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Dettaglio seduta n.488 del 05/10/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 15.10)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Turismo: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale relativamente ai fatti riguardanti le indagini della Procura di Verbania sui finanziamenti al sistema turistico del VCO


PRESIDENTE

Do la parola al Presidente Ghigo, che ha concordato con me alcune comunicazioni.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
In data 24 settembre, come il Presidente del Consiglio mi ha comunicato, è stata formulata una richiesta di comunicazione urgente al Consiglio regionale della quale sintetizzo il titolo: "Alla luce dei fatti che hanno interessato l'Assessore Racchelli".
Compatibilmente con gli impegni nazionali, ho subito dato la mia disponibilità al Presidente del Consiglio regionale ad intervenire, stante l'importanza che attribuisco al mio dovere di informare il Consiglio su fatti rilevanti della vita della nostra Amministrazione. Non mi sono sottratto, martedì scorso non potevo, lo faccio adesso.
Elementi in mio possesso e che consegno alla valutazione ed alla sensibilità politica dei singoli Consiglieri, sono i seguenti. Nel Consiglio del 21 settembre l'Assessore Racchelli è intervenuto in aula rispondendo all'interrogazione n. 2958 del Consigliere Placido su eventuali comportamenti non corretti legati all'attuazione della legge n. 18 "Interventi regionali a sostegno dell'offerta turistica". Nel corso del suo intervento, l'Assessore Racchelli ha risposto anche a critiche mossegli a mezzo stampa e, successivamente, in un'interrogazione del Consigliere Placido sul trasferimento della sede dell'Assessorato al Turismo.
Tutti i Consiglieri ricorderanno la veemenza con la quale l'Assessore Racchelli ha risposto. Colgo quest'occasione per dire che ho stigmatizzato con l'Assessore alcuni passaggi, dai toni un po' forti rispetto al clima del dibattito di quel giorno.
L'Assessore, con determinazione, ha proclamato la sua totale estraneità ad ogni comportamento non corretto verso la Pubblica Amministrazione né per quello né per altri adempimenti legati al suo incarico. Successivamente, in quello stesso giorno, nel giro di poche ore abbiamo appreso la notizia della chiusura dell'indagine da parte della Procura di Verbania, che risulta abbia concesso un congruo numero di giorni per far conoscere agli interessati il "corpo degli atti" (così sembra dirsi tecnicamente) e consentire agli stessi, fra cui l'Assessore Racchelli, di conoscere tale documentazione e poter far pervenire memorie e documenti atti a far cadere ipotesi di reato nei suoi confronti ipotizzabili. Si tratta, mi riferiscono, di materiale molto corposo da pochi giorni in possesso dell'Assessore Racchelli e dei suoi legali. Siamo quindi in una fase processuale in cui la parola spetta all'interessato ed ai suoi legali.
Certo, quest'Aula presta, com'è giusto, la dovuta attenzione agli aspetti politici. Ma questi ultimi non possono - e per quanto mi riguarda non devono - essere scissi, in questa fase, da elementi di garantismo.
L'Assessore Racchelli, con cui ho nuovamente affrontato il punto, mi ha ribadito ogni estraneità a comportamenti contrari ad una corretta amministrazione, e si dichiara convinto di poter chiarire ogni aspetto della vicenda.
Per quanto riguarda questa fase (in attesa delle successive decisioni giudiziarie inerenti ad un eventuale rinvio a giudizio), ho deciso di affidare a dirigenti regionali una rapida indagine amministrativa che esamini ogni profilo di correttezza nella gestione della legge n. 18 e, non appena sarò in possesso di questi elementi, che oltretutto sono facilmente elaborabili in tempi ristretti, relazionerò al Consiglio gli esiti della stessa. Così come posso assicurare che è mia cura monitorare l'operatività di un settore di lavoro così importante e, soprattutto, dei grandi progetti quali le Olimpiadi 2006 che, di fatto, ho seguito in prima persona in quanto responsabile della Cabine di Regia che presiedo con grande assiduità. Non mi sottraggo certo alle considerazioni di chi afferma che la legge mi conferisce il potere di assegnare e revocare le deleghe, così come di nominare gli Assessori in modo autonomo.
Ma proprio questa autonomia mi rende più prudente e garantista.
Personalmente, sento questa necessità, anche se questo comportamento com'è giusto che sia - mi esporrà a critiche, valutazioni e considerazioni è ovvio che sono pronto ad accettare qualsiasi tipo di valutazione e di considerazione che l'Aula riterrà opportuno fare, ma personalmente, con me stesso, ritengo opportuno prendere un po' di tempo.
Sarà un errore; sarà cosa di cui magari mi dovrò pentire. In coscienza però, ritengo che questa sia la scelta che devo fare, anche per l'onere essendo stato eletto direttamente, di rappresentare i cittadini piemontesi.
Credo che un comportamento ispirato ad un atteggiamento di garantismo e d'attesa, d'approfondimento di alcuni aspetti difficili, insieme a valutazioni di carattere umano che ritengo di dover considerare, mi porti a questo genere di valutazione.
Di conseguenza, ritengo che utilizzare questi giorni per approfondire e riflettere è un atto di responsabilità di cui mi faccio carico e di cui naturalmente, rispondo.
Per quanto riguarda l'altra vicenda, salita agli onori della cronaca riguardante la "città della salute" - o "cittadella della salute" o "città della salute o della scienza" - voglio aggiornare il Consiglio, per quanto concerne questo aspetto, con le informazioni a mia conoscenza.
stato sequestrato, dall'autorità giudiziaria, il fascicolo relativo all'atto d'acquisto del terreno in oggetto; personalmente, allo stato attuale delle cose, non ho nessun'altra notizia, se non il fatto che questi documenti sono stati "acquisiti agli atti", come si dice. Quando avr notizie, non mancherò di rappresentarle al Consiglio.
Posso dire - mi permetto, avendo seguito questo caso, non direttamente ma nel ruolo di Presidente della Giunta - che abbiamo lavorato in gruppo in Giunta, nello sviluppare quella difficile trattativa in senso proficuo ed assolutamente trasparente per la Regione Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Presidente Ghigo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Grazie, signor Presidente.
Se fosse stato per un interesse di parte, forse questo ci avrebbe spinto a sperare che questa situazione si prolungasse, perché il discredito che questa situazione getta sull'amministrazione regionale potrebbe essere considerato, dall'opposizione, come un suo vantaggio.
Noi, invece, pensiamo che su questa vicenda sia in gioco qualcosa che riguarda l'interesse generale dell'Istituzione che tutti qui siamo a rappresentare.
Noi, signor Presidente, abbiamo atteso molti mesi. È da luglio che questa situazione è emersa pubblicamente ed è da allora che aspettiamo un atto di responsabilità. Come ho detto altre volte, stiamo parlando di responsabilità politiche. Non siamo entrati - non entriamo e non entreremo nel campo delle eventuali responsabilità penali che non competono a noi.
Dico, però, senza ricapitolare i fatti, che siamo in una situazione nella quale il discredito sulla Regione è evidente, al punto che c'è un Assessore che non può rappresentare la Regione nelle sedi nelle quali la Regione dovrebbe essere rappresentata ma cui, per le responsabilità che gli sono state assegnare, spetterebbe quest'incombenza.
Anche in questo caso si evidenzia il fatto che per lei e per voi, per la vostra amministrazione, il confine fra pubblico e privato è un confine incerto.
una cosa che abbiamo contestato più volte, per quanto riguarda l'utilizzazione delle risorse pubbliche, ma oggi glielo contesto per quanto riguarda la gestione di questa vicenda, nella quale i problemi di equilibri, di relazioni politiche e di relazioni personali vengono anteposti. Questioni private vengono anteposte all'interesse pubblico dell'Istituzione che lei è stato eletto a rappresentare.
Lei non ha né la volontà né la forza per risolvere un problema così chiaro; un problema politico così chiaro. A questo punto, c'è un paradosso: voi, che avete per tanto tempo accusato noi, centrosinistra, di aspettare e di sperare nella giustizia, aspettate e rinviate al Giudice, alla sua decisione sull'eventuale richiesta di rinvio a giudizio, la soluzione di un problema politico che non siete in grado di affrontare con i vostri mezzi con la vostra volontà e con quel potere e quella responsabilità che la legge le conferisce, signor Presidente. Forse lei, signor Presidente, è troppo occupato ad occuparsi della propria immagine per occuparsi anche dell'immagine dell'istituzione che presiede.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Costa Enrico; ne ha facoltà.



COSTA Enrico

Grazie, Presidente.
Il mio sarà sicuramente un intervento breve, anche proporzionato a quelli che mi hanno preceduto; interventi brevi ma nei quali si sono dette parole importanti.
Mi sento di condividere al cento per cento l'intervento e le parole del Presidente Ghigo. Sono parole che evidenziano, al contrario di quello che è emerso dall'intervento del Consigliere Marcenaro, una grande forza: la forza della riflessione; la forza della capacità di non abbandonarsi alle richieste fatte molto enfaticamente dall'opposizione; la forza di non gettare, in pasto alle grida, alle interrogazioni e alle invettive, una persona che ha lavorato bene all'interno di questa Giunta, nell'interesse del Piemonte, amministrando un settore in modo soddisfacente.
Un appunto mi sento di fare al Presidente Ghigo, laddove, a livello processuale, ha distinto tra fase del rinvio giudizio e fase ante rinvio a giudizio. Non c'è un garantismo prima del rinvio a giudizio e un principio da applicarsi dopo il rinvio a giudizio.
Assolutamente, il garantismo deve portarci e deve accompagnarci ad ogni fase processuale. Il garantismo c'è sempre. Ricordiamoci bene che, nel nostro sistema processuale, il rinvio a giudizio viene deciso in un'udienza che si chiama "udienza preliminare" e, relativamente all'udienza preliminare, si dice tamquam non esset. È come quelle stazioni in cui il treno non ferma mai.
Il garantismo, quindi, deve accompagnarsi ad ogni fase processuale.
Questo mi sento di dire; come mi sento di stigmatizzare quelle frasi quei sottintesi, quei titoli che ho letto su un quotidiano di domenica: "Ghigo copre Racchelli". Ma quando si dice che il Presidente della Regione copre qualcuno, cosa significa? Si sottintende forse un concorso, s'intende forse una complicità? Non mi pare, Consigliere Marcenaro, che questa frase evidenzi una responsabilità politica, quella di cui lei ha parlato pochi minuti fa. Mi sembra che quando qualcuno tenta di coprire qualcun altro o qualcuno, come lei, accusa una persona, un Presidente di una Regione di coprire un Assessore, faccia riferimento forse ad un concorso, forse ad una complicità. Ecco che questo smentisce le sue parole, parole che invece erano improntate un minuto fa ad una sorta di responsabilità politica.
E' importante come vengono usati i termini, e quelli che sono stati utilizzati non si addicono sicuramente al profilo istituzionale di chi vuole ambire a guidare la Regione Piemonte.
Concludo semplicemente dicendo che non si getta discredito sulla Regione, quando un Presidente dimostra di avere una fermezza, una forza di riflessione, una capacità di attendere gli eventi e di non gettare nessuno in pasto ai giornali e in pasto alle opposizioni. Pertanto, sicuramente il discredito è dato forse da chi invece certe vicende punta a strumentalizzarle, punta ad utilizzarle e punta probabilmente a trarne dei benefici elettorali.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente e colleghi, devo dire che, in modo convinto, convengo su una parte dell'intervento del Presidente, là dove afferma che, in uno Stato di diritto, deve prevalere il sistema delle garanzie.
Il nostro ordinamento, prevedendo diversi gradi di giudizio, ha messo ogni cittadino in condizione di far valere questo diritto e quindi vi è sicuramente la presunzione d'innocenza fino a quando non si raggiunge il più alto grado di giudizio.
Tuttavia, c'è qualcosa che divide il comune mortale e il comune cittadino da chi è chiamato a rispondere e a svolgere un ruolo nell'interesse pubblico.
Devo dirle, Assessore, che ero rimasto estremamente spiazzato dalla determinazione con la quale lei aveva respinto ogni accusa e, soprattutto aveva, in modo cocciuto, riaffermato che non era sua intenzione rimettere le deleghe. Guardi, le potrei citare esempi illustri della Prima Repubblica, nella quale quest'atto è stato vissuto - e questo deve farci riflettere - in modo certamente più nobile. Non cito nomi e cognomi, per le vorrei ricordare che ci sono stati illustri esponenti pubblici chiamati a ruoli importanti, i quali - e qui apro una parentesi, ripensando che lei ha esordito l'altra volta confermando piena fiducia alla Magistratura e quindi sgombrando il campo da ogni ipotesi di un complotto giudiziario dandoci una lezione da questo punto di vista, hanno rimesso i propri mandati e le proprie deleghe per meglio tutelare la propria onorabilità nelle sedi giudiziarie dovute.
Non credo che la politica dei due tempi, signor Presidente, paghi da questo punto di vista. Il Paese ha bisogno di recuperare fiducia nella politica e forse un suo intervento autorevole avrebbe potuto aiutare nella decisione più attenta allo svilupparsi dei fatti che, quotidianamente attraverso lo stillicidio di notizie sui giornali, vengono resi noti all'opinione pubblica.
Io mi sento di consigliarle umanamente un percorso, Assessore: rimetta nelle mani del Presidente le sue deleghe. Credo che farebbe una cosa alta nell'interpretare in modo decisivo quella che può essere un'etica della politica, che credo non debba avere niente da imparare dalla prima repubblica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Galasso; ne ha facoltà



