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Dettaglio seduta n.483 del 21/09/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 11.00 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.30)



(La seduta ha inizio alle ore 11.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g., "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cota, Costa Enrico e Pozzo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono stati distribuiti i processi verbali del 15 luglio 2004. Se non vi sono osservazioni, si intende approvato.


Argomento: Bilanci preventivi

c) Variazioni al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2003


PRESIDENTE

La Giunta regionale in data 2 e 5 agosto 2004 ha trasmesso, per comunicazione al Consiglio, in ottemperanza al comma 7 dell'articolo 24 della legge regionale 7/2001 (Nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte) n. 9 deliberazioni del 14 giugno 2004; n. 2 deliberazioni del 21 giugno 2004; n. 6 deliberazione del 12 luglio 2004.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione della Presidenza del Consiglio regionale in occasione della ricorrenza del 20 settembre 1870, anniversario della presa di Porta Pia


PRESIDENTE

Colleghi, chiedo la vostra attenzione perché, anche su segnalazione e invito del Consigliere Tapparo, che ringrazio per l'attenzione alle date e ai valori significativi della nostra storia, la Presidenza del Consiglio ritiene opportuno richiamare il significato della data del 20 settembre. Lo abbiamo fatto anche in circostanze precedenti, con una memoria più degna e completa, ma non voglio ripetere quanto è stato consegnato agli atti relativamente alla commemorazione dell'anno scorso.
Voglio, invece, richiamare brevemente alcuni elementi di riflessione che ritengo possano essere - come sempre - d'attualità, quando si parla delle questioni del Risorgimento.
Il 20 settembre 1870, ultimo giorno d'estate, è una data storica significativa e fatidica. Credo non sia sbagliato collegare la data del 20 settembre a quelle del 25 aprile e del 2 giugno. Il 20 settembre come conclusione di un processo risorgimentale, che un libro uscito proprio oggi presenta giustamente in termini più problematici rispetto a quelli che siamo abituati ad utilizzare, parlando del Risorgimento come fatto patriottico e unitario.
E' importante avere presente questa complessità - se mi consentite la battuta - per non deprimerci troppo rispetto alle vicende contemporanee confrontate con una supposta perfezione delle vicende storiche più lontane.
Il processo risorgimentale fu un processo travagliato: da un lato furono gli italiani a spingere verso l'unità, sognata e attesa; dall'altro furono gli eventi internazionali. Da un altro lato ancora, fu la storia.
Sul piano letterario, poetico e culturale - non l'ultimo certamente lo stile narrativo, lo stile espositivo e il sistema di comunicazione, così come sul piano politico, anche i pensatori opposti pensavano le stesse cose. Vale la pena ricordare il Manzoni, con "Marzo 1821": "Soltanto alla fine saranno i tuoi figli, armati dei propri dolori, che daranno all'Italia il senso di una grande battaglia per l'unità".
Come testimonia la storia del Risorgimento di diversi narratori, Angelo Brofferio, discutendo con Cavour sull'opportunità dell'invio della missione in Crimea, al Cavour che raccontava delle sue ambizioni per quella strada (ci sono sempre le ambizioni di associarsi ai grandi eventi, anche con piccoli apporti, per partecipare ai risultati e trarre qualche vantaggio dagli stessi), al Cavour che diceva: "Questo ci consentirà di avere un appoggio importante per portare avanti la causa italiana" rispondeva: "L'Italia, il suo messaggio lo grida con il sangue dei suoi martiri, con il sangue della sua gente, ma soltanto l'unità dei suoi figli e la convinzione del popolo unito potrà dare all'Italia l'attesa unità, potrà farla uscire da quella condizione di semplice espressione geografica".
L'ideale unitario degli italiani, dei protagonisti della storia di quel tempo, si divideva sulle opzioni in maniera che, rileggendola, sembra più drammatica di quella che normalmente assumiamo. Il Gioberti, che pure era primo ministro del Piemonte, pensava in realtà all'Italia neoguelfa sotto il governo del Papa, perché pensatori illustri, quelli che ebbero ragione i mazziniani, i repubblicani, coloro ai quali la storia dette ragione dopo pensavano ad un'Italia repubblicana, perché Cattaneo pensava ad una Repubblica federale.
Non è che questo non avesse comportato morti e sacrifici; basta pensare alla Repubblica romana del 1849, agli insorti (Mazzini, Saffi e Armellini) e all'epilogo di quella vicenda che era coeva dell'inizio in Piemonte della fase risorgimentale, con la concessione dello Statuto.
E' con questi sentimenti che gli italiani faticavano a mettere a punto un superamento di quella condizione - che allora fu definita insostenibile di uno Stato con due capitali e due monarchie. In realtà, fu la sconfitta di Sedan, fu la perdita da parte di Napoleone III della condizione di poter garantire la sicurezza del papato che costrinse l'Italia, i piemontesi, gli italiani, sotto il peso di una forte azione popolare, ad assumere l'iniziativa.
D'altra parte, le questioni che riguardavano il rapporto tra lo Stato e la Chiesa non si deteriorarono soltanto in quella situazione. Noi piemontesi, in particolare, possiamo ricordare la vicenda storica di Giuseppe Siccardi, il cattolicissimo e verzuolese Siccardi, coevo di Brofferio (abbiamo celebrato l'anno scorso il duecentesimo anniversario della sua nascita), che da ministro del Governo piemontese e da cattolico dovette varare le leggi che ponevano fine ai famosi privilegi della Chiesa.
Il concetto della libera Chiesa nel libero Stato era, sì, un punto di riferimento, ma era un punto di riferimento particolarmente travagliato.
Con la breccia di Porta Pia, anche emblematicamente si feriva e si concludeva l'epopea dello Stato Pontificio, nel senso che la Porta Pia ricorda la storia - non era una porta romana qualsiasi, ma era stata costruita da Pio IV nella prima metà del secolo XVI, quindi la violazione di quelle mura e la conclusione dell'operazione condotta da La Marmora e dai piemontesi poteva rappresentare anche emblematicamente la chiusura di un largo ciclo espansivo cominciato e portato avanti dalla Roma dei Papi durante il Rinascimento e successivamente.
Ne nacque quella profonda lacerazione dei rapporti (il sillabo, la posizione di Pio IX) che soltanto formalmente fu in parte superata dai Patti Lateranensi, che nei fatti politici era stata superata dalle scelte del Partito Popolare, dall'iniziativa di Don Sturzo, il quale, tra l'altro fu esiliato in quanto antifascista, ma soprattutto in quanto repubblicano.
Credo, però, che la vera conclusione di quella vicenda, di quella lacerazione, durata quasi un secolo, si ebbe nella lotta di liberazione nella Resistenza, dove i cattolici e persino i monarchici, i liberali, i liberali risorgimentali e i socialisti, tutti si ritrovarono nel conquistare la libertà, nel concludere quella grande e immane operazione storica, politica, militare e culturale che fu la Resistenza e che giustamente il Presidente della Repubblica volle in più occasioni definire come "il secondo Risorgimento".
Nelle tre date del 20 settembre 1870, del 25 aprile 1945 e del 2 giugno 1946 si compì un lungo percorso che, attraverso lacerazioni, difficoltà e comportamenti che restano drammaticamente nella storia - non quella reale non quella elegiaca del nostro Paese - ci riportarono a riconquistare e ricostruire il Paese che abbiamo attualmente, libero e sovrano. Un Paese che si spostò progressivamente dalle terre della Savoia e di Nizza verso l'Italia, che assegnò ad una dinastia un compito forse impari alle risorse della dinastia stessa. Ma più che la dinastia contò la vicenda degli italiani, che seppero portare a conclusione - forse unico esempio di una grande vicenda nei due secoli - quell'immane opera di costruzione dell'Italia come Stato sovrano e unitario.
Credo, pertanto, sia giusto ricordarlo. La data del 20 settembre scritta su molte strade, è lì a chiedere di essere ricordata. Il Consiglio regionale lo deve fare, in particolare in relazione - direi in ossequio - a quello che è stato il ruolo del Piemonte nel promuovere e costruire il percorso dell'unità nazionale.
Grazie, colleghi, per la vostra attenzione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, non per un intervento di merito, ma per ringraziare la Presidenza del Consiglio regionale che ha voluto accogliere, anche quest'anno, la mia richiesta.
Nel 1970, quando si costituì la Regione Piemonte e la sua Assemblea, il primo Presidente, del Consiglio regionale, Paolo Vittorelli, celebrò tale ricorrenza nell'Aula che ospitava il Consiglio regionale - l'Aula del Consiglio provinciale - con un intervento importante; altrettanto hanno fatto in questi anni gli interventi del Vicepresidente Riba. Poi, tale data è caduta e rischia di tornarlo in desuetudine, pertanto voglio solo ricordare che siamo la Regione Piemonte e che il Piemonte fu elemento propulsivo per l'Unità d'Italia.
Il 20 settembre non è solo la data della formazione dello Stato italiano, non è solo la data della fine del potere temporale della Chiesa che liberò la Chiesa da impacci e probabilmente la rese più libera (così Giovanni XXIII lo ricordò); in tale data si formò lo Stato laico, cioè la caratteristica profonda del 1870 fu che in quel momento l'Italia divenne un'organizzazione statuale laica.
Volerlo ricordare, seppure brevemente, senza pennacchi e celebrazioni particolari, è un segno importante. Spero che anche nella prossima legislatura - noi siamo transeunti, non sappiamo se ci saremo in futuro questo segnale possa essere tenuto in vita. Dico, pertanto, a quei Consiglieri che saranno presenti in quest'Aula di ricordare alla nuova Presidenza dell'Assemblea di compiere questo piccolo atto significativo ricordando che il Piemonte compì molti sacrifici e sacrificò molti suoi uomini per la conquista importante dell'Unità d'Italia.
Grazie ancora del suo intervento, Presidente Riba.



