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Dettaglio seduta n.479 del 05/08/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 11.55 il Presidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 12.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 13.00)



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Burzi, Casoni, Marengo Pedrale, Pichetto Fratin, Rossi Giacomo e Valvo.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Ferrero Caterina


PRESIDENTE

Comunico che con decreto n. 85 del 5 agosto 2004, il Presidente della Giunta Ghigo attribuisce temporaneamente, le funzioni di Vicepresidente della Giunta, per la seduta del 5 agosto 2004, all'Assessore Caterina Ferrero.


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame proposta di legge regionale n. 655 "Statuto della Regione Piemonte" (Testo licenziato dalla Commissione Speciale per lo Statuto della Regione Piemonte)


PRESIDENTE

L'esame della proposta di legge n. 655 relativa a "Statuto della Regione Piemonte", di cui al punto 2) all'o.d.g., prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
ARTICOLO 16 Eravamo arrivati all'articolo 16 e ai suoi emendamenti.
Nel riorganizzare la discussione, metterò prima in votazione l'emendamento sui sessanta Consiglieri, che diventa un subemendamento dell'emendamento più articolato che prevede settanta Consiglieri e anche un comma 2. Questo ovviamente perché partiamo dal numero più basso per arrivare al numero più alto.
Poi porrò in votazione l'emendamento n. 245 sulla maggioranza dei 3/5 per quanto riguarda l'approvazione della legge elettorale.
Allora, ovviamente sui sessanta Consiglieri facciamo una discussione accorpata, perché c'è un emendamento Marcenaro, c'è un emendamento Tapparo e c'è un emendamento Contu.
Sugli emendamenti n. 453, 235 e 236 (sui sessanta Consiglieri, tanto per intenderci), c'è qualcuno che vuole intervenire? Prego, Consigliere Marcenaro, prenda pure la parola per l'illustrazione.



MARCENARO Pietro

Presidente e colleghi, noi non abbiamo cambiato idea rispetto alle posizioni che abbiamo sostenuto nel corso di questi mesi, di queste settimane e di queste ultimi giorni e ore discussione in Consiglio regionale, quando abbiamo lavorato per dare alla Regione uno Statuto e una legge elettorale che affrontasse i problemi dei quali a lungo abbiamo parlato, in particolare una legge elettorale che rispondesse alle diverse esigenze che avevamo manifestato e che insieme avevamo definito e determinato.
Era su questa base - lo voglio sottolineare - che un lungo lavoro che avevamo condotto ha portato ad una conclusione che noi abbiamo valutato come una conclusione positiva, e cioè l'approvazione da parte della Commissione speciale per lo Statuto della bozza dello Statuto e l'approvazione in I Commissione con larghissima maggioranza di una proposta di legge elettorale che ha costituito e costituiva una risposta ai problemi che noi avevamo evidenziato.
In questo quadro, com'è noto, noi avevamo avanzato le nostre proposte naturalmente consideriamo l'ipotesi, in questo quadro e in questa funzione anche di un aumento del numero dei Consiglieri regionali. Noi non abbiamo fatto in passato e non faremo oggi una polemica su questo punto.
L'emendamento che presentiamo, per quanto ci riguarda, non ha nessun carattere demagogico né sarà utilizzato - lo dico oggi per domani - per affermare che noi volevamo meno Consiglieri degli altri o cose del genere non è questo il punto.
Per quanto ci riguarda, il punto è semplicemente che, come abbiamo detto e ripetuto in molte occasioni, la questione della dimensione del Consiglio regionale era legata alla risoluzione di una serie di problemi e rispetto alle risposte, ad una serie di preoccupazioni ai criteri che noi avevamo indicato. Venendo a mancare questo, vengono a mancare le condizioni sulla base delle quali noi avevamo raggiunto un'intesa e avevamo avanzato una proposta.
Questa è la prima ragione della presentazione di quest'emendamento. Ve n'è una seconda, che qui voglio ripetere. E' la questione che ho sollevato ieri sera e riguarda il fatto che noi siamo convinti che si stia determinando una situazione nella quale le difficoltà che s'incontrano a proposito della legge elettorale rischiano di mettere in forse una capacità da parte di quest'assemblea di dotarsi, approvandolo, dello Statuto regionale.
Io continuo a temere che questa sia la realtà attuale e, naturalmente questa per noi è una cosa - come provavo a dire ieri - che consideriamo con preoccupazione. Sarebbe un fatto negativo se non riuscissimo a dare al Piemonte, che ne è sostanzialmente privo, uno Statuto, e penso che bisognerebbe cercare di farlo oggi. Credo quindi che si debba modificare anche tenendo conto della situazione politica, cioè tenendo conto che le convergenze che avevamo costruito - diciamo la verità - non hanno retto.
Dobbiamo realisticamente, a nostro avviso, prenderne atto, accettare in questa fase di fare un passo indietro dal punto di vista della legge elettorale e andare rapidamente, prendendo atto della situazione attuale per quanto riguarda il numero dei Consiglieri e la legge elettorale per l'approvazione dello Statuto, verso un'operazione realistica che consenta di raggiungere il miglior risultato.
E' con questo spirito e con - lo ripeto qui per la seconda volta nessun altro spirito e intenzione che noi presentiamo questo emendamento.
Noi faremo una discussione e anche una polemica politica, ma una polemica politica che riguarderà gli indirizzi, gli orientamenti sulla base dei quali costruire le risposte, evitando la polemica demagogica; non la sentirete questa mattina, non la sentirete nei prossimi giorni, almeno per quanto ci riguarda. Sappiamo che ci sono forze che invece prediligono questo terreno, ma questo è un problema che riguarda loro e del quale loro risponderanno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà



CATTANEO Valerio

Cercherò a mia volta d'essere breve, anche perché abbiamo parlato moltissimo ieri su questo punto e credo che le posizioni siano state espresse con grande chiarezza dai Consiglieri.
Sulla questione delle polemiche non voglio certamente entrare, ma intendo fare alcune considerazioni. Aprendo, ad esempio, la pagina 4 del quotidiano "la Repubblica" di oggi, credo che ci siano già degli elementi in questo senso, che nei fatti e non nelle dichiarazioni smentiscono in parte quantomeno gli intendimenti, certamente in buona fede, di chi forse invece dice che le polemiche non le vuole fare.
Credo che sia giunto il momento - l'ho detto ieri, lo voglio ripetere con parole più semplici e più incisive - di parlarci chiaro. Ho detto ieri di buttare la maschera e oggi, visto che siamo al mattino, voglio essere più pacato e più garbato.
Certamente nessuno può immaginare di trasferire i propri problemi dall'altra parte di quest'aula, nessuno può immaginare di voler lasciare qualcuno, qualcosa, qualche Gruppo o la maggioranza con il cerino in mano.
Su questo non siamo disponibili, vogliamo essere seri e costruttivi come lo siamo stati dall'inizio e come tutti lo sono stati, anche chi si è opposto più duramente sia allo Statuto che alla legge elettorale.
Lo Statuto lo vogliamo certamente più di altri, abbiamo presentato una nostra proposta di Statuto in tempi non sospetti. L'unica proposta di Statuto unitaria di una coalizione, la Casa delle Libertà, firmata da tutti i gruppi, l'abbiamo immediatamente messa in discussione per costruire insieme, nel più ampio coinvolgimento istituzionale e politico del Consiglio regionale. Siamo riusciti insieme ad arrivare con una proposta di Statuto il 15 marzo e ricordiamo bene tutto quello che è avvenuto successivamente.
Ovviamente lo Statuto è la priorità assoluta; guai - e lo abbiamo sempre detto - se il Piemonte non avesse un nuovo Statuto.
Riteniamo che ogni forma di compromesso intelligente, di discussione e confronto politico che possa superare qualsiasi problema, compreso questo per arrivare ad approvare lo Statuto, sia la via maestra, come abbiamo fatto in Commissione, come abbiamo fatto in Consiglio, come abbiamo dimostrato insieme di sapere fare quando, ad esempio, abbiamo costruito un preambolo e l'abbiamo convintamene votato.
Però il percorso deve essere chiaro, non bisogna da un lato perdere la calma ed essere impulsivi, bisogna tenere conto del quadro reale di questo momento e di quanto è avvenuto in aula nei giorni scorsi e, nelle settimane precedenti e in questi anni, nelle varie Commissioni (mi riferisco sia alla I Commissione sia alla Commissione Statuto) e al di fuori delle Commissioni.
Ottanta Consiglieri sono contenuti nelle proposte di molti Statuti compresa la nostra; noi avevamo presentato sei mesi dopo altri (i DS) coerentemente alla nostra proposta di Statuto, una legge elettorale con ottanta Consiglieri. Sarebbe stato molto più semplice non presentarla, ma non siamo persone che ci nascondiamo dietro un dito.
Abbiamo fatto un percorso insieme per cercare di trovare una mediazione sui settanta Consiglieri; ci sono state difficoltà, abbiamo prospettato una soluzione che sia rispettosa di tutto il Consiglio regionale, che sia realistica e di garanzia per tutti.
Non avremmo difficoltà: votiamo l'emendamento con il quale si rimane a sessanta, vogliamo fare il più uno e presentiamo un emendamento per cinquantanove, così siamo i primi della classe? Può darsi, ma noi riteniamo che quell'ipotesi di Consiglio regionale - se crediamo in quelle motivazioni su cui ci siamo confrontati, perché è importante ed utile ampliarne il numero e la consistenza - come abbiamo ieri presentato, quindi con la composizione a settanta, come risulta dalla proposta elettorale che voi avete portato avanti con maggiore incisività rispetto a noi in Commissione e che è stata votata qualche giorno fa.
Il nostro emendamento, alla fine, è coerente con quella proposta quindi settanta Consiglieri e, se ci riusciremo, faremo la legge; se non ci riusciremo, lasceremo a sessanta com'è oggi, con la norma di salvaguardia.
Diamo la disponibilità se dobbiamo fissare una maggioranza diversa da quella prevista dal regolamento per la legge. Cosa volete di più? Settanta Consiglieri! Se non ci si mette d'accordo e non si fa una legge condivisa rimaniamo a sessanta; c'è la clausola di salvaguardia, impegniamo una maggioranza ampia per approvarla. Cosa volete di più? La votazione di un parere, anche se lo proponessimo domani mattina oppure oggi, non servirebbe che ad evidenziare la divisione all'interno del centrosinistra perché - se non sbaglio - i Gruppi di Rifondazione, dei Verdi e dei Comunisti italiani non la voteranno mai. E' un parere che, di fatto, sancisce oggi con una cambiale che non è vero che ci diamo la disponibilità reciproca di cercare di ragionare insieme con la maggioranza più ampia possibile per fare una nuova legge elettorale.
Se questa è la via, la via che resta è di mantenere il Consiglio regionale con l'attuale posizione. Certamente vuole dire che ci siamo presi in giro, ma io non ho preso in giro nessuno quando immaginavamo di ampliare il Consiglio regionale, quindi era solo una questione di posti, mentre ancora oggi sono convinto che è una questione di competenze e di nuovo ruolo del Consiglio regionale.
Se vengono posti in votazione questi emendamenti, dovremmo certamente prendere una posizione. La via maestra sarebbe quella di recuperare un reciproco rispetto ed una reciproca credibilità e andare su una norma condivisa, come abbiamo fino ad oggi portato avanti; una norma che sia di salvaguardia, che sia seria e che sia rispettosa di tutto il Consiglio. Se invece si vuole seguire un'altra via e si vuole forzare, si porteranno a casa i risultati delle forzature.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Innanzitutto, ringrazio che sono stati recuperati gli emendamenti, tra i quali i nostri, che erano depositati sulla questione dei sessanta Consiglieri, che ovviamente voteremo perché dall'inizio c'eravamo opposti all'aumento dei Consiglieri e avevamo depositato la nostra proposta, che cercava di correggere la vecchia, pur mantenendo il tetto dei sessanta Consiglieri.
Quindi, da questo punto di vista voteremo in questo modo. Un'ulteriore convinzione è il fatto che, pur apprezzando lo sforzo che è stato fatto di elaborare una proposta su settanta con delle garanzie - ed è uno sforzo che apprezzo e ringrazio chi l'ha fatto - devo dire che credo poco nella possibilità che trovi applicazione nei prossimi mesi.
Quindi, di fatto, quella clausola di garanzia è la clausola che ci spiega come si andrebbe a votare il prossimo anno, perché credo che le difficoltà che abbiamo affrontato nel corso delle scorse settimane difficilmente possono essere superate in una fase che è molto vicina alla scadenza elettorale. Probabilmente di queste leggi ne deve discutere qualcun altro e dobbiamo discuterne separatamente rispetto alle questioni più ampie.
Io però, Presidente, le avevo chiesto anche di intervenire sui lavori e la seconda parte del tempo a mia disposizione la utilizzo per questo. Sono ormai le ore 13.20 e presumibilmente nell'arco di mezzora si concluderà il voto di quest'emendamento, ma rimangono dopo questo un centinaio di votazioni da effettuare e credo sia realistico pensare che, se si svolge una discussione minima, i tempi non ci siano.
Credo che ci sarà un tentativo di sostenere che la responsabilità non è del fatto che il tempo comunque è quello che è e i nostri ritardi sono quelli che sono, ma che è dovuta alle forze che si sono opposte al testo dello Statuto, così com'è entrato qui, impedendone in qualche modo la votazione.
Quindi, faccio una proposta, perché se si svolgeranno i lavori in modo regolare noi interverremo ed esprimeremo la nostra opinione. Ci sono alcune questioni cui teniamo molto, che non sono emerse nel dibattito, ma che secondo noi, sono di grande importanza e vorremmo poter approfondire nel corso del dibattito.
Mi rendo conto che non c'è tempo per questo, pertanto avanzo una proposta: se passa la composizione del Consiglio a sessanta Consiglieri e contemporaneamente, la proposta sufficientemente condivisa nello spirito di conferire il potere regolamentare al Consiglio, propongo che si chiudano i lavori senza alcun dibattito. O tutti partecipiamo al dibattito e ognuno può dire quanto ritiene, senza porsi limiti, oppure si chiude, si effettuano votazioni a ripetizione e si approva lo Statuto.
Non accetto la modalità per la quale sono l'unico ad essere contingentato, nel senso che vengo "minacciato" dal fatto che, se parlo non faccio passare lo Statuto.
Pertanto, la proposta è questa: se viene accolto l'emendamento che porta il numero dei Consiglieri a sessanta, correggiamo l'articolo che restituisce al Consiglio il potere regolamentare e votiamo fino alla fine chiudendo i lavori.
Il dibattito, a questo punto, non si fa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Presidente, voglio semplicemente dire che "escusatio non petita accusatio manifesta".
Stiamo parlando del numero di Consiglieri che dovrà formare il prossimo Consiglio regionale; credo che gli argomenti principali siano due: l'opportunità di un maggior numero di Consiglieri, affinché sia meglio rappresentato il territorio e si risponda a un miglior criterio democratico, oppure, in assenza di tale necessità darsi un meccanismo di riduzione o maggiorazione o uguaglianza, a seconda del tipo di esigenza.
Ovviamente, devono essere anche valutati i costi che vanno ad aumentare o a diminuire se il numero dei Consiglieri aumenta o diminuisce.
Parlare nei termini che ho sentito, cioè dire che si è ripensato al numero dei Consiglieri semplicemente perché non ci sono accordi su altri argomenti, penso sia più disdicevole che dire: "Voglio i cinquanta o i sessanta Consiglieri perché questo è un meccanismo gradito dalla gente e quindi, portato in giro, mi può dare dei risultati dal punto di vista dei voti".
A questo si deve aggiungere il fatto che purtroppo non siamo dotati di un meccanismo che permetta una votazione con una maggioranza e una minoranza; lo Statuto attualmente in vigore prevede che si sia tutti d'accordo o non se ne fa niente.
Ormai sono quattro anni che denuncio la questione; forse sarebbe stato meglio, all'inizio della legislatura - ormai è tardi - portare questo Statuto al Prefetto: probabilmente si sarebbe trovato un accordo nel giro di tre mesi. L'idea di chiudere un Consiglio regionale lasciando a casa chi era stato eletto tre mesi prima avrebbe fatto trovare quanto l'onorevole Moro avrebbe definito "le convergenze parallele".
Penso, quindi, che il meccanismo del numero dei Consiglieri (e mi piacerebbe sentire qualcosa da parte dei colleghi, e non solo l'intervento di Valerio Cattaneo, che condivido) non serva a ricattare, a non ricattare a chiedere questo per avere altro: essendo il numero dei Consiglieri il meccanismo principe della democrazia, forse sarebbe opportuno che si valutasse tecnicamente l'opportunità di avere o no Consiglieri in più o in meno.
In ogni caso, se qualche collega vorrà appoggiare la mia proposta chiedo che la votazione sull'emendamento sia fatta con votazione segreta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Capogruppo Papandrea ha già indicato un possibile percorso. Mi corre l'obbligo di precisare che non siamo affezionati all'idea di una competenza esclusiva del Consiglio regionale su tutti i regolamenti che concernono l'ambito di legislazione regionale.
Già nel corso del dibattito in Commissione avevamo proposto di definire una sorta di gerarchia di competenze; vorrei ricordarle, Presidente Ghigo che altri Statuti hanno, nell'ambito delle potestà previste, assunto a s la potestà regolamentare, fissandone i criteri e i limiti nei quali tale prerogativa viene affidata all'esecutivo.
Concorderà anche lei che lo sbilanciamento fra i due organismi è notevole. Credo che la governabilità sia sufficientemente garantita, oggi da una legge - che noi non condividiamo - che attribuisce alla coalizione vincente un premio di maggioranza che già di per sé molto spesso annulla le prerogative delle minoranze.
Nella nostra Regione questo aspetto è in parte attenuato da un regolamento di garanzia, anche se va dato atto che in questa legislatura leggi importanti che stavano a cuore alla maggioranza hanno raggiunto il traguardo.
La proposta che facciamo come Gruppo di Rifondazione Comunista (e credo possiamo permetterci di parlare anche a nome del compagno Pino Chiezzi, che non è presente ai lavori di questa seduta straordinaria, e del collega dei Verdi, Enrico Moriconi), crediamo sia una strada assolutamente praticabile: la rinuncia di altri punti importanti, che pure ci stanno a cuore, dello Statuto, nella consapevolezza che in ogni modo la volontà di approvare lo Statuto è presente nella maggioranza di quest'aula. Di questo possiamo prendere atto, però concorderete sull'opportunità che, come più volte è stato detto da altre e più autorevoli forze politiche in questa Assemblea lo Statuto è una legge importante che deve essere fatta, deve approdare al voto ed essere licenziata con il concorso di tutte le forze politiche qui rappresentate.



PRESIDENTE

Vi ricordo che, tecnicamente, gli emendamenti che propongono sessanta Consiglieri, così come mi è stato rappresentato, vengono considerati subemendamenti di quelli che propongono settanta Consiglieri, quindi vengono votati prima.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Certo, sarebbe una grave delegittimazione e sconfitta per l'Assemblea non approvare il nuovo Statuto attorno ad una motivazione, certamente rilevante, ma che non verrebbe molto capita, che riguarda il numero dei Consiglieri.
Sappiamo che abbiamo dei tempi lunghi, magari chi ci ascolta attraverso la rete internet non lo sa: c'è una doppia lettura, c'è un tempo per garantire un eventuale referendum confermativo e noi siamo al limite per non vedere approvarsi un nuovo Statuto, quindi sarebbe una grave sconfitta.
Ho ascoltato ieri con attenzione le ragioni, anche appassionate, con le quali il Consigliere Riba ha motivato la nuova legge elettorale che necessita di un numero di Consiglieri superiore a quelli previsti dall'attuale Statuto. Il Consigliere non mi ha convinto perché, quando si votava con il sistema proporzionale su sessanta Consiglieri, il problema della rappresentanza territoriale non era così drammatico; c'era la possibilità, già allora, di dare delle risposte ai territori c'era la possibilità senza ingegnerie elettorali innovative, forzate, come per esempio il listino regionale.
Il nodo è aprire ad uno spazio al voto proporzionale che non implica far venir meno il bipolarismo, far ritornare ad un sistema tradizionale quello che viene definito della "prima repubblica". Si è costruito un meccanismo che non soddisfa (dirò poi della mia perplessità in merito all'incremento del numero dei Consiglieri), la motivazione della rappresentanza territoriale crea delle disuguaglianze, crea delle inquietudini, crea una lotta di interessi legittimi nel vedersi premiati o non premiati da un trasformazione elettorale con un numero di Consiglieri maggiore. Ho detto che sono disponibile a rivedere il mio emendamento, se c'è una motivazione forte, attraverso, magari, norme transitorie (la Costituzione ne ha avute diciotto, alcune minime) che possono essere previste dal nostro eventuale nuovo Statuto. Una norma transitoria era quella di legare l'aumento del numero dei Consiglieri regionali, alla riduzione, che nel Parlamento viene prevista in votazione per settembre in prima lettura, del numero dei parlamentari. Mi sembrava, dal mio punto di vista, che questa fosse una motivazione e una ragione forte e comprensibile anche da parte dell'opinione pubblica.
Avete letto oggi i quotidiani che fuoco di sbarramento fanno, tendendo a delegittimare il ruolo dei Consiglieri regionali, il costo delle assemblee elettive, gli status e via di seguito. Ieri ho cercato di rappresentare questa opposizione che c'è da un lato al federalismo vero quello di peso, quello che incide e, dall'altro, la critica di fondo alla democrazia parlamentare, cioè alla democrazia assembleare (parlamentare comprendendo le assemblee elettive regionali).
Avevo detto che se c'è una capacità di costruire una motivazione forte mi sembra debole un ordine del giorno - sono disposto a ritirare il mio emendamento sui sessanta Consiglieri. Tuttavia, devo dire che la proposta di legge elettorale che viene avanzata è una proposta elettorale non equilibrata, che dietro una motivazione legittima - la rappresentanza territoriale - tende a soddisfare altri aspetti. Io ritengo che bisogna ridurre fortemente il listino regionale, cioè quello delle liste bloccate aprire ad un voto proporzionale più allargato di sessanta, sessantadue o sessantaquattro Consiglieri così, automaticamente, come avveniva già nel passato con sessanta Consiglieri, si dà una risposta alla rappresentanza territoriale.
Chiudo dicendo: non facciamo una questione intorno ai sessanta settanta Consiglieri se a sessanta Consiglieri si procede e si approva il nuovo Statuto. Non possiamo farci sconfiggere di fronte all'opinione pubblica, attorno ad una vicenda che potrebbe essere interpretata come una cosa "miserella".