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente.
Intendo subito collegarmi a quanto ha affermato poco fa il collega Costa per ribadire, condividendone il contenuto, il concetto che non c'è un garantismo del prima distinto da un garantismo del dopo il rinvio a giudizio, anche perché sappiamo dalla cronaca giudiziaria quanto siano diversi gli esiti finali dai momenti introduttivi d'ogni vicenda giudiziaria. Quindi ha assolutamente ragione il collega Costa, però debbo dire che bisogna andare oltre, perché sappiamo anche molto bene come i fragori della polemica politica finiscano per essere più nocivi del processo stesso di cui si occupano.
Ha scritto di recente Jonathan Sachs, che si occupa di come le società moderne debbono saper affrontare le conflittualità più intense e più perniciose, che "la fiducia è una risorsa scarsa in un'epoca di cambiamento". Questo mi pare il nodo che deve essere affrontato in questo contesto: quanta fiducia debbano riscuotere le istituzioni e qual è il percorso lungo il quale questa fiducia deve essere coltivata e poi maturare.
Bisogna che noi ci poniamo un problema e facciamo una riflessione perché le occasioni particolarmente difficili ci devono indurre non a fuggire dal problema, non a coprirlo, ma ad affrontarlo e, magari, a riuscire ad immaginare soluzioni nuove, perché ci troviamo di fronte a problemi nuovi in una società sempre costantemente in evoluzione. E allora ci dobbiamo porre il problema di come saper coniugare politica e giustizia e questo sarà uno dei capitoli più avvincenti della cultura istituzionale.
Il problema che mi pongo e che pongo a tutta l'assemblea, direi anche agli organi d'informazione come strumento di trasmissione di quanto qui avviene, è: come si deve instaurare un rapporto laddove si scontrano e si confrontano da un lato esigenze garantiste e, dall'altro, aspirazioni ad ottenere, mutuando quello che oggi è un po' il luogo comune della moglie di Cesare, che non solo deve essere, ma deve anche apparire onesta.
E quando decidiamo? Qual è il momento in cui questo avviene? E pu questo principio continuare a spadroneggiare? Qual è il momento in cui si può decidere che questo principio diventa vitale per una società? Quindi il problema che io pongo è un altro e, ritengo, sotto questo aspetto nuovo.
Ovviamente, deve comportare una riflessione sul seguente punto: può il Presidente della Regione assumere delle iniziative fuori da una consapevolezza piena ed integrale? O non deve il Presidente essere messo nella condizione di potere prendere, assumendosene la responsabilità, delle decisioni? Dopo però che con l'istituzione magistratuale ha instaurato un rapporto non di sussurri, non un rapporto di benevola comprensione, ma un rapporto istituzionalmente valente.
Io mi interrogo su questo e ritengo che è un tema su cui evidentemente i cinque minuti di cui disponiamo non sono sufficienti, ma questo è un tema su cui noi, come tutti coloro che di questo si occupano, dovremo tornare.
Ora non può che essere ovviamente apprezzato allo stato quanto il Presidente ha detto e che intende soprassedere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Presidente del Consiglio e della Giunta e colleghi, tutte le volte che la Magistratura rileva dei fatti che sono dei reati è una sconfitta per le istituzioni, che ovviamente non solo non doveva fare avvenire questi atti ma doveva, in qualche modo, avere una propria capacità di controllo, di individuazione, di capacità di intervento sull'irregolarità.
Questo è un aspetto che deve emergere con estrema chiarezza su questa vicenda. Non c'è nessuna intenzione di fare del cannibalismo, ma di operare nell'interesse dell'Istituzione. In questo senso anche la posizione in cui si trova l'Assessore Racchelli è oggettivamente difficile per la sua operatività, e quindi difficile anche per l'Istituzione, che ha bisogno di guide in condizioni normali.
Il Presidente Ghigo, che è un Presidente di mondo (e altri sono più giovani), evidentemente mette già le mani avanti. Quando dice questa frase: "Prendo un po' di tempo, anche con il rischio di dovermi pentire", va aldilà di quello che il collega Costa dice, preparandosi così già al dopo: "Dobbiamo avere uno stesso comportamento prima e dopo l'eventuale rinvio a giudizio".
I cultori del diritto qui presenti sanno che, con larga probabilità (poi tutto è possibile), forse può cambiare l'imputazione ci possa essere il rinvio a giudizio. Dico questo con amarezza, con preoccupazione e non con soddisfazione, perché non pratichiamo, come detto, il cannibalismo.
Quindi, credo che ci siano delle formule e delle tecniche per salvaguardare il lato umano che evocava l'Assessore, con le quali si possa contenere il carattere dirompente della decisione: senza revocare le deleghe, lasciare l'Assessore Racchelli in una condizione di "congelamento", in attesa di una chiarificazione della situazione. E' chiaro che non possiamo aspettare che la sentenza sia passata in giudicato perché forse nemmeno alla fine della prossima legislatura, se eventualmente si scegliesse questo percorso, la troveremo una risposta.
Noi dovremmo vedere la consistenza degli elementi relativi a questa vicenda, e fa bene il Presidente Ghigo a mettere in moto tutta una serie di verifiche e di accertamenti, però il nostro limite è questo. Noi non abbiamo strutture di controllo, come invece esistono a livello nazionale degli ispettorati, delle strutture quasi terze, pur essendo nell'Istituzione, capaci di seguire l'operatività normale degli Assessori e assessorati.
E' chiaro che il Presidente Ghigo non può mettere un rattoppo alla vicenda, con questa sua volontà di fare un po' di verifiche. Ormai siamo a pochi giorni dal momento in cui l'Assessore Racchelli avrà presentato delle memorie e si sarà fatto interrogare. Ripeto temo che, per com'è congegnato il meccanismo dell'articolo 415 bis, l'imputazione potrebbe variare, ma a questo punto è molto difficile che non ci sia il rinvio a giudizio.
Ora, per togliere dall'imbarazzo l'Assessore Racchelli non chiedo che venga catapultato fuori dalla Giunta, ma chiedo che umanamente sia messo in condizione di potere gestire questa fase estremamente delicata, e dare nel frattempo la piena operatività ad una funzione delicata e strategica com'è l'Assessorato al Turismo.
Questo è una condizione normale. Mi aspettavo dal Presidente Ghigo questo atto, che non sarebbe stato dirompente. Del resto, è molto più dirompente la frase che dice il Presidente Ghigo nel momento in cui afferma che non sa se dopo si pentirà. Questa frase è più preoccupante. Il collega Costa dice che dobbiamo pensarlo adesso in un modo e successivamente anche nello stesso modo.
Chiedo a lei, Presidente Ghigo, di procedere ad un atto di coraggio cioè permettere al collega Racchelli di potere preparare la propria difesa al meglio, e dall'altro lato di permettere a questa funzione, quella della guida del turismo, di potersi dispiegare appieno. Oggi il collega Racchelli, probabilmente anche psicologicamente, ha qualche limitazione e qualche peso per poterlo fare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente Ghigo per alcune precisazioni; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Il Consigliere Tapparo ha riportato fedelmente quello che io ho detto.
Siccome quel passaggio del mio intervento l'ho fatto a braccio, volevo precisare che mi è rimasta in bocca la conclusione della frase.
Io ho detto: "...di cui potrò pentirmi", ma aggiungo "o no; forse sì o forse no".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione quanto lei ha detto oggi in quest'aula. Devo prendere tempo: voglio capire meglio quanto è capitato, anche a livello amministrativo.
Trovo che questa sia una richiesta legittima - più che legittima anche da un punto di vista politico, quindi, politicamente non solo accettabile, ma è il comportamento di una maggioranza che si dichiara solida e coesa, e che avrebbe dovuto sempre essere ancorato a questo tipo di impostazione.
Io plaudo al Presidente per aver avuto il coraggio, anche se in un momento sicuramente difficile, anche di pressione esterna, di fare queste dichiarazioni in Aula a favore di un Assessore della sua Giunta. Questo significa essere realmente garantisti. Questo significa credere effettivamente nella giustizia.
Vorrei rispondere immediatamente al Presidente Marcenaro, che è un ottimo oratore e un ottimo politico. Lo stesso afferma: "Noi non vorremmo utilizzare il discredito che questa situazione e questa vicenda gettano sull'Amministrazione regionale, perché sarebbe un vantaggio per l'opposizione". Però, subito dopo, aggiunge: "Tuttavia, è da luglio che questa vicenda è in atto. È da luglio che aspettiamo un atto politico da questa maggioranza". Ma cosa significa? Perché, forse, da luglio ad oggi vi è stata una qualche accelerazione che ha decretato, con prove alla mano, la colpevolezza dell'Assessore Racchelli? Io, personalmente, non me ne sono accorto. E dato che non si può essere garantisti a metà, ma soprattutto non si può essere garantisti in modo subdolo, le parole del Consigliere Marcenaro non posso accettarle nel modo in cui le ha dette, facendo ancora la figura di colui che si tira indietro rispetto alla polemica politica e poi, sottobanco, la alimenta. Perché questa non è correttezza politica.
Vede, collega Marcenaro, con questo sistema subdolo di tirare il sasso e poi di nascondere la mano - e qualcuno del suo partito queste cose le ha dette in quest'aula, qualcuno che siede ancora in questi banchi - si rovina la gente. Io ho impiegato sette anni e la mia vita è personalmente cambiata, rispetto alla mia vicenda individuale. Non vorrei che la stessa cosa capitasse ad altri. Perché le cose si gonfiano e poi si sgonfiano: il problema è che, quando si sgonfiano, impiegano troppo tempo a farlo.
Penso che la lotta politica possa apparire, a volte, anche dura.
giusto che, per certi aspetti, sia particolarmente forte. Ma deve essere sempre ancorata a livelli di correttezza, quella correttezza che, in politica, in fondo, fa grandi i personaggi e fa grandi quelle che sono le loro decisioni.
Chiedo scusa se mi dilungherò per qualche secondo, ma me lo consenta Presidente. Sarebbe troppo facile fare degli esempi concreti sulla questione relativa all'opportunità politica.
Vogliamo, sempre in argomento, prendere ad esempio il TOROC? Presidente, non si preoccupi: mi assumo la responsabilità di quanto sto dicendo. Vogliamo prendere ad esempio questo? Prendiamo ad esempio appositamente il TOROC, perché è un ente di diritto privato. Stiamo parlando, quindi, esclusivamente di opportunità politica e di nient'altro, per essere chiari.
Vogliamo parlare, per esempio, della blindatura che in Consiglio comunale è passata qualche anno fa e che ha garantito al Presidente Castellani di non poter essere assolutamente rimosso sulla base di nessun atto di sfiducia? Vogliamo parlare, per esempio, dei ritardi di questa realtà? Vogliamo parlarne? Mi pare che solo ieri se ne sia parlato proprio nella Commissione presieduta dal nostro collega Marengo.
Vogliamo parlare, per esempio, delle consulenze? Oppure vogliamo parlare delle centinaia di persone inviate ad Atene per controllare i Giochi? Il collega Marengo mi suggerisce che sono 164.
Sono questioni di opportunità politica. Però in questo Paese ci sono sempre due pesi e due misure. E, guarda caso, questi due pesi e queste due misure vengono fuori.
Presidente - chiedo scusa se ho impiegato qualche secondo in più - lei prosegua su questa linea, perché su questa linea c'è tutta la sua maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Colleghi, è evidente (è capitato più volte in quest'aula) che si confonda un'azione radicale di opposizione, di controllo e di sindacato ispettivo col giustizialismo. Sono due cose completamente diverse.
La pretesa di poter fare qualsiasi cosa, senza che nessuno possa o debba dire alcunché, mi sembra un'enormità.
Da parte di alcuni, è stato espresso più volte il fastidio nei confronti di un'opposizione - non sempre, fra l'altro - stringente puntuale e precisa, svolta da più colleghi (quindi non è assolutamente un fatto personale).
La cosa mi fa maggiormente specie quando, a segnalare questo, ci sono i "paladini" del bipolarismo, senza ricordare cosa vuol dire bipolarismo e come funziona negli Stati Uniti. Io sono assolutamente contrario, ma lì si assoldano i detective per verificare chi paga i contributi. Di fronte al Congresso del Partito Repubblicano c'è la "Word Room" per controllare gli errori e segnalare i falli.
Non la condivido a questo livello, ma l'impressione che ho è che in pieno bipolarismo qualcuno sia rivolto ancora con gli occhi al passato e pensi che ci si trovi nel proporzionale, dove è evidente che le regole sono diverse.
Ma restiamo alle comunicazioni del Presidente Ghigo: vede, Presidente lei ha ritrattato, ma ha detto: "Potrei anche pentirmi".
una sua affermazione.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Con la precisazione "o no".