PRESIDENTE

Grazie, collega Tapparo. Non è previsto, ovviamente, un dibattito; se qualche collega intende intervenire, lo può fare.
La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Pierluigi

Grazie, Presidente, una veloce battuta. La ringrazio per la dotta ricostruzione della nostra storia risorgimentale. Peraltro, lei ritengo sia persona veramente idonea a fare ciò, in quanto esperto di cadute di muri! Trovo, però, ardito - e mi fa pensare a una grande frase di Tolstoj: "La storia sarebbe bella se fosse vera" - il finale del suo intervento, laddove è riuscito a riportare la Resistenza degli anni '40 in ambito risorgimentale: veramente una grande e ardita interpretazione storica! Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Marengo, per la sua precisazione, che peraltro mi attribuisce dei meriti che non ho. Non sono un esperto di muri, tanto meno di costruzione di muri; non so se parla in senso storico o di attualità, ma in un caso, come nell'altro, non mi riconosca questo tipo di condizione! Invece, per quanto riguarda il collegamento tra il Risorgimento e la Resistenza, eviterò di girare al Capo dello Stato questa sua valutazione sulle sue opinioni; se ritiene, lo faccia lei direttamente. Grazie.


Argomento: Varie

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla possibilità e alle prerogative dei Consiglieri regionali di accedere al Centro di Permanenza Temporanea di Corso Brunelleschi a Torino


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi, sull'ordine dei lavori.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Devo sottolineare un ennesimo problema che sta sorgendo riguardo ai Centri di Permanenza Temporanei, del quale è stato investito anche il Presidente del Consiglio.
Si tratta di questo: venerdì 10 settembre una delegazione di Consiglieri regionali si è recata in visita al Centro di Permanenza Temporanea di Corso Brunelleschi e, per l'ennesima volta, è stato loro negato l'accesso.
Riteniamo che questa vicenda non possa continuare in questo modo.
Ricordo di aver sollevato il problema addirittura nell'ambito della discussione sullo Statuto, perché sembra quasi inutile parlare delle possibilità e delle prerogative dei Consiglieri regionali, però ci troviamo in questa situazione: questi centri "godono" quasi di una extraterritorialità, in quanto viene detto che le prerogative in ambito regionale dei Consiglieri sono esattamente equiparabili a quelle degli Onorevoli, dei Deputati e dei Senatori, però di fatto, per quanto riguarda questi Centri, i Consiglieri regionali non possono espletare il loro mandato.
Credo che questa vicenda non possa continuare, in quanto non si riesce a comprendere perché il Consigliere sia stretto in una morsa tra pareri diversi e tra necessità di ottenere permessi di accesso a questi Centri che dovrebbero essere concessi doverosamente inevitabilmente. Invece, da un po' di mesi a questa parte, non riusciamo più ad accedere ai CPT.
Ritengo che si debba lavorare a livello di Presidenza del Consiglio e a livello di Consiglio per chiarire definitivamente questa questione.



PRESIDENTE

La ringrazio. Non conoscevo la questione che lei ha segnalato in questa sede. Ne prendo nota e ritengo che debba essere chiarita. La valuteremo come Ufficio di Presidenza e risponderemo nella prossima seduta sicuramente.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Condivido questa richiesta; aggiungo solo due particolari.
Sino a qualche mese fa, l'accesso ai CPT era consentito ai Consiglieri regionali: previo appuntamento, ci presentavamo e siamo sempre entrati alcuni colleghi Consiglieri hanno frequentato questi Centri più volte (Suino, Papandrea, Moriconi e il sottoscritto).
A un certo momento, è iniziata una procedura che impediva ai Consiglieri regionali di accedere. L'ultima volta in cui ho partecipato è stata nel mese di luglio, quando dietro nostra forte pressione siamo riusciti a varcare il cancello, ma successivamente i funzionari di turno hanno svolto delle verifiche (in Prefettura o al Ministero degli Interni) e hanno confermato questo divieto.
Come tutti loro sanno, i Consiglieri regionali possono visitare le carceri: abbiamo il diritto riconosciuto (come i Parlamentari) di effettuare delle visite in carcere. Questi CPT sono luoghi di detenzione direi che, da certi punti di vista, sono luoghi nei quali si è detenuti in condizioni peggiori che in carcere. Comunque sia, sono luoghi sul territorio italiano gestiti, per la parte entro le gabbie, dalla Croce Rossa Italiana, con forze di Polizia che governano gli spazi tra gabbia e gabbia.
Allora, questo irrigidimento che natura ha? C'è un irrigidimento di Polizia? C'è un pezzo del Ministero degli Interni che ha deciso che i Consiglieri regionali non possono visitare questi luoghi? La questione è della massima importanza, perché la dignità del Consigliere regionale è la dignità di tutto il Consiglio, e penso che non si possa affermare che un Consiglio regionale non può visitare questi Centri.
Di conseguenza chiederei, anche in nome degli altri colleghi, di valutare questa nostra richiesta al massimo livello. A noi pare che richiedere urgentemente un incontro col Presidente della Camera e col Presidente del Senato potrebbe essere un'iniziativa di livello adeguato perché lamentarci e protestare l'abbiamo già fatto. Senza iniziative di questo genere, Presidente, che fare? Ci consegniamo all'interno dei CPT come Consiglieri regionali? Perché, vede, noi potremmo avere accesso in questi Centri di permanenza come accompagnatori dei Parlamentari. Se noi facciamo questa dichiarazione e andiamo al seguito di un Parlamentare possiamo entrare. Ma noi non abbiamo alcuna intenzione di fare ciò, a meno che, facendo ciò, mettiamo in atto dei meccanismi che segnaleranno in modo forte questa mancanza di esercizio di un diritto fondamentale alla visita dei CPT da parte dei Consiglieri regionali.
La ringrazio, Presidente, per la risposta che riuscirà a darci.



