il gran lavoro di compromesso spesso faticoso - svolto per inserire nel Preambolo dello Statuto principi come la famiglia e i valori cristiani, che rappresentano il fondamento della cultura piemontese, nemmeno collocati nel Preambolo della Costituzione europea, ed ancora principi come la garanzia delle pari opportunità tra uomini e donne anche con organismi specifici.
Il Presidente Galasso ha sintetizzato le novità introdotte in un quadro di rigore e sobrietà del testo. Certamente i punti significativi sono molti e vanno dai concetti di identità, tradizione, riconoscimento del ruolo e del significato dell'immigrazione piemontese nel mondo, e ancora alla previsione del Consiglio regionale dell'economia e del lavoro, così come all'equilibrio giuridico tra la collina e la montagna. Un segnale di equilibrio è nella scelta di mantenere a 60 il numero dei Consiglieri.
Con l'approvazione in prima lettura è stato fatto un passo avanti importante nell'ambito del cambiamento, del rinnovo istituzionale in atto sia in Piemonte sia in Italia.
Quindi, il nostro compito è completare questo passo fondamentale per la legislatura che rappresenterà anche una prova evidente di unità e di compattezza.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

E' una seduta importante quella della giornata di oggi e dei giorni che abbiamo calendarizzato per il dibattito in seconda lettura sullo Statuto della Regione Piemonte. E' una seduta importante perché, completando la seconda lettura dello Statuto in aula, possiamo portare a termine un compito importante di questa legislatura, anzi forse il più importante: quello di dare una nuova carta costituzionale alla Regione Piemonte, sulla base delle profonde trasformazioni che l'assetto istituzionale, in virt delle riforme intraprese, ha avuto nel nostro Paese.
Faccio riferimento non tanto e non solo alla legge n. 1 e all'elezione diretta dei Presidenti delle Giunte regionali, così come l'abbiamo già conosciuta nella passata tornata elettorale, ma parlo in particolare delle significative modifiche del Titolo V della Costituzione, che assegnano alle Regioni, insieme all'intero sistema delle autonomie, un ruolo rinnovato e diverso all'interno di questo paese, partendo dalla prima affermazione per cui non è più lo Stato che si divide in Regioni, Comuni e Province, ma sono le Regioni, i Comuni e le Province che costituiscono nel loro assetto complessivo lo Stato nazionale e ne costituiscono il punto chiave e fondamentale del suo ordinamento e della sua identità.
Per questa ragione, le Regioni oggi assumono un ruolo significativamente diverso. Se guardiamo i dibattiti sul federalismo vedremo che sono stati i più vari e i più ampli possibili in questo paese.
A volte abbiamo anche inserito in quei dibattiti degli elementi di confusione; se ci sono però cose certe e significative, sono i compiti che la modifica del Titolo V ci assegna e l'intero corpo di una legislazione importante, non ultime le cosiddette leggi Bassanini.
All'interno di questo quadro possiamo portare a compimento un nuovo assetto per quanto riguarda la Regione Piemonte. La Regione Piemonte ha uno Statuto importante, che quando è stato approvato è risultato essere un testo significativo, anche molto avanzato nel panorama delle Regioni italiane. E' un testo di cui confermiamo il valore, ma sappiamo anche che il tempo è passato, che gli aggiornamenti da fare sono rilevanti, in particolare per quanto riguarda alcune materie.
Parlavo prima del nuovo dibattito aperto sul federalismo per quanto riguarda il paese e la legislazione conseguente. Vi è poi un secondo dibattito estremamente importante su quali modifiche dobbiamo determinare nell'insieme degli organi complessivi della Regione e dei loro poteri e relazioni, perché nel momento in cui passiamo ad essere una Regione che ha l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale, si devono ridefinire contestualmente i compiti e i poteri degli altri organi della Regione. Quindi, vanno riletti i compiti e i poteri del Consiglio regionale, a cui vanno assegnate nuove attribuzioni.
Ad esempio, c'è tutto il dibattito molto complesso e lungo, che abbiamo svolto in Commissione e in quest'Aula, sul potere regolamentare al Consiglio. Vanno inseriti nuovi ed importanti organismi che diano spazio agli enti locali e al territorio piemontese. Penso a quel Consiglio delle autonomie locali, di cui anche il collega Cattaneo aveva parlato, oltre a quello dell'economia e del lavoro. Penso al compimento del nuovo assetto degli organi della Regione Piemonte e ad un'apertura nei confronti della realtà locale, per non sostituire il centralismo romano con un centralismo torinese, ma considerando la Regione come quel luogo composto dalla più complessa realtà dei suoi Comuni e delle sue Province e dal vario e variegato mondo dell'associazionismo all'interno della Regione stessa.
