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Dettaglio seduta n.487 del 05/10/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(La seduta ha inizio alle ore 11.12)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g., "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bolla, Cavallera, Ferrero, Ghigo Pedrale, Pichetto Fratin, Racchelli e Rossi Oreste.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Sull'ordine dei lavori (in particolare in merito alla situazione Finpiemonte)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani, sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente, vogliamo sottoporre alla sua attenzione e a quella della Giunta una questione: la richiesta che venga esaminata, dalla Conferenza dei Capigruppo o dall'Ufficio di Presidenza, la possibilità che il Consiglio, o in subordine la I Commissione, discuta relativamente alla situazione che si è determinata all'interno di Finpiemonte. Sono sempre più insistenti le voci - e in quanto voci, lasciano il tempo che trovano - che danno per inevitabile un riassetto dei vertici di Finpiemonte.
Non è chiaro, in secondo luogo, se la Giunta regionale si stia orientando a revocare due deliberazioni adottate dalla Giunta medesima nel mese di giugno. La prima di queste trasferisce a Finpiemonte i crediti che la Regione vanta nei confronti delle società che gestiscono i parchi tecnologici (crediti che ammontano a 18 milioni di euro), con la formula del pro soluto, il che significa che il debito è considerato estinto una volta trasferito in capo a terzi; la seconda riconosce a Finpiemonte un corrispettivo di 1 milione e 800 mila euro per le attività pregresse svolte da Finpiemonte (non si sa bene sulla base di quali criteri sia stato deciso quest'importo).
Riteniamo che queste due deliberazioni siano illegittime e in contrasto con le norme che regolano il diritto societario. Abbiamo richiesto che l'Assessore competente o il Presidente della Giunta vengano a rispondere in I Commissione, perché abbiamo il fondato sospetto che queste delibere nonostante siano illegittime, rispondano all'esigenza di consentire a Finpiemonte di raggiungere, in maniera un po' surrettizia, il pareggio di bilancio.
Per queste ragioni, stante la situazione che si è determinata e l'esigenza di andare a una discussione di merito, vorremmo sottoporre alla sua attenzione e a quella della Giunta l'esigenza che il Consiglio discuta tali questioni. Sarebbe davvero singolare se ci trovassimo di fronte alla decisione della Giunta di discutere, in maniera assolutamente legittima, il riassetto dei vertici di Finpiemonte, in assenza di una discussione che deve assumere il Consiglio o la Commissione consiliare competente, riguardo alla situazione che si è determinata in Finpiemonte e ai provvedimenti che sono stati adottati nel mese di giugno e non ancora revocati dalla Giunta.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Collega, grazie per la chiarezza con la quale ha posto la questione incidentale, alla quale ovviamente non possiamo dare corso in questa seduta, però, considerata dal punto di vista della procedura regolamentare credo che dovrò sottoporre questa sua posizione all'Ufficio di Presidenza per sollecitare la richiesta discussione in sede di Commissione o di Consiglio regionale. Grazie.


Argomento: Comuni

Interpellanza n. 2862 dei Consiglieri Palma e Mellano, inerente a: "Legittimità delle modalità di convocazione del Consiglio Comunale di Vercelli"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame delle interrogazioni e interpellanze, di cui al punto 2) all'o.d.g.
Iniziamo con l'interpellanza n. 2862 dei Consiglieri Palma e Mellano.
La parola all'Assessore Laratore, per la risposta.



LARATORE Giovanni, Assessore alle autonomie locali

L'interpellanza di cui all'oggetto eccepisce l'irregolare convocazione delle sedute del Consiglio comunale di Vercelli sotto vari aspetti (organo competente a convocare, numero minimo legale necessario per la validità delle sedute).
A puro titolo di contributo tecnico-giuridico, si evidenzia che il Comune di Vercelli attualmente ha in vigore uno Statuto comunale che consente la convocazione in seconda seduta con le modalità previste dall'articolo 127 del T.U. n. 148/1915, tenuto conto che ai sensi dell'articolo 273 del T.U. n. 267/2000 (Testo Unico sull'Ordinamento degli Enti Locali) il Comune applica ancora la procedura del R.D. 4.2.1915 n.
148, in quanto norma transitoria ancora applicabile fino all'adozione da parte del Comune di Vercelli delle modifiche statutarie e regolamentari previste dal citato T.U. n. 267/2999.
Inoltre, la convocazione del Consiglio comunale disposta dal Presidente del Consiglio è modalità applicabile nel caso di specie (articolo 16 Statuto vigente) perché la possibilità di convocazione del Consiglio da parte del Sindaco o del Presidente del Consiglio comunale era già prevista dall'articolo 12 della L. 25/3/1993, n. 81 (Elezione diretta del Sindaco del Presidente della Provincia, del Consiglio comunale e del Consiglio provinciale), con la quale era stato modificato l'articolo 36 della L. n.
142/1990, relativa alle competenze degli Organi comunali e provinciali.
Va comunque sottolineato che la Regione non ha più competenza in ordine al controllo di legittimità sugli atti adottati dal Comune. Peraltro, in caso di mancato adeguamento dello Statuto ai disposti del T.U. n. 267/2000 due sono le soluzioni astrattamente ipotizzabili.
Una prima soluzione è quella dell'attivazione dell'intervento sostitutivo da parte del Difensore Civico regionale, attraverso la nomina ai sensi dell'articolo 136 del T.U. di un commissario ad acta che provvederà all'adozione della modifica in luogo dell'organo inadempiente.
Detta soluzione appare tuttavia difficilmente percorribile in virtù del fatto che siamo in presenza dell'atto che per eccellenza rappresenta l'espressione del massimo grado di autonomia da parte dell'Ente locale che difficilmente potrebbe essere adottato da un soggetto terzo.
Affermata l'impraticabilità della strada sopra prospettata l'alternativa non può che essere rappresentata dallo scioglimento del Consiglio per gravi e persistenti violazioni di legge ai sensi della lett.
a) del comma 1 dell'articolo 141 del T.U.
Peraltro, va precisato come, per le stesse ragioni sopra enunciate con riferimento al commissario ad acta, neanche il commissario straordinario possa ritenersi legittimato all'adozione delle modifiche statutarie divenendo questo quindi il primo adempimento cui sarà tenuto il nuovo Consiglio che sarà eletto per effetto delle elezioni anticipate.
Questa fu, d'altro canto, la soluzione adottata nei confronti degli Enti locali che non avevano approvato lo Statuto nei termini previsti, come disposto con circolare del Ministero dell'Interno del 15/10/1990.
Si tratta, in ogni modo, di una procedura di stretta competenza dello Stato.
In conclusione si ritiene, vista la recente tornata elettorale, che il problema non possa che essere rimesso alla valutazione della nuova Amministrazione comunale nel pieno rispetto dell'autonomia statutaria dei Comuni, riaffermata e tutelata dal nuovo Titolo V della Costituzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