PRESIDENTE

Confermo che l'Ufficio di Presidenza si fa carico di questa questione.
La ringrazio per la precisazione ulteriore dei termini già esposti dal collega Morioni, e per la prossima seduta riferiremo direttamente in aula circa l'esito dell'iniziativa dell'Ufficio di Presidenza.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interpellanza n. 2807 del Consigliere Contu, inerente a "Adeguamento delle esigenze dei pendolari del treno regionale Torino P.N.-Asti delle ore 14.15, in transito alla stazione di Torino Lingotto alle ore 14.22"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Svolgimento interrogazioni e interpellanze", esaminiamo l'interpellanza n. 2807.
L'Assessore Casoni riteneva di dover rispondere alle interpellanze sull'incidente ferroviario che la Conferenza dei Capigruppo non ha calendarizzato; le calendarizzerà la settimana prossima e quindi anche la risposta su questo punto verrà data in una prossima seduta. Ad ogni modo Consigliere Contu, se lo ritiene, illustri pure l'interpellanza: è iscritta all'o.d.g. e quindi la può illustrare.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Volevo farle notare che lo stato in cui versano le Ferrovie è cosa diversa dal merito dell'interpellanza.
Il giorno stesso dell'incidente ferroviario, ho depositato un'interpellanza che conteneva una richiesta di comunicazione urgente dell'Assessore in merito all'incidente stesso. Credo che questo dovesse essere atto dovuto, anche se capisco che ci siano aspetti scandalistici che prevalgono rispetto invece ad un dramma.
Stamattina sono arrivato in ritardo, Presidente, ma ho ragione di credere che lei abbia già programmato il minuto di raccoglimento dell'aula in ricordo delle vittime. Presidente, mi ascolta? Presidente, le dicevo che è consuetudine in quest'aula, alla ripresa dei lavori, un atto doveroso nei confronti delle vittime dell'incidente ferroviario. Prima mi rammaricavo con l'Assessore che la comunicazione rispetto al terzo gravissimo incidente che si è verificato nel 2004 andava fatta. Le chiedo formalmente, Presidente, di valutare la possibilità di un minuto di raccoglimento in ricordo delle vittime di quell'incidente.



PRESIDENTE

Collega Contu, la ringrazio. E' sicuramente una segnalazione assolutamente opportuna e penso che possiamo manifestare il nostro cordoglio per le vittime con un minuto di silenzio. Discuteremo in altra sede della vicenda.
Se il Consiglio acconsente, raccogliendo la segnalazione del Consigliere Contu, invito a ricordare oggi, con un minuto di silenzio, le vittime dell'incidente ferroviario che ha colpito il Piemonte. Le interpellanze le discuteremo in altra occasione.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

Prego, collega Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Passerei all'illustrazione del tema: in questo momento non ho il testo a mie mani, ma ricordo bene la segnalazione fatta, in particolare, dai lavoratori di Fiat Mirafiori.
Per raggiungere il treno di passaggio alla Stazione Torino-Lingotto delle 14.22, i lavoratori del primo turno Fiat, pur con una certa benevolenza da parte dell'autista, sono costretti ad autentiche "gincane" che sfidano anche il codice della strada, per riuscire a raggiungere la Stazione Torino-Lingotto in tempo utile per prendere il treno Torino-Asti in partenza dalla Stazione Torino Porta Nuova alle ore 14.15.
La questione è grave, perché, come avviene la maggiore parte delle volte, nonostante la buona volontà degli autisti e il traffico caotico del cambio turno alla Fiat, molto spesso salta la coincidenza. Questo non ha certo un effetto piacevole sui lavoratori che devono prendere quel treno in partenza alle ore 14.15, anche perché la conseguenza immediata, qualora perdano quel treno, è che devono sostare e "ciondolare" all'interno della Stazione Lingotto per ben un'ora prima che riescano a prendere il treno successivo che li porti al proprio domicilio.
Lei sa bene che l'organizzazione del lavoro (organizzazione che punta allo sfruttamento intensivo degli impianti 24 ore su 24, con turni notturni) ha in sé dei disagi e, in qualche modo, e per quanto possibile chi è proposto all'organizzazione e sovrintende la questione dei trasporti dei pendolari e dei lavoratori è tenuto a prestare estrema attenzione.
Io non so se lei abbia già provveduto, Assessore. So che il Memorario ha creato una serie di scompensi. Tuttavia, quello che sostanzialmente le chiedo è di venire incontro a quest'esigenza, che ritengo legittima. La distanza da Fiat Mirafiori alla Stazione Lingotto non è eccessiva: sono circa quattro o cinque chilometri. Francamente, lo spostamento di pochi minuti potrebbe risolvere definitivamente il problema.
Mi appello, quindi, alla sua attenzione rispetto alla problematica.



CONTU Mario

DI BENEDETTO ALESSANDRO PRESIDENTE



CONTU Mario

La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
In merito a questa segnalazione, ricordo che le linee ferroviarie si compongono di Stazioni d'origine, Stazioni intermedie e Stazioni finali di composizione. Pertanto, proprio per la stesura, anzi per suggerire la stesura del nuovo orario ferroviario, che entrerà in vigore il 14 dicembre 2004 (com'è noto, l'orario viene steso operativamente da Trenitalia) abbiamo introdotto un elemento di assoluta novità nella formazione: già dal mese di gennaio abbiamo convocato, Provincia per Provincia, tutti i comitati dei pendolari, tutti i Comuni interessati dalle fermate, le Province, le organizzazioni sindacali e le organizzazioni di categoria.
Assieme a loro, abbiamo formato dei Tavoli provinciali (naturalmente, sono stati invitati, altresì, i responsabili che stendono l'orario di Trenitalia, ovvero il personale di Trenitalia e di RFI) e si sono elaborate delle novità che tenessero conto delle esigenze di tutti (logicamente con le esigenze tecniche di linea).
Comunque, i Tavoli non sono ancora definitivamente chiusi. Noi abbiamo provveduto immediatamente a trasmettere questa esigenza al relativo Tavolo (non so se fosse stata precedentemente trasmessa anche dalle organizzazioni sindacali, per esempio, che sono comunque state invitate a questi Tavoli proprio per rendere assolutamente trasparente la questione). In ogni caso farò in modo di sollecitare tale richiesta, logicamente tenendo conto del contesto di studenti, di lavoratori e di coloro che si muovono su questa linea, perché a volte dobbiamo prendere in considerazione anche i numeri e valutare quante persone salgono in una determinata stazione: se il numero è consistente, logicamente l'opzione è più forte; se invece il numero è basso, l'opzione diventa preponderante per quelli che partono da altre località e che in maggior numero occupano quel treno.
Del resto, mi sono sempre fatto latore di tutte le esigenze e gli stessi comitati pendolari hanno riconosciuto che il metodo di formazione del nuovo orario effettivamente è cambiato. Pertanto, farò in modo di risegnalare questa situazione qualora non fosse stata segnalata in precedenza anche da altre organizzazioni (questa interpellanza sicuramente è stata inviata, perché la mia Segreteria ha l'obbligo di inviare tutte le interpellanze relative alle richieste di modifica al Tavolo della relativa Provincia).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu, per una breve replica.



