Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.503 del 11/11/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(La seduta ha inizio alle ore 15.50)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Marco Botta, Cantore, Casoni, Di Benedetto, Ghigo, Godio, Rossi Giacomo, Rossi Oreste e Vaglio.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Sull'ordine dei lavori con particolare riferimento alla richiesta di inversione all'o.d.g. dell'esame della proposta di deliberazione n. 522 "Partecipazione della Regione Piemonte alla Fondazione Centro per la conservazione ed il restauro dei beni culturali 'La Venaria Reale'"


PRESIDENTE

Colleghi, l'Assessore mi dice che c'era un'intesa dei Capigruppo relativa alla procedura dei lavori di oggi pomeriggio, in base alla quale si prevedeva di trattare, prima degli interventi sullo sviluppo delle attività produttive, la partecipazione della Regione Piemonte alla Fondazione Centro per la conservazione ed il restauro dei beni culturali "La Venaria Reale".
Questo provvedimento è composto da 16 articoli. Vorrei capire se c'è un'intesa per un'approvazione molto rapida.
Vedo dai cenni che, ancorché fosse stata ventilata, quest'intesa non c'era e quindi proseguiamo con il Testo unificato delle leggi sugli interventi per lo sviluppo delle attività produttive.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Naturalmente la questione del testo sull'industria è prioritaria e la presenza dell'Assessore Pichetto su questo punto indica che c'è la volontà della Giunta, così come avevamo deciso nella Conferenza dei Presidenti di Gruppo, di affrontare un tema che è certamente rilevante, importante e urgente.
Per quanto riguarda la questione del Centro per la Conservazione, si potrebbe verificare se esiste una possibile convergenza e, nel caso trattarla.
Ho visto alcuni colleghi che, diligentemente, leggevano l'intero testo. Bisognerebbe capire se la discussione deve essere affrontata articolo per articolo; è ovvio che, in tal caso, diventa difficile esaminare il punto in breve tempo.
Presidente, lo verifichi; magari si potrebbe fare una domanda al Consigliere Chiezzi e al Gruppo di maggioranza relativa della minoranza per sapere come la pensano e poi procedere.



PRESIDENTE

Devo rettificare in parte le considerazioni che ho espresso poc'anzi nel senso che qui si tratta di una delibera che fa riferimento a uno Statuto molto lungo, ma di una delibera, quindi si vota soltanto l'intero testo. Ci sono, peraltro, due emendamenti, uno a firma dello stesso Assessore Leo e l'altro a firma di Marisa Suino, Costa Rosa Anna, Mellano Chiezzi e Bussola, che l'Assessore accoglierebbe.
Colleghi, valutiamo un attimo se c'è la possibilità di trattare il punto con una certa convergenza. Ai colleghi Mellano, Suino, Costa Rosa Anna, Chiezzi e Bussola, firmatari dell'emendamento, ripeto che l'Assessore dichiara di accettare l'emendamento. Il Consiglio ritiene che la trattazione di quest'argomento non impegni altro che i tempi tecnici? Vedo dei cenni di consenso in questa direzione, quindi il Consiglio ritiene che si possa discutere la delibera relativa alla Fondazione Centro per la conservazione e il restauro dei beni culturali La Venaria Reale. Si tratta di una delibera, quindi sono previsti gli interventi degli oratori e la votazione finale. Vi sono due emendamenti: uno è dell'Assessore (il quale essendo d'accordo con se stesso, lo approva), l'altro è dei Consiglieri Suino, Costa Rosa Anna, Mellano, Chiezzi e Bussola, che l'Assessore accoglie. Questa è la situazione della delibera in oggetto.
Si tratta di una materia un po' urgente e quindi, se il Consiglio concorda, la tratteremmo prima di passare all'oggetto relativo al Testo unificato sugli interventi per lo sviluppo delle attività produttive.



(L'Aula, all'unanimità acconsente all'iscrizione)


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 522 "Partecipazione della Regione Piemonte alla Fondazione Centro per la conservazione ed il restauro dei beni culturali 'La Venaria Reale'"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto la proposta di deliberazione n. 522, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Leo per l'illustrazione.



LEO Giampiero, Assessore ai beni culturali

La delibera è stata discussa ampiamente in Commissione, per cui illustro brevemente soltanto la parte finale e la parte politica.
La delibera è stata illustrata in Commissione preventivamente prima di andare in Giunta, è stata discussa e sono emersi due emendamenti importanti, che sono quelli suggeriti.
Vorrei dire, in primo luogo, che sono grato alla Commissione per il prezioso contributo di idee che ha migliorato lo Statuto e per i vari suggerimenti avanzati, che sono tutti accolti.
La procedura di esaminare lo Statuto prima della formulazione degli atti, proposta dal collega Chiezzi, credo che sia un'esperienza da ripetere anche in futuro. Di conseguenza, accolgo anche questa proposta di metodo collega Chiezzi, che si venga prima con lo Statuto.
Infine, com'è noto, restava aperta un'ultima questione relativa in particolare alla richiesta della Consigliera Suino e del Consigliere Tapparo circa le modalità della nomina del Presidente della Fondazione.
Sono davvero lieto di poter proporre al Consiglio regionale un emendamento all'articolo 6, comma 1, dello Statuto della Fondazione, che sostituisce l'espressione "sentito il Presidente della Regione Piemonte" con "d'intesa con il Presidente della Regione Piemonte", come chiedevano i Consiglieri.
Il Ministro Urbani ha accolto la richiesta della Regione, in deroga alla tradizione che una nomina del Presidente sia ad esclusiva responsabilità del Ministro, proprio perché ha voluto riconoscere il ruolo straordinario che la Regione e, quindi, questo Consiglio regionale hanno avuto nel lavoro su Venaria Reale.
Con questo emendamento e l'altro proposto, illustrato prima dal Presidente Riba, tutte le osservazioni della Commissione sono accolte. Mi permetto di dire che è stato non un compromesso o un aggiustamento, ma un lavoro serio (i colleghi lo possono testimoniare) sulla materia, che ha visto accolte sia le richieste di metodo del collega Chiezzi venire con gli Statuti prima in Commissione sia le richieste di merito dei Consiglieri Suino e Tapparo. L'emendamento firmato anche dai colleghi della maggioranza Bussola e Costa Rosa Anna è accolto.



PRESIDENTE

In sede di discussione generale ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Vorrei ringraziare, innanzitutto, l'Assessore per la relazione, ma anche per quanto ha citato di innovazione nella prassi, che si era da troppo tempo consolidata, di esautorare, di fatto, una libera espressione da parte della Commissione consiliare in merito alle approvazioni di Statuti che sempre erano consegnati alla Commissione a giochi fatti.
Do atto all'Assessore che, almeno questa volta, si è discusso, in via informale e non ufficiale, di uno Statuto sul quale, effettivamente, si poteva verificarne la congruità, avanzare proposte di miglioramento e via discorrendo.
Le perplessità che nutro su questa decisione sono di due ordini: il primo è quello che concerne la Reggia di Venaria.
Con questo provvedimento mi pare che inizi uno "spezzatino" della Reggia di Venaria, che sappiamo tutti quale importante monumento architettonico e storico sia per tutto il Piemonte.
Dal momento in cui alcuni illuminati Ministri, dopo averla visitata decisero - fortunatamente per il Piemonte - di consegnare alla ristrutturazione di questa Reggia le risorse necessarie, ho avuto l'impressione che si siano sprecate molte occasioni e molto tempo senza individuare un ruolo per la Reggia di Venaria capace di dare alla Reggia stessa quella statura monumentale e turistica che, se non erro, la stessa Unione Europea impone come condizione per erogare i propri finanziamenti.
Si avviò una gran discussione sulla Reggia, e se ne dissero di tutti i colori. La Reggia, in certi momenti, è stata vissuta solamente come gran contenitore di spazi, che probabilmente spaventavano per la loro grandezza.
E iniziò, quindi, un dibattito per riempirla, quasi fosse una vescica entro la quale insaccare materiale vario.
Come si sta uscendo da una simile situazione? Il mio timore è che si stia uscendo con proposte scollegate tra loro, che non saranno in grado di individuare la Reggia come un complesso architettonico e storico unitario da far rivivere con le esigenze di oggi, richiamandone la sua forza, che deriva da quello che è stata.
Mi sembra, piuttosto, che la Reggia di Venaria diventi la destinazione di questo o di quello, tutte attività di un certo interesse, senz'altro lodevoli, ma non capaci di riportare a unità quello che, a mio parere, era il gran valore della Reggia di Venaria, ovvero il primo esempio di un connubio sapiente tra architettura e natura.
Cosa si sta facendo? Procedendo a tentoni con gran fatica, si sta restaurando la Reggia, apportando alcuni elementi strutturali di disegno e di organizzazione (la vasca, le aree alberate, i restauri interni molto belli). Ma su quel fronte rimane sempre un gran vuoto, un vuoto di spazi e un vuoto di idee: cosa farne delle citroniere e delle scuderie? Cosa farne insomma, dell'intero complesso? Nello stesso tempo, una parte della Reggia, quella oggetto della deliberazione oggi in esame, prende il volo verso un'altra direzione, verso un'attività senz'altro interessante, ma che è molto chiusa in se stessa: un Centro per il restauro. Va benissimo, ma poteva stare da un'altra parte.
Che rapporto avrà con le citroniere, le scuderie e coi turisti che dovevano essere almeno 800.000 o 1.000.000 l'anno, che avrebbero dovuto reggere l'investimento su Venaria? Nessuno, perché il Centro per il restauro non è un centro turistico, ma è un laboratorio in cui si lavorerà e si studierà consumando un enorme spazio.
Questa è la prima perplessità che esprimo attraverso questa critica: abbiamo perso un'occasione. È sbagliato proseguire in una direzione che spolpa la Reggia di Venaria di una prima sua parte architettonica. Si corre il rischio che, a pezzo a pezzo, Venaria non diventi più nulla sul piano della capacità di attrazione turistica ai livelli richiesti dall'Unione Europea.
Con questo atto, a mio giudizio si segna un grosso punto negativo.
Il secondo elemento di perplessità, che non si limita soltanto a questa situazione, è relativo allo strumento. Mi sembra che la fondazione, ormai costituisca una moda che serve a tutto.
Ciò che non condivido per nulla è che le fondazioni siano sempre più viste come il sistema mediante il quale le istituzioni pubbliche si spogliano di ogni loro capacità di agire - e di esistere, potrei aggiungere e le spostano all'esterno, in soggetti con capacità di governo legate a Consigli di Amministrazione (quindi a elezioni di rappresentanti), che poi ben difficilmente entrano in un rapporto organico con la Regione stessa cioè con i soci fondatori.
L'istituzione delega, ai soggetti che se ne occuperanno, funzioni che continuo a pensare che sarebbe bene mantenere nel corpo dell'istituzione pubblica. Invece, le fondazioni le allargano ai privati, che entreranno e chissà cosa accadrà.
Si sa che le aspettative e gli obiettivi di un privato che partecipa a qualcosa sono diverse dalle attese e dalle concezioni che il pubblico ha della stessa vicenda, segno che anche questa volta, così come avevo espresso per il Museo Egizio, non sono d'accordo con questo clima e con l'andazzo per cui, ormai, la fondazione risolve tutti i problemi. Mi sembra che non sia così. Anzi, temo che si corrano molti rischi.
Se voi leggete, ad esempio, lo Statuto all'articolo 2, vi accorgerete che queste fondazioni rientrano nella logica delle società private, delle società per azioni, delle società di società. Voi state delineando un'organizzazione che permetterà alla Fondazione della Reggia di Venaria ad esempio, di aderire o di promuovere altre fondazioni. Stiamo costruendo la possibilità che anche in questo settore delicatissimo, si costituiscano delle scatole cinesi, una dentro l'altra, in cui non si capisce più nulla in cui c'è una fondazione che ha una percentuale in un'altra fondazione che da vita ad una terza fondazione e tutte insieme entrano in un'altra società con il loro capitale.
Secondo me, stiamo correndo il rischio di disperdere la capacità dell'istituzione pubblica, eletta democraticamente, di svolgere ruoli importanti, d'interesse pubblico, delegandoli alle fondazioni. Questi sono i due motivi di forte perplessità su questa deliberazione.
Grazie all'interessamento dell'Assessore abbiamo visitato il Centro per il restauro. E' un'opinione del tutto personale, ma le scelte organizzative e funzionali che caratterizzano il centro mi hanno fatto venire in mente la metafora dell'insaccato. Visitando questi spazi, con i nuovi manufatti previsti all'interno del manufatto della Reggia, mi sembra che l'involucro Reggia sia stato trattato con scarso rispetto degli spazi e dei volumi insaccando - non trovo altra parola - e ingombrando questi volumi molto belli, con nuove strutture, che poco hanno a che vedere con una valorizzazione della Reggia che, dal punto di vista architettonico, è la Reggia stessa. Temo che questo possa ripetersi anche altrove, soprattutto per citroniere e scuderie.
Queste sono un po' le due osservazioni per le quali non aderisco e non convergo nel gran fiume, che probabilmente si è formato in occasione della proposta di deliberazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Assessore, in Commissione abbiamo espresso, e qui lo ribadisco, alcune perplessità su due ordini di questioni. Una riguarda l'ubicazione. Anche noi abbiamo forti perplessità sulla scelta di costituire il Centro per il restauro in quel luogo. Poteva trovare senso e luogo sempre all'interno del centro, ma in una zona meno fruibile da un punto di vista turistico.
L'altra perplessità è legata alla Fondazione. Qual è stato lo sforzo che abbiamo compiuto, poiché la scelta effettuata dalla Giunta, quindi la scelta della Fondazione, è di considerare la Reggia della Venaria e la Mandria un unico e irrinunciabile patrimonio collettivo? Ci siamo sforzati di entrare nella logica che ha caratterizzato la vostra scelta e di tentare di apportarvi quelle modifiche che, dal nostro punto di vista, possono rendere maggiormente trasparente, in futuro, la gestione della Fondazione.
Il grosso problema è proprio quello di un'esternalizzazione che, a quel punto, non vede più il coinvolgimento della Regione in nessun passaggio. Il fine ultimo è la creazione di un gran centro di cultura europea, ad alto profilo e su questo, come centrosinistra, abbiamo dato il massimo del nostro contributo sia nel passato, a partire dall'epoca in cui il Ministro competente era Veltroni, che nel presente. Riconosciamo all'Assessore l'impegno e lo sforzo di coinvolgere il Consiglio, e quindi attraverso la Commissione, avendo portato in tutto il suo iter il provvedimento, il che va assolutamente a merito suo e del provvedimento stesso.
Prima di dire ancora due parole sugli emendamenti, un accenno generale.
Considerato che stiamo trattando un argomento importane, mi corre l'obbligo ricordare a tutti quanti - abbiamo in aula anche l'Assessore ai Parchi che continuare a concepire la Reggia di Venaria e La Mandria come un unicum, è nell'interesse della Regione, è nell'interesse europeo, perché è stato riconosciuto come tale, ma significa definire per La Mandria che cosa si vuole fare. Voi sapete - mi rivolgo ad entrambi gli Assessori - che esistono forti perplessità e preoccupazioni da parte dei lavoratori che operano all'interno de La Mandria. E' parzialmente disgiunto quest'argomento, ma proprio perché l'affrontiamo come un unicum, è importante in questo caso evidenziarli, ma attenzione, perché si sta vivendo una fase di penalizzazione del parco e dei suoi lavoratori. Due anni fa sono stati assunti degli impegni che non hanno ancora visto una loro concretizzazione, c'è in itinere un discorso legato al Centro del cavallo e al Centro natura-paesaggio: a quegli impegni va data una risposta. Si sta accentuando la precarizzazione di quei lavoratori.
Tutto questo stonerebbe molto con la scelta, riconosciutaci anche dall'UNESCO e dall'Unione Europea, di un unicum da difendere, quindi della gran realizzazione di un gran centro di cultura europea ad alto profilo che attiri l'attenzione del maggior numero possibile di visitatori. E' una sollecitazione, è un'attenzione che vi chiediamo, approfittiamo di questa delibera per evidenziarla. Proprio in questi giorni i lavoratori hanno manifestato attraverso varie forme il loro disagio e la loro preoccupazione, ma sarebbe veramente grave se le due cose andassero completamente disgiunte.
Sugli emendamenti, avendo fatto lo sforzo di entrare nella logica che voi avete scelto, che è quella della Fondazione, che continua a vedere delle perplessità da parte nostra, in particolare la mia contrarietà abbiamo cercato di apportare delle migliorie. Bene ha fatto l'Assessore attraverso la nostra sollecitazione, ad insistere sulla sostituzione del termine con "d'intesa". Ci pareva assurdo che la Regione non avesse voce in capitolo nel momento in cui si nomina il suo massimo organo per la fattispecie della Fondazione Centro del restauro. Così come lo ringraziamo per aver accolto l'altro emendamento che ha la funzione di tenere legato il più possibile un qualcosa che stiamo regalando all'esterno e che invece è patrimonio di questa regione, con ingenti finanziamenti da parte del Governo e della Regione.
Vogliamo che continui ad essere il nostro patrimonio, e quando dico nostro mi riferisco alla cittadinanza piemontese, quindi bene fa l'Assessore ad accogliere l'istanza di tener il collegamento. Il collegamento non può che avvenire attraverso la Commissione. In questo modo, almeno una volta l'anno, ci sarà l'occasione, anche per il Consiglio regionale futuro, di fare aggiornamenti trasparenti sulla situazione.
Noi ci esprimeremo a favore dei due emendamenti, con libertà di voto per la delibera nel suo complesso.