Accanto a questo si sono determinati anche nuovi compiti, nuovi ambiti e nuove sensibilità in questi lunghi anni dalla vicenda dello Statuto precedente; quindi, si è andati dalla sensibilità ambientalista al nuovo ruolo che le problematiche dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile hanno assunto all'interno del dibattito complessivo, oltre che del dibattito all'interno della nostra Regione.
Penso alle problematiche aperte delle pari opportunità tra uomo e donna, delle azioni positive, del riequilibrio della rappresentanza tra i sessi all'interno delle istituzioni democratiche, considerando il caso italiano un caso limite all'interno del panorama europeo. Ed è un caso così limite che ci mette in assoluta controtendenza rispetto a tutte le altre Regioni dell'Europa e che parla di un deficit di democrazia, stante la scarsissima presenza delle donne nelle istituzioni per quanto riguarda le istituzioni democratiche italiane e anche questa Regione.
Pertanto, ponendo quei temi tra i temi importanti e di principio all'interno dello Statuto, vogliamo rideterminare una nuova e più dispiegata fase democratica, recuperando anche un equilibrio tra i sessi e una diversa politica di genere nella Regione Piemonte.
Penso a come si sono modificate tutte le problematiche relative ai temi del lavoro e dell'occupazione, che pure sono stati temi importanti e uno dei fondamenti già dello Statuto precedente, ma che oggi vogliamo richiamare e ridefinire con più precisione in questa Regione. Il Piemonte sulle problematiche del lavoro e dell'occupazione, è una delle Regioni che è stata laboratorio in Italia di importanti momenti e di importanti vicende di cambiamento che hanno segnato anche il resto del territorio nazionale.
Penso, quindi, a come su importanti problematiche quali queste, tra i Principi, in particolare nella prima parte dello Statuto, abbiamo voluto non solo conservare le parti più avanzate, ma abbiamo voluto innovare rispetto a nuove sensibilità e a nuovi diritti che sono diventati questioni all'ordine del giorno di questa fase.
Come il gruppo dei DS ha voluto contribuire a questo dibattito? Ha voluto contribuire nel merito, cercando di scrivere il miglior testo possibile e di consegnare questo testo alle prossime legislature e ai piemontesi. Sappiamo che il migliore dei testi possibili è quello che è sempre ancora da scrivere, ma riteniamo che comunque questo sia un testo importante, soddisfacente nelle sue linee di fondo, sia della prima parte che riguarda i Principi sia nelle seconde parti, che riguardano gli Organi e la ridefinizione dei poteri degli Organi.
Abbiamo voluto contribuire nel merito, e nel merito vogliamo contribuire anche con questo dibattito, perché pensiamo che uno dei compiti più importanti che questa legislatura possa avere sia di consegnare una nuova Carta Costituzionale alle legislature che verranno, che sapranno senz'altro fare meglio di noi, innovando, ma su questo solco innovativo, e all'intera comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente. La discussione che stiamo avviando per la seconda lettura di questo testo dello Statuto della Regione Piemonte è sicuramente un passaggio molto importante. Alcuni colleghi che mi hanno preceduto hanno ricordato quanto questo passaggio fosse atteso e preparato; passaggio che ha richiesto un impegno non indifferente per la predisposizione di questo testo, che andiamo a rivedere in seconda lettura.
Da oltre trent'anni era in vigore il vecchio testo dello Statuto della Regione Piemonte, quindi era necessario recuperare una rilettura, perch come è già stato detto - era cambiato completamente il contesto sociale ed economico nel quale questo testo si calava. I trent'anni che hanno preceduto questa nostra stagione sono stati trent'anni di enormi cambiamenti sociali, economici e politici. Era, quindi, necessaria un'operazione di rivisitazione del testo, che è un po' il patto che regolamenta la vita del Piemonte, che tenesse conto di questi grossi cambiamenti.
Era necessario rivisitare questo testo anche perché sono intervenute alcune modificazioni delle norme quadro costituzionali cui si fa riferimento e delle norme sul governo della Regione che riguardano anche il Piemonte, che hanno fortemente mutato il quadro di riferimento al quale la nostra norma si riferiva.