CONTU Mario

La ringrazio, Assessore, per l'attenzione mostrata al problema.
Vorrei farle notare che, proprio per quanto concerne le realtà dei pendolari, sono sostanzialmente due le categorie: da una parte gli studenti, dall'altra i turnisti. E mi è sembrato di comprendere, dall'esame della situazione che ho fatto, che gli studenti escono alle ore 13.30 (più o meno sono questi gli orari). Questa proposta, quindi, tenendo conto anche delle distanze dalla Stazione, riuscirebbe a conciliare entrambe le esigenze, non sbilanciandone una rispetto all'altra.
Comunque, Assessore, rilevo che con l'introduzione del nuovo Memorario probabilmente molte delle modifiche proposte non sono state immediatamente recepite. L'attendo per una verifica il 14 dicembre, anzi un po' prima.
Assessore, posso darle un consiglio sul piano del metodo? Nel momento in cui le Ferrovie e Trenitalia, che è l'Ente competente, dovessero definire il nuovo Memorario - mi appello anche al Presidente della Commissione, Costa Enrico, affinché, d'accordo con lei, possiate calendarizzare un incontro in Commissione - tenga conto che dobbiamo partire, finalmente, con la Commissione di indagine conoscitiva, che è altra questione, in modo che un mese prima i Consiglieri siano resi edotti delle migliorie introdotte, anche per non aggravare l'aspetto di sindacato ispettivo, sapendo che magari l'Assessorato è pronto e ha già dato alcune risposte alle esigenze dei pendolari. Grazie.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 2657 dei Consiglieri Placido, Saitta, Muliere, Ronzani Marcenaro, Manica e Riggio inerente a "Riorganizzazione dell'ARPA in Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 2657. Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Con riferimento ai quesiti posti dagli interroganti, si riferisce quanto segue.
Per quanto riguarda il primo quesito - quali azioni vorranno intraprendere, al fine di recepire le osservazioni, nella Provincia di Torino, in merito al Regolamento dell'ARPA, soprattutto circa le ipotesi di nuova organizzazione funzionale dell'Agenzia - con nota in data 12 dicembre 2003, il Presidente della Provincia di Torino ha ritenuto di formalizzare alcune osservazioni in ordine al Regolamento di riorganizzazione di ARPA Piemonte.
Con successiva nota n. 525, in data 7 gennaio 2004, l'Agenzia ha formulato opportune controdeduzioni ai rilievi mossi dalla Provincia dalle quali risulta che, stante l'inutilità del ribadire in Regolamento quanto già precisato dalle legge regionale n. 60/1995 e s.m.i., con il Regolamento di riorganizzazione dell'Agenzia sono state puntualmente rispettati i disposti di legge.
Tuttavia, atteso l'alto profilo istituzionale e di contenuto delle osservazioni formulate dalla Provincia, e allo scopo di sgombrare il campo da eventuali dubbi di legittimità, in sede di vigilanza, esercitata ai sensi dell'art. 2 della legge regionale 60/1995, sono stati formulati rilievi, a seguito dei quali sono state disposte alcune integrazioni al provvedimento regolamentare volte a: ribadire lo strumento delle convenzioni, di cui all'art. 13 della legge regionale 60/1995, per la definizione dei criteri di dipendenza funzionale dalle Province dei Dipartimenti provinciali di ARPA Piemonte riaffermare la funzione di indirizzo e coordinamento delle Aree funzionali di ARPA precisare la denominazione di Dipartimenti provinciali delle strutture organizzative periferiche dell'Agenzia confermare il procedimento amministrativo di scelta dei Direttori di Dipartimento sentita la Provincia interessata ribadire il ruolo del Comitato regionale di indirizzo e dei Comitati provinciali di Coordinamento cui competono rispettivamente la determinazione degli obiettivi istituzionali in materia ambientale e la verifica delle attività svolte da ARPA, nonché l'integrazione ed il coordinamento delle attività dei Dipartimenti provinciali con i servizi delle rispettive amministrazioni provinciali.
A seguito di tali integrazioni, adottate con decreto del D.G. di ARPA n. 78 del 13 febbraio 2004, il procedimento di vigilanza sull'atto in questione si è favorevolmente concluso con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 11 in data 23 febbraio 2004.
Secondo quesito: "Se siano al corrente dei piani di riorganizzazione del personale dell'ARPA e se questi siano condivisi".
L'iter amministrativo di adeguamento del Regolamento di organizzazione di ARPA, nonché le scelte organizzative che sottendono a tale atto, sono note agli uffici della Regione che hanno seguito molto da vicino il percorso istituzionale di tale procedimento.
Attesa la rilevanza di tale atto, i principi ed i criteri che dovevano ispirarne la redazione sono stati espressamente approvati dal Comitato regionale di indirizzo, il quale, nella seduta del 17 giugno 2003, ha preso ".atto della proposta di Regolamento di organizzazione presentata dal Direttore generale dell'ARPA condividendo le scelte organizzative ed i principi fondamentali esplicitati .", autorizzando nel contempo ".la Direzione generale dell'Agenzia ad apportare eventuali modifiche che si rendessero opportune in sede di confronto con le Organizzazioni Sindacali".
Il provvedimento finale di adozione del nuovo Regolamento è stato disposto in data 4 dicembre 2003 con decreto del Direttore generale n. 669.
Terzo quesito: "In base a quali criteri sono state individuate le professionalità che compongono l'attuale staff del Direttore generale".
Per quanto concerne l'individuazione dei componenti dello staff della Direzione generale, l'articolo 5, comma 5, della legge regionale 60/1995 prevede che "per l'espletamento delle funzioni di propria competenza il direttore generale si avvale di un proprio staff, con comprovata esperienza nelle specifiche funzioni, da lui nominato; fanno parte dello staff esperti in campo economico-finanziario, giuridico, di organizzazione e tecnico, in numero non superiore a cinque".
E' evidente che la ratio della norma è quella di consentire al Direttore generale di disporre di professionalità qualificate che attraverso il loro apporto, possano coadiuvare l'organo monocratico nel compimento delle funzioni di governo e di gestione che la legge gli attribuisce.
Le scelte operate da ultimo dal Direttore generale dell'ARPA sono state compiute allo scopo di dare maggiore impulso alla realizzazione degli obiettivi considerati strategici per l'Ente.
In considerazione poi del notevole cambiamento in corso, e della necessità quindi di rendere maggiormente flessibile l'apporto dello staff quattro dei cinque incarichi sono stati attribuiti per un periodo di soli dodici mesi, ferma restando la possibilità di proseguire nel rapporto ovvero di terminare la collaborazione qualora lo scenario organizzativo e gestionale dovesse mutare. Scendendo nel dettaglio delle scelte operate vale la pena ricordare che uno degli incarichi è stato attribuito in ragione della vasta esperienza professionale acquisita in Regione sulle tematiche inerenti all'ARPA dal consulente in questione, mentre gli altri sono stati conferiti o in considerazione della competenza professionale posseduta dai consulenti di riferimento e considerata dal Direttore generale determinante per il raggiungimento dei nuovi obiettivi dell'Ente.
Quarto quesito: "Quale sarà l'impegno finanziario della Regione Piemonte per l'anno 2004 per le attività dell'ARPA al fine di potenziare le attività di prevenzione e controllo sul territorio".
In merito alle risorse finanziarie attribuite ad ARPA si evidenzia come, al di là di finanziamenti attribuiti ad hoc per perseguire obiettivi specifici, l'Agenzia, ai sensi dei disposti di legge, viene finanziata con una quota parte del fondo sanitario regionale nell'ambito delle risorse destinate alla prevenzione: tale importo per l'anno 2004 equivale a 50.000.000,00 di euro (articolo 17, lettera a) della legge regionale 60/1995).
A tale stanziamento devono essere aggiunti, per l'anno in corso 8.437.919,63 euro (importo stabilito con DGR n. 37-8397 in data 10 febbraio 2003, ai sensi dell'articolo 13, comma 2 della legge regionale 28/2002) 4.300.860,00 euro (ai sensi dell'articolo 17, lettera d) della legge regionale 60/1995), e 2.031.826,66 euro (importo stanziato con DGR 37-8397 del 10 febbraio 2003 ai sensi dell'articolo 13, comma 2 della legge regionale 28/2002).
A tale proposito, si evidenzia come la legge, nell'attribuire i fondi regionali all'Agenzia, nulla dice sulle finalità degli stessi, demandando invece al Comitato regionale di indirizzo, in cui sono rappresentate tutte le Province oltre che i Comuni piemontesi, la determinazione degli obiettivi istituzionali in materia di tutela ambientale e di prevenzione, e la verifica dei risultati delle attività svolte dell'ARPA.
Tra gli obiettivi fissati per l'anno 2004, così come già negli anni precedenti, grande rilevanza è stata attribuita al potenziamento delle attività di prevenzione e controllo sul territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Ringraziando l'Assessore per la risposta, chiedo se è possibile avere copia scritta.
Una nota: questa interrogazione l'avevo presentata insieme al Consigliere Saitta, per cui passerò la risposta al Presidente della Provincia per capire se Saitta continuerà nelle osservazioni dell'allora Presidente Bresso o come potranno essere i nuovi sviluppi. Non posso non rilevare che, quando discutemmo l'eliminazione della Direzione del settore Geologico e l'accorpamento nell'ARPA, esprimemmo forte perplessità. Noi ci troviamo con l'interpellanza e con le informazioni che abbiamo avuto, al di là della risposta dell'Assessore molto lunga e articolata, che però non entra nel merito e non è esauriente rispetto alle nostre interrogazioni e alle nostre domande.
Assessore, si pone un problema: si sono create più agenzie. C'è l'ARES l'ARPA, l'ARES1, l'ARES2, ma non c'è garanzia su come svolgono completamente il loro lavoro; in alcuni casi, presenteremo delle interpellanze, perché non rispettano neanche le leggi istitutive delle agenzie. Si pone un problema che va oltre l'interpellanza su questioni come ARPA, nella "discrezionalità" di chi dirige queste agenzie, opera: non c'è la garanzia sul loro operato. Siamo abituati a vederne di tutti i colori in Regione, sarebbe singolare che le agenzie regionali si comportassero in maniera difforme. E' chiedere troppo? Questo è l'andazzo, questo è il modo di agire in questi anni ma anche nei prossimi mesi. Per questo non siamo soddisfatti della risposta, seppur esauriente ed articolata. Valuteremo il da farsi nelle prossime settimane, dopo un'attenta valutazione della risposta fornita dall'Assessore, ma anche a seguito di una verifica da parte nostra dello stato dell'arte di come sia la situazione all'interno dell'ARPA. Non sarà sfuggito che c'è un'altra interpellanza sull'ARPA perché, in qualche caso, il direttore dell'ARPA è andato forse oltre. E' opportuno, Assessore, che quando qualcuno va oltre venga riportato alle sue funzioni e compiti, altrimenti diventa complicato lavorare e svolgere un controllo di verifica sul lavoro svolto dalle agenzie, a partire dal proprio direttore.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 2894 presentata dai Consiglieri Mellano e Palma inerente a "Scarichi inquinanti della ditta SACAL Alluminio di Carisio (VC) ed eventuali inadempienze dell'ARPA"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 2894.
La parola al Consigliere Palma per l'illustrazione.