PRESIDENTE

Prima di dare la parola ai Consiglieri volevo sciogliere una riserva.
C'era stata una richiesta di votazione a scrutinio segreto: è ammissibile sugli emendamenti perché lo Statuto la esclude solo sulla votazione degli articoli.
Sulla votazione degli articoli è esclusa, ma sugli emendamenti nulla dice. In più, non si parla di votazione sugli articoli, che potrebbero ricomprendere anche gli emendamenti, ma di votazione degli articoli. Certo occorre che sia richiesto da nove Consiglieri.
Ha chiesto di intervenire il Presidente Ghigo; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Nonostante sia stato chiamato in causa più volte negli interventi, fino a questo momento ho volutamente deciso di ascoltare il dibattito, per quanto mi è stato possibile, ma di non intervenire. Ritenevo che la partita molto importante, prioritaria, dello Statuto fosse una partita che nell'ottica di riequilibrio di poteri tra Esecutivo ed Assemblea, dovesse essere giocata dell'Assemblea. Di conseguenza auspicavo, aspettavo che si addivenisse ad un accordo nel dibattito d'Aula. Questo accordo, sul punto della legge elettorale, nonostante si siano intraprese varie valutazioni varie considerazioni a mio modesto modo di vedere le cose, mi sembra essere impossibile, nel senso che non ci sono le condizioni per trovare un accordo sulla legge elettorale, nonostante si sia tentato di perlustrare tutte le stradi possibili ed immaginabili, svolgendo un lavoro serio, attento assolutamente plausibile, argomentabile e forse anche utile. Se vogliamo avere un minimo di pragmatismo, dando ai tempi del nostro lavoro, una prospettiva ed uno sbocco, visto che una soluzione non c'è ed anche l'ultimo tentativo dell'emendamento a settanta Consiglieri non sembra avere una convergenza, né i voti necessari per essere adottato, credo che, di fronte a questa eventualità ed a questa necessaria presa d'atto ormai molto chiara, evidente ed ineluttabile, si debba guardare alla priorità fondamentale: dotare la nostra Regione di uno Statuto.
Questa necessità, già sostenuta in vari interventi, mi permetto di ribadirla e di riprenderla perché, anche per me, l'interesse fondamentale è che questa Regione abbia e sia dotati di uno Statuto che, oltretutto proprio grazie al lavoro del Presidente e di tutti i componenti della Commissione, è un buon prodotto, una buona risposta alle necessità di cambiamento statutario che tutte le riforme e l'evoluzione subite dalla nostra Regione in questi anni hanno avviato.
Essendo questa la priorità, mi permetto di suggerire e di rappresentare la mia opinione (qualcuno dice come capo della maggioranza, ruolo al quale non mi sottraggo, o come Presidente della Giunta o come Consigliere regionale); non vedo altra soluzione se non quella di rimanere con la vecchia legge elettorale e, quindi, con un numero di Consiglieri pari a sessanta.
Non si tratta di una posizione "di risulta" rispetto ad una "non mancanza" di risultato, ma anche, permettetemi di dire, una risposta ad una tendenza non sempre giustificata nelle varie discussioni sugli Statuti delle varie Regioni italiane (personalmente, ho avuto modo di seguirne parecchie). Con questo non voglio dire che sessanta o settanta Consiglieri per la nostra Regione sarebbero troppi o pochi. Dico che il numero di sessanta, anche in relazione al discorso della contingenza e del pragmatismo che ci deve, in ogni caso, contraddistinguere, è un risultato che al momento attuale va bene. E' quello che, evidentemente, questa Assemblea e questa Regione hanno deciso di intraprendere.
Faccio ancora una considerazione. Ho sentito il Consigliere Rocco Papandrea presentare una proposta (anche se, più che proposta verrebbe quasi da chiamarla in un'altra modo perché, obiettivamente, è un po' forzata, nel senso che si può addivenire, per questioni contingenti, a convenire tutti che non c'è altra strada se non quella di mettere da parte la legge elettorale, definire che il Consiglio regionale rimane a sessanta e poi, dopo aver approvato lo Statuto - se siamo capaci e se ne abbiamo ancora voglia - provare a tentare di rimettere insieme un percorso di legge elettorale).
Questo è un percorso che, come ho detto, personalmente condivido, ma non condivido l'ipotesi, per accelerare i lavori di attuazione della discussione dello Statuto, di stralciare la discussione, fatta in Commissione con dovizia di impegno e di approfondimento, sulla potestà regolamentare dell'Assemblea.
Credo che lo Statuto, così come deliberato dalla Commissione, abbia un giusto equilibrio e rappresenti una sostanziale garanzia dell'Assemblea nei confronti dell'Esecutivo, ma credo che non si debba andare oltre. Lo dico nell'ottica di chiunque sarà a governare questa Regione, perché se bisogna seguire una consequenzialità logica, come fortunatamente il Consiglio ha deciso, e se si è riconfermata l'elezione diretta del Presidente, ebbene questo prevede un certo tipo di meccanismo. Voi, attraverso la stesura dello Statuto avete riequilibrato un eccessivo potere regolamentare che la Giunta aveva nei confronti del Consiglio (che le sentenze, però, hanno in buona parte, riequilibrato), e mi sembra che, addirittura, per approvare questo Statuto un Gruppo chieda che si stralci completamente e si demandi all'Assembla tutto il potere regolamentare. Onestamente, mi pare essere una proposta un po' forzata e spero che il Consigliere Papandrea la riveda perché non funzionale agli equilibri necessari. In questo caso, ci troveremmo in una fattispecie contrapposta: con un esecutivo che nell'immaginario collettivo, sarebbe uno strumento di governo agile, ma che, a causa della potestà regolamentare del Consiglio, perderebbe qualsiasi forma di immediatezza e di agilità. Questo credo che non se lo possa permettere nessun governo regionale.
Spero che il Consigliere Papandrea modifichi la sua posizione, anche perché non dimentichiamo mai che dovremmo, in funzione della posizione assunta nell'attuale testo in discussione dello Statuto, impegnarci tutti a dotare l'Aula, prima della fine di questa legislatura ed in essere dalla prossima, di un nuovo Regolamento. Questa Assemblea ha bisogno di un nuovo Regolamento, proprio per i motivi, evidenti e palesi, emersi nelle discussioni di questi ultimi tempi.
Se vogliamo ristabilire l'equilibrio tra Esecutivo ed Assemblea dobbiamo anche varare un Regolamento d'Aula che permetta, scusate se mi approprio di una definizione di un autorevole uomo politico italiano, di "ristabilire il principio della democrazia decidente".
Consigliere Papandrea, è encomiabile il lavoro che lei fa come oppositore, ma obiettivamente, superato lo scoglio della legge elettorale superato lo scoglio del numero dei Consiglieri, credo che quest'Aula abbia il diritto di approvare il suo Statuto. Lei avrà tutto il tempo ed il diritto di fare le sue considerazioni, ma alla fine credo che sia giusto che, alla luce dei tempi e delle discussioni avvenute, lo Statuto venga approvato.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Presidente Ghigo.
Do atto che il Consigliere Cattaneo ha ritirato l'emendamento rubricato n.
452 (che indicava settanta Consiglieri e ne ha, contestualmente, presentato un altro a sessanta), e decadono pertanto i subemendamenti rubricati nn.
453, 235 e 236.



(Commenti del Consigliere Papandrea fuori microfono)



PRESIDENTE

Si tratta di una questione più che altro formale, però la forma è sostanza e, se qualcuno vuol presentare degli emendamenti, riapro il termine per qualche minuto.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Proseguiamo dunque con la discussione sull'emendamento che prevede sessanta Consiglieri, che è ultimo punto da affrontare.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 453 bis presentato dai Consiglieri Cattaneo, Botta M., Costa R., Brigandì, Toselli e Mercurio: al comma 1: sostituire la parola "ottanta" con "sessanta".



MARCENARO Pietro

Ripeto a voce alta quello che ha detto un collega a bassa voce, di cui non faccio il nome (se vuole, lo dirà lui): non c'è bisogno di litigare per rivendicare la paternità di una sconfitta.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Mercurio; ne ha facoltà.



MERCURIO Domenico

L'intervento del Presidente Ghigo ha riportato la palla al centro. A questo punto, credo che il buonsenso vorrebbe che l'emendamento Cattaneo fosse firmato da tutti quelli che hanno voglia di avere un Consiglio composto da sessanta membri, quindi tutti coloro che vogliono sessanta Consiglieri potrebbero presentare un unico pezzo di carta per risolvere le questioni di carattere formale.
Dicevo che la palla è tornata al centro, nel senso che è tornata al centro la politica. E allora, superato l'aspetto formale di chi firma o chi non firma per il numero di sessanta Consiglieri - ripeto, penso che la cosa più giusta sia quella di firmare un pezzo di carta da parte di tutti quelli che sono d'accordo - il prosieguo di questo dibattito meriterebbe un punto definitivo sullo Statuto, in modo tale che fra oggi e domani, volendo, lo si possa approvare.
Il prosieguo di questo dibattito meriterebbe una maggiore attenzione sui punti più qualificanti di questo Statuto. Già ieri sera erano emerse sia pure sottovoce, alcune battute sui poteri del Consiglio e sui poteri della Giunta. Di questo ne ho parlato ieri sera, ma adesso finalmente c'è un partito politico che, in modo chiaro, pone questo problema; problema che non è risolvibile per via statutaria, caro Rocco Papandrea, non è risolvibile perché è una legge costituzionale, nemmeno votata dal centrodestra, quella che ripartisce i poteri tra Consiglio e Giunta e che quindi dà un senso, dà un carattere di parlamento alla nostra assemblea.
Noi non abbiamo questo potere; se scrivessimo, per assurdo, che il potere regolamentare va al Consiglio, non solo faremmo un passo indietro sul piano della qualità di anni luce, ma obiettivamente andremmo a modificare una legge costituzionale (legge 1 del novembre 1999) che dà questo potere giustamente ai parlamenti regionali. Tant'è vero che, su venti bozze di Statuto regionale, nessuno si è sognato di porre questo problema.
Allora il problema è molto semplice: si vuole o non si vuole approvare uno Statuto? Se l'impedimento sembrava essere il numero dei Consiglieri quello non c'è più. Ma se non c'è l'impedimento del numero, qual è il problema? Io non vedo una ragione qualunque, cioè non è un fatto ragionevole pensare di non fare lo Statuto; credo che la classe dirigente di questa Regione, che ha perso anche del tempo per decidere se Torino doveva essere chiamata "capoluogo" o "capitale", si coprirebbe di ridicolo.
Torino, comunque la si chiami, rimane sempre una piazza forte d'Europa, è una delle capitali non solo d'Italia, ma d'Europa perché è una grande realtà economica, culturale, ecc. E allora come si fa a pensare di non approvare questo Statuto? Come si fa, una volta risolto il problema del numero dell'assemblea e della legge elettorale? Credo che qualunque discorso non potrebbe che essere pretestuoso, a questo punto.
Comunque concludo qui l'intervento, non voglio rubare altro tempo anche perché vedo che ognuno ha altre cose più serie a cui pensare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Vorrei solo specificare alcuni punti che ho già ricordato ieri, anche perché c'è una logica nelle richieste che abbiamo fatto e che avevamo presentato nel corso delle lunghe discussioni sullo Statuto.
E' noto che alcuni Consiglieri criticavano la scelta presidenzialista e la criticavano sulla base di un concetto che io credo sia presente a tutti, nel senso che è vero che in questo momento arriviamo con uno Statuto che potrebbe essere monco o incompleto, in quanto abbiamo dei sistemi di elezione del Presidente che sono andati oltre a quello che è previsto dallo Statuto vigente, però quello che teniamo a sottolineare è che tutta la maggioranza presidenzialista si assume comunque l'onere di indicare una strada che, in questo momento, appare senza ritorno per molti anni.
Su questo punto, noi chiedevano maggiore attenzione e maggiore dibattito, quello che purtroppo in Commissione è stato svolto solo fino a un certo livello, perché tutte le implicazione della scelta presidenzialista contenute in questo Statuto, a nostro avviso, non sono state sufficientemente approfondite.
Per quanto riguarda il presidenzialismo, chiedevamo allora, come chiediamo oggi, alcuni correttivi. Gli unici correttivi che noi riteniamo validi ai fini di un miglioramento di questo presidenzialismo erano una legge elettorale fortemente proporzionale.
Naturalmente, chiediamo un numero fisso di sessanta Consiglieri per motivi di decisioni politiche, legate ai lavori consiliari. Riteniamo infatti, che sessanta Consiglieri siano più che sufficienti per svolgere il lavoro del Consiglio.
Inoltre, allora come oggi, chiediamo un confronto sul potere regolamentare.
Credo che le proposte che abbiamo formulato questa mattina siano assolutamente coerenti e in linea con quanto abbiamo sempre sostenuto in questi mesi. Ribadisco, quindi, il numero fisso di sessanta Consiglieri e un confronto sul potere regolamentare.
Come ha affermato anche il collega Tapparo, mi auguro che sia possibile, nell'ottica dei sessanta Consiglieri, ripensare ad una legge elettorale più proporzionale di quella attuale, che vada a limitare il premio di maggioranza.
Prevedendo il presidenzialismo, che critichiamo e criticheremo sempre per le scelte compiute, se si avrà la forza e la coerenza di introdurre queste mitigazioni nel nuovo Statuto, avremo perlomeno contribuito, in minima parte, ad un riequilibrio dei poteri tra Assemblea legislativa e potere della Giunta.
So che esiste la visione citata dal Presidente Ghigo di "democrazia decidente", ma credo che tutti insieme dovremmo rivolgere un pensiero anche alla "democrazia rappresentativa", ovvero alla possibilità, per tutte le idee e le opinioni politiche presenti nel corpo della società, di potersi esprimere e di avere rappresentanza.
Ritengo importante garantire rappresentanza a tutte le idee, per non spingere solamente verso un decisionismo che, molto spesso, è un po' dirigista.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Moriconi.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Grazie, Presidente.
Se mi permette, vorrei richiamare alcune considerazioni con le quali ieri sera avevo cercato di contribuire al dibattito sulla questione del numero dei Consiglieri, che deve essere inserito nello Statuto come sintesi e come elemento di vincolo per la definizione della legge elettorale.
Come dicevo, abbiamo purtroppo il vincolo di stabilire, all'interno dello Statuto, il numero dei Consiglieri; questo numero dovrebbe correttamente costituire l'approdo di un sistema di rappresentanza del territorio piemontese e, affinché non nasca da posizioni aprioristiche o dalla sintesi di una serie di situazioni intrecciate ma ispirate a logiche diverse, dovrebbe essere preceduto dalla definizione di una legge elettorale.



(Brusìo in aula)



RIBA Lido

Presidente Cota, posso anche rinunciare al mio intervento.
Se invece si ritiene che possa svolgerlo, vorrei essere quantomeno ascoltato: non lo dico per presunzione, ma perché credo che la situazione richieda qualcosa di più rispetto a questo infernale e inadeguato brusio che si continua ad avvertire, con la convocazione di capannelli, a seguito dell'intervento del Presidente Ghigo, che ringrazio, anche se ritengo del tutto prevedibile che sia la persona che si trova più a suo agio di questo mondo in una situazione che riconferma integralmente il potere che gli è attribuito da questo tipo di legge, consentendogli anche di spiegare poi alla Regione Emilia Romagna o alla Regione Toscana che è più bravo perch adesso il Piemonte ha un numero di Consiglieri inferiore ai loro.
Questa serie di situazioni è ben compendiata dall'affermazione del collega Marcenaro, secondo il quale non è il caso di litigare per attribuirsi delle sconfitte: queste sono collettive e rappresentano il dato di questo Consiglio regionale.
Ieri sera - scusi se mi ripeto, Presidente - credevo di aver fatto un intervento di buonsenso che ritenevo potesse essere utile, anche perch avevo ricordato che il nostro Piemonte - unica Regione in Italia - si trova nella situazione di avere una rappresentanza che è la conseguenza di una serie di aggiustamenti intervenuti prima con la creazione di nuove Province e poi con la riduzione del 20% e, conseguentemente, con l'attribuzione di un numero limitato di Consiglieri.
Il collega Tapparo ha fatto una considerazione di altro genere sostenendo che quando i Consiglieri erano sessanta erano rappresentati i territori. Ne prendo atto. Considero fondamentale il diritto dei cittadini di essere rappresentati, ancora prima del diritto dei partiti e dei singoli Consiglieri, che hanno responsabilità aggiuntive, dovute alla loro condizione.
Siamo pervenuti gradualmente a questa situazione perché non siamo stati in grado di definire innanzitutto il percorso attraverso il quale si arrivava al numero di Consiglieri regionali, per poi scriverlo nello Statuto.
D'altra parte, la necessità di scrivere nello Statuto un numero sintetico, che non sia il percorso e il prodotto di una legge nazionale aprioristica (com'era stato nel 1970, mai più ritoccata nei numeri, ma nelle forme di distribuzione e attribuzione) era una questione superata dal fatto che il nuovo Statuto attribuiva al Consiglio regionale l'opportunità di definire il numero di Consiglieri e la propria legge elettorale.
A questo punto abbiamo tentato - devo dire senza successo - di percorrere la strada giusta, individuando una legge elettorale e scrivendo il numero sintetico dei Consiglieri nello Statuto affinché potesse essere considerato intangibile e fisso per i prossimi trent'anni, ma come conseguenza di un percorso.
Il percorso era stato fatto per intero, collega Cattaneo, e non soltanto con lei. Vorrei ringraziare il Consigliere Gallarini per aver consentito comunque, con il suo lavoro, alla nostra sia pure turbolenta I Commissione, in qualche caso - ma sempre meno di questo Consiglio - dove in fin dei conti, si è snodato un percorso nel quale tutti si erano riferiti ad argomenti obiettivi, logici, alle necessità che dovevamo considerare con questa legge elettorale. In sede di Consiglio mi sembra che questo sia sostanzialmente caduto.
Come Gruppo, avevamo proposto una legge elettorale che tenesse conto di alcune necessità: la rappresentanza dei territori, possibile nell'ambito di un contenimento della rappresentanza elettorale, una lista proporzionale regionale che consentisse di esprimere un carattere regionale nel suo insieme, cosa che manca da una sommatoria semplice dei territori. Si era così pervenuti a una legge che poteva essere considerata un punto di equilibrio fra le tante esigenze oggettivamente e progressivamente condivise.
Sfido il Consiglio a verificare la carenza di oggettività in quelle proposte.
Certo, il collega Papandrea pose il problema - e colgo l'occasione per dargli ragione - del perfezionamento della modalità di attribuzione delle rappresentanze nell'insieme del Piemonte.
Il collega Papandrea mi darà atto che in questi giorni abbiamo continuato a lavorare su queste modalità. Il persistere di qualche elemento da perfezionare non significa che non sia stato fatto un lavoro di una certa dimensione e dignità.
Prendiamo purtroppo atto che di quel lavoro non è stato possibile trasferirne - nella consapevolezza dei Consiglieri - l'impianto l'importanza, l'attendibilità, l'equilibrio, la possibilità di perfezionamento: ritorniamo al punto di partenza, come un lungo gioco dell'oca.
Naturalmente, voteremo l'emendamento che prende atto del fatto che siamo tornati al punto di partenza; ma, pur ringraziando il Presidente Ghigo, non posso non rilevare che egli, in quanto figura, è il più favorito da questa situazione: maggioranza blindata, dodici persone, autonomia nelle decisioni, nessun limite di contrappeso anche nel premio di maggioranza, un premio di maggioranza esorbitante. Oppure - rivolgo una domanda al Presidente Cattaneo - intendiamo restare a sessanta Consiglieri per poi approntare un'altra legge elettorale? Vorrei saperlo. Restiamo con l'attuale legge elettorale? Perfetto. Non è comunque inibita la possibilità di peggiorare ulteriormente la situazione, essendo questa già assolutamente antitetica ai diritti dei territori che avevamo cercato di rappresentare con quella proposta.
Infatti, molto onestamente, non eravamo partiti dal numero dei Consiglieri, ma eravamo partiti dai problemi e dai percorsi ed eravamo riusciti addirittura a partire da un'ipotesi di ottanta Consiglieri e tutti insieme scendere a settanta, rappresentando tutte quelle esigenze. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Botta Marco.