Sono stati necessari - ed è stato un percorso importante quello che ci ha portati qui - anni di riflessione, di dibattito, di confronto all'interno della Commissione ed un'approfondita riflessione in Consiglio per approdare al testo che oggi siamo chiamati a rivisitare.
Come ho già avuto occasione di dire nell'intervento finale della prima lettura, ritengo che questo testo contenga alcuni passaggi importanti: lo stesso Preambolo, che è stato il frutto di un confronto anche culturale importante, sia in Commissione sia in Consiglio, ci ha consegnato un testo che indubbiamente tratteggia i riferimenti culturali, i riferimenti dei principi, quelli valoriali, cui si orienta il Piemonte in questo momento; i temi che vengono riaffermati, i valori di riferimento, i principi che orientano le scelte sono orientamenti importanti ed è stato importante calarli e definirli dentro il Preambolo. Anche i contenuti dell'articolato nella prima parte, il tema della sussidiarietà, così com'è coniugato, che dà una lettura solidale e di partecipazione corale di tutte le Istituzioni alla definizione del percorso del Piemonte, per un verso, ma anche di tutti i mondi sociali, per altro verso - quindi un concetto di sussidiarietà sia orizzontale che verticale - è importante che siano citati.
Il discorso della valorizzazione del patrimonio paesistico, naturale e culturale che è tratteggiato negli articoli di questo Statuto, il discorso della tutela del territorio, della salute dei cittadini, dei consumatori della sicurezza connessa a questi, è importante che sia stato citato e riferito in questo Statuto. Il fatto della dichiarazione di alcune scelte di fondo prioritarie o il fatto che questa Regione sia orientata nelle sue scelte a un disegno di coesione sociale importante, il fatto che la Regione sia orientata ed impegnata nel superamento delle disuguaglianze al suo interno e alla costruzione di percorsi che permettano di vedere un Piemonte solidale e compatto, sono questioni importanti.
Anche la tutela dei diritti dei cittadini e, soprattutto, dei cittadini più deboli, così come tratteggiata in questo Statuto, è un altro passaggio importante. Come ho già avuto occasione di dire, questo non è lo Statuto migliore possibile; penso che se avessimo potuto scriverlo, probabilmente ciascuno di noi lo avrebbe immaginato meglio. Sicuramente, quanto sosteneva il Consigliere Chiezzi, relativamente alla timidezza con la quale sono stati affrontati i temi della Resistenza, è un limite culturale di questo Statuto.
Il modo con il quale è stata tratteggiata la potestà regolamentare, che lascia ancora un forte squilibrio tra la Giunta regionale e il Consiglio, è un altro limite di questo Statuto; altrettanto lo è la stessa forma di governo, che a nostro giudizio conferisce ancora troppo potere al Presidente della Giunta e all'esecutivo.
Ci sono molti passaggi che, dal nostro punto di vista, sarebbero dovuto essere rivisitati e probabilmente riscritti, però come tutti gli Statuti come tutte le Costituzioni, come tutte le Carte Costituzionali, anche questo nasce dalla composizione di visioni diverse e di sensibilità diverse. Pertanto, nel contesto che ci era stato dato, questo è il migliore strumento statutario che siamo stati in grado di mettere in campo.
Il Consigliere Cattaneo ha fatto riferimento alla modifica del Regolamento che dovrà essere messa in campo in questa legislatura; ricordo bene che la riflessione fatta a suo tempo fu quella di mettere sui due piatti di una stessa bilancia la rivisitazione della potestà regolamentare e la rivisitazione dei regolamenti.
Ritengo che occorrerà riflettere ancora parecchio su come dosare la necessità di riportare in Consiglio una maggiore capacità di decisione sul futuro della Regione e, contestualmente, porre il Consiglio nella condizione di decidere, quindi di non essere imbrigliato in un quadro normativo che spesso non consente di arrivare a delle decisioni.
Questo Statuto, che dovremo avere la capacità di coniugare al meglio ci consegnerà questo tipo di equilibrio.
