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Dettaglio seduta n.494 del 19/10/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(Alle ore 14.55 il Presidente Cota comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.25)



(La seduta ha inizio alle ore 15.45)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco Maria, Burzi, Cantore Chiezzi, Ferrero, Gallarini, Ghigo, Marengo, Rossi Giacomo e Vaglio.


Argomento: Parchi e riserve

Esame disegno di legge n. 666 "Modifiche alla legge regionale 24 aprile 1990, n. 51 (Istituzione della riserva naturale speciale del Fondo Toce)"


PRESIDENTE

Mi sollecitano l'esame del disegno di legge n. 666 "Modifica alla legge regionale n. 51 'Istituzione della riserva speciale di Fondo Toce". C'è una richiesta, dalla Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, del Presidente Paolo Ravaioli. Obiettivamente ci sono ragioni d'urgenza, se l'aula acconsente.
Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Questa mattina abbiamo sostenuto l'utilità e la necessità di dare subito avvio all'esame del disegno di legge n. 666. Invece, è stato incardinata, in qualche modo, la discussione sul bilancio consuntivo.
Prendiamo delle decisioni con una certa coerenza! Adesso dovremo andare avanti con il dibattito generale sul bilancio.
Faccio questa puntualizzazione non per mettere un bastone tra le ruote al provvedimento, ma solo per governare l'iter legislativo in Aula con una certa linearità. S'inizia una relazione di un provvedimento importante come il bilancio di previsione, poi lo s'interrompe, ne facciamo un altro, poi lo riprendiamo. Francamente, mi sembra un po' irrituale procedere in questo modo.



PRESIDENTE

Ha ragione, Consigliere Tapparo, ma il Vicepresidente Riba questa mattina aveva preannunciato che nel pomeriggio avremmo inserito il provvedimento. Questa era una modalità concordata e accettata dall'Aula. Se ne fa una questione di principio, pongo in votazione un'inversione all'o.d.g. Teniamo presente l'esigenza che lei ha sollevato, che è giusta di dare ai lavori una linearità. Ma trattiamo questo provvedimento, così rispondiamo all'urgenza.
Esaminiamo, a questo punto, il disegno di legge n. 666.
Con il consenso del Consigliere relatore Valvo, la relazione viene data per letta, il cui testo, a mano dei Consiglieri, recita: "La Riserva naturale speciale del Fondo Toce è stata istituita con legge regionale 24 aprile 1990, n. 51 con l'obiettivo specifico di tutelare, conservare e valorizzare l'ambito territoriale della foce del Fiume Toce ove è presente uno dei più estesi canneti dell'Italia settentrionale a Phragmites australis importante sia in quanto luogo di riparo, alimentazione e nidificazione di numerosi uccelli acquatici, sia per il ciclo degli elementi nutritivi del Lago Maggiore.
I dati relativi all'avifauna segnalano in particolare la presenza di numerosi nidificanti tipici dell'ambiente palustre. Tra questi importante è la presenza della cesena, probabilmente dovuta a recente colonizzazione in quanto questa nidifica prevalentemente sui rilievi alpini e raramente scende sotto i 500 metri. Altra specie relativamente poco frequente nei territori piemontesi è il canapino minore, uccello di passo la cui presenza fino a pochi anni fa veniva considerata accidentale. Il Valore di Conservazione della Diversità Ornitologica regionale della Riserva, che rappresenta la sommatoria degli indici di rarità regionali di ogni specie presenti al suo interno, è il più elevato rispetto a tutte le altre aree umide presenti in regione. In particolare, oltre al cigno reale, le specie più rare che determinano un aumento del valore medio sono lo svasso maggiore, la cannaiola, il migliarino di palude, il tarabusino e il cannareccione. Per quanto riguarda le specie in via di estinzione esse sono rappresentate nella Riserva dal martin pescatore, dalla cannaiola verdognola e dalla cesena.
L'importanza naturalistica dell'area di Fondo Toce è sottolineata dal suo inserimento tra i Siti di Importanza Comunitaria proposti all'Unione Europea per la costituzione della rete Natura 2000 prevista dalla Direttiva 92/43/CEE (Habitat). Tali siti sono sottoposti a diversi tipi di misure di conservazione (piani di gestione, misure regolamentari, amministrative e contrattuali); in ogni caso gli interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat nel sito sono sottoposti a valutazione di incidenza ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.
357.
La scheda identificativa del sito Fondo Toce (Cod. SIC - IT1140001) appartenente alla Regione Biogeografia Continentale e coincidente con la Riserva naturale speciale del Fondo Toce interessante territori dei comuni di Verbania e Baveno, ne evidenzia gli interessi naturalistici specifici: 'Importante canneto perilacustre a Phragmites australis che ospita specie ornitologiche a distribuzione limitata, nella regione, e specie entomologiche presenti in Piemonte solo in questo Sito (es. Baudia anomala e Chlaenius tristis) o in poche altre località (Acupalpus notatus e Agonum lugens). Sito di primaria importanza per le specie ornitiche migratorie, in particolare, sotto il profilo quantitativo, per Hirundo rustica. Relitti di bosco ripario e prevalenza di Salix alba. Stazione di Alnus incana alla minima altitudine in Piemonte. Prezioso mosaico di vegetazioni acquatiche e palustri di interesse comunitario distribuite lungo i corsi d'acqua, le rispettive foci e il litorale lacustre. Tra le piante presenti si segnala l'endemica Trapa natane var. verbanensis e la rara Najas marina'.
Con il presente disegno di legge s'intende apportare una modifica alla legge n. 51 del 24 aprile 1990, relativa all'istituzione della riserva naturale speciale del Fondo Toce.
La proposta di modifica nasce dall'esigenza di costruire una circonvallazione ai margini del comune di Gravellona Toce, allo scopo sia di dirottare all'esterno dell'abitato il transito dei veicoli diretti all'area industriale e alle strade statali 33 e 34, sia di limitare il grave inquinamento ambientale e acustico che affligge la popolazione del Comune.
A tal fine, è stato redatto un progetto per la realizzazione di un collegamento stradale tra le statali n. 33 del Sempione e n. 34 del Lago Maggiore. Il tracciato prevede collegamenti con la viabilità locale, nonch l'attraversamento in viadotto dell'autostrada A26 e del fiume Toce.
Tale progetto, condiviso anche dalla Provincia del Verbano-Cusio-Ossola e dall'ANAS, attende ora di essere approvato definitivamente in sede di conferenza di servizi.
Perché ciò avvenga, si rende, tuttavia, necessario modificare la già citata legge regionale 51/1990. L'attraversamento del fiume Toce, previsto circa 500 metri a valle dell'attuale viadotto della strada statale n. 24 interessa la riserva naturale speciale del Fondo Toce e la legge istitutiva di tale riserva, all'articolo 6, impedisce che si costruiscano nuove strade o si amplino le esistenti se non in funzione delle attività agricole presenti sul territorio o della fruibilità della riserva medesima.
Al fine di superare tale limite è stato proposto di aggiungere un comma all'articolo 6 della legge regionale 51/1990. Una norma, cioè, che consenta la realizzazione di infrastrutture e impianti previsti da piani e programmi regionali o nazionali, oppure da piani di settore, allorquando sia stata stipulata apposita convenzione con la Regione Piemonte e siano state previste opportune misure di compensazione, sentito il parere dell'ente di gestione dell'area protetta.
Analoga formula di salvaguardia è già presente sia nella legge istitutiva del parco naturale della Valle del Ticino (legge regionale 53/1978) sia nella legge istitutiva del sistema delle aree protette della fascia fluviale del Po (legge regionale 18/1990).
Diversamente dalle succitate, tuttavia, la norma proposta prevede che la realizzazione di infrastrutture e impianti sia bilanciata da 'opportune misure di compensazione'. Nel prevedere tali misure sono state accolte le istanze sia dell'opposizione sia dell'ente dei parchi e delle riserve naturali del lago Maggiore. Quest'ultimo, in particolare, nell'affermare il proprio consenso alla modifica della legge istitutiva della riserva naturale del fondo Toce, ha infatti proposto che a fronte della realizzazione di infrastrutture ed impianti sia garantita un'adeguata 'compensazione ambientale'.
Per quanto riguarda le eventuali interferenze con il SIC e gli specifici obiettivi di conservazione queste saranno valutate nell'ambito del procedimento di Valutazione di Incidenza cui in ogni caso deve essere sottoposto il progetto; in questa sede si può peraltro già evidenziare che le modalità di attraversamento dell'ambito fluviale del Toce non siano tali da comportare effetti significativi anche perché in tale zona non sono presenti gli habitat del canneto e la funzionalità del corridoio ecologico può essere mantenuta ed aumentata prevedendo opportune misure di mitigazione e di compensazione ricostituendo un'opportuna fascia di vegetazione ripariale.
Tutto ciò premesso, si mette in luce che la procedura di modifica della legge regionale 51/1990 ha carattere di urgenza. E', infatti, necessario consentire al più presto l'approvazione del progetto esecutivo in sede di conferenza dei servizi, affinché non vada perduto il finanziamento da tempo destinato alla realizzazione dell'opera".
ARTICOLO 1 Emendamento 1.1 presentato dai Consiglieri Moriconi e Papandrea: dopo le parole "di gestione" aggiungere le parole: "nel rispetto di quanto previsto al comma 1, punto E dell'articolo 6".
La parola al Consigliere Moriconi per l'illustrazione.



