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Dettaglio seduta n.500 del 09/11/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(La seduta ha inizio alle ore 11.36)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Varie

Saluto ai docenti e studenti della Scuola Elementare "Re Umberto I" di Torino


PRESIDENTE

Vorrei rivolgere un cordiale saluto ai docenti e agli alunni della Scuola Elementare "Re Umberto I" di Torino, cui auguro una buona giornata e una piacevole visita presso il Palazzo Lascaris.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Pozzo.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g. "Approvazione verbali precedenti sedute" comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 22 e 30 luglio 2004 e 2, 3 e 4 agosto 2004; se non vi sono osservazioni, si intendono approvati.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni - Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla convocazione della Giunta delle elezioni e all'esame del disegno di legge n. 658


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano, che interviene sull'ordine dei lavori.



MELLANO Bruno

Come Presidente della Giunta delle elezioni, vorrei comunicare a lei Presidente di turno, all'Ufficio di Presidenza e ai Capigruppo, che la Giunta delle elezioni, ormai una settimana fa, ha esaurito il lungo e travagliato iter d'analisi e di proposta all'Aula per la convalida o meno di un Consigliere che tuttora siede in questa Assemblea.
Siccome ho a mie mani un calendario di ben sette convocazioni del Consiglio regionale - sottolineo sette convocazioni - e non vedo iscritto tale punto all'ordine del giorno, vorrei farne causa di una richiesta di chiarimento all'Ufficio di Presidenza, e di un problema ai Capigruppo.
Grazie.



PRESIDENTE

Sarà mia premura, in occasione della prima riunione dell'Ufficio di Presidenza, sottoporre la questione testé illustrata.
Chiederò anche le opinioni nell'apposita Conferenza dei Capigruppo, o meglio, lo farà il Presidente, che avrà il compito di registrare la volontà di iscrivere il punto all'ordine del giorno come integrazione rispetto a quelli già esistenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi, sempre sull'ordine dei lavori.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Sempre sull'ordine dei lavori, vorrei sottoporvi due questioni.
La prima è quella sollevata dal Presidente della Commissione Giunta delle elezioni, Consigliere Mellano.
Presidente, la pregherei di non sottovalutare la richiesta del collega.
Questa osservazione le proviene da persona che ha parecchio da dire sulle condizioni ambientali in cui questa vicenda si è svolta anche all'interno della Commissione Giunta delle elezioni.
Non entrerò nel merito, perché l'ho già fatto in Commissione e lo far in Aula. Sono intervenuto soltanto per non lasciare solitario il collega Mellano nel sollecitare una vicenda che, come avrò modo di dire, non mi sembra tra le migliori che questo Consiglio abbia vissuto.
Ma veniamo alla seconda questione riguardante l'ordine dei lavori.
Lei ha annunciato l'esame del disegno di legge n. 658: bene, finalmente arriva in Aula.
Per discutere questo disegno di legge - lei sa che ci sono tempi molto stretti - a mio modo di vedere è indispensabile la presenza del Presidente Ghigo. È indispensabile, perché si tratta di una legge approvata dalla Giunta del Presidente Ghigo.
Allora, senza il Presidente Ghigo, penso che non si possa fare alcun discorso. Il provvedimento è della Giunta: oggi è consegnato al Consiglio in altra versione e avrei la necessità - ma penso di intervenire anche in nome di altri colleghi - che sin dall'inizio sia presente l'interlocutore principale di questo provvedimento, che è il Presidente Ghigo. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo, sull'ordine dei lavori.



CATTANEO Valerio

Sono di parere diametralmente opposto rispetto a quello del Consigliere Chiezzi.
vero che questo provvedimento è stato parzialmente modificato dalla Commissione, peraltro con un voto democratico, così com'è previsto da un Regolamento, e nella piena sovranità dell'organismo del Consiglio regionale, appunto la II Commissione, ma era presente, in Commissione l'Assessore titolare del provvedimento, Franco Maria Botta, ed è presente anche oggi in Aula.
La Giunta regionale, in quell'occasione, sia per iniziativa propria sia esprimendo il parere favorevole del Governo regionale a iniziative dei singoli Commissari di quella Commissione, ha sempre espresso parere favorevole.
Ricordo a tutti che la Giunta è un Governo regionale, pertanto è un organismo collettivo. Gli Assessori sono depositari di deleghe e, quindi sono titolari e rappresentanti dell'organismo collettivo in sede consiliare delle deleghe a loro assegnate e dei provvedimenti portati da loro in sede di Giunta regionale.
Non escludo, peraltro, che il Presidente possa anche partecipare ai nostri lavori nella giornata odierna. Ma dire che deve essere in Aula sin dall'inizio perché è l'unico interlocutore del provvedimento, dal mio punto di vista è, come sempre, strumentale: se si vuole impedire l'approvazione di una buona legge in Consiglio regionale con l'attività ostruzionistica del collega Chiezzi e si vuole mantenere la legislazione nazionale, lo si dica subito: noi intendiamo certamente impegnarci, magari anche con difficoltà che potranno emergere nel corso del dibattito, e fare di tutto per approvare un disegno di legge attraverso un confronto e nella piena libertà delle iniziative del singolo Consigliere e della Giunta regionale che oggi è presente nella persona dell'Assessore Botta, che è titolare del provvedimento e che la rappresenta a pieno titolo.



PRESIDENTE

Rilevo, peraltro, che la Commissione ha licenziato il provvedimento a maggioranza e lo ha rimesso all'Aula.
In Aula, poiché è iscritto all'ordine del giorno dei nostri lavori ed è presente l'Assessore competente, possiamo iniziare con la relazione dell'Assessore Franco Maria Botta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Intervengo sull'ordine dei lavori e per fatto personale.



CHIEZZI Giuseppe

CATTANEO Valerio (fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

Sull'ordine dei lavori o per fatto personale?



CHIEZZI Giuseppe

Su entrambe le questioni, cioè sia sull'ordine dei lavori che per fatto personale.



CHIEZZI Giuseppe

CATTANEO Valerio (fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

Ma sull'ordine dei lavori...



CHIEZZI Giuseppe

Sarà il Presidente a giudicare: il Presidente di questa Assemblea è il Consigliere Cattaneo? Se è così, me lo dica e mi rivolgerò al Consigliere Cattaneo. Se invece è lei, mi rivolgerò a lei.
Ho chiesto di intervenire per fatto personale e sull'ordine dei lavori.
Per quanto concerne il fatto personale, l'illazione che la mia richiesta abbia per obiettivo una qualche sorta di ostruzionismo è veramente ridicola. È una richiesta che ha tutt'altro segno: l'ostruzionismo, finora, lo ha fatto Forza Italia.
Il provvedimento giunge in Aula solo ora grazie all'ostruzionismo di alcuni componenti di Forza Italia. Nella penultima riunione di Commissione su proposta dell'Assessore Botta di andare immediatamente in Aula, ho votato a favore e mi sono espresso in tal senso. I Consiglieri di Forza Italia hanno respinto la proposta dell'Assessore Botta: quindi non mescoliamo il gioco delle carte, caro collega Cattaneo: le tre carte si fanno in altra sede! Spero, poi, che interverrà anche lei per fatto personale, così proseguiamo in questo modo per un po'.
Quindi l'ostruzionismo se lo tenga per sé e a casa del suo Gruppo.
La richiesta della presenza, sin dall'inizio, del Presidente Ghigo, va in direzione opposta: va nella direzione di poter far capire al Presidente Ghigo quali sono veramente le forze che ostruiscono questo percorso di legge e quali sono le forze che, viceversa, chiedono al Presidente della Regione di assumersi in pieno le sue responsabilità su una legge che ha presentato in Consiglio regionale. Grazie.