BOTTA Marco

Prendiamo atto, come è stato detto, della grave sconfitta di chi credeva che il variare il numero dei Consiglieri fosse un momento importante per dare più ruolo e funzioni al Consiglio. Sconfitta dovuta all'incapacità - anche se fino a quando non si arriverà al voto c'è possibilità di riflettere e pensare - di superare delle rigidità.
Cari colleghi, dobbiamo spiegarci, tutti assieme, oggi, domani, come mai per mesi e mesi abbiamo ritenuto che il Consiglio dovesse andare ad ottanta Consiglieri. Come mai, visto che su quell'ipotesi di ottanta c'era una legge elettorale sostanzialmente fatta e condivisa...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Marcenaro)



BOTTA Marco

No, l'ordine del giorno che noi votammo quando la Commissione Statuto introdusse gli ottanta Consiglieri, era già una legge elettorale fatta, che prevedeva la rappresentanza proporzionale dei quarantotto Consiglieri; il listino, del vincitore, dei dodici Consiglieri; il listino regionale dei venti Consiglieri. Su tutto ciò, per mesi e mesi, c'è stata piena condivisione; poi, stranamente - chi è assente ha sempre torto, quindi io ho torto - per cercare di trovare una mediazione che riconducesse i colleghi della sinistra antagonista a un'attenzione diversa nei confronti dello Statuto, si è scesi a settanta, pensando di poter mantenere la legge impostata per gli ottanta sui settanta (ipotesi evidentemente non possibile, perché i quarantotto, dodici e venti Consiglieri, cambiati con quarantotto, sette e quindici Consiglieri davano una cosa totalmente diversa, spostando equilibri generali), che però diventava un'ipotesi di legge che faceva godere soltanto alcune parti e non cambiava nulla ad altre.
Infine, arriviamo alla rigidità e buttiamo la proposta a settanta Consiglieri avanzata dal collega Cattaneo - bisogna dirlo in maniera chiara che aveva visto la condivisione di quasi tutto il Consiglio - anche gli amici della cosiddetta "prima fila" avevano lanciato un'apertura - perch manca la sottoscrizione di una terza clausola di garanzia. Infatti, non basta una prima clausola di garanzia inserita nello Statuto, né una seconda che dice: "La legge elettorale nuova si vota con i 4/5". No, occorre una terza clausola di garanzia.
Queste rigidità portano a un pataracchio. Come maggioranza, lo assumiamo con grande tranquillità: quale migliore inizio di campagna elettorale, per il Presidente Ghigo, di essere il Presidente che impone all'Aula di rimanere a sessanta Consiglieri? Quale migliore possibilità di andare su tutte le piazze del Piemonte a dire che il Presidente sabaudo e morigerato del Piemonte trattiene l'Aula dall'aumento dei Consiglieri? Guardate, i sondaggi ci danno già ampiamente in vantaggio! Ritengo che domani, dopo le dichiarazioni del Presidente Ghigo, e il vuoto che seguirà da questo Consiglio così illuminato, le possibilità del Presidente aumenteranno ancora con grande nostro piacere e favore, ma anche con una grave sconfitta del Consiglio regionale e, soprattutto, di chi ha voluto introdurre rigidità assolute su un ragionamento di buonsenso e di fiducia reciproca, che poteva essere condotta in porto con un aumento limitato di Consiglieri, che avrebbe risposto - a nostro avviso - in maniera piena e positiva alle nuove esigenze del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Ieri il Consigliere Marcenaro ha chiamato in causa il Presidente Ghigo come capo di questa maggioranza: la risposta non si è fatta attendere più di tanto. Nel frattempo, in Aula, qualcuno di noi giocava a passarsi il cerino: ma questo è un gioco che scotta le dita. Alla fine, non dico che qualcuno sia rimasto più scottato di altri, ma fa un po' comprendere - mi riallaccio al ragionamento che avevo fatto inizialmente sullo Statuto come questa, alla fine, sia una sconfitta della politica del Consiglio.
Il Presidente ha agito bene: ha sgomberato il campo da alcuni equivoci che si erano generati in queste ultime settimane. Innanzitutto, sul primo equivoco, quello che riguarda le priorità del Consiglio, il Presidente è stato chiaro: la priorità è lo Statuto, poi viene tutto il resto. Noi, che abbiamo fatto questa affermazione soltanto ieri, non possiamo che gioire e condividere quanto ha detto il Presidente Ghigo. Il secondo equivoco riguarda, con estrema chiarezza, una legge confezionata che, chiedo scusa al Vicepresidente Riba, a nostro parere, è tutto meno che una legge equa.
Una legge elettorale che, a nostro parere, non garantisce, come sostiene il Vicepresidente Riba, i territori. Visto che questi equivoci non esistono più, non possiamo che applaudire il Presidente per le coraggiose dichiarazioni che ha espresso in Aula come capo della maggioranza.
Non ci sarebbe stato nulla di scandaloso nel portare a settanta i Consiglieri - lo abbiamo letto tutti sui quotidiani l'elenco dei lavori svolti sullo Statuto e sulle leggi elettorali nelle varie Regioni - tutte le Regioni hanno avuto un aumento di Consiglieri che oscilla tra il dieci venti, il venticinque per cento, per le competenze cresciute, non c'era nulla di scandaloso se si fosse attestata la presenza di settanta Consiglieri in questa Istituzione.
Ci sono state richieste garanzie su come si sarebbe espletato il sistema di elezione: troppo garanzie, Vicepresidente Riba. E' proprio il caso di dire che quando qualcuno vuole troppo, alla fine stringe poco. E' andata così, ritengo che sia un'uscita da parte del Consiglio regionale alta, un'uscita da parte del Presidente che noi condividiamo in pieno e sottoscriviamo. Il nostro Gruppo ha già deciso su quello che sarà il futuro della maggioranza e ha già deciso chi dovrà guidare la Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Vorrei ripartire dalle riflessioni che avevamo fatto ieri nel momento in cui si stava valutando la possibilità di portare, in virtù di quell'ipotesi di accordo che era stato proposto e di riformulazione del testo dell'articolo 16, il numero dei Consiglieri a settanta. Il tipo di percorso che portava da sessanta a settanta il numero dei Consiglieri aveva senso se era lo strumento con cui dare una risposta ad una serie di questioni, condivise da tutti i Gruppi consiliari o dalla stragrande maggioranza, che per essere affrontate richiedevano un numero maggiore di Consiglieri. Mi riferisco al discorso relativo al riequilibrio dei territori; ad un riequilibrio del premio di maggioranza (ma che continuasse a mantenere i numeri necessari a garantire la governabilità); il discorso del riequilibrio di presenze in genere all'interno degli organi del Consiglio. Temi, sostanzialmente, che erano la motivazione per cui si era sostenuta prima ottanta e poi a settanta la necessità di rivedere il numero dei Consiglieri.
Mi pare che un dato emerga nelle discussioni fatte in questi giorni: al di là dei sessanta, settanta o ottanta Consiglieri su cui abbiamo provato tecnicamente a misurarci, il dato di fondo è che proprio sulla risposta a quei problemi non c'è l'accordo. Probabilmente, potevamo anche essere d'accordo (ieri è stata verificata la possibilità di passare da sessanta a settanta Consiglieri), ma non eravamo d'accordo sul come affrontare quei problemi. Mi pare che non aveva senso, dal nostro punto di vista, passare da sessanta a settanta Consiglieri se i motivi per cui si pensava di fare questo passaggio erano gli stessi che ci dividevano.
Penso che questo sia importante soprattutto perché, nel momento in cui riformuliamo una proposta di revisione di legge nel numero dei Consiglieri noi dobbiamo rispondere non solo ad un'esigenza di comprensibilità e di condivisibilità all'interno dell'aula, ma anche all'esterno. Non è un dato banale. I cittadini che hanno espresso quest'Aula possono capire la necessità di riequilibrare una serie di questioni che sono importanti per la democrazia e la rappresentanza del territorio piemontese negli organi che li governano, ma non penso siano così appassionati da discutere se sia meglio sessanta o settanta Consiglieri.
Questo è un dato che sta alla base dell'approdo a cui siamo arrivati oggi. Nell'impossibilità verificata di arrivare ad un testo che unificasse la stragrande maggioranza del Consiglio e nell'impossibilità verificata negli ultimi giorni, di approdare ad una condivisione sugli strumenti e le scelte che devono portare alla formulazione di un numero che desse risposte ai problemi che emergono, si prende atto e si ritorna alla formulazione iniziale.
Ho sentito parlare, in due o tre passaggi che mi hanno preceduto, di rincrescimento e sconfitta che, in qualche misura, sono evidenti. Ma io penso che rincrescimento e sconfitta non sia sicuramente perché potevamo avere un Consiglio a settanta Consiglieri, invece ci fermiamo a sessanta.
Sicuramente, c'è un rincrescimento e una sconfitta, perché se è vero che quei temi, che avevano originato la modifica del numero dei Consiglieri erano reali, non siamo riusciti a trovare il modo per risolvere quei problemi. Questa è sicuramente una sconfitta della politica.
I problemi rimangono aperti, sono consegnati all'Aula - se erano problemi allora, rimangono tali adesso - e si dovranno individuare le strade e i percorsi per affrontarli e risolverli. A questo punto, non dobbiamo lasciarci distogliere da ciò che molti hanno detto essere il grande tema ancora presente sul tavolo: l'approvazione dello Statuto.
Il rischio di un rilassamento che porti a non affrontare più il tema centrale - tema che tutti hanno sostenuto, in queste settimane, essere cruciale - deve portare quest'Aula ad un'autentica assunzione di responsabilità nel concordare i tempi e i modi per verificare tutte le strade, sapendo che abbiamo ancora 85 articoli da approvare.
Ci deve essere veramente un grande impegno, da parte di quest'Aula, per l'approvazione dello Statuto, questione centrale tuttora sul tavolo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente.
Ritengo doveroso intervenire, intanto per esprimere pieno accordo con quanto detto dal Presidente Ghigo e, soprattutto, sulla ovvia constatazione dell'essere prioritario e fondamentale riuscire a redigere lo Statuto per la Regione Piemonte.
Ritengo, altresì, doveroso sottolineare - e mi pare che il Consiglio ne abbia piena consapevolezza - che il Presidente Ghigo è venuto, non tanto a fare il notaio della sconfitta dell'assemblea, quanto a fare il becchino dell'autorevolezza del Consiglio. Data la portata di questo ammonimento dobbiamo coglierlo come stimolo per una riflessione sul ruolo o, meglio sul ruolo mancato del Consiglio in questa situazione.
venuto, in buona sostanza, a dirci con chiarezza che il re è nudo.
Allora ha ragione il Consigliere Marcenaro, quando dice che non possiamo agitarci per assumerci la paternità della sconfitta.
Un brevissimo excursus sul lavoro svolto della Commissione Statuto.
Abbiamo riflettuto poco in Commissione? Abbiamo discusso poco in Commissione, su questo tema in particolare? Sicuramente no, perché è stato uno dei temi affrontati sin dalle prime tornate della Commissione.
L'articolo 16 in esame è stato votato da Alleanza nazionale, dallo SDI da Forza Italia, da Lega Nord, dall'UDC, dai DS, dai Radicali-Lista Emma Bonino, dai Democratici per l'Ulivo, dalla Margherita; quindi non mi pare che ci sia stata, né una maggioranza risicata né una votazione sofferta.
stata una riflessione lunga ed intensa che ha portato a quei risultati.
Oggi, la difficoltà sorge perché ci sono due atteggiamenti che hanno finito per nuocere all'esplicazione dei lavori. Da un lato, la preoccupazione del cosiddetto "cerino in mano"; dall'altra, la logica obliqua di cui prima parlava il Consigliere Brigandì denunciandola.
Con o senza abuso di demagogia, l'idea non è certamente pregevole se è determinato da motivi deteriori.
Riprendendo quando dicevo prima su come è stato votato l'articolo 16 in Commissione, va anche sottolineato e ribadito che quell'articolo era stato determinato proprio dalla necessità di garantire la rappresentanza e la rappresentatività territoriale. Questo è stato uno dei temi unificanti dell'articolo 16.
Le riduzioni ipotizzate sono state ancorate ad un nuovo sistema elettorale che ha, come conseguenza, la mancanza di equità. Sotto questo profilo, però, i Consiglieri Marcenaro e Riba non devono dolersi. Il lavoro della Commissione è stato vanificato, non perché siano state superate o capovolte quelle ragioni, ma perché non ci si è voluti più ancorare ad esse, scivolando sul piano dalla mancanza di equità.
Questo è il dato che ha determinato la mancanza di accordo.
Le doglianze dei Consiglierei Riba e Marcenaro, quindi, possono pure sembrare fondate, ma verrebbe quasi voglia di dire: "Chi è causa del proprio male, pianga se stesso".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

E' difficile raccapezzarci in questo dibattito, se non risaliamo alle origini delle motivazioni che hanno portato a scrivere l'articolo 16. Se non ritorniamo a quelle origini e non riflettiamo su quei punti, rischiamo di fare un dibattito che celebra solo la più alta incomprensione della politica nei confronti delle esigenze che si trova davanti e che deve risolvere.
Un dibattito che verte su chi è il becchino, su chi è sconfitto o su quale sia il ruolo del Presidente Ghigo in questo momento, non ci porta da nessuna parte. A mio avviso, le ragioni vere stanno altrove. Siamo arrivati insieme, con un lavoro comune e a volte anche con posizioni a volte di molti Comuni differenziate da altri, però a un testo dell'articolo 16 che metteva mano ai numeri del Consiglio? Ma perché avevamo rilevato che, per quanto riguarda il rapporto tra rappresentanti e rappresentati - perché a questo risponde una legge elettorale, a determinare in modo nuovo, diverso più saldo, più radicato, più convintamente rispondente alle esigenze democratiche della Regione - questa assemblea piemontese, che andava ad una fase costituente, lo voleva rinsaldare e rendere più preciso ponendosi alcune questioni: quella della governabilità, da un lato, ma quella dell'adeguata presenza delle minoranze dall'altro, che non era garantita dalla fase precedente, che - abbiamo detto tutti - determinava un premio di maggioranza quale quello che era rappresentato nella legge.
La seconda questione l'ha spiegata molto bene il collega Riba ieri, io non ho niente da aggiungere: la questione dei territori, che era diventata un problema vero in questo Piemonte per il combinato disposto di una nuova legge che portava il numero dei Consiglieri da sessanta a quarantotto mettendone dodici all'interno del listino, e l'arrivo di nuove Province che al momento non c'erano.
Il terzo problema, cari signori, è la modifica degli articoli 51 e 117 della Costituzione, che riguardano il riequilibrio della rappresentanza tra uomini e donne per uscire dalla misoginia della politica italiana, che non è elemento di arricchimento, ma elemento di autoconservazione di classi dirigenti per captazione.
Se queste erano le esigenze a cui si doveva rispondere, io molto laicamente vi dico che potevamo tentare di rispondere con un numero di ottanta, di settanta - poi, come direbbe chiunque, più si riesce a rispondere a queste esigenze con un numero basso, meglio è - ma il vero problema sono le esigenze, non il numero. Il problema della sconfitta qui non è sessanta, settanta, ottanta: è che questo Consiglio regionale, ad oggi, deve prendere atto che a quelle tre esigenze non riesce, a quel livello, a rispondere e che, rispondendo semplicemente con un numero dimenticando le esigenze, sarebbe semplicemente una classe politica che autoperpetua se stessa.
Quindi quelle esigenze rimangono, sono esigenze politiche di fondo che originavano quell'articolo dello Statuto e, conseguentemente, una legge elettorale. Oggi la situazione è questa, e di questa situazione dobbiamo prendere atto. In questo senso sono d'accordo con il collega Taricco.
Dopodiché, valutato questo, noi abbiamo ancora un grande e importante strumento per rispondere al Piemonte e per ridefinire quel rapporto tra rappresentanti e rappresentati che vogliamo determinare in modo diverso: è lo Statuto, è la carta costituente, è questo testo in cui abbiamo già scritto un preambolo, dei principi significativi e, arrivati all'articolo 16, abbiamo ancora da scrivere le cose importanti che riguardano la forma di governo, il rapporto tra il Consiglio e la Giunta e il riequilibrio dei poteri (tra cui le questioni qui poste sui poteri regolamentari del Consiglio); abbiamo ancora da scrivere tutto ciò che dobbiamo scrivere per quanto riguarda il ruolo delle Autonomie e il Consiglio delle stesse abbiamo da scrivere ancora tutte le parti sulla programmazione, la concertazione e momenti quali questi.
A questo punto, continuo a pensare - come altri colleghi, non voglio essere pessimista - che non sia affatto tutta in discesa la questione per quanto riguarda lo Statuto, che quello Statuto sia ancora un obiettivo da conquistare in questo Consiglio prima del termine delle ore nella giornata di domani perché la politica non celebri una sua sconfitta, ma perché il Consiglio regionale invece celebri una vittoria importante della politica nei confronti dei cittadini. E' questo l'obiettivo cui oggi dobbiamo guardare, senza invece atteggiamenti inutili.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Mi trovo in una situazione particolare, sicuramente anomala, rispetto a quella della stragrande maggioranza dei Consiglieri che hanno preso la parola in quest'aula, perché mi trovo nella situazione del rappresentante di un Gruppo consiliare che ha proposto, in particolare sui temi della forma di Governo e del sistema elettorale, ma anche complessivamente rispetto alla materia statutaria, un'impostazione radicalmente diversa e alternativa rispetto a quella che conseguiva i consensi più vasti sia nei Gruppi di maggioranza che nei Gruppi di opposizione, ma soprattutto di un Consigliere di un Gruppo che, nel corso di due anni di lunghissima discussione, non è mai ricorso agli strumenti che il nostro Regolamento mette doviziosamente a disposizione per fare in modo che le uniche convergenze possibili si possano registrare sui no piuttosto che sui sì ad ipotesi di riforma.
Non mi voglio esercitare in un'attività di commento politico rispetto a quello che sta avvenendo, perché sarebbe ridicolo per un Consigliere in esercizio assumere il ruolo del commentatore; mi limito a registrare un dato assolutamente indiscutibile e assai meno opinabile di qualunque tipo di interpretazione politica di quello che sta succedendo in quest'aula.
Tutto quello che sta succedendo è reso possibile, e in certa misura necessitato, da un assetto innanzitutto regolamentare che impedisce a maggioranze quasi plebiscitarie di confermare in Aula i voti espressi in maniera assolutamente plebiscitaria in Commissione.
Noi ci troviamo in una situazione nella quale una proposta da noi non condivisa e non votata di Statuto e una proposta da noi non condivisa e non votata di legge elettorale non trova una maggioranza possibile all'interno di quest'aula innanzitutto perché esistono strumenti regolamentari a disposizione di tutti i Gruppi per interdire la discussione e l'approvazione dei singoli articoli.
Ho ascoltato con molta attenzione quanto ha detto il nostro collega Papandrea, cui va dato atto singolarmente di non avere troppo contribuito al prolungamento dei lavori in Commissione, che non si sono prolungati per virtù naturali, ma perché una serie di Gruppi dell'opposizione hanno scelto di trascinare la discussione per decine e decine di sedute. Non possiamo neppure raccontarci che la discussione in Commissione Statuto sia proseguita così a lungo perché esistevano particolari nodi politici, perch la discussione di quei nodi politici ha forse impegnato un terzo del tempo di discussione della Commissione Statuto e il resto del tempo si è trascinato - come peraltro la gran parte del tempo anche in quest'aula per assistere alla celebrazione dell'ennesima sperimentazione ostruzionistica all'interno di questo Consiglio.
Perché dico questo? Perché è in corso una guerra simmetrica, nel senso che se tutti i Gruppi, rispetto a proposte che non condividono e rispetto ad obiettivi non diversamente conseguibili, scegliessero di muoversi con gli stessi strumenti e la stessa impostazione utilizzata in maniera esplicita da alcuni Gruppi di opposizione e in maniera implicitamente dichiarata da parte di alcuni Gruppi di maggioranza, se tutti i Gruppi facessero così, questo Consiglio regionale sarebbe consegnato definitivamente alla paralisi. Se questo Consiglio regionale dovesse assistere ad ogni seduta alle dichiarazioni di un Gruppo consiliare che annuncia che, in cambio di un obiettivo del tutto deflagrante, dal mio punto di vista, cioè la consegna di tutto il potere regolamentare al Consiglio, dà il via libera al provvedimento, e la mediazione e la discussione politica dovesse essere, relativamente alle richieste, o convergente o contraddittoria dei diversi Gruppi consiliari, ci troveremmo in una situazione in cui il prodotto di quest'Aula non sarebbe il tentativo di disciplina normativa di un problema, ma il tentativo di mediazione burocratica delle esigenze e degli obiettivi dei diversi Gruppi consiliari.
Mi spiace dirlo, ma è esattamente quanto sta accadendo.
Nessuno ragionevolmente può sostenere che una legge elettorale precipitata in aula (non votata né richiesta e nemmeno approvata dal nostro Gruppo, ma che ha raccolto i voti dei DS, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord), di colpo scompaia letteralmente dalla discussione e diventi il pretesto per le interpretazioni più vaghe e più fantasiose, per il ritorno in campo della discussione nel nostro Consiglio regionale perfino del Presidente Ghigo.
Se esiste questo problema, di questo problema dobbiamo parlare, anche se si tratta di problema non del Gruppo Radicale, ma dei Gruppi consiliari e delle coalizioni politiche che, al proprio interno, hanno visto consumarsi questo tipo di guerra civile-istituzionale.
Tutti sostengono, ovviamente, l'approvazione sollecita dello Statuto ma, tanto la sostengono quanto più pongono condizioni. Succede sempre così.
Per esempio, da un Gruppo consiliare che non ha votato un solo articolo di questo Statuto (tra l'altro, colgo l'occasione per parlare del problema di registrazione delle votazioni: in Commissione Statuto è stata semplicemente invertita la votazione sul parere rispetto alla votazione sull'articolo, la mia rettifica è stata fatta a microfono spento, quindi l'articolo sugli ottanta Consiglieri non era stato votato) viene, però, una proposta esplicita. Il Gruppo di Rifondazione Comunista ha detto: "Se ci date la bomba atomica - nella sostanza - noi vi facciamo passare lo Statuto oggi".
Se vogliamo approvare lo Statuto, e tutti quanti ci impegniamo ad approvarlo e a farlo approvare, bisogna parlarsi chiaro - anche se è argomento assai poco chic - sui tempi di discussione e di approvazione di questo testo.
Vista l'impraticabilità dell'approvazione nella giornata odierna, i Gruppi consiliari, guardando innanzitutto al proprio interno anziché al proprio esterno, sono tutti disponibili ad impegnarsi affinché, entro il termine tecnico ultimo (situato fra il 10 e il 15 settembre), la prima lettura dello Statuto si compia definitivamente e che la seconda lettura non diventi la "palestra" delle esercitazioni non praticate nella prima lettura? A quel punto sarebbe del tutto inutile! Se vogliamo approvare lo Statuto questo è il primo punto. Poi, in sette giorni di discussione, c'è ampia possibilità, da parte di tutti i Gruppi consiliari, di dire tutto quanto credono (anche noi lo faremo). Non celebriamo questa commedia dell'ipocrisia, per cui tutti quanti sono disponibili a fare quanto nel momento successivo dichiarano di non volere.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Colleghi, ho delle doppie richieste d'intervento, sia da parte del collega Brigandì che da parte del collega Cattaneo. Avendo già parlato dell'emendamento, posso concedere nuovamente la parola soltanto per dichiarazioni di voto.
Se il Consigliere Brigandì vuole svolgere le dichiarazioni di voto per il Gruppo della Lega Nord, così come il collega Cattaneo per il Gruppo di Forza Italia, posso concedere loro la parola.



(Commenti del Consigliere Cattaneo fuori microfono)



PRESIDENTE

Posso concedere una pausa fino alle ore 15.30.