PALMA Carmelo

Ho voluto chiedere la parola per illustrare l'interpellanza non solo perché è urgente e delicata nel suo argomento, ma anche perché, in qualche misura, pragmatica delle modalità di funzionamento del sistema del controllo ambientale della nostre regione e dei, chiamiamoli così eufemisticamente, modelli di attività che gli organismi di controllo ambientale dovrebbero effettuare, quindi l'ARPA.
I sottoscritti interroganti Palma e Mellano, transitando sull'autostrada Torino-Milano, hanno sentito puzza all'altezza di Carisio.
Una puzza molto forte. Hanno chiesto in giro e hanno scoperto che la puzza proveniva da uno stabilimento che si chiama SACAL e che produce alluminio di seconda fusione riciclando i rottami di questo metallo, e che ha degli scarichi a cielo aperto. Sempre i Consiglieri Palma e Mellano, essendo assolutamente digiuni di competenze tecniche in materia, sono riusciti a trovare lo scarico, sono riusciti a trovare il canale di irrigazione della risaia in cui lo scarico finiva e sono riusciti a trovare il torrente in cui lo scarico, attraverso il canale di irrigazione della risaia, finiva.
I Consiglieri Palma e Mellano, che non capiscono nulla in materia hanno preso una bottiglietta d'acqua, l'hanno riempita con l'acqua dello scarico e l'hanno portata ad un centro di analisi, il quale ha riscontrato presenze di ammoniaca, oruri, solfuri e tensioattivi ampiamente superiori rispetto ai limiti di legge (in alcuni casi di due volte, in altri di tre in altre di quattro superiore). Sempre i Consiglieri Palma e Mellano, per non sapere né leggere e né scrivere, hanno presentato un'interrogazione all'Assessore regionale all'Ambiente e un esposto alla Procura della Repubblica di Vercelli. A distanza di tre mesi, i Consiglieri Palma e Mellano leggono dagli organi di informazione che l'ARPA conferma i risultati dell'analisi - ho un articolo pubblicato su La Stampa, cronaca di Vercelli - ma non sanno ancora, da parte della Regione e da parte dell'ARPA stessa, se sono stati adottati provvedimenti nei confronti dell'azienda.
Adesso sono particolarmente interessato ad ascoltare le risposte puntuali agli undici quesiti che abbiamo formulato nell'interrogazione tuttavia pongo un problema generale: se un qualcosa che puzza talmente tanto che due automobilisti che transitano in autostrada se ne accorgono continua a puzzare anche nel periodo successivo, dopo aver puzzato per tutto il periodo precedente e, a quanto pare, tutta quella puzza, perlomeno nel periodo precedente, non aveva sollecitato interventi sanzionatori di diverso tipo rispetto ai provvedimenti di autorizzazione allo scarico, così come rispetto a sanzioni di carattere amministrativo (lasciando da parte le eventuali responsabilità penali che non è l'ARPA, ma l'Assessorato a dover verificare), la questione pone grandissimi interrogativi e grandissimi ombre sull'attività dell'ARPA stessa.
Anche perché, come l'Assessore sa perfettamente, quella è un'area interessata da una delle infrastrutture più importanti in costruzione, cioè dalla linea dell'Alta Velocità, per la costruzione della quale l'ARPA stessa è tenuta a fare delle analisi e dei rilievi sui corsi d'acqua a monte e a valle dell'intervento, quindi da quel tempo dovrebbe essersi accorta che quell'acqua era pesantemente inquinata, che quel rio era pesantemente inquinato, oltre che, come i Consiglieri Palma e Mellano si sono accorti, da quell'impianto promanava un odore notevole.
Ascolterò la risposta all'interpellanza, ma vorrei anche una risposta che non giustifichi, perché la questione mi pare ingiustificabile. La risposta dovrebbe spiegare qual è l'orientamento dell'Assessorato rispetto ai modelli di attività di una struttura che dovrebbe verificare e sanzionare le irregolarità e che, nella migliore delle ipotesi come questa conferma le irregolarità sollevate da due Consiglieri che, per non sapere né leggere e né scrivere, hanno fatto fare le analisi non all'ARPA, ma ad una società privata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Prima di entrare nel merito della lettura della risposta, vorrei fare una precisazione e ricordare al Consigliere Palma com'è la situazione istituzionale in materia di controlli.
Nelle nostra regione abbiamo assegnato i controlli ambientali alle amministrazioni provinciali, le quali utilizzano l'ARPA come soggetto tecnico operativo. Così come a livello regionale c'è il comitato di indirizzo, la conferenza provinciale dell'ARPA, che siede presso la Provincia, a formulare i programmi e gli indirizzi per tutte le attività di controllo. Questo come impostazione di carattere generale. Poi c'è l'azione dei singoli casi. Ovviamente, possono essere casi particolari da controllare, programmare o segnalare. L'ho voluto precisare perché la legge istitutiva dell'ARPA ha previsto questo modello operativo. L'ARPA è divisa in dipartimenti provinciali, il dipartimento provinciale dipende gerarchicamente dal Direttore generale dell'ARPA, ma funzionalmente dell'amministrazione provinciale: in tutte le Province.
Entro nel merito della risposta. Le problematiche di rischio associate allo stabilimento SACAL di Carisio sono riconducibili non solo agli scarichi di reflui in acque superficiali, ma anche alla contaminazione delle acque sotterranee e, soprattutto, alle emissioni in atmosfera localizzate e diffuse.
Lo stabilimento SACAL è sottoposto, a cura del Dipartimento ARPA di Vercelli, a periodici controlli relativamente alle emissioni in atmosfera scarichi idrici, gestione di rifiuti e contaminazione radioattiva. Lo stesso Dipartimento ARPA ha predisposto una relazione che raccoglie le principali informazioni inerenti alle caratteristiche, alla collocazione al ciclo produttivo e alle problematiche ambientali e di rischio tecnologico connesse allo stabilimento SACAL.
Si rammenta, peraltro, che attualmente la verifica delle congruità ambientale delle emissioni derivanti da stabilimenti industriali è di competenza esclusivamente provinciale e che le Province si avvalgono del supporto tecnico dell'ARPA per l'esecuzione dei controlli.
In merito agli scarichi idrici, si comunica che già a partire dal 1986 sulla scorta di segnalazioni dell'allora USSL n. 45 di Vercelli, l'allora competente Comune di Carisio aveva attivato prescrizioni specifiche inerenti allo scarico.
Con la l.r. n. 48/1993, che ha portato in capo alle Province la competenza sugli scarichi, la Provincia di Vercelli, previa verifica di conformità dello scarico ai limiti previsti per legge, ha confermato l'autorizzazione rilasciata dal Comune di Carisio.
Ulteriori prescrizioni sono state attribuite nell'anno 2000, in occasione del rinnovo dell'autorizzazione allo scarico e nel 2001, in occasione della progettazione dell'impianto di depurazione.
Tra giugno e luglio 2001, a seguito di analisi riferite a quattro campionamenti dello scarico che risultavano non conformi ai limiti fissati dal d.lgs. n. 152/1999, la Provincia ha disposto un provvedimento dapprima di diffida, poi di sospensione dell'autorizzazione, con segnalazione alla Procura della Repubblica. Nell'agosto del medesimo anno, tuttavia, è stata consentita la riapertura dello scarico a seguito di modifiche tecniche apportate secondo indicazioni fornite dall'ARPA.
Terminata la realizzazione delle condotte fognarie e dell'impianto di depurazione nell'ottobre 2001, la Provincia, supportata da parere positivo dell'ARPA, ha rilasciato una nuova autorizzazione che tenesse conto delle modifiche strutturali intervenute. Nel novembre del medesimo anno, le analisi delle acque di scarico mostravano però superamento dei limiti ed è stata conseguentemente disposta la revoca dell'autorizzazione.
Nell'anno 2002 la ditta ha presentato una nuova istanza di autorizzazione. L'ARPA, in presenza di rappresentanti della Provincia di Vercelli e dei Carabinieri del NOE di Torino, ha effettuato un sopralluogo presso lo stabilimento, formulando parere positivo al rilascio dell'autorizzazione richiesta.