Gli altri due importanti passaggi che sono delineati e tratteggiati in questo Statuto e che dovranno essere tradotti da norme di legge, sono il Consiglio delle autonomie locali e il Consiglio regionale dell'economie e del lavoro. Questi possono essere due passaggi che viviamo in modo formale quindi poco incisivi, ma possono anche rappresentare una grande occasione per realizzare la scommessa, introdotta nello Statuto con la sussidiarietà di un'apertura sia a livello verticale sia orizzontale della Regione, con tutti i soggetti che hanno titolo a partecipare alle decisioni per renderlo fortemente operativo.
Il Consiglio delle autonomie locali può trasformare il percorso avviato in un percorso di grande partecipazione corale, da parte di tutte le Istituzioni, al quadro decisionale e complessivo del Piemonte; il Consiglio regionale dell'economia e del lavoro può diventare veramente il parlamento degli organismi di rappresentanza di tutto il mondo dell'economia e del lavoro, in modo da rendere fortemente collegata, per un verso l'istituzione Regione a tutti gli altri enti in Piemonte e, per altro verso, l'istituzione Regione a tutti gli altri soggetti sociali ed economici con cui concorrere al governo e alle decisioni che riguardano il territorio piemontese.
Chiudo il mio intervento dicendo che sicuramente questa Carta ha degli aspetti che possono o potrebbero essere approfonditi e probabilmente anche migliorati. Penso che il compito che è stato affidato a questa legislatura di essere in qualche misura costituente sia un compito dal quale non possiamo esimerci. Di conseguenza, come Gruppo siamo convinti che dovremo avere la capacità di portare a compimento in questa legislatura la definitiva lettura di questa Carta, perché penso che sia quello che il Piemonte e i piemontesi si aspettino da noi in questa legislatura e in questo momento.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, siamo allo scadere della legislatura e arriviamo quindi a concludere per la seconda lettura anche l'iter che riguardava l'approvazione del più importante atto che questa legislatura potesse fare che è appunto lo Statuto.
Dal clima che si respira oggi in Aula mi pare che si stia ormai acquisendo per certo il dato che questa è una ratifica; d'altronde sappiamo quali possono essere le conseguenze di un atteggiamento diverso.
Devo dire che il lavoro svolto da questo Consiglio prima in Commissione consiliare e poi all'interno del Consiglio stesso è stato un lavoro di grande impegno, un confronto che ha arricchito questo testo con le esperienze di valori di cui ognuno di noi è portatore.
Abbiamo ascoltato gli interventi svolti sinora, che non sono stati interventi indirizzati verso un possibile scontro sulle cose, ma hanno fatto emergere quelle che erano le legittime indicazioni di ogni Gruppo consiliare, di ogni Consigliere che su questo importante atto si è confrontato.
E' stata trovata - è vero, Consigliere Taricco - una mediazione, ma io penso che sia stata trovata una mediazione che noi possiamo definire di quelle alte, di quelle che verifichiamo quotidianamente molto poco in quest'aula.
E' vero, potevamo ottenere qualche cosa in più. Mi pare che però il lavoro che è stato svolto sia un lavoro che soddisfa e può soddisfare ampiamente nel complesso questo Consiglio regionale.
E' indubbio che questo rappresenta solo un primo passo: se pensassimo di aver terminato il nostro lavoro con la ratifica di questo Statuto peccheremmo di presunzione (lo dico al Presidente e al Vicepresidente che in questo momento vedo attenti). Per esempio, c'è tutto il lavoro del Regolamento, che richiamavano gli interventi precedenti; un Regolamento che non ci consente di lavorare come vorremmo, a prescindere dalle maggioranze e dalle nostre appartenenze, e che deve rendere necessariamente più snello il lavoro di quest'Aula. Ma c'è soprattutto da mettere in piedi quello che è il Consiglio delle autonomie locali e proprio in questo senso la maggioranza di questo Consiglio regionale ha presentato una proposta di legge. C'è quindi da stabilire, da concretizzare un lavoro "teorico" che noi abbiamo messo in piedi in questi anni.
Vi è poi un aspetto che voglio sottolineare, che è stato anche ricordato da alcuni interventi precedenti, ed è quello che riguarda il Preambolo di questo Statuto, un testo che dà l'esatta sensazione del lavoro e della mediazione alta di cui parlavo prima. Il richiamo ai diversi valori, ma soprattutto il richiamo all'unità del Paese, che nonostante tutto si avvia a grandi passi verso una nuova forma organizzativa di Stato federale, è il sintomo di questa grande maturità da parte di tutte le forze politiche qui presenti che hanno contribuito a costruire questo Statuto.