(La seduta, sospesa alle ore 14.46 riprende alle ore 16.01)



(Il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.15)



(La seduta riprende alle ore 17.28)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Mi pare un dato acclarato che sull'articolo 16, cioè sulla composizione del Consiglio regionale, ci sono emendamenti presentati tutti convergenti sul numero di sessanta Consiglieri. Quindi, rapidamente, si più arrivare ad una votazione sul punto.
Detto questo, ci sono una serie di altri articoli da esaminare e una serie di emendamenti. E' ovvio che se c'è un certo atteggiamento, da parte dei Consiglieri e da parte di tutti i Gruppi, riusciamo a portare a casa lo Statuto entro questa notte. Se non c'è un determinato atteggiamento chiamiamolo costruttivo, da parte dei Consiglieri, è molto difficile che si riesca a potare a casa lo Statuto entro questa notte.
Vorrei capire come poter gestire i lavori dell'Aula. Quindi qual è la sorta degli emendamenti e come posso, il più possibile, circoscrivere i tempi di discussione o programmarli.
Subemendamento rubricato n. 453 bis presentato dai Consiglieri Cattaneo Botta M., Costa R., Brigandì, Toselli e Mercurio: al comma 1: sostituire la parola "ottanta" con "sessanta".
Sull'emendamento n. 453 bis abbiamo già fatto la discussione generale possiamo procedere alla votazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 453 bis.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato 245 presentato dal Consigliere Contu: nel comma 4 dell'articolo 16, le parole "...tre quinti..." sono sostituite dalle parole: "due terzi".
L'emendamento rubricato n. 245 è ritirato dal proponente e conservato agli atti.
Ulteriori emendamenti sull'articolo 16 sono stati dichiarati inammissibili.
Indìco la votazione palese sull'articolo 16 (che diventa articolo 17), come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 17 Emendamento rubricato n. 246 presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: al comma 1 dell'articolo 17 dopo la parola "proclamazione.", aggiungere il seguente periodo: "I Consiglieri entrano nell'esercizio delle proprie funzioni alla prima seduta del Consiglio".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 246, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 247 presentato dal Consigliere Contu: dopo il comma 3 dell'articolo 17 è aggiunto il seguente: "3 bis. Ogni Consigliere ha diritto di usufruire delle attrezzature e dei servizi necessari per l'espletamento delle proprie funzioni".
L'emendamento n. 247 è ritirato dal proponente e conservato agli atti.
Indìco la votazione palese sull'articolo 17, (che diventa articolo 18) come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 18 Emendamento rubricato n. 248, presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: al comma 1 dell'articolo 18 dopo le parole "I Consiglieri regionali" aggiungere le seguenti parole: ", ai fini dell'espletamento del loro mandato,".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Questa dizione, di cui comprendo il significato, rischia di riprodurre l'equivoco della precedente edizione dello Statuto in cui il diritto di accesso alla documentazione amministrativa da parte dei Consiglieri regionali doveva essere motivata ai fini dell'espletamento del mandato consiliare.
Visto che non solo il tenore letterale dell'articolo, ma anche il suo significato, chiarisce che la documentazione acquisita rispetto alla quale si esercita il diritto di accesso è una documentazione connessa all'attività della Regione, o ai fini dell'espletamento del loro mandato, è emendamento del tutto pleonastico. Si tratta di documentazione amministrativa connessa all'attività della Regione, oppure reintroduce una forma di obbligatoria giustificazione rispetto all'esercizio del diritto di accesso che non è, secondo me, costituzionalmente ammissibile.
Non possiamo configurare il diritto di accesso come un diritto condizionato alla giustificazione dell'uso della documentazione richiesta quando la documentazione richiesta è necessariamente connessa all'esercizio del mandato, quando è riferita all'attività amministrativa della Regione.
Non deve, quindi, essere necessariamente connessa alla presentazione di un documento consiliare, o alla risposta di un'interrogazione, perché, per il fatto stesso che riguarda l'attività amministrativa della Regione, è accessibile.
Gradirei essere rassicurato sul punto, visto che la ratio della norma emerge anche dalla discussione sulla norma stessa e dagli atti della discussione. Abbiamo appena superato la precedente dicitura dello Statuto perché equivoca, non vorrei che venisse reintrodotto l'equivoco anche nel nuovo Statuto.



PRESIDENTE

Faccio solo notare che non si parla di uffici della Regione, ma di tutta una serie di enti. Per questo motivo si specifica: "Ai fini dell'espletamento del mandato". E' esatto, Consigliere Galasso?



GALASSO Ennio Lucio

La dizione "Ai fini dell'espletamento del loro mandato" è legata anche per quelle attività di accesso e di accertamento che vengono svolte fuori dagli ambiti strettamente istituzionali; tant'è che l'espressione non fa riferimento ad atti specifici del Consigliere, ma all'espletamento del mandato in quanto Consigliere.
Concordo con quel tipo di perplessità, ma la sottolineatura potrebbe essere ultronea. La Commissione, invece, ha inteso ribadirlo.
Concordo, comunque, che quando si parla di espletamento del loro mandato, non è legato all'esercizio occasionale o, meglio ancora, ad un atto specifico quale può essere un'interrogazione o un progetto di legge.



PRESIDENTE

Quindi l'emendamento viene mantenuto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Quando il Consigliere Galasso è intervenuto dicendo "nell'espletazione del loro ruolo", praticamente ha detto "in quanto Consiglieri". Allora perché non lasciamo "in quanto Consiglieri"? Se è così, introdurre un altro concetto vuol dire che si può chiedere se è connesso o meno. Se uno lo considera in quanto Consigliere, allora eliminiamo il problema.



(Commenti del Consigliere Galasso fuori microfono)



PAPANDREA Rocco

Ma si parla del Consigliere.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Papandrea.
Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 248.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 362 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Angeleri Dutto, Valvo e Manolino: al comma 1, le parole "o ai quali la Regione ha conferito funzioni" sono soppresse.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Dato che noi siamo una Regione e non un ente subordinato, trattandosi di Enti locali non possiamo invadere la loro autonomia. Pertanto proponiamo di toglierlo. Il Comma 1, quindi, recita: "I Consiglieri regionali hanno diritto di ottenere dagli Uffici della Regione, dagli Enti e dalle aziende da essa istituiti e a cui la Regione ha conferito funzioni ed informazioni, i documenti connessi ad attività della Regione". Rientra perfettamente nel conferimento delle funzioni, anche agli enti locali. Non possiamo certamente entrare nell'autonomia degli Enti locali e lederla, sia per un principio di sussidiarietà sia per un principio di Repubblica costruita dal basso, immaginando la Regione nuova, non più un ente sovraordinato, ma un ente che contribuisce a costituire lo Stato e la Repubblica. È ovvio, quindi, che proponiamo di toglierlo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Ho l'impressione che questi emendamenti non contribuiscano a fare chiarezza, ma a complicare la situazione. Dalla spiegazione del presentatore si desumerebbe una conclusione del tutto condivisibile, quella per cui un Consigliere regionale non accede agli atti di un ente locale per il fatto che è Consigliere regionale. Peccato che non è questo il problema perché si parla di documentazione attinente all'attività della Regione, non di documentazione attinente all'attività degli Enti locali o di altri enti cui la Regione abbia conferito funzioni.
Se il problema non è il destinatario della richiesta di accesso - e chiederei al relatore di seguire questo passaggio - ma la documentazione che si richiede di acquisire...



(Commenti del Consigliere Cattaneo fuori microfono)



PALMA Carmelo

Sì. Il complemento oggetto, Consigliere Cattaneo, è: "Le informazioni e i documenti connessi all'attività della Regione". L'attività della Regione...



(Commenti del Consigliere Cattaneo fuori microfono)



PALMA Carmelo

Il problema è capire a chi, rispetto ad un ente cui si sono conferite funzioni ed è titolare di una documentazione attinente all'attività della Regione, si inoltre l'istanza di accesso. Questo è un problema che va risolto e non lo possiamo risolvere cancellandolo e sostenendo che nel momento in cui l'attività della Regione è espletata da un ente diverso quell'atto non è più accessibile. Perché è questo che comporterebbe il suo emendamento, Consigliere Cattaneo! Dovete individuare una formulazione diversa, che espliciti che gli atti non accessibili sono atti di competenza di questo ente, perché, sopprimendo queste parole, tecnicamente significa che, rispetto ad una funzione conferita ad un Ente locale (ad esempio di gestione di un'attività amministrativa), rispetto alla quale ci sono finanziamenti regionali l'espletamento di questa funzione, con finanziamenti regionali e quindi connessi all'attività della Regione non sono accessibili da parte dei Consiglieri regionali. Questo, in contraddizione anche con una norma costituzionale, non può essere il tenore di codesta norma. Spero che il relatore abbia seguito il senso del mio intervento.
Eliminando "ai quali la Regione ha conferito funzioni", si toglie la possibilità dell'esercizio del diritto di accesso a informazioni e documenti connessi all'attività della Regione (e non a altro) ad enti non regionali. Non solo penso che politicamente non possa essere sostenuto, ma penso anche che sia illegittimo (e non soltanto nella sostanza).



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Consigliere Cattaneo, più che restare sulla discussione relativa alla norma astratta, forse sarebbe opportuno parlare di casi concreti. Ne cito due: vediamo se in questa fattispecie è possibile cogliere l'essenza del problema da lei posto.
Nell'ambito di un'azione di sindacato ispettivo, mi sono occupato di un finanziamento ad un'azienda bialluvionata. La fase istruttoria relativa al diritto di ristoro per i danni subiti è compiuta dalla Regione Piemonte per quanto concerne, invece, l'assegnazione del contributo, la funzione è delegata alla Provincia. Mi sono rivolto alla Provincia ed ho immediatamente ottenuto dal funzionario tutti gli atti relativi al procedimento istruito dalla Regione Piemonte. Esempio analogo può essere fatto per la formazione professionale oppure nel rapporto con il Comune di Torino per la partita relativa ai libri gratuiti - funzione delegata dallo Stato, che passa attraverso l'istruttoria della Regione, al fine di assegnare i fondi per i libri gratuiti. Mi sono rivolto al Comune di Torino, che mi ha fornito tutti i dati statistici e le modalità con le quali queste risorse sono state assegnate ai beneficiari.
Inviterei il Consigliere Cattaneo a riflettere sul fatto che non vi è "invasione di campo", ma l'esercizio, nell'ambito di funzioni delegate, di un diritto ispettivo (nel rispetto delle regole inerenti alla trasparenza degli atti amministrativi), per il quale un Consigliere regionale, che deve verificare in fase ultima il percorso di un atto amministrativo, ne abbia la possibilità.
L'articolo in esame è a mio avviso positivo: attualmente, per visionare gli atti dalle Aziende Sanitarie, dobbiamo rivolgerci non direttamente all'Azienda, che ci può negare l'accesso, ma alla Direzione della Programmazione Sanitaria o alla Direzione regionale della Sanità.
Approvando quest'articolo, credo venga ristabilito il principio del diritto. D'altronde, in un'Assemblea elettiva l'esercizio del sindacato ispettivo è funzione non residuale, ma principe, poiché consente ai Consiglieri di esercitare la funzione di controllo sull'operato dell'Esecutivo attraverso gli atti delegati.



GALASSO Ennio Lucio

Esprimo parere favorevole.



PRESIDENTE

Visto che sto cercando di fare un lavoro di coordinamento anche con gli Uffici del Ministero, vorrei far rilevare che l'emendamento ha anche lo scopo di evitare la questa formulazione possa essere letta come un'interferenza da parte della Regione nell'autonomia degli Enti locali.
Questo è un punto molto importante, a mio avviso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo, per dichiarazione di voto.



CATTANEO Valerio

Al di là della valutazione politica, che condivido laddove mi ero già espresso, su questo punto abbiamo fatto un approfondimento. Ci viene riferito da autorevoli consulenti - è il motivo per cui noi presentiamo l'emendamento - che senza ombra di dubbio (certo è un aspetto soggettivo ma ce ne assumiamo la responsabilità) il diritto di accesso per la documentazione degli Enti locali è stabilito da legge dello Stato, dallo Statuto e dal Regolamento della Provincia e del Comune. Quindi, se la Regione nello Statuto prevede questo, è invasivo della legge dello Stato dello Statuto e del Regolamento della Provincia e del Comune.
Pertanto, sia per scelta politica, ma soprattutto per un motivo di potenziale - e molto probabile - impugnabilità, sosteniamo l'emendamento e ringraziamo il relatore per aver espresso parere favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma, per dichiarazione di voto.



PALMA Carmelo

Ho l'impressione che procedendo a giustificare delle norme con l'ipse dixit non andremo troppo lontano.
Ripropongo la questione. Nel caso di documentazione amministrativa relativa ad un'attività della Regione (e non all'attività dell'ente cui la Regione ha conferito funzioni), svolta non dalla stessa o da un ente regionale, bensì da un ente cui la Regione ha conferito funzioni, rispetto a chi si esercita il diritto di accesso? Qualcuno è così gentile da dirmi dove un Consigliere regionale può acquisire l'informazione e la documentazione relativa ad un'attività della Regione, svolta, però, da un ente cui ha conferito funzioni? Non rispondere a questa domanda o sostenere che forse è incostituzionale, obiettivamente non permette di procedere, e non è neanche un modo molto serio di stilare lo Statuto.
Se il problema avanzato dal collega Cattaneo è reale, occorre ulteriormente chiarire che il diritto di accesso si esercita rispetto ad atti relativi all'attività della Regione (e non relativi all'attività di enti o enti locali), e trovare una formulazione migliore e più conveniente per cui sia chiaro che il Consigliere regionale non va ad acquisite atti relativi ad una delibera comunale, bensì atti del Comune relativi all'attività regionale. Però, negare all'interno dello Statuto il fatto che atti relativi all'attività amministrativa della Regione siano...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Cattaneo)



PALMA Carmelo

No, collega Cattaneo, non sono invasivi: se mi risponde dove il Consigliere regionale è in grado di acquisire questi atti, io mi placo.



(Commenti del Consigliere Galasso fuori microfono)



PALMA Carmelo

"Va alla fonte regionale" non significa che la Regione dia questi atti perché allo stesso modo la Regione invaderebbe, secondo il vostro criterio...



(Commenti fuori microfono)



PALMA Carmelo

Se il relatore volesse spiegare in che termini si esercita il diritto di accesso gliene sarei grato.



PRESIDENTE

Vi ricordo che siamo in dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Molto brevemente, mi associo alla domanda posta dal Consigliere Palma.
Ritengo anch'io centrale la possibilità di accedere e verificare gli atti anche per le funzioni delegate dalla Regione ad altri enti. Se questa è la fonte regionale - ma vorrei che fosse chiarito, a posteriori, in modo inequivocabile - mi va bene; diversamente, penso che questo tipo di emendamento non sia per nulla invasivo, per quanto posso comprendere poiché il riferimento è esplicito agli atti di competenza regionale, non dell'Ente a cui è delegata la funzione.
Pertanto, mi permetto di sottolineare la necessità di trasparenza nella verifica degli atti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Forse la questione si può risolvere, perché la Regione, quando conferisce le funzioni, al momento del conferimento deve chiarire che su tali funzioni ha diritto di ricevere delle informazioni.



PRESIDENTE

La parola al relatore, Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Nelle funzioni delegate, la Regione conserva il dominio sull'atto e sulla vicenda; nelle funzioni conferite, si spoglia del potere di disporre.
Questo è il discrimine.
Se, per ipotesi, nel conferimento delle funzioni c'è un qualcosa per cui il Consigliere esercita il diritto di accesso, allora risponde la Regione, ma, se va oltre, si va ad invadere il campo dell'Ente locale che ha un proprio Statuto e un proprio Regolamento, e c'è la normativa nazionale di disciplina.



PRESIDENTE

L'emendamento, pertanto, viene mantenuto, ma siamo già in dichiarazione di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente. Voterò in dissenso dal Gruppo, perché presumo che il Capogruppo Palma voterà contro questo emendamento.
Non parteciperò alla votazione, perché non intendo partecipare a una votazione che spoglia il Consigliere della sua facoltà naturale di indagare e ispezionare tutti gli atti che hanno competenza con il proprio mandato.
Se il Consiglio accetterà l'interpretazione data e ribadita dal presentatore, ma anche, purtroppo, dal Presidente della Commissione Statuto, toglierà la facoltà al Consigliere, lasciandola solo alla Giunta di poter chiedere della documentazione e valutare fino a che punto questa è di interesse regionale.
In quanto Consigliere regionale del Piemonte, non partecipo ad una votazione che è chiaramente lesiva del ruolo del mandato del Consigliere stesso.
Questo è il dissenso dal Gruppo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 362.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 18 (che diventa articolo 19), come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 19 Indìco la votazione palese sull'articolo 19 (che diventa articolo 20).
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 20 Indìco la votazione palese sull'articolo 20 (che diventa articolo 21).
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 21 Emendamento rubricato n. 249 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 21 aggiungere il seguente nuovo comma 2 bis: "2 bis. La carica di Presidente del Consiglio è incompatibile con cariche esecutive all'interno del partito di riferimento".
Emendamento rubricato n. 250 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 21 aggiungere il seguente nuovo comma 2 ter: "2 ter. Il Presidente del Consiglio può essere sfiduciato dal Consiglio con voto espresso a maggioranza semplice e a scrutinio segreto" Emendamento rubricato n. 251 presentato dal Consigliere Galasso: il comma 5 dell'articolo 21 è così sostituito: "L'Ufficio di Presidenza resta in carica trenta mesi e i suoi componenti sono rieleggibili. Il rinnovo, alla scadenza prevista dallo Statuto investe l'intero Ufficio".
Comunico che l'emendamento n. 249 è inammissibile, poiché introduce una causa di incompatibilità.



(Commenti fuori microfono dei Consiglieri Papandrea e Marcenaro)



PRESIDENTE

Colleghi, può stare nella legge elettorale, può stare nel Regolamento del Consiglio, per me non è un problema, però non vorrei che questo potesse essere causa di impugnativa della legge, pertanto viene ritirato.
L'emendamento rubricato n. 250 è ritirato dal proponente e conservato agli atti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu per l'illustrazione dell'emendamento rubricato n. 251; ne ha facoltà



CONTU Mario

Volevo far notare solo una cosa perché ci serva come metodo di lavoro.
Perché nel momento in cui noi fissiamo la possibilità della rieleggibilità lo Statuto non potrebbe comprendere anche l'istituto della sfiducia?



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 251.
Il Consiglio approva Indìco la votazione palese sull'articolo 21 (che diventa articolo 22), come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 22 Emendamento rubricato n. 252 presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo.
all'articolo 22, comma 1, al comma 1 dell'articolo 22 dopo la parola "stabilite" aggiungere le parole "dalle leggi, dallo Statuto e".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 252.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 22 (che diventa articolo 23), come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 23 Indìco la votazione palese sull'articolo 23 (che diventa articolo 24) nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 24 Indìco la votazione palese sull'articolo 24 (che diventa articolo 25), nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 25 Emendamento rubricato n. 380 presentato dai Consiglieri Angeleri, Costa Rosa Anna, Scanderebech, Botta Franco: aggiungere al comma 2 le seguenti parole: "attraverso la costituzione di un'apposita Commissione permanente" Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 380, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 253 presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: all'articolo 25 dopo il comma 3 è aggiunto il comma 4 che recita: "4. Il Consiglio designa due componenti ad integrazione della Sezione regionale della Corte dei Conti".
L'emendamento rubricato n. 253 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Indìco la votazione palese sull'articolo 25 (che diventa articolo 26), nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 26 Emendamento rubricato n. 26.1 presentato dal Consigliere Galasso: l'articolo è soppresso.
La parola al Consigliere Galasso per l'illustrazione



GALASSO Ennio Lucio

L'elencazione di cui all'articolo 26 non è ritenuta esaustiva, ragion per cui propongo l'emendamento soppressivo. Tuttavia suggerisco di trovare una soluzione.



PRESIDENTE

Da un lavoro di rifinitura emerge un problema. La previsione analitica della potestà regolamentare della Regione, rischia di escludere alcune materie che invece rientrano, comunque, nella potestà regolamentare della Regione. Questo è il motivo, non perché si vuole comprimere la stessa potestà della Regione, ma per evitare che venga compressa, seppure surrettiziamente, attraverso l'approvazione di questo articolo Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Anche in questo caso, non si può procedere eliminando il problema anziché risolverlo. L'articolo successivo, proprio con riferimento alle diverse tipologie di regolamenti adottati dalla Regione, attribuisce diverse competenze a diversi organi della Regione. L'indice contenuto nell'articolo 26 è ripreso dall'articolo 27 e, distinguendo i diversi tipi di regolamento, si attribuiscono diverse competenze a diversi organi della Regione. Non si può cancellare l'articolo 26, senza che lo stesso articolo 27 si possa considerare insufficiente e non esaustivo.
Difficilmente possiamo considerare non disciplinabili, da parte dello Statuto, una serie di regolamenti regionali, avvalendosi di una norma generale molto diversa rispetto all'articolo 27, che non è norma generale e distingue diversi tipi di regolamento. Nell'articolo 26 possiamo indicare quali sono i regolamenti sottoposti a disciplina e nel 27 disciplinarli; se invece togliamo l'articolo 26, ammettiamo che l'articolo 27 disciplina qualcosa senza disciplinare tutto. Cosa che, evidentemente, non è possibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Il rilievo del Consigliere Palma è corretto, tant'è che si intende proporre un emendamento all'articolo 27, recuperando il punto 1 dell'articolo 26: "La Regione esercita la potestà regolamentare nelle materie di competenza".



PRESIDENTE

In altre parole, trasferire il comma 1, ma soltanto il capoverso che recita: "La Regione esercita la potestà regolamentare"; comma 2 "nelle materie di competenza" e poi si disciplina e si mantengono gli altri commi.



PRESIDENTE

PALMA Carmelo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Non ho detto questo, Presidente.



PRESIDENTE

Ho capito che lei non ha detto questo, ma questa è la proposta del Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Desidero anche precisare che noi abbiamo delle indicazioni. È vero che non dobbiamo mutuare tutto ciò che proviene dai piani superiori dell'ordinamento italiano, ma cautela e prudenza vogliano, in armonia con quanto già ci siamo detti ripetutamente, di scongiurare ipotesi di impugnazione. Questo, quindi, ci consente di disciplinare la potestà regolamentare entro alvei che dovrebbero metterci al sicuro da rischi di incostituzionalità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma per dichiarazione di voto.