La risposta dell'Assessore Laratore fa emergere un problema che si è già proposto e riproposto più volte nell'ambito dei nostri lavori e che non attiene ad un presunto né richiesto né rivendicato controllo di legittimità da parte della Regione sull'operato degli Enti locali, in particolare sulle materie statutarie e regolamentari, ma unicamente su una forma di sorveglianza politico-istituzionale rispetto all'evoluzione degli strumenti statutari e regolamentari dei diversi Comuni piemontesi in relazione alle modifiche intervenute sul piano nazionale.
Questo problema si era posto a proposito del referendum consultivo l'Assessore si ricorda - e questo referendum si ripropone negli stessi termini. Il nodo politico, Assessore, è semplice: lì è stato possibile operare chiaramente contra legem per quattro anni perché sostanzialmente la spaccatura di una coalizione politica, e non uno scontro fra due coalizioni politiche, ha consentito politicamente di reggere una situazione altrimenti insostenibile, cioè convocazioni effettuate chiaramente in contrasto con le disposizioni della legge 267 e invece giustificate sulla base del Testo Unico del 1915.
Se quella non fosse stata una situazione di quella natura - per essere chiari, un po' di transfughi nel centrosinistra che escono dalla maggioranza, il Sindaco del centrosinistra che tenta di by-passare in questo modo il problema - ma fosse stato il comportamento di un'intera coalizione contro un'altra coalizione, Assessore, lei sa meglio di me che ci sarebbero state le manifestazioni per le strade. Questo non si è verificato e ha consentito ad un Sindaco di procedere per quattro anni con le norme di un Regio Decreto del 1915 e non con quelle del Testo Unico approvato negli anni 2000, quindi nel millennio successivo.
Allora, o il suo Assessorato (o la Giunta regionale) ritiene istituzionalmente rilevante comprendere se, all'interno dei mille e degli ottomila Comuni italiani che stanno sul territorio piemontese, le norme base dell'ordinamento degli Enti locali vengono rispettate, oppure è del tutto inutile - Assessore, mi scusi - che io presenti delle interrogazioni e che lei mi dia delle risposte.
Io ho chiesto una sua risposta, che immagino sia stata predisposta dagli uffici; l'ho ascoltata con attenzione. La prima domanda era relativa ad un'informazione tecnica, cioè se nel corso delle sedute del Consiglio comunale di Vercelli siano state adottate deliberazioni o siano state fatte verifiche del numero legale alla presenza di un numero di Consiglieri inferiore ad un terzo degli assegnati - che determinerebbe l'illegittimità della seduta - ma lei non ha neanche risposto a questa domanda, che era una domanda puramente conoscitiva.
Mi aspettavo che il suo Assessorato scrivesse al Comune di Vercelli chiedendogli di fare verifiche, ottenendo dal Comune di Vercelli una risposta a questa domanda. Se lei invece, visto che non ha nessun tipo di potere di verifica della legittimità del comportamento degli Enti locali evita anche di chiedere al Comune di Vercelli le cose che l'interrogante chiede a lei, allora diventa complicato - si rende conto, Assessore capire in che modo un Consigliere regionale può esercitare su questa materia le proprie prerogative.
Anche perché - e mi rivolgo al Presidente - noi abbiamo approvato (e ora su queste cose emergono le contraddizioni) un testo dello Statuto che impedisce ai Consiglieri regionali di chiedere direttamente informazioni e di acquisire documentazione presso gli Enti locali, con una norma statutaria che precisa che l'organo di interfaccia è rappresentato dalla Giunta regionale. Puntualmente, ogni volta che questo deve accadere, la Giunta regionale, deliberatamente, non lo fa e i suoi uffici deliberatamente, non hanno richiesto al Comune di Vercelli quello che l'interrogante ha chiesto a lei.
Allora passiamo il tempo - così fu anche sulla vicenda, che lei ricorda perfettamente, del referendum - a discutere, il Consigliere dell'inapplicazione, che mi pare assolutamente evidente, del Testo Unico di ordinamento degli Enti locali, e l'Assessore a ribadire che, in maniera assolutamente chiara ed incontestabile, lui non ha nessun compito di verifica della legittimità e comportamento degli Enti locali, lasciando intendere all'interrogante di rivolgersi ad altri. Assessore, a chi si rivolge l'interrogante? Io devo scrivere al Prefetto e non all'Assessore agli Enti locali della Regione semplicemente per acquisire un dato banale e materiale che il Comune di Vercelli non mi darebbe e che oggi, forse, il Comune di Vercelli mi darà unicamente perché è cambiata la maggioranza, e nuovamente, la politica diventa il presidio della correttezza del comportamento delle istituzioni, e non invece un organo che verifichi in qualche misura la correttezza istituzionale del comportamento degli Enti locali? Allora, continuo a ritenere la vicenda di Vercelli assolutamente voglio usare parole contenute - scandalosa. L'idea che uno fa il Sindaco convocando il Consiglio Comunale non con la maggioranza prevista dal Testo Unico di ordinamento degli Enti locali del nuovo millennio, ma con una norma di cento anni precedente, che forse potrebbe essere ancora in vigore perché non pienamente caducata dalle nuove disposizioni è, dal punto di vista istituzionale, semplicemente una vergogna.
A me fa molto piacere che questo Sindaco non ci sia più essenzialmente per questa ragione, però questo non è un problema che si è risolto, perch questo Sindaco non c'è più in quanto l'hanno mandato a casa gli elettori.
Io mi chiedo che cosa succederebbe in questa Regione se tutti i mille Sindaci della nostra Regione decidessero, da un giorno all'altro, di non adeguare i Regolamenti, non adeguare lo Statuto, non applicare la legge 267: sarebbe obiettivamente per lei un problema, Assessore, oppure no? Per lei, ovviamente, non è un problema, perché lei non ha compiti di verifica sulla legittimità del comportamento degli Enti locali. Per me istituzionalmente, invece, è un problema anche della Giunta regionale perché non è che i rapporti fra la Regione ed i Comuni possono essere solo rapporti di trasferimento di finanziamenti oppure di ripartizione di funzioni amministrative: devono essere anche, nei limiti del possibile - ma qui siamo veramente oltre i limiti dell'impossibile - la verifica dell'osservanza delle comuni disposizioni che la nostra legge ha previsto.
Concludo, Presidente. Se noi continuiamo a confidare sul fatto che queste sono eccezioni perché nascono da situazioni politicamente eccezionali e quindi ce ne possiamo disinteressare perché in situazioni politicamente ordinarie non succedono, in quanto lo impedisce la politica la mia impressione, Assessore, è che noi rinunciamo ad esercitare fino in fondo le nostre competenze.
Chiederei però all'Assessore una replica per sapere se il suo Assessorato intenda o no richiedere al Comune di Vercelli le cose che io ho richiesto nel primo punto della mia interrogazione: sapere semplicemente se nella legislatura passata sono state adottate deliberazioni in assenza di un numero di Consiglieri superiore ad un terzo. E' una domanda relativamente semplice: voglio soltanto sapere se il suo Assessorato intende chiederlo al Comune di Vercelli, oppure politicamente il Consigliere lo deve chiedere al nuovo Sindaco.
Assessore, come capirà, non c'è assolutamente niente di personale in tutto questo. E' semplicemente per regolarsi.



GALASSO ENNIO LUCIO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Laratore, per una breve replica.



LARATORE Giovanni, Assessore alle autonomie locali

Grazie, Presidente.
Sarò rapidissimo. La Giunta regionale non può chiedere dei documenti a chi non è tenuto a darne. Noi effettuiamo una verifica attenta, ma se, dal punto di vista giuridico, non abbiamo più la possibilità di intervenire e interferire nelle attività del Consiglio comunale - avendo, la riforma praticamente tolto a noi il compito di controllo sugli Enti locali - non possiamo chiederlo, come Giunta.
Dal punto di vista politico, ognuno può fare ciò che vuole. In ogni caso, mi riservo di approfondire la questione e di farvi pervenire ulteriori notizie.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Risposta scritta all'interrogazione n. 2695 presentata dal Consigliere Brigandì inerente a "Chiarimenti della delibera n. 14-10073 (riduzione delle liste d'attesa: linee guida per la gestione dell'accesso alle prestazioni di ricovero elettivo e alle prestazioni specialistiche ambulatoriali)"


PRESIDENTE

Comunico che stante l'assenza dell'interrogante, ex articolo 89, comma 8, del Regolamento, all'interrogazione n. 2695 verrà data risposta scritta da parte dell'Assessore competente.