PRESIDENTE

La sua richiesta, collega Chiezzi, a mio malgrado non è soddisfabile in quanto il Presidente Ghigo al momento non risulta essere presente, ma in congedo. Tuttavia, da quanto mi comunicano, dovrebbe arrivare nel corso dei nostri lavori, quindi in piena discussione rispetto al provvedimento.
La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
La questione posta dal collega Chiezzi non va sottovalutata innanzitutto perché il disegno di legge che stiamo discutendo è estremamente importante e molto delicato; inoltre, perché in Commissione è arrivato un disegno di legge - naturalmente approvato dalla Giunta - ma quello che oggi discutiamo in aula è totalmente diverso.
Sarebbe opportuno che il Presidente della Giunta regionale fosse presente in aula sin dall'inizio, su una questione così importante e delicata, perché abbiamo bisogno di risposte e di conoscere, non solo l'opinione dell'Assessore, che sicuramente è autorevole in questo campo, ma anche quella del Presidente della Giunta.
Ritengo, pertanto, che la richiesta avanzata dal collega Chiezzi e dal sottoscritto - ma penso anche da altri colleghi dell'opposizione - sia legittima e debba essere oggetto di attenzione particolare da parte della Presidenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anch'io mi associo alla richiesta della presenza del Presidente Ghigo perché ci troviamo di fronte a un fatto politicamente significativo. Non si tratta di un provvedimento qualsiasi, ma di un provvedimento che interviene su una legge dello Stato molto grave - che prosegue con le politiche dei condoni - e inaccettabile. Il tipo di intervento effettuato dalla Giunta non è accettabile perché si muove nel solco del provvedimento nazionale invece che rigettarlo, come hanno fatto molte Regioni. Ma c'è un fatto grave: questo provvedimento, nonostante le caratteristiche che ho ricordato, è stato bocciato in Commissione e modificato radicalmente dalla maggioranza del Presidente Ghigo.
Ritengo che il Presidente debba dirci se condivide o meno - il parere della Giunta e del suo Presidente non sono un elemento secondario - le importanti modifiche introdotte e quale atteggiamento adotterà nei confronti del provvedimento, così come è giunto in aula. Questo è un elemento rilevante per tutti, pertanto abbiamo bisogno di un chiarimento con il Presidente all'inizio della discussione di questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Ritengo si debbano comprendere le nostre motivazioni rispetto alla presenza del Presidente Ghigo. Il disegno di legge è presentato dalla Giunta e la persona che giuda la Giunta è il Presidente Ghigo, pertanto pensiamo sia inevitabile iniziare la discussione alla presenza del principale esponente della Giunta, proprio perché la vicenda legata a questo disegno di legge deve essere chiarita. Occorre chiarire la posizione del Presidente Ghigo rispetto a questa vicenda.
Uno dei punti principali, riguardante gli oneri di urbanizzazione, è un punto dirimente, sul quale è importante comprendere quale sarà l'opinione del Presidente; infatti, anche attraverso questo punto si riuscirà a capire quale sarà la portata, l'obiettivo e la ricaduta di tale disegno di legge.
Come posizione politica, siamo contrari alla sanatoria edilizia; la vediamo, sia a livello nazionale sia a livello regionale, come un ennesimo attacco al territorio e all'ambiente. Riteniamo, pertanto, ci sia il rischio di peggiorare la negatività di questo progetto.
Per questi motivi, consideriamo assolutamente indispensabile la presenza del governatore Ghigo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Anzitutto, per tranquillizzare il Presidente Chiezzi che è intervenuto per fatto personale, perché ho usato il condizionale e fatto una libera valutazione, come lui ne fa tante altre. In secondo luogo, pare che il Presidente della Regione stia arrivando, ma, ciò detto, sono presenti il Presidente relatore e l'Assessore.
Ricordo a tutti, con un po' di onestà intellettuale e soprattutto un po' di memoria, per amore di verità, che l'emendamento di riduzione della metratura è un'iniziativa della Giunta regionale, a firma dell'Assessore competente Botta, il quale non è impazzito in Commissione, ma ha portato in quella sede, la posizione del governo regionale, che ora rappresenta in aula, in sede di illustrazione e confronto.
La stessa Giunta aveva espresso parere favorevole sull'altro cambiamento di rilievo, rispetto al testo originario licenziato collettivamente dalla Giunta regionale, quindi il ripristino, la sanzione la misura originaria.
Questi non sono fatti irrilevanti; eravate presenti in Commissione pertanto ritengo che atteggiamenti di chiusura su questo aspetto siano, se non ostruzionistici, certamente pretestuosi - non me ne voglia il collega Chiezzi, lo dico in senso generale.



PRESIDENTE

Grazie. Vi informo che il Presidente Ghigo è in arrivo, quindi non è più l'oggetto di discussione.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame disegno di legge n. 658: "Disposizioni regionali per l'attuazione del condono edilizio"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 658, di cui al punto 3) all'o.d.g.
E' relatore il Consigliere Marco Botta, che ha pertanto la facoltà di parola.