PALMA Carmelo

Non capisco perché bisogna costringersi ad un ostruzionismo involontario.
Personalmente, ho detto un'altra cosa. Ho detto che ci sono tre tipi di regolamento individuati. Il relatore propone di sopprimerli dicendo che l'elenco dei regolamenti individuati non è esaustivo. Ho fatto notare che l'articolo 27 disciplina solo questi tre tipi di regolamento e non altri che, immagino, esistono, se il relatore propone di sopprimere l'articolo perché non esaustivo.
Se manteniamo gli articoli 26 e 27, lo Statuto ha una logica. Se togliamo l'articolo 26 e teniamo solo il 27, vorrebbe dire che esistono dei regolamenti non disciplinati in via statutaria.
Il problema è che se non è esaustivo l'elenco, troviamo anche una formulazione dell'articolo 27 che ci consenta di disciplinare, in termini di attribuzione, tutta la potestà regolamentare, oppure lasciamo qualcosa fuori che poi disciplineremo in via analogica? Questo è il problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Il problema è che l'elenco dell'articolo 26 finisce per essere un vincolo che potrebbe creare dei problemi, sotto il profilo dell'applicazione e dell'attuazione.
L'articolo 27, che stabilisce che la Regione esercita la potestà regolamentare, fa riferimento alle materie e poi affronta il tema dei regolamenti di attuazione e di esecuzione. In poche parole, rende la norma più elastica e ne aumenta la capacità recettiva nell'eventualità dovessimo ricorrere ad altro. L'elenco, invece, diventa precettivo.



PRESIDENTE

E' possibile inserire una clausola di salvaguardia? Nel senso: a) regolamenti di attuazione leggi regionali; b) regolamenti delegati dallo Stato; c) regolamenti di attuazione e degli atti dell'Unione europea rispetto alle norme di procedura stabilite con legge dello Stato; d) altri strumenti previsti dalla legge o previsti dall'ordinamento?



GALASSO Ennio Lucio

Rifacendomi alle osservazioni pervenute, c'era qualche perplessità in ordine ai regolamenti delegati dallo Stato. Ecco perché si utilizza una formula che, non creando vincoli e non mettendo alvei ben precisi, può non crearci problemi successivamente.



PRESIDENTE

Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 26.1 Il Consiglio approva.
ARTICOLO 27 Il dibattito generale sull'articolo 27 è aperto.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Pare che questo articolo rappresenti un passaggio estremamente delicato dei nostri lavori, relativamente all'approvazione dello Statuto. A questo punto, quindi, dobbiamo fare la sforzo di provare ad allargare la nostra discussione per cercare di contestualizzare il tentativo, ormai molto diffuso, di sottrarre la potestà regolamentare ai Consigli regionali, quindi all'Aula, ponendola in capo alla Giunta. Saremmo miopi se pensassimo che questo aspetto riguarda soltanto le Assemblee regionali.
Ritengo che non solo nelle amministrazioni locali, ma soprattutto negli ambiti governativi e nei Parlamenti nazionali (e oserei dire anche soprannazionali, come l'Unione Europea e le Nazioni Unite), assistiamo ad un processo di progressiva erosione di prerogative e competenze del cosiddetto "potere legislativo". Nello stesso tempo, assistiamo all'assunzione, da parte degli esecutivi (Governi e Giunte negli Enti locali), di competenze in precedenza prerogativa delle Assemblee elettive.
Si tratta di un fatto estremamente grave sul piano democratico: si sottrae tutta una serie di poteri al legislativo per porli in capo all'esecutivo.
Non solo. Vi è il tentativo ormai diffuso, da parte di tutti gli esecutivi (quelli citati), di sottomettere persino il potere giudiziario.
Credo che il Governo Berlusconi qualche messaggio in tal senso lo abbia lanciato, e non in modo astratto, ma attraverso concreti tentativi di subordinare il potere giudiziario, minandone l'autonomia sancita dalla Costituzione.
Come non pensare, allora, a Montesquieu? Già a metà del XVIII secolo Montesquieu individua, per gli Stati moderni, un ambito di tenuta democratica nella separazione dei ruoli fra potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario.
Parlando in generale, non so se si può citare Virgilio: Si parva licet componere magnis, mi chiedo se sia lecito, in un momento in cui tutte le democrazie occidentali sono attraversate da questo problema, parlare di una cosa "piccola" come la Regione, e affrontarla con la dignità che noi cerchiamo di dare ad un problema che, ai più, appare superato dall'intervenuta riforma del Titolo V della Costituzione.
Vorrei ricordare, Presidente, che una delle ragioni fondanti per la quale progressivamente si sono trasferiti i poteri regolamentari agli esecutivi derivava dall'estrema fragilità delle Assemblee elettive. Pongo subito una domanda: come si può sostenere questa tesi senza un apposito riequilibrio del rapporto oggi esistente fra maggioranza e minoranza all'interno dell'Assemblea elettiva? Nelle Assemblee elettive abbiamo maggioranze bulgare; nonostante questo nuovo assestamento del potere legislativo, s'intraprende, senza dubbio alcuno, la strada di trasferire tutto il potere regolamentare agli esecutivi.
Bene ha fatto il Presidente Ghigo, nel cogliere gli ostacoli che si stavano frapponendo all'approvazione dello Statuto, ad assumere un atto di sensibilità - che deriva, forse, dal fatto di ricoprire una posizione estremamente privilegiata, come Presidente dei Presidenti di tutte le Regioni - e di aver seguito l'intero iter relativo al varo degli Statuti per scoprire, ben ultimo, che la Regione rischiava di essere - diciamo così gettata nel "fango" di un incremento del numero dei componenti delle Assemblee legislative. La campagna orchestrata da Il Corriere della Sera che fa maggiormente opinione de Il Giornale nel nostro Paese - ha posto all'attenzione di tutti la necessità di fissare dei limiti.
Ma vi è ormai la tendenza delle Assemblee legislative ad incrementare in modo notevole i propri componenti. Abbiamo un rafforzamento, anzich un'attenuazione, e una spoliazione delle competenze da parte delle Assemblee elettive nonostante il premio di maggioranza sia notevolmente incrementato. Chiaramente, il risultato di tutto questo è l'impoverimento del ruolo dell'Assemblea elettiva stessa.
Riflettiamoci. Abbiamo il tempo per discuterne: si trovi un punto di equilibrio all'interno della questione estremamente delicata della potestà regolamentare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Vorrei far notare che abbiamo impiegato un numero consistente di ore non in aula, ma in discussioni in varie sedi - per risolvere il problema del numero dei Consiglieri.
Adesso che affrontiamo uno dei punti basilari per la costruzione dello Statuto, rilevo che l'attenzione dei Consiglieri è estremamente ridotta.
Questo dà altresì ragione ad una nostra preoccupazione: abbiamo ripetutamente sostenuto che il potere regolamentare è uno dei punti fondamentali attraverso i quali si può costruire uno Statuto che cerchi di limitare, in qualche modo, il potere del Presidente, ovvero che cerchi di moderare quel presidenzialismo che riteniamo sia una costruzione statutaria che, di fatto, va ad incidere sulla capacità di rappresentatività delle opinioni e delle idee della società.
Relativamente al punto della potestà regolamentare, ci si deve chiedere come possa incidere la potestà regolamentare nel determinare i lavori dell'Aula. Quando il presidenzialismo si accoppia, come purtroppo, ahimè abbiamo visto accadere in molte Assemblee, alla potestà regolamentare, è chiaro che va a incidere e a limitare fortemente il potere dell'Assemblea.
Assistiamo, in questi anni, a tutti i livelli legislativi, alla tentazione continua di proporre semplici leggi sotto forma di leggi quadro; leggi quadro che si limitano ad indicare una cornice, lasciando la possibilità alla Giunta di riempirla come meglio crede. Questo limita la possibilità di legiferare da parte del Consiglio.
Abbiamo sollevato fortemente questo punto e riteniamo necessario un contenimento di quel presidenzialismo, ricordando che stiamo istituendo uno Statuto che durerà anni. Siamo in una situazione di transizione, perch ricordo - l'attuale Statuto non risponde totalmente alle trasformazioni avvenute nel sistema elettorale regionale. Per questo motivo, lo sforzo che dobbiamo fare deve riguardare il principio che vogliamo difendere, che consideriamo importante, ovvero se pensiamo di rafforzare il ruolo del Consiglio oppure il ruolo della Giunta.
Ritengo che questo Statuto, che si sta costruendo attorno ad una triade di principi (presidenzialismo, maggioritario, potere regolamentare e alla Giunta) costituisca un forte limite per il potere legislativo dell'Assemblea e finisca per influire anche sul potere rappresentativo perché la limitazione del potere dell'Assemblea finisce per delegittimare l'Assemblea stessa e, quindi, finisce per avere delle ripercussioni anche a livello del corpo elettorale, che non può non recepire questo svuotamento del potere legislativo.
Se pensiamo ad uno Statuto che voglia durare, uno Statuto che sappia guardare a quello che dovrebbe essere il primo principio, ovvero la rappresentatività delle idee, costruendo una democrazia che non sia solo decidente, ma anche di partecipazione, dobbiamo limitare assolutamente il potere regolamentare attribuito alla Giunta e conferire maggiore importanza al ruolo del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Una discussione che non abbiamo svolto finora, ma che credo affronteremo negli articoli successivi, riguarda la conseguenza di quanto è avvenuto con l'affidamento di poteri esorbitanti al Presidente della Giunta e ad una sorta di potere di ricatto da parte dello stesso nei confronti del Consiglio, essendo dotato di un potere molto forte che determina una sorta di sudditanza da parte dei Consiglieri nei suoi confronti.
Ritengo che, di fronte ai vari problemi che le Giunte possono avere, si potrebbe essere maggiormente duri nei confronti del Presidente, perch vedere che la sorte dell'organismo del quale si fa parte è legata al suo Presidente, diviene un elemento di inibizione nell'attività dei Consiglieri stessi.
Noi avremmo molti motivi per chiedere le dimissioni del Presidente Ghigo: come ho detto precedentemente, questo Consiglio non si è dotato di un piano sanitario regionale, per svolgere la funzione più importante della Regione. Il principale responsabile di questa situazione non è l'Assessore alla sanità, ma il Presidente della Giunta; se chiediamo le dimissioni di chi non compie un atto fondamentale, chiediamo in qualche modo le nostre stesse dimissioni.
Il meccanismo del presidenzialismo comporta effettivamente una serie di problemi e ci impone, in un modo che potrebbe anche sembrare eccessivo, di tentare di creare degli equilibri.
Ho citato il piano sanitario, ma in questi giorni abbiamo avuto molti esempi dell'assoluta irresponsabilità della Giunta e del suo Presidente non dimentichiamo che i singoli Assessori vengono nominati e sfiduciati esclusivamente dal Presidente della Giunta.
Questo è uno dei motivi che soggiace alla nostra richiesta, perché, in una situazione diversa, nella quale il rapporto dei poteri tra noi e il Presidente fossero diversi, probabilmente si potrebbe anche accettare la formulazione esistente nell'articolo 27, che in qualche modo contiene già qualche elemento di salvaguardia.
Noi non proponiamo uno stravolgimento totale: infatti, non presentiamo un unico emendamento, ma ne presentiamo diversi che, ovviamente, andranno coordinati fra loro.
In un emendamento capovolgiamo l'impostazione esistente nel primo punto dell'articolo 27 e affidiamo al Consiglio, in quanto esso emana le leggi il potere regolamentare. Nel secondo emendamento, che illustreremo, diciamo che occorre normare il rapporto con la Giunta - ci rendiamo conto che, per una serie di questioni, il potere regolamentare va affidato alla Giunta - e che occorre farlo con organicità, quindi non affidando alle singole leggi la discussione della questione, ma avendo una legge quadro che individui gli aspetti più banali che si affidano alla Giunta e quelli di maggiore significato, che si mantengono in capo al Consiglio.
Ripeto, dietro a questo c'è anche il fatto che siamo privi di un vero potere nei confronti della Giunta. Alcuni Assessori sono stati coinvolti in comportamenti particolari. L'Assessore al bilancio non presenta il DPEFR e noi non diciamo nulla; non possiamo fare come con Tremonti, del quale abbiamo chiesto le dimissioni, perché le dimissioni dell'Assessore non le possiamo chiedere. Possiamo invitare il Presidente a compiere un gesto di dimissioni nei confronti di qualcuno che ha nominato. Se regoliamo in modo diverso i poteri e le funzioni del Consiglio, sarebbe positivo da questo punto di vista. A meno che - azione che auspico ma che non riesco ad immaginare - nel proseguimento della discussione del Consiglio veniamo "folgorati sulla via di Damasco" e, quando discutiamo del Presidente del Consiglio, rovesciamo radicalmente la nostra impostazione assunta fino ad oggi, accettiamo gli emendamenti che ha presentato Rifondazione Comunista e diciamo che il Presidente della Regione deve essere un membro del Consiglio ed eletto dal Consiglio.
Dato che questa azione non avverrà nelle prossime ore, penso che occorra lavorare anche sul resto dello Statuto per andare ad una riduzione dei poteri della Giunta stessa o, comunque, ad un'organizzazione dei poteri diversi da quella immaginata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Con l'articolo 27 si fa fronte ad uno dei punti attraverso i quali si affronta una delle questioni che costituiscono un aspetto molto importante del problema del riequilibrio dei poteri connesso al nuovo impianto presidenziale definito dalla legge n.1 del 1999. Siamo al tema del rapporto fra Giunta e Consiglio. Abbiamo fatto, con una discussione abbastanza approfondita in Commissione, un tentativo di offrire a questo problema una risposta. Ritengo che questo tentativo abbia cominciato a dare qualche risultato e penso che l'articolo 27, così come oggi è formulato, indichi poteri rilevanti del Consiglio regionale. Assegna, cioè, in linea ordinaria alla Giunta regionale il potere in materia regolamentare per quanto riguarda i regolamenti derivanti da leggi regionali, ma lo fa riservando alla legge stessa la possibilità di riservare esplicitamente al Consiglio i regolamenti quando lo ritenga necessario. Noi costruiamo un'architettura dei poteri nei quali, in ultima istanza, sarà il Consiglio regionale, nel momento in cui approverà nuove leggi, ad indicare quali saranno e quale sia la distruzione dei poteri regolamentari ad esse conseguenti. Vorrei far notare ai Consiglieri che questo è un punto che mancava nella legislazione esistente: siamo di fronte ad un evidente riequilibrio e miglioramento della situazione.
Tuttavia, non escludo che possano essere compiuti, forse, dei passi ulteriori in questa direzione, ma è evidente che - ne ha parlato spesso in questi giorni il Consigliere Palma - emerge un problema che chi pone le questioni - io dico, soprattutto, chi pone la questione - del ruolo e del potere del Consiglio regionale è tenuto ad affrontarlo, pena rendere vano la sua stessa proposta. O il Consiglio è effettivamente in grado di decidere - si sa che in questo Consiglio le discussioni cominciano e ad un certo punto finiscono - quindi c'è una certezza nella programmazione dei lavori, oppure rivendicare poteri ad un Consiglio che, di fatto, è incapace di decidere, diventa una petizione di principio nella quale non corrisponde una dotazione di strumenti di istituzioni effettivamente coerenti.
I Consiglieri che pongono questi problemi capiscono che, ormai, quello che è tradizionalmente sembrato un grande potere, consegnato all'opposizione dagli attuali regolamenti e dall'assoluta libertà che sembrano concedere, è diventato, in realtà, per il Consiglio e per la stessa opposizione, una fonte di impedimento ad un'azione politica più efficace. Abbiamo rivendicato una modifica dei regolamenti non come concessione alle maggioranze o alla Giunta, ma come una cosa di cui vi era necessità se si vuole affermare nuovi poteri del Consiglio regionale e un ruolo più efficace dell'opposizione. Per questo motivo, pongo la questione.
Secondo me, se noi non siamo in grado di prevedere se ci fosse, in Consiglio regionale, una disponibilità a prevedere e a concordare su disposizioni regolamentari, che poi andrebbero trattate nella sede apposita, ma che diano certezza, come avviene in tutte le altre Regioni italiane, allo svolgimento del dibattito in merito alle decisioni, penso che su questo punto si potrebbe fare un passo in avanti più significativo.
Mi pare difficile proporre questo tema oggi, in queste condizioni, sulla base dell'esperienza che stiamo vivendo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

In relazione al potere regolamentare, rischia di consumarsi un equivoco sui poteri del Consiglio sulla base della considerazione che, quanto maggiore è il numero di atti di competenza consiliare, tanto maggiore è il potere che il Consiglio riesce ad esprimere nella dialettica istituzionale con la Giunta.
Trovo, purtroppo, che non sia così e temo che non solo l'ingolfamento pratico, ma anche il sovraccarico politico ed istituzionale che l'attività regolamentare rischia di riversare sul Consiglio costituisca, da una parte una fonte di depotenziamento della sua autorevolezza, se non della sua autorità e, soprattutto, faccia diventare un'attività, che per sua natura e funzione rientra nella sfera del Governo e non nella sfera del legislativo materia di trattativa politica istituzionale.
La soluzione che la Commissione Statuto ha fornito è una soluzione equilibrata solamente nella logica secondo la quale l'equilibrio è quella cosa per la quale si fa cento se cinquanta sta da un parte e cinquanta dall'altra: questo è l'equilibrio. Rispetto a tesi non così precisamente definibili in termini aritmetici, la bipartizione del potere regolamentare fra Giunta e Consiglio - di modo che il potere regolamentare esercitato rispetto a materie di legislazione esclusiva dello Stato e regolamenti delegati sia una forma di legislazione surrogatoria attribuita al Consiglio, di fatto, in contrasto e in dialettica con la legislazione che arriva dallo Stato - non mi sembra una soluzione istituzionalmente e giuridicamente coerente, e rischia di produrre sulla materia regolamentare quel tipo di dinamiche e di discussioni che si dovrebbero consumare sulla materia legislativa e non sulla materia regolamentare. Come spesso accade le cose migliori sono anche quelle più semplici e quelle più semplici sono anche quelle più coerenti.
Se riteniamo che il potere regolamentare sia un potere amministrativo attribuito all'attività dei governi, perché, di fatto, non va inteso come un potere di neutralizzazione delle disposizioni legislative, ha assai poco senso in termini istituzionali, anche se sembra un atteggiamento molto prudente, in termini politici, bipartire la potestà regolamentare tra Consiglio e Giunta, attribuendo una potestà regolamentare al Consiglio nelle materie di esclusiva competenza statale.
Mi rendo conto che tutto questo è stato contraddetto da numerose sentenze della Corte costituzionale, ma credevo, se non in termini giuridici, almeno in termini politico-istituzionali, che, dopo l'approvazione della legge 1/1999, questo problema istituzionale, molto delicato in termini istituzionali, fosse stato risolto attribuendo, in capo alla Giunta e al Presidente della Giunta, non solo un potere formale di emanazione (in un quadro che si configurava sempre più presidenzialistico) ma anche un potere di definizione e di approvazione dei regolamenti rispetto a tutte le materie legislative che abbisognano, per la loro implementazione, di un'attività regolamentare e non solo di una particolare categoria di materie legislative.
abbastanza strano che anche nell'attività della Commissione Statuto salvo alcuni interventi svolti a titolo personale da forze politiche che hanno maggiormente rivendicato l'impostazione di una forma di governo di carattere presidenziale, non si sia scelto di risolvere il problema della potestà regolamentare in modo netto e corrente, scegliendo invece una formulazione compromissoria.
La nostra recente esperienza, come quella passata, dimostra che la delega regolamentare attribuita alla Giunta regionale, rispetto a numerose materie, è la prassi consueta della nostra legislazione. Essa stessa diventa, prima ancora della normazione regolamentare in senso stretto, una materia di trattativa politica. Sono convinto che la strada più ragionevole sarebbe stata quella dell'attribuzione della potestà regolamentare alla Giunta regionale, non tanto in nome di un astratto principio di governabilità, quanto per un concreto principio di responsabilità. Materie attribuite alla responsabilità dei governi devono essere esercitate, in via esclusiva e per responsabilità, da parte dei governi e non attribuite al Consiglio regionale.
La mia impressione è che questo tipo di soluzione risolva solo una parte dei problemi e comprometta, nella sostanza, la stessa impostazione - forma di governo presidenziale - che abbiamo dato per l'istituzione regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente.
Relativamente all'articolo 27, in particolare sull'esercizio della potestà regolamentare, abbiamo ampiamente dibattuto, confrontandoci civilmente - dapprima con una divisione e poi con una maggiore convergenza in sede di Commissione.
Riteniamo - e sul punto ha ragione il collega Marcenaro - che con reciproca disponibilità e volontà sincera è possibile predisporre un articolo che riequilibri e rafforzi, per quanto possibile, i poteri tra la Giunta regionale, il Presidente della Giunta e il Consiglio. Siamo riusciti a scrivere - ed è la proposta in votazione - un articolo che migliora e rafforza i poteri regolamentari in capo al Consiglio regionale, rispetto a quanto è oggi previsto dalla legislazione regionale e nazionale.
Avevamo dato disponibilità, in un quadro complessivo dello Statuto composto da cento articoli e dalla norma transitoria, a rafforzare ulteriormente i poteri regolamentari del Consiglio. Avevamo posto, a lato di questo quadro complessivo, il nuovo Statuto della Regione Piemonte, che doveva tenere conto di una serie di tasselli e di articoli. Certamente, il quadro complessivo che intendiamo è quello che tiene conto, come sostenevano i colleghi Marcenaro e Palma, del Regolamento del Consiglio regionale o, meglio, della certezza dei tempi.
Se esiste una convinzione di rafforzamento ulteriore nei poteri regolamentari, è condivisa, ma a lato di una con testualità di revisione del nostro Regolamento, o di una parte di esso, che introduca tempi certi in modo che l'eventuale ed ulteriore rafforzamento dei poteri regolamentari in capo al Consiglio, quindi l'equilibrio tra le funzioni di Presidente della Giunta regionale, Giunta regionale e Consiglio regionale, si possa riequilibrare, senza intaccare, in coerenza con la scelta presidenzialista e con la forma di governo che abbiamo sostenuto, la stabilità e sopraffatto, la governabilità.
Abbiamo capito tutti - dalla nostra esperienza in Consiglio, lunga o breve che sia - che, se non si è tutti d'accordo, non si può uscire con una legge regionale. Lasciamo perdere il buono scuola o i grandi motivi di scontro che ci sono stati in questa legislatura, però su leggi - tra virgolette - più normali abbiamo visto come alcuni aspetti ne hanno interrotto l'esame, impedendo, ad una maggioranza che ha vinto le elezioni di governare.
ovvio che si tende ad affidare al Consiglio regionale l'approvazione dei regolamenti, in una situazione che prescinde dai Gruppi consiliari dalle posizioni politiche o dalle singole persone che oggi siedono in questo Consiglio regionale, perché questo è lo Statuto del domani, che avrà una vigenza dall'VIII legislatura, quindi può darsi che saremo tutti qui tutti con gli stessi ruoli e con ruoli diversi, o ci saranno altre persone.
Però abbiamo il dovere, quando ci confrontiamo su questo, se siamo convinti - e io ne sono convinto - della scelta presidenzialista e del fondamentale requisito della governabilità, di dare alla prossima legislatura una macchina che funziona.
Se dovessimo trasferire alla prossima legislatura una macchina che non funziona o che potrebbe non funzionare in assenza di una volontà di cambiare il Regolamento, faremmo una scelta, dal mio punto di vista sbagliata. Quindi, seppure sia stato in una certa fase tra i più convinti e con me molti Consiglieri di maggioranza, di rafforzare il ruolo del Consiglio e di delegargli il potere regolamentare, tant'è che ci siamo confrontati con le posizioni dei Comunisti, di Rifondazione Comunista, dei Verdi, dei DS e delle opposizioni, come ho già detto in apertura dell'intervento, siamo riusciti a migliorare la situazione.
Sono molto prudente e credo, non per essere presuntuoso o arrogante, di fare un intervento tranchant, ma potrei essere convinto o rimanere stupito da "effetti speciali". Se si alzasse il collega Papandrea e mi dicesse: "Siamo qua in quaranta, iscriviamo una modifica regolamentare di alcuni articoli e introduciamo per la fine della discussione tempi certi, com'è stato proposto più volte all'interno della Commissione", sarebbe un elemento che darebbe uno stop e si potrebbe dire: "Anche se siamo di fretta e vogliamo lo Statuto entro questa notte, fermiamoci mezzora e facciamo un ragionamento". Ma mi sembra che questa disponibilità - poi verificheremo meglio - non c'è.
Se la disponibilità - e lo dico prima, come direbbe il collega Angeleri - è quella di dire che modifichiamo ulteriormente l'articolo 27 e rafforziamo i poteri regolamentari, introducendo competenze nuove per il Consiglio e privando la Giunta di quelle che oggi ha, e poi sicuramente c'impegniamo a modificare il Regolamento, dico subito di no, perché non mi fido di me stesso. Ho il massimo rispetto dei cinquantanove colleghi che siedono in Consiglio Regionale e dei tre Assessori esterni, però siccome non mi fido di me stesso, non sono sicuro se sarò capace di modificare quel Regolamento e non posso garantire a me stesso di non fare ostruzionismo. Voi capite che mi assumerei, in quanto uno dei sessanta Consiglieri regionali, una responsabilità troppo grande, perché in ogni modo oggi la macchina funziona.Magari potrebbe funzionare meglio, ci sono sulle situazioni particolari; le Regioni funzionano e non solo il Piemonte, perché quando una legge è approvata, la Giunta regionale, se governa, attua un regolamento. Quindi, è ovvio che, dal mio punto di vista, sono convinto e contento di quello che abbiamo fatto sull'articolo 27. Riconosco il ruolo di tutte le opposizioni per essere riusciti, non dico a convincermi, ma a portarci su una discussione che, secondo me, ha migliorato la situazione.
Da lì ad andare ad incrementare i poteri regolamentari nell'incertezza e mi sia consentito - nell'impossibilità di andare a modificare contestualmente il regolamento, ne corre. Ecco perché ho cominciato l'intervento e lo concludo con la stessa battuta: vorrei, ma non posso.