Argomento: Veterinaria

Interrogazione n. 2756 del Consigliere Moriconi, inerente a "Utilizzo di animali in manifestazioni pubbliche"


PRESIDENTE

Procediamo all'esame dell'interrogazione n. 2756 presentata dal Consigliere Moriconi.
Risponde l'Assessore Galante.



GALANTE Valter, Assessore alla programmazione sanitaria

Grazie, Presidente.
Contattato il Servizio Veterinario di Chivasso per acquisire le informazioni sul presunto episodio di mancato rispetto delle condizioni di benessere degli equini impiegati nella manifestazione "Carnevalone di Chivasso", abbiamo raccolto le seguenti notizie.
Il Servizio Veterinario Locale non ha ricevuto alcuna segnalazione circa il mancato rispetto di tali condizioni e non è stato preventivamente sentito sulle condizioni e modalità di utilizzo degli animali. Infatti tale manifestazione, non essendo equiparabile alle comuni rassegne, mostre o gare, che impongono la vigilanza e il controllo del Servizio Veterinario Pubblico, non è stata oggetto di verifiche ispettive o pareri preventivi da parte del Servizio Veterinario.
Si sottolinea, comunque, che in merito alla questione segnalata rientrante nelle problematiche generali di tutela del benessere animale, la Direzione Sanità Pubblica ha in corso il recepimento del DPCM 28/02/03 inerente "Disposizioni in materia animali da compagnia e pet theraphy" che vede il coinvolgimento di Enti e di Amministrazioni locali interessate al problema.
Sarà cura della stessa Direzione fare in modo che nelle linee guida regionali vengano inseriti limiti e condizioni di impiego di animali in manifestazioni pubbliche in modo da evitare o prevenire situazioni di mancato rispetto del benessere animale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Chiederei anche la disponibilità a fornire il testo scritto della stessa.
Assessore, vorrei solo sottolinearle che la risposta che le hanno preparato gli uffici denota, purtroppo, una scarsa conoscenza, da parte dei miei colleghi, del Regolamento di Polizia Veterinaria, che risale agli anni Cinquanta, in quanto il Regolamento di Polizia Veterinaria prevede che la vigilanza veterinaria sia obbligatoria in tutti i luoghi di concentramento degli animali.
I veterinari del Piemonte non sono gli unici che dimenticano questo particolare. Se andiamo a leggere il Regolamento di Polizia Veterinaria troviamo una specifica di situazioni - vengono citati, per esempio, gli abbeveratoi pubblici - che oggi non esistono più, e non sono nemmeno previste tipologie di concentrazioni di animali che negli anni Cinquanta non c'erano, come i "delfinari" (chiaramente non nella Regione Piemonte) che i veterinari sostenevano di dover verificare perché erano specificati espressamente sul Regolamento. Tuttavia, il Regolamento specifica che la vigilanza veterinaria è obbligatoria in tutti i luoghi ove sono situati concentramenti di animali.
L'unica notizia positiva, è che è in via di definizione questo DPCM.
Vorrei sottolineare, però, un particolare: penso che molte volte i colleghi limitino il campo della loro azione agli esempi presenti nel Regolamento di Polizia Veterinaria e non lo estendono, invece, al concetto di base finalizzato ad avere un'effettiva vigilanza.
Mentre negli anni Cinquanta la vigilanza aveva semplicemente lo scopo di "polizia veterinaria", per evitare la presenza e la diffusione di malattie infettive pericolose sia per gli animali stessi, sia per la salute umana, con le ultime modifiche intervenute anche nella struttura dei Servizi Veterinari (che prevedono un'area C, dove, tra gli altri compiti rientra anche il benessere animale), è chiaro che il concetto della vigilanza veterinaria non è diminuito, ma è accresciuto di importanza: oltre alle questioni di tipo igienico-sanitario devono anche preoccuparsi delle condizioni e del benessere degli animali.
A tal riguardo, credo che sarebbe opportuno informare i Servizi Veterinari che il loro compito è comunque finalizzato alla verifica e al controllo su tutte le concentrazioni di animali.
In attesa del nuovo strumento legislativo, sarebbe altresì opportuna una circolare o un richiamo all'attenzione ai colleghi veterinari.



PRESIDENTE

Grazie, collega Moriconi.


Argomento: Cooperazione - Problemi del lavoro e della occupazione - Attivita' di promozione