MORICONI Enrico

L'illustrazione è abbastanza semplice. L'articolo 6, di cui si propone la modifica con questo disegno di legge, al comma i, punto e) recita: "Norme generali di salvaguardia sull'intero territorio della riserva naturale speciale del Fondo Toce". Al punto e) è fatto divieto di "costruire nuove strade ed ampliare le esistenti se non in funzione delle attività agricole presenti sul territorio o della fruibilità della riserva". Con l'emendamento intendiamo riaffermare un concetto fondamentale del parco in oggetto.
Ci è giunta segnalazione da ambientalisti che vivono nella zona. Tra le mille cose che ci sfuggono in questo territorio dominato dai soprusi, ci è sfuggita che la futura circonvallazione di Gravellona Toce taglierà il Parco regionale di Fondo Toce. Apprendiamo oggi da La Stampa che l'Assessore Racchelli sta per fare approvare a grande velocità un disegno di legge che modifica la legge istitutiva del Parco in modo da permettere che questo povero, piccolo, disgraziato parco - stretto fra il lago, la strada statale, diversi campeggi, alcune aziende agricole ecologicamente pesanti, una zona industriale - sia ulteriormente "affettato" da una strada statale studiata per evitare la congestione di Gravellona causata, a sua volta, dall'insensatezza urbanistica che domina tutto il territorio.
Mi sembra che la segnalazione che arriva da chi vive, lavora e opera sul territorio, da un punto di vista ambientale, meriti una riflessione.
Con il nostro emendamento, pensiamo importante ribadire quelli che dovrebbero essere i concetti fondamentali ed ispiratori di ogni ente parco e quelle che dovrebbero essere le regole fondamentali per la salvaguardia di ogni parco. Chi propone la modifica della legge sul Parco, sosterrà che probabilmente la strada è poco influente, che non rovinerà la struttura del Parco ecc. Faccio notare, invece, che chi vive e opera sul territorio esprime una vivissima preoccupazione per le sorti del Parco.
Dovremo ricordarci che l'aspetto fondamentale dell'istituzione dei parchi è di salvaguardare la natura e la biodiversità, quindi ogni intervento che altera la struttura va analizzato non già nell'ottica di che cosa serve da un punto di vista produttivo, bensì, invece, di mantenere il più possibile inalterate le condizioni della fauna e della flora della zona, individuata come area parco. La scelta di procedere così velocemente con molta disattenzione, ad una modifica che, ripeto, è vista con molta preoccupazione da chi lavora sul territorio, meriterebbe un attimo di ripensamento.
Accettare quest'emendamento potrebbe, quanto meno, riportare la situazione a ristabilire i caratteri principali che devono avere gli Enti parco. In questo caso, non si stravolgerebbe quello che era l'articolo 6 quelle che erano le idee e le motivazioni per l'istituzione del parco.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Dobbiamo tenere conto che ci troviamo di fronte ad un parco di non grandi dimensioni, con caratteristiche diverse e che, probabilmente necessita di una maggior flessibilità nella gestione delle regole che ci siamo dati.
Mi rendo conto che se un parco corre lungo tutto l'asse di un fiume, è diverso da un altro che, invece, è più concentrato. Dico questo perch quando abbiamo istituito questo parco con una legge (come per molti altri) abbiamo introdotto delle norme, nella legge stessa, che creano una serie di limiti e di vincoli ben precisi, e lo facciamo perché valutiamo di trovarci di fronte ad un parco con tutta una serie di caratteristiche. Su quel parco, le opere che si possono introdurre devono tenere conto delle finalità del parco stesso.
Se introduciamo norme, con caratteristiche abbastanza generali, che modificano questi aspetti e che, da una parte, affermano dei principi che tra l'altro, nella legge rimangono, e se modifichiamo queste norme, con delle formulazioni generali neanche troppo chiare, credo che si possa arrivare alla generalizzazione di questa situazione.
Oggi lo si fa in un parco, domani in un altro e dopodomani in un altro ancora, arrivando a vanificare quella che è l'impostazione che si era deciso di dare alle leggi che istituiscono i parchi.
Invito ad una riflessione, nonostante ci arrivi questo tipo di sollecitazione.
Dobbiamo pensare che non è l'unico parco esistente, ce ne sono molti altri nel territorio, e quando interveniamo con una misura legislativa creiamo dei precedenti che possono, alla lunga, risultare pericolosi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Quando si era istituito questo parco, era emersa la caratteristica della limitatezza del territorio che si voleva tutelare. Tuttavia, la rilevanza di quello che, probabilmente, è uno dei canneti più importanti dell'Italia settentrionale, con il suo habitat rilevante, aveva portato il legislatore di allora a voler dare, a quella parte del territorio, la dignità e la tutela di parco.
La relazione d'accompagnamento al disegno di legge della Giunta enfatizza quest'aspetto quando scrive: "L'importanza naturalistica dell'area di Fondo Toce è sottolineata dal suo inserimento tra i siti d'importanza comunitaria proposti all'Unione europea, per la costituzione della rete Natura 2000, prevista dalla direttiva comunitario 92/43/CEE (Habitat)".
Nell'ambito della relazione si sottolinea l'importanza del mantenimento, in uno stato di conservazione, delle specie e degli habitat presenti nel sito.
Mi rendo conto dell'imbuto in cui cade Gravellona Toce per la sua viabilità, però intaccare la limitatezza del territorio di questo parco vuol dire colpire al cuore l'equilibrio di questo ambiente.
Il problema delle grandi infrastrutture nei parchi è rilevante.
Ad esempio la riserva naturale orientata della Vauda dove, attraverso una serie di operazioni, ci sono stati interventi d'infrastrutturazione che segmentano il parco, minandone la continuità.
Noi qui non siamo amministratori, Assessore Cavallera, siamo dei legislatori e dei programmatori: cogliamo delle sensibilità e tracciamo degli indirizzi. Dobbiamo dirci che cosa vogliamo fare, nel rapporto tra infrastrutturazione e aree a parco, dandoci un comportamento che non sia ad ogni stimolo, una risposta. Deve essere un comportamento di fondo.
Siccome non possiamo lavorare a compartimenti stagni, com'è avvenuto a Gravellona Toce ed altrove, evidentemente, il non governo urbanistico del territorio fa sì che attorno alla strade, sugli assi delle strade, si sviluppi l'urbanistica dei Comuni. Addirittura, se si costruisce la circonvallazione, si sviluppa sopra: autorizzazioni a ipernegozi di scarpe mobili, a venditori di tutti i tipi, e dopo vent'anni la circonvallazione non è più utilizzabile, bisogna farne un'altra.
Dobbiamo essere in grado, come Regione, di governare questi processi non mettere il timbro a tutti i piani regolatori che avallano questo tipo di sviluppo. Ormai, non c'è posto in Piemonte dove non si salvino mettendo il cartello che prescrive il divieto di superare i 70 chilometri l'ora perché hanno lasciato sviluppare, lungo l'asse viario, di tutto.
Capisco le pressioni sulle amministrazioni comunali, gli interessi, il voto, la preferenza, ma quando avremo delegato e trasferito compiti e funzioni completamente amministrative alle Province e ai Comuni nell'attuazione del principio di sussidiarietà, cosa staremo a fare qui, se su queste partite non siamo in grado di dare una caratterizzazione? Solo per l'emolumento, piuttosto copioso, che riceviamo? In questo senso, sollevo una perplessità e mi chiedo: conosco bene la zona, capisco l'imbuto viario, capisco che in questo caso è difficile trovare alternative, ma questo vale anche per altri casi. Ci troviamo con la necessità di trovare la strada più corta tranciando un parco. Questo è piccolo, se lo segmentiamo, gli creiamo delle difficoltà.
Mi farebbe piacere sentire il parere dell'Assessore in merito ad una politica in generale e non solo su questo provvedimento. Qual è la politica della Giunta in questo senso? Come lei può capire, si correla all'urbanistica; si correla agli orientamenti che noi diamo, altrimenti tra dieci anni, ci saranno di nuovo "enne" casi come questo, nel senso che bisogna intaccare le aree a parco perché non reggono più le strade statali e le strade regionali: bisogna fare circonvallazioni e tagliare in ogni dove.
Amerei, a fronte di un provvedimento apparentemente piccolo, che emergesse la politica che questo Governo, dinanzi a questi casi, vuole attivare.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente.
Ho chiesto la parola innanzitutto per dichiarare che sottoscriviamo l'emendamento che è stato presentato.
Nel merito, Assessore (anzi, Assessori, perché in Commissione ambiente è stato presentato dall'Assessore Racchelli), anche noi evidenziamo, con un certo imbarazzo, il metodo che è stato utilizzato. Comprendiamo, infatti che la motivazione sia di non perdere il finanziamento; tuttavia, ci si poteva anche accorgere prima di quest'aspetto, avviando un percorso e una temporalità rispettosa di tutte le sedi istituzionali. Così non è stato perché è arrivato come una valanga in seduta ordinaria e n'è stata immediatamente richiesta l'approvazione.
Al di là delle considerazioni che possono riguardare noi Consiglieri vi è una valutazione imbarazzante e mortificante da parte dell'Ente Parco.
L'Ente Parco, sostanzialmente, sostiene: "Siamo obbligati a dire di sì.
Non ci avete posto nemmeno nella condizione di visionare il progetto - è scritto, quindi non sono parole mie - e di esprimerci nel merito".
Dopodiché, la situazione di Fondo Toce la conosciamo tutti: è un imbuto è pur vero che, dicendo così, sminuiremmo il valore quel territorio. In effetti, è, in assoluto, uno dei canneti più belli che esistano nella geografia piemontese, e di questo, in qualche modo, dobbiamo tenerne conto quindi diventa difficile, lo sappiamo bene, trovare una soluzione urbanistica che consenta le due cose.
Però, diventa altrettanto mortificate, per un Ente Parco che noi stessi abbiamo voluto che svolgesse la funzione di tutela di quel Parco richiedere, come condizione indispensabile, di essere coinvolto, a tempo debito, nei processi decisionali. Così non è stato.
Un'area protetta come quella di Fondo Toce è già pesantemente gravata dalla presenza di strutture e di infrastrutture. Ogni nuovo intervento di notevole impatto ambientale costringe l'Ente gestore a difficili mediazioni per garantire sufficienti livelli di tutela e di fruibilità del territorio.
Si elencano, inoltre, le notevoli e rilevanti azioni che, con i "quattro soldi" che gli si riconoscono, hanno comunque attuato, che sono di buon impatto turistico per la valorizzazione di quel territorio.
Dopodiché, dicono: "Siamo obbligati a dire 'sì' per la condizione geografica oggettiva e perché le amministrazioni locali si sono dimenticate di noi. Hanno fatto tutto: peccato che ci siano dimenticati dell'esistenza dell'Ente Parco. Ma vi diciamo di 'sì'. Quantomeno, però, garantite un minimo di condizioni".
La prima è quella che formuliamo con l'emendamento che sottoscriviamo che prevede di salvaguardare il punto e) dell'articolo 6.
La seconda condizione è quella di cui la Commissione, all'unanimità, ha tenuto conto, inserendo delle misure di compensazione ambientale, che vorremmo comunque conoscere: sarebbe quantomeno opportuno, proprio come passaggio di comunicazione, coinvolgere l'Ente Parco nel momento in cui si definiscono queste misure.
La terza condizione da loro avanzata prevede di tener conto di interventi di mitigazione anche in fase progettuale.
Io ho un emendamento di questo tipo, col quale, sostanzialmente, si chiede aggiungere ancora questo aspetto nell'articolo, affinché, nella fase progettuale, si considerino tutti gli interventi possibili di mitigazione dell'impatto ambientale.
Siamo curiosi di conoscere la risposta dell'Assessore - che, a questo punto, riteniamo debba essere l'Assessore all'ambiente - e auspichiamo che sia favorevole a questa nostra attenzione nei confronti di uno dei beni primari di questo territorio.