PRESIDENTE

Colleghi, avevo anticipato questa discussione perché presumevo che ci volessero pochi minuti. Visto che ci vuole più tempo, proporrei di sospenderla, essendo una discussione completa, e di riprenderla al termine dell'ordine del giorno previsto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido sull'ordine dei lavori.



PLACIDO Roberto

Vorrei solo sapere se questa affermazione è una sua decisione, una richiesta della Giunta o di qualche Capigruppo di maggioranza o di opposizione.



PRESIDENTE

No, no, abbiamo proceduto all'inversione dell'ordine del giorno sulla base del presupposto che questa discussione non impegnasse troppo tempo.
Non abbiamo votato; ho proceduto sulla base di una valutazione che mi era sembrata presumibile, sulla base del consenso che c'era sull'approvare velocemente questa delibera. Non c'è nessuna sollecitazione.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino sull'ordine dei lavori.



SUINO Marisa

Allora, se non ci sono sollecitazioni particolari, su un argomento che si chiama "Fondazione del Centro della Venaria Reale" (su cui finora sono stati complessivamente utilizzati dieci minuti, più altri due interventi che si stanno impegnando a ridurre ai minimi) credo che anche la Giunta e la maggioranza saranno disponibili ad impegnare quarto d'ora o venti minuti per un provvedimento del genere.
Noi siamo qui con questa disponibilità. Non vorremmo dover essere obbligati a presentare emendamenti per sospendere tutto quanto e far saltare tutto quanto.



PRESIDENTE

Non è una questione di mia competenza. La mia competenza riguarda il fatto che ho pregato l'Assessore Pichetto, sulla base della sollecitazione dell'Assessore Leo e sulla presunzione che occupasse pochi minuti, di discutere questo argomento. In caso contrario, c'è l'impegno dei Capigruppo di trattarlo al punto successivo. Se non sono in grado di mantenere i pochi minuti che erano alla presunzione, devo rispettare la decisione dei Capigruppo.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Cercherò di essere breve, tenendo conto dell'importanza del provvedimento che si discuterà dopo. Stiamo facendo un atto di un certo rilievo che, tra l'altro, istituisce a Venaria la terza scuola (probabilmente non in ordine di importanza) di restauro.
un atto importante sotto l'aspetto occupazionale, di prospettiva e di generazione di attività di artigianato artistico. Approviamolo pure di corsa, però teniamo conto che stiamo facendo un'operazione di un certo rilievo.
Non sono preoccupato del fatto che stia all'interno della Venaria salvo che il laboratorio non venga messo in piedi alla Citroniera (che ci sia questo buon gusto), perché se il complesso della Venaria - inteso come parco e castello - viene considerato come un insieme nel quale possono interagire una serie di attività compatibili, non mi sembra così disdicevole l'inserimento di questa scuola.
La preoccupazione, invece, è nel creare un nuovo meccanismo di gestione: la fondazione. Un articolo apparso su "La Voce del popolo" di alcune settimane fa, ha evidenziato che, nelle fondazioni, in "buca" vanno i soliti noti che appaiono più o meno sorridenti nelle copertine, patinate e non patinate, di riviste, inserti e giornali. Avevo chiesto, per questo che potremmo ancora chiamare "sottogoverno" (così mettiamo in difficoltà coloro che occupano quelle posizioni pensando che siano date dallo Spirito Santo e non dalle assemblee elettive e da un sistema di interessi), di non istituire la fondazione, ma di istituire un sistema - società mista società pubblica o privata - nel quale il ruolo dell'espressione pubblica fosse più incisivo, anche nella scelta dei soggetti che l'amministrano.
Mi sembra un'iniziativa importante per la finalità e la compatibilità nel sistema della Venaria. Sono stato critico, ma alla fine mi sono adeguato al provvedimento. Avrei preferito che non fosse una fondazione, ma mi è stato dimostrato che era difficile, ad oggi, istituire un altro tipo di soggetto. Personalmente, ritengo che sia possibile, ma mi sono piegato a questa volontà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Sono stupito delle affermazioni del Presidente. Molti avranno visto il film di Michael Moore sull'11 settembre, quindi ricorderanno che in una delle interviste veniva denunciato, come un sintomo del degrado del lavoro parlamentare negli Stati Uniti d'America, il fatto che, molte volte, i parlamentari si trovano a dover votare proposte di legge o testi, senza quasi avere il tempo di leggerli, a causa della logica del fare in fretta.
Non sembra che sia una...



LEO Giampiero, Assessore ai beni culturali (fuori microfono)

Ne abbiamo discusso tanto in Commissione.



MORICONI Enrico

No, no, mi limiterò nell'affermazione. Certo che se n'è discusso in Commissione, però non tutti i Consiglieri possono farne parte ed è risaputo che l'Aula è sovrana. È sicuramente una delibera che riveste una certa importanza, soprattutto perché la fondazione viene istituita da qui all'infinito, cioè fino a quando non decidesse di autosciogliersi.
Non credo che spendere cinque minuti in più nella discussione sia un fatto così drammatico per i destini dei nostri lavori. Già altre volte ci siamo trovati in queste discussioni e quando si tratta di dare il via a fondazioni, c'è sempre una contraddizione: si chiede un atto di assenso su una delibera che, nella sua formulazione, si può definire asettica. Questa in particolare, non è del tutto asettica, in quanto prevede immediatamente, un impegno di spesa di 1 milione e 100 mila euro, dei quali 500 mila sono annuali e, quindi, si ripetono nel corso degli anni. Queste delibere hanno una formulazione asettica perché fanno una distinzione tra quello che si fa e quello che accadrà.
Mi associo a quanti manifestano la loro preoccupazione per quello che potrebbe accadere della Venaria. Purtroppo, non possiamo ignorare che, di fatto, lo "spezzatino" - paventato dal collega Chiezzi - si sta già verificando. Penso che il continuum tra la Venaria e il parco si stia già perdendo in maniera irreversibile. Abbiamo approvato, sempre con votazioni sulla fondazione, l'intervento sulla Rubionetta. Ci sono ipotesi che non sono ancora arrivate in aula e neanche in Commissione circa la collocazione di un galoppatoio, e non si sa ancora dove verrà ipotizzata la collocazione di questo galoppatoio.
Quindi, se si poteva fare qualcosa che tenesse insieme la reggia con il suo parco naturale, che costituiva un'entità unica, se si poteva lavorare su quell'ipotesi, credo che ormai siamo già troppo oltre e che ormai non si potrà più tornare indietro su questo piano. Questo lo reputo un fatto negativo.
Ci tenevo a dire queste cose perché, almeno a livello di testimonianza ci sia la possibilità di esprimere un parere dubitativo sempre nell'ottica e nell'idea che l'Assessore si muove su un progetto di cui lui conoscerà il quadro generale, e quindi riuscirà a tenere insieme i pezzi che stiamo costruendo in una visione generale.
A me sembra però che in questo momento tale visione non sia così chiara e non ci sia data la possibilità di vedere con chiarezza quello che succederà nell'intero contesto rappresentato dalla reggia e dal relativo parco.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Intervengo molto brevemente sulle implicazioni finanziarie del provvedimento. E' possibile che mi sbagli ed è possibile che i presupposti di legittimità del provvedimento siano nella deliberazione n. 557/99 citata in premessa, però ho l'impressione che questo sia un provvedimento senza copertura.
C'è una previsione di spesa straordinaria di 500 mila euro, ordinaria come quota associativa di 500 mila euro all'anno; un contributo straordinario per attrezzature di 100 mila euro e il conferimento di patrimonio. Però non capisco dov'è la copertura finanziaria di questo provvedimento, perché se esiste una UPB, cui fa riferimento la deliberazione del 1999, che va posta in riduzione a copertura del finanziamento di questo provvedimento, temo che vada citata in deliberazione e che non ci possa essere una norma di rinvio neppure alla finanziaria, essendo un provvedimento che incide sull'esercizio in corso ma a un provvedimento della Giunta relativo ad un'autorizzazione legislativa di spesa già intervenuta. Non può essere un provvedimento di surrogazione di una competenza legislativa che è propria del Consiglio.
Non voglio complicare la situazione, però obiettivamente qui ci sono 2 miliardi e più di capitale - non so esattamente quanti miliardi di patrimonio - che vengono conferiti e sfuggono, in termini di bilancio quali siano i presupposti di un'operazione di questo tipo.
Penso che l'Assessore al bilancio non mi abbia sentito, però magari mi ha sentito l'Assessore alla cultura.
Ribadisco che la copertura in deliberazione ci deve essere.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, passiamo all'esame degli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 1 Presentato dai Consiglieri Suino, Costa R.
Mellano, Chiezzi e Bussola: al fondo del dispositivo inserire il seguente comma: "- di dare mandato al Presidente della Giunta regionale affinché vengano comunicati annualmente alla commissione consiliare competente in materia i documenti di cui all'articolo 5, comma 2, lettera h dello Statuto." Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 2 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: sostituire alla seconda riga dell'articolo 6, comma 1, la parola "sentito" con l'espressione "d'intesa con".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2.
Il Consiglio approva.
Non essendoci interventi indìco la votazione palese sulla deliberazione, il cui testo, emendato, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Esame testo unificato disegno di legge n. 585 e proposta di legge n. 523 "Interventi per lo sviluppo delle attività produttive"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del testo unificato del disegno di legge n. 585 e della proposta di legge n. 523, di cui al punto 4) all'o.dg.
E' relatore il Consigliere Valvo, che ha pertanto facoltà di intervenire.