Proseguimento esame disegno di legge n. 628 "Interventi per lo sviluppo e la promozione della cooperazione"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 628 di cui al punto 4) all'o.d.g.
(iniziato nella seduta pomeridiana del 28 settembre 2004), prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
La relazione, era stata data per letta la scorsa seduta pertanto possiamo dichiarare aperto il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, il provvedimento che ci accingiamo a discutere (e poi, probabilmente oggi, a votare) è rilevante. Si tratta di intervenire in un riordino importante sulla funzione della cooperazione.
A volte, purtroppo, i provvedimenti che hanno questo rilievo passano un po' in ombra o in sordina, perché forse non siamo in grado di dargli la dovuta attenzione.
In effetti, c'é stata recentemente una riforma civilistica e fiscale della cooperazione, che ha preservato la mutualità e, in qualche modo, ha fatto cenno alla democrazia gestionale dell'esperienza cooperativistica.
Nella legislazione nazionale è prevalso il modello unitario di cooperativa, e non quello dualistico. Le distinzioni sono esclusivamente relative ai riconoscimenti dei benefici tributari. È chiaro che questo è un nodo presente nella nostra proposta che l'Assessore ha formulato, perché si tratta di un disegno di legge e, quindi, di una proposta della Giunta. Il discrimine è la presenza della mutualità: questo è un elemento che pu anche determinare una strutturazione non perfettamente in linea rispetto al modello che ha praticato la riforma civilistica e fiscale che ha toccato la cooperazione.
Credo che il Disegno di legge in discussione abbia dei punti di forza e dei punti di debolezza. In merito a questi ultimi, rilevo che è un provvedimento molto scarno e molto leggero, malgrado abbia i caratteri della legge quadro.
A mio parere la proposta della Giunta, sconta anche una visione delle cooperative ancora come entità che non si pone pienamente sul mercato a pari titolo delle altre realtà organizzative ed economiche. C'é una visione tradizionale nel considerare le cooperative che operano nei settori meno esposti alla competizione del mercato. In qualche modo, quindi le cooperative, possono vivere con forme particolari. Quando nel provvedimento si indicano gli elementi da sostenere o gli incentivi, non si interviene io l'ho proposto in un emendamento - per dare forte attenzione al sostegno e all'innovazione di prodotto, di processo e organizzativa. Penso, tra l'altro, che favorire, ad esempio, il rapporto con il sistema della ricerca possa aiutare in questa direzione.
Ma dove mi pare che la legge abbia un limite, andando ad assorbire precedenti strumenti legislativi (cito la legge n. 28 del 1984), è che se ad un'esperienza cooperativa a cui vogliamo dare la dignità di stare sul mercato, e quindi riconoscerne il carattere di un'impresa certamente collettiva, se vogliamo dargli un qualcosa in più (sostegni particolari) dobbiamo introdurre un principio che risponda ad un disegno puntuale. Per esempio, la legge del 1984 aveva una clausola sociale: ti si aiuta, ma tu intervieni sul mercato del lavoro dove ci sono delle difficoltà. Altrimenti gli aiuti te li cerchi nel sistema del sostegno all'impresa, molto ricco complesso e, a volte, difficile, ma certamente in molti casi efficace, che offre aiuti anche ad un'impresa collettiva come la cooperativa.
Quindi, noi eliminiamo uno strumento come la legge sulle cooperative del 1984 (la legge n. 28), che aveva un rapporto con il mercato del lavoro con le categorie più deboli, con la disoccupazione di lungo periodo, con la mobilità, con la cassa integrazione, con la disoccupazione giovanile, con la disoccupazione femminile. Aiutavamo queste situazioni di difficoltà cioè in qualche modo la Regione, aveva in mano uno strumento perché lo utilizzava in un'area del mercato del lavoro difficile.
Oggi noi affermiamo che la disoccupazione si è ridotta, ma in questo dato c'è molta occupazione precaria e che non ha più i caratteri di stabilità che aveva in passato, certamente il passato degli anni '80.
Credo che sia questo un limite della legge: da un lato si dà dignità d'impresa, pur riconoscendo che la cooperativa basata su principi di mutualità deve avere un carattere costitutivo, (Assessore, le accenno un aspetto, recuperando quest'elemento dal dibattito più generale a livello nazionale sul carattere della cooperazione: quello dalla democrazia gestionale). Ma non ha il carattere dell'organizzazione che ha un'impresa non collettiva. Altrimenti, quello della mutualità potrebbe essere oggi un elemento non sufficiente.
Siccome l'Assessore è un decisionista e un efficientista, presenta una legge molto scarna, stabilisce i programmi degli interventi e il Consiglio regionale, o almeno la Commissione competente, viene esclusa dal poter intervenire su questi programmi, che è il cuore, perché il resto della legge è molto tenue.
L'Assessore assicurerà che è per essere più rapidi, per non avere l'impaccio di una Commissione di cui non si governano i tempi. Potremo trovare una soluzione che dia queste garanzie, ma che nel frattempo non sottragga al Consiglio regionale un controllo più adeguato.
Ho presentato un emendamento in questo senso, per far sì che ci sia un parere della Commissione competente su quello che, ripeto, è il cuore del provvedimento, vale a dire i programmi che, invece verrebbero solo lasciati alla Commissione della cooperazione, con la presenza di tre Consiglieri regionali, però questa è un'altra cosa, la conosco, non ha il carattere che ha la Commissione di merito.
Sull'Osservatorio regionale della cooperazione, ribadisco che c'è un proliferare di osservatori, ma se non hanno i mezzi e gli strumenti, sono povere strutture che fanno quello che possono. Più che analisi e studi dovrebbe garantire un monitoraggio per rilevare in tempo reale laddove ci sono limiti, deficienze o opportunità da cogliere e riuscire poi, con una modifica alla norma, oppure nel programma periodico che viene fatto intervenire.
C'è una particolarità, ma è una vecchia storia, è come dire: "In Regione non ci sono competenze, allora le prendo fuori", mi riferisco al ruolo di controllo della cooperazione che deve essere, se possibile esercitato dalle strutture interne. Solo dopo aver accertato formalmente che non sussistono, all'interno della Regione, le capacità di svolgere le funzioni dell'osservatorio, si apre all'esterno. Se non si pone questo limite, evidentemente si va a finire all'esterno. Quindi, diventa inevitabile. Per rispetto delle competenze, delle professionalità esistenti all'interno della nostra Regione, ma anche per ragioni economiche. Dunque prima occorrerebbe fare questo tipo di verifica.
Ho presentato vari emendamenti, spero che siano accolti e che su alcuni si possa aprire una discussione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Voglio intervenire per esprimere la convinzione che questo testo di legge, farà fare un passo avanti significativo alla cooperazione piemontese. Noi avevamo una serie di leggi che riguardavano la cooperazione, la già citata legge n. 28, la legge n. 44 ed infine la legge n. 67, che però erano leggi che facevano riferimento alla cooperazione come strumento per raggiungere altre finalità.
Erano leggi concepite per affrontare alcuni temi quali quello della disoccupazione giovanile, della necessità di sostegno all'imprenditoria femminile, di offrire una risposta occupazionale a soggetti che erano riconosciuti dalla legge come soggetti svantaggiati di fronte ai percorsi occupazionali. Nello strumento cooperativo veniva riconosciuto il dispositivo idoneo per affrontare questo tipo di problematiche.
Quindi, la legge sosteneva la cooperazione non perché la sostenesse in quanto tale, ma come strumento opportuno ed adeguato, finalizzato a risolvere questi problemi.
Ora, mi pare che l'esperienza di questi anni di applicazione di queste norme abbia evidenziato, da una parte, la bontà dello strumento utilizzato in quanto tale, nel senso che i posti di lavoro creati su tutti i versanti su cui la legge operava sono stati veramente significativi e, se raffrontati ad altri strumenti legislativi, sicuramente ad un costo, per posto di lavoro creato, se vogliamo metterla dal punto di vista economico sicuramente esiguo.
L'esperienza di questi anni ha però dimostrato che, oltre la necessità di sostenere le cooperative, in questo frangente era necessario approntare uno strumento legislativo che permettesse il rafforzamento delle strumento cooperativo in quanto tale, proprio perché l'esperienza ha dimostrato che la cooperativa aveva tutte le carte in regola per essere uno strumento efficace a livello sociale.
Quindi, ci pare importante l'aver introdotto una serie di misure, quali quelle del rafforzamento dell'impresa in quanto tale, attraverso il sostegno e l'incentivazione alla capitalizzazione. Da una parte, crea il percorso di rafforzamento di una tipologia imprenditoriale che ha, per sua natura, una debolezza di capitale; dall'altra parte, rafforzando lo strumento della capitalizzazione dei soci, porta all'introduzione di una spinta alla fidelizzazione del rapporto del socio con la cooperativa quindi porta la cooperativa a scegliere un percorso virtuoso, di vero protagonismo dei soci nel governo dell'impresa che è la loro impresa. Poi gli strumenti previsti, come il sostegno all'accesso al credito, in vista delle vicende legate a Basilea2, che verranno ad impattare anche su queste imprese (dal punto di vista finanziario le cooperative sono più fragili) sono sicuramente importanti.
Ci sono due principi molto importanti previsti nella legge che meritano attenzione, ma che dovremo vedere come coniugarli concretamente. Uno è lo strumento dell'assistenza tecnica. Aver previsto la possibilità di sostenere un'assistenza alle imprese in una stagione nella quale queste saranno chiamate ad affrontare due grosse sfide - oltre a quelle ordinarie, della concentrazione imprenditoriale, se vorranno rimanere sul mercato e dell'internazionalizzazione per reggere la competizione globale che sta interessando quotidianamente anche piccoli territori della nostra regione - è stata una scelta importante.
L'altro è l'osservatorio. Il Consigliere Tapparo ha fornito un suggerimento importante: valorizzare risorse regionali, là dove esistano prima di attingere a risorse esterne. Tuttavia, penso che sia più importante varare lo strumento.
La cooperazione, oltre ai tanti problemi che ha come strumento per sua natura più fragile, comporta un ulteriore problema. Noi pronunciamo la parola "cooperazione", ma nessuna sa dirci cosa c'é dietro. Se noi prendessimo i dati relativi gli albi delle cooperative che la Prefettura teneva fino a poco fa, i dati della Camera di Commercio e i dati dell'ufficio del lavoro ( in particolare delle sedi periferiche degli uffici del lavoro), scopriremmo che in Piemonte, teoricamente, possiamo avere da qualche migliaio (tante sono quelle iscritte nei registri delle Camere di Commercio) a decine di migliaia di cooperative (tante sono quelle iscritte negli uffici del lavoro).
Non è possibile governare un fenomeno che coinvolge duemila o diecimila imprese.
Oggettivamente è diverso se abbiamo a che fare con duemila piuttosto che diecimila realtà. Tutta una serie di parametri di cui disponiamo mutuati da alcune fotografie settoriali fatte dalle centrali cooperative saranno validi se generalizzati, ma la proiezione delle caratteristiche di duecento cooperative a un numero di cooperative dieci volte maggiore è una nostra libera interpretazione.
L'osservatorio è uno strumento assolutamente importante, che fornisce una serie di indicatori in grado di fotografare la realtà di oggi, ma anche di darci una fotografia, in itinere, tale da permetterci di cogliere le tendenze in atto all'interno di questo mondo. Sono convinto che questo sia un testo importante, che deve andare avanti velocemente e velocemente essere calato nella concretezza quotidiana.
Mi sono permesso di fare un unico emendamento di principio alla norma.
La norma prevede la possibilità di applicazione delle provvidenze previste dalla norma stessa, soltanto alle cooperative a mutualità prevalente. In linea di principio, laddove noi parliamo di un rafforzamento della cooperativa in quanto tale, io sono d'accordo che questo rafforzamento debba essere riconosciuto solo a chi esprime, al proprio interno, i caratteri effettivi della mutualità prevalente, quindi con una ricaduta sociale, totale e piena, della propria azione.
Là dove prevediamo delle misure di sostegno attraverso la cooperazione a singoli settori (parlo delle misure previste prima della legge n. 67 misure che utilizza la cooperazione come strumento per fare degli interventi sociali) mi pare che non dovrebbe essere previsto alcun tipo di esclusione. Io sarei per una norma che stabilisca che tutti i soggetti che si impegnano su alcune frontiere, a prescindere da quale sia la loro natura e la loro identità di impresa, debbano avere lo stesso tipo di provvidenza.
Mi sono permesso di presentare un emendamento che sopprime l'indicazione e la definizione soltanto dei soggetti a mutualità prevalente come quelli abilitati ad accedere alla provvidenza della legge. Tuttavia mi rendo conto che l'impianto complessivo della norma, a prescindere da questo particolare, che in Piemonte riguarda una decina di imprese o poco di più, è un impegno da sostenere personalmente. Collaboreremo fattivamente all'attuazione legislativa della norma e, concretamente, per la sua messa in attività.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà



MORICONI Enrico

Si tratta sicuramente di un disegno di legge di cui riconosciamo l'importanza.
Sono essenzialmente due i problemi che, in ambito di discussione generale, vorrei segnalare. Uno è di base. Nella relazione introduttiva si fa cenno alla revisione della legislazione in materia cooperativistica, con particolare riferimento alla posizione del socio-lavoratore. Su questo punto, credo che occorra fare una profonda riflessione. E' noto che, sempre di più, anche nella nostra regione assistiamo ad un proliferare di attività che sono svolte dalle cooperative. Solo pochi giorni fa, parlando di ASL si è visto che i servizi infermieristici sono sempre di più esternalizzati e gestiti da cooperative. Le persone che hanno rapporti con queste cooperative non possono non esprimere dubbi sul fatto che non si riesce effettivamente a comprendere quale sia la posizione e la situazione nella quale si vengono a trovare i soci-lavoratori, così come vengono definiti nel testo di presentazione della legge.
Certo è difficile immaginare un intervento della Regione su questo punto specifico. Tuttavia mi sembra doverosa una riflessione più approfondita sul ruolo di coloro che lavorano nelle cooperative e su come siano tutelati i loro diritti di lavoratori. Una riflessione per mettere in chiaro tutto quello che la Regione può garantire ai soci lavoratori.
L'alternativa, anzi, il rischio, è quello di non riuscire a garantire i diritti delle persone che lavorano.
L'altro problema specifico, sul quale credo si possa intervenire, è che, come in molti altri testi di legge, dobbiamo constatare che questa legge crea non solo un organismo, ma due. Infatti, si prevede la costituzione di una Commissione regionale che svolga non solo funzioni di studio, ma anche funzioni tipiche assegnate poi all'Osservatorio.
Non è proponibile accorpare le funzioni destinate alla Commissione regionale e all'Osservatorio, anche se in questo modo si otterrebbe almeno, l'utile conseguenza pratica di non andare ad una gemmazione degli organismi che inseriamo nel corso delle leggi. Questi sono due punti che meriterebbero un approfondimento da parte dell'Assessore.
Da un lato, vedere com'è possibile prevedere un livello di tutela, il più alto possibile, dei diritti di quei lavoratori inseriti all'interno delle cooperative e, dall'altro, cercare la possibilità di ridurre la gemmazione degli organismi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera D'Onofrio; ne ha facoltà.



D'ONOFRIO Patrizia

Grazie, Presidente. Il mio sarà un intervento ad abundantiam, visto che il provvedimento è già stato definito, dal Consigliere Tapparo, un provvedimento di rilievo ed importante che darà grandi opportunità al Piemonte, come ha sostenuto il Consigliere Taricco.
Già il nuovo Statuto regionale prevede nel suo articolato, all'articolo 5, un apposito riferimento alla promozione della cooperazione. Ora abbiamo un disegno di legge che, in un'ottica di semplificazione legislativa permette di avviare un processo di modernizzazione e di aggiornamento della legislazione regionale in materia, ottemperando a quanto previsto dalla Commissione europea sulla creazione di condizioni più favorevoli allo sviluppo delle società corporative, proprio per l'importanza della cooperazione come strumento di creazione di opportunità di lavoro. È un provvedimento che si preoccupa di promuovere la cooperazione con incentivi per aumentare l'impatto occupazionale, l'integrazione sociale e, quindi, lo sviluppo; circostanze che saranno monitorate e verificate da un apposito organismo: l'Osservatorio regionale ad hoc.
Non va sottaciuto che, nel contempo, il provvedimento si preoccupa di evitare il proliferare strumentale di cooperative sulla carta, stabilendo precisi requisiti per la definizione della rappresentatività dei soggetti che possono costituire e partecipare ai centri di consulenza tecnica, dei quali si incentivano, con questo provvedimento, i servizi.
Molto opportunamente, questo provvedimento - che mira alla realizzazione degli obiettivi regionali in materia di occupazione integrazione sociale e sviluppo - definisce uno stretto legame tra il programma degli interventi e i principali strumenti di programmazione economico-finanziaria della Regione.
E' inevitabile che questo principio permetterà di adeguare tale programma sulla base delle effettive necessità derivanti dall'evolvere del contesto economico e sociale del Piemonte.
Sicuramente, la Regione reperirà le risorse necessarie a dare piena attuazione alla legge. Tra i vari riconoscimenti, questa è stata l'unica preoccupazione espressa dai soggetti auditi, anche in relazione al numero delle imprese interessate.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, do la parola all'Assessore per le considerazioni conclusive e poi proseguiamo con gli articoli.