BOTTA Marco, relatore

Grazie, Presidente. Mi scuso con i colleghi che aspettavano il Presidente Ghigo; farò del mio meglio - almeno per questi dieci minuti per non farlo rimpiangere.
Presidente e colleghi, con il disegno di legge che oggi è posto all'attenzione dell'Aula la Regione intende dettare le disposizioni di attuazione del condono edilizio previsto dall'articolo 32, del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269 (Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell'andamento dei conti pubblici), convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1 della legge 24 novembre 2003 n. 326.
E' noto che la normativa introdotta dallo Stato, seppure si sia posta nel solco dei precedenti interventi legislativi in materia, è andata ad inserirsi in un quadro costituzionale notevolmente mutato, post novella del Titolo V, riattizzando il dibattito mai sopito sul tema dell'abusivismo edilizio.
Il testo del nuovo condono edilizio non ha pertanto trovato il favore unanime delle Regioni: alcune hanno reagito impugnando il testo presso il giudice costituzionale, altre hanno approvato provvedimenti diretti a limitare gli effetti delle disposizioni statali, altre ancora hanno regolamentato con legge gli ambiti che il legislatore statale ha, ab origine, riservato alla competenza delle Regioni (possibilità, condizioni modalità di ammissione e sanatoria per i cosiddetti abusi minori nelle aree non vincolate).
La Corte Costituzionale, in data 28 giugno 2004, con la sentenza n. 196 ha deciso sui ricorsi di legittimità costituzionale dell'articolo 32 citato, riconoscendo la legittimità del terzo condono edilizio in quanto istituto straordinario connotato da elementi di discontinuità rispetto ai precedenti condoni giustificato dalle contingenze particolari della recente entrata in vigore sia del Testo Unico in materia edilizia sia del nuovo Titolo V della seconda parte della Costituzione.
La Consulta ha affrontato la questione della violazione dei parametri costituzionali specificatamente attinenti al riparto di competenze tra Stato e Regioni, rilevando che il nuovo condono edilizio "certamente tocca profili tradizionalmente appartenenti all'urbanistica e all'edilizia", ma non si esaurisce in tali ambiti specifici, coinvolgendo "l'intera e ben più ampia disciplina del governo del territorio", attualmente compresa tra le materie a potestà legislativa concorrente.
La sentenza analizza la disciplina dell'articolo 32 citato, tenendo distinti i profili penalistici, integralmente sottratti al legislatore regionale, dai restanti profili per i quali va riconosciuto al legislatore regionale "un ruolo rilevante - più ampio che nel periodo precedente - di articolazione e specificazione delle disposizioni dettate dal legislatore statale in tema di condono sul versante amministrativo".
E' stato giudicato legittimo per il legislatore statale stabilire soltanto alcuni contenuti di principio, quali a titolo esemplificativo: la previsione del titolo abilitativi edilizio in sanatoria di cui all'articolo 32, comma 1 il limite temporale massimo di realizzazione delle opere condonabili la determinazione delle volumetrie massime condonabili mentre al legislatore regionale è stato riconosciuto il compito di articolare e specificare tali disposizioni.
Giova sottolineare come il Giudice delle leggi abbia rilevato che il complesso intreccio tra legislazione statale e regionale renda doveroso l'intervento del legislatore regionale, entro il termine determinato a livello nazionale, in virtù del principio di leale collaborazione.
Ricorrendo l'ipotesi di inerzia regionale entro il termine prescritto troverà in toto applicazione la disciplina statale. Il termine per le Regioni è stato fissato al 12 novembre 2004 dal decreto-legge n. 168 del 2004 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 191 del 2004.
Il disegno di legge n. 658 è stato presentato dalla Giunta regionale dopo la sentenza della Corte Costituzionale. La II Commissione, inviato in consultazione il testo, lo ha poi posto all'ordine del giorno senza soluzione di continuità e, nelle sedute del 7 e 28 ottobre e del 4 novembre u.s., lo ha esaminato nel merito, licenziandolo infine a maggioranza nella versione allegata.
L'articolo 1 richiama l'applicabilità della disciplina statale per tutte le tipologie di abusi elencate nel d.l. 269/2003, secondo la disciplina sostanziale e procedurale stabilita dal legislatore nazionale.
Nel corso dell'esame sono state apportate alcune modifiche rispetto al testo presentato, in particolare è stato introdotto all'articolo 2 un limite dimensionale più basso rispetto a quello statale per le nuove costruzioni, residenziali e non, che potranno ottenere la sanatoria se inferiori a metri cubi 600 per singola unità immobiliare ed a condizione che l'intero edificio non superi i 2.400 metri cubi. Per gli ampliamenti continueranno, invece, ad applicarsi i limiti statali: 30 per cento della volumetria della costruzione originaria o, in alternativa, 750 metri cubi.
Non ha subito modifiche rispetto alla versione iniziale il testo dell'articolo 3, laddove è prevista la sub-delega ai Comuni per il rilascio dei pareri relativi alle opere abusive realizzate su immobili sottoposti a vincolo paesistico-ambientale: lo scopo è quello di coordinare concentrando nella valutazione di un'unica autorità, ossia il Comune che all'uopo deve avvalersi della commissione edilizia integrata, il giudizio di compatibilità urbanistica ai sensi dell'articolo 32, comma 27, lettera d) del d.l. 269/2003 ed il rilascio del parere ai sensi dell'articolo 32 della legge 47/1985.
Non sono stati previsti incrementi del costo di costruzione, ma è stato disposto all'articolo 4 che la quota relativa agli oneri di urbanizzazione sia calcolata sulla base delle tariffe vigenti alla data stabilita dallo Stato per l'ultimazione dei lavori, ossia al 31 marzo 2003.
Per le domande presentate fino al 1° agosto 2004, data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 168, è disposta, in virtù del principio dell'affidamento, l'applicazione integrale della normativa statale, senza, quindi, l'introduzione dei limiti dimensionali ora previsti dalla legge regionale.
L'articolo 5 stabilisce l'entrata in vigore della legge nel giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale, attesa la non dubitabile urgenza di emanazione della normativa.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Botta. Apriamo dunque il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Vorrei leggere una dichiarazione - poi dirò di chi è, quindi non è una mia dichiarazione - in merito al condono, e pregherei anche l'Assessore di ascoltare.
Questa dichiarazione dice: "Il condono contraddice la nostra stessa essenza di forza riformista, ne è addirittura l'antitesi, perché è un provvedimento profondamente immorale, destinato a premiare i comportamenti illegali e a scoraggiare quelli virtuosi. Proiettato sull'edilizia poi, il condono serve soltanto ad incrementare o perpetuare la devastazione del territorio provocata dall'abusivismo selvaggio. Non potremmo farlo neppure se ci trovassimo in una situazione di enorme difficoltà".
Questa non è un'intervista di Luciano Violante, Capogruppo dei DS alla Camera, ma è un'intervista del Coordinatore nazionale di Forza Italia Bondi, a "Il Sole 24 Ore" del 29 agosto 2002.
Questa è la coerenza di Forza Italia, è la coerenza della principale forza di maggioranza che oggi governa il nostro Paese.
Nel 2002 il Coordinatore di Forza Italia dichiarava che il condono edilizio sarebbe stata una sciagura e che una forza riformista come Forza Italia non avrebbe mai approvato un condono edilizio. Pochi mesi dopo questo Governo ha approvato il condono edilizio e oggi siamo arrivati all'ultimo giorno disponibile, come Regione Piemonte (come le altre Regioni) a predisporre le disposizioni applicative del condono edilizio.
Si poteva arrivare prima, si poteva avere molto più tempo per discutere serenamente di questa questione, anche se noi affermiamo qui, come abbiamo affermato in Commissione, che riteniamo sbagliata e ingiusta una legge come quella del condono.
Ci sono cento, mille ragioni per votare e per opporsi al condono edilizio; quella che ci ha fornito Bondi è una ragione in più per essere contrari alla logica del condono edilizio.
La logica del condono oggi è la logica che muove il centrodestra nel nostro Paese. Poi, con l'ultima modifica alla legge delega in materia ambientale, si è toccato il fondo: lì si propone il condono edilizio su abusi minori compiuti in zone a vincolo paesaggistico. Questo quarto condono è il peggiore di tutti gli altri, perché ha toccato anche le zone a vincolo paesaggistico.
Le aree interessate coprono il 48% del territorio italiano, riguardano 7.000 chilometri di coste fino a 300 metri dalla battigia, le aree montane oltre i 1.600 metri sulle Alpi e oltre i 1.200 metri sugli Appennini, le rive dei fiumi e dei laghi, le foreste, i 22 parchi nazionali e centinaia di parchi regionali presenti in tutto il nostro territorio nazionale e tutte le aree perimetrali coi piani paesistici già approvati.
Questo è il quarto condono edilizio della storia della nostra Repubblica, il peggiore, perché il primo nelle aree vincolate del Paese. In queste aree tutti i precedenti condoni avevano rinunciato ad operare per rispetto dei valori insiti in queste aree e tutelati dall'articolo 9 della nostra Costituzione.
Qui non parliamo della piccola stanza: qui parliamo delle ville al mare o dei residence in montagna. Noi, quindi, siamo contro questa logica contro la logica del condono.
Tra le altre cose, anche dal punto di vista economico, per stessa ammissione dei Ministri di questo Governo, il condono edilizio non sta dando i frutti che qualcuno si aspettava. Si prevedeva un'entrata di 3,5 miliardi di euro; così sino ad ora non è stato, come è successo per il condono fiscale.
Perché mai un imprenditore avrebbe dovuto dichiarare di aspettarsi risultati migliori dell'anno precedente in un periodo di stagnazione economica come questo che stiamo vivendo? Allora, cosa dobbiamo aspettarci? Ci sarà un'interpretazione più estensiva e permissiva del testo di legge che regola il condono edilizio quindi apriamo la porta non solo al residenziale ma anche al non residenziale, senza limiti di cubatura. I conti pubblici - ne è la chiara dimostrazione - non si possono riequilibrare con i colpi di condono.
Noi del Gruppo dei Democratici di Sinistra avevamo tentato di opporci come hanno fatto altre Regioni, chiedendo che la nostra Regione non applicasse la legge sul condono edilizio. La sentenza della Corte Costituzionale ha purtroppo sgombrato il campo. Ora il punto è un altro. Il punto è un nodo politico chiaro e preciso. Come si approcciano la nostra Regione e il Consiglio regionale nei confronti di questo problema? Possiamo predisporre, come stiamo facendo, disposizioni applicative del condono, ma queste disposizioni possono ridurre il danno oppure ampliarlo.
Bisogna subito dire che il disegno di legge, presentato dall'Assessore Botta, con alcune modifiche che avevamo presentato in Commissione attraverso emendamenti, poteva rispondere alla logica della riduzione del danno. Le pressioni, che sono state ricordate in Aula, della stessa maggioranza hanno portato a presentare un testo peggiorativo rispetto al testo iniziale. Rischiamo di essere secondi solo alla Sicilia, ma in termini negativi.
Vorrei chiedere al Presidente Ghigo, quando interverrà in Aula, di dichiarare qualcosa per non essere affiancato al Presidente Cuffaro della Sicilia per aver varato uno dei peggiori testi di legge dell'intero Paese.
La nostra è una Regione che ha una cultura della legalità che non pu essere paragonata ad altre situazioni. Sarebbe un grave errore alimentare la cultura dell'illegalità, sarebbe un'istigazione di reato che non possiamo e non dobbiamo permettere.
Con questo testo, permettiamo di condonare non solo il residenziale, ma anche il resto. Permettiamo di condonare una cubatura di 600 metri, come è stata proposta nel testo di legge che oggi è in Aula: ciò significa una costruzione di circa 200 metri quadrati, e 750 metri cubi per l'ampliamento. Su questo interverremo nel corso del dibattito.
Lasciamo invariati - questa è un'altra questione che grida vendetta gli oneri di urbanizzazione al 31 marzo del 2003, con il rischio che chi ha commesso un abuso possa pagare meno di chi ha costruito regolarmente. Se dopo il 31 marzo 2003 il Comune ha adeguato gli oneri di urbanizzazione cioè ha aumentato gli ordini di urbanizzazione, con questa disposizione facciamo pagare gli oneri al 31 marzo 2003, ma se una persona ha costruito dopo il 31 marzo 2003 regolarmente, e se quel Comune ha aumentato gli oneri di urbanizzazione, rischia di pagare di più. Questo è totalmente sbagliato questa è un'ingiustizia, è una beffa per chi ha costruito regolarmente e chi ha rispettato le leggi. Quindi, evitiamo di prendere in giro le persone che hanno rispettato le leggi nella nostra Regione. E' un insulto, non solo una presa in giro o una beffa per chi rispetta le leggi. Il testo presentato inizialmente dall'Assessore Botta e approvato dalla Giunta regionale incrementa gli oneri di urbanizzazione del 100%; con un emendamento presentato in Commissione dal Gruppo Forza Italia, si è eliminato questo incremento del 100% per insistere sulle tabelle applicative in vigore entro il 31 marzo del 2003. Credo che la Giunta debba dare alcune risposte, ma spero che il dibattito possa evitare di approvare un testo peggiorativo del testo nazionale. Sarebbe estremamente grave e sarebbe un atteggiamento irresponsabile da parte della Giunta e di questa maggioranza, che si accinge ad approvare un testo estremamente negativo soprattutto nei confronti di chi ha rispettato la legge. Ecco perché mi auguro che l'Assessore e il Presidente della Giunta, in virtù del dibattito, possano evitare di approvare un testo di legge che, secondo noi va modificato in modo deciso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Costa Enrico.