PRESIDENTE

Se non vi sono ulteriori richieste di intervento, chiederei il parere del relatore sull'emendamento.
La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Grazie, Presidente.
Tenuto conto che il progetto sarà sottoposto ad una valutazione di impatto ambientale, la richiesta di emendamento è respinta.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1.1.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1, nel testo originario Il Consiglio approva.
Prima di indire la votazione dell'intero testo di legge, procediamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo, per dichiarazione di voto sull'intero testo di legge.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, questa mattina abbiamo sentito l'Assessore Cavallera parlare per circa venti minuti nel rispondere ad un'interrogazione su un tema certamente rilevante, ma che non mi sembrava da "ombelico del mondo".
Ora, un posizionamento della Giunta su questo tema è indispensabile se noi non vogliamo ridurci a fare gli Amministratori e non i legislatori e ad intendere la Regione come un grande Comune. Purtroppo c'è questa visione nel senso di considerare la Regione un grande Comune e ci si comporta di conseguenza, come se si dovesse dare l'autorizzazione, se non diretta, in maniera indiretta, alla costruzione di una strada.
Qui è un po' come in un Consiglio di Amministrazione di un'azienda faccio sempre questo esempio, dove si dibatte per ore sulla collocazione del deposito biciclette e poi, in cinque minuti, discutono della strategia.
Sarebbe utile sentire, da parte della Giunta regionale, come si posiziona sulle scelte di fondo. Ovviamente, è preferibile un minimo d'attenzione al dibattito. Se, invece, si fa valere solo la legge dei numeri, tanto peggio ci si batte a suon di emendamenti, ne presentiamo una carrettata sul bilancio di previsione e rispondiamo in questo modo, non essendoci un minimo di dialettica.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Tapparo.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
presenti e votanti 27 Consiglieri hanno votato Sì 27 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Proseguimento esame disegno di legge n. 641 "Rendiconto generale per l'anno finanziario 2003"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame del disegno di legge n. 641, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La relazione è già stata svolta. Apriamo, pertanto, il dibattito.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Abbiamo fatto il rendiconto e l'assestamento di bilancio. Il Documento di programmazione economica e finanziaria regionale non è stato approvato.
C'è stato il tentativo, durante i lavori di Commissione, di utilizzare, per la prima volta in tutte le assemblee elettive, l'assestamento di bilancio come una specie di finanziaria, facendo veicolare, attraverso l'assestamento stesso, una serie di misure che tutt'al più, già con molta critica, dovrebbero essere caricate sulla legge finanziaria.
In seguito - non so per quale tipo di sensibilità usiamo quest'eufemismo - si è deciso che non la si poteva fare troppo grossa e allora si è voluto evitare questo tipo di operazione.
Il bilancio consuntivo misura la capacità di un governo nell'avere l'intuizione e la determinazione di realizzare un bilancio di previsione il più legato alle esigenze reali, in modo che gli scostamenti siano i più bassi possibili. Questo è un elemento importante, perché l'assestamento di bilancio dovrebbe essere un correttore molto tecnico di scostamenti non abissali. Se ci sono scostamenti abissali, evidentemente, vuol dire che nel bilancio di previsione sono stati commessi errori clamorosi, oppure ci sono state inadeguatezze palesi.
C'è un altro elemento che sostiene il raccordo tra bilancio di previsione assestamento, e consuntivo, ed è dato dall'equilibrio maggiore possibile pur sapendo che non vi è coincidenza tra il bilancio di competenza e il bilancio di cassa.
Questo governo regionale ha dimostrato, con l'acqua alla gola all'inizio di settembre, di dover bloccare i pagamenti. In Commissione abbiamo cercato di dimostrare come ci sia una serie di voci che permettono di avere un equilibrio solo virtuale del bilancio, ma, in effetti, ci sono delle carenze profonde.
Come si possono misurare le carenze quando c'è un forte scostamento tra competenza e cassa? Accade che, ad un certo punto, si crea una rottura, nel senso che non sono più sufficienti tutti gli artifici contabili: per la competenza si possono operare artifici contabili, come lo slittamento di debiti all'esercizio successivo e la sopravvalutazione di crediti (alcuni inesigibili, quindi li si può ancora caricare).
Sul piano formale, la competenza la si può far quadrare quasi sempre fino a quando non succedono dei cataclismi, ma il rapporto tra competenza e cassa mette a nudo le debolezze della gestione amministrativo-contabile poiché avviene proprio una rottura. Non ci sono i fondi: infatti, la Regione ha sospeso i pagamenti.
Badate che noi non siamo i peggiori pagatori tra le regioni d'Italia ma questo non dovrebbe portarci a dormire. Nel senso che, pagando bene e puntualmente le imprese, i professionisti e i fornitori, diamo impulso all'economia molto più di quanto non faccia una legge di politica economica e di politica industriale.
Ora, l'ente regionale ha tempi di pagamento che superano abbondantemente la media dei pagamenti del sistema economico piemontese mentre nella sanità siamo, invece, vicino ai trecento giorni.
Una grossa organizzazione di categoria, nei giorni scorsi, per quanto riguarda le apparecchiature mediche, ha fatto una valutazione parziale dei tempi di pagamento della sanità piemontese: 280 giorni, dato segnalato in una tabella riportata da un giornale economico. Si trattava solo di un segmento del pagamento effettuato nella sanità, in questo caso relativamente ad apparecchiature. Quindi ci avviciniamo all'anno. Capite che siamo in una condizione di criticità per il sistema economico: siccome le imprese non fanno beneficenza, scaricano il ritardo del pagamento adeguando i prezzi dei loro prodotti. Alla fin fine è un cane che si morde la coda, cioè paghiamo di più i beni e i servizi sanitari. Ciò non avviene per leggerezza o per incuria da parte degli amministratori delle ASL, delle ASO o della Regione Piemonte come ente, ma avviene proprio per delle difficoltà di cassa.
Questo è un tema delicatissimo che dovrebbe essere un campanello di allarme per riuscire a capire che stiamo forzando un bilancio con meccanismi di aggiustamento formali che, seppure facciano quadrare i conti rappresentano una operazione fittizia, fatta di tecnica contabile nota.
Non voglio criminalizzare questo tipo di comportamento, dico solo che questo danneggia la gestione della Regione, perché alla lunga porta una serie di scompensi: bisogna bloccare i pagamenti, i pagamenti che sono già lunghi si prolungano, la reazione delle imprese fornitrici di beni e servizi è di rivalersi sul prezzo. Quindi, contravveniamo a quello che dovrebbe essere un principio cardine del sistema economico, cioè che il sistema economico paghi con tempi sufficientemente brevi (dovrebbe essere la media europea) e in modo puntuale perché così aiuta la dinamica economica del sistema Piemonte.
Dinnanzi a queste argomentazioni - e durante la discussione degli emendamenti e questa lunga discussione sul bilancio consuntivo potremo puntualizzare meglio - emergono le lacune. Si fanno alcune operazioni di finanza per compensare; le fanno anche le imprese, utilizzando gli ammortamenti, i fondi di riserva ed una serie di operazioni per accompagnare il passaggio da un esercizio all'altro.
Chi ha studiato economia aziendale sa benissimo che l'esercizio economico di un anno è troppo breve per valutare l'andamento economico di un'entità come un ente pubblico o anche un'azienda. Normalmente può essere un peccato veniale quello che si fa, ma questo è un peccato che rischia di far saltare il banco.
In sostanza, si fanno delle operazioni finanziariamente artificiali che, alla fine, si ripercuotono sulla capacità effettiva di governo. Ne ho accennata una, che è quella di dover bloccare per un certo periodo di tempo i pagamenti perché la distanza tra il bilancio di competenza e il bilancio di cassa è enorme e sta crescendo e arriverà un giorno ad un punto di rottura che porterà quest'ente non solo a non pagare i soggetti esterni, ma probabilmente a ripercuotersi anche nei pagamenti di funzionamento.