LARATORE Giovanni, Assessore alla cooperazione

Brevemente perché, come dice il Consigliere Tapparo, sono un operativo e, quindi, mi piace la concretezza.
Il disegno di legge è complesso, organico, ma, nello stesso tempo sintetico. Le disposizioni di legge, secondo il nostro modesto parere devono essere capaci di rispondere alle necessità complessive. Si fa uno sforzo in questo senso, sia per il rafforzamento gestionale delle cooperative sia con l'assistenza tecnica e con l'istituzione dell'Osservatorio. Sono tre strumenti e tre azioni assolutamente utili a sostenere il movimento cooperativo.
Non entro nel merito perché, procedendo con gli articoli, si potranno avere tutte le spiegazioni anche per gli emendamenti presentati.
Il ragionamento del Consigliere Tapparo, circa la possibilità di scelta specifica, si inserisce in una logica diversa: una logica analitica della legislazione; cosa che, in questo senso, abbiamo voluto evitare.
E' prevista la possibilità di operare e, quindi anche di fare scelte specifiche, ma non preventivamente vincolanti. Speriamo che le situazioni di difficoltà siano sempre minori.
Nello stesso tempo, il ragionamento si inserisce anche nella richiesta di allargare a tutte le cooperative, comprese quelle non a mutualità prevalente.
Condivido il ragionamento del Consigliere Taricco. Quando si parla di occupazione e si vuole intervenire su di essa, allora tutte le imprese avrebbero titolo ad ottenere agevolazioni. Questo, però, riguarda il concetto generale e non lo specifico della cooperazione.
Qui si è fatto un ragionamento (dopo sarà in discussione una legge sulle attività produttive in generale, a cui partecipano anche le cooperative, le piccole imprese, gli artigiani, ecc.): per la cooperazione facciamo una legislazione ad hoc ed individuiamo quella specificamente riferita alle cooperative la cui caratteristica prevalente è la mutualità che è assolutamente la condizione della stragrande maggioranza delle cooperative.
Si tratta di un mondo quello cooperativo che dobbiamo approfondire. Da qui, la necessità dell'Osservatorio per conoscerlo. Sappiamo tutti infatti, che prima di deliberare occorre avere gli elementi per poter decidere con cognizione di causa.
Noi crediamo che la stessa attività dell'Osservatorio non sia una gemmazione - come sostiene il Consigliere Moriconi - ma uno strumento a servizio della Commissione per la cooperazione. Crediamo che possa essere un elemento di conoscenza del fenomeno (anche degli aspetti che lei sottolineava), come della questione relativa alla posizione dei soci lavoratori.
Conoscere, anche in questo campo, è sicuramente molto positivo ed utile.
Il disegno di legge presentato dalla Giunta, comunque, ha avuto tutta una serie di confronti con le organizzazioni di categoria, che hanno dato apporti molto importanti e positivi. Il sistema di collaborazione con le centrali cooperative è un metodo che abbiamo attuato in questi anni ed intendiamo continuare.



LARATORE Giovanni, Assessore alla cooperazione

DI BENEDETTO ALESSANDRO



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale, quindi passiamo all'esame dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 2 presentato dal Consigliere Tapparo: al comma 1 aggiungere dopo "fattore di sviluppo" "economico e".
Indìco la votazione palese sull'emendamento, sul quale l'Assessore Laratore, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 11 presentato dai Consiglieri Taricco e Muliere: al comma 1 eliminare le parole "a mutualità prevalente".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 11, sul quale l'Assessore Laratore, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 1 presentato dall'Assessore Laratore: al comma 2, la lettera b) e sostituita dalla seguente: "b) essere iscritti all'Albo delle società cooperative istituito presso il Ministero delle attività produttive ai sensi dell'articolo 223 sexiesdecies, comma 1, delle norme di attuazione e transitorie del codice civile".
Indìco la votazione palese su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 3 presentato dal Consigliere Tapparo: al comma 1 aggiungere il punto "f bis: all'utilizzo di servizi dei centri di ricerca pubblici e privati per l'innovazione di processo e/o di prodotto".
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Già in sede di discussione generale avevo indicato come la visione che dobbiamo avere delle cooperative è quella di realtà ed imprenditorialità collettiva che sanno operare sul mercato e non sono un'area più debole o assistenziale, una specie di serie b) del sistema delle imprese.
A questo proposito, quindi, occorre iniettare nel sistema della cooperazione elementi di innovazione sia per quanto riguarda le attività connesse alle loro produzioni, quindi la tecnologia di processo e la tecnologia di prodotto, sia anche di innovazione organizzativa.
A questo proposito, abbiamo un sistema di ricerca estremamente ampio ed articolato in un mix pubblico e privato importante. Indicare questo riferimento all'innovazione e al rapporto con la ricerca come un aspetto saliente degli elementi da incentivare per l'essere impresa della cooperativa, mi sembra una cosa rilevante ed anche coerente con tutto ci che ci diciamo in altri provvedimenti in materia di innovazione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3, sul quale l'Assessore Laratore, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 12 presentato dall'Assessore Laratore: alla lettera g) del comma 2, dopo le parole "società cooperative", sono aggiunte le seguenti "e di fondi di garanzia per il credito;" Indìco la votazione palese su tale emendamento.
Dichiaro non valida la votazione per mancanza del numero legale



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Il Consigliere Chiezzi eccepisce sulla votazione; si uniscono altri colleghi Consiglieri.
Ripetiamo la votazione per appello nominale sull'emendamento rubricato n.
12.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 28 Consiglieri votanti 26 Consiglieri hanno votato SÌ 24 Consiglieri ha votato NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 4, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Emendamento rubricato n. 10 presentato dall'Assessore Laratore: il comma 2 è sostituito dal seguente: "2. La gestione del fondo avviene mediante stipula di apposita convenzione con il soggetto gestore nel rispetto degli indirizzi formulati dalla Giunta regionale".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 5, come emendato.
Dichiaro la votazione non valida per mancanza del numero legale.
Poiché tre Consiglieri eccepiscono sull'esito della votazione, ripetiamo tale votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 Consiglieri votanti 29 Consiglieri hanno votato SÌ 27 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Emendamento rubricato n. 4 presentato dal Consigliere Tapparo: all'articolo 6, comma 1, aggiungere dopo "della presente legge" le parole "sentita la Commissione consiliare competente".
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, ci siamo dilungati, durante i lavori dello Statuto, a evidenziare la necessità di recuperare un ruolo e uno spazio al Consiglio regionale.
In questa materia, quella della cooperazione, che tra l'altro caratterizza abbastanza il ruolo della Regione Piemonte, il Consiglio, la Commissione competente viene esclusa nettamente, perché ci sono solo tre Consiglieri regionali, che in una Commissione consultiva, la Commissione cooperazione, potranno dire la loro.
Per quanto riguarda il cuore di questo provvedimento, che sono i programmi degli interventi, questo Consiglio regionale verrà escluso, di qui alla prossima eventuale nuova legge in materia.
Quindi, noi potremo non esprimere nulla sulla necessità di intervenire maggiormente in uno dei punti indicati - c'è una tastiera di interventi possibili- specificando quella che è la nostra valutazione politica di questa necessità.
Ritengo sia una contraddizione tra ciò che abbiamo detto nel dibattito sullo Statuto e la prassi costante. L'inserimento della Commissione di merito nel poter esprimere un parere dinnanzi all'elemento saliente che è il programma periodico degli interventi - mi sembra naturale - doveva venire come moto del nuovo spirito che impregnava lo Statuto. In questo modo, torniamo a un ancien regime del presidenzialismo puro e dell'esecutivo totalizzante. Poi, ci appassioniamo; magari oggi pomeriggio ci sarà il dibattito su qualche ordine del giorno, ma sulla questione di sostanza, come questa legge, il Consiglio regionale viene escluso dalla programmazione concreta degli interventi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Laratore.