PLACIDO Roberto

"Potrei anche pentirmi, o no".
Io, al posto suo, non lo avrei detto - ma è un'opinione personale perché se ritengo di dare fiducia e copertura politica ad un mio Assessore non penso che magari mi potrei pentire. Ma questa, naturalmente, è un'opinione personale.
Presidente, lei è stato, in molti casi, rapidissimo nel non dare solidarietà a qualcun altro. In questo momento - saranno tre mesi, due mesi o un mese e qualcosa - lei è nella situazione di inventarsi e di proporre un'incredibile Commissione amministrativa, che faccio fatica a capire e a pensare cosa possa produrre.
L'unica sede, ma è un altro percorso, non ci riguarda, se non nelle valutazioni politiche successive, è la sede giudiziaria, ma è proprio un altro percorso. Oggi, Presidente Ghigo, siamo a discutere da parte nostra delle sue responsabilità politiche, che sono enormi. Lei ha riconfermato in un crescendo di completa fiducia, con pentimento, prossimamente vedremo qualche altra cosa.
Mi ha ricordato - mi sono fatto aiutare dal collega Riggio - Quinto Fabio Massimo, il temporeggiatore che è passato alla storia in termini positivi, ma io penso tutt'altro di lei a proposito della storia politica del Piemonte. Lo vedremo prossimamente in quest'aula nella nostra Regione.
Il dubbio che rimane - e termino senza nemmeno arrivare ai cinque minuti è che lei, Presidente Ghigo, non vuole o non può fare un atto - quello che auspicherei - doveroso di opportunità politica. Chi ha la responsabilità politica, in certi momenti, si trova a dover fare delle scelte per opportunità, che sono una cosa diversa dalle responsabilità, che sta in un'altra sede. L'impressione che ho - magari mi sbaglio - è che lei non possa, non che non voglia. Lei non può, ecco qual è la mia opinione personale. Il seguito lo vedremo in un'altra puntata. Ho l'impressione - mi auguro sinceramente, in questo caso, di sbagliarmi - che le puntate saranno più di una, oltre a questa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Intervengo per una considerazione che credo sia importante.
Siamo, come al solito, su una strada sbagliata. Quando si parla di garantismo, non si può che parlare di un fatto tecnico che consiste nel dare la possibilità di difesa a chiunque.
Il garantismo si contrappone normalmente al giustizialismo, laddove per garantismo s'intende uno che vuole tirare fuori la gente dal carcere, per giustizialismo uno che vuole metterla dentro.
Il garantismo è una situazione, ormai per concorde dottrina, di carattere processuale. Garantista è colui che cerca, all'interno del processo, di dare ogni possibilità di difesa.
Mi consenta, signor Presidente, di sottolineare la completa irrilevanza del suo aspetto a favore di un istituto processuale.
Di estremo interesse, invece, è l'altro discorso: il Presidente ci ha detto che sono state chiuse le indagini e che c'è un malloppo di documenti da vedere. Questo è estremamente importante, perché disgiunge il momento politico dal momento processuale. Il momento processuale in quest'aula non ha alcuna rilevanza e non credo possa averne. I processi si fanno nelle aule di giustizia.
Ha un interesse, eventualmente, valutare una posizione politica dell'Assessore che ci ha illustrato la scorsa volta e che, a mio parere, è parsa estremamente soddisfacente.
Continui su questa strada, Assessore, stia fermo al suo posto e faccia il suo dovere, che è quello al quale i cittadini l'hanno chiamata.
Il Presidente è stato di una correttezza estrema, quando dice: "Io non sono in grado di giudicare ora". Per il motivo più semplice del mondo: il portato della Magistratura non può avere rilevanza in riferimento alla pronuncia, in quest'aula, ma può avere rilevanza, in riferimento ai dati che ha raccolto.
In un'udienza preliminare, un avvocato aveva detto: "Sono andato a prendere il rinvio" e poi è stato rinviato al Consiglio dell'ordine, è un'udienza di mero rinvio. Io ho visto, nella mia carriera, solo due casi di udienza preliminare finita all'udienza preliminare. In quel caso l'imputato era uno che si chiama Antonio Di Pietro. Una persona che faceva il mestiere di colui che l'ha giudicato.
Ma c'è di più, la Costituzione ci dice che una persona è colpevole o innocente solo in un certo momento del processo. Allora noi dobbiamo finirla di stare in quest'aula e anticipare i risultati di processi. Ci possono servire esclusivamente le carte per capire dal punto di vista politico, per ciò che riguarda questa parte di Aula, e dal punto di vista amministrativo, per ciò che riguarda quella parte di Aula, quello che è successo.
Bene ha fatto il Presidente a non pronunciarsi. Si pronuncerà non quando si pronuncerà il giudice dell'udienza preliminare, non quando si pronuncerà il giudice di primo grado o di secondo grado o la corte di cassazione; si pronuncerà quando avrà letto gli atti. Su questo noi dobbiamo confrontarci, perché un'ipotesi diversa produce la discrasia che ha sottolineato, giustamente, Antonello Angeleri e produce l'impossibilità di difendersi sul pregiudizio e non sul processo.
Noi abbiamo la fortuna di avere un Assessore forte, ma ove la persona che incappa in situazioni come questa non è forte, subisce queste azioni come le ha subite, ieri sera, il primario di Milano, che, per un fatto di cui non sapremo mai se fosse colpevole o innocente, è stato condannato ed ha scontato la pena di morte.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Dopo l'intervento del collega Brigandì, che è un perfetto esempio di sovrapposizione tra i compiti della politica e i compiti della Magistratura, vorrei invece tornare alla separazione tra questi due compiti.
Presidente, io del suo intervento condivido una parte sola: quella in cui ha detto di avere fatto presente all'Assessore Racchelli come la veemenza, i toni oltre il consentito che lui ha usato nei confronti di un collega del mio Gruppo nel corso della scorsa seduta, non le erano parsi i toni che dovevano essere usati in Aula. Questa parte la condivido.
Ho qualche dubbio e qualche perplessità sul resto del corpo del suo intervento. Ho delle forti perplessità in una direzione, in particolare. A mio avviso, siamo in una situazione gravemente imbarazzante e abbiamo superato il limite - lo dico benevolmente - di quella che potremmo chiamare decenza politica.
La Magistratura sta facendo il suo dovere, svolge il suo compito in modo autonomo e separato rispetto alle altre sedi, com'è giusto anche per il portato costituzionale. Quello che, invece, determina da lungo tempo un silenzio assordante è la politica e, in particolare, lei signor Presidente perché quello che noi vorremmo sentire non è qualcosa che attiene ad atti processuali o a contestazioni di ordine giudiziario fatte all'Assessore nel loro merito tecnico giuridico. Non è questo che volevamo sentire dal Presidente della Giunta. Volevamo capire se il Presidente era in grado di dire una parola rispetto a tutte le notizie che abbiamo letto sui giornali a proposito di una serie di atti complessi che configurano una sovrapposizione non lecita per la politica tra pubblico e privato, che configurano un uso della spesa pubblica - a fine di costruzioni di clientele e di sistemi di poteri - non lecito per la politica e nemmeno per la Magistratura. Queste sono le considerazioni che avremmo voluto sentire.
Avremo voluto sentire che il Presidente fosse in grado di smentire questa concezione dell'amministrazione che riguarda non solo suoi Assessori, ma in primo luogo il Presidente.
Presidente, quando si dimette un Assessore si può dire: è un caso in una Giunta; quando si arriva al secondo, direbbe un mio amico, è una coincidenza; dal terzo al quarto in poi si configura qualcosa di ordine sistematico, qualcosa di più di singoli incidenti di percorso.
Sono intervenuti molti avvocati in Aula e, non casualmente, si sono usate parole come "garantismo", "giustizialismo", riferendosi al suo intervento o ad altre osservazioni. Qui si tratta di una cosa molto più semplice, Presidente Ghigo: un suo comportamento politico diverso nei confronti di un Assessore rispetto ad altri che si sono trovati in circostanze particolari, perché questo è un uomo forte del Presidente. E' uno degli uomini a lui più vicini, uno di quelli che gli sono stati politicamente e anche personalmente più vicini nella Giunta, che detiene da più di otto anni deleghe importantissime e flussi di denaro pubblico in gestione, di grande, grandissima rilevanza.
Non riesco a capire come il Presidente, fino ad oggi, non abbia saputo ancora che cosa fare. Che non abbia potuto fare ciò che un uomo politico che ricopre le sue responsabilità a quel livello, deve essere in grado di compiere per ricostruire quel rapporto di fiducia tra i cittadini e l'istituzione, che è l'elemento chiave fondamentale del rapporto tra rappresentanti e rappresentati.
Non ci dica, Presidente, che quella ridicola e tardiva Commissione di indagine serve a qualcosa! Mi permetto di chiamarla "ridicola" e "tardiva" perché, Presidente, ha mai visto una Commissione d'indagine composta da funzionari che indagano su un Assessore di cui si sta occupando la Magistratura? Le sembra una proposta con la quale "importunare" l'Aula, in un momento come questo?



MANICA Giuliana

MARENGO Pierluigi (fuori microfono) Il caso esumazioni, al Comune di Torino, il Presidente è...



MANICA Giuliana

Esprimo una mia opinione.



MANICA Giuliana

MARENGO Pierluigi (fuori microfono)



MANICA Giuliana

Se lo faccia dire dal Sindaco Chiamparino!



MANICA Giuliana

Neanche da lei, ma questo mi lascia del tutto indifferente. Le garantisco, Consigliere Marengo, che se non mi interrompe mi fa una cortesia.
Chiedo al Presidente, cogliendo l'occasione di questo dibattito, se ci sia stata costituzione di parte civile da parte della Regione in un provvedimento che sarà all'esame nei prossimi giorni.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Costa Enrico)



MANICA Giuliana

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



MANICA Giuliana

Sei il solito cafone!