COSTA Enrico

Ritengo opportuno aderire, ma in effetti si concretizzerà a breve la richiesta di avere anche la presenza del Presidente della Giunta regionale.
Ritengo che questo provvedimento sia importante per questo Consiglio regionale, per cui l'autorevole presenza e l'autorevole valutazione del Presidente della Giunta regionale qualificherebbe il nostro dibattito.
Ricordo, a me stesso e ai colleghi che sicuramente ne sono a conoscenza, le tappe che hanno portato a questo provvedimento. Lo Stato ha posto in essere un provvedimento di condono edilizio che è stato impugnato di fronte alla Corte Costituzionale da alcune Regioni. La Corte Costituzionale, pur considerando legittimo il provvedimento, ha ritenuto che tale atto dovesse essere integrato, ed ha scritto "doverosamente" dall'intervento integrativo delle Regioni. Cosicché si è arrivati a un termine finale concesso alle Regioni per provvedere a quanto era stato ritenuto doveroso fare parte della Corte Costituzionale. Il termine scade domani o dopodomani. Quindi questa è l'ultima occasione perché si possa arrivare ad un provvedimento da parte della Giunta regionale. Ritengo questa è una valutazione personale - che sarebbe qualificante che il Consiglio regionale provvedesse in qualche modo.
Non voglio entrare nel merito del testo, ma ritengo che sarebbe qualificante che il Consiglio regionale del Piemonte prendesse alla lettera lo spirito dell'invito della Corte Costituzionale, che ha ritenuto doveroso un intervento legislativo in materia.
Non voglio addentrarmi, ma mi rendo conto che la Corte Costituzionale ha anche posto dei paletti: in sostanza, l'intervento delle Regioni non pu essere ampliativo, ma può essere soltanto restrittivo rispetto a quanto stabilito.
Mi rendo conto altresì che la Giunta aveva, a suo tempo, presentato un disegno di legge e che, nell'evolversi dei lavori della Commissione, questo ha subito delle modifiche.
Ritengo che nel confronto consiliare, ma anche attraverso eventuali confronti nell'ambito di una sospensione della seduta, si possa arrivare alla definizione di un testo che magari è semplicemente accettato o subito da una parte del Consiglio, ma quanto meno digerito da tutti i Consiglieri.
In questo modo, si potrebbe esercitare quella potestà legislativa che compete al nostro Consiglio. Per cui chiederei a tutti i Consiglieri, da una parte e dall'altra, di cercare di abbandonare quelle posizioni oltranziste, che porterebbero semplicemente al risultato di non approvare niente entro questa sera. Ma la brutta figura non la faremmo soltanto noi Consiglieri della maggioranza, o il Presidente Ghigo e la Giunta regionale ma la farebbe tutto il Consiglio regionale.
Ritengo che, se si abbandonano queste posizioni, si potrebbe non dico definire che cosa si possa sanare o no, ma quanto meno, relativamente agli oneri o ai metri cubi, trovare una soluzione che ci consenta di approvare questo testo, pur con alcune mediazioni.
Non dico che tutti debbano essere d'accordo, ma quanto meno auspico che sia un testo da tutti digeribile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Inizio questo mio intervento, citando Antonio Cederna che, in una delle sue inchieste sul "Sacco delle coste sarde", appena cominciato, così scriveva: "Alimentano un'economia drogata, nella quale non c'è prospettiva è il mattone per il mattone. Quando non ci sarà più nulla da costruire perché tutto è stato costruito, chi potrà più pensare che una natura che non esiste più, possa essere una risorsa".
Credo che queste parole siano così efficaci nella loro crudezza, perch mettono a fuoco la problematica dei condoni edilizi.
Presidente, e mi rivolgo anche al relatore, sarebbe molto interessante se, mentre facciamo questa discussione in aula com'è d'uso nei convegni in genere nei convegni il livello medio d'attenzione è molto più alto di quello che in questo momento noto in quest'aula - sarebbe molto utile mentre i vari Consiglieri intervengono, proiettare su uno schermo una visione dall'alto del nostro paese, delle riprese con foto scattate dagli aerei mediante delle diapositive.
Che cosa scopriremmo da queste immagini così edificanti? Migliaia e migliaia di piccoli fabbricati e di piccoli manufatti, molto spesso ancora allo stato grezzo, che hanno tanti pilastri, con tanti tondini che fuoriescono, perché quella casa di un piano si prepara a diventare una casa da due piani, perché quel tetto piano si prepara a diventare un tetto a falde; quel tetto a falde un'ulteriore cubatura per un raddoppio o triplicamento delle caratteristiche degli alloggi. Questo è il problema vero, Presidente, che sta alla base del condono edilizio.
E' il quarto condono negli ultimi 18 anni e, badate bene, lo scrive in modo molto intelligente Ezio De Lucia, un urbanista ed ex Assessore all'urbanistica del comune capitolino, che ci dice che il condono edilizio è peggio del condono fiscale. E' peggio di altre violazioni gravi, che pure sistematicamente sono sanate.
Pensiamo ai condoni di natura previdenziale e a quelli, altrettanto gravi, relativi alla violazione delle norme sulla sicurezza. Ebbene nessuno di questi condoni è più grave del condono edilizio, perché le ferite che lascia il condono edilizio sono ferite insanabili. Sono ferite che attentano ai disagi della nostra Regione, che attentano alle sue bellezze naturali, che obbligano i Comuni ad intervenire per fornire queste opere edilizie dei relativi servizi. E' un meccanismo talmente perverso che ha ricadute pesantissime sulla collettività.
Dentro questa marea di condoni, ben quattro negli ultimi diciotto anni vi è un altro dato: i Comuni sono ancora ingolfati dall'esaurimento dall'approvazione e dalla messa a norma delle precedenti norme del condono edilizio. Sono letteralmente sommersi in un'incertezza legislativa dalle pratiche che sanano i vecchi provvedimenti di condono edilizio.
Personalmente - ogni tanto confessiamo anche qualche reato - ho una pratica aperta di condono edilizio con il Comune di Torino. La curiosità di questa pratica di condono edilizio riguarda, nella mia abitazione principale, l'apertura di una nicchia per il contatore del gas che, oltre a mettere in sicurezza l'appartamento, l'abitazione principale, l'unica abitazione della mia famiglia di 54 metri quadrati, mi sono visto arrivare una sanzione da parte del Comune di Torino. Come ignorano il 90% delle famiglie, per richiedere l'apertura di uno sportello su un muro perimetrale all'interno del balcone, senza alterare il decoro dell'edificio che non è sottoposto a tutela, bisogna chiedere l'avvio dei lavori. Procedura che n l'impresa che lo ha fatto, né l'installatore che ha operato, si è premurato di avvertire l'utente dell'obbligo. Vi garantisco che il 90% di queste opere a Torino, è di questa natura abusiva. Speriamo che non siano mai lette le mie affermazioni che sono a verbale, ma il Sindaco di Torino potrebbe capire che non si può agire solo sull'ICI, ma basterebbe sguinzagliare i vigili nella metropoli per scoprire una fonte incredibile di risorse perché buona parte di queste opere non ha l'autorizzazione.
Sono un operatore nel settore del termoidraulico, ma non avevo mai insegnato ai miei allievi questa procedura perché la disconoscevo, ho anche grosse colpe nei confronti di quei ex allievi che oggi esercitano l'attività di termoidraulici.
In questa carenza, oltre ad aver oblato con una sanzione questo primo atto, nell'incertezza dell'interpretazione delle norme che regolano il condono, è arrivata un'altra lettera nella quale si chiedeva un ulteriore versamento - mi pare di oltre 600 euro - da sommare al precedente per sanare l'opera. Qualora non dovessi procedere al pagamento, potrebbe, in modo virtuoso, riaccendersi la pratica dell'esecuzione di un'opera per la quale non si è chiesto l'autorizzazione a procedere.
Guardate, stiamo parlando di un piccolo caso che riguarda migliaia di famiglie, ma la trave nell'occhio - quella sì, è una trave nell'occhio - è lo scempio dei nostri parchi naturali, lo scempio delle nostre aree sottoposte a salvaguardia, lo scempio delle costruzioni abusive senza nessuna procedura che, invece, beneficiano - certo in modo oneroso come nel mio caso - una sanatoria che fa vergogna ad un paese civile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Pierluigi