LARATORE Giovanni, Assessore alla cooperazione

La posizione della Giunta è contraria, ma voglio spiegare al Consigliere Tapparo che l'articolo 17 prevede espressamente che la Giunta regionale renda periodicamente conto al Consiglio dello stato di attuazione e della situazione dell'Osservatorio. In sostanza, c'è un'informazione completa di quello che si va facendo. La gestione si ritiene di poterla fare in modo più rapido - e questo ci viene richiesto dalle cooperative nell'ambito della Commissione approvata in cui - il Consigliere Tapparo lo sa - ci sono tre Consiglieri regionali presenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

E' proprio questa risposta dell'Assessore che mi convince ulteriormente della bontà della mia tesi. Noi non siamo solo un organo che viene informato, ma un organo che interviene nelle definizioni delle grandi direttrici, nelle scelte - è il compito della democrazia - e non siamo nemmeno un'impresa che deve fare in fretta. Noi dobbiamo fare sì in fretta ma bene, sentendo quello che è il processo democratico di espressione, che ha nel Consiglio regionale il fulcro.
Quindi io torno a chiedere ai colleghi un'attenzione verso questo provvedimento per evitare che il Consiglio regionale venga escluso completamente e solo informato periodicamente, ma senza intervenire nelle politiche, nella programmazione che prevede questa legge degli interventi concreti.
Di conseguenza, raccomando ai Consiglieri di rapportarsi a quanto detto nel lungo dibattito sullo Statuto, che vedeva uno sforzo da parte nostra di recuperare centralità al Consiglio regionale e alle sue Commissioni.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4, sul quale l'Assessore Laratore, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 5 presentato dal Consigliere Tapparo: al comma 1, lettera c), eliminare la congiunzione "e" tra "territoriali e settoriali" e aggiungere dopo "settoriali" "e di capacità di intervento sulle situazioni di criticità del mercato del lavoro, in particolare per la disoccupazione di lunga durata, disoccupazione giovanile, mobilità e riduzione della precarizzazione della occupazione".
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, va bene, è bocciato il ruolo del Consiglio e della Commissione competente nel poter intervenire nel programma degli interventi, e gli interventi hanno un'articolazione relativa alle caratteristiche della cooperazione: l'eventuale dimensione minima e massima delle società cooperative ammissibile, una serie di priorità tipologiche ecc.
Voglio ricordare ai colleghi che la legislazione regionale in materia di cooperazione ha anche un elemento che io sintetizzo come "clausola sociale", cioè la cooperazione in qualche modo aiuta a intervenire nei nodi della crisi del Piemonte, in questo caso, ad esempio, del mercato del lavoro, intervenendo sulle categorie più deboli (la disoccupazione giovanile, la disoccupazione femminile, i lavoratori in mobilità, i lavoratori di ormai lunga durata di disoccupazione).
Nella precedente norma - avevo accennato - c'era sempre il collegamento a questo meccanismo: io ti aiuto, impresa cooperativistica, in questo tuo ruolo di imprenditorialità collettiva che hai, però tu in qualche modo questo aiuto me lo ritorni in una certa misura intervenendo sul mercato del lavoro e una quota parte dei tuoi componenti cercano di concorrere a risolvere un problema (intervenire, ad esempio, nella disoccupazione giovanile, femminile, nella disoccupazione di lunga durata, nella mobilità e così via).
Ora questo sparisce; voglio ricordare ai colleghi che questa norma assorbe delle norme precedenti che avevano questi elementi e ora non ci sono più. Alloro io ho cercato, con questo emendamento, di introdurre un elemento di valutazione che tenga anche conto di un apporto che può dare il sistema delle cooperative o la singola cooperativa ad affrontare quelli che magari, in un'altra seduta, in un'altra sede, l'Assessore al lavoro indica essere elementi di grande gravità.
Quindi ve lo raccomando caldamente; oltre a tanti problemi - ho visto oggi quelli importanti dei passaggi a livello che dividono Piemonte e Liguria - ci sono anche problemi generali che questa legge, se congegnata in modo particolare, permette di concorrere ad affrontarli.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5, sul quale l'Assessore Laratore, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 6 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Emendamento rubricato n. 6 presentato dal Consigliere Tapparo: al comma 1, dopo "svolge attività di" eliminare "prima".
Emendamento rubricato n. 7 presentato dal Consigliere Tapparo: al comma 1, aggiungere dopo "e sviluppo delle cooperative," "e di iniziative consortili".
Consigliere Tapparo, intende illustrarli entrambi o singolarmente?



TAPPARO Giancarlo

Rinuncio all'illustrazione.



PRESIDENTE

La posizione della Giunta? Favorevole su entrambi.
Indìco la votazione palese su tali emendamenti, sui quali l'Assessore Laratore, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 7, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo 8 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese sull'articolo 9 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Emendamento rubricato n. 8 presentato dal Consigliere Tapparo: al comma 1, lettera a), aggiungere dopo le parole "nell'economia regionale", le parole "e sull'occupazione".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8, sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 10 come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Emendamento rubricato n. 9 presentato dal Consigliere Tapparo: al comma 6, aggiungere dopo "la Giunta regionale", "accertata formalmente la non esistenza, parziale o totale, di risorse umane idonee nella struttura regionale".
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Colleghi, torno a ripetere che qui si prevede l'istituzione di un Osservatorio, uno dei tanti. Alcuni di questi restano poi menomati, perch hanno poche risorse. In questo caso, chiedo che l'Osservatorio sulla Cooperazione che viene istituito, per quanto riguarda la propria struttura verifichi, all'interno dell'apparato regionale, la sussistenza di risorse idonee per qualità e per caratteristica, prima di accedere all'esterno con consulenze e con assegnazioni di questo compito ad altre entità.
Ovviamente, non voglio demonizzare l'eventuale utilizzo di risorse esterne, ma dobbiamo in qualche modo valorizzare il potenziale esistente nella Regione Piemonte, che spesso viene mortificato quando non gli si dà l'opportunità di esprimere le proprie caratteristiche professionali preferendo accedere all'esterno.
Come potete capire, colleghi, si tratta anche di un problema economico.
Se riusciamo a far funzionare questo Osservatorio mediante risorse interne già esistenti, è chiaro che il relativo costo si aggirerà intorno allo zero, altrimenti, costituirà un altro elemento di spesa e, a volte, in questa critica situazione di bilancio, potrebbe rappresentare una spesa che non risponde alle priorità che dovrebbero avere altre assegnazioni delle risorse a problemi più urgenti.
Raccomando il voto, per dare attenzione e spazio al personale della Regione quando si istituiscono strutture come l'Osservatorio della Cooperazione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9, sul quale l'Assessore Laratore, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 11 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Indìco la votazione palese sull'articolo 12.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione palese sull'articolo 13.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Indìco la votazione palese sull'articolo 14.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 15 Indìco la votazione palese sull'articolo 15.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 16 Indìco la votazione palese sull'articolo 16.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 17 Indìco la votazione palese sull'articolo 17.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 18 Indìco la votazione palese sull'articolo 18.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 19 Emendamento rubricato n. 13 presentato dall'Assessore Laratore: ai commi 1 e 2, dopo le parole "dall'articolo 4, commi 1 e 2" si aggiungono le parole "e dagli articoli 7 e 13".
Si tratta di una mera correzione tecnica.
Indìco la votazione palese su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'art. 19 come emendato.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Non essendovi dichiarazioni di voto, procederei alla votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 Consiglieri hanno risposto SÌ 25 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Questioni internazionali - Attivita' di promozione

Esame proposta di deliberazione n. 251 "Direttive di carattere programmatico con validità triennale. Art. 8 l.r. 67/1985 (Interventi regionali per la promozione di una cultura ed educazione alla pace, per la cooperazione e la solidarietà internazionale)" (seguito)


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 251, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Solo per eccepire sul metodo. La discussione è stata fatta la volta precedente e si è conclusa con un documento che era quella mozione. Ci siamo domandati, e l'abbiamo detto negli interventi, come mai non vi fosse il provvedimento.



COTTO Mariangela, Assessore agli affari internazionali (fuori microfono)

E' quello di tre anni fa.