VALVO Cesare, relatore

Signor Presidente, colleghi provvedo alla lettura della relazione sul testo unificato del disegno di legge n. 585 e della proposta di legge n.
523, recanti "Interventi per lo sviluppo delle attività produttive" licenziata a maggioranza dalla VII Commissione del Consiglio Regionale il 12 luglio 1994.
Illustre Presidente, Egregi Consiglieri, il testo unificato oggi all'attenzione dell'Aula è il frutto dell'approfondito esame di un disegno di legge presentato dalla Giunta regionale che contempla anche istanze contenute in una proposta di legge d'iniziativa consiliare e in un'altra d'iniziativa popolare. In esso sono confluiti i principi e le finalità volte a ridefinire le politiche regionali in materia d'industria, alla luce dei profondi mutamenti costituzionali e socio-economici intervenuti.
Com'è noto, infatti, prima della riforma del titolo V della Costituzione, la materia "Industria" non rientrava nelle competenze legislative delle Regioni a Statuto ordinario. Le Regioni per impostare una politica industriale locale avevano unicamente a disposizione alcuni strumenti, con il supporto di correlative risorse finanziarie derivanti dalla nuova impostazione basata sulla delega di funzioni amministrative realizzata con le leggi n. 59 e n. 266 del 1997 e con i decreti legislativi n. 112 e n. 123 del 1998 e dovuta, non solo ad esigenze d'armonizzazione con la legislazione europea, ma anche alla necessità di riordinare gli strumenti di intervento per contribuire al recupero di competitività del sistema industriale italiano.
Ciò nonostante, la Regione Piemonte ha condotto in passato un proprio limitato intervento in favore dell'industria con leggi regionali, quali tra le altre, la n. 9/1980 per la realizzazione di aree attrezzate e la n.
24/1997 di attuazione di quanto previsto dalla legge n. 317/1991 riguardo ai distretti industriali.
Ora, per effetto della modifica del Titolo V della Costituzione conseguente all'entrata in vigore della legge costituzionale 18/10/2001 n.
3, le attribuzioni delle Regioni in materia di attività produttive risultano notevolmente incrementate. In particolare: la materia "Industria" è annoverata tra quelle in potestà legislativa residuale e, sul versante amministrativo, sono di competenza regionale la potestà regolamentare nonché le funzioni amministrative connesse; la materia "ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi" è compresa tra quelle in potestà legislativa concorrente, e sono di competenza regionale, la potestà regolamentare, nonché le funzioni amministrative connesse, salvo quelle che siano trattenute in capo allo Stato ove ricorrano esigenze di unitario esercizio a livello statale.
Alla luce, dunque, dei profondi mutamenti costituzionali e socio economici intervenuti, si ritiene indispensabile reimpostare la gestione della politica industriale, non solo affinché l'operatore pubblico possa rispondere con maggior celerità, organicità e flessibilità alle esigenze del mercato in continua evoluzione e alla futura presumibile riduzione degli aiuti di origine comunitaria, ma anche per offrire ai tecnici del settore un quadro integrato e più efficace di azioni.
Nel corso delle sedute di Commissione, durante le quali il testo unificato è stato esaminato, la Commissione ha apportato alcune modifiche al testo non solo per renderlo più aderente alle regole di tecnica legislativa, ma soprattutto perché, trattandosi di legislazione quadro che delinea funzioni, sistemi e procedure operative rinviando a successivi atti di attuazione l'individuazione dei singoli momenti di programmazione risaltasse appieno un'equilibrata ripartizione delle competenze tra centri di produzione normativa regionale nonché il ruolo dell'assemblea.
L'auspicio è che anche l'Aula, come la Commissione, tenuta presente la rilevanza delle previsioni contenute nel provvedimento per il settore delle Attività produttive piemontese, approvi tempestivamente il testo in esame.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Sul dibattito generale, ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Sicuramente questo disegno di legge affronta un argomento importante per la Regione Piemonte.
Credo che nessuno ignori che le attività industriali rappresentano un importante volano a livello economico; stime di parte del comparto produttivo dicono che globalmente e complessivamente le attività industriali incidono sulla formazione del PIL di uno Stato o di una Regione all'incirca per il 30% e che le possibilità di sviluppo relativamente all'economia generale degli stessi Enti, Regioni o Nazioni vedano dei fattori positivi di crescita solo se questo volano di sviluppo viene messo in moto dalle attività produttive industriali.
Aggiungo che, come ambientalisti, abbiamo certamente il problema ambientalisti di come viene indirizzato e governato il sistema industriale.
Sappiamo che in passato - e abbiamo degli esempi gravi pure in Piemonte l'industria ha significato grandi problemi a livello ambientale; questo purtroppo non si è verificato solo nella nostra Regione, ma a livello nazionale e internazionale.
Sappiamo che stiamo parlando di una materia dove è da molto tempo in atto un dibattito approfondito sul ruolo e sulla diversa capacità produttiva dell'industria, così come sappiamo che solitamente si distingue tra grande industria e piccola-media industria.
Sappiamo anche che purtroppo in Italia e in Piemonte nel passato si è fatta una scelta che, secondo alcuni studiosi del sistema, è stata artefice di ricadute negative, ovvero quello di privilegiare la piccola e media industria e di assistere, se non favorire, il declino della grande industria.
Ci sono libri, ad esempio quelli di Gallino, che ricordano le attività produttive industriali italiane all'inizio del XX secolo con valori di produzione industriale che oggi fanno riflettere sul fatto che abbiamo perso la capacità produttiva in tantissimi settori.
D'altra parte, segnali che anche tra i sostenitori del sistema della piccola e media industria ci siano dei ripensamenti arrivano per i canali più inaspettati. Un po' di tempo fa, in occasione della presentazione di un documento della Giunta sulle attività relative alla piccola e media industria, un esponente della Giunta aveva affermato che l'andamento della piccola e media industria, che veniva analizzato in maniera positiva faceva ritenere possibile il fatto che, nel corso del tempo, riuscisse a organizzarsi, a darsi delle strutture gestionali e accrescere le proprie attività produttive, tanto da poter progressivamente crescere di struttura e di dimensioni in modo da passare di livello: da piccola a media industria e da media a grande industria.
Mi pare che affermazioni di questo genere siano strane, nel senso che abbiamo assistito, se non favorito, al declino della grande industria mentre adesso vorremmo proporre un percorso inverso, ovvero riuscire a resuscitare la grande industria a partire dal livello inferiore della piccola e media industria.
Se questo avvenisse sarebbe sicuramente un fenomeno positivo, ma la sfida è riuscire a cambiare e a invertire un processo che invece è andato tragicamente in tutt'altra direzione.
L'altro discorso relativo a uno dei tanti argomenti collegati al testo che andiamo a discutere è il tema della ricerca e dello sviluppo, Anche in questo caso, occorre fare una valutazione. Si sa che le prospettive di un futuro più favorevole per le attività produttive sono legate alla capacità di fare ricerca e innovazione; ciò può andare non solo nel senso di raggiungere - come è ovvio, data l'attività produttiva - una maggiore competitività, ma la ricerca può anche andare nel senso di preoccuparsi di sviluppare attività produttive che siano più rispettose dell'ambiente quindi, ad esempio, che puntino al recupero dei materiali o al risparmio energetico. E' chiaro, risaputo e dimostrato che solo la grande impresa pu fare ricerca in maniera soddisfacente, per essere competitiva con quello che fanno le altre grandi industrie.
Quando ci muoviamo nel campo industriale, come in qualsiasi altro campo, non possiamo ignorare ciò che avviene intorno a noi. Piaccia o non piaccia, finché non riusciremo a governare il fenomeno della globalizzazione, la competizione non è più sola giocata a livello nazionale, ma ormai si gioca a livello internazionale. La ricerca diventa dunque fondamentale per reggere la competizione, ma l'Assessore conosce meglio di me i problemi che ci sono per confrontarsi a livello internazionale.
Ma veniamo all'altro punto, sempre collegato a questo tema: quando si parla di competitività, bisognerebbe riuscire a capire come si pensa di poterla raggiungere. Se pensiamo, infatti, che la competitività si raggiunga solo attraverso gli interventi sui salari o aumentando il monte ore di lavoro di addetti e di operai, è chiaro che si entra in una spirale dalla quale sarà ben difficile uscirne.
Il testo attualmente in esame, quindi, è molto importante, perché da esso ne devono scaturire degli indirizzi.
Sta circolando in questi giorni un documento denominato "Sbilanciamoci": è un'analisi della legge finanziaria nazionale, ma nei suoi termini generali può valere anche per le attività regionali. Una delle critiche che possiamo muovere, a fronte dell'impegno e delle risorse pubbliche che pure ci sono sempre state nel campo del sostegno dell'accompagnamento e dell'indirizzo delle attività produttive industriali, è proprio quella di non riuscire a riscontrare, soprattutto nell'ultima legge finanziaria nazionale - come ripeto, l'indirizzo pu valere anche a livello regionale - degli elementi che favoriscano gli indirizzi di sviluppo economicamente ed ambientalmente sostenibile, che vadano, cioè, nel senso di aiutare la parte produttiva a recuperare competitività, ma in una maniera più rispondente ai reali bisogni di coloro che partecipano all'attività produttiva: non solo, quindi, degli imprenditori, ma anche degli addetti, ovviamente nel pieno rispetto delle risorse ambientali. Per quanto concerne l'uso dell'ambiente, bisogna considerare che se davvero si riuscisse ad indirizzare l'attività produttiva verso un utilizzo ecologicamente sostenibile delle risorse potremmo costituire un esempio e un propulsore anche per le altre Regioni.
Vorrei terminare il mio intervento con una riflessione semplice, ma significativa: pensiamo alle attuali vicende inerenti le attività produttive della FIAT e chiediamoci come potrebbero essere rilanciate se investissimo in sistemi di mobilità sostenibile e in automezzi ad energia alternativa.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Moriconi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Colleghi, se dovessimo, in questo momento, fare un'istantanea del Piemonte, dal punto di vista dei problemi economici e sociali, l'immagine che apparirebbe sarebbe quella di una Regione che vive una fase di difficoltà e di crisi - in un Paese in difficoltà e in crisi - che si manifesta con caratteri e con peculiarità proprie.
una Regione che cresce meno di altre in taluni settori, e ha il problema di investire molto di più in alcuni settori innovativi.
Ma è anche una Regione alle prese con alcune gravi crisi che riguardano alcuni settori dell'apparato industriale piemontese: penso alla crisi della Fiat, della quale abbiamo parlato proprio in questi giorni in Commissione che non può, credo, essere esclusa da questo dibattito, non tanto e non solo perché questa legge affronta questo problema, ma perché è una legge che ha l'ambizione di definire una moderna legislazione di politica industriale, perché è evidente che tale questione non può non imporre un "di più" di responsabilità e di iniziativa da parte della Giunta regionale (qui rinvio al discorso che il collega Marcenaro ha fatto in Commissione in questi giorni).
Vorrei che, su questo punto, l'Assessore Pichetto facesse ulteriori precisazioni, perché è del tutto evidente che lo scenario che si presenta ai nostri occhi, rispetto alla crisi della FIAT e ai problemi che pone la crisi di un grande gruppo industriale che per molti anni ha segnato la storia industriale di questa Regione, indica e richiede una forte iniziativa politica della Regione e del Presidente della Giunta in prima persona.
una Regione che, insieme alle difficoltà di un grande gruppo industriale, vive una crisi anche in altri settori: si pensi, ad esempio al settore tessile-abbigliamento, la cui crisi non è soltanto congiunturale, ma strutturale, di fondo, frutto di una nuova e diversa visione internazionale del lavoro.