L'autorizzazione attualmente vigente è stata, quindi, rinnovata nel gennaio 2002 ed è comprensiva degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento dei piazzali e di quelle domestiche. E' relativa ad un unico punto di scarico e identifica tre pozzetti di ispezione: uno a valle dell'impianto di depurazione (pozzetto n. 3 per il campionamento dei reflui in uscita dall'impianto di depurazione) e due a monte del punto di immissione nel corpo idrico recettore (pozzetto n. 2 per il campionamento delle acque di raffreddamento e pozzetto n. 4, ultimo pozzetto prima dello scarico in acqua superficiale che permette il campionamento dei due tipi di refluo uniti).
Ulteriori campagne di controllo sono state effettuate nei successivi mesi di luglio e settembre. Dalle risultanze della seconda campagna è nuovamente emerso il superamento di alcuni limiti di accettabilità dello scarico ed è stato disposto un provvedimento di diffida.
Nel mese di luglio c.a. il Nucleo di Vigilanza ecologica della Polizia provinciale ha effettuato un sopralluogo dal quale è emersa la situazione di seguito descritta.
E' presente un unico punto di scarico situato sul lato est dello stabilimento, corrispondente a quello autorizzato e attivo al momento del sopralluogo.
I reflui possono essere campionati dagli appositi pozzetti correttamente collocati prima della confluenza nel punto di scarico.
Il canale di scorrimento delle acque reflue non è impermeabilizzato per un lungo tratto e termina la sua corsa in un canale scolmatore che, a sua volta, confluisce nel Rio Odetta. Tale canale è inserito nel progetto di bonifica dell'intero sito approvato nel 2003 dal Comune di Carisio in Conferenza dei Servizi.
In relazione alla qualità dei reflui, si presentano di seguito alcuni grafici che riportano i dati rilevati dall'ARPA, a partire dall'anno 1997 per i principali parametri misurati al punto finale di scarico (ora denominato pozzetto 4). I dati sono separati sull'asse delle ascisse per evidenziare che dall'ottobre 2001 è entrato a regime l'impianto di depurazione.
Consegnerò al collega Palma tutta la documentazione, in modo che possa vedere gli effetti risolutivi, o non risolutivi, di questi interventi.
L'ultimo controllo di cui si ha disponibilità dei dati è stato eseguito in data 25/11/2003, con il prelievo dei reflui presso i tre pozzetti di ispezione. I risultati analitici sono riportati in dettaglio nella tabella che allego.
Dal confronto dei risultati con i valori limite imposti per lo scarico in acque superficiali dal d.lgs. n. 152/1999 è emerso come l'acqua del pozzetto n. 3 presentasse un superamento del valore limite per il parametro cloruri e per il saggio di tossicità acuta su Daphnia magna. A tale proposito è stata irrogata sanzione amministrativa all'azienda ed è stato disposto dalla Provincia un provvedimento di diffida e un'ulteriore integrazione all'autorizzazione.
Anche l'acqua del pozzetto 4 presentava un superamento dei valori limite per il parametro rame. Tuttavia, poiché durante il campionamento si era verificato un problema tecnico e tale campione non risultava rappresentativo della situazione, non si è proceduto a nessun atto consequenziale. L'ARPA ha tuttavia notificato il problema alla Provincia di Vercelli.
A seguito di recenti colloqui con gli uffici provinciali è emerso che nel mese di luglio scorso, l'ARPA ha effettuato un nuovo campionamento presso i tre pozzetti di ispezione.
I risultati delle analisi hanno mostrato conformità ai limiti per tutti i parametri dei reflui campionati presso i pozzetti n. 2 e n. 3, mentre le acque del pozzetto n. 4 hanno nuovamente mostrato superamento del valore limite per il parametro rame.
Durante la fase di campionamento dal pozzetto n. 4 è però possibile che sia intervenuto il medesimo problema tecnico già verificatosi in occasione del campionamento del 25/11/2003 e imputabile alle caratteristiche costruttive del pozzetto stesso.
A seguito delle risultanze analitiche, la Provincia ha comunque disposto la sospensione dello scarico.
Alla data odierna (7 settembre u.s.) i funzionari della Provincia di Vercelli hanno riferito che probabilmente la Provincia stessa procederà a breve alla revoca di detta sospensione per la ripresa dell'attività produttiva, al fine di consentire all'ARPA di effettuare un nuovo prelievo delle acque reflue presso il pozzetto n. 4.
La Provincia intende altresì prescrivere che venga ricostruito detto pozzetto di ispezione perché sia possibile effettuare correttamente e agevolmente le operazioni di campionamento.
E', inoltre, previsto che Provincia e ARPA effettuino un nuovo sopralluogo finalizzato all'ulteriore verifica del punto di recapito dello scarico e se vi sia interessamento dei canali utilizzati in risaia, anche in virtù delle modificazioni indotte nel reticolo naturale e artificiale dell'area dalle opere connesse alla linea ferroviaria dell'alta capacità.
Qualora fossero interessati canali utilizzati in risaia, sarà contestualmente verificato anche lo stato di impermeabilizzazione dei medesimi.
Sulla base degli elementi forniti, il sistema di rilascio delle diverse autorizzazioni ed il sistema di controllo è risultato efficace e tempestivo nell'adozione delle diverse misure. La prossima adozione del Piano di tutela consentirà agli Enti preposti di superare il mero controllo formale sull'eventuale superamento dei limiti allo scarico e di definire auspicabilmente con la piena collaborazione della Società titolare dello scarico, le eventuali ulteriori misure utili al raggiungimento degli obiettivi di qualità delle acque correnti nel corpo idrico recettore.
A conclusione, devo dire che, anche grazie alla segnalazione dei colleghi, ho cercato personalmente di spulciare tutti i vari passaggi.
L'azione di controllo e il passaggio alla Provincia per l'adozione dei provvedimenti vi è stata in sede locale, però credo che noi dobbiamo anche vigilare sul modo in cui sia l'ARPA che le Province delegate in qualche modo adottano il provvedimento.
Vorrei prendere questo caso come un caso di studio e di valutazione per quanto riguarda il raggiungimento dell'obiettivo finale; ciò senza aspettare l'attuazione del Piano di tutela delle acque.
Ho chiesto al Direttore della Direzione Risorse Idriche di convocare una riunione con la Provincia e l'ARPA per vedere un po' al di là del mero sistema di controlli, che comunque mi sembra abbia dato dei riscontri e messo in risalto la volontà dell'Amministrazione responsabile dei controlli (Provincia) di tenere nei limiti le attività stesse, valutando nei casi più macroscopici non solo un rapporto di command &control, ma anche un rapporto un po' più attivo nei confronti delle aziende per l'adozione di quei provvedimenti che possono portare a eliminare il ripetersi di fenomeni che sono fastidiosi, nonché pericolosi, per quanto riguarda l'ambiente.
Abbiamo visto che qui ci sono state chiusure, sospensioni, denunce alla Procura; ad ogni modo, non è la formalità dei singoli adempimenti, ma è il risultato finale, che in qualche modo è stato rilevato dal collega Palma (devo dire anche da parte nostra), che deve essere maggiormente monitorato per trovare, anche da un punto di vista operativo, una maggiore incisività a fronte dei casi che sono maggiormente significativi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Capisco che l'Assessore Cavallera non è il Direttore dell'ARPA e non è neanche l'Assessore provinciale competente, però, ad ascoltare le cose che lui ha letto e mettendomi nei panni di chi le doveva leggere, francamente non ne sarei uscito rassicurato, ma ulteriormente preoccupato.