SUINO Marisa

No, Assessore. Conviene con me sul fatto che, essendo stata la discussione svolta nella precedente seduta, non si capisce in virtù di che cosa non è stato posto il provvedimento all'approvazione. Dato che sia il collega Mellano che la sottoscritta l'abbiamo fatto rilevare, e si è proceduto con la mozione, la situazione è un po' anomala adesso. Cosa facciamo? Rifacciamo la discussione della volta precedente? Perch l'argomento è quello.



PRESIDENTE

Collega Suino, ricordiamoci, solo per chiarezza, che il provvedimento è stato iscritto nella seduta del Consiglio regionale scorso. Non essendoci stato più il tempo materiale per discuterne, si è deciso di non affrontarlo.



SUINO Marisa

Presidente, forse, bisogna riprendere l'ordine del giorno del Consiglio precedente. Dove c'era scritto: come punto attinente, il provvedimento sulla cooperazione relativo all'Assessore Laratore. Vi pregherei di riprendere quell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore agli affari internazionali

In effetti, la collega Suino fa rilevare che, nella precedente giornata di Consiglio, questo provvedimento non era all'ordine del giorno. Era un argomento non all'ordine del giorno, ma è un provvedimento che il Consiglio ha dimenticato, probabilmente, perché è stato licenziato dalla VI Commissione il 29 ottobre 2002, quando io non avevo ancora la delega alla cooperazione. E' stato dimenticato, ma è stato ricordato durante la discussione dell'ultimo Consiglio, quindi è stato chiesto se si poteva discuterlo alla fine dei lavori, anche se non iscritto. Mancando il numero legale, si è detto: "Lo iscriviamo all'ordine del giorno del prossimo Consiglio".
Faccio presente che trattasi di un Piano triennale che scade a dicembre 2004, ma che la Giunta ha già attuato, anche perché se aspettava le decisioni del Consiglio non poteva impegnare i fondi che erano già finanziati.
Adesso si chiede di approvare questo piano triennale che la Giunta ha licenziato il 26 luglio 2001.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Non vi è questione sull'importanza o sulla serietà del provvedimento.
La questione è diversa. Noi abbiamo fatto stamattina una riunione dei Capigruppo, perché nessuno della Giunta si è presentato a chiedere ai Capigruppo l'elenco delle leggi che volevate inserire all'interno dell'ordine del giorno. Se noi procediamo così, questo provvedimento ne vale altri cento che giacciono nelle stesse condizioni. Benissimo, allora si segue l'ordine del giorno, così come l'abbiamo stabilito, perché non è stata richiesta alcuna urgenza. Si fanno i provvedimenti che sono iscritti prima di questo e si procede. Quando vi arriveremo, lo affronteremo, visto che abbiamo addirittura stabilito che, dopo l'assestamento di bilancio, ci saranno due sedute di Consiglio per finire gli ordini del giorno.
Altrimenti, la Giunta si presenta alla Conferenza dei Capigruppo e dice: "Ho un'urgenza".



PRESIDENTE

Noi abbiamo approvato il disegno di legge n. 628, è esatto? Noi abbiamo approvato il punto 4) all'o.d.g, il punto 5) è la proposta di deliberazione n. 251, quindi quella di cui stiamo parlando adesso. Siamo in ordine cronologico. Altrimenti avrei dovuto rimettermi all'Aula per chiedere lo spostamento del punto in questione e rinviarne la trattazione.
Stiamo andando in ordine, altrimenti vi avrei chiesto di votare l'inversione dell'ordine del giorno, ma non posso chiedervelo se è un punto successivo a quello che abbiamo approvato poco fa.
Se non volete discuterlo, pongo in votazione un'inversione dell'ordine del giorno e mi dite quale altro punto andiamo a discutere, ma non posso non mettere in discussione il punto 5).
La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Presidente, il ragionamento fatto è un altro. Magari, se si presta un po' più di attenzione, diventa tutto chiaro. La settimana precedente abbiamo affrontato tematiche che ineriscono, in parte significativa, alla questione relativa all'attuale punto 5).
Noi chiedemmo nei nostri interventi ragione del fatto che non vi fosse all'o.d.g. il provvedimento del punto 5). A chiusura di Consiglio l'Assessore propose di votare questo provvedimento. Di fatto, non c'erano più le condizioni.Il problema è che il tipo di discussione fatta nel Consiglio precedente avrebbe avuto, come logica conseguenza, sia la mozione che questo provvedimento. Non sussiste problema da parte del Consiglio almeno per quanto riguarda le minoranze, sull'urgenza e sulla necessità.
Mi permetto di dire che non sono di certo le minoranze che hanno la responsabilità, a quattro anni di distanza, di ritrovare un provvedimento che è stato licenziato in Commissione ed è stato oggetto di consultazioni quattro anni fa.
A maggior ragione, data l'importanza del tema, se l'altra volta è stato spezzato e non siamo noi ad aver deciso l'ordine del giorno, se l'altra volta è stato interrotto e questa volta si dice: "Siamo in ritardo di quattro anni, facciamo finta di niente, andiamo a votarlo", scusate, almeno vogliamo dargli la dignità del caso, proprio perché siamo in ritardo di quattro anni? Credo sia anche una questione di rispetto di coloro che erano stati consultati quattro anni fa. Dopodiché, Assessori, ci mancherebbe che proprio qualcuno che siede sui banchi accanto al mio non sia d'accordo sul tema della pace. Scusate, ma non vi pare un po' esagerato arrivare a dire adesso: "Siamo in ritardo di quattro anni, non c'è la discussione mettiamolo in votazione"?



PRESIDENTE

Comprendo le considerazioni dei colleghi e delle colleghe; ribadisco: mi si deve chiedere di invertire l'o.d.g. e di passare ad altro punto altrimenti non posso esimermi dal continuare i lavori seguendo l'ordine dell'o.d.g.



(Proteste della Consigliera Suino)



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Ho avuto modo di conferire con l'Assessore Cotto per capire la questione relativa alla delibera di cui ricordavo vagamente i contenuti essendo passati, come alcuni Consiglieri dell'opposizione hanno rilevato, una paio d'anni da quando l'avevamo discussa e licenziata dalla VI Commissione, ad ottobre 2002.
Se non ho inteso male, la Consigliera Suino, con buon senso, ha detto semplicemente una cosa: non votiamo tout court, ma essendo un argomento abbastanza rilevante, rinfreschiamoci le idee in Consiglio regionale.
Abbiamo già avuto una discussione in occasione della mozione sulla quale per altro, se non ricordo male, si è trovata un'unità del Consiglio regionale, quindi anche un valore da cui partire proprio per confrontarsi su questa proposta di deliberazione della Giunta. Se il Presidente concorda, avviamo la discussione, ascoltiamo la Consigliera Suino che, come al solito, su questi come su altri temi, porterà un proprio contributo intelligente. In seguito, se riusciremo e ci saranno le condizioni la voteremo, altrimenti non cadrà il mondo se la voteremo alla ripresa della seduta di oggi, se ci saranno le condizioni, o in una prossima seduta.
Visto che sono le 13, credo che possiamo dedicare un po' di tempo alla discussione in modo che il provvedimento possa essere incardinato e quindi passare dall'approvazione in Commissione, all'assegnazione all'aula, così almeno iniziamo.



PRESIDENTE

Credo che l'aula possa accettare la proposta di mettere in discussione il provvedimento. Certamente deve essere discusso partendo dal dibattito generale. Ci sono iscritti al dibattito generale? Dichiarazioni di voto? Indìco la votazione palese sulla deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta riprenderà alle ore 15.00.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.00)



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