Se quello che per sommi capi ho tratteggiato è il quadro della situazione, è del tutto evidente che serve una politica industriale capace di investire sull'innovazione, sulla ricerca, sulle politiche territoriali perché anch'esse fanno sistema, in una fase nella quale sempre di più la competizione globale è una competizione tra sistemi territoriali (dentro cui, naturalmente, c'è il nodo dell'innovazione e della ricerca, e non pu non riguardare il sistema delle imprese).
evidente che oggi molto dipende anche dalle politiche territoriali con le quali facciamo sistema e aumentiamo la competitività del nostro sistema economico e sociale.
Servirebbero politiche di formazione capaci di investire molto sul capitale umano, perché è evidente che oggi abbiamo un'alternativa alle politiche della delocalizzazione: acquisire competitività e qualità attraverso politiche di innovazione, ma anche politiche di formazione con le quali determinare quel valore aggiunto che è essenziale per mettere in campo un sistema economico e sociale e delle aziende che abbiano capacità di stare sui mercati internazionali.
Se questo è il contesto nel quale ci muoviamo, è del tutto evidente che oggi non possiamo prescindere da una valutazione che riguardi la politica economica del Governo, le scelte del Governo, la politica industria di questo Governo, la politica della ricerca di questo Governo.
Ne approfitto per dire che nella legge finanziaria non solo non si cita la ricerca - questo, ahimè, è un problema - ma si rischia di tagliare pesantemente i trasferimenti alle Regioni e al sistema delle imprese, solo in parte compensati da ciò che questa mattina pare essere stato deciso per quanto riguarda la riduzione dell'IRAP. Ma non entriamo nel merito, perch questo Governo aveva l'ambizione di determinare una forte riduzione delle tasse e di proporre - questo era stabilito nel famoso contratto con gli italiani - una riforma fiscale, leggendo oggi i giornali scopriamo alcune cose. La prima. Che la riforma viene rinviata al 2006, il contratto con gli italiani, da questo punto di vista, è stato completamente ignorato.
Secondo. Noto che anche l'Assessore Pichetto è tra i fautori della riduzione fiscale, l'ho letto in questi giorni sui giornali. Coerenza vorrebbe che l'Assessore Pichetto non fosse anche l'Assessore al Bilancio che ha introdotto l'IRPEF addizionale per il resto della vita in Piemonte: un po' di coerenza non guasterebbe. Prendo atto che l'Assessore Pichetto quando toglie la giacca di Assessore al Bilancio è per la riduzione delle tasse, quando invece indossa la giacca di Assessore al Bilancio è per l'addizionale IRPEF, non una tantum, ma una semper. Ma questo fa parte delle contraddizioni nelle quali si dibatte la maggioranza di governo della Regione.
Rinviamo al 2006 la riduzione delle tasse, discutiamo adesso della riduzione dell'IRAP che non si sa bene come verrà finanziata, dentro una manovra di rilancio che prevede tagli per 27 mila miliardi di euro. E' di questi giorni la notizia che il fondo monetario internazionale ha segnalato il rischio che l'Italia sfondi i parametri di Maastricht e che quindi tutto questo imponga, se ho capito bene, una "manovrina" tris che dovrebbe aggiungersi a quelle che il Governo presenta con la legge finanziaria che sta discutendo il Parlamento. Non è questo il punto sul quale volevo discutere, quanto piuttosto soffermarmi sul fatto che la Finanziaria una conseguenza diretta ce l'ha sulla nostra Regione. Parlo non soltanto del fatto che questa Finanziaria produrrà meno trasferimento alle Regioni anche per quanto riguarda il sistema delle imprese (atto che determinerà una minore capacità di finanziamento della legge che stiamo discutendo), ma anche del fatto che la Finanziaria tagliando le risorse, il sistema delle autonomie della Regione, e determinando una politica delle addizionali che non sappiamo bene in che misura si svilupperà - ma che per quanto ci riguarda ha già raggiunto il plafond unico, possibile ed immaginabile - è una situazione nella quale le Regioni avranno sempre meno risorse libere da destinare alle politiche di sviluppo, in una fase nella quale noi avremo viceversa, bisogno di favorire una politica di innovazione, di processo, di prodotto della ricerca o, quanto meno, evitare che la politica fiscale diventi uno strumento con il quale comprimere i consumi. Oggi è così.
Invece dovremmo lavorare per una ripresa della domanda, tutto questo sarà molto complicato e molto difficile, e mi fa dire che il quadro che ci si presenta di fronte è un quadro di ombre, piuttosto che di luci. Ma questa è la Finanziaria che ci conferma e ci consegna il Governo di centrodestra. Ed è la Finanziaria che determinerà oggettivamente i trasferimenti nazionali in capo prima alle leggi - oggi alla legge - che stiamo discutendo. Rispetto alla quale, vengo al merito del provvedimento faccio soltanto tre obiezioni: la prima. Credo che una legislazione nuova di politica industriale (abbiamo concorso ad elaborare questo provvedimento) richieda un quadro di comando unitario. E' questione che esula dal provvedimento, non è questa la sede per decidere chi deve governare la politica industriale in Regione Piemonte, quale struttura all'interno della Giunta deve governare la politica industriale. Tuttavia rilevo che noi dobbiamo fare sistema, anche dal punto di vista della legge e della legislazione con la quale tentiamo di fare politica industriale abbiamo giustamente definito la legge una "cassetta degli attrezzi" rispetto alla quale noi dobbiamo decidere, come governo regionale, quali sono gli strumenti che usiamo per favorire una nuova politica industriale.
E' evidente che conta anche lo strumento del governo regionale, cioè qual è lo strumento con il quale noi cerchiamo di governare il sistema e gestire la legislazione sulla politica industriale.
Ricordo ai Consiglieri che la nostra è una Regione nella quale quelle competenze di politica industriale che noi cerchiamo oggi di condurre dentro uno schema unitario - perché questo è il senso della legge, lavorare perché vi sia una legislazione unitaria - è, ahimè, una Regione in cui le competenze di questo provvedimento sono divise e suddivise fra sei Assessorati. Abbiamo l'Assessore all'ambiente e all'agricoltura che ha la competenza del commercio con l'estero; l'Assessore all'artigianato che ha la parte che riguarda l'artigianato; la ricerca in capo all'Assessore Leo il lavoro e l'industria in capo all'Assessore Pichetto; poi abbiamo la formazione, non capisco bene sulla base di quale criterio, se non sulla base di un criterio di lottizzazione o di equilibrio interno alla maggioranza, che fa capo all'Assessore Cotto assieme alle politiche sociali. Voi capite che questo è un problema serio. Oggi stiamo discutendo una legislazione innovativa nel campo della politica che sarà gestita da sei Assessorati diversi.
E' evidente che l'esigenza, tutta politica, di immaginare un quadro unitario di governo della politica industriale, è decisiva. Noi, sì abbiamo da una parte l'esigenza di cambiare le leggi, ma abbiamo anche l'esigenza di immaginare una ristrutturazione della composizione del governo regionale, che tenga conto del fatto che immagino una nuova legislazione di politica industriale, un nuovo strumento con il quale fare politica industriale. Sarebbe già un passo avanti se noi riorganizzassimo queste sei deleghe. Diventa complicato discutere, lo stiamo facendo in questi giorni, con l'Assessore Cotto di formazione professionale, con l'Assessore Pichetto del lavoro e dell'industria, di ricerca con l'Assessore Leo, quando insieme abbiamo concorso ad elaborare una strategia di politica industriale, e quindi una legislazione, che spinga nella direzione dell'unità o dell'unitarietà degli interventi che rimarranno, dal punto di vista della gestione, frammentati, articolati su sei assessorati diversi, alcuni dei quali non sanno neanche come gira il mondo (consentitemi che ve lo dica). Hanno, loro malgrado, dovuto gestire una delega che poco conoscono e che andrebbe gestita dentro una visione unitaria dei processi. Questa è la prima questione.
La seconda. Il tema è di quelli che contano. Avremmo dovuto dedicare una seduta apposita, perché questa è una delle poche leggi quadro di sistema che noi forse riusciremmo ad approvare in questa legislatura. Nel senso che qui mettiamo ordine agli strumenti di politica industriale.
La terza questione riguarda il ruolo del Consiglio. Noi torneremo sul punto, ma è evidente che noi dobbiamo, poiché parliamo di politica industriale, trovare il modo che il Consiglio abbia ruolo determinante nel definire interventi della politica industriale.
Quella "cassetta degli attrezzi" è una cassetta che utilizza l'Assessore che vince le elezioni, per essere chiaro. E' una cassetta degli attrezzi in cui gli attrezzi ricercano l'Assessore, non so chi sarà il prossimo, ma è evidente che gli indirizzi di politica industriale, le scelte di fondo, non possono essere estranee, o non determinate dal Consiglio regionale. Le scelte di indirizzo vanno poste in capo al Consiglio e non possono essere, in nessun modo, delegate alla Giunta. La Giunta è quella che deve gestire la politica industriale, ripeto, scegliere gli attrezzi in quella cassetta, ma è evidente che il problema di affermare la centralità del Consiglio regionale nelle scelte di indirizzo, è fondamentale. Un altro problema è quello delle risorse con le quali finanziamo la legge. Alcune di queste questioni dovranno essere affrontate in sedi diverse, mi rendo conto che non è questo il luogo, la sede, la discussione in cui affrontare, ma il tema delle risorse diventa strategico.
Diventa strategico perché ho ricordato prima il fatto che avremo minori trasferimenti statali. I funzionari ci ricordavano correttamente in Commissione che questa sarà una Regione che dovrà confrontarsi con la nuova Unione Europea portata a 25 membri e con il fatto che cambierà la filosofia dei fondi europei e che le risorse disponibili saranno spalmate su un maggior numero di paesi. Tutto questo una conseguenza l'avrà ed è che una Regione come la nostra avrà, in futuro, meno risorse europee con le quali portare avanti la politica industriale e di sviluppo.
E' evidente che questo pone un problema, perché il combinato disposto fra questa novità legislativa, o questa novità che deriva dall'Unione Europea, e dal fatto che è diventata più grande, accompagnata dal fatto che la politica del Governo e i tagli che stanno riguardando la ricerca, il sistema delle imprese e i trasferimenti alle Regioni, pongono il problema di individuare i modi e gli strumenti con i quali destinare risorse aggiuntive a questa legge e a questa politica industriale.
E qui c'è un nodo tutto politico, Assessore Pichetto, che riguarda la finanziaria e il bilancio che discuteremo da qui a qualche mese, ma noi vorremmo intanto significarle quest'esigenza.
Noi vogliamo che questo strumento di politica industriale sia capace di produrre effetti e risultati. E' evidente che va affrontato in maniera nuova, a partire dalla finanziaria, il nodo delle risorse, o meglio, vada discusso in che modo allocare su questo fondo e su questa legge una maggiore quantità di risorse regionali con le quali finanziarla adeguatamente.
Abbiamo posto tre questioni che credo riprenderà anche il collega Marcenaro. La prima è relativa al ruolo che questa maggioranza, questa Giunta, quest'Assessore e questo Presidente intendono svolgere per gestire alcune crisi che possono avere su questa Regione un effetto dirompente (penso alla crisi FIAT); la seconda questione riguarda il ruolo che il Consiglio deve avere nel decidere la politica industriale e, in terzo luogo, le risorse regionali con le quali pensiamo di finanziare o di rifinanziare adeguatamente questa politica.
Pensiamo che su queste tre questioni l'Assessore Pichetto ci debba nelle conclusioni, una parola più chiara e più precisa di quanto non abbia fatto finora in Commissione.



PRESIDENTE

Capisco che l'argomento è assolutamente importante e la ringrazio per le considerazioni espresse. Meritavano l'opportunità di andare al di là dei dieci minuti concessi, cosa che la Presidenza ha fatto volentieri.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Spero che l'intervento del Consigliere Ronzani, per la sua durata faccia una specie di giurisprudenza e quindi faccia spostare...