Grazie, Presidente.
Ho sentito pronunciare in quest'Aula parole grosse del tipo: "ferite mortali al nostro territorio"; "una foto dall'alto per vedere cosa c'è" "non c'è più la natura, è scomparsa". Intanto vorrei porre l'attenzione che un condono non è un'autorizzazione a costruire, quindi non è il condono che cementifica, ma il condono sana situazioni esistenti. Il condono non crea ferite perché le ferite, se ci sono, ci sono già state. Non confondiamo il condono con una concessione edilizia. Partendo dal presupposto che è un sistema di costruzioni già esistente sul territorio, possiamo parlare di costruzioni che, a suo tempo, non ebbero le richieste e previste autorizzazioni per essere realizzate.
Se queste opere sono state realizzate, allorché furono realizzate senza le dovute concessioni, la loro esistenza, il loro esserci fisico sulla natura o sul territorio (uso lo stesso termine "natura" che ha utilizzato il Consigliere Contu) non è certo colpa del condono. E' colpa di quei sindaci che sono la mano pubblica sul territorio, quella che amministra il territorio, quella che ha il contatto diretto con chi opera sul territorio.
Fu colpa di quei sindaci che ne consentirono la realizzazione, non certo del Governo nazionale che cerca di porre rimedio ad una situazione.
Se colpa ci fu, fu di colui che chiuse gli occhi e non vide il sorgere dell'edificio, non certo di chi, a distanza, prende atto di una situazione oggettiva e cerca realisticamente di regolamentarla. Cosa facciamo? Forse l'utopia dell'anticondono, di coloro che sono contrari al condono, pensano che non approvando, non facendo il condono, i nostri comuni domani utilizzeranno le ruspe per demolire tutto quello che negli anni non ha avuto il timbro o non ha pagato il balzello pubblico? E' forse questa l'utopia? Se questa è l'utopia, la racchiudiamo nell'ambito delle utopie e la teniamo come tale.
Se chi è contro il condono crede veramente che si possano usare le ruspe e demolire tutto, credo che sia molto, ma molto lontano dalla realtà e molto lontano da quelle che sono le capacità dell'amministrazione di operare. E' realistico pensare che le ruspe non si muoveranno mai per demolire la nicchia del Consigliere Contu, la veranda abusiva, il piccolo capannone, o il magazzino di 200 metri quadrati che si è fatto costruire un carrozziere. Allora, se le ruspe non si muoveranno mai, ed è cosa realistica e oggettiva, è altrettanto ipocrita dire che con il condono noi feriamo la natura. La natura è già ferita, le ruspe non le useremo e come tali la natura non rinascerà laddove negli anni è stato costruito. Quindi ecco la posizione fortemente ipocrita di chi è contrario al condono. Una posizione che, peraltro, dimentica le colpe di chi fece costruire quelle opere. Tra l'altro parliamo di un condono dai metri cubi talmente limitati che, di fatto, va ad incidere su appendici, su aumenti in situazioni preesistenti regolari.
Quindi, se c'è stata un'antropizzazione su un territorio per fatto costruttivo, per fatto abitativo di presenza di persone su un territorio che non è in grado di sostenerne il numero, non è certo il condono che peggiora la situazione; semmai, è un discorso da affrontare in tema di legge urbanistica, di piani regolatori, non certo in ambito della discussione sul condono.
Altro punto. Provo una grande ipocrisia di fronte alla posizione di una certa sinistra; mi riferisco alla sinistra che ha, nel suo DNA, il sociale e lo stare dalla parte delle fasce deboli. Si possono anche usare paroloni proclami e grandi slogan, ma verifichiamo le situazioni che possono trarre beneficio dal condono: sono le piccole botteghe, i piccoli artigiani e la gente che, attraverso quei microabusi, ha creato lavoro per sé, per la famiglia e, qualche volta, per uno o due dipendenti. Questi sono gli abusi di cui stiamo parlando.
Noi stiamo parlando degli abusi della povera gente, perché questa legge va a regolamentare, regolarizzare e sanare abusi che hanno consentito lavoro; che hanno consentito, a piccoli artigiani e a piccoli commercianti di poter stare sui mercati, di potere svolgere la loro attività e di poter sudare in un "magazzinetto" di 150 metri quadrati - che prima era una tettoia, poi hanno chiuso una parte ed infine l'hanno chiuso tutto - a martellare il cofano di una macchina.
Questo è l'abusivismo, questa è la ferita alla natura, questa è l'immoralità! Abbiate il coraggio di dire che voi siete contro la possibilità di sanare e di regolarizzare situazioni che hanno dato del lavoro e che servono per lavorare! Relativamente alla parte residenziale, il Consigliere Contu ha citato un caso molto limite - il suo - ma è pieno di questi casi limite: sono camere aggiunte; sono balconi divenuti camere; sono locali tecnici divenuti camere per aumentare la qualità di vita di una famiglia e per non costringere figli a dormire con i genitori; per ricavare la camera per un figlio. Ebbene, prima di parlare di immoralità, occorre fare un bagno di realtà e andare a vedere di cosa stiamo parlando. Stiamo parlando di camere per figli; stiamo parlando di piccoli magazzini; stiamo parlando di aree di lavoro.
E allora, una sinistra che è vicina alla povera gente ed è vicina a quella parte debole del nostro sistema economico e sociale, deve dare un plauso ad una possibilità che le è data di vivere in una certezza di diritto e nella certezza che ciò che hanno, ed il luogo dove lavorano diventi un qualcosa - all'onor del mondo - non più da nascondere. Ecco cos'è il condono. Il condono non riguarda piazza San Carlo; riguarda via Cigna (per chi conosce Torino). Il condono non si riferisce all'isola pedonale della Crocetta, ma al Lingotto. Ecco dov'è la realtà dell'abusivismo e chi lo nega, nega la realtà e si mette contro questa povera gente, che attende di poter trasformare la propria casa e la propria piccola boita in un qualcosa che si può dire al mondo: "Io ho, esiste".
Grazie, Presidente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione l'intervento del Consigliere Costa, che ringrazio, perché ritengo che abbia fatto un ottimo intervento, non tanto facendo un appello al buonsenso, ma esprimendo delle considerazioni che nascono dalla sua esperienza in II Commissione, soprattutto in termini di impegno per cercare di trovare una soluzione, anche in momenti molto delicati.
Ho apprezzato anche l'intervento dell'opposizione, in particolare del collega Muliere, su cui voglio fare subito una considerazione. Non mi scandalizzo, collega Muliere, se un Segretario nazionale di partito - nella fattispecie il nostro, l'onorevole Bondi - abbia fatto, in un determinato momento, alcune dichiarazioni e successivamente, in occasione di un dibattito interno ad una forza politica e nelle istituzioni governative e parlamentari, abbia modificato quella posizione. Diceva un antico greco: "Stolto colui il quale, di fronte all'evidenza, non cambia idea o, di fronte ad una convinzione, non cambia idea".
Rispetto questa opposizione ma, indubbiamente, non mi scandalizzo; così come non mi scandalizzo che oggi - l'ho detto in Commissione e lo voglio ripetere oggi in Consiglio regionale - bisogna tentare di trovare una mediazione e, quindi, fare un passo avanti rispetto a quello che si è già fatto, faticosamente, in un pomeriggio di lavoro in Commissione, quando abbiamo licenziato questo testo.
indubbio che siamo tra due fuochi: da una parte, la legge statale che, qualora la Regione Piemonte non dovesse approvare una propria legge avrà vigenza sul territorio della nostra Regione; dall'altra, una posizione diversa di chi vuole contenere al minimo la metratura, oggetto di un'eventuale sanatoria, a dispetto della discussione con il Governo sull'eventuale emanazione di una circolazione per inserire, con la legge nazionale e in maniera chiara, il non residenziale, su cui non c'è una posizione netta. Mentre sulla sanzione fa riferimento, non lo fa esplicitamente in un'altra parte della legge, quindi escludere il non residenziale vuol dire raddoppiare e triplicare gli oneri o, addirittura introdurre, relativamente all'oblazione, l'aumento previsto dalla legge del 10%.
Se le posizioni restano così radicali, l'esito è scontato.
Il Presidente della Regione, l'onorevole Ghigo, e la Giunta regionale che hanno assunto un disegno di legge, hanno avuto anche la forza all'interno di un lavoro di Commissione - nel rispetto del ruolo del Consiglio che si deve assumere le proprie responsabilità - attraverso la disponibilità dell'Assessore Botta, di apportare modifiche. Se alla fine, a fronte di una volontà del governo regionale, il Consiglio - lo dico a me stesso prima ancora che ai colleghi - non avesse la capacità di approvare questa legge, alla fine resterà, inesorabilmente, la legge statale perch com'è noto, bisogna approvare una legge entro la giornata di oggi.
Se la legge regionale non fosse pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione dopodomani (entro giovedì), riaprendo i termini venerdì avremmo una situazione scontata e, quindi, la vigenza della legge statale.
Un primo sforzo l'abbiamo fatto in Commissione, con il Presidente Costa con l'Assessore Botta, con i colleghi e con il relatore. Si è riusciti a mantenere un indirizzo che è quello del governo regionale, perché si è lavorato sulla metratura e sulla sanzione. Se è vero che non si è diminuita, come è stato detto, ma semplicemente ripristinata la sanzione originaria della legge statale, è altrettanto vero che, come limite, si è introdotta una riduzione della metratura non di poco - da 750 a 600 metri cubi - riducendo, quindi, la superficie sanabile di circa 60 o 62 metri quadri, tendendo più ai piccoli abusi edilizi rispetto alle grandi situazioni da sanare.
Poi si potrebbe aprire, collega Muliere, un confronto sulla questione del condono fiscale, che è stato accettato come un condono edilizio, e su quant'altro, ma purtroppo non c'è tempo. Siamo un Consiglio regionale e visto che abbiamo poco tempo, dobbiamo confrontarci e cercare di concludere qualcosa oggi. Ma avremo altre occasioni in futuro.
vero l'aspetto dei condoni: anche all'interno del centrodestra ci sono posizioni non dico sofferte, ma certamente critiche, e lo abbiamo avvertito sia a livello parlamentare che a livello regionale. Ma è altrettanto vero che c'è sempre la stessa domanda: se ci sono delle situazioni, vuol dire che anche in passato qualcuno le ha permesse, non ha vigilato o comunque non è intervenuto, tant'è che sono ancora lì, non sono state demolite e possono essere condonate. Allora non è solo colpa del Presidente Berlusconi, che governa da tre anni. Quando il Presidente del Consiglio era l'onorevole D'Alema, o l'onorevole Amato, o ancora l'onorevole Prodi, tutti ricordano la situazione incresciosa degli abusi edilizi della Sicilia o della Campania, con condomini e alberghi sulle spiagge, costruiti senza alcuna autorizzazione edilizia e senza aver pagato, in allora, una lira di onere. Alla fine, anche quei Governi non è che abbiano emanato dei provvedimenti di segno opposto a quelle Regioni governate non dal centrodestra, ma, com'è noto, dal centrosinistra.
In buona sostanza, bisogna trovare questa mediazione. Allora cominciamo magari a verificare se esistono le possibilità di confrontarci e di trovare delle situazioni, rimuovendo un po' le posizioni radicali, sia da una parte che dall'altra (non me ne voglia collega Palma, dico "radicali" nel senso etimologico del termine), perché altrimenti non troveremo mai un accordo.
In Commissione, siamo arrivati col parere favorevole della Giunta relativamente al ripristino della sanzione originaria, perché in combinato disposto con l'emendamento addirittura presentato dalla Giunta e dell'Assessore Botta con la riduzione dei metri.
Allora, cominciamo a discutere se introdurre, eventualmente un'ulteriore riduzione, magari suddividendo le tipologie. Cominciamo a discutere, come avevamo fatto lungamente in Commissione, se introdurre come nella Regione Lombardia, una gradualità dell'applicazione degli oneri magari per il piccolo abuso - il cosiddetto gabinetto sul ballatoio piuttosto che la cameretta, come citava prima il collega Marengo - e lasciare la sanzione originaria prevista dalla legge statale al di sopra dei 250 metri - cito dei numeri a caso - di un "x" per cento, superiore ai 400 metri di un "x+1" per cento, fino alle situazioni da sanare più ampie che tendono al massimo, con un ulteriore incremento, partendo naturalmente da tutta la storia che c'é dietro a questo condono: quello che hanno fatto le altre Regioni, la legge statale, la sentenza della Corte e, aggiungo e rivendico, il dibattito in Commissione, nel quale, come ricordava il collega Muliere, ci siamo confrontati: il Gruppo dei DS aveva presentato degli emendamenti, sui quali ci siamo confrontati ed espressi anche con un voto in quella Commissione.
Un ultimo punto che ci divide - approfitto dell'intervento sul dibattito generale e concludo il mio intervento - riguarda la famosa questione dei "residenziali" e dei "non residenziali".
Anche in questo caso, se tiriamo la fune a chi vuole imposizioni radicali, che prevedano solo ed esclusivamente gli edifici residenziali, e a chi vuole che siano introdotti, in modo esplicito, gli edifici non residenziali, non vorrei essere più democristiano della maggior parte dei democristiani di questo Consiglio regionale, ma una soluzione potrebbe anche essere quella di eliminare sia la parola "residenziale", sia le parole "non residenziali". L'Assessore ha ribadito in Commissione - chi era presente ne potrà essere testimone - che il Governo si sta accingendo attraverso il Ministero competente, ad emanare una circolare sulla legge nazionale che esplichi, nel conflitto, che anche i "non residenziali" sono inseriti. Potrebbe essere una soluzione alle nuove costruzioni, con la riduzione, eliminare sia la parola "residenziale" che le parole "non residenziali".
Poi, per l'amor del cielo, io non ho neanche le competenze tecniche però volevo fare un ragionamento politico.
Se il Piemonte non dovesse emanare questa legge, Presidente, è ovvio che perderemmo un'occasione per dimostrare di essere una delle Regioni più importanti di questo Paese, una Regione certamente all'avanguardia, come abbiamo dimostrato, in questi dieci anni di Governo regionale, in tanti ambiti.
Certamente, per fare una legge ci vuole buonsenso e disponibilità, da parte di tutti, a rimuovere le posizioni radicali. Altrimenti, la legge non la faremo e perderemmo questa opportunità di essere ancora una grande Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Devo dire che in discussione non sono tanto i famosi sottotetti o le mansarde - il collega Marengo ha dimenticato il famoso condono di qualche anno fa del grattacielo Lancia di Via Vincenzo Lancia, che i torinesi scoprirono, con grande meraviglia, essere stato costruito senza l'autorizzazione e senza i permessi - o le famose verande o la nicchia per il contatore del gas del collega Mario Contu e di quelli che si trovano nella stessa situazione, ma l'idea che viene data al Paese.
Io non mi occupo, nello specifico, di problemi urbanistici, ma mi ha colpito molto, al di là della smentita della Ministro Urbani (anche se non mi fido molto del Ministro Urbani perché spesso è stato smentito dagli atti ufficiali di questo Governo), la proposta di alcuni esponenti parlamentari di Forza Italia (in particolare, segnalo l'onorevole Carlucci Gabriella nota agli onori della cronaca e dei programmi televisivi). L'emendamento presentato prevede, per tutti i possessori di beni culturali trafugati al Paese anche illegalmente, che con l'oblazione del 5% ne diventano proprietari.
Questa è l'idea che si dà al Paese: rinunciare a parti importanti del patrimonio culturale, trafugato nella quasi totalità dei casi, pagando una semplice oblazione del 5%.
questa l'idea che si offre al Paese attraverso i condoni (specialmente quello fiscale, che, come potrà confermare il collega Costa che è a conoscenza del problema, ultimamente portano a casa risultati miseri e non risolvono neanche i problemi economici), un'idea del non rispetto delle leggi: tanto, in qualche modo, ci sarà il momento in cui, a livello edilizio, a livello urbanistico o a livello fiscale, ci sarò un condono.
Nessuno avrebbe mai pensato che si potesse arrivare, un giorno, a proporre un emendamento con cui, con la semplice oblazione del 5%, i possessori di beni culturali trafugati al Paese anche illegalmente, ne diventano proprietari. E non stiamo parlando del manico di un'anfora forse di età romana o di una moneta anonima ritrovata in qualche campo dove qualche agricoltore, lavorando la terra, la trova per caso. No, qui stiamo parlando del saccheggio del patrimonio del Paese, ed è contro questo segnale che procediamo. Non è agitando - come ho letto - il contentino delle enne punte Perotti che verrebbero abbattute (io non credo in questo) che si risolve il problema, mentre si lascia passare nel Paese l'idea di fare quello che si vuole, perché basta pagare e una soluzione si trova sempre. Questa è un'idea che assolutamente non condivido.
Ho voluto prendere ad esempio questa questione; ritengo incredibile e vergognoso poter pensare di proporre un emendamento al possesso dei beni culturali...