PRESIDENTE

Consiglieri, per cortesia! Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Signor Presidente, Consiglieri.
Ringrazio il Presidente della Regione per la puntuale comunicazione a soli dieci giorni dalla richiesta da parte delle opposizioni. E' importante che il Presidente, in modo garbato e en passant, abbia voluto chiarire la questione sulla sua disponibilità a riferire subito all'Aula. Ricordo che martedì scorso vi è stata una polemica, abbastanza normale. Vi è stata una comunicazione sugli organi di informazione, da parte dell'opposizione e dei democratici di sinistra, secondo cui il Presidente Ghigo non voleva venire in Consiglio e addirittura voleva tacere sulla vicenda. Invece il Presidente Ghigo, come è stato chiarito, martedì scorso non era presente perché impegnato a Roma a difendere gli interessi del Piemonte e a portare delle risposte importanti per il Piemonte. Il primo giorno disponibile il Presidente è presente. Credo che questo sia un fatto che debba essere evidenziato. Il Presidente ha voluto rimarcare che la fase processuale spetta all'Assessore Racchelli e ai suoi legali. Credo abbia fatto bene a ricordare ciò.
A dispetto di quello che viene detto - "fiducia nella Magistratura" "non facciamo anticipazioni di sentenza ed altro" - verifico che in ogni intervento, dopo i buoni propositi delle introduzioni, c'è sempre una qualche stilettata e qualche anticipazione per voler arrivare a rapide conclusioni.
Nel ribadire la piena fiducia alla Magistratura e al suo operato l'augurio che noi facciamo - l'altra volta abbiamo espresso la solidarietà all'Assessore Racchelli, appartenente al nostro Gruppo - è che egli possa al più presto chiarire la propria posizione e accantonare questa brutta anche sotto l'aspetto umano, pagina. E' importante, lo voglio evidenziare quello che il Presidente ha voluto giustamente e puntualmente ribadire nella sua comunicazione. Sfatare, con la comunicazione ma, soprattutto, con i fatti e con i risultati amministrativi non solo della Regione Piemonte (basta pensare agli ultimi aspetti anche in termini di finanziamenti statali). Sembrava quasi che la questione Racchelli bloccasse tutto il percorso delle Olimpiadi, che le Olimpiadi 2006 non riuscissero ad essere realizzate, come abbiamo desunto da importanti e rilevanti dichiarazioni provenienti da esponenti del centrosinistra e dei democratici di sinistra apparse sui giornali in queste settimane.
Bene ha fatto il Presidente della Regione a dire in Consiglio regionale, a onor del mondo, presenti anche gli operatori degli organi di informazione, che c'è un pieno monitoraggio dell'operatività, che i grandi progetti sono sotto controllo e che le Olimpiadi 2006 non sono a rischio.
Questo è importante perché bisogna trovare l'occasione, nella sede istituzionale, di dire la verità e di smentire un quadro mistificato ma descritto molte volte sui giornali in questi giorni. Bene ha fatto il Presidente a richiamare il principio della trasparenza dell'amministrazione, il principio del buon governo e, soprattutto, a richiamare che il principio di buon governo del Piemonte è il suo dovere principale. Il dovere principale di questa amministrazione. Anche questo è estremamente importante.
E' estremamente importante rimarcarlo anche perché bisogna smentire quello che viene detto in questi giorni: quasi insinuando qualcosa che non si ha il coraggio di dire, il centrodestra e questa amministrazione regionale non saprebbero separare, nel governarla, la gestione pubblica da quella privata. Una risposta chiara, certamente garbata, ad un'accusa sottile ed infamante di chi vuole accusare tutta l'amministrazione regionale e il centrodestra, di essere cattivi amministratori (come al solito, a destra ci sono i cattivi e a sinistra i buoni amministratori).
Il collega Consigliere Marcenaro ha ribadito - ho apprezzato il rilievo che non gli fa piacere questo discredito che la vicenda getta sull'amministrazione regionale, che non fa così piacere alla sinistra anche se da un certo punto di vista potrebbe averne un vantaggio politico od elettoralistico. Se fosse così preoccupato, chiedo al Consigliere Marcenaro, che stimo, e ai democratici di sinistra, di iniziare a non alimentare settimanalmente - lo hanno richiamato anche altri Consiglieri che mi hanno preceduto - con rigorose e regolari conferenze stampa spesso ripetitive insinuando, ogni volta, qualcosa di più. Mi sia consentito esprimere questo giudizio. Il Consigliere Marcenaro ha detto: "Aspettiamo un atto di responsabilità politica". Il Presidente Ghigo questa responsabilità la assume.
Non so chi la effettuerà, ma quest'indagine amministrativa non è ridicola e non concordo con tale affermazione perché ho rispetto dei dirigenti, come ho rispetto di tutti i dirigenti della Regione, a prescindere dall'amministrazione, che in precedenza hanno effettuato indagini amministrative.
Dire che è un'indagine ridicola vuol dire mancare di rispetto, non ai politici o agli amministratori, ma ai dirigenti e, quindi, alla struttura della Regione.
Altro punto: è un'indagine rapida. Il Presidente Ghigo non ha detto: "Faccio l'indagine e me ne lavo le mani". Ha detto una cosa importante, che forse è sfuggita: ha dato la disponibilità, corretta, di ritornare in Consiglio regionale. Quindi aspettiamo, perché è estremamente importante.
Si è accusato il Presidente di non voler decidere e di aspettare le decisioni della Magistratura. E allora? Cosa c'è di strano? Forse questa è la differenza tra chi è garantista e chi è giustizialista.
Non so, collega Marcenaro, se lei un giorno sarà Presidente della Regione e, quindi, dovrà nominare gli Assessori, ma oggi la Regione ha un Presidente equilibrato, moderato e responsabile. Un uomo che, prima di "rottamare" un collaboratore o un Assessore, vuole vederci chiaro.
In politica sono anche importanti il fattore tempo, il rispetto politico e, soprattutto, il rispetto umano, anche se in quest'aula e fuori di quest'aula d'umanità ne ho vista poca.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
L'intervento del presidente Ghigo mi è parso avere un netto punto centrale, un punto politico. Oggi, il Presidente Ghigo ci ha detto che ha deciso di condividere la stessa graticola su cui è seduto l'Assessore Racchelli. Politicamente, ha preso questa decisione.
E' un dato politico di responsabilità importante e pesante. Lei si è messo sulla stessa graticola. Non sappiamo - l'ha detto lei - come si evolverà la situazione, ma c'è da chiedersi se, secondo l'evoluzione dei fatti, il Presidente Ghigo, stando sulla stessa graticola, condividerà le stesse conseguenze che, eventualmente, saranno prese a seguito degli avvenimenti futuri e se terrà comportamenti simmetrici a quelli che eventualmente terrà l'Assessore Racchelli.
Ora, perché stare sulla stessa graticola? Presidente Ghigo, lei sa quanto sia difficile fare politica e governare. È un impegno difficile di per sé: comporre interessi, scegliere tra cosa e cosa, privilegiare, dare priorità. È un impegno molto difficile, che può essere svolto in piena libertà solo ad una condizione necessaria - non sufficiente, ma necessaria: poter lavorare al da fuori di ogni sospetto. È già difficile normalmente ma fare politica e governare alla presenza di sospetti diviene molto difficile e viene messa in dubbia la stessa libertà di scelta, che non è mai semplice.
Quello che non state facendo, né l'uno né l'altro, è di rimuovere i sospetti che oggi accompagnano le vostre azioni di governo. Siete in due posizioni differenti, dal punto di vista della responsabilità, e due sono i discorsi che possono essere fatti. Oggi parla il Presidente Ghigo; la settimana scorsa ha parlato l'Assessore Racchelli. L'uno e l'altro hanno taciuto in una delle riunioni (siamo in simmetria, magari un giorno parlerete entrambi).
I discorsi che si possono fare all'Assessore Racchelli - che ho fatto la scorsa seduta - sono i discorsi alla persona. Rimango stupito e anche in disaccordo che la persona non difenda se stessa rimovendo una situazione di imbarazzo e di opportunità (perché solo di opportunità parlo).
imbarazzante o no, per l'Assessore Racchelli, raggiunto da un sospetto che si rivelerà per quel che sarà, fondato o infondato - mi auguro infondato - lavorare in questo modo? È una scelta che deve compiere l'Assessore Racchelli, che ha voluto privilegiare, dal mio punto di vista l'essere Assessore rispetto all'essere persona. Mi sembra che l'Assessore Racchelli abbia, da Assessore, schiacciato la propria persona in un angolo e si sia messo in difficoltà, da tanti punti di vista.
Questa è stata la sua scelta, ma il Presidente Ghigo, che ha nominato l'Assessore Racchelli e oggi lo ha virtualmente confermato - virtualmente confermato - decidendo di condividere la stessa graticola, in questo modo compie un atto eminentemente politico. La persona sospettata non è il Presidente Ghigo, ma il Presidente Ghigo consegna l'intera Giunta regionale, quindi l'intera immagine della Regione, ad una situazione di governo con sospetto.
Questa è una grave responsabilità. Spero che lei non l'abbia compiuta con superficialità, ma abbia meditato, anche se questa, però, è la conseguenza.
L'uno e l'altro avete deciso, per motivi differenti, di continuare a lavorare alla presenza di un sospetto non rimosso. Per rimuoverlo c'era una soluzione: rimuovo un incarico che non mi fa esistere in quanto Assessore siamo persone: sono Assessore, ergo sum - oppure non rimuovo personalmente il mio impegno e lei, Presidente Ghigo, non assume la responsabilità di sbarazzarsi di ogni sospetto presente nell'attività amministrativa.
Questo lo considero un fatto molto grave.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Viviamo in un momento difficile e alcuni interventi di oggi lo hanno connotato. Non credo che sia possibile svolgere un intervento completo data l'ampiezza dei temi che anche i colleghi precedentemente hanno svolto quindi mi limiterò a toccare alcuni aspetti.
Intanto, ringrazio il Presidente Ghigo che, con un piccolo ritardo risolve uno dei problemi di quest'Aula. Se le procedure non sono state rispettate, è compito del Presidente informarsi e riferire.
Non sempre leggo i giornali con attenzione, un po' perché ad agosto non sempre le cronache ti arrivano puntualmente, ma immaginando che i giornali siano una fonte autorevole (non sempre lo sono e non per colpa loro, ma anche in funzione di ciò che essi sanno), mi pare evidente che oggetto di discussione, anche fuori di questa sede, sia l'applicazione di una legge cardine di questa legislatura: la legge 18.
Credo che sia compito del Presidente - mi fa piacere che, dopo una piccola riflessione, si voglia porre rimedio - dire se questa legge 18, per quanto gli consta e per quanto è responsabile, è stata, all'interno della Regione, gestita bene o no. Da questo punto di vista, quindi, sono sorpreso di chi afferma che è una superficialità o un'inutilità.
Io aspetto che il mio Presidente mi dica se questa legge - che è importante per com'è stata votata dal Consiglio, ma è altrettanto importante per com'è stata finanziata - è stata applicata. Evidentemente il Presidente Ghigo e le persone che egli indicherà, se ho ben capito da questo supplemento di intervento, devono risponderne all'interno delle competenze legislative ed esecutive della Regione. Di questo, quindi, mi complimento e aspetto gli esiti. Tra l'altro, visto il numero dei casi di cui potrebbe essere oggetto l'analisi, non credo che possa trattarsi di un tempo lungo.
Vi è, poi, una fase politica, in merito alla quale l'ultima delle sedi in cui questo discorso possa essere fatto è questa.
C'è una politica di Giunta, della quale il Presidente è stato a suo tempo (nel 2000) ampiamente delegato ad esserne responsabile, e lo farà nella misura in cui lo riterrà opportuno. Vi è una fase politica dei partiti e dei Gruppi consiliari. Non esiste una fase politica di Aula.
Questa lasciamola, quindi, alle competenze delle cose che devono avvenire dove queste dovrebbero avvenire, perché è difficile trarre delle convinzioni di opportunità. Ma non ho dubbi che il Presidente, per la parte che gli compete, e i partiti, per la parte che dovrebbe competere loro sapranno prendere le opportune decisioni. Il discorso, poi, si allarga ad ambienti diversi. Ne parlo perché le provocazioni diventano interessanti e ad una certa età è anche difficile resistere alle provocazioni! stupefacente sentire ancora oggi certe affermazioni nei riguardi della Magistratura, che è un Ordine terzo rispetto a noi, autorevole nella misura in cui sa esserlo, con le criticità che ogni struttura ha al proprio interno. Diventa difficile, oggi, per un piemontese, sapere che parlare di "separazione delle carriere" è quasi più rischioso che dire che in un locale pubblico si fuma o ci si droga.
Io, per esempio, sarei molto interessato - quando la Presidenza del Consiglio vorrà, magari in un momento più tranquillo, ammettendo che ce ne siano - a discutere di "separazione delle carriere".
Ritengo che la separazione delle carriere sia un tema interessante per una collettività e per un politico.



BURZI Angelo

BRIGANDÌ Matteo (fuori microfono)