PRESIDENTE

Consigliere Tapparo, le lascerò terminare il concetto, ma lei sa che la Presidenza non le ha mai fatto dei torti in merito agli interventi e alla tempistica.
Se lei riterrà di intervenire un paio di minuti in più, glieli concedo volentieri.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, ci sono molte tecniche per fare durare a lungo un intervento, lo si spezzetta ad ogni articolo e ad ogni emendamento e in questo modo può durare molto.
Questo provvedimento cade in un momento - com'è noto - assai critico per il sistema industriale piemontese. E' una criticità tenuta un po' in ombra, quindi non appare nella sua piena gravità, ma noi perdiamo interi settori produttivi.
Capisco che l'Assessore queste cose me le ha già sentite dire tante volte, ma mi devo ripetere, perché vediamo squagliarsi quasi completamente il settore dell'informatica, senza parlare di quello dell'abbigliamento. Lo stesso settore tessile vive delle difficoltà notevoli.
Oggi, in coincidenza di questa nostra discussione, l'associazione per le piccole industrie lancia una specie di manifesto dei dieci punti, che sta a significare un'evidenziazione della difficoltà della situazione.
Lo stesso mondo artigianale vive delle difficoltà. Tante volte l'Assessore ci dà dei dati, ma sono dati quantitativi e non qualitativi cioè il PIL - lo dico anche al collega Moriconi - è una convenzione. Un PIL costruito in parte maggiore su prodotti di esportazione è un PIL diverso da quello basato sui servizi interni, magari dequalificati. Se mi rado dal barbiere faccio crescere il PIL, se mi rado a casa non cresce. E' un classico dell'economia, per dire che è un indicatore di sviluppo poco significativo.
Anche sull'occupazione l'Assessore alcuni mesi fa ci ha dato dei dati che apparentemente sembravano confortanti, ma se quei numeri sono relativi al lavoro precario e dequalificato, sono numeri che non hanno il significato di una forza che sta andando avanti.
Ritengo che una legge quadro è come una tastiera; sono stati inseriti vari strumenti, sono stati messi insieme e si è costruita una tastiera. Ci che ritengo che oggi manchi è il significato delle espressioni. Se parliamo di economia, c'è una differenza tra l'economia politica e la politica economica. L'economia politica sono gli strumenti; durante la fase keynesiana c'erano certi tipi di strumenti, mentre nelle fasi successive non è nemmeno molto chiaro - è più disordinato lo schema dell'economia. E poi c'è la politica economica, che riguarda le scelte, gli interventi, le opzioni diverse che si esprimono.
A me pare che ora, fatto questo strumento di economia politica, è il momento della politica industriale e più in generale della politica economica. La politica industriale vuole dire fare interagire una serie di strumenti, dalla formazione professionale alle infrastrutture, a quello che si può muovere, a livello regionale e al rapporto con il Governo centrale.
Durante l'incontro sulla FIAT ieri abbiamo detto che un Governo nazionale non può pensare di farsi chiudere il settore industriale dell'auto, così senza parlare. Già quest'Italia lo fece; ricordo un bellissimo libro di Luciano Gallino della fine degli anni '60 che aveva indicato con quale passività il Governo italiano aveva vissuto la fine della produzione dei grandi computer in Italia.
Allora l'Olivetti era il terzo o il quarto produttore al mondo, non c'erano ancora i giapponesi, non c'era l'industria inglese, c'erano in parte ridotta i francesi, e la Germania era addirittura, se non dietro alla pari nostra. Sparì il settore della grande informatica, in cui il primo grande computer europeo fu l'Elea, negli anni '50, e l'industria italiana era avanzata in quel settore. Sparì quel settore senza particolari reazioni, particolari attenzioni o particolare preoccupazione politiche.
Ora noi vediamo sparire altri nostri settori. Ci sono ancora alcuni settori dell'industria, anche dell'informatica (che è cambiata rispetto agli schemi del passato quando erano molto netti hardware e software).
Vorrei vedere la Regione Piemonte che interpreta una politica, che mette insieme alcune scelte, che considera questo modulo legislativo per potersi muovere, che per esempio ripensa alla programmazione negoziata, a come inserirla in questo processo.
Non è che fatto questo, Assessore Pichetto, lei stasera, lo mette nel mucchio delle leggi e procede ad un altro provvedimento. Questo è semplicemente uno strumento con il quale da domani lei liberamente - perch è ovviamente una scelta politica - farà o non farà certe iniziative. Mi auguro che le faccia, nell'interesse generale del Piemonte. Molto spesso si dice che prepariamo queste proposte e, che offrono opportunità, poi il cavallo non beve; specie nelle piccole industrie quando si parla di innovazione.
Ormai non basta più predisporre solo gli strumenti o sollecitare l'associazionismo che, pur essendo benemerito, ha molti limiti: occorre interpretare una nuova politica. Anche nel mercato del lavoro e nella formazione professionale, si è capito che un'utilizzazione statica degli strumenti a disposizione non è, di per se stessa, più utile.
Quando sui disoccupati si pensa a prevedere una specie di tutor in grado di rapportarsi con il disoccupato in quanto singolo individuo e non in quanto numero complessivo, è un passo in avanti in termini di politica del lavoro e non semplicemente uno strumento per l'occupazione. Potrei anche fare le pulci sulle finalità, in base alla gerarchia data alle priorità, chiedendomi se è l'internazionalizzazione o l'innovazione che deve venire per prima. Si possono dire molte cose e non voglio far perdere tempo all'Assessore proprio perché, da stasera, rientrando in Assessorato magari inizia una politica, un'azione della Regione Piemonte e guadagna qualche ora in termini di velocità di marcia. Anche se sono un Consigliere di opposizione, spero che il discorso si sviluppi, proprio nell'interesse generale della nostra collettività. Quindi, va bene, approviamolo, ma occorre capire per cosa si opera. Non si tratta di gestire le vertenze di aziende che chiudono, ma di intendersi, là dove ci sono dei processi (forse dei segnali, delle indeterminatezze), in merito al ruolo della Regione.
Occorre richiamare il Governo centrale alle sue responsabilità e nell'ambito del principio di sussidiarietà, mettere in moto Province e Comuni, là dove possono fare qualcosa e abbiano la competenza.
Torno a ripetere, Assessore, che forse abbiamo sottostimato le potenzialità che si potevano attivare con l'uso della programmazione negoziata, cioè con quel tipo di intervento - ad esempio i patti territoriali - che permette di far convergere le energie di una realtà locale attorno ad obiettivi che, attraverso un tavolo comunemente determinato, permettono di indicare il disegno. A questo proposito, la Regione ha mancato nel cogliere quell'opportunità che rappresentava un passo in avanti rispetto alle tradizionali forme di intervento. Voglio ricordare che molti hanno concepito i patti territoriali come un'occasione per incassare un po' di quattrini e non come una possibilità di mettere in sinergia, con il famoso 2+2 = 5 e non 4, le forze in campo.
Ovviamente, ognuno si misura con le proprie posizioni di fondo.
L'opposizione dirà la sua; ci sono le elezioni vicine e, quindi, anche questa è oggetto di contesa dei vari schieramenti e gruppi che saranno in campo alle prossime elezioni regionali, banco di prova della forza e della capacità che ognuno ha di far emergere le proposte di politica industriale.
Si è lavorato in questo senso dalla fine degli anni '70 su strumenti di intervento, quindi sono passati quasi trent'anni, abbiamo capito tutto sappiamo tutto della strumentazione di cui deve essere dotata l'economia industriale e l'economia del lavoro. Adesso, è l'ora degli interventi; è l'ora del seguire le cose; è l'ora di cavalcare una politica e di sporcarsi le mani su quella; di lavorare concretamente; di rapportarsi con i fatti concreti e non solo con delle astrazioni. È finita, con questa approvazione, la fase statica: è il momento di predisporre gli strumenti che qualcuno poi utilizzerà nel sistema economico.
Ora, bisogna lavorare per farli utilizzare al meglio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera D'Onofrio; ne ha facoltà.