PLACIDO Roberto

VALVO Cesare (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Ma questa è un'altra cosa!



PLACIDO Roberto

No, stiamo parlando di un condono! Collega Valvo, capisco che sia complicato capire, perché per capire bisogna anche essere in grado di farlo. Capisco che non tutti possano essere in grado...



PRESIDENTE

Collega Placido, collega Valvo...



PLACIDO Roberto

Presidente, la invito a fare il suo lavoro; non riprenda me, ma chi mi interrompe. O lei interviene...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Placido, se permette, non ho ancora iniziato a parlare e già lei incomincia! Ma stia tranquillo, stia calmo! Sia placido di nome e di fatto e continui il suo intervento. Per cortesia, non interrompetelo! Finisca di parlare, Consigliere.



PLACIDO Roberto

Vede, Presidente, con grande calma e anche con simpatia - una volta tanto, se me lo permette - lei non può riprendere chi interviene e viene interrotto e non chi interrompe! Abbia pazienza, siamo proprio all'abc di come dirigere un'aula assembleare!



PRESIDENTE

Vada avanti! Ricambio la simpatia, anche perché ho comprato una Lambretta come la sua!



PLACIDO Roberto

Allora, sulla Lambretta possiamo trovarci d'accordo, almeno su quello! Vado alla conclusione: è sul senso del condono, su quello che vuol dire il condono, che personalmente non sono d'accordo. La ringrazio, Presidente!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente.
La vicenda di questo ennesimo condono è significativa per tanti punti di vista, significativa anche di cosa sia e forse, ancora di più, si appresti a diventare il federalismo italiano, se è vero che a partire dalla legge, da un conflitto di attribuzioni sollevato davanti alla Corte Costituzionale, è stata per l'ennesima volta la Corte Costituzionale, con una sentenza che molti - me compreso - non giudicano ineccepibile, a stabilire la ripartizione dei poteri e delle competenze fra lo Stato e le Regioni su una materia particolarmente delicata come quella della disciplina urbanistica e del territorio.
Altra cosa molto significativa è che parliamo di un provvedimento che ha tanti riflessi sull'assetto territoriale e che in realtà è contenuto e finalizzato ad un provvedimento di natura finanziaria. Chi legge il testo del condono si accorge che il titolo del provvedimento fa riferimento a norme sulla finanza pubblica e non già a modifiche ed emendamenti al testo unico sull'edilizia o altri provvedimenti di natura ambientale e territoriale.
Ritengo, però, che la situazione che abbiamo di fronte sia molto chiara: il condono c'è ed entrerà in vigore il 12 di questo mese ed il condono, stabilito con legge dello Stato e di fatto confermato dalla Corte Costituzionale, prevede sostanzialmente tre questioni: la possibilità di condonare volumetrie medio-alte (fino a 750 metri cubi); prevede nell'interpretazione prevalente - che ritengo sarà quella a cui daranno attuazione tutte le Regioni e i Comuni italiani - la possibilità di condonare sia il residenziale sia il non residenziale e prevede una certa misura dell'oblazione senza prevedere forme di aggravio particolari per gli oneri di urbanizzazione.
Questo è il condono che, se non interveniamo, entrerà in vigore nella nostra Regione dal 12 novembre.
Dal mio punto di vista, dal punto di vista di un Gruppo che ha presentato, quando questa legge venne approvata, una proposta di legge regionale che chiedeva di disinnescare e disapplicare all'interno del territorio regionale il condono edilizio, che si è visto la proposta di legge caducata dalla sentenza della Corte Costituzionale, qualunque provvedimento vada a restringere i termini di applicazione di un condono che comunque verrà applicato, è preferibile all'esistente. Qualunque provvedimento che non intervenisse in questi termini, sarebbe, non peggiore, ma al limite uguale a quello nazionale.
Per farla molto breve, propongo, in particolare ai colleghi del centrodestra, una logica, che è quella che ha seguito la Regione Lombardia intervenendo su tutti e tre i punti del condono: sulle volumetrie, sulla nuova costruzione in alternativa agli ampliamenti e sugli oneri di urbanizzazione.
Se interveniamo su questi tre punti con una misura per voi accettabile ma restrittiva rispetto a quella prevista dal condono che entrerà in vigore nella nostra Regione, avremo fatto sicuramente, non un grande servizio al buon governo di questo Paese, ma contenuto e ridotto il danno dell'applicazione di una normativa che entrerà in vigore.
Se ci limitiamo ad un'attività di maquillage formale di un provvedimento che comunque entrerà in vigore, fotocopiandolo, riducendo unicamente da 750 a 600 le volumetrie condonabili, è evidente che non procediamo ad una riduzione del danno degli effetti di quel provvedimento ma procediamo ad un maquillage legislativo di un condono che - ripeto per l'ennesima volta - comunque entrerà in vigore.
Chiedo, allora, ai colleghi del centrodestra e al relatore, che non è più presente in aula, se è davvero inimmaginabile pensare che la legge approvata dalla Regione Lombardia, così come è stata approvata (con la riduzione delle volumetrie a 500 metri cubi, con l'esclusione delle nuove costruzioni e non già degli ampliamenti, sia sul residenziale sia sul non residenziale e con una misura leggermente aggravata sugli oneri), possa diventare una mediazione possibile all'interno di quest'aula.
Ha ragione il Presidente Cattaneo a chiedere una mediazione, ma se neppure le cose che la vostra maggioranza fa...