BURZI Angelo

Poi ti arrestano! BURZI Angelo



BURZI Angelo

Non credo: non mi arrestano, perché non ne vedrei il motivo.
Ma attenzione - al di là delle battute facili - perché la separazione delle carriere è un tema di competitività di un sistema indispensabile per una collettività. È un tema che oggi non è possibile affrontare anche per errori nostri. Guardate che il centrodestra, per quanto mi riguarda - voto uno, niente di più - ha proposto, in sede nazionale, una riforma sulla giustizia di cui io mi vergogno, perché è assolutamente incompatibile rispetto ai miei ideali e rispetto alle esigenze. So bene che la sinistra ha delle opinioni diverse. Cionondimeno, non è certamente la riforma della giustizia - oggi oggetto del dibattito parlamentare - una cosa che mi interessi. Temo di doverla sostenere perché il resto è peggio.
Attenzione: guardate che qui stiamo parlando di un'inchiesta che la Magistratura di Verbania sta conducendo. E invece di ovvie e generiche manifestazioni di fiducia - e ci mancherebbe! - e di attenzione - e ci mancherebbe: noi abbiamo fiducia in loro, loro hanno fiducia in noi, noi guardiamo quello che fanno loro e loro guardano quello che facciamo noi c'è un punto che qui è dirimente: la Magistratura di Verbania non ha fatto o non ha consentito nessuna fornitura di notizie.
Non eravamo più abituati a non sapere cosa stessero facendo le Procure.
Credo che i giornali li leggiate, ma se vi manca la possibilità di farlo chiedete a loro, che la memoria ce l'hanno.
In questo caso - è un complimento oggettivo - la Magistratura di Verbania sta svolgendo il proprio lavoro, rispondendone per quanto in questo momento le loro regole consentono, senza far trapelare notizia.
Complimenti, perché non lo fa nessuno! Complimenti! Mi dispiace che in questo caso il soggetto sia un amico personale.
L'amicizia, però, va al di là, ovviamente, della politica e dei rapporti.
Allora, ricominciamo. Abbiamo sprecato tante giornate in Consiglio regionale. Credo che dedicare una giornata a parlare di giustizia nell'inutilità delle cose, male non farebbe. C'è una riforma a Roma del centrodestra che, come ripeto, non va bene per uno che, come me, crede nella separazione delle carriere. Non se ne parla? Amen. In secondo luogo è un fatto che dev'essere complimentato. Nei complimenti alla Magistratura di Verbania è implicita una critica verso altre Procure, che non sempre questa impermeabilità delle notizie hanno consentito (voglia la memoria nostra ricordare quanto è successo).
Terzo e ultimo aspetto: guardate che è grave la vignetta di oggi di Forattini per uno di centrodestra, come me. Perché se ad un Magistrato come quello di Milano, non è neanche più consentito porre agli arresti domiciliari un primario indagato - provo ovviamente dispiacere che una grande persona, oltre che una grande autorità, oggi non sia più fra noi non possiamo neanche impedire ad un Magistrato di svolgere il suo lavoro.
La vignetta di oggi, evidentemente, è iperlegittima: tutte le vignette sono legittime! Ma tra ciò che sta facendo oggi la Magistratura di Milano attorno ad un'indagine che io ritengo abbia un certo spessore, da quello che leggo sui giornali, e il fatto di metterla in croce rispetto ai tintinnii di manette che ci furono all'epoca di Di Pietro, rilevo delle differenze.
A me spiace per il dolore che spero e credo provi oggi la Procura di Milano per la perdita di una vita che, francamente, non credo che in nessuno modo possa esser ascritta, in questo specifico caso, a delle intemperanze o a delle interferenze da parte della Procura di Milano.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Mi è sembrato di cogliere, nelle parole del Presidente Ghigo, una sorta di imbarazzo e di indeterminatezza, proprio in riferimento a quanto è stato detto poco fa dal Consigliere Chiezzi a proposito di un sospetto non rimosso che grava sulla Giunta.
Questo sospetto non rimosso, e l'imbarazzo del Presidente, credo che lo si possa cogliere sia dalle parole che ha detto, sia da quelle che non ha detto.
Il Presidente Ghigo non ha difeso il suo Assessore; non ha manifestato piena solidarietà o piena fiducia, anzi. Non ha detto queste parole, ma ne ha detto altre: ha detto che istituirà una Commissione per l'indagine amministrativa, pur con tutte le critiche e i limiti che alcuni hanno visto in questa Commissione. Ha ribadito, inoltre, che monitorerà le opere olimpiche. Infine, ha detto che tutto questo percorso serve per prendere tempo.
Credo che in queste affermazioni del Presidente trapeli una posizione di un Presidente che non ha la forza di chiarire alla sua maggioranza, ma anche al Consiglio quali sono le sue posizioni, quali sono i suoi intendimenti. In fondo, il Presidente Ghigo ha come congelato, ha messo sotto esame e in osservazione il suo Assessore.
Credo che questo giustifichi il fatto che, inevitabilmente, da parte delle opposizioni vi siano delle domande inerenti a che cosa? Come potrà essere sereno nell'operare un Assessore che, da una parte, dovrà preoccuparsi di rispondere, di difendersi, insomma di presentare le sue ragioni davanti ai giudici e che, dall'altra, è messo sotto osservazione dal suo stesso Presidente? Credo che questo punto ci porti a ragionare su un altro concetto ovvero della necessità della garanzia non solo per le persone e per i politici, ma anche per le istituzioni. Chi garantisce che le istituzioni in questo momento e in una situazione di questo genere, operino a vantaggio di tutti i cittadini piemontesi? Credo che per sgomberare il sospetto e per dare la possibilità alle istituzioni di lavorare serenamente altre decisioni devono essere prese dal Presidente, perché non si può prendere tempo in attesa di altri e chissà quali eventi.
Vi è un altro argomento che vorrei sottolineare in questa vicenda, che la Consigliera Manica ha ricordato e argomentato, relativamente agli Assessori che sono stati sostituiti. Credo che tutti noi dobbiamo riflettere su un fatto: vicende simili a quelle del Piemonte sono avvenute anche in altre regioni, ma in tutte queste regioni ben difficilmente vicende che creavano dei problemi agli Assessori hanno dato origine a conseguenze politiche. Questa è una delle polpette avvelenate del presidenzialismo.
Dal momento che stiamo per affrontare di nuovo un passaggio in Aula per la seconda lettura dello Statuto, credo che quanti difendono strenuamente il presidenzialismo - bisogna dirlo, sono la maggioranza - dovrebbero trarre le giuste conseguenze anche da vicende come queste.
Un ultima osservazione. Il Presidente Ghigo ha ricordato la vicenda della città della salute, relativamente alla quale risulta che sia stato sequestrato il fascicolo inerente all'atto di acquisto. Bene, devo ricordare che nel marzo 2003 alcuni Consiglieri regionali - primo firmatario il Consigliere Chiezzi, seguito dai colleghi Moriconi, Papandrea e Suino - avevano presentato una memoria al Presidente della Corte dei Conti proprio relativamente all'acquisto di un'area, interrogandosi su questo strano passaggio per cui si comperava un terreno, ma la bonifica ambientale veniva pagata dall'acquirente e non dal proponente l'acquisto.
Su questa vicenda, avevamo avanzato delle osservazioni e delle critiche in più di un'occasione, sia durante la discussione del DPEF regionale, sia in Aula. Vedere oggi che le nostre critiche sono state comunque oggetto di indagine non può che giustificare un'altra osservazione, ovvero che tante volte parliamo di politica e di giustizia, ma quando si parla di politica e di giustizia la politica dovrebbe farsi carico di attenersi pienamente al suo ruolo e non aspettare che sia la giustizia a rilevare i punti di criticità. Dovrebbe essere la politica stessa a non arrivare a compiere scelte che presentano punti tali di criticità per cui deve intervenire la Magistratura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Ho ascoltato con attenzione quello che hanno detto i colleghi dell'opposizione. Con la scusa della decenza politica, della questione politica, dell'opportunità politica hanno chiesto in altri termini la testa dell'Assessore Racchelli.
Può essere anche un modo di fare politica, ognuno esercita l'arte del pensiero come meglio crede, però mi chiedo: se è vero che questi principi valgono per noi del centrodestra, perché non debbono valere anche per voi del centrosinistra? Mi spiego meglio. Sui libri di storia, ho letto che Torino è stata la prima capitale d'Italia. Invece, a partire da quella famosa tangente di 25 milioni di vecchie lire del 2002, versate al comitato elettorale di Chiamparino, ho scoperto, anche leggendo e ascoltando quotidianamente i media, che Torino è diventata la capitale degli scandali.
Dal momento in cui questa città è amministrata sia come Comune che come Provincia da voi del centrosinistra come forza trainante (i DS), mi chiedo e chiedo a quest'Aula se questo non è un problema che tutti noi responsabili delle istituzioni dobbiamo porci.
Se questi principi valgono per noi del centrodestra, cara Consigliera Manica, fai attenzione prima di parlare di sistemi di potere, perché tu sei dentro, insieme a tutti i tuoi colleghi, a tutti quei sistemi di potere che questa amministrazione di Torino esercita quotidianamente con la formazione di consorzi, di agenzie e di fondazioni. Quando uno amministra si deve anche assumere la responsabilità di gestire la macchina pubblica con la propria amministrazione e con i propri Assessori.
Sotto questo aspetto, cioè su come deve essere amministrata la macchina pubblica, penso che abbiamo qualcosa da insegnarvi.
Ma ritorniamo agli scandali di Torino città: abbiamo assistito agli scandali della ZTL, dove noi tutti siamo stati coinvolti, dove i cittadini non sono stati avvisati. Al contrario, si sono adoperati i mezzi di comunicazione per ingannare i cittadini, dicendo che c'erano le sorveglianze.
Abbiamo assistito allo scandalo dello sgombero della neve, vi ricordate l'anno scorso? Dopo aver dato mandato diversi miliardi all'AMIAT, abbiamo assistito a uno scenario intollerante e penoso, passando su tutti i TG nazionali. Non per ultimo, ma caso ancora più significativo, dove l'etica non ha confini, abbiamo assistito al film dell'orrore, abbiamo assistito alle esumazioni dei nostri cari, come se fossero degli oggetti, come se si trattasse di gramigna in mezzo a un prato. Se non avete avuto rispetto dei nostri cari, mi chiedo con che criterio e con che forza giudicate, e come potete rafforzare le vostre valutazioni, dicendo a noi che rappresentiamo centri di potere, là dove il potere economico più di una volta viene coinvolto con il potere politico. Allora mi chiedo quale dei due schieramenti è più infangato, quale delle due coalizioni ha più responsabilità in questo momento. Non so che cosa abbia fatto l'Assessore Racchelli, ma l'unica cosa che posso rimproverargli, per quanto mi compete come collega, è di non aver usato toni, come ha detto il Presidente Ghigo più pacati.
Non voglio entrare nel merito, non mi compete, ci penserà la Magistratura. Io disquisisco su quello che voi avete detto, colleghi, fino ad oggi in aula, ossia sull'accusa che ci rivolgete di aver trasformato la nostra gestione in un centro di potere, perché avete adoperato termini come "decenza politica" e "questione politica". Ma come fate a parlare a noi di decenza politica quando voi non avete avuto rispetto per i morti! Ma cosa avreste dovuto fare voi, Consiglieri regionali eletti, davanti a questo scempio che tutti i media, in tutta l'Italia, anche a livello internazionale, hanno riportato! Voi avreste dovuto chiedere le dimissioni del Sindaco Chiamparino. Il Sindaco si sarebbe dovuto dimettere dalla sua carica, per poter fare una valutazione del caso. Tutto questo non è avvenuto, per cui voi, prima di insegnare a noi, prima di attribuire a noi degli aggettivi, prima di adoperare l'arte della politica per dire quello che dobbiamo fare noi, lasciate che ognuno di noi faccia quello che pensa in modo liberale e democratico. Ed è per questo che ringrazio il Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Non sono di quelli che pensa che "in una notte buia tutte le vacche sono nere", ma dobbiamo capire dove siamo e cosa stiamo facendo. Siamo in un Consiglio regionale per una comunicazione della Giunta, del governo del Piemonte, relativamente a fatti che sono noti a tutti. Fatti che non ci devono portare ad esprimere giudizi né, tanto meno, emettere sentenze: non è compito nostro. Lontano da me un atteggiamento di questo genere.
Non considero la Magistratura, quella di Verbania ma anche di altri luoghi, una banda di irresponsabili faziosi. Quando si muovono, credo che lo facciano sulla base di una serie di elementi che valutano con un certa serietà. Ma questo non è oggetto della discussione. La discussione riguarda la figura dell'Assessore Racchelli, che non ha avuto quella sensibilità che altri hanno già richiamato (al suo posto mi sarei comportato diversamente) e del Presidente Ghigo che, come ci ha detto, prende tempo. Credo che questo sia grave. C'è un certo abuso del termine garantismo. C'è un problema di garantismo, un problema per un Presidente della Giunta di garantismo verso i cittadini del Piemonte e verso le istituzioni che, in questo caso come in altri, non viene mai tenuto in conto. Per me, è l'aspetto più grave della vicenda.
Il Presidente, senza assumere atteggiamenti che vogliono anticipare sentenze o altro, poteva adottare atteggiamenti, quali quelli che gli ha ricordato il Consigliere Tapparo, che fossero di garanzia della comunità piemontese, che lui deve rappresentare. Questa omissione mi sembra gravissima. Ancora una volta, il Presidente Ghigo dimostra di saper prendere tempo e di saper galleggiare sugli scandali, ma dimostra una pessima qualità di amministratore o di governatore, come preferisce farsi chiamare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Signor Presidente, Consiglieri.
Mi unisco alle riflessioni che sono già state espresse per sottolineare il fatto che ciò di cui stiamo parlando oggi non è il risvolto legato alle ricadute di tipo giuridico della vicenda. In poche parole, gli aspetti amministrativi e penali, qualora ci fossero, che potrebbero scaturire dalla vicenda. Quello di cui si sta parlando ha a che fare con l'affermazione che ha fatto prima, con molta chiarezza, il Consigliere Galasso quando diceva riferendosi al detto della "moglie di Cesare", che chi ha grosse responsabilità amministrative, ha la responsabilità di apparire, oltre che essere onesto.
Ciò di cui stiamo parlando è il modo con cui il Governo regionale risponde alle legittime attese dei cittadini che hanno letto una serie di dichiarazioni, come abbiamo letto tutti, sui giornali, e al fatto che da quello che abbiamo letto emerge un quadro non poco preoccupante. Dai giornali emerge di tutto e di più su quella che è una concezione di amministrazione.
Il cittadino che ha a che fare quotidianamente con le istituzioni ha il diritto di chiedere alle stesse di essere imparziali, di chiedere una trasparenza da parte del governo stesso. Il cittadino deve avere la certezza che ciò che le amministrazioni faranno sarà assolutamente esente da particolarismi, da legami di amicizia, da contatti di interesse personale. Ed è su questo che mi aspetto che la Giunta regionale dica una parola. Abbiamo assistito a tante discussioni, a tanti pronunciamenti sul fatto che non è successo nulla, ma sul merito di una serie di questioni non abbiamo avuto nessun tipo di pronunciamento. Saranno i cittadini del Piemonte che valuteranno se l'atteggiamento che ha assunto il Presidente della Giunta regionale - soprassedere a decisioni, decidere di non decidere sia stata una scelta opportuna o meno.
Penso che una cosa vada detta con chiarezza. Già dalla prima seduta in cui abbiamo parlato della vicenda, e anche oggi in aula, più volte è stato addotto, a mo' di scusa, il fatto che altri avrebbero fatto cose uguali o peggiori.
Oggi ho sentito parlare del quadro disarmante del TOROC, abbiamo sentito parlare delle esumazioni, abbiamo sentito parlare di corruttele varie solo per citarne alcune di tutta una serie, come dice il Consigliere Marengo. Penso che questo modo di concepire il rapporto con la correttezza amministrativa debba darci un attimo da pensare. Penso che al cittadino non interessi che qualcuno possa aver fatto disastri in Regione e che questo sia concepibile ed accettabile solo per il fatto che, probabilmente, ad altri livelli istituzionali qualcuno ha fatto analoghi disastri.
Se ci sono stati disastri ad altri livelli amministrativi, vanno denunciati con la stessa forza, ma questo non toglie nulla al fatto che se se vi sono stati errori e comportamenti scorretti a questo livello amministrativo, questi debbano essere sanzionati pesantemente sul piano politico.
Ritengo, come persona che è giunta qua in virtù di un mandato elettorale da parte dei cittadini, che non sia in alcun modo accettabile quanto definito prima dal Consigliere Papandrea: dato che siamo in una notte fonda delle istituzioni, tutto sommato, tutte le vacche sono abbastanza nere e, quindi, non è il caso di andare a sottilizzare sul fatto se una sia più nera o meno nero. Credo che sia importante, per il rispetto che dobbiamo ai cittadini sulle vicende amministrative che siamo chiamati a governare, essere in grado di porci di fronte ai cittadini come un'amministrazione trasparente, corretta, rispettosa delle norme e che quando si richiama la necessità di una correttezza politica nell'agire, si faccia riferimento proprio a tutto quello che deve essere fatto in queste vicende. Tutti i comportamenti dovrebbero fare riferimento a questo e quindi chiedo che, nei dibattiti e nelle riflessioni svolte, non venga fatta una sorta di chiamata generale all'insegna del "mal comune, mezzo gaudio", perché questo non fa fare bella figura alle Istituzioni e non rende ragione ai cittadini del necessario decoro e comportamento che le Istituzioni devono esprimere nelle loro scelte quotidiane. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

Si è chiusa la fase preliminare di questa triste vicenda giudiziaria con il rinvio a giudizio di nove persone, tra cui l'Assessore Racchelli per corruzione.
L'indagine è stata condotta senza fughe di notizie, raccogliendo, alla fine, un grosso fascicolo di prove od altro. Adesso ci sono venti giorni di tempo con cui si possono portare giustificazioni, prove e controprove. Si può arrivare ad un chiarimento. Il processo giudiziario, quindi, sta seguendo il suo normale iter.
Auguro veramente di tutto cuore all'Assessore Racchelli di chiarire la sua posizione e di uscire senza nessuna macchia da questo processo.
Noi socialisti siamo garantisti per tradizione e per cultura politica.
Certamente, non dimentichiamo quanto ci è stato riservato dalla vicenda di Tangentopoli. Abbiamo anche avuto vittime che hanno pagato con la loro vita la carcerazione preventiva cui sono stati sottoposti, nel tentativo di estorcere loro confessioni e prove. Non voglio fare nomi.
In questa circostanza, bisogna sottolineare che la Procura di Verbania non ha inteso precludere la libertà a nessuno. Si è comportata con il massimo di garanzia in modo impeccabile. Ma cosa può significare questa gravissima vicenda per la Regione, per il suo prestigio, per la sua credibilità e per la sua immagine? Questo è un fatto politico che non tocca il garantismo, perché non interessa il singolo ma, prima di tutti, i cittadini. Tocca la loro serenità, la loro fiducia verso le Istituzioni, verso il bene pubblico e verso il bene comune. Non dimentichiamo che siamo alle porte del 2006 e in questa vicenda è stato toccato, sia pure in via ipotetica, il grosso progetto di Molinette 2.
Il Presidente, quindi, doveva rispondere a queste attese.
Signor Presidente, lei non ha spiegato se questa vicenda ha prodotto danno alla Regione oppure no. A mio avviso, prendendosi tempo per decidere ha confuso il fatto giudiziario con quello politico, assumendosi pesanti responsabilità personali.
Nessuno ha chiesto di "rottamare" qualcuno, come è stato detto in questa discussione, ma di mandare un messaggio responsabile all'opinione pubblica, riservando a questa vicenda molta più importanza di quella che le è stata riservata, con decisioni più opportune e più rispettose.
Una pausa di riflessione, non tutta sua, signor Presidente, ma dell'Assessore, sarebbe stata certamente più opportuna. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Stancamente, ci avviamo al termine di questa seconda puntata ed è facile fare un vaticinio che non sarà l'ultima, ne vedremo ancora delle altre, perché ormai è un rituale così stanco e così normale che, anche a fronte di nessun tipo di novità, si debba impegnare tempo prezioso per ripetere riflessioni e concetti noti, anche perché la stampa ne dà già grande spazio. È facile, ripeto, preconizzare che tra una settimana o dieci giorni ritorneremo ancora sull'argomento.
Oggi abbiamo assistito ad un cambiamento parziale di strategia, nel tentativo di spostare, dal banco degli imputati, l'Assessore Racchelli e metterci il Presidente Ghigo. È una volontà evidente in quasi tutti gli interventi della minoranza, ma, secondo me, si è trattato di un tentativo mal riuscito.
L'intervento del Presidente Ghigo è stato lineare, prudente, riflessivo e non dà adito a possibilità di critica.
Il Presidente ha chiesto di prendere tempo. Non ha assolutamente compiuto un errore e non avrà nulla di cui pentirsi. Dico questo perché la sua decisione di prendere tempo e di essere prudente ha serie giustificazioni umane (aspetto che qualcuno trascura perché preso dal cinismo imperante, perlomeno in una parte della politica) ed altre squisitamente politiche, che sono alla base di questa sua decisione.
chiaro che è impossibile, per noi, accettare, a fronte delle dichiarazioni del Presidente Ghigo e della sua disponibilità, anzi dell'annunciata creazione di una Commissione d'inchiesta, non sull'Assessore come qualcuno ha cercato di far pensare, ma sugli atti dell'Assessorato (quindi un'indagine amministrativa giustamente predisposta da dirigenti e funzionari della Regione), come a fronte di decisioni assunte e che il Presidente Ghigo ha preso, di far sedere il Presidente stesso sul banco degli imputati, perché non vi sono gli elementi e i motivi, né tantomeno di metterlo sulla graticola.
Del resto, la prudenza dovrebbe, sempre di più, essere una costante del nostro agire, anche alla luce dei fatti recentissimi che tanti colleghi ricordavano. Se fossimo stati (o se foste stati) più prudenti sette anni fa nei confronti del collega Angeleri, forse oggi potreste guardarlo in viso con maggior tranquillità.
Non voglio anticipare nulla, ma se fossimo stati (e se fossero stati) più prudenti anche nei confronti dell'Assessore Brigandì, il cui caso si sta sgonfiando sempre di più, magari oggi potremmo evitare qualche occhio abbassato al suolo.
Non vorrei che lo stesso ragionamento si dovesse fare, tra qualche mese, anche nei confronti di qualche funzionario o di qualche dirigente regionale.
Lasciamo, quindi, che la Magistratura compia i suoi atti. Manteniamo questa visione garantista, ma che rifiuta - come deve rifiutare - la strumentalità politica e il richiamo alle commistioni tra pubblico e privato, che, a nostro avviso, non investono quest'Amministrazione regionale, come dimostreranno proprio gli atti processuali.
Rimane, evidentemente, il malumore della minoranza nei confronti del Presidente Ghigo, perché curando probabilmente la propria immagine, cura anche, in maniera ottimale, l'immagine del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo.