Mi auguro che questa ratifica che aspettiamo (ormai è questione di ore) sia il timbro finale per chiudere questa legislatura imprimendo la stessa traccia - bisogna riconoscerlo - che lo Statuto precedente ci ha lasciato sino ad oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Colleghi, certamente lo Statuto rappresenta e rappresentava per l'aula un traguardo importante, anche se devo dire che il Presidente Galasso, il quale ha condotto i lavori della Commissione Statuto non nascondendo l'ambizione di approvare per primi lo Statuto, oggi deve rassegnarsi all'idea che il dibattito innescato ci ha portato ad essere forse fra le ultime, ma non le ultime.
Il dato è che oggi solo tre Regioni su quindici hanno visto l'entrata in vigore dello Statuto (Puglia, Calabria e Lazio). Altri potrebbero non vedere neanche la luce, perché pare di comprendere che la Regione Veneto sia in ritardo e la Regione Lombardia altrettanto. Tuttavia questo ci conferma che non esisteva un ordine divino o un ordine superiore per il quale era obbligatorio approvare lo Statuto entro questa legislatura. Non vi era nessun obbligo.
Naturalmente, come tutte le cose improntate alla fretta di raggiungere il traguardo, vi sono dei punti deboli, certamente frutto di un compromesso che sacrifica anche l'idealità delle posizioni per il raggiungimento dell'obiettivo.
Il dato sicuramente sconcertante è quello relativo al Preambolo.
Presidente, ma che bisogno c'è di un Preambolo? Il Preambolo, nella sua dicitura semplice, poteva essere limitato ad una semplice affermazione: "Il Piemonte, Regione autonoma nell'unità e nell'indivisibilità della Repubblica italiana, nel quadro dei principi dell'Unione Europea ispirandosi ai principi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adotta il presente Statuto regionale". Tutto il resto, inserito all'interno del Preambolo, avrebbe sicuramente trovato maggiore respiro, ma soprattutto avrebbe meglio legittimato lo Statuto se fosse stato inserito nei principi ispiratori dell'azione della nostra Regione, del quale lo Statuto dovrà rappresentare lo strumento di garanzia e di riferimento come carta costituente dell'attività regionale nel rispetto dei principi costituzionali. E' emerso un coacervo di dichiarazioni e di principi molto spesso in contraddizione fra di loro. Concorderà, Presidente, che su questioni importanti come quella della laicità dello Stato vi sono limiti ma quale migliore condizione per rispettare i diritti di tutti, se non quella della semplice e pura affermazione che la nostra è una Regione che si fonda sulla laicità delle proprie istituzioni? La laicità comprende tutti, proprio per il carattere laico che è improntato alla libertà di tutti e non può essere piegato a ragione di parti.
Sappiamo che una parte del dibattito ha affrontato anche la problematica delle radici cristiane, tutte insieme, ma chiaramente, come tutte le cose mischiate, costituiscono un minestrone che cerca di dare delle risposte a tutti senza darne alcune per quanto concerne il riconoscimento dei diritti universali. Per il resto, lo stesso Preambolo, è un richiamo, molto spesso generico, ai principi della Costituzione, e naturalmente, come tale, avrebbe avuto maggior diritto di essere rappresentato in modo più efficace nei punti importanti dello Statuto che riguarda i diritti civili essenziali. E' un'occasione persa? Non lo so.
Questo seconda lettura probabilmente ci darà la possibilità di approfondire gli argomenti. Sarebbe stato un atto di insulto all'Aula pensare che questa seconda lettura passasse come un puro atto burocratico, invece è giusto che la seconda lettura riattraversi anche gli aspetti del dibattito che più ci hanno diviso nella fase della sua stesura.
Forma di Governo. Credo che a nessuno sfugga che una delle questioni più importanti rappresenta la forma di governo. Presidente e Consiglieri, è consapevolezza da parte di tutti che si è fatta una scelta presidenzialista. Una parte dell'opposizione, rispetto a questa modalità di forma di governo, ha argomentato a sufficienza le ragioni che ci portano a opporci a questa svolta e alla riaffermazione di una vocazione presidenzialista. E' indubbio che la scelta presidenzialista porta con s la personalizzazione della politica. Lo vediamo adesso, lo dico per inciso forse è poco nobile rispetto al dibattito che abbiamo in corso, ma la paventata ipotesi di una lista Ghigo altro non è che l'esemplificazione maggiore della personalizzazione della politica. Ed è la stessa tentazione che colpisce ogni volta i Sindaci al loro secondo mandato.