PRESIDENTE

Terminato il dibattito generale, passiamo all'esame degli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 01 presentato dal Consigliere Cota: all'articolo 27 è aggiunto un comma 01 che recita: "01. La Regione esercita la potestà regolamentare".
Emendamento rubricato n. 0.2 presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: i commi 1, 2 e 3 dell'articolo 27 sono sostituiti dal seguente articolo 27: "La potestà regolamentare è esercitata dalla Giunta Regionale".
La parola al Consigliere Palma per l'illustrazione.



PALMA Carmelo

Per me è del tutto irrilevante, però dal punto di vista tecnico uno è un emendamento aggiuntivo, ancorché aggiunga un primo comma. L'altro è un emendamento sostitutivo, quindi, nell'ordine di votazione che non riproduce l'ordine di presentazione, si vota prima dell'emendamento aggiuntivo.
Non è che rivendico di voler votare prima il mio emendamento, però, dal punto di vista tecnico, un emendamento sostitutivo si vota prima di un emendamento aggiuntivo.



PRESIDENTE

Sempre dal punto di vista tecnico, è sostitutivo di un testo che c'è mentre quello del Presidente è aggiuntivo, ma aggiunge un comma che non c'è.
Dopo essermi consultato con gli uffici, si procede in questo modo. La prima frase inserita nel comma 1 che recita: "La Regione esercita la potestà regolamentare" è posta in votazione nella proposta formulata dal Presidente Cota. Questo per ragioni tecniche perché, mancando il Consigliere Caracciolo, la Presidenza della Commissione non poteva firmare l'emendamento.
La proposta dei Consiglieri Palma e Mellano è epurata della prima frase e reciterà soltanto: "La potestà regolamentare è esercitata dalla Giunta regionale".Quindi, la prima proposta che pongo in votazione è l'emendamento che recita: "La Regione esercita la potestà regolamentare".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 01.
Il Consiglio approva.
Passiamo quindi all'emendamento a firma dei Consiglieri Palma e Mellano che recita: "La potestà regolamentare è esercitata dalla Giunta regionale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, ai termini regolamentari, gli emendamenti interamente sostitutivi dell'articolo si votano per primi?



PRESIDENTE

Questo aspetto è già stato chiarito: non vi sono emendamenti interamente sostitutivi dell'articolo.



CONTU Mario

Pongo di nuovo la domanda: gli emendamenti interamente sostitutivi hanno la precedenza su tutti gli altri? Questo è quanto abbiamo applicato negli articoli precedenti.



PRESIDENTE

Prima ci sono gli emendamenti soppressivi e poi quelli sostitutivi.



CONTU Mario

Le devo far notare che l'emendamento n. 254 è interamente sostitutivo dell'articolo 26...



PRESIDENTE

Collega Contu, siamo all'articolo 27. Lei ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Sull'emendamento. Ovviamente, l'emendamento dei Consiglieri Palma e Mellano, come ha detto il collega Palma nel suo intervento, va nella direzione opposta al tipo di richieste che facciamo su una parte degli stessi articoli. Abbiamo, poi, emendamenti sui commi 1 e 2 che vanno in direzione esattamente opposta o, perlomeno, esercitano in modo opposto il tipo di funzioni qui presenti.
La cosa non stupisce, perché sull'impostazione complessiva del rapporto con il Governo e del ruolo delle Assemblee si è spesso manifestato questo tipo di approccio. Nello stesso tempo, anche se non vedo tutti i Consiglieri intervenuti sulla questione, voglio affrontare un tema che è stato sollevato rispetto a questa materia, che, ovviamente, l'emendamento Palma elimina, perché, se continuiamo in questa direzione, non ci sarebbe neanche più il problema della rivisitazione del nostro Regolamento.
E' stato detto: "Rispetto al problema posto, con questo Regolamento non si riesce a governare". Ritengo che il problema, come sempre, sia un po' più complesso.
Faccio notare come le ore perse in questi giorni di lavoro siano frutto di concorso di molte cause. Credo che il problema di una rivisitazione complessiva e non puntuale del Regolamento sia fondamentale, non solo per affrontare questo tema, ma per affrontarne anche alcuni altri, e mi stupisce che soprattutto negli interventi della maggioranza il problema non venga mai posto, ma mi chiedo come ci si debba comportare quando il Governo di questa Regione è inadempiente.
Cosa succede se, non riuscendo a intervenire su questo, offriamo un Regolamento in cui ci sono magari il voto di fiducia e i tempi certi? Faccio un esempio: l'assestamento di bilancio non è stato depositato magari verrà depositato a fine settembre e avremo i tempi certi.
L'assestamento, cioè, verrà presentato a fine settembre, chiedendo che il Consiglio lo applichi rapidamente, in tempi certi.
Il problema è esattamente questo: se ne affrontiamo solo un pezzo l'ultima parte della questione, rischiamo di farci del male, cioè rischiamo di attribuire sempre più potere a un potere già esorbitante, senza attribuirci la possibilità, con i nostri comportamenti un po' strani, di mostrare la nostra insoddisfazione rispetto a questo.
Ripeto: anch'io penso che il tema del Regolamento sia da affrontare, ma se si continua a sollevare il problema con parzialità e non lo si inserisce in un quadro più ampio, non sono d'accordo. Alla fine, sarebbe una situazione che ci porterà ad essere un Consiglio totalmente privo di ruolo o addirittura con un ruolo ulteriormente ridotto, rispetto a quello già scarso che abbiamo avuto nel corso di questa legislatura.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 0.2, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 256 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 27, il comma 1 è abrogato e sostituito dal seguente nuovo comma 1: "1. Nelle materie di competenza legislativa regionale la potestà regolamentare spetta al Consiglio regionale, secondo i principi e le modalità dettati dalla legge regionale".
La parola al Consigliere Moriconi, per l'illustrazione.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Ho sentito quanto affermato dai colleghi, in particolare dal collega Palma. E' chiaro che su questi temi ci confrontiamo con opinioni diverse ed è chiaro che il tema che sovente viene collegato alla questione della potestà regolamentare sia collegato alla governabilità; alcuni usano anche il termine di "democrazia decidente".
Ritengo che, inevitabilmente, occorra confrontarci con l'altro aspetto del problema: noi pensiamo di poter rappresentare le opinioni, le idee e le idealità presenti nella società.
E' indubbio che la funzione legislativa nasce dalla necessità di contemperare le diverse posizioni esistenti nella società. E' altrettanto chiaro che la legge - si è detto tante volte - rappresenta una mediazione tra i gruppi che rappresentano i diversi modi di espressione nella società.
Sappiamo che vi sono dei poteri forti, delle posizioni forti nella società che raggruppano poche persone con molto potere e, dall'altra parte abbiamo un'opinione diffusa che ha difficoltà, talvolta, a coagularsi in forme di rappresentanza più forti. Qual è la funzione della legge? Quella di riuscire a contemperare le diverse esigenze per poi tutelare le categorie più deboli.
Se noi rafforziamo sempre di più il potere dell'esecutivo, se noi diminuiamo sempre di più la possibilità per tutte le categorie presenti nella società di esprimersi anche attraverso le leggi, attraverso i loro rappresentanti politici, se noi continuiamo su questo indirizzo, è chiaro che forzeremo sempre di più un'idea non solo presidenzialista, ma anche dirigista, governista del potere legislativo. Non condivido assolutamente l'idea secondo cui, perché ci sia una governabilità, occorra forzare sulle regole. Sono convinto, e ci sono molti esempi che confermano la mia convinzione, del fatto che le regole non potranno mai chiudere in una gabbia l'espressione delle politiche, l'espressione dei pareri e delle idee politiche.
Guardate cosa sta succedendo negli ultimi mesi nelle assemblee nazionali. Le assemblee nazionali, lo sappiamo tutti, hanno un regolamento che è severo, basato tutto su tempi certi e sulla possibilità di stabilire il voto di fiducia. Ebbene, una forte maggioranza, con un regolamento che la tutela da qualsiasi problema, da tutti quei problemi su cui si richiama l'attenzione in questa assemblea, questa maggioranza non riesce a produrre gli atti legislativi che vorrebbe. Dall'altra parte le minoranze dovrebbero, allo stesso modo, trarre lezioni da quello che sta succedendo.
Quando la maggioranza riesce a forzare sui termini porta a conclusione delle leggi su cui "strapparsi le vesti" serve a poco. Sfruttando la rigidità della condizione dell'assemblea, si può arrivare ad esiti che non piacciono.
Se a tutto questo aggiungiamo una potestà regolamentare che è assegnata totalmente all'esecutivo, ecco che noi arriviamo a quel punto che sicuramente fa parte della democrazia di questi tempi, ma che sicuramente da poco spazio alle opinioni diverse di esprimersi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Ribadisco, oltre al voto favorevole, che il tipo di proposta che noi avanziamo rovescia l'impostazione del comma che cerchiamo di abolire e fa si che il Consiglio che ha la potestà legislativa mantenga in carico a se stesso anche la potestà regolamentare.
Illustreremo nell'altro emendamento una serie di possibilità che a questo venga regolato. Intanto, qui diamo un principio: che il potere regolamentare resti, di per sé, in quanto tale, all'assemblea e ai Consiglieri. La modalità con cui può essere esercitata, lo sappiamo, è variegata, anche con una certa attenuazione del tipo di decisioni e di modalità con cui si regola. Per questo noi pensiamo che, anche alla luce del fatto che poi vi è un emendamento che su questo precisa meglio, sarebbe bene poterlo approvare e quindi fare quell'azione di modifica del rapporto di poteri tra Consiglio, Giunta e suo Presidente.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 256, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 257 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 27, dopo il comma 1 è inserito il seguente nuovo comma 1 bis: "1 bis. Il Consiglio regionale può delegare la competenza regolamentare su materie di competenza legislativa regionale alla Giunta regionale con una legge che ne fissi i limiti e i criteri".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

La non approvazione dell'emendamento precedente in parte svilisce il testo.
L'emendamento dà un'indicazione di principio, da una parte, su come non regolare casualmente e puntualmente, ma in modo complessivo e generale, il rapporto tra la Giunta e il Consiglio. Lo dicevo: prima c'è un approccio complessivo tra questi emendamenti.
Nel secondo emendamento, accettiamo l'idea che una parte anche sostanziale dell'attività regolamentare possa essere affidata dal Consiglio alla Giunta (intanto manteniamo la fissazione del potere al Consiglio stesso) e la necessità di una legge specifica che tratta dei regolamenti.
Un'impostazione che riesca a definire il tipo di regolamenti che vanno tutti automaticamente alla Giunta. Una serie di regolamenti che hanno un spessore e un valore politico maggiore, che devono essere affrontati in Consiglio. Ce ne possono essere anche altri, può essere sufficiente un passaggio in Commissione, come già avviene adesso su una serie di questioni. Una volta che passa il principio che il potere regolamentare sta nel Consiglio, ci può essere una modulazione dello stesso, cioè ci pu essere una capacità, del Consiglio, di affrontare la tematica. Questo è il senso del comma che proponiamo.
Dato che crediamo, in modo organico, che il compito non sia mai stato affrontato, invitiamo a far sì che il prossimo Consiglio regionale, una volta entrato in vigore lo Statuto, lo affronti con un'organicità e non com'è attualmente, affidandolo a singole discussioni delle leggi. Questo fa sì che, a seconda dell'Assessore che promuove la legge e secondo il tipo di tematica, si preferisce affidarlo alla Giunta. A volte, però, succede che si mantengano in capo alla Giunta i regolamenti più significativi, perch magari più complessi da affrontare nella discussione in Consiglio. Per evitare, di volta in volta, di dover ricorrere al Consiglio, si decide che questi vengano tenuti dalla Giunta e dall'Assessore competente.
Proprio alla luce di queste nostre esperienze, sarebbe utile votare un emendamento come questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

L'Aula pare sorda ad una nostra richiesta che mi sembra, in questa seconda formulazione, molto più accessibile. Certo è che questo emendamento, non essendo stata approvata la nostra proposta sostitutiva del comma 1, perde un po' della sua potenzialità. Sostanzialmente, la proposta rappresenta una versione un po' più affievolita che, riconoscendo al Consiglio regionale la competenza regolamentare, impone allo stesso di definire la possibilità di delega all'esecutivo, senza fissare limiti o criteri.
una formulazione estensiva dell'attuale disposto, laddove si prevede su alcuni campi, che parte della potestà regolamentare possa essere delegata alla Giunta, se espressamente prevista dalla legge (legge approvata dal Consiglio).
Ci sembra proprio un'occasione mancata da parte di questo Consiglio regionale, che poteva prestare maggiore attenzione al riequilibrio dei poteri tra esecutivo ed assemblea elettiva. A quel punto, infatti, avrebbe avuto argomenti più forti e decisivi per rivedere, riesaminare e affrontare con calma la questione del rafforzamento dell'assemblea elettiva, una volta definiti i compiti. Alla fine, poi, il mancato riequilibrio su questioni legate alla potestà regolamentare ha determinato anche l'insuccesso della prospettiva di un ampliamento di questa assemblea elettiva.
Nel ribadire fermamente, soprattutto per lasciarlo come testimonianza ai verbali, il nostro voto favorevole, riaffermiamo ancora una volta: peccato che il Consiglio non abbia saputo cogliere la grande opportunità che aveva in mano.



PRESIDENTE

Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 257 sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato 257 bis, presentato dal Consigliere Cattaneo: al comma 4 dell'articolo 27 sono soppresse le parole "le materie oggetto di legislazione concorrente non possono essere delegate".
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro.
Ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Intervengo su questo punto per risparmiare una dichiarazione di voto successiva sull'articolo, se non sarà necessario.
L'articolo 27, com'è risultato anche dal dibattito, è stato il frutto di una complicata discussione e, come in altri casi, di una mediazione.
Ho ascoltato gli interventi precedenti ed è del tutto legittimo pensare che il modo in cui distribuiamo l'attività regolamentare tra Giunta e Consiglio e i poteri dati al Consiglio, sia ancora insufficiente, ma il fatto che attraverso questo Statuto facciamo un passo in avanti - pur avendo, magari, una diversa valutazione dell'ampiezza - in una direzione che assegna maggiori poteri al Consiglio, mi pare certo.
Di questo equilibrio fa anche parte la disposizione relative alle materie oggetto di legislazione concorrente e la decisione che queste non possono essere delegate.
Chiederei al Consigliere Cattaneo, comprendendo le ragioni della presentazione del suo emendamento, di rispettare l'equilibrio complessivo che abbiamo determinato nell'articolo attraverso la nostra discussione, di ritirarlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Abbiamo ritenuto di presentare questo emendamento perché riteniamo anche nel rispetto della piena sovranità del Consiglio regionale, che questo limite statutario limiti la sovranità del Consiglio. Qualora il Consiglio regionale su alcuni ambiti, magari quelli più riduttivi, dovesse o volesse prevedere di delegare, è ovvio che per l'articolo 27, comma, 4 del nuovo Statuto della Regione, non potrebbe farlo. È una scelta che dev'essere fatta. Bisogna saperlo prima.
Se c'è questa conferma, potremmo votarla. con la forza dei numeri, Per non vogliamo imporci su un argomento così delicato, costruito insieme attraverso lo sforzo comune in sede di Commissione, non solo da parte di chi ha votato la proposta, ma anche di coloro che non l'hanno sostenuta.
Se alla luce di tale riflessione dovesse essere confermata questa valutazione, naturalmente c'è la disponibilità a ritirare l'emendamento. Mi sembra che i colleghi dell'opposizione annuiscano: annuncio dunque il ritiro dell'emendamento.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cattaneo ritira l'emendamento rubricato n. 257 bis verrà conservato agli atti.
Emendamento rubricato n. 258 presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: al comma 4 dell'articolo 27 la parola "delegate" è sostituita dalla parola "delegificate".
Si tratta di un mero emendamento tecnico, dovuto ad un errore di battitura.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 258.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 259, presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: all'articolo 27 è aggiunto il comma 5, che recita: "5. Nell'esercizio della potestà regolamentare la Regione rispetta l'autonomia normativa degli enti locali".
Anche in questo caso, si tratta di un emendamento tecnico.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 259.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 363 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Angeleri Dutto, Valvo e Manolino: dopo il comma 4 è aggiunto il seguente: "5. I Regolamenti sono pubblicati entro dieci giorni dalla loro emanazione ed entrano in vigore il quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione, salvo che, per ragioni d'urgenza, il Regolamento stesso stabilisca un termine diverso".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 363, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Anticipo, anzitutto, che richiediamo la votazione per appello nominale.
In questo articolo, per regolare in modo diverso la potestà regolamentare avevamo proposto due emendamenti, che, da una parte, assegnavano tale potestà al Consiglio, ma, dall'altra, con modalità prevista dallo Statuto (quindi con un'indicazione forte, da questo punto di vista), attribuivano al Consiglio l'emanazione di una legge organica che regolasse i rapporti tra Giunta e Consiglio su questa materia.
Proprio per questo doppio aspetto, ci stupisce che non siano stati presi in considerazione i nostri emendamenti: ci pareva, per la loro formulazione, che permettessero di affrontare e risolvere questo problema.
Non contenevano, infatti, quell'elemento rischioso sollevato da una serie di Consiglieri, perché avrebbero utilmente permesso di visitare la legislazione regionale, mettendoci mano, e di normare con organicità le competenze in materia regolamentare che devono permanere in capo al Consiglio e quelle che possono essere demandate alla Giunta.
Vorrei far notare che la stessa dicitura dell'articolo 27, al comma 1 prevede questo tipo di possibilità, laddove precisa che il potere regolamentare è in capo alla Giunta, salvo nei casi previsti dalla legge al Consiglio regionale. Il nostro intento era di rovesciare l'impostazione non prevedendo una legge per ogni singola questione affrontata, ma attraverso una legge organica che regolasse questo aspetto. Occasione che ritengo sia stata persa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi per dichiarazione di voto.