MARENGO Pierluigi

Grazie, Presidente.
Intervenire a partita finita è sempre poco stimolante. Però c'è da dire che la partita, oggi, è finita prima di iniziare.
Abbiamo sentito dai banchi dell'opposizione calare fortemente i toni rispetto a quanto detto ai giornali nei giorni scorsi. Abbiamo sentito un'opposizione che è conscia che si stia giocando col nulla, conscia che non vi sia nulla con cui giocare, conscia che non vi sia nulla su cui infliggere attacchi pesanti. Si è limitata a lavorare il solito clima di sospetto.
Citerò qualche frase tipica di una sinistra del sospetto.
Il Consigliere Placido afferma: "Le puntate saranno più di una, quasi a presagire chissà quali cose.
Il Consigliere Marcenaro parla di "confine da tra pubblico e privato" aleggiando nell'aria questo misterioso confine tra pubblico e privato, su cui non so se il centrodestra colpe possa avere (se ha messo i paletti o meno, eccetera).
Il Consigliere Contu dice: "La politica è... però ci sono dei "però", la cosiddetta "politica dei però", altro elemento che ci fa presagire chissà quali scenari.
Il Consigliere Tapparo afferma: "Non pratichiamo il cannibalismo" precisando poi: "Certo, il rinvio a giudizio...".
Ma il rinvio a giudizio che cos'é? E' un passo. Un rinvio a giudizio non significa certo "colpevolezza", al di là dello splendido intervento del collega Burzi sul problema "Giustizia".
chiaro che nella prima fase della giustizia italiana la difesa non ha armi e non può lavorare in difesa: non può contraddire e non può portare elementi a proprio discapito; tant'è che poi, quando nel giudizio, cioè nella seconda fase, alla difesa vengono concessi veri poteri di difesa cioè quando la difesa ha lo stesso potere dell'accusa, a questo punto scopriamo che i rinvii a giudizio si traducono in assoluzioni.
Pertanto, il rinvio a giudizio non significa assolutamente nulla. E bene ha fatto il Presidente Ghigo, che ringrazio per il suo intervento perché ha dimostrato di essere un leader e, come tale, di saper credere nei propri uomini. Ha detto: "Forse mi sbaglio", poi ha precisato: "Forse no".
chiaro che nessuno può leggere il futuro, specie quando questo futuro non ci verrà dato, come anticipava la sinistra, dalle sentenze, laddove avremo il futuro vero, ma ci verrà dato dalla solita notizia giornalistica, perch ad arte, tra un mese o meno, riuscirà e consentirà di nuovo alla sinistra di riportarci tutti in quest'aula e farci sprecare un altro pomeriggio a parlare dell'Assessore Racchelli e di chissà quali "malandrinate", per poi dire, magari: "Non facciamo del cannibalismo". È un classico.
partita la campagna elettorale: abbiate il coraggio di dirlo. State facendo campagna elettorale, al di là, poi, di qualche frase infelice della collega Manica, che ha fatto un po' di confusione sul processo penale.
D'altra parte, è giusto che non lo conosca, perché non è il suo mestiere quindi certe aberratio giuridiche le accettiamo come tali. Emerge, poi, una scarsa conoscenza di cosa avviene a Torino della collega Manica: anche in questo caso è di Novara, quindi non può certo sapere cosa avviene a Torino.
Ci accusa su quello che i suoi compagni di partito fanno come prassi. Ma è di Novara e non può conoscere la realtà di Torino. Pertanto, anche su questo ovviamente è scusata.
Concludo il mio intervento perché c'è veramente poco, anzi nulla, da dire, perché nulla è stato detto. E siccome nulla è stato detto, nulla c'è da replicare.
Il collega Taricco ha detto una cosa molto bella e molto giusta: in altre istituzioni si sono posti in essere fatti che hanno creato danno.
Sono contento di aver finalmente trovato un esponente del centrosinistra che ha avuto il coraggio di riconoscere che in altre istituzioni, diverse dalla Regione - Comune e Provincia di Torino - si sono fatte cose che hanno creato danno. Mi complimento, perché ha detto un'assoluta verità. Finalmente ho trovato un esponente del centrosinistra che ha avuto il coraggio di dirlo e questo mi ha dato grande soddisfazione.
Concludo con queste due parole, ringraziando ancora il Presidente Ghigo per un intervento che, al di là del contenuto, ne dimostra la capacità di essere leader di questa maggioranza, un intervento ragionato, un intervento riflessivo, ma un intervento altrettanto duro.
Certo, il Presidente Ghigo non ha detto: "Ho fatto tutto quello che si poteva fare" come, invece, ha detto il Sindaco Chiamparino non più tardi di due giorni fa. Il Presidente Ghigo è un uomo politico, che ha saputo tenere una posizione precisa, forte e politicamente chiara.
Ovviamente, il Presidente è sotto l'attacco della campagna elettorale da colui che vorrebbe sostituirlo e che, attraverso il clima di sospetto (che poi i giornali riprendono e riportano), sta cercando di lavorare laddove non ha altro modo di lavorare, perché non ha alcun progetto politico per poter chiedere il voto. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente e colleghi.
Per la verità, collega Marengo, non ho capito granché del suo intervento. In più occasioni, in quest'aula, lei si è scagliato contro l'attuale Sindaco Chiamparino e contro l'ex Sindaco Castellani.
Tutte le volte che c'è qualche contestazione, lavoro normale di quest'Aula, lei si ricorda dei 167 delegati che sono andati in Grecia e dello scandalo esumazioni. Lei mi deve spiegare, una volta per tutte, come volete l'opposizione. A sto punto faremo un'opposizione ad hoc, su misura per farvi stare tranquilli.
In questo momento voglio solo cercare di capire la verità di questa storia dell'amico Racchelli, verso il quale ho grande rispetto e grande amicizia, al di là della posizione istituzionale, ma mettetevi nei miei panni: alla gente che mi ha dato il mandato devo pur dire qualcosa, quindi devo capire che cosa sta succedendo. Oppure devo solo riferire se Antonio Bruno - io non lo conosco e non so nulla - ha preso 780 mila euro o se ne ha presi 600 mila? Tutte queste notizie le abbiamo lette dai giornali. Cosa c'è di male a riflettere su questi problemi, non abbiamo mica denunciato l'Assessore Racchelli? La volta scorsa siamo stati anche un po' derisi, ma volevo soltanto cercare di dire che nella sua gestione, Assessore, c'è un po' di sperequazione, nel senso che, in termini di risorse, parecchie sono state destinate nel suo collegio, ma lo dico solo per sdrammatizzare, non c'è nulla di male. Alla fine, sui giornali è venuta fuori la storia della cucina che ha acquistato e della quantità delle frittate che deve fare per conto della Giunta.
Ma non è questo il ragionamento che conta, vogliamo cercare di capire qual è il tipo di gestione che volete fare. Altro non chiediamo.
Il Presidente Ghigo ha scelto la tattica di Scotland Yard, cioè quella dell'attesa. Non ho capito se mette l'Assessore Racchelli "sulla griglia" ma non sono affari nostri. Per noi è legittimo ed importante assistere e far segnalare ai giornali che queste cose deturpano l'immagine della Regione e della sua gestione. Lei ha indicato il Presidente Ghigo come un grande leader, ma secondo me non è così. Lei si scaglia in continuazione con Marcenaro, che parla del "clima di sospetto" e che infierisce sull'argomento vero e proprio. In qualche modo, abbiate pazienza, dobbiamo intervenire anche noi anche se voi volete fare queste cose solo in maggioranza.
L'errore di gestione sapete dov'è? Il Presidente Ghigo è una persona per bene, ne sono convinto, come sono convinto che, sul discorso dell'Assessore Racchelli non ci sono sospetti perché sarà in grado di dimostrare che sono cinquant'anni che Antonio Bruno è un suo cliente risolvendo così il problema.
Scusate sui giornali si leggono delle notizie e gli utenti ci chiedono: "Cosa sta succedendo in Regione?" Chiedere qualche elemento in più sulla questione non dovrebbe scandalizzare nessuno.Il Presidente è un grande leader perché fa un intervento da signore, scalda i cuori e poi alla fine lascia da solo l'Assessore Racchelli andando via.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Sono qui.



GIORDANO Costantino

Mi scusi, non l'avevo vista. Sono due ore che guardo la sua sedia vuota.
Volevo solo cercare di dire questo: Presidente, la stimo molto, per devo fare il mio mestiere, non voglio venir meno al mio mandato, ma lei mi dà l'impressione di un imprenditore che controlla gli operai quando entrano, per vedere se entrano in orario, e quando escono, per vedere se escono in orario. Però non controlla minimamente il contenuto del loro lavoro. Secondo me, lei ora ha bisogno di istituire una Commissione amministrativa per controllare se il suo Assessore ha gestito bene le risorse della Regione oppure no. Questo controllo però doveva essere sistematico, giornaliero. Sono cose che avrebbe dovuto fare e che deve fare. Adesso mi sembra che si vuole giustificare affermando: "Facciamo la Commissione e vediamo se l'Assessorato ha lavorato bene oppure no". Mi permetta, anch'io faccio l'imprenditore e le cose le voglio controllare quelle che non mi convincono le controllo direttamente e sono in grado di farlo da solo, senza l'aiuto di nessuno, senza chiedere all'Aula di creare una Commissione amministrativa.
Io mi auguro e lo auguro con il cuore, sia a lei, Signor Presidente sia all'Assessore Racchelli, che tutto si risolva nel migliore dei modi e che queste notizie che i giornali hanno riferito non siano vere. Noi non abbiamo dichiarato nulla, anche perché, purtroppo, ho notato che alcune cose le apprendiamo solo ed esclusivamente dai giornali e non dall'Aula.
Sarebbe più opportuno anticipare un po' i tempi quando c'è qualcosa che non va, in modo da essere informati dei problemi, ma in realtà non è così.
Mi auguro che tutto vada bene. Sulla scelta di far dimettere l'Assessore o meno mi rimetto alla responsabilità del Presidente e alla coscienza dell'Assessore.
Se questa è la loro decisione noi attenderemo. Speriamo che tutto si risolva bene, nell'interesse di questa comunità.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito su questo punto.
Prima di assentarmi per l'inaugurazione di una mostra sulle monete vorrei rendervi partecipi di una richiesta, cioè quella relativa al disegno di legge n. 295, contenuto nell'elenco a parte, ai sensi dell'articolo 34: "Modalità gestionali e organizzative di funzionamento dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta": c'è una richiesta di rinvio in Commissione, condivisa - mi pare da tutta l'Aula.
Quindi, se l'aula acconsente, lo diamo per rinviato in Commissione



(L'Aula, all'unanimità, ai sensi dell'articolo 34 del Regolamento interno del Consiglio regionale, acconsente al rinvio in Commissione del provvedimento)


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame proposta di deliberazione n. 447 "Legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 e s.m. Piano Territoriale Provinciale della Provincia di Novara"


(divenuta DCR n. 383-28587)



PRESIDENTE

Esaminiamo la deliberazione n. 447, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Non essendoci interventi, indìco la votazione palese sulla deliberazione il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame proposta di deliberazione n. 479 "Legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 e s.m. Piano Territoriale Provinciale della Provincia di Asti"


(divenuta DCR n. 384-28589)



PRESIDENTE

Esaminiamo la deliberazione n. 449, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Non essendoci interventi, indìco la votazione palese sulla deliberazione il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 444 "Variante al Piano d'area del Parco naturale del Ticino" (rinvio)


PRESIDENTE

Esaminiamo la deliberazione n. 444, di cui al punto 10) all'odg.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Prima di passare alla votazione, ricordo che relativamente al Piano c'era l'impegno dell'Assessore a rispondere a quesiti posti in Commissione.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, l'Assessore Cavallera è assente. Trattiamolo e poi l'Assessore risponderà in aula, lei farà un'interrogazione.



CHIEZZI Giuseppe

Non sono d'accordo perché mi sembra che il Consiglio regionale meriti qualche attenzione in più.