PRESIDENTE

Anticipo che c'è una questione sugli emendamenti presentati. Mi rimetto alla sua capacità di sapere trovare una soluzione tecnica.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Intervengo sull'ordine dei lavori, in quanto stiamo discutendo di una sessione in materia finanziaria, ma non è presente l'Assessore Pichetto che sta tenendo una relazione ad un incontro al quale avremmo tutti interesse a partecipare.
Non è presente neanche il dottor Lesca, che mi risulta essere impegnato a Roma, e non è presente neanche il vice del dottor Lesca. Inoltre non è presente neanche il relatore, che è in congedo.
Mi rimetto alla valutazione dei colleghi, ma non credo che possiamo discutere di questa materia in mancanza del titolare, del relatore e dei funzionari.
Vedo con piacere che è tornato l'Assessore Pichetto.
Credo che la chiusura dell'esercizio 2003 richieda non dico un particolare rigore perché si tratta di conti, però alcune valutazioni a fondo sulla parte che riguarda un po' le discrezionalità e il merito.
Dal punto di vista contabile, potremmo dire che è un bilancio corretto nel senso che la procedura contabile è una macchina, dipende dai dati che s'inseriscono. Quindi, la macchina ha fatto i conti giusti, ma gli elementi forniti alla macchina sono discutibili ed è su questo punto che vorrei fare qualche approfondimento.
Ci troviamo in una situazione che ci vede, alla fine dell'esercizio 2003, iscrivere ancora una massa significativa di crediti dovuti a residui attivi vecchi di quindici anni, poi di quattordici, poi di tredici, dodici e undici. Quindi, per trattare la questione con un criterio, che ritengo assolutamente grossolano, Assessore, iscriva a residui attivi soltanto quelle somme, la cui entrata è stata accertata e non riscossa relativa agli ultimi dieci anni. Mi pare che siamo già in una situazione assolutamente discrezionale e largheggiante.
I residui attivi immutati che si trascinano da quindici anni non costituiscono più un residuo attivo, ma una pretestuosa voce di entrata. E sarei disposto a sostenere anche in altra sede la correttezza di quanto affermo.
Per aiutarla meglio, Assessore, le preciso che si tratta di residui che risalgono ad esercizi che vanno oltre il decennio, cioè il doppio periodo di prescrizione (la prescrizione è biennale nel commercio, è quinquennale nella pubblica amministrazione, ma non esiste una prescrizione quindicennale).
Abbiamo chiesto tutti i dati e non li abbiamo avuti, ma abbiamo avuto un'elencazione con una semplice lettera dei nostri uffici amministrativi.
In quella situazione l'Assessore disse, con un po' di simulato risentimento: "Io mi fido e se qualcuno non si fida...". Naturalmente non ho raccolto la provocazione allora e non la raccolgo adesso.
Non si può mantenere questa situazione sul bilancio preventivo; quindi la nostra proposta onesta è di fare come prescrive la contabilità generale secondo gli indirizzi di contabilità generale: queste somme s'iscrivono in un allegato a parte, come avviene per i residui passivi che si stanziano nuovamente quando esiste un fondo d'ammortamento dei residui, s'iscrivono nuovamente quando si riscuotono, si riscrivono nuovamente quando si pagano altrimenti il nostro bilancio comincia ad essere "alterato" (occorre fare attenzione al termine che si usa, perché quando l'Assessore al Bilancio era il Consigliere Burzi si diceva: "C'è l'accusa di falso in bilancio", ma non andiamo a scomodare termini della retorica giudiziaria, non congrui per definire quello che dobbiamo discutere).
Sono voci che non corrispondono alla situazione reale, tant'è che, se vogliamo sollevare l'incredulità degli interlocutori e dei cittadini, anche soltanto occasionalmente, sulle nostre partite economiche, potremmo chiederci: "Ma è vero che ci sono quattro milioni di euro di residui attivi?" Noi dovremmo rispondere affermativamente, e dire anche che all'interno di quelli, ci sono anche 27 milioni che hanno più di dieci anni di età. Comincerei a fare un'operazione chiara sotto questo profilo. E' evidente che non è conveniente farlo adesso, mentre giochiamo su una doppia filiera dell'iscrizione dei debiti. Facciamo che non iscrivere sul bilancio i debiti della sanità, se non quando, e per la misura in cui, siamo in grado di coprire questi debiti.
Per esempio, noi iscriviamo circa 94 milioni di euro di credito verso l'università di Torino 1 e del Piemonte 2, ma naturalmente questi crediti non sono rivendicati dalla Regione. La Regione non potrebbe iscrivere, come credito, 97 milioni di euro nei confronti delle università, se non ha un titolo che glieli assegna. Sempre utilizzando la tecnica nella quale possiamo vantare qualche capacità inventiva, iscriviamo queste partite come crediti delle aziende sanitarie, anzi delle ASO. Giustamente, l'Assessore Pichetto non si espone, perché dice che sono le aziende che hanno iscritto tra i loro crediti 180 miliardi nei confronti delle università le quali non si sognano di pagarli in primis perché non hanno i soldi, e poi, per il motivo addotto da un certo generale: "Non ho sparato per 27 motivi, primo perché non avevo i cannoni, e gli altri posso anche non ricordarli". Le aziende hanno i soldi, non pagano e quei soldi non ci sono. Ma le aziende le ASO, le iscrivono come voci attive del loro bilancio, tanto i loro bilanci non vengono collocati nel bilancio della Regione, se non quando s'iscrivono le coperture, quindi questa è una voce alterata.
Non so se l'Assessore insegna ancora ragioneria ai suoi studenti, ma se lo fa sa che i residui attivi sono costituiti da entrate accertate, ma non riscosse. Le somme accertate ma non riscosse si hanno quando sono stati emessi gli ordinativi di pagamento, che noi non abbiamo riscosso. Questi sono i residui attivi.
Le chiami documentazioni idonee - possiamo discuterne - ma la documentazione idonea è sempre, quanto meno, un riconoscimento del credito.
Oppure la finanza creativa suggerisce di prescindere anche da questo dato ma lei non può essere certo un ammiratore di Tremonti, con la serietà che la contraddistingue, non essendo un lombardo, ma un piemontese, quindi della scuola di Quintino Sella, che è ancora valida adesso, più di quella di Einaudi.
Abbiamo già iscritto qualcosa come 200 miliardi di residui attivi, che ci consentono di formare quel famoso avanzo di amministrazione di 246 milioni. In realtà, se teniamo conto del risparmio e del resto, noi non abbiamo nessun avanzo di amministrazione, ma un disavanzo. Lo dico perch a prescindere dalla quantità, non è accettabile un conto consuntivo che registra contabilmente un saldo attivo nascondendo, eludendo, non iscrivendo - utilizzi il termine che vuole - l'iscrizione di voci di spesa che sono certe, e iscrivendo delle voci di entrata che sono assolutamente incerte. Un residuo che si porta dietro da quindici anni non è un'entrata certa, non è iscrivibile.
Caso mai, sempre parlando con un po' di onestà tecnica, come capita spesso di fare con lei (di questo gliene do atto), noi dovremmo iscrivere almeno, quei 90 miliardi di debiti delle ASO, nei quali non sono inseriti quelli verso le università - cioè i debiti che, nonostante i 130 miliardi già stanziati e quelli presumibilmente di assegnazione ministeriali (presumiamo che la presunzione sia esatta), arriviamo sempre a totalizzare i famosi 90 miliardi che ci mancano e che alcuni dicono essere fisiologici.
Sarà anche fisiologico, ma se teniamo conto della fisiologia della cifre, noi abbiamo un disavanzo di amministrazione e sarebbe necessario che chiamassimo il risultato di gestione del 2003 con quel tipo di nome, anche perché ne deriva una serie di conseguenze che non tratto adesso riservandomi in seguito, avendo esaurito il tempo a mia disposizione, di intervenire con la discussione delle nostre proposte emendative.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Anzitutto segnalo, come al solito, l'assenza del Presidente della Regione che, indipendentemente dai provvedimenti che discutiamo, è sempre impegnato altrove (probabilmente, anche giovedì mattina non ci sarà, perch impegnato ad inaugurare il Salone del Gusto, invece di essere presente in aula a discutere le leggi). Una maggiore attenzione al Consiglio e alle leggi che discutiamo sarebbe importante, anche perché ci troviamo di fronte ad un provvedimento che segnala un clamoroso fallimento della Giunta.
C'e un altro aspetto, Assessore, che mi stupisce. Un Assessore così attento, di anno in anno, ci abitua al fatto che i tempi non vengono rispettati. Se l'Assessore rimanesse in carica ancora un anno probabilmente il prossimo anno discuteremo il bilancio a fine anno. Anzich approvare il bilancio preventivo, facciamo il consuntivo. Riceviamo a fine anno il rendiconto di quanto è stato speso senza nessuna programmazione.
Segnalo, a proposito di deficit di programmazione, che la Giunta non ha predisposto il Documento di programmazione economica e finanziaria per il prossimo anno, il che la dice lunga sul fatto che voi non abbiate nessun progetto per il futuro. Arrivate al 2005 senza aver ancora minimamente pensato di proporre qualcosa su come affrontare quest'anno, sicuramente un anno importante.
La nostra Regione sta attraversando un momento particolare, un momento non brillante, nonostante le interviste ottimistiche che lei, Assessore rilascia, perché si accontenta di guardare le statistiche. Dato che avete modificato le leggi, ormai la disoccupazione è ampiamente mascherata dietro queste modifiche. Voi dite: "Le cifre che si leggono nelle statistiche dimostrano che la disoccupazione non aumenta, anzi, sta calando e, quindi siamo soddisfatti". Non vedete, invece, che la realtà è ben diversa. Si tratta di una disoccupazione totalmente mascherata, perché le cifre rivelano un'occupazione falsa, molto incerta, precaria e di breve durata.
Poiché la nostra Regione vive una fase particolare, voi avreste dovuto provvedere ad elaborare una programmazione e ad intervenire con forza sulla realtà per correggerla e per far sì che la nostra Regione non declini ulteriormente.
Le leggi finanziarie dovrebbero essere lo strumento idoneo, ma ciò non avviene. Anche questa volta, con le leggi di bilancio, cercate di correre ai ripari per rimediare agli errori nella gestione della sanità e dei vari settori che vi competono, ma siete incapaci di impostare un minimo di progettazione per affrontare la crisi del Piemonte, in particolare la sua crisi economica ed industriale.
Su questo, ritengo che ci sia una responsabilità nelle scelte che non vengono operate, cioè nel fatto che non fate nulla in questa direzione.
Cercate di eludere il problema fingendo che non esista. Al massimo osservate, come dei notai, i processi che avvengono.
Fate questo perché ancora una volta, anche in questo bilancio registriamo il fallimento, da parte vostra, da parte della Giunta, della gestione della sanità. Non credo che sia un problema specifico. In primo luogo, riguarda il suo Presidente, ma poi tutta la Giunta e gli Assessori competenti.
Anche quest'anno ci troviamo di fronte ad un pesante deficit della sanità, che crea un problema all'insieme del bilancio stesso. Un deficit che arriva nonostante i provvedimenti adottati negli anni scorsi - aumento delle tasse regionali e introduzione dei ticket - che hanno fatto sì che ogni anno, centinaia di milioni di euro vengono tolti dalle tasche dei cittadini.
Nonostante quest'operazione, non riuscite a risanare un deficit che anzi, si mantiene e si espande. Addirittura, cercate di mascherarlo.
Ricordo che, quando vennero introdotti i ticket, si affermava che la loro funzione non era tanto quella di far pagare le medicine ai cittadini si sosteneva che fosse solo un aspetto secondario - ma che rappresentavano una misura per influire sul controllo delle spese farmaceutiche. La motivazione per cui è stato introdotto il ticket, almeno ufficialmente, era per intervenire sul controllo delle spese farmaceutiche, spese elevate a causa della gratuità di molte medicine; detto altrimenti, i ticket non fanno pagare un prezzo ai cittadini, ma riducono le spese.
Tuttavia, i dati che abbiamo dimostrano che, nonostante si raggiunga parzialmente quel risultato, la sanità non era la causa del deficit sanitario, ma ve ne erano altri. Quando si è detto che il deficit della sanità era una delle cause centrali del deficit generale, si immaginava che, eliminato quello, si sarebbe radicalmente ridotto, se non eliminato quest'ultimo.
Non abbiamo visto niente del genere. Avete introdotto una nuova tassazione al limite, cioè avete utilizzato tutta la possibilità impositiva della Regione, dicendo che l'avreste usata altrove. L'avete usata lì e non è servito.
Esiste, quindi, un problema che continuate a non vedere e di cui continuate a non occuparvi: come viene amministrata la sanità. Credo che ci sia proprio un problema di gestione. Certamente, le risorse sono scarse, ma credo che il problema dipenda dal fatto che spendete malissimo quelle risorse, che le controllate poco e male. Vi va bene quello che fanno e avanti così.
Nello stesso tempo, presentate progetti faraonici in tutti i settori.
Mi ricordo che alcuni mesi fa, nonostante fosse nota la situazione del bilancio regionale, il Presidente Ghigo ha detto: "Se non ci sono i soldi per l'Alta Velocità non fa niente, noi ne mettiamo una bella fetta", poi l'ha detto anche per qualche altra questione. Pur di apparire sui giornali si promette di spendere un sacco di soldi, ma quando si deve realmente entrare nel concreto e capire se questi soldi ci sono, la realtà è ben diversa.
Probabilmente è l'ultimo bilancio che discuteremo, perché credo che il prossimo verrà presentato entro il 31 dicembre e poi difficilmente approderà in aula prima delle elezioni, ma ancora una volta viene confermato il fatto che questa amministrazione non riesce, di anno in anno ad affrontare i problemi e a impedire che una delle voci più importanti si espanda senza controllo, riflettendosi, con conseguenze gravi, per tutta la Regione. Non si attuano politiche serie per contrastare i problemi che il Piemonte incontra.
Per questo motivo, diamo un pessimo giudizio di questo tardivo assestamento di bilancio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Il mio intervento, in realtà, è una via di mezzo tra un intervenuto tecnico e una mozione d'ordine, in riferimento agli emendamenti presentati dal Gruppo dei DS, in modo da capire, indipendentemente dal contenuto degli stessi, la logica di questa presentazione.
Almeno due dei quattro emendamenti sul rendiconto non li comprendo proprio dal punto di vista tecnico. Gli emendamenti 1 e 3 - lo dico anche alla Presidenza - vanno a correggere, in sede di rendiconto, una previsione di spesa del 2003, trasformando, di fatto, i dati della trimestrale di cassa delle ASL, retroattivamente in impegni di spesa del 2003, in modo tale da considerare in addebito, o a residuo passivo, una serie di previsioni di spesa. Temo che questo - ripeto, in modo del tutto indipendente dal merito - tecnicamente non sia possibile. Se c'è un bilancio che prevede di spendere 100 sulla sanità e poi i risultati d'esercizio delle ASL indicano che le ASL hanno speso 120, si corregge in assestamento la previsione 2004, per mettere i venti mancanti. Non si scrive, a residuo passivo dell'esercizio 2003, una previsione di spesa che non era contenuta nell'esercizio 2003 e, quindi, non costituire... Adesso voi siete i professori e io l'allievo, però è difficile che costituisca residuo - quindi previsione di spesa impegnata e non liquidata - qualcosa che non è contenuto all'interno della previsione di spesa.
chiaro che, in termini reali, si può affermare che nel 2003 le ASL abbiano speso più di quanto la Regione prevedeva di spendere. Ma dubito che, in sede di rendiconto, la Regione possa rendicontare, fra i residui delle cose che neppure prevedeva di spendere e, quindi, non possono costituire un titolo di debito, da nessun punto di vista, per l'Amministrazione regionale. Questo vale sia per l'emendamento rubricato n.
1, che fa riferimento al debito complessivo delle ASL e delle ASO (su questo, a mio giudizio, emerge un ulteriore problema tecnico, ovvero la non immediata convertibilità giuridica del debito ASL e ASO in debito regionale; è una vecchia questione di cui abbiamo lungamente discusso, ma l'autonomia giuridica delle ASL e delle ASO comporta anche questo) sia per l'emendamento rubricato n. 3, in cui si chiede di iscrivere, fra i residui passivi, la somma di 80 milioni di euro necessaria per il riconoscimento del debito del Comparto Sanità per l'esercizio 2003.
Questo, tecnicamente, è un emendamento all'assestamento che modifica le previsioni di spesa per il 2004 a copertura del debito 2003. Non pu tecnicamente essere un emendamento al rendiconto 2003.
La mia voleva essere soltanto una precisazione, prescindendo totalmente, dal merito di questi emendamenti e dalla valutazione sulla spesa sanitaria. Questo mi sembra inevitabile, anche perché se ci muoviamo in maniera così estemporanea, un domani il rendiconto sarà, con questo precedente, modificabile in ogni modo. Ciascuno tenta di iscrivere nel rendiconto, come residuo, quella spesa politicamente auspicabile che il preventivo di bilancio non considerava e che, quantomeno dal punto di vista tecnico, a mio giudizio, non è consentita. Non so se i proponenti hanno delle motivazioni tecniche diverse, ma questo mi pare abbastanza da manuale.