MORICONI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei ancora richiamare l'attenzione, per quanto è possibile, sul fatto che stiamo operando una scelta che contribuirà, nel futuro, a divaricare ulteriormente i poteri tra Giunta e Consiglio.
Ritengo che lo Statuto in discussione, nel suo complesso, non permetta alcun passo avanti verso una maggiore attribuzione di potere al Consiglio rispetto a quanto verificato in questi anni. Anzi, complessivamente produrrà effetti ancora più negativi; e mi spiace che si affossi un'importante possibilità di dare più rappresentatività al Consiglio.
Vorrei ricordare che la sensibilità verso la potestà regolamentare non è soltanto di una parte del Consiglio, ma è trasversale: con la cancellazione dell'articolo 26 è caduto un emendamento - presentato da un altro Gruppo consiliare - che andava proprio nella direzione di rafforzare la potestà regolamentare del Consiglio.
Purtroppo, le ripercussioni sull'equilibrio dei poteri tra Giunta e Consiglio verranno constatate sia da quanti saranno in questa sede nelle prossime legislature, ma anche dai cittadini piemontesi che all'esterno vedranno le conseguenze di uno Statuto che dà molto più potere all'esecutivo e che rafforzerà le voglie presidenzialiste dei futuri Presidenti.
Da ambientalista, devo dire che il decisionismo, che non ha bisogno di confrontarsi e ascoltare, troppo spesso non considera l'aspetto globale delle scelte che compie.
L'ho detto tante volte: queste scelte, oltre a comprimere la rappresentatività dei cittadini, finiranno anche per avere delle conseguenze sull'ambiente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Palma per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Per ragioni esattamente opposte a quelle adesso illustrate dal collega Moriconi, annuncio il voto contrario del Gruppo Radicale all'articolo 27 approfittandone per sottolineare un'imperfezione tecnica o una voluta ambiguità del comma 4 dell'articolo 27.
Ho sentito l'intervento del collega Marcenaro e non capisco in che misura sia salvaguardato il potere del Consiglio. Mi sfugge in che termini si salvaguardi il potere del Consiglio, nel momento in cui si nega la possibilità di delegificare per via regolamentare rispetto a materie che non sono attribuite alla legge regionale né dallo Statuto né dalla Costituzione.
Obiettivamente, è un lavoro di rimessa in ordine della normazione e non è una delega legislativa travestita. Quindi, continuo a non capire, al di là di tutte le considerazioni che non sto a ripetere sulla ripartizione del potere regolamentare. Rispetto alla delegificazione su materie che non sono attribuite alla legislazione consiliare né dallo Statuto né dalla Costituzione, in sostanza tutte le leggi che sono tali per fare entrare in vigore delle norme che potrebbero essere adottate con altri strumenti, non possono essere delegificate per via regolamentare.
Francamente, tutto questo mi sfugge, anche in considerazione del fatto che l'unico strumento per delegificare rispetto a queste materie è delegificare per via regolamentare, perché escludo che nei prossimi trentacinque anni, all'interno del Consiglio Regionale, ci saranno discussioni di giornate su quali leggi vanno abolite.
Al contrario, succederà quello che è sempre successo, cioè che tutte le leggi moriranno per assenza di finanziamenti e tutte le leggi continueranno a rimanere in vigore e ad essere considerate vigenti.
Quindi, posto che io abbia bene inteso il comma 4 dell'articolo 27, i regolamenti di delegificazione sono limitati solamente alle norme relative a materie di legislazione esclusiva regionale che non sono previste n dalla Costituzione né dallo Statuto, escludendo tutta la legislazione concorrente, cioè nella sostanza è relativo a nulla. A me non viene in mente un solo esempio di delegificazione possibile rispetto ad una materia affidata alla potestà legislativa esclusiva non in forza dello Statuto ovvero in forza della Costituzione.
Se il nostro Statuto riprende integralmente le attribuzioni in termini di potestà di legislazione concorrente previste dalla Costituzione e le prevede esplicitamente, queste non sono delegificabili. Immaginando quelle di potestà esclusiva che non sono attribuite alla legislazione dallo Statuto, se qualcuno in quest'aula è in grado di farmi un esempio, gliene sarei grato.
Ho l'impressione che questa norma sia stata concepita con un'intenzione e poi finisca per non disciplinare nulla, perché tutte le materie che dovrebbe disciplinare sono state, di fatto, escluse.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (come richiesto dal Consigliere Papandrea ed altri) sull'articolo 27, come emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 37 Consiglieri hanno votato NO 4 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 28 Emendamento rubricato n. 260 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 28, comma 1, lettera a), dopo la parola "programmazione" aggiungere quanto segue: ": delibera in merito alle proposte della Regione relative alla programmazione europea, nazionale e regionale; approva il piano di sviluppo regionale presentato dalla Giunta; approva il documento di programmazione economico-finanziaria presentato dalla Giunta e i documenti di programmazione delle politiche settoriali articolate in progetti e singoli interventi; approva con legge il bilancio di previsione annuale ed il bilancio pluriennale della Regione, le loro variazioni ed il rendiconto generale presentato dalla Giunta; autorizza l'esercizio provvisorio".
Emendamento rubricato n. 261 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 28, comma 1, lettera b), dopo la parola "economiche" aggiungere quanto segue: ": delibera l'istituzione e la soppressione di enti e di aziende speciali dipendenti dalla Regione; delibera in ordine alla partecipazione della Regione in società; autorizza la Giunta a stipulare convenzioni, e ne approva gli indirizzi, quando esse non siano espressamente previste dai piani di cui alla lettera a) e siano da stipulare con enti pubblici o privati nazionali o sovraregionali, o con altre Regioni, oppure quando per tali convenzioni la legge richieda una deliberazione del Consiglio o stabilisca comunque una attribuzione alla Regione".
Emendamento rubricato n. 262 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 28, comma 1, lettera c), dopo la parola "contabilità" aggiungere quanto segue: ": disciplina con legge i tributi regionali armonizza la contabilità pubblica, coordina la finanza pubblica e i sistemi tributari".
Emendamento rubricato n. 264 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 28, il comma 2 è soppresso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Sull'articolo 28, perché è un'esemplificazione di una redazione del testo che lascia perplessi.
Il vecchio Statuto era molto lungo al punto delle attribuzioni del Consiglio regionale, cioè dopo l'articolo 16, che parlava delle attribuzioni del Consiglio regionale, collocava l'articolo 17, con altre attribuzioni.
Presidente, a parte il fatto che si pongono le ulteriori attribuzioni un po' dopo, saltando una serie di capitoli, a parte questa incongruenza vi sono alcune attribuzioni molto stringate e altre attribuzioni scritte in termini più diffusi e ampi, ma un po' incomprensibili. Infatti, oltre al fatto che il Consiglio rappresenta il Piemonte ed emana le leggi - e su questo siamo d'accordo - parla di altre attribuzioni: "Il Consiglio inoltre, esercita le funzioni relative alla programmazione, alle politiche economiche, ai tributi e alle contabilità, alle nomine, ai rapporti con il Parlamento europeo e nazionale, all'organizzazione del personale regionale".



PRESIDENTE

Consigliere Papandrea, c'è un emendamento, su questo punto, che va incontro a quello che lei sostiene, quindi basterebbe consultare gli emendamenti. C'è un emendamento che propone, all'articolo 28, di sostituire le parole "Parlamento europeo e nazionale" con "istituzionale".



PAPANDREA Rocco

Questo non è sufficiente; mi va bene, ma, per esempio, non riesco a capire come mai in un articolo come questo compaiano le politiche economiche, oppure compaiano solo le politiche economiche. Si possono benissimo eliminare; non capisco perché le vogliamo inserire tra le altre funzioni. Un conto è la programmazione, dove occorre nominare qualcuno, ma il fatto delle politiche economiche dovrebbe essere un compito primario non un'ulteriore attribuzione.
Prima, facevo una semplificazione di un testo scritto con qualche...



PRESIDENTE

Le chiedo scusa, il problema è questo: non poniamo la discussione in termini di domande, perché questo testo è già stato ampiamente discusso e sviscerato in Commissione, dove è stato votato; facciamo interventi politici. Non poniamo nuove domande, perché non ha alcun senso. E' stato scritto così perché così si è ritenuto di fare e ci sono fior fior di lavori di preparazione.



PAPANDREA Rocco

Avremo un testo che rimarrà pubblicato e diventerà Statuto, con delle questioni scritte in questo modo, mettendole insieme un po' casualmente elencando un po' di funzioni, senza una logica che uno Statuto dovrebbe avere.
Poi, va bene tutto: stiamo elaborando uno Statuto, facciamolo così! Se a qualcuno viene in mente di togliere le politiche economiche e mettere solo quelle culturali, va bene ugualmente! A meno che non lo si faccia esclusivamente attraverso emendamenti sostitutivi, una discussione su questo può anche avere un senso, perché è scritto così.
In ogni caso, propongo che il punto b) sia soppresso, se il relatore è d'accordo, perché ritengo sia un errore citare un solo campo delle politiche e non le politiche nel loro complesso.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Papandrea. Gli emendamenti rubricati nn. 260 261, 262 e 264 sono ritirati e sostituiti dall'emendamento soppressivo?



PAPANDREA Rocco

Presidente, questo emendamento non riguarda l'Europa; è su questo punto che non ho capito...



PRESIDENTE

E' il punto b): "Politiche economiche"; lei chiede che venga soppresso e presenta un emendamento. Do atto che tutti gli altri sono ritirati.



PAPANDREA Rocco

A meno che il relatore non mi spieghi perché ci deve stare.



PRESIDENTE

Consigliere Papandrea, è già stato spiegato.
L'emendamento presentato dal Consigliere Papandrea recita: "Il punto b) del comma 1 è soppresso". Lo inseriamo subito nell'ordine: è il primo posto che gli altri sono stati ritirati.



PAPANDREA Rocco

Presidente, non ho ritirato alcun emendamento. Gli altri li votiamo.



PRESIDENTE

Va bene.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 260, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Ha chiesto la parola il Consigliere Palma, sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Presidente, ho provato prima, informalmente, a sollecitare tutti i Capigruppo, ma vedo che questo, informalmente, non funziona.
Sistematicamente, ci sono dei Consiglieri che votano per due o tre colleghi, ormai da due o tre ore, e la Presidenza fa finta di non accorgersene. O questo fatto viene risolto in termini decenti, perché si può votare per il vicino che è presente in aula, non per chi è uscito da due ore, oppure ritengo che non si possa continuare a votare in questi termini. Grazie.



PRESIDENTE

Invito i colleghi a restare in aula...
Emendamento rubricato n. 260 bis presentato dal Consigliere Papandrea: all'articolo 28, comma 1, la lettera b) è soppressa.
Indìco la votazione palese su tale emendamento, sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 261.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 262.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 264.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 364 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Angeleri Dutto, Valvo e Manolino: al comma 1, alla lettera f), le parole "con il Parlamento europeo e nazionale", sono sostituite dalla seguente "istituzionali".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 364, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 263 presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: alla lettera g) del comma 1 dell'articolo 28 le parole "all'organizzazione" sono sostituite dalla parole "ai principi di organizzazione" Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 263.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 365 presentato dai Consiglierei Cattaneo, Dutto Valvo e Manolino: al comma 3 le parole "o stabilisca la generica attribuzione alla Regione" sono soppresse.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Il comma 3 recita "o si stabilisca la generica attribuzione alla Regione", ma per Regione si intende Consiglio regionale. Avevamo già discusso su questo punto, non è un punto scritto casualmente. Se c'è una motivazione, chi ha proposto l'emendamento ce la spieghi e sia convincente.
Poiché è stato scritto a ragion veduta, si può eliminare, ma si elimina a ragion veduta.



PRESIDENTE

Consigliere Cattaneo, viene mantenuto o ritirato l'emendamento? La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

In un'ottica di confronto che c'era stato, avevamo scritto quella formulazione che potrebbe essere un po' riduttiva. Se c'è una considerazione generale che è meglio lasciare al "Consiglio", possiamo anche ritirarlo.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 365 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Indìco la votazione palese sull'articolo 28, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 29 Indìco la votazione palese sull'articolo 29 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 30 Emendamento rubricato n. 265 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 30, comma 1, sostituire "..in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi consiliare" con la seguente frase "in relazione alla consistenza numerica delle forze politiche in esso rappresentate" L'emendamento n. 265 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Emendamento rubricato n. 266 presentato dal Consigliere Caracciolo: all'articolo 30, "Commissioni consiliari permanenti" comma 2): viene soppresso.
Emendamento rubricato n. 267 presentato dal Consigliere Contu: il comma 2 dell'articolo 30, è interamente soppresso.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

In occasione della rilettura in Commissione avevamo già dato la disponibilità, alla luce della scelta che si è fatta, di normare tutta quella partita che riguarda le Commissioni, all'interno del Regolamento consiliare. Alla luce della nuova votazione dell'articolo 16 vengono anche meno alcune motivazioni. Abbiamo dato la possibilità di introdurre quel limite per singolo Consigliere, per garantire la possibilità ad un Consiglio, con un maggior numero di componenti, di lavorare nella contemporaneità della Commissione. Alla luce di quanto avevamo già detto in Commissione, va bene sopprimerlo e lo rivedremo all'interno del Regolamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenir il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

La questione è importante e sicuramente esisteva un evidente conflitto tra il comma 1 e il comma 2. Il secondo comma era stato inserito per sollevare un problema di funzionamento del Consiglio e per sollevare il fatto che un Consiglio organizzato nel modo in cui è stato organizzato (con otto Commissioni permanenti più tutte le altre) non può funzionare.
L'eliminazione del vincolo non può essere un'eliminazione del problema.
Il problema di rivisitare il modo di funzionare del Consiglio è un problema che va posto. Poiché siamo in sede redigente di uno Statuto, è bene spiegare perché facciamo una norma e perché la correggiamo. Credo che la correzione non vada contro l'idea di una semplificazione delle Commissioni ma semplicemente per il fatto che con il primo comma era difficile applicare i due commi, si creava un confitto.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 266, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 267, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 269 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 30, il comma 2 è soppresso ed è sostituito dal seguente nuovo comma 2: "2. I membri della Giunta non possono essere membri di Commissione del Consiglio" L'emendamento n. 269 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Emendamento rubricato n. 270 presentato dai Consiglieri Caracciolo e Galasso: all'articolo 30, dopo il comma 3 è aggiunto il comma 3 bis che recita: "Le Commissioni permanenti sono costituite per l'esame preventivo dei progetti di legge. Alle Commissioni può essere demandato l'esame preventivo di deliberazioni di competenza del Consiglio".



(Commenti del Consigliere Papandrea fuori microfono)



PRESIDENTE

Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 270 Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 271 presentato dai Consiglieri Caracciolo e Galasso: all'articolo 30, comma 4, la parola "deliberante" è sostituita con la parola "legislativa".
Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 271.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione sull'articolo 30, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 31 Emendamento rubricato n. 272 presentato dal Consigliere Contu: dopo il comma 1 dell'articolo 31 è aggiunto il seguente: "Ai lavori della Commissione d'inchiesta sono ammessi in veste di uditori i rappresentanti degli organi d'informazione accreditati presso l'Ufficio di Presidenza del Consiglio".
La parola al Consigliere Marcenaro sull'articolo.



MARCENARO Pietro

Intervengo sul punto perché si collega ad un articolo successivo.
uno degli elementi nuovi stabiliti nello Statuto, che riguardano i diritti delle minoranze. Con questo articolo si fissa, nel nuovo Statuto una norma a volte adottata per scelta politica, ma che non aveva un carattere statutario: il fatto che le Commissioni di inchiesta siano presiedute da un Consigliere di minoranza. È uno dei punti attraverso i quali fissiamo ciò che abbiamo chiamato il sistema di garanzia delle minoranze nel nuovo Statuto della Regione.
A questo proposito, mi riservo di presentare un emendamento - come abbiamo sempre fatto - solo in caso di convergenza sul punto. Ritengo che non sia giusto, nel momento in cui diciamo che ci sono commissioni d'inchiesta e commissioni di indagine, scrivere che solo le commissioni d'inchiesta sono presiedute da un Consigliere di minoranza. È una cosa che si può prestare, non oggi nella scrittura, ma domani, a piccole furbizie: basterebbe parlare di commissione d'indagine invece che di commissione d'inchiesta, e i diritti delle minoranze sono "belli che saltati".
Per questo direi, se siete d'accordo, di correggere il comma 3 dell'articolo 31 in questo modo: "Le commissioni d'inchiesta e di indagine sono presiedute".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Intervengo sul merito e sulla collocazione.
Relativamente al merito, non ci vedo nulla di scandaloso. Per quanto riguarda la possibilità di demandare al Regolamento la questione "inchiesta indagine" (le commissioni di indagine alcune volte sono anche conoscitive) ne parleremo quando affronteremo la questione della I Commissione, punto che abbiamo più volte dibattuto.
Sul merito, l'orientamento è positivo, avendo ampiamente discusso di sancire l'obbligatorietà di dare alle opposizioni sia le commissioni di inchiesta sia la Giunta per le elezioni, com'è tradizione nel nostro Consiglio.
Presidente, se devo esprimere un parere politico, il parere è positivo sul merito; sulla collocazione, senta il relatore. Se ritiene di dare parere favorevole, naturalmente voteremo a favore.



PRESIDENTE

Se il relatore dà parere favorevole, l'emendamento potrebbe essere così formulato: Emendamento rubricato n. 272 bis: al comma 3 le parole: "di inchiesta" sono sostituite dalle parole: "speciali" di cui alla lettera a) e b).
Indìco la votazione palese su tale emendamento.
Il Consiglio approva.



(Commenti del Consigliere Papandrea fuori microfono)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Le dico la verità: pensavo che l'emendamento relativo all'ammissibilità dei rappresentanti degli organi di informazione accreditati presso l'Ufficio di Presidenza, in veste di uditori nelle commissioni d'inchiesta fosse ritirato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Siccome gli emendamenti verbali sono sempre, non dico pericolosi ma forieri di qualche errore...



PRESIDENTE

No, no, l'ho già scritto e l'ho presentato.



CATTANEO Valerio

Quindi è "indagine e inchiesta", non "speciali"?



PRESIDENTE

No, no. Le parole "di inchiesta" sono sostituite da "speciali", perch le Commissioni speciali sono di indagine e di inchiesta.



CATTANEO Valerio

quella delle Olimpiadi, per esempio? Avevo dato parere favorevole per "indagine e inchiesta" e il mio Gruppo ha votato con quell'intendimento. Il verbale mi dà testimonianza, quindi voglio che sia scritto "indagine e inchiesta" e non "speciali" in senso assoluto. Credo che mi daranno atto i colleghi che così ho detto e quindi ho votato, in buona fede, "indagine e inchiesta".



PRESIDENTE

Sì, ma intendevo questo.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Segnalo solo che la questione non dipende dal Presidente, ma da come abbiamo lavorato in Commissione sul testo dell'articolo. Infatti, fra le commissioni speciali sono indicate solo quella di indagine e di inchiesta.
Il Presidente ha visto i due capitoli e li ha riassunti nel modo più semplice.



PRESIDENTE

Basta dare atto che l'emendamento è così formulato: "Le Commissioni speciali di cui alle lettere a) e b)", così evitiamo qualsiasi fraintendimento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

La pregherei, Presidente, di formulare l'emendamento come comma 4.
I colleghi dovrebbero avere almeno l'accortezza di riconoscere che nella proposta non vi era alcuna volontà provocatoria o tentativo ostruzionistico. Chiederei loro, semplicemente, una riflessione.
Recentemente, nella VII Legislatura, abbiamo istituito una commissione d'inchiesta sulla sanità. Sottolineo, Presidente, che si trattava di una commissione d'inchiesta, e non di indagine.
Nella mia precedente esperienza consiliare presso il Comune di Torino assieme, ad esempio, ai colleghi Cantore e Bussola, ho affrontato due commissioni d'inchiesta. Le garantisco che le Commissioni hanno funzionato come tali: non sono comparse sui giornali indiscrezioni di sorta e hanno seguito, diciamo così, il loro sviluppo naturale.
Durante l'esperienza in Consiglio regionale, mi sono reso conto che la portata degli argomenti oggetto di una commissione d'inchiesta erano di tale natura e di tale rilevanza - perché a volte assumiamo gli Stati Uniti d'America come grande riferimento democratico e la scuola anglosassone come esempio di democrazia - che non si comprende il motivo per cui non si possa pensare che una commissione d'inchiesta riguardante fatti e accadimenti non debba essere pubblica. Qual è la ragione che ci porta a sostenere che la commissione d'inchiesta, anche alla luce delle esperienze fatte, debba essere vincolata al segreto istruttorio? Sapendo soprattutto che la commissione d'inchiesta è cosa diversa della Commissione d'indagine giudiziaria, tanto che, parallelamente alla Commissione d'inchiesta, era in corso un'indagine della Magistratura. Qual è stata la sorpresa? In sede di commissione d'inchiesta sulla sanità apprendevamo dai giornali, al mattino ciò che avremmo discusso nella seduta pomeridiana.
Eliminiamo, allora, ogni equivoco. Si abbia il coraggio di fare ciò che nella norma accade: le commissioni d'inchiesta non sono segrete, perch basta una velina ai giornali e diventano tutti "responsabili", tutti "colpevoli" o tutti "innocenti". Credo che il maggiore atto di trasparenza che possa fare un'assemblea legislativa sia di rendere pubbliche le commissioni d'inchiesta (non mi riferisco a quelle legislative, ma soltanto a quelle d'inchiesta).



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Noi siamo favorevoli anche a quelle relative all'esumazione! Credo che l'argomento sollevato non sia banale, perché è prassi che i lavori di questo tipo di Commissioni siano monitorati con attenzione dagli organi di stampa. La cosa rilevante, però, è che le notizie filtrano in modo particolare; probabilmente, tra la fonte e il giornale c'è un meccanismo tutt'altro che trasparente.
Poiché non siamo in grado di garantire che le risultanze dei lavori di queste Commissioni non trapelino all'esterno, preferirei un'informazione chiara per tutti.
Ribadisco non trattarsi di questione banale. Di quale Commissione non si ha notizia? Il problema è che ognuno lo fa in modo parziale.
Probabilmente, la nostra proposta di rendere pubbliche le sedute di questo tipo di renderebbe l'informazione più attenta e precisa. È meglio garantirne, quindi, la trasparenza in modo chiaro e pubblico.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 272, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario..
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 31, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 32 Emendamento rubricato n. 273 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 32, il comma 3 è soppresso ed è sostituito dal seguente nuovo comma 3: "3. Le sedute delle Commissioni sono pubbliche".
Questo emendamento viene ritirato o mantenuto? Ritirato, perché corrisponde a un caso di ne bis in idem, come ne abbiamo già discusso prima.