L'altro aspetto che riguarda la scelta presidenzialista è quello dello svuotamento della democrazia partecipativa e, soprattutto, dello svuotamento o della remissione definitiva della centralità del Consiglio.
Infatti, la scelta che è stata operata, anche attraverso la formula sulla potestà regolamentare, è una scelta che rafforza i poteri dell'esecutivo e che, naturalmente, sminuisce il ruolo del Consiglio. Un ruolo del Consiglio che non è assolutamente portatore di un valore assunto attraverso il disposto che prevede che le Commissioni abbiano anche una funzione legislativa. Stiamo attenti, su questo passaggio vi è anche il dubbio della legittimità costituzionale. Le Commissioni svolgano il compito loro proprio e sia rimandato al Consiglio l'assunzione di atti formali e degli atti legislativi che ne conseguono.
Si è parlato a lungo sulla questione del numero dei Consiglieri. Noi abbiamo trovato con pragmatismo, tipico della nostra regione, del popolo piemontese, una ragione di equilibrio nel prevedere che i 14 Assessori possano essere tutti esterni. Il Presidente Ghigo a lungo ha avocato a s la scelta, di fronte all'impopolarità di una scelta come quella dell'incremento del numero dei Consiglieri, di aver limitato a 60 il numero di Consiglieri ben attento a spiegare che quello che è uscito dalla porta principale, è rientrato dalla finestra, ed è rientrato dalla finestra attraverso una norma che prevede che tutti i 14 Assessori potranno essere esterni. D'altronde bisognava stabilire, da questo punto di vista, delle norme di incompatibilità. Su questo siamo stati assolutamente poco coraggiosi, ma in ultimo, Presidente, la scelta presidenzialista, di fatto lega i destini del Consiglio al potere assoluto e ricattatorio del Presidente.
Il Presidente, in mille e uno casi, può decidere che è il momento di chiudere baracca e burattini e mandare tutti a casa. E' inammissibile che in una democrazia, un'assemblea elettiva che ha il mandato che le deriva dall'essere sottoposta ad un mandato popolare, non possa decidere e riequilibrare questo potere che, in via esclusiva, viene riconosciuto al suo Presidente. Un Presidente che presenta un programma e presenta una Giunta sulla cui approvazione non si pronuncia il Consiglio né tanto meno è previsto l'istituto della sfiducia all'Assessore. E' emblematico che su cinque, sei Consiglieri coinvolti nelle ultime due legislature in fatti anche significativi dal punto di vista dell'interessamento della Magistratura alle vicende dell'azione amministrativa, l'Aula non abbia la titolarità del diritto di sfiducia all'operato dei propri Assessori. Anche questo va colmato.
Ci auguriamo che il dibattito in seconda lettura, visto che non è assolutamente obbligatorio, e non vi è alcuna circostanza che imponga che lo Statuto entri in vigore prima della fine della VII Legislatura, possa correggere alcune distorsioni del testo approvato in quest'Aula in prima lettura.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Contu.
Avevano chiesto di intervenire i colleghi Giordano e Moriconi, che al momento non risultano presenti in Aula. Pertanto, non essendovi altre richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale e darei la parola al Consigliere Galasso, per una breve replica.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente.
Mi limiterò ad alcune brevissime considerazioni. Diciamo subito che lo Statuto è stato approvato con una maggioranza amplissima - questo per rispondere al primo intervento - che ha superato gli schieramenti, nella misura del 90 per cento dei votanti.
vero che operiamo in una transizione che ancora non finisce, ma questo esalta ancora di più il lavoro svolto dalla Commissione prima, e dal Consiglio regionale dopo, perché le riforme costituzionali, o quelle aventi valenza costituzionale, avvengono a seguito di forti drammi o forti traumi oppure, come nel caso dell'istituto regionale, quando doveva costituirsi tutto ex novo.
Abbiamo cercato di dare una risposta al dettato costituzionale, che comunque, obbediva ad un'esigenza dettata dal mutare delle condizioni socio economiche, politiche, culturali e ambientali.
Forse, si poteva fare uno Statuto migliore, ma questo accade sempre: solo l'opera d'arte è opera irripetibile, perché obbedisce alla genialità individuale in un momento di grazia particolare dell'autore.