PRESIDENTE

La ringrazio, collega Palma.
Peraltro, il Presidente Cota aveva già detto al collega Riba, primo firmatario dei quattro emendamenti, che gli stessi non erano tecnicamente collocabili. Quindi credo che la questione sia già stata sostanzialmente superata.



PRESIDENTE

RIBA Lido (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, no, il Presidente Cota non ha detto questo. Ha detto semplicemente che non sapeva come collocarli; è un concetto diverso.
Difatti, non è un problema di collocazione, ma di sostanza.



PRESIDENTE

Nella storia del dibattito sul rendiconto generale non risultano esserci stati mai degli emendamenti.
Io non ho così tanta memoria storica, ma lei, collega Riba, molta più di me ne avrà senz'altro. Ricorderà, quindi, che in fase di assestamento vi sarà l'opportunità anche di ragionare, eventualmente, sugli emendamenti sui quali il Presidente Cota, passandomi le consegne, mi ha riferito di aver riscontrato delle difficoltà dal punto di vista della loro collocazione all'interno del rendiconto.
La parola all'Assessore Pichetto Fratin, per una breve replica.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e alle finanze

Grazie, Presidente.
In merito agli elementi di questa discussione generale sul rendiconto e non sull'assestamento - ho poco da affermare, salvo dire che i residui indicati a bilancio sono quelli accertati a seguito della defalcazione di importi anche rilevanti effettuati durante gli accertamenti.
Con gli accertamenti, abbiamo tolto residui anche per importi rilevanti, facendo le opportune verifiche. Se sono state mantenute le indicazioni di residui che hanno oltre dieci anni è perché esiste idonea documentazione comprovante le condizioni di riscuotibilità di questi fondi.
Vorrei ricordare che non vi è nulla da stupirsi se ci sono, nell'ambito delle opere pubbliche di Comuni e di Enti, opere che sono in costruzione da una decina di anni (e oltre), per le quali la rendicontazione finale va oltre i dieci anni. Diversa è la valutazione del perché la pubblica amministrazione impiega così tanto tempo. Su questo aspetto, possiamo esprimere liberamente tutte le nostre imprecazioni e tutti gli auspici di miglioramento. D'altra parte, lo stato di fatto è questo. La traduzione in bilancio è meramente numerica, per cui non è lasciata alla libera opinione politica.
La libera opinione politica può essere paragonata al metro del sarto che può essere di 90 o di 110 centimetri, a seconda che si compri o che si venda. Ma la matematica è quella: solo nelle elezioni la matematica trova delle falsazioni, per cui due più due fa tre e non quattro.
Ma veniamo all'altra questione: l'istituto della perenzione è ben diverso dall'istituto della prescrizione. Con l'istituto della prescrizione, decorso un determinato periodo non vi è più la condizione, da parte del creditore, di esigere il credito.
L'istituto della perenzione, per debiti e crediti dei bilanci pubblici è un istituto di regola contabile che ne determina la cancellazione e poi la reiscrizione qualora si verifichi il fatto.
Sono, quindi, due istituti completamente diversi.
Poi farò tutte le nefandezze di questo mondo, ma cerco almeno di essere cauto. Ringrazio il collega Riba, quando dice che ho la "cautela sabauda".
Cerco anche di tenere delle riserve, e neanche troppo occulte. Durante il dibattito in Commissione, infatti, penso di non averne fatto mistero dicendo, in qualche caso, "No, lì non si tocca". Quindi teniamoci le opportune cautele.
Possiamo svolgere tutti i nostri dibattiti politici, ma se fuori piove e capita qualcosa, dobbiamo anche essere pronti a risponderne, a prescindere da chi governi in quel momento.
Per quanto riguarda la mancata iscrizione di spese certe, ritengo che non vi siano spese certe non iscritte. Al limite, ci sono delle questioni di competenza, perché vengono iscritte nel momento in cui si manifestano.
Per questo motivo, al di là del merito, sposo l'intervento del collega Palma (non lo sposo politicamente, ma è una questione di sostanza) sugli emendamenti. È giuridicamente impossibile andare a modificare, ex tunc, dei valori che, proprio per la natura del conto consuntivo al rendiconto, mi fotografano una situazione.
Il rendiconto non ha la natura di un concetto flusso, ma di un concetto fondo: è la fotografia, in un determinato istante, della situazione. In questo caso, l'istante della fotografia coincide con il 31 dicembre.
Al 31 dicembre, cioè, in base ai dati di accertamento di liquidazione poi, dall'altra parte, possiamo cambiare le regole contabili delle ASL e far fare le rendicontazioni in altro modo, e avere accertamenti temporalmente diversi - secondo la normativa dalla Regione Piemonte (quindi secondo le leggi di contabilità che ci siamo dati nel rispetto delle norme dello Stato), noi avevamo quella situazione.
Di conseguenza, non potevamo fotografare altro, perché sarebbe stato veramente un falso. È per questo che è impossibile tener conto di questi elementi negli emendamenti.
Chiederei pertanto ai colleghi firmatari degli emendamenti sul rendiconto di ritirarli. Semmai li potranno ripresentare, adattandoli per quanto possibile, in fase di assestamento. In quel momento i colleghi potranno eventualmente chiedermi, ad esempio, di aggiungere 30.000 euro piuttosto che 300 milioni di euro su un tale UPB a copertura di una presunta spesa. Sull'assestamento è tecnicamente possibile. Non è possibile, invece, sul rendiconto. Il collega Papandrea ha parlato dei ritardi. Ogni corporazione difende se stessa ed io sono anche un Consigliere. I Capigruppo del Consiglio, unanimemente, hanno chiesto, il mese di luglio, di spostare in autunno l'assestamento, impegnandosi entro metà ottobre di arrivare all'approvazione.
Mi pare che i tempi siano stati più o meno rispettati. Non siamo esattamente al 15 ottobre, c'è uno sforamento, ma questa è stata una volontà del Consiglio, alla quale la Giunta ha acconsentito perché fra le priorità ce n'era una ritenuta più importante, sotto l'aspetto politico dal Consiglio regionale (lo Statuto). Quindi, abbiamo ritenuto che non ci fossero danni per la collettività piemontese con lo spostamento dell'assestamento ad oggi.
Il collega Papandrea imputa alla Giunta questo ritardo, ma non mi pare sia così. E' una scelta fatta dalla Giunta, che ha accolto la tesi del Consiglio.
Per il resto, il rendiconto è una fotografia, magari criticabile, ma è lo stato dell'arte di una Regione che ha un bilancio sano, ha dei problemi di cassa e ha tanti crediti. Questo ci potrebbe portare a valutazioni di vario tipo in riferimento ai meccanismi di trasferimenti nazionali, o pu portarci a dire che, così com'è, non funziona il meccanismo d'iscrizione alla competenza disassato dalla casa, come parte da Roma e automaticamente si ribalta sulle nostre realtà. Non solo viene disassato, ma non viene rispettato nel momento dei pagamenti.
Ho già avuto modo di dirlo in Commissione: cambia il suonatore, ma la suonata è sempre la stessa. E' iniziato con sua eccellenza il Presidente della Repubblica al Ministero del Tesoro con una scelta condivisibile da parte di tutti. La suonata è continuata con il Governo Dini, con il Governo Prodi, successivamente con il Governo D'Alema, poi con il Governo Amato.
Finalmente, arrivato il Governo Berlusconi, noi del centrodestra pensavamo si risolvesse. Abbiamo ancora qualche piccola valvola da rettificare, poi speriamo che si risolva e si riporti la competenza alla cassa in tempi adeguati.



PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'articolo 1.
ARTICOLO 1 La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Immagino che si dovesse prima chiudere il dibattito generale e poi discutere degli emendamenti. Invece, ho sentito che il collega Palma ha diligentemente illustrato, con parere contrario, il mio emendamento. A questo punto, se le regole non sono cambiate, ritengo di doverlo illustrare anch'io.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi sul dibattito generale all'articolo 1 do la parola al collega Riba, che può così anche entrare nel merito dei suoi emendamenti.