Ho appuntato una serie di passaggi che poi ricostruirò con la risposta scritta. Nella sostanza, si sostiene che, dal 1986 con i primi controlli commissionati dall'USL e poi a partire dal 2001 con il dispositivo di scarico autorizzato (se ricordo bene) da parte dell'ARPA, si è proceduto a diffidare, sanzionare, revocare e riautorizzare, in una situazione nella quale - Assessore, questo me lo consentirà - non c'è nessuna corrispondenza fra la natura dei provvedimenti che sono stati adottati e l'esito dei provvedimenti stessi. Ovvero, quella cosa porcheria è nata, porcheria è rimasta e porcheria - temo - continuerà a rimanere anche dopo gli ulteriori provvedimenti, perché i provvedimenti sono un adempimento burocratico che un'Amministrazione o un organo tecnico ritiene di dover adottare o promuovere e il risultato di questi provvedimenti è del tutto indipendente dai provvedimenti che sono stati adottati e diventa, alla fine, del tutto inutile anche a qualificare l'efficacia dell'attività degli organismi di controllo dell'Amministrazione provinciale.
Noi qui giungiamo al ridicolo, Assessore Cavallera, di giudicare positivamente l'operato dell'ARPA e dell'Amministrazione provinciale perché nel corso di questi quattro anni hanno ripetute volte analizzato le acque, verificato che venivano superati i limiti, adottato dei provvedimenti, che non il fatto - che a me pare completamente più rilevante che quella roba schifo faceva dieci anni fa, schifo continua a fare e temo, con questo andamento, schifo continuerà a fare anche per i prossimi dieci anni.
Mi preoccuperei ancora di più, Assessore, se è vero quello che le hanno detto e che lei ha riferito, cioè che nel 2001 l'ARPA aveva dato parere favorevole rispetto all'autorizzazione di quel dispositivo di scarico quel dispositivo di scarico che lei, immagino, ha visto in fotografia e che io ho visto dal vero - esattamente del dispositivo di scarico che, a distanza di qualche anno, l'ARPA stesso rivela non essere idoneo per quelle acque. Per vedere che il canale non è impermeabilizzato, non occorre essere un tecnico dell'ARPA, me ne ero accorto io; visto che dubito che l'avessero impermeabilizzato nel 2001 picconando successivamente l'impermeabilizzazione negli anni successivi, vuol dire - con una logica abbastanza banale - che l'ARPA aveva sostanzialmente espresso un parere favorevole rispetto allo scarico di acque in un canale non impermeabilizzato che corre a due metri e mezzo dal canale d'irrigazione delle risaie.
Ovviamente, Assessore, le risparmio tutto il florilegio di cosa succede di queste risaie; peraltro, leggo sugli articoli dei periodici di Vercelli che non c'è una carpa viva, che c'è un riso involontariamente transgenico e così via, tutto questo glielo risparmio. Non le risparmio però la considerazione che se io mi alzo di qui, vado a Carisio e metto una bottiglia in quell'acqua, ritrovo esattamente - sono pronto a scommettere con lei, Assessore - gli stessi valori che ho ritrovato il 3 giugno del 2004, quando ho fatto questo campionamento.
Lasciando da parte tutte le considerazioni di carattere più propriamente penalistico, su cui altre considerazioni, anche rispetto all'operato della Procura della Repubblica di Vercelli, bisognerebbe forse fare, la questione che lei ha di fronte non è capire se, dal punto di vista adempimentale, l'ARPA ha fatto tutti i rilievi che doveva fare, ma se dal punto di vista sostanziale questo sistema di controllo è tale da assicurare dei risultati compatibili dal punto di vista ambientale oppure no.
Lei, Assessore, ha trovato due interroganti che le hanno fatto un'interrogazione e ha aperto, suo malgrado, questo dossier; io ho l'impressione che siano decine e decine i dossier di questo tipo in tutta la Regione. Il fatto che decine e decine di dossier di questo tipo si possano aprire lancia delle ombre molto inquietanti rispetto all'attività dell'ARPA e, soprattutto, fa venire meno un principio di garanzia sostanziale per cui se l'ARPA funziona, i risultati si hanno; non è che l'ARPA funziona perché gli altri non funzionano e l'ARPA se ne accorge perché questo non è un modo di procedere.
Ora, è chiaro che l'Amministrazione provinciale ha alle propria dipendenza funzionale e non gerarchica l'ARPA di Vercelli, che quindi dispone di una serie di strumenti che l'Assessorato regionale all'ambiente non ha. Tuttavia, se fossi in lei, Assessore, mi porrei il problema, che è anche istituzionale e non solamente sostanziale, di capire se le discipline che noi dettiamo, che per altro verso recepiamo dalla normativa nazionale sono un latinorum che, sostanzialmente, recitiamo nei convegni o adempiamo con la nostra attività, oppure sono uno strumento di governo del territorio. Uno strumento di governo dei fenomeni, per essere tale, deve governare qualcosa e non deve essere governato dagli eventi.
Detto tutto questo, prendo atto di tutta la sua risposta e far ulteriori indagini personali, perché non è possibile fare nient'altro che questo, Assessore.
Ribadisco che non è possibile fare nient'altro che questo. Vedremo cosa succederà di quell'acqua quando sarà riautorizzato lo stesso scarico perché riautorizzeranno esattamente lo stesso scarico. Glielo ripeto Assessore: se fossi in lei, mi preoccuperei molto, ma se fossi il Direttore dell'ARPA, sarei preoccupato ancora di più.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera, per una breve replica.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Ovviamente non possiamo aprire un dibattito, però volevo intanto ricordare quanto ho già detto su questo discorso: prendendo spunto da questo argomento, vogliamo andare a fondo per vedere, anche in termini di concatenazione nel tempo, come si è sviluppata questa situazione.
Però stiamo ai dati di fatto: abbiamo una realtà locale che ha imposto nel 2001, di realizzare un depuratore. Probabilmente - formulo, tuttavia soltanto delle ipotesi - tra il depuratore sulla carta e la sua realizzazione (o la sua gestione) vi è stato indubbiamente uno scarto.
Conosciamo benissimo la realtà della nostra Regione: ovviamente, ci sono situazioni in fase di recupero dal punto di vista della compatibilità e dal punto di vista della bonifica o della qualità delle acque. Partendo dal caso "Acna", per venire ai casi più semplici, conosciamo quali sono i percorsi di ritorno in un ambito virtuoso o, comunque, in un ambito di compatibilità marcata.
Vorrei solo rassicurare il collega Palma che le disposizioni che sono state date da parte nostra sono di estremo rigore nei confronti dell'ARPA ferma restando l'autonomia delle Province di fare le liste di controllo e di dare le priorità sul loro territorio (sono loro i responsabili dell'autorizzazione e della vigilanza sia dei rifiuti che dell'aria e dell'acqua).
Credo sia necessario intensificare proprio la vigilanza sulle Province stesse per verificare se vi sono dei correttivi di sistema da introdurre.
Tuttavia, a fianco di situazioni macroscopiche, dobbiamo dare atto alle centinaia di situazioni produttive (se non migliaia) che, nella nostra Regione, grazie anche ad una diversa sensibilità dell'impresa stessa, o ricorrendo alle procedure EMAS dell'Unione Europea o con altri sistemi, si sono date degli obiettivi ambientali e, oggi come oggi, producono nel rispetto delle normative.
Volevo cogliere l'occasione, quindi, per riequilibrare l'impressione perché non è che abbiamo un sistema produttivo nella nostra Regione che scarica ciò che vuole in via generalizzata: per fortuna, abbiamo delle realtà o delle situazioni che "puzzano" e che si distinguono da quelle che questi effetti non hanno. È giusto, quindi, concentrarsi su queste ultime prendendo per positiva l'azione di sindacato che svolgono i colleghi: ovviamente, loro svolgeranno la loro attività e noi la nostra, ma l'obiettivo è quello di attuare le norme sulla qualità delle acque e procedendo più speditamente possibile, raggiungere i risultati che ci siamo prefissati.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame proposta di deliberazione n. 505 "Conto consuntivo Bilancio del Consiglio regionale anno 2003"