D'ONOFRIO Patrizia

Grazie, Presidente.
"Un testo importante su una questione importante", ha detto il Consigliere Moriconi; "un tema di quelli che contano", secondo il Consigliere Ronzani. L'importanza, però, si capisce sopratutto considerando la nostra delicata fase economica attuale - di cui già parlavano i Consiglieri Ronzani e Tapparo - che vede una tenuta del settore delle costruzioni e, per contro, l'aumento della competizione internazionale della concorrenza aggressiva, soprattutto da parte dei paesi a basso costo di produzione.
In questo contesto, il testo unificato scaturisce dalla volontà, della Regione, di porre un freno alla crisi e di migliorare il tessuto economico locale, contribuendo a quel processo tecnologico ed innovativo che l'economia della globalizzazione richiede.
Occorre sostenere lo sviluppo e la competitività del sistema produttivo piemontese, facendo leva su interventi strategici: la ricerca l'innovazione e il sostegno agli investimenti produttivi.
Questi sono il fine ed i mezzi previsti dal testo unificato.
E' indubbio, che sostenere investimenti per la ricerca permetterà alle imprese di innalzare i livelli qualitativi dei prodotti e, quindi, di contrastare la concorrenza dei paesi a bassi costi di produzione. Più in generale, la competitività del sistema delle imprese è al centro delle scelte di politica economica del Governo. Nel recente e travagliato accordo sul fisco, infatti, si prevedono, nel 2005, interventi per circa tre miliardi di euro, concentrati soprattutto sull'IRAP - che sarà ridotta soprattutto a beneficio delle piccole e medie imprese e cancellata sulla ricerca privata - e sul sostegno alla ricerca e all'Università.
Parallelamente, anche a livello governativo ci si sta occupando di questa manovra, soprattutto per raggirare gli ostacoli dei fondi strutturali europei, di cui parlava il Consigliere Ronzani. È quanto mai necessario che la Regione si adotti, proprio oggi, di un proprio strumento di politica industriale, i cui benefici potranno estendersi a tutto il sistema delle imprese, con ricadute positive sull'emergenza occupazionale.
Aggiungo, inoltre, che tutti i soggetti auditi hanno sottolineato l'urgenza dell'operatività di questo provvedimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Il Consigliere Ronzani ha già illustrato la posizione generale del nostro Gruppo sul provvedimento, del quale abbiamo contribuito nella discussione e nel lavoro della Commissione, quindi mi soffermo solo su alcune particolari questioni, in particolare riguardanti il rapporto fra il testo di legge che stiamo discutendo e approvando e la situazione concreta che si determina sia per quanto riguarda la congiuntura economico industriale, sia per la congiuntura politico-istituzionale.
Quindi, come già faceva rilevare il Consigliere Ronzani, vorrei considerare la questione riguardante il rapporto fra questo disegno di legge e la sua riorganizzazione nella forma di testo unico, rispetto alla questione dello sviluppo delle attività produttive e il complessivo assetto strutturale corrispondente, all'azione di governo e agli strumenti attraverso i quali la Regione Piemonte può esercitare la propria iniziativa.
Il fatto stesso che si discuta di questo testo contraddice la cultura gli indirizzi e lo spirito programmatico con il quale il vostro schieramento si era presentato alle elezioni regionali del 2000. Ricordo la polemica del Presidente Ghigo che, sostenuto peraltro da importanti e significativi ambienti industriali, era contro l'idea dello sviluppo dei distretti industriali e, addirittura, contro l'idea stessa di politica industriale. Questa parola sembrava un'invasione di campo per una cultura che pensava al mercato come l'unico quadro concettuale e operativo nel quale l'opzione politica potesse collocarsi, soprattutto nel quale potessero collocarsi le scelte di sviluppo.
Per quanto ci riguarda, il fatto che il quadro culturale impostato sia quello che ripropone il problema della politica industriale e di un'istituzione pubblica in grado di disegnare progetti e piani finalizzati anche senza nessuna pretesa dirigistica, a dare un ruolo di sostegno e di orientamento all'azione di sviluppo costituisce - già solo questo aspetto culturale - un fatto significativo.
Siamo in presenza di un documento che ha al centro il tentativo di razionalizzare e di valorizzare il ruolo delle politiche pubbliche tentativo mosso dalla consapevolezza che, in questa fase, sarebbe molto difficile per chiunque immaginare una prospettiva di sviluppo in assenza di un ruolo essenziale delle politiche pubbliche.
Tuttavia, questa cultura, della quale fortunatamente vengono meno le tracce nel documento che stiamo discutendo, la ritroviamo interamente quando si passa dall'esame di un documento di carattere sistematico, di una normativa sistematica come quella che stiamo considerando, alla valutazione della concreta azione politica che, giorno per giorno, l'amministrazione regionale svolge.
Non dico questo perché non voglio riconoscere all'Assessore Pichetto e al suo Assessorato un ruolo esercitato in tanti campi. In effetti, seguono una miriade di problemi molto importanti, cercando di contribuire, per quanto possibile, a trovare delle soluzioni. Non sto negando questo. Fra l'altro, siamo così pochi in Aula che penso sia inutile perdersi in esercitazioni propagandistiche.
Riconosco quindi quel ruolo, ma non vedo ciò che dovrebbe dare a quel ruolo il respiro che in questo progetto di legge sarebbe auspicabile, cioè l'idea di una politica che non ha solo una laboriosa e meritevole azione di riparazione, di piccola manutenzione sui diversi casi - azione molto spesso preziosa - bensì l'ambizione di orientare i processi e di intervenire sulle scelte più rilevanti.
La discussione che abbiamo svolto l'altro giorno in Commissione con il Presidente Ghigo era significativa del punto in cui siamo nella cultura politica-industriale. Quando ieri - scusatemi la battuta - sentivo il Presidente Ghigo che domandava all'Assessore Pichetto se la Thesis era costruita a Mirafiori o a Rivalta, ho capito che c'era qualche problema.
Il fatto che il Presidente della Regione non sappia che, già da alcuni anni, lo stabilimento di Rivalta è stato chiuso e che in quel luogo è stata spostata l'Avio (e che proprio per questo spostamento la Regione ha potuto acquistare un'area dove progetta di spostare il più grande ospedale di Torino) è, a mio parere, un problema. Ritengo piuttosto significativo che il Presidente della Regione non conoscesse questo piccolo particolare e che chiedesse a lei, Assessore Pichetto, se la Thesis fosse prodotta a Mirafiori o a Rivalta. Questo la dice lunga sul rapporto che c'è fra le leggi che noi discutiamo e la consapevolezza della situazione.
In particolare - ne abbiamo parlato ieri e lo ricordava anche il Consigliere Ronzani - c'è una questione di emergenza. Chiedo a lei Assessore Pichetto, e ai colleghi, di valutare l'opportunità, nel momento in cui si discute e, spero, si procede all'approvazione di questo disegno di legge, di accompagnare questo disegno di legge con degli ordini del giorno collegati, attraverso i quali assumere degli impegni più stringenti intorno alle questioni oggi più urgenti nella nostra Regione, quali la questione FIAT, di estrema drammaticità, ma anche altre situazioni, come quella del settore tessile.
E' una domanda che esprimo ed una possibilità che mi riservo quella di presentare, a conclusione di questa discussione e nel contesto dell'approvazione di questa legge, ordini del giorno collegati che affrontino i problemi legati alla congiuntura che stiamo discutendo.
La seconda questione, richiamata anche dal collega Ronzani, riguarda il rapporto tra questo testo unificato sulle attività produttive e la qualità di governo che voi proponete. Il Consigliere Ronzani ha parlato di come è stata ripartita la responsabilità politica della Giunta regionale su queste materie. Credo sia stata fatta in modo che neanche lei oserà pensare corrisponda - vedo il suo sorriso e lo interpreto come consenso - a quel tentativo di razionalità o, se non altro, di dare ordine, di dare una logica di insieme che non sia semplicemente quella della ripartizione dei posti fra i partiti e della responsabilità fra i partiti a un disegno programmatico. Siamo in presenza di un'attività di governo che, nella migliore delle ipotesi, possiamo sperare si svolga secondo elementi di casualità. Ma sperare che si tratti di casualità, è solo la migliore delle ipotesi, perché, purtroppo, non è così, perché non c'è solo un elemento casuale, ma c'è una ripartizione e un'idea di gestione politica che, in realtà, a tutt'altro risponde meno che agli obiettivi che, almeno in teoria, si sente di dover affermare.
Ma c'è ancora una terza questione, che riguarda gli strumenti.
Assessore Pichetto, su questo punto non abbiamo ancora presentato un emendamento; mi riservo eventualmente di farlo, ma vorrei prima ascoltare la sua opinione, nel corso della sua replica, a proposito di due questioni che vorrei sottoporre alla sua attenzione.
La prima riguarda la programmazione negoziata, che viene richiamata non ricordo, di preciso, in quale articolo - in un elenco di strumenti (fin qui le cose vanno bene, perché, come ricordava anche il collega Tapparo parliamo degli strumenti).
Noi abbiamo approvato, anche se per adesso solo in prima lettura, un testo di Statuto che istituisce, nella Regione Piemonte, il Consiglio regionale dell'economia e del lavoro: si immagina una nuova istituzione della Regione e del Consiglio regionale, che offra un quadro e attivi una regia dei processi di programmazione negoziata.
Non so come si possa riuscire a nominare - chiedo, a tal riguardo, un aiuto agli uffici - in una legge che dovremmo oggi approvare un'istituzione che ancora formalmente non è prevista. Però, se trovassimo il modo per richiamare in questa legge, nelle forme che saranno tecnicamente e giuridicamente possibili, quello che, dal punto di vista dell'innovazione, abbiamo cercato di fare, faremmo senz'altro una cosa positiva. Questo significherebbe dare alla questione della programmazione negoziata e delle concertazioni un rilievo istituzionale, e affrontare, in poche parole, un problema che qua è uno dei meno affrontati, nel tentativo di definire, nella sede istituzionale, il problema della governance, parola ancora difficile da tradurre in italiano.
Relativamente agli strumenti, però, esiste un ulteriore problema.
veramente difficile proporre una nuova fase di politiche pubbliche in materia di sviluppo, in questi anni e in quelli successivi, senza pensare ad una modifica o ad una riforma degli strumenti che tradizionalmente la Regione si è data per affrontare e per sostenere questi processi.
Mi riferisco, in particolare, ad un ente strumentale come Finpiemonte.
Se ad una legislazione come questa non si accompagnerà una proposta che adegui gli strumenti operativi di cui la Regione dispone alle necessità attuali e alle nuove competenze che abbiamo, rischieremo, anche in questo caso, di definire un quadro che non dispone degli strumenti necessari.
L'esempio che abbiamo, non è certamente positivo. Assessore, sa meglio di me che siamo in una situazione di crisi incipiente per una struttura come Finpiemonte, che è stata già oggetto di discussione: è un'istituzione che sta affrontando le condizioni più difficili che, nella sua storia questo ente abbia mai affrontato.
Sapete bene che ci troviamo in questa situazione. È una situazione che porta, oggi, un bilancio assolutamente negativo. Questo è avvenuto per delle responsabilità politiche, perché voi avete privato Finpiemonte delle scelte di gestione che potessero garantire una sua capacità di essere all'altezza dei compiti per i quali è stata costituita.
Vi è un'ulteriore questione, che continuo a richiamare ogni qualvolta trattiamo questo problema, e non mi stancherò mai di farlo: voi schieramento che si è presentato sotto le bandiere del liberismo e di una politica liberale, non siete in grado di portare qua una sola esperienza di dismissione di tante partecipazioni inutili che esistono solo per garantire posti nei Consigli di Amministrazione, delle quali, chi vorrà rilanciare sul serio una politica pubblica, dovrà rapidamente liberarsene.
Questo è un problema che, nel momento in cui si discute di un testo come questo, riproponiamo, perché sosteniamo quegli elementi di innovazione normativa che sono presenti in questo testo, ma richiamiamo altresì una coerenza fra queste scelte e i comportamenti e la gestione politica concreta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo.