RIBA Lido

Mi sembra che il collega Palma e l'Assessore Pichetto si siano cimentati nella riaffermazione dell'impossibilità tecnico-giuridica di modificare il bilancio. Per me, il problema non è questo, va espresso in altri termini. Naturalmente, mi rimetto in modo diligente alle indicazioni che mi verranno date dagli uffici della Presidenza e della Giunta per quanto riguarda la modifica o l'iscrizione delle somme che ritengo non siano state correttamente ricomposte nel consuntivo 2003; consuntivo che tengo a dire, approviamo ad ottobre del 2004 con tutta la conoscenza delle somme che devono formare il consuntivo 2003.
D'altra parte, ci è consentito approvare il consuntivo entro aprile proprio perché lo possiamo fare sulla base della conoscenza di tutti gli elementi che costituiscono le voci d'entrata, di spesa e di scartamento dell'esercizio cui il consuntivo si riferisce.
Il problema che ho posto - così ci è stato comunicato, Assessore Pichetto - è che a fine 2003, il debito (la parte non coperta della spesa delle aziende sanitarie) era di 315 milioni di euro, ivi compresi i 120 milioni considerati per il dovuto del rinnovo contrattuale.
E' necessario porre una domanda, con un pronunciamento di qualche autorità che, in qualche maniera, possa essere un punto di riferimento e di appello. Se l'Assessore Pichetto mi ascolta, vorrei delle risposte pertinenti al problema che sollevo.
Collega Cattaneo, noi non abbiamo impedito che il bilancio e il conto consuntivo venissero in Aula, però nello stesso tempo speravamo che venendo in Aula, ci fossero delle risposte rispetto ai problemi che abbiamo sollevato in quella sede e che solleviamo in questa. Se, invece, ci si risponde che il problema è posto pretestuosamente, in Aula ci siamo, ma vorrà dire che dovremo restarci finché non avremo capito la risposta. Posto che sia stata capita la domanda. Assessore, se non capite la domanda è colpa nostra, ma se non capiamo la risposta, la colpa sarà metà per uno non tutta nostra.
Visto che ci è stato comunicato dagli uffici dell'Assessore Galante che il debito di tutte le ASE e ASO del Piemonte, alla data del 31 dicembre 2003, era esattamente di 315 milioni, mi vuole spiegare come facciamo a non registrare questo tipo di debito alla fine del 2003? O questa allegra brigata dell'amministrazione sanitaria può permettersi di scrivere o non scrivere le cose a seconda dell'opportunità politica? Erano 315 milioni che rappresentavano lo spareggio tra le somme assegnate e le somme spese quindi erano state impegnate e pagate o, comunque, adeguatamente impegnate da parte delle aziende sanitarie, quindi quel debito doveva essere iscritto da qualche parte. Non è possibile. Non parlo della contabilità biellese, n di quella di Quintino Sella, perché neanche di quella della massaia si fa in quel modo. A parte le altre voci, su cui poi tornerò, l'Assessorato ci comunica che si registrano 315 milioni di debiti delle ASL e delle ASO e noi non li iscriviamo. E poi diciamo che iscriverli sarebbe un reato amministrativo, sarebbe una scorrettezza? Troviamo un'altra soluzione, ditemi dove lo iscriviamo. Intanto, dite che 216 miliardi ci verranno dati dal Ministero. Quando e dove? Nel frattempo, come sono coperte quelle spese personali da parte dei direttori generali? Sarebbe una fesseria dal punto di vista giuridico, politico amministrativo e contabile, quindi bisogna iscriverle. Poi dite che 90 miliardi li abbiamo inseriti nell'anno successivo. Va bene, ma quei soldi quel debito che era maturato al 31 dicembre, è corretto non iscriverlo? Oppure è corretto iscriverlo e vedere come l'anno dopo lo si coprirà? 200 miliardi dal Ministero, se ce li dà, 130 miliardi che sono stati iscritti 90 che devono ancora essere iscritti.
Lo chiedo anche al collega Palma: noi abbiamo 315 miliardi di debiti contratti dalle ASL e vorrei sapere, dato che non erano coperti, se è stata una scelta personale dei Direttori generali e se c'è stata un'autorizzazione. Vorrei sapere inoltre se questi soldi al 31 dicembre bisogna iscriverli da qualche parte o si può anche avere un bilancio che di 600 miliardi di questo tipo di debiti, non deve neanche lasciarne traccia, fintanto che non avremo trovato il modo di pagarli. Perché poi magari le ASL devono anche vendere gli immobili per pagare questi debiti, e magari dobbiamo fare 1000 miliardi di debiti con il mutuo, utilizzando quei 216 milioni di euro (500 miliardi) all'anno che incassiamo sulla maggiorazione dell'IRPEF.
Assessore, lei lo sa che se un cittadino fosse nato in Emilia o in Toscana, quei 500 miliardi all'anno non li avrebbe dovuti pagare, come non avrebbe dovuto pagare i 400 miliardi per i ticket? E poi si mette in discussione se è corretto o meno scrivere che ci sono 315 milioni di debito delle ASL e delle ASO a fine del 2003. Quindi, che genere di conto consuntivo è questo? E' il conto consuntivo della serva.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Dopo un intervento così esaustivo come quello del collega Riba non ho molto da aggiungere, se non riprendere il filo del ragionamento che stava facendo.
Ci troviamo di fronte all'approvazione del rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2003 in una data quale quella odierna, in cui l'Assessore Pichetto afferma che viene condiviso un elemento di rinvio e una decisione di rinvio anche in sede di Capigruppo. Ricordo all'Assessore Pichetto che le cose non sono esattamente come lui le ha rappresentate, ma sono un po' diverse.
Innanzitutto, il bilancio preventivo è stato approvato quest'anno con un ritardo mai verificatosi. Mai si è arrivati ad approvarlo entro il 31 dicembre in questo Consiglio regionale da quando vige l'era del Governatore Enzo Ghigo. Ma un ritardo come l'anno scorso non si era mai verificato.
Detto questo, un ritardo come quello ha un effetto di trascinamento sul rendiconto generale, sull'assestamento e su tutta una serie di altri elementi che riguardano gli altri adempimenti di bilancio.
Non parliamo poi del DPEF e della legge finanziaria, perché, stanti questi tempi, avremmo già dovuto avere in Commissione, insieme a questi documenti così ampiamente ritardati, anche una discussione congiunta sul DPEF e sulla legge finanziaria, posto che ci troveremo, al momento in cui lei lo presenterà, con un bilancio preventivo che è cosa ridicola, è l'argent de poche della campagna elettorale, perché è il bilancio preventivo degli ultimi tre mesi (e forse neanche, se andiamo a votarlo dopo dicembre) prima dello scioglimento del Consiglio, 45 giorni prima della data fissata per le elezioni.
Pertanto, questa discussione assume un rilievo di qualche peso, come quella sul rendiconto, altrimenti potrebbe essere una discussione molto facile e anche piuttosto veloce, fatto salvo il nostro voto contrario, del quale spiegherò le motivazioni alla fine del mio intervento. In più, c'è un'altra ragione per cui arriviamo adesso e nella sede dei Capigruppo si propose un calendario quale quello: uno è il ritardo della Giunta sul bilancio preventivo e, di conseguenza, il ritardo del Consiglio; l'altro è il fatto che a questa discussione si è intrecciata la discussione riguardante la prima lettura sullo Statuto. E la prima lettura sullo Statuto è stato l'elemento che ha impegnato l'intero mese di luglio in una discussione all'interno del Consiglio regionale.
Qualora il bilancio preventivo si fosse fatto prima e con altri termini, si riuscivano a fare entrambi questi provvedimenti, ma quei tempi non lo hanno consentito.
Fatta questa precisazione per quanto riguarda il rendiconto generale sono abbastanza perplessa e preoccupata da alcuni elementi, come lo era il collega Riba nell'intervento che mi ha preceduto.
Al 31 dicembre 2003 dal rendiconto generale assumiamo che esistono, per quanto riguarda debiti della sanità ASL e ASO, 315 milioni di euro.
Rispetto a un deficit come questo, l'Assessore Pichetto ci dice nel dibattito in Commissione: "Noi presumiamo, in sede di Conferenza Stato Regioni, nel dibattito generale, su un ulteriore riparto del fondo sanitario nazionale sulle ASL e sulle ASO, una tantum" - dopo l'accordo del giugno 2001, che prevedeva le Regioni perequassero loro tutta la vicenda relativa ai conti della sanità, eventualmente utilizzando la fiscalità regionale, e qui, devo dire che ci avete dato una bella botta da quel punto di vista - "una cifra che, in termini massimi di riequilibrio, potrebbe attestarsi sui 226 milioni di euro".
Ma questa è una presunzione massima, è la trattativa su cui noi possiamo incatenarci alle colonne della sede della Conferenza Stato Regioni, ma è una trattativa aperta tra il Governo e il complesso delle Regioni italiane in una situazione finanziaria estremamente difficile tant'è che sappiamo quali sono i preannunci della legge finanziaria dello Stato.
Ci rendiamo ben conto che ci sarà un ordine di copertura del deficit ma che è una pura speranza, non ascrivibile a bilancio in quanto tale.
Inoltre, abbiamo residui attivi che sono di oltre 10 anni e non so quanto siano esigibili, abbiamo crediti verso l'Università che io ritengo inesigibili. Come dice giustamente il collega Riba, noi li possiamo iscrivere nei nostri bilanci, l'Università non lo iscrive nei suoi, e siccome non c'è lo stesso revisore dei conti non si può neanche stabilire che c'è un'irregolarità. Ma c'è, nei fatti, un'inesigibilità del credito.
Abbiamo poi i debiti verso il Valdese e il Mauriziano e, qualora lo Stato ripianasse la cifra che noi ipotizziamo, ma è una pura speranza rimarrebbero 89 milioni di euro d'ulteriore disavanzo sulla sanità.
A fronte di questo, c'è l'utilizzo della fiscalità regionale ai massimi livelli: 197 milioni e 500 - totale anno 2003 - di riscossione di ticket (questo non lo hanno pagato, Consigliere Botta, in Toscana e in Emilia) quasi 200 milioni di euro. Nello stesso tempo, ci sono 248 milioni di IRPEF che, mal contati, ad oggi, con una proiezione, sono 448-450 milioni di euro l'anno che ci avevate detto andavano sugli investimenti, andavano sulla riqualificazione del welfare. E' molto difficile che vadano sugli investimenti e sulla riqualificazione del welfare se continuano ad essere utilizzati per pagare il debito della sanità non dell'anno scorso o di quest'anno, ma il pregresso del 2001 e 2002.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Non vorrei che, in assenza del relatore, il Vicepresidente Riba mi usasse come relatore fantoccio, perché io non mi presto a questo ruolo, se non altro perché il relatore voterà il rendiconto, ma io no, quindi ci sarebbe un obiettivo conflitto di interessi nel rivestire questo incarico.
Ripeto, per il Vicepresidente Riba, una questione che non ha niente a che fare con la spesa sanitaria, con le scelte di bilancio, ma con un rilievo tecnico che lui, come Vicepresidente, dovrebbe apprezzare. Io ho semplicemente messo in dubbio non già che non vada tenuto conto del debito nel frattempo maturato ed accertato, ma sul fatto che - questa era l'eccezione tecnica che avevo mosso - questo riscontro possa tradursi in un emendamento del rendiconto 2003.