Quando bisogna costruire uno strumento, sia pure rilevante e importante come una Costituzione o uno Statuto, è chiaro che bisogna contemperare le sensibilità di tutti, per aver di mira gli interessi dell'intera comunità.
stato detto che sul Preambolo si è fatto un compromesso: ma si poteva fare diversamente? Se non si fosse raggiunto un compromesso, si sarebbe fatto un documento individuale, magari anche geniale, ma che non avrebbe raccolto e non avrebbe risposto, evidentemente, alla sensibilità, agli umori, alle prospettive e alle vocazioni di tutti.
L'ambizione non era quella di finire per primi: non c'era un traguardo temporale da raggiungere. L'unica ambizione era - e resta tuttora - quella di redigere uno Statuto vitale, uno Statuto capace.
Come ho già avuto modo di dire, è stato apprezzato da autorevoli cattedratici, ma vorrei soprattutto sottolineare come sia stato apprezzato dalla maggior parte degli interventi che mi hanno preceduto.
Per quanto concerne il Preambolo, rilevo che si è fatto uno sforzo nobilissimo, che va sottolineato: non dimentichiamo che la Costituzione del 1948 e lo Statuto del 1970 non hanno affrontato quel tema. È dunque apprezzabile che si vogliano trattare argomenti che riguardano tragedie nazionali.
Come ho avuto modo di ricordare in sede di discussione iniziale, un respiro lungo duemila anni è stato invece costretto all'interno di un problema culturale. Anch'io avrei voluto che questo respiro di duemila anni emergesse in modo più vivo e più incisivo nello Statuto, ma è evidente che dobbiamo tener conto delle sensibilità di tutti.
Per quanto concerne il problema del lavoro e dell'immigrazione, gli articoli 5 e 11 affrontano questi temi. Com'è stato sottolineato anche da un Consigliere di minoranza (anche se, in questo caso, non esiste maggioranza o minoranza, per cui lo dico soltanto per sottolineare come sia stata aperta la discussione e come siano stati recepiti i contributi ovunque venissero), va evidenziata la tessitura di questo articolato, che risponde alle esigenze della comunità piemontese. In merito alle censure mosse su una logica di parte, rilevo che è una considerazione assolutamente non rispondente al vero, in primo luogo perché lo Statuto è stato votato dal novanta per cento di questa Assemblea, e poi perché i contributi ancora di questa mattina sono venuti da tutte le parti politiche, salvo quelle che, fin dall'inizio, hanno assunto una posizione critica. Ma anche da loro abbiamo ricevuto (e talvolta anche recepito) dei contributi.
Per questa ragione ritengo che l'impianto sia duraturo, perché è basato e confortato da un'amplissima convergenza.
Vi è ancora un aspetto che non vorrei eludere. È stato sottolineato che la Commissione si è insediata a novembre del 2001: tre anni di lavoro. Ma non è stato un lavoro distratto, e nemmeno abbiamo perso tempo. Come ha avuto modo di dire un accademico: "Non è stato tempo perso. È stato tempo guadagnato, in quanto abbiamo ope rato mentre l'evoluzione legislativa costituzionale e delle leggi attuative dei principi costituzionali ogni giorno conoscevano modifiche".
Abbiamo saputo meditare su queste circostanze e su quei dati, e siamo riusciti a dare una risposta adeguata.
Vorrei ribadire, quindi, che abbiamo dato un buon segnale, sotto il profilo dell'educazione istituzionale, così come osserva De Rita: "Purtroppo, molte volte le istituzioni non sono amate dagli stessi chierici che dovrebbero celebrare, al loro interno, le cerimonie".
Ancora una volta, questa amplissima maggioranza sta a sottolineare che esiste una cultura istituzionale in quest'Aula. Questa cultura istituzionale merita di essere coltivata e, soprattutto, va evidenziato il confronto che sempre c'è stato. Nessuno è mai stato esautorato n marginalizzato nelle discussioni. Anzi, abbiamo cercato di coinvolgere tutti, a volte anche con pazienza: ma non è una pazienza generosa; è una pazienza doverosa, proprio nell'interesse dell'istituzione che rappresentiamo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Galasso.
Dichiaro chiuso il dibattito generale e aggiorno la seduta alle ore 15.00.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.09)



< torna indietro