MARENGO Pierluigi

Grazie, Presidente.
Non posso che ringraziare la Giunta regionale per una legge importante come questa.
Le leggi, in genere, hanno un principio e una fine. Questa è una legge che ha solo il principio. È una legge che apre - anche perché è recente l'apertura in materia alle Regioni - degli scenari nuovi. Ci porta, come Regione, a confrontarci con il sistema economico.
Chiaramente, è un passaggio importante e difficile; è un passaggio cui forse, non siamo pronti. La Giunta ha presentato un disegno di legge di speranza, un disegno di legge che contiene un po' tutto quello che pu essere fatto, un disegno di legge che tocca un po' tutte le problematiche e un po' tutti gli aspetti del sistema economico-produttivo piemontese (dico "piemontese" perché siamo in Piemonte, ma è applicabile a qualunque tipo di Regione).
una legge di speranza; è una legge molto ampia.
Io non sono convinto che gli obiettivi dell'articolo 2 siano perseguibili, è stato scritto tutto quanto poteva costituire un obiettivo.
Credo che nell'immediato e nel concreto si possa operare su obiettivi che partono dalla lettera A) e arrivano alla lettera P). Certamente era giusto operare in questo modo.
Sotto il profilo del sistema economico, certamente noi viviamo in una Regione a due velocità, ma una parte del territorio viaggia a una certa velocità. Se immaginassimo una strada a tre corsie, la Regione Piemonte sarebbe sicuramente sulla corsia di mezzo, spesso e volentieri sulla corsia in sorpasso, ma abbiamo una parte di territorio regionale che ha difficoltà a viaggiare sulla prima corsia. Una parte di territorio regionale in cui parlare di internazionalizzazione del sistema produttivo, di innovazione tecnologica suona molto strano, suona molto difficile e poco perseguibile: ed è la provincia di Torino, in particolare la città di Torino. Viviamo oggi nella nostra realtà cittadina, nella nostra realtà provinciale di Torino, una crisi senza precedenti, una crisi che ha origine negli anni '80; una crisi che non è stata gestita; una crisi a fronte di cui le istituzioni si sono piegate al volere di una famiglia: una crisi che ha ragioni oggettive, precise; una crisi davanti a cui il sindacato, tutti i sindacati, sono stati morbidi quando va bene, consenzienti il più delle volte, conniventi in alcuni casi.
Abbiamo una politica regionale, un sistema economico regionale che fortunatamente, è in grado di far fronte ai problemi di quelle 100, 120 mila persone che la crisi del colosso dell'auto ha scaricato sul sistema pubblico. E' in grado di far fronte utilizzando tutti i buchi della cinghia, è in grado di farne fronte stringendo quella cintura, è in grado di farne fronte penalizzando altre realtà produttive.
La città di Torino ha vissuto nel 2003, ultimo dato ufficiale (ovviamente, fino a marzo, non avremmo quello 2004), qualcosa come 51.450.000 ore di cassa integrazione, divise in circa 35 mila ore di cassa integrazione straordinaria e la rimanenza in ordinaria. La Provincia di Torino vive con realtà quasi esclusivamente cittadina, qualcosa come 70 mila posizioni in mobilità, di cui non più di 34 mila godenti ancora del contributo di mobilità. Il sistema economico registra in provincia di Torino il 6% della disoccupazione, su 440 mila persone capaci al lavoro.
Ricordo che oltre 25 mila persone, pur essendo formalmente inserite nel ciclo produttivo, sono in realtà fuori dallo stesso (basta dividere i 51 milioni, circa, per 2070 che sono le ore annuali di un tempo pieno, e noi ricaviamo che abbiamo 25 mila persone che, pur avendo goduto fortunatamente, di una capacità economica, sono fuori dal ciclo produttivo). Se noi sommiamo quel 6% di disoccupati, a quelle 25 mila persone fuori dal ciclo produttivo, più le 70 mila persone, circa, in mobilità, arriviamo a totalizzare un dato per cui la realtà torinese è pari a quella di Palermo o di Catania, che sicuramente non sono un esempio luminoso. Fortuna vuole che il sistema piemontese, fuori dalla provincia di Torino, registra una media del 2,4% di disoccupazione, ed è quasi estranea alla cassa integrazione, quasi estranea alla mobilità, che ci permette di essere ottimisti e fiduciosi.
Noi dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo muoverci e questa legge è lo strumento per farlo. Non esaminerò i vari articoli, sarebbe un errore questa è una legge di speranza, è una legge che prevede ogni più ampia possibilità di movimento su un sistema di cui nessuno ha ricette in oggi.
Questa legge per tre quarti è fatta per Torino e forse per un quarto per il resto del Piemonte. E' bene che arrivi questa norma, specialmente laddove noi apprendiamo dai giornali che il Comune di Torino, da solo, senza interpellare le istituzioni, nella sua piccolezza (su questi problemi un comune, per quanto grosso sia, è un microbo rispetto ad un sistema economico che è sempre più figlio del globo, è sempre meno di un territorio) sta "ragionando" escludendo le altre istituzioni. Anzi, parole dell'Assessore Tom Dealessandri: "Prima risolviamo il problema, quando avremmo le idee chiare, vi chiameremo". Questa è la frase pronunciata ieri sera alla Circoscrizione n. 10 dall'Assessore Tom Dealessandri. Ripeto, la risposta del Comune di Torino è stata: "Quando avremo le idee chiare su Mirafiori, sarà quello il momento di coinvolgere gli altri livelli istituzionali". Il Comune crede, nella sua piccolezza, di poter affrontare un problema enorme qual è quello di Mirafiori, senza costituire tavoli di confronto che sono organizzati non per il problema della ricollocazione per la riconversione, o per lo studio di un sistema industriale, ma per studiare quelli che possono essere gli ammortizzatori sociali per far fronte ad un problema che un certo sistema industriale, colluso con un certo sistema politico, ha creato un territorio. Al di fuori di questi tavoli, il Comune crede di poter fare da solo. Personalmente, credo che addirittura sia piccola la Regione, per affrontare il problema. Addirittura la Regione deve essere ritenuta un ente troppo piccolo per affrontare problemi di questa natura.
In questa logica, ben venga la legge, perché consentirà, ad un'istituzione importante quale la Regione, di affrontare su una problematica che riguarda, nel caso più ottimistico, i 4/5 di Mirafiori e nel caso più pessimistico, i 10/10 di Mirafiori. Non sappiamo se FIAT manterrà, su quell'area, una fettina produttiva con l'insegna "Fabbrica Italiana Automobili Torino". Non lo sappiamo e non c'è dato sapere perch noi da FIAT siamo abituati a ricevere le comunicazioni di dismissioni accompagnate da dichiarazioni di tranquillità assoluta.
Le istituzioni sono snobbate dal colosso dell'auto e siamo sempre a gestire i problemi che il colosso dell'auto ci scarica. Credo che il Presidente Ghigo, come il Sindaco Chiamparino, come il Presidente Saitta al mattino legga i giornali per sapere ciò che FIAT ha deciso di fare.
Questa, purtroppo, è la realtà. E allora, attraverso questa legge, la maggiore istituzione del territorio - la Regione - avrà la possibilità di decidere per quell'area, che non è importante per la sua estensione, per gli insediamenti che ha ospitato o per quanto può incidere sullo sviluppo ma che è importante per la simbologia di un sistema industriale, presente a Torino dal 1934, e che negli anni '60 è diventato uno dei più importanti in Italia. Ebbene, credo che l'Assessore di competenza - certamente non è l'Assessore di competenza di questa Giunta, perché questa legge darà i suoi effetti a tempi medi, per non dire lunghi, quindi sarà l'Assessore di competenza della prossima Giunta, di centrodestra o di centrosinistra - ha bisogno di una legge come questa per poter operare a 360 gradi.
un problema troppo grosso per limitarlo a tavoli e a iniziative estemporanee. Serve uno strumento legislativo.
In sostanza, quindi, grazie per questa proposta di legge.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore Pichetto per la replica.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Grazie, Presidente e grazie colleghi.
Gli interventi, al di là di alcune richieste di puntualizzazione mettono già in luce il percorso di questa norma che, di fatto, parte dalla considerazione che, con la modifica del Titolo V, abbiamo una nuova struttura costituzionale. Vi è la necessità di adeguare la norme regionali ad un mutato quadro di competenze della Regione stessa; di realizzare uno strumento che unificasse i provvedimenti presenti, di cui questa Regione si era dotata (molte anche di ottimo livello) nei vari anni; di creare uno strumento snello e valido. Mi rifaccio ad alcuni interventi: "Questo è lo strumento, ma poi è necessario l'utilizzo dello stesso".
Questa è una norma che ci permette di agire con tempestività, in un percorso di ricerca di quello che deve essere lo sviluppo per mantenere alto il livello di benessere del nostro territorio; uno sviluppo sostenibile, collega Moriconi; uno sviluppo che vada verso un modello di attività produttiva (parliamo di industria, ma dovremmo tenere il termine più generale) compatibile con l'Europa di oggi, con i principi e con le sensibilità maturate nei vari anni, a livello di coscienza e di rapporto con i grandi temi di carattere ambientale. Ho apprezzato particolarmente i suoi richiami, Consigliere Moriconi, ma ricordo anche che nei dibattiti in Commissione, dove abbiamo discusso di aree ecologicamente compatibili abbiamo sviluppato la possibilità di riuscire a creare un equilibrio, senza impedire la produzione materiale dei beni che, tante volte, deve trovare la propria allocazione territoriale.
Possiamo fare una valutazione sulla qualità di produzione e sui meccanismi dell'intervento del ruolo pubblico. Certamente, questo è lo strumento che consente un ruolo all'intervento pubblico.
Il collega Tapparo ricordava la divisione tra keynesiani e monetaristi.
Via Keynes, via Milton Friedman, si tratterrà, con i cambiamenti che stiamo vivendo e con la velocità con cui si muovono, di trovare il giusto equilibrio tra l'economia di mercato sostenuta da Milton Friedman e dai monetaristi, tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, e il classico dell'economia keynesiana.
Con un richiamo politico, non potrei allontanarmi da questo ruolo di integrazione e di promozione, nel senso che il soggetto pubblico deve svolgere interventi anche sull'economia privata. Si tratta di un ruolo che in questo Paese ha visto un legame tra destra e sinistra, dovuto ad un percorso storico del secolo passato.
Qualche tempo fa leggevo di come gli Stati Uniti e Roosvelt appoggiassero e vedessero di buon occhio il governo di Mussolini in Italia in quanto - osservava Roosvelt - svolgeva una politica marcatamente di impegno pubblico sull'economia; quindi una politica altamente sociale. Mi è venuto in mente ascoltando l'intervento del collega Marcenaro.
Ciò che dobbiamo perseguire deve essere lo strumento - peraltro, una legge approvata a fine legislatura, mi auguro e spero di esserne gestore anche in futuro, o almeno qualcuno appartenente alla mia coalizione - che lasciamo alla prossima legislatura e che deve veramente essere visto in integrazione con il Testo Unico sull'artigianato, con la legge quadro sul commercio e la nuova legge sulla formazione professionale, che va ad inserirsi in un nuovo quadro, al di là delle condivisioni politiche dell'integrazione tra formazione ed istruzione, e quindi creare un tutt'uno fra le azioni pubbliche di intervento.
Questo è il percorso e l'obiettivo che si è data la Giunta, ma che si è data anche la Commissione, che ringrazio per la partecipazione e per il ruolo attivo che ha avuto nel portare questo testo affinato in Aula e anche mediato sull'Aula.
Sulla governance che dovrà reggere, rinviando alla prossima legislatura, non mi esprimo; sono parte di una governance, quindi non posso esprimere considerazioni di merito. Auguriamoci che modelli diversi e più efficaci possano essere trovati nel futuro nella prossima legislatura.
Un tema però devo affrontarlo, in quanto c'è una richiesta specifica del collega Marcenaro, che riguardava il richiamo alla l.r. n. 44/2000, che verrebbe superata dal nuovo Statuto.
Questo è un tema che ci siamo posti, ma il nuovo Statuto interverrà come Consiglio dell'economia e del lavoro e saranno diverse le norme regionali sulle quali bisognerà intervenire e togliere i vari comitati di attività produttive, piuttosto che altre denominazioni.
L'attuazione dello Statuto dovrà operare un restyling delle varie norme, richiamando correttamente al nuovo organo che dovrà essere investito degli eventuali pareri. Certamente legiferando oggi, dobbiamo attenerci a ciò che c'è, e sarebbe scorretto - e probabilmente illegittimo - andare a fare riferimenti ad un qualcosa che non c'è ancora in questo momento, in quanto il nuovo Statuto non è ancora approvato. Questa è la questione che è stata affrontata e tale rimane.
Sul tema delle osservazioni sull'integrazione su un disegno anche con altri settori, quali le partecipate, certamente ci può essere un ragionamento in un dibattito e sono considerazioni che possono essere discusse. Io non ho la delega alle partecipate e non entro nel merito, per vanno sulle opinioni che possiamo dare.
Con questo raccomando di procedere all'approvazione della norma e confido che il Consiglio provveda stasera all'approvazione. Ci sono alcuni emendamenti che vedremo articolo per articolo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito generale.
Passiamo all'esame dell'articolato e degli emendamenti ad esso proposti ARTICOLO 1 Indìco la votazione nominale sull'articolo 1, come richiesto dal Consigliere Marcenaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato Sì 35 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 2.1 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Pichetto Fratin: all'articolo 2 aggiungere la seguente lettera q): "q) la promozione della politica culturale dell'impresa attraverso la creazione di modelli museali e di archivio per finalità di studio valorizzazione, educazione e formazione." Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 2.1, come richiesto dal Consigliere Marcenaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SI' 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Non essendoci interventi, indìco la votazione nominale sull'articolo 2 così emendato, come richiesto dal Consigliere Marcenaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato Sì 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione nominale sull'articolo 3, come richiesto dal Consigliere Marcenaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato Sì 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione nominale sull'articolo 4, come richiesto dal Consigliere Marcenaro ed altri, nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato Sì 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione nominale sull'articolo 5, come richiesto dal Consigliere Marcenaro ed altri, nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato Sì 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Emendamento rubricato n. 2 presentato dai Consiglieri Ronzani, Suino Placido e Muliere: Emendamento interamente sostitutivo L'articolo 6 è così riformulato: "Art. 6 (Programmazione degli strumenti di intervento) 1. Nell'ambito delle risorse previste dalla legge finanziaria e sulla base degli indirizzi in materia di sviluppo delle attività produttive formulati dal Consiglio, contenuti nel Documento di programmazione economico finanziaria e negli altri strumenti di programmazione previsti ai sensi di legge, la Giunta regionale adotta, con riferimento a tutti gli ambiti economico-produttivi interessati, un programma pluriennale d'intervento che indica gli strumenti da attivare nel periodo di riferimento e quantifica le relative risorse finanziarie.
2. Il programma pluriennale di intervento è adottato dalla Giunta regionale, previo parere del Comitato per le attività produttive di cui all'articolo 19 comma 2, legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 di attuazione del decreto legislativo 112/98, e trasmesso al Consiglio regionale per la sua approvazione.
3. Il programma pluriennale d'intervento è aggiornato in relazione alle mutate esigenze del quadro economico regionale con le stesse modalità previste dal comma 2." Ha chiesto la parola l'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Ho visto l'emendamento e devo dire che l'oggetto di fatto è il parere sul programma pluriennale.
L'emendamento chiede che il parere sia del Consiglio regionale e non della Commissione. Nulla da eccepire sull'alta valenza di questo parere perché giustamente dovrebbe essere il Consiglio regionale, ma uno dei temi che abbiamo di fronte è quello di riuscire a rispondere in tempi adeguati.
Non sempre l'assemblea, forse impegnata in temi molto più importanti, è nelle condizioni di poter esprimere tempestivamente i pareri sui programmi.
Quindi, chiederei ai colleghi se possiamo mettere un parere vincolante della Commissione.
Abbiamo tentato una riformulazione, e il comma 2 diventerebbe: "Il programma pluriennale dell'intervento, prima dell'adozione, è sottoposto al parere del Comitato attività produttive, di cui... e al parere vincolante della Commissione consiliare competente, che si esprime inderogabilmente entro trenta giorni dal ricevimento della richiesta".
Inoltre: "Il Programma pluriennale di intervento è aggiornato in relazione alle mutate esigenze, al quadro economico regionale con le stesse procedure di cui all'articolo 2".
Si cerca in questo modo di fare virtù della condizione in cui si opera a livello di Consiglio regionale, pur comprendendo le ragioni. Per me per l'alta valenza dovrebbe essere il Consiglio, ma operativamente anche i tempi non sempre riescono a conciliare su tutto questo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 2 è riformulato dall'Assessore Pichetto Fratin nel seguente modo: emendamento rubricato n. 3: "Art. 6 (Programmazione degli strumenti di intervento) 1. Nell'ambito delle risorse previste dalla legge finanziaria e sulla base degli indirizzi in materia di sviluppo delle attività produttive formulati dal Consiglio, contenuti nel Documento di programmazione economico finanziaria e negli altri strumenti di programmazione previsti ai sensi di legge, la Giunta regionale adotta, con riferimento a tutti gli ambiti economico-produttivi interessati, un programma pluriennale d'intervento che indica gli strumenti da attivare nel periodo di riferimento e quantifica le relative risorse finanziarie.
2. Il programma pluriennale di intervento, prima dell'adozione, è sottoposto al parere del Comitato per le attività produttive di cui all'articolo 19 comma 2, legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 di attuazione del decreto legislativo 112/1998, e al parere vincolante della Commissione consiliare competente che si esprimono inderogabilmente entro trenta giorni dal ricevimento della richiesta.
3. Il programma pluriennale d'intervento è aggiornato in relazione alle mutate esigenze del quadro economico regionale, con le stesse procedure previste ai commi 1 e 2." La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