(Commenti del Consigliere Cattaneo)



PALMA Carmelo

Sì, ma io parlo ai Consiglieri che la voteranno; poi, è chiaro, parler anche alla Giunta e all'Assessore Botta, che in questa vicenda mi sembra uno dei meno colpevoli, complessivamente. E' possibile immaginare che una legge votata a 100 chilometri di distanza, sostanzialmente "da voi" politicamente, possa diventare un terreno di mediazione pura? Perché se si giungesse all'assurdo di pensare che - e ovviamente scherzo - il condono votato dalla Regione Lombardia è un condono troppo di centrosinistra obiettivamente diventa difficile immaginare una mediazione della mediazione della mediazione. Diventa, cioè, un percorso evidentemente all'infinito.
Noi arriviamo con un testo in Consiglio che, obiettivamente, è peggiore di quello che la Giunta aveva portato in Commissione, che è decisamente peggiore di quello che altre Regioni governate dal centrodestra hanno approvato. Quello che chiedo al relatore - che non c'è più - e all'Assessore - che invece c'è - è se è possibile, concretamente trascrivere in rapporto a volumetrie, a nuove costruzioni che alla graduazione degli oneri è esattamente la cosa che ha approvato la Regione Lombardia, che non è una cosa assolutamente fantasmagorica, ma che interviene in maniera abbastanza pesante e relativamente restrittiva.
In caso contrario, fra il far entrare in vigore una legge nazionale e il far entrare in vigore una legge regionale che è esattamente la legge nazionale con una spolveratina, obiettivamente la differenza non la vedo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Su questo provvedimento, che arriva all'ultimo giorno utile per la sua approvazione e qualora in data odierna non arrivassimo al termine del provvedimento rimarrebbe la normativa nazionale, noi abbiamo da fare alcune considerazioni.
Una considerazione generale riguarda la normativa nazionale, ma anche le normative regionali. La logica dei condoni e delle iniziative una tantum, a nostro avviso, non è un elemento risolutivo di problemi di ordine finanziario che ci possono essere nelle leggi finanziarie nazionali, così come nei bilanci regionali: non è il modo né per affrontare le questioni del disavanzo né per assumere strutturalmente delle misure perché quel disavanzo non si riproponga. Anzi, la logica dei condoni implica un elemento di allentamento - diciamo così - di quel patto tra i cittadini e lo Stato, sulla base del quale lo Stato mette a disposizione dei cittadini strumenti e servizi e così anche il Consiglio regionale; in cambio di questo, vi è una tassazione che finanzia la scuola e finanzia le grandi istituzioni pubbliche all'interno di questo Paese.
Se la logica del condono è quella di rimpinguare le casse dello Stato da un lato, e, dall'altro lato, di incentivare una pratica più morbida di relazione con le regole che invece devono determinare l'uso di un territorio, dei vincoli urbanistici ed elementi come questi, a nostro avviso è una scelta particolarmente sbagliata; non solo sbagliata in linea di principio, ma in sostanza, a nostro modo di vedere, è anche uno strumento inadeguato per affrontare i problemi di ordine economico.
E' per questa ragione che noi presentammo inizialmente una proposta di legge di iniziativa consiliare immediatamente a ridosso della normativa nazionale, la quale tendeva a superare quella normativa stessa; testo che poi non abbiamo presentato in aula in seguito al discorso in Commissione e anche perché il testo licenziato a maggioranza superava nei fatti quella situazione. Avevamo assunto tale iniziativa proprio per rendere evidente questa nostra contrarietà, non solo a livello nazionale ma anche a livello regionale, a questa logica dei condoni.
A questo testo, oltre alle considerazioni generali - lo ricordava bene il collega Muliere - noi abbiamo presentato in Commissione una serie di emendamenti, cercando di arrivare a un miglioramento del testo stesso perché non fosse elemento di facile sanatoria di un abusivismo edilizio, ma contenesse degli elementi di ordine restrittivo relativamente alle aliquote, alle volumetrie, alle tipologie a cui applicavamo l'ammissibilità a una sanatoria di opere abusive.
Il testo che la Giunta ci presenta - l'Assessore Botta ce l'ha detto più volte in Commissione, ce lo ripeterà senz'altro in questi giorni - è più restrittivo di quello nazionale, c'è tutta la parte relativa agli insediamenti industriali e commerciali che qui viene esclusa mentre il testo nazionale la ricomprende e ci sono degli ordini di restrizioni diverse. Quindi l'Assessore ci dirà che questo testo è senz'altro migliore del lasciare la normativa così com'è, altrimenti diventerebbe semplicemente applicabile la normativa nazionale.
Devo dire che, al di là delle nostre obiezioni generali sulla logica dei condoni e della sanatoria delle opere abusive che abbiamo voluto richiamare in termini generali, ci sembra che questo testo così com'è sia insufficiente e che alcune di quelle misure restrittive siano, per alcuni aspetti, risibili.
Noi abbiamo presentato degli emendamenti in Commissione che non sono stati accolti e abbiamo ripresentato gli stessi in aula sui punti più rilevanti; ciò non determinerà certo un nostro giudizio favorevole rispetto a un provvedimento come questo, ma in Consiglio, al termine del dibattito generale sui singoli punti dell'articolato, tenteremo di dare un contributo a fare in modo che questa legge non sia una pura e semplice sanatoria troppo allargata, ma contenga degli elementi di limitazione molto più forti.
E' lo spirito con cui ci apprestiamo a questo dibattito e con il quale vogliamo contribuire a una situazione molto più equilibrata e più equa che ci possa essere in Piemonte rispetto alle altre realtà.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Il comportamento dei poteri pubblici di fronte a violazioni delle norme urbanistiche deve tenere presente la particolarità intrinseca che hanno queste violazioni. Il primo elemento da tenere presente è che sono violazioni che intervengono modificando lo stato dei luoghi, modificando il territorio.
Per esperienza, dobbiamo sapere che le modifiche del territorio, le sue trasformazioni, sono per lo più modifiche irreversibili. Quando si apre una strada, quando si apre la via Aurelia, la via Aurelia rimane lì mille anni anzi duemila anni; quando si costruisce un edificio, una piazza, una chiesa, rimangono lì. Allora la violazione della norma urbanistica è una violazione per i secoli. Questa caratteristica fa di tutti gli interventi che normano l'uso del territorio interventi per i quali il potere pubblico deve avere una specialissima attenzione di tutela dell'interesse collettivo.
Dato che il territorio è un bene irriproducibile e dato che gli interventi su di esso difficilmente sono reversibili. Ne è derivata, nel corso della storia dell'umanità e nei paesi sviluppati, la necessità che il governo delle trasformazioni sul territorio fosse un governo che dipendesse da decisioni prese dal potere pubblico. Decisioni assunte nelle assemblee elettive attraverso processi di partecipazione democratica, perché la società civile si è data delle regole: non è che il territorio sia semplicemente un bene privato. Certo, il territorio in larga parte è un bene di proprietà privata, ma a partire dalla Costituzione in avanti la società nel suo insieme ha deciso che non è che su un certo terreno chiunque può fare qualcosa in relazione alle proprie disponibilità economiche. No, su un certo terreno la collettività tutta decide cosa sia bene e possibile fare, in che modo possa essere o non essere trasformato.
Questa è la moderna situazione di vita civile che in tutti i paesi d'Europa ha preso corpo. Violare tutto ciò non è una piccola violazione, non è semplicemente violare l'obbligo di un versamento. E' violare un patto che la società ha stipulato con l'insieme dei suoi componenti, il patto in base al quale il territorio è bene preziosissimo e va modificato secondo regole comuni che ci siamo dati. Costruire anche solo una piccola latrina in un posto paesaggisticamente bello, non significa solo non aver pagato un onere di urbanizzazione, ma aver violato qualcosa che è di tutti, un bene collettivo: è un danno che non può neppure essere sanato semplicemente con il pagamento di un'oblazione.
Da questo punto parte tutta una discussione che, quando verte sul condono edilizio, è discussione di peso ben diverso da quello che pu svilupparsi attorno a un condono fiscale, dove in ballo ci sono risorse economiche e basta. Qui ci sono in ballo le risorse economiche e la risorsa territorio, che l'intervento abusivo distrugge una volta per tutte in modo più o meno rilevante.