PRESIDENTE

Va bene, rinviamo il provvedimento.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame disegno di legge n. 446 "Partecipazione della Regione Piemonte alla Banca Popolare Etica - Società cooperativa per azioni a responsabilità limitata"


PRESIDENTE

Esaminiamo il disegno di legge n. 446, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Con il consenso del Consigliere Bolla, relatore, viene data per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Il disegno di legge in esame prevede l'adesione della Regione Piemonte, in qualità di socio, alla Banca Popolare Etica-società cooperativa per azioni a responsabilità limitata.
La finalità è quella di promuovere lo sviluppo nel territorio piemontese della finanza "etica", individuando idonee forme di sensibilizzazione ed informazione su temi relativi al sostegno delle persone e delle comunità, allo sviluppo dei territori, agli stili di vita ed alla promozione ed integrazione sociale.
La Banca Popolare Etica risponde ad un nuovo concetto di banca, senza fine di lucro ed al servizio della collettività, che investe il risparmio attraverso operazioni volte a finanziare unicamente iniziative socio economiche di utilità sociale, alla difesa dell'ambiente ed alla crescita culturale della società.
La Banca Popolare Etica rappresenta un punto d'incontro tra i risparmiatori, che condividono l'esigenza di una più consapevole e responsabile gestione del proprio denaro e la convinzione che le iniziative socio-economiche debbano essere ispirate a principi di sviluppo sostenibile, secondo un modello ove la produzione della ricchezza e la sua distribuzione siano fondate sui valori della solidarietà e sulla realizzazione del bene comune.
In tal modo vengono realizzati i principi di una finanza rivolta alla solidarietà sociale ed alla cooperazione attraverso l'adesione e il sostegno alle iniziative del terzo settore. Lo scopo è quello di coinvolgere i singoli cittadini, promuovendo una cultura di responsabilità e di consapevolezza nei confronti della destinazione delle risorse finanziarie pubbliche. Tra gli obiettivi della banca vi sono quelli che riguardano il settore della cooperazione internazionale, il sostegno alla cooperazione sociale, la tutela ambientale e la qualità della vita.
In questo contesto, l'adesione regionale ha il significato simbolico di incoraggiare un'iniziativa innovativa, soprattutto nella fase in cui deve rapidamente raggiungere una dimensione del capitale adeguata al mercato bancario.
La I Commissione, dopo aver svolto le consultazioni dei soggetti interessati in data 14 febbraio c.a., ha approvato il testo normativo il 21 marzo scorso. In base all'articolo 2 del disegno di legge la Regione è autorizzata a sottoscrivere 1000 azioni della Banca popolare Etica per un valore nominale complessivo di euro 51.640,00. L'unità revisionale di base interessata è la n. 08042 iscritta nello stato di previsione della spesa di investimento del bilancio di previsione 2003.
Non si rilevano effetti finanziari prodotti all'atto sui successivi esercizi e pertanto non vi sono previsioni afferenti al bilancio pluriennale 2003-2005".



PRESIDENTE

ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Emendamento interamente sostitutivo dell'articolo 3 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Pichetto Fratin: l'articolo 3 è interamente sostituito dal seguente: "Art. 3 (Norma finanziaria) 1. Per l'attuazione della presente legge sono autorizzati per l'anno finanziario 2004 gli oneri relativi alla sottoscrizione di azioni della Banca popolare Etica società cooperativa per azioni a responsabilità limitata, iscritti nell'Unità previsione di base (UPB) 08042 (Programmazione e statistica Rapporti con società a partecipazione regionale Titolo II spese di investimento) del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2004, pari ad euro 51.640,00, in termini di competenza e di cassa.
2. Agli oneri derivanti l'applicazione del comma 1, si provvede riducendo di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, la dotazione della Unità revisionale di base (UPB) 09012 (Bilanci e finanze Bilanci Titolo II spese di investimento) del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2004" Indìco la votazione palese su tale emendamento.



(Commenti fuori microfono di alcuni Consiglieri sul mancato funzionamento del sistema di voto elettronico)



PRESIDENTE

Il Consigliere Cattaneo eccepisce sulla votazione; ai sensi dell'articolo 68 del Regolamento, ripeto la votazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento presentato dalla Giunta.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 3, come emendato.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge, come emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 Consiglieri votanti 31 Consiglieri hanno votato Sì 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Corsi e scuole musicali

Esame disegno di legge n. 415 "Modifiche alla legge regionale 3 settembre 1991, n. 49 (Norme per il sostegno delle attività formative nel settore bandistico, corale, strumentale, delle associazioni, scuole e istituti musicali)"


PRESIDENTE

Esaminiamo il disegno di legge n. 415 di cui al punto 12) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Cattaneo, che ha facoltà di intervenire.



CATTANEO Valerio, relatore

Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Il presente disegno di legge intende apportare alcune modifiche alla legge regionale 3 settembre 1991, n. 49 "Norme per il sostegno delle attività formative nel settore bandistico, corale, strumentale, delle Associazioni, Scuole e Istituti musicali nella Regione Piemonte" al fine di superare e risolvere alcuni inconvenienti che l'applicazione della norma ha evidenziato, tanto all'Amministrazione regionale quanto a soggetti beneficiari.
La legge regionale 49 è vigente ormai da più di dieci anni e si è rivelata efficace strumento di sostegno alla formazione musicale, sia per i corsi triennali di orientamento, proposti e organizzati dai Comuni, sia per i corsi a carattere "conservatoriale", tenuti da Istituti e Scuole di musica sia civiche che private.
L'applicazione della legge regionale ha però provocato, per alcuni aspetti, delle difficoltà gestionali, che si sono accresciute nel tempo.
In particolare, assume una particolare importanza l'adeguamento dei meccanismi di compenso ai componenti della Commissione tecnico-consultiva per le attività di orientamento musicale, istituita ai sensi dell'articolo 2 della legge regionale 49/1991.
Tale commissione, composta da tre esperti nella materia musicale, è nominata dal Consiglio regionale, dura in carica l'intera legislatura ed è convocata e presieduta dall'Assessore regionale alla cultura o da un suo delegato.
Compito della Commissione è formulare pareri "tecnici" di supporto e proposta in materia d'orientamento e formazione musicale.
Attualmente, ai sensi del comma 3 dell'articolo 2 della l .r. 49/1991 ai membri della Commissione compete una retribuzione pari a 10.33 euro (equivalente a lire 20.000), oltre al rimborso delle spese di trasferta, ai sensi della legge regionale 2 luglio 1976, n. 33 (Compensi ai componenti Commissioni, Consigli, Comitati e Collegi operanti presso l'amministrazione regnale).
L'inflazione ha fatto sì che i compensi, già esigui fin dall'inizio siano attualmente totalmente inadeguati.
E' quindi necessario rivalutarne l'entità. Si deve considerare inoltre che il calendario delle riunioni della Commissione è tale da incidere in misura trascurabile sul bilancio regionale.
Si prevede pertanto che ai componenti della Commissione tecnico consultiva per le attività di orientamento musicale sia corrisposto, per la partecipazione a ogni seduta valida, un gettone di presenza di 100,00 euro oltre il rimborso delle spese di viaggio.
L'articolo 2 del disegno di legge, che prevedeva l'adeguamento dell'importo sulla base dell'indice ISTAT ogni tre mesi nel corso dell'esame istruttorio è stato espunto, in linea con i contenuti dell'articolo 36 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 relativa alla finanziaria 2003.
La proposta in esame prevede inoltre che la copertura degli oneri introdotti dal disegno di legge sia garantita dalla riduzione dell'idoneo ammontare dal capitolo relativo all'applicazione della legge regionale 49/1991 ed adegua l'importo alla introduzione dell'euro".



PRESIDENTE

ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Emendamento presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Pichetto Fratin, interamente sostitutivo dell'articolo 2: L'articolo 2 è così interamente sostituito: "Articolo 2 (Norma finanziaria) 1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata per l'anno finanziario 2004 la spesa complessiva pari ad euro 4.000,00, in termini di competenza e di cassa.
2. Agli oneri derivanti dall'applicazione del comma 1, si provvede con lo stanziamento dell'Unità revisionale di base (UPB) 32031 (Attività culturali Istruzione Spettacolo Promozione attività culturali Titolo I spese correnti), del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2004 unità che presenta la necessaria disponibilità.
3. Alla spesa prevista per gli anni 2005 e 2006, quantificata per ciascun anno in euro 4.000,00, in termini di competenza, si fa fronte con le dotazioni finanziarie della Unità revisionale di base (UPB) 32031 (Attività culturali Istruzione Spettacolo Promozione attività culturali Titolo I spese correnti) del bilancio pluriennale per gli anni finanziari 2004-2006." Indìco la votazione palese su tale emendamento (e così pure sull'articolo 2).
Il Consiglio approva.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Costa Enrico per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



COSTA Enrico

Leggo solo in questo momento il testo della legge, ma immaginavo che si trattasse di un provvedimento teso a migliorare, agevolare e promuovere l'attività delle bande e delle corali. L'argomento, invece, è diverso. Si tratta di adeguare i gettoni e le prebende dei membri delle Commissioni tecnico-consultive, delle Commissioni, dei Comitati, dei Colleghi ecc.
A questo punto, sarebbe stato meglio applicare questo provvedimento e coniugarlo ad un adeguamento e ad una riforma organica della legge nel suo complesso.
Detto questo, ci sarà sicuramente il voto favorevole, però riterrei opportuno migliorare ed adeguare i privilegi - tra virgolette - anche a favore delle attività delle bande e non solo a favore di coloro che fanno parte delle Commissioni tecnico-consultive che si occupano della materia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta Marco per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Anche noi voteremo, ma devo dire, affinché rimanga a verbale, che sarebbe necessario un intervento del Consiglio sull'adeguamento dei gettoni di presenza di tutti coloro che partecipano ai vari organismi - Commissioni e Consigli - soprattutto quelli di nomina regionale, dove veramente stiamo sfiorando il ridicolo: ci sono gettoni da 12-13 o 15 euro. Questo sarebbe il meno, perché il problema è che queste Commissioni non funzionano più.
Gli stessi nominati non si recano più perché, evidentemente, non hanno neanche più la possibilità di coprire le spese vive della loro presenza bloccando, molto spesso, l'attività di questi Consigli e Commissioni.
Noi, Presidente, siamo sabaudi e lo abbiamo dimostrato a nostre spese con la questione dell'aumento dei Consiglieri (saremo l'unica Regione d'Italia e, probabilmente, del mondo, ma vi evito gli autorevoli commenti sulla materia), ma l'adeguamento, non per noi ma per chi lavora in Commissioni votate dal Consiglio regionale, dovrebbe essere messo al più presto all'ordine del giorno.
Invito l'Ufficio di Presidenza a farsi carico di questo problema bipartisan, legato al funzionamento di questi organi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Botta.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge, come emendato.



(Alcuni Consiglieri chiedono la ripetizione della votazione)



PRESIDENTE

Dispongo la ripetizione della votazione.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge, come emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato Sì 27 Consiglieri Si sono astenuti 5 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Colleghi, la legge è questa e l'Aula l'ha approvata con uno spirito condiviso da tutti, però bisognerebbe risolvere il problema anche delle altre Commissioni. Io, per esempio, ho l'istanza della Commissione Pari Opportunità, se...



(Commenti fuori microfono in aula)



PRESIDENTE

Sì, lo so che l'ha proposto, infatti vorrei riprenderlo in chiusura di questo provvedimento. Se l'Aula è d'accordo, preparerei un provvedimento da sottoporre alla prossima seduta, per risolvere quella che è una sperequazione.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Esame proposta di legge n. 339 "Disciplina del referendum popolare ai sensi dell'art. 123 della Costituzione" - relatori Pozzo e Palma