Vicepresidente Riba, il rendiconto è sempre il rendiconto di un preventivo. Se in un preventivo non è prevista una spesa, non ci può essere un residuo passivo su una spesa che non è stata prevista. Molto banalmente quella spesa che non è stata prevista diventa, politicamente istituzionalmente, un impegno sull'esercizio successivo e in sede di assestamento, oppure in sede (non si arriva mai in tempo per farlo in questi termini) di elaborazione del bilancio preventivo per l'esercizio in corso, si bada a prevedere un'uscita corrispondente a quello che, in modo più o meno simbolico, il Vicepresidente Riba chiama debito maturato nell'esercizio precedente.
Ripeto, il fatto che il rendiconto sia un rendiconto di un preventivo e non sia il rendiconto della situazione finanziaria reale della Regione e di tutti gli enti regionali, significa semplicemente che, se ho previsto cento e ho speso cento, non c'e un residuo passivo. Quel residuo passivo, temo non può essere rappresentato da un dato riscontrato successivamente. C'è e c'è sia politicamente che giuridicamente - nel caso in cui in questi termini venga recepito, un impegno a coprire l'eventuale deficit nell'esercizio successivo, ma questo si fa - ho tutto da imparare - in sede di assestamento e non in sede di rendiconto. Anche perché in sede di rendiconto non si provvede a riconoscere ulteriori dotazioni a nessun capitolo, ma si dice semplicemente di quanto era dotata ciascuna UPB e quanto ha speso, ovvero quanto ha incassato.
La seconda questione su cui ho - mi consenta il Vicepresidente Riba ragione è che quello che chiama debito di esercizio - non è necessariamente un debito, è una maggiore spesa rispetto alle entrate, potrebbe non essere un debito, potrebbe essere un deficit coperto da alienazione, potrebbe essere anche un'altra cosa - ma la cosa su cui ho sicuramente ragione, è che quello non è automaticamente un "debito regionale". Nel senso che se passasse il principio per cui qualunque maggiore spesa delle ASL diventa automaticamente debito regionale, sostanzialmente noi non solo avremo degli effetti molto pesanti - questa è politica - ma metteremo pesantemente in discussione l'autonomia giuridica e finanziaria delle ASL e delle ASO.
Domani che il direttore generale delle ASL o dell'ASO "X" del Piemonte è un funzionario regionale che, sostanzialmente, ribalta sulla Giunta regionale le responsabilità gestionali e non, come è, il direttore generale responsabile di un Ente autonomo dal punto di vista giuridico e dal punto di vista finanziario, avremmo riscritto la 502 e la 517, cioè avremmo ritrasformato le ASL e le ASO in una cosa che, dopo la riforma del 1992 non sono più. Che poi, dal punto di vista politico, a fronte delle maggiori spese di un aumento della domanda sanitaria e di un aumento della spesa sanitaria, la Regione debba, con ulteriori provvidenze, intervenire rispetto al debito delle ASL, è politicamente nei fatti, ma che questo sia automaticamente debito regionale, secondo me, non è vero. Ed è a tal punto non vero che noi non lo abbiamo trattato come tale in nessun bilancio approvato fino a questo momento.
Se il deficit degli esercizi precedenti, quello del famoso mutuo al 70 al 30%, automaticamente fosse stato considerato debito regionale inevitabilmente, una quota del mutuo che venne acceso per coprire questo buco, non sarebbe stato caricato sulle spalle delle aziende sanitarie, ma sarebbe rimasto interamente sulla spesa della Regione. Questo solo per rispondere tecnicamente sulla mia eccezione.
Se passa il principio per cui emendiamo il rendiconto dicendo che c'è un residuo rispetto ad una spesa che non era prevista, probabilmente ci incamminiamo su una strada che si sa dove parte, ma non si sa dove porta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Se facciamo un ragionamento sul piano tecnico, quanto ci viene sollevato dal Consigliere Palma è assolutamente consono, corretto, ne siamo consapevoli. L'emendamento presentato ha la funzione di mettere in trasparenza un dato che trasparente non è. Tecnicamente non è all'articolo 1 e non è sullo strumento rendiconto. Probabilmente sì, abbiamo colto l'occasione che, in qualche modo, un provvedimento consentiva per tentare di far esplicitare questo dato.
In Commissione è stato detto, con una certa chiarezza, che al 31 dicembre 2003 il totale dei debiti non ancora iscritti a bilancio per la sanità, e quindi per la parte ASL e ASO, era di 315 milioni di euro per gli anni 2002-2003. Questo è stato detto. Di fatto, non lo ritroviamo esplicitato: questo è un nodo, è un problema serio. In questo modo, si potrebbe dire che è un dato occultato. Noi abbiamo il dovere di evidenziarlo, non perché c'è un accanimento sulla sanità, ma perché, di fatto, è la parte preponderante del bilancio, comunque la si voglia leggere ed interpretare, la parte preponderante del bilancio di questa Regione, ed è quella parte sulla quale esiste un buco che ci portiamo appresso da tempo secondo noi per scelte politiche sbagliate, per la maggioranza perché è successo, è stato inevitabile.
A questo punto del percorso, è cosa certa quanto abbiamo speso, come piemontesi, per ticket e per l'IRPEF; è certo, ormai, che quell'IRPEF non era una tantum, ma una cifra consolidata non per investimenti, per coprire un disavanzo, che - ed è certo - i ticket, per un po' di tempo, non cambieranno. Dobbiamo, dunque, scrivere con altrettanta certezza qual è il disavanzo reale sul 2003 delle spese in bilancio che ritroviamo nelle ASL e nelle ASO. Questo è un gioco imbarazzante che non fa bene a nessuno, tanto meno alla sanità piemontese.
Dopodiché, se vogliamo, questo dato lo si può anche leggere in un altro modo: tecnicamente, può essere che quest'emendamento non sia corretto e nulla mi consta a riconoscere la validità di quanto espresso dal collega Palma. Però, Assessore, è stato detto a voce, non è stato scritto. Questo dato non compare ed è un problema.
Noi sosteniamo che non ci sia trasparenza, da questo punto di vista, e questo ci preoccupa e c'inquieta. Rispetto ad un passato che si porta dietro il peso di quelle che saranno le scelte future, noi abbiamo già, nel semestre di quest'anno, una situazione "pesantina" sulle ASL e sulle ASO.
Abbiamo sei ASL - Torino 1, Torino 4, Omegna, Savigliano, Asti Alessandria - completamente e fortemente al di sotto del finanziamento per loro indispensabile ed un disavanzo ASO che ricade sulle ASL.
Questa situazione non compare. Esiste, ma non compare. Scusi Consigliere Placido, è solo che, in quest'abbandono completo, abbiamo un Assessore e un Presidente che almeno, per compito d'istituto, ci stanno seguendo, e per rispetto e per un minimo di comunicativa ci rapportiamo con loro.
Diteci qual è la situazione reale e riportatela, nero su bianco, sul rendiconto. Non sussiste problema nella presentazione dell'emendamento, ma scriveteci dove è indicata quella cifra. Diteci dov'è scritta quella cifra e qual è il peso che si portano dietro le ASL e le ASO. Non sarà per colpa vostra, ma dite qual è la situazione oggettiva.
Questo è ciò che chiediamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Ritengo che riflessioni legate a questa situazione e a questo rendiconto economico ne siano già state fatte molte. Ho seguito attentamente tutta la discussione, anche da un punto di vista tecnico, su come si collocano gli emendamenti proposti, relativamente al discorso sul consuntivo 2003 o sull'assestamento di bilancio 2004.
Tecnicamente, non so come si potrà chiudere questa partita, ma sono convinto, al di là della sensazione generale e delle poche conoscenze di contabilità in mio possesso, che se questi 315 milioni di euro, quale debito 2003 delle ASL e delle ASO, non sono collocabili nel rendiconto 2003, necessariamente dovranno trovare una loro collocazione all'interno degli impegni che la Regione vorrà assumersi nei confronti di ASL e ASO per il 2004.
Penso che sia utile, per l'Assessore, sapere come gestire questo tipo di discorso. Se è vero - e sono dati i che ci sono stati forniti - che i 315 milioni di euro sono le risorse che mancano a copertura delle spese delle ASL per il bilancio 2003, è evidente che, o c'è una copertura aggiuntiva, da parte della Regione, attingendo a risorse dallo Stato o mettendovi risorse proprie (secondo quanto ci è stato anticipato, come previsione, da parte dell'Assessore), oppure questi sono disavanzi propri delle ASL e delle ASO, nella gestione. Questa non è una situazione, come diceva il collega Palma, che riguarda le ASL e le ASO, perché le direzioni cioè coloro che hanno operato le scelte in questi enti, sono stati nominati dalla Regione.
Presumo, quindi, che un qualche coinvolgimento politico sulla gestione delle ASL e delle ASO debba ricadere sulla Regione. Non chiedo nulla in proposito, ma penso che se non adesso, in sede di consuntivo del 2003, ma quanto meno in sede di assestamento sul 2004, la Regione debba dire se questo disavanzo la riguarda o meno e, in caso affermativo, dovrebbe spiegare cosa intende fare per darvi copertura.
In tutta questa situazione, un aspetto è certo che questi 315 milioni di euro da qualche parte devono trovare una risposta. Non è pensabile che si accomuni una serie di debiti senza paternità (anche se poi viene scaricata sui direttori delle ASL e delle ASO).
Ciò di cui sono certo è che queste cifre devono trovare una qualche forma di copertura. Se non vogliamo parlarne adesso, può anche andare bene ma in sede di assestamento di bilancio, una qualche parola, su come vengono gestite queste cifre, abbiamo il diritto di sentirla. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione sull'articolo 1.
Comunico che sono stati presentati i seguenti emendamenti: Emendamento 1.1 presentato dai Consiglieri Riba, Manica, Suino, Placido e Muliere: alla fine del comma inserire: "...salvo quanto segue: costituiscono debito accertato al 31.12.2003 la somma totale dei debiti delle ASL e delle ASO definiti nell'ammontare complessivo di euro 315.000.000,00".
Emendamento 2.1 presentato dai Consiglieri Riba, Manica, Suino, Placido e Muliere: inserire il comma 2: "devono in ogni caso essere defalcate dai residui a credito delle ASO le seguenti somme: S. Giovanni Battista Molinette Torino: 70.400.000,00 S. Luigi Orbassano: 19.154.689,00 Ospedale Maggiore di Novara: 4.762.000,00 Totale 94.316.689,00.
Corrispondenti ad importi rivendicati nei confronti delle Università del Piemonte 1 e 2 ma non concordati con le Università medesime".
Emendamento 3.1 presentato dai Consiglieri Riba, Manica, Suino, Placido e Muliere: inserire il comma 2: "Nei residui passivi va iscritta la somma di Euro 89.000.000,00 somma necessaria per il riconoscimento del debito del comparto sanità per l'esercizio 2003".
Questi emendamenti non posso metterli in discussione perché non sono collocabili.
La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere, per l'illustrazione degli emendamenti.