La questione su come riportare nell'ambito del Consiglio regionale le decisioni in materia di Piano pluriennale è una discussione che ci ha impegnato molto in Commissione.
Confermo, intanto, che riteniamo singolare che un Consiglio regionale che discute di questioni molto meno importanti, non trovi il tempo per discutere del Piano pluriennale. Infatti, è già capitato, in questi anni che i colleghi abbiano dovuto partecipare a discussioni legittime e sacrosante che hanno riguardato però aspetti marginali della politica regionale.
Questo, francamente, è un problema di volontà politica. Dopo la riforma dello Statuto e del Regolamento, immaginavo un Consiglio regionale - così come dovrebbe essere - che si riservasse una discussione di merito sulla politica industriale e questa, francamente, ritengo sia una di quelle.
Quindi, pur considerando le obiezioni che sono state fatte in Commissione, ritengo che dovremmo concentrarci sull'importanza di un Consiglio che riserva le discussioni d'Aula ai grandi temi di indirizzo (la politica industriale è uno di questi). Per questo, mi permetto di dire che questa sarebbe la via maestra: un Consiglio regionale che dedica una o due sedute alla politica industriale. Quindi, nel nostro caso, che dedichi una o due sedute alla discussione sugli indirizzi del Programma pluriennale.
La proposta dell'Assessore Pichetto è una proposta di compromesso e tiene conto del fatto che molte volte è difficile organizzare questa discussione in tempi necessari. In ogni caso, è evidente che quando discutiamo di interventi di politica industriale e di Piani pluriennali anche i tempi hanno un'efficacia diretta sulla nostra discussione e che quindi sia importante tener conto anche dell'esigenza che il Piano venga discusso entro centri termini, ovviamente, dal Consiglio regionale.
Mi domando se la formulazione dell'Assessore Pichetto non potesse essere trasferita sul Consiglio regionale. L'Assessore Pichetto ha detto che il parere vincolante della Commissione va espresso entro sessanta giorni, ma mi domando perché non si è previsto che questo termine potesse riguardare il termine entro il quale si pronuncia il Consiglio regionale.
Una soluzione migliore potrebbe essere questa: stabilire che sia il Consiglio a pronunciarsi nei sessanta giorni.
A suo tempo, mi era stato detto - ma al riguardo mi rimetto ai pareri e alle votazioni degli uffici - che questo termine non poteva essere indicato in una legge. Perfetto, prendo atto che questo termine non può essere fissato. Resta il fatto che noi lo riteniamo più giusto, in quanto valorizzerebbe di più la funzione di indirizzo del Consiglio regionale, per quanto riguarda la discussione sul Piano pluriennale.
Ritiriamo il nostro emendamento e ci asteniamo sull'emendamento che presenta l'Assessore Pichetto Fratin.



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 2 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Avevamo già discusso di questa questione in Commissione, anche perch il Consigliere Ronzani l'aveva posta in termini molto precisi e condivisibili. L'unico aspetto che ci aveva impedito di trovare la soluzione prospettata dal collega Ronzani era quello relativo alla tempistica, cioè di scongiurare i tempi biblici del Consiglio regionale.
Infatti, era stato detto che non era proponibile inserire un vincolo di tempo al Consiglio regionale perché era un intervento che si sarebbe dovuto fare in sede di Regolamento e non in sede di disegno di legge.
Vorrei essere tranquillizzato sull'emendamento proposto dall'Assessore Pichetto. Lo condivido, perché ci consente di risolvere il problema nella direzione auspicata dal collega Ronzani.
Pongo all'Assessore Pichetto questa domanda: se vado a scrivere "parere vincolante", nel momento in cui la Commissione non rispetta i trenta giorni, devo comunque ottenere il parere della Commissione. Se dico che necessita il parere della Commissione entro trenta giorni, nel momento in cui la Commissione non dovesse esprimere il parere, la Giunta procede. In questo modo vanifico il contenuto e lo scopo dell'emendamento. Perché se il parere è comunque vincolante e la Commissione non rispetta il termine dei trenta giorni, la Giunta è comunque vincolata, quindi i trenta giorni diventano sessanta e poi novanta.
Auspico che noi si vinca ancora le elezioni, ma siccome qualche vizietto lo abbiamo, potrebbe anche darsi che non succeda. Come dice qualcuno, conosco i miei "polli", quindi vorrei essere sufficientemente tranquillizzato.
Quindi, direi che potremmo scrivere che il parere della Commissione deve essere espresso entro trenta o sessanta giorni. A meno che i colleghi avvocati, presenti in Consiglio, mi tranquillizzino sotto quest'aspetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Intervengo per dialogare con il collega Valvo in maniera costruttiva.
Non torno sulle argomentazioni che riguardano il pronunciarsi del Consiglio nei sessanta giorni, ma quanto meno per garantirci che ci sia un momento nel quale il Consiglio, attraverso un'articolazione che la Commissione competente, dica la sua. Penso che l'emendamento dell'Assessore Pichetto sia un punto di compromesso ragionevole.
Consigliere Valvo, se, nel Consiglio regionale di questa legislatura e della prossima, la VII Commissione non ritenesse di dover trovare entro sessanta giorni il tempo per discutere di politica industriale, può andare a casa. Quale che sia la maggioranza che governerà questa Regione, non pu fare altro.



PRESIDENTE

Consigliere Ronzani, lei conferma il ritiro dell'emendamento rubricato n. 2? Grazie.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3, che introduce il nuovo articolo 6.
Il Consiglio approva.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

ARTICOLO 7 Indìco la votazione nominale sull'articolo 7, nel testo originario, come richiesto dal Consigliere Marcenaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 Consiglieri hanno votato Sì 30 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione nominale sull'articolo 8, nel testo originario, come richiesto dal Consigliere Marinaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 Consiglieri hanno votato Sì 32 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione nominale sull'articolo 9, nel testo originario, come richiesto dal Consigliere Marinaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 Consiglieri hanno votato Sì 31 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione nominale sull'articolo 10, nel testo originario, come richiesto dal Consigliere Marinaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 Consiglieri hanno votato SI' 31 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Indìco la votazione nominale sull'articolo 11, nel testo originario, come richiesto dal Consigliere Marinaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 Consiglieri hanno votato Sì 33 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Indìco la votazione nominale sull'articolo 12, nel testo originario, come richiesto dal Consigliere Marinaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 Consiglieri hanno votato Sì 33 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione nominale sull'articolo 13, nel testo originario, come richiesto dal Consigliere Marinaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 Consiglieri hanno votato Sì 33 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Indìco la votazione nominale sull'articolo 14, nel testo originario, come richiesto dal Consigliere Marinaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 Consiglieri hanno votato Sì 33 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 15 Indìco la votazione nominale sull'articolo 15 nel testo originario, come richiesto dal Consigliere Marinaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 Consiglieri hanno votato Sì 33 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 16 Indìco la votazione nominale sull'articolo 16, nel testo originario, come richiesto dal Consigliere Marinaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 Consiglieri hanno votato Sì 33 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 17 Indìco la votazione nominale sull'articolo 17, nel testo originario, come richiesto dal Consigliere Marinaro ed altri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 Consiglieri hanno votato Sì 33 Consiglieri Il Consiglio approva.
Prima dell'approvazione dell'intero testo di legge, procediamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Ci accingiamo ad approvare una buona legge, cui abbiamo contribuito.
Vorrei soltanto far rilevare ai colleghi che è stato determinante il voto dei Gruppi di opposizione, tra cui quello dei DS: questo significa che è un Gruppo che partecipa costruttivamente alle discussioni e contribuisce a fare delle buone leggi per la nostra Regione.
La legge, però, Assessore Pichetto, è soltanto uno strumento: abbiamo quindi, un buon strumento a disposizione, ma dobbiamo saperlo utilizzare. E per fare questo occorrono tre condizioni: insistiamo sul fatto che questa legge, che disegna una politica industriale unitaria, richiederebbe una riorganizzazione degli assetti di Giunta, perché non ha senso immaginare che questa buona legge, che disegna una politica industriale unitaria venga gestita e governata da sette Assessorati diversi. In secondo luogo questa legge va finanziata adeguatamente. Vi sfidiamo, sulla legge finanziaria, a prevedere risorse aggiuntive regionali per finanziarla adeguatamente. Infine, questa legge richiede una forte volontà politica e una Giunta che diventi attore politico per governare la crisi e per affrontare i problemi che sono sul tappeto. Grazie.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 Consiglieri hanno votato SÌ 31 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Questioni internazionali

Iscrizione ed esame all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 955 presentato dai Consiglieri Moriconi, Leo, Costa Rosa Anna, Muliere, Mellano, Dutto Galasso, Caracciolo e Tapparo inerente a "Carovana per Beslan"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 955 presentato dai Consiglieri Moriconi, Leo, Costa Rosa Anna, Muliere, Mellano, Dutto Galasso, Caracciolo e Tapparo, inerente a "Carovana per Beslan"



(L'Aula, all'unanimità acconsente all'iscrizione)



PRESIDENTE

Indìco ora la votazione palese sull'ordine del giorno n. 955, il cui testo recita:



PRESIDENTE

"Premesso che l'Europa che si sta costruendo in questi tempi è un eccezionale banco di prova per la capacità nostra di riappropriarci della politica. L'Europa che vogliamo è l'Europa che riconosce come sue radici più profonde quelle della lotta ai sistemi autoritari e totalitari.
l'Europa che scommette sui diritti umani, sulla democrazia, sul pluralismo, sulla tolleranza, sulla mitezza, sulla giustizia, anche sociale, e sul ripudio della guerra come strumento risolutivo delle controversie internazionali.
L'Europa che è necessaria è quella che ricopre le proprie origini, di comunità politica e istituzionale finalizzata innanzitutto ad impedire dopo secoli di tragedie, la guerra fra popoli europei.
Considerato che i recenti tragici fatti di Beslan, la tragedia che dal 1994 sconvolge la Cecenia, la destabilizzazione di altre piccole repubbliche caucasiche, caratterizzate da insanabili conflitti tra etnie, culture e religioni diverse, pongono all'Europa un imperativo morale e politico, cui non potrà comunque sottrarsi allorché questi saranno i suoi confini più prossimi, dopo l'ingresso di Bulgaria e Romania.
Venuti a conoscenza che il 13 dicembre partirà da Torino una carovana di giovani per portare alle popolazioni di quelle terre sfortunate la solidarietà ed un aiuto consistente in materiale sanitario e di prima necessità impegnano il Presidente della Giunta e del Consiglio a sostenere l'iniziativa, favorendo il bisogno di dialogo e di speranza drammaticamente sentito da milioni di esclusi dentro i nostri confini, e promuovendo la restituzione alla politica degli strumenti e degli spazi che le sono stati sottratti dalla contrapposizione tra guerra e terrorismo".



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Iscrizione ed esame ordine del giorno n. 954 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea, Moriconi, Manica, Caracciolo, Giordano, Di Benedetto Tapparo, Cattaneo, Botta M., Rossi O. Vaglio, Palma, Tarocco, Mercurio Deorsola e Angeleri, inerente a "Pubblicità su stampa nazionale"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 954 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea, Moriconi, Manica, Caracciolo, Giordano, Di Benedetto Tapparo, Cattaneo, Botta M., Rossi O. Vaglio, Palma, Tarocco, Mercurio Deorsola e Angeleri, inerente a "Pubblicità su stampa nazionale".



(L'Aula, all'unanimità acconsente all'iscrizione)



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese dell'ordine del giorno n. 954, il cui testo recita:



PRESIDENTE

"Il Consiglio regionale Vista la pagina pubblicitaria "Programma informazione e prevenzione" sui problemi dell'obesità, pubblicata sulla stampa nazionale e alla quale partecipa la Regione Piemonte osservato che nella pubblicità compare la fotografia di un bambino perfettamente riconoscibile nelle sue sembianze, in atto di mangiare seduto davanti alla Tv ritenendo incivile e lesivo della persona lo sfruttamento dell'immagine del bambino chiunque esso sia e in qualunque parte del mondo soggiorni necessario un intervento a tutela della dignità e della personalità e diritto alla riservatezza del bambino in particolare sulle sue condizioni fisiche impegna il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi affinché venga stralciata la figura del bambino dalla pubblicità collegata al testo".



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Presidi privati di diagnosi e cura

Iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 949 presentato dai Consiglieri Angeleri, Botta Marco, Caramella, Gallarini e Taricco, inerente a "Autorizzazione al funzionamento e possesso dei requisiti strutturali delle RAF e RSA"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 949 inerente a "Autorizzazione al funzionamento e possesso dei requisiti strutturali delle RAF e RSA" presentato dai Consiglieri Angeleri, Botta Marco, Caramella Gallarini e Taricco.



(L'Aula, all'unanimità acconsente all'iscrizione)



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18.27)



< torna indietro