PRESIDENTE

Passiamo al punto 14) all'o.d.g.: "Proposta di legge n. 339 "Disciplina del referendum popolare ai sensi dell'art. 123 della Costituzione" relatori Pozzo e Palma.
Vista l'assenza del relatore, il Consigliere Pozzo, e del correlatore il Consigliere Palma, leggerò personalmente la relazione, il cui testo recita: "Disciplina del referendum popolare ai sensi dell'articolo 123 della Costituzione" La modifica dell'articolo 123 della Costituzione, avvenuta a seguito della legge costituzionale 22 novembre 1999, n. 1, conduce a disciplinare con apposita legge regionale lo svolgimento del referendum confermativo previsto dal terzo comma dell'articolo 123 citato, al quale può essere sottoposto lo Statuto regionale qualora entro tre mesi dalla sua pubblicazione ne faccia richiesta un cinquantesimo degli elettori della Regione o un quinto dei componenti il Consiglio regionale La finalità del presente progetto di legge è pertanto costituita dall'indicazione delle disposizioni per la disciplina del referendum popolare consultivo per l'approvazione delle leggi di revisione dello Statuto, istituto che non presenta, allo stato attuale, apposita disciplina all'interno delle leggi regionali del Piemonte; la legge regionale del 16 gennaio 1973, n. 4 e successive modificazioni disciplina infatti il referendum abrogativo e il referendum consultivo previsto dall'articolo 133, comma 2 della Costituzione, per l'istituzione, nel territorio della Regione, di nuovi Comuni, per la modificazione delle circoscrizioni e delle denominazioni comunali, ma non il referendum popolare consultivo per l'approvazione delle leggi di revisione dello Statuto.
Il provvedimento, formulato ispirandosi alle procedure stabilite dalla legge statale n. 352 del 1970, che disciplina il referendum popolare sulle leggi di revisione costituzionale ai sensi dell' articolo 138 della Costituzione, e alle leggi regionali già approvate in materia, si compone di sei Capi e 15 articoli.
Il Capo I - articoli da 1 a 3 - detta le disposizioni generali per lo svolgimento del referendum consultivo.
Nello specifico, l'articolo 1 stabilisce che entro tre giorni dalla seconda delle due deliberazioni previste sull'identico testo per l'approvazione dello Statuto, il Presidente del Consiglio regionale dispone l'immediata pubblicazione della legge sul Bollettino Ufficiale della Regione. Tale articolo prevede, inoltre, l'immediata trasmissione al Governo del Bollettino Ufficiale contenente la comunicazione dell'approvazione della legge regionale di modifica dello Statuto.
L'articolo 2 disciplina i contenuti della richiesta di referendum e la formulazione del quesito oggetto del referendum.
L'articolo 3 disciplina le modalità di promulgazione della legge di revisione statutaria nel caso in cui non vi sia stata richiesta di referendum.
Il Capo II - articoli da 4 a 7 - disciplina l'ipotesi in cui la richiesta di referendum è presentata da un cinquantesimo degli elettori della Regione.
In particolare, l'articolo 4 individua le modalità di esercizio dell'iniziativa referendaria, prevedendo che la richiesta di referendum deve essere depositata presso l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale da almeno tre elettori del Piemonte, che assumono la qualità di promotori. Per tali soggetti è richiesta l'iscrizione nelle liste elettorali di un Comune della Regione. Un funzionario delegato dall'Ufficio di Presidenza redige il verbale del deposito e l'Ufficio di Presidenza medesimo informa tempestivamente della presentazione dell'istanza il Consiglio regionale, disponendone altresì l'immediata pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.
Gli articoli 5 e 6 disciplinano la presentazione della richiesta e la valutazione di legittimità da parte dell'Ufficio di Presidenza e le modalità di raccolta delle firme.
L'articolo 7 disciplina la verifica, da parte dell'Ufficio di Presidenza, della regolarità della richiesta per quanto concerne il termine di presentazione, il numero dei richiedenti e la sussistenza in capo agli stessi dei requisiti richiesti per l'elettorato attivo, e stabilisce che tale verifica va fatta entro 30 giorni dalla data di deposito della richiesta, sentita la Commissione consultiva regionale per i procedimenti di iniziativa legislativa popolare e degli Enti locali e di referendum.
L'articolo citato prevede inoltre che il suddetto termine può essere prorogato con deliberazione motivata dell'Ufficio di Presidenza fino ad un massimo di 90 giorni per rilevanti difficoltà nella verifica della documentazione. L'articolo citato prosegue stabilendo che qualora la richiesta di referendum sia ritenuta irregolare, essa è dichiarata improcedibile; se invece la richiesta di referendum è ritenuta regolare l'Ufficio di Presidenza ne dà comunicazione immediata al Consiglio regionale, ai promotori ed al Presidente della Regione, che provvede, ad indire il referendum, entro trenta giorni dalla deliberazione stessa.
Il Capo III - articoli da 8 a 9 - disciplina l'ipotesi in cui a richiedere il referendum sia un quinto dei componenti il Consiglio regionale.
Nello specifico, l'articolo 8 stabilisce le modalità di presentazione della richiesta, precisando che le sottoscrizioni dei richiedenti devono essere autenticate dal Segretario Generale del Consiglio regionale. La richiesta, alla quale deve accompagnarsi la designazione di un incaricato come delegato, scelto tra i richiedenti, è depositata a cura di quest'ultimo presso l'Ufficio di Presidenza che informerà tempestivamente il Consiglio regionale dell'avvenuta presentazione dell'istanza.
L'articolo 9 dispone che entro sette giorni dalla data di ricevimento della documentazione e del verbale, redatto dal Segretario Generale contenente indicazioni dell'avvenuto deposito, l'Ufficio di Presidenza sentita la Commissione consultiva regionale per i procedimenti di iniziativa legislativa popolare e degli Enti locali e di referendum verifica la regolarità della richiesta per quanto concerne il termine di presentazione, il quesito referendario, il numero e la qualità dei richiedenti.
Se la richiesta di referendum è ritenuta regolare, l'Ufficio di Presidenza ne dà comunicazione immediata al Consiglio regionale e al Presidente della Regione, che provvede, entro trenta giorni dalla comunicazione, con decreto da pubblicarsi sul Bollettino Ufficiale, ad indire il referendum. Se la richiesta di referendum è ritenuta irregolare è dichiarata improcedibile dall'Ufficio di Presidenza, senza che sia pregiudicata la presentazione di nuove richieste.
Il Capo IV - articoli da 10 a 12 - disciplina la convocazione degli elettori, il procedimento elettorale e la proclamazione dei risultati.
In particolare l'articolo 10 dispone in merito alla data del referendum, precisando che la stessa è fissata in una domenica compresa tra il cinquantesimo ed il settantesimo giorno successivo all'emanazione del decreto di indizione. Prevede inoltre, da parte dell'Ufficio di Presidenza l'invio ad ogni nucleo familiare residente nella Regione unitamente all'avviso di convocazione alle urne, di una spiegazione del quesito oggetto del referendum e delle conseguenze che deriverebbero a seguito dell'esito dello stesso.
L'articolo 11 detta ulteriori norme in materia di procedimento elettorale prevedendo che al referendum consultivo possono partecipare gli elettori iscritti nelle liste per le elezioni del Consiglio regionale indica inoltre il contenuto delle schede e le modalità pratiche di svolgimento del voto da parte dell'elettore.
L'articolo 12 fornisce indicazioni relativamente alla proclamazione dei risultati, stabilendo che l'Ufficio regionale per il referendum, appena pervenuti i verbali di tutti gli Uffici provinciali ed i relativi allegati procede, in pubblica adunanza, all'accertamento della partecipazione, alla votazione degli aventi diritto ed alla somma dei voti validi favorevoli e dei voti validi contrari alla approvazione della legge di revisione statutaria.
Nel caso in cui le risposte ''No '' costituiscano la maggioranza dei voti validi, o siano in numero uguale ai voti validi contenenti la risposta ''Sì', la legge di revisione statutaria risulta non approvata dal referendum; il Presidente della Regione cura la pubblicazione del risultato sul Bollettino Ufficiale della Regione. La legge di revisione statutaria non approvata dal referendum decade.
Nel caso in cui le risposte '"Sì" costituiscano la maggioranza dei voti validi, il Presidente della Regione procede alla promulgazione della legge di revisione statutaria.
Il Capo V - articoli da 13 a 14 - detta norme sulla promozione della questione di legittimità costituzionale da parte del Governo.
Nello specifico, l'articolo 13 prevede che, nel caso in cui il Governo della Repubblica promuova la questione di legittimità costituzionale della legge di revisione statutaria, il termine di tre mesi per la presentazione della richiesta di referendum e per la raccolta e la presentazione delle sottoscrizioni è interrotto e comincia nuovamente a decorrere dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della decisione della Corte Costituzionale. Sino alla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della decisione della Corte Costituzionale, è preclusa ogni attività ed operazione referendaria.
Nel caso in cui sia stata presentata richiesta di referendum nelle more della presentazione della questione di legittimità da parte del Governo, le attività e le operazioni eventualmente compiute prima dell'interruzione conservano validità solo in caso di rigetto del ricorso da parte della Corte Costituzionale.
L'articolo 14 disciplina l'ipotesi in cui la legge di revisione statutaria venga parzialmente dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale; in tal caso il Consiglio regionale delibera sui provvedimenti consequenziali da adottare nella prima seduta successiva alla pubblicazione della sentenza della Corte.
Il Capo VI, infine, - articolo 15 - contiene le disposizioni transitorie, stabilendo che nel caso in cui vi sia anticipato scioglimento del Consiglio regionale, i termini del procedimento per il referendum già indetto, riprendono a decorrere dal giorno successivo alla prima seduta del Consiglio medesimo.
Il provvedimento è stato assegnato in sede referente alla VIII Commissione il 3 ottobre del 2001. La trattazione, che ha avuto inizio con la seduta del giorno 11 febbraio 2002, dedicata all'illustrazione del provvedimento, dopo successivi rinvii nel corso dello stesso anno, è proseguita nelle sedute del 7 e del 14 aprile 2003 con l'esame dell'articolato, giungendo a conclusione nella seduta del 28 aprile.
Nell'esame dell'articolato sono state presentate alcune modifiche al testo si riportano di seguito le più significative.
L'Ufficio di Presidenza ha presentato un emendamento integrativo al comma 3 dell'articolo 6, riguardante le modalità della raccolta delle firme in caso di richiesta di referendum presentata da un cinquantesimo degli elettori della Regione, tale emendamento, esaminato ed approvato in Commissione, conferisce maggiore puntualità all'articolo citato, in quanto con l'indicazione dell'articolo 14 della legge 53/1990 "Misure urgenti atte a garantire maggiore efficienza al procedimento elettorale", si fornisce l'elenco dei soggetti legittimati all'autenticazione delle firme.
L'articolo 10, che disciplina l'indizione del referendum nell'ambito della richiesta dello stesso da parte di un quinto dei Consiglieri regionali, è stato oggetto di emendamento integrativo, presentato da alcuni Consiglieri, con la previsione di un ulteriore comma, che conferisce all'Ufficio di Presidenza il compito, a fini informativi, di predisporre ed inviare a ciascun nucleo familiare, unitamente all'avviso di convocazione alle urne, una spiegazione del quesito oggetto del referendum e delle conseguenze che deriverebbero a seguito dell'esito dello stesso. In riferimento a tale emendamento, le cui finalità consistono nel rendere l'elettore consapevole ed informato al momento del voto, l'Ufficio di Presidenza ha espresso condivisione, ritenendo che l'integrazione proposta conferisce allo stesso, in maniera dettagliata, un compito chiaro e preciso.
L'articolo 10 citato è stato oggetto di un ulteriore emendamento presentato dall'Ufficio di Presidenza diretto a sopprimere il comma 2, che prevedeva la possibilità di procrastinare fino a sei mesi la data di indizione del referendum da parte del Presidente della Regione, nel caso di pubblicazione di un'altra legge regionale di revisione statutaria, onde consentire con un'unica convocazione, il contemporaneo svolgimento degli eventuali referendum. La soppressione proposta è scaturita a seguito di alcune perplessità interpretative, emerse nel corso del dibattito in Commissione, in merito al rinvio di sei mesi della data prevista per l'indizione del referendum, che hanno fatto rilevare la presenza di tempi molto lunghi, qualora vi fosse un eventuale ritardo da parte del Presidente della Giunta regionale circa l'indizione del referendum medesimo.
L'intero Capo V "Disposizioni transitorie", è stato oggetto di modificazioni che hanno introdotto un nuovo articolo finale contenente le disposizioni transitorie, con le quali si è voluto disciplinare il caso in cui si sia verificato l'anticipato scioglimento del Consiglio regionale e sia già stato indetto il referendum, stabilendo che in tale ipotesi i termini del procedimento per il referendum già indetto riprendono a decorrere dal giorno successivo alla prima seduta del Consiglio medesimo.
Il provvedimento è stato oggetto di ulteriori modifiche previste dalla tecnica legislativa apportate al testo da parte degli uffici.
La presente proposta di legge è stata licenziata all'unanimità in data 28 aprile 2003.
Se ne raccomanda una sollecita approvazione da parte di questa Assemblea".
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 1.2 presentato dal Consigliere Chiezzi: il comma 3 è soppresso.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Il primo comma dell'articolo 2 indica che la richiesta di referendum deve contenere l'indicazione della legge. Il secondo comma specifica la formula del quesito.
Cosa si deve ancora aggiungere? È già stato detto tutto, quindi mi sembra proprio pleonastico, un appesantimento della legge. Nel senso che quando si è detto che cosa deve contenere la legge, perché si deve scrivere anche cosa non deve contenere.



PRESIDENTE

Lei ha ragione, Consigliere Chiezzi, in linea di principio, ma qual è il punto? E' che se viene inserito nel quesito un elemento esplicativo che non deve essere inserito, se questo non viene specificato in legge, chi si prende l'arbitrio di eliminarlo? Quindi è meglio specificarlo.
Successivamente, il quesito deve essere assolutamente correlato da elementi di illustrazione, ma in sé deve essere pulito.
E' per questo che io esprimo parere contrario all'emendamento.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1.2 Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Diamo atto di un errore materiale: dopo le parole "articolo 123 della Costituzione" le parole "comma 3" sono da intendersi "comma 2".
Indìco la votazione palese sulla correzione proposta.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 3.



(Alcuni Consiglieri richiedono la ripetizione della votazione)



PRESIDENTE

Indìco nuovamente la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 4



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Condivido lo spirito della legge, che mi sembra necessaria, ma così come nello Statuto il numero di firme che si richiede per indire un referendum è alto, anche in questo caso è molto alto. Il due per cento dell'elettorato è una percentuale che, su tutto il territorio italiano corrisponde ad oltre novecentomila firme. Indichiamo una quantità di firme per indire un referendum che, a mio avviso, è eccessiva.
Per questo, pur condividendo, ripeto, la necessità della legge, ritengo che si commetta un errore che va contro la partecipazione dei cittadini al referendum. Mentre nello Statuto avremo dovuto fare un'eccezione opposta cioè permettere ai cittadini, se lo ritenevano necessario, di presentare firme, in questo modo rendiamo quasi impossibile che si possa indire un referendum proposto dai cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi, ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Con i Consiglieri Papandrea e Moriconi, condividiamo la sperequazione che si crea tra la percentuale di raccolta di firme a livello nazionale e quella relativa alla Regione Piemonte. Si tratta di ridurre questa percentuale. Io suggerirei di prevedere un centesimo degli elettori della Regione Piemonte.
Se è previsto in altre sedi che non può essere modificato, è diverso.
Verifichiamo se è già una previsione che non può essere modificata dalla Regione.



PRESIDENTE

Consiglieri, è già previsto dalla Costituzione all'articolo 123, terzo comma.
Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Diamo atto che all'articolo 5 c'è una correzione tecnica: anziché "legittimità" scrivere "ricevibilità".
Indìco la votazione palese sulla correzione proposta.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Emendamento presentato dal Presidente Cota: articolo 10, comma 2, aggiungere "28", dopo "27" Indìco la votazione palese sull'emendamento.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Indìco la votazione palese sull'articolo 11.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Indìco la votazione palese sull'articolo 12.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Emendamento presentato dal Presidente Cota: articolo 13, comma 1, anziché "interrotto" scrivere "sospeso".
Indìco la votazione palese sull'emendamento.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 13.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 14.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 15.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge, come emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 Consiglieri votanti 29 Consiglieri hanno votato Sì 26 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.
Prima di aggiornare la seduta, convoco i Capigruppo in sala A per una breve verifica.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.00)



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