L'abuso è una prassi che, nella stragrande maggioranza dei paesi d'Europa non è visibile. Ci sono paesi in Europa che non conoscono la diffusione dell'abuso edilizio come l'Italia: in Francia, Germania, Olanda Belgio, Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia e nella stessa Spagna ci sono situazioni in cui di abusivismo edilizio non si parla e di condono edilizio neppure. Da questo punto di vista, dobbiamo purtroppo segnalare che il nostro paese è uno degli ultimi vagoni in Europa. Abbiamo ancora nell'anno 2004, questo problema, in modo molto differenziato da Regione a Regione, ma complessivamente in Italia esiste ancora. Penso che in Piemonte non abbia i livelli macroscopici raggiunti in altre Regioni.
Però, di fronte all'abuso, che fare? Nel momento in cui il potere pubblico assume l'abuso edilizio come un fatto da contrastare, la prassi dovrebbe essere quella di effettuare una sola volta nel secolo e per i secoli a venire un condono e, successivamente a questo unico e solo condono, mettere in campo una serie di comportamenti corali che vanno dagli aspetti amministrativi, repressivi, culturali e di educazione; una serie di comportamenti corali che facciano uscire la prassi dell'abuso dalla testa di tutti i cittadini. Perché l'abuso edilizio è comunque fatto da chi decide scientemente di non rispettare regole che conosce. Di fronte allo stesso cittadino che è nelle stesse condizioni economiche, che ha le stesse difficoltà e che rispetta le leggi, la differenza tra chi ha abusato del territorio e non ha rispettato le leggi e chi, viceversa, mantenendosi nelle regole e rispettando il territorio e la società nel suo complesso, ha cercato di dare soluzioni ai problemi, è notevole.
Se così non è, non è che si circoscriva l'area dell'abuso, si creano condizioni ambientali nelle quali l'abuso viene perdonato alla pari, non viene più sanzionato economicamente. Questo genera situazioni in cui pian piano, non è che l'area dell'abusivismo si riduce, va a zero e diventa una prassi inesistente. Succede il contrario: di condono in condono, si rafforza viceversa l'idea che l'abuso è possibile, è un modo d'essere possibile, è un modo possibile di risolvere le proprie necessità, perch prima o poi se ne viene a capo. Questa svolta (condono primo e ultimo e poi cambiamento radicale di prassi di tutti) non è mai avvenuta. Così ci lanciamo di condono in condono.
Il dibattito che si sta sviluppando vede due punti di vista: sviluppare i propri argomenti in Consiglio regionale attorno a cosa? Attorno al progetto iniziale della Giunta regionale che, grazie a questo dibattito in Commissione, che anticipa quello in Consiglio, ha subito rilevanti modifiche, dal mio punto di vista dei rilevanti peggioramenti. Che fare? Noi sappiamo che la mezzanotte di stasera è un limite oltre il quale entrerà in vigore il condono edilizio messo in atto dal governo Berlusconi.
L'ennesimo condono edilizio che perdona tutto e che spianerà la strada ad altri condoni futuri. Di certo, è una sanatoria inaccettabile da tutti i punti di vista.
Che fare? La legge che hanno proposto il Presidente Ghigo e l'Assessore Botta è una legge che in modo molto insufficiente, cercava qualche piccola attenuazione rispetto alla legge nazionale. In Commissione, insieme ad altri colleghi, ci siamo spesi per cercare di indurre nella legge proposta da Ghigo qualche ulteriore miglioramento e qualche attenuazione del danno riducendo, ad esempio, le cubature possibili per la pratica di condono, ma in Commissione, oltre a svilupparsi questo tipo di argomentazione e cercare di ridurre ancora il danno che produrrebbe il condono nazionale, si sono messe in campo anche altre forze di segno opposto, che hanno teso invece ad allargare la maglia del possibile intervento abusivo da condonare con argomenti che il verbale conterrà in sé a futura memoria, da parte di alcuni colleghi che considerano che gli oneri di urbanizzazione siano dei balzelli.
Siamo arrivati a questo, ma questo è tutto un mondo, il mondo dei furbi, il mondo di chi viola le regole. Quando le viola questo mondo le regole, quando poi qualcun altro viola altre regole, magari le stesse forze sono capaci di mettersi a gridare allo scandalo.
Siamo in questa situazione e, quindi, che cosa fare? Dal mio punto di vista, dato che ormai non ci sono più i tempi per fare lunghi dibattiti, e dato che non ci sono più, secondo il mio parere, a causa della volontà di tirarla in lungo, che è emersa in queste ultime settimane in Commissione da parte di componenti della maggioranza, penso che una delle vie di uscita sia quella di tornare al progetto della Giunta regionale.
Il progetto della Giunta regionale è inaccettabile, non è condivisibile; elementi comunque di riduzione della estensione prevista in campo nazionale ve ne erano.
Se il Presidente Ghigo afferma che quella è la legge che presenta al Consiglio regionale, penso che prima della mezzanotte si possa concludere.
Se, viceversa, come vedo, ci sono già 15 emendamenti presentati da esponenti della maggioranza, se ci si mette su quella strada, ha ragione il collega Palma quando diceva che, se si tratta di ricopiare tale e quale con qualche piccola spolveratura, la legge nazionale, vuol dire che il Presidente Ghigo si assume la responsabilità di essere forse a capo dell'unica Regione che non è riuscita - perché tutte le altre l'hanno fatto ad interpretare il condono edilizio in chiave regionale. Ed essendo questa una Regione nella quale l'abusivismo edilizio è numericamente e quantitativamente ridotto, di portare ad una legge sul condono edilizio che veramente chiuda le maglie troppo larghe di quella nazionale.
Questa è la riflessione che ho fatto. Spero che il Presidente Ghigo dica qualcosa, perché il testimone ce l'ha lui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Presidente, colleghi Consiglieri, "Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell'andamento dei conti pubblici". Questo è il titolo del decreto legge, poi convertito in legge il 24 novembre 2003.
Ed è già tutto un programma, cioè dà già un'indicazione del modo con cui si è concepito e delle motivazioni che hanno concepito questo decreto.
E' una legge statale che ha posto le Regioni di fronte ad una scelta sicuramente non facile; quindi, conseguentemente, anche la Regione Piemonte. Per due ordini di motivi: sia per il quadro normativo costituzionale, che è cambiato notevolmente nel tempo, ma soprattutto per una questione che possiamo definire di carattere etico e morale, perch ovviamente i riflessi sul territorio di questo decreto sono diversi da Regione a Regione.
Ed è questa una delle motivazioni, anzi sicuramente la motivazione principale che ha mosso la Giunta regionale a legiferare in materia.
E' un problema di carattere etico e morale, perché in questo Paese bisogna stare molto attenti quando si parla di condoni. Si rischia di premiare colui che fa sempre il furbo, oppure bisogna valutare attentamente piuttosto se ci sono dei riflessi, come ha fatto molto bene la Giunta regionale, di altro genere.
Abbiamo visto che non tutte le Regioni hanno accolto questo decreto in maniera unanime. C'è stato da parte di molte Regioni l'impugnazione nei confronti della Corte Costituzionale. E all'indomani della sentenza emessa dalla Corte Costituzionale, la Giunta regionale ha immediatamente esercitato quello che è un giusto e legittimo ruolo di interpretazione di quella che era normativa statale sul piano locale.
Si è posto sicuramente un problema al Presidente Ghigo e all'Assessore competente. Da una parte, far finta di niente, ritenendo di aspettare la scadenza dei termini e lasciare che le cose andassero come il dettato statale imponeva ed indicava. Oppure andare verso una riduzione, magari anche indiscriminata, di quelle che erano le indicazioni statali. Oppure terza ipotesi, che è quella che è stata valutata dalla Giunta regionale ragionare sulla fase territoriale con buonsenso e applicare il condono laddove realmente c'erano delle reali esigenze e dei riflessi rispetto alla produzione e alla produttività e all'esigenza del territorio e dei cittadini.
Questo è stato fatto dalla Giunta regionale, che poi ha portato in Commissione questo disegno di legge. Devo dire che c'è stata una modifica per alcuni aspetti, anche sostanziale in Commissione.
Voglio dichiarare, da parte del mio Gruppo, che c'è comunque la disponibilità a discutere a valutare tutte le indicazioni che arrivano da questo Consiglio. Un Consiglio che, tutte le volte, chiede la possibilità di legiferare e di essere principale attore di quelle che sono le leggi di questa Regione.
Oggi abbiamo effettivamente la possibilità di andare in questa direzione, al di là di tutte le polemiche di parte che possiamo esercitare e che abbiamo sentito. Questa è comunque una grande possibilità e penso che, con la disponibilità della Giunta, con la disponibilità che ha dimostrato l'Assessore già all'interno della Commissione, si possa produrre un testo che effettivamente non va a premiare i furbi, ma va ad esercitare un'azione importante sul territorio che i cittadini sicuramente apprezzeranno.



PRESIDENTE

Così come previsto, terminiamo i nostri lavori.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.21)



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