Argomento: Assestamento di bilancio

Esame proposta di deliberazione n. 514 "Assestamento del Bilancio 2004 e applicazione dell'avanzo di amministrazione accertato nel Conto Consuntivo del Bilancio del Consiglio regionale per l'anno finanziario 2003 e conseguente aggiornamento del Bilancio del Consiglio regionale per l'anno 2004"


PRESIDENTE

Esaminiamo le proposte di deliberazione n. 505 e n. 514, di cui ai punti 4) e 5) all'o.d.g..
La parola al Vicepresidente Riba per l'illustrazione.



RIBA Lido

Colleghi, la delibera n. 505 deve poi essere inserita nel Conto Consuntivo della Regione nel suo insieme, con la relativa approvazione dei capitoli riguardanti il Consiglio.
Non ci sono segnalazioni particolari da fare, se non il rilevamento, a conto consuntivo del 2003, di residui passivi per 8 milioni di euro dovuti, essenzialmente, al transito dei contratti, che comportano un impegno di spesa; l'erogazione della spesa avviene successivamente, a lavori eseguiti e a collaudi effettuati. Il grosso della spesa è dovuto a questa voce.
L'altra voce che incide sul bilancio è l'iscrizione dell'integrazione e degli adeguamenti salariali dei Consiglieri, i quali devono essere iscritti (per quanto riguarda le indennità di fine mandato), perché costituiscono una voce conseguente all'applicazione di una legge. Poi, evidentemente, se le indennità di fine mandato non vengono ritirate, costituiranno un elemento dell'avanzo e saranno utilizzate negli esercizi successivi.
L'avanzo di esercizio del 2003 è di 5 milioni di euro.
La proposta di deliberazione n. 514 è un'iscrizione a Bilancio dei fondi degli avanzi di amministrazione rilevati alla chiusura dell'esercizio. L'iscrizione è avvenuta sulla base delle esigenze delle diverse Direzioni generali e sulla base del contributo che da ogni Direzione generale era venuto alla formazione dell'avanzo.
Per quanto riguarda gli ordini complessivi di spesa, sapete che l'Ufficio di Presidenza tiene invariate le spese di rappresentanza e di funzionamento. Le variazioni riguardano essenzialmente i rinnovi contrattuali, l'adeguamento dei costi del personale e l'adeguamento dei costi del Consiglio e dei Consiglieri.
Manteniamo tuttora un organico sottodimensionato, con un Dirigente in meno, in quanto la funzione di Capo di Gabinetto viene svolta dal Dirigente del Settore Comunicazioni e relazioni esterne, con un avanzo quantificabile in 300 milioni annui previsti per questo tipo di opere per il personale.
Questa non sarà comunque l'ultima occasione, perché queste voci vengono iscritte a Bilancio; pertanto, con la legge di approvazione del conto consuntivo si potrà, eventualmente, ritornare sull'argomento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Presidente Riba, devo dire che mi aspettavo una relazione più esauriente, anche se ha centrato la questione. Volevo comunque metterla in guardia da una problematica di questo Bilancio.
Lei sa che dal 1998 molte competenze che prima non erano del Consiglio regionale sono transitate dalla Regione al Consiglio regionale nel momento in cui lo si è dotato di un bilancio autonomo.
Le do solo queste cifre: lo stanziamento assestato nel '98 era pari attualizzato, a 28 milioni di euro. Noi arriviamo ad un conto consuntivo nel 2003 nell'ordine di oltre 66 milioni di euro di bilancio. L'impennata non avviene però solo in un momento in cui queste competenze transitano, ma nella VII legislatura, nel 2001, avevamo uno stanziamento assestato di 46.437.670 milioni di euro. Per passare a quei dati, il preventivo del 2004 era di 56 milioni di euro. Quindi, un'impennata consistente.
In parte ne conosciamo le ragioni. Sicuramente, la situazione relativa alle indennità dei Consiglieri ha contribuito in modo decisivo, perché per un Consigliere regionale con domicilio a Torino e una media di 15 presenze abbiamo un incremento, sul lordo dal 2000 ad oggi, pari al 47% e un incremento sul netto pari al 34,9 %.
Per un Capogruppo - lo segnalo per verificare un certo equilibrio - che dista a 100 km da Torino, vi è un incremento del 50% sul lordo e un incremento sul netto del 45.42%.
La spiegazione di questo meccanismo di incremento anomalo sul netto deriva dal fatto che aumentano e sono aumentate anche parti dei nostri emolumenti storicamente non soggetti a trattenute.
Un'altra voce che incide notevolmente è quella dei vitalizi. Non c'è il nostro candidato alla Presidenza, per quanto riguarda il centrosinistra, ma credo che una riflessione con la quale ci si sciacqua la bocca rispetto alla moralizzazione della politica, forse dovremmo attuarla. Alcune cose sono di competenza della Regione e altre di competenza del Parlamento.
Però, una cosa che si è dimenticato di omettere è che, con l'accesso ai vitalizi nel 2004, l'incremento di spesa è pari a circa 300 milioni di vecchie lire, per i soli dati mensili.
Lo voglio segnalare, Presidente, perché fanno specie alcuni nomi: Acotto Ezio, Ferrero Giovanni, Dardanello Ferruccio, Bresso Mercedes Quaglia Giovanni e Montabone Renato. Presidente, lei comprende che molti dei nomi citati ricoprono cariche elettive in altri rami della rappresentatività. Credo che dovremmo fare lo sforzo di bloccare i vitalizi, fermo restando l'eventuale saldo del versato. Non so quale possa essere la formula, perché c'è una sproporzione enorme tra quello che si versa e quello che si percepisce quando si riveste un altro mandato.
Siamo al paradosso che se uno dovesse aver svolto un mandato da Consigliere comunale, uno da Deputato, uno da Senatore e poi viene eletto all'Assise europea, nel momento in cui decide di esercitare questo diritto anche con le penalizzazioni, matura vitalizi separati. Quindi, prenderebbe tre vitalizi, più un'indennità di carica per il mandato elettivo. Lo lancio come allarme, nel senso che forse bisognerebbe mettere un limite a questa situazione.
Vedo che i banchi si sono un po' svuotati. Lei sa benissimo che un'altra voce di incremento sarà sicuramente rappresentata. Mi auguro che poi gli uffici e lei, Presidente, si facciano carico di informare tempestivamente le Commissioni e l'Aula in relazione all'eventuale bando per la regolarizzazione dei lavoratori assunti ai Gruppi. Perché c'era un impegno assunto in quest'Aula che è stato poi tradito con un colpo di mano cioè chi aveva assunto l'impegno a nome dell'Aula, l'indomani era assente quindi nessuno si è impegnato a farlo rispettare.
Lancio solo un appello. E' nota, contestualmente, la situazione delle centinaia di lavoratori che hanno un rapporto precario con la Regione credo qualcuno anche con il Consiglio regionale o vincitore di concorso. Da tempo attendono che a questa loro aspettativa di vita venga data risposta.
Segnalo, non ultimi, i lavoratori assunti in occasione degli eventi alluvionali in base al decreto 3131, che da cinque anni operano con competenze e professionalità rispetto a questo settore e che probabilmente vedranno svanire ogni possibilità. Siccome questo atto concorsuale è ai limiti del rispetto dell'articolo 97 della Costituzione, che norma le assunzioni del pubblico impiego, mi permetto di lanciare questo allarme e questo appello ai Consiglieri, perché riguarda il tentativo - almeno credo fortemente in questo - di riavvicinare la politica al paese reale anche con atti amministrativi conseguenti.
Sulla base di queste motivazioni e addolorato perché non premia il lavoro scrupoloso fatto dagli uffici, annuncio il mio voto contrario ai due atti di bilancio.



PRESIDENTE

Indìco la votazione sulla proposta di deliberazione n. 505, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione sulla proposta di deliberazione n. 514, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
I lavori riprenderanno alle ore 15.00.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.06)



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