(L'emendamento è dunque ritirato dai proponenti e conservato agli atti)



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 32 nel testo originario.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 33



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 382 presentato dai Consiglieri Angeleri, Costa Rosa Anna, Scanderebech e Botta Franco: il comma 5 va eliminato.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese su tale emendamento, sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'articolo 33.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno risposto SÌ 36 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 34



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Nei lavori della Commissione speciale per lo Statuto, la discussione relativa all'articolo 34 ha occupato molto tempo, non soltanto per la definizione dei compiti di questa Commissione, ma anche per una questione di carattere politico. Il fatto che questa Commissione, a differenza delle altre, venga specificatamente citata nel testo dello Statuto, ovviamente attribuisce alla stessa un valore specifico più importante rispetto alle altre.
Nella discussione che aveva occupato lungamente i lavori della Commissione, era emersa una questione già sollevata con l'articolo 31 inerente al rapporto tra maggioranza e opposizione, ma soprattutto attinente al ruolo e ai poteri - specialmente di controllo - della minoranza stessa.
Credo che da parte di quasi tutti i Gruppi dell'opposizione sia stato sollevato il problema della Presidenza di questa Commissione.
Nonostante l'attuale formulazione dell'articolo, continuo a pensare che sia una scelta non condivisibile e poco coraggiosa quella di non decidere l'attribuzione della Presidenza di questa Commissione ad un esponente della minoranza, perché mi sembra che, proprio per il ruolo di effettivo controllo dell'attività del Consiglio che essa svolge - in un equilibrio di poteri tra maggioranza e minoranza - e per esaltare anche il ruolo della minoranza, la scelta più corretta sarebbe stata quella di prevedere questo tipo di opzione. Anche perché, nell'esaminare il bilancio, si svolge un'attività estremamente significativa, e proprio in questo periodo abbiamo potuto appurare il ruolo che la I Commissione svolge. Per fortuna, devo dire che finora è stata presieduta molto bene, ma oltre ad essere presieduta da persone adeguate, crediamo che queste debbano essere, in qualche modo, concordate con la minoranza ed espressione della minoranza stessa.
Il fatto che si sia detto che le Commissioni speciali sarebbero state attribuite ad un esponente delle minoranze va bene. Da questo punto di vista, quindi, penso che sia stato sicuramente un passo significativo.
Tuttavia, il passo ancora più significativo, in questa stesura dello Statuto, non si è avuto il coraggio di compierlo. Lo dico - anche se riprenderemo l'argomento con l'illustrazione degli emendamenti - perché, a mio avviso, è un problema di grande importanza.
Il fatto che arrivi in Consiglio con questa formulazione è un conto, ma penso che un pezzo di quel ragionamento e di quel dibattito debba essere qui riproposto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Intervengo sul dibattito generale, ma vale anche come intervento sull'emendamento, se eventualmente ne sarà presentato uno (noi non ne abbiamo presentati).
Vorrei riprendere gli stessi concetti esposti poc'anzi dal collega Papandrea.
Questo tema è stato oggetto di un'importante discussione, perché, come credo sappiate, la Presidenza della Commissione bilancio all'opposizione è una delle classiche istituzioni del parlamentarismo liberale. È una figura classica del bilanciamento dei poteri e ha un senso proprio perché la Commissione bilancio si configura non solo come una normale Commissione istruttoria (come le altre Commissioni), ma come Commissione che, in qualche modo, presiede, per la sua natura, l'attività di controllo, ovvero quell'attività tipica del ruolo che, non solo negli Statuti regionali, ma nelle democrazie parlamentari classiche, è attribuito alle minoranze. Per questo motivo è un elemento di particolare rilievo.
Su questo punto vi è già stata una discussione, e anch'io penso che la scelta di una risposta negativa su questo tema sia poco coraggiosa, poco lungimirante e poco aperta ad una ricerca di soluzioni effettivamente equilibrate.
Rivolgo, pertanto, una richiesta agli altri Consiglieri affinch riconsiderino questa posizione e si aprano alla possibilità di assegnare ad un rappresentante della minoranza questo compito. Dichiaro, inoltre, che voteremo a favore degli emendamenti eventualmente presentati in questo senso e in questa direzione. Ribadisco, altresì, che vista la situazione in cui ci troviamo - ne parlo adesso, in modo che la discussione possa avvenire il più liberamente possibile - anche in caso di parere negativo del relatore, comunque garantiremo, con il voto positivo sull'articolo l'approvazione dell'articolo 34. Questa richiesta di riconsiderazione non è legata, quindi, a nessuna forma di pressione. È puramente legata ad una richiesta di valutazione politica aperta, che serve, a mio avviso, a tutto il Consiglio, e vi pregherei di considerarla con attenzione. Sarebbe un bel risultato per la nostra discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Molto brevemente, Presidente e colleghi, riprendiamo il confronto su questo punto dell'articolo 34, che ci ha visti ampiamente occupati in Commissione.
Ritengo che la posizione del collega Marcenaro sia certamente chiara e non nuova, e questo lo dico in termini positivi; è giusto ribadire, anche nella solennità dell'Aula, tale richiesta e confrontarci su essa.
Noi ci siamo confrontati e siamo per non inserirla nello Statuto, per vogliamo motivarla, per correttezza, per un doveroso e giusto confronto con chi sostiene un'idea diversa e per operare un'apertura, che potrebbe sembrare formale, ma che, al contrario, è un'apertura concreta.
Riguardo alla Presidenza e alla posizione, è vero che la Commissione bilancio, che non a caso è anche la Commissione alla programmazione esercita un controllo, perché il bilancio può anche essere letto come l'insieme dell'azione finanziaria, ma il controllo viene effettuato già dalla Commissione, nella sua complessità.
E' anche vero che è una Commissione di programmazione e che il bilancio è lo strumento finanziario per l'attuazione di un programma elettorale prima, e un programma di Governo, poi.
Riteniamo, quindi, che il ruolo della programmazione sia prioritario.
Pertanto, non possiamo certamente condividere la richiesta del collega Marcenaro, anche se la rispettiamo. Siamo disposti a confrontarci su questo punto in sede di Regolamento ed eventualmente trovare una modalità da inserire nel Regolamento, anche per dimostrare una reale attenzione a quanto sostiene l'opposizione.
Il tema, dunque, non è accantonato; pur rispettando la richiesta formulata e apprezzando la coerenza nel riproporla in Aula, con convinzione e chiarezza diciamo di non poter condividere tale proposta. Ho apprezzato che non sia stata formalizzata, ma, forse per economia di tempo semplicemente rappresentata.
Come dichiarazione di voto, dico, pertanto, che l'emendamento presentato dal Consigliere Papandrea non potrà essere da noi condiviso.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame degli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 366 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Angeleri Dutto, Valvo e Manolino: al comma 2 dell'articolo 34, le parole "programma pluriennale di attività e di spesa" sono sostituite dalle seguenti "strumenti di programmazione economica e finanziaria".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 366 sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 274 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 34 è inserito il seguente nuovo comma 4: "4. La Commissione è presieduta da un rappresentante dell'opposizione".
La parola al Consigliere Papandrea, per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Non lo illustro lungamente, perché nell'intervento precedente ho già sollevato questo problema.
Per ricordare ai colleghi che, in fondo, stiamo varando lo Statuto. La Commissione lo ha preparato, ha preparato un testo che sarebbe giunto in Aula; lo stiamo discutendo e ritengo che dovremmo discuterlo con un minimo di libertà personale, così come avviene per tutte le leggi che approviamo.
La nostra non era un'opposizione di principio; in Commissione il problema era stato a lungo accantonato, dicendo: "Il problema esiste, lo vedremo alla fine", però alla fine, quando il problema è stato analizzato il coraggio di affrontarlo non l'ho visto.
Spero che, in Aula, la maggioranza dei colleghi abbia quel coraggio non per tutelare i diritti della minoranza, perché la minoranza può toccare una volta gli uni, una volta gli altri. Lo considero un atto coerente e ritengo possa essere assunto con un gesto unilaterale; anch'io, qualora facessi parte della maggioranza, mi impegnerei a garantirlo, ma credo abbia tutt'altro significato se viene visto, non come una concessione, ma come norma.
Invito, pertanto, i Consiglieri a riflettere e magari a votare a favore, valendo la regola che, per tutti - non per me, che voto contro lo Statuto - non ci si vendica in sede di voto degli articoli.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 274, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 34 come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 35 Emendamento rubricato n. 275, presentato dal Consigliere Chiezzi, Moriconi Papandrea: all'articolo 35, il comma 1 è soppresso ed è sostituito dal seguente nuovo comma 1: "1. Il Presidente del Consiglio nomina una Commissione consiliare per il Regolamento interno, su designazione dei Gruppi, in modo da garantire la presenza di tutte le forze politiche del Consiglio. Nella composizione della Giunta è assicurato l'equilibrio tra maggioranza ed opposizione. La Presidenza della Giunta è attribuita ad un Consigliere dell'opposizione".
Emendamento rubricato n. 275 bis presentato dal Consigliere Papandrea: all'articolo 35, al termine del 1' comma, dopo il termine: "opposizione" aggiungere: "garantendo comunque la presenza di tutti i Gruppi consiliari".
La parola al Consigliere Papandrea, per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

La maggiore differenza esistente tra il primo e il secondo emendamento è che nel primo si chiede la Presidenza della Giunta alla minoranza, mentre nel secondo si interviene in modo diverso.Invito i colleghi ad ascoltare e ragionare su questo: mi rendo conto che la questione della Presidenza sia una questione politica spessa, che può trovare un'opposizione. Con il secondo emendamento, invece, solleviamo il problema di come è scritto il primo comma.
Sulla Presidenza, non spendo molte parole in più di quelle che abbiamo speso nell'articolo precedente. Con altri colleghi avevamo pensato, quando si parlava di una sorta di Statuto, di una Carta dell'opposizione, di vincolarla a una serie di poteri che l'opposizione aveva, dentro la quale si estrinsecasse con una serie di Presidenze di Commissione che avessero certe caratteristiche, una delle quali quella del Regolamento. L'altra questione che poniamo è la composizione della Commissione ed è un problema più delicato. L'attuale testo recita: "In seno al Consiglio regionale è istituita la Giunta del Regolamento. Nella composizione della Giunta è assicurato l'equilibrio tra gli appartenenti ai Gruppi consiliari di maggioranza e di opposizione". Una formulazione di questo tipo tende a semplificare, mentre credo che in questa Commissione, come nelle altre debbano essere rappresentati tutti i Gruppi, che sia esplicito il fatto che tutti i Gruppi facciano parte della Commissione, così come avviene per le Commissioni permanenti. Dobbiamo garantire che ogni Gruppo sia presente non solo, ma che vengano rispecchiati i rapporti tra maggioranza e opposizione.
Per la delicatezza della Commissione stessa, se si applica alla lettera lo Statuto può capitare che alcuni Gruppi non ne facciano parte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Non comprendo perché in sede di Commissione Statuto si sia scelta la strada di non riconoscere, in una Commissione come questa, la rappresentanza di tutti i Gruppi, rimandando ad un generico equilibrio fra maggioranza di governo e minoranze. La cosa presenta evidenti squilibri. Mi pare che, allo stato attuale - non so se il Presidente Mellano vorrà confermare - nell'attuale composizione della Giunta, siano rappresentati tutti i Gruppi consiliari.
Un altro aspetto che è gia stato ricordato, e che forse andrebbe sancito più che con un generico rimando al Regolamento, è la questione dell'attribuzione della Presidenza alle minoranze, che mi pare di non vedere all'interno della formulazione licenziata dalla Commissione.
Presidente, verifichi con attenzione l'articolo 35, perché forse sarebbe possibile operare quell'equilibrio letterale che dà pregnanza all'articolo a meno che non lo si voglia introdurre, e allora lo si deve dire chiaramente, un modifica sostanziale dell'attuale modalità di composizione e di riconoscibilità di quella Commissione attraverso l'attribuzione della Presidenza alle minoranze.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Come ha già fatto notare il Consigliere Papandrea, gli emendamenti su questo articolo sono due: uno più vasto e più complesso che può, magari non trovare l'accoglimento dell'Aula, ma il secondo, che invece è molto determinato nel voler garantire la presenza di tutti i Gruppi consiliari sia nella Giunta del Regolamento sia per la Giunta delle Elezioni, è un punto importante. Vorrei che ci fosse attenzione su questo aspetto. Non si può pensare di determinare la composizione di due Giunte così importanti e così delicate, avendo l'occhio alla qualificazione minoranza e maggioranza.
In questo caso, sappiamo ché è molto delicato, occorre avere un occhio di riguardo per i Gruppi consiliari. E' opportuno ripensarci.



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 275 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 275 bis sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole, condiviso anche dalla Presidenza del Consiglio.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 35, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 36 Mi fanno notare che su questo articolo c'è una proposta di ripetere lo stesso schema, cioè l'equilibrio tra i rappresentanti di maggioranza e opposizione, comunque in modo da garantire la presenza di tutti i Gruppi consiliari.
Emendamento rubricato n. 276/C presentato dal Presidente Cota: al primo comma aggiungere alla fine le seguenti parole "garantendo comunque la presenza di tutti i gruppi consiliari".
Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 276/C.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 276 presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: al comma 2 dell'articolo 36 le parole "sulla regolarità delle" sono sostituite dalla parole "sulle".
Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 276.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 276/D presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: al comma 2 dell'articolo 36 la parola "definitivi" è soppressa.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 276/D.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 276/A, presentato dai Consiglieri Mellano, Palma: il comma 3 è così sostituito: "3 La Giunta riferisce al Consiglio sulla sussistenza del presupposto dell'insindacabilità. I Provvedimenti sono adottati con deliberazione del Consiglio".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 276/A.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato 276/B presentato dai Consiglieri Mellano, Palma: il comma 4 è abrogato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 276/B.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione sull'articolo 36 come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 37 Emendamento rubricato n. 277 presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: dopo il comma 1 dell'articolo 37 è aggiunto il comma 2 che recita: "2. Per le nomine di competenza del Consiglio regionale, spetta alla Commissione consultiva per le nomine il compito di verificare la rispondenza dei requisiti personali dei candidati rispetto a quanto previsto dalla normativa di riferimento".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 277.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 37 come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 38 Indìco la votazione palese sull'articolo 38 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 39 La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi dispiace che non siamo riusciti a trovare una formulazione in cui non si considerasse ordinaria solo una riunione di quattro mesi.
Probabilmente, quando è stato instaurato il Consiglio poteva essere vero ma dopo trent'anni, continuare a mantenere una soluzione così anacronistica, mi sembra un po' strano.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 39 nel testo originario.
Il Consiglio approva ARTICOLO 40 Indìco la votazione palese sull'articolo 40 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 41 Indìco la votazione palese sull'articolo 41 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 42 Emendamento rubricato 278 presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: all'articolo 42, prima del comma 1, è aggiunto il comma 01 che recita: "01. La Regione, con legge comunitaria regionale, adegua periodicamente la propria normativa all'ordinamento comunitario".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato 278.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione dell'articolo 42 come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 43 Emendamento rubricato n. 43.1 presentato dai Consiglieri Cattaneo e Galasso: al comma 1 le parole "della legge" sono soppresse.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 43.1.
Il Consiglio approva Indìco la votazione sull'articolo 43 come emendato.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 44



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma sull'ordine dei lavori.



PALMA Carmelo

Nelle ultime sette votazioni, la maggioranza era presente in aula con venti-ventuno persone ed ha votato con oltre trenta persone e la Giunta si è moltiplicata per tre. Da un quarto d'ora ci sono quattro Assessori presenti sui banchi della Giunta e l'ultima volta hanno votato nove persone da tali banchi.
Se avverrà un'altra votazione irregolare, si procederà diversamente a contrastare. Esistono problemi di tolleranza comprensibili - il collega che si allontana o è a telefono a tre metri - ma gente che non è più in aula nel palazzo - forse neanche a Torino - da alcune ore e continua a votare regolarmente, lascia abbastanza perplessi.
A questo punto, visto che stiamo votando lo Statuto, e lo stiamo votando a maggioranza qualificata, non è più un invito ai colleghi, ma esigo dal Presidente un minimo di attenzione rispetto alle votazioni.



PALMA Carmelo

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



PALMA Carmelo

Ci associamo.



PRESIDENTE

Va bene, colleghi. Avevo in animo di votare gli articoli 44, 45, 46, 47 e 48, poi di sospendere un momento.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Il richiamo, da noi condiviso, è corretto. Ribadisco che non si sta votando per nessuno che non sia presente: ci mancherebbe! Ci siamo permessi, come Gruppo di maggioranza relativa, di farci carico degli approvvigionamenti, anche se non c'entra direttamente con i nostri lavori. Pertanto, se lei prevede una pausa, in sala A vi sarà un rinfresco.



PRESIDENTE

Ne approfitteremo senz'altro! Emendamento rubricato n. 367 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Angeleri Dutto, Valvo e Manolino: l'articolo 44 è così sostituito: "L'iniziativa delle leggi regionali spetta alla Giunta regionale, ai Consiglieri regionali, ai Consiglieri provinciali, ai Consigli Comunali e agli elettori secondo le norme di cui al Capo II del Titolo IV dello Statuto".
Si tratta semplicemente di una specificazione: è una questione di coordinamento con esplicite e puntuali previsioni. Ovviamente, l'iniziativa legislativa è assegnata agli elettori secondo le norme di cui al Capo II del Titolo IV dello Statuto, che disciplinano tutti gli istituti della partecipazione.
Il relatore esprime il parere favorevole.
Indìco la votazione nominale (richiesta dal Consigliere Contu ed altri) sull'emendamento rubricato n. 367, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 Consiglieri hanno risposto Sì 34 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 44, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 45 Emendamento rubricato n. 279 presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: all'articolo 45, il comma 1 è sostituito dal seguente: "1. Ogni progetto di legge è esaminato da una Commissione permanente, che ne designa i relatori, e successivamente dal Consiglio regionale stesso. La votazione sui singoli articoli e quella finale avvengono in forma palese l'appello nominale deve essere sempre adottato per la votazione finale delle leggi ed ogni qualvolta sia richiesto da almeno tre Consiglieri".
Questo emendamento ricalca esattamente il testo del vecchio Statuto.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 279.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 280, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: al comma 1, dopo "ogni" aggiungere "disegno o".
Emendamento rubricato n. 281 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: dopo il comma 1, aggiungere il comma: "L'appello nominale deve essere sempre adottato per la votazione finale delle leggi ed ogni qualvolta sia richiesto da almeno tre Consiglieri".
Tali emendamenti vendono dichiarati superati dall'approvazione dell'emendamento rubricato n. 279.
Indìco la votazione palese sull'articolo 45, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 46 Emendamento rubricato n. 282 presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: la rubrica dell'articolo 46 è sostituita dalla seguente: "Procedimento in sede legislativa".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 282 Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 46 come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 47 Indìco la votazione palese sull'articolo 47 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 48 Emendamento rubricato n. 383 presentato dai Consiglieri Costa Rosa Anna Angeleri, Scanderebech e Botta Franco: l'articolo 48 va così sostituito: "Le leggi regionali sono vincolate a principi di chiarezza lessicale e di definizione puntuale della materia oggetto di trattazione, organicità di esposizione e indicazione delle norme applicative".
Il testo dell'articolo 48, che si occupa della qualità della legislazione stabilisce che i testi normativi sono improntati ai principi di chiarezza e semplicità.
L'emendamento è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Indìco la votazione palese sull'articolo 48 nel testo originario Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 452 presentato dai Consiglieri Caracciolo, Manica Costa Rosa Anna,Cattaneo e Picchioni: dopo l'articolo 48, inserire l'articolo 48 bis) - Principi per l'esercizio dell'attività legislativa.
"Nell'esercizio dell'attività legislativa il Consiglio regionale prende a base i principi e i diritti del Titolo I dei quali verifica periodicamente lo stato di attuazione".
La parola alla Consigliera Manica per l'illustrazione.



MANICA Giuliana

Faccio una brevissima illustrazione su questo emendamento, che sembra così succinto e di poco rilievo. A mio avviso e dei colleghi e delle colleghe che l'hanno sottoscritto, è un emendamento di particolare rilievo e anche di portata innovativa rispetto alla struttura degli Statuti quale l'abbiamo conosciuta fino a questo momento. So che anche in altre Regioni nell'elaborazione degli Statuti, si è pensato a un momento come questo. Ma questa è un'attività di monitoraggio e di verifica periodica sullo stato di attuazione di principi importanti che noi abbiamo inserito nel Titolo I che richiediamo venga normata all'interno dello Statuto.
I principi hanno un'importanza rilevante. Abbiamo riconfermato principi di grande valore, come quelli inseriti nella Costituzione, abbiamo inserito nuove categorie e abbiamo dato una nuova dimensione alla struttura dei principi. Iscriverli, semplicemente, nello Statuto, senza operare un'azione di monitoraggio e di verifica, è una vicenda che attiene alla lunga storia delle nostre istituzioni e delle amministrazioni che, spesso, non sono riuscite a dare attuazione agli stessi e non si sono chieste perché non sono state in grado di mettere in atto azioni e misure per intervenire in questa direzione. Pensiamo che questo emendamento piccolissimo abbia una grande portata innovativa e che, inserendolo nello Statuto, includa la Regione Piemonte tra le Regioni italiane che hanno prodotto, da questo punto di vista significative innovazioni.



PRESIDENTE

Questo emendamento è molto importante, non so quanti Statuti l'abbiano recepito. Di fatto, questo emendamento recepisce la miglior dottrina costituzionalistica che, nel dare un'interpretazione dei cosiddetti principi generali contenuti nelle Costituzioni, sempre ha dato questo orientamento, cioè che i principi generali devono fungere da criterio guida per l'attività legislativa, poi ordinaria. Quindi, è innovativo sotto questo aspetto.
Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 252 Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 48 bis (che diventa articolo 49).
Il Consiglio approva.
Riprendiamo i lavori alle ore 22.00.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 21.25)



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