RIBA Lido

Questi emendamenti sono proposti per segnalare i problemi che sottendono, trattandosi di cifre che risultano come debiti o come elementi da riconsiderare rispetto alla loro collocazione nel bilancio. L'Assessore Pichetto si è già reso disponibile a collocarli nella fase di assestamento del bilancio.
Presidente, chiederei soltanto di poterli brevemente illustrare, anche se non andranno collocati in questa fase, affinché sia chiaro il motivo per cui li abbiamo proposti.
L'illustrazione di questi emendamenti rientra, comunque, nella discussione generale sull'articolo 1.
Assessore Pichetto Fratin, posso comprendere la difficoltà tecnico giuridica sollevata dall'emendamento rubricato n. 1, ma non l'elusione politica.
Abbiamo ricevuto dagli Uffici dell'Assessorato alla sanità la segnalazione che il deficit dei bilanci delle ASO e delle ASL al 31 dicembre 2003 risulterebbe di 315 milioni di euro.
Assessore - lo dico in maniera assolutamente discorsiva, sia pure in termini interrogativi, perché una risposta è necessaria - come possiamo avere un debito o una spesa che non aveva la copertura? Perché è vero che le ASL e le ASO hanno autonomia contabile, ma non sono fuori dallo Stato pertanto, prevale lo stesso principio di contabilità generale che vale per tutti gli organismi (è scritto espressamente nella legge n. 7).
I principi della contabilità, quindi, si applicano anche alle nostre Aziende, agli istituti e agli enti di emanazione della Regione.
Allora il Direttore generale, quando impegna una spesa che non ha la copertura, commette un reato contabile? Oppure s'impegna personalmente e la copre coi propri beni? O ancora, contrae evidentemente un credito bancario a meno che non faccia come noi, cioè non paga i fornitori (ma è comunque una questione di cassa) - garantendo con il patrimonio dell'ASL? In questo caso, però, deve deliberare che quella spesa contratta oltre la capienza e il finanziamento è coperta dal patrimonio immobiliare dell'Azienda. Anche questo potrebbe essere un meccanismo; il principio, comunque, è che deve essere coperta la spesa.
Inoltre - lo dico per i colleghi che, in qualche maniera, censurano la nostra opinione - mi risulta che i bilanci delle ASO e delle ASL al 31 dicembre 2003 non siano stati ancora presentati.
Se è così, evidentemente, siccome deroghiamo qualsiasi regola - i bilanci dovevamo essere presentati entro il 30 aprile - ci limitiamo a rilevare il debito e a chiedere a voi come intendete pagarlo, sapendo però, che doveva essere coperto. Questo per quanto concerne i 315 milioni di euro.
Per quanto riguarda il credito rivendicato nei confronti dell'Università di Torino e dell'Università del Piemonte 2 da parte degli ospedali Molinette, S. Luigi e Maggiore di Novara, pari a circa 94 milioni di euro, non possiamo continuare a denunciare questa situazione: se ne avremo voglia, ci rivolgeremo alla Corte dei Conti. Per noi sarebbe più auspicabile che una questione di questo genere, a questo punto, venisse risolta con un confronto e magari con la richiesta di qualche esperto che informi anche voi (visto che non mi sembra che ci sia qualcuno più preparato di altri) sulla possibilità di iscrivere un debito derivante da un'ipotesi di legge. Sulla base di un'ipotesi di legge, non si iscrive nessun credito, se non nei confronti dello Stato, perché se le università non avessero i soldi, sarebbe inutile che fosse iscritto su una legge. Il credito nei confronti dell'università si iscrive nella misura in cui è effettivamente riconosciuto e maturato.
Con l'emendamento rubricato n. 2, chiediamo, quindi, di defalcare questi crediti dalla situazione positiva delle ASO.
Presidente, a mio giudizio, questo emendamento è ammissibile, perch non modifica il conto consuntivo, ma specifica soltanto che deve essere modificato quel conto là, che è ancora tutto per aria, e che non abbiamo ancora approvato. Valutate voi.
Presidente Cota, penso che questo emendamento, che riguarda il preteso credito nei confronti delle università, possa essere tranquillamente ammesso - mi si precisi dove - perché non riguarda il nostro conto consuntivo, ma riguarda un preteso credito delle ASL e delle ASO, i cui conti non sono ancora stati presentati. Questa è un'indicazione.
Possiamo trasformare questa richiesta in un ordine del giorno in cui invitiamo le ASL e le ASO a non ripetere una pretesa di fondi se non dimostrando che questi soldi ci sono effettivamente, perché altrimenti è un'alterazione dei conti non da poco.
Assessore Pichetto, mi pare che almeno questo non sia ricompreso nella norma di cui sopra, o non possa essere giustificato col fatto che altera l'allegato al bilancio. Lo consideriamo, pertanto, accoglibile: possiamo valutare se trasformarlo in documento, in ordine del giorno o altro.



RIBA Lido

PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze (fuori microfono)



RIBA Lido

Ho dei seri dubbi, ma non decido io.



RIBA Lido

L'emendamento rubricato n. 3, che recita: "Nei residui passivi va iscritta la somma di euro 89.000.000,00 necessaria per il riconoscimento del debito del comparto sanità per l'esercizio 2003", lo ritiro a fronte dell'emendamento rubricato n. 1 relativo ai 315 milioni di euro, che comprendono tutto. In caso contrario, cioè se non si prevedono i 315 milioni di euro, dobbiamo iscrivere almeno questi, altrimenti, secondo quanto mi è stato detto dall'Assessore Galante e da tutti i suoi collaboratori, non hanno né pace né copertura: ritiro l'emendamento relativo ai 315 milioni di euro e lascio questo.
Per quanto riguarda l'emendamento rubricato n. 4 - siamo quindi alla fine, a riprova della nostra parsimonia nel proporre le rettifiche - il testo recita: "L'ammontare dei residui attivi di euro 2.973.052.557,51 deve essere ridotto di euro 27.018.000,00 corrispondenti ai residui anteriori all'anno 1993".
Ritiro questo emendamento, perché è una discussione politica, ma dal punto di vista tecnico può essere che vada a rimettere in discussione un piede di iscrizione, quindi lo ritiro. Mi restano i 315 in alternativa agli 89 - diteci come - e mi resta quello delle ASL e ASO che pretendono nei confronti dell'università. Non possiamo, perché sarebbe un elemento molto e gravemente alterativo del nostro bilancio. Se iscrivessimo una somma a debito delle università senza che loro ne sappiano niente, né abbiano contratto con noi questo tipo di debito, non lo potremmo considerare gestibile e, dal punto di vista tecnico, può essere eccepito in una forma che, cortesemente, l'Assessore vorrà riproporre.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto Fratin per la replica.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e alle finanze

Capisco le motivazioni che hanno portato il collega Riba ad illustrare questi emendamenti. Al di là del fatto giuridico e tecnico che un rendiconto non è sovrapponibile a un bilancio di previsione - ne abbiamo discusso già in Commissione, quindi nessuno vuole insegnare niente e nessuno - di fatto il rendiconto sulle ASL mi dà le erogazioni fatte a favore delle ASL, rispetto a quello che è stabilito di competenza. I residui non ci sono mai, perché viene sempre mandato tutto. Si crea il residuo perché devo ancora pagarlo, ma neanche perché in quel caso ci sono i pagamenti dell'anno prima, quindi si incrociano le due casse. Non è possibile correggerlo perché in quel momento è una fotografia.
Al limite, il collega Riba può eccepire che avevo sbagliato le previsioni sulle ASL che svolgono (giuridicamente, qualcuno ci darà i supporti tecnici) un'attività non indifferibile e urgente, non di pubblica utilità tale da non poter dire: "Non curo chi è arrivato perché ho finito i soldi, quindi devo comunque comprarla". Questa è la norma che, a livello nazionale, dà lo spazio di sfondamento. Tutto questo viene determinato con meccanismo a consuntivo, con i tempi che sono stabiliti dalla legge e viene automaticamente ricompreso sull'anno successivo. Pertanto, quando parliamo del deficit del 2003, nel 2004 il deficit è riportato: la stima di quella che è l'erogazione differenziale che, vado a memoria, dovrebbe essere 130 o 140 milioni di euro. So che ne abbiamo parlato in sede di assestamento in Commissione, quindi i numeri, a grandi linee, dovrebbero essere di questa entità, li troviamo sulla previsione 2004, e sono competenze 2004. La competenza 2004 va a coprirvi un differenziale del 2003 delle ASL. C'è un disassamento di questo tipo, anche sulla competenza.
Lasciamo perdere tutta la valutazione della cassa, che abbiamo visto a suo tempo.
Quindi, nessuno dei quattro emendamenti è ammissibile per ragioni giuridiche. L'ammissibilità non la giudica la Giunta regionale, ma il Consiglio con la struttura giuridica. Qualora fossero ammissibili, invito a votare negativamente.
Sulla questione università, è chiaro che la Regione Piemonte matura un credito, così come le altre Regioni per quelli che sono i rapporti incrociati che riguardano le cliniche universitarie e gli ospedali universitari. E' un meccanismo che ha una fonte giuridica, dovuta al fatto che siamo soggetti con personalità giuridica diversa e quindi, fin quando non si arriva a decisioni di devoluzione a favore dell'uno o a favore del credito maturato, automaticamente va iscritto. Pertanto, quello nei confronti dell'università è un credito a tutti gli effetti. Diverso è il discorso di ordine politico: faccio il pignoramento dei beni dell'università.
Dico che le cascine dell'università potrebbero anche essere pignorabili, perché non sono un bene strettamente necessario all'esercizio delle funzioni. Dall'altra parte, dico che il dovere pubblico di una Regione è anche quello di aiutare le università.
Quindi, così come ho già avuto modo di dichiarare in Commissione abbiamo rapporti con l'università per altre azioni che esulano da quelle in discussione, abbiamo pagato. Potevo benissimo, impostandolo come atto di ragioneria, bastava segnalare alla ragioneria che c'era un credito e un debito, quindi far emettere la rieversale per il credito, il mandato per il debito e poi fare la compensazione. Trattavasi di un rapporto con lo stesso soggetto. Ma vi chiedete: perché non l'ha fatto la ragioneria? Perché la Giunta regionale ha pagato all'università quello che doveva pagare? L'ha fatto per una scelta politica. Questi crediti li abbiamo iscritti; se l'università sarà nelle condizioni e avrà l'erogazione da parte del MIUR per pagarci in tutto o in parte, ci pagherà. Qualora non succeda, è un problema che ci porremo come Giunta e come Consiglio regionale. Ma, in questo momento, ritengo che il comportamento corretto nei confronti delle università piemontesi sia né cancellarli né richiederli, ma iscrivere il credito e cercare di portare a casa da Roma e poi dal tavolo nazionale il massimo possibile. Così come le altre Regioni cercheranno di portare a casa qualcosa, anche il Piemonte farà altrettanto. A quel punto, ci porremo il problema del residuo.
Su quel problema, forse, apriremo la discussione, e in un bilancio di previsione, noi, o gli altri che si troveranno qui nel momento in cui si chiuderà la partita, faremo anche l'atto di devoluzione dell'eventuale residuo nei confronti dell'università. Fa parte non di una questione contabile, ma di una scelta politica. Allora, se non è questione contabile ed è scelta politica, quest'amministrazione, come scelta politica, dice che non fa nessun pignoramento all'università, lascia iscritto il credito, non lo richiede, sperando di arrivare ad una soluzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Riba, in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Non siamo così sprovveduti da chiedere il voto sugli emendamenti per farli bocciare. Perché non si può bocciare il diritto e la correttezza amministrativa, boccereste delle proposte tecniche e, magari, con questo riterreste di avere eliminato l'esistenza del problema. Mentre il problema esiste ed è aggravato dal fatto che lo si voglia gestire con qualche pretestuosità. Comunque, siccome siamo di fronte ad un bilancio che mette in evidenza, ad un esame dei conti, che abbiamo un ulteriore buco di mille miliardi sulla sanità. Vi ritorneremo nell'articolo successivo.
Naturalmente, Assessore, sarebbe da parte nostra assolutamente ingenuo se ci limitassimo ad esporre in quest'aula tanto lavoro, anche abbastanza accreditabile, assolutamente distante e distratta rispetto alla questione che dovrebbe essere oggetto di ben più attenta e severa riflessione.
Dico solo questo: gli elementi della finanza creativa purtroppo sono diventati addirittura una definizione del modo di gestire la finanza, che è diventata sottoponibile alle regole della filosofia e della politica anziché a quella della matematica.
Vedremo dopo se, a dimostrazione del fatto che ci sono 1000 miliardi di buco, l'Assessore vorrà correttamente riconoscere che ciò è vero o se invece, vorrà considerarlo un pretestuoso attacco della sinistra fondamentalista o meno del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Gli emendamenti all'articolo 1 sono ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
Dichiaro chiusa la discussione sull'articolo 1.
Indìco la votazione nominale sull'articolo 1 nel testo originario Constatata la mancanza del numero legale, la seduta è sospesa, ai sensi dell'art. 52, comma 1 del Regolamento del Consiglio regionale.



(La seduta, sospesa alle ore 17.56 riprende alle ore 18.32)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo con la votazione sull'articolo 1.
Indìco la votazione nominale sull'articolo 1.
Dichiaro non valida la votazione per mancanza del numero legale.
Constatata la mancanza del numero legale, la seduta è tolta.
Comunico che la seduta antimeridiana di giovedì 21 ottobre non avrà luogo e che domani 20 ottobre alle ore 12, si svolgerà